Adidas Barricade: la scarpa più iconica e moderna ritorna sui campi da tennis di tutto il mondo

Si chiama Barricade, l’evoluzione dell’iconica scarpa da tennis che ha fatto notizia per la prima volta a New York nel 2000, (e poi indossata da numerosi vincitori del Grande Slam nel corso degli anni). Il nuovo modello è dotato di tecnologie fatte per elevare il controllo, la durata e il comfort ed è stata progettata per supportare lo stile dinamico del tennis moderno. La scarpa prende ispirazione da questa costante evoluzione del gioco e dalla grinta. L’innovazione e gli elementi chiave del design introdotti nel nuovo modello sono stati inseriti e creati insieme a Dominic Thiem e Maria Sakkari, che hanno fornito un feedback continuo e concreto durante il processo di creazione e di testing.


Comfort, leggerezza e velocità con le nuove Adidas Barricade nella versione azzurro e verde
Il marchio Adidas sul lato interno delle nuove Barricade
Le nuove Barricade sono tecnologicamente avanzate, pensate per il tennis moderno e con intesuola Bounce per un supporto extra
L’iconica linea delle scarpe Adidas Barricade
La suola delle Adidas Barricade con il Torsion System per una maggiore stabilità
Le nuove Adidas Barricade bianche con inserti azzurri e verdi

Le nuove Adidas Barricade bianche e grigie con inserti rosa e neri
Il marchio Adidas sul lato interno delle nuove Barricade
Barricade: grigio sfumato per uno stile iconico e tecnologia bounce all’avanguardia
Una linea pensata per avvolgere il piede con il massimo del comfort
Il tennis moderno è fatto di velocità: la suola delle Adidas Barricade è pensata per garantire stabilità
La linea inconfondibile dell’iconica Adidas Barricade


Maria Sakkari, una delle giocatrici professioniste coinvolte, ha commentato: “Non è un segreto che il tennis moderno sia più veloce che mai. Questo significa che il gioco di piedi è fondamentale – hai bisogno di stabilità, comfort e controllo quando ti muovi sul campo. Ecco perché sono stata felice quando adidas mi ha chiesto di contribuire allo sviluppo della nuova Barricade – una scarpa da tennis iconica potenziata e innovata per le esigenze del gioco moderno. Non vedo l’ora di indossarla quest’estate e spero di fare la storia insieme”.


La tennista greca Maria Sakkari in campo

Per una maggiore durata è dotata di materiale ADITUFF resistente all’abrasione, pensato per l’avampiede e per racchiudere le dita del piede per una migliore protezione e controllo. La suola è stata creata con materiale ADIWEAR, una gomma di nuova concezione per una maggiore resistenza e anti-abrasione in campo. Inoltre, l’esclusiva spina di pesce aiuta ad assistere la struttura della scarpa quando gli atleti scivolano sul campo. 

La stabilità è la sua caratteristica distintiva, dando vita ad un vero e proprio controllo in campo. La scarpa infatti è dotata di uno stabilizzatore ingegnerizzato TPU 3D e di sistemi di allacciatura asimmetrici integrati, che aiutano a bloccare il piede nella scarpa per fornire al giocatore resistenza e un controllo ineguagliabile mentre si corre sul campo da tennis. Alle caratteristiche tecniche, si aggiunge anche un miglioramento del comfort: la lingua della scarpa è progettata con un particolare foam traforato e traspirante che fornisce comfort all’avampiede per mantenere i piedi degli atleti freschi e asciutti. Il tallone di Barricade è anche progettato con GEOFIT sense pods, in grado di fornire una vestibilità morbida come un guanto che si integra con la speciale intersuola BOUNCE per un supporto extra.

