DANIELE GIANNAZZO, L’ARTE DI RACCONTARE STORIE 

Potrebbe essere un “medical drama”, come E.R. o il longevo Grey’s Anatomy, o un vecchio show con le cui repliche siamo cresciuti: in fondo, chi non ha mai visto un episodio di Happy Days o Friends? La verità è che ognuno di noi, in maniera bulimica o più rilassata, è un fruitore di serie televisive. Non si contano i titoli che hanno cambiato il modo di concepire la televisione, innovativi per immagini o per linguaggio, da Lost a Il Trono di Spade, da Euphoria a White Lotus, da Downton Abbey a Bridgerton
Con il cambiare dei tempi e con l’arrivo dei canali in streaming si sono centuplicate le proposte, ma si sono anche create vere e proprie community di appassionati. Anche la figura del critico televisivo ha saputo modularsi su questi tempi più veloci: alcuni hanno creato un seguito e sono diventati voci autorevoli grazie ai social, ma non solo. Una di queste figure è Daniele Giannazzo, presentatore fiorentino, scrittore e creator, con un focus preciso e personalissimo sul mondo del cinema, delle serie e dell’entertainment.

Daniele Giannazzo
Total look Antonio Marras

La nascita di Daninseries

Ormai dieci anni fa, prima della diffusione dei servizi streaming, del fenomeno di Instagram e di TikTok, Daniele ha creato una vera e propria community, portando in Italia qualcosa di originale e adatto allo spirito dei tempi. Riuscendo a coniugare in modo inedito e fresco più stili e linguaggi, è stato un pioniere del nuovo modo di parlare di serie televisive nel nostro Paese. Ha creato Daninseries, community web sul mondo del cinema e delle serie, diventata ormai un punto di riferimento. Dal 2016 è anche in edicola con la rubrica MillennialZ – L’opinione di Daniele Giannazzo sullo storico mensile CIAK. Ma è anche autore di romanzi per Mondadori e sono molti i progetti che ha in cantiere.
Se nell’ambito della critica televisiva c’è un personaggio da seguire è Daniele. La sua creatività, forgiata dalla passione per le arti visive, sembra davvero inarrestabile e poliedrica. Lo abbiamo intervistato non solo per conoscerlo meglio, ma anche per fare un po’ il punto della situazione sulle nostre amate serie tv.

«Tutto comunque nasce da un bisogno: trovare persone “come me” amanti di serie. E anni fa, prima di Netflix, era davvero difficile»

Come ti sei avvicinato al mondo delle serie televisive e quando è nata questa tua passione? E in secondo luogo, vorrei capire come questo sia diventato un lavoro anche e soprattutto grazie ai social…

Ho sempre amato le serie tv, addirittura da quando era considerato “da sfigati” guardarle. Dai tempi di Buffy, l’ammazzavampiri, di Dawson’s Creek e poi The O.C. Mi sono avvicinato prima da semplice appassionato. Poi all’università ho iniziato a studiare materie sia letterarie, come Storia del Cinema, Analisi e Critica Televisiva, ma anche di economia come Management dello Spettacolo e Marketing. Credo che mi abbiano dato le prime basi, insieme alla mia cultura amatoriale, per creare qualcosa di personale e di nuovo che poi si è trasformato in un vero e proprio lavoro. Tutto comunque nasce da un bisogno: trovare persone “come me” amanti di serie. E anni fa, prima di Netflix, era davvero difficile. Eravamo una nicchia felice, Daninseries era (e fortunatamente lo è tuttora) il ritrovo di tutti gli appassionati di serie in Italia. 

Dal tuo punto di vista, cosa rende una serie un potenziale successo? Qual è la formula che ha reso in questi anni una serie un fenomeno mediatico?

C’è un punto che accomuna tutti i generi seriali: la scrittura. Quella è la base, ciò su cui si fonda tutto. Sul resto, a volte, si può anche sorvolare. Ci sono tanti prodotti oggi che hanno una bellissima fotografia, ottimi attori, ma se viene a mancare una scrittura solida, mancano proprio le fondamenta.

In questi tempi di sovrapproduzione televisiva diciamo però che serve qualcosa di più per diventare un successo virale e mediatico: un mix tra scrittura, originalità ed effetto nostalgia che guardi al passato e che riesca a catturare più target possibili. Il marketing e i social sono fondamentali. 

«In un panorama di siti e persone che facevano a gara a chi faceva la recensione migliore e che trattavano solo serie qualitativamente eccelse, nella mia community si poteva guardare e parlare di tutto»

Quale è la prima serie alla quale ti sei effettivamente appassionato come spettatore e quale invece la prima che hai approcciato da un punto di vista professionale? Il Daniele spettatore ha delle serie che ama, ma che invece al Daniele critico non piacciono? In breve: le due figure corrispondono sempre?

La prima serie che veramente ho amato a livello personale è stata Streghe. M ricorda l’infanzia, il divano verde su cui mi sedevo ogni sera con la mia mamma e insieme aspettavamo queste tre sorelle che combattevano i demoni. Sono sensazioni ancora vivide che mi scaldano solo a pensarci, e per questo motivo Streghe (o Charmed) sarà sempre parte del mio cuore.

Non ricordo la prima volta che ho trattato una serie a livello professionale, ma alla fine l’approccio non cambia molto. Ciò che ha reso Daninseries “qualcosa di nuovo” è stato il fatto che in un panorama di siti e persone che facevano a gara a chi faceva la recensione migliore e che trattavano solo serie qualitativamente eccelse, nella mia community si poteva guardare e parlare di tutto. Consapevoli che Twin Peaks non è Pretty Little Liars, ma non per questo evitando di parlarne con quella puzza sotto al naso che per tanti anni ha caratterizzato chi ambiva a lavorare in questo mondo. 

La serie più sottovalutata di sempre e quella più sopravvalutata? Quella che avrebbe meritato più stagioni e quella invece che è andata per le lunghe?

Tra le più sottovalutate ci metto Ugly Betty, che personalmente consideravo un’iniezione di buon umore e di sentimenti, ma purtroppo non tutto il pubblico era del mio stesso parere. Ad essere sopravvalutata sin da prima dell’uscita, per via delle aspettative che il cast infondeva (c’erano da Nicole Kidman a Bobby Cannavale e Melissa McCarthy), è Nine Perfect Strangers. Un inizio promettente che si è perso in dinamiche e retroscena veramente surreali.
A meritare più stagioni, invece, ci metto intanto
Ugly Betty perché ho la testa dura, ma anche serie con un po’ lo stesso spirito come Chiamatemi Anna o Fleabag, che so essere tratto da un testo teatrale ben definito, ma del talento di Phoebe Waller Bridge non se ne ha mai abbastanza. Riverdale, infine, è nato sotto i migliori auspici, mettendo insieme un cast che sullo schermo e nella vita aveva e continua ad avere un’ottima alchimia, ma ha spremuto talmente tanto i suoi personaggi e le sue dinamiche che l’incantesimo a un certo punto si è rotto, senza che i suoi artefici abbiano avuto il coraggio di dire basta.

Se si pensa agli show televisivi, uno dei premi più importanti è quello degli Emmy. Alcuni show hanno fatto incetta di statuette, ma poi ci si chiede il motivo di tale risonanza. Quanto il riconoscimento della critica e la vittoria di premi influenza il vero successo di una serie?

Dietro l’assegnazione di questi premi non c’è sempre (anzi forse quasi mai) una scelta veramente democratica, ma molte volte meccaniche e calcoli interni all’industria. Per tale motivo, spesso, dopo l’assegnazione dei premi, si parla delle serie o di interpreti “snobbati” da queste manifestazioni. Prima dell’avvento dei social, questi premi servivano anche per spingere i titoli e farli conoscere da un pubblico più ampio. Oggi questo potere un po’ si è perso, e sono i premi stessi a seguire l’onda del successo, anziché il contrario. 

Daniele Giannazzo
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«Le nuove generazioni amano la diversità, sono più curiose e improntate a informarsi su ciò che va al di là dei propri confini, o che più li rappresenta»

A tuo avviso, cosa cambia nell’approccio al fare televisione in Italia rispetto all’estero?

I soldi (ride, ndr). Diciamo che molto spesso si ha la tendenza a non osare e a non andare oltre al proprio orticello. Vediamo sempre le stesse tematiche, con le stesse facce e le storie difficilmente riescono a rappresentare più target, ma si rivolgono sempre alle stesse persone. Anche se negli ultimi anni le serie italiane hanno fatto finalmente quel saltino che le ha effettivamente avvicinate ai livelli di grandi produzioni internazionali.

Alcune nazioni negli ultimi anni sono cresciute molto da un punto di vista di serie televisive: parlo della Spagna, ma anche della Corea del Sud. Cosa, nei loro prodotti, attrae il pubblico internazionale?

Non sono, purtroppo, un grande esperto di K-drama, ma è il mio buon proposito del 2023. Devo però sbrigarmi. Penso che ogni Paese racconti un po’ la propria storia, con il proprio stile. Non penso facciano meglio o peggio, ma che suscitino oggi molto più interesse perché soprattutto le nuove generazioni amano la diversità. Sono più curiose e improntate a informarsi su ciò che va al di là dei propri confini, o che più li rappresenta.

«I social hanno letteralmente cambiato il modo di fare serie tv, o almeno alcuni generi di serie»

C’è stato un momento in cui le serie hanno puntato sui social: ti sembrano ancora un veicolo importante per questo tipo di show o è stata solo una parentesi?

Sì, l’ho proprio vissuto sulla mia pelle. È successo prima ancora dell’arrivo delle piattaforme streaming e perlopiù con i teen drama. The Vampire Diaries, Pretty Little Liars (ma anche altre serie) tenevano conto delle opinioni del web e gli sceneggiatori si lasciavano anche guidare dal sentimento popolare andando a stravolgere un po’ la storia rispetto a come l’avevano pensata inizialmente. Da lì sono nati i termini “fanservice”, “ship”, “canon e fanon”. Ho ancora gli incubi per le guerre tra le diverse ship. I social hanno letteralmente cambiato il modo di fare serie tv, o almeno alcuni generi di serie. 

Instagram e TikTok versus serie tv. Chi ci guadagna di più? Chi ne trae maggior giovamento? 

È tutto un meccanismo che si autoalimenta a vicenda, ma indubbiamente le serie tv. La produzione di serie grazie all’avvento dei social è centuplicata rispetto a dieci anni fa. Prendiamo solo il caso Mare Fuori, una serie esplosa grazie ai social, fino ad attirare l’attenzione degli altri Paesi che ne hanno acquistato i diritti. 

«Credo che col tempo cesserà questa enorme sovrapproduzione di serie, si tornerà a concentrarsi sui contenuti e a essere selettivi»

Come pensi che gli scioperi che ci sono stati influenzeranno il mondo dei tv show negli Stati Uniti?

È una bella domanda. Credo che col tempo cesserà questa enorme sovrapproduzione di serie, si tornerà a concentrarsi sui contenuti e a essere selettivi. Il che non è necessariamente un male. Questo sciopero ha creato un danno economico incredibile in tutta l’industria (non solo per lo slittamento delle serie o dei film), ma penso che le lotte degli attori e degli sceneggiatori siano sacrosante. Senza addentrarmi nel dettaglio, perché ti ruberei almeno dieci pagine, mi limiterò a dire che ho amato il fatto che a guidare la protesta sia stata Fran Drescher, de La Tata. La nostra Francesca Cacace. Sembra di vivere in una simulazione. 

«Mi auguro che quanto sia accaduto nel mondo di cinema e tv ci renda più sensibili verso temi come la meritocrazia o gli adeguati riconoscimenti economici (e non solo) sul lavoro»

Quali saranno, secondo te, i temi più importanti per il futuro?

Siamo in un momento di rivoluzione per tutta l’industria. Certamente andrà regolamentato l’utilizzo della AI in questo ambito, che a detta di molti potrebbe rappresentare la morte del cinema e della creatività. Inoltre, mi auguro che quanto sia accaduto nel mondo di cinema e tv ci renda più sensibili verso temi come la meritocrazia o gli adeguati riconoscimenti economici (e non solo) sul lavoro. 

Un attore o attrice da riscoprire e un nome per il futuro?

Se me lo avessi chiesto lo scorso anno, ti avrei detto Evan Peters, come ripeto da dieci anni a questa parte. Purtroppo era sottovalutato nonostante il grande talento; poi con Dahmer finalmente tutti si sono accorti di lui. Attualmente ti direi Louis Partidge, ma perché sogno di vederlo protagonista in un ipotetico e futuro film o serie tratto dai miei romanzi. 

Quali sono i volti del passato legati alle serie televisive che ti hanno influenzato o colpito di più? Quali sono quelli che hanno lasciato il segno maggiormente e sono diventati dei trendsetter del settore?

La risposta per entrambe le domande è la stessa: Sarah Michelle Gellar, ovvero Buffy. Una serie e una protagonista che hanno fatto la storia delle serie tv. Buffy è un caso di studio, ha cambiato totalmente la concezione delle serie stesse. Da Buffy niente è stato più come prima e il carisma di Sarah, così come la meravigliosa voce di Barbara De Bortoli nel doppiaggio italiano, mi hanno accompagnato durante l’infanzia. E quest’anno ho coronato un piccolo sogno quando Paramount+ mi ha chiesto di intervistarla

Daniele Giannazzo
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«Viaggiare, soprattutto legando il lavoro alla propria passione, ti apre la mente e ti mette in condizione di migliorare costantemente, o almeno di provarci»

Cosa hai imparato di più da questo mestiere? Ci racconti l’episodio più divertente legato al tuo lavoro e, se puoi dirlo, la delusione più grande?

Questo lavoro mi ha insegnato tutto, a livello professionale e personale. Mi ha permesso di visitare luoghi incredibili e di conoscere realtà che mai avrei potuto immaginare. Viaggiare, soprattutto legando il lavoro alla propria passione, ti apre la mente e ti mette in condizione di migliorare costantemente, o almeno di provarci. In più ti lascia dei ricordi pazzeschi e improbabili: la bellissima première di House of The Dragon a Ferragosto 2022 con il team di Sky, dove a prender fuoco eravamo noi e non i draghi. O il Tudum di pochi mesi fa con Netflix, che mi ha spedito in Brasile per il loro evento mondiale a rappresentare l’Italia.

Un episodio che ricordo sempre con grande piacere è lo switch da “figura dietro le quinte” a “protagonista”. Ero alla première de Il Ritorno di Mary Poppins e questa ragazza che ai tempi lavorava nell’agenzia per Disney, Giulia (che io chiamo la mia Fata Madrina), a un certo punto mi dice: «Perché non fai il photocall?». Io, che ero sempre stato abituato a lavorare dietro a uno schermo e mai a metterci la faccia, timidamente declino. Ma lei letteralmente mi prende di peso e mi getta in pasto ai fotografi, che iniziano a scattare e a urlarmi: «Di qua, di là, guarda su, guarda giù». Fu il mio primo photocall, mi sentivo come la versione poco più nerd di Serena Van Der Woodsen. Da lì non mi sono più fermato, è stato l’inizio di un nuovo percorso.

La più grande delusione, come sempre, deriva dalle persone. Sia a livello personale, sia professionale. In questo ambito non c’è solidarietà, ma se ne finge tanta: si pensa che chi ha successo rubi possibilità a qualcun altro, quando in realtà c’è posto per tutti. Se lavorassimo tutti insieme, condivideremmo tutti più soddisfazioni.
Sono pochissimi i creator o i press con cui negli anni ho instaurato un rapporto sincero, ma per fortuna ci sono. In campo lavorativo forse è anche peggio. Per anni ho tentato di farmi notare sia con i miei contenuti sia con numeri oggettivamente pazzeschi; ma nei lavori, agli eventi e in tante altre opportunità vedevo sempre passare avanti altre persone, spesso non in target, con numeri più bassi, ma (forse) con conoscenze giuste o solo perché ispiravano simpatia a chi di dovere. Credo che succeda un po’ in tutti gli ambiti. Ciò che mi demoralizzava era proprio il fatto che avrei anche potuto avere anche il risultato migliore di tutti, ma non sarebbe bastato. La situazione ora è un po’ cambiata per me e per tanti altri, forse perché chi di dovere ha iniziato a fare un po’ di vera ricerca. 

«Dopo anni passati a commentare le storie altrui, mi sono detto di volerne crearne una mia. Così è nata la trilogia di Roe. Una storia in cui ho riversato tutto il mio stile e la mia passione, e che mi ha dato soddisfazioni che mai avrei pensato di provare»

Sei diventato autore di libri. In che modo la tua attività legata alle serie ha influenzato la tua scrittura e le tue storie?

Dopo anni passati a commentare le storie altrui, mi sono detto di volerne crearne una mia, mettendoci tutto ciò che in libri o serie tv non ho mai trovato. Così è nata la trilogia di Roe, iniziata con Roe e il segreto di Overville. Una storia in cui ho riversato tutto il mio stile e la mia passione, e che mi ha dato soddisfazioni che mai avrei pensato di provare. Ho inserito tutta la mia conoscenza in questo ambito: l’uso dei colpi di scena, il ritmo della narrazione, ci sono anche numerose citazioni dalle più disparate serie tv all’interno del libro. Ho creato un gioco con i miei lettori: trova tutte le citazioni dirette e indirette (come nei nomi dei personaggi, in determinate situazioni e scene). Qualcuno ci è anche riuscito. 

Il tuo nuovo romanzo si intitola Se fosse una commedia romantica, ce ne parli? È legato alle storie precedenti o è una storia completamente nuova?

È una storia nuova, più adulta, ma sempre fedele al mio stile. Ci sarà tanta ironia, ci saranno tanti momenti divertenti, ma anche quel pathos e quei colpi di scena che hanno caratterizzato la trilogia originale. I protagonisti sono un fratello e una sorella e la loro sfortunatissima vita sentimentale, che li porterà a compiere un viaggio che cambierà per sempre la loro vita. Forse ho detto troppo, ma spero davvero che riesca a emozionare come ha fatto Roe e che mi faccia conoscere da un nuovo pubblico.

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«Il sogno è quello di portare sul grande schermo la mia trilogia di romanzi»

Sogni nel cassetto e progetti per il futuro?

Il sogno è quello di portare sul grande schermo la mia trilogia di romanzi. Io ci credo davvero, non so quanto ci vorrà ma sono convinto che ha tutte le carte in regola per diventare quel successo cinematografico (o televisivo, dato che io nasco con le serie). Mi piacerebbe anche un programma tutto mio, dove unirei interviste ad attori, approfondimenti su cinema e serie tv e tanto divertimento. Sono sogni ambiziosi, lo so, ma farò tutto ciò che è in mio potere per realizzarlo. So che non me lo hai chiesto e che fa molto Miss Italia, ma ne approfitto per ringraziare tutte le persone che collaborano da anni con me senza mai lasciarmi: Niccolò, Valentina, Leila, tutto il mio team. Non ultimi i miei genitori, non c’è stato un attimo in cui sia mancato il loro sostegno e questo ha senz’altro contribuito a tutto questo successo.

Credits

Editor in Chief Federico Poletti

Photographer Tito Hu

Stylist Margherita Mazzoletti

Make-up Cecilia Olmedi

Hair Davide Nucara

Photographer assistant Qi Haoyu

Stylist assistants Aurora Di Negro

A new idea of fashion: i nuovi designer emergenti

Sostenibilità, genderless style, cultura della moda, una nuova idea di glamour. Quattro marchi italiani dallo stile preciso, riconoscibile e incisivo. Designer emergenti che conoscono bene il mercato, ma propongono un cambiamento. Welcome to the new italian creativity!

Le linee temporali di R5H5

Il nome è un anagramma creato partendo dalle coordinate corrispondenti all’ubicazione dell’opera Desert Breath a Hurghada, sulle coste del Mar Rosso. L’opera, composta da buchi e cumuli di sabbia che formano a loro volta una doppia spirale, vuole rappresentare il passaggio del tempo e i suoi effetti. Tramite gli agenti atmosferici la sabbia si sposta e l’opera si deteriora, lasciando però una traccia. 
Metafora perfetta per un marchio, R5H5, che dal passato prende insegnamenti e spunti per disegnare un possibile futuro. Senza mai dimenticare che gli abiti non sono costumi di scena, ma devono essere indossati e vissuti. Il fondatore di questo nuovissimo brand è il bolognese Fabio Bigondi, non ancora trentenne e con alle spalle studi al Polimoda. La sua passione per la cultura sci-fi si traduce in una collezione sexy senza essere sfrontata – soprattutto per il modo che ha di avvolgere il corpo – creativa, pensata al maschile ma non preclusa a una lei. Un esordio che sembra già pronto per le passerelle internazionali.

Total look R5H5, earring model's own
designer emergenti
Total look R5H5, earring model’s own

Cavia, a new knit rainbow

L’artigianalità e il know-how del settore della moda sembrano essere diventati nuovamente punti di partenza per i progetti più giovani del fashion system italiano. Un esempio lampante è il lavoro di Martina B. Ha fondato il suo brand Cavia proprio per trasmettere autenticità, fantasia e il più alto livello di artigianalità possibile. Cosa c’è di meglio del knitwear per trasmetterlo? La maglieria rappresenta con immediatezza l’importanza della manualità, ma anche del tempo dedicato a creare qualcosa di prezioso e di originale.
Tutto nel mondo di Cavia è realizzato attraverso materiali già esistenti, destinati a essere lasciati indietro o da parte. Ora invece sono pronti per essere trasformati in una nuova possibilità di bellezza. Incontri inaspettati tra materiali diversi fra loro e un caleidoscopio di colori sono alla base di una collezione piena di vita, che promuove l’inclusività e l’importanza del dialogo tra mondi solo apparentemente lontani, ma in realtà mai a compartimenti stagni.

Total look Cavia, earring model's own
Designer emergenti
Total look Cavia, earring model’s own

La sostenibilità del solar punk di Florania

Potrebbe sembrare il nome esotico di un personaggio dei fumetti o di uno di quei film degli anni ‘60 che raccontavano di mondi futuri, invece Florania è un brand di abbigliamento prêt-à-porter indipendente nato nel 2021 per volontà di Flora Rabitti. Classe 1992, la designer ha alle spalle studi allo IED di Milano, alla Central Saint Martins di Londra e all’Institut Français de la Couture di Parigi, oltre che un’esperienza di due anni nell’ufficio stile di Miu Miu.
Accanto a lei ci sono la partner e production manager Gloria Costani e i designer Martina Ottanà, Carla Caria e Manfredi Montalto. Il risultato è una collezione il cui stile è definito ‘solar punk’. Lo spirito di ribellione e l’energia della cultura punk acquisiscono un approccio positivo e ottimista per un futuro che nella visione del brand è inclusivo e sostenibile. Perciò stampe e materiali sartoriali sono tutti di provenienza nazionale, mentre le tradizioni tessili e artigianali italiane trovano un approccio contemporaneo e una visione genderless. Flora Rabitti e il collettivo che lavora a Florania fanno di questa collezione un esempio di come si possa restare fedeli al proprio DNA, mantenendo una mentalità aperta alle contaminazioni, al mondo che ci circonda e all’esigenza di valori autentici ed etici.

Total look Florania, shoes Claire, piercings model's own
Designer
Emergenti
Total look Florania, shoes Claire, piercings model’s own

La cultura del glam di Des_Phemmes

Des_Phemmes nasce nel 2019 ed è stato fondato dal designer Salvo Rizza. Cresciuto in Germania ma trapiantato in Sicilia a Modica, prima di partire per Milano dove ha studiato presso l’Istituto Marangoni. Nel curriculum, un’esperienza importante da Giambattista Valli a Parigi, consulenze per diversi brand internazionali e infine un marchio tutto suo con cui è anche stato finalista del prestigioso concorso Who’s on Next? nel 2020. Il senso decorativo e dello stile prendono forma da una conoscenza precisa della couture e dell’eleganza classica, ma con la voglia di trasgredire e di rompere gli stereotipi legati alla femminilità. La collezione di Des_Phemmes ora comprende proposte al maschile, sempre con l’obiettivo di promuovere un’estetica timeless, all’insegna della continua ricerca e dell’attenzione per i volumi e i dettagli. 

total look CHB Christian Boaro, shoes Buffalo; right: total look CHB Christian Boaro, shoes Neil Barrett
Piercings model’s own
 Left: total look CHB Christian Boaro, shoes Buffalo; right: total look CHB Christian Boaro, shoes Neil Barrett
Piercings model’s own

Coat Simon Cracker, leather trousers Desa 1972, shoes Neil Barrett, piercing model’s own
Coat Simon Cracker, leather trousers Desa 1972, shoes Neil Barrett, piercing model’s own

Credits

Photographer Alberto Alicata

Stylist Stefano Guerrini

Hair Sergio Sorbello

Make-up Greta Ceccotti

Photographer assistant Alessio Ammannati

Stylist assistant Piero Nuvoli, Alberto Sardella

Casting director Carlo Savoldi

Models Jura – Yu Agency, Greta – Tank Agency

Dalla moda al cinema: Grego Belau e le sue “Sentimental stories”

Nato e cresciuto a Dias d’Ávila, nell’area di Bahia, in Brasile, Grego Belau, che ha alle spalle studi in marketing e due anni di recitazione a São Paulo, dopo quattro anni di lavoro come modello ha deciso di dare voce alle sue qualità di attore.

Sebbene sia già al lavoro su un cortometraggio di genere horror, Grego – carismatico e affascinante, ma anche comunicativo e simpatico – è arrivato sul red carpet dell’ottantesima edizione della Biennale del Cinema di Venezia grazie a Sentimental Stories diretto da Xandra Popscu in concorso nella sezione cortometraggi “Orizzonti” della prestigiosa rassegna cinematografica.

Le radici di Grego comprendono il Brasile e la Grecia, mentre il lavoro come modello lo ha portato a Milano, ma la sua casa sembra essere ora a Berlino, dove ha iniziato questa nuova avventura. Il legame con l’Italia, però, si rafforza proprio con la presentazione di questo suo esordio nella romantica città veneta e per questo noi di MANINTOWN lo abbiamo incontrato, per conoscerlo meglio e farci raccontare un percorso promettente.

Total look Gaelle Paris
Total look Gaelle Paris

«In questa nuova fase della mia vita ho imparato a essere paziente con me stesso, in qualche modo sono diventato più maturo nelle mie decisioni e meno ansioso»

È la sua prima avventura come attore? Com’è stata questa esperienza e cosa ha imparato su di sé in questo nuovo capitolo della sua vita?

No, no. In realtà ho iniziato a recitare a San Paolo, dove ho studiato recitazione per due anni e ho girato il mio primo cortometraggio all’Istituto Nazionale di Cinema di San Paolo (InC) intitolato Assassinos por Ódio diretto da Thiago Arruda. Ho sempre fatto le comparse per vedere come funziona un set cinematografico.

Ho fatto la comparsa per diversi progetti in Brasile. Ricordo un progetto in cui avevo tre secondi sullo schermo e tutta la mia famiglia era riunita in salotto per guardarlo… Naturalmente mi piacerebbe avere un ruolo da protagonista, ma nella vita credo che si debbano rispettare le tappe e il processo personale per raggiungere i propri obiettivi.

In questa nuova fase della mia vita ho imparato a essere paziente con me stesso, in qualche modo sono diventato più maturo nelle mie decisioni e meno ansioso. È vero che “ogni cosa ha un tempo giusto”.

«Si può ancora sognare in alto e avere un budget basso… Bisogna solo saperlo gestire… Direi che non è sempre una questione di soldi»

Torniamo al momento della moda. Come ha iniziato a fare il modello e com’è stata l’esperienza finora? Il momento più bello o emozionante nel fashion system fino ad ora?

Ho iniziato a fare il modello quando sono partito dalla mia città natale Dias d’Ávila, Bahia, per andare fino a San Paolo, dove ho ricevuto un invito da un’agenzia di modelli di Milano e ho avuto il mio primo contratto e viaggio. Sognavo così tanto di essere lì: ricordo che quando ero nella mia camera da letto a guardare video di sfilate poi facevo lo stesso nel salone di casa. Per alcune persone in quel periodo, quando commentavo la possibilità di fare il modello a Milano, era impossibile, ma non per me. Non mi ha mai scoraggiato.

Uno dei miei lavori più emozionanti è stato un editoriale quando vivevo a San Paolo. Ho sempre sognato di fare qualcosa con gli elicotteri. Ricordo che avevamo un aeroporto privato per fare un servizio basato sulla storia di Amelia Earhart. La parte divertente era che: Avevo solo un telefono, 10 reais (2 euro) e un sogno. Ho avuto l’idea e l’ho condivisa con un’amica fotografa che mi ha mostrato alcune opzioni di modelli, poi abbiamo sviluppato l’intero concetto insieme, ho chiamato il make up e lo styling dicendo «Ho un’idea ma non ho soldi, vorresti unirti al nostro team?», poi ho avuto un intero team con me.

In quel periodo condividevo un appartamento con una ragazza il cui fidanzato era un pilota, gli chiesi se conosceva qualche aeroporto dove si potesse realizzare il progetto, così mi diede alcuni contatti, subito dopo chiamai il primo aeroporto e mi dissero che era possibile fare le riprese solo all’interno dell’hangar e questo non mi andava bene. Volevo qualcosa sulla pista dell’aeroporto in modo davvero folle… così ho chiesto un altro numero ed è stato allora che ho trovato la location perfetta. Ma non avevo soldi da offrire.
Dato che il mio background è nel marketing, ho parlato dei miei lavori come webdesigner e graphic designer in cui avrei potuto aiutare la compagnia aerea in questo modo, come uno scambio, in modo che loro potessero aiutare me. la proposta è stata accettata! Il giorno delle riprese ricordo che quando il comandante ha aperto il cancello dell’hangar e ha detto «Potete scegliere quello che volete», ho pensato: «Non ho i soldi per pagare la benzina di un elicottero».

Abbiamo fatto alcune foto intorno all’hangar e all’elicottero a terra… Non avevo ancora detto di voler fare qualcosa con l’elicottero che volava intorno… Così ho chiesto di farlo alla fine della giornata mostrando alcune referenze e il comandante ha detto «abbiamo un pilota in addestramento e può aiutarci. Possiamo contare su di lui». Abbiamo fatto come avevo pensato. È stato così bello e così adrenalinico. Alla fine della giornata la squadra ha fatto un giro di volo gratuito nella zona. All’epoca ero un volto nuovo e non sapevo molto dell’industria. Abbiamo provato tutte le riviste in Brasile e tutte dicevano di no, poi una britannica l’ha pubblicato.

Si può ancora sognare in alto e avere un budget basso… Bisogna solo saperlo gestire… Direi che non è sempre una questione di soldi.

Shirt Çanaku
Shirt Çanaku

Alti e bassi del mondo della moda?

Mi è capitato che un lavoro venisse cancellato mentre mi stavo preparando in studio e dovevo tornare a casa. Oppure mi è stato cancellato un abito prima di una sfilata… eccetera. Penso che la sfilata per il 70° anniversario di Moncler sia stata molto speciale… Mi sento onorato di far parte di momenti storici della moda e questo è stato uno di quelli.

Torniamo alla recitazione. Era qualcosa che voleva fare o è qualcosa di nuovo e inaspettato per lei?

Ho iniziato a recitare all’università. Era una cosa che avevo già fatto. Ma non era nei miei piani recitare ora. Quando ho ricevuto l’invito della regista Xandra Popscu a fare un provino è stato inaspettato.

Mi parli del progetto e del suo personaggio.

È un progetto molto speciale. Quando si guarda Storie Sentimentali ci si sente completamente coinvolti. È come se si facesse parte di un viaggio profondamente emotivo. Ogni fotogramma è come un dipinto. Il mio personaggio, Antonio, lavora in un porto. Insieme alla sua ragazza, Zina (Estelle Widmaier), si sta preparando per un’audizione, ma preferirebbe che lei non venisse. Anzi, farebbe di tutto per partire da solo.

I due si conoscono da quando erano adolescenti. Antonio non ha mai avuto un buon rapporto con i suoi genitori e Zina è diventata in qualche modo la sua “madre”, creando un legame complicato: ad Antonio non piace essere controllato da qualcun altro, ma Zina gli piace comunque…

Nel loro viaggio, incrociano le storie di altre persone. Intersecandosi, i loro percorsi creano una visione parallattica di struggimento e desiderio, delusione e speranza.

Com’è stato lavorare con la troupe e cosa ha imparato da loro?

Ho lavorato con una squadra incredibile. Non dimenticherò mai l’esperienza del mio debutto come attore internazionale. La regista Xandra Popscu ha creato un ambiente completamente sicuro e confortevole per tutti. Ci chiedeva sempre se eravamo d’accordo su alcuni momenti della scena. L’ho apprezzato molto. Durante la pre-produzione del film abbiamo fatto delle prove in cui abbiamo usato vari metodi di recitazione per creare il legame tra me ed Estelle Widmaier, perché non la conoscevo affatto. Dovevo anche imparare un po’ di francese da usare per il mio personaggio. Poiché Estelle è di Haiti, ho preso da lei alcune lezioni di base.

Total look Antonio Marras
Total look Antonio Marras

«Berlino, come dice la gente, ‘è un posto dove stare’… È una città di libertà ma anche di rispetto»

Lei vive a Berlino. Ci racconti qualcosa della città e ci dia qualche idea per venire lì. Quali sono i posti migliori da vedere e le cose più belle da vivere?

Vivo qui da due anni. Berlino, come dice la gente, “è un posto dove stare”. Puoi indossare quello che vuoi, nessuno se ne preoccupa. È una città di libertà ma anche di rispetto. La vita notturna è nota per la scena techno. Ma c’è molto di più da esplorare…

A seconda di ciò che vi piace e dei vostri gusti, la città è piena di musei, ristoranti, parchi, ecc… Se volete fare qualcos’altro oltre a conoscere la seconda guerra mondiale… Il mio consiglio personale è di affittare una bicicletta e andare a fare un giro perché la città è piatta e ci sono piste ciclabili ovunque. È sicuro e fantastico.

Per quanto riguarda il cibo, qui si trova di tutto e dappertutto. Per la colazione o il brunch Benedict (Uhlandstraße, 49) è il mio posto preferito… Se vi piace il kebab o volete provarlo per la prima volta… vi consiglio Ali Baba (Danziger Str. 2) Nelle vicinanze, la domenica, c’è un mercato di strada aperto al MauerPark dove potete trovare vestiti di seconda mano, vinili… altri soprammobili vari. Il mercato ospita anche una grande tenda di mobili. È una grande esperienza. Alla fine della giornata potete andare all’Admiralbrücke e godervi il tramonto con un bel sottofondo musicale. Un’altra opzione per il tramonto: Tempelhofer Feld.

Non vi consiglio di rimanere sulla pista ciclabile… qui la gente prende sul serio la questione della bicicletta. Un altro consiglio è quello di avere sempre con sé dei contanti, non tutti i posti accettano le carte di credito!

Shirt MTL Studio by Matteo Lamandini
Shirt MTL Studio by Matteo Lamandini

Il cortometraggio sarà presentato in questi giorni al Festival di Venezia. Qual è stata la prima reazione nel sentire questa notizia?

Ricordo che ero a casa quando il mio direttore mi ha chiamato. Non ero così spaventato perché non mi chiama mai per darmi una brutta notizia, ma non avrei mai pensato che sarebbe stata una bella notizia… Ha dovuto ripeterlo quattro volte perché non capivo e non ci credevo. «Sì, siamo in concorso a Orizzonti sezione corti con Storie sentimentali e la nostra prima sarà il 7 settembre». Mi ci sono voluti giorni per tornare alla normalità… Ora è il momento di festeggiare. L’intero cast è straordinario. Sono orgoglioso di tutti coloro che hanno partecipato a questo progetto.

Progetti e sogni per il futuro?

The Power of The Strike diretto da Dima Barch è in arrivo. È un film horror. Io interpreto Rick. Se vi piacciono i film horror… aspettate. I miei sogni non finiscono mai… Ho appena ottenuto un contratto con un’agenzia di recitazione in Germania e ora vorrei recitare in un lungometraggio, inoltre vorrei contribuire maggiormente all’industria della moda. La strada è lunga.

Total look Dolce & Gabbana
Total look Dolce & Gabbana

Credits

Talent Grego Belau @I Love Models Mngt

Photographer Nicola Surbera

Stylist Stefano Guerrini

Stylist’s assistant Piero Nuvoli

Grooming Lisa Lionello

Special thanks VMaison Boutique Hotel

Da Sanremo ai Latin Grammy, la poliedricità di Virginio

I cantanti e musicisti usciti dai talent televisivi sono tanti, alcuni sono diventati nomi noti del panorama nazionale e internazionale, altri purtroppo non hanno espresso il potenziale dimostrato nei TV-show. Poi c’è chi ha preferito un percorso più intimo e personale, indipendente, non dettato dalle frenetiche logiche di mercato, riuscendo comunque a raggiungere tappe importanti e affermandosi tra i protagonisti della scena musicale con molte soddisfazioni e riconoscimenti. Mi riferisco in particolare a Virginio Simonelli, conosciuto in realtà solo come Virginio, il cui debutto risale al 2006 al Festival di Sanremo, diventato popolare grazie alla vittoria nel 2011 di Amici di Maria De Filippi. Da quel momento, Virginio associa alla sua attività di cantante (ad oggi tre album, quarantasei canzoni e nove singoli) quella di autore per personaggi importanti come Laura Pausini, per la quale scrive il successo internazionale Limpido, cantato con Kylie Minogue.

Un creativo sfaccettato, che passa dai brani da solista alle hit scritte per altri autori, alla direzione artistica

Virginio cantante
Total look Yezael by Angelo Cruciani

Se come cantante e autore ha ottenuto sei Dischi di platino e quattro Dischi d’oro, con più di 600.000 copie vendute, in televisione lo abbiamo visto allo show di Carlo Conti Tale e Quale, di cui ha vinto anche la recente edizione natalizia, mentre sul red carpet del Festival del Cinema di Venezia era presente non solo come autore di colonne sonore, nello specifico Non dirlo a nessuno, dal film omonimo diretto da Alessio Russo in cui ha anche un cameo, ma anche nel suo ruolo di direttore artistico della MP Film, società di produzione cinematografica-musicale. Nel suo percorso non sono mancate, poi, iniziative benefiche e anche la direzione sonora di progetti come la docuserie Donne – Storie che ispirano, condotta da Paola Marella. Una poliedricità, quella di Virginio, che lo ha portato anche a vincere come autore un prestigioso Latin Grammy, riconoscimento non da poco per un musicista italiano, nonché la 65esima edizione dello Zecchino d’oro con la canzone Il panda con le ali.

Quando l’ho incontrato, per questo servizio fotografico e l’intervista che segue, forse per i preconcetti che si hanno riguardo alle figure pubbliche che hanno ottenuto tanti successi, non pensavo di trovarmi davanti a un personaggio così umile e umano, ed è forse proprio questa la chiave di lettura per capire gli anni di lavoro e riconoscimenti di Virginio: il fatto che tutto quanto venga filtrato, oltre che dalla grande professionalità, da uno spessore personale notevole. Sul set siamo rimasti tutti conquistati dalla sua simpatia e disponibilità, dalla sua voglia di mettersi in gioco e di collaborare, chiacchierare e raccontare aneddoti personali. È stato un piacere lavorare con lui, con lo stesso piacere condivido la nostra chiacchierata.

“Quando ho scritto Limpido ho realizzato la bellezza di comunicare con un’altra voce, non solo attraverso la mia”

Virginio, sei arrivato alla fama grazie a un famoso contest televisivo, però negli anni non solo hai continuato come cantante, ma sei stato anche autore di importanti successi per altri, hai cantato colonne sonore, hai vinto come autore lo Zecchino d’oro, hai partecipato a show in prima serata importantissimi, insomma, un percorso molto ricco. Sono curioso di chiederti innanzitutto come lo valuti, cosa ti ha regalato, cosa hai avuto e cosa invece no.

Innanzitutto ti ringrazio. Partiamo dal presupposto che secondo me per fare musica devi avere una forte esigenza di dire qualcosa. L’intrattenimento viene in un secondo momento, ma tutto parte dalle canzoni e dalla voce. Scrivere per altri artisti è un dono che ho scoperto iniziando a collaborare con Laura Pausini. Quando ho scritto Limpido, che lei cantò con Kylie Minogue e divenne una hit mondiale, ho realizzato la bellezza di comunicare con un’altra voce, non solo attraverso la mia.
Direi che nella mia vita ho raggiunto tanti traguardi a cui aspiravo, non mi posso lamentare.

Virginio canzoni
Total look Moschino

Quale è il più grande insegnamento che hai ricevuto in questi anni e in questo lavoro?

Che bisogna seguire il proprio istinto. Sempre. Trovare le persone giuste di cui fidarsi è la parte più complicata di questo mestiere, ma quando le trovi allora niente può fermarti. E ho imparato negli anni ad ascoltarmi davvero.

“Anche quando scrivo per gli altri, spesso scopro cose di me stesso che magari non avrei pensato”

Qual è il ricordo più bello? E quale l’incontro che ti ha segnato o colpito di più?

Sicuramente la prima volta al Festival di Sanremo, cantando una canzone dedicata a mio padre. Poi la vittoria ad Amici e quella del Latin Grammy come autore.
Sono tanti i momenti, ma tra gli incontri che mi hanno cambiato la vita ci sono certamente quello con Maria De Filippi e, ancora, con Carlo Conti e Laura Pausini, tutte persone che stimo e mi hanno voluto con sé, questo mi rende davvero molto orgoglioso.

Entriamo nello specifico dello scrivere canzoni. Che cosa c’è di diverso tra scrivere per te e farlo per altri? Mi racconti meglio l’esperienza di scrivere per i bambini?

Fondamentalmente è la stessa cosa. È un raccontarsi e raccontare il mondo. Anche quando scrivo per gli altri, spesso scopro cose di me stesso che magari non avrei pensato.
Per quanto riguarda i bambini, beh… Vincere lo Zecchino d’oro è un sogno che diventa realtà. Se ami cantare da quando sei bambino, allora l’hai sempre sognato. Inoltre con Il panda con le ali ho avuto l’occasione di parlare in maniera semplice di temi che mi stanno a cuore, il bullismo e l’inclusione. In fondo siamo un po’ tutti dei panda nati con le ali, bisogna solo imparare a volare.

“Scrivere canzoni è il bisogno di tradurre il mondo, di sentirmi connesso con le persone”

Da dove arriva l’ispirazione per il tuo lavoro, ci sono mondi o persone capaci di influenzarti? Al di là della musica, quali sono i tuoi amori, cosa ti piace e cosa fai nel tempo libero?

Tutto mi influenza. La vita, le persone per strada, i miei amici, quello che vivo personalmente o che mi raccontano. Scrivere canzoni è il bisogno di tradurre il mondo, di sentirmi connesso con le persone, così che sappiano che non sono sole. 

Ricordo ad esempio che ti piaceva leggere, sei ancora un amante dei libri, hai ancora tempo per questo? Quali sono i tuoi autori preferiti e cosa stai leggendo?

Ho sempre una discreta pila di libri da recuperare sul comodino di casa, ma in questo momento sto leggendo Quasi di nascosto, un’antologia di 12 racconti di altrettanti autori sotto i 25 anni, curata da Matteo B. Bianchi per Accento Edizioni.

Virginio Laura Pausini
Jacket and denim trousers Gaëlle Paris, shoes Paciotti

“Amo sperimentare e innovarmi, per me la musica è questo”

Viaggi e hai viaggiato tanto per lavoro, ad esempio ora sei a Miami. Al di fuori dell’Italia, quali città ti hanno segnato di più e perché? 

Certamente New York e San Francisco, dove sono stato tantissime volte, non solo per lavoro, e poi Londra, che amo molto. In tutta onestà, però, amo anche sperimentare e innovarmi, per me la musica è questo. Miami oggi, secondo me, è la città ideale per la sua influenza di sonorità, voci, suoni.

Che cosa è l’eleganza per te? Potresti definire il tuo stile, cosa non manca mai nel tuo guardaroba?

Sono sempre stato un grande fan dell’eleganza, in particolare amo il glam rock, soprattutto sul palco. Vesto streetwear solo nella vita quotidiana e neanche troppo spesso, nel mio guardaroba comunque non può mancare una giacca di pelle e degli stivali, spesso texani o Chelsea boots. Sono appassionato non tanto di moda, quanto di stile, mi piace seguire e studiare le persone che ne hanno da vendere. Amo giocare col look, soprattutto adesso. 

Restando nel quotidiano, come ti prendi cura di te stesso? Fai degli sport? Hai una beauty routine? Come ti mantieni in forma?

Sono pigro, lo ammetto, ma sono fortunato da un punto di vista “fisico”. Principalmente, faccio attenzione a non mangiare troppo calorico, anche se sono un inguaribile goloso, di salato e dolce, indistintamente. Sono stato un grande sportivo, da qualche anno ho ripreso a giocare a calcio con la nazionale cantanti.

“La moda è qualcosa che cattura la nostra attenzione e ci fa sentire bene con noi stessi”

Virginio programmi tv
Jacket John Richmond, trousers Hevò, vintage necklace A.N.G.E.L.O.

Cos’è la bellezza per te?

Per me non esiste bellezza, se non quella data dal fascino. Sono del segno dell’Acquario e odio le convenzioni. Una persona è tanto bella quanto le cose che ha da raccontare e il suo portamento, tutti elementi che, mi rendo conto, oggi non sono così in auge. In fondo, però, cos’è la moda se non qualcosa che cattura la nostra attenzione e ci fa sentire bene con noi stessi?

Sogni e progetti per il futuro?

Sto lavorando a tanti progetti, tra cui il mio nuovo album. Nel frattempo usciranno diverse collaborazioni alle quali ho lavorato in questi mesi. Sono molto fiero del mio percorso e di quello che sto realizzando insieme alla mia squadra. Manca poco, stay tuned!

Virginio Limpido
Suit Collini Milano, tank top e shoes talent’s own, glasses Snob Milano

Virginio tv
Biker jacket Gaëlle Paris, tank top talent’s own

Credits

Talent Virginio

Photographer Alisson Marks

Styling Stefano Guerrini

Stylist assistant Lorenzo Iacobone

Grooming Cecilia Olmedi

Si ringraziano Giovanni Costa e Luca Criscuolo per la location e l’ospitalità

Nell’immagine in apertura, Virginio indossa total look Alexander McQueen

La bellezza delle geometrie danzanti nel lavoro di Paolo Santangelo

A condurlo a Milano, dalla provincia di Taranto, sono stati i suoi studi; dopo aver conseguito una laurea in Design del prodotto industriale presso la NABA, Paolo Santangelo ha deciso di seguire la sua passione per la moda con un master in Communication and Styling presso lo IED, sempre nel capoluogo lombardo, ed è qui che l’ho conosciuto. Ero dietro la cattedra come docente, molto appassionato e desideroso di passare nozioni agli studenti, lui sempre in prima fila; ricordo che ogni lezione era caratterizzata da sue domande e interventi, quasi come se volesse instaurare un dialogo direttamente con me, senza considerare le persone attorno. È una cosa che può spiazzare in un primo momento, poi per un docente diventa una grossa soddisfazione, perché capisci l’interesse suscitato in uno studente, la sua voglia di imparare.

Paolo Santangelo design
Paolo Santangelo con una delle sue creazioni di design

Dopo una bellissima tesi l’ho perso di vista per poi incrociarlo qualche anno dopo, notando che, come ricordavo, era sempre pieno di interessi e progetti. Con il lockdown è cambiato qualcosa, seguendolo sui social mi sono accorto che la sua creatività, il mondo interiore di Paolo, fantasioso e ricco di sogni, erano stati messi a servizio di un’idea secondo me vincente, che così si è rivelata. Il suo percorso formativo e il suo amore per il design hanno dato vita ad una collezione di oggetti per la casa dall’animo sicuramente pop e immediato, che però a mio avviso affondano le radici in un substrato culturale corposo. Raramente affronto un’intervista in maniera così personale, ma ammetto che nel chiacchierare con Paolo Santangelo è stato facile provare un sentimento di orgoglio e felicità per il successo di una persona della quale un po’ mi considero mentore. Mi perdonerete se questo traspare nell’intervista.

“Moda, stile, design, arte per me sono sinonimi dello stesso vocabolario”

Paolo, ti ricordo studente molto attento e presente in un master in cui insegnavo. Da studente di moda ti ritrovo artista, in un’avventura che sta avendo un bel riscontro. Mi racconti com’è avvenuto questo passaggio?

Carissimo prof. la mia è la storia di un sogno, motivato dal desiderio di successo e riscatto personale. Moda, stile, design, arte per me sono sinonimi dello stesso vocabolario. Quello che ho fatto, in un momento di introspezione forzato in parte dalla pandemia, e un po’ dettato dall’insoddisfazione, è stato ampliare il mio sguardo, focalizzandolo non solo su quello che poteva essere il look delle persone, ma anche su come poteva essere arredata la loro casa. Così, da solo, ho iniziato a immaginare e modellare un servizio per una cena ideale fatta di brocche scultura, alzatine scenografiche, candelieri lunghissimi, bicchieri e vasi centrotavola, il tutto contraddistinto dal mio immancabile cerchio.  

Quando hai capito che questa tua attitudine al lavoro manuale e all’arte poteva diventare una professione?

Il lavoro manuale è sempre stato una capacità innata, fin da quando ero piccolo, il desiderio di vedere realizzato ciò che immagino mi spinge a creare. Durante il primo periodo del Covid, in casa, con pochi strumenti e le mie mani, invece di impastare pizze e focacce ho iniziato a realizzare la prima collezione in ceramica.

