Arriva su Disney+ ‘Le fate ignoranti’, serie tratta dal film cult di Ozpetek

Sono disponibili da oggi, su Disney+, gli 8 episodi de Le fate ignoranti (il titolo internazionale scelto è The Ignorant Angels), l’atteso adattamento televisivo della pellicola eponima di Ferzan Özpetek, cult assoluto che, 21 anni fa, fece conoscere al grande pubblico il cineasta di origine turca. Prima serie originale italiana della piattaforma di streaming, è stata pensata, scritta e diretta dallo stesso Özpetek (insieme a Gianni Romoli, Carlotta Corradi, Massimo Bacchini per quanto riguarda soggetto e sceneggiatura, e al collaboratore di lungo corso Gianluca Mazzella, con cui ha condiviso la regia).

La trama ruota intorno alle vicende “incrociate” di due coppie, legate da dinamiche sentimentali in parte nascoste, sicuramente complesse ma, proprio per questo, uniche e coinvolgenti. Vediamo infatti Antonia (Cristiana Capotondi), vedova di Massimo (Luca Argentero), rimasto ucciso in un incidente, scoprire che suo marito aveva una relazione con Michele (Eduardo Scarpetta). Sconvolta dalla notizia, comincia a indagare sulla vita segreta di Massimo, stringendo contro ogni previsione una forte amicizia con Michele e la sua cerchia di eccentrici amici, quasi una seconda famiglia per il marito; Antonia riuscirà così a cambiare il proprio punto di vista sulla vita e, forse, ad amare, di nuovo.

I protagonisti della serie: Cristiana Capotondi, Luca Argentero, Eduardo Scarpetta
Luca Argentero ed Eduardo Scarpetta in una scena di Le fate ignoranti
Eduardo Scarpetta e Cristiana Capotondi in una scena

Il cast comprende un nutrito numero di big e talenti emergenti dello showbiz nostrano, dai già citati protagonisti, Argentero, Capotondi e Scarpetta, ad Ambra Angiolini, passando per Anna Ferzetti, Paola Minaccioni, Serra Yilmaz, Filippo Scicchitano, Edoardo Purgatori, Elena Sofia Ricci e Milena Vukotic (queste ultime in qualità di guest star del romantic drama tratto dall’originale, campione d’incassi e autentico fenomeno culturale).
Tra le chicche si segnala l’interpretazione, eseguita da Mina, del brano originale (nonché sigla del titolo) Buttare l’amore.

ll cast in posa con Ferzan Özpetek (al centro)
Il cast della serie

Hanno preso parte al serial, come detto, Eduardo Scarpetta ed Edoardo Purgatori, protagonisti in passato di due editoriali in esclusiva per Manintown, in cui ci avevano raccontato, rispettivamente, dell’onere/onore di portare un cognome che rimanda alla storia dello spettacolo nostrano (è infatti pronipote e omonimo dell’immenso Eduardo Scarpetta, mostro sacro del teatro napoletano a cavallo del XIX e XX secolo), un’eredità complessa che lui gestisce impegnandosi ad «affrontare il mio mestiere col massimo dell’impegno e del rispetto»; e di come pensare al fatto che il suo nome sia legato a Özpetek (che lo ha voluto anche in La dea fortuna e nella pièce tratta da Mine vaganti) lo faccia «commuovere dalla gioia; posso dire che mi dò quasi i pizzicotti per capire se è reale quello mi sta succedendo, professionalmente, con lui».

Tess Masazza: ironica, introversa e insopportabilmente donna

Tess Masazza è davvero una figlia del mondo, ha vissuto praticamente ovunque, per poi scegliere l’Italia come luogo di appartenenza.
Si è fatta conoscere appassionandosi di web e sperimentandovi tutte quelle capacità artistiche per cui aveva anche studiato, ma non sapeva come mettere in pratica. La soluzione è arrivata con la creazione del personaggio di Insopportabilmente donna, che dagli sketch iniziali è poi diventato uno spettacolo teatrale e ora un romanzo, disponibile in tutte le librerie ed online.

