‘Summertime’, la stagione finale

Possiamo dire che Summertime, Baby e Skam sono state le serie teen “apriporta” di Netflix per l’Italia; quello adolescenziale era ancora un pubblico da sperimentare, che, come si era dimostrato in altri paesi, è sicuramente il più attento e sensibile alle novità.
Il successo per gli attori del cast, infatti, come nel caso di Ludovico Tersigni, è stato strabiliante, al punto di vederlo conduttore anche con sua sorpresa di X Factor 15.

Summertime stagione finale

Lo stile musicale della serie, tra successi del passato e nuovi talenti italiani

Come tutte le belle storie anche Summertime giunge alla sua conclusione, e lo fa contraddistinguendosi con le note di Scossa di Sangiovanni, brano inedito del cantautore vicentino, in anteprima nel trailer.
L’artista, che dopo la partecipazione a Sanremo 2022 continua a dare voce alla sua generazione, al desiderio di amore e spensieratezza, sarà anche presente nella serie tv nei panni di se stesso.

Sangiovanni Summertime
Sangiovanni in una scena di Summertime (ph. Francesco Berardinelli, © Netflix)

Si conferma inoltre l’originale stile musicale di Summertime, che pure in questa stagione finale mescola indimenticabili successi come Nessuno mi può giudicare di Caterina Caselli, Pedro di Raffaella Carrà e Luglio di Riccardo Del Turco con alcuni tra i più amati artisti del panorama musicale italiano contemporaneo come Blanco, Madame, Achille Lauro, Franco126, gli Psicologi, Tananai, Bartolini e Ariete, presenti anche nella colonna sonora della seconda stagione.

Summertime 3, trama e new entry del cast

Un’altra estate è finalmente arrivata sulla Riviera romagnola: Summer sembra pronta a vivere la stagione con la spensieratezza che non ha mai avuto, Dario riceve una proposta che non può lasciarsi scappare, Sofia ritorna con la paura di essere ormai un’estranea per i suoi amici, Ale è in preda a profondi sensi di colpa.

Summer, Ale, Dario, Sofia, Edo e Blue faranno un ulteriore passo in avanti verso la scoperta di se stessi, dei propri sogni e aspirazioni. La loro amicizia, oltre all’arrivo di nuove persone all’interno del gruppo, li porterà a capire qualcosa di importante di sé e del proprio futuro.
In questo loro percorso di crescita, oltre a un più ampio vocabolario emotivo, apprenderanno che – a volte – volere bene a qualcuno può anche significare dover rinunciare a qualcosa di sé.

Summer Summertime
Ale (Ludovico Tersigni) e Summer (Coco Rebecca Edogamhe) in Summertime 3

Il cast si allarga e arricchisce di attori talentuosi e carismatici come Cristiano Caccamo, Stefano Rossi Giordani, Emilia Scarpati Fanetti, Ludovica Ciaschetti.
La ricerca più faticosa, per gli autori, è stata quella dell’interprete di Luca: cercavano un attore che oltre a suonare e cantare, portasse un’energia dirompente al racconto e, nello stesso tempo, restituisse una certa fragilità al personaggio. Dopo decine di provini è arrivato Caccamo: con un giro di chitarra e un’improvvisazione con Coco, è stato infine trovato Luca, voce dei Foster Wallace.

La terza stagione di Summertime è stata forse la più complessa. Cattleya voleva infatti chiudere il percorso narrativo dei personaggi con un finale all’altezza delle aspettative del pubblico, che ha amato le storie di questi ragazzi vedendoli crescere.

Summertime Romina Colbasso
Giulia (Romina Colbasso) e Sofia (Amanda Campana) in uno degli episodi finali della serie (ph. Stefania Rosi)
Summertime Edo e Giulia
Edo (Giovanni Maini) e Giulia (Romina Colbasso) in una scena della terza stagione (ph. Stefania Rosi)

Filippo De Carli in ‘Guida astrologica per cuori infranti’

Dopo le tragicomiche vicende d’amore della prima stagione, Guida astrologica per cuori infranti torna a raccontare le vicende di Alice (Claudia Gusmano), con la seconda stagione uscita l’8 marzo su Netflix con 6 nuovissimi episodi a tema segni zodiacali.

Durante la prima stagione vediamo Alice in crisi per l’ex fidanzato Carlo (Alberto Paradossi), in procinto di sposarsi e di avere un figlio, che incontra Davide (Michele Rosiello), collega e presto fiamma della protagonista. Quando però, con l’aiuto dell’amico astrologo Tio (Lorenzo Adorni), le cose sembrano andare per il verso giusto, Alice scopre Davide mentre bacia un’altra, lasciandoci con un finale che mette in dubbio cio che sarà della loro relazione.