La nuova scarpa sarà accompagnata e completata da capi di abbigliamento per alte prestazioni dal design ispirato alla suola a spina di pesce, tipica del modello Barricade. Progettata per il caldo estivo, la collezione è stata realizzata con la tecnologia AEROREADY – tessuti e materiali anti-umidità e ad asciugatura rapida progettati per assorbire il sudore, mantenendo il corpo asciutto e fresco durante la partita. Inoltre, tutti i capi della collezione sono realizzati in PRIMEBLUE, un materiale riciclato pensato per le alte prestazioni composto da un minimo 40% con Parley Ocean Plastic, riciclando rifiuti plastici recuperati da isole, spiagge, comunità costiere e litorali, evitando così che inquini i nostri oceani. 


Brand alert: YOXOI

Nato nel 2018, con produzione 100% Made in Italy, Yoxoi progetta, produce e commercializza i migliori prodotti da abbigliamento per il tennis, il padel e lo squash. L’azienda ha sede a Pordenone ed è specializzata nella ricerca di materiali tecnici e della loro applicazione nell’abbigliamento sportivo al fine di creare capi sempre più avanzati ed efficaci, migliorando di conseguenza le performance dell’atleta in campo. Ispirato ai samurai Giapponesi e alla filosofia del Sol levante, il brand definisce l’attrezzatura sportiva come un’arma per il combattente, quel vantaggio in più per i giocatori che giocano per vincere. Tutto nasce da una visione che mette al centro della propria ricerca scientifica e dello sviluppo produttivo, l’ingegneria tessile applicata alla fisiologia degli atleti.
Le fibre sono della migliore qualità e i capi sono ottenuti grazie ad uno sviluppo di tecniche di produzione, nuovi trattamenti e tecnologie al passo con i valori sostenibili di cui l’azienda si fa promotrice.


Il tennista Aleksandr Bublik indossa un completo YOXOI agli Australian Open 2021
2021 AUSTRALIAN OPEN Alexander Bublik (KAZ) Photo © Ray Giubilo

É proprio da questa esigenza che è stata progettata la Competition shirt DUEXTRETM, una t-shirt tecnica utilizzata nel mondo del tennis più ecologica sul mercato. I filati sono stati accuratamente selezionati e combinati tra di loro in modo preciso, per dar vita alla tecnologia brevettata DUEXTRETM: due strati di texture composti da un mix di tre fibre diverse (Dryarn, Tencel e poliestere); una trama bio-ingegneristica con struttura 3D attiva priva di qualsiasi cucitura che permette alla pelle di rimanere fresca ed idratata, senza provare il tipico senso di soffocamento che si ottiene quando i pori sono impregnati di sudore. Queste particolari fibre, combinate tra loro,
permettono infatti ai pori della pelle di respirare facilmente, la parete esterna del tessuto invece consente di assorbire il sudore efficacemente e allo stesso tempo, favorire la traspirazione su una grande superficie della maglia.



Oltre ad aver creato un tessuto in maglia che garantisce ottime prestazioni tecniche, il brand si è avvicinato al mondo della sostenibilità, appoggiando valori sempre più fondamentali. La Competition Shirt DUEXTRETM risulta infatti ecosostenibile grazie alle 3 fibre sviluppate e utilizzate per la costruzione della sua maglia con sistema seamless. Le fibre Polipropilene Dryarn, Tencel e Poliestere riciclato, sono ecologiche e totalmente ecosostenibili; non vengono utilizzati né solventi né acidi, ed i loro processi produttivi sono svolti nel pieno rispetto dell’ambiente. Tutti e 3 i filati sono prodotti in Italia con fibre italiane o europee, e questo consente di ridurre al minimo l’impatto
ambientale del trasporto delle materie prime.

New faces: tra tennis e moda con Alessandro Coppini

Ha solo 22 anni ma le idee molto chiare sul suo futuro Alessandro Coppini, tennista professionista dal cuore metà italiano e metà spagnolo. Impegno e sacrificio sono stati la base per raggiungere tutti i suoi traguardi sportivi, ma anche l’approccio per una carriera nascente tra moda e televisione.