Hai un bellissimo percorso, sei nata a Los Angeles, poi Tunisia, Francia e Italia, spiegami tutto.

Sono figlia di vagabondi praticamente, super appassionati di viaggi tutti e due. Sono nata per il lavoro di mio papà a Los Angeles, a Tarzana, ne vado orgogliosa perché è un quartiere di Beverly Hills che conoscono in pochi, si chiama così proprio perché ci avevano girato Tarzan.
Poi ci siamo trasferiti in Tunisia, dove ho trascorso la mia infanzia, la considero il mio paese del cuore, mi sento davvero fortunata ad essere cresciuta in questo piccolo villaggio sulla collina, con un paesaggio sul mare incredibile.
Alla fine, siamo andati in Francia, in quanto io sono francese, e dopo il liceo mi sono detta che volevo andare lontano, e così mi son ritrovata in Australia, quindi, dopo svariate esperienze, mi sono trasferita in Italia.

Ti sei fatta notare come youtuber?

Sì, come youtuber e facebooker (non so nemmeno se si possa dire in realtà). I primi anni a Milano facevo la giornalista, avevo trovato lavoro in una piccola web tv, e scrivendo articoli mi sono automaticamente appassionata alla lingua italiana, e allo stesso tempo (stiamo parlando di dieci anni fa) ho capito la potenza del web, lasciandomi affascinare da tutte le sue diramazioni.

E il tuo personaggio di Insopportabilmente donna com’è nato?

Direi per caso, nel senso che avevo studiato recitazione, lavoravo nel web e quindi mi sono ritagliata il mio spazio creando video divertenti da mettere online.
La vera artefice è stata mia madre, mi ha detto che ero talmente insopportabile che avrebbe iniziato a filmarmi (abbiamo lo stesso carattere), l’ho trovata un’idea geniale; il primo video si chiamava infatti “quello che dicono le rompiscatole”, una ripicca nei confronti di mia madre.

Hai sempre saputo di essere ironica? Sai in genere è una dote che o ce l’hai o non ce l’hai

Credo di essere sempre stata molto autoironica, l’ho capito studiando danza classica: ho sempre saputo di non essere la più brava, ed ogni volta che perdevo un concorso non me la prendevo, anzi, ridevo proprio degli errori che avevo fatto.
Negli anni a venire ho capito di avere un carattere non abbastanza forte per questo tipo di disciplina.

Sono otto anni che lavori sul personaggio di Insopportabilmente donna, tra web series e teatro, come si è evoluto nel tempo?

Da secchiona quale sono all’inizio mi ero scritta tutti gli argomenti che volevo trattare per le puntate del web, diciamo che il teatro è una cosa molto più recente; infatti, quando mi è stato proposto di portarlo in scena, sono stata entusiasta. Allo stesso momento mi sono detta però “e ora cosa mi invento?”; da lì l’idea di fare una commedia romantica, insomma non più sketch ma una vera storia, così sono entrata in contatto con altri personaggi/attori, la stessa cosa per il romanzo.

L’8 marzo è uscito infatti il tuo romanzo, quale messaggio vuoi dare con questa tua nuova avventura?

Vuole essere una lettura leggera, di intrattenimento, con una storia romantica su una protagonista di trent’anni che si sente ancora una bambina, non riesce a diventare un’adulta responsabile ed è molto ansiosa.
Più che messaggio, la mia è una ricerca dell’empatia del lettore, mi piacerebbe che le donne ci si riconoscessero come racconto, anche solo nell’aver paura di aprire una raccomandata per scoprire cosa c’è dentro, a me succede spesso.

Giriamo il dito nella piaga, secondo te perché gli attacchi sui social per la tua partecipazione a LOL?

