L’anima rock di Marsem: eleganza sartoriale out of the box

In che direzione e con quali modalità si sta muovendo il concetto di evoluzione del classico? Qual è il nuovo linguaggio con cui l’alta sartoria, fatta di dettagli artigianali e tessuti accuratamente selezionati, riesce a interpretare valori e contraddizioni di una società dinamica e iper-comunicativa come quella contemporanea? Risponde a queste domande, e a molte altre, Antonio Semeraro – Direttore Creativo e fondatore di Marsēm insieme a Mario Monaco, che da Monopoli, a pochi chilometri da Bari, ha rieditato dettagli e proporzioni del classico maschile.
È da questi luoghi così cari alla tradizione sartoriale pugliese che l’evoluzione stilistica passa attraverso un’emozione: quella d’indossare un capo, rendendolo unico con la propria personalità. Un progetto nato con l’intento di realizzare capi autentici e definiti da una forte identità, in cui i codici distintivi dell’eleganza maschile potessero orbitare armoniosamente in una visione di rottura e al di sopra delle convenzioni. Un po’ come le due personalità dei soci fondatori, che dalla fusione dei loro nomi e cognomi hanno battezzato il brand che, in poco tempo, ha già riscosso il consenso del mercato – confermato da una presenza del marchio in 200 negozi e tre showroom in Italia – e si appresta, dopo sei anni dalla sua prima collezione, a debuttare con una FW 23-24 dedicata alla donna, all’interno del WHITE Show di febbraio, nei giorni della Milano Fashion Week.

“Con Marsēm ho sentito l’esigenza di realizzare la mia personale idea di moda, elaborando scelte stilistiche libere e indipendenti”

Come nasce Marsēm, quali sono le sue origini?

Ho sentito l’esigenza di realizzare la mia personale idea di moda, elaborando delle scelte stilistiche libere e indipendenti da quelli delle altre aziende in cui ho operato precedentemente. E quando abbiamo deciso di rendere concrete le nostre ambizioni, abbiamo realizzato fin dall’inizio che avremmo fatto rumore, soprattutto per il coraggio con cui abbiamo portato avanti il nostro progetto, con la consapevolezza di voler cambiare qualcosa, di utilizzare un linguaggio nuovo. Un approccio che per noi non significa tradire i valori del saper fare di questa terra ma, al contrario, metterli in risalto attraverso un sapore diverso, come farebbe uno chef con un piatto innovativo.

Una personalità poliedrica quella di Antonio Semeraro, che si apre a differenti universi creativi, quasi come un’esigenza espressiva, attraverso diverse forme e linguaggi. Uno di questi è il mondo dell’arredamento, rivolto in particolare alle attività commerciali che richiedono un approccio inedito e una visione estetica indipendente e di alto spessore creativo, da cui emerge tutta la sua personalità incline a comunicare attraverso il linguaggio materico, con elementi presi in prestito dalla cultura post-industriale.

“Vogliamo rompere convenzioni ed etichette, con l’intento di fondere stili e codici in una visione più ampia, in grado di rappresentare infinite personalità”

Qual è l’esigenza che si nasconde dietro allo stile unico del brand? da dove scaturisce la sua energia?

Il fattore “scatenante” che ci distingue dagli altri ha origine da un’emergenza: quella di rompere le convenzioni e le etichette, con l’intento di fondere stili e codici – come può essere il classico, lo streetwear, il punk – in una visione più ampia, che possa essere in grado di rappresentare infinite personalità. Questo succede perché ho sempre rifiutato le categorie e le divisioni in compartimenti stagni: noi possiamo essere qualsiasi cosa quando lo desideriamo. Sarà la mia passione per la musica rock, che mi ha spinto a voler dimostrare come lo stesso abito sartoriale possa assorbire le influenze culturali, generazionali, musicali e cinematografiche, tanto da avere un effetto e un gusto diverso a seconda di chi lo indossa. Io e Mario ne siamo la prova lampante.
Un altro elemento da non sottovalutare, nel mio percorso creativo, è la figura della donna come fonte d’ispirazione anche nella realizzazione delle collezioni maschili. Ci sono colori e dettagli della moda femminile che spesso diventano l’impulso e la guida su cui sviluppo la collezione maschile, che gli fa raggiungere quel twist che la rende così unica.