Production & interview Massimiliano Benetazzo

Photographer Alan Pasotti

Styling Veronica De Rosa

Talent Alessandro Coppini

Total look Joma


Come è iniziato il tuo percorso nel tennis?

Fino all’età di 14 anni ho praticato calcio ad alti livelli, solo in un secondo momento mi sono avvicinato al tennis. È stato uno sport in cui mi sono trovato bene sin da subito perché al contrario di ciò che avviene nei giochi di squadra, tutto dipende da te, nel bene e nel male, senza la collaborazione di nessun altro. In breve tempo sono migliorato molto, probabilmente grazie anche alla mia condizione atletica. Così da passione, si è trasformato in una vera e propria professione.

Tra le competizioni svolte quale per te ha un significato particolare?

Ho vinto molti tornei a livello nazionale e non ne ricordo uno in particolare. A livello internazionale invece, ci fu un torneo disputato con un amico, durante il quale siamo riusciti ad arrivare entrambi in finale. Inoltre, ho vinto molte tappe di un altro torneo molto importante, disputato a Como, il quale dava la possibilità di prendere parte ad una competizione con tennisti di altissimo livello.

Sulla base della tua esperienza è più semplice affrontare uno sport individuale o uno di squadra?

In realtà sin da piccolo ho sempre amato gli sport di squadra. Il problema maggiore è sempre quello di trovare il gruppo giusto, infatti, sono necessari connessione e affiatamento poiché se vengono meno, non si riusciranno a raggiungere i risultati sperati. Ad oggi quindi preferisco l’individualità, perché mi permette di contare solo sulle mie forze.

Quando ero piccolo, amavo il calcio ed ero anche piuttosto bravo. Per un periodo, ho giocato nel Milan ma non essendo mai stato valorizzato al massimo, ho deciso di cambiare ed intraprendere una strada diversa. C’è stato un periodo in cui, tutti i giorni, andavo a scuola e praticavo sia tennis che calcio, sacrificando quindi la mia spensieratezza e investendo quasi tutto il mio tempo sul mio futuro da sportivo.

Occhiali Bally, orologio Hugo Boss, giacca e t-shirt talent’s own

Raccontaci la tua giornata tipo..

Nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando, mi alleno comunque tutti i giorni qui a Milano. Durante la giornata, che per me inizia alle 8.30 e termina verso le 17.30, mi alleno sia a livello fisico sia in campo, anche se in questo periodo mi sto focalizzando principalmente sulla preparazione fisica in palestra.

In che modo il tennis è stato influenzato dalla pandemia?

Il tennis è stato bloccato, esattamente come tutti gli altri sport, nonostante non vi sia un contatto fisico diretto fra gli atleti. Alle competizioni prendevano parte molte persone, provenienti dai luoghi più disparati del pianeta, e quindi non consentivano il rispetto del distanziamento sociale e delle norme anti-covid. Tutta questa situazione ha avuto un impatto terribilmente negativo a livello economico, psicologico e morale, e ha fatto sì che molti atleti abbiano deciso di lasciare.

Quale è il tuo sportivo di riferimento?

Sicuramente il mio modello è Rafael Nadal, sia a livello tennistico che a livello umano.

Tra i viaggi che hai fatto, quale destinazione ricordi con piacere e ci consiglieresti di visitare?

Sicuramente le isole Canarie, in particolar modo Gran Canaria. Ho trascorso lì un periodo di sole due settimane per un torneo, ma è proprio qui che ho disputato le competizioni migliori a cui io abbia mai preso parte, ottenendo ottimi risultati. Inoltre la popolazione locale ti fa sentire a tuo agio e le spiagge sono bellissime.

Che rapporto hai con la moda? Quali sono i capi a cui non rinunceresti mai?

Ho uno stile che si divide tra street, casual e sportswear. Essendo un’atleta, indosso molto spesso capi tecnici sportivi. Allo stesso tempo mi piace vestirmi bene, essere comodo, senza troppe pretese. In determinate occasioni, prediligo invece un abbigliamento più elegante, indossando un completo e dei mocassini.

