Coreon Du: il talento rompe le righe

Coreon Du è stato giudicato il musicista più eclettico del panorama africano, mentre Forbes lo ha definito uno dei 15 artisti più influenti d’Africa. Nato in Angola, Coreon Du, vero nome di José Eduardo Paulino dos Santos, si è prima imposto sulla scena internazionale come pioniere della cultura pop della sua terra, registrando riconoscimenti importanti sia nella categoria della musica, sia come produttore, direttore e scrittore televisivo. Giovane brillante, poco più che trentenne ha vissuto e studiato in America, parla varie lingue e ha unito diverse forme musicali in un mix che non è afro, non è soul, non è jazz, ma è una sintesi di tanti stili che sfociano in una performance unica e originale. Nei suoi album si sono date appuntamento voci di grandi artisti brasiliani e portoghesi. Spirito sensibile e creativo, l’artista ha inoltre ideato una linea di abbigliamento per uomo, donna, la Wedu by Coreon Du, nata in primis come merchandising ai suoi concerti e poi diventata icona di street Style per i giovani di tutto il mondo. Nello spazio espositivo di Ventura Lambrate, a Milano, i visitatori hanno potuto ammirare varie creazioni artistiche multidisciplinari di oggetti di design, nonché abiti e tessuti sperimentali della linea Wedu. Unita a questa exhibition sono stati proiettati dei video delle performance musicali e cinematografiche dell’artista, che si è imposto alla ribalta dal 2010 con grande genialità.
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Tips for the weekend: a Milano per la Mostra Internazionale Libri Antichi e di Pregio

Dal 24 al 26 marzo 2017 a Milano torna la Mostra Internazionale Libri Antichi e di Pregio nella sua quinta edizione organizzata da ALAI – Associazione Librai Antiquari d’Italia e Noema, in collaborazione con ILAB – International League of Antiquarian Booksellers, con il supporto di AbeBooks e il patrocinio del Comune di Milano, della Città metropolitana e della Camera di Commercio di Milano, all’interno del prestigioso Salone dei Tessuti, a due passi dalla Stazione Centrale del capoluogo lombardo.

Per tre giorni, la grande mostra- mercato metterà a disposizione del pubblico un’ampia scelta di manoscritti antichi e straordinari libri miniati, pregiati incunaboli, stampe e documenti rari, introvabili prime edizioni e molte altre meraviglie provenienti dal passato. Un vero e proprio patrimonio su carta come il manoscritto su pergamena del 1601 in legatura di velluto dedicato a Papa Clemente VII Aldobrandini e l’edizione originale del Codice di Napoleone il Grande pel Regno d’Italia, o il libro illustrato in cui Francesco Ferdinando Alfieri descrive l’uso della picca associata alla spada e il gioco della bandiera con quaranta illustrazioni a piena pagina incise su rame. La mostra è ricca di un’entusiasmante programma di incontri, come la conferenza di sabato 25 marzo con Stefano Zuffi dal titolo Luca Pacioli: dalla “divina proporzione” al “caos magnum” o la conferenza di Marco Carminati, Il Sole24Ore, dal titolo Le cattedrali dei libri. Storia, architetture e tesori delle più spettacolari biblioteche d’Europa.

Salone dei Tessuti Via San Gregorio 29, Milano
Venerdì 24 marzo – dalle ore 17.00 alle 21.00
Sabato 25 marzo – dalle ore 10.00 alle 20.00
Domenica 26 marzo – dalle ore 10.00 alle 17.30
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Pick up one: 5 proposte di lettura ultime uscite in libreria

Per Einaudi, Donatella di Pietrantonio, considerata da Michela Murgia una delle più importanti scrittrici italiane, propone “L’Arminuta“, termine abruzzese che significa ritornata. Col suo terzo romanzo l’autrice tocca nel profondo temi legati all’abbandono, al dolore, agli affetti familiari perduti e ritrovati, un’altalena di sentimenti contrastanti, descritti con un linguaggio diretto e un po’ rude come quella regione schiusa e severa da cui l’autrice proviene. L’emozione del racconto è un sottofondo ben ritmato, mentre il mare con il suo corso fa eco al ricordo e all’oblio, il tutto pervaso dalla sensibilità genuina che lega il lettore ai personaggi del racconto. Storia di figli e genitori, di emozioni e sogni, di vita dura per operai e braccianti, storia di arminuta.

