Milano Moda – punto di partenza e perno di rivoluzione del linguaggio estetico – rivela una nuova dichiarazione d’identità

La settimana della moda donna 2021 apre con un immancabile un tributo a Beppe Modenese che ci ha lasciato il 21 novembre 2020, raccontato attraverso l’opera di Beniamino Barrese, che lo ricolloca immerso in un mondo a lui molto caro, quello a cui ha dedicato la sua intera esistenza, con la stessa severità e concretezza con cui risuona la sua voce: la moda.

Una Milano frenetica, accompagnata dal consueto rumore del traffico di sottofondo che scandisce le ore di lavoro come un orologio.
Dietro le sue parole, il supremo valore della moda come motore dell’economia e della nascita di nuove professionalità, che hanno contribuito a formare l’identità italiana, radicata ineluttabilmente nel suo Sistema.

Beppe Modenese

In che direzione sta andando la moda che vedremo in vetrina il prossimo autunno? A cosa si sono ispirati i designer per la loro idea di evoluzione dello stile, in un universo pandemico a cui ancora riesce difficile abituarsi?
Mossi da nuove necessità, imprescindibili per la salvaguardia del pianeta e per il genere umano diviso da inutili e distruttivi atti d’intolleranza, le nuove collezioni sono anche una dichiarazione di responsabilità, rivolto alle nuove generazioni che vogliono essere parte di un nuovo mondo regolato da un sistema circolare e libero dal pregiudizio.

La sfilata di Giorgio Armani è un excursus tra i capi iconici del guardaroba maschile degli ultimi decenni, aggiornati in chiave comfort per essere indossati con disinvoltura da un uomo consapevole di ciò che desidera e della propria fisicità. Come le giacche in maglia e i cappotti destrutturati che cadono morbide sulle spalle, evidenziando la naturale forma maschile.
Colli alla coreana, cifra stilistica dell’eleganza di Re Giorgio, caratterizzano camicie e giacche in velluto e pregiate texture.
Nuovi dettagli sono rappresentati da patchwork geometrici su giacche in lana o velluto e maglie che segnano la silouette. Libere sovrapposizioni di elementi caratterizzati da stampe e ricami floreali, ispirati a luoghi lontani, su pantaloni classici e mocassini in velluto, abbattono i confini stilistici e offrono quanto di più bello possa rappresentare la scelta di un capo: la libertà di esprimere se stessi. 

Un Missoni rivolto alle nuove generazioni, ambiziose e un po’ ribelli, riprese nel loro tempo libero, intente nelle loro passioni, piene di sogni e di progetti per il futuro. Si muovono con disinvoltura ed eleganza, tra abiti e cappotti in maglia multicolor e lamè che accompagnano i loro movimenti, rispecchiando i capisaldi della Maison in una versione più fresca e ottimista. Come il kaftano in lana o cashmere, simbolo della versatilità della collezione che si adatta a look diversi nelle sue varianti.
Le variazioni cromatiche, nel dna del marchio, toccano le sfumature di terracotta, cognac, rosa, ma anche turchese e arancio, fino all’elegante binomio del bianco e grigio, che viaggiano nel tempo, sotto le note di Mad World, cover dei Tears For Fears, interprete di un susseguirsi di generazioni con la versione di Gary Jules prima e degli altri artisti che l’hanno interpretata, dandole nuove e infinite vite.

Anche la Sfilata di Fendi con prima collezione Prêt-à-porter di Kim Jones, Direttore Artistico delle Collezioni FENDI Couture e Ready-to-Wear donna, parla di cambiamento, ma si tratta di un futuro che non esisterebbe senza le fondamenta del suo passato.
L’uomo e la donna di Fendi attraversano una passerella disseminata di colonne capitelli di chiara appartenenza classica, che hanno resistito al tempo, come rovine di un’antica città rinvenuta. Riferimenti che danno risalto e valore all’eredità di Karl Lagerfeld, nel suo monogramma Karligraphy, il tacco architettonico della scarpa FENDI First, nato da un disegno d’archivio e i motivi della collezione Couture del designer sono ripresi attraverso abiti di seta marmorizzata, rosette in fiore o delicati ricami di organza su maglie jacquard.

Anche le borse si prendono la scena, grazie alla nuova creatura di Silvia Venturini Fendi: FENDI First, una clutch declinata in mille varianti e dimensioni, in pelle, shearling e pellami esotici. Nuove silhouette per la tote FENDI Way e la borsa a spalla FENDI Touch.
Grande attenzione alle maestranze del Made In Italy, a cui viene dato risalto nel progetto FENDI hand in hand – che coinvolge gli artigiani delle 20 regioni italiane per reimmaginare l’iconica Baguette.

La nuova moda di Salvatore Ferragamo è proiettata verso il futuro, guidata dall’ispirazione del Direttore Creativo Paul Andrew. References tratte dai film di fantascienza anni 90, tra tute e pantaloni imbottiti, maglie metalliche e tagli da uniforme spaziale, l’obiettivo è quello di rilanciare, con spirito energico e positivo, il futuro di un mondo che appartiene a tutti per diritto naturale. Senza distinzioni di colore o di classe sociale.
Fino alle rinnovate calzature, punto di partenza della storia della Maison, che nello space biker boot sposano un nuovo look, per una missione e una visione estetica tutta nuova.
Come diceva Salvatore Ferragamo a proposito delle sue calzature, questa collezione è dedicata a tutti coloro che devono camminare, uniti nella determinazione di reimmaginare e ricostruire un nuovo futuro responsabile, positivo e gioioso”, dichiara Andrew.

È ancora una dichiarazione di libertà la sfilata di Prada che con la sua autorevolezza affronta il concetto dell’esistenza del maschile e del femminile contemporaneamente, nell’uomo e nella donna. Questa libertà da ogni convenzione auspicata da Miuccia Prada e Raf Simons, trova espressione nei “long johns” aderenti in maglia jacquard elastica che se da un lato coprono completamente la pelle, dall’altro la rendono libera in tutti i suoi movimenti possibili, come se fosse nuda, scoperta, perché l’azione e l’attività, l’atto volontario prenda il sopravvento.
Ecco che le forme classiche si trasformano in favore delle praticità, con tessuti flessibili e tagli non convenzionali, e gli abiti da sera diventano pratiche tute e i cappotti sartoriali si coprono di colori
vivaci o di paillettes, cambiando il proprio fine originario nel suo esatto opposto. I materiali destinati a un capo o a un utilizzo precostituito, cambia destinazione, in nome della libertà da qualsiasi canonizzazione.
Anche la scenografia, la stessa utilizzata per la sfilata maschile, realizzata da Rem Koolhaas e AMO, destabilizza con i suoi contrasti di “faux fur” e marmo, proprio perché quell’esasperato contrasto possa rappresentare la via migliore esprimere la propria idea di libertà.
Importante ricordare che questi materiali saranno donati a Meta, un progetto di economia circolare con sede a Milano, che propone soluzioni sostenibili per lo smaltimento dei rifiuti prodotti da eventi temporanei.

Materiali fluidi per l’elegante sensualità di N°21, in cui il pizzo protagonista nella sua versione fluida, s’inserisce in un contrasto di pesi, sbucando da maxi cappotti in lana e versatili maglie oversize in mohair indossati in modo ribelle per l’uomo e per la donna, per un’esigenza di comunicare se stessi attraverso la propria fisicità, in seguito alla digitalizzazione forzata provocata dalla pandemia.
Dettagli preziosi come swarovsky si dispongono a pavet su impalpabili top di seta e accessori, o in chiave genderless, disposti in fila su profili di giacche check per mettere in mostra colli e la fisicità maschile come quella femminile, come i cappotti a uovo in lana maculata in versioni simili per l’uomo come per la donna. L’ispirazione di Alessandro Dell’Acqua nasce da una polaroid di Carlo Mollino: «… Mi ha fatto riflettere su una forma di estetica che il grande architetto italiano trasferiva anche nelle posizioni e nelle attitudini delle donne che fotografava in ambienti costruiti con la sua visione eclettica. Ho voluto trasferire nella collezione lo stesso erotismo eccentrico, tipicamente italiano, che riesce a mettere insieme il pudore e la voglia di farsi notare. Nasce da qui una declinazione molto “pulita” del lato eccentrico della borghesia fatta di reggiseni in pizzo che sfuggono al cardigan, di trasparenze che nascono per caso, di voglia di fisicità e di nudità che proprio la loro esposizione casuale fa diventare innocenti. È una collezione che non è costruita sui “doppi sensi” da interpretare ma sulle parole dirette che danno la possibilità alle donne e agli uomini di rappresentarsi per come vogliono essere».

La collezione MANIFESTO dedicato alla FW21-22 di MSGM è un riavvolgimento del nastro. Un Rewind per comprendere e riprendere possesso di noi stessi e delle nostre radici. Perché non si può riprogrammare un futuro di successo senza una piena consapevolezza del passato.
Il lock-down forzato ci portato a lunghe pause di riflessione, tra flash-back e studio profondo del sè.

Il Manifesto per antonomasia segna l’inizio di qualcosa di nuovo che investe tutto l’universo culturale di un periodo storico, ed è proprio nella sede del Teatro Manzoni di Milano che è stato girato il film-evento, girato da Francesco Coppola, uno dei giovani registi in ascesa del panorama italiano, sotto le note della canzone scritta e interpretata da Gea Politi, editrice di Flash Art, in collaborazione con Club Domani, idea discografica di Sergio Tavelli e Andrea Ratti.
Tessuti lucenti, lattex e vinili riciclati, pellicce ecologiche e maglie spalmate, ci raccontano una Milano notturna, perché a questo polo multiculturale aperto al futuro si rivolge Manifesto. A una Milano instancabile, ottimista e motore dell’economia.

Il mondo è una realtà digitale, utopica e commutabile, in cui lo spazio prende forma in base al modo in cui ci relazioniamo con esso. In quest’atmosfera di libertà intellettuale Iceberg celebra il suo heritage con abiti avvolgenti in cui il bianco protagonista, realizzato su ampi volumi, ci riporta a un’estetica da paesaggio lunare, comfort e accattivante.
Per poi essere trasportati in un ambiente ideale, delimitato da archi, scale ed elementi strutturali che ci conducono tra le mura domestiche che in questa nuova quotidianità assume le stesse sembianze del luogo di lavoro, ma più silenzioso e meno frenetico. È lì che si manifestano grigi e neri di forte annessione metropolitana su abiti tricot, silouette più marcate e linee più femminili integrate in una nuova veste più agile e funzionale. È ICEBERG Knitwear Utopia

“Ho pensato a un guardaroba completo, fatto di abiti che si adattano a ogni momento della giornata, dal mattino alla sera. Indumenti pensati per una donna contemporanea attenta alla cura dei dettagli, immersa in una realtà diversa, meno caotica. Le consuete cromie pop di ICEBERG sono smussate in favore di una palette essenziale per evadere dalla realtà e per tuffarsi in un universo parallelo cucito a maglia sulla pelle “ – spiega il direttore creativo James Long.

La sfilata di Ermanno Scervino da Palazzo Serbelloni, chiama a raccolta i suoi punti di forza che hanno contribuito al successo dell’opera del designer. Creatore di femminilità per culto, rilancia in passerella la vita e a silouette, attraverso un uso couture della pelle e la sensualità contemporanea del pizzo. per sviluppare una collezione evoluta ma con dei punti di riferimento che sono parte integrante del retaggio culturale di Ermanno Scervino. Come la lavorazione couture della pelle che raggiunge il suo massimo livello su pizzi e intarsi, il sapiente uso del macramè per abiti ad alto tasso di femminilità, mantenuta nei materiali di ricerca come l’uso dell’innovativo neoprene, sapientemente declinato su un grande classico come la gonna a pieghe.

La nuova sfida di Alessandro dell’Acqua per Elena Mirò connette il brand con i principi di femminilità e seduzione, tanto cari allo stilista che si serve della sensorialità della seta, del seducente macramè e l’avvolgente maglieria che insieme agli ampi capispalla seguono con naturalezza i movimenti del corpo. Materiali che ben riescono a interpretare una donna connessa con la natura e la dinamicità della vita metropolitana.
“Ho pensato di costruire abiti desiderabili senza lasciarmi condizionare dalle regole legate alle taglie”, spiega Alessandro Dell’Acqua, “In pratica, mi sono applicato a trasformare tecnologicamente i tessuti per aumentarne il comfort, anche quando sono pesanti come il tweed, e ho allontanato qualsiasi soluzione facile che potesse dare la sensazione di avvolgere le donne in una forma a sacco. Ho accettato questa sfida perché sono convinto che si possa lavorare su questo tema senza cadere nel cliché della moda curvy”.

Corum Admiral Bronze: L’orologeria dedicata al mare

Trendy, chic, sportiva la collezione Admiral celebra l’amore per la nautica: un tributo al mare con una linea di orologi di alta gamma pensati per l’uomo che ama lo sport, ma che non rinuncia alla qualità e allo stile. 

È con la creazione di Admiral 42 Bronze che Corum vuole celebrare non solo il suo DNA, ma anche esaltare il design nautico. La collezione si compone di due nuovi modelli, custoditi in una cassa in bronzo, per rendere omaggio alla bellezza e allaforza dell’ottone utilizzato sulle navi storiche.

Il look dei due orologi è prettamente vintage, si può notare dalla rifinitura spazzolata sulla cassa e la lunetta segnatempo. I dodici indici richiamano il mondo nautico ma non solo: anche il colore dei cinturini in alligatore si ispirano al mare grazie alle tonalità blu navy e verde “mare”.

Impermeabile fino a 50 metri, l’Admiral 42 Bronze è l’orologio perfetto per tutti gli appassionati di vela.

Insomma oggi chi sceglie un orologio di alta gamma vuole affermare al mondo il proprio stile, ancora di più se esso è legato alle nostre passioni . 

Abbiamo anche pensato a una selezione di capi perfetti per i segnatempo Corum. 

POLO IN MAGLIA – Dries Van Noten

PANTALONI SLIM FIT BEIGE – Dolce & Gabbana

MOCASSINI IN PELLE – Santoni 

FEDORA IN GROSGRAIN- Borsalino 

OCCHIALI DA SOLE – Fendi 

Da Milano a Parigi è tempo di Formal Leisure

Forme striminzite addio, pantaloni skinny da varicocele? Anche no, via libera al colore saturo e vitaminico purchè sia azzeccato e portato bene, per le maglie sottili avete sbagliato indirizzo. Ora si volta pagina e si abbraccia il vero lusso, quello opulento, ottimo e abbondante, fatto di dettagli preziosi, di belle lavorazioni artigianali, di tessuti pregiati anche se talora riciclati nel nome di Greta. La password di stagione per l’autunno-inverno 2020-21 è formal leisure, ovvero una sintesi di opposti che diventa subito cool, dal boudoir alla giungla d’asfalto, facendo cambiare attitudine a un uomo che è sempre più ibridato, praticamente un maschio profiterolles, tenero ma con le palle.

E’ quanto abbiamo registrato sulle passerelle maschili di Milano e Parigi dove i marchi più branché del menswear hanno impartito le loro lezioni di stile ai nuovi, aspiranti gentlemen. Dai catwalk delle due capitali della moda globale ecco per i nostri men in town alcune pillole di stile. In pole position il cappotto, da quello shabby chic di Marlon Brando in ‘Ultimo tango a Parigi’ (costumi della meravigliosa Gitt Magrini), fino a quello a vestaglia di ‘Borsalino’ o quello doppiopetto con revers a lancia da gangster di Robert De Niro in ‘The intouchables’. Che sia check (Prada) o stampato graffiti (Iceberg), che sia leggero (Dior Homme by Kim Johnes) o riccioluto, che sia rosso (Marni) o verde (Vetements, Berluti), che sia ecologico o di cocco vero (100.000 euro da Billionaire), che sia in velluto a coste (Brunello Cucinelli) o liscio (Dolce & Gabbana) poco importa: quel che conta è che sia morbido, maestoso, ampio e confortevole come un caldo abbraccio. La giacca poi si allaccia a vestaglia o a kimono come sarebbe piaciuto a Mishima (Ermenegildo Zegna by Alessandro sartori docet) oppure perde il collo (Giorgio Armani che non perde un colpo), oppure ha dei revers frastagliati (Off-White), oppure ha la vita segnata da cinture con metal clutch incorporata (Alexander McQueen) ed è stampata a motivi paisley (Etro), oppure è ricamata di baguettes (Marcelo Burlon per County of Milan, Givenchy, Valentino) o ancora è in broccato a motivi esotici jacquard (Brioni), oppure è in satin liquido e simula una felpa da jogging (Balmain by Olivier Rousteing).

Gilet: torna protagonista soprattutto da solista, come negli anni’90 quando Gianni Versace lo esibiva in pelle nera ricamata d’oro sul torace nudo. Prada lo propone in vernice foderata di pelo color biscotto o in maglia con i profili bicolori, DSquared2 lo declina in pelle cognac da abbinare ai jeans sovrapposti, Marco De Vincenzo lo ha pensato con degli alamari, Alexander McQueen by Sarah Burton lo risolve in una ragnatela gioiello intessuta di fili d’argento, paillettes, cristalli su base in seta, per Brunello Cucinelli il gilet è in duvet bianco e beige da portare sulla felpa di cachemire grigia, per Etro è in velluto a coste fantasia paisley sempre imbottito, per Jacquemus è finestrato over e si porta sul pull di lambswool da tenerone, per Lanvin è attillato e a pois blu su giallo canarino, per Fendi è dark e si porta infilato nei pantaloni di nappa lucidi in stile ‘Cruising’ come nel film omonimo e controverso di Friedkin.

Dicevamo ibridazione? Bene allora lo sportswear si contamina con il fashion anche negli accessori, come il marsupio crossbody, che in passerella ha il dono dell’ubiquità. Portato in vita completa la belt bag mannish oppure si indossa in tono scanzonato a bandoliera persino sulla giacca doppiopetto gessata. Torna anche il borsello che si porta come una borsetta a tracolla un po’ femminile, dolce, sensuale, come da Valentino e Hermès, mentre Prada lo vuole nero, bello e funzionale. La maglieria più rustica acquista un timbro couture un po’ ovunque sia in versione pullover che in chiave sciarpone a grana grossa quasi 3D, lunghe e bellissime da portare sino ai piedi (Fendi e Dolce&Gabbana, Missoni, Loewe by JW Anderson, Hermès). Altro tormentone di stagione sarà il velluto. Molto amato da Alessandro Michele per Gucci che ne fa la divisa del suo ‘piccolo principe’, e da Kean Etro come da Ralph Lauren che lo traspone in chiave check, ma anche da Missoni che lo declina in print botanici stilizzati che sarebbero piaciuti al re del Jazz Miles Davis, mentre per Giorgio Armani è grigio di giorno effetto lapin o orylag oppure verde oliva per il parka effetto foresta, e nero e drammatico di sera per il tuxedo da red carpet degli Oscar ai quali re Giorgio si starà già preparando.

E i pantaloni? Come sopra, ampi e comodi, baggy e con un fit nipponico, da indossare sulle sneaker col carrarmato o negli stivali (Salvatore Ferragamo) oppure esotici in versione sarouel, drappeggiati ad arte (Balmain). Per un look molto ‘revenant’ l’ideale sarà vestirsi a strati dato che con questi chiari di luna chi lo sa che farà questo meteo pazzerello. Quindi sì a montoni vintage lunghi (Lanvin) o corti (Zegna, Prada, Valentino), e sì anche ai poncho e ai plaid effetto cocooning da portare sul completo formale come sul golf voluminoso da alta montagna, fra Aspen e Cortina (Etro, Hermès, Balmain, Off-White). Una camicia bianca non si nega a nessuno specialmente se è tecno-couture (Bagutta) o croccante e ricamata in pizzo (Dolce&Gabbana) o intarsiata con un lettering molto funny-cool (Valentino) o surreale (Louis Vuitton by Virgil Ablooh). Dedicato a maschi più gentili che finalmente rispettano le donne in barba ai rigurgiti di un cielodurismo sul quale sinceramente preferiamo glissare.

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Celebrando Lagerfeld Fendi goes global sempre di più

‘Asian graffiti on fur’, ovvero un ponte fra Oriente e Occidente in nome dell’arte e dello stile. Potrebbe essere questo il titolo del nuovo progetto creativo, ultima chicca di Fendi che quest’anno ha arruolato alcuni giovani talentuosi artisti asiatici, graffitisti street.

Missione: la realizzazione di psichedelici arazzi in pelliccia che saranno presto esposti in mostra a Roma al Colosseo Quadrato (ribattezzato da Fendi Palazzo della Civiltà Italiana), sede centrale del marchio. Sono veri e propri quadri che riproducono soprattutto languidi disegni esotici, motivi patchwork, il logo Fendi stilizzato, lanciato da Karl Lagerfeld negli anni’60 e reinventato dai giovani creativi con gli occhi a mandorla nella versione inscritto in una stella in technicolor, e infine una variopinta mappa del globo tutta fatta di velli preziosi.

A conferma che Fendi, il brand oggi fiore all’occhiello della multinazionale del lusso LVMH, è un marchio Made in Italy top player nell’agguerrito mercato internazionale, sinonimo di eccellenza artigianale e ad alto tasso di glamour, proiettato nel futuro e soprattutto in uno scenario dominato dal gigante asiatico, dal dragone e dal Sol levante. Siamo come nani sulle spalle dei giganti. E sulle spalle dei fondatori del marchio nato a Roma nel 1925 come epitome di pelletteria e pellicceria, e sulle spalle del gigante Karl Lagerfeld che in 54 anni di attività come direttore creativo della maison ha rinnovato l’universo asfittico e opulento dell’alta pellicceria con le sue eclatanti trovate, prospera oggi un marchio che pensa in grande e corteggia assiduamente Francia e Cina con risultati più che positivi.

In principio nel 1969 fu il debutto nella Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze, culla dell’allora nascente alta moda tricolore e svolta epocale per il marchio capitolino, già affidato alla matita di Lagerfeld e guidato da un ‘battaglione al femminile’, le cinque sorelle Fendi, Alda, Carla, Franca, Anna, Paola che alla fine degli anni’60 spiccarono il grande salto affacciandosi in una vetrina assolutamente internazionale e lanciando il prêt-à-porter in pelliccia.

Dunque la Mitteleuropa di un uomo, geniale e poliedrico, (Lagerfeld) e la romanità magniloquente di cinque donne (le Fendi) votate alla famiglia e all’azienda, ansiose di sbarcare a Hollywood e negli Stati Uniti. Già alla fine degli anni’70 le vetrine di Bergdorf Goodman a New York esponevano le meraviglie del marchio, famoso per le sue iperboliche lavorazioni manuali che sfidavano i limiti naturali dei velli, dai più preziosi ai più umili e accessibili. Per ricordare il genio di Lagerfeld scomparso quest’anno e deus ex machina dell’ascesa mondiale della griffe, l’erede talentuosa di Karl Silvia Venturini Fendi, figlia di Anna Fendi e dell’ingegnere Giulio Venturini, una gentildonna pacata ma sagace che dal maestro di Amburgo ha appreso tutti i segreti del mestieri della haute fourrure, ha concepito, in tandem con il presidente e CEO della maison Serge Brunschwig, un kolossal d’arte, moda e alto artigianato in una magica serata romana d’estate.

Una volta tanto la collezione couture di Fendi, che solitamente sfila a Parigi, ha incantato Roma con un evento faraonico sul Palatino al quale hanno assistito 600 ospiti internazionali, fra i quali star del calibro di Susan Sarandon, Catherine Zeta-Jones, Jason Momoa, Zendaya oltre a molte celebrità del cinema italiano come Isabella Ferrari, Alessandro Roja e Magherita Buy.

In questa occasione lo stato maggiore di Fendi ha presentato il progetto di restauro del tempio di Venere al Palatino, il primo nucleo storico dove è stata fondata Roma e sul quale il gruppo LVMH ha deciso di investire 2,5 milioni di euro, perseguendo la sua linea di riportare agli antichi fasti i più bei monumenti di Roma, dalla Fontana di Trevi fino al complesso delle quattro fontane e delle fontane del Gianicolo, del Mosè, del Ninfeo, del Pincio e del Peschiera. In una sfilata di 54 uscite andate in scena al crepuscolo, in una cornice solenne davanti al Colosseo, e indossate da mannequin top come Maria Carla Boscono e Freja avvolte in un’atmosfera siderale, il direttore creativo della maison ha distillato il meglio della bellezza e della raffinatezza dell’archivio delle lavorazioni degli atelier Fendi.

Una galleria di virtuosismi da cardiopalma, ispirati stavolta a temi floreali, alle geometrie della Secessione Viennese e ai motivi mutuati dalle decorazioni marmoree dell’antica Roma come i pavimenti cosmateschi, il tutto virato in toni naturali e chiari dal miele al sabbia e oro, dal verde salvia al grigio fumé, fino al rosa carne, e al binomio bianco e nero. In un video suggestivo la stilista cosmopolita ma legata a Roma a doppio filo, mostra la bellezza della città eterna e la sapienza manuale degli artigiani del brand che traduce in silhouette stilizzate. Come quelle della iconica cappa geometrica ad astuccio nata nel 1971 e indossata da Marisa Berenson nel film di Luca Guadagnino ‘Io sono l’amore’, le pellicce di cashmere o di mohair abbinate al cotone e al PVC, i trench reversibili doppiati di zibellino oppure le giacche avvitate dai riflessi dorati dalle spalle a T e dai revers di visone e zibellino abbinate a stivali alti, macrobaguette di morbida pelliccia e pantaloni a zampa. E per la sera scenografiche toilette da ballo policrome con la gonna a crinolina e le maniche ballon, rigorose robemanteau interamente ricamate a mano o lavorate a canestro in visone rasato, seducenti abiti boudoir ricamati con spighe di grano e tasselli di pelliccia completati da preziose miniclutch e sensuali boa di volpe bicolore.

Photo by Daniele Venturelli/Daniele Venturelli/ Getty Images for Fendi

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UNA PRIMAVERA CON GLI OCCHIALI

Finalmente, dopo settimane indecise e gelide, che facevano venire poca voglia di uscire, è arrivata una primavera calda che ci spinge a mettere la testa fuori di casa. Uno dei must del nostro look per ogni stagione in cui il sole la fa da padrone è sicuramente un bel paio di sunglasses!

Per chi vuole solo sapere le ultime tendenze nel settore o per chi vuol farsi ispirare e spingere ad un nuovo acquisto, abbiamo preparato questa sequenza di occhiali che vengono dalle collezioni s/s 2018. Ce n’è per tutti i gusti, dalla funzionale mascherina sportiva a doppia lente di Moncler all’occhiale in acetato dalle sfumature particolari e dalle dimensioni oversize di DSquared2.
Prevale, osservando.i modelli che abbiamo scelto per voi, una forma più arrotondata, dal gusto retrò, ma senza eccessi. Forse non è tempo per le eccentricità, meglio essere ricordati per lo sguardo che sfoggiamo una volta tolti gli occhiali da sole, piuttosto che per una montatura troppo strana.
Eccovi le nostre proposte.

Gli accessori indispensabili per il rientro

Non c’è granché da dire, il ritorno alla scrivania è difficile per tutti. Il suono fastidioso della sveglia è tornato a tormentare chiunque. Le ferie sono terminate. Ed ecco che torna la routine, allora perché non movimentarla facendosi un piccolo regalo? Un nuovo profumo firmato Issey Miyake, per esempio, vi accompagnerà nella prossima stagione, così come una nuova cartella da ufficio firmata Santoni. Anche un nuovo paio di occhiali può servire per dare un twist al look monotono di tutti i giorni, come quelli Dolce&Gabbana o una bella cravatta, Berluti le propone classiche, ma anche in maglia. Perché non darsi un tono e cambiare anche l’accessorio d’ufficio per eccellenza, la penna, che potrebbe diventare anche un portafortuna oltre che uno strumento utile ed efficace? Noi consigliamo l’eleganza e la qualità firmata Montblanc. Diesel lancia, invece, un orologio dalle mille funzioni e dal design pulito, perfetto per la città e le gite fuori porta, così come lo zainetto Puro che, proposto in nero o colorato, arricchisce il suo design con qualcosa di cui ormai non possiamo fare a meno: il carica batterie. Portachiavi con messaggi di speranza “HOPE” firmato Fendi o musicale da appendere allo zaino di Jamo? Qualsiasi sia la vostra scelta, l’allegria è assicurata. Purtroppo, con il ritorno in città ritorna anche la stagione del vento e della pioggia, noi vi consigliamo di arrivarci preparati, date un’occhiata alla giacca con dettagli a contrasto Cividini, per un autunno tra comfort e tendenza.

Top 10 Menswear Shows for Spring/Summer 2018

Alexander McQueen
Poesia nordica dei contrasti: tailoring preciso e capi semi-strutturati in pelle, alternati all’organicità delle maglie islandesi, dei capi spalla in tappezzeria rovesciata e delle camicie in pizzo, tutto drammatizzato con accenti di rosso fuoco.

Lanvin
Futuro incerto? Pronti a tutto con completi casual, impermeabili, dettagli techno, e accenti rètro. Chaos on the catwalk. Unica costante è il fit ampio, per essere sempre cool e a proprio agio.

Hermès
Come ogni primavera/estate, forse oggi più che mai, è emerso l’equilibrio perfetto tra chic e sportswear; tessuti techno mixati a pelli pregiate, capi spalla profilati e accenti di colori brillanti.

Acne
Modelli seduti in platea e i giornalisti che sfilano in passerella, una catwalk tutta a rovescio, dove trench e capi ampi sono stati abbinati a piccole maglie e tricot. Semplicità ed eleganza delineano una delle collezioni più chic firmata Acne.

 Luis Vuitton
Organza, pelle, popeline e neoprene? Il surf non stanca, ma si rinnova con volumi ampi, stampe a fiori elettrici, shorts sotto al ginocchio, il tutto accompagnato dalla coinvolgente colonna sonora composta da Drake. 

Y/Project
Giochi di maniche larghe, annodate, drappeggi e volumi, queste le caratteristiche dell’ultima sfilata primavera/estate firmata Y/Project, che porta in passerella outfit innovativi dal sapore vintage. Un accenno agli anni ’80: discreto, stupendamente e semplicemente moderno.

Valentino
Sportwear e folklore sono le parole chiave per descrivere l’ultima collezione firmata Valentino, una sfilata che vede in passerella tante borse e sneakers da collezionisti. Un esercizio maestrale.

Fendi
Yuppie parade dalla palestra al boardroom, con la tuta e la cravatta. Motivo check, declinato sia sui completi sia su capi più sportivi e abbinato a modelli in tinta unita nelle nuance beige, caramello e pastello. Borse, borse e borse, certo, ma leggere e, per una volta, poca, pochissima pelliccia.

Ermenegildo Zegna
Zegna porta in passerella l’abilità di dare freschezza, leggerezza e modernità al classicismo e alla tradizione. Scenografia futurista, volumi ampi, colori soft e tessuti spettacolari, come la vicuña ultra light e il micro nubuck sono i cavalli di battaglia di questa primavera/estate 2018, che stupisce non solo per i capi, ma anche per gli accessori.

Missoni
È proprio quando si pensa che non abbia più niente di nuovo da dire, che Missoni stupisce ancora con una palette sgargiante, ma sempre giusta e una proposta di capi sempre sempre easy-chic. Protagonista assoluta è la tuta, in check mille colori da legare in vita.

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“The suburb is our playground” di Roberta Krasnig

We explore the outskirts of Rome with Andrea Bosca in this AW17 preview.

Photography: Roberta Krasnig
Styling: Stefania Sciortino
Grooming: Martina Di Crosta @makingbeauty
Trattamento Viso KIEHL’S Age Defender Cream

Photo Assistant: Olga Bondarevych

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Il nuovo umanesimo secondo l’uomo che verrà

Semplicità, umanità, modestia, amicizia, fratellanza. Non è il manifesto di un clan o di una società segreta ma il complesso dei messaggi antropocentrici che sono circolati con dovizia nelle ultime sfilate uomo per l’autunno-inverno 2017-18. In passerella non è solo la giacca, sempre con spalle scese e coulisse in vita come un parka, a subire un processo di decostruzione. Destrutturata è anche la nuova identità maschile pure secondo Giorgio Armani, che da sempre professa una fede incrollabile nell’essenzialità e lo riconferma con la sua idea cool di una sciarpa che avvolge un braccio e fascia il busto. Semplice ma sexy. Ritornare a un linguaggio essenziale significa recuperare la verità e la modestia di un completo da artista bohémien in velluto a coste da alternare a una maglia con disegni da pittore naïf: è il Miuccia Prada pensiero che opta per una mascolinità un po’ acerba e ribelle a base di collane con conchiglie e pantofole di pelo. Giocano la carta dell’essenzialità che riporta in auge il montone in tutta la sua declinazioni anche Fendi e Dirk Bikkembergs dove è approdato Lee Wood. Silvia Venturini Fendi difende l’idea di un uomo molto moderno e gentile, amante del nylon reversibile spesso lavorato e accoppiato con la pelliccia, visone o shearling poco importa e degli accessori multitasking come lo zaino che può diventare sgabello. La vera eleganza che si nutre di sobrietà e di una nuova umanità circola anche nelle proposte maschili di Donatella Versace che alterna un lato più classico a uno decisamente selvaggio e quasi street mettendo insieme un cast multietnico “perché i ragazzi di varie parti del mondo devono dialogare fra loro”. Meglio allora disegnare per loro completi tailored snelliti ed epurati con belle borse da meeting d’affari alternativo, come quelli del Signor Finestra protagonista della serie televisiva ‘Vinyl’, dalla graffiante anima rock come quello della bionda anima creativa della Medusa. Da Dirk Bikkembergs Lee Wood, nuovo direttore creativo del brand distilla un guardaroba che sembra emulare Jil Sander anni’90 con una grande passione per la pelle spesso dark e per il montone che denuda le spalle, con abiti strutturati ed eleganti in colori chiari. Regale e signore del web e del grande e piccolo schermo è l’interlocutore privilegiato di Dolce & Gabbana che pensano a Cameron Dallas e a Lucky Blue Smith battezzati ‘nuovi principi’ con tanto di corona, fra i protagonisti di uno show faraonico nel cast e nella messinscena che ha premiato l’opulenza di abiti damascati e la vena funny di borse-zaino in peluche a forma di testa d’animale. Perché ciò che conta in un’epoca complessa come la nostra è giocare la carta dell’ironia e della leggerezza per sdrammatizzare il più possibile senza perdere di vista la necessità di uno storytelling solido e gravido di contenuti plausibili per il pubblico maschile.

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