Come immaginate un’invincibile estate? I molteplici sguardi di Fotografia Europea

Sono gli ultimi giorni per poter visitare una delle rassegne di caratura internazionale che indaga sul medium della fotografia e si interroga sul ruolo delle immagini e della cultura visiva contemporanee. Partendo infatti da una frase di Albert Camus dalla forte carica ispirazionale, Fotografia Europea tiene aperte le sue porte fino al 12 giugno.

Le foto di Luigi Ghirri e i giovani talenti italiani

Sotto la direzione artistica di Tim Clark e Walter Guadagnini, l’edizione è più ricca che mai e apre un dialogo tra sensibilità differenti, cogliendo di sorpresa ogni tipologia di visitatore.
La prima tappa, per i nostalgici che vogliono vivere un’esperienza immersiva nella storia del Belpaese, è la mostra In scala diversa. Luigi Ghirri, Italia in miniatura e nuove prospettive, a cura di Ilaria Campioli, Joan Fontcuberta e Matteo Guidi, realizzata in occasione del trentennale dalla scomparsa del celebre fotografo. Si parte dalla serie In scala realizzata, dalla fine degli anni Settanta alla prima metà degli Ottanta, nel parco divertimenti Italia in Miniatura di Rimini. Disegni, cartoline, documenti e immagini provenienti dall’archivio del parco, raccolti e elaborati dal fondatore Ivo Rambaldi, si muovono su un binario parallelo e si intersecano con l’ampia produzione tematica ghirriana, paradossalmente senza mai incrociarsi.

fotografia europea 2022
La Cattedrale, Riccardo Svelto

Storia della fotografia versus la Giovane fotografia italiana dei talenti under 35, esposti nei Chiostri di San Domenico, resa ”Possibile” (questo il tema dell’edizione) grazie alla curatela di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi che presentano le ricerche, selezionate da una giuria di ampio respiro, di Marcello Coslovi, Chiara Ernandes, Claudia Fuggetti, Caterina Morigi, Giulia Parlato, Riccardo Svelto e Giulia Vanelli.

Fulcro della manifestazione sono i Chiostri di San Pietro che ospitano ben dieci esposizioni. Così come Ghirri, la leggendarietà è affidata alla personale di Mary Ellen Mark, fotografa documentarista che esplora la dolorosa complessità della realtà umana, condividendola col pubblico e dandogli voce attraverso una potente traduzione visiva.

Le mostre personali del festival

Il percorso si apre con Binidittu, progetto di Nicola Lo Calzo che riflette sull’immigrazione nel Mediterraneo grazie all’allegoria di Benedetto il Moro, primo santo nero. Memoria e oblio, razzismo e cruda umanità per un racconto che utilizza le contaminazioni della terra sicula come chiave di lettura.

Hoda Afshar photography
Speak The Wind, Hoda Afshar
Hoda Afshar photography
Speak The Wind, Hoda Afshar

Altra terra e rituali sono quelli di Hoda Afshar, che in Speak The Wind esplora paesaggi, gente e tradizioni iraniane, fotografandone i moti del vento. Talashi di Alexis Cordesse spiega invece la guerra civile siriana attraverso le fotografie scattate da coloro che vivono in esilio. Carmen Winant, dall’altra parte del globo, ritrova centinaia di diapositive e, grazie ad un photo editing mirato, realizza altrettante narrazioni ex novo dando vita a piccoli mondi dove il fil rouge è il disordine sociale.

Alexis Cordesse photographe
Talashi, Alexis Cordesse

Il romanticismo e la drammaticità di una storia d’amore sono gli elementi di First trip to Bologna 1978 / Last trip to Venice 1985 di Seiichi Furuya che racconta il primo e l’ultimo viaggio fatti con la moglie Christine Gössler, suicida in giovane età.
Nella zona portuale di Liverpool si sviluppa Benny Profane, progetto di Ken Grant che indaga sul difficile rapporto tra spazio lavorativo e ambiente industriale.
La tematica queer approda anche al festival grazie a Guanyu Xu che, in Temporarily Censored Home, trasforma lo spazio domestico in una scena rivelatoria e sovversiva mediante un mosaico di immagini provenienti dal mondo occidentale. 

Seiichi Furuya photographer
 First trip to Bologna 1978 / Last trip to Venice 1985, Seiichi Furuya

Restiamo in Asia con Chloé Jafé che, con I give you my life, racconta la storia, a molti sconosciuta, delle donne della Yakuza. Il percorso termina con l’acclamato The Book of Veles di Jonas Bendiksen, un vero caso nella comunità del fotogiornalismo. La narrazione si sviluppa sulle fake news prodotte nella piccola e sconosciuta cittadina macedone di Veles per dimostrare, attraverso un misto di reportage classico, avatar 3D e sistemi di generazione di testo con intelligenza artificiale, come la disinformazione visiva confonda anche i professionisti dei media più attrezzati. 