La casa editrice Minimum fax propone fra le novità “Giovani Leoni“, a cura di Angelo Ferracuti e Marco Filoni con altri scrittori, nato da un progetto di Poste Italiane e Fondazione Mondo Digitale per promuovere l’uso dei social agli over 65. Nove scrittori, partendo da testimonianze dirette dei “nonni in rete”, raccontano il futuro delle città e degli stili di vita, senza tralasciare scenari pessimistici della rivoluzione digitale. La sete di conoscenza fa capolino, oggi, anche fra le persone che hanno superato la linea della gioventù, sottolineando come la curiosità porta sempre risultati positivi. Si parla di settantenni che seguono gli amici su Facebook, di una novantenne che non comprende ancora il funzionamento di Skype, mentre qualcuno non sa far funzionare il bancomat. Storie che ci riguardano da vicino, che si svolgono tutti i giorni sotto i nostri occhi facendoci sorridere con affetto e che lasciano spazio a riflessioni, domande, derive.

La casa editrice 66th And 2nd presenta “Il museo delle penultime cose“, di Massimiliano Boni, un romanzo che parla dei sopravvissuti ai lager nazisti, ambientato nel 2031 con un unico novantottenne ancora in vita, ultimo baluardo di un periodo nero della storia mondiale, capace di narrare la sua storia nel campo di concentramento. Il protagonista, vicedirettore ebreo del museo della shoah a Roma, ha il compito di far ricordare all’ormai anziano Attilio i momenti terribili vissuti e il segreto che egli nasconde. Un romanzo che esorta a non abbassare la guardia sul ricordo, a mettere insieme documenti e testimonianze da tramandare per un futuro possibile. Il “come se” è il tema di tutta la storia, come se fosse stato possibile fermare tutto quello successo, come se le parole fossero state ascoltate, i treni fermati, le persone avvisate. Un romanzo di forte spessore, che tratta una ferita impossibile da rimarginare, affrontato con grande sensibilità, verso il dolore che ancora si affaccia alla mente dei giovani ebrei di seconda e terza generazione, per la paura del ripetersi del passato.

Feltrinelli presenta “Il teorema dell’incompletezza“, di Valerio Callieri, al suo esordio, il quale con ironia e tensione scrive un romanzo dai risvolti amari e divertenti. Un misto di sorrisi e conflitti, il libro è la storia di due fratelli diametralmente opposti, che non si parlano da anni, ma si trovano ad indagare sulla morte del padre, ex operaio Fiat, ucciso a Centocelle, nel proprio bar. Si indaga, dunque, su un passato che non era, poi, di così insospettabile linearità come si pensava: si scava fra segreti e azioni ignote insieme ai due fratelli e affiancati da personaggi seri, riservati e da altri simpatici e irresistibili. L’incompletezza del titolo è teorema matematico logico (teorema di Godel) ed è metafora sia emotiva, per il personaggio, sia politica, per il nostro Paese, popolato negli ultimi cinquant’anni da una generosa schiera di fantasmi, nonché per la mente umana. Narrato con uno stile personale e ironico, il testo racconta la necessità di “stupidi sorrisi per dimenticare il tempo “.