Guida astrologica per cuori infranti, credits Netflix
Guida astrologica per cuori infranti, credits Netflix

Durante la seconda stagione, Alice ritorna più confusa di prima fino a quando non incontra Giorgio (Filippo De Carli), personaggio di cui si innamorerà e che porterà non poche complicazioni alle dinamiche già esistenti tra i protagonisti della serie.

Ph. by Davide Musto

De Carli, come ci ha raccontato l’anno scorso in un’intervista, in realtà è approdato sullo schermo per casualità nel 2015, con il suo esordio cinematografico nel film La felicità è un sistema complesso.

Dopo questo primo progetto, però, ha deciso di seguire professionalmente la strada della recitazione iniziando dei corsi a Roma, fino a partecipare a progetti importanti come House of Gucci di Ridley Scott e la sesta stagione della fiction Rai di successo Un passo dal cielo.

Approdato quest’anno anche su Netflix, l’attore dimostra – coerentemente con la serie in questione – che il caso e la “fortuna” non bastano, e per ottenere dei risultati la determinazione e l’impegno sono fondamentali.

Per l’immagine in apertura, ph. by Davide Musto

Fab Five, 5 titoli in streaming da non perdere a marzo

Bridgerton 2, per tutti gli appassionati della prima stagione, dal 25 marzo su Netflix


Ph. Liam Daniel/Netflix

Secondo voi ci può essere qualcosa di più interessante di una serie che tocca temi legati al femminismo, annulla la discriminazione di genere, racconta delle rigide usanze sociali della Londra dell’inizio del 19° secolo, è piena di storie d’amore romanticissime, il tutto narrato da una segretissima voce che lascia trapelare gossip sconvolgenti? Io non penso.
Ebbene tutto questo è Bridgerton, il primo progetto di Shonda Rhimes insieme a Netflix, uscito il 25 dicembre 2020 e diventato ben preso un successo mondiale, con 82 milioni di utenti collegati nel primo mese; sicuramente il suo successo è dovuto al fatto che combina tutte le parti migliori di Orgoglio e pregiudizio e Gossip Girl.

Coinquilini impossibili (sembra davvero da non perdere) dal 1° marzo su Netflix



Sarà capitato anche a voi di convivere, almeno per un periodo della vostra vita, con qualcuno di impossibile. Di storie di coinquilini strani e bizzarri se ne sentono ogni giorno, ma le quattro storie raccontate nella docuserie Coinquilini impossibili, arrivata su Netflix il primo marzo e prodotta dalla Blumhouse Television di Jason Blum, sono sicuramente peggiori delle vostre. La serie sarà composta da cinque episodi.

Guida astrologica per cuori infranti 2, dall’8 marzo su Netflix



Se vi è piaciuta la prima direi di non perdervi la seconda stagione, con le avventure di Lorenzo Adorni in una Torino tutta da scoprire.
Non c’è da meravigliarsi se è passato così poco tempo tra una stagione e l’altra; essendo infatti la seconda già stata girata insieme alla prima, era molto probabile che Netflix annunciasse il rilascio delle puntate a distanza di pochissimo tempo da quelle del primo capitolo, disponibile sulla piattaforma dallo scorso 27 ottobre 2021.

Lucy and Desi, documentario Amazon Original, dal 4 marzo


Ph. Archive Photos/Getty Images

Lucy and Desi è il documentario d’esordio della regista, attrice e comica Amy Poehler che esplora il mondo reale di una delle coppie televisive più famose d’America. Lucille Ball e Desi Arnaz hanno rischiato tutto per stare insieme. Il loro amore reciproco ha portato alla creazione dello spettacolo più influente della storia della televisione, I Love Lucy. Desi – rifugiatosi in America da Cuba, dopo che la sua famiglia aveva perso tutto durante la rivoluzione cubana del 1933 – è diventato prima il frontman di una band, poi un attore e infine un brillante produttore e pioniere tecnico. Lucille è nata dal nulla e, con un’etica del lavoro senza eguali, ha costruito una carriera come modella, corista e infine attrice.

