CAMPANA BROTHERS – SUSTAINABLE SIGNATURE

Come si sviluppa il vostro processo creativo?
Io amo la “matericità”, sono i materiali che mi portano a definire un progetto. Amo tutto il processo di manifattura che accompagna un prodotto e amo stare a contatto con artigiani e aziende per stabilire un legame forte. Fernando, da parte sua, è più tecnico, quindi con un approccio totalmente diverso dal mio.

Come vi avvicinate alle aziende per creare delle collaborazioni efficaci?
È molto interessante. Le cose succedono spontaneamente dal primo incontro, se la collaborazione è destinata a funzionare si capisce subito e abbiamo la certezza che si potrà realizzare qualcosa di importante, altrimenti manca proprio qualcosa che scatti. Le aziende che ci cercano, però hanno tutte una filosofia onirica, di continuum tra arte, design e manifattura, perciò non ci è difficile entrare in contatto. Abbiamo fatto un terzo progetto con Luis Vuitton chiamato “Object Nomade” e, come per i precedenti, con prodotti e richieste diverse, che bisogna approcciare con amore, emozione e pancia. Se ci fosse solo tecnicismo come potrebbe funzionare?

Una delle vostre prerogative è il riciclo; come riuscite a renderlo spendibile nell’industria della moda?
Quando Melissa ci ha chiesto di realizzare una collezione di 10 modelli, noi abbiamo deciso di progettarli in plastica, con la più alta percentuale possibile di PVC riciclato; quando Lacoste ci ha invitato a disegnare un’edizione limitata della loro storica polo, noi abbiamo avuto l’dea di manifatturarla in una favela a Rio de Janeiro. Cerchiamo sempre di portare questa filosofia di riutilizzo e riciclo all’interno di una collaborazione, laddove è possibile. L’istallazione per Antonio Marras, “Bandidos Illuminados” è un altro esempio perfetto, abbiamo fortemente voluto lavorare con ricamatrici del nord del Brasile, un luogo lontano e bellissimo, chiedendo loro di riprodurre i propri volti su lampade ovali. Io abito in un Paese con delle forti differenze sociali e prenderne parte attiva facendo scelte etiche forti è di vitale importanza.

Progetti Futuri?
Sto preparando una mostra a New York per Mark Bender e ne è stata da poco inaugurata un’altra al Museo Oscar Niemeyer di Curitiba (IRMAOS CAMPANA, fino al 20 Agosto 2017). Oltre alle esposizioni ho molti viaggi in agenda, soprattutto in Cile, dove sto seguendo un progetto con degli artigiani locali. Io amo viaggiare, se rimanessi 2 o 3 settimane a San Paolo sentirei il bisogno di cambiare panorama. È il bisogno di uscire dalla mia comfort zone, d’altra parte non sto diventando più giovane e cambiare mi aiuta a tenermi attivo (ride, n.d.r.).

Un oggetto identificativo del “Campana Brothers” style?
Direi i peluche. Fernando ed io raccontiamo storie tramite oggetti che suscitino emozioni, infondendo, in ciò che creiamo, una vitalità che arriva dalla nostra grande passione. Per questo i peluche, con quel loro aspetto così espressivo. Vengono prodotti nei nostri studi per le collezioni Campana, ho insegnato alle donne che lavoravano per piccoli laboratori di moda a farli e ne sono molto orgoglioso.

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