La casa editrice Marcos y Marcos presenta “L’ombrello di Nietzsche” di Thomas Hurlimann, un romanzo ambientato in Engadina, che racconta di una passeggiata di Friedrich Nietzsche sui monti della regione con in mano un ombrello rosso a causa del tempo incerto di quel giorno. Un fatto di immaginazione dello scrittore che proprio da quella passeggiata farà cominciare il percorso che sfocerà nella stesura di “Così parlò Zarathustra”. Lo scrittore e commediografo svizzero ci accompagna in un’argomentazione filosofica di ragionamento, che vede Nietzsche arrendersi agli elementi naturali come il vento e la pioggia seguendo il gatto Mufti, simbolo di un nuovo cammino nella verità, mentre l’ombrello volato e perduto è l’immagine di un concetto di “verità messa alla berlina”. 60 pagine piene di poesia, di indagine filosofica sul grande mistero della vita. La traduzione di Maria Giorgia Ulbar è molto accurata nella terminologia e la stessa osserva che l’ombrello rosso, strappato dal vento, è come un amo che ci porta dentro la filosofia del Novecento. Piena di significato, la frase conclusiva del testo: “Forse, ed è un bel forse, qualcosa ci protegge più di quanto pensiamo”.

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Drinking Bio: sai che c’è di nuovo

“Il futuro del vino cambia direzione”. Potrebbe iniziare così un viaggio attraverso le novità del biologico in fatto di drinks e distillati, che sempre più assurge a trend per i consumatori, soprattutto i più giovani e in cerca di nuove tendenze. A conclusione della mostra Live Wine tenutasi a Milano a febbraio di quest’anno, si può affermare il grande successo ottenuto da vini e birre biologici. La richiesta di questi prodotti, oltre che dall’Italia, viene soprattutto da Germania e Stati Uniti e, anche se il prodotto è leggermente più caro rispetto ai vini tradizionali, i risultati di vendita sembrano non scoraggiare le aspettative. Le regioni più alla avanguardia nella viticoltura Bio sono la Sicilia, la Puglia, la Toscana, seguite dalla Calabria, con i vini di Cirò aiutati dal terreno fertile dal quale, ai tempi degli antichi greci, si ricavava il vino da offrire ai vincitori delle olimpiadi. Le aziende che hanno deciso di investire in questo settore, avvalendosi di enologi esperti, si sono trovate, nonostante i dubbi iniziali, a farla da padroni sul mercato mondiale. L’Italia infatti è fra i primi produttori di vino biologico a livello internazionale. Sicuramente una svolta importante è dettata dalla tendenza del momento riguardo al mangiar sano, all’importanza del cibo veg e, in fatto di bere, dalla necessità di lavorare sulle questioni solfiti, mosti concentrati e additivi. Oltre alle grandi aziende, ci sono tanti piccoli produttori che, con impegno e pazienza, stanno ottenendo dei validi risultati, offrendo varietà di vitigni diversi dai soliti cabernet, merlot, chardonnay, imprenditori che presentano uve autoctone, che “parlano” della terra e del suolo da cui nascono.
Questi piccole realtà si stanno affermando anche sulla birra, che sempre al live wine quest’anno ha visto il trionfo del birrificio artigianale Baladin, fondato da Teo Musso. All’ultima edizione hanno partecipato 257 aziende, testimonianza, oltre che di grande interesse verso la materia prima, di inventiva, qualità e fantasia. La vasta geografia birraria vede Lombardia, Trentino e Veneto, oltre alle Marche, nelle prime posizioni in fatto di realizzazione. Sostenibilità e legame con il territorio sono le armi vincenti dei nostri distillati. Tornando fra le viti, un vigneron di nicchia è l’azienda siciliana Alice Bonaccorsi, che produce vino Bio con certificato ICEA alle falde dell’Etna, mentre le cantine Nicosia sempre vicino al vulcano affrontano le etichette Bio vegan. La cantina Di Cato produce vino Bio sulle colline di Vittorito, in provincia dell’Aquila e il suo fiore alla occhiello è un ottimo Montepulciano. Per quanto riguarda la birra, è d’obbligo un assaggio della Wayan di Baladin, in provincia di Cuneo, o un sorso di una birra di Eko’, birrificio specializzato in birre di puro malto. Dalle prealpi bellunesi arriva invece il progetto Ofen, birra distribuita con parsimonia e prodotta con materie prime provenienti da circuiti equo-solidali. Anche i primi erboristi a Milano hanno iniziato a commercializzare questo tipo di prodotti.
Cheers, eco.