LOL è stata un’esperienza incredibile, quando me l’hanno proposta ero super contenta ma allo stesso tempo terrorizzata, anche perché vedendo la prima edizione mi ero resa conto che era molto lontano dal mio modo di essere, io sono molto più riflessiva e introversa; però era un’occasione, non potevo dire di no.
Sicuramente sono stata presa dal panico, magari anche per la mia inesperienza in questo genere di trasmissioni, che mi ha fatto gestire le emozioni in modo diverso da come avrei voluto.
Tra le cose che vorrei saper fare da grande al primo posto metterei proprio avere la battuta pronta, come due mostri sacri con cui mi sono scontrata come Virginia Raffaele e il Mago Forrest, che adoro da sempre.
Diciamo che l’essere presa dall’ansia da prestazione è la cosa che mi ha bloccato di più in assoluto. Capisco tutte le critiche e le accetto, sono stata la prima a vedermi e criticarmi, solo che, come noto a tutti, sui social sono tutti parecchio aggressivi purtroppo.

Per tutte le foto, credits Roberta Krasnig

Lucrezia Guidone: «La mia fedeltà la rinnovo tutti i giorni»

Lucrezia Guidone è un’attrice dalla formazione ineccepibile, svoltasi tra la Silvio d’Amico a Roma e il celeberrimo The Lee Strasberg Theatre and Film Institute di New York. Dopo tanto teatro l’abbiamo vista lavorare con registi come Francesca Comencini e Donato Carrisi.
Ora senza rendersene conto si è ritrovata nella top ten di 42 paesi con la serie Fedeltà, mega successo di Netflix, una produzione italiana ambientata a Milano.

Dress Valentino (ph. by Leandro Manuel Emede)

Di dove sei Lucrezia?

Sono di Pescara, ho origini pugliesi però sono nata e cresciuta in Abruzzo e, a parte qualche piccola breve pausa, in Puglia.

A quanto pare sei un’attrice serissima, hai fatto la Silvio d’Amico e poi tanto teatro

Oddio serissima non saprei, però sicuramente ho scelto di avere una giusta formazione, e fare una scuola di buon livello mi è sembrato un punto di partenza per iniziare a costruire qualcosa.
Ho avuto la fortuna di debuttare a teatro con Luca Ronconi, poi ho voluto proseguire la mia formazione andando a New York e iscrivendomi all’Istituto Strasberg, anche perché avendo una passione per il cinema americano mi sembrava giusto chiudere il cerchio in questo modo.

Ph. by Stefano Montesi/Netflix© 2021

Quindi sei una ”method actor”?

No, ma penso che da ogni metodo e scuola ognuno prenda ciò di cui ha bisogno per poi utilizzarlo a seconda di quello che serve nell’interpretazione del personaggio, a volte ci sono delle zone che non riesci a raggiungere ed il metodo può decisamente tornare utile.
Lo vedo più che altro come una delle armi che mi possono venire in aiuto quando mi trovo in difficoltà.

Dress Valentino (ph. by Leandro Manuel Emede)

Però hai già avuto occasioni di lavorare con grandi registi come Francesca Comencini e Donato Carrisi, quale tra le discipline artistiche che pratichi ha un posto speciale nel tuo cuore?

Direi che teatro, cinema e televisione appartengono tutte alla matrice che mi interessa, ovvero la recitazione, raccontare delle storie, incontrare degli immaginari.
Hai citato due registi che mi hanno permesso di affacciarmi a dei generi, perché con Francesca abbiamo fatto una sorta di fantasy storico come Luna nera per Netflix, con Donato, invece, mi sono messa alla prova con il thriller, sono state due esperienze molto potenti che mi hanno insegnato tantissimo.
Nel mio cuore, quindi, c’è tutto questo, non potrei rinunciare a nulla.

Ora sei protagonista di Fedeltà su Netflix, hai riscontrato una risposta diversa dal pubblico con una serie di estremo successo come questa?