Il Re, dal 18 marzo su Sky


Ph. Andrea Pirrello

Il primo prison drama targato Sky Original, con Luca Zingaretti. La serie, in otto episodi diretti da Giuseppe Gagliardi (199219931994Non Uccidere), vede l’amatissimo attore romano protagonista nei panni del controverso direttore di un carcere di frontiera, sovrano assoluto di una struttura – il San Michele – in cui nessuna delle leggi dello Stato ha valore, perché il bene e il male dipendono unicamente dal suo giudizio. Fino a quando le indagini di un pubblico ministero (interpretato da Anna Bonaiuto) non intralciano il suo operato. Il Re è prodotta da Sky Studios con Lorenzo Mieli per The Apartment e con Wildside, entrambe società del gruppo Fremantle, in collaborazione con Zocotoco.

In apertura, ph. Liam Daniel/Netflix

Stranger Things 4 è in uscita in 2 volumi

Netflix annuncia l’uscita dell’attesissima quarta stagione di Stranger Things, che sarà rilasciata in due parti in uscita nel 2022: il volume 1 debutterà il 27 maggio, mentre il volume 2 il 1° luglio. Inoltre, confermate le voci che ci sarà una quinta e ultima stagioneatto conclusivo della serie.  

Per l’occasione i Duffer Brothers, creatori della serie, hanno scritto una speciale lettera aperta ai fan, in cui hanno annunciato la data di debutto dei nuovi episodi e condiviso altre informazioni sul futuro della serie. Svelati anche la locandina e quattro poster, uno per ogni location in cui è ambientata la quarta stagione: Russia, California, laboratorio e Creel House.



Sono passati sei mesi dalla battaglia di Starcourt, che ha portato terrore e distruzione a Hawkins. Mentre affrontano le conseguenze di quanto successo i nostri amici si separano per la prima volta, e le difficoltà del liceo non facilitano le cose. In questo periodo particolarmente vulnerabile arriva una nuova e orribile minaccia soprannaturale assieme a un mistero cruento che, una volta risolto, potrebbe mettere fine agli orrori del Sottosopra.



Dal suo debutto nel 2016, il fenomeno globale di Stranger Things ha ottenuto oltre 65 riconoscimenti e 175 candidature a premi tra cui Emmy, Golden Globe, Grammy, SAG, DGA, PGA, WGA, BAFTA, un Peabody Award, AFI Program of the Year, People’s Choice Awards, MTV Movie & TV Awards, Teen Choice Awards e molti altri. Lo show candidato per tre volte come Miglior serie drammatica agli Emmy è uno dei titoli più guardati su Netflix: la terza stagione ha totalizzato 582 milioni di ore di visione, classificandosi al secondo posto nella Top 10 delle serie in lingua inglese, mentre la seconda stagione si trova al decimo posto con 427 milioni di ore di visione. La serie Stranger Things è stata ideata dai Duffer Brothers ed è prodotta da Monkey Massacre Productions e 21 Laps Entertainment. I Duffer Brothers sono i produttori esecutivi, affiancati da Shawn Levy e Dan Cohen di 21 Laps Entertainment, e Iain Paterson.

 

Gomorra New Edition: di cosa si tratta? L’idea di Garrone

Il 21 agosto è stata presentata a Bologna una versione inedita di Gomorra, un montaggio che renderebbe più fluida la narrazione. Il regista ha infatti dichiarato di aver avuto, rivedendolo dopo 12 anni, delle difficoltà nel comprendere alcuni passaggi del film ed ha voluto in un certo senso rimediare.

Così, attraverso il suo profilo social, Matteo Garrone annuncia l’arrivo di una nuova edizione del suo film Gomorra, uscito nel 2008 e dal quale è ispirata anche la serie tv targata Sky, che è giunta alla terza stagione.

Gomorra il film del 2008

Il film è ispirato a sua volta dal best seller omonimo, di Roberto Saviano. All’uscita la pellicola fu apprezzata da pubblico e critica, accaparrandosi ben 7 Davi di Donatello e 5 European Film Awards, il premio delle Giuria al Festival di Cannes ed una prestigiosa nomination ai Golden Globes come miglior film straniero dell’anno, vinto poi, da Walzer con Bashir.

Ritratto della camorra e della criminalità contemporanea, Gomorra è un’immersione in una specie di universo parallelo, che ci spiega come la realtà superi la fantasia dietro i film che trattano di mafie. Si compone di quattro racconti che si intrecciano, quattro storie crude e tragiche ambientate ni quartieri napoletani o del casertano, che ci mostrano quanto sia difficile crescere in luoghi che sembrano dimenticati persino da Dio, e quanto possa sembrare impossibile sfuggire al proprio destino in circostanze del genere. Un film crudo, ma terribilmente realistico che sposta dall’interno la prospettiva del libro, rendendo ancora più angoscianti la narrazione.