Heaven’s Kitchen: quando il cibo… è fashion

Come un capo da indossare, un genere musicale o una corrente letteraria, così anche le cucine internazionali danzano, a una ritmica veloce, sulla giostra di ciò che è contemporaneo e glamorous. Ciclicamente la cucina torna alla ribalta, nelle sue più disparate consuetudini, nei profumi e nelle combinazioni curiose: molto è cibo oggi, dalle parole alla pubblicità, alle occasioni di socializzazione. Se si escludono il trend giapponese, declinato pure nelle versione più integrali del ramen o del sakè; quello libanese, a detta di alcuni chef italiani e non solo è la cucina più variegata, misteriosa ed allettante di tutte; tre sono le principali scoperte degli ultimi anni in fatto di gastronomia: la cucina peruviana, quella kmer e infine, una rivalutazione in chiave soft-chic della tradizione indiana.

Tocca comunque fare un salto a Londra – il costo dei voli, adesso, permette un comodo break nel fine-settimana, anche solo per provare queste novità – per scoprire Andina, un bistrò situato nel cuore di Soho, che ha catalizzato l’attenzione mediatica e di pubblico con risultati strabilianti: fusioni di influenze peruviane (hanno un’intera sezione della carta dedicata alle delicate ceviche) mixate ad aromi e coniugazioni più occidentali, il tutto condito da una scelta di cocktail e liquori di tutto rispetto. Andina è aperitiveria, brunch, ma anche design ed estetica visuale. Perché il cibo lo si gusta con gli occhi, prima di tutto. E non c’è nulla di più soddisfacente che uno stravagante mix-and-match di colori e furnishings, per allietare lo sguardo prima del palato.

La cucina kmer, troppo spesso “sottovalutata” a causa della vicinanza con la Thailandia, è ricca di una varietà davvero unica di spezie, fiori e radici, da poter abbinare sapientemente con molti ingredienti. La catena newyorkese Num Pang Sandwich shop, che vanta sei corner dislocati in alcuni dei punti più strategici della città che non dorme mai, aggiunge a quella che è l’arte culinaria di una tradizione gastronomica antichissima, quel tocco glam di freschezza e sobrietà minimal, che permette di godersi degli sfiziosi sandwich abbinati a tisane, spremute di zenzero e altri infusi, guardando il viavai meraviglioso di New York che freme, scorre e va. Vero e proprio must modaiolo in fatto di take-away e quick sit-in, Num Pang unisce coraggio, contaminazione e bella atmosfera. Non lasciatevelo scappare, la prossima volta che passerete nei dintorni di Manhattan.

Per chi adora le massime espressioni di filosofia del gusto, la ricercatezza estatica dei sapori che affascinano, quei bocconi d’oriente capaci di sconvolgere anche i momenti più retrivi, torniamo nella capitale britannica per parlare di Gymkhana, l’esclusivo club di Mayfair basato sui colonial clubs indiani, i cui piatti passano sempre sotto l’occhio esperto e portentoso di Karam Sethi, chef stellato ultra-conosciuto in patria e non soltanto, che “corrompe” con la sapienza della sua arte e mette d’accordo anche i critici gastronomici più severi. Gymkhana, un luxury restaurant che fa del buongusto uno stile estetico, di arredamento e di proposta del menù, propone rivisitazioni concettuali della cucina indiana, sperimenta riduzioni e salse che sfidano i classicismi e offre una selezione pregiatissima di vini di cantina.