Devo dire che questo è il mio terzo progetto con Netflix, ed una delle cose più impressionanti di una serie in streaming è la possibilità di essere visti in tutto il mondo.
Noi in questo momento abbiamo l’opportunità di essere in contatto tramite social con il pubblico, ed è un’ondata molto calorosa, ad esempio uso di più Instagram, e ho ricevuto un abbraccio incredibile, da paesi, poi, da cui non mi sarei mai aspettata di ricevere messaggi.
A volte si aprono con me tipo posta del cuore con richieste di consigli per le coppie, a cui non so davvero come rispondere.

Ph. by Sara Petraglia/Netflix© 2021

Quando avete girato vi sareste aspettati un successo planetario come questo?

Ovviamente speravo andasse bene, però certo non di essere nella top ten di 42 paesi. Anche perché quando giri e sei sul set, non ti rendi conto, in quanto non puoi avere la percezione girando un giorno una scena della terza puntata e subito dopo l’ultima, insomma è davvero difficile.

Devo farti la domanda di rito: sei fedele nella vita?

Direi di si, sono fedele verso le cose che amo e non mi riferisco solo alla coppia, ma parlo di tutto ciò che mi fa stare bene; la mia fedeltà la rinnovo quotidianamente, in quanto sono molto irrequieta interiormente, quindi ho sempre bisogno di andarla a confermare.
Mi piace pensarla come non statica, non un monolite che se ne sta lì insomma, piuttosto come un qualcosa che cambia forma e così non mi fa sentire in gabbia.

Ph. by Sara Petraglia/Netflix© 2021

Che cosa ti fa arrabbiare di più nella vita?

Sicuramente non mi piace essere manipolata, l’ipocrisia mi fa arrabbiare tanto quanto le disparità di genere.

E cosa ti rende più felice?

Mi piace nutrire le mie passioni ed esplorare le direzioni dei nostri desideri più profondi, questo lo auguro a tutti perché fa bene a chiunque.

Dress Valentino (ph. by Leandro Manuel Emede)

Per l’immagine in apertura, credits Sara Petraglia/Netflix© 2021

Press: laPalumbo Comunicazione

Show, documentari, libri: Dimitri Cocciuti ci racconta il suo percorso tra tv e romanzi

Il percorso professionale di Dimitri Cocciuti, capoprogetto di Drag Race Italia (qui i suoi aneddoti, ricordi e “highlight” personali della prima stagione) è tanto ricco e prolifico quanto sfaccettato. Responsabile del dipartimento format e sviluppo della Ballandi Multimedia, ha cominciato a lavorare come autore televisivo nel 2006, quasi per caso, arrivando poi a collaborare con mostri sacri dello showbiz italiano, da Raffaella Carrà a Fiorello, passando per Piero Chiambretti, Enrica Bonaccorti, Paola Cortellesi, nonché a supervisionare progetti documentaristici di notevole successo, su tutti Artists in Love per Sky Arts, trasmesso in diversi paesi, dal Regno Unito all’Australia, oltre ovviamente all’Italia, dieci episodi che raccontano il rapporto tra giganti dell’arte del livello di Picasso, Modigliani, Fellini o Nureyev e le loro muse o compagne/i.



Da ultimo, è anche scrittore: il suo primo romanzo, Ogni cosa al suo posto, racconta delle difficoltà nel riconoscere e vivere appieno la propria omosessualità da parte del protagonista Giovanni; uscito nel 2017, ha scalato le classifiche di piattaforme come Kindle e Kobo, ed è stato seguito tre anni dopo da Vai quando vuoi.

Di tutto questo, e altro ancora, ci ha parlato direttamente Dimitri nella videointervista che trovate in questa pagina, concessa in esclusiva a Manintown, in cui ricorda momenti per lui particolarmente significativi e prova a tracciare le fila di una carriera divisa tra tv, documentari e scrittura, confidandoci gli obiettivi professionali non ancora realizzati.

Credits

Director – Federico Cianferoni

Production – ManInTown

Editor in Chief – Federico Poletti

Art Direction & Photography – Davide Musto

Interview by – Marco Marini

Special Thanks – Hotel Valadier Roma

The Ferragnez: sì, la vita è tutto un post

Quella della serie The Ferragnez, prodotta nientedimeno che da Amazon e già venduta a scatola chiusa in tre quarti di mondo, è la più spettacolare mise en abyme degli svolgimenti narrativi italiani degli ultimi anni.