Gomorra New edition

Questa nuova edizione verrà proiettata in anteprima a Bologna, in Piazza Maggiore, il 21 agosto. In occasione della rassegna cinematografica che si svolge ogni anno nella capitale emiliana, dal nome Cinema Ritrovato, organizzato dalla Cineteca.

Dopo dodici anni dall’uscita di uno dei suoi film più conosciuti e amati, Garrone rivela di voler proporre un nuovo montaggio del film per garantire una narrazione più chiara, così dice nel suo comunicato su Facebook. Poi chiarisce raccontando un aneddoto che coinvolge il figlio dodicenne. Garrone dice infatti, di essersi ritrovato in alcuni punti a spiegare le dinamiche poco chiare presenti nel racconto. Spinto dalla critica del figlio, quindi, il regista ha deciso di mettere in discussione il suo lavoro e di modificare il montaggio, mantenendo intatta la natura del film.

Siamo in attesa quindi, di rivedere il capolavoro del nostro cinema italiano in una veste nuova e più “chiara”, che siamo certi non ci deluderà. 

After life: la commedia nera di Ricky Gervais

Non fermatevi alle parole che leggete nelle sinossi, non abbiate paura di guardare.

After life, la serie tv targata Netflix, scritta diretta e interpretata da Ricky Gervais è la storia di un uomo che vive il lutto dovuto alla scomparsa della moglie morta di cancro; qui, l’ossimoro sembra essere dietro l’angolo perché vi accorgerete che si ride, eccome.

Per chi non conoscesse Ricky Gervais è sufficiente andare su youtube, godersi l’ultimo discorso fatto ai Golden Globe che ha presentato per ben cinque volte, e rendersi conto che pensare che abbia un approccio non proprio convenzionale è a dir poco eufemistico. 

Il famosissimo comico britannico interpreta Tony, un uomo di mezza età, giornalista del Tambury Gazzette, un giornale gratuito che lui stesso ritiene possa essere usato, nelle migliori delle ipotesi, come fondo delle lettiere per gatti, manifestando fin dalle prime battute, con frasi come questa, una repulsione verso qualsiasi essere umano che entri in rapporto con lui.

Il protagonista si fa carico di un’infelicità che non conosce consolazione ed è questa la base sulla quale lo spettatore interagisce con Tony al punto che sembra quasi affiancarlo nei ripetuti e successivi tentativi di risalita emotiva. Le puntate sono scandite da atti minimi di una quotidianità consumata da questo personaggio burbero quanto consapevole costretto a passare il tempo nella speranza che arrivi presto a fine giornata.

After life è una dramedy dal retrogusto tipicamento british, che palesa un punto di contatto tra sarcasmo e asprezza senza impedire che il tutto si affacci ad una forte umanità. La cornice di questo successo è l’ambientazione in una piccola cittadina che conferisce quel piacevole gusto di routine, oltre che i numerosi personaggi che affiancano Tony, bizzarri ed eccentrici, tanto da ricordare la citazione fatta nel corso di una puntata da una protagonista la quale afferma che a volte è come essere nel film ‘Qualcuno volò sul nido del cuculo’.

Ricky Gervais riesce, inoltre, nella impresa di descrivere l’amore sotto una luce completamente diversa, attraverso una visione a cui non siamo abituati, partendo da una posizione prospettica inusuale e lontana per raccontare una relazione: l’assenza.

Dopo le prime due stagioni è ufficiale l’uscita della terza, non prima però del 2021, ed è notizia di pochi giorni fa la concreta possibilità che Gervais si sieda ad un tavolo con i vertici di Netflix per discutere di una probabile puntata speciale di Natale. 

Federico Cesari, protagonista di Skam Italia

Il pubblico lo conosce e lo segue nel ruolo di Martino Rametta in «SKAM Italia», una fortunata serie ora molto seguita su Netflix che parla alle nuove generazioni affrontando tematiche molto attuali, come sesso e bullismo. Federico è una vera promessa del cinema italiano, che già a ventitré anni può vantare un percorso di tutto rispetto. Romano di nascita, classe 1997, la sua carriera inizia prestissimo a soli 12 anni, quando ha interpretato Andy nei Cesaroni.

Prima di Skam, l’abbiamo visto in diversi ruoli, dalla tv (Tutti i pazzi per amore 2, La Guerra è Finita) al cinema dove ha partecipato a produzioni  di Pupi Avati (Il figlio più piccolo) e Non c’è campo di Federico Moccia. Personaggio per natura molto social e seguito su Instagram. Ecco il racconto del suo percorso.