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91° edizione di Pitti Immagine Uomo: la prima personale di Angela Iandelli

Sì è inaugurata a Firenze la mostra della pittrice Angela Iandelli: due spazi espositivi, presso il contemporaneo garage Bagù in Via de conti e la Boutique dello storico Hotel Cellai in via Nazionale, dove i quadri rimarranno esposti sino al 30 gennaio.
La mostra, concentrato energico di arte moderna, è una prima personale: l’artista propone visioni emotivamente dirompenti, l’impatto visivo coinvolge nei colori e le linee. La pittura materica, marchio d’autore delle opere, dà vigore alle tele che hanno un ottimismo, una joie de vivre sottesa, mai scontata.
Immediato si percepisce il senso di ricerca del bello e di un bilanciamento ideale: una creatività poliedrica, quella di Iandelli, che sceglie come acronimo anga (@anga_arte il portfolio instagram), una lucidità sarcastica la sua, che non pontifica né giudica – Arte è anche il nome dell’exhibition: forse una provocazione al continuo, aperto, dialogo fra ciò che si possa definire tale? –. Arte è un percorso, non una direzione. E nel percorso, ogni domanda stimola una crescita.

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In contemporanea fino al 30 Gennaio
presso Boutique Hole Cellai
Via XXVII Aprile, 14 – Firenze 

Fashion For Like: uomini che “seguono” la moda

Nick Wooster, Oliver Cheshire, Gianluca Longo sono soltanto alcuni degli IT name di una generazione di trendsetter che, tramite la propria pagina social e un post iconografico, riescono a spingere, veicolare o “illuminare” una tendenza.
Perché anche la moda maschile, complice l’antesignano Bryan Boy una sorta di papà dei venturi fashionblogger, passa attraverso il canale – o l’hashtag – della visibilità e della condivisione.
Che siano paesaggi urbani, contesti industriali o momenti di vita quotidiana, nella giungla avventurosa del man’s fashion si muove una varietà di fauna non indifferente.
Galeotto fu The Sartorialist, cominciando a fotografare outfit di uomini in giacca e cravatta, che discutevano davanti ad una scrivania: nasceva così, pochi anni fa, quell’esigenza social di avere un panorama estetico di riferimento, un mondo tutto declinato al maschile che, seppur con qualche azzardo e nei guizzi più estremi, rappresentasse un abbecedario di stile, una vasca-contenitore da cui piluccare idee e trendy tips.
Jonathan Daniel Pryce (@garconjon), ad esempio, coniuga perfettamente ricerca e fotografia: i suoi scatti in giro per il mondo, immortalando look e angoli di bellezza, incorniciano perfettamente l’Uomo nel suo habitat contemporaneo. Un raggio di luce fra i palazzi suburban inglesi, un set fotografico, ogni dettaglio, contribuiscono alla grandiosità dell’insieme: il bisogno di avere uno stile, un’identità.
Che abbia un sapore più gentleman, su tutti gli outfit dandy di Matthew Zorpas (@matthewzorpas), o si armonizzi con accenti e noti grunge, virando in geometrie e contorni di pura avanguardia come i look proposti dal giovanissimo Karlmond Tang (@karlmond), poco importa: il focus nella moda maschile al tempo dei social resta comunque quello di prendere ispirazione, di scavare e poi di scegliere, trovando il coraggio di affermare un personalissimo senso della moda sul self, oltre ogni auspicabile Like.
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Pablo Picasso alla National Gallery di Londra: consigli per il weekend in città

Woman in a Hat (Olga) by Pablo Picasso, 1935; Centre Pompidou, Paris. Musée national d’art moderne.