Il termine, che deriva dal lessico araldico – dove, per rappresentare un legame di parentela, veniva inserito lo stemma di una famiglia nobile all’interno di quello di un’altra famiglia – in letteratura viene usata quando un’opera contiene in sé un’altra opera, la quale tratta gli stessi argomenti dell’opera che la contiene.

Esempio tipico: l’Amleto di Shakespeare, allorché il pallido principe decide di allestire lo spettacolo L’assassinio di Gonzago costruito sul tema di un fratricidio, per chiarire se, durante la rappresentazione del dramma, il comportamento di suo zio Claudio gli riveli se è stato lui a uccidere suo fratello, cioè il papà di Amleto.

The Ferragnez, la serie TV


La crew

Qualcosa del genere accade in The Ferragnez: ci viene fatto credere che ciò che stiamo vedendo è un docufilm, laddove la presenza del nome nei titoli di coda di Peppi Nocera, autore e scrittore bravo e competente, fa scattare l’allarme.

Il metareality The Ferragnez

Sullo schermo c’è, casomai, un metareality, ovvero un reality su un reality in cui tutto è stato scritto, approvato e ratificato dalla coppia stessa se non anche dal figlio Leone, il più bravo di tutti a fingere di essere sé stesso. Fateci largo, The Matrix e The Truman Show, che passiamo noi. 

Chiara è solare, determinata, self-confident, sempre a suo agio, da un consiglio d’amministrazione alle coccole al figlio, truccata alla perfezione anche quando fa l’ecografia della seconda nascitura, Vittoria, neanche fosse la protagonista dello spot di Nuvenia Pocket. Fedez è un’appendice nella migliore accezione possibile.

Lui è un capitolo nella vita della moglie, un brufolo ma carino nella di lei vita organizzata come un Filofax; è ombroso, umbratile, di origini umili, tracagnotto, vorrebbe dormire mentre Chiara desidera fare stories su stories.

E, in più, si fa perculare perfino dal figlio, visto che dopo ore e ore di make-up teatrale per sembrare Babbo Natale, è immediatamente sgamato dal biondo e bellissimo pargolo. 

Chi sono i The Ferragnez

Come in un film neorealista o un documentario sulla Germania in guerra, in The Ferragnez gli altoborghesi (Chiara e le sue sorelle sono esponenti della Cremona bene, quella di dentisti, notai, avvocati e farmacisti), sono biondi e più gradevoli esteticamente.


La locandina

I poveri o ex-poveri – tranne la mamma di Fedez, sua agente, che infatti lo ignora e parla direttamente con la nuora, ma è tinta e quindi non vale – sono castani, poco interessanti, se non in versione “folklore locale” come quando lui, insicuro e imbranatissimo, va a farsi leggere le carte dalla nonna a Buccinasco, che ovviamente sbaglierà ogni pronostico. 

Tra le mura di casa di Chiara e Federico

Ma sbaglierebbe di grosso chi può considerare la coppia come un ossimoro convivente in case meravigliose e spaziosissime, dove nessuno mangia. Fedez e Chiara hanno capito che, nell’era postmoderna in cui viviamo sono evaporate le differenze tra proletari e capitalisti, tra pop e snob, tra belli e no: uniscono le loro rispettive fan base e, nel fare questo, può succedere che Donatella Versace si metta in ginocchio per fare l’orlo ai pantaloni di Leone (ve l’immaginate, Donatella Versace che si inginocchia per un marmocchio?) vestito uguale a papà – una pacchianata incredibile – prima di Sanremo.

E, al contrario, a Chiara può scappare una parolaccia “buffa”, “carina” mentre la sorella prende cantonate uditive da candidata all’Amplifon («Ma si chiama Saremo giovani o Sanremo giovani?», sbotta a un certo punto la sorellina minore Valentina, accessoriata di fidanzato bello e utile come un fuco).