“I musicisti che meglio saprebbero rappresentare Marsēm sono i Måneskin, Jovanotti e Skin, ma guardiamo anche ad attori come Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart”

Parlando di musica, quali sono gli artisti che ti hanno maggiormente influenzato? E quali i rappresentanti attuali della musica da cui vi sentireste rappresentati al meglio?

Sicuramente il genere rock, nello specifico i Nirvana che ascolto fin da piccolissimo, ma anche i Rolling Stones e David Bowie. Sono queste le icone musicali che in maniera sempre maggiore influenzano la moda di oggi e che, in tutta onestà, sono alla base della nostra visione fin dalle origini, quando abbiamo deciso di uscire con una collezione tutta blu, per dimostrare come un colore così classico potesse essere lo specchio di personalità out of the box, portando le generazioni più giovani a indossare l’abito, “il nostro abito sartoriale”. Fu allora che una testata giornalistica molto importante ci definì «The Gentleman Rock».
I rappresentanti musicali che meglio saprebbero rappresentare il mondo Marsēm sono sicuramente i Måneskin; Jovanotti per la sua personalità camaleontica; con Skin mi piacerebbe giocare a combinare capi destinati sia all’uomo che alla donna; ma guardiamo anche al cinema, sarei entusiasta di vestire il talento di Claudio Santamaria e Kim Rossi Stuart, che esteticamente mi ricorda mio padre e in diverse pellicole ha saputo tirar fuori una personalità dandy e molto strong.

Marsem collezione
Ph. Piero Migailo

Un incontro che ha dato origine a una profonda amicizia e una partnership solida, quello tra te e Mario Monaco. Anche questo è un ingrediente del vostro successo.

Anche se potremmo sembrare due personaggi molto differenti, abbiamo delle caratteristiche fondamentali che ci accomunano, come in tutti i rapporti legati da una profonda amicizia. Alla base del nostro c’è una fiducia che ci rende complici in ogni campo d’azione e che contribuisce a creare l’equilibrio perfetto tra sostegno reciproco e libertà d’azione, dandoci la spinta reciproca ad andare sempre un po’ più oltre il limite.

“La collezione FW 23-24 punta a mettere in risalto tutta la forza e la personalità della donna, in tutte le fasi della sua giornata”

Come sarà la donna di Marsēm che presenterete alla Milano Fashion Week?

La collezione donna dedicata alla stagione fall-winter 23-24 si esprime nella rappresentazione degli estremi, che passa dai volumi per approdare a un’attitude libera e audace. Fit iperslim si alternano a quelli oversize, offrendo un affresco della donna contemporanea sicura di sé, del proprio corpo e della propria capacità di contaminare l’eleganza, a volte sfacciata, con elementi rubati all’universo dello street style.

Una collezione raccontata attraverso l’iconico mood ispirato a Saturday Night Fever, da mixare e personalizzare con la versatilità che contraddistingue il brand, mettendo in risalto l’unicità che definisce ogni individuo, in un mix materico di tessuti, lane pregiate come quelle di Marzotto e variazioni cromatiche: capisaldi di un percorso creativo che punta a mettere in risalto tutta la forza e la personalità della donna, in tutte le fasi della sua giornata. Complice l’approfondita competenza sartoriale e l’attenta selezione di accessori e tessuti di pregio: aspetti che stanno alla base del Dna di Marsēm.

Marsem brand
Ph. Piero Migailo

Nell’immagine in apertura, Mario Monaco e Antonio Semeraro, fondatori di Marsēm (ph. Piero Migailo, courtesy of Marsēm)

FacebookLinkedInTwitterPinterest

© Riproduzione riservata