“Per le forme delle collezioni attingo alla geometria solida, disciplina che non amavo moltissimo a scuola, ma che oggi è la sostanza che compone i miei pezzi”

Ci descrivi questo mondo fatto di linee sinuose, volumi e forme simili a corpi che si intrecciano? E soprattutto, per un lavoro così da dove arrivano le ispirazioni? Quali altri mondi o personaggi sono in grado di influenzarti e ispirarti?

Se devo essere sincero, non so davvero da dove provenga l’ispirazione. Analizzando il mio processo creativo, quello che accade è che, in un momento qualsiasi, magari mentre ascolto della musica o passo del tempo con delle persone, si attiva nei miei pensieri un cocktail di emozioni, colori, forme e fragranze che creano un intero mondo estetico; lì, in quel frangente di tempo, sento la forte necessità di esplorare, quasi come quando da piccoli si recitava per gioco una parte, si faceva finta di vivere in una casa immaginaria e che le lenzuola del proprio letto fossero abiti di haute couture.  

Per quanto riguarda le forme delle collezioni, attingo alla geometria solida, disciplina che non amavo moltissimo a scuola, ma che oggi è la sostanza che compone i miei pezzi. Sfere, cilindri, parallelepipedi e coni, sorretti da tre piedi e decorati da cerchi di varie dimensioni, si mescolano tra di loro, creando una danza armonica di forme che, ordinata da colori sempre pieni di significato (come il mio giallo geloso o il celeste serafico), sono il leitmotiv che mi contraddistingue.

Paolo Santangelo

“Cerco di creare oggetti che possano star bene in qualsiasi contesto”

Avrai avuto modo di capire qual è il pubblico a cui stai parlando. Chi compra i tuoi oggetti?

Cerco di creare oggetti che possano star bene in qualsiasi contesto, le forme sono pure, con accostamenti di micro e macro, la ricerca dei colori è sempre di tipo emozionale. Quando accolgo i clienti nel mio atelier di Milano, insieme ci raccontiamo, ascolto le loro esigenze, entro nel loro mondo e loro nel mio. Poi a un certo punto tra frasi, concetti, desideri e idee, l’oggetto ideale si palesa e vedo la scintilla nei loro occhi.

Parlando di design in generale, chi ti piace, quali sono i tuoi eroi nel settore? E, sempre da questo punto di vista, quali le città che ti hanno colpito e che consiglieresti per un tour del design?

A proposito di questo posso dire che sono alla continua ricerca di personaggi stimolanti, di eroi o come li chiamerei io “compagni di gioco creativo”; ad esempio mi è capitato di giocare con Andy Warhol, Guy Bourdin, la scuola Bauhaus, Audrey Hepburn o gli anni 80, giusto per citare qualche “amico”.
Per quanto riguarda le città che mi hanno colpito, c‘è sicuramente Milano per la sua architettura brutalista e il fascino dei vecchi tram, con il loro caratteristico giallo, e poi sarò banale ma ho nel cuore Parigi, per la sua sensualità decadente e i bar intellettuali. Tuttavia ritengo che, a prescindere da uno specifico posto fisico, l’ispirazione possa trovarsi anche nel proprio paesino d’origine, soli con i propri pensieri e le proprie sensazioni, immersi completamente nei propri sogni. L’importante è avere gli occhi della sensibilità sempre ben aperti.

Paolo Santangelo oggetti
Il designer al lavoro

“L’eleganza per me è equilibrio e calma nei modi”

Il tuo viaggio preferito e quello da sogno?

Una volta ho letto un libro che si intitola Guida per salvarsi la vita viaggiando, l’ho trovato molto interessante, perché in base al proprio stato d’animo consiglia mete ideali per alcuni viaggi. Posso dire che, effettivamente, ci sono dei posti che ti danno la possibilità di vedere le cose in modo diverso. Io viaggio spesso, soprattutto da Milano alla Puglia, mia regione d’origine, e ogni volta ho la possibilità di cambiare realtà, visione del mondo, anche stato d’animo.

Paolo Santangelo home
Dettagli degli oggetti per la casa di Santangelo

Visto che siamo in un portale dedicato anche allo stile, mi dici che cosa non può mancare nel tuo guardaroba e qual è per te la concezione di eleganza?

L’eleganza per me è equilibrio e calma nei modi. Ho incontrato persone che indossavano magari delle semplici felpe, ma anche tanta cultura. Quindi credo che siano l’attitude e la gentilezza a renderci interessanti, gli abiti che indossiamo non fanno altro che esprimere il nostro carattere. Immancabile, poi, un tocco di sagace ironia.

Sogni e progetti futuri?

Per il futuro c’è l’apertura della mia nuova casa showroom in via Biraghi a Milano, la collaborazione con il Six Senses Hotel disegnato da Patricia Urquiola, che aprirà a Roma, la direzione artistica di un nuovo brand di candele per la casa; inoltre spero sempre di poter essere come sono, crescere, non smettere mai di sognare e fare la mia parte per regalare bellezza.

Paolo Santangelo vasi

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Paolo Santangelo

Marco Corradi, lo chef showman

Il mio primo contatto con Marco Corradi è avvenuto attraverso i social, mi ha subito incuriosito il nome che usa su Instagram, ovvero Marco Assaggia, e la frase che apre il profilo la dice lunga su quello che è il suo approccio alla vita e alla professione di chef. Scrive infatti Marco: «Mia mamma ama molto cucinare. Io da piccolo ero convinto di chiamarmi “assaggia”!». Intervistandolo ho compreso che dietro queste parole si nasconde un uomo che ama molto le proprie radici, spiritoso e camaleontico. Marco è una di quelle persone perfettamente capaci di cogliere lo zeitgeist, cioè lo spirito dei suoi tempi, perché è in grado di coniugare la conoscenza del passato, della tradizione, riferimenti culturalmente importanti con una innata curiosità e una predisposizione per il nuovo. Lui si definisce chef surrealista, ma a guardarlo bene sembra quasi uscire da una vecchia sfilata di Alexander McQueen o di John Galliano per Dior, potrebbe quasi far pensare che abbia studiato con loro alla Central Saint Martins, invece è uno showman prestato alla cucina. Nonostante l’apparenza estroversa, lui si definisce schivo ed introverso, a confermare come sia spesso vera la frase di una nota canzone di Smokey Robinson & The Miracles, che recita «The tears of the clown, when there’s no one around». Mantovano, tornato a vivere nella sua città da sette anni dopo aver girato un po’ il mondo, trentanove anni alla fine di dicembre e molto da raccontarci. Ecco la mia chiacchierata con Marco Corradi.

Marco Corradi
Marco Corradi (ph. courtesy Maserati)

“Mi piace pensare di avere un occhio che guarda con ammirazione al passato ed uno ben saldo al futuro”

Quando è nata in te la passione per la cucina e quale percorso ti ha portato a decidere di farne la tua professione?

Sicuramente da bambino sognavo di essere bravo come mia mamma e mia nonna. In realtà, però, ho sempre avuto un rapporto conflittuale con la passione, a volte mi ha guidato, altre volte mi è stata tolta e tutto è diventato un semplice lavoro, frustrante. Forse nella prossima vita distinguerò passione e lavoro.

Seguendoti sui social una cosa che mi colpisce è il tuo riuscire a fondere la tradizione con l’innovazione. Cosa ti porti dietro delle tue radici e cosa significa per te innovazione nel food?

Per me l’idea della cucina tradizionale è tutto. Sono legato a quei riti, i sapori pieni e le consistenze, stesso discorso per la tavola imbandita, con la sua parte più glamour e quella a volte più camp. Al contempo mi sento molto figlio dei nostri giorni, mi piace pensare di avere un occhio che guarda con ammirazione al passato ed uno ben saldo al futuro.

Mi piace molto l’idea quasi di show che si evince dalle fotografie di te al lavoro. Da cosa nasce questa tua voglia di giocare con il look, parallelamente al giocare col cibo?

Amo la moda più di tutto come forma di espressione, non certo come diktat di stile, e mi diverto a giocarci. Nel quotidiano sono molto timido e riservato, quindi questo mio lato da showman, che esce durante le cene, in realtà non lo conosco bene neanch’io!

Marco Corradi chef
Marco Corradi (ph. by Federica Bottoli)

“Amo i posti con una forte anima, che ti trascinano nella loro visione”

Potresti indicarci qualche tappa culinaria imperdibile in Italia?

I tortellini in brodo del Lu Focaró, a Torre di Palme (Fermo) ,serviti rigorosamente nelle zuppiere antiche. Quel posto è magico! Poi Dal Tenerissimo a Catania, in via Plebiscito, dove si mangia carne alla griglia e folclore. Infine Cavalier Saltini a Pomponesco , in provincia di Mantova, l’atmosfera è tipica degli anni 80 e il cibo gustoso e casereccio. Amo i posti con una forte anima, che ti trascinano nella loro visione.

Spostandoci invece all’estero, quali cucine ti piacciono, quali ti incuriosiscono, in quali ti sei cimentato? Dove sei rimasto stupito? E quali mete internazionali ci consigli per un food-travel?

Impazzisco per la cucina francese, escargot à la bourguignonne, foie-gras e l’île flottante, dessert tipico del Paese, sono tra i miei piatti preferiti. I francesi sono i migliori nei prodotti panificati, oltre ad essere eccellenti pasticceri. Mi ispiro molto alla cucina d’Oltralpe, o forse più all’idea che ho di essa. Dei miei anni trascorsi all’estero, di sicuro il segno gastronomico più grande me lo ha lasciato il Marocco. La pastilla tipica di Fes, una sorta di torta salata ripiena di stufato di piccione, ti fa letteralmente volare. Ecco, sicuramente consiglierei il Marocco come viaggio gastronomico, dal tajine di pescato al forno di Essaouira alla rfissa di Chefchaouen, la nota “città blu”.

C’è un consiglio che ci puoi dare per chi non è bravo come te a cucinare?

Chiamate me! Scherzi – ma poi neanche più di tanto – a parte, vi consiglierei di appassionarvi alla cottura a bassa temperatura, vi cambierà la  vita.

Ginori 1735
I tortellini dello chef mantovano (ph. courtesy Ginori 1735)

“Dei miei anni trascorsi all’estero, il segno gastronomico più grande me l’ha lasciato il Marocco”

E cosa invece hai imparato tu, negli anni in cucina, quale insegnamento porti con te?

Che appena ti giri c’è qualcuno più bravo di te, solo abbracciare la propria unicità potrà dare una marcia in più.

Secondo te, cosa è sinonimo di stile in cucina?

Saper tirare la sfoglia al mattarello, è davvero un’arte.

Sogni e progetti per il futuro?

Sogno di cucinare per una cena a quattro, al tavolo: Cicciolina, Cher, Roberta Petrelluzzi e Kim Kardashian. Per quanto riguarda i progetti futuri, spero di riuscire a lavorare un po’ di più anche all’estero e di creare una mia linea per la tavola.

Marco, ti faccio un’ultima domanda, so che di solito sarebbe meglio non farla a uno chef, ma ci provo lo stesso. Ci puoi svelare quali sono i tuoi piatti forti? Cosa ritieni ti riesca meglio?

Stefano, ti rispondo solo perché sei tu e ti confesso che i miei piatti migliori sono i tortelli di zucca e il montblanc.

Quando vuoi cucinarli per me, ci sono.

Affare fatto!

Marco Corradi cucina
Dolci preparati da Marco Corradi

Nell’immagine in apertura, un ritratto di Marco Corradi (ph. by Federica Bottoli)

Suggestioni etno-chic per un nuovo codice metropolitano

Photographers: Giovanni Gori and Andrea Aldrovandi for Total Black (www.total.black) INSTAGRAM @giovannigori & @andre.aldrovandi

Stylist: Stefano Guerrini INSTAGRAM @stefano_guerrini

Stylist Assistant: Paolo Sbaraglia INSTAGRAM @paolosbaraglia

Stylist Assistant: Laura Bellini INSTAGRAM @lallaurabellini

Stylist Assistant: Chiara Buccelli INSTAGRAM @chiarabuccelli

Make Up Artist: Kim Gutierrez INSTAGRAM @elijagutierrez represented by Studio Repossi INSTAGRAM @studiorepossi

Hair Stylist: Matteo Bartolini INSTAGRAM @bartolinimatteo; Eleven Australia @elevenaustralia @elevenaustralia_italia

Make Up Artist assistant: Cecilia Olmedi INSTAGRAM @ceciliaolmedi

Model: Lucas Barski INSTAGRAM @lucasbarski

Models Agency: I love models Management INSTAGRAM @ilovemodelsmngt

Model: Bartek Raniewicz INSTAGRAM @769bartek

Models Agency: Independent Management INSTAGRAM @independent_mgmt

Model: Ryu Usuda INSTAGRAM @ryu_model

Models Agency: Brave Model Management INSTAGRAM @bravemodels

Model: Tommy Kristiansen INSTAGRAM @xristiansen

Models Agency: Independent Management INSTAGRAM @independent_mgmt

Photo Editor: Matteo dalle Carbonare INSTAGRAM @matteodalle

Production Manager: Larissa Barton INSTAGRAM @larissbarton

Make-up credits: Mac Cosmetics @maccosmetics @maccosmeticsitalia;


Editorial: atmosfere denim

Photographer: Filippo Thiella (@filippothiella)

Ass. Ph: Matteo Triola

Stylist: Stefano Guerrini (@stefano_guerrini)

Grooming: Giulia Severgnini (@giulisevergnini)

Styling and set assistants: Paolo Sbaraglia (@paolosbaraglia) Ilaria Taccini (@ilariataccini) Sara Latella (@sarallatella), Laura Grandi (@laugrandi)

Models: Wieger Raven (@wiegrraven) @elitemodels

Felix Lindskog @nextmodels @felixlindskog_









Andrea Offredi: il messaggero di Maria torna a fare il modello per Man In Town

Fotografo: @alissonmarks_photographer

Styling: Stefano Guerrini @stefano_guerrini

Assistenti: Giulia Basile e Laura Grandi @giuliabras e @lauragrandi

Grooming: Francesca Lana @lanaf_makeup

Model: Andrea Offredi @Urbn Models @andrea.offredi

Ci sono trasmissioni televisive che regalano facilmente notorietà, e non vi devo dire io che fra queste ci sono sicuramente gli show che hanno per protagonista Maria De Filippi, capace come pochi a puntare i riflettori su figure spiritose, interessanti, complesse. Andrea Offredi, da ospite di uno dei salotti di Maria a presenza costante dello show del sabato sera per eccellenza, dove come messaggero degli inviti e delle buste della presentatrice ha saputo ritagliarsi un suo spazio, una sua costante televisiva. E per uno che ha iniziato per caso anni fa a fare il modello è un bel percorso, ricco di soddisfazioni, ma che Offredi spera porti a nuovi impegni e traguardi. Intanto con noi sul set ha deciso di giocare con la sua immagine, divertirsi un po’ e cambiare stile. I risultati sono davanti ai vostri occhi ed è indubbio che dietro la faccia da simpatico latin lover, Andrea nasconda molte sfaccettature, capaci di regalarci sorprese e in futuro, chissà, magari non solo sul piccolo schermo.

Come ti sei avvicinato al mondo dei media e della televisione e quale il momento più gratificante fino ad ora?
Al mondo della Tv più che avvicinarmici, sono stato avvicinato un po’ casualmente. Un autore mi notò anni fa, già lavoravo nel mondo della moda come modello a Milano, e mi fece un provino, andò bene e così ebbi l’opportunità di conoscere Maria De Filippi. Di momenti e ricordi gratificanti ne ho diversi. Il passaggio al sentirsi dire: ”Sei bravo” e non solo “Come sei bello”, per me è stato uno di quei momenti davvero gratificanti.



Te lo avranno chiesto in molti ma lavori da anni con una delle figure più famose della TV italiana, come ti trovi con Maria De Filippi?
So di essere molto fortunato e sono molto orgoglioso di lavorare per la signora Maria De Filippi. Mi piacerebbe lavorare ancor più a stretto contatto, per poter imparare di più da lei.



Cosa è l’eleganza per te? Chi è elegante?  
Eleganza per me significa sapersi comportare in ogni situazione con educazione e naturalezza. Elegante è chi ostenta meno di quanto ha e chi parla meno di quanto sa.

Cosa non può mancare dal tuo guardaroba e cosa ti piace indossare?
Ultimamente mi piace molto indossare pantaloni con le pence e magliette a girocollo e giocare a sdrammatizzare i miei outfit con sneakers colorate. Diciamo uno stile urbano non troppo sportivo, ma neanche troppo ‘dress up’. 




Città preferita e perché?
Città preferita è quella che ancora non ho visitato! Durante l’anno mi piace vivere in grandi città. La dinamicità delle metropoli mi fa sentire al centro del modo. 




La tua beauty routine, che prodotti usi?
Sono attento alla mia beauty routine. Cerco sempre di scegliere prodotti naturali. Di base per il viso uso detergente neutro e crema idratante. 


Total look Andrea Pompilio

Un libro, un disco, un artista da consigliarci?
Vi consiglio “Open. La mia storia” di Andre Agassi. Davvero una bella biografia. Mi piacciono storie come queste da cui si può imparare molto da un punto di vista umano, ma che sono anche, parlando di un grande campione, molto avvincenti. Vi consiglio due album diversi fra loro, ma di due nomi davvero top, “Playing the Angel” dei Depeche Mode e “Testing” di A$AP Rocky.



Sogni e progetti per il futuro?
Sogno di diventare milionario, anche se dicono che i soldi non fanno la felicità.

Stefano Sala, da modello a papà rock

Photographer: Umberto Gorra (@umbertogorra)

Creative Director: Gianmarco Chianese (@gianmarco_chianese)

Stylist: Stefano Guerrini (@stefano_guerrini)

Make-up & Hair: Francesca Lana (@fraa_elle)

Assistenti Stylist: Erna Džaferović (@ernadzaferovic), Aurelio Comparelli (@aureliocomparelli), Laura Grandi (@laugrandi)

Model: Stefano Sala (@stevenlivingroom) – URBN Models (@urbnmilan)

Ho il piacere di conoscere Stefano Sala da molti anni, da quando era agli inizi come modello e sognava di portare al successo la sua rock band! L’ho sempre trovato genuino, alla mano, simpatico e ritrovarlo dopo qualche anno ha riconfermato la mia idea e penso che il suo ruolo mediatico, l’aver partecipato a trasmissioni tv molto seguite, esser stato protagonista di gossip di cui si è parlato nei giornali di settore, non lo abbia cambiato molto. Quando è arrivato sul set per scattare queste foto è stato gentile con tutti, scambiando chiacchiere con ognuno dei presenti, non ha lesinato battute e risate. Ho la certezza che questo suo essere così spontaneo gli venga da solidi affetti familiari e dall’aver costruito così giovane un’altra familia, Stefano parla sempre dei suoi figli, ci mostra le foto, ci racconta piccoli aneddoti, e la luce nei suoi occhi è quella di uno che non vede l’ora di tornare a casa e abbracciarli. Mi ha fatto piacere incontrarlo di nuovo, e trovo anche che le foto realizzate mettano in evidenza la sua perfetta padronanza della macchina fotografica, del mezzo che gli ha dato il successo.



Come sei diventato modello e quale è stata l’esperienza più bella che hai fatto in questo settore?

Son Diventato modello circa undici anni fa, quasi per caso, perché un agente di moda era in vacanza sul lago di Como e mi vide lavorare nella pizzeria di mio padre. Mi chiese se fossi interessato e da lì iniziai. Le belle esperienze son state tantissime, certamente lavorare con alcuni dei nomi più importanti della moda italiana è stato molto gratificante.



Come figura pubblica, lavorando anche in TV, quali pensi sia il più grande insegnamento che hai ricevuto?

Lavorando in Tv, il piú grande insegnamento che ho ricevuto è quello di essere se stessi il più possibile. La maggior parte dei personaggi televisivi tendono ad emulare altri, o comunque a porsi come forse non si è. Ma l’essere se stesso è l’arma vincente, o almeno considero lo sia per me.



Ed invece come padre quale lezioni hai imparato e come sei cambiato?

L’essere padre mi h dato una forza interiore incredibile, ora realizzare i miei sogni è molto piú difficile, ho più responsabilità, meno tempo, non penso più da singolo individuo, ma da padre, ma continuo ad inseguirli con molta piú grinta, e questa grinta deriva dalla forza che i miei bimbi mi trasmettono. Ed è davvero tanta!



Il tuo ideale di eleganza e cosa non può mancare dal tuo guardaroba?

Io sono malato di Cappelli, qualsiasi forma e modelli. Ne possiedo tantissimi e adoro indossarli. Per me il cappello rappresenta l’emblema dell’eleganza di un uomo da sempre.Quindi come accessorio non manca mai dal mio guardaroba e possibilmente dal mio outfit del giorno.



Cosa non manca invece nella tua borsa quando viaggi?

Quando viaggio non manca mai una camicia bianca, che sia seta,lino o cotone! Ovunque vada, una camicia bianca  puo’ sempre servire. E ti assicuro che è stato spessissimo così in passato. È un passe partout per ogni tipo di serata o di incontro.



Destinazione preferita e perché?

Destinazione preferita Los Angeles, è l’unica Cittá in cui mi sento davvero me stesso.



Chi sei in privato? Amori e hobbies? Ti dedichi ancora alla musica?
In privato sono un amorevole padre, un buon marito nei giorni dispari (e lo dice mettendosi a ridere, ndr) e un biker appassionato di Harley Davidson. Penso ormai sia chiaro che la mia anima più vagabonda è stata mitigata dal mio ruolo di padre, ma certe passioni rimangono ovviamente!


Stefano Sala indossa un look firmato Paoloni e Hevò dai colori autunnali: giacca a quadri, lupetto senape pantaloni marroni
Giacca Paoloni, maglione e pantaloni Hevò


Sogni e progetti per il futuro?

Sto lavorando a un album musicale da solista, molto particolare perchè è completamente folk in italiano. È un progetto a cui tengo molto e spero la gente gradisca. Stefano, poi voglio sapere la tua, quando lo ascolterai!

Faces: Lorenzo Licitra

Photographer: Giorgia Villa (@giorgia_villa)

Stylist: Stefano Guerrini (@stefano_guerrini)

Make-up & Hair: Asja Redolfi Tezzat (@asjaredolfi_makeup); Francesca Lana (@fraa_elle)

Assistenti Stylist: Erna Džaferović (@ernadzaferovic); Aurelio Comparelli (@aureliocomparelli); Laura Grandi (@laugrandi)

Model: Lorenzo Licitra @Urbn Models  (@lorenzolicitraofficial)

Ha vinto XFactor, in un anno in cui a farsi notare sono stati i vincitori del Festival di SanRemo di quest’anno, ovvero i Maneskin. Lui, che nel nostro incontro, con una gentilezza e un savoir faire quasi british, ha belle parole per tutti, vinse per la bellissima voce e per una presenza scenica che meriterebbe palchi importanti. Quando arriva in studio Lorenzo Licitra sembra timido, ma subito nasce un’ intesa quando entrambi chiediamo di mettere in sottofondo qualche canzone di Madonna, e l’essere entrambi fan della Ciccone ci da modo di scambiarci subito ricordi e opinioni. Quando Lorenzo è a suo agio, e si vede in queste foto, riesce a dare moltissimo di se stesso, umanamente e da un punto di vista interpretativo, al punto che è davvero un piacere trascorrere del tempo con lui. Ecco il servizio scattato da Giorgia Villa, con il mio styling, e la nostra chiacchierata, certi che il Licitra cantante, modello per Man In Town, ma anche il Licitra persona, che traspare dalle sue parole, vi conquisterà, come ha conquistato noi.

Come ti sei avvicinato alla musica e come hai capito che questo mondo sarebbe stato il tuo?

Sono sempre cresciuto a pane e musica grazie ai tanti viaggi in macchina con papà e mamma. Fin da piccolissimo mi sono affezionato a questo grande mondo comunicativo, dai dischi di un tempo, alla magia che suscita un palco, dagli strumenti musicali, alle mille collezioni di microfoni che ho tenuto in casa come trofei. Negli anni lo studio di altre discipline artistiche e la passione per il canto hanno affinato la volontà di fare questo nella vita perché forse non sarei capace di fare altro, molto sinceramente!


Cappotto Andrea Pompilio, cappello model’s own, scarpe Converse All Star

Cosa ti ha insegnato la musica in questi anni e c’è qualcosa che invece hai perso a causa sua?

Prendo tanti spunti ogni giorno dal mondo che mi circonda; l’originalità è il segreto che deve sorprendere. Madonna credo sia una delle massime espressioni d’arte a volte anche troppo estreme. Riesce ad abbracciare generi, mondi, culture ed ideologie sempre diverse convogliandole sempre in un mood nuovo ed originale, magari tutto è servito sempre con provocazioni, anche con libertà, ma in un modo molto gratuito utilizza la musica per denunciare tutto ciò che oggi non le piace. Si, mi ispiro molto a modelli come lei, che amano comunicare grandi messaggi sociali, sto parlando di artisti come i Queen, Rolling Stones, Beatles, ecc ma che alla fine cambiano la storia, hanno influenzato anni, mode, semplicemente le nostre vite con l’emotività che la musica può creare. Questo è il grande potere che in fondo nasconde. 



Cosa ti ha insegnato la musica in questi anni e c’è qualcosa che invece hai perso a causa sua?

Ho imparato cosa significa la parola ‘costanza.’ Senza di essa non si può vivere di musica. È lei la responsabile di gioie e sofferenze nel bene e nel male, ma di sicuro mi insegna ogni giorno come trasformare un momento di vita difficile in corde emotive di scrittura che fanno sicuramente bene a chi le scrive e a chi le ascolta. 

La cosa (parlando di lavoro) di cui sei più fiero?

Sicuramente aver vinto un programma musicale e televisivo è una delle gioie più belle vissute finora, ma in realtà sono molto più fiero di ciò che X-Factor mi ha regalato concretamente, ovvero la possibilità di confrontarmi ancora oggi con musicisti e professionisti del settore. Lavorare con loro e imparare da loro soprattutto è un grande regalo, difficilmente sarei riuscito a raggiungere da solo questi obiettivi. 



Che cos’è l’eleganza per te?

Eleganza uguale bellezza, innata ahimè, se di eleganza vera si vuol parlare. Ti rapisce, ti lega, ti strega e forse non ne puoi fare più a meno. Sono una persona che rimane molto affascinata dall’eleganza e ne ho molto rispetto. È un tema molto vasto, ma credo che il nostro mondo di oggi abbia bisogno di tanta eleganza vera.



Cosa non può mancare nel tuo guardaroba?In generale, qual è il tuo stile?

Adoro i capi eleganti d’abbigliamento come smoking, tight, frac, ecc… Chiaramente non li uso quotidianamente, ma sono la mia personale firma nelle occasioni più importanti. Di sicuro non può mai mancare la praticità degli abiti e la ricerco molto. Da bravo cantante preservo la voce, quindi le sciarpe sono l’elemento essenziale che in ogni mia valigia armadio non può mai mancare.



Altri amori oltre alla musica? Cosa ti piace vedere in tv o al cinema, hai un artista del cuore, cosa leggi?

Amo viaggiare, e mi manca tanto farlo. In questo periodo di lockdown ho scoperto la passione per la storia del passato, infatti ultimamente mi sto affezionato a racconti e studi di grandi professori universitari o studiosi di ere storiche passate che con fervore riescono a trasmetterti pensieri, modi di pensare, addirittura preoccupazioni e pensieri di culture lontanissime dai giorni nostri. 


Total look Automobili Lamborghini, scarpe Converse All Star

E invece cosa non può mancare sulla tua tavola?

Da bravo siciliano posso dire tranquillamente di essere un’ottima forchetta. Quindi fatico tanto a vivere lontano dalla tavola di casa. Non preferisco cibi ad altri, ma se manca la pasta sono un po’ triste!

Quando si potrà ritornare a viaggiare con sicurezza, quale città in Italia e nel mondo ti sono care e perché? Ci dai qualche suggerimento su cosa vedere in questi luoghi?

Tornerei immediatamente a Firenze. Ho bisogno di conoscere meglio la sua storia e chi ha avuto il grande privilegio di abitarla in epoche importanti.Poi tornerei subito nella mia amata New York. Vado spesso lì per lavoro o a trovare tanti amici. Ma credo che più che suggerire un luogo o una città, la cosa più bella che possiamo tornare a fare è proprio scoprire la bellezza del viaggio nuovamente e cosa riesce a darti ogni volta un’esperienza diversa, ci siamo un po’ arrugginiti in questo ultimo periodo. 


Giacca denim Alienation

Sogni e progetti per il futuro?

Il grande sogno di poter vivere sempre di musica oggi è l’urgenza più grande! Nei piani c’è l’uscita di un disco, continuo a scrivere molto affinché questo silenzio di questi anni venga ripagato al più presto.

Dalla danza alla recitazione (e ritorno): Gabriele Rossi è pronto per nuove sfide!

Photographer: Giorgia Villa (@giorgia_villa)

Stylist: Stefano Guerrini (@stefano_guerrini)

Assistenti Stylist: Erna Džaferović (@ernadzaferovic); Aurelio Comparelli (@aureliocomparelli); Laura Grandi (@laugrandi)

Make-up & Hair: Asja Redolfi Tezzat (@asjaredolfi_makeup); Francesca Lana (@fraa_elle)

Model: Gabriele Rossi (@gabrielerossioff) @Urbn Models

Molto conosciuto dagli amanti della televisione e dei reality Gabriele Rossi è, in realtà, partito dalla danza e quando lo abbiamo incontrato ci ha raccontato che a questo amore è tornato grazie ad una fiction che racconterà la storia di un grande nome del balletto, in Italia e nel mondo, ovvero Carla Fracci. Rossi sarà uno dei protagonisti di questo appuntamento televisivo che si preannuncia importante, affiancando la protagonista Alessandra Mastronardi, nel frattempo si è calato per noi nei panni di modello, divertendosi davanti alla macchina fotografica ad improvvisare un passo di danza e a trasformarsi in un bel tenebroso in completo elegante! Simpatico e aperto, Gabriele non solo nel ruolo di modello, ma anche nel raccontarsi nella nostra intervista. Ecco la chiacchierata con l’attore romano e gli scatti realizzati da Giorgia Villa.


Impermeabile Hevò, completo e camicia Imperial
 

Come ti sei avvicinato alla recitazione e come hai capito che questo mondo sarebbe stato il tuo?

Nel 2008 mi chiesero di fare un provino, avvantaggiato dal fatto che fossi un danzatore; cercavano un attore che sapesse anche ballare. Fui scelto per interpretare il figlio di Margherita Buy in una serie di Paolo Genovese e Luca Miniero.Dopo quella prima esperienza capii subito che si era appena aperta la strada per una nuova professione che prima d’allora non avevo mai preso in considerazione.



Quali i tuoi riferimenti in questo lavoro? A chi guardi, chi ti ispira, chi ammiri?

Ho imparato negli anni che i riferimenti realmente utili a crescere sono vicino a noi.Quando lavoro, mi piace osservare chi mi circonda e capire come posso migliorarmi. Il proverbio: “C’è sempre da imparare”, sul set scopri quanto sia realistico.Ammiro e stimo tanti colleghi come Elio Germano, Francesco Pannofino, Alessandro Borghi, Luca Argentero…stimo il talento, soprattutto quello naturale.


Total look Nº21

Cosa ti ha insegnato la recitazione in questi anni e c’è qualcosa che invece hai perso a causa sua?

La recitazione mi ha insegnato ad apprezzare i momenti di lavoro intenso, ma ancora di più i momenti tra un set e l’altro, perché quelle transizioni sono fondamentali per migliorarsi, studiando molto; magari approfondendo uno strumento musicale, o andando a cavallo. Un attore deve ampliare le proprie skills sempre, perché possono fare la differenza sempre.



La cosa (parlando di lavoro) di cui sei più fiero?

il set al fianco di Margherita Buy senza dubbio , ma anche le serie tv con Ben Gazzarra, Paul Sorvino, Giuliana De Sio, Terence Hill. Ogni lavoro mi ha reso fiero per un motivo o per un altro. Nessun pentimento comunque, è la cosa più importante.Fare errori può essere semplice e guardarmi alle spalle mi fa ancora molto piacere, spero che sarà sempre così.

Che cos’è l’eleganza per te?

 Imprescindibilmente educazione ed intelligenza, sono la somma obbligatoria perché l’eleganza abbia luogo.



Cosa non può mancare nel tuo guardaroba? In generale, qual è il tuo stile?

Vivo di vita pratica, e sono un po’ una frana nel curarmi del mio guardaroba, per fortuna esistono gli stylist.



Altri amori oltre alla recitazione?

La danza contemporanea è stata la mia passione primaria, alla quale si è affiancata la recitazione.
Cerco di non smettere di studiare; mi sto specializzando come giornalista, mi sono appena iscritto nuovamente all’Universitá.


Total look Corneliani, occhiali Snob Milano

Cosa ascolti, cosa ti piace vedere in tv o al cinema, hai un artista del cuore, cosa leggi?


Per la TV e il cinema sono onnivoro, guardo tutto, soprattutto ora che le piattaforme permettono di spaziare facilmente da un genere all’altro. Ora sto leggendo “il Colibrì” di Veronesi.

E invece cosa non può mancare sulla tua tavola?

Amo la cucina italiana, quindi ritengo prioritario non trascurare quasi mai il fattore ‘pasta’.Il sushi però spesso mi chiama, e devo rispondere.

Quando si potrà ritornare a viaggiare con sicurezza, quale città in Italia e nel mondo ti sono care e perché? Ci dai qualche suggerimento su cosa vedere in questi luoghi?

Per quanto riguarda l’Italia, appena  possibile voglio visitare Castello di Sammezzano a Leccio, è un edificio fuori dal tempo, ve lo consiglio.Come città invece non vedo l’ora di potermi trasferire a Londra per qualche mese.Credo sia una città di svolte.



Sogni e progetti per il futuro?

Ho appena girato una serie con Alessandra Mastronardi su Carla Fracci; come nel mio esordio ho potuto mettere a frutto il background da danzatore e da attore.Poi sto lavorando ad un tour teatrale che partirà (covid permettendo) da luglio 2021. Spero di rivedervi a teatro!

Dal ring alla macchina fotografica: Michael Samperi

Photographer: Gabriele Gregis @g.gregis 

Stylist: Stefano Guerrini @stefano_guerrini

Stylist assistants: Erna Dzaferović @ernadzaferovic, Lorraine Betta @lorrainebetta, Gabriela Fin Machado @gabifinm, Aurelio Comparelli @aureliocomparelli

Model: Michael Samperi @michael_samperi @UrbnModels

Make-up artist: Vivian Alarcon @vivian_alarcon_mua


Si avvicina a questo sport grazie al padre Mauro Samperi. Come lui stesso racconta “essendo lui il mio maestro mi ha tramandato questa passione, non sapevo ancora camminare e già stavo in palestra a gattonare in mezzo ai sacchi”.

Maglia Lardini, pantaloni Gabriele Pasini, foulard vintage Archivio Guerrini, stivali Roberto Cavalli

Qual è la più grande soddisfazione e quale il più grande insegnamento? 

Fino ad oggi la mia più grande soddisfazione è stata quella di partecipare ai campionati mondiali juniores di Bangkok, vincendo ben due tornei in due discipline: muay thai e K1. Mentre il mio più grande insegnamento che questa disciplina mi ha dato è che se si è determinati, costanti e disciplinati i risultati arrivano e, nonostante i tanti sacrifici, il mio motto è: “non mollare mai”. 



Consiglieresti questo sport e perché?

Assolutamente si, lo consiglio vivamente, e non perché lo pratico da tutta la vita, ma perché ti prepara fisicamente, mentalmente e soprattutto perché accresce particolarmente l’autostima e aiuta a capire l’importanza del rispetto delle regole.



Hai una dieta particolare? 

Si, ho una dieta specifica che seguo tutto l’anno che mi permette di mantenermi in forma e di rientrare nella mia categoria di peso per le gare.


Total look Bally, stivali Roberto Cavalli 

Quanto ti alleni? hai un allenamento particolare?

Mi alleno 6 volte a settimana e ho delle periodizzazioni da seguire ( forza, esplosività, velocità e tecnica).


Quali erano i tuoi miti da ragazzo e a chi guardi ora? A chi ti ispiri?

Il mio mito da piccolo è sempre stato mio padre, lo è tuttora e sicuramente lo sarà sempre. A lui devo tutto. Molto conosciuto nel nostro settore per aver sfornato dalla sua “Accademia Sicilia di Muay Thai “diversi campioni. Sportivamente parlando mi ispiro al combattente Giorgio Petrosyan che grazie al duro allenamento e alla grande umiltà è riuscito ad arrivare ai massimi livelli diventando il più forte al mondo. 



Come sei arrivato alla moda?

Per caso, ho conosciuto i fratelli Dsquared2 e poco dopo mi hanno chiesto se ero disponibile a fare un servizio fotografico con ICON magazine con Giampaolo Sgura e da qui è nato tutto perché successivamente mi hanno presentato all’agenzia Urbn models e piano piano ho iniziato a lavorare in questo settore.

E cosa pensi di questa nuova esperienza?

Devo dire che mi piace tanto, ho scoperto un nuovo mondo, non so se avrò un futuro in questo settore ma ho imparato che nella vita bisogna prendere ciò che arriva, sono esperienze positive che ti fanno crescere. 



Parlando di moda, cosa non può mancare nel tuo guardaroba?

Jeans, mi piacciono in tutti i modi: stetti, strappati, scoloriti, praticamente li indosso sempre e poi naturalmente un belPantaloncino di muay thai!!!

Sei siciliano, ci racconti la tua terra? Immaginando un futuro vicino in cui si possa viaggiare liberamente, cosa consigli di vedere/assaggiare/fare in Sicilia?


Io mi reputo molto fortunato a vivere in un posto meraviglioso come la Sicilia, c’è tanto da visitare ad esempio a Taormina e Giardini Naxos per il mare, le belle nuotate, l’escursioni in barca, si può andare al teatro greco, alle gole dell’Alcantara, per il paesaggio mozzafiato, Noto, Modica e Ragusa per le meraviglie barocche, Siracusa e l’Isola di Ortigia. L’Etna per il paesaggio lunare e se si è fortunati si può ammirare qualche eruzione, la riserva dello zingaro per la vegetazione tipicamente mediterranea, Favignana per le spiagge caraibiche. La valle dei templi di Agrigento , Catania per la sua movida e l’ ottimo cibo. Mi scuso se non ho nominato altri posti altrettanto belli e suggestivi, ma la lista è davvero infinita, vi consiglio di trascorrere le vacanze in Sicilia e toccare con mano, ma sicuramente sarai costretto a tornare perché è veramente difficile visitare tutte le meraviglie che abbiamo. Mentre per il cibo vi consiglio di assaggiare assolutamente l’arancino, i cannoli alla ricotta, la granita con la brioche e del fantastico pesce!!



Sogni e progetti per il futuro?

Il mio più grande sogno è di affermarmi nel mio sport ai massimi livelli e perché no continuare nel campo della moda penso che sia un connubio molto interessante.Anche se ho iniziato da poco ho avuto delle belle soddisfazioni e sinceramente mi è servito molto durante questo periodo visto che le competizioni sono ferme almeno mi sono dato da fare raggiungendo dei bei risultati.

Valerio Logrieco: sogno una carriera televisiva

È un modello ma ha il viso da attore Valerio Logrieco, classe 1988 con alle spalle diversi lavori importanti tra cui Dolce e Gabbana e Carlo Pignatelli. I più attenti lo ricorderanno sul piccolo schermo durante una puntata di ”Ciao Darwin” del 2016 all’interno del ”Team Italiani”, dove aveva sfilato in intimo ed era stato acclamato dal pubblico femminile, e nella fiction di canale 5 ”Furore 2”, trasmessa su Canale 5, in cui ha vestito i panni di un ragazzo napoletano che tentava di conquistare la protagonista. Oggi continua con determinazione lo studio per la carriera televisiva, alternando lavori nella moda, allenamenti in palestra e un lavoro in radio come speaker.

Photographer: Paolo Rutigliano @paolorutigliano
Stylist: Stefano Guerrini @stefano_guerrini
Stylist’s assistant: Salvatore Pezzella @sasy_pezz
Grooming: Mara Bottoni @marabottoni_makeup
Models: Valerio Logrieco @valerio_logrieco

Come hai iniziato?

Ho iniziato nell’ormai lontano 2011 partecipando e vincendo a mia sorpresa un concorso di bellezza su convincimento della allora mia ex ragazza invece molto avvezza a frequentarne. Da lì un talent scout presente tra il pubblico mi contatta su un social proponendomi la carriera di modello su Milano e di li a poco mi sono trasferito per la prima volta in una grande città inseguendo i miei sogni parallelamente agli studi universitari.

Pro e contro di questo mestiere?

È un lavoro che ti da molto ma allo stesso tempo ti toglie molto. Ti da la possibilità di viaggiare, conoscere persone nuove, rappresentare il proprio paese per brand a livello mondiale, ti aiuta a crescere e responsabilizzarti stando sempre in giro e spesso da solo, acquisire sicurezza in te stesso e grandi soddisfazioni considerando l’elevata concorrenza. Ma al contempo la vita privata viene sacrificata e non esiste un reale criterio di meritocrazia essendo la moda basata su parametri soggettivi, ci sono grossi sacrifici per tenersi sempre in forma pur non avendo uno stile di vita stabile e bisogna combattere quotidianamente sui molteplici pregiudizi che ci celano dietro la professione del modello.

Cosa hai imparato in questi anni?

Da piccolo ero molto insicuro e timido, indubbiamente questo lavoro ti mette di fronte a situazioni e contesti in cui devi avere un ruolo o impersonificare un mood a seconda della tipologia del lavoro pertanto mi ha sicuramente aiutato a sapermi rapportare con la gente, ampliare la mia mente proveniendo da un piccolo paese di provincia, responsabilizzarmi e saper badare a me stesso fin da giovanissimo.

L’esperienza più bella?

In quasi 10 anni di carriera faccio davvero fatica a ricordarne uno in particolare. Ho avuto la fortuna e forse anche il merito di aver lavorato con brand molto prestigiosi, da Armani a Laura Biagiotti, da Guess a Bikkembergs, ma sicuramente rappresentare un Dolce e Gabbana attraverso sfilate e poi campagna pubblicitaria in tutto il mondo nel 2018 è stata la mia più grande soddisfazione.

Cosa fai nel tempo libero?

Nel tempo libero mi piace molto viaggiare e dedicare tempo a me stesso allenandomi in palestra o cercare di migliorarmi apprendendo una nuova lingua o nuove skills, ma ho una passione del tutto insolita che mi porto dietro da più di 10 anni: coltivo piante carnivore e sul mio balcone ho una vera e propria piantagione con tante specie tropicali.

Cosa non può mancare nel mio guardaroba?

Sono abbastanza casual e a seconda dell’occasione mi piace contestualizzarmi ma sono un collezionatore di cappellini americani e nel mio armadio ne ho più di 50. È una delle prime cose che metto in valigia.

Città del cuore e perche?

Ho avuto la possibilità di viaggiare molto e visitare posti bellissimi ma resto del parere che l’italia è il paese più bello del mondo sotto ogni punto di vista. Sono Pugliese di Bitonto (bari), ma vivo a Milano da anni che rappresenta maggiormente la mia personalità e ritengo di aver raggiunto un perfetto equilibrio e compromesso poiché mi sento molto cosmopolita ma al tempo stesso ho la consapevolezza di avere una seconda residenza al mare nella mia amata Puglia quando voglio.

La vacanza che ricordi e perché?

Ho speso secondi in più per pensare a questa risposta e devo ammettere che faccio davvero fatica perché per ognuna ho dei ricordi indelebili, ma per forza di cose devo menzionare la mia vacanza in Croazia con i miei amici di sempre on the road totalmente all’avventura. È stata la mia prima vacanza all’estero a 19 anni e molto significativa per me perché oltre ai bellissimi ricordi che ho di essa, l’ho guadagnata con i miei risparmi e mi rende molto orgoglioso avendo impostato la mia vita così per tutto quello che ho conseguito negli anni a venire.

Progetti e sogni per il futuro?

Sono un sognatore nato e credo molto in me stesso, diversamente non avrei fatto questo lavoro decidendo di investire tutto su di me. Sono consapevole di essere un bel ragazzo oggettivamente e mi ha aiutato ad avere successo nel campo della moda e anche se non sono riuscito a dare seguito professionale agli studi essendomi laureato in Scienze Politiche. Mi piace poter mostrare altro rispetto al mio bel faccino e avere un ruolo in tv come conduttore televisivo sarebbe per me un sogno, il perfetto connubio per le mie capacità e attitudini e mi sto già attivando per questo lavorando in radio come speaker.

Vaderetro: il brand vincitore del Pitti Award

Il nome sembra uscire da un fumetto horror anni Settanta, immediato e decisamente pop: Vaderetro. Mi ha colpito subito una loro felpa con la scritta ‘Nostalgia’, trovandola spiritosamente perfetta per i nostri tempi di malinconia, ricordo e paura del presente.

Ma il marchio fondato da Antonio D’Andrea e Hanna Boyer ha molte frecce al suo arco e non si ferma ad una sentimentale citazione del passato; dietro alla ricerca del duo c’è un’attitudine al recupero di tessuti, che li pone in piena sintonia con le istanze socio/eco-friendly che si stanno facendo giustamente largo nella moda contemporanea. Il brand Made in Italy realizza gran parte della collezione grazie ad artigiani locali che utilizzano tessuti riciclati o inutilizzati. E così dietro all’immaginario pop, la scatola della confezione ricorda un vecchio gioco da tavolo e subito fa pensare a momenti invernali passati nella tavernetta della nonna, c’è una precisa valorizzazione delle risorse del territorio partenopeo e della sartoria napoletana. 

Finalisti al prestigioso concorso ‘Who Is On Next?’, Vaderetro si è meritato il Pitti Award e noi li abbiamo intervistati alla vigilia del concorso. Ve lo facciamo conoscere!

Come vi siete avvicinati alla moda?

Un amore per gli “indumenti” in realtà c’è sempre stato. Non è mai stata una passione per la “moda” intesa come un qualcosa di glamour, di irraggiungibile, di costoso, “di marca”.  Piuttosto un’attrazione verso quegli elementi che poi sono l’essenza di questo mondo: i capi. Che sia una semplice canotta bianca, una felpa o una giacca doppiopetto interamente ricamata a mano, a prescindere dai brand o dai trend che si sono susseguiti negli anni. 

E come avete iniziato?

Negli ultimi 11 anni abbiamo vissuto rispettivamente a Londra (Antonio) e Parigi (Hanna). Sin dall’inizio abbiamo sempre lavorato nel settore moda, coprendo diversi ruoli nei vari department (dal creativo, all’amministrativo, dal commerciale al logistico etc) per brand molto prestigiosi, di cui non possiamo fare nomi  (P*ada, L**is Vui**on, Viv**nne West***d, Y*es S**nt Lau**nt, Arm*ni, shhhhh!)

Queste esperienze per noi sono state più che fondamentali per avere una comprensione a 360 gradi del settore e del suo funzionamento e che, successivamente, ci hanno portato a sviluppare un progetto interamente nostro.

Come è nato il progetto e perché questo nome?

L’idea del progetto Vaderetro è nata a Londra, dove ci siamo conosciuti. In seguito si è sviluppato in totale “isolamento” in Marocco, dove ci siamo trasferiti per circa 1 anno, ed infine, concretizzato interamente in Italia, dove viviamo e lavoriamo, per il momento.

La necessità di voler creare il mondo Vaderetro, che non reputiamo solo un brand, ma una vera e propria Art De Vivre, è scaturita dall’analisi del settore moda dove ci siamo resi sempre più conto che spesso ci si sforza troppo nella ricerca di “creare” il nuovo trend, la nuova “cosa”, la cosa “più cool”, di affermarsi come i creatori di un qualcosa che in realtà già è stato fatto. 

Con la nascita di Vaderetro noi vogliamo semplicemente bypassare questa parte “effimera”, dove ognuno esalta sé stesso per qualcosa che in realtà, spesso, non ha creato. Noi semplicemente vogliamo riprendere e riportare in vita elementi del passato (da qui nasce uno dei nostri motti “You have seen it before.”) e riproporle ai giorni nostri, senza nascondere, anzi accentuando il più possibile la fonte d’ispirazione. Da qui nasce anche il nome Vaderetro, dal latino, “tornare indietro”.



Sapete che sono innamorato di una vostra felpa che recita “Nostalgia”. Da più parti sembra forte l’esigenza di recupero, reale come ri-uso, ma anche come malinconia del passato. Da cosa nasce tutto questo, secondo voi?

Crediamo che la malinconia del passato provenga principalmente da un situazione attuale (economica, politica, sociale, ambientale) dove il panorama è tutt’altro che soddisfacente e rassicurante. L’unico modo per poter “scappare” da questa realtà è quello di rifugiarsi, anche solo per qualche istante, in un momento, in una sensazione provata durante l’infanzia, in un profumo o addirittura raggiungere il punto di essere nostalgici di epoche mai vissute, ma che ci sono state tramandate, raccontate come dei paradisi perduti che non torneranno più.   

Mi raccontate cosa proporrete in questi giorni a WION?

Nel secondo Capitolo delle nostre “Memorie” esploriamo e approfondiamo il tema dell’immigrazione – un tema molto attuale nel panorama mondiale che non risparmia l’Italia, ed esploriamo più precisamente la storia dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti. La capsule si focalizza sul fiorire della cultura italo-americana negli anni ’50 e ’60. Per farlo, ripensiamo alla persistenza dell’identità etnica tra gli italoamericani di seconda generazione, attraverso una fittizia trattoria familiare nel centro di Little Italy: Ria Rosa’s.