L’uguaglianza lui-lei è soprattutto sul piano linguistico: lui intona canzonette che vorrebbe far capire ispirate e invece legano i denti dalla zuccherosità, lei esprime il suo entusiasmo mettendo davanti a ogni parola il prefisso –super e varia le sue profonde riflessioni sulle reciproche differenze caratteriali con due espressioni: «Fedez oggi è preso male, Fedez oggi è preso bene».


La première della serie, ph. via Ansa

The Ferragnez, dentro la coppia

Attentissimi alla visione dei loro guardaroba – tutto va pagato, contabilizzato, registrato, «vuole fattura?» – Chiara si veste Etro, Moschino e un trionfo di Versace, marchio scelto anche da lui che però sta attentissimo a far pixelare lo Swoosh della Nike sulle t-shirt (ma non le quattro frecce di Off-White) quando sono in casa: luogo dove discutono, lui sempre più incazzato col mondo, lei sempre più soavemente inflessibile ma non si scambiano gradi gesti di tenerezza o di passione bruciante.

Si direbbe che nel mega-appartamento di Fiera Milano City spiri sentimentalmente un vento gelido dentro e non fuori le mura: vedi durante una cena in famiglia Chiara, con un collier Bulgari mentre finge di deglutire qualcosa con le sorelle, non accompagna neppure a letto il figlio, che sparisce assieme alla tata.

The Ferragnez: La vita di coppia e Instagram

L’espediente della terapia di coppia (anche se lo psicoanalista non lo vediamo mai, ma ascoltiamo la sua voce fuori campo), è un perfetto meccanismo per descrivere gli alti e bassi – più bassi che alti – di una coppia che però, alla fine della prima stagione, con la nascita della figlia Vittoria, dimostrano di amarsi alla follia, nonostante le piccole incomprensioni: tutte naturalmente puntualmente registrate da troupe di tecnici, operatori della luce, cameramen, registi e suggeritori che affollano il set della pseudorealtà. E finalmente, una volta finita la prima stagione, si capisce che per scoprire davvero dove si annida l’autenticità della relazione dei due, la passione che li avviluppa serpentinamente, l’eccitazione che li fa vibrare all’unisono: su Instagram, naturalmente. È lì che ci sono i veri loro.



Beautiful: a 30 anni dal debutto scopriamo cosa fanno gli attori oggi

Nata dall’estro dei fratelli Bell, nel 1987, The bold and the Beautiful (questo il titolo in inglese) è una delle soap opera più amate e longeve di tutti i tempi.

Dopo il tg5, possiamo ancora addentrarci negli intrighi amorosi della famiglia Forrester, arrivata, nella programmazione italiana alla puntata numero 8115.

Attorno all’incantato mondo di stoffe pregiate e riflettori, si intrecciano le vite dei protagonisti, la famiglia Forrester, fondatrice della casa di moda Forrester Creations, sita a Los Angeles. Qui i personaggi intrecciano amori, passioni e interessi economici, attraverso storie d’amore intricate e seducenti.

Chi erano i primi attori della serie e che fine hanno fatto oggi

Eric Forrester

Il capofamiglia è Eric Forrester, fondatore della casa di moda attorno alla quale gira il mondo di Beautiful, è ancora interpretato dallo stesso attore John McCook, famoso anche per aver avuto ruoli in altre soap opera come Love Boat e Febbre d’Amore.

Stephanie Forrester

Storica moglie di Eric, e matriarca della famiglia, è stata interpretata sempre da Susan Flannery. Il suo personaggio è uscito di scena nel 2012, quando morì di cancro. L’attrice, che vanta nella sua carriera, diversi Emmy ed un Golden Globe, è oggi, un’attivista dell’AFTRA, la Federazione americana degli artisti radiofonici e televisivi.

Ridge Forrester

Nonostante oggi sia interpretato da Thorsten Kayne, nell’immaginario collettivo il volto di Ridge Forrester è quello di Ronn Moss, che lo ha interpretato per ben 25 anni. In pochi sanno, però, che Ronn, non è solo un attore, ma anche basso e voce dei Players.