Alla National Portrait Gallery di Londra si possono ammirare, fino al 5 febbraio 2017, più di 80 lavori del maestro spagnolo Pablo Picasso. In questa esposizione si trovano i ritratti di famiglia dell’artista, di amici, mogli e amanti oltre a divertenti caricature del periodo giovanile. L’arte di Picasso è, in queste opere, estremamente vitale, dotata di grande spirito di osservazione ma anche di tenera ironia.
Con Picasso è iniziata l’era degli artisti che hanno qualcosa da dare prima che da dire, egli trasforma la visione del mondo particolareggiata, personale ed oggettiva in espressione di generica energia, ciò che conta per lui nella opera di un’artista non è ciò che comunica ma il suo complessivo tasso di vitalità. La sua continua ricerca di nuovi modi di dipingere lo porta ad esplorare realtà diverse con cui rappresentare i dipinti. Nell’exhibition della National Gallery si può vedere la moglie Olga ritratta in un gioco di trasformazioni cubiste, l’autoritratto giovanile del pittore, semplice e diretto, la donna con le mani unite ci guarda con occhi curiosi, la malinconia del periodo blu attira e stupisce il visitatore, mentre il ritratto di Gustave Coquiot è dipinto con occhi dardeggianti ispirato a Toulouse lautrec. Le donne sono comunque le protagoniste di questa mostra, una giusta ricompensa in quanto muse ispiratrici della sua longeva carriera artistica.

www.npg.org.uk

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Abstract Expressionism: report dalla mostra di Londra

Jackson Pollock, Blue poles, 1952

Fu nel 1946 che il critico d’arte Robert Coates coniò il termine abstract expressionism, espressionismo astratto, facendo riferimento ad un nuovo fenomeno affacciatosi nell’arte al quale aderì una generazione di artisti dalla metà del 1940, nativi americani nonché migranti in fuga dall’Europa, artisti che avevano come comune denominatore le due guerre mondiali, la grande depressione, la guerra civile spagnola, la devastazione della bomba atomica e la conseguente guerra fredda. I primi lavori riflettono perciò il periodo nero legato a queste tristi vicende. Nel 1958 il museo d’arte moderna di N.Y organizzò la mostra The new American painting, presentando alcuni dei più famosi artisti espressionisti e nel 1959,oltre ad altre città europee, anche la Tate Gallery di Londra ospitò questa mostra. Oggi è la volta della Royal Academy of Arts, che, fino al 2 Gennaio 2017, ospita la mostra Abstract Expressionism, che raccoglie circa 150 opere tra dipinti, sculture e foto dei maggiori espressionisti astratti. Ad attendere il visitatore all’esterno, le sculture di David Smith, mentre nei grandi saloni interni fanno bella mostra le opere del maestro Pollock, col suo stile di ping, ovvero il modo di dipingere facendo colare il colore da dei fori o spargendolo con un bastone o pennellom, le grandi tele di Rothko, De Kooning, Barnett Newman, nonché Joan Mitchell con il dipinto luminoso in cui fa riferimento a Cezanne e alle ninfee di Monet. Ciò che accomuna questi artisti, oltre al clima di difficoltà storico -politico vissuto, è la rottura con la tradizione dell’arte realista e l’abbandono della serenità del figurativo per affermare una sofferenza totale e una successiva fiducia quando l’America si lascia alle spalle il periodo della guerra. Sottolineato dal curatore della mostra David Angam, “Non è facile interpretare questa corrente artistica” ma possiamo provare ad andare oltre le apparenze, come dice Rothko, e mettersi in discussione davanti a ciò che sembra evidente, non cessando di ricordare che le opere di questo movimento hanno ispirato artisti divisi fra l’angoscia del passato e la speranza di un futuro migliore.

Abstract Expressionism
Royal Academy of Arts
24 settembre 2016- 2 gennaio 2017
www.royalacademy.org

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Men at work: la moda maschile ai tempi della partita Iva

Red Socs Appeal

La rivoluzione del panorama professionale moderno, che ha scardinato il paradigma della scrivania anni ’70 virando dagli uffici di rappresentanza centralizzati agli open space di periferia, passa inevitabilmente anche dall’abbigliamento: se la ventiquattrore, simbolo di una generazione e icona dell’uomo indaffarato che si destreggia fra banche e appuntamenti, ha lasciato spazio a tracolle baggy, in morbida pelle o tessuti tecnici, a zaini sportivi e pratici da indossare con elmetto e urban bike, sono soprattutto tre i dettagli che segnano la svolta epocale del workwear maschile:

  • socks: il filo di Scozia, appannaggio di una classe sociale abbiente e del lavoro in doppiopetto, è stato bypassato dal cotone più elastico e resistente; la tinta unita, nelle varie nuance dal sapore sobrio e formale, ha ceduto il posto a fantasie pop, dal gusto e dal disegno più disparati: un vero tripudio creativo di pois, pattern geometrici e mille righe.
  • Dalla cravatta alle bretelle: Come accessorio di punta di uno status professionale e sociale piuttosto avanzato, la cravatta ha segnato l’epoca ante 2.0: dall’artigianato d’eccellenza alle 85 possibilità di nodi esistenti, la cravatta è definibile come una vera e propria filosofia dell’abbigliamento. Gli smart-worker, simbolo di una generazione iper-connessa e ultradinamica, sembrano invece preferire l’uso delle bretelle, abbinandole a T-shirt (e non più camicie) e marcando un trend di rilevanza hipster, tocco eclettico di diversità, dettaglio anticonformista che fa di un capo molto âgée un simbolo rivisitato di “disobbedienza” fashion.
  • Gilet: Iniziato ad “accorciarsi” sin dai tempi di Luigi XVI, il gilet è da sempre una prerogativa del guardaroba maschile: se fino a vent’anni fa lo si abbinava di consuetudine al completo giacca-pantalone, rifinitura elegante di un abito da giorno, oggi viene indossato con nonchalance su jeans e bomber sportivi. Interpretato in chiave “rock”, in pelle o in lane mohair dal sapore british, il gilet è un accessorio che fa tendenza, meno impegnativo di una giacca, ma più elegante di una felpa. Il pezzo perfetto per una conference call delle 12.

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Normali Meraviglie. La Mano

Andy Bluvertigo, Cibic Aldo, Serra Annarita

Dal 4 Novembre al 4 Dicembre, Triennale Design Museum presenta la mostra Normali Meraviglie. La Mano, a cura di Alessandro Guerriero e Alessandra Zucchi: l’exhibition celebra l’interpretazione di artisti e designer internazionali di una Mano disegnata da Mimmo Paladino e da lui donata a Fondazione Sacra Famiglia, impegnata nel sostegno a persone con disabilità complesse.
53 artisti e designer di rilievo hanno dunque rielaborato, reinventato e rivestito le sculture alte 50 cm disegnate dagli ospiti del laboratorio di ceramica dell’ente.
Durante la charity gala dinner prevista per il 3 dicembre, le Mani verranno assegnate con una lotteria a chi avrà acquistato i relativi biglietti numerati, già disponibili in vendita.
Il ricavato andrà a favore della Sacra Famiglia per il sostegno dei laboratori occupazionali che la Fondazione promuove e attraverso i quali le persone con disabilità complesse acquisiscono fiducia e trovano occasioni preziose di inclusione sociale.
Al progetto NORMALI MERAVIGLIE per Fondazione Sacra Famiglia, inoltre, è stato appena assegnato da ADI il Premio per l’Innovazione ADI Design Index 2016.

Normali Meraviglie. La Mano
Dal 4 Novembre al 4 Dicembre
Triennale Design Museum
per informazioni: [email protected] 

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Bertozzi & Casoni: Il capitale umano. Tra consolazioni e desolazioni

La Galleria Antonio Verdolino ospita nel suo spazio espositivo modenese, a pochi passi da Palazzo Ducale, la personale di Bertozzi & CasoniIl capitale umano. Tra consolazioni e desolazioni.

La mostra, curata da Franco Bertoni, architetto, critico d’arte ed esperto di ceramica del Novecento, è inserita nell’ambito del programma del festivalfilosofia di Modena (16-18 settembre 2016). Partendo dal tema della manifestazione, l’agonismo, l’esposizione si sviluppa a partire da Polar Bear, un’installazione raffigurante un gigantesco orso bianco che i maestri della ceramica Giampaolo Bertozzi e Stefano Dal Monte Casoni hanno immaginato ingabbiato, prigioniero e a rischio di estinzione a causa dei mutamenti determinati dall’attività umana.