Tutto inizia con una piccola partecipazione in un film di Pupi Avati, che come ha raccontato l’attore “è iniziata un po’ per gioco, ma pian piano la consapevolezza di ciò che facevo è cresciuta ed è diventata una vera passione”.

In Skam invece emerge una maggiore consapevolezza del suo ruolo, oltre ai diversi temi trattati, che si diversificano nelle varie stagioni, l’obiettivo è quello di raccontare i ragazzi in modo vero, privo di filtri e di sguardi adulti e moralisti sulle loro vite. È uno spaccato della quotidianità di tantissimi giovani, con vite semplici, con elementi di certo radicati nei nostri anni, ma con tante dinamiche che sono familiari anche alle generazioni più grandi.

 “Spero che questo prodotto piaccia e possa raggiungere un pubblico più vasto possibile, visti i temi trattati; mi auguro che la gente non sia solo spettatrice, ma che riesca ad entrare nel punto di vista dei personaggi, visti comunque i fatti che stanno accadendo questi giorni lo ritengo più che necessario”.

Nella serie si parla di religione, sessualità e bullismo e Federico oltre a combattere in prima persona i pregiudizi, pensa sia molto importante per il soggetto vittima di discriminazioni avere un ambiente familiare attorno in cui sentirsi libero di essere se stesso completamente, senza paura di essere giudicato. “Purtroppo è più facile a dirsi che a farsi e un ruolo molto importante in questo è svolto dalle associazioni”. 

La speranza per il futuro da parte sua, è quella che il cinema continui a seguire la via che ha già intrapreso, ossia dare spazio a tanti giovani che hanno passione e talento da offrire. “Nella mia wish list inoltre, vorrei lavorare con Luca Guadagnino, Lars Von Trier, Ludovico Bessegato e tanti altri…”

Credits photo: Davide Musto

Netflix: i programmi più visti in Italia

Tante le serie tv Netflix che hanno cambiato le nostre giornate e ci hanno tenuto incollati allo schermo nei giorni di quarantena. Ma oggi che il lockdown sembra essere terminato, vogliamo tirare le forme e consigliarvi quelli sono i 10 programmi più visti in questo momento in Italia. 

Gli italiani, si sa, sono un popolo di sognatori e amano emozionarsi e seguire intrighi e storie complicate, quasi come a voler rivedere le vicende di vita quotidiana raccontate in una serie. Ma cominciamo a ritroso:

10 “Non ho Mai”

Migliorare il suo status sociale, é questo l’obiettivo della protagonista di questa serie. Una ragazza indo- americana, Devi, alle prese con la vita e le avventure quotidiane, che dovrà con fatica vivere. Amici, famiglia e sentimenti non le renderanno le cose così semplici. 

9 “Natale da Chef” 

Una commedia tutta italiana, con regia di Neri Parenti. Al centro della storia uno chef, Massimo Boldi, che si crede un genio della cucina ma che, in realtà, é tutt’altro: i suoi piatti sono tutto fuorché mangiabili. Le cose si complicano quando é invitato a partecipare alla gara d’appalto per preparare la cena del G7. Nel cast anche Dario Bandiera e Rocco Munoz. 

8 “Too hot too handle”

Dimenticatevi gli show dove dei giovanissimi sono rinchiusi in una villa di lusso a far baldoria, Too Hot To Handle supera i di gran lunga questo genere di show. I protagonisti, sì, sono dei giovani e bellissimi ragazzi, ossessionati dal sex appeal: ma pensate a cosa potrebbe succedere se gli venisse vietato loro qualsiasi forma di contatto sessuale. I dieci concorrenti condivideranno alla fine il premio finale di 100 mila dollari, sempre se non venisse decurtato man mano che uno di loro non infranga le regole. Uno show che vi terrà incollati allo schermo, nonostante l’alto tasso di “trash”. 

7 “Summertime” 

Una serie ispirata ai romanzi di Federico Moccia in cui gli adolescenti fanno da protagonisti in storie che si intrecciano e amori passionali. Al centro della serie due giovani, l’uno dall’altro proveniente da ambienti totalmente diversi, che si innamorano durante un’estate sulla riviera adriatica. Una teenager drama perfetta per chi ama sognare gli amori e le vicende giovanili delle estati. 

6 “White Lines”

Serie televisiva spagnola che vede protagonista Zoe Walker, una ragazza che cerca a tutti costi la verità sulla scomparsa del fratello Axel mentre