Brook Logan

Interpretata da Kathrine Kelly Lang. Brooke è uno dei personaggi più controversi di Beautiful. Da sempre legata alla famiglia Forrester, è infatti spesso la pietra dello scandalo, intraprendendo storie d’amore non solo con Ridge, ma anche il padre e il fratello dello stesso. L’attrice è tutt’oggi una degli interpreti principali.

Tylor Hamilton

L’attrice che la interpreta è Hunter Tylo. Dopo essere apparentemente morta per almeno tre volte, il personaggio di Tylor, psichiatra ex moglie di Ridge, appare in maniera intermittente nella serie. L’attrice ha infatti lasciato Beautiful più volte per dedicarsi ad altri progetti, sia al cinema, che in TV, ma sembra proprio che gli sceneggiatori non vogliano rinunciare definitivamente al suo personaggio.

Sally Spectra

Sally è l’acerrima nemica della famiglia Forrester, perché proprietaria dell’omonima casa di moda, concorrente della Forrester Creations. Interpretata dall’attrice Darlene Conley, è purtroppo venuta a mancare nel 2007. Nonostante ciò il personaggio Di Sally ha continuato a vivere, trasferendosi a Saint Tropez dopo aver venduto la sua casa di moda.

True Detective: personaggi della serie tv

True Detective è una serie televisiva statunitense,  che ha debuttato il 12 gennaio 2014 sul canale via cavo HBO e scritta da Nic Pizzolato.

Non è la solita serie televisiva dove la storia continua e gli intrepreti sono sempre gli stessi, qui è concepita con innovazione, in ogni stagione la storia cambia così come i personaggi e anche i luoghi. Nella prima stagione siamo in Louisiana, nella seconda stagione siamo a Los Angeles nella contea immaginaria di Vinci, nella terza stagione invece siamo invece in Arkansans e precisamente nell’altopiano di Ozark.

Si basa sulla storia di alcuni detective della polizia e della loro lotta per la cattura dei criminali attraverso metodi non convenzionali. Mentre lavorano ai casi più complicati, gli agenti cercano di affrontare i propri demoni personali.

Alcuni personaggi hanno lasciato un segno nella serie e sono ricordati dai fans della serie con affetto ecco quali sono:

Personaggi della serie True Detective più importanti

Tra i personaggi che hanno lasciato un segno nella serie ecco i più importanti:

  • Il Premio Oscar Matthew McConaughey è il detective Rustin Cohle, ruolo per cui ha ricevuto critiche molto positive.
  • Rustin “Rust” Cohle, conosciuto come The Taxman (l’esattore) dai suoi colleghi per la sua abitudine a portare sempre con sè un quaderno per gli schizzi e gli appunti.
  • Woody Harrelson è il detective Martin “Marty” Hart, il partner di Rust. L’interpretazione di McConaughey è stata elogiata dai critici, a ragione peraltro, ma Harrelson non è stato da meno.
  • Martin “Marty” Hart ama dire di sè che è un “regular type dude”, un tipo nella norma, ma in realtà lavorare con Rust gli farà capire di non essere così ordinario.
  • Lisa è una stenografa, e lavora in tribunale. E’ una “vecchia” conoscenza di Marty
  • Kevin Dunn (già visto in Veep) è il sindaco Ken Quesada
  • Maggie e Martin hanno due figlie, Audrey e Maisie. L’indagine andrà a intaccare la loro relazione in modi non prevedibili
  • Michelle Monaghan è Maggie Hart, la moglie di Martin
  • Vince Vaughn qui raffigura il boss criminale Frank Seymon, un ruolo differente da quelli precedenti dove si vede in protagonisti demenziali e comici.

Tanti altri sono i detective e i protagonisti di questa serie televisiva di successo, che non basterebbe questo articolo per enunciarli tutti.

Il tuo preferito della serie qual è?