Attorno a questa figura emblematica della lotta evolutiva, altre opere indicano la dialettica di composizione e decomposizione, morte e rigenerazione che attraversano l’esistenza di individui e società, in un continuo pendolo tra consolazioni e desolazioni: sono i rifiuti che ciascuno lascia dietro di sé, piccole estinzioni locali che agitano il mondo delle cose anche nell’epoca dell’abbondanza.

Particolarmente significativa per la mission e l’identità della galleria, è la nuova opera tessile di Bertozzi & Casoni, raffigurante un alveare che a sua volta disegna un teschio: l’opera è interamente annodata a mano in seta, materiale che le dona un particolare “movimento” grazie al cambiamento del colore in base alla luce. Completa l’opera una cornice in ceramica che riproduce anch’essa un alveare da cui nascono più di 1000 fiori in ceramica.

Galleria Antonio Verolino, Modena
16 settembre – 24 ottobre 2016
Via Farini 70 angolo Piazza Roma – 41121 Modena
Orari: da lunedì a sabato dalle 9,00 alle 19,30
www.galleriaantonioverolino.com

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KNIT ART: LA MAGLIERIA DI ROBERTO COLLINA

Dal loft- laboratorio bolognese, dove è ancora oggi ubicata al sede produttiva dell’azienda, Roberto Collina ingaggia, ad ogni stagione, una sfida alle tendenze di settore: dedicato ad un retail di fascia alta e caratterizzato dal rigoroso impiego di fibre nobili – dal cammello ai merinos super light, dalla sete all´ice cotton – il brand è una celebrazione di artigianalità e tradizioni con quel tocco iconico e di astrattismo classico che rende il Made in Italy fiero di essere definito tale.

Un’anteprima della collezione Spring/Summer 2017 svelata in occasione del Pitti spicca, incontrastato, un girocollo pennellato in 100%lino con trattamento hand paint (dipinto a mano) che è un capolavoro di lavorazione finissima ed elevata creatività: una polo camouflage in punto mouliné, dalla resa fresca e la praticità assicurata, una seconda polo, a righe beige e nero, caratterizzata da un gioco di texture su base di lino e cotone, ed una maglia maltinta realizzata su base indigo/denim, ironica e brillante, completano la preview che si conferma estremamente attenta alla lavorazione delle trame, la ricerca dei materiali e il sapore contemporaneo rendono ogni capo non soltanto legato a un concetto di moda puro ma più a un rigoroso e attento studio design e proporzioni.

Roberto Collina è uno dei knitwear brand più esclusivi e sorprendenti del momento. Presente in Francia, Belgio, Olanda e Germania, il marchio nato nel 1953 a Crevalcore – quella provincia bolognese che è sinonimo di artigianalità e saper fare – sta registrando un ottimo successo anche nei paesi asiatici come il Giappone e la Corea del Sud.

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ECLETHNIC TOUR: PATRIZIA PEPE S/S 2017

La tournèe mondiale di una band è la fonte di ispirazione della collezione spring-summer 2017 di Patrizia Pepe: il viaggio di un gruppo di artisti che nella musica e nelle performance trovano la passione per stravolgere le convenzioni sociali.
Lamine gold, textures glitterate, occhielli/borchia, tonalità glamrock, definiscono il guardaroba di un eclettico frontman in un revival di camicie stampate, per un moderno lifestyle che alterna vintage ed evening, in entrambi i casi glamour.
I look si compongono di capispalla e giacche con fodere cangianti, corte con rever sciallati o lunghe 3/4, smanicate, PANTALONI alla caviglia in gabardina e raso di cotone, jacquard lucido-opaco e micro disegni in contrasto colore o ton sur ton. ACCESSORI, con cinture in vitello lavato, cravatte, papillon, pochette e bandane di seta, CALZATURE in pelle martellata e gold finish adatte sia per l’abito che per il casual e, must have della collezione, il mocassino con personalizzazione coin.

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