Con il passare del tempo sembra che si tenda a dimenticare questa parte di Storia, forse perché non vissuta in prima persona. Abbiamo ritenuto necessario affrontare certi eventi, ricordando attraverso questa collezione il tempo in cui eravamo noi italiani ad avventurarci su “barconi” in cerca di una vita migliore.



Da dove nascono le ispirazioni? Un luogo, un artista, una città capaci di ispirarvi? 

La particolarità è che il nostro concept non segue nessuna linea guida. Si resetta sistematicamente in ogni collezione e come conseguenza è molto imprevedibile. Prima di realizzare le nostre capsule, passiamo anche mesi ad analizzare, studiare l’epoca scelta e le sue sub-culture, movimenti artistici, eventi storici rilevanti etc. per far sì che la realizzazione finale possa far immergere, il più possibile, chi osserva nello zeitgeist dell’epoca scelta. 

Senza dimenticare l’arricchimento culturale personale che si acquisisce durante il processo di studio e creazione. Ad esempio la nostra capsula f/w 2020 è interamente dedicata agli anni ’80/’90, più precisamente all’infanzia e adolescenza di quegli anni. Come conseguenza, anche la scelta dei modelli, come potrai notare nella campagna ed e-commerce, sono ragazzi giovani, dall’aria semplice e spensierata, che stanno a ricordare il feeling che si aveva nel vivere la propria gioventù di quegli anni. 

Lo stesso lo si identifica nei capi dove tutta la capsule gira intorno ad un look maggiormente informale, con hoodies cropped che richiamano il merchandise delle famose rock band indossate dai teen dell’epoca, felponi in stile maglia da calcio anni ’80, uno degli sport più popolari dell’epoca tra i ragazzini, T-shirt che si rifanno ai famosi magneti con letterine sui frigoriferi o alla nascita di Windows 3.2, giacche doppiopetto che ricordano i neon quando si entrava in una sala giochi Arcade…in poche parole una “mise en abyme”!

Cosa non deve mancare nel guardaroba di un uomo?

Vaderetro è un brand interamente genderless, quindi la cosa che non devo mai mancare nel guardaroba, a prescindere dal genere, è l’immortale T-shirt bianca.



Un consiglio di stile per i nostri lettori?

Se ti “stai sforzando”, forse ti stai sforzando troppo. Lo stile parte dall’accettare la tua unicità, le tue particolarità, le tue differenze, accettandole e soprattutto amandoti. Una volta che questo lavoro è finito, e lungi dall’essere il più semplice, lo stile arriverà. Lo stile riguarda la nostra natura unica.

Vostro motto personale?
Come disse il pittore Carlo Levi: “Il futuro ha un cuore antico”. Come diremmo noi, in stile Vaderetro: “The past is the present’s future.”

Progetti e sogni per il futuro?

Il sogno sarebbe riuscire ad affermarci non solo come brand di “abbigliamento”, ma come un vero e proprio movimento culturale, avere la possibilità di lavorare con enti ed associazioni che lottano per cause a cui noi teniamo in modo particolare.  Disegniamo vestiti per trasmettere un messaggio, ma non basta: c’è bisogno di una partecipazione pro-attiva e di un impegno concreto.

Progetti ed idee future ne nascono ogni giorno; nel concreto, stiamo sviluppando una collab con una famosa cantina vinicola italiana e lanceremo per l’inverno prossimo la nostra prima collezione di “accessori”, non inteso nell’ambito della moda, ma bensì pezzi di arredamento… e non possiamo svelare dire altro. Stay tuned!

Editorial: Fallen angel

Feather coat Helen Yarmak, trousers Sabato Russo, necklace Futuro Remoto



Coat and trousers Sabato Russo, high neck military vest vintage A.N.G.E.L.O., neck brooche vintage A.N.G.E.L.O., ring Futuro Remoto, boots N°21


Total look Yezael by Angelo Cruciani


Suit MTL Matteo Lamandini, shirt and leather hasness vintage A.N.G.E.L.O., hat Stetson, boots Paciotti


Total look Christian Pellizzari, cape vintage Comme Des Garçons from A.N.G.E.L.O.


Total look N°21, earrings vintage A.N.G.E.L.O.


Total look N°21


Total look Giordano Mercante, hat Stetson, necklace and ring Futuro Remoto, pearl necklace vintage A.N.G.E.L.O., shoes Paciotti


Suit Yezael by Angelo Cruciani, pleated mantle vintage A.N.G.E.L.O., rosary and cross Archivio Guerrini, gloves DUECCIGUANTI, boots N°21


Total look Versace


Coat Sabato Russo, long sleeved T-shirt and trousers Skill_Officine, necklace Futuro Remoto, feather stole vintage A.N.G.E.L.O.

Photographer: Davide Carson, @davidecarson
Stylist: Stefano Guerrini, @stefano_guerrini
Stylist’s assistant: Salvatore Pezzella
Groming: Francesco Filomena, @fra.fillo
Model: Andrea Pa. from Esprit Model Management @espritmodelmanagement Video maker: Irene Cacciarini @irene.cacciarini

Quando il nuovo è figlio del tempo, i must have di Cristian Sutti

“L’Heritage come concetto riletto nella sua più totale essenza, ma solo per riviverlo di contemporaneità e non solo con malinconia”. È questa la filosofia alla base del progetto di Cristian Sutti, designer ed architetto con una forte passione al vintage, ai pezzi rari ed al collezionismo.



Come è arrivato a questo progetto? Quale il suo percorso e perché la voglia di esprimersi attraverso una linea di oggetti che partono dall’idea del ri-uso?

Sono arrivato alla creazione del marchio 2010L.E. disegnando una possibile fiche con cui avrei creato dei portachiavi preziosi. Contemporaneamente ho sviluppato un mio concetto di limited edition, che si discosta da quello che è invece il suo significato standard. L’idea del ri-uso nasce dalla mia passione per tutto ciò che è vintage originale, e da creativo quale sono, ho sempre amato girare i vari mercatini delle pulci sparsi in giro per il mondo, cercando oggetti che mi colpissero e che mi trasmettessero qualcosa.

Proprio il re-made, ancora di più se pensato in un’ottica emozionale, di pensare a oggetti speciali, sembra molto importante e interessante collegato al momento storico, che guarda proprio all’etica e all’eco. Come si pone nei confronti di queste istanze? Cosa ne pensa?

Penso che più passa il tempo, più aumenta il consumismo e proprio questo aspetto incide sulla durevolezza degli oggetti, dei vestiti, delle auto e così via. Molti non sanno e non si rendono conto che una borsa in tela magari degli anni 40, appartenuta ad uno o più soldati, ha mantenuto quasi intatta la sua struttura, aggiungendo a tutto ciò quel plus dato dai segni evidenti di quella che è stata la storia di questo accessorio. Una domanda che mi sono sempre posto è stata come mai questo accessorio fosse ancora utilizzabile dopo quasi 80 anni. Il segreto è l’uso di materiali sicuramente meno performanti di quelli di oggi ma molto più di qualità.



Ci parla in generale degli oggetti che propone? Quale è l’iter progettuale?

Gli oggetti proposti nel progetto 2010 I.e. sono di varia natura. Il comune denominatore è il loro essere vintage originali. Essendo un architetto con la propensione all’industrial design, devo dire che tutto ciò che è in grado di trasmettermi qualcosa poi diventa parte di 2010 I.e. Inoltre, è curioso come spesso, mentre giro per mercatini, rimanga colpito da un oggetto, il quale a primo impatto potrebbe risultare neutro alla vista. Alla fine però potrebbe risultare che mi trasmette una forte energia e questa si traduce in creatività.

Che cosa la ispira? Quali altri mondi la affascinano? Chi sono i suoi riferimenti creativi e i personaggi che segue?

Parlare di una situazione particolare che rafforza e guida la mia ispirazione è troppo riduttivo. Sicuramente ho imparato a utilizzare la noia, poiché dalla noia e in quello che io definisco “zero mentale” escono delle ottime idee ispiratrici. Un altro aspetto estremamente importante è la tranquillità, che viaggia a strettissimo contatto proprio con la noia. Purtroppo non ho delle “muse” ispiratrici o dei personaggi di riferimento perché credo che se ci si focalizza su un elemento di riferimento si rischia poi di creare delle brutte o belle copie … ma sempre di copie si tratta ovvero di un qualcosa che non è totalmente tuo. Il futuro invece va creato, non previsto.

Da cosa nasce la sua passione per il collezionismo?

La passione per il collezionismo nasce spontaneamente. Devo dire che forse alla base c’è stato un inizio causato dal mio mood da “accumulatore seriale” per la quantità di oggetti che colpivano la mia attenzione e che andavano a toccare le mie passioni. Poi pochi anni fa ad un certo punto mi sono fermato davanti a questo grande accumulo e ho eliminato tutto ciò che consideravo statico e inutilizzabile ed ho invece trasformato ciò che avevo selezionato con cura in “utilizzabile”.

Dove scova gli oggetti più belli?

Non ci sono dei posti classici dove trovo gli oggetti più giusti. Mi può capitare di notare qualcosa di interessante camminando in campagna magari in qualche fienile o in qualche bancarella di qualche mercatino trovato per caso.



Quale è il capo vintage al quale è più legato e perché?

L’oggetto al quale sono più legato è il mio anello heritage letters creato con un vecchio tasto in bachelite proveniente da una vecchia macchina da scrivere del 1924. È sempre con me da 10 anni.

Quale il suo ideale di eleganza?

Non ho un vero e proprio ideale. Per me l’eleganza è tutto ciò che fa star bene con se stessi nelle situazioni più svariate. Preferisco parlare invece di un ideale legato più alle proporzioni, che significa che si è eleganti quando si riesce a trovare il giusto equilibrio tra il proprio fisico e ciò che si indossa.

Che cosa è invece per lei il bello?

Penso che la bellezza sia soggettiva. Bella per me è la mia compagna, belle sono le mie figlie e bello è tutto ciò che è proporzionato, in equilibrio e dove tutto è in perfetta sintonia.

Cosa non può mancare nel suo guardaroba e cosa in generale non deve mancare in quello di un uomo?

Sicuramente non devono mancare i jeans, le camicie dalle fantasie vintage, i giubbotti dei quali sono un grande appassionato e le sneakers. Diciamo che nel guardaroba maschile non deve mai mancare ciò che lo fa sentire bene, in ordine ed in equilibrio, a prescindere dal capo, qualunque esso sia.



Il suo motto personale?

Tutto è perfetto e nulla capita per caso. La prima parte di questa frase però è la più importante.

Man in Town è molto legato ai viaggi, anche se questo non è il momento ideale, viaggiamo con la fantasia. Ci porta in un luogo che ama?

Ho amato il viaggio che mi ha portato a visitare e a conoscere il Vietnam del nord e del sud, realtà incredibilmente diverse tra loro ed intrise di storia e di sofferenza. È incredibile vedere come una popolazione di contadini sia riuscita con l’ingegno e per disperazione, a tener testa ad una nazione come gli Stati Uniti.

Parlando invece di beauty al maschile, cosa non manca nel suo beauty case quotidiano e in quello da viaggio?

Non mancano mai lo spazzolino, il dentifricio, il filo interdentale e la Nivea, crema multitasking. In quello da viaggio? Troppo lungo l’elenco.

La sua Puglia e la sua Milano? Quali luoghi ci consiglia? Quali i suoi rifugi?

La mia Puglia oramai è diventata molto conosciuta e frequentata. Ci sono posti che non sono ancora stati raggiunti dal turismo consumistico e che hanno mantenuto così le loro tradizioni. Ovviamente se ve li svelassi non rientrerebbero più tra quelli più nascosti e poco frequentati. Milano poi in realtà è la mia città, quella dove sono cresciuto, mi sono laureato, quella che mi ha formato e che continua a formarmi come creativo. Milano è la città stimolante che però è capace anche di concederti la noia. Il mio rifugio principale è la mia casa, la mia sala giochi, la mia officina.



Sogni e progetti per il futuro?

Il progetto 2010 l.e. e tutto il dream team che lo segue è già un sogno. Il progetto è quello di continuare a sognare e far sognare divertendoci, anche di proseguire la mia ricerca in giro per il mondo di “pezzi” unici, oggetti che diventano parte di te e tu della loro storia.

Passione accessori, anticipazioni dal prossimo autunno

Mentre attendiamo la meritata e tanto sospirata estate, ecco il nostro consueto sguardo alle anticipazioni e tendenze per la prossima stagione.

Canali

L’ abito è in lana ed è composto da giacca monopetto 2 bottoni con rever e pantaloni con tasche all’americana e cintura alta senza passanti. La camicia è slim fit in puro cotone bianca. Completano il look una cravatta in seta-cashmere a quadretti e la pochette in puro cotone bianca. Le sneaker sono color avorio, con allacciatura in pelle e suola in gomma leggera.


Prada

Shopping bags in pelle Saffiano color fuoco e cannella, con tracolla removibile.

Gallo

Le calze Gallo Velvet sono la conferma del savoir faire del brand, intriso della preziosa capacità di innestare tecnologia su antichi telai.

Bally

Linee pulite, materiali naturali e toni neutri riflettono l’impegno di Bally a favore dell’ambiente e la passione per le innovazioni tecniche, in un continuo intreccio fra tradizione svizzera e visione moderna.

Drumhor

L’iconico “biscottino” di Drumhor diventa da sole! Un modello unisex per quattro differenti nuance coordinate alle grafiche interne delle stanghette (un point de neige rigorosamente biscottino/razor blade).

Premiata

Sneaker con tomaia colorata a incastri in pelle, suede e nylon e con suola in gomma. 

Tecnochic

Il nuovissimo smart watch TC-ZL01s di Tecnochic unisce scienza e tecnologia in un orologio dalle forme eleganti e dai materiali pregiati. Oltre al quadrante full touch screen di nuova generazione, misura frequenza cardiaca, pressione arteriosa e livello ossigeno nel sangue. Vi sono poi otto modalità sportive, che permettono di ottenere una completa analisi del workout comparando i diversi risultati.

Eastpak

La collezione RE-BUILT TO RESIST è una soluzione sostenibile ideale per ridurre gli sprechi preservando nel contempo il proprio stile. Infatti le borse che presentano difetti e non possono essere riparate, vengono trasformate in versioni uniche del classico zaino, caratterizzate da due colori o motivi.

New Era

Tra le novità New Era per la prossima stagione, il cappellino regolabile arancione fluo con visiera tono su tono e cappellino regolabile camo e logo arancione fluo.

Talenti da scoprire: Louis Rubi

Anche se ancora poco conosciuto, Louis Rubi è uno stilyst e designer con sede a Barcellona, che ha rapidamente guadagnato un seguito sostanziale grazie ai suoi outfit su Instagram, sempre accattivanti e altamente inventivi. Vi raccontiamo il suo percorso..

Come, quando e perché ti sei approcciato alla moda? Quando hai deciso che sarebbe diventata il tuo futuro ed il tuo lavoro?

Da bambino giocavo sempre con tutti i tipi di tessuto che trovavo in casa, una coperta poteva diventare un mantello. Ero solito travestirmi da Zorro, D’Artagnan, un(a) principe(ssa) arabo(a) o qualsiasi altro costume fosse in giro. Ho sempre saputo che avrei voluto lavorare nella moda, mi trasferii a Londra per questo motivo e lavorai come assistente alle vendite da Harvey Nichols. Da quel momento capii che la moda sarebbe stata il mio futuro.


Louis Rubi
Louis Rubi

Raccontami qualcosa del tuo brand. Come lo definiresti? Qual è il tuo consumatore tipo e a chi ti stai rivolgendo?

LR3 riguarda principalmente il voler far divertire le persone con i propri vestiti, non importa la tua origine, il colore della tua pelle, la forma del tuo corpo, il tuo genere o la tua età.

Il focus è sulle persone reali che indossano i nostri abiti, ognuna delle quali ha caratteristiche proprie. Sul nostro sito trovi moltissime persone completamente diverse le une dalle altre che indossano indumenti della stessa taglia.

Volevamo creare un brand slow fashion. Per noi è fondamentale non ripetere le cose che non stanno funzionando nella moda.

Abbiamo fatto una lista di queste ultime e le abbiamo trasformate nel nostro ethos: no ai trend/ispirazione e divertimento; nessun genere/tutti i generi; poche taglie/tutte le forme del corpo; no alle razze/siamo tutti umani; no limite d’età/tutte le età; no ai manichini/personalità reali; no al fast fashion/slow fashion; no stagionalità/collezioni permanenti; no agli stock/fatto per te; no vendite all’ingrosso/direttamente al consumatore.



Da dove arriva l’ispirazione? Quali altre passioni hai oltre alla moda? Quali sono le persone che ammiri, i tuoi “eroi”?

Probabilmente l’ispirazione maggiore mi arriva dai viaggi, esperienze che mi hanno fatto davvero aprire gli occhi. Sono davvero fortunato, perché ho la possibilità di viaggiare molto sia per lavoro che per divertimento. Là fuori ci sono così tante realtà, ciò che è “normale” in un posto non lo è in un altro. Anche internet ogni giorno è una fantastica fonte di ispirazione per nuove esperienze e viaggi. Ho un debole per le cose belle, che siano oggetti, luoghi, edifici … mi affascina la storia che sta dietro. Amo ascoltare come le persone hanno costruito i propri sogni, questi sono eroi: sono riuscite a realizzare ciò che una volta era un sogno seguendo ciò che il cuore diceva loro. 



Tu hai un grande seguito sui social, come hanno cambiato questi il tuo lavoro e la sua visione di esso?

Ancora non capisco come sia possibile, è stupendo. Le persone con me sono sempre state gentili, positive ed incoraggianti. È stato il primo posto in cui ho sentito di poter mettere realmente in gioco il mio punto di vista. I social media danno voce a coloro i quali inizialmente non avevano una piattaforma, ma già avevano un messaggio da raccontare, è strepitoso. 


Louis Rubi

Una definizione di bellezza?

La bellezza non è definita da canoni, si trova ovunque. Fermati ad osservare qualcosa per più di tre secondi e la troverai lì.


Louis Rubi

Secondo te, come può un uomo essere elegante?

In generale penso che gli uomini siano più limitati in fatto a cosa possono indossare, è un po’ noioso. L’eleganza riguarda il sentirsi sicuri di sé, l’accettarsi e il vestirsi con gioia. Mi piacciono gli uomini che si prendono cura della scelta dell’outfit ogni giorno. 


@lr3_community

Raccontami qualcosa sul tuo stile, il quale ha un ruolo importante sui tuoi social. Cosa non può mai mancare nel tuo guardaroba? Perché questo amore per l’oversize?

Le persone apprezzano il fatto che io giochi con volumi e proporzioni, mi piace sbizzarrirmi anche con i colori. Io amo indossare abiti larghi ed oversize da quando sono bambino, è una sensazione pazzesca.



Puoi darmi la tuo opinione in merito a questo periodo molto difficile? Come credi cambierà il sistema moda dopo il Covid-19?

Quando ripenso alle cose accadute in passato, i momenti peggiori della mia carriera si sono sempre trasformati nei più positivi. Ogni periodo difficile ed ogni crisi sono perfetti per riflettere e fare valutazioni sulle cose che non stanno funzionando come dovrebbero e su come cambiarle. Nella nostra industria la lista è lunga e dunque c’è molto lavoro da fare. Mi riferisco a molti fattori: cultura e cambiamenti nell’atteggiamento, internet, bisogni ambientali, cicli stagionali … ecc. Dobbiamo rivoluzionare l’industria ancora una volta.



Siccome Man in Town è molto affine al tema dei viaggi, puoi raccontarmi quale sarebbe la tua destinazione dei sogni (anche se ora possiamo viaggiare più che altro con la mente)?

Sarebbe o una città movimentata come Tokyo, oppure un posto lontano per trovare pace e quiete.

Sei mai stato in Italia? Hai un ricordo speciale o qualcosa che ti è piaciuto in modo particolare?

Sì, molte volte. Amo follemente l’Italia. Spagna e Italia condividono molte cose. Mi piace come le persone in Italia siano passionali ed il fatto che l’Italia è un Paese che si prende davvero cura ed è orgoglioso della sua eredità culturale. Gli italiani comprendono l’importanza della creatività e della bellezza, d’altronde ne sono circondati!



Raccontami della tua città e del tuo Paese, qualcosa da vedere e da fare

Io sono originario di un paese chiamato Badajoz, a sud ovest della Spagna. Me ne andai quando ero piccolo e da lì ho vissuto in luoghi diversi. Attualmente sono stabile a Barcellona, una città meravigliosa in cui è facile vivere e che è collegata bene a tutto il mondo.

La Spagna ha un sacco da offrire, se dovessi visitarla per la prima volta sicuramente farei un roadtrip, attraversandola tutta in macchina.

Il tuo motto personale, una citazione che ti caratterizza?

FALLO DIVERTENDOTI … altrimenti ogni cosa diventa un lavoro.



Quali sono i tuoi progetti e sogni per il futuro?

Il mio sogno sarebbe vedere LR3 crescere e mostrare che anche nell’industria della moda le cose possono essere fatte in maniera differente.

Ripartire con stile

Dopo un periodo di riposo forzato, ma previsto da un senso civico importante e necessario, stiamo riprendendo con non poche difficoltà la nostra quotidianità. Noi proviamo a darvi qualche suggerimento con un’aria forse un po’ leggera, ma che non dimentica certo che se il peggio è forse passato dobbiamo continuare a lottare insieme contro questo nemico invisibile. Questi sono alcuni suggerimenti per un rientro al lavoro con stile, e per regalarci con un po’ di shopping piccoli momenti di svago.


Dolce&Gabbana

L’occhiale da sole pilot dallo stile audace riprende una tendenza best seller del brand arricchendola di innovazioni. La tecnologia step injection in fibra di nylon garantisce una splendida leggerezza anche nei volumi bold, per un modello che non vuole passare inosservato, sia nella versione giallo fluo trasparente che nella variante in nero e crystal.  

Bottega Veneta

Modello caravan con decorazioni in metallo e ponte plastico. Le aste sottili presentano un motivo a forma di nastro sfrangiato e  logo inciso al laser. La montatura è esaltata da finiture a contrasto lucide ed opache.

Lacoste

Uno spirito chic e rilassato caratterizza l’uomo Lacoste SS20. Linee classiche, leggerezza e colori freschi, uniti a dettagli curati e di lusso creano una collezione adatta a tutte le occasioni. Navy, bianco e verde rappresentano i colori classici lacoste che uniti al khaki danno vita ad una palette estiva perfetta!

Salvatore Ferragamo

Borsa da week-end in cuoio nabuk.

Nardini

Dopo aver messo a punto una formulazione innovativa ed unica nel comparto grazie alla collaborazione con un primario laboratorio di dermocosmesi, Nardini, la più antica distilleria d’Italia e leader dal 1779 nel mercato delle grappe e dei liquori di eccellenza, ha deciso di convertire nuovamente una parte della produzione realizzando N-gel, il proprio gel detergente mani alla grappa ad azione igienizzante.

Fila

Maglia in tuta e woven pants abbinati.

Marsupio rosso con maxi logo.

Atelier di Monica

Cover mask 100% seta basic o fantasia.

Veja

Realizzate in gomma amazzonica, le suole di questi modelli, datati ad almeno dieci anni fa, hanno assunto naturalmente con il passare del tempo una tonalità morbida, color burro. Nova High Top è una sneaker vegana al 100% ed è prodotta nel sud del Brasile.

New Balance

New Balance reintroduce per la primavera 2020 la 992, uno dei modelli cult della categoria lifestyle Made in USA. Grazie ai materiali premium e alle tecnologie presenti la New Balance 992 si riconferma come un classico modello lifestyle dotato di un comfort imbattibile.

Testoni

Tote bag design in morbido vitello nero a conciavegetale. Particolare chiusura con calamite lateral.

 Sneaker bassa in morbido vitello bianco con giochi di bucature

Canali

A definire lo stile naturalmente disinvolto del brand è il verde che riassume al meglio tutti questi aspetti, declinato nei suoi toni più intensi. Colore che simbolicamente rimanda alla speranza, alla positività e alla fortuna. 

Con la collaborazione di Massimiliano Benetazzo

Editorial: Spare time

Suit Marsem, polo Doppiaa
Suit Marsem, polo Doppiaa
Total look Frankie Morello
LUCAS: Suit Marsem, polo Doppiaa; JORDAN: Total look Frankie Morello
LUCAS: Suit Marsem, polo Doppiaa; JORDAN: Total look Frankie Morello

Foto 1 LUCAS
Suit Marsem, polo Doppiaa

Foto 2 LUCAS
Suit Marsem, polo Doppiaa

Foto 3 JORDAN
Total look Frankie Morello

Foto 4
LUCAS
Suit Marsem, polo Doppiaa
JORDAN
Total look Frankie Morello

Foto 5
LUCAS
Suit Marsem, polo Doppiaa
JORDAN
Total look Frankie Morello

Suit Doppiaa, sweater C.P. Company
Suit Doppiaa, sweater C.P. Company
Total look Andrea Pompilio
Total look Andrea Pompilio
Georgette T-Shirt and Trousers Christian Pellizzari, shirt Caporiccio
Total look Calcaterra, sunglasses Moscot
Total look Calcaterra, sunglasses Moscot

Foto 6 JASER
Suit Doppiaa, sweater C.P. Company

Foto 7 JASER
Suit Doppiaa, sweater C.P. Company

Foto 8 LUCAS
Total look Andrea Pompilio

Foto 9 LUCAS
Total look Andrea Pompilio

Foto 10 JORDAN
Georgette T-Shirt and Trousers Christian Pellizzari, shirt Caporiccio

Foto 11 JASER
Total look Calcaterra, sunglasses Moscot

Foto 12 JASER
Total look Calcaterra, sunglasses Moscot

Coat and trousers CC Collection Corneliani, shirt Doppiaa
Coat and trousers CC Collection Corneliani, shirt Doppiaa
Coat and polo Tagliatore, trousers Berwich
Coat and polo Tagliatore, trousers Berwich

Foto 13 LUCAS
Coat and trousers CC Collection Corneliani, shirt Doppiaa

Foto 14 LUCAS
Coat and trousers CC Collection Corneliani, shirt Do

Foto 15 JORDAN
Coat and polo Tagliatore, trousers Berwich

Foto 16 JORDAN
Coat and polo Tagliatore, trousers Berwich

Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own
Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own
Total look Angelos Frentzos
ALEXANDER: Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own; GENNARO: Total look Angelos Frentzos
ALEXANDER: Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own; GENNARO: Total look Angelos Frentzos
ALEXANDER: Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own; GENNARO: Total look Angelos Frentzos
ALEXANDER: Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own; GENNARO: Total look Angelos Frentzos

Foto 17 ALEXANDER
Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own

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Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own

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Total look Angelos Frentzos

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ALEXANDER

Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own
JASER
Total look Angelos Frentzos

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ALEXANDER

Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own
JASER
Total look Angelos Frentzos

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ALEXANDER

Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own
JASER
Total look Angelos Frentzos

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ALEXANDER

Total look Angelos Frentzos, necklace Vivienne Westwood model’s own
JASER
Total look Angelos Frentzos

Bomber e shirt Frankie Morello, trousers Skill_officine
Bomber e shirt Frankie Morello, trousers Skill_officine
Jacket Marsem, pull Agelos Frentzos, trousers Edithmarcel, shoes Les Hommes
Jacket Marsem, pull Agelos Frentzos, trousers Edithmarcel, shoes Les Hommes

Foto 24 ALEXANDER
Bomber e shirt Frankie Morello, trousers Skill_officine

Foto 25 ALEXANDER
Bomber e shirt Frankie Morello, trousers Skill_officine

Foto 26 ALEXANDER
Jacket Marsem, pull Agelos Frentzos, trousers Edithmarcel, shoes Les Hommes

Foto 27 ALEXANDER
Jacket Marsem, pull Agelos Frentzos, trousers Edithmarcel, shoes Les Hommes

LUCAS: Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti; JORDAN: Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti; GENNARO: Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes; ALEXANDER: Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio
LUCAS: Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti; JORDAN: Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti; GENNARO: Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes; ALEXANDER: Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio
LUCAS: Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti; JORDAN: Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti; GENNARO: Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes; ALEXANDER: Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio
LUCAS: Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti; JORDAN: Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti; GENNARO: Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes; ALEXANDER: Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio

Foto 28
LUCAS

Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti
JORDAN
Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti
JASER
Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes
ALEXANDER
Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio

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LUCAS

Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti
JORDAN
Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti
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Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes
ALEXANDER
Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio

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LUCAS

Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti
JORDAN
Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti
JASER
Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes
ALEXANDER
Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio

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LUCAS

Jacket C.P. Company, blazer Tagliatore, shirt Doppiaa, trousers Berwich, socks Alto Milano, shoes Paciotti
JORDAN
Jacket and trousers Paoloni, shirt Alessandro Gherardi, shoes Paciotti
JASER
Coat Tagliatore, suit and shirt Manuel Ritz, shoes Les Hommes
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Jacket Paoloni, shirt Christian Pellizzari, trousers Berwich, socks Alto MIlano, sandals Andrea Pompilio

Total look N°21
Total look N°21
Total look Les Hommes

Foto 32 JORDAN
Total look N°21

Foto 33 JORDAN
Total look N°21

Foto 34 JASER
Total look Les Hommes

Photographer: Jilad Kavalero @kavalero.g

Stylist: Stefano Guerrini @stefano_guerrini

Stylist’s assistants: Salvatore Pezzella and Greta Tedeschi

Grooming: Mattia Norbiato @matt_m.u.a.

Models: Lucas Evangelista @dmanagementgroup; Jordan Genidogan @dmagementgroup; Jaser Auletto @dmagementgroup, Alexander Blinov @dmagementgroup.

®Riproduzione riservata

Intervista a Emiliano di Meo

Emiliano Di Meo vive a Roma ed esordisce nel 2013 come autore autoprodotto con Il Chiaroscuro Delle Cose. A partire dalla sua prima opera sono subito evidenti i temi che gli sono più cari: l’introspezione dell’animo umano e il riconoscimento dell’amore come sentimento universale che non è più possibile imbrigliare nella distinzione tra i generi. Lo scrittore contribuisce a dar voce ad una comunità come quella LGBT che ancora oggi si trova costretta a combattere per il pieno riconoscimento dei propri diritti..

1. Come ti sei avvicinato alla letteratura? Quando hai capito che avresti voluto scrivere?

Mi ha sempre incuriosito l’arte in generale. La necessità che l’uomo ha di esprimere il proprio universo interiore. Da ragazzino iniziai con il disegno, ma avevo la sensazione che non mi permettesse di “dire tutto”, così da adolescente ho iniziato a scrivere ed eccomi qui.

2. Perché la letteratura strettamente LGBT e perché la letteratura erotica?

La scelta della letteratura LGBT è legata all’idea che ce ne sia bisogno più che mai, ma c’è bisogno di letteratura LGBT che provenga dalla comunità LGBT e non da chi crede di poter immaginare cosa significa essere un omosessuale oggi. Sono un uomo gay nel 2020 e chi non lo è non può capire cosa significa esserlo.  Ci sono cose che non si possono immaginare. O si vivono o non si possono capire appieno, nel bene e nel male. La storia del “ti capisco grazie alla mia spiccata sensibilità” con me non ha mai funzionato.

Mi irrita chi spaccia per letteratura LGBT testi che non provengono dalla comunità, perché non si tratta di letteratura LGBT, bensì di fantasy.

Della letteratura erotica poi mi incuriosisce la possibilità che ti dà di scavare nell’animo umano. Mi piace indagare e arrivare alle fantasie delle persone comuni, quelle non racconterebbero a nessuno, se non al proprio amico del cuore, ma, anche in quel caso, lo farebbero a bassa voce. Mi affascina l’idea di raccontare quello che fanno gli uomini quando nessuno li vede. Quello che fanno per godere.

3. Cosa rispondi a chi ritiene che la letteratura erotica sia un’espressione minore?

Che non devono aver paura del sesso o della voglia di sesso, perché è naturale. Ecco, una volta che avranno accettato il sesso come componente naturale della loro esistenza, senza morbosità, riusciranno a smettere di stigmatizzarlo. Mi fanno sempre sorridere quelli che si reputano troppo colti per la letteratura erotica.

4. Quali sono i tuoi riferimenti e idoli? Da dove arrivano le idee? Quanto c’è di biografico in quello che scrivi?

Nella letteratura non ho riferimenti. Voglio che le mie storie vengano riconosciute come unicamente mie. Non voglio che assomiglino alle storie di qualcun altro. Idoli non ne ho in generale. Diciamo che non subisco il fascino del famoso. Mi piacciono tutti gli anticonformisti, ma se riconosco che lo sono in maniera genuina, senza forzature. Mi piace l’animo rock n roll.

Le idee mi arrivano dalle mie curiosità. Dall’osservare la vita degli altri, ascoltare quello che dicono, come si muovono e, inevitabilmente, dall’osservare me stesso e di conseguenza c’è molto di me nelle mie storie. Non potrebbe essere altrimenti. A me piace parlare solo di quello che conosco.

5. C’è un personaggio a cui sei affezionato di più?

Ora dirò una banalità, ma essendo i miei personaggi li amo un po’ tutti. Ci sono, però, dei cuori puri sul serio che non si possono non amare in modo particolare. Mi piace Paolo da IL CHIAROSCURO DELLE COSE e Samuel, protagonista di SO QUANDO SEI FELICE DAL COLORE DEI TUOI OCCHI. Per un motivo del tutto opposto, poi, mi piace Davide, protagonista indiscusso di AMICI DI NOTTE. Lui mi piace perché è sporco come lo sono le persone vere.

6. Come è stato posare come modello per noi?

Divertente. È stato divertente. Ed è stata anche una piacevole sorpresa. Mi aspettavo personaggi un po’ “ingessati” e, invece, c’era un bel clima e molta disponibilità. Mi sono divertito.

7. Come ti poni nei confronti della moda?

Non ne so molto, lo ammetto. So quello che piace a me, ma non saprei dire se va di moda o no. È qualcosa che va oltre le mie capacità ed è sempre stato così. Ho i miei gusti e seguo quelli, se poi vanno anche di moda, bene, altrimenti pazienza.

8. Cosa non può mancare nel tuo guardaroba?

Gilet, mocassini e camicie a quadri.

9. La tua definizione di eleganza?

Sentirsi a posto con se stessi, ovunque, senza avvertire il bisogno di sembrare qualcun altro.

10.Come sei nel tempo libero? Viaggi? Altre passioni?

Casalingo. Sono poco mondano, però mi piace viaggiare. Mi piace mangiare cose nuove, mi piacciono i posti raccolti. Mi piace lo sport, ma più che una passione è quasi un bisogno, se devo essere sincero. Mi piace passeggiare per la mia città.

11. Consigliaci un luogo o un viaggio o un piatto ispirato a un tuo libro.

Vediamo, provo a fare tutte queste cose in un’unica proposta. Non ho ancora mai ambientato una storia in Turchia, ma conto di farlo prestissimo. Sono rimasto affascinato da Istanbul, dalla sua musica, dal cibo e dalla bellezza della sua gente.

12. Progetti e sogni per il futuro?

Continuare a scrivere senza lasciarmi condizionare dal pensiero di cosa potrebbe piacere o non piacere al pubblico. Voglio continuare a scrivere seguendo semplicemente il mio gusto e vedere come rispondono gli altri. 

Photographers: Carlo William Rossi and Fabio Mureddu

Stylist: Stefano Guerrini

Make-up: Carlo William Rossi using Mac Pro

Hair-style: Cosimo Bellomo using Hair by Sam McKnight 

Stylist’s Assistant:  Elisa Maria Montanaro and Stefano Mastropaolo

Set assistant: Mauro Angelozzi

Model: writer Emiliano Di Meo

Thanks to MAX SIMOTTI Studio

Sweaters DOPPIAA, shirt Corneliani 

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Editorial: Luca Maurino

Photographer: Cosimo Capacchione

Stylist: Stefano Guerrini

Grooming: Fabiana Daddato

Stylist’s assistants: Daniela Cassis, Salvatore Pezzella

Model: Luca Maurino @Boom Models Milano

Location: FLASH STUDIO MILANO

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A model’s talk: Ricki Hall

Capelli platino e barba nerissima, occhiali da nerd e baffoni intrecciati, guance nude e pizzetto: Ricki Hall (@rickisamhall su instagram) è l’esempio lampante di come ci si possa divertire a cambiare tutto – ma proprio tutto – del proprio look senza pensare alle regole, e non solo per barba e capelli. Sembra che addosso che gli stia bene tutto perché le sue scelte che sembrano casuali, non lo sono per nulla, vengono studiate con uno styling impeccabile. Eccolo nel nostro editoriale.

A cosa ti ispiri per creare il tuo stile?

Sono un fan degli indumenti da lavoro, del denim giapponese e dell’abbigliamento sportivo americano degli anni ’50. Generalmente, per il mio stile, prendo ispirazione dai film americani degli anni ’50 e ’60 in cui è presente un cenno ai film adolescenziali degli anni ’80. Un elemento fondamentale per me è sapere sempre come sono fatte le cose, capire quanto siano sostenibili, qual è la loro qualità e conoscere le persone che le hanno prodotte. 

Quanto tempo dedichi alla tua beauty routine?

Da poco tempo mi sono rasato completamente i capelli. 
Sul mio viso, invece, utilizzo Eisemberg Paris perché secondo me crea degli eccellenti idratanti e detergenti sia per la notte che per il giorno. 
Sulla barba uso l’olio e il balsamo per barba di Captain Fawcett “Booze & Bacc” per cercare di tenerla sempre controllata e profumata di fresco. Questa routine mi richiede circa 25 minuti al giorno ed è super veloce e semplice.

Viaggi spesso per lavoro, cosa non può mancare nella tua valigia quando viaggi?

Mi porto sempre dietro le mie cuffie e le mie casse di Bang & Olufsen perché senza musica non riesco né a viaggiare né a lavorare. 
Anche le candele, però, non possono mancare perché io amo che le camere d’hotel profumino di casa. Dyptique, ad esempio, ha creato una gamma fantastica: elegante e classica con un tocco di rock n roll. 
Il mio diario è un’altra cosa molto importante per me. Infatti, prendo costantemente appunti e scrivo sempre idee per i miei brands e progetti futuri.

Qual’è la tua città preferita nel mondo?

Londra per me è il top (vivo nel sud est di Londra), mentre New York City e Milano sono al secondo posto. 
Io sono un vero e proprio inglese cresciuto nelle midlands e quindi trasferirmi a Londra a 20 anni mi ha fatto scoprire un nuovo mondo. Devo molto a questa città. Ha contribuito a creare la mia carriera. Londra, infatti, possiede una cultura incredibile ed una storia splendida. Io so di essere a casa quando davanti a me ho un’enorme English breakfast che per me è il cibo dei campioni. Ci ho creato un esercito su quella roba. 

Un posto davvero cool da non perdere a Londra?

Qualche anno fa ti avrei detto The Stables Market a Camden (lavoravo lì), ma negli ultimi due anni è cambiato tutto. Tutti i negozi vintage più divertenti e stravaganti sono stati abbattuti o hanno dovuto chiudere a causa dei prezzi di affitto sempre più alti. Attualmente un posto fantastico che frequento molto è il Brixton Market dove il cibo è insuperabile. Il loro pollo piccante è considerato uno dei migliori del mondo. 
Per una splendida visita gratuit, invece, ti consiglio invece di andare a Primrose Hill. 

La canzone in cima alla tua playlist?

Mentre ero qui a New York ho ascoltato molto Tom Walker. Una delle mie sue canzoni preferite è “Fly away with me”, ma il suo album “What a time to be alive” è semplicemente eccezionale. In realtà non è molto il mio genere perché io solitamente preferisco il metal o il rock però in quell’album ci sono alcune canzoni che mi rispecchiano molto e mi fanno pensare. 

Vantaggi e svantaggi di essere un modello?

Un vantaggio è che puoi viaggiare molto. Uno svantaggio, invece, è quando le persone ti chiedono cosa fai per guadagnati da vivere, tu gli rispondi, e loro ti guardano dall’alto al basso come per vedere se realmente tu abbia i requisiti per fare modello. 

Cosa ti piace dell’Italia?

Sicuramente le tre “P” che per me sono le Persone, la Passione ed ovviamente… la Pizza. La passione che hanno gli italiani per ogni cosa che fanno è veramente d’ispirazione. 

Piani per il futuro?

Ho un brand di vestiti che si chiama “Indigo and Goods” e attualmente abbiamo in programma alcune grandi campagne e linee di abbigliamento grandiose. 
Anche dalla mia collaborazione con il brand di grooming maschile “Captain Fawcett” stanno uscendo nuovi prodotti. Alcuni di quelli che ho creato insieme a loro, sono sono già in commercio e sono tutti per la barba, mentre quelli nuovi saranno per chiunque e comprenderanno shampoo, idratanti e detergenti. Tutti con il famoso aroma Old School per il quale siamo conosciuti… andate a vederli! 🙂

Ricki HallSUPA Model Management @RickiSamHall

Photographer: Cosimo Capacchione

Stylist: Stefano Guerrini

Grooming: Fabiana Daddato

Stylist’s assistants: Daniela Cassis, Salvatore Pezzella

Model: Ricki Hall @Boom Models Milano

Location: FLASH STUDIO Milano

Intervista di Massimiliano Benetazzo

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Quando gli amici ritornano: Claudio Sona

A quasi un anno dall’ultimo editoriale, incontriamo nuovamente uno dei nostri men in town, Claudio Sona, che ci racconta una ritrovata quotidianità, svelandoci qualche dettaglio sui progetti imminenti.

Come sta andando il periodo successivo alla chiusura della tua attività?

Se il 2019 é stato l’anno dei cambiamenti, questo é il momento della costruzione. La realizzazione di una casa che rispecchi la mia personalità e che costituisca il mio porto sicuro insieme alla scelta di una nuova attività, nel settore ristorazione, che mi dia nuovi stimoli. Sono decisioni importanti che preferisco prendere con calma ma delle quali non mi piace parlare per scaramanzia. Quanto alla televisione, non ho progetti immediati ma sono ben accette proposte che non implichino il mero apparire.

A chi ti ispiri per creare il tuo stile?

Non mi ispiro a qualcuno in particolare, anche se ho i miei stilisti preferiti. Amo essere casual nel quotidiano, però mi sento ugualmente a mio agio se devo vestirmi elegante. Mi piace spaziare, abbinando colori e modelli, per non essere mai banale o scontato.

Stai facendo crescere i capelli, li curi con prodotti particolari?

Far crescere i capelli é stata una decisione che mette a dura prova la mia pazienza perché al momento sono ingestibili. Odio aspettare, vorrei averli lunghi e subito. Facendo palestra tutti i giorni li lavo spessissimo per cui cerco di curarli per evitare che si rovinino facendo molte maschere e, soprattutto, usando prodotti di qualità.

Quanto tempo dedichi alla tua beauty routine?

Sono un incostante, non posso dire di avere una beauty routine precisa. Ovviamente ogni giorno cerco di pulire accuratamente la pelle del viso e idratarla. Faccio delle maschere un paio di volte a settimana e alla sera uso un prodotto specifico per le occhiaie. Quando riesco, cerco di ritagliarmi del tempo  per coccolare il mio corpo con massaggi e trattamenti estetici mirati.

Il pezzo in cima alla tua playlist?

Amo tutta la musica e mi piace cantare. Mi tengo aggiornato e seguo tutte le uscite del momento. Non ho una canzone preferita ma ho degli artisti che seguo da sempre. Tra gli italiani sicuramente ascolto con piacere Vasco Rossi, Marco Mengoni e Tiziano Ferro mentre tra gli stranieri Bon Jovi, perché mi ricorda la mia adolescenza, ma anche Lady Gaga e Madonna.

Il libro che hai sul tuo comodino ora?

Cerco di leggere, quando posso, e sul mio comodino ci sono sempre molti libri in attesa di essere letti. Non ho un genere preferito. In questo periodo sto leggendo “Papà per scelta”, libro per il quale farò il moderatore alla presentazione che si terrà a Verona che mi sta prendendo molto.

La prima cosa che fai appena sveglio e l’ultima prima di addormentarti?

Ormai é diventato un rito: guardare cosa fa il mio cane Oscar. Difficile fare altro. Ogni sera si stende a terra, vicino al mio letto poi, quando si accorge che mi sono addormentato, si alza e va a dormire nell’altra stanza. Al mattino, non appena sente che mi giro nel letto, capisce che mi sto svegliando e mi raggiunge accucciandosi al mio fianco.

Intervista: Massimiliano Benetazzo

Photographer: Alisson Marks

Styling: Stefano Guerrini

Stylist’s assistants: Daniela Cassis, Salvatore Pezzella

Grooming: Rodrigo Souza

Model: Claudio Sona

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A model’s talk: Fero Janicek

Quando e come è iniziata la tua carriera da modello?

Nella vita faccio il medico. Ho sempre avuto la passione per la moda e la bella fotografia. La carriera da modello è arrivata per caso grazie ai social. 

Il tuo lavoro ti ha permesso di conoscere l’Italia, cosa ti piace del nostro paese?

Fin da piccolo ho sempre visto l’Italia come il paese dei miei sogni, tanto che l’ho scelta come paese dove studiare per il progetto Erasmus. Dell’Italia amo tutto – la lingua, la cultura, il cibo e l’arte.

La tua città preferita nel nostro Paese?

Non ho una città preferita. Ho avuto la possibilità di conoscerla bene e ogni città è diversa, ognuna con la propria identità e particolarità che la rende magica.

La tua routine di allenamento e nutrizione?

Sono molto duro con me stesso e determinato al punto che non ho problemi a fare tanti sacrifici per raggiungere i miei obiettivi. Mi alleno anche due volte al giorno se necessario, svegliandomi alle 5 del mattino. La mia alimentazione è soprattutto proteica con pochissimi carboidrati e grassi limitati al necessario. Seguo uno schema chiamato “digiuno intermittente”. Questo tipo di alimentazione non è facile da seguire ma fornisce risultati reali. Bisogna limitare il consumo di calorie a una finestra di 8 ore e astenersi dal cibo per le altre 16. 

Tre cose indispensabili nella tua valigia?

Un bel libro, beauty case e il portafortuna che mi è stato regalato da una persona a me cara.

Dove e come ti vedi tra 10 anni?

Non mi vedo tra 10 anni. Sicuramente continuerò a svolgere il mio lavoro di medico. Per il resto vivo la vita giorno per giorno, cercando di cogliere tutte le opportunità che essa mi presenta, ma restando sempre ben saldo con i piedi per terra.

Intervista a cura di Massimiliano Benetazzo.

Photographer: Roberto Viccaro @vicroberto
Stylist: Stefano Guerrini
Stylist’s assistants: Elisa Maria Montanaro e Salvatore Pezzella
Grooming: Martina Muscariello
Model: Fero Janicek @fero.janicek

Thanks Cross+Studio e Greta Tedeschi


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Wish list: un nuovo tipo di lusso

Un nuovo tipo di lusso. Un lusso quasi emotivo, in grado di rappresentare non tanto un social status, ma la nostra appartenenza ad una tribù di stile sempre più simile ad una famiglia allargata, dove tutti sono accreditati alla stessa fanzine. Questa parola non è usata per caso perché questi nuovi oggetti del desiderio sono tutti un po’ retrò, old school, figli di una nostalgia per un periodo che in realtà parte del pubblico a cui sono indirizzati non ha vissuto. Oltre agli eccessi di colore, soprattutto l’uso del viola per il guardaroba maschile fa riferimento a una cromoterapia energizzante e rivitalizzante. La moda acquisisce così aspetti rassicuranti e taumaturgici, che si aprono a nuove strade. Iniziando dal passato.

Di Ermenegildo Zegna l’abito must-have in tessuto tecnico di raso #UseTheExisting con macchie multicolori su una base viola ossidiana chiara, composta da una giacca a spalle morbide con risvolti couture iconici e pantaloni slim fit senza pinces. T-shirt oversize in maglia con scollo ampio. Occhiale modello geometrico con montatura leggera in metallo e acetato. Stivaletti con zip a Varsavia pelle grigia.

Michael J. Fox e Rob Lowe interpretati da Richard Berstein in puro stile Warhol per le copertine di Interview. E la felpa e la canotta di cotone di Coach 1941 diventano supercool e molto desiderabili tributi agli anni Ottanta!

Ci ricorda alcune vacanze al mare negli anni ’70, tra Ibiza e Saint Tropez, il sandalo con cinturini in camoscio color sabbia di Santoni. Così chic!

Dall’amatissimo Gucci disegnato da Alessandro Michele un portadocumenti in pelle rossa con dettaglio Horsebit. E puoi andare a lavorare con stile e con uno spirito elettrizzante.

Borsa in pelle di Bally con dettagli in stile escursionismo, non solo per i fine settimana in alta montagne.

La shopping bag Marni della collezione uomo p/e 2020 è in PVC con manici in pelle. Il dettaglio dei disegni di bottiglie di plastica richiama uno spirito ecologico che è assolutamente essenziale oggi.

Ci fanno pensare alle università americane, un tocco di “Grease”, un po’ di “The rules of attraction” di Bret Easton Ellis, dove i protagonisti principali sono cheerleader e giocatori di rugby. Ecco le Sneakers in gabardine di cotone di Prada: nuovi oggetti del desiderio.

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A model’s talk: i gemelli Patriota

Come e quando è nata la vostra passione per la moda e carriera di modelli?

La nostra carriera da modelli è nata quando ci siamo trasferiti a Goiânia, la capitale del nostro stato. Uno stylist ci ha presentato ad un’agenzia di moda e da lì abbiamo cominiciato a lavorare e ci siamo innamorati del fashion a prima vista.

Le vostre città di origine e quelle che vi sono rimaste nel cuore?

Siamo nati a Porangatu-go e abbiamo viaggiato molto per cui non possiamo non nominare Hong Kong , Roma, Milano , Rio de Janeiro e New York City.

I posti che sognate di visitare?

Volevamo visitare l’Italia e ci siamo riusciti, ci piacerebbe andare in Nuova Zelanda, Australia, India e Giappone. Nel nostro paese invece bisogna assolutamente visitare Cristo Redentore a Rio de Janeiro, perché è una città meravigliosa con molte culture e diversità. In Italia invece ci è piaciuta Roma che è una città affascinante sia per storia millenaria, arte o gastronomia.

Nella vostra valigia cosa non può mancare?

Nella valigia, non può mancare l’asciugacapelli, filo interdentale, profumo, camicia, pantaloni, biancheria intima e i nostri accessori per la palestra.

I vostri consigli per tenersi in forma anche viaggiando?

Fare una sana colazione, allenarsi nella camera d’albergo, fare jogging al mattino o in strada o in spiaggia.

La vostra playlist?

Ci piace il jazz, il blues, la samba e il rock.

Photographer: Alisson Marks 
Stylist: Stefano Guerrini 
Grooming: Domenico Mastrodicasa
Stylist’s assistants: Daniela Cassis Peña, Francesca Minardi, Gergana Dimitrova
Models: Marcos e Marcio Patriota @Elite Uomo Milano

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Natale 2019, idee regalo tra tech e lifestyle

Che ci piaccia o no il Natale si sta avvicinando anche quest’anno, e con esso l’irrefrenabile voglia di stupire i nostri cari con idee regalo utili e soprattutto non banali.
In questa gallery trovate alcune proposte interessanti tra tech e lifestyle, per non sfigurare durante le prossime feste.

MOLESKINE

La scatola da collezione David Bowie è ispirata dal talento unico e dal continuo reinventarsi di un iconico cantautore, un pensatore creativo e visionario. Questa Limited edition cattura l’identità in continua evoluzione del cantante con custodia con effetto cangiante che trasforma Aladdin Sane in Ziggy Stardust. All’interno si trova un taccuino numerato in edizione limitata che ritrae Bowie e il suo celebre logo.

SPARCO FASHION

Orologio Sparco sportivo da uomo, cinturino rosso in silicone con disegno pneumatico.

VALVERDE

Una bottiglia da collezione in Limited Edition realizzata dagli studenti del Polimoda. Il formato da 250ml è amato da un pubblico attento al gusto e alla forma, in grado di svelare un’anima innovativa e ricercata, fuori dai canoni tradizionali. 

JAGERMEISTER

Jägermeister Manifest, la prima referenza super-premium della gamma, nata per soddisfare i palati più maturi ed esigenti che amano un liquore più esclusivo, da assaporare in occasioni più rilassate. 

ESPOLON

Il Tequila Espolòn Blanco commemora la storia dell’Indipendenza del Messico in cui Guadalupe e Rosarita si unirono alla valorosa campagna militare di padre Miguel Hidalgo. Una qualità primaria ottenuta senza invecchiamento dal processo di distillazione del puro agave blu. 

NARDINI

La Grappa Riserva Selezione Bortolo Nardini Single Cask 22 anni completa la linea ultra premium “Selezione Bortolo Nardini”, frutto di un progetto che stabilisce una nuova soglia di qualità per il distillato nazionale italiano con la scelta delle grappe più morbide, profumate e dolci.

BORSALINO

Cappello in modello baseball. Maxi logo foliage con fodera interna.

PELTY

Pelty è l’unico speaker bluetooth al mondo azionato dal calore del fuoco per riprodurre la musica di ogni device, utilizzando energia pulita per il suo funzionamento.

U.S. POLO ASSN.

Modello stringata brown suede

RICHARD MILLE E PHARRELL WILLIAMS

Questo orologio, ispirato al cosmo, vede la collaborazione tra Richard Mille e Pharrell Williams ed è realizzato utilizzando materiali altamente tecnologici lavorati manualmente in miniatura, utilizzando la tecnologia più avanzata.

GPO

GPO Union Flag Phone si ispira all’iconico modello push button protagonista di tutte le case negli anni ’60, unendo design vintage, linee classiche e tecnologia moderna per un effetto british assicurato.

PAPIRHO

Lo sgabello in carta di Papirho dall’inconfondibile struttura a nido d’ape, pratico, leggero e allo stesso tempo resistente. Perfetto sia come seduta sia come tavolino d’appoggio nella zona living. 

ZACAPA

Rum Zacapa Reserva Limitada 2019 nasce dalla miscela di rum invecchiati tra i 6 e i 24 anni, affinati in botti da moscato appositamente selezionate. Il risultato è un distillato dalle note vivaci di vaniglia e legno, accompagnate da sentori agrumati e floreali. 

DISARONNO

“Disaronno wears Diesel” è una Limited Edition dallo stile contemporaneo e “grintoso” che riflette l’animo delle due realtà che la firmano, due aziende italiane apprezzate a livello internazionale, unite da una profonda vocazione all’innovazione e da un vivace spirito creativo.

WHISKY JOHNNIE WALKER BLUE LABEL RARE SIDE OF SCOTLAND

Bottiglia in edizione limitata del whisky più distribuito al mondo, appena lanciata in Italia per questo Natale. La grafica della bottiglia rende omaggio alle rarità e bellezze della Scozia, terra tanto cara agli appassionati del distillato.

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Juan Castano e i suoi uomini: l’intervista all’illustratore e tre opere esclusive

Ho conosciuto Juan Castano su instagram, sempre più fonte di scoperte interessanti e di ricerca, innamorandomi subito delle sue illustrazioni, così vicine al mondo manga, ma con dei riferimenti chiaramente europei. Trasgressivo e malizioso, ma anche molto pop, divertente e con uno humour tutto personale, il lavoro di Castano coinvolge subito chi si confronta con le sue opere, per una chiara immediatezza, per una leggerezza solo apparente, poi ci sono piani di lettura e interpretazione più profondi. Vicinissimo al mondo LGBT, ma attento a tutto, con uno spirito dissacrante e disincantato, come se Juan volesse raccontare delle fiabe tutte sue, che non sempre hanno un finale sognante e principesco, ma spesso rimangono sospese fra il grottesco e il kawaii. Abbiamo intervistato l’artista, ma gli abbiamo anche chiesto di interpretare per noi le proposte di tre brand. Trovate qui sotto alcune sue opere e queste tre in esclusiva per Man In Town, con tanto di bozzetti. Eccovi la nostra chiacchierata con Juan.

Quale è il tuo approccio all’arte? Quando hai deciso di diventare un illustratore?

Penso che in un modo o nell’altro l’arte sia sempre stata presente nella mia vita; da bambino ho sempre amato disegnare, e mi piaceva guardare gli album da colorare. Credo di non aver mai deciso di essere un illustratore, semplicemente un giorno ho iniziato a dedicare più tempo al disegno e ho scoperto il mondo dell’illustrazione digitale, dopodichè le persone hanno iniziato a commissionarmi delle illustrazioni.

Dimmi qualcosa del tuo lavoro, come descriveresti le tue illustrazioni?

Penso che le mie illustrazioni siano un mix di diverse influenze di artisti e di stili che ammiro: le illustrazioni giapponesi, il costruttivismo, l’art déco… e il risultato è un lavoro che mixa erotismo e ingenuità, linee semplici e colori che provano a comunicare e a dire qualcosa.

Secondo me c’è una certa ispirazione giapponese dietro le tue opere e ovviamente sono molto pop. Sei d’accordo? E quali sono le tue maggiori influenze artistiche?

Sono completamente d’accordo. Forse quell’influenza è la più ovvia nei miei primi lavori, ma nella mia evoluzione come artista penso che sia qualcosa che non è andato perso. Come artisti che mi influenzano cito sempre Junko Mizuno, i cui lavori sono affascinanti, Rodchenko e Popova che ho scoperto in una mostra a Londra, Malika Favre, Sanna Annuka… e molti altri.

Da dove arriva l’ispirazione in genere?

L’ispirazione arriva quando meno te lo aspetti, ma è vero che ogni volta che faccio un viaggio torno con “energie rinnovate” per ogni cosa che vedo; in teoria una persona viaggia per staccare, ma nel mio caso è praticamente l’opposto. Anche quando visito un Expo trovo sempre fonti di ispirazione e il desiderio di iniziare a “creare”. 

Chi sono i tuoi referenti principali quando si parla di illustrazioni? Chi sono i tuoi idoli?

Nel caso delle illustrazioni Maria Picasso Piquer lavora in un modo che mi ipnotizza, è un’illustratrice con un controllo totale delle proporzioni e delle caratterizzazioni. Jarom Vogel, i suoi colori e le sue forme sono magnifici. I lavori di Roda sono assolutamente brillanti con dei colori che invidio.

Come è stato lavorare per i nostri tre esclusivi? È stato difficile diventare un po’ più ‘fashion’?

La prima cosa che posso dire è che è stato un onore. Davvero, ciò che mi spaventava di più era non esserne all’altezza. La cosa più difficile forse è stata adattarsi alla personalità dei modelli nei miei personaggi.

Parlando di stile, cosa è elegante per te?

Per me l’eleganza è qualcosa senza tempo, non voglio dire che sia semplicità o vesiti basici, penso sia un passo avanti; penso che sia qualcosa come il talento, uno ci nasce oppure no: con lo stesso indumento una persona può risultare elegante mentre un’altra no.

Quale è la tua definizione di bellezza?

La verità è che non ho mai pensato a quale sia il mio concetto di bellezza. Penso che possa essere nella qualità delle cose, delle persone, degli animali… capaci di provocare in chi li guarda o in chi li ascolta piacere in qualsiasi livello (sensoriale, spirituale…).

Cosa è la moda per te? E cosa non può mancare (quale indumento) nel tuo guardaroba e stile personale (e perché)?

La moda è sempre stata presente nella mia vita. Quando ero più giovane e uscivo la sera potevo stare anche un’ora provandomi vestiti, scegliendo cosa indossare quella notte e non passare inosservato. Mi è sempre piaciuto vedere cosa sarebbe andato di moda e cosa no, e spesso consulto dei magazine. Non sono una fashion victim e se c’è qualcosa che non mi sta bene, allora non lo indosso. Possiamo dire che la moda mi piace ma non ne sono ossessionato. Sto per dire qualcosa di davvero ovvio, nel mio cassetto ci sono sempre dei jeans, non potrei vivere senza. Li trovo davvero comodi e posso usarli praticamente in ogni situazione.

Uno dei focus di Manintown sono i viaggi. Ci puoi dire qualcosa sul tuo paese/sulla tua città? Ad esempio un posto da vedere, un posto dove mangiare, qualcosa da fare…
Progetti/piani/sogni per il futuro?

Sono fortunato ad essere nato nel miglior paese nel mondo, he he he…, vengo dalla Spagna e sono nato a Cartagena, una città nel sudest, ma passo gran parte della settimana ad Alicante, una città sulla costa vicina al sud di Valencia. È una città molto turistica e viene visitata da molte persone durante l’anno. Per tutta la zona ci sono bellissime spiagge e posti meravigliosi come Altea o La Granaella. È molto tipico mangiare riso, che non è la stessa cosa della paella, cucinato in diversi modi tutti molto gustosi, ma l’offerta gastronomica offre anche molto di più. Le persone di Alicante e della Spagna in generale sono molto amichevoli. Nel futuro mi piacerebbe dedicare tutto il mio tempo all’illustrazione; attualmente lo sto combinando con il mio lavoro di insegnante. Sto lavorando a un nuovo libro (ne ho pubblicato uno sui tatuaggi 3 anni fa) dedicato alla mitologia e spero di finirlo a metà 2020.

Tre lavori di Juan Castano

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Occhiali da vista: le preview per la prossima primavera

Nero, marrone e tartarugato sono i motivi che più si avvicendano sulle proposte eyewear di stagione, perfette per chi desidera avere un look formale e rigoroso, semplice ma anche attuale. Abbiamo sbirciato tra le proposte della prossima stagione, nella gallery i nostri preferiti.

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Walt Cassidy, New York: Club Kids

Damiani Editori, l’importante casa editrice che da Bologna propone pubblicazioni internazionali dedicate all’arte e alla fotografia, sempre importanti, all’avanguardia e cool, ha mandato alle stampe un libro davvero interessante, sia per chi ama lo stile, sia per chi è incuriosito da come certi fenomeni abbiano influenzato una generazione e più, non certo solo da un punto di vista di immagine. Il libro “New York: Club Kids: By Waltpaper” di Walt Cassidy, con prefazione di Mark Holgate. I Club Kids di della scena notturna newyorchese anni Novanta sono stati forse l’ultimo fenomeno underground, l’ultima vera subculture a diventare qualcosa di riconoscibile e creativamente stimolante.

Saliti alla ribalta grazie anche al film “Party Monster” con Macaulay Culkin, che si sofferma di più su spiacevoli fatti di cronaca che coinvolsero soprattutto uno dei club kids, ovvero Michael Alig, nel libro di Walt Cassidy si torna a puntare l’accento sull’importanza mediatica, culturale e creativa di quel gruppo di ragazzi. E Walt lo sa bene, visto che il creativo, realizza gioielli, elementi di moda, quadri, murales, era uno degli elementi di spicco di quel gruppo di ragazzi da cui uscirono anche figure come Amanda Lepore e l’ormai personaggio iconico Ru Paul. Da ragazzino Cassidy era Waltpaper, una figura quasi genderless, da look alieno, e il libro ci riporta nelle notti di quegli anni Novanta che sembrano ispirare ancora così tanto stilisti, registi, pittori dei giorni nostri il libro quindi è ben più di una semplice cronaca del passato, come spiega bene Walt nell’intervista esclusiva che ci ha concesso.

Quando hai deciso di creare questo libro e perché? Quale è, secondo la tua opinione, l’importanza e l’eredità del periodo di cui parli?

NEW YORK: CLUB KIDS inizialmente cominciava con un editoriale di 40 pagine che avevo realizzato nel 2015 per Candy Magazine, dove avevo selezionato cinque fotografi che avevano documentato splendidamente i Club Kids e la vita notturna di New York negli anni ’90. Le immagini scorrevano con un piccolo testo biografico riguardante delle mie riflessioni personali su quel periodo.

Sono sempre stato attento a non eccedere con la nostalgia. Spesso le persone rimangono ancorate al passato, ma io sono più interessato al presente quindi nonostante le molte richieste di raccontare la mia vita a quei tempi, mantengo le mie energie focalizzate sulla mia vita attuale.

Con il passare del tempo, purtroppo alcune delle figure chiave della scena originale sono venute a mancare e sono innervosito dal fatto che alcuni importanti archivi fotografici possano correre il rischio di venire persi per sempre.

Non sono soddisfatto dell’interpretazione che i giornalisti hanno dato alla nostra scena, dopo 25 anni dal suo tramonto. Nessuno sembra in grado di comprendere e trasmettere la creatività e l’inventiva che i Club Kids hanno rappresentato.

C’erano moltissime idee e concetti che si intersecavano a New York in quel momento, ma molti di questi non sono ancora stati affrontati. Ho capito che quello era un lavoro che poteva svolgere soltanto una persona che ha vissuto la scena dall’interno, ed io ero l’unica persona che poteva mettere insieme un libro che potesse rappresentare in modo adeguato quei 10 anni.

C’è una fotografia in particolare che ti fa venire la pelle d’oca, che ti ricorda un momento particolare? Ti va di condividerlo con noi?

Il processo di realizzazione del libro è stato incredibilmente catartico e intenso. Avevo bisogno di elaborare tutti i sentimenti che avevo, nonché assorbire le energie e i pensieri di tutti i fotografi e soggetti rappresentati nel libro. Mi sono sentito responsabile for ogni persona coinvolta, nonostante sia una storia riguardante il mio personale punto di vista.

Inoltre, dovevo mettere insieme degli archivi molto frammentati e danneggiati, che avevano bisogno di un lungo restauro: infatti il libro ha avuto bisogno del lavoro di quattro graphic designers differenti. Ogni immagine evoca in me il ricordo di un momento preciso.

Da quando diverse persone citate non sono più con noi, si è aggiunto un nuovo livello di responsabilità. Ho raccontato la storia del mio primo amante a New York, che si chiamava Donald ed era un famoso imbroglione e probabilmente è morto di AIDS.

Nonostante la sua reputazione era molto protettivo nei miei confronti, anche perché avevo solo 19 anni ed ero nuovo in città, oltre che abbastanza innocente. Era un angelo dalle ali spezzate, ed è stato la mia introduzione alla vita di New York. Credo che lui mi osservi ancora ogni giorno.

Quale è stato il momento più difficile nella stesura del libro?

Scrivere l’ultimo paragrafo è stata la parte più difficile non solo perché dovevo trarre delle conclusioni riguardo come mi sentivo, ma anche perché dovevo assicurarmi del fatto che il libro avrebbe avuto una qualche utilità per i quindicenni che avrebbero scoperto questa cultura per la prima volta, oltre che per le persone della mia generazione che avrebbero riflettuto sui tempi passati scorrendone le pagine.

SKID, Waltpaper, Nocturnal Oddities at Willow Gallery, 1992. Copyright SKID. All Rights Reserved.
 

Eravate tutti molto creativi nel vestirvi, ti ricordi l’ouitfit più oltraggioso che hai indossato? Salveresti qualche outfit del tempo? Ne hai conservato qualcuno?

Non ho conservato nessun outfit. Una cosa particolare e che ci ha contraddistinto è che ci approcciavamo alla moda come se fosse usa e getta, la maggior parte dei nostri abiti erano fatti per essere indossati una notte soltanto.

Nel libro ho usato la metafora della “decostruzione”, come un concetto che ha definito gli anni ’90. Lo puoi vedere nella musica, nei vestiti e nelle droghe. Invece di conservare i vestiti, ho tenuto tutte le mie foto e i miei editoriali, che insieme hanno creato le fondamenta del libro.

In che modo pensi che i Club Kids di oggi possano essere differenti da quelli della tua generazione? E, in generale, com’è cambiata New York secondo te?

L’energia e le dinamiche della cultura giovanile sono sempre cicliche e giocano sugli stessi concetti ricorrenti, ma parlano delle politiche e delle tecnologie di un determinato periodo di tempo. Al centro della nostra storia e della nostra esperienza ci sono immagini e parole. Questo è l’essenza di tutto.

Come catturiamo le nostre esperienze e come parliamo di esse è ciò che distingue i diversi periodi e le diverse generazioni. Tutto ciò risale ai disegni rupestri e ai primi esseri umani, e la mia eccitazione deriva dal vedere come queste cose cambiano e si evolvono. La cultura umana scorre e si declina tra liberale e conservativo, e la città di New York ha sofferto delle politiche comunali conservative, così come l’agenza finanziaria ed edilizia sin dagli ultimi anni ’90.

Sento che siamo sulla cuspide di un periodo più positivo ed eccitante, non solo a New York ma in tutto il mondo. Al momento siamo nella stessa posizione in cui ci trovavamo a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90, o tra gli anni ’50 e gli anni ’60. I conservatori hanno avuto a lungo il controllo, ma presto questa storia finirà. Sono entusiasta della Generazione Z e dell’idea che questi giovani stiano iniziando a farsi strada.

Cosa hai imparato su te stesso o su quel periodo mentre preparavi il tuo libro?

È importante presentarsi e partecipare alla vita, anche se non sei stato invitato. Specialmente se non sei stato invitato.

Sei una persona molto diversa da quella che eri al tempo, o almeno questo è quello che possiamo cogliere dall’esterno. Cosa è rimasto di quel giovane?

Sono sempre la stessa persona che si muove attraverso questa vita, raccogliendo nuove esperienze ogni giorno che passa. Credo che l’essenza della vita sia la fluidità quindi permetto a me stesso di rimanere in un flusso, e di poter costantemente cambiare ed evolvermi. Credo che sia un grande errore convincersi dell’idea che sia possibile trovare la felicità inseguendo una singola esperienza o identità.

La paura è ciò che guida il desiderio di aggrapparsi a una cosa, e ciò non porterà mai alla libertà e alla gioia. Il mondo non è piatto, e nemmeno l’esperienza umana lo è. Siamo degli esseri multidimensionali, e questo aspetto dovrebbe sempre essere ricordato.

Hai molti progetti, ci puoi raccontare di cosa ti stai occupando al momento?

Sono un artista multimediale, quindi per tenermi impegnato navigo su vari mezzi. I miei gioielli ed opere d’arte sono disponibili su www.waltcassidy.com. Il mio focus primario al momento è il lancio del libro.

Stiamo collaborando alla cerimonia d’apertura del negozio, e abbiamo creato una piccola capsule collection ispirata al libro, che verrà presentata a metà novembre e coinciderà con l’evento di lancio del libro. NEW YORK: CLUB KIDS è pubblicato da Damiani ed è già disponibile per il pre-order online, e sarà presente a livello internazionale a partire da Ottobre.

Visto che Manintown ha un particolare focus sui viaggi, ci puoi dare qualche consiglio riguardo New York, come ad esempio i posti che ti piacciono di più? E un paio di posti dove mangiare/bere/divertirsi?

Amo i parchi di New York City… Central Park, Prospect Park e Hudson River Park in particolare. Recentemente ho scoperto Dekalb Market Hall a Brooklyn, che ha un’ampia scelta di posti dove mangiare. Lo stand Wiki Wiki Hawaiian food è il mio preferito.

SKID, Christopher Comp at Wall Street outlaw party, 1992. Copyright SKID. All Rights Reserved.
 

https://www.damianieditore.com

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I “jeans look” da avere adesso

Il jeans non conosce stagione, per questo anche in autunno un look con capi in denim è un must have che non può mancare nei nostri armadi. Ecco una selezione tutta a tema con le ultime novità del momento.

DIESEL

I capi della limited edition Red Tag x Readymade sono una giacca con colletto western, una borsa da viaggio e un cappellino da baseball, ricavati da avanzi di denim. Il tessuto vintage è stato rilavorato e riprodotto in pezzi interamente nuovi.

LEVI’S

Giacca denim chiara Trucker Jacket Levi’s, Red Tab WaterLess® e giacca Denim scura Sherpa Trucker Jacket Levi’s, Red Tab WaterLess®.

ROY ROGER’S

Il Cult Edge Pasadena è un denim stretch che presenta il tipico colore del puro indaco anni 80 con un tono molto scuro ma declinibabile in toni più chiari. La vesitibilità è regolare.

La Jacket Norway è una giacca di manifattura italiana in denim con lavaggio scuro, colletto in shearling e chiusura sul fronte con bottoni logati.

DSQUARED2

Jeans effetto delavè con logo e denim Jumpsuit con logo.

ACNE STUDIOS

Pantaloni cargo in denim lavaggio effetto marmo, con toppe stampate e applicate su tasca laterale e posteriore, e coulisse alla caviglia.

BOGGI MILANO

Il pantalone è in denim stretch, lavaggio scuro, dalla vestibilità slim con chiusura a zip e bottone e con tasche frontali diagonali. La camicia è in denim western dalla vestibilità slim fit con collo chiuso, polso singolo e con dettaglio doppie tasche frontali.

SANDRO

Jeans slim fit slavati con lavorazioni effetto strappato.

TEETOPIA

Il giubbino in jeans con scritte e patch fa parte della capsule collection “Ghiaccio” realizzata in collaborazione con la cantautrice romana Machella.

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Le sneakers da avere questo autunno

Non ne abbiamo mai abbastanza e da quando sono state sdoganate anche in ufficio, da indossare con il completo al posto delle classiche stringate, le sneakers le indosseremmo ovunque, forse anche per andare a letto! Sì, perché siamo ormai tutti degli sneakers-freak, pronti ad innamorarci di un nuovo modello, di un colore inaspettato, di un mix and match di tessuti all’avanguardia. Per questo ci fa piacere condividere con voi una piccola ricerca di quelli che sono i modelli che più ci sono piaciuti in questo inizio di autunno. Una sneaker tira l’altra!

SAUCONY 

Lanciato nel 1988 e diventato subito leggenda, il modello Throwback con Azura è oggi l’essenza della leggerezza e della tecnologia. La lineup di Saucony Originals si arricchisce di due nuove colorway per il modello Azura, il must have del momento in tutto il mondo Originals.

PREMIATA

Drake, il nuovo modello della linea Sizey è un modello esclusivo che traccia un nuovo orizzonte nel mondo delle chunky sneaker. Una scarpa sofisticata e, grazie ad una produzione di alta gamma, estremamente leggera, presentata in quattro modelli per genere, in otto differenti make-up, dal total white al glitter e al laminato.

SANTONI

Sneaker bassa total white realizzata in morbida pelle bianca con suola in gomma dal profilo a cassetta. Il design destrutturato e flessibile rifinito con cuciture a vista sulla tomaia e lacci in tessuto tono su tono, rendono questo modello moderno e versatile. Un’eleganza classica dal carattere casual chic.

GUCCI 

Caratterizzata da un mix di pelli e materiali diversi, modello Ultrapace si ispira alla classica scarpa da corsa. Inoltre, elementi distintivi della Maison, come il ricamo Gucci, l’etichetta con logo vintage e il dettaglio GG in gomma, completano il modello. 

MARNI

Un’originale silhouette la cui forma accentuata evoca una banana ispirata alla Pop Art. Ancora una volta, Marni reinterpreta gli archetipi, combinando una struttura in maglia tecnica stretch dal design minimalista con una distintiva suola amplificata che offre comfort.

PRADA

Le Cloudbust Thunder, iconica silhouette delle sneakers Cloudbust, evolvono verso volumi più complessi, grazie a una tecnica esclusiva e a un design esplosivo. Si caratterizzano dal contrasto tra il finish opaco e lucido dei vari elementi che le compongono.

PUMA 

Progettate per resistere alle condizioni più impegnative, le Trailfox Overlandoffrono al contempo comfort e stabilità per il trail running,  rinnovando il loro aspetto con una nuova tomaia in tessuto con occhielli rinforzati in nabuk, dettagli blu in rete per ottimizzare la traspirabilità, la suola antiscivolo in gomma, l’intersuola ammortizzata in EVA a compressione e il sistema di allacciatura cord lock lacing system, ispirata dal trail running per una calzata ottimale. 

CONVERSE X PIGALLE

La Converse Chuck 70 è disponibile in due colorazioni: una gioca sulla classica gamma di tonalità e l’altra ha i colori in gradiente. Entrambe sono realizzate con la tecnica della pellicola TPU applicata alla tela, un elemento di design che conferisce alle scarpe un mix di futurismo tecnologico e stile classico. 

FILA

Il modello V94M d’ispirazione chunky sneakers è realizzato in camoscio con inserti in mesh e pelle a contrasto di colore. Sono leggere e flessibili con suola in gomma, l’ideale per un look sporty-chic.

SANDRO

Le sneakers ATOMIC ton sur ton in pelle sono realizzate in camoscio e rete, con suola spessa e logo stampato sulla linguetta.

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Gli essenziali per il back to office

Ritorno in ufficio? Occasione perfetta per sfoggiare un nuovo guardaroba in sintonia con le tendenze della moda. Ecco qualche idea per iniziare questa stagione lavorativa con stile.

Bolon Eyewear

Seddle è linea unisex che rivisita il classico e intramontabile modello Aviator con una montatura dalle linee squadrate. garantisce leggerezza, flessibilità e resistenza all’usura. Il particolare nasello in acetato riduce la capacità di pressione sul naso coniugando comodità della calzata con un design innovativoBack to office

Boggi Milano

Il nuovo completo, concepito come abito spezzato da ufficio e da viaggio, è realizzato in jersey di nylon bi-stretch; rigorosamente in blu navy, garantisce libertà di movimento, senza rinunciare allo stile e all’eleganza che contraddistingue il Cosmopolitan Businessman.

Nava Design

Aspetto essenziale, superficie piatta, stile informale con dettagli colorati a contrasto. FLAT è la nuova collezione di zaini Nava, nata per soddisfare un pubblico giovane e dinamico. 

Prada

Zaino in nylon con doppia tascha a zip

Puma Sport 

Un perfetto mix tra sport e tecnologia, progettato per diventare l’alleato ideale di chiunque ama allenarsi e desidera monitorare i propri obiettivi, rimanendo sempre connesso. Dotato di cassa sagomata in nylon e alluminio, garantisce a chi lo indossa una vestibilità ultra leggera, mentre il cinturino in silicone ruvido offre una perfetta aderenza e traspirabilità.

Woolrich

L’iconico motivo Buffalo Check, in tre varianti colore su panno mistolana, assume un carattere metropolitano, dando vita alla categoria delle Overshirt in cui i modelli Alaskan, HuntingClassic and Traditional tengono le redini con il loro design pulito e attuale.

Ha collaborato Massimiliano Benetazzo

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Traveling with style

Viaggiare? A volte è sinonimo di valigie pesanti, destinazioni inarrivabili e scomodità. Preferiamo allora pensare a location più confortevoli e lussuose, non sempre alla portata di tutti. Quello che invece può essere comune obiettivo di noi che spesso prendiamo aereo e treni, per lavoro o per svago, è cercare di viaggiare sentendoci eleganti e cool. Viaggiare con stile è possibile,  noi abbiamo scelto accessori e capi pronti a rendere le vostre trasferte super-glamourous! 

Coach 1941

Un cappotto in shearling con dettagli in pelle, troppo da outdoor? Ricordate che i check sono sempre un trend attualissimo.

Prada

Le Cloudbust Thunder si distinguono per l’inedito effetto tridimensionale della tomaia, ottenuto con iniezioni di gomma nel tessuto tecnico. Questa procedura unica, che trae ispirazione dal mondo dello sport, assicura alla calzatura massima flessibilità e morbidezza. E si può essere stilosi e confortevoli allo stesso tempo!

Salvatore Ferragamo

Borsone in pelle con profili. Se dobbiamo scegliere una weekender bag, che sia essenziale, ma elegantissima.

Bally

E se invece volessimo puntare a qualcosa di più vicino all’escursione? Perfetto lo zaino stile hiking in pelle con dettagli fluo e targhetta.

Filson 

Non può mancare un orologio che ci accompagni nelle nostre avventure. Questa ha Il quadrante verde militare in vetro zaffiro anti-riflesso e anti-graffio. Lancette Super-LumiNova®, cinturino in silicone verde militare con chiusure in acciaio. 

Hermès

Da fan dei foulard non potevo non sceglierne uno a tema, come il  Carré 140 High Flyer in cachemire e seta.

Giorgio Armani Eyewear

Immancabili gli occhiali da sole per un viaggio. Questi per chi ama un tocco di eleganza moderna e un gusto retrò. Il frontale è caratterizzato da due profili in metallo con colori a contrasto, che producono un gioco di spazi e vuoti. 

Burberry Eyewear

Proposta avvolgente dal carattere sportivo con profili in fibra di nylon. Montatura tartaruga chiaro in fibra di nylon con lenti arancio.

In copertina: Total look Fendi. Stiloso, ma con molti dettagli all’insegna della praticità. Giacca in pelle, maglia a collo alto e pantaloni a scacchi. Ci ha conquistati la borsa baguette cross body in nylon rosso.

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Giacomo Cavalli: da campione di vela a surfer fashion model

Come hai iniziato come modello e cosa ti piace di questa professione?

È una storia divertente, mi trovavo in aeroporto, all’incirca cinque anni fa.Due ragazzi che lavoravano per uno dei brand italiani principali mi confusero per Simon Nessman, il modello canadese, chiamandomi “Simon Simon”. Hanno poi realizzato che non ero lui e mi hanno suggerito di iniziare la carriera da modello.

Non ero interessato all’inizio poiché ero troppo impegnato nel cercare di realizzare il mio sogno di andare alle Olimpiadi di Rio, infatti stavo facendo una campagna di vela per la Nazionale Italiana.

Due anni dopo, quando stavo cercando degli sponsor ho provato ad intraprendere questo percorso; la prima campagna che ho fatto è stata per un brand di abbigliamento per vela. Per altri motivi poi, ho dovuto smettere con questo sport e ho iniziato il percorso da modello.

Quale il momento più gratificante fino ad ora?

Penso sia stato il Vogue Paris Foundation Night, un gala dove tutto il Jet-set era presente, di fianco a me avevo Adriana Lima, nel tavolo vicino Naomi Campbell e Pharrel Williams. E’ stata una serata bellissima!

Sei uno sportivo e pratichi surf. Come è nata questa passione?

Sono sempre stato appassionato di qualsiasi cosa riguardasse l’acqua, quando ero molto piccolo ho iniziato con la vela (la passione più grande di mio padre), poi dopo aver smesso, ho iniziato con il surf. È stato amore a prima onda, ora non riesco a stare senza. 

Viaggi molto per questo sport, dove vai a surfare? Un ricordo legato al surf?

Una delle cose che più mi attrae del surf è ciò che lo circonda, per rincorrere l’onda perfetta devi sempre andare nei posti più lontani e a volte selvatici del mondo, e quel contatto con la natura è fantastico. Il mio posto preferito per surfare è l’Indonesia, luogo con una bellissima cultura e delle belle onde. Uno dei ricordi più belli che ho viene sicuramente dalle Galapagos, mentre stavo per cavalcare un’onda ho visto qualcosa sotto di me, pochi secondi dopo stavo condividendo quell’onda con un leone marino che nuotava e giocava nell’acqua.

Quali insegnamenti hai tratto dalla pratica sportiva?

A mio parere lo sport è caratterizzato da due aspetti: la competizione, quella vera dove vieni giudicato e devi allenarti duramente. Grazie a questo impari cosa sia il sacrificio e la determinazione. Lo sport mi fa sentire meglio, amo ogni tipo di attività all’aria aperta che ti porta lontano dalla città e ti fa apprezzare la natura in tutta la sua bellezza. 

Segui, come sportivo e come modello, un regime alimentare specifico?

Sinceramente no. Cerco di mangiare sano, ma ciò non significa non mangiare! Più pratichi sport, più facile diventa con il cibo. Sono italiano, amo la pasta e la pizza, quindi se voglio mangiare devo allenarmi molto per mantenermi in forma.

I tuoi idoli, le tue icone di riferimento nella moda e nello sport ?

Nel mondo della moda, direi Simon Nessman, è molto simile a me. Ho una storia da raccontare, la carriera da modello mi è capitata, non è completamente il mio mondo, sono felice di avere delle possibilità che si trasformeranno in qualcosa di più grande un domani. Per quanto riguarda lo sport il mio idolo è LeBron James, mi ha sempre ispirato, è molto di più di un atleta, è un filantropo, un leader vero, una star che però gioca sempre per gli altri. E’ arrivato dal nulla ed ora è la persona che è. Sarebbe un sogno incontrarlo.

Una frase che ti rappresenta o rappresenta la tua filosofia di vita?

Ascolta il tuo cuore, esso conosce tutte le cose tratta da L’Alchimista di Coelho.

Cosa è sinonimo di eleganza per te?

Per me l’eleganza è qualcosa di sontuoso, ma allo stesso tempo senza sforzo.

Progetti e sogni per il futuro?

Bella domanda. Ora sto facendo un master in International Management in Bocconi a Milano e sto cercando di bilanciare lo studio con la carriera. Una volta terminati gli studi vedrò cosa fare della mia vita, ciò che mi piacerebbe è unire le mie esperienze nello sport e nella moda con quello che sto studiando e magari avere la mia attività che sia basata su ciò che mi ispira.Se invece continuerò a lavorare come modello, cercherò di farla diventare recitazione. Mi piacerebbe lavorare grazie alle mie capacità e non solamente per il mio aspetto.

Photographer: Alessio Matricardi

Stylist:

Stefano Guerrini @stefano_guerrini

Grooming:

Erisson Musella @erissonmusella

Model:

Giacomo Cavalli at Elite

Stylist assistants

Fabiana Guigli @fabipoppyAnastasia Mariani @annie__1991

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Tutti al mare

C’è chi è già partito, oppure chi sta ancora contando i giorni restanti alle tanto sospirate ferie estive. La nostra selezione di capi must have da spaggia va bene per tutti, da inserire in valigia all’ultimo minuto o per completare il look di chi è già in spiaggia in prima fila.

SUN68: costume stampa hawaii e fiori.

American Vintage: camicia maniche corte fantasia germini kaki.

Baldinini: sandali in tessuto tecnico blu.

Bikkembergs: slip beachwear con logo all over.

Bikkembergs: slip beachwear neon.

Bikkembergs: duffle bag coated, 100% PU eco pelle.

Lotto Leggenda: sabot bianche logate.


Moscot: occhiale da sole realizzato artigianalmente con metallo anallergico con naselli in titani.


C.P. Company: costume con fantasia e tasche ai lati con tipico goggle.


Marina Militare: costume da bagno blu con logo e stemmi laterali.


Berwich: bermuda con doppia pinces all’italiana, comfort fit, realizzato in lino/cotone con cinta a contrasto.


Marina Militare: t-shirt manica corta fantasia.


Lotto Life’s: t-shirt bianca con scritta “Life’s”.


Rucoline: marsupio in pelle con tasca frontale in pelle scamosciata. Chiusura con fibbia logata.


Stonefly: mocassino stile barca cucito a mano in morbido camoscio microforato con cuciture a contrasto. Il laccetto è tono su tono.


Slam: costume da bagno bianco con fantasia a lato.


Alessandro Gherardi: camicia texana lavata. Polso leggermente stondato. Manica Lunga.


Pence 1979: shorts in cotone tinto filo con fantasia a righe.

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A model’s talk: Daniele Carettoni

Saluta la crew con un sorriso ammaliante e senza altri indugi si prepara a lavorare. Ha in programma altri servizi fotografici prima del volo di stasera, quindi non ha moltissimo tempo. Con in sottofondo le canzoni di Rihanna, ci racconta dei suoi ricordi e del suo passato.

Daniele Carettoni è un modello italiano che vive a New York e che non immaginava che fare il modello sarebbe diventata la sua passione. Descrive se stesso da giovane come un “ragazzo normale” che ha ottenuto la sua laurea in Information Technology, in contemporanea alla carriera nel basket e ovviamente al divertimento. E’ successo tutto quando la ex ragazza di Daniele, anch’essa modella, gli ha proposto di lavorare come modello part-time. Da quel momento è iniziata la sua carriera.

“Partecipavo a qualche evento, mi divertivo con altre persone interessanti che facevano parte del settore. Ho iniziato a viaggiare molto ed è lì che ho realizzato che non volevo passare tutta la mia vita davanti ad un computer, dentro ad un ufficio per otto ore al giorno. Volevo viaggiare di più”.

Per lavoro, è già stato in Spagna, Svizzera, Germania, Cina, Turchia, Brasile e ora si è trasferito a New York. A volte si sposta a Washington e Miami per poi andare verso Los Angeles. Nonostante i jet privati e i resort di lusso sembrino un sogno, Carrettoni afferma che ci vogliano molti sforzi e tanta disciplina per avere successo e garantirsi una carriera lunga e prosperosa in questo mondo.

Riconoscendo i grandi cambiamenti nel mondo della moda grazie all’era del digital, ora è entusiasta per le nuove sfide che gli si sono presentate, soprattutto come social media manager.

Quale è la differenza tra lavorare a Milano e a New York?

A Milano bisogna andare ai casting, incontrare gli stilisti, i clienti e altri professionisti, mentre a New York è l’agenzia che svolge tutto il lavoro. Ci sono più modelli e clienti, ma meno casting perché le agenzie prendono le decisioni per i modelli. La qualità del lavoro, il budget che hanno, il numero di persone che lavorano per te per un progetto è un’esperienza diversa.

Come concili lo sport e la dieta?

Mi sveglio presto la mattina perché se vuoi avere successo svegliarsi presto è fondamentale. Lavoro sui social perché è parte della mia vita. Fra tre settimane potrei avere almeno 3 casting, dipende. Vado in palestra quattro volte a settimana.

Sei felice di aver scelto la carriera da modello?

Si, ma sono anche un po’ un imprenditore. Bisogna occuparsi un po’ dei tutto e a volte fare il modello è solo una piccola parte. Quando sono sul set è solo il 5% del lavoro. Il resto è preparazione.

Quali sono i tuoi paesi preferiti?

Amo la Cina perché in quel momento volevo divertirmi e viaggiavo con gli amici. Sono stato 3 mesi a Shanghai ma sono stato anche a Guhan, Guangzhou e Pechino. E’ stata un’esperienza stupenda. Dato che in Cina hanno un gusto particolare per quanto riguarda le campagne e i servizi fotografici, tendono a vedere lo stile italiano in modo diverso. A volte è divertente perché parlano della mafia e del Padrino. (ride)

Qualche episodio divertente di un servizio fotografico?

Uno dei momenti più divertenti è stato in Cina, quando una makeup artist stava preparando i miei capelli per un servizio. Ha messo della cera e poi della lacca. Dopo avermi pettinato, ha cosparso dei glitter rosa su tutta la testa. Ero confuso. Non mi ero mai lamentato prima perché i make up artist possono fare ciò che vogliono. E’ la moda, e anche se non sempre capisco le scelte, le accetto comunque. Questo però è stato l’unico caso in cui ho parlato con il cliente che ha poi concordato sul fatto che i glitter fossero troppo.

Cosa fai quando hai tempo libero a New York?

Tempo libero? Mi piacerebbe. (ride) Mi piace viaggiare molto. Quando posso, prenoto un volo. Vado a Washington, Boston o a nord di New York. Cerco semplicemente su Google dei posti da visitare e ci vado.

Hai dei posti a cui non puoi rinunciare?

Si, due parole: pizza ed espresso. Ci sono dei posti gestiti da italiani come Ribalta o PizzArte. Osteria Piemonte è un altro ristorante a SoHo che offre piatti autentici italiani. Il ristorante è gestito da un ragazzo torinese che è anche un mio amico, ecco perché ci vado spesso.

Il cibo è una grande parte della mia vita. Mi piace mangiare. Un’altra attività che svolgo spesso a New York è andare a bere drink negli hotel. C’è un Mandarin Oriented a Columbus Circle, non lontano da dove abito. C’è una bellissima vista dalla vetrata su Central Park con tutti i grattacieli. Tanto crescono i grattacieli tanto cambiano i posti per raggiungere una vista più bella. Baccara è il mio secondo posto preferito dove andare.

E invece per fare festa?

Non vado a feste perche mi sveglio presto. Devo allenarmi per essere al meglio durante i servizi fotografici.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Volevo stabilizzarmi a New York, ma ora è ormai un anno e mezzo. A New York, ho iniziato a lavorare con magazine italiani e nel frattempo lavoro molto anche come social media manager. Curo il profilo di due brand americani. Da modello, penso che tutti stiano piano piano diventano digital, quindi le agenzie svaniranno entro 10 anni. Ci sono gia agenzie che lavorano solamente online. Oggi il futuro si basa sulla multifunzionalità. Sei un modello, social media manager, designer e molto altro.

Hai pensato di andare ad Hollywood?

Nel passato, mi era stato offerto un ruolo i un reality show, ma ero un po’ timido per fare video produzione. Stare dietro la telecamera e posare per le foto ed essere bravo per i video shootings significa mostrare abilità diverse. Non ho la stessa passione per poterlo fare.

Fotografo: Antonio Avolio

Stylist: Stefano Guerrini

Assistente stylist: Davide Spinella

Grooming: Livia Primofiore

Assistant grooming: Carola Di Bello

Model: Daniele Carettoni @Boom Models (Milano) @bmg (NY, CHICAGO) @ THE INDUSTRY

Interview by: Thaina Paz & Tatevik Avetisyan

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Gli occhiali must have per l’estate

Ammettiamolo, la stragrande maggioranza di noi, quando alle prese con il bagaglio per un week end estivo o per le tanto agognate vacanze, come prima cosa da portare prepara gli occhiali da sole. E non solo per una meta dove sarà chiaro che il sole ci potrà accecare con la sua prepotenza! Vuoi mettere certi riflessi della luce in montagna? E sia mai che fra un museo o l’altro di una metropoli supercool i nostri occhi soffrano per gli sgradevoli riverberi sugli specchi di un grattacielo! Poi, se una come Anna Wintour o uno come Brad Pitt non vanno da nessuna parte senza l’occhiale must have di stagione, perché dovremmo essere noi da meno?
Qui una selezione che potreste avere proprio ora. La parte difficile per voi sarà scegliere solo un modello!

 

SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO

Eleganza, modernità e raffinatezza definiscono un’esclusiva selezione di montature in acetato disponibili in una varietà unica di forme ecolori iconici. Il modello da sole sl 274 di design squadrato in strato lucido bianco con lenti grigie tinta unita.

GUCCI

Modello caravan anni ’80 dal design audace, definito da una costruzione in acetato sulla parte superiore e terminali delle aste allungati. L’abbinamento tra le nuance naturali e la finitura metallica è enfatizzato dalla decorazione guilloché ovale con il motivo GG, utilizzata anche sulla piccola pelletteria di Gucci.

BALENCIAGA

Nel modello Hybrid il design sportivo estremo si contrappone nettamente alle tradizionali forme classiche fissando le aste in gomma iniettata con logo Balenciaga realizzato al laser e smaltato ad audaci frontali in acetato. Frontale in acetato avana scurolucido, aste in gomma grigia/nera/ rossa con lenti marroni tinta unita.

ALEXANDER MCQUEEN

Modello pilot dalla linea elegante e intramontabile, caratterizzato da lenti sfumate e da una preziosa finitura smaltata in rilievo sulla barra superiore, intorno alle lenti e sui terminali delle aste. Il logo Alexander McQueen è inciso al laser su entrambi i lati per enfatizzare il design del modello maschile.

DOLCE&GABBANA

Gli iconici occhiali da sole Domenico sono accessori dall’eleganza senza tempo, in puro stile Dolce&Gabbana. Il modello è caratterizzato da linee squadrate, spessori importanti e dettagli metallici. Oltre al classico nero, gli occhiali Domenico sono declinati in raffinati acetati striati con i seguenti abbinamenti: marrone con lente marrone, grigio con lente marrone, blu con lente fumo fotocromatica.

BURBERRY EYEWEAR

Modello a mascherina con lente a doppia specchiatura esaltata dal logo Burberry in versione rinnovata.

RAY-BAN

Nel celebrare una tappa fondamentale della storia creativa del brand, quest’anno il Ray-Ban Wayfarer propone colori innovativi e lenti cristallo sfumato trasparente per un look all’insegna dell’espressività. La selezione cromatica include proposte pop luminose e varianti più discrete, con strati grigi, rossi, blu e marroni sovrapposti ad havana colorati per ricreare un look immortale.

VERSACE EYEWEAR

Modello da uomo caratterizzato da un’estetica avanguardista e futuristica. La mascherina glasant è abbinata a delle nuove lenti laterali, a un ciliare avvolgente in metallo flat e ad aste ornate da un motivo con logo Versace inciso a laser. La palette cromatica include due varianti: oro con lenti marroni a specchio oro o nero con lenti grigie e dettagli 

IZIPIZI 

La collezione FLASH LIGHTS, ci porta in un universo magnetico e ovattato dove l’artificiale diventa realtà. Un invito al sogno e all’incanto grazie all’incontro di colori vibranti e di forme rotonde, morbide e leggere, caratteristiche della marca e 7 nuovi colori inediti dai tratti arcobaleno futurista.

KYME

Occhiale da sole MAXIME con asta gold e lenti marroni effetto gradient.

SARAGHINA EYEWEAR

Le lenti rettangolari, ultrapiatte e la leggerezza del metallo sottile sono i tratti distintivi che rendono unico il modello Tommy. Il suo taglio deciso e grintoso li rendono un must have davvero maschile.

ESTIARA

Lenti con trattamento Chroma contro gli effetti della luce blu e protezione totale UV 400, con montatura realizzata in Amanite®, un nuovo innovativo polimero termoplastico in esclusiva per il brand.

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Check-in

Foto: Davide Carson

Stylist: Stefano Guerrini

Grooming: Giuseppe Tamburrini

Stylist’s assistants: Davide Spinella, Francesca Minardi, Greta Tedeschi

Models: Baptiste Giannesini @Brave Models , Nicolas Cabral @Relatum Models, Harry Goodwins @Independent Models MGMT – I Love Models Management

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A model’s talk: Radu Ionut

Sei molto giovane e molto seguito sui social media, specialmente su Instagram. Preferisci i social o le attività da modello?

Si ho solo diciannove anni e penso siano due attività entrambe necessarie, Instagram è un’ottima piattaforma di promozione personale per essere notati da clienti e brand.D

Torni spesso a casa o sei molto occupato a causa dei tuoi viaggi?

Vivo principalmente a Bucarest, la mia città natale ma per lavoro viaggio molto. Ho firmato il mio primo contratto di lavoro 6 mesi fa e al momento non ho molto tempo di stare a casa perché viaggio spesso

Potresti suggerirci quindi qualche posto caratteristico a Bucarest?

Il centro storico è molto particolare ed è l’ideale per chi ama la vita nottura perché pieno di club. Le strade sono molto carattristiche, rimaste intatte con l’architettura di 50 anni fa.

Qual è il tuo posto preferito nel mondo?

Penso New York, sono stato lì due mesi per lavoro. Le persone sono davvero carine e offre molte opportunità

Se dovessi dare un consiglio di stile quale sarebbe?

Il mio preferito è Armani, classico senza troppi colori o almeno quelli essenziali come bianco e nero.

I tuoi capelli sono senz’altro un punto di forza, sei biondo naturale?

Sono biondo scuro, al momento li decoloro. Uso solamente il balsamo dopo lo shampoo e mi trovo molto bene con L’Oreal

Ti abbiamo visto lavorare con Bruce Weber, raccontaci qualcosa di lui

Ho lavorato con lui poco prima di andare a New York, sono stato a Miami una settimana e mezza, è stata un’esperienza incredibile perché abbiamo scattato in moltissimi posti: a casa sua, sulla spiaggia o nell’oceano, quindi indossavo per lo più costumi da bagno e intimo. Weber è davvero bravissimo ed è un piacere lavorare con lui.

Quali sono i tuoi sogni?

Non sono ancora sicuro, ma sogno un futuro nella moda. Mi piacerebbe anche provare a fare l’attore, magari a New York.

Fotografo: Antonio Avolio 
Stylist: Stefano Guerrini 
Stylist’s assistants: Fabiana Guigli, Davide Spinella 
Grooming: Matteo Bartolini @Freelancer Agency using R+CO 
Model: Radu Ionut @Independent Models MGMT
Intervista: Massimiliano Benetazzo

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A model’s talk: Andrea Manzoni

Cosa ti ha spinto a decidere di intraprendere la carriera di modello?

E’ successo tutto per puro caso: una domenica, mentre frequentavo ancora al liceo, un booker (che purtroppo ora non c’è piu) Massimo Curella, mi ha fermato per strada ed ha lasciato il suo biglietto da visita ai miei genitori. 
È iniziato tutto molto gradualmente, io giocavo a calcio quindi mai mi sarei aspettato di intraprendere questa carriera, poi però ho iniziato a viaggiare molto. Ho vissuto molti anni in Asia, mi piace davvero moltissimo, ho visto città come Shanghai, Singapore, Hong Kong e Pechino. Sono poi tornato in Italia per lavorare con clienti come Dolce e Gabbana e ora vivo tra Milano e Parigi.

Cosa ne pensi di Parigi?

Io mi trovo molto bene, vivo da solo anche se all’inizio non è stato molto facile trovare casa. Abito vicino a Notre Dame, esattamente a Saint Pompidou. È molto bello, rappresenta a pieno la vecchia Parigi, piccoli vicoletti pieni di vita ad ogni ora. Il lavoro è molto diverso rispetto a qui, l’espressione dell’uomo è particolarmente ricercata.

Un luogo che ti è rimasto impresso e che consiglieresti?

Sicuramente Shanghai, dove ho vissuto per cinque anni. Per un anno ho anche smesso di fare il modello perché questa città mi aveva totalmente rapito, facevo quindi il manager nei locali. A differenza di Pechino, Shanghai è molto più aperta ed internazionale. Un ristorante che sicuramente consiglierei è ad esempio The Fellas, un terrazzo con vista sul the Bund, gestito da italiani. Di cose da fare ce ne sono veramente molte, ma anche solo passeggiare per la vecchia Shanghai o People’s square riesce a far innamorare chiunque della città.
La consiglio sicuramente a chi vuole fare il modello, si lavora molto ma decisamente bene.

Parlando invece di te, che tipo di allenamento segui per tenerti in forma?

Io mi alleno in casa, venendo dal mondo dal calcio e del nuoto faccio fatica ad abituarmi alla palestra. Faccio corpo libero un’ora al giorno tutti i giorni, ed è da due anni e mezzo circa che non salto mai un giorno di allenamento.
A 30 anni il fisico cambia, per quanto riguarda l’alimentazione sono sicuramente più attento a ciò che mangio.

Che tipo di rapporto hai con i social network?

Sicuramente è parte integrante del mio lavoro, credo sia molto bello. Molto spesso viene confuso il fatto di essere un modello, un influencer o una persona che sponsorizza un brand. Sono tre cose completamente diverse, però i social ci permettono di essere visti da chiunque e quindi anche di essere ingaggiati più facilmente. E’ bellissimo essere in contatto con tutto il mondo, soprattutto viaggiando molto, anche se in Cina i primi anni è stato molto difficile poiché la maggior parte dei siti sono bloccati dal governo.

Cosa non può mancare nella tua valigia quando viaggi?

Sicuramente un libro che mi ha regalato mio padre, che è l’Alchimista di Coelho. Mi ritrovo molto in alcune parti del racconto; ogni volta che lo leggo c’è sempre qualche dettaglio che mi faccia pensare che la storia sia la mia.

Un accessorio o un capo che non può mancare nel guardorba maschile?

Un pantalone elegante, non uso mai i jeans.

Hai dei sogni nel cassetto?

Vorrei comprare una casa ai miei nonni, perché sono molto legato a loro e vorrei riuscire a fare questo regalo per ricambiare tutto ciò che mi hanno dato.

Progetti futuri invece?

Mi piacerebbe moltissimo poter continuare a lavorare in questo mondo, vorrei diventare booker o casting director per poi magari aprire un’agenzia, che trovi un giusto equilibrio tra la soddisfazione del cliente e le esigenze del modello.

Ph: Antonio Avolio
Style: Stefano Guerrini
Stylist’s assistants: Fabiana Guigli, Davide Spinella
Grooming: Matteo Bartolini @Freelancer Agency using R+CO
Model: Andrea Manzoni @Independent MGMT
Interview: Martina Belluschi

In copertina: Total look Dondup, scarpe Baldinini 

ENGLISH VERSION

What pushed you to undertake a modeling carreer?

I was still attending high school and I was out with my parents on a Sunday, a booker named Massimo Curella stopped me and gave his business card to my parents. It all started gradually, since I was a football player I would’ve never imagined to become a model, but then I started traveling a lot. I lived for many years in Asia, I visited many cities like Shanghai, Singapore, Hong Kong and Beijing. I came back to Italy to work with clients like Dolce & Gabbana, and now I’m living between Paris and Milan.

What can you tell us about Paris?

I simply love it, I live on my own even though it wasn’t easy for me to find an apartment alone. I live near Notre Dame, in Saint Poumpidou. I find it extremely nice, it represents the old Paris, with its alleys. Working it’s wuite different from here, the model’s expression is more cherished. 

Could you tell us a place you would recommend?

Definitely Shanghai, where I lived for five years. I even stopped modeling for a year, since the city totally captivated me, and I worked as a club manager. I find Shanghai more open and international than Beijing. A restaurant I would recommend is The Fellas, a rooftop with a view on the Bund, owned by Italians. There are many things to do there, but even by talking a walk in the old town or in People’s square you could totally fall in love with it. I can also say it’s the perfect city for modeling, the work is tough but worth it.

Talking about yourself, do you train constantly?

I train at home, I’m not really used to the gym, coming from football and swimming. I train an hour every day and it’s been two years and a half since I last skipped a training day. Being 30 years old, I need to be more careful about what I eat then when I was younger, our body is constantly changing. 

What do you think about social network?

It’s for sure a part of my job, I think it’s very useful. It often gets confused how modeling, being an influencer and sponsor a brand are three completely different things. Social network allow us to be seen from everyone and being scouted easily. I love being in contact with the world, especially because I travel a lot, even though it was difficult in China, since most of the websites are blocked by the Government.

What do you always bring with you when you travel?

A book that my father gave me, it’s called the Alchemist by Coelho. I feel like it represents some parts of my life everytime I read it.

A piece of clothing that should always be in a man’s closet?

Elegant trousers, I never wear jeans.

What is your biggest dream?

I’d love to buy a house for my grandparents to give back everything they gave to me.

Any future plan?

I want to continue working in this field, become a booker or a casting director, and maybe fund my own agency, with the right balance between client’s satisfaction and model’s needs. 

Ph: Antonio Avolio
Style: Stefano Guerrini
Stylist’s assistants: Fabiana Guigli, Davide Spinella
Grooming: Matteo Bartolini @Freelancer Agency using R+CO
Model: Andrea Manzoni @Independent MGMT
Interview: Martina Belluschi

Cover: Total look Dondup, scarpe Baldinini 

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A model’s talk: Jonathan Morón

Come hai deciso di intraprendere la carriera di modello?

E’ successo tutto per puro caso, sono cresciuto in una piccolissima città della Spagna e ho sempre voluto fare il veterinario. Durante un viaggio a Madrid per strada mi notò uno scouter di New York, il che era stranissimo per me per cui decisi di dire di no al momento. Tutto ciò però fece nascere in me una grande curiosità per il mondo della moda, per cui mi presentai in un’agenzia sempre a Madrid, provai a fare un casting e mi presero!

E la tua passione per la recitazione invece com’è nata?

La definirei quasi come una vocazione, io in realtà sono molto timido e confrontarmi con la telecamera mi ha sempre fatto un po’ paura. Cinque anni fa decisi di studiare recitazione perché era ciò che realmente mi affascinava. Ho recitato come protagonista in due cortometraggi e ho girato un documentario su Carlo V per la televisione pubblica spagnola dove interpreto il re da giovane. Ho poi ripreso il lavoro di modello, sono venuto a vivere a Milano e mi piacerebbe iniziare a fare l’attore anche qui.

Cosa ne pensi di Milano?

Mi piace tantissimo, è una delle mie città preferite e la considero una seconda casa.

E invece cosa ci dici della Spagna?

La Spagna e in particolare la mia città mi piacciono molto, ma se dovessi scegliere tra Madrid e Milano, opterei per Milano.

Un posto che ti sentiresti di consigliare?

Ho sicuramente un debole per Lisbona e il Portogallo, anche perché la mia famiglia è originaria di lì. Ha una cultura bellissima e i piatti tipici sono fantastici. Chiunque vada a Lisbona non può non provare il “bacalado a la dorada” e il “pastel de nata”. 
Come posti da visitare consiglio Sintra, che è un luogo molto speciale per me, essendo dove ho fatto la mia prima campagna come modello.

Un capo che non può mancare nella tua valigia?

Qualcosa di molto basic, sicuramente una bella camicia bianca, un blazer nero o azzurro, dei jeans e delle belle scarpe. Non possono mai mancare quando viaggio.

Come curi la tua immagine? Ti alleni molto o segui una dieta specifica?

Si mi alleno molto, ma non seguo una dieta. Sicuramente mangio sano, faccio sport quasi ogni giorno e bevo molta acqua. 

Hai qualche progetto in programma?

Ne ho molti, sia a Milano che a Parigi, anche se non posso raccontare nulla per ora posso dire che sta andando tutto benissimo.

Ph: Antonio Avolio 
Style: Stefano Guerrini 
Assistant: Fabiana Guigli, Davide Spinella 
Grooming : Matteo Bartolini @Freelancer Agency using R+CO 
Model: Jonathan Moròn @The Lab Models
Interview: Martina Belluschi

ENGLISH VERSION

How did you decide to undertake a modeling carreer?

It all happened by chance, I grew up in a small town in Spain and my dream job was to become a vet. During a trip to Madrid I was stopped by a scouter from New York, but it was such a surprise that I initially said no. Thinking about it, I was intrigued by the world of modeling and fashion so I took a casting in an agency and they engaged me!

What about your passion for acting?

I would define it more as a vocation, even though I’m a very shy person and I was scared by the camera at first. Five years ago I decided to start acting studies, as I’ve always found them fascinating. I was the protagonist in a short film and I took part in a documentary for the Spanish tv, in which I interpreted Carlos V. I also moved to Milan to continue my modeling carreer and I hope to start acting in Italy as well.

What do you think about Milan?

I love it, it’s one of my favourite cities and I consider it a second home. 

What can you tell us about Spain instead?

I really like Spain, especially my hometown, but if I had to pick between Milan and Madrid, I’d probably choose Milan. 

A place you would recommend?

It would definitely be Lisbon and Portugal in general, since my family it’s from there. The culture is great and the food is amazing. If you happen to go there, you totally have to try the “bacalado a la dorada” and the “pastel de nata”. As for places to visit, Sintra is a very nice one and I consider it special since it’s where I shot my first modeling campaign.

An item you always carry with you when traveling?

Something very basic: a nice shirt, a black or light blue blazer, jeans and a pair of sneakers. 

How do you take care of your image? Do you train a lot or follow a specific diet?

I do train a lot but I’m not following a specific diet  at the moment, I just pay attention to what I eat and I drink tons of water. 

Any future plans?

I have many plans, both in Paris and Milan, even though I can’t say much about them, I can tell everything is going great.

Ph: Antonio Avolio 
Style: Stefano Guerrini 
Assistant: Fabiana Guigli, Davide Spinella 
Grooming : Matteo Bartolini @Freelancer Agency using R+CO 
Model: Jonathan Moròn @The Lab Models
Interview: Martina Belluschi

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Interview: Lucas Peracchi


Classe 1988 e una vita dedicata allo sport, Lucas Peracchi dopo una breve parentesi televisiva si dedica oggi al mondo del fitness e del surf portando avanti un notevole seguito sui Social.
Noi di man in town lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato delle sue passioni, del suo lavoro e dei progetti futuri.

La tv ti ha dato una certa notorietà. Ora però ci sembra tu voglia fare altro. Qual è il tuo percorso attuale? Che progetti hai?

“Il mio progetto attuale è quello di crescere a livello fitness. Mi sto specializzando come preparatore atletico e personal trainer e vorrei continuare a lavorare in questo settore che è sempre stata la mia più grande passione, non nego che se capitasse qualcosa nel mondo televisivo potrei valutarlo.

Hai un notevole seguito sui social e sei considerato un influencer. Nel tuo approccio sui social tieni conto anche di questo?

“I social sono un’ottima possibilità al giorno d’oggi, tengo conto del fatto che ho molti followers e cerco di sfruttare questo plus per farmi pubblicità anche per quanto riguarda il mio lavoro, nel mondo del fitness questo è un grande vantaggio.

“Ti vediamo spesso in giro per il mondo, qual è l’ultimo viaggio che hai fatto?

“Viaggiare è qualcosa di magico e cerco di conoscere sempre nuovi posti e nuovi culture. Ultimamente Sono stato alle Maldive con Mercerdes, la mia ragazza.  Un paradiso terrestre dove spero di poter tornare molto presto.”

Sei un appassionato di Surf, quale località ci consigli per praticare questo sport?

“Sicuramente il Portogallo, mi piace molto perché è un posto con località naturalistiche che ti permettono di praticare questo sport in tranquillità. Una di queste è Peniche che si trova a Nord di Lisbona, qua si tengono anche i mondiali di surf.”

Che tipo di allenamento segui per tenerti in forma?

“ Tenersi in forma necessità di dedizione e passione, mi alleno spesso e gli allenamenti che preferisco sono il corpo libero e la ginnastica.”

Come è stato trovarsi come modello su un set?

“Sono molti anni che lo faccio, all’inizio ero un po’ imbarazzato adesso invece ho preso confidenza con l’obbiettivo e continuo a farlo cercando semplicemente di essere il più naturale possibile. “

Un sogno da realizzare?

Vorrei riuscire a coronare i miei obbiettivi lavorativi,  mi piacerebbe dare inoltre una mano alla mia famigliae lo farei comprando la casa dei miei nonni in collina a Piacenza, un’abitazione che non è più loro e che mi piacerebbe che tornasse in mano alla mia famiglia.

Photographer: Alan Pasotti
Style: Stefano Guerrini
Stylist Assistant: Davide Spinella
Grooming: Chiara Giangrossi
Accesorize: Model’s own

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QUANDO LA BICICLETTA DIVENTA SUPERCOOL, INTERVISTA A LORENZO MARTONE

Una nostra chiacchierata con Lorenzo Martone, da pr a fondatore della linea di bici design Martone Cycling Co.

Originario di San Paolo in Brasile, classe 1979, Lorenzo Martone si occupa di pubbliche relazioni fra New York e Los Angeles, personaggio piuttosto noto, anche perché spesso seguito dai paparazzi per la sua vita sentimentale passata, Martone ha deciso di intraprendere un percorso più personale, rimanendo sempre nel settore lifestyle che lui conosce bene, e dopo aver fondato la sua agenzia The Creative NYC, aver disegnato nel 2010 una collezione di swimwear, dal 2013 ha lanciato Martone Cycling Co, una linea di biciclette colorate e dal design accattivante.

Figura solare e carismatica, Martone ha un notevole following sui social e il suo esperimento nel mondo delle bici, nato perché non gli piaceva come questi comodi mezzi di trasporto apparivano una volta appesi al muro della sua casa fra una biciclettata e un’altra, sta facendo il giro del mondo, e i prodotti sono stati venduti in posti cool come Colette a Parigi e Saks Fifth Avenue.

Incuriositi dal personaggio di ‘self-made man’ dalle tante idee, lo abbiamo raggiunto per farci raccontare meglio la sua avventura con la linea Martone Cycling Co e più in generale nel mondo del lifestyle. Ecco la nostra chiacchierata.

 

A chat we had with Lorenzo Martone, who founded the bicycle line Martone Cycling Co.

Born in 1979 in Sao Paolo, Brazil, Lorenzo Martone handles public relations between New York and Los Angeles and is known mostly because of his private life, which lead paparazzi to follow him around. Martone decided to take on a more personal project, staying in the lifestyle field that he knows very well, by founding its agency  The Creative NYC and designing in 2010 a swimwear collection. In 2013 he created Martone Cycling Co, a line which featured colored bicycles with a catching design. 
Being a cheerful and charming figure, Martone has a great success on social media and its experiment in the bicycle world is becoming more and more famous all over the globe, since it’s being sold in cool spots like Colette in Paris and Saks Fifth Avenue. This project was born because Martone wasn’t very enthusiastic about the fact that these comfortable means of transport were hang on the wall after using them.

We were very curious to meet this ‘self-made man’ full of new ideas, so we decided to reach him and let him tell us his adventure with Martone Cycling Co and his view of lifestyle in general. Here is our chat with him.

Seguendoti sui social media, mi è chiaro che ti occupi di diverse cose. Prima di tutto sei un PR. Con l’avvento di Instagram e dei social, quanto è cambiato lo scenario in cui lavori negli ultimi anni?

I social media hanno avuto un successo travolgente. La maggior parte delle persone, di diverse età e con interessi diversi fanno tutte parte di questo mondo, ora le carriere si basano solamente sull’uso di Instagram. Questo è ciò che interessa ai giovani, perché non vi sono filtri ed è tutto estremamente rapido.
Credo che i social media sono qui per rimanere, e tra dieci anni potrebbe anche non trattarsi più di Instagram o di Twitter ma addirittura di qualcos’altro; un’unione di tutto ciò che le persone amano: immagini, musica, messaggi, news, ricerca di attenzione e di seguito! E’ la combinazione perfetta.

Hai poi deciso di dare vita ad una linea di biciclette. Quando e come hai deciso di intraprendere questo business?

Sono il fondatore di Martone Cycling Company. Abbiamo iniziato 6 anni fa e ora abbiamo un ufficio a New York e uno a Parigi. Realizziamo biciclette locali e ciò che ci rende più famosi è la Gold bike.
L’ispirazione per la gold bike è arrivata dall’ottone e dall’idea di una bicicletta appesa in salotto come parte dell’arredamento, quasi come fosse una scultura.

 

Following you on socials it is clear to me that you do a lot of things. First of all you are a pr. How do you think has changed the scenario in which you are working in the last few years. For example how much are important things like instagram and socials?

Social media has taken the world by storm. The majority of people, all ages and interests are part of it – people build careers nowadays only using their Instagram. It’s what young people pay attention to, because it has no filter, it’s fast and furious . I believe social media is here to stay. And in 10 years it might not be about Instagram or twitter but something else, it’s a combination of all things people love: Images, music, messages, news, attention seeking and validation! It’s the perfect formula.

Then you decide to create a line of cycles. When and where did you decide to create this business?

I’m the founder of Martone Cycling Company. We started 6 years ago and now have one office in NY and one in Paris . We make commuter bikes and we are famous for the all Gold bike . Talk about attention seeking ! The gold bike was inspired by brass and the idea of hanging  a bike in the living room like part of the furniture – almost sculptural.

Quanto è importante l’aspetto ecologico nel tuo approccio su questo mercato?

Ciò che amo del ciclismo e delle biciclette è la vasta gamma che ricopre. E’ molto utile, ti porta dappertutto e non usa alcun tipo di petrolio o gas, il che è ottimo per l’ambiente e rappresenta anche un’opportunità per fare esercizio. E’ fondamentale per la salute e il benessere. Amo ciò che faccio per questo motivo.

Quali sono i tuoi progetti per Martone Cycling Company?

Il progetto è quello di continuare ad espandersi, abbiamo prodotto accessori, caschi e altri articoli ispirati al ciclismo, ma il piano sarebbe di inserire biciclette elettriche e active wear.

 

How much is the ecological aspects of cycling important in your approach with this business?

What I love about cycling and bicycles is the range it covers. It’s useful as it takes you from A to B, doesn’t use any oil / gas ( good for the environment) and also its an opportunity to exercise while commuting . It plays on good health and well being . I love what I do because of that. 

And which are your plans related to that?

The plan is to continue expanding – we launched accessories, helmets, locks and other cycling inspired items but the plan includes electric bikes and active wear.

Sei diventato piuttosto famoso tanto da essere seguito dai paparazzi. Come hai gestito la tua vita privata e quanto questa notorietà ti è tornata utile per il tuo lavoro?

Sono stato seguito dai paparazzi solamente quando mi frequentavo con Marc Jacobs e ho continuato la mia vita come se nulla fosse, non è stato così fastidioso. Vivere sotto i riflettori significava dovermi comportare in un certo modo davanti al pubblico, ma da subito ho capito che potevo essere me stesso. Ho una forte personalità e non ho filtri, dico ciò che voglio e faccio ciò che penso. Non tutti sono d’accordo ma ho scoperto che l’autenticità è rara e devo semplicemente essere me. Il mondo si abituerà.

Ci daresti le tue definizioni di eleganza e bellezza?

La bellezza e l’eleganza vengono da dentro. A mio parere non tutto gira intorno all’apparenza, a come sei fisicamente o i vestiti che indossi, ma a come ti comporti, alle parole che scegli, il punto di vista che hai rispetto al mondo. È questo che definisce un uomo. Come diceva Coco Chanel “la moda passa, lo stile resta”, e penso che il linguaggio del corpo, il sorriso e perfino il modo in cui ci si scambia una stretta di mano dicano di più di una persona rispetto a ciò che indossa.

 

Since we are a life style magazine. Can you tell me which is your definition of elegance? And which is the definition of beauty?

Elegance and beauty come from the within. For me it’s not about physical attributes – not the way you look or what clothes you buy. But how you behave. The words you choose to use .  The point of view you have about the world . That defines someone to me. As Coco Chanel use to say, fashion fades, only style remains . I think people’s body language, smile and even the way they shake your hands says more about them then what they wear .

You became quite known in the media, thanks also to paparazzi following you around. How did you manage to continue your normal life and how this notoriety became useful for your job?

I was only followed by paparazzi while I dated marc jacobs and I continued to live my life the same way and it wasn’t that disturbing . Living under the microscope meant I had to behave a certain way publicly but soon enough I found out I should just be myself . I have a strong personality and I use no filter – I say what I want and do what I think . It doesn’t please everyone but I found out that authenticity is rare and I should just be me. The world does adjust.

 

Parlando di lifestyle, ti sei recentemente trasferito da New York a Los Angeles, perché? E in che modo queste due città si assomigliano e differiscono?

Dopo 13 anni a New York ho deciso di dare un’opportunità anche alla West Coast. Quando avevo 20 anni, qualcuno mi ha detto “Devi vivere almeno una volta a New York, ma non per troppo tempo, così non diventi troppo duro. Vivi almeno una volta in California, ma non per troppo tempo, così non diventi troppo debole.” Mi sono sentito troppo duro e volevo calmarmi un po’, ma sempre sotto il migliore sole. Sembra scontato, ma il sole e il tempo sono metà della mia felicità. Magari troverò anche l’amore? Chi lo sa.

Un film, un libro o un musicista, daresti ai nostri lettori dei consigli su cosa leggere, vedere o ascoltare?

Ho visto tutto ciò che ha visto partecipe  Timothee Chalamet perché penso che sia un grande talento. Sono un grandissimo fan dei suoi film. Ascolto i The XX e inoltre una nuova scoperta di quest’anno al Burning Alan è stato un compositore, produttore e musicista berlinese di nome Monolik, che produce il sound più bello che io abbia sentito da tanto tempo.
Ho letto i libri di Yuval Harari “Sapiens” e “Homo Deus” che trattano della storia dell’umanità. Uno parla del passato, la rivoluzione agricola (è anche il libro preferito di Obama) e l’altro parla del futuro: la rivoluzione tecnologica.Onestamente la mia raccomandazione è quella di trovare artisti interessanti e libri che trattano di come vivere al meglio. A quasi 40 anni la mia esistenza è diventata una questione filosofica. Quindi voglio leggere di più su questo argomento.

Seguendoti su Instagram, ci è chiaro che sei un appassionato di arte. Sei anche un collezionista? Quanto è importante l’arte nel tuo lavoro?

Per quanto riguarda l’arte, ero solito dire che ero un “ giovane collezionista” poiché cercavo di comprare e supportare artisti emergenti. Ora non sono più così giovane ma mi piacciono comunque i giovani che realizzano arte insolita. Non sono sicuro di come poter classificare questa cosa ma un artista a cui mi sono appassionato è Austin Young. Sono totalmente ossessionato dal modo in cui rappresenta la critica alla società.

Talking about lifestyle, you recently left New York for LA. Why? And in which way do you think the two cities are similar and in which ways they are different?

Lifestyle is a word that has been overused but I try to imagine that a “good lifestyle “ includes you doing things that please you. And if that includes buying designer fashion than you should dress in couture all the time . People should be free to do whatever makes them excited . Fashion is self expression. Sadly he world has been pretty boring lately. 
After 13 years in NY u decided to give the West Coast a shot . When I was 20 years old, someone told me: “live in NY once, but not for too long so you don’t become too hard”. Live in California once, but not for too long so you don’t become too soft. I have been feeling to hard. I want to soften up a bit . But always best under the sun. It sounds basic but the sunshine and the weather are half of my happiness . Maybe I will find love there too?! Who knows .

A place, a drink, a movie, a book ? Give our readers some tips about your fave things to do, read, see, listen?

I have been watching everything that Timothee Chalamet is involved because I think he’s our great next star. I’m a huge fan of his work and craft.  I listen to The XX and one new discovery this last year at Burning alan was a German composer / Producer / musician from Berlin, his name is Monolink and it’s the most beautiful sound I have heard, in a long time . I have been reading both books by Yuval  Harari “SAPIENS” & “HOMO DEUS” both address the history of humanity. One talks about the past, it’s  about the agricultural revolution ( also its Obama’s favorite book of all Times ) and the other one talks about the future: the technological revolution.
Quite honestly my recommendation is to try to find interesting artists and books that address things in living thru. At almost 40 my existence on Earth became a philosophical question. So I want to read more about that. 

Following you is it clear also that you are a lot into art. Are you a collector? How much art is important for your jobs?

About art. I use to say I was a “young collector” because I was filling emerging artists and trying to buy things here and there. Now I’m not so young anymore but still I gravitate towards young people doing crazy art . Haha so not sure how to classify this but the artist I have been into is Austin Young . I’m obsessed about how critical and observant of society he is .

Una frase che ti rappresenta?

Una frase che mi rappresenta? Less is more, il troppo stroppia.

Progetti futuri?

I miei progetti futuri includono sistemarmi a Los Angeles e diffondere Martone Cycling in California. Trovare un partner ed avere dei figli. Molto semplice!

 

Personal motto/quote that represents you?

A quote that represents me ? “Less is more”

Plans for the future?

my plans for the future include adapting to LA and expanding Martone Cycling in California . Finding a partner in crime and have a kid ! Simple ! 

 

 

 

 

 

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Luke Guldan: l’attore di “The Good Place” fotografato da Richard Gerst

Quando in una serie televisiva i protagonisti sono due personaggi molto amati, come Kristen Bell, la mitica Veronica Mars in tv e amatissima per aver dato la voce ad Anna in “Frozen, e Ted Danson, carriera ricchissima che comprende due serie di culto come “Cin Cin” e “CSI”, difficile per un esordiente farsi notare. E invece nell’acclamato show “The Good Place” Luke Guldan riesce a farsi apprezzare per il suo fascino da ‘ american boy’ e per la capacità di calarsi in maniera credibile in un ruolo inconsueto, quello di un demone. Originario di Milwaukee, ma cresciuto a Brooklyn, Luke si è concentrato da ragazzo sul mondo dello sport e del fitness, ottenendo riconoscimenti, articoli e copertine di giornali specializzati, come Men’s Health e Muscle & Fitness, passando per GQ e Cosmopolitan. La passione per la recitazione lo porta ben presto sia sui palcoscenici teatrali, sia in televisione e al cinema, ottenendo dopo apparizioni in “Gossip Girl”, “Law and Order: Special Victims Unit” e “Blue Blood”, il ruolo di Chris nella serie “The Good Place”, trasmessa dal 2016 dalla NBC. Ha fotografato per noi l’affascinante Chris Richard Gerst, fotografo, che ha sede a New York, molto apprezzato per i suoi ritratti e la capacità di esaltare in maniera naturale il sex appeal giovane e fresco dei suoi soggetti. Per saperne di più del lavoro di Richard vi rimandiamo al suo sito www.gerstvisuals.com, mentre per conoscere meglio Luke eccovi la nostra chiacchierata con il promettente attore americano.

 

Puoi raccontarmi come e quando hai deciso di diventare un attore? Recitare è qualcosa che hai sempre voluto fare?
Già da piccolo. A sette anni. Avevo queste cravatte che amavo indossare. Ne avevo appese per tutta la mia stanza. Le indossavo e creavo come dei personaggi. Ricordo che stavo di fronte allo specchio e le mettevo, in genere senza camicia, anche se avevo solo sette anni. E ho continuato a tenerle, come un tratto ricorrente nella mia vita… mi piace stare senza camicia. E le cravatte non sono in genere un accessorio che un bambino indossa di solito, sono più da adulti. Ma le indossavo e creavo questi personaggi imitando gli adulti che vedevo nella vita reale o in televisione. Ho capito, pensandoci, che è quello il momento in cui ho iniziato. Con le cravatte.

Fai parte di una serie tv importante, con due attori famosi come protagonisti. In che modo questo ruolo ti ha sorpreso, e cosa hai imparato da questa esperienza?
È stato fantastico lavorare con Kristen Bell e Ted Danson nello show “The Good Place” (da noi va in onda su Italia1, ndr). E tornare a lavorare alla terza stagione mi ha dato l’opportunità di vedere come loro lavorano seguendo l’evoluzione della serie e quindi del loro personaggio. L’unico modo per descriverlo è ‘puro divertimento’. Ho imparato che le cose succedono in fretta e devi essere preparato. Sempre preparato, ma mai pronto.

Dimmi qualcosa sul personaggio che interpreti. Ti somiglia?
Chris Baker è fantastico nel suo lavoro, ha un bell’aspetto, ha successo, sta benissimo con un completo e riesce a toglierselo rimanendo affascinante, ed è un demone. Quindi io non somiglio per niente a Chris. Tuttavia c’è qualcosa di simile, l’unica cosa in effetti, entrambi amiamo andare in palestra.

Cosa ti piace della recitazione e cosa no?
È sempre diversa, anche quando interpreti lo stesso personaggio ci sono continuamente cose che non ti aspetti, nuove esperienze, collaborazioni, ti puoi ritrovare in un ambiente in cui lavori con così tante persone, per far si che ogni cosa prenda forma velocemente, è eccitante. Mi piace il processo. Inoltre, hai l’opportunità di interpretare ruoli diversi dalla tua persona, ad esempio di recente ho interpretato un go-go dancer nello show “Tell Me A Story,”che sarà in onda dal 31 ottobre sulla CBS. La sola cosa che non mi piace della recitazione o che può essere un po’ difficile riguardarsi durante una performance. Non da un punto di vista superficiale, quanto da una prospettiva creativa. Il nostro gusto è in continuo cambiamento ed evoluzione. Quindi, vedere un vecchio film o una vecchia performance può essere un po’ strano a volte, perché non sei più in quello stesso spazio creativo con la tua vita. Il tuo processo e le tue esperienze sono cambiate. Così come il tuo gusto.

Progetti e sogni per il future?
Vorrei viaggiare. Ho intenzione di organizzare un viaggio in Europa. Compresi Italia e Sicilia. Voglio vedere tutto, Inghilterra, Spagna, Scozia e Amsterdam. Sogni? Ho un copione per cui vorrei trovare dei finanziamenti e realizzarlo. Non vedo l’ora che inizino la terza stagione di The Good Place” e il nuovo “Tell me a Story”, il prossimo Ottobre- Posterò alcuni behind the scene e update sulla mia pagina instagram. Quindi seguite @lukeguldanofficial!

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A BEARD IS A BEARD

Photographer: Matteo Engolli
Stylist: 3
Grooming: Matteo Bartolini @Freelancer Agency
Stylist’s assistants: Anastasia Mariani and Fabiana Guigli
Thanks to Cristina Florence Galati
Models: Luca Maurino @Boom Milano, Giulio Lotti @Elite Models, Ludwig @Crew Models, Simone D’Angelo @Brave Models

Special Thanks for the location to Stefano terzuolo and GUM, Corso Italia 46 Milano.

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Fabio Canino, dalla TV alla produzione di vini, con un occhio attento al sociale.

Ho di recente avuto la possibilità di conoscere Fabio Canino, durante una conferenza alla quale entrambi eravamo invitati a Mantova. Ovviamente da showman istrionico quale Canino è, l’incontro ha coinvolto moltissimi argomenti, ben oltre il tema della conferenza stessa, e ho potuto confermare l’ottima opinione che mi ero fatto di lui seguendolo come giudice, mai fazioso o eccessivo, a “Ballando con le stelle”, show che gli ha dato una notorietà mainstream, ma anche in precedenti avventure televisive e radiofoniche, dove la sua ironia ha sempre rivelato uno sguardo particolarmente acuto e attento sul nostro quotidiano, su quello che ci circonda, che sia politica, tematiche LGBTQ, o più genericamente pop culture. Autore anche di libri, come il recente “Rainbow Republic”, mi ha sorpreso venire a sapere che recentemente alle sue molte attività si è aggiunta quella di produttore di vini. Incuriosito, grazie anche ad un legame preciso che la produzione di questi vini ha con problematiche sociali importanti, ho deciso di intervistarlo per farvi conoscere questo aspetto così inatteso. Ecco quindi la mia chiacchierata con Fabio Canino.

Come ti sei avvicinato a questo progetto così diverso dal tuo normale ambito professionale? Come è nata l’idea e in che modo sei coinvolto?

In realtà per un toscano come me non è lontana la cultura del vino e quindi della terra di provenienza. L’idea è dei miei due amici, adesso soci, Bruno Tommassini ed Edoardo Marziari coppia da 40 anni, stilisti di gran successo per griffe internazionali che, vivendo in una splendida tenuta in Toscana vicino ad Arezzo, avevano iniziato a produrre del vino per gli amici. L’enologo che seguiva la produzione però notò che il vino era di alta qualità e consigliò di ampliare la produzione inserendo altre uve e quindi producendo altri tipi di vino.
Sono nati così i bianchi, i rossi e i prosecchi sotto il nome di Vinocchio e Uvagina. Nomi volutamente provocatori ed ironici che però richiamano chiaramente il progetto che questi vini promuovono: tolte le spese di produzione una parte degli introti va a tutte le associazioni che si occupano di contrastare il bullismo, ed in particolare il bullismo omofobico. Il progetto mi piacque subito, tanto da entrare in società con loro! Io, Bruno ed Edoardo sappiamo di essere stati fortunati nella vita, di essere privilegiati e questo ci sembra un bel modo per restituire un po’ di quello che abbiamo avuto, creando la società Prodigiodivino.

Quanto è importante in questo momento storico affrontare argomenti come questo?
Importantissimo! Il bullismo è un gravissimo problema che esiste da sempre e solo negli ultimi anni si cerca di parlarne e cercare di arginarlo. È sempre stato sottovalutato, come fosse una bravata tra giovani, ma in realtà i danni di chi viene bullizzato sono danni psicologici seri. Vorreste mai avere un insegnante che è stato bullizzato? Un avvocato, un politico o un datore di lavoro che ha subito bullismo? Chiaramente no! Perché  spesso ripagano con la stessa moneta, trasformandola in  mala autorità e non autorevolezza.

Una piccola domanda sul lavoro per il quale ti conosciamo e seguiamo. Quali dei tanti progetti, fra televisione, cinema e teatro, ti è più caro?
Sono molto legato al teatro, con il quale tutto è partito, ma un programma tv è rimasto nel mio cuore, sia per il successo del programma stesso, sia per le belle persone che mi ha fatto conoscere. Sto parlando di Cronache Marziane che andò in onda su Italia Uno anni fa.

Prima di lasciarti. Dove troviamo i vini e dove troveremo te in futuro?
Potete trovare i vini in mille posti, da Eataly, in varie enoteche e ristoranti in Italia, ma si possono acquistare anche via Amazon o sul nostro sito www.prodigiodivino.com dove troverete anche tutta la nostra storia.
Per il mio futuro professionale, oltre allo storico programma su Radio2 Miracolo Italiano con La Laura che riprenderà a settembre, e a cui sono molto affezionato, sto iniziando a scrivere il mio secondo romanzo e finalmente torno a teatro con ben due spettacoli. Un musical e uno spettacolo molto comico di cui però è ancora troppo presto per parlarne. Stay Tuned!

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AUTUMN STYLE

I nostri primi suggerimenti di stile per l’autunno che verrà.
La giacca doppio petto è tornata vincente nel guardaroba maschile.perché non indossarla con un maglione a collo alto, al posto della classica camicia?

Coat, turtleneck sweater and trousers Doppiaa, sunglasses Moscot Originals
Coat, turtleneck sweater and trousers Doppiaa, sunglasses Moscot Originals

Il completo gessato sempre e comunque. Un ‘evergreen’ capace di rinnovarsi, come queso che abbiamo scelto per voi.

Suit and shirt Ssense, socks Sara Borghi, shoes Antony Morato
Suit and shirt Ssense, socks, shoes Antony Morato

Sexy anche in inverno? Con questo gilet di Jonathan Scarpari si può. E i muscoli son ben in evidenza!

Waistcoat Jonathan Scarpari, trousers Michael Coal, socks Sara Borghi, shoes Stonefly
Waistcoat Jonathan Scarpari, trousers Michael Coal

Il ruggine, uno dei colori di questo inverno. Noi lo abbiamo scelto per il capospalla, elegante, ma anche molto giovane.

Coat Allegri, sweater Seventy, trousers Entre Amis
Coat Allegri, sweater Seventy, trousers Entre Amis

Sporty and confy, ma con tigri e fiori a decorare i capi. Creatività e personalità non vanno in vacanza in inverno!

Sweater and trousers Antony Morato, socks Sara Borghi, shoes Watson&Parker
Sweater and trousers Antony Morato, socks Sara Borghi, shoes Watson&Parker

Effetto broccato per un vero young and modern gentleman.

Suit Barena, t-shirt Antony Morato
Suit Barena, t-shirt Antony Morato

Mescolare texture e disegni tipici della sartorialità maschile. Via libera a righe, checks e pied de poule.

Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, trousers Entre Amis, glasses Pugnale, shoes Rucoline
Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, trousers Entre Amis, glasses Pugnale, shoes Rucoline

Un accessorio cool, come gli occhiali. Ma il dettaglio vincente rimane il sorriso.

Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, glasses Pugnale,
Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, glasses Pugnale.


Photographer: ChiacchioPtashko

Stylist: 3
Grooming: Mary Parpinel
Stylist assistants: Fabiana Guigli, Anastasia Mariani

 

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PEOPLE WE LIKE: THOMAZ DE OLIVEIRA

Photographer: Alisson Marks 
Stylist: 3 
Stylist assistant: Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming: Gianluca Casu
Model: Thomaz De Oliveira @I Love Models Management

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ELEGANCE IN THE POOL: FABIO SCOZZOLI

Photographer Alisson Marks
Stylist 3
Stylist assistant Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming Gianluca Casu

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Read the interview here!

SPRING SUGGESTIONS OF STYLE

I nostri nuovi suggerimenti di stile per la stagione calda. All’insegna del tempo libero.

Think pink! Anche con un look sportivo un tocco di rosa illumina la primavera e l’estate!

Un’idea da copiare: mescolare righe e micropattern, così come diversi toni del blu!

La borsa perfetta per l’estate: maxi! Per accompagnarvi nelle tante avventure che vi attendono: dal mare alla montagna.

Dare to mix and match! Mondi e colori diversi possono trovare twist inaspettati nel vostro guardaroba.

Altro colore vincente di questa stagione calda: orange is the new black!

Siate spiritosi sempre, anche nel look: è il passe-partout per una estate spensierata.

Photographer: Alisson Marks
Stylist:: 3
Stylist assistant: Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming: Gianluca Casu
Model: Matteo Festuccia

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UNA PRIMAVERA CON GLI OCCHIALI

Finalmente, dopo settimane indecise e gelide, che facevano venire poca voglia di uscire, è arrivata una primavera calda che ci spinge a mettere la testa fuori di casa. Uno dei must del nostro look per ogni stagione in cui il sole la fa da padrone è sicuramente un bel paio di sunglasses!

Per chi vuole solo sapere le ultime tendenze nel settore o per chi vuol farsi ispirare e spingere ad un nuovo acquisto, abbiamo preparato questa sequenza di occhiali che vengono dalle collezioni s/s 2018. Ce n’è per tutti i gusti, dalla funzionale mascherina sportiva a doppia lente di Moncler all’occhiale in acetato dalle sfumature particolari e dalle dimensioni oversize di DSquared2.
Prevale, osservando.i modelli che abbiamo scelto per voi, una forma più arrotondata, dal gusto retrò, ma senza eccessi. Forse non è tempo per le eccentricità, meglio essere ricordati per lo sguardo che sfoggiamo una volta tolti gli occhiali da sole, piuttosto che per una montatura troppo strana.
Eccovi le nostre proposte.

AN ITALIAN CHAMPION: SWIMMER LUCA DOTTO

Photographer Alisson Marks
Stylist 3
Stylist assistant Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming Gianluca Casu
Read the interview by Federico Poletti on manintonw.com
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Shades of blue

Il blu è protagonista di questo nuovo editoriale scattato da Marco Conte. Declinato in molti modi, ma sempre in rapporto ad un trend che sembra non perdere di smalto stagione dopo stagione: i microprints. Il must di stagione sarà mescolare tonalità di blu e disegni stampati, ma sempre con sobrietà.

Riscoprire i grandi classici: per questa primavera vi consigliamo i macro-checks.

Il completo più divertente? A quadrettini e con il micro-bomber al posto della giacca.

La giacca bianca solo se indossata su una camicia dai microprints floreali.

Giocate con le tonalità di blu!

Una sciarpa dai disegni allegri e colorati è sempre un’ottima idea per le serate primaverili.

Il bomber da indossare sul completo, ma i colori sono rigorosamente a contrasto.

 

Photographer: Marco Conte
Stylist: 3
Model: Matthew Williams @Urban Models Milano

Stylist assistants: Cristina Florence Galati, Carmen Anna Romano
Grooming: Matteo Bartolini @freelanceagency

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Colors’ addiction

Se è vero, come noi crediamo e sosteniamo, che la moda è una fantastica forma di linguaggio, allora noi, attraverso gli abiti, possiamo raccontare molto di chi siamo, oltre a come ci sentiamo in un determinato momento. L’abito, ma anche l’accessorio, è spesso la carta d’identità più immediata e noi possiamo usarlo per nasconderci oppure per aprirci al mondo. Non vogliamo fare filosofia spicciola, ma da sempre il total look nero ha rappresentato una sorta di coperta di Linus, il rifugio di chi non ama gli eccessi, di chi rifiuta certi diktat. Quando, invece, ci si affida ad una tavolozza cromatica più eterogenea, scegliamo forse una maggiore esposizione, un’apertura anche nei confronti della moda.
Per la spring/summer 2018 tante le proposte per i colors-addicted. E questo trend ci è piaciuto molto e da subito, perché in tempi bui scegliere il colore è anche una bella dichiarazione di intenti, la voglia di rispondere alle brutture del mondo in maniera propositiva, solare, coraggiosa.
Ecco una carrellata di look da sfilata e di accessori che, siamo certi, potranno diventare protagonisti del vostro guardaroba nella bella stagione che è alle porte!

Ha collaborato Giuseppe Porrovecchio
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Nuovi must-have: uno zainetto per tutti!

Se c’è un accessorio che più associo alla mia adolescenza, quello è lo zaino. Dai pomeriggi interi passati davanti alla televisione – a guardare “Non è la Rai”, con il suo gioco di indovinare cosa c’era nello zainetto di Ambra – alla mia prima vacanza da solo all’estero, accompagnato dal fedele e coloratissimo Invicta. Poi, crescendo, ho preferito altre borse, per le mie avventure. Dopo un po’ di anni in cui per me zainetto era sinonimo di uno stile un po’ troppo teen, mi sono accorto, invece, di come questa proposta, fra le tante borse, sia in realtà una delle più pratiche e comode e abbia acquisito con il tempo una versatilità di uso che è perfetta per il mio quotidiano, sempre di corsa fra mille impegni. E se ne sono accorti anche brand e stilisti, perché nelle ultime stagioni si sono moltiplicate le opzioni, da quelle colorate e decorate, per un pubblico forse più giovane e fashion addicted, ad altre tecnologiche e sporty, per chi non rinuncia allo zaino per andare in palestra o per fare jogging, fino a proposte seriose e dal design essenziale e minimal, dal sapore urbano e perfette per il manager annoiato dalla solita valigetta ventiquattrore. Vi proponiamo una carrellata di backpacks che ci sono piaciuti e ce n’è davvero per tutti i gusti.

Ha collaborato Orsola Amadeo

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Andrea Marcaccini, un influencer fra arte e moda

Romagnolo, da molti anni uno dei modelli italiani più amati, anche grazie al suo aspetto romantico e selvaggio, con i capelli lunghi e i tantissimi tatuaggi che ormai ricoprono interamente il suo corpo. Andrea Marcaccini non è più solo un modello, ma da alcune stagioni ha anche una collezione di abiti a suo nome, è seguitissimo sui social, è passato anche dal mondo dei reality, e ha un presente come artista, il ruolo che sente più suo e che si augura per il futuro.

Come sei arrivato alla professione di modello?
Ho iniziato a fare il modello a 16 anni, perché mio cugino ha mandato delle foto ad una agenzia di Bologna che mi ha preso e così ho cominciato. Per curiosità. A Milano sono salito a 19 anni, dopo aver lavorato con Mikael Kenta, che all’epoca era molto popolare.

Non più modello, ma influencer grazie ai social, e altre attività. Come è avvenuto questo passaggio e quando sei diventato anche designer?
Non è stato certo voluto o calcolato, il passaggio da modello a influencer, considerando che si sono affiancate altre attività nel corso del tempo. Ho iniziato a postare sui social alcune mie foto, che hanno creato un seguito, sono arrivate le prime richieste di collaborazione, soprattutto come consulenza grafica e stilistica. Dopo tre anni di questo per molti marchi italiani, ho deciso di lanciare un mio brand.

 Parlando del tuo mondo sui social, quanti dei tuoi consigli e delle tue immagini sono sincere e non sponsorizzate?
Parlando della mia presenza sui social non posso dire che non ci siano immagini sponsorizzate, alcune legate al lavoro lo sono, ma c’è anche molta mia vita privata, anzi ci son stati periodi in cui questa era davvero tanto in primo piano. Anche gli scatti meno privati, son sempre frutto della mia creatività, della mia visione. Sono assolutamente sincero. Se sposo un brand, questo avviene perché c’è affinità e vicinanza di ideali e pensiero, per cui anche le foto legate al lavoro non risulteranno mai una sponsorizzazione asettica e finta.

 Come vedi l’evoluzione del mondo social e del ruolo dell’influencer? Come immagini il tuo lavoro da “vecchio”?
Fino a quando avranno vita e valore i social, ci saranno influencer, ci saranno alcune persone che detteranno mode, una cosa è imprescindibile dall’altra, a mio avviso. Il mio lavoro come modello è sicuramente stato un momento importante, forse un passaggio per quello che voglio fare da grande, che è più legato a dare uno sviluppo alla mia creatività in senso artistico.

Lato negativo della tua professione?
Che in realtà non puoi programmare nulla, soprattutto le cose private, quelle che la gente normale dà per scontate, come organizzarsi per una vacanza. Sei sempre sottoposto a cambiamenti dell’ultima ora, lavori che arrivano last minute, e devi spostare appuntamenti, magari deludere le aspettative delle persone che ti sono vicino, come gli amici che volevano farla con te quella vacanza e tu sei partito per lavoro verso tutt’altra direzione.

Hai un consiglio di stile da condividere?
Oltre a indossare gli abiti della mia collezione? (Scoppia a ridere, ndr). Ognuno si deve sentire a proprio agio con quello che indossa, deve mettere quello che rappresenta al meglio la propria personalità, ma se ve la sentite cercate di osare! Esprimete sempre quello che siete, anche attraverso il vostro guardaroba, per distinguervi da quello che indossano tutti. Osate!

Quale città, visto che hai viaggiato molto, ti è rimasta nel cuore? Hai un posto preferito (locale, monumento, ristorante) che ci consigli? 
Una città che mi è rimasta nel cuore e dove potrei davvero andare a vivere è Barcellona. Una città piena di fascino, si mangia benissimo, la gente è bella, c’è un bel gusto della vita. Ricordo la prima volta che ho visto la Sagrada Famiglia. Lascia senza fiato, maestosa, un capolavoro che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero vedere. Ho amato molto anche Parigi, mentre trovo eccessivamente caotica e sovrastimata New York, dove sono andato più volte, abitandoci anche quattro mesi di fila. Trovo altre città più vivibili e interessanti. Mentre è sicuramente da considerare fra le più importanti per il nostro business.

Milano: dove mangiare, dove fare l’aperitivo, il locale che ti piace di più?
Per lavoro e per diletto frequento sicuramente molti locali, ma non ce n’è uno a cui sono affezionato di più. Tendo ad andare molto in quelli in zona Moscova, perché sono vicini a dive abito. Vorrei consigliare invece un ristorante. Se vi piace la cucina giapponese e il sushi, forse non per tutte le tasche, ma Iyo, in Via Piero Della Francesca, è davvero un’esperienza culinaria, imperdibile.

Chi sei in privato? Quali altri amori hai oltre la moda?
Il mio amore più grande, in realtà, è l’arte e devo confessarti che sto strutturando questa mia passione affinché diventi un lavoro in un futuro a brevissimo. A Milano ho una sorta di factory-laboratorio, dove lavoro. Si sono interessate ai miei quadri anche altre gallerie, non solamente in Italia, ma da Londra e Los Angeles. Insomma, questa passione sta davvero diventando una parte importante di me e della mia vita. Ovviamente il mio marchio è un grandissimo amore, da quando lo abbiamo lanciato a WHITE, a gennaio, ha subito acquisito aspetti considerevoli, siamo posizionati in importanti store ed è fra i quindici best seller italiani!

Un sogno nel cassetto?
Il vero sogno nel cassetto scaramanticamente non si può dire, ma spero anche di diventare un bravo artista!

Photo| Ryan Simo
Styling| 3
Grooming| Susanna Mazzola
Photo assistant| Alessandro Chiorri
Stylist assistants| Verena Kohl, Paula Anuska, Cristina Florence Galati

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MUST HAVE

Sarà che stiamo parlando della primavera/estate 2018 e, lo sappiamo bene, i mesi caldi prevedono un guardaroba dai colori più accesi; sarà che d’estate si osa di più e si ha voglia di giocare con il proprio stile, cosa che d’inverno accade meno. Sarà che il periodo storico che stiamo affrontando non ci porta, quotidianamente, a sorridere tanto, che ho deciso nell’approcciarmi alla mia consueta rubrica dei ‘must-have’ di stagione, di scegliere pensando a una parola che sembra un po’ fuori moda: brio! Le proposte sono tutte all’insegna del colore, della vivacità, se non eccessivamente esuberanti, devono portare un pizzico di effervescenza nel nostro outi e, di conseguenza, nel nostro vissuto. Ecco a voi, gli accessori, i capi e gli oggetti del desiderio della prossima spring/summer 2018.

PALM ANGELS
Sarà che ci siamo follemente innamorati di The Get Down, serie di Baz Luhrmann che raccontava gli esordi della scena hip hop, in una New York da Studio 54, ma la tuta da b-boy declinata nei colori più accesi e in altri pastello proposta da Palm Angels, ci sembra una delle immagini più forti della primavera/estate 2018. Francesco Ragazzi, il designer italiano dietro il marchio, ha conquistato pubblico e critica alla seconda prova in passerella, lo scorso giugno. Lo sportswear non ci è mai sembrato più cool di così!

ERMENEGILDO ZEGNA COUTURE
Anche le sneakers “Tiziano”, di Ermenegildo Zegna Couture, high top in pelle di vitello off white, sono attualissime, pur suscitando un rimando old-school, che le rende ancora più desiderabili, grazie allo stile pulito e minimalista, ma anche ai tagli tutti dipinti a mano, come le XXX beige laterali, con una posizione asimmetrica. Completano questa scarpa must-have dettagli come lacci e gros-grain beige, oltre a una suola in gomma bianca ultra leggera, disegnata con un inserto in pelle color vicuña, con il logo impresso a caldo.

PRADA
Da sempre sono un lettore di comics, figlio di un fan accanito delle avventure di Tex Willer. Io per anni ho spaziato dai manga a Dylan Dog. Per questo ho amato moltissimo la collezione primavera/estate 2018 di Prada, dove capi e accessori trovano in immagini da futuribili fumetti un elemento decorativo davvero cool. Irresistibile, e di grande tendenza, il marsupio in pelle, ovviamente anche lui con stampa comics. Non c’è fashion addicted che non sia già in fibrillazione per averlo.

PARROT POT
Un vaso da fiori così smart, che innaffia le piante al nostro posto? Sembra incredibile, ma Parrot Pot, vaso wireless per uso interno o esterno, è in grado di prendersi cura delle piante in autonomia, adattandosi alle loro esigenze misurando, grazie a quattro sensori, i dati essenziali alla buona salute della nostra amata pianta, dettagli che – per me che non ho il pollice verde – sarebbero quasi incomprensibili, come l’umidità del terreno o l’intensità della luce. Il tutto può essere gestito dall’app su smartphone, tablet e android, Parrot Flower Power, che può controllare fino a 256 vasi, ricevendo anche consigli dagli esperti. Indispensabile per chi ama le piante, ma anche per chi di solito riesce a far morire anche quelle finte!

ALAIN MIKLI LUNETTES
Per chi ama farsi notare, indossando accessori dalla spiccata personalità. Come questi
occhiali di Alain Mikli Lunettes. Il modello unisex Ayer, della collezione Resort 2018,
ha un’estetica raffinata, caratterizzata da intagli e giochi di volumi. Ci ha fatto pensare
ai video delle nostre icone preferite degli anni Ottanta e il colore dell’acetato della
montatura è davvero da star!

MARNI
Ricorda l’abitudine dei nostri nonni di legare le valigie stracolme per un viaggio, con una
vecchia cintura. Forse è per il rimando così sentimentale che mi piace questa proposta di
Marni, in sintonia con il mood un po’ rètro che caratterizza il lavoro di Francesco Risso da
quando è creative director del marchio. La cintura in tessuto tecnico e fibbia in ottone è
decorata da cinque spille in metallo, mentre la borsa in pelle è stampata con un motivo a
barchette, che la rende perfetta per le gite al lago primaverili.

GUCCI
Inusuali, forse, in un guardaroba maschile, ma da quando è creative director di Gucci, il molto amato Alessandro Michele ci ha abituato alla sua attitudine a mescolare i generi. E queste shopping bag, così vicine come stile a quelle che useremmo nei mercati di certi paesi esotici, ci hanno subito conquistato, al punto che non riusciamo a sceglierne una sola. Come sempre d’eccellenza gli elementi decorativi, fra scritte e immagini dal mondo garden e ortofrutticolo.

HERMÈS
Non siete tipi da sneaker, ma siete stanchi delle calzature classiche da uomo? È di Hermès il mocassino più divertente della spring/summer 2018. In denim e suede, fa pensare ai playboy degli anni Settanta, che passavano le vacanze sulla Costa Azzurra a fianco di Jane Birkin o di B.B.! Non dimenticate di indossare al collo anche un foulard della Maison, per completare il look alla Gunter Sachs.

CERAMIC CACTUS
Un tocco spiritoso e colorato nelle nostre case, ma un’idea per rendere divertente anche la nostra scrivania in ufficio, perché no? Una collezione di soprammobili in ceramica, a forma di cactus, dal nome facilissimo da ricordare: Cacti. Sono di Hay e li trovate in vendita su designrepublic.com.

SUPERDUPER HATS
Da sempre SuperDuper Hats, il brand di accessori di Matteo Gioli, Veronica e Ilaria Cornacchini, ci sta a cuore, perché è stato capace di riportare un gesto antico, come quello di indossare un cappello, nelle abitudini dell’uomo e della donna contemporanei. Anche per la spring/summer 2018 ci conquistano grazie a un modello che ci regala leggerezza e sogno, quello di volare lontano come gli uccelli che si alzano in volo da un loro copricapo. Per veri romantici!

COACH 1941
Il lavoro negli anni Ottanta e Novanta di Keith Haring ha lasciato un segno indelebile, non solo nella scena artistica underground, ma anche in quella mainstream. Esempio di come Haring con la sua graffiti art sia ancora oggi amatissimo è la collezione primavera/estate 2018 di Coach 1941, il cui direttore creativo Stuart Vevers ha scelto proprio alcuni disegni simbolo dell’artista americano, usati non solo sugli abiti, ma anche sugli accessori. E la sneaker e lo zainetto in cui i personaggi di Haring si sovrappongono a una stampa hawaiana sono davvero strepitosi.

PENS PRODIR
Per chi, come noi, ama ancora scrivere in tempi sempre più dedicati alla tecnologia. Quattro modelli, Twenty, Eight, Ten, Six, per sei colori, ventiquattro combinazioni attraverso le quali possiamo trasmettere un’emozione, raccontare il nostro modo di essere. Prodir, con le sue penne Swiss made, sinonimo di qualità, design, sostenibilità e durata nel tempo, torna a ricordarci, con la collezione “Me, Myself and I”, firmata dal designer tedesco Christoph Schnug, che scrivere è la massima espressione della propria personalità, unica ed individuale, tempo che dedichiamo a noi stessi. Il vero lusso di questo nuovo millennio.

GOLDEN GOOSE DELUXE BRAND
Noto per le calzature, da tempo Golden Goose Deluxe Brand propone una collezione a 360 gradi, che ha molti fan. Ci siamo innamorati della perfecto jacket, che viene proposta per la primavera/estate in un colore insolito, cioè il total white, interrotto da segni grafici neri, essenziali, che fanno pensare alla tattoo art e agli States. Come il fenicottero che, con la sua imagine, ingentilisce un capo da sempre simbolo di stile biker, infondendogli una coolness che lo rende oggetto del desiderio.

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Bad Deal, Street style e story telling per il brand finalista di WION

Lei ha studiato fashion journalism e ha lavorato in redazioni importanti, lui è un conosciuto street artist e writer. Marina Rubini e Zoow24 hanno fondato insieme Bad Deal, marchio di streetwear in cui ogni capo, dalle T-shirt al denim customizzato, è confezionato dentro a un libro e accompagnato da una favola. Colpisce l’attitudine al racconto, declinata in vari modi, dalla realizzazione dei capi al packaging, che sicuramente è un importante tratto distintivo del lavoro dei due giovani creativi, così come la propensione alle collaborazioni e alle contaminazioni di stile. Finalisti dell’ultima edizione declinata al maschile dell’importante concorso “Who is on Next?”, tenutasi lo scorso giugno a Pitti, Marina e Zoow24 sono tornati a Firenze dove già avevano portato Bad Deal nelle ultime edizioni della fiera. Noi abbiamo intervistato Marina, per farci meglio raccontare non solo l’esperienza fiorentina, ma anche il mondo creativo e i progetti del brand.

Partiamo dall’esperienza di WION. Cosa ha rappresentato per voi? Qual è l’importanza di un concorso come questo? Che ricordi portate con voi di questa manifestazione?
Ricordo la sera prima della presentazione ufficiale della nostra collezione. Eravamo nella nostra casa sui colli bolognesi e nell’aria c’era una gran bella energia. Abbiamo staccato la spina da quella collezione che ci ha tenuti sui tavoloni da taglio per gli ultimi due mesi, giorno e notte e fino al momento di uscire davanti alla giuria. Ci siamo dimenticati di tutta la tensione e la fretta che ci avevano portato fino a lì. È stato come se la collezione fosse sempre esistita e vivesse di vita sua da sempre. WION è stata per noi l’occasione di confrontarci con altri talenti, di scoprire come lavorano, come vedono la moda, come sono arrivati lì, qual è stato il loro percorso.

Mi raccontate la collezione che avete portato a Pitti?
Abbiamo presentato una collezione ispirata al confronto tra l’immobilità dei monumenti delle città e la fugacità di un treno che passa, senza fermarsi in banchina. Abbiamo preso capi classici e polverosi del guardaroba maschile e li abbiamo contaminati di contemporaneità. L’intramontabile trench sfoderato e rifoderato con una tela, completamente riempito di scritte e graffiti. Che sono la nostra anima, il mondo dal quale veniamo. Quello della scrittura su carta stampata e quello della street art sui muri e sulle lamiere. Abbiamo chiamato questa collezione “ASAP”, che sembra un po’ essere il mantra di questa nostra generazione che vuole tutto e possibilmente subito e l’abbiamo messo in relazione con gli anni ai quali noi ci ispiriamo, che sono quelli che ci hanno visti bambini . Quelli di Beat Streat e delle Tartarughe Ninja. Anni nei quali il momento aveva una sua importanza. Oggi sciupiamo il tempo, senza nemmeno rendercene conto. Per quanto riguarda lo stile, invece, abbiamo accostato materiali sacri come il fresco di lana di Ermenegildo Zegna e altri profani come il triacetato delle tute vintage adidas. La seta e la spugna. I moschettoni degli zaini Invicta usati per regolare le maniche delle felpe. I nostri jaquard declinati in bomber, maglioni, tute intere.

Più in generale, quali le caratteristiche del marchio? Che cosa vi contraddistingue?
Una bulimia creativa. Una continua ricerca di “diverso”. Siamo un incidente estetico.

Come immaginate il vostro acquirente? Chi indossa i vostri capi e a chi pensate quando li create?
Non pensiamo a nessuno in particolare quando disegniamo, altrimenti questo ostacolerebbe la nostra creatività. I nostri capi, oggi, li indossano i rapper, i ragazzi che vogliono la grafica forte sulla T-shirt, ma anche la donna che abbina la giacca di jeans costumizzata all’abito lungo o il maglione alla gonna di seta plissettata.

C’è dietro al marchio una grande voglia di raccontare, lo story telling è proprio nel vostro dna. Non è un po’ in controtendenza in un momento storico in cui vince l’immagine modificata con un filtro, la realtà distorta di certi social?

In assoluta controtendenza. È la nostra sfida!

Spring/Summer Collection 2018

Parlando di social. Quanto è stato importante il web per voi in queste poche stagioni dalla nascita del marchio?
Ci ha messo in contatto con tante persone che ci scrivono per avere qualcosa di Bad Deal, per sapere dove possono trovarlo, che fanno il tifo per noi.

In che modo si lavora in due e come vi dividete i compiti?
Facciamo tantissima ricerca, ognuno per i fatti suoi, in modo da poter essere davvero liberi di elaborare le idee e di abbozzare la collezione. Sono periodi lunghi, nei quali ci facciamo coinvolgere da tutto. La filosofia con la quale viviamo questi momenti è “Steal the best”, rubiamo il meglio dalla natura, dagli animali, dalla città. Poi arriva la fase di confronto, di interminabili giornate nel nostro studio. Iniziamo così a decidere cosa vogliamo comunicare. Poi insieme seguiamo la campionatura. Io la parte dei tessuti, dei colori, delle lavorazioni. Lui quella delle grafiche. Per un prodotto come il nostro, che lavora molto con lo jaquard, è fondamentale che la grafica venga tradotta in maglia, così come è stata disegnata.

Proprio per come vi presentate, per il packaging dei capi, le collaborazioni, anche se il vostro pubblico potrebbe essere molto giovane, vi vedo prendere le distanze da quel fast fashion a cui molti ragazzi si rivolgono. Sbaglio?
Vero. Veniamo dalla cultura dei giocattoli. Ne abbiamo interminabili collezioni, per questo ci piace vendere un prodotto che abbia l’involucro che merita. Un capo contemporaneo, ma con la sua identità, che non vuole essere confusa.

Mi date una anticipazione su cosa state lavorando al momento? Progetti e sogni per il futuro?
Stiamo creando i contenuti per il nostro e-commerce, che lanceremo a breve. Vogliamo farlo crescere in modo da poter rispondere a tutte quelle persone che vorrebbero un pezzo di Bad Deal. Inoltre, stiamo lavorando a delle belle collaborazioni. Una delle quali nata grazie a WION.

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Fall/Winter Collection 1718

Festival di Venezia: un Lido di eleganza maschile

È appena terminata l’ultima edizione, la 74esima per essere esatti, della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Molti i personaggi noti arrivati a presentare la propria ultima fatica, che vedremo nei prossimi mesi sul grande schermo. Alcuni anche in coppia, come Jennifer Lawrence, al Lido per promuovere “Mother!”, del compagno regista Darren Aronofsky, o come George Clooney, la cui moglie Amal, in formissima dopo il recente parto, ha conquistato tutti indossando uno splendido Atelier Versace. E se si è parlato tanto, in bene e in male, degli outfit scelti dalle signore, noi abbiamo dato un’occhiata agli uomini sul red carpet del Festival di Venezia.

Eccovi lo stile al maschile che si è visto nei giorni passati.

Iniziamo la nostra carrellata di attori che hanno sfilato sul red carpet di Venezia proprio con George Clooney, che veste un completo di Giorgi Armani. Come si fa ad essere così rilassati e cool in un abito da sera? Lui ci riesce benissimo, perfetta vestibilità del capo e papillon della misura giusta. L’accessorio migliore, però, è il suo sorriso!

Elegantissimo anche Matt Damon, sempre in Giorgio Armani, al Lido per il film “Suburbicon”, diretto dall’amico Clooney. Forse per l’emozione dell’evento, non si è accorto che il papillon andava un po’ per i fatti suoi. Per questa volta lo perdoniamo!

Ci piace Eduardo Valdarnini, che indossa un total look Valentino alla première di “The Suburra the series”. Stile meno ingessato dei soliti completi da sera, con un farfallino sottile che si nota. Lui forse è un po’ impacciato, ma si farà.

Sorprende Giuseppe Fiorello, anche lui in Valentino, per la scelta del bianco, coraggiosa e non per tutti, ma lui sembra davvero a suo agio e ci piace questa personalità così anticonformista.

Si è scritto molto del ‘padrino’ di questa edizione Alessandro Borghi, che ha scelto look decisamente non convenzionali. Sì ai completi, ma, ad esempio, questo di Gucci Heritage è nero, jacquard con motivo floreale e anche la camicia è nera. Ci piace in un uomo questa voglia di osare. Forse meritava un po’ più di attenzione il fitting dei pantaloni. Ma con la giacca a due bottoni e ricamo ton sur ton sulla schiena e camicia DYI bianca con ricami personalizzati sul colletto, tutto sempre Gucci, lo troviamo perfetto. È nata una stella?

Più casual Vinicio Marchioni, che torna a Venezia, dopo aver collezionato numerosi riconoscimenti negli anni passati, con “Il Contagio”, in concorso alle Giornate degli Autori. Marchioni ha indossato capi di Manuel Ritz durante tutta la durata della 74esima Mostra del cinema di Venezia. Per il giorno ha scelto il blu, alternativa all’onnipresente nero.

Chiude la nostra carrellata Giampaolo Morelli, l’amatissimo Ispettore Coliandro della tv, al Lido per il film Ammore E Malavita”, che ha indossato uno smoking nero della collezione Emporio Armani.

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Trent’anni di Lacroix in una capsule d’autore

È uno dei nomi che ha più segnato la moda degli anni Ottanta e Novanta, entrato nell’immaginario collettivo – non solo negli armadi dei fashion addicted – grazie a uno stile pieno di citazioni e colori, ricercatezza e spunti, dal Barocco alla Pop Art, ben lontano dal minimalismo e sempre con una filosofia colta, dallo spirito internazionale, ma al tempo stesso figlia di una joie de vivre tutta francese. Christian Lacroix ha lasciato il marchio che porta il suo nome nel 2009, ma il brand è continuato sotto la guida del creative director Sacha Walckhoff, che si è concentrato soprattutto sulle proposte più legate al lifestyle e al mondo della casa. Ora, per festeggiare il trentesimo anniversario della nascita della griffe, è stato chiamato un artista multimediale molto noto sulla scena newyorchese, Brian Kenny, a creare una capsule collection in cui alcune sue opere originali sono state riprodotte su molti oggetti di uso comune, dalle tazze alle magliette, passando per le cover dei cellulari. Nell’universo Lacroix si respira un’aria frizzante e di rinnovamento che ci ha incuriosito molto, per questo abbiamo intervistato i due protagonisti di questa avventura: Sacha Walckhoff e Brian Kenny.

Raccontateci com’è nata questa collaborazione.

Sacha Walckhoff: Conosco l’arte di Brian da circa 10 anni, allora lui stava lavorando con l’artista Slava Mogutin, il loro team si chiamava Superm. Ho incrociato di nuovo i suoi lavori su Instagram due anni fa, così ci siamo incontrati, ho visitato il suo workshop a Long Island e sono rimasto impressionato dalla vastità del lavoro e dalla luminosa personalità. Lavorare con lui per la celebrazione dei 30 anni del marchio Lacroix è stata l’occasione perfetta per costruire la forte amicizia che abbiamo oggi e per creare una collezione gioiosa!

Brian Kenny: Come tutte le grandi storie, è iniziato tutto con un bellissimo paio di scarpe – e queste scarpe erano ricoperte di unicorni! Sacha, che mi seguiva su Instagram, me le ha spedite al mio studio come regalo perché erano simili a uno dei miei disegni e la nostra amicizia è cresciuta da lì.

Cosa pensi di Lacroix? Come la tua direzione creativa sta reinventando questo stile?

Sacha Walckhoff: Sono stato in questa casa di moda per 25 anni, ho lavorato 18 anni insieme a Christian, quindi ho attraversato tutti i diversi periodi della Maison. Quando Lacroix se n’è andato nel 2009 e sono stato nominato direttore creativo, 6 mesi dopo, la maison era quasi crollata. Con Nicolas Topiol, CEO dal 2005, abbiamo sempre pensato che il brand avesse qualcosa da dire nell’universo del lifestyle. Abbiamo incontrato Tricia Guild, direttore artistico e fondatore di Designers Guild e abbiamo lavorato con il suo backup sulla prima collezione casa Lacroix (2011) che ha oggi un bel seguito. Questo ci ha mostrato quanto fosse forte la maison e che poteva reinventarsi. Faccio tutte le mie ricerche sulle parole che definiscono il marchio: il colore, la mescolanza, la sorpresa, la flamboyance e la singolarità. Da questo, con il mio studio, freelance e ora artisti come Brian, mi permetto una totale libertà di creazione, dobbiamo solo essere fedeli a quelle parole!

Brian Kenny: Penso che il mio stile creativo fosse già in linea con quello di Lacroix prima della collaborazione. Uno stile fatto di fantasia selvaggia e vibrante diversità, una totale libertà d’immaginazione e un’estetica di novità e integrazione. Perciò, piuttosto che reinventare, in questa collaborazione la mia direzione creativa, in realtà, amplia la ricchezza e la profondità dell’universo Lacroix.

A chi si rivolge questa collezione che celebra il trentesimo anniversario?

Sacha Walckhoff: I nostri clienti provengono da ogni sorta di origine e di età, ma con Brian stiamo parlando anche con una gente più giovane, che non conosceva gli anni ’80, è stato importante per me avere un giovane artista come Brian che esprime la sua arte e la visione in tutte le sfaccettature di un brand che non conosceva molto, prima. È stato anche importante per me lavorare con un artista che si avvicina al mondo e alla comunità gay con umorismo e spirito.

Brian: Questa collezione speciale per il 30° anniversario è una celebrazione, perciò tutti sono inviati alla festa! Ecco perché molti pezzi della collezione hanno prezzi convenienti, accessibili a chi vuole indossare o portarsi a casa qualcosa dalla magica maison Lacroix!

Guardando al vostro lavoro, possiamo vedere tecniche e temi diversi, come definireste il vostro stile?

Sacha Walckhoff: Credeteci o no … sono nato minimalista, educato in Svizzera, amo la verità, la semplicità e una certa struttura … ma ho in me anche un po’ di russo e di africano e sono forse questi lati che mi hanno avvicinato a Lacroix. Il risultato è una personalità strutturata, ma eclettica, sempre curiosa. In realtà abbiamo molto in comune con Brian, che ha un background religioso e militare ed è diventato poi un artista multimediale selvaggio e appassionato!

Brian Kenny: Mi interessa sperimentare la spontaneità ed esplorare nuove idee, il mio stile è notevolmente ampio e include approcci molto diversi. Essenzialmente, è uno stile massimalista. Per esempio, sono molto interessato alle nuove idee circa la natura fluida della sessualità e del genere, perciò sto disegnando, dipingendo e cucendo insieme immagini di esperienze trans: creature androgine e multiformi.

Puoi dirci quali sono i tuoi prossimi progetti? Immagini già altre collaborazioni con Christian Lacroix? Con altri artisti o altri brand ?

Sacha Walckhoff: Amo il processo di cooperazione, abbiamo collaborato già con pezzi speciali con Kartell e MOOOI lo scorso anno (Marcel Wanders è anche un buon amico, oltre che essere una personalità straordinaria). Quindi, lo faremo sicuramente. Ho solo bisogno di avere un rapporto speciale con il marchio o con l’artista, visto che è soprattutto questione di condividere un momento creativo ed emotivo. Brian è partito questa mattina per NY, tutto lo studio ieri sera gli ha inviato biglietti di addio dopo gli incredibili momenti che abbiamo passato insieme, sono stato contento di vedere che, accanto alla grande collezione che abbiamo fatto, ci sono tutti questi nuovi legami tra noi che rimarranno.

Brian Kenny: Attualmente mi sto preparando per realizzare un murales gigante al Museo di Rotterdam, per una mostra, questo settembre, sulle maschere curata da Walter Van Beirendonck, creature mascherate fantastiche tutte con le braccia allungate e che si toccano l’una con l’altra, che mi piace chiamare “Connecting Creatures”. Io sarò sempre grato di aver avuto l’opportunità di aggiungere la mia storia all’arazzo sempre in espansione di Lacroix, e considerando che è un brand visionario e aperto a tutti, immagino che continueranno a collaborare con molti altri meravigliosi artisti e persone creative. Lo stesso per me, le collaborazioni saranno sempre un’importante parte della mia professione, perciò continuerò a lavorare con altri artisti e brand.

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Un Americano a Modena

JACKET|MV 50° COLLECTION

Ha scatenato un vero e proprio fenomeno quando, dopo le ultime elezioni USA, ha twittato un appello per sposare una ragazza italiana e diventare, così, di fatto italiano. Sicuramente spiritoso e arguto, il pallavolista americano Maxwell Holt è anche molto grintoso, i fan di questo sport lo ricorderanno alle ultime Olimpiadi dove, proprio nella gara contro la nazionale italiana, ha murato le azioni del diretto rivale Ivan Zaytsev. Holt non è solo il leader della nazionale USA, nel 2016 è stato anche insignito del titolo di giocatore statunitense dell’anno, ma gioca in Italia in una delle squadre più amate e di successo del nostro campionato, il Modena Volley. Il personaggio ci ha incuriosito. Osservandolo sui social, ad esempio Instagram, si evincono altre passioni oltre alla pallavolo, come quella per la musica, abbiamo così deciso di intervistarlo e di renderlo protagonista anche di alcuni scatti in puro stile MANINTOWN. Benvenuto a Maxwell Holt.

Come si è avvicinato alla pallavolo e quando ha deciso che sarebbe diventata la sua professione?
Ho iniziato a praticare la pallavolo fin da piccolo. Ho cominciato solo per divertimento e fino ai 15 anni non ho giocato a livello competitivo. Praticavo anche altri sport, come il basket, il baseball e il calcio.

Gioca in una squadra italiana. Che cosa ha imparato ad apprezzare della nostra nazione? La prima cosa che capisci, arrivando dagli Stati Uniti per giocare in Italia, è quanto la pallavolo sia amata qui. Noi non abbiamo una lega di pallavolo nazionale (solo al college), per questo essere in grado di arrivare qui e giocare al più alto livello e nel circuito migliore, di fronte ai più bei fan del mondo, è straordinario. Ovviamente ci sono molte altre bellissime cose dell’Italia che non esistono da noi. Il Paese stesso lascia senza fiato e ogni città è ricca di storia. Non posso dimenticare il cibo. Specialmente qui a Modena è eccellente.

Un suggerimento per chi si approccia per la prima volta allo sport della pallavolo?
Divertiti! È un bellissimo sport e un vero sforzo di squadra ogni volta che si gioca.

Le Olimpiadi 2016. Quale il ricordo che la emoziona di più e c’è un momento, una sensazione, un aneddoto particolare di questa edizione che vuole condividere con noi?Vincere la medaglia di bronzo è un ricordo che resterà sempre con me. L’intera esperienza olimpica è davvero incredibile. Essere al livello più alto, con i più grandi atleti nel mondo, e sentire semplicemente l’energia attorno alla città di Rio è stata la migliore esperienza della mia vita.

Il momento più importante della sua carriera?
Rio!

Parliamo di stile. Cosa non può mancare nel suo guardaroba?
Ho un piccolo problema con le scarpe. Da quanto mi ricordo sono sempre andato matto per le scarpe. È iniziato tutto con le sneakers, come l’ultimo paio di Air Jordans, e la cosa si è estesa a molti tipi diversi di calzature.

Che cos’è sinonimo di eleganza per lei?
Sono un fan dello stile semplice. Probabilmente l’80% del mio guardaroba è nero o grigio scuro. È raro vedermi con colori sgargianti.

É stato protagonista di un momento mediatico preciso. Ci chiedevamo cosa la colpisce di più in una donna, quali caratteristiche dovrebbe avere la sua donna ideale?
(Risponde ridendo, ndr). Suppongo che la qualità più importante della mia “donna ideale” sia l’essere una persona gentile e con un buon cuore. Poi deve amare la musica e sarebbe perfetto se suonasse uno strumento. Non sono così esigente.

Quali altre passioni ha oltre alla pallavolo? Dal suo Instagram ci sembra molto legato alla musica…
Sì, adoro la musica. Ho suonato la chitarra per più di dieci anni e direi che è la mia passione, oltre alla pallavolo ovviamente. La cosa che preferisco di più al mondo è andare a vedere i miei artisti preferiti o le band in concerti dal vivo. Dopo l’attività agonistica vorrei fare qualcosa che coinvolgesse anche la musica in qualche modo.

Le sue figure di riferimento, i suoi eroi personali?
Mia madre e mio padre. Sono infinitamente grato di aver avuto entrambi disposti a lavorare il più duramente possibile per darmi questo tipo di vita. Non sarei mai stato dove sono ora senza il loro amore e il loro supporto.

Ha un sogno, un progetto che non ha ancora realizzato e che vorrebbe portare a termine?Nel mondo della pallavolo, voglio vincere un campionato italiano, un titolo di Champion’s League e una medaglia d’oro olimpica. Perciò credo che tu possa dire che il mio viaggio non è ancora finito!

Photographer| Michele Ercolani
Stylist| 3 with Orsola Amadeo
Talent| Maxwell Holt
Stylist Assistant| Chiara Troiani

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WISH LIST 2017

Must-have, o oggetti del desiderio che dir si voglia, sono quegli accessori, capi, elementi di design che si affacciano ad ogni stagione nuovi e pieni di appeal su passerelle o vetrine, facendo brillare gli occhi di ogni fashionista che si rispetti. Ne ho scelti 15, in realtà qualcuno di più, per la primavera/estate 2017. Confesso di averli selezionati secondo il mio gusto, preferendo quello che mi colpiva, che avrei desiderato per me, senza un vero filo logico. Solo alla fine mi sono accorto che le scelte sono tutte dettate dal desiderio di colore, di positività, di divertissement. C’è voglia di sorridere e un certo senso di leggerezza. Forse, proprio in risposta ai tempi che viviamo, ho scelto inconsapevolmente humour e joie de vivre. E spero che i miei must-have piacciano anche a voi.

1 GREENERY
Il verde è il colore Pantone del 2017. Perché non scegliere alcuni oggetti di design in questa tonalità cromatica? A partire dal tappeto “Birth on the dance floor”, annodato a mano in Nepal, in lana Himalayana e seta, design di Marta Bagante e prodotto dall’azienda cc-tapis. L’avvolgente poltrona “Amburgo”, prodotta da Baxter e la stilosa “Beetle Chair”, dell’azienda GUBI, design di Gam Fratesi, sono entrambe in vendita da Spotti Milano. E se invece in casa proprio non ci volete stare, è verde anche la bici CS Bamboo, la trovate da Tokyobike, sempre a Milano.

2 T-SHIRT
Sarà che a volte il mondo della moda si prende un lo troppo sul serio, mentre io apprezzo sempre di più il gioco e l’autoironia, come quella dimostrata da Andrea Pompilio, che nella sua collezione primavera/ estate 2017 presenta una felpa con una domanda molto precisa: “Who the f… is Andrea Pompilio?”. Io la voglio subito e voi?

3 SOFT DAY PACK
All’insegna del travelling, anche quando è più urban che fuoriporta, lo zaino è tornato alla grande. Mi piace il Marni Soft Day Pack, caratterizzato dalla chiusura superiore con fibbia a scatto, che permette di portarlo anche come borsa a mano. L’ho scelto nella stampa Shutter, dai motivi grafici decisi che alternano rosso, grigio e nero, quasi un moderno e nuovo camo.

4 SANDALS
Saranno ai piedi di molti nei mesi caldi a venire. Un vero e proprio must-have i sandali di Prada, con suola in gomma, nastro bicolor a contrasto e velcro in gomma e tessuto.

5 SLIP-ON
Che protagonista sia il logo del marchio o una sinuosa e sensuale grafica, che finisce anche sulla suola, mi piacciono le slip-on di Bally.

6 JACKET
Mi piace sostenere i giovani designer e fra loro sicuramente degno di nota è Matteo Lamandini. Dalla sua collezione primavera/estate 2017 ho scelto questo total look a righe, che sono sicuramente un trend di stagione e qui coniugano un pizzico di eccentricità con lo stile sporty-street del designer emiliano.

7 BIKER
Un chiodo in primavera? Certo! Perfetto per le serate più fresche questo di Antony Morato in suede. E poi, ammettiamolo, quanto ci fa sentire fighi? Un po’ come Marlon in “The Wild One”, o come Nicholas Cage in “Cuore selvaggio”.

8 THREE-PIECE SUIT
E se deve essere completo tre pezzi, che almeno sia spiritoso. Leo Colacicco, con il suo LC23, ci porta spesso nel mondo dei fumetti. Questa volta tocca al Giappone, ai manga e a un robot stampato che è la summa di quelli visti in tv, con cui siamo cresciuti.

9 DUFFEL BAG
Strepitosa la Duffel bag della collezione “Neo- Vintage” di Gucci, in tessuto ricamato ad ago con motivo serpente corallo e ori, dettagli web verde- rosso-verde, manici e profili in pelle nera. Per chi, come me, rifugge le classiche borse da ufficio.

10 HOMME PLISSE
Cultura e moda: un binomio che trovo sempre vincente e che diventa davvero affascinante nel lavoro di alcuni designer. Ne è esempio la collezione HOMME PLISSÉ Issey Miyake primavera/estate 2017. Spring Series che prende ispirazione dalle correnti artistiche Shunga e Ukiyo-e, che si diffusero nella società Giapponese durante il periodo Edo. Il risultato sono capi di abbigliamento adatti a tutti i giorni, confortevoli, per uomini contemporanei, che rielaborano competenze sartoriali e concetti tradizionali giapponesi.

11 KNITWEAR
Vincitore dell’edizione maschile di “Who’s on Next?” 2015, Vittorio Branchizio si riconferma un nome da tenere d’occhio nel panorama di stile italiano. La sua maglieria, originale e di qualità, stupisce e affascina sempre anche per i molti riferimenti artistici. Facile innamorarsi quindi delle sue proposte primaverili dove i giochi grafici rivisitano il classico gessato, ispirandosi ai quadri di Frank Stella.

12 TRENCH
Non dimentico il (gentle)man caro a MANINTOWN. Per lui la primavera prevede un capospalla dal quale sarà inseparabile: l’impermeabile. E senza dimenticare il colore, come questo trench doppiopetto in lana 150s di Canali, da indossare su un completo lino-seta delavé, in un bell’arancione acceso.

13 POCKET WATCH
Non è colorato, ma sicuramente scintillante l’orologio Bulova. Un Pocket Watch elegantissimo, per un dandy moderno. Cassa e catena in acciaio con logo Diapason, quadrante tondo, in silver con datario a ore, movimento al quarzo analogico 3 sfere, impermeabilità a tre atmosfere.

14 DECOMPOSE LIGHT
Di Artemide, designed by Atelier Oï, la famiglia di lampade in alluminio “Decomposé Light”, che a me ricordano le stelle filanti. Sono capaci di animare lo spazio con il colore e il gioco geometrico della forma, che interagendo con la luce disegna sottili ombre.

15 DOUBLE-BREASTED JACKET
Il doppiopetto ha fatto un grande ritorno nel guardaroba maschile delle ultime stagioni. Ci piace quello classico nero, ma sdrammatizzato da un tocco di colore romantico. Questo di Christian Pellizzari sarà perfetto per un party cool nelle serate di tarda primavera.

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CHRISTMAS SUGGESTIONS

Ha collaborato Orsola Amadeo

E il (gentle)man che piace tanto a MANINTOWN? Non lo abbiamo dimenticato. Perfetti per chi ricerca l’eleganza anche a Natale gli occhiali della The MOSCOT Clip Collection. In particolare ci siamo innamorati del modello ZEV tartarugato, a forma rotonda, da vero dandy intellettuale.

Se si parla poi di dandy non può mancare una pochette che spunta dal taschino della giacca, abbiamo scelto questa di Belsire, con disegni paisley blu su base, ovviamente, rossa.

Eleganza al maschile è anche sinonimo di cravatta e quelle del nuovo marchio Loïc et giL ci sembra rappresentino al meglio quello charme discreto, ma irresistibile, che da sempre rende questi accessori i compagni ideali dell’uomo in tutti i suoi momenti sociali. Qualità altissima, seta di Como e confezione italiana, mentre il cervello dell’azienda è a Ginevra e i decori delle cravatte provengono direttamente dall’esperienza di Paolo Luban, fondatore del marchio e collezionista d’arte astratta. Loïc et giL esiste in tanti motivi, in mille raffinate nuances, dal mint green al powder pink, dal military green al magenta, dal cold grey al green tea, ed esiste in due taglie (M da 150cm e L da 160cm), praticamente su misura. Un regalo così vi farà fare un figurone.

Anche un orologio deve essere nelle wish list degli uomini attenti allo stile. Ci piace questo di David Nicholson con cinturino in pelle dark brown effetto vissuto e dettagli in oro. Davvero superchic.

Mentre i più ricercati apprezzeranno la pregiata Cigar-Box in legno proposta da Berluti. In questo caso il contenuto è a parte.

E con un buon sigaro, dopo il cenone di Natale perché non un bicchiere di un ottimo liquore ambrato? Il rum guatemalteco Zacapa®, considerato tra i migliori al mondo, presenta Zacapa Royal, un distillato d’eccellenza affinato in botti d’eccezione, fatte di rovere francese e provenienti da quattro foreste in passato appartenute ai reali di Francia, conosciute col nome di Le Bois du RoyTM. Il liquore è stato meticolosamente distillato da Lorena Vasquez, che ha selezionato i rum più rari e maturi e ha sviluppato, applicando il Sistema Solera, un lento processo di invecchiamento che utilizza diversi tipi di botti per dare al liquido una complessità e intensità di note unica. Per intenditori e buongustai.

Per finire non può mancare il mondo beauty. Un cugino o un collega un po’ vanitoso lo abbiamo tutti e noi abbiamo pensato anche a lui.
L’Erbolario propone Black Juniper, Ginepro Nero, un linea che comprende Profumo, Lozione Deodorante, Shampoo Doccia, Sapone Profumato e Lozione Dopobarba. Prodotti tutti all’insegna della protezione della cute, in cui è protagonista l’effetto energizzante del Ginepro, unito di volta in volta ad altri elementi naturali che hanno qualità detergenti, sebo-equilibranti, idratanti e così via.

Un’idea regalo anche da Aesop, azienda da 29 anni nel mondo beauty, che propone i Kit Regalo della collezione intitolata “Pursuits of Passion”, che celebra sei naturalisti a lungo idolatrati per i loro scritti e i loro lavori. Le custodie dei kit sono decorate con le illustrazioni dell’artista norvegese Bendik Kaltenborn. La gamma è composta da un trio di formulazioni nutrienti per la Cura dei Capelli, quattro prodotti per la Cura delle Mani e del Corpo, e un set di prodotti della linea per la Cura del Viso Parsley Seed. Potete saperne di più su aesop.com.

Ce n’è davvero per tutti i gusti. Noi abbiamo adocchiato già qualcosa, speriamo di aver fatto nascere anche in voi alcune idee. Non ci resta che augurarvi: Buone Feste!

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CHRISTMAS SUGGESTIONS

Ha collaborato Orsola Amadeo

Una gallery per i regali natalizi last minute? Diciamoci la verità, nessuno è mai preparato così in anticipo sui regali da fare a Natale e alzi la mano chi lo è quest’anno! Noi abbiamo pensato di suggerirvi qualcosa, non tanto per dei piccoli cadeux da comprare all’ultimo momento, ma proprio per quei disperati, come il sottoscritto, che non hanno ancora iniziato ad acquistarne uno. Mentre scriviamo, visto che questa gallery è, ovviamente, declinata al maschile ci è venuto da chiederci: “E se pensassimo anche a cosa vorremmo farci regalare o, ancor meglio, cosa ci potremmo regalare noi, senza stare ad aspettare che qualcuno abbia una illuminazione divina e capisca cosa desideriamo?”. Insomma, questa è una gallery di suggerimenti di regali natalizi, scegliete voi se per parenti o amici, oppure se il regalo decidete di farlo a voi stessi!

Iniziamo questa carrellata con una tradizione natalizia: il maglione della nonna, quello con grafiche terrificantemente di stagione, da indossare rigorosamente in questo periodo. Sono molti i fan di questi capi a volte improponibili, per questo la National Basketball Association (NBA), dopo il grande successo dello scorso anno, ritorna con la propria collezione di maglioni “brutti” e natalizi: gli NBA Ugly Sweater! In 30 colorazioni diverse, pari alle squadre NBA, da sfoggiare a partire dal terzo venerdì di dicembre, cioè il 16, ovvero l’ “Ugly Christmas Sweater Day”, che impone un dress-code obbligatorio sia per l’ufficio, sia per il tempo libero. Li trovate online all’indirizzo nbastore.eu. Non proprio stilosi, ma sicuramente divertenti e a tema.

Rimaniamo in tradizione, con il colore di stagione: il rosso. Questa volta, però siamo decisamente più allineati con lo stile, perché si ispira alle lacche cinesi il colore che per Ports 1961 va a spezzare l’imperante nero e ci ha conquistato la proposta del marchio disegnato da Milan Vukmirovic: il backpack ricamato ton sur ton, con il motivo a stelle caro al designer. Da mettere subito in wish list e usare anche dopo la stagione natalizia.

Il rosso torna in tante proposte, alcune più legate al guardaroba e altre più alla nostra casa e al lifestyle.
Si va dall’indispensabile, per questi freddi, beanie in lana di Canada Goose, in cui il colore natalizio è spezzato da piccole grafiche bianche quasi a ricordarci che la neve è dietro l’angolo, al giaccone di Haglofs, marchio svedese le cui proposte ci fan pensare subito alla montagna. Quindi, se i monti sono la vostra destinazione suggeriamo per voi, o come regalo per chi farà parte della vostra comitiva, le racchette da neve di Ferrino o la spiritosa berretta imbottita di Brekka, con tanto di paraorecchie.

Innovativa, come da dna del marchio, la proposta di Oakley, piacerà a chi ama gli sport invernali alle prese con temperature proibitive. La tecnologia delle lenti riscaldate Prizm Inferno utilizzata per evitare l’appannamento, grazie ad un modulo di alimentazione leggero, integrato alla maschera Line Miner, e alla pressione di un semplice bottone. Un riscaldamento in tre minuti, che fa evaporare l’umidità, ma non è sgradevole per chi sta indossando la mascherina per sciare. Sembra quasi avveniristico, invece è più che attuale.

Per il viaggio anche il trolley rigido di Mandarina Duck acquisisce una tonalità cromatica indiscutibilmente intonata al Natale. Siete amanti delle moto o conoscete qualcuno che lo è? Fra i regali potremmo allora consigliarvi i guanti in pelle da moto con dettagli protettivi di Dainese, ma anche il casco di Nolan N21 Visor, per scooteristi, e anche per chi usa moto un po’ più turistiche, la visiera ultrawide infatti è antigraffio, protettiva e consente una visuale maggiore. Il dettaglio che ci ha conquistato? Il design che ammicca al vintage, pur essendo tutto all’insegna della contemporaneità.

Se il lui a cui volete fare un regalo è amante della velocità, però pure un po’ pantofolaio? Perché non regalargli un modellino storico della Maserati da esibire sulla scrivania? O, ancor meglio, il libro “Maserati: The Evolution of Style”, edito da Rizzoli, che traccia il percorso di questo nome importante dalla nascita nel 1914, grazie ad Alfieri Maserati e ai suoi tre fratelli, Bindo, Ernesto ed Ettore, fino ai giorni nostri.

Il regalo perfetto per l’amico che ama la musica? Di Teac il giradischi rosso a cinghia 33/45 con uscita phono, linea e USB. E se l’amico – o il fratello o voi stessi, ma ci siamo capiti – ama la fotografia? La Nikon Coolpix B500 garantisce un’elevata qualità dell’immagine, coniugata alla semplicità d’uso. Un potente zoom ottico mette il fotografo al centro dell’azione, mentre il controllo zoom laterale assicura stabilità. Se si aggiungono un monitor inclinabile, per punti di vista davvero esclusivi, e la possibilità di mantenere connessa la fotocamera allo smart device con SnapBridge, è facile capire che un regalo così potrebbe essere molto gradito.

TO BE CONTINUED…

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Un uomo nuovo

Prima è arrivato il metrosexual. La storia è costellata di uomini particolarmente attenti al proprio guardaroba e a un aspetto fisico così levigato dai prodotti di bellezza e profumato da competere con il gentil sesso, dai nobili alla corte del Re Sole ai primi divi di Hollywood. Vi dice niente il nome di Rodolfo Valentino? Nella seconda metà degli anni Novanta, però, in un mondo dello stile in preda al rilancio dei grandi nomi della moda – su tutti il Gucci di Tom Ford – che in quanto a edonismo sensuale potrebbe riempire un libro, si affaccia una figura maschile nuova per quegli anni, figlio dei macho man alla Sly Stallone o alla Schwarzy, tutto palestre e muscoli, che il mensile americano Details chiamò, appunto, metrosexual. Indiscutibilmente un uomo, senza ambiguità, ma che ha acquisito abitudini femminili, anzi sembra avere accettato un suo lato intimo più vicino alle donne. E in copertina appare David Beckham, bello come un Apollo, campione sul campo, ma nel privato attentissimo al suo look, dalla chiara abitudine al taglio di capelli, manco fosse Linda Evangelista, e con la propensione a presentarsi alle soirée in matching outfits con la compagna Posh Spice. Un uomo più femminile? Forse, sicuramente meno sfacciatamente testosteronico.
Poi è arrivato il ‘No Gender’. In realtà, già agli inizi degli anni ’90 in pieno periodo ‘Heroin Chic’, Calvin Klein lanciando CK1 ci aveva provato, chi non ricorda la campagna con Kate Moss e uno stuolo di ragazzi e ragazze, tutti dalla sessualità imprecisata, dal look intercambiabile, decisamente fluidi nelle scelte sentimentali, così come nel guardaroba. Ecco che negli ultimi anni, in pieno revival Ninenties, si sono moltiplicate collezioni genderless, quasi asessuate, dove il minimalismo estetico allude a una quasi negazione delle differenze fisiche, oltre che di stile, fra uomo e donna. Questo ci porta alle ultime sfilate. Se la gonna non è mai stata completamente digerita da ‘lui’, sono però entrati nei codici vestimentari maschili comuni il rosa, le stampe floreali a profusione, i decori e gli embellishment che neanche nei paramenti sacri o in una processione dedicata alla Madonna. L’uomo in leggings, o meggings, è immagine comune e diffusa nei centri urbani, mentre pizzi, merletti e fiocchi su di lui non sono più una novità. A dimostrazione che, dopo i tanti traguardi giustamente raggiunti dalle donne dal Novecento in qua e il profondo cambiamento a cui sono andate incontro, ora è la figura maschile ad essere insicura e in totale divenire, incerta e pronta forse a scoprirsi cambiata, chissà… magari in meglio?

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JCRT: dal web la nuova avventura di Jeffrey Costello e Robert Tagliapietra

Hanno entrambi imparato l’arte della sartoria dalle nonne che, per puro caso, avevano tutte e due lavorato per Norman Norell negli anni Sessanta, ma loro si sono incontrati solo nel 1994, quando Jeffrey Costello, nativo della Pennsylvania, si è trasferito nella Grande Mela. Subito dopo l’incontro con Robert Tagliapietra, newyorchese e laureato alla Parson’s, i due sono diventati fra i protagonisti della scena creativa della Downtown Manhattan. Con il marchio Costello Tagliapietra hanno solcato le passerelle della New York Fashion Week, sono apparsi su Vogue e altre testate prestigiose e sono stati finalisti per due anni consecutivi dell’importante CFDA Awards/Vogue Fashion Fund. Molti i premi vinti e i riconoscimenti, poi la decisione di sospendere la linea e intraprendere un’altra strada, un progetto che prende il nome dalle loro iniziali, cioè JCRT, e parte da un capo di abbigliamento che da sempre li caratterizza tanto da renderli iconici: la camicia a scacchi. JCRT nasce sul web, inoltre ha una caratteristica molto peculiare, ogni modello di plaid shirt è associato a un vecchio vinile che, in qualche modo, ha segnato e influenzato i due stilisti. Incuriositi, non potevamo non fare una chiacchierata con Jeffrey e Robert per farci raccontare meglio il progetto.

Mi potete raccontare come è nato questo progetto? Mi sembra chiaramente legato al modo in cui vi vestite, con un capo che, da subito, vi ha reso particolarmente riconoscibili.
Alla chiusura del nostro marchio di abbigliamento femminile Costello Tagliapietra, lo scorso anno, ci siamo presi un po’ di tempo per valutare desideri e direzioni da intraprendere. Abbiamo anche avuto un paio di offerte come direttori creativi per altri marchi, invece poi, si è presentata l’occasione con nuovi partner che ci hanno chiesto cosa avremmo voluto fare e la risposta è stata immediata: camicie a quadri. Veniamo entrambi da famiglie di sarti e per questo siamo innamorati allo stesso modo della sartorialità, così come lo siamo del design. Entrambi indossiamo plaid shirts tutto il tempo, le avevamo addosso persino quando ci siamo incontrati per la prima volta. Ci piace la storia del plaid e la possibilità di portare questo tipo di indumento nel futuro.

Come siete arrivati all’idea di mettere in relazione i colori e il tipo di camicia con i vecchi dischi e le loro cover?
Abbiamo una vasta collezione di vinili e tutti e due andiamo a curiosare nei negozi di dischi quando viaggiamo. Passiamo ore a cercare fra pile di vecchi 33 giri, nella speranza di scoprire, magari, un disco che abbiamo cercato per anni. C’è una magia in quelle copertine che abbiamo voluto trasmettere attraverso le camicie. È bello indossarne una e avere questo tipo di connessione emotiva mentre la si indossa per tutta la giornata. Queste camicie ci trasportano al momento in cui abbiamo preso in mano quegli album per la prima volta ed è una sensazione che speriamo di trasmettere anche agli altri.

Perché un e-commerce?
Ci permette di vendere i prodotti al costo a cui li venderemmo ai negozi. Siamo in grado di dare ai nostri clienti una camicia a 125 dollari escludendo questo intermediario, altrimenti potrebbe costare tra i 250 e i 550 dollari al dettaglio. Non volevamo fare sacrifici in merito ai tessuti utilizzati o al processo di realizzazione del capo, ciascuna delle nostre camicie è tagliata a mano singolarmente e poi cucita con cura utilizzando dettagli, bottoni e tessuti di alta qualità. Con JCRT possiamo anche realizzare plaid di grandi dimensioni che, se fatti tradizionalmente, consumerebbero fino a sette yarde di tessuto al fine di risultare perfetti, se consideriamo che per una yarda il costo è di dodici dollari arriveremmo alla cifra a cui vendiamo le camicie solo con il materiale! In caso di vendita al dettaglio si è sempre preoccupati di tagliare il più possibile i costi in modo da poter soddisfare le esigenze dei negozianti, piuttosto che quelle dei clienti; con JCRT la camicia va direttamente dalla macchina da cucire al cliente, quindi non ci sono proprio tagli di nessun tipo.

Come e con cosa si può indossare una camicia a scacchi in modo disinvolto? In quali occasioni?
Una camicia a quadri può essere indossata ovunque se abbinata con la giacca, il completo o i pantaloni giusti. È perfetta insieme ai chinos o a un paio di jeans, ma sembra altrettanto interessante con giacca e cravatta. Abbiamo voluto creare una camicia a quadri che ricordi uno chemisier in termini di taglio e finitura, in modo che possa risultare confortevole in ufficio, così come quando la si mette durante il fine settimana.

Un’avventura nello stile al maschile dopo tanti anni nella moda femminile e un progetto che, ai miei occhi, è molto personale. Verrebbe da pensare che l’idea nasca da una sorta di delusione del precedente percorso…
Siamo molto orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato nella moda femminile. La nostra decisione di chiudere la linea Costello Tagliapietra è stata determinata dal modo e dalla direzione in cui sta andando l’industria del fashion system. La necessità del settore di avere un flusso costante di prodotti e la sua generale mancanza di attenzione alla qualità, ha reso i nostri obiettivi sempre più difficili da raggiungere. Invece, entrambi siamo ispirati dal processo di realizzazione di un capo e dalla manualità, che dice molto su chi siamo e su come progettiamo. È stato anche scoraggiante notare come il fashion system spesso si esalti per marchi di bassa qualità, mentre altri, per noi più interessanti, non ottengono lo stesso credito.

Continuerete anche con alcune proposte declinate al femminile?
Ci sarà l’introduzione di sempre più pezzi per lei nel corso del tempo. Noi li vediamo come qualcosa che si pone a metà strada fra la linea Costello Tagliapietra e quello che abbiamo realizzato nelle nostre collaborazioni con Uniqlo e Barneys Co-op.

Quando possiamo dire che un uomo è elegante? Che cosa è l’eleganza per voi?
C’è eleganza quando la persona ha fiducia in se stessa e si comporta in modo da mostrarlo. Per noi, il termine italiano sprezzatura esemplifica questa attitudine ed è un modo molto più moderno di mostrare eleganza.

Ha ancora senso la parola lusso al giorno d’oggi?
Oggi il lusso è cambiato. Non siamo sicuri di essere qualificati per dire veramente quello che è diventato, ma in passato era sinonimo di una qualità superiore e di artigianato. È stato qualcosa di più di una semplice tendenza, era un cimelio di famiglia ed era un modo di vivere. Il lusso era sinonimo di qualcosa di aspirazionale, non perché lo indossava una stella dei reality, ma perché era qualcosa di cui prendersi cura e da amare.

Cosa non deve mancare in un guardaroba maschile?
Una camicia a quadri, naturalmente!

Progetti e sogni per il futuro?
Siamo davvero entusiasti di veder crescere JCRT, di offrire nuovi prodotti, tra cui pantaloni e capispalla, e di poter realizzare in pieno il potenziale di questo marchio.

www.jc-rt.com

@Riproduzione Riservata 

I campioni di MANINTOWN: il lottatore Daigoro Timoncini

T-shirt Antony Morato

Quando si parla di sport troppo spesso ci si concentra su realtà molto diffuse, come certi sport di squadra, il calcio su tutti, o il nuoto, poi fortunatamente arrivano le Olimpiadi a ricordare al grande pubblico che esistono molti altri mondi. Daigoro Timoncini forse è un nome che ai più non dice tantissimo, ma è un atleta che ha partecipato a ben tre Olimpiadi: Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016. Daigoro è un lottatore, specialista della lotta greco-romana, categoria 98 chili, ha gareggiato affiliato al Gruppo Sportivo Forestale e vinto numerosi riconoscimenti e medaglie, in campo nazionale e internazionale. Romagnolo, classe 1985, grinta e passione evidenti per il suo sport, lo abbiamo incontrato per intervistarlo e, come è ormai tradizione di MANINTOWN, abbiamo anche colto l’occasione per chiedergli di diventare un nostro modello. L’esperimento sembra riuscito! L’intervista, invece, è il modo migliore per raccontarvi qualcosa di diverso legato al mondo sportivo. Ecco quindi la nostra chiacchierata con Daigoro Timoncini.

Come ti sei avvicinato allo sport con cui poi sei riuscito ad arrivare alle Olimpiadi?
Mi sono avvicinato allo sport della lotta perché anche mio padre era lottatore. Da piccolo ho avuto modo di cimentarmi in diversi sport, ma questo è quello che mi è sempre piaciuto di più. Forse proprio per questo imprinting familiare.

Riguardando il tuo percorso, quali le soddisfazioni più grandi?
Sicuramente le soddisfazioni sono arrivate con la possibilità di partecipare alle Olimpiadi, sogno che avevo fin da bambino. E se penso che ho partecipato a tre edizioni, devo ammettere che mi riempie davvero di soddisfazione e orgoglio.

Hai partecipato a più di una Olimpiade. Hai un ricordo particolare, un aneddoto da condividere con noi?
Ogni edizione è stata vissuta in modo diverso. Sicuramente la prima a Pechino è stata la più bella perché ho avuto l’opportunità di condividerla con Andrea Minguzzi, che poi ha vinto l’oro nella categoria 84 kg, che è un amico ed è delle mie parti, e con i due partner che son venuti là con noi. Poi la terza che ho condiviso con Beniamino Scibilia.

Gli aspetti più difficili legati allo sport, i sacrifici più grandi?
Sicuramente in uno sport come la lotta i sacrifici più grandi son legati al calo peso (cioè la fatica di dover calare per rientrare nella categoria di peso se si vuole essere competitivi a livello internazionale) e poi alle tante ore di allenamento, ma tutto questo poi è ripagato dalla soddisfazione del raggiungimento di certi obiettivi.

Che cosa consiglieresti a chi si avvicina ad una attività sportiva come la tua o simile?
Consiglierei di non fermarsi alla prima difficoltà, ma di insistere, perché prima o poi i risultati arrivano.

Come ti sei trovato nei panni di modello?
Diciamo che non erano proprio gli stessi di panni, erano sicuramente qualche taglia in più! Scherzi a parte, è stato divertente e mi sono trovato bene sul set con voi. Sicuramente una esperienza inconsueta per uno che non è abituato ai set fotografici.

Ci racconti qual è il tuo stile quotidiano? Cosa ti piace indossare e cosa non può mancare nel tuo guardaroba?
Per quanto riguarda il mio stile quotidiano, essendo uno sportivo mi piace indossare cose molto pratiche e comode, a partire da un jeans con una maglietta o un maglioncino in base alla stagione. E poi, per certe occasioni una bella camicia, da indossare magari con una giacca dal taglio sartoriale, non manca mai.

Conosci e segui la moda? Hai uno stilista preferito?
La moda mi piace, anche se non sempre la seguo, sono un tipo molto classico. Fra gli stilisti mi è sempre piaciuto Giorgio Armani.

Cosa deve indossare lei per catturare il tuo sguardo e quale il suo stile in generale?
Dipende sempre dalla situazione. Non è solo quello che indossa, ma come lo porta, deve avere un suo stile, che sicuramente denota personalità.

Che cosa è sinonimo di eleganza in un uomo per te?
Il modo in cui una persona veste certi abiti e soprattutto certi dettagli.

Progetti e sogni per il futuro?
Sicuramente rimanere nel mondo sportivo e per quanto riguarda i sogni… ci sto lavorando!

Photo: Francesco Menicucci
Styling: 3
Grooming: Alice Taglietti
Stylist’s assistants: Enrico Dal Corno, Martina Bentivogli, Carlotta Sorrentino
Model: Daigoro Timoncini

 @Riproduzione Riservata

Bomber Mania

Ha collaborato Orsola Amadeo

Chi pensa che questo capo d’abbigliamento sia solo adatto ad un pubblico under 25 si dovrà ricredere! Sarà perché, seppur la moda da sempre sembra ossessionata dall’età, più passa il tempo più si va in una direzione in cui gli anta sono in nuovi trenta e così via. E spesso il guardaroba di un adolescente è entrato in quello del proprio genitore, o del fratello maggiore. E noi siamo a favore delle contaminazioni, di stile e non. Per cui ci piace segnalarvi il bomber come capospalla trasversale, adatto anche ai più eleganti.
Iniziamo questo nostro viaggio alla scoperta dei modelli più cool, con il ricordare che il bomber è un capo perfetto per questi primi freddi e per chi ama comunque la vita all’aria aperta.
In tal senso consigliatissimo il modello della collezione Stadium di Le coq sportif, brand che guarda verso il futuro, ispirandosi al proprio passato, e a noi i classici reinterpretati piacciono tanto. La capsule dedicata, come dice il nome stesso, allo Stadio conta anche un bomber verde militare che a noi è piaciuto molto. E non diteci che anche a voi non ricorda gli anni del liceo (o delle elementari) quando primi in classifica erano i Duran Duran!

Meno sportivo e senza la banda elastica in vita, ma chiaramente ispirato ai varsity americani è quello di Ferragamo con le maniche a contrasto in raso. Ammettiamolo, ricorderà i college americani, ma la scelta dei materiali e i colori autunnali, lo rendono un capo elegante. Perché non metterlo sopra al completo per andare in ufficio?

Come dicevamo ci piacciono molto le nuove interpretazioni dei grandi classici, per cui il bomber blu di Esemplare fa davvero per noi. In questo caso l’imbottitura è evidente sul front del capo, quasi una puffy jacket, ma chiaramente da città e non da dopo sci.

Decisamente sporty quello di Superdry In tessuto di nylon imbottito e resistente al freddo, si declina in diversi modelli e colori. Ci piace con l’elastico in vita, dettagli colorati a contrasto, chiusura a zip e cappuccio. Ma c’è anche il modello più sofisticato con inserti in ecopelliccia per fodera interna e colletto.

Rimane fedele all’estetica e al dna del marchio il bomber di Diesel. I dettagli embroidery effetto tattoo, ne rimarcano l’animo rock e street e lo rendono perfetto per i più anticonformisti.

E quando si parla di tatuaggi non si può non citare la collaborazione fra Scott Campbell, noto tattoo artist americano, originario della Louisiana, ma che ora risiede a Brooklyn, e Berluti, per cui Cambpell ha realizzato cinque design originali raffiguranti animali applicati successivamente ad abiti, scarpe ed accessori. Semplici linee che ricordano rune e cuciture che si irradiano formando delle eliche e serpeggiano diventando spirali. E sul back del bomber lo trasformano in un must-have assoluto per la f/w 2016.

Ricorda la cultura punk il modello total black di Cheap Monday. Piacerà ai più giovani, che lo indosseranno con denim stra-vissuti, e agli anticonformisti, che si divertiranno a metterlo con un jeans più basico, magari in blu scuro, a contrasto.

Parlando di reinterpretazioni ci piace molto anche il modello di Burberry, dove sono le righe ad essere in evidenza. E visto che questo tipo di grafica è un trend già da alcune stagioni, e lo sarà anche per le prossime, consigliatissimo a chi cerca un capo sbarazzino, ma non troppo casual.

Ce n’è davvero per tutti i gusti. Per cui questo sarà davvero un autunno in bomber!

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Andreas Melbostad: il direttore creativo di Diesel Black Gold in un’intervista esclusiva per MANINTOWN

Nell’ottobre 2012 è stato nominato direttore creativo della collezione femminile di Diesel Black Gold e ha assunto lo stesso ruolo per quella maschile pochi mesi dopo, nel settembre 2013, assicurando alla linea un’identità coordinata, due mondi che dialogano fra loro, dalla forte connotazione urbana, e che comprendono ovviamente il jeans, nel dna di questo importante nome della scena di moda, ma propongono un guardaroba completo dove i classici vengo reinventati grazie ad uno stile contemporaneo, spesso rock, fatto di materiali di qualità, innovazione, ricerca. È il norvegese Andreas Melbostad, che abbiamo intervistato proprio per farci raccontare meglio il suo mondo e l’evoluzione del brand, che ora sfila con entrambe le collezioni nel calendario ufficiale della fashion week milanese.

Come è cambiata la linea Diesel Black Gold nel corso di questi anni?
Sono arrivato alla Diesel Black Gold come direttore creativo per la collezione femminile. Poco dopo il mio arrivo mi è stato chiesto di supervisionare anche la collezione uomo. Questo è stato un passo importante per l’azienda verso l’allineamento delle due collezioni. Ho lavorato per rafforzare l’identità della linea per entrambi i sessi. Ho anche lavorato per creare una forte coesione all’interno della collezione. Mi sono concentrato sulla costruzione di tutti gli aspetti della collezione, per elevare il prodotto e creare un’offerta completa.

In che modo il marchio rappresenta lo stile italiano e in cosa, a suo parere, è più internazionale? Il cliente italiano in quanto è diverso da quelli che vestono Diesel Black Gold in altre nazioni del mondo?
Il mercato e il consumatore sta cambiando rapidamente. L’acquisto di vestiti oggi è molto diverso rispetto a 10-15 anni fa, i clienti sono molto ben informati sulla moda, sul design e sulla qualità, e sono consumatori esperti. Possono attraversare tutto il mondo degli acquisti con il solo click-di-un-tasto, e questo rompe i modelli di acquisto tradizionali.
I nostri concorrenti come marchio non sono più solo le aziende vicine al nostro posizionamento, ma sono il mondo in generale. Amo questo nuovo atteggiamento del consumatore e mi piace la sfida che ci porta come marchio. Abbiamo bisogno di guardare a tutto il mercato e pensare con attenzione come possiamo proporre qualcosa di unico e diverso, che offra valore ai nostri clienti. Essendo un marchio avanzato di moda contemporanea è una grande opportunità per noi. Siamo in grado di offrire design e un punto di vista unico, e possiamo farlo in un modo più accessibile e democratico.

Chi indossa Diesel Black Gold, e a che figura maschile pensa quando disegna la collezione? Ha icone di riferimento?
Per me è tutta una questione di atteggiamento. Il nostro ragazzo è indipendente e non conformista. Ha un grande senso di sé e si gode questa possibilità di esprimere la sua individualità. Lo potete trovare in qualsiasi parte del mondo, ma molto probabilmente lo troverete in un ambiente urbano.

Da dove arrivano le ispirazioni per il suo lavoro?
Ogni collezione è costruita su quella precedente, ed ogni collezione è una reazione a quella precedente. Voglio creare un forte senso di coerenza, e voglio anche che Diesel Black Gold sia un marchio dinamico che spinga la sua visione in avanti ogni stagione. Quando faccio ricerca per la collezione ho temi ricorrenti, e cerco anche di spingere me stesso e la società fuori della nostra comfort zone.

Qual è l’outfit più rappresentativo, il must-have della collezione maschile che ha presentato a giugno?
Credo fermamente nel proporre in collezione capi iconici; il giubbotto da motociclista, il bomber, i jeans cinque tasche, ho guardato come ri-proporli, ri-costruirli, ri-fabbricarli, pezzi iconici che tutti amano indossare. Esploro i codici, li metto in un nuovo contesto e creo nuovi ibridi da loro. Per me questo è il fondamento di un guardaroba moderno. Penso che possa funzionare come una grande guida per il modo di vestire; mescolando codici stabiliti si può dare una nuova espressione per il momento attuale.

 Parlando del modo di presentare una collezione, pensa abbia ancora importanza la passerella?
L’evoluzione di Diesel Black Gold e la nuova energia di una città come Milano ci ha dato fiducia nella tempistica del nostro spostamento, che ci fa ora sfilare nel capoluogo lombardo, e l’opportunità di parlare ad un pubblico internazionale più grande quindi direi proprio che la passerella, la sfilata sia ancora un momento importante per la nostra linea.

Cosa è sinonimo di eleganza secondo lei?
In Italia lo stile è una parte integrante della vita. Mi piace la passione e l’alto livello di design e artigianato che viene fornito lavorando in Italia. Penso che ci sia una eleganza naturale in tanti aspetti della vita italiana. È nello stile di vita, nei valori, nel cibo, così come nella moda.

Secondo lei cosa non può mancare nel guardaroba di un uomo?
Due elementi essenziali: una giacca di pelle nera e un Denim Indigo Raw.

Denim: quanto è ancora importante nel guardaroba maschile?
Denim è al centro della collezione ed è uno dei nostri elementi più importanti. L’approccio Diesel Black Gold al denim è usare il materiale e i riferimenti in un modo più di design. Noi non ci concentriamo sull’aspetto casuale di questa materiale, ma piuttosto cerchiamo di portare un certo aspetto di nobiltà ad esso. Non abbiamo limiti a come usiamo il jeans e ogni stagione è una nuova grande esplorazione. Molte delle idee in cui coinvolgiamo il denim vengono dalla collezione nel suo insieme e l’obiettivo è per il denim di essere una parte coerente ed integrale della collezione complessiva.

Progetti per il futuro?
Il mio obiettivo è quello di costruire un marchio forte e distintivo. Voglio creare una voce unica nel settore. Sto cercando di continuare a fondere la mia visione con l’eredità di Renzo Rosso per creare una nuova proposta di moda tenendo il dna Diesel ad un livello superiore di ricerca. In definitiva vogliamo creare un dialogo emozionante e dinamico con il nostro consumatore.

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Back to the city. I must-have per affrontare l’autunno!

Ha collaborato Orsola Amadeo

È iniziato ufficialmente l’autunno e l’estate con i suoi bagni al mare e la sua tintarella è solo un mero ricordo. Lo so che ogni scusa è buona per essere nostalgici e per farsi prendere dallo sconforto, visto che fine settembre è sinonimo di lavoro, primi freddi, per chi studia significa il ritorno ad esami e lezioni, ma se vogliamo affrontare tutto ciò ci dobbiamo rimboccare le maniche e trovare energia dovunque possiamo. E, perché no?, cercando anche quegli oggetti e accessori che ci accompagneranno per i prossimi mesi. Lo sappiamo tutti che lo shopping come antidepressivo funziona benissimo, no?

Vi proponiamo alcune scelte che siamo sicuri vi piaceranno e vi potranno far compagnia in questi mesi autunnali.

Partiamo dalle borse. Perché non regalarsi un nuovo must-have che venga con noi al lavoro o all’università? I professionisti cercano sicuramente qualcosa che trasmetta sicurezza e serietà, un oggetto di qualità e superchic. Optare per una ventiquattrore in pelle più easy della classiche borse da ufficio, come quella di Loewe. E a noi per questo fine 2016 piace nera, un po’ dark! Gli studenti, ma non solo loro, visto il grande ritorno di questo accessorio negli ultimi mesi, optano per un backpack. Perché non scegliere Eastpak, brand che la fa da padrone nel settore? E la nuova collaborazione con Timberland ci sembra davvero interessante. La capsule Eastpak X Timberland comprende 6 prodotti realizzati per soddisfare diverse esigenze di viaggio, Trolley Carry-On L, Big Backpack L, Small Backpack L, Briefcase, Toiletry Bag e Tote, ogni modello sfoggia un’originale etichetta con la dicitura “Exclusively crafted by EASTPAK, made for Timberland” e due tiralampo brandizzate. Ma è lo stile ‘old school’, con il tessuto nero impermeabile e bordo in pelle a contrasto destinato a invecchiare con l’uso, che ci ha fatto desiderare subito lo zainetto. In vendita, come le altre borse presso alcuni negozi Timberland selezionati.

C’è chi sta fremendo per il nuovo cellulare appena immesso sul mercato, c’è chi semplicemente decide di dare una nuova vita a quello che ha già. Perfetta la Blackboard cover, firmata Italia Independent, per vestire il tuo iPhone 6/6S con stile e creatività. Grazie all’effetto lavagna è infatti è possibile personalizzare la cover, disegnando o scrivendo, secondo i propri gusti, con i tre gessetti colorati presenti nella confezione.

Avete bisogno di rinnovare il guardaroba a partire dalle calzature, da veri shoe-addicted apprezzerete il classico grintoso di Santoni, in cui la doppia fibbia laterale dona un animo un pizzico retrò e sicuramente cool alla scarpa da ufficio, ma anche la più sportiva New Balance, in suede, col marchio in ton sur ton, dal colore perfetto per il freddo che verrà, un bianco-grigio ghiaccio davvero nuovo e curioso.

Ci vuol poco per sentirsi subiti cool e niente come un paio di occhiale da sole nuovi ha questo potere. Ci piacciono moltissimo quelli collezione Frames of Life di Giorgio Armani. Linee pulite e dettagli estremamente curati caratterizzano un design unico, con un sofisticato gusto retrò, reso contemporaneo grazie all’utilizzo di tecnologie all’avanguardia. La collezione rappresenta l’essenza del brand, reinterpretata e costruita attraverso una lavorazione artigianale impeccabile, con una qualità senza compromessi.

Di Paul Smith le nuove sciarpe-foulard, caratterizzate da un disegno grafico in cui il classsico motivo paisley è diventato essenziale, ma si anima di tante cromie energetiche, per quella carica che ogni mattina ci serve per riprendere l’attività.

Ma in tal senso ci vengono in aiuto anche tutta una serie di prodotti per la cura del corpo che in momenti di ripresa come questi son dei veri toccasana.

Ad esempio i prodotti Assenzio per Lui de L’Erbolario. Come ad esempio il Bagnoschiuma alle 3 Artemisie, un detergente limpido che nasce dalla equilibrata com­binazione di sostanze tensioattive di derivazione vegetale da Cocco, Glucosio e aminoacidi della Pappa Reale, arricchito dagli estratti di 3 pregiate Artemisie – Assen­zio, Dragoncello e Genepì – e dagli aminoacidi dell’Orzo, per lasciare una pelle piacevolmente fresca e levigata. Mentre grazie al Pantenolo quaternizzato e alla betaina da Barbabietola da Zucchero, dalle virtù idratanti e rin­vigorenti, si trasforma in un delicato Shampoo per chio­me forti, lucenti e morbide. Delle stessa serie anche la Crema da Barba, l’Olio da Barba e il Fluido Dopobarba.
Anche EISENBERG ci ricorda di prenderci più cura di noi e propone quattro prodotti che consentono di avere una pelle sempre perfetta e uniforme anche dopo le vacanze estive. Duo Essentiel, il gel per radere e detergere, Exfoliant Visage Purifiant, l’esfoliante viso purificante, un gel con micro particelle micronizzate di Roccia Vulcanica e capsule di Vitamine A ed E, che rende la pelle morbida, liscia e pulita all’istante. Poi ancora Concentré Matifiant Régulateur, Regolatore Extra-Opacizzante per idratare la cute e normalizzare le secrezioni sebacee e rinforzare le difese della pelle, e infine Elixir De Jeuness, l’Elisir di Giovinezza, di cui siamo diventati grandi fan, un vero e proprio pieno di energia per il viso, con Estratti di Ginkgo Biloba e di Tè Verde dall’azione idratante e riparatrice. Un gel booster istantaneo anti-fatica e anti-stress.

Esattamente quello di cui abbiamo bisogno per questa ripresa dai ritmi veloci!

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A new kind of elegance

 

Photo | Paolo Simi
Styling| 3
Grooming | Letizia Pecchia

Photo Assistant | Georg Stipeck
Stylist assistants | Lucia Francinella, Martina Strata
Model |  Mats Van Snippenberg  @I Love Models Management

Video Maker | Federico Floridi 
Music | Damon Arabsolgar
Nel video occhiali Pugnale & Nyleve

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Gli Antwerp Bears di Dirk Bikkembergs

L’uomo ha preso spesso in prestito dalla natura alcune caratteristiche che rendono iconici e riconoscibili gli animali, e lo ha fatto per sottolineare le proprie virtù e il proprio valore. La forza di un leone, la velocità di una gazzella, l’eleganza sensuale di una pantera sono state usate nei secoli per descrivere le doti di un cacciatore, quelle di un’atleta e così via. Fra i tanti animali che sicuramente hanno sempre suscitato interesse e curiosità c’è l’orso, e per molteplici aspetti, quelli più pacifici e quelli invece più legati alla sua natura selvaggia. Che torna ad ispirare anche un brand molto amato dei giorni nostri come Dirk Bikkemebergs. È una testa d’orso ruggente che mostra i denti e il suo lato più forte e grintoso quella che campeggia sui capi della capsule collection Antwerp Bears. L’orso è usato come simbolo di buona volontà e di forza eroica, invita ad affrontare gli impegni autunnali con energia e volontà. Un mix cromatico accattivante caratterizza la grafica presente su T-shirt, felpe, bomber e pull, perfetti per i fashion addicted attenti alle novità, ma non solo per un lui sportivo, che segue la moda, ma anche per la sua lei che apprezzerà il fit over e il messaggio energico e rivitalizzante.

www.bikkembergs.com

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La collezione PUMA x UEG: sognando di partire per lo Spazio infinito

“Usa e Getta”, un modo di dire comune, che ben rappresenta la società dei consumi in cui viviamo. E prende a prestito proprio l’acronimo di questa espressione il polacco Michal Lojewski quando nel 2011 fonda il suo brand UEG. Il nome vuol proprio rimandare ai valori dell’unificazione, della comunicazione e della consapevolezza.

Ora il marchio fa ulteriormente parlare di sé grazie ad una collaborazione importante: quella con Puma. PUMA x UEG GRAVITY RESISTANCE è una collezione che si ispira al bisogno dell’uomo di raggiungere luoghi più lontani ed esplorare, di avventurarsi anche al di fuori della Terra stessa, là dove non c’è gravità, metafora della voglia di superare i propri limiti, di pensare ‘out of the box’.
Il design della collezione quindi si ispira alla tenuta degli astronauti, con silhouette pulite, essenziali, ma abbinate a un linguaggio grafico in cui le stampe rimandano ai pulsanti di emergenza e fanno pensare alla vita in una astronave.
Decisamente futuristico l’effetto, per una collezione in cui spiccano il COURT PLAY BOOT x UEG, uno stivale ispirato alla classica scarpa da basket Sky Hi+ introdotta da PUMA per la prima volta nel 1980, ma con dettagli, come la chiusura in velcro sotto al ginocchio, che sottolineano lo spirito sci-fi. Tessuti hi-tech e audaci messaggi grafici intorno alla suola per la scarpa COURT PLAY x UEG.

Raffinatezza e funzionalità nei capi di abbigliamento come per la PUMA x UEG TECHJACKET, in cui il cappuccio ricorda un casco da astronauta. Il giubbotto presenta inoltre un trattamento resistente all’acqua, cuciture sigillate e zip idrorepellenti che garantiscono una vestibilità calda e asciutta.

Nella collezione spiccano poi i pants PUMA X UEG SWEATSHORTS, che fanno pensare ad una partita di tennis nello spazio, la T-shirt oversize da basket PUMA BLACK-UEG AOP e la felpa PUMA X UEG CREW SWEAT, che si distingue per la rifinitura con strisce di taping. Capi sportivi, ma per sognare di partire alla conquista di Marte!

La collezione PUMA x UEG sarà disponibile on line al sito PUMA.com e nelle migliori boutique a partire dal 24 settembre.

it-eu.puma.com

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https://youtu.be/m4oUMvyJRk0

Alexis Giannotti e il suo Omogene

Nato nel Principato di Monaco, Alexis Giannotti ha un rapporto speciale con l’Italia, ha infatti frequentato la facoltà di architettura, dipartimento Disegno industriale, a Firenze e poi, sempre nel capoluogo toscano anche il Polimoda, e da quando ha lanciato la sua linea Omogene nel 2013 è stato presente alle manifestazioni più importanti, ad esempio come finalista dell’edizioni maschile del del prestigioso concorso “Who’s On Next?”, e come uno dei brand scelti, a gennaio 2016, per The Latest Fashion Buzz, progetto realizzato da Pitti Immagine in collaborazione con L’Uomo Vogue e GQ Italia per supportare designer che lavorano su un nuovo concetto di modernità nel menswear. A giugno Giannotti con Omogene ha partecipato a Men’s Hub, nuova piattaforma, ideata dalla Camera Nazionale della Moda Italiana, in collaborazione con Vogue Talents, a sostegno di brand emergenti. Omogene faceva parte di un gruppo di sette marchi italiani e stranieri che hanno presentato per la prima volta la loro collezione in occasione di Milano Moda Uomo. Poche settimane dopo questo importante momento abbiamo raggiunto il designer per farci raccontare meglio la sua visione creativa e la sua collezione.

Quando hai capito che volevi lavorare nella moda?
Non mi sono mai interessato alla moda da ragazzo, soltanto più tardi ho preso consapevolezza delle possibilità di questa come mezzo di espressione. Da piccolo pensavo seriamente di seguire le orme del papà di mio nonno, Alexis Axilette, che all’inizio del secolo scorso era un artista di Durtal. Ma la pittura, a mio avviso, non offriva quello che cercavo, un contatto intimo con me stesso e la società, il mondo in generale delle Belle Arti era per me distante da una certa realtà. Ho trovato nel Disegno Industriale la filosofia che cercavo, quella di un prodotto riflesso di un pensiero, funzionale ed estetico. Ma non bastava a dare soddisfazione piena alla mia visone, la “creazione funzionale” che si adattasse pienamente con l’essere umano, capace di diventare qualcosa di nostro, attraverso se stesso.
Trovo nel lavoro di Martin Margiela la traduzione del mio pensiero, la nota giusta nel creare attraverso materiali tessili, che è diventata la mia vocazione, il mio mezzo più intimo e personale di espressione, così come trovo me stesso nell’essere un “designer di moda”. Mi sono sentito totalmente spontaneo nel catturare la mia identità attraverso forme, tagli, linee, rimanendo però sempre pronto ad una costante mutazione. Avevo bisogno di questa alchimia che rendesse questo processo “omogeneo” coltivandolo sempre con un occhio da esteta, ampiamente tutelato da un background razionale da designer industriale e da fotografo (passione che nutro da sempre).

Perché una linea tua?
Perché volevo qualcosa di diverso da quello che era presente sul mercato. Mi sembrava fosse la scelta più adeguata per dipingere il mio punto di vista.

Ci racconti la collezione che hai portato al Men’s Hub e quali le caratteristiche principali del tuo stile?
Per questa stagione, ho voluto ritornare alla mia essenza, essere nuovamente ingenuo e spontaneo. Da tanto tempo volevo esplorare il mondo del Jazz, per le sue forme, la sua attitudine, in particolare ho trovato una vicinanza con la sua filosofia, l’assenza di regole. Attitudine rappresentata da Chet Baker che ha ispirato la strada, sterrata e impervia, dei miei design.
Il mio stile è fatto di forme e tagli, che  definisco “in movimento e funzionale”. La mia attenzione stilistica è dominante su un capo che ho sempre indossato, per tutte le circostanze, durante la mia gioventù, parlo dell’outerwear, tecnico e sportivo, ma funzionale che oggi reinterpreto in chiave narrativa. È il caso di una serie di parka e running jacket che ho sviluppato per la prossima estate, sono sintesi di forme e funzionalità collegati alla mia visione di designer e pronti per essere contestualizzati nel nostro quotidiano. Usando materiali come laminati di cotone e spalmature gommate croccanti.

Da dove arrivano le ispirazioni?
Cerco di lavorare su forme e funzionalità, non su elementi superflui. Alcune fonti di ricerca sono i libri, il web, la gente che incontro quotidianamente, ma soprattutto la fotografia di strada e il reportage, film come quelli di Wim Wenders o lo Stanley Kubrick di “2001. Odissea Nello Spazio”, per la bellezza delle forme e i colori crudi.

Tue icone di riferimento?
Il fotografo americano Joel Meyerowitz. E poi il fotografo svizzero René Burri e il francese Marc Riboud. Perché collego certi punti della mia visone di stilista con i loro lavori, la loro visione della società e la ricerca estetica, di composizione. Di Meyerowitz mi piace l’aspetto di continua ricerca, di uno che non smette mai di guardare attorno a sé, perché, e cito sue parole: “Frenetico il numero di cose belle che accadono nel quotidiano”. Questo fotografo non si è mai stancato di vedere attraverso la lente del quotidiano la bellezza di certe forme e colori. René Burri per il suo stile quasi “da pittore”, perché riusciva a mettere in scena un momento della vita in modo da renderlo grafico e unico nella sua forza. Marc Riboud per la sua foto storica durante la protesta contro la guerra in Vietnam, cioè lo scatto di una donna con il fiore faccia a faccia con una fila di soldati con i fucili puntati su un simbolo di pace. Meyerowitz e Riboud avevano una naturalezza nel proporre schemi di colore attraverso le loro fotografie che mi ha sempre ispirato per i miei lavori.

A chi pensi quando crei? Chi credi posso indossare i tuoi capi?
A qualcuno in movimento, mistico e futuristico. Ritengo importante lasciare alla gente la possibilità di una libera opinione e interpretazione dei mie capi.

Cosa è sinonimo di eleganza per te?
Il tempo è una forma di eleganza. L’eleganza viene con il tempo e attraverso il passaggio del tempo, è qualcosa che è sempre stato qui, ma che si intravede con il passare degli anni, non è solo il volume o l’attitudine di un capo.

Cosa non può mancare in un guardaroba maschile, a tuo avviso?
Direi un trench impermeabile. Con una lavorazione tecnica e speciale. Abbiamo bisogno di poco in realtà, ma il capospalla rende al meglio la personalità di ognuno di noi. Deve essere versatile e un bel oggetto, per il suo studio delle forme.

Quale l’importanza di una manifestazione come il MEN’S HUB?
Quella di creare incontri, condividere visioni con le persone appartenenti al settore e non solo. Poi mi ha dato modo di confrontarmi e conoscere con altri designer, cosa sempre importante.

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Impressioni da Rio 2016. Alcune storie esemplari dalle Olimpiadi.

Cover Gabriele Detti e Gregorio Paltrinieri da corriere.it

Partiamo dal presupposto che chi sta scrivendo non è uno sportivo, mi occupo di stile, e infatti di MANINTOWN sono fashion editor at large, per cui quando mi approccio ad un mondo come quello dello sport lo faccio da spettatore curioso e un esempio sono proprio una manifestazione come le Olimpiadi, che guardo in tv affascinato e con uno spirito ovviamente patriottico che si entusiasma per i successi italiani. Quindi da semplice spettatore mi trovo a scrivere quelle che sono alcune sensazioni su quanto sta accadendo a Rio in queste giornate dense di emozioni.

Innanzitutto a me è arrivato forte e chiaro, e in alcuni momenti in particolare, lo spirito di apertura, di incontro e fratellanza che i giochi, e chi li organizza, hanno, o dovrebbero avere. Mi riferisco ad esempio allo spiacevole episodio verificatosi nel judo, El Shehaby, della squadra egiziana, al termine di una gara che ha perso si è rifiutato di dare la mano all’avversario israeliano Or Sasson. La reazione negativa della platea, ha preceduto le giuste conseguenze. Pochi giorni dopo la squadra egiziana ha fatto sapere di aver deciso di allontanare l’atleta e di averlo rispedito a casa per quel brutto gesto. Ecco, mi sembra che, ancora di più in un momento storico come questo, il messaggio sia preciso e vada ribadito con fermezza: lo sport deve unire i popoli e non deve sottolineare o amplificare i contrasti.

Dall’Italia un altro messaggio a favore dell’apertura. Non son sicuro che sia la prima volta che una atleta dedichi la sua medaglia alla compagna, ma son quasi certo, visto che seguo le Olimpiadi da sempre, che sia la prima volta che a farlo sia una atleta italiana. Rachele Bruni, argento nel nuoto di fondo, dedica quella medaglia alla compagna Diletta, dichiarando agli intervistatori: “Non ho mai fatto outing, ma l’ho sempre vissuta naturalmente e senza problemi”. Ancora una volta, in un momento come questo dove in Italia finalmente si è mosso qualcosa a favore dei diritti e delle coppie LGBT, è bello che un messaggio così arrivi dalle Olimpiadi e lo trovo ancora più potente, perché ha la forza della normalità, della naturalezza, della grazia, quelle con cui la Bruni lo ha espresso, esattamente come in acqua ha messo grinta e coraggio.

Le Olimpiadi possono anche rappresentare un momento di rivalsa, il monito che non bisogna arrendersi mai, che non è mai finita, basta volerlo e lavorare duro. Un esempio su tutti è quello del nuotatore Anthony Ervin, oro nei 50 metri stile libero, che è tornato a vincere dopo sedici anni dal precedente oro alle Olimpiadi di Sidney, all’età di 35 anni. Ma soprattutto dopo aver smesso di nuotare, dopo essere caduto prima nella depressione e poi nella spirale di alcool e droghe e aver riscoperto la passione per il nuoto come insegnante per bambini. Se le copertine andranno a Michael Phelps, comunque altro esempio di come la giovane età non sempre conti in vasca e di come si possa ritornare a vincere dopo un periodo di stop, ma è Anthony Ervin il nostro eroe.

Non posso non citare l’incredibile Simone Biles, che porta a casa quattro ori e un bronzo nella ginnastica artistica. Di questo Rio 2016 ricorderemo il suo sorriso, il delizioso vezzo di abbinare il trucco degli occhi alla tenuta ginnica, i suoi salti incredibili in aria, il bacio al suo idolo Zac Efron, ma soprattutto la sua storia, abbandonata dalla madre tossicodipendente è stata adottata dai nonni a sei anni. Non è forse la prova che nella vita non bisogna mollare mai? L’esempio perfetto per quei valori che lo sport deve rappresentare!

E che dire di Tania Cagnotto che, in una piscina inspiegabilmente verde, chiude la sua carriera con un argento e un bronzo? Ma soprattutto strappando il terzo posto a un’altra atleta all’ultimo momento, con un tuffo pressoché perfetto. Di lei mi rimarrà anche lo sguardo divertito subito dopo la gara, perché dopo aver mostrato alle sue colleghe l’anello di fidanzamento, la Cagnotto si sposerà fra un mese, si è trovata a sua volta spettatrice della dichiarazione più curiosa degli ultimi tempi. Perché siamo abituati alle richieste di matrimonio fatte ai concerti di Adele o grazie a un flash mob, ma mai ci saremmo aspettati succedesse alle Olimpiadi e che i protagonisti fossero due atleti cinesi, a dimostrazione di quanto detto all’inizio, cioè che i giochi olimpici celebrano la vicinanza dei popoli, ciò che lega le nazioni, e non le diversità!

Ma, sempre da profano, mi permetto di sottolineare come le Olimpiadi per noi italiani, e forse non solo, siano l’ennesima dimostrazione di quanto troppo spesso ci dimentichiamo di tutta una serie di discipline che godono dei meritati riflettori solo durante i giochi olimpici, nonostante spesso l’impegno e la dedizione sia gli stessi, se non superiori, di quelli che si trovano in sport troppo spesso osannati e celebrati. Per cui è stato davvero bello vedere l’oro e l’argento delle ‘mamme’ Diana Bacosi e Chiara Cainero, nel tiro a volo, il bronzo nel canottaggio ‘due senza’ di Giovanni Abagnale e Marco Di Costanzo, squadra che è stata messa insieme pochissime settimane prima dei giochi, l’oro di Basile, che ha tutte le carte in regola per diventare anche un teen idol, nello judo, così come cogliere la grinta e la professionalità del pallanuotista Matteo Aicardi: l’incidente al primo incontro con la Spagna che gli ha procurato un naso rotto con setto deviato, non lo ha fermato dall’essere in acqua con una maschera protettiva in tutte le gare successive.

Mentre scrivo mancano ancora alcuni giorni alla fine di Rio 2016, ma chiudo con una immagine che per me riassume quanto detto: l’abbraccio in acqua, a gara appena conclusa, del bronzo Gabriele Detti all’oro Gregorio Paltrinieri.
Perché competizione e amicizia possono convivere benissimo, quando nello sport a vincere sono i valori.

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Olympic Games: i must-have in stile Rio 2016!

Ha collaborato Orsola Amadeo

Tanti omaggi allo spirito sportivo, alla nazione che ospita i XXXI Giochi Olimpici in questa gallery in cui anche MANINTOWN celebra Rio 20016!

Stanno per iniziare, dopo molti mesi di attesa e dopo le ultime settimane in cui non sono mancate le polemiche. Ma noi ci vogliamo soffermare sui valori positivi che stanno alla base delle Olimpiadi, mai come adesso importanti. L’unità e la sana competitività fra i popoli trovano nella sede brasiliana a Rio caratteristiche come gioia e allegria, espresse dai colori di quella nazione, dalle caratteristiche di un popolo aperto e accogliente.

Da più parti sono arrivati omaggi e citazioni di quelli che sono i giochi di Rio 2016 e a noi ha divertito raccogliere alcuni di questi oggetti must-have e proporveli in una gallery. In puro stile MANINTOWN, declinando il tutto fra fashion e lifestyle!

È disponibile in cinque varianti colore, grey, light grey, blu, marrone e sand, il molto amato mocassino ‘barca’ di Lumberjack, ma il colore più nuovo di questa estate è quello che omaggia la nazione che ospita le Olimpiadi 2016, cioè il Brasile. Prende infatti a prestito i colori della bandiera brasiliana questo must-have, quindi verde per il nabuk della calzatura, giallo per la suola e i laccetti. Il risultato finale è sicuramente divertente, ma anche comodissimo, perché la tomaia garantisce una migliore calzata e una maggiore morbidezza a contatto con il piede.

Rimaniamo sempre nel mondo delle calzature e non poteva mancare un nome che è simbolo dello stile rilassato e colorato tipico del Brasile, cioè le Havaianas. Anche le più amate infradito al mondo, protagoniste sulle spiagge di questa estate 2016 propongono un modello che omaggia Rio 2016.

Anche le francesi Rivieras Leisure Shoes pensano ai XXXI Giochi Olimpici, grazie ad una collezione in tanti colori e modelli, ma noi ovviamente scegliamo quelle più vivaci, in un energico verde, con la tela di cotone intrecciata sul davanti, perché anche davanti alla tv non ci dimentichiamo il nostro animo da fashion addicted!

Siete fan delle borse? Non mancano anche in questo settore gli omaggi al Brasile e ai giochi sportivi di questa estate. Un esempio è lo zainetto Eastpak, comodo e capiente, ma soprattutto spiritoso e dall’animo chiaramente carioca, grazie alle stampe tropical dai colori sgargianti.

Verde e giallo, i colori della nazione che ospita le Olimpiadi, torna anche nel borsone Freitag, perfetto per chi in questi giorni si metterà in viaggio, ma vuole comunque esprimere la propria vicinanza agli sportivi che gareggiano dall’altra parte dell’emisfero.

Anche ST!NG Eyewear ha deciso di celebrare questa manifestazione sportiva importante, ispirandosi alla vivacità del popolo carioca, alle divise dei suoi atleti e, ovviamente, ai colori della mitica bandiera, con la capsule ST!NG LOVES BRASIL, tre modelli di occhiali nelle varianti giallo, blu e nero.  La montatura rettangolare è realizzata in materiale gommato, ideale per chi ama le forme classiche e il comfort, ma con stampe multicolor che rendono questi occhiali ancora più simpatici.

Rimaniamo nell’ambito dell’abbigliamento per una capsule collection di dieci T-shirt, tutte all’insegna del colore e del fair play, le ha pensate Erreà Republic, in linea con la sua brand identity, per celebrare l’evento sportivo dell’estate 2016.

Molti di voi sappiamo amano molto le nuove tecnologie e soprattutto quei gadget tecnologici, capaci anche grazie ad un colore o ad una forma nuova.
Per questo, in occasione delle Olimpiadi, ci piace segnalare gli auricolari Puro.IPHF16 leggeri, ultraflessibili e caratterizzati da colori vivaci e sgargianti, dotati di microfono, smart remote control e set per l’adattamento dell’auricolare all’orecchio, e ovviamente il pratico filo antigroviglio colorato. Le varianti cromatiche, sono piuttosto chiare nella foto che vedete. Anche loro all’insegna degli Olympic Games!

È venduto nel celebre  vasetto in vetro, icona di TOO LATE!, con il tappo in tinta con il modello scelto, l’orologio must-have dell’estate: LED WATCH. Essenziale, minimale, dalle linee pulite e monocromatico, illuminato da un lampo fluo per vedere l’orario, leggerissimo e water resistant. Davvero un orologio per tutte le occasioni e adattabile a qualsiasi personalità.
È in 22 colorazioni diverse, ma noi abbiamo scelto quelle della bandiera italiana, perché in Brasile il nostro cuore sarà rigorosamente bianco, rosso e verde.

Anche lo smartphone Wiko Ufeel Lite si è fatto coinvolgere dalla festosa atmosfera brasiliana acquisendo l’esclusiva colorazione Lime, che fa pensare a serate a guardare le competizioni sportive sorseggiando una fresca caipirinha. Non solo estetica per questo innovativo telefono, che grazie al lettore di impronte digitali selettivo, facilita l’utilizzo delle app, ma impedisce anche ai curiosi di spiare i contenuti personali.

Il treppiedi Befree Manfrotto è il compagno di viaggio ideale per chi vuole avere foto perfette in ogni situazione, anche perché chiuso è lungo solo 40 cm e facilmente trasportabile nella sua pratica sacca, potrebbe non esserlo in occasione delle Olimpiadi? La versione in alluminio è perfetta poi per sostenere i nostri atleti alle Olimpiadi di Rio, perché nelle quattro varianti colore, in aggiunta al classico nero, spicca un inequivocabile azzurro.
E ci vuole davvero un attimo perché parta subito tutto il nostro tifo!

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Nuovi talenti italiani al Men’s Hub: Matteo Lamandini

Modenese, classe 1989, studi all’Istituto Marangoni di Milano e già molte esperienze alle spalle, come la vittoria nel 2014 del contest Designer for Tomorrow, che gli ha permesso di fondare il proprio brand e gli ha dato l’opportunità di disegnare una capsule per Tommy Hilfiger. Abbiamo ritrovato Matteo Lamandini prima all’ultima edizione di Pitti a Firenze e poi come uno dei nomi che ha preso parte al Men’s Hub, il progetto di CNMI, in collaborazione con Vogue Talents, che ha avuto luogo per la prima volta durante le giornate dedicate alle sfilate uomo lo scorso giugno. Abbiamo in quella occasione chiacchierato con Matteo per farci meglio raccontare il suo percorso e le sue proposte.

Quando hai capito che volevi lavorare nella moda e perché una linea tua?
Ho capito che volevo lavorare nel mondo della moda quando, una volta intrapresi gli studi di ragioneria alle scuole superiori, scelsi quel ramo in quanto mi piaceva la divisa dei banchieri, quindi di come mi sarei potuto vestire per andare a lavoro. La decisione di iniziare con una mia linea è dovuta alla vittoria del contest “Designer for Tomorrow” che mi ha permesso di collaborare con Tommy Hilfiger e successivamente di intraprendere un mio percorso personale.

Hai alle spalle collaborazioni con altri marchi, prima della nascita del tuo brand, quali insegnamenti hai ricevuto da queste esperienze?
Ogni casa di moda in cui ho lavorato mi ha lasciato grandi nozioni, ma tutte diverse una dall’altra; ad esempio l’esperienza da Tommy Hilfiger mi ha trasmesso grandi nozioni a livello culturale, metodi di lavoro nuovi e completamente diversi da quelli italiani e, cosa fondamentale, lavorare per lo “sportwear” cosa a me quasi sconosciuta o meglio, che non avevo ancora inserito nel mio recipiente. Marni invece mi ha introdotto nozioni sulla maglieria che non conoscevo e MSGM mi ha insegnato come si lavora, dato che era la mia prima esperienza, e sopratutto le basi per fare una buona ricerca.

Ci racconti la collezione che hai portato al Men’s Hub e quali le caratteristiche principali del tuo stile?
La collezione S/S17 é improntata sull’ambiente berlinese, che personalmento ho avuto modo di scoprire vivendoci; come in ogni collezione sono partito da un aspetto formale per poi andarlo a contaminare con elementi che appartengono ad un mondo opposto, ovvero quello underground; quindi ho inserito il Denim anche nella parte più formale, come ad esempio nei blazer, e tessuti come il gessato in capi che nascono prettamente dal mondo di strada, per ironizzare e rendere più fresco e giovanile qualsiasi elemento presente in collezione.

Da dove arrivano le ispirazioni
Le ispirazioni provengono quasi sempre dal mondo cittadino, unite a concetti artistici come possono essere quadri oppure installazioni.  Viaggiando spesso entro in contatto con cose che inizialmente posso non trovare interessanti ed é proprio da quest’ultime che può nascere sempre qualcosa da cui parto per disegnare.

Tue icone di riferimento? A chi pensi quando crei? Chi pensi possa indossare i tuoi capi?La mia icona di stile é senza ombra di dubbio Thom Browne in persona, mi stupisce sempre! In realtà non penso a niente, libero la mente e parto facendo a volte anche tanti disegni che poi cestino. L’unica cosa che penso, quando creo, è che il capo dovrà poi essere indossato da un pubblico prettamente giovane tra i 25 e 35/40 anni, legato al mondo cittadino quindi cerco sempre di rimanere in ambiti che possano essere adatti a questo tipo di pubblico.

Quanto é importante una esperienza come il Men’s Hub?
È un’esperienza molto importante per un giovane designer, perché ti permette di entrare in contatto con la press e ti può dare visibilità, cosa che all’inizio é essenziale.

C’è tutta una nuova generazione di designer made in Italy, un ricambio generazionale che era tanto atteso, chi ti piace fra questi nomi nuovi, chi senti affine?
Per quanto riguarda l’uomo mi piace molto il gusto di Andrea Pompilio, che proprio un esordiente non è, ci sono alcune caratteristiche del suo lavoro che rivedo nel mio. Invece parlando di cambi di direzione artistica, mi piace molto Alessandro Michele, da poche stagioni alla guida di Gucci.

Progetti e sogni per il futuro?
Il progetto per il futuro é quello di fare crescere il mio brand, quindi di riuscire ad entrare in nuovi mercati.

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Tutti al mare! essential items

Ha collaborato Orsola Amadeo

La seconda parte dei nostri essential items per chi non può stare lontano dal bagnasciuga, sabbia e abbronzatura!

Dopo la precedente carrellata di proposte su come affrontare una giornata al mare e soprattutto su quali costumi e borse utilizzare per la spiaggia, in molti ci avete chiesto cosa non deve mancare nella borsa di chi sceglie il litorale (o la piscina) per qualche ora di sano relax. Noi ci siamo guardati un po’ attorno e abbiamo pensato che ci sono alcuni oggetti che potrebbero fare al caso vostro.

Partiamo da qualcosa di davvero indispensabile: le calzature. È vero che sulla sabbia in molti preferiscono camminare scalzi, ma è anche vero che almeno all’ombrellone con qualcosa ai piedi ci arriverete, ancor di più se un amico vi invita ad un giro sulla sua barca. Hanno milioni di fan in tutto il mondo e la loro presenza nel nostro guardaroba non accenna a diminuire, sono le infradito, compagne di molte avventure balneari. Regine fra tutte sono le Havaianas, noi per questa estate 2016 abbiamo scelto la collaborazione di questo marchio con Liberty London, per una capsule che vede protagoniste 5 stampe floreali, scelte fra le oltre 40 mila dell’archivio del brand inglese. Estate è sinonimo da sempre di sandalo ai piedi, ritornato prepotentemente in auge, a noi è piaciuto molto, per i rimandi chiaramente etnici questo di Ferragamo. In spiaggia con le espadrillas? E perché no? Un nome iconico del settore come Castaner propone queste in denim, basiche, ma davvero cool, e per noi è stato amore a prima vista. Di Hilfiger invece la classica scarpa da barca, in un elegante grigio, perché se all’improvviso ti invitano a salire su un motoscafo devi avere sempre la scarpa giusta!

Sappiamo che siete amanti dei cappelli, come noi del resto, e non potevamo non consigliarvi qualcosa per proteggervi dal sole. Con visiera, colorato e dal gusto tropical, quello di Dolly Noire, mentre non abbiamo resistito nello scegliere questo copricapo spiritoso di New Era, un po’ retrò, sembra quello indossato dai pescatori nei Seventies, lo troviamo, ovviamente irresistibile!

Ore e ore al sole fanno subito pensare ad una cosa: ad un certo punto avrete tanta sete. Non si può rischiare la disidratazione ed è sempre meglio portare qualcosa con noi, se non abbiamo la possibilità di avere un bar a pochi metri dalla nostra postazione sulla sabbia. Ecco che a venirci incontro ci han pensato Matteo Melotti e Giovanni Randazzo. Durante una calda estate italiana, la vista di un meraviglioso paesaggio rovinato da cumuli di immondizia sparsi sulla spiaggia ha fatto nascere una idea vincente: una bottiglia in acciaio inossidabile, resistente, leggera, colorata e infinitamente riutilizzabile! 24Bottles è nata a Bologna nel 2013 ed è protagonista delle nostre scampagnate da quel momento, oltre alla collezione di bottiglie in acciaio inossidabile 18/8, in diversi formati e con diverse textures, 24Bottles propone anche una serie speciale Thermo, che mantiene le bevande calde per 12 ore e in fresco per 24. Un must-have insomma!

In borsa non possono mancare le cuffie, per usare il cellulare o per sentire la musica preferita. Ci son subito piaciuti gli auricolari Ink’d Wireless di Skullcandy versione Bluetooth di una delle cuffie best-seller al mondo, leggeri, dotati di un confortevole collare flessibile e realizzati con un microfono incorporato nel Flex Collar che permette di chiamare, cambiare traccia, regolare il volume, collegarsi ai dispositivi fino a 10 metri di distanza ed ha una competitiva batteria della durata di 8 ore. House Of Marley, marchio mondiale di prodotti earth-friendly, ha pensato agli appassionati di musica con una coloratissima gamma di speaker, cuffie e sistemi audio, realizzati appunto in materiali ecosostenibili. Vi consigliamo le cuffie Rebel. Utilizza la tecnologia Bluetooth per la connessione wireless a tutti i dispositivi anche Rockbox Round Edizione in Tessuto, piccolo, ma capace di produrre grandi suoni! L’altoparlante anti-schizzi, del brand Frash’n Rebel, che si veste di cinque colori diversi di tessuto, è utilissimo per chi in spiaggia non si vuole isolare, ma vuole condividere musica con gli amici.

Nella borsa per il mare non può mancare un libro, ve ne consigliamo uno che a noi è piaciuto molto. “La Battaglia Navale” di Marco Malvaldi rinnova il genere del giallo umoristico, c’è un omicidio, viene infatti ritrovato sul litorale il cadavere di una bella ragazza con un particolare tatuaggio, ma ci sono anche quattro vecchietti, fra i quali Nonno Ampelio, frequentatori del BarLume, che si improvvisano investigatori. Imperdibile! Ovviamente per chi, fra un bagno e una partita a racchettoni porta in spiaggia anche un po’ di cultura.

Last, but not least, non è mare se non c’è protezione. Potevamo lasciarvi partire per le spiagge senza un consiglio volante su quali creme portarvi?

Iniziamo con Soleil Plaisir, la crema anti-aging suncare di Darphin Paris, per il corpo, che si applica con facilità e si fonde istantaneamente con la pelle, lasciandola efficacemente protetta. La crema Soin Anti-âge Défense Cellulaire SPF30 è il primo solare per il viso di LPG, presenta vitamina E, che protegge le cellule dai danni ossidativi dovuti all’esposizione al sole, licopene derivato dal pomodoro, per una forte azione anti-ossidante e un effetto colorito sano, acido salicilico che, grazie alla sua azione cheratolitica, offre una delicata esfoliazione e assicura un’efficace rinnovamento cellulare. Da usare anche in città!
Uriage, Brume SPF20, è lo spray della linea Bariesun per proteggere la pelle con un gesto pratico e veloce, va applicato generosamente 15 minuti prima di ogni esposizione solare, rinnovandone l’applicazione ogni due ore e dopo il bagno o uno sforzo fisico.
Avete un tatuaggio? La linea Tattoo Defender offre tre prodotti interessanti: After Ink, per una cicatrizzazione rapida e perfetta, Ink Revitalizer, per rendere i tatuaggi brillanti e definiti, ma soprattutto Sunny Side, crema solare ad alta protezione (SPF 50), specifica per proteggere i tatuaggi dagli effetti dannosi del sole e delle lampade abbronzanti, evitando anche la formazione di aloni bianchi attorno al tatuaggio.

Sperando di avervi dato qualche dritta interessante, non ci resta che augurarvi delle vacanze strepitose nelle vostre località marittime preferite!

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Dal Men’s Hub l’esordio di Omar

Modenese di nascita, studi d’arte a Bologna e in fashion design alla Royal Academy of Fine Arts di Anversa alle spalle, Omar inizia la sua carriera nella moda realizzando cartamodelli e lavorando freelance, poi nel 2015 decide di creare un proprio marchio. Fonda una società, lavora sulla brand identity e disegna la sua prima collezione, che ha presentato a giugno 2016 a Milano durante la Fashion Week Uomo, all’interno di Men’s Hub, progetto della Camera Nazionale della Moda Italiana, in collaborazione con Vogue Talents, a sostegno di brand emergenti. E proprio in occasione del Men’s Hub lo abbiamo raggiunto per farci raccontare meglio il suo percorso e la sua visione estetica, che non si focalizza solo sulla moda maschile.

Quando hai capito che volevi lavorare nella moda?
Diciamo che l’ho sempre saputo, ma l’ho realizzato all’ultimo anno di pittura dell’Accademia di Belle Arti. Sono cresciuto nel mondo della moda perché mia madre ha sempre fatto la responsabile dei modelli per Gianfranco Ferrè, sin da bambino disegnavo solo donnine coi vestiti. Poi però ho iniziato il corso di pittura all’Accademia perché pensavo che dipingere fosse la mia strada, alla fine, dopo aver sperimentato varie espressioni artistiche, ho capito che la mia dimensione era la moda. La moda racchiude in sé architettura e scultura, ha un suo senso pittorico e potrebbe essere considerata un’installazione spaziale in movimento. Inoltre credo che sia tra tutte le arti quella più al passo coi tempi e quella che venga più vissuta, nel vero senso del termine.

Hai alle spalle collaborazioni con altri marchi, prima della nascita del tuo brand, giusto? Prima di creare il mio brand ho avuto diversi tipi di esperienze. Mi piace conoscere tutto quello che la mia mente riesce ad assorbire. Sono cresciuto nei circuiti underground, più che fashion, poi ho iniziato il mio percorso nella moda come modellista soprattutto per corsetteria e abiti da sera. Ho lavorato in un atelier specializzato in Haute Couture e abiti per sfilate dove ho potuto collaborare con diversi brand tipo Giambattista Valli, Armani Privé, Blumarine e Dolce&Gabbana. Poi ho lavorato da Missoni come modellista per la prima linea donna e freelance per alcuni uffici stilistici e aziende.

Quali insegnamenti hai ricevuto da queste esperienze?
Sono state molto utili perché mi hanno dato le basi di tutto quello che sono oggi: innanzitutto avendo iniziato come modellista, quando disegno, so esattamente quello che voglio e soprattutto so come farlo e di conseguenza spiegarlo. Riservo molta importanza alla struttura e al cartamodello, tanto che mentre disegno m’immagino la sua costruzione nella mente. Inoltre, lavorare nella corsetteria e nella couture, ma anche nella maglieria, mi ha dato la possibilità d conoscere vari tipi di lavorazioni e finiture che cerco di riproporre con un senso più “street“.

Ci racconti la collezione che hai portato al Men’s Hub e quali le caratteristiche principali del tuo stile?
Quella che ho presentato al Men’s Hub è la prima vera collezione col mio brand , nel senso che è stata la prima ufficiale. Innanzitutto in questa occasione ho voluto unire una collezione maschile con un’anteprima della femminile. Ho sempre pensato che non avesse molto senso dividere l’uomo dalla donna perché mettendoli insieme riesci a dare una maggiore completezza alla linea. Poi, quando inizio a progettare, seguo la mente e la mia mente non divide lui da lei. In questa collezione ho cercato di unire il lato commerciale con quello più concettuale e creativo. Ho riprodotto e interpretato in una veste più “couture” gli abiti tipici da lavoro tipo il grembiule, mantenendone la linearità, la semplicità e la comodità. Ho voluto a tutti i costi i veri tessuti da lavoro, non qualcosa di simile. A livello concettuale invece, sono partito da una foto di un muro di cemento che ho scattato personalmente in una vecchia polveriera in provincia di Modena.

Sicuramente inconsueto, mi spieghi meglio?
Ho un’adorazione per il cemento, mi piace la sua freddezza e la sua austerità, mi piacciono le rovine industriali, tanto quanto le antiche e soprattutto mi piace il muro come concetto, perché racchiude in sé la prigione e la liberta, all’interno sei in gabbia, ma oltre il muro c’è l’infinito che non vedi e quindi l’immaginazione. A tutto questo ho voluto aggiungere un sapore un po’ ghetto chic. Diciamo che quando creo una collezione cerco sempre di mescolare varie componenti anche molto contrastanti tra loro, non seguo in modo lineare il concetto di partenza, ma lo lascio evolvere in modo del tutto casuale, seguendo il flusso naturale della mia mente.

Quale l’importanza di una manifestazione come il Men’s Hub?
È un’esperienza molto importante perché ti dà l’opportunità di essere nel calendario ufficiale della settimana della moda con tutti i benefici che ne derivano, stampa, buyer e vari tipi di contatti. Poi ti può dare l’opportunità di entrare nel fashion system molto più velocemente rispetto al fare una presentazione da solo.

Progetti e sogni per il futuro?
Innanzitutto sono già alla prese con la nuova collezione donna S/S 2017 che ho in testa da parecchio tempo e non vedo l’ora d’iniziarla. Il mio sogno è arrivare alle sfilate, so che al giorno d’oggi la sfilata è un concetto un po’ arcaico, ma credo anche che in realtà sia l’ambizione di ogni stilista.

www.milanomodauomo.it/it/mens-hub

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Incontri fra arte e moda: la nuova collezione di Studiopretzel

Con Studiopretzel è stato finalista al prestigioso concorso “Who’s on next?”, mentre con la sua collaborazione con Berto Industria Tessile ha partecipato ai Global Deim Awards di Amsterdam. Il lavoro di Emiliano Laszlo, con il suo heritage made in Tuscany, ma anche fortemente legato all’estetica nipponica, è riconosciuto come uno dei più interessanti del nuovo Made in Italy. Durante la novantesima edizione di Pitti il designer ha presentato la nuova collezione per la P/E 2017, che vanta la collaborazione con il duo Pattern Nostrum, che porta colore sul design essenziale di Laszlo. Il binomio arte e moda si arrichisce così di un capitolo nuovo, molto stimolante.
Abbiamo incontrato Emiliano Laszlo a Firenze per una chiacchierata sul suo Studiopretzel.

Come è nata la tua collaborazione con Berto e come si è sviluppata?

La collaborazione con Berto Industria Tessile è nata dopo la sfilata durante la Mercedes Benz Fashion Week di Zurigo. Avevo inserito alcuni loro tessuti (che già usavo da un paio di stagioni) in collezione ed è piaciuta, diciamo, la mia interpretazione. Sono così entrato a far parte del progetto #berto4youngtalents e sono diventato ambassador dell’azienda. Nel novembre 2015 abbiamo partecipato insieme, con una collezione ad hoc, ai Global Denim Awards di Amsterdam, vincendo il premio come ‘BEST FABRIC’.

Come è nato invece l’incontro con Pattern Nostrum?
Con Pattern Nostrum ci conoscevamo già da qualche anno, anche per motivi di vicinanza territoriale, Firenze e Prato, ma non eravamo riusciti ancora a trovare un modo per lavorare insieme. Questa stagione, dopo alcuni incontri preliminari per capire le rispettive esigenze, ci siamo riusciti.

Ci racconti l’ultima collezione?
La collezione trae spunto proprio dal rapporto che c’è tra arte e riproduzione della stessa. Il lavoro di Pattern Nostrum è interessante perché parte dalla mano e dal pennello, per poi arrivare ad una digitalizzazione dell’arte. Questa era l’aspetto a cui tenevo di più, cioè mantenere l’aspetto più artistico del processo creativo, facendo in modo che il tessuto sembrasse dipinto direttamente, focalizzando l’attenzione sul grande formato, come se il capo fosse la tela e diventasse un quadro.

Come è cambiata la linea in questi anni?
Studiopretzel in realtà non cambia. Si trasforma, stagione dopo stagione, creando dei ‘sotto-moduli’ che ne mantengono inalterata la coerenza, ma che aggiungono dettagli importanti, maturati grazie a conoscenze acquisite sul campo.

A distanza di qualche stagione dal lancio della linea e poi dalla tua partecipazione a “Who’s on next?” come valuti questo nuovo gruppo di designer che si è affacciato sulla scena? C’è effettivamente un nuovo made in Italy?
Il ‘nuovo gruppo di designer’ ha raggiunto, in questi ultimi anni, un numero esponenziale di cui è difficile tenere di conto. Va tenuto presente che, come in tutti i campi lavorativi, ma soprattutto nell’ambito creativo, si assiste ad un sovrappopolamento che toglie attenzione verso il nuovo: troppi nomi, troppe collezioni, troppi talenti. Ci vorrebbe un’intera fashion week dedicata solo ai nuovi designer italiani.

Progetti a cui stai lavorando?
Per quanto riguarda i prossimi mesi, il lavoro si muove nella direzione di un consolidamento del brand su nuovi mercati come quello giapponese e americano.

www.studiopretzel.com

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Tutti al mare! Pronti per godervi un po’ di sole e di mare?

Ha collaborato Orsola Amadeo

È arrivato il periodo dell’anno in cui, almeno nei week end, le città si svuotano e si riempiono invece le spiagge. In realtà dovremmo usare il condizionale, perché il meteo in questo periodo non ci è sempre stato favorevole. Noi proviamo a sfidare piogge e affini, ma anche il caldo che, almeno durante la settimana, ci attanaglia dentro a case ed uffici o, se proviamo a mettere fuori il naso dalla porta, nei nostri percorsi sull’asfalto bollente, ci fa immaginare vicino all’acqua, che sia quella del mare o quella di una piscina, magari con un leggerissimo venticello ad alleggerire la calura e con una bevanda fresca in una mano. Avete presente il quadro?
Con questa gallery, divisa in due parti, vi raccontiamo cosa dovete avere con voi se opterete per un week end by the sea!

Se, come chi scrive, non riuscite ad essere essenziali e portate sempre un sacco di cose, il primo step è scegliere una borsa adatta. Noi ve ne proponiamo tre! La prima è di Berluti e fa parte di una capsule il cui nome spiega già tutto: Beach Essentials! Una tote bag elegantissima, dalle linee pulite, in un discreto beige, ma c’è anche in blu navy,è in tela di cotone e lino, con profili in pelle e lunghi manici che consentono di portarla sia a mano che a spalla. Perfetta per chi anche nei momenti di relax non rinuncia ad essere elegante e ricercato. I più sportivi forse preferiranno portare uno zaino. Decisamente tecnico quello della linea Revenge di Mandarina Duck, in tessuto di lino spalmato con gli spallacci in corda da arrampicata. Più colorato è quello di Dirk Bikkembergs Sport Couture, composto per il 60% da neoprene, come le mute dei sub, piacerà a chi ama un tocco di colore acceso anche negli accessori.

Per asciugarsi dopo un tuffo in acqua o per chi va in spiaggia per imitare le lucertole e passare ore steso al sole, un must-have è il telo. Noi ve lo proponiamo colorato e pieno di brio. Ci piace quello con i disegni geometrici di Paul Smith e quello più marinière, con le sue mille righe, in morbido cotone di Arena.

Ovviamente non si può immaginare una giornata in spiaggia senza pensare al costume, anzi a più di uno! E noi vi diamo un po’ di opzioni. I nuotatori incalliti, che preferiscono lo slip classico da mare, sceglieranno il costume Arena, che per la s/s 2016 si ispira all’Amazzonia, il dettaglio verde dona a questo modello un animo sicuramente grintoso.
Il costume a bermuda è un grande classico e rimaniamo in zona carioca, con la grafica Parrot della collezione Jolly Rogers, ispirata al mondo dei pirati, proposta dal brand Dolly Noire. Spiritosi anche quelli proposti da Paul Smith con la stampa che riproduce tanti coni gelato, mentre più corto è il pantaloncino di Missoni, che riproduce il classico motivo zig-zag caro al brand. A pantaloncino e con una stampa dal sapore retrò, che rimanda alle icone di stile maschile della Hollywood anni Cinquanta, il costume di Coast Society tailored by The BespokeDudes, mentre più sportivo, quasi da college americano quello di Tommy Hilfiger. Chiude la nostra rassegna di proposte il costume di Sweet Years, un modello di boxer aderente in black and white.

Per una giornata estiva all’aperto non possono mancare gli occhiali da sole. Il gentleman di Dolce&Gabbana sceglie un modello dalla forma pilot, caratterizzato dall’iconica silhouette “taglio sartoriale” a 45° sull’arco cigliare laterale. Frontale e terminale sono in nero opaco e le lenti grigio scuro. In fibra di nylon e caratterizzati da un vivace pattern “palm” sulle aste quelli di Boss Orange, abbiamo scelto quelli proprio in arancione, per chi d’estate vuole divertirsi un po’ con lo stile! Colori accesi anche per gli occhiali Lacoste, ma la caratteristica più importante è che questo modello unisex, dalla forma rettangolare, è realizzato con una tecnica di iniezione all’avanguardia che consente alla struttura di galleggiare! Le montature da sole maschili di Tom Ford comprendono Trevor, un modello aviator di ispirazione vintage, la montatura è leggera, in sottile acetato, ed ha un piccolo doppio ponte che lo rende ancor più elegante. Stile retrò anche per Lanvin, il modello ricorda “Mad Men”, per sentirsi come Don Draper, caratteristico il dettaglio delle viti sul front dell’occhiale. Una tendenza nel mondo dell’ottica è sicuramente quello della lente arrotondata, se poi è anche colorata l’immagine che ne risulta è fresca e giovane, ne è un esempio il modello di Pugnale & Nyleve.

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Yezael by Angelo Cruciani: l’armata dell’amore del designer è ora Pink Power, e molto di più

Il suo uomo è anticonformista, colorato, con un gran sense of humour, lo si potrebbe definire un dandy 2.0, elegante, ma con un twist, in un epoca dove tutti siamo connessi con un click. Perché per quanto possa apparire eccentrico la figura maschile che veste Yezael by Angelo Cruciani ha cultura e senso civico, sensibilità e stile, sempre attenta alle nuove istanze che provengono dal web, ma pronta a dare valore ai momenti belli della vita lontano dai cellulari, esattamente come il designer, famoso per il suo guardaroba sopra le righe, ma anche per i suoi messaggi universali, che inneggiano alla libertà,all’amore, all’unione, ad una vita in cui non ci sono barriere. Per questo ci piace Cruciani, perché dietro ai colori di un uomo un po’ Pavone, c’è la sostanza di chi sa fare il suo mestiere e vive intensamente l’attuale momento storico, pensando però ad un futuro migliore. Lo abbiamo intervistato dopo la presentazione della nuova collezione durante l’ultima edizione di Pitti a Firenze.

Come ti sei avvicinato alla moda e perché hai deciso di creare un tuo brand?

Ho iniziato casualmente, ma sognandola fin da piccolo, la mia avventura nel mondo del Fashion  System all’età di 15 anni come modello, una ragazza che si chiama Monica del mio piccolo paese di origine, mi aveva segnalato ad un fotografo per un catalogo, da lì agenzia, Milano e poi sono arrivato a studiare all’Istituto Italiano della Moda di Roma, ma dopo pochi mesi già lavoravo per il brand Energie e Miss Sixty. Un inizio veloce alla fine degli anni ’90.

Ci parli di Yezael by Angelo Cruciani? Da quali input creativi ha preso forma, ma, visto il forte legame con il sociale, quali valori supporto e promuove?

Yezael significa Angelo dell’amore: un nome che riassume la mia essenza. Ho sempre sentito che il mio talento principale provenisse dalla comunicazione e che si esprimesse al meglio nelle collezioni di abbigliamento. Quello che creo non lo chiamerei Moda: il mio è un progetto di sensibilizzazione estetica, un abbigliamento che cerca di mostrare alternative agli stereotipi e all’immaginario collettivo. Yezael non è semplicemente una Griffe, credo che sia una missione che abbraccia simboli e limiti per modificare gli orizzonti dell’abbigliamento: un progetto ambizioso, ma in linea con una rivoluzione di settore ben evidente.
Io credo in un Mondo libero dal potere, in equilibrio con le sue contraddizioni: Yezael è la mia possibilità per contribuire a creare un mondo più dolce.

La collezione che hai presentato al Pitti?

Abbiamo presentato due collezioni differenti. Pink Power che è un flash militare, ma dell’armata dell’amore, che vede il camouflage reinterpretato nei toni della dolcezza con la dominante assoluta del Rosa, un omaggio ai fiori sparati dai cannoni del ’68. B-Side Love invece è la vera collezione primavera/estate 2017 irriverente e provocatoria porta all’esterno ciò che gli indumenti usualmente coprono: da qui stampe a Pisellini, donnine nude e baccanali pompeiani e babilonesi. Questa collezione racconta il lato fisico dell’amore: il piacere, il desiderio e una lussuria che cerca di diventare eleganza, il tutto ovviamente condito da molta ironia.

Se ripensi al tuo percorso, quale il momento più esaltante, l’incontro che ti ha segnato?

I momenti più emozionanti  del mio percorso creativo sono stati tantissimi, artisticamente sono legati ai Flashmob che  ho organizzato negli anni: il primo nel 2014 che aveva trasformato Corso Buenos Aires a Milano in un fiume d’amore con 50.000 cuori al cielo non lo scorderò mai, o il trillo squillante di Svegliatitalia (a favore delle Unioni Civili, ndr). L’incontro che ha più segnato la mia vita è stato quello con due grandi poetesse del Novecento: Vittoria Palazzo ed Alda Merini. Loro mi hanno insegnato a non valutare la vita tramite le apparenze, mi hanno spronato ad abbandonare le mie paure e salire sui vascelli della follia: senza coraggio non si arriva alla verità.

In generale chi è Angelo Cruciani lontano dal mondo della moda e quali altri mondi sono capaci di ispirarlo?

Angelo è un ragazzo molto semplice: curioso e interessato a tutto ciò che lo porta a conoscersi meglio. La mia vita privata è ricca di amici e di lezioni con maestri spirituali. Spesso lavorando in un mondo che dedica troppe attenzioni alle apparenze mi perdo tra le mie insicurezze e allora cerco in ogni modo di trovare in me la fonte della mia creatività e del mio essere una persona serena e positiva. Mi ispirano punti di vista diversi dai miei, le contraddizioni umane, l’incoerenza e la follia.

Che cosa è elegante per te?

Forse sono la persona meno indicata a dare definizioni di eleganza esteriore: spesso vengo definito eccessivo, circense ed eccentrico, ma quando mi vesto voglio esprimere gioia, quella felicità che avverto e che sono interessato ad esprimere: forse l’allegria non è eleganza, ma un sorriso veste meglio di qualsiasi sarto.
Trovo ad oggi estremamente elegante: educazione, umiltà, disponibilità e serenità , caratteristiche che trasformano il portamento e gli abiti stessi.

Invece il lusso cosa rappresenta oggi, quanto è importante?

Il lusso è per me sinonimo di abbondanza. L’idea che ha il mondo di una classe privilegiata che consuma beni dall’alto contenuto, creativo, qualitativo ed estetico oggi si sta rivoluzionando. Già da anni i beni di lusso sono diventati immateriali: tempo, serenità, gioia, allegria, spensieratezza, consapevolezza.
Quello che creiamo noi addetti ai lavori di un sistema che richiede grandi portafogli è spesso di ispirazione per ogni ceto, le nostre idee non si fermano al consumatore, ma oltrepassano i confini del cliente creando un mondo più bello per chiunque. I nuovi grattacieli di Milano, ad esempio, rendono più bella la città non solo la vita di chi può viverci.

Progetti per il futuro?

Ovviamente tanti, e ovviamente non solo inerenti alle collezioni di abbigliamento, ma in questo momento la mia principale attenzione è verso Yezael, vorrei che il suo sviluppo commerciale creasse salute ed opportunità per tanti.
Prossimamente un nuovo Flashmob per ridisegnare le relazioni nell’anno 2016 che coinvolgerà 100.000 persone.
Per ora e per scaramanzia tutti gli altri sono segreti, incrocio le dita ventiquattr’ore al giorno perché il mio sogno continui e abbracci tutti quelli che hanno voglia di sognare di più.

www.yezael.com

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Angelo Cruciani @credit Sergi Planas
Angelo Cruciani @credit Sergi Planas

Suggestions

Un’edizione della Fashion Week all’insegna dei giovani. La Camera Nazionale della Moda Italiana promuove alcuni nomi emergenti e li porta in passerella, brand come Sunnei, Moto Guo, Jun Li, Strateas Carlucci, ma si rinnova anche l’appoggio di Giorgio Armani alle nuove leve, questa volta a sfilare nel suo Armani/Teatro è Miaoran, uno dei finalisti delle passate edizioni uomo e donna di “Who’s on next?”. Molta attiva durante le giornate della moda maschile sarà la fiera White, con eventi o aree dedicate a designer italiani e stranieri, con una presenza notevole di brand dal Nord Europa. Fermenti e novità a stemperare le defezioni dal calendario ufficiale, in attesa dei possibili cambiamenti a cui sta andando incontro il fashion world.

Dancing in the street con Soulland
Le giornate dedicate alla moda maschile a Milano iniziano già venerdì 17. Ad aprire le danze un paio di sfilate, ma soprattutto alle 18 l’evento del brand scandinavo Soulland, cui farà seguito un cocktail, una presentazione/performance con musica in strada davanti a INNER, negozio in via Pasquale Paoli 4, di proprietà di Claudio Antonioli e nato proprio di fronte allo storico cult shop milanese. Il marchio scandinavo di proprietà dal 2006 del designer Silas Adler e del CEO Jacob Kampp Berliner, venduto in negozi importanti come Colette a Parigi e nei suoi flagship store, come quello a Copenaghen e a Bangkok, preferisce il capoluogo lombardo a Londra per una sorta di flashmob aperto alla gente e spontaneo.

Miaoran sfila all’Armani/Teatro
Ormai abitudine nella fashion week milanese che un grande della moda italiana come Giorgio Armani ospiti nel suo spazio Armani/Teatro un designer emergente. Questa volta tocca a uno stilista cinese che ha creato, nel 2015, il brand che porta il suo nome. Miaoran è già stato finalista dell’importante contest “Who’s on next?” e ha sfilato lo scorso gennaio ad AltaRoma con la collezione per la f/w 2016-17. “Ringrazio Giorgio Armani per il sostegno e l’opportunità che mi ha dato di sfilare all’Armani/Teatro. È un grandissimo onore per un giovane designer che viene da lontano e che ha scelto Milano per vivere e lavorare”, ha dichiarato Miaoran, che porta sulle passerelle milanesi il suo stile fatto di proporzioni oversize e contrasti di materiali.

White e Revolver Copenaghen uniscono le forze.
Un ponte fra due culture, ma anche la voglia di aiutarsi nel far conoscere le proprie realtà di moda ad un’audience più vasta. Due importanti fiere internazionali, il White e Revolver Copenhagen, uniscono le forze ed iniziano a collaborare già da questa edizione di giugno della fiera milanese e per le prossime tre edizioni. 15 brand scandinavi saranno presenti al White in un’area dedicata, un’occasione per avvicinarsi ad un mondo affascinante, ma poco conosciuto in Italia. Lo stesso succederà dal 10 al 12 agosto per un ugual numero di marchi italiani che saranno presenti in uno spazio speciale di Revolver, fiera che si tiene a Copenaghen, nel Meatpacking district.

Il nuovo dalla Cina al White: Sankuanz
Arriva dalla Cina Sankuanz, marchio creato da Shangguan Zhe, special guest per la sezione Menswear, con una special area arricchita da un’installazione artistica curata dallo stesso designer, dell’edizione di giugno del WHITE, fiera che continua la sua attenzione verso realtà nuove provenienti dal panorama internazionale e una sua precisa ricerca nella moda cinese. Il designer, classe 1984, ha partecipato all’International Woolmark Prize ed è stato finalista del LVMH Prize nel 2015. Vestibilità over contrapposte a tagli sartoriali, estetica genderless, ma dal gusto pop, Shangguan Zhe ama mescolare e nella sua moda convivono il rigore delle uniformi, riferimenti all’arte contemporanea ed elementi sporty vintage.

Un “Underwater Love” per WOW – WHITE ON WEB by Highsnobiety + Luisaviaroma
Highsnobiety torna a collaborare anche per questa edizione con WHITE, per il progetto WOW – WHITE ON WEB by Highsnobiety + Luisaviaroma. Ospiti dell’area WOW in via Tortona 54 – Ex Ansaldo, con una speciale installazione, dieci designer scelti dal team della piattaforma online di riferimento per il mondo streetwear e lifestyle. 3.Paradis, Black Rabbit, Grind London, Nilmance, The Incorporated, ZDDZ, C2H4 L.A, GCDS, Ne.Sense, New Future London, i marchi selezionati, sono chiamati a realizzare una capsule collection ispirata a “Underwater Love”, tema del prossimo Firenze4Ever, evento che due volte l’anno promuove la collaborazione tra brand, blogger e fashion influencer. La capsule, venduta in esclusiva su Luisaviaroma.com, verrà presentata in anteprima proprio nello store di Firenze durante Firenze4Ever.

@Riproduzione Riservata

ON STAGE!

 

Photography | Francesco Cavicchioli
Stylist | 3
Stylist’s assistants | Enrico Dal Corno, Carlotta Sorrentino
Grooming | Laura Marrazzo
Model | Tommaso Cataldi @YouWayManagement
Thanks Martina Bentivogli

 

@Riproduzione Riservata

 

 

 

 

SUGGESTIONS

È arrivata all’edizione numero 90 la fiera di moda più importante d’Italia, ma più passa il tempo più si dimostra vivace e piena di iniziative, con un appeal capace di affascinare e portare a Firenze i nomi più importanti della moda mondiale. E questa volta sono davvero tanti gli appuntamenti da non perdere, una precisa attenzione agli stilisti giovani emersi negli ultimi anni nel fashion system italiano, ma anche ai designer conosciuti che scelgono Pitti per il tipo di pubblico presente, per l’atmosfera, per il clima ricco di fermenti e input.
Ecco i nostri momenti da non perdere di questi Pitti Uomo 90

“Epiphany” di Gucci a Firenze

Sarà presentato il 16 giugno durante le giornate di Pitti, presso il Gucci Museo di Firenze, dopo l’anteprima mondiale avvenuta il 5 maggio al Dover Street Market di New York, e a seguire anche quella del 12 giugno sempre al al Dover Street Market, ma di Londra. È “Epiphany” il nuovo libro di Gucci, edito da IDEA books in una edizione limitata di sole 1000 copie. La pubblicazione, divisa in tre parti, una centrale a colori e due in bianco e nero, raccoglie fotografie realizzate da Ari Marcopoulos durante un servizio scattato a Milano per illustrare le collezioni donna e uomo prefall 2016, disegnate dal Direttore Creativo di Gucci Alessandro Michele. Il libro è presentato dentro una busta a bolle plastificata decorata con un adesivo raffigurante il serpente di Gucci sul davanti e il logo del brand impresso su seta nera serigrafata sul retro, prevista inoltre la presenza di una tasca che ospita uno scatto di Marcopoulos e ogni copia è corredata anche di un poster ripiegabile. Un vero e proprio collector’s item che ha già fatto allertare i tanti fan di questa nuova era Gucci e che si prevede andrà a ruba. Se non riuscite a comprarlo la sera del 16, potrete provare nei punti vendita selezionati e a partire da luglio, anche sul sito di IDEA books.

www.gucci.com

Pitti Italics: Lucio Vanotti

Alla Dogana il giorno 16 un Pitti Italics molto atteso. Il programma della Fondazione Pitti Immagine Discovery che supporta le nuove generazioni di designer italiani con potenzialità internazionali, ha invitato a Firenze uno dei nomi più interessanti emersi nelle ultime stagioni dal panorama moda italiano: Lucio Vanotti. Dopo avere debuttato a gennaio scorso sulle passerelle nel prestigioso Armani/Teatro grazie all’invito di Giorgio Armani, Vanotti porta a Firenze il suo menswear. Lo stilista bergamasco, classe 1975 e diplomato all’Istituto Marangoni di Milano, stima molto Pitti e infatti ha così commentato: “É la manifestazione che permette di esprimere la propria visione della moda a livello nazionale e internazionale, tra tradizione e attualità, e su questi temi lavorerò per la prossima collezione. Cercherò di trovare la storia italiana attraverso l’attualità”. E Pitti Italics si conferma così un evento da non perdere.

www.luciovanotti.com

La s/s 2017 di Diktat a Pitti Uomo

Un trentennale know-how nella produzione di abbigliamento made in Italy come punto di partenza, la capacità di aggiornarlo alla contemporaneità, proponendo sempre capi di tendenza, capaci non solo di cogliere lo zeitgeist, lo spirito dei tempi, ma di piacere ad un pubblico attento, che cerca un look attuale, ma di qualità. Diktat porta le sue proposte all’edizione numero 90 di Pitti Immagine Uomo, confermando la cura nei dettagli, l’attenzione ai materiali naturali e l’utilizzo di tecniche produittive eco-friendly. Due i capi must-have della stagione s/s 2017: il pullover slim-fit a trama “retinata” in crepe di cotone nelle nuance del verde militare e del blu marine, a creare un contrasto grintoso e interessante, e quello a righe blu marine e azzurro polvere mélange, in cui il crepe di cotone è affiancato da una miscela di filato stampato in cotone misto lino, dall’animo più urbano. Linee essenziali, pulite, colori naturali, per una collezione dove confort e giusta vestibilità sono in primo piano.

www.diktat-italia.com

Gosha Rubchinskiy, dalla Russia il Menswear Guest Designer di Pitti 90

È un fashion designer, ma anche un fotografo e un film maker. Non disegna solo abiti, ma decide i modelli delle sue sfilate, produce le immagini per i lookbooks e persino delle fanzine. Quello che colpisce di Gosha Rubchinskiy è l’aspetto multimediale del suo lavoro, che corrisponde alla voglia di raccontare una precisa visione, non solo stilistica, ma di un mondo, di una ideologia. La sera del 15 giugno Rubchinskiy presenterà a Firenze la collezione per la s/s 2017, insieme ad un progetto fotografico creato ad hoc. Il Menswear Guest Designer di Pitti Uomo 90, la cui linea è prodotta e distribuita dal 2012 da Comme des Garçons, è una figura che ha debuttato nel giugno 2014 sulle passerelle parigine, acclamato dalla critica, e che in poche stagioni ha conquistato un nutrito gruppo di follower, grazie ad una estetica che combina elementi dal mondo dello sport con rimandi alla youth culture russa degli anni Ottanta e Novanta e con suggestioni cinematografiche. Gli skater e i graffiti artist di Gosha conquisteranno Firenze!

Il ritorno di Raf

Raf Simons è sicuramente legato a Firenze. Nel 2003 lo stilista insieme a Francesco Bonami curò in occasione di Pitti Immagine Uomo la mostra “Il Quarto Sesso. Il territorio estremo dell’adolescenza”, poi sono seguiti lo show, con video installazione e relativo libro, per festeggiare i suoi dieci anni di carriera nel 2005 e la sfilata di Jil Sander, brand di cui all’epoca era direttore creativo, nel 2010. Ora Simons ritorna a Pitti, e in un momento molto chiacchierato, visto che il suo abbandono della creative direction di Dior non ha ancora portato alla scelta di un sostituto ed è stata la prima di una serie di separazioni fra designer e note maison. Sono entusiasta di essere di nuovo a Firenze questa stagione, per presentare la mia collezione p/e 2017 e un progetto speciale che realizzerò proprio per Pitti”, ha dichiarato lo stilista e sono in molti ad attendere con ansia “FLORENCE CALLING: RAF SIMONS”, evento che si terrà alla Stazione Leopolda la sera di giovedì 16 giugno.

rafsimons.com

Ispirata a Gore Vidal la collezione Paolo Pecora Milano per la s/s 2017

È stato una delle menti più acute della letteratura americana, un intellettuale arguto, e dal forte impegno civile, capace di spaziare dall’analisi politica del suo Paese alla leggerezza delle sceneggiature hollywoodiane, noto anche per le sue battute pungenti. Gore Vidal amava l’Italia e dalla sua mitica villa, La Rondinaia di Ravello, guardava il mondo e ne parlava nei suoi saggi. Anche il suo stile era ben preciso e noto, una sartoria leggera e decostruita, un bon ton mai troppo eccessivo o chiassoso. Ed è proprio a questo personaggio, alla sua classe ed eleganza, che si ispira la collezione s/s 2017 che Paolo Pecora Milano presenta a Pitti Uomo. Giubbotti Ivy League in maglia leggera, polo in piquet colorate, camicie estive con inserti di maglia fantasia rigata e le maglie, per cui lo stilista è celebre, da abbinare ai denim block color. Un certo rigore, nei capi d’ispirazione militare, stemperato però da un leggero spirito retrò, che pervade la collezione e trova nei colori, il blu del mare cristallino, il giallo delle limonaie, il rosso del corallo di Sorrento, il tabacco, un chiaro rimando a giornate estive da trascorrere sul litorale campano.

www.paolopecoramilano.com

TOMMASO RINALDI, LO STILE DI UN CAMPIONE OLIMPIONICO

Il grande pubblico lo conosce forse più per la sua apparizione alla trasmissione “Si può fare!”, dove si è classificato terzo cimentandosi in prove ben lontane dal suo ambito quotidiano; i più attenti e amanti dello sport lo ricordano come uno dei protagonisti delle Olimpiadi a Londra nel 2012, come tuffatore della squadra italiana, con un palmares che ha compreso in passato anche medaglie importanti in campionati europei.Tommaso Rinaldi, classe 1991, in una pausa dai suoi impegni con la Marina Militare, si è prestato a posare per noi e a raccontarci un po’ il suo mondo, in attesa di rivederlo non a Rio, ma alle successive Olimpiadi in Cina.

Come ti sei avvicinato al mondo dei tuffi?
Porto avanti una tradizione familiare, essendo mio padre un tuffatore a sua volta. Quindi mi sono avvicinato a questo sport sin da piccolo.

Come è stata la tua esperienza televisiva?
Partecipare alla trasmissione di Rai 1, presentata da Carlo Conti, è stato molto divertente.
Ho conosciuto persone fantastiche ed ho avuto modo di mettermi alla prova in discipline lontane dal mio mondo.

Il momento più emozionante della tua carriera?
Direi quando al termine della gara alle Olimpiadi c’è stato l’abbraccio con mio padre, che è anche il mio allenatore. In quella occasione ci siamo tolti tutti e due una grande soddisfazione.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei programmi sono tutti concentrati sulla car- riera sportiva, finché il fisico e la mente lo permetteranno.
Ho fame di altre soddisfazioni!

Photography | Francesco Menicucci
Stylist | 3
Stylist’s assistant|Riccardo Terzo
Grooming | Alice Taglietti
Model | Tommaso Rinaldi
Thanks Brave Models


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STYLE PREVIEW

AMERICAN VINTAGE
American Vintage, marchio francese ideato da Michael Azoulay, torna con una collezione all’insegna di colori caldi e vintage. Stile essenziale e materiali di primissima scelta, come il cotone Supima, proveniente dalle migliori coltivazioni australiane e degli States, per un look casual che si rinnova.
journal.americanvintage-store.com

ATELIER NOTERMAN
Atelier Noterman nasce nel 1946 ed è oggi il risultato della collaborazione di successo tra Luc De Maeght e la famiglia Noterman. Il brand ha come motto “Wear responsibly” e lo dimostra con il Detox Denim, realizzato in esclusiva collabora- zione con Italdenim, che prevede risparmio di acqua ed energia e riduzione dell’utilizzo di sostanze tossiche.
www.ateliernoterman.com

CIRCLE OF GENTLEMEN
Lo stile del contemporaneo gentiluomo britannico caratteriz- za le proposte di Circle of Gentlemen dalla nascita del brand nel 2006. Un’intelligente mix fra passato e presente caratte- rizza la collezione per la p/e 2017, in cui elementi preppy si uniscono ad un’attitudine urbana. Il risultato è un guardaroba quotidiano elegante, ma con un animo più graffiante.
www.circleofgentlemen.com

CIVIDINI
Dopo il successo dell’esordio invernale, Cividini Uomo presen- ta la collezione p/e 2017 dal nome “Peso Zero”. Polo extra-li- ght di lana seta, jacquard ad effetto pixel, giacche in maglia in punto Milano, il bomberino must-have in giro inglese, sono alcune delle proposte in cui i filati sono tessuti al massimo della leggerezza e maestria costruttiva.
cividini.com

LUMBERJACK
Lumberjack pensa le sue collezioni per gli UrbaNatures, per- sone che hanno una coscienza ambientale ed etica, capaci di trovare un compromesso sostenibile nel loro quotidiano anche urbano, così come le calzature firmate con la foglia d’acero invi- tano ad un nuovo equilibro tra urban e outdoor style. “Looking for UrbaNatures” è la nuova campagna che mira, grazie al web, alla ricerca di nuovi testimonial di qusta filosofia.
www.lumberjack.it

OXS
Una nuova generazione di calzature ultraleggere, pensate per la vita quotidiana e capaci di stimolare il movimento. OXS non perde di vista il suo DNA, ma accanto alla ri-edizione dell’i- conico boot Frank, propone modelli nuovi e grintosi come
il sandalo Airdrop, Woobie, la sneaker con suola in gomma
e micro ventose allover, e Amtrac, evoluzione dell’anfibio, in materiali inusuali.
www.oxs.it/it

ADDICTED TO SNEAKERS: I MODELLI ‘MUST-HAVE’ DI STAGIONE

Ancora indecisi nella scelta della vostra “best ones of the season” preferita? Eccovi il sequel della nostra selezione.

Con l’hashtag #roperevolution L4K3 (Lake), la Fashion Factory che propone accessori che traggono ispirazione dalla tradizione dei maestri cordai del Lago d’Iseo, o meglio di Monte Isola, lancia le nuove sneakers che scelgono proprio la corda come protagonista indiscussa della collezione, nei toni dell’azzurro lago o del giallo limone.
Sport nell’estate 2016 è sinonimo di Giochi Olimpici che, arrivati alla 31° edizione, si tengono a Rio e Santoni, marchio nato nel 1975 e simbolo nel mondo dell’eccellenza italiana nelle calzature, ha scelto la sua Clean Icon per celebrarli. La sneaker si tinge dei colori vibranti e accesi del Brasile e del logo delle Olimpiadi, andando ad incarnare perfettamente lo spirito di positività e concordia promosso da questo importate evento.
Ultra leggera, caratterizzata da una tomaia Flyknit alla quale aderisce una gabbia in TPU per conferire al piede un supporto ideale, è la nuova Nike Air Presto Ultra Flyknit by Nike Sportswear. Torna così a sedici anni dal suo lancio nel 2000 la Nike Air Presto, scarpa che per fit ottimale, comfort e traspirabilità, ha rivoluzionato il design del footwear running, divenendo con la sua silhouette uno dei punti di riferimento dello stile sportivo.
In esclusiva da Foot Locker e in 4 varianti di colore. Sono le adidas Climacool Retro, che sfruttano una tecnologia moderna e innovativa che permette l’eliminazione attiva dell’umiditá e del sudore. Total Red per i più audaci, ma c’è anche una versione bianca e rossa, dove le classiche tre bande tipiche del marchio sono nere. Un modello a metà strada fra il futurismo e l’immaginario retrò come vuole il nome.

Anche il brand francese Le coq sportif torna alle origini proponendo una versione rivisitata dei modelli Quartz e Wendon, inizialmente utilizzati in via esclusiva dagli atleti e ora presentati nella collezione lifestyle. È la Quartz, che festeggia il suo 35° anniversario, la più adatta al guardaroba maschile, con una silhouette più spigolosa e meno affusolata dell’altra, nei tradizionali colori del brand, blu, bianco, rosso.

Made in USA Distinct collection: Explore by Sea. Nome che racconta già una storia quello delle sneakers New Balance per la s/s 2016. Quattro classiche silhouette del brand, 997, 998, 1300 e 1700, riviste in una capsule che rende omaggio alla scoperta del mare attraverso dettagli ispirati ai viaggi marittimi e ai velieri antichi.

Le novità della collezione Converse per la p/e 2016 sono le versioni monocolore della Auckland Racer, ispirata al mondo running. Le tinte sono ipervitaminiche, come il verde brillante, il giallo, il rosso e il blu elettrico, e ricoprono interamente la sneaker donando vivacità e joie de vivre alla scarpa e a chi la indossa.

Chiudiamo la nostra carrellata sulle sneakers della stagione p/e 2016 con un modello Lotto Leggenda. La sneaker Tokyo Shibuya Natural Esotic è ricoperta da una stampa leaf, il cui rimando tropicale, stemperato dal bianco e nero, la rende perfetta anche per chi rimarrà in città e non partirà per destinazioni lontane.

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