Jonas Bendiksen veles
The Book of Veles, Jonas Bendiksen

Le mostre di Collezione Maramotti, Teatro Ariosto, Galleria Santa Maria

Direzione Teatro Ariosto per gli scatti di Arianna Arcara che presenta La Visita / Triptych, nata dall’interpretazione del lavoro della compagnia di teatro-danza Peeping Tom. Ritratti, allestimenti e sequenze sono i focus su cui si è concentrata l’artista, riprendendo la trilogia Triptych, andata in scena al Teatro Municipale Valli, e la performance site specific La Visita presso la Collezione Maramotti. Quest’ultima ospita la personale di Carlo Valsecchi dove quarantaquattro fotografie di grande formato costituiscono Bellum, racconto del conflitto ancestrale tra uomo, natura e singoli uomini. Un lavoro di circa tre anni dove la realtà montana diventa astratta, cruda e intimamente estetica.

Arianna Arcara
La Visita / Triptych, Arianna Arcara

Spostandosi in pieno centro storico, all’interno dell’edificio che ospita la Galleria Santa Maria, si trovano i progetti vincitori dell’Open Call. Simona Ghizzoni con Isola racconta di come, grazie al Covid, sia riuscita a fuggire dalla metropoli per assaporare la vita rurale nell’Appennino Emiliano. La spagnola Gloria Oyarzabal, fotografa e cineasta, si focalizza e indaga sul concetto di Museo in un’ottica colonialista con il progetto Usus Fructus Abusus. Maxime Riché in Paradise, invece, parla degli incendi nell’omonima città californiana e del ritorno alla vita dei suoi abitanti.

foto festival 2022
Ph. Fabio Cervi

Spazio poi anche agli amatori che grazie al CIRCUITO OFF e OFF@school, espongono gli scatti prodotti in negozi, studi, sedi storiche e gallerie della cittadina.

Alessandra Calò
Ph. Alessandra Calò

Nell’immagine in apertura, Rimini, 1977 di Luigi Ghirri (©Eredi Luigi Ghirri)

Alaïa Avant Alaïa, l’incredibile esibizione a Parigi

Alaïa Avant Alaïa è l’esposizione inedita organizzata a Parigi dalla Fondazione che lo stilista tunisino ha creato qualche anno prima della sua morte. Il percorso espositivo esplora l’archivio della griffe tra immagini, bozzetti e capolavori dell’Haute Couture e del prêt-à-porter.

Dress to kill: lo stilista tunisino è considerato il maestro della sensualità; i suoi abiti erano talmente sexy che gli addetti ai lavori (e i suoi compratori) si soffermano sulla sensualità della modella piuttosto che sulla struttura dei capi e dei tagli in obliquo, che saranno la sua firma lungo tutta la carriera. Il suo motto è: “They old you tight and show you off” (“ti stringo bene bene e ti metto in vista”).


Ph. Stéphane Aït Ouarab

Lo scultore della moda fissa il suo talento nel lycra stretch, lavorando una silhouette che lascia ampia libertà di movimento sebbene stringa i fianchi e le cosce. Il segreto è tutto nel taglio. Le sue cuciture a forma di spirale allungano le gambe e alzano il sedere; stringono la vita e sostengono il seno. Per ottenere una grande performance, Alaïa studia e seziona le creazioni di Madeleine Vionnet e Balenciaga: due mostri sacri della sartoria.



A formarlo sarà anche il suo apprendistato nell’atelier di Guy Laroche, dove arriva carico di sogni e prospettive future dopo aver cucito gli abiti per la sorella Hafida e per l’amica Latifa Ben Abdallah.
Il jet set internazionale non impiegherà molto tempo a credere in lui. Infatti, prima ancora di fondare la sua casa di moda (1981), Azzedine cuce gli abiti per Greta Garbo, per l’attrice francese Arletty e per la poetessa Louise de Vilmorin. E ancora: Bettina, Rosemarie Le Quellec, Lison Bonfils, Claude Brouet, Nicole Crassat, Dominique Miceli, Melka Tréanton, Carlyne Cerf de Dudzeele e Carla Sozzani; tutte affascinate dal suo abito con zip che tanto piace alle francesi. Successivamente le sue creazioni saranno indossate da Tina Turner e dalla modella e cantante giamaicana Grace Jones che fa, del vestito jersey-stretch, la sua uniforme. Storico è lo scatto che ritrae lo stilista assieme alla modella Naomi Campbell; a lui, infatti, va il merito di aver contributo al successo della Venere Nera, credendo nelle sue potenzialità quando era solo una quindicenne.



Il suo talento si nutre anche di grande figure che lo affiancano lungo tutta la sua carriera: indispensabile è, infatti, l’amicizia con l’artista Christoph von Weyhe che incontra nel 1959 e con cui condivide la passione per l’arte e per i viaggi.

Azzedine morirà a Parigi all’età di 77 anni, il 17 Novembre 2017.

La mostra Alaïa Avant Alaïa, curata da Olivier Saillard, si concluderà il prossimo 23 ottobre 2022.

DART porta la prima esposizione di criptoarte al Museo della Permanente di Milano

In cover FABIO GIAMPIETRO, Metamorphosis – The Eye

Stiamo assistendo nel concreto agli effetti di una vera transizione digitale che si riflette in maniera rapida e decisiva su tutti i settori del nostro universo, a cui attribuiamo un valore, dal mondo dell’arte ai beni di lusso.  Metaverso e NFT sono i temi che hanno monopolizzato il dibattito culturale dell’era post pandemica o inter-pandemica – visto che ci siamo ancora dentro –  rivoluzionando definitivamente gli equilibri del collezionismo e del rapporto tra gli stakeholder del mondo dell’arte, complice la vendita della casa d’aste Christie’s di un’opera di Beeple “Everydays: the first 5000 days” per 69,3 milioni di dollari nel Marzo 2021, stabilendo un record assoluto per un’opera d’arte digitale e rendendo Mike Winkelmann (vero nome di Beeple) il terzo artista vivente più costoso mai andato all’asta.

Siamo nell’era dell’arte NFT – non fungible token – che certifica proprietà e autenticità di un’opera scritta su Blockchain.
La prima esposizione di arte collettiva NFT in Italia viene ospitata dal Museo della Permanente di Milano (aperta al pubblico fino al 6 febbraio 2022), da sempre adibito all’arte tradizionale, grazie all’ambizioso progetto curato da DART (Dynamic Art Museum) ideato da Piergiulio Lanza e realizzato insieme all’Arch. Riccardo Manfrin che hanno permesso la creazione del primo catalogo di criptoarte al mondo, facendola entrare nel circuito ufficiale della storia dell’arte.

La mostra 2121

La mostra, intitolata “2121” è stata creata grazie alla collaborazione di WRONG THEORY e di Alessandro Brunello (Co-Founder & Co-CEO dell’ExchangeBibipom.com), Alan Tonetti (Founder & CEO di TaoDust) e Serena Tabacchi, curatrice della collezione «Dystopian Vision» e direttrice del MoCDA, Museum of Contemporary Digital Art. .

L’esposizione prende vita in un percorso espositivo basato sull’interazione tra essere umano e opera digitale che in alcuni casi si tratta di una digitalizzazione dell’opera fisica. La mostra vede i principali esponenti del movimento Blue Chip (artisti già affermati nel settore degli NFT) e OG (acronimo per Old Guy, utilizzato per identificare i pionieri del campo degli NFT).
Una Tratto importante della Crypto Art, è che spesso gli artisti stessi si dedicano al collezionismo di opere NFT.
Una corrente che vede gli artisti connessi a livello globale alla continua ricerca di nuove sperimentazioni creative da condividere e collezionare.

Gli artisti in esposizione presso la mostra 2121 curata da DART

Tra gli artisti italiani Federico Clapis, Alessandro Bavari, Alessio De Vecchi, Andrea Chiampo, Mattia Giordano; Fabio Giampietro, Giovanni Motta, Davide Petraroli, Annibale Siconolfi, Andrea Bonaceto. E ancora tra i più acclamati e conosciuti artisti a livello mondiale: Aeforia, Lucas Aguirre, Alotta Money; Alpha Centauri Kid, Alessandro Bavari, Bakaarts, Billelis, Bored Ape Yacht Club, Gary Cartlidge, Coldie, Crypto Punks, Etienne Crauss, Mattia Cuttini, Dangiuz; Diewiththemostlikes, Donnoh, Dotpigeon, Jesse Draxler, Jan Hakon Erichsen, Eskalator, Frenetik Void Giant Swan, Mattia Giordano, Gmunk, Raf Grasseetti; Grebenshyo, Hackatao, Nate Hill, Janne, Jarvin, Trevor Jones; Matt Kane, Raphael Lacoste, Lushsux, Tim Maxwell, Neurocolor, Rare Pepe, Oveck Reyes, Robness, Sinclair, Six N. Five, Skygolpe, Fabiano Speziari, Thomas Strokes Iii, Toomuchlag; Pindar Van Arman, Vexx, Jonathan Wolfe, Xcopy, Xsullo, Ondrej Zunka, Sarah Zucke.

Piattaforme NFT e smart contract

I market place più noti dove è possibile introdursi nel mercato d’arte degli NFT e sono SuperRare, OpenSea, CryptoPunks, Nonfingible. Il valore delle opere acquistate sale molto più rapidamente rispetto al mercato tradizionale e – udite udite – per la prima volta gli artisti, all’interno di queste piattaforme, concludono le loro vendite ai collezionisti attraverso smart contract che vanno a stipulare in maniera assolutamente autonoma, andando a sostituire l’intermediario: una vera rivoluzione dal punto di vista dell’indipendenza dell’artista. Inoltre, a ogni suo passaggio di mano dopo la prima vendita, l’artista continua a percepire una percentuale, un diritto d’autore che vale per l’eternità.