Dove ti vedi fra 5 anni?

Voglio continuare ad impegnarmi e dare il 100%, con la speranza, un giorno, di arrivare in alto. Allo stesso tempo sto muovendo i primi passi nel mondo della moda, altro ambito che mi piacerebbe coltivare di pari passo con il tennis. Cercherò di dare sempre il massimo e poi vedremo cosa mi riserverà futuro.

SHAPO LOVES SASHA: COME BORG & MCENROE

Un amico scrittore, bene informato sulle vicende di racchetta e palla gialla, sostiene che il tennis sia un continuo remake di sé stesso. Per chi lo gioca, a prescindere dal livello, ma anche per chi lo osserva studiandone l’evoluzione. In fondo l’imperativo di fine ‘800 “mandare la palla di là una volta in più dell’avversario” resta la più efficace tra le chiavi di successo. Lo sapevano Bjorn Borg e John McEnroe, con ogni probabilità più il primo del secondo, lo sanno Sasha Zverev e Denis Shapovalov, con la stessa probabilità più il tedesco del canadese. Il gioco è questo: verniciare di attualità i rivali più rivali degli anni ’80 per capire se le stelline next gen possono giocare a essere come loro quarant’anni dopo. Perché le cose che tornano, nel tennis come nella moda, hanno quel sapore ‘riposato’ che il giorno dopo piace anche di più. Lo sport si nutre di rivalità come queste, faccia a faccia che traggono beneficio dalla contrapposizione di stile. Per la serie che l’uno senza l’altro non sarebbe mai diventato ciò che è riuscito ad essere. E viceversa. Ghiaccio e fuoco, insomma, ma spesso con un cuore in mezzo. Come quelle magliette, decisamente molto yankee, con scritto “John loves Bjorn”. Non siete tipi da mercatini delle pulci? Tranquilli, il guizzo di un designer di Soho starà già pensando alla versione 2019: “Shapo loves Sasha”.

A questo punto del ragionamento scatta inevitabilmente il gioco del “trova le differenze”: Johnny Mac non è mai stato biondo come Shapovalov e Bjorn non è nato nella terra di Karl Lagerfeld come Zverev. Fin troppo evidente. Altrettanto facile mettere in evidenza quei punti di contatto che nota pure l’ultimo arrivato tra gli allievi della scuola tennis. Prendete il rovescio di “Iceman” Borg, togliete il legno della sua racchetta, sovrapponete il colpo del suo erede dai materiali moderni: esecuzione bimane 2.0. Fa anche più impressione studiare la volée mancina di “Superbrat” McEnroe e metterla a confronto con l’esecuzione di Shapovalov, nipotino tennistico cresciuto in Canada: “Ctrl-Alt-C” come la formula per copiare, “Ctrl-Alt-V” come la combinazione per incollare. Decisamente meno elementare, invece, scoprire che le prime volte di uno contro l’altro siano pressoché simmetriche: nel 1978 McEnroe batte Borg a Stoccolma (casa sua), nel 2017 Zverev fa fuori Shapovalov a Montreal (casa sua).

A proposito di icone di quel periodo, ricordate i CHiPs? Mitica serie televisiva anni ’80 con la coppia di poliziotti in motocicletta sulle maxi autostrade californiane. Ragazzini incollati alla tv, mamme pronte al rimprovero: “fai i compiti e spegni”. L’effetto di Zverev e Shapovalov nelle vite da adulti degli appassionati di tennis è paragobabile all’irruzione di giovani cloni dei tenenti Poncherello e Baker – da non confondere con Becker nel senso di Boris – con moto e uniformi sì aggiornate ma che innescano un vero e proprio colpo di scena revival. Quella sigla che torna, una smorzata che muore come una volta, le spalline nella giacca riproposte sul mercato. Tanto per spolverare le emozioni lasciate nella sacca da tennis giù in garage quel giorno di tanto tempo fa.

Si dice ‘diffidare delle imitazioni’ ma non è questo il caso. Sulla coppia “Sashovalov” – crasi fantasiosa di Sasha (Zverev) e Shapovalov –  è corretto fare affidamento. Sono loro i giovanotti forti forti pronti a prendersi il centro del palcoscenico. Il piccolo Borg (Zverev) l’ha già fatto chiudendo la stagione con il titolo di Maestro dei Maestri dopo aver messo insieme tre tornei categoria Masters1000 tra 2017 e 2018. “Mini Mac” (Shapovalov) – che scritto così fa venire in mente un hamburger per inappetenti – ha dimostrato di possedere la scintilla giusta – semifinalista più precoce della storia in un 1000 –  nonostante sia ancora un pezzo di strada indietro. Tant’è che nei due head to head – come dicono quelli che frequentano il sito ufficiale dell’Atp – Shapo non ha tolto nemmeno un set al tedesco col cognome da zar. L’anagrafe però gli offre una giustificazione ottima: sono due gli anni che lo dividono da Ice Sasha. E due giri di calendario a questa età hanno lo stesso peso di un’era geologica. Come quella trascorsa dalla mitica finale di Wimbledon 1980 chiusa 8-6 al quinto da Borg su McEnroe e poi raccontata in mille occasioni tra film e libri.

Qualcosa di non riproducibile. Eppure, non la prendano male i federeriani, non sarebbe niente male rivedere un tennista di fuoco (Shapovalov) e uno di ghiaccio (Zverev) giocarsi il titolo su quell’erba lì. Tanto per alimentare il lumicino della leggenda. Sui prati, invece, uno di fronte all’altro il canadian pallido e il tedesco con la catenina d’oro non si sono ancora trovati. Diciamola tutta: è un gioco di specchi sul quale soffia un sano narcisismo. Alexander – di cui Sasha è una sorta di diminutivo – e Denis – nome completo – sono super consapevoli di ricordare due miti pop della racchetta. Tant’è che la griffe che veste il tedesco non si è fatta scappare l’occasione di disegnare una linea vintage fatta di quelle righe orizzontali in campo bianco che hanno reso Borg icona totale pure di stile. Con un guizzo messo lì per marcare comunque una propria cifra: il calzino tirato su fino al ginocchio. Suggerimento di Pharrell Williams, sembra, musicista/stilista assiduo frequentatore di tribune tennistiche. Elementi che mischiati al suo tennis esplosivo e precoce hanno attirato sul fenomeno dinoccolato le attenzioni degli sponsor, dagli orologi alle auto passando per alcuni marchi di abbigliamento anche non sportivi.

Suit Z Zegna

Così Alexander, a proposito di rapidità, è entrato nella lista Forbes “30under30” già dallo scorso anno. I consulenti d’immagine del canadese, dall’altra parte della rete,  sembrano essere qualche passo indietro. Potrebbero ridurre il gap fotografando il loro prodigio nel bel mezzo di Times Square, magari, come quel James Dean della racchetta (McEnroe) in sneakers bianche e abbondante impermeabile scuro. Ribelle con una causa, anche giusta: ricordare che la volée basta toccarla e al resto pensa l’erba. La superficie che Shapo preferisce nonostante il Canada non pulluli di campi in erba. Il suo prossimo obiettivo è incontrare Federer e Djokovic, cosa mai successa. Con Nadal invece ha avuto modo di perdere ma anche di vincere: bilancio in parità. Proprio come Zverev con Roger e Nole, mentre Rafa lo ha sempre battuto.

Denis Shapovalov

Pronti a sfidare i classiconi con la forza delle tendenze che tornano: Sasha in abito gessato, Shapo in total denim. Giusto per sottrarre alla torta della ribalta una fetta di luce per volta. Missione possibile con quelle faccette pulite da primo piano stretto. Madre Russia, anzi madri russe: Irina quella di Zverev, Tessa quella di Shapovalov. I ragazzi dai capelli d’oro hanno una radice comune e parecchio quadrata. Insomma, la meglio gioventù che gioca a somigliare alla old gen  è una realtà parecchio presente.

Ma resti bene inteso: Borg e McEnroe rimangono Borg e McEnroe. Non tanto per Bjorn, più freddo, quanto per John. Lui potrebbe prenderla male: “io e Borg come questi giovanotti? You cannot be serious…”.

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STYLE SUGGESTIONS: POLO CLASSICA O A FANTASIA?

I capi che meritano il titolo di fashion classic sono pochi, ma la polo fa sicuramente parte di questi. Meglio conservarne l’allure iconico con la versione classica o aggiornarla con le fantasie più trendy del momento?

Breve storia della polo

L’esatta origine storica di questo capo non è certa, è indubbiamente nata in parallelo con il gioco del polo, in particolar modo quando, alla fine del XIX secolo, questo sport divenne molto comune in Inghilterra e i giocatori iniziano a indossare un vero e proprio completo da gioco. L’abbigliamento da polo era costituito da magliette in cotone e a maniche lunghe alle quali fu presto aggiunto un colletto simile a quello delle camicie, ma fermato da dei bottoni, per far in modo che questo non svolazzi fastidiosamente durante il galoppo sul campo. Non molto più tardi, John E. Brooks, nipote del fondatore del brand americano Brooks Brothers, durante un viaggio di lavoro in Inghilterra, vedendo una partita di polo notò il particolare dei collari dei giocatori; colpito dalla novità e tornato in patria, decise di applicarla alle sue camicie, che presero il nome di button-down. Nel 1896 il modello venne lanciato sul mercato e Brooks Brothers chiama questa camicia: l’originale polo shirt. Secondo altri invece l’ideazione della polo spetta al campione francese di tennis René Lacoste, che inventò una camicia a maniche corte e funzionale, una “maglia da tennis” destinata a diventare vero cult.

Quando parliamo di classicità in questo ambito è impossibile non pensare per l’appunto alla leggenda del tennis francese René Lacoste, al quale molti danno il merito di aver inventato la polo moderna. Un po’ come nel gioco del polo, anche nel tennis l’abbigliamento era poco pratico e confortevole. Le maglie avevano maniche lunghe che venivano rimboccate e colletti button-up, ma il gioco necessitava di funzionalità, così Lacoste progettò un’alternativa adatta alle sue esigenze: una t-shirt a maniche corte e soprattutto in piqué di cotone che donava traspirabilità. La indossò per la prima volta nel 1926 (in occasione del campionato US Open, che vinse) e vi applicò un piccolo disegno di un coccodrillo quando i giornali iniziarono a soprannominarlo “l’alligatore”, forse per il suo naso pronunciato o forse per la sua passione per i borsoni in coccodrillo. Si dice che questa polo fu il primo capo d’abbigliamento sportivo ad avere un brand visibile, così dal 1933 la polo Lacoste inizia ad essere venduta regolarmente. Da quel momento in poi la polo sostituì il classico abbigliamento precedentemente utilizzato per il tennis e poco dopo anche nel gioco del polo, dove si scelse di adottare camicie in piqué di cotone, tessuto che permetteva di tenere alzato il colletto evitando scottature sul collo.

Pochi anni dopo Lacoste si ritirò dal tennis professionistico e nacque La Société Chemise Lacoste, fusione delle idee del tennista francese con il produttore di maglieria Andrè Giller, la quale produceva questo nuovo classico sportivo in differenti colori che venne presto venduta nei grandi magazzini di fascia alta ed indossato anche fuori dai campi da gioco. Negli anni ’50 un’altra leggenda del tennis, Fred Perry, creò una sua versione di polo sfidando l’originale Lacoste e divenne il capo di punta tra i teenagers del momento, permettendo il salto da indumento da sport a capo alla moda. altro evento significativo è nel 1967 quando il newyorkese Ralph Lauren diede vita ad un nuovo brand di abbigliamento casual, uno stile classico e timeless. Capo chiave delle sue collezioni, strettamente legate allo sport del polo, era la polo shirt. Gli anni ’80 furuno l’epoca d’oro di questo indumento, con una sfida costante tra i brand, che vede in testa proprio Polo Ralph Lauren  grazie a un indiscussa qualità. Nel corso degli anni le polo sono state adottate come divisa anche nell’ambito del golf e ora la polo è un capo diffuso nel mondo occidentale diventando un classico americano, simbolo di uno status e di uno stile di vita.

La polo classica

Icona dell’abbigliamento casual e informale, la polo è un indumento versatile che non può mancare in nessun guardaroba. Luchino Visconti la indossava in una celebre foto del 1960, Gianni Agnelli la portava al mare in compagnia di Jackie Kennedy. Non c’è nessun dubbio che la polo sia da sempre sinonimo di un’eleganza casual e che sia diventata negli ultimi anni anche un caposaldo della tendenza athleisure. Perché, se le polo restano tuttora la divisa ufficiale per tennisti e giocatori di golf, è pur vero che i modelli più chic si ritrovano anche negli ambienti lavorativi più smart dove, soprattutto con la bella stagione, il caldo intenso spinge tutti a preferirle alle camicie. Le nuove polo sono realizzate in cotone garzato o punto riso, rasato finissimo o lavorato piquet e uniscono al piacere e al comfort della maglia, l’eleganza e la vestibilità del collo applicato dall’effetto camicia. Uno dei vantaggi delle maglie in piquet di cotone, inoltre, è la proverbiale traspirabilità, che le rende indispensabili in estate. Aristocratica rivale della T-shirt, oggi si impreziosisce e può essere indossata anche in ufficio con giacche monopetto, blazer destrutturati e pantaloni su misura in cotone. Ovviamente solo se l’etichetta aziendale lo permette. Altro brand iconico nato da subito come punto di riferimento nel mondo del Gioco dei Re è La Martina, azienda fondata da Lando Simonetti a Buenos Aires nel 1985. Partendo dalla classica polo il brand ha poi sviluppato un guardaroba total look in grado di riflettere un lifestyle legato alle club house e ai campi da polo.

Polo a fantasia

L’occasione perfetta per indossare polo colorate o con fantasia è invece il tempo libero. Oltre all’abbinamento con pantaloni chino e mocassini, un’altra ipotesi molto diffusa prevede i classici bermuda e le scarpe da barca. Ma non solo, la polo è particolarmente abbinabile anche a jeans e pantaloni in cotone o lino su misura. In tinta unita crea un raffinato effetto preppy, da sfoggiare eccentricamente a contrasto, o con il rigore del ton sur ton. La versione a righe, invece, regala un sofisticato gusto à la marinière da completare con pantaloni blu navy. Le polo da uomo si possono indossare anche la sera: il look total white è un irrinunciabile delle nottate in riva al mare, i toni denim si prestano per le occasioni in città e le proposte verdi a maniche lunghe si sposano bene con dei jeans scuri. Senza contare tutte le più recenti varianti con righe multicolor, zigzag, scacchi e rombi, che aggiungono un twist a questo capo intramontabile. Non abbiate paura del colore, le polo acquistano maggiore personalità con colori accesi, soprattutto quando splende il sole e siete in momenti di relax con un bel drink in mano. Infine, attenzione particolare meritano gli spacchetti laterali: nel primo caso può essere indossata sia dentro che fuori i pantaloni così come quando ha gli spacchetti simmetrici. In generale la preferiamo fuori dai pantaloni, perché il rimbocco va in antitesi con il dna casual e morbido di questo capo, anche quando la indossate con un blazer o un completo dalle linee sartoriali. Nel caso di spacchetti asimmetrici meglio indossare la polo dentro i pantaloni per evitare un effetto poco armonico. Per quanto riguarda la giusta misura invece teniamo presente che la mezza manica deve arrivare a metà bicipite; la cucitura della manica deve combaciare con l’attaccatura della spalla, mentre nella parte posteriore la polo deve arrivare esattamente sul fondoschiena.

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L’ICONICA GHIBLI NEL FILM BORG VS MC ENROE

In occasione dell’uscita del nuovo film Borg vs Mc EnroeSergio Tacchini, tennista e fondatore dell’omonimo brand sportivo, lancia una versione rivisitata dell’iconica Ghibli indossata dal fuoriclasse John Mc Enroe. Il film, in uscita nelle sale italiane dal 9 novembre, porta per la prima volta sulla scena l’aspra rivalità tra i due atleti, che non era solo tennis, ma era un duello tra due mondi in conflitto perenne tra loro: uno solo poteva sopravvivere.
Nel film la storica finale di Wimbledon del 1980 fa rivivere un’epoca caratterizzata da simboli che vivono in eterno come la mitica tracktop Ghibli di Sergio Tacchini indossata da Mc Enroe all’inizio degli anni 80. Una giacca sportiva con zip frontale, maniche con taglio raglan e logo cucito sul petto sinistro, fedele ai colori dell’originale – blu, rosso e bianco.

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THE WOOLMARK COMPANY E AUSTRALIAN SCENDONO IN CAMPO CON WOOL TEK

Paolo Lorenzi, uno dei tennisti italiani top player, trentaseiesimo nell’ATP ranking a livello mondiale, è il volto della campagna di Australian, che, insieme a The Woolmark Company, l’autorità globale della lana merino, ha ideato l’innovativo tessuto Wool Tek. Costituito da poliestere tecnico e misto lana, questo tessuto rappresenta il perfetto compromesso tra morbidezza, elasticità e performance. Leggera, resistente ai raggi UV e dry-fit: la lana merino, infatti, assorbe il vapore acqueo del corpo, facendo in modo che la maglia rimanga fresca e asciutta persino durante un esercizio fisico intenso. La t-shirt sarà indossata da Lorenzi in esclusiva durante gli Internazionali BNL d’Italia 2017 a Roma; inoltre Australian, in collaborazione con le eccellenze mondiali del tessile, SuedwolleGroup Safil, Tessuti Marzotto Fabrics e Zegna Baruffa Lane Borgosesia, ha sviluppato una collezione in lana Merino e poliammide tecnico, composta da una polo, una giacca e un maglione che vestirà i Giudici di linea, i Ball Boys, lo Staff Direzionale, lo Staff Super Tennis, i Cameramen e la squadra ATP di Australian durante tutto il torneo.

www.australian.it
www.woolmark.com

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HEAD E DJOKOVIC CELEBRANO IL LANCIO DELLA NUOVA LINEA DI RACCHETTE SPEED

HEAD e il No.1 del mondo Novak Djokovic hanno lanciato ufficialmente la nuova linea di racchette HEAD SPEED durante la Djokovic & Friends, la kermesse milanese promossa dalla fondazione del tennista e della moglie Jelena a sostegno dell’educazione primaria dei bambini serbi che si è conclusa con una cena di Gala, il 20 Settembre a Castello Sforzesco, sponsorizzata da Giorgio Armani e con un parterre esclusivo di ospiti del calibro di Anne Wintour e Serena Williams.
Realizzata per il veloce gioco di oggi e caratterizzata dagli elementi di design che raffigurano il falco, la linea di racchette SPEED è la prima della collezione a possedere la nuova tecnologia Graphene Touch per una sensazione di impatto solido e ammortizzato.
La linea di racchette SPEED comprende sei differenti modelli per soddisfare le diverse esigenze di gioco dei giocatori moderni. I modelli SPEED PRO, MP, S e LITE sono disponibili nei punti vendita dal 23 settembre mentre gli altri due saranno disponibili dal 19 Gennaio. La racchetta possiede diversi elementi di design che si ispirano al falco, l’animale preferito di Novak, come il motivo con le piume e la testa del falco integrata nel logo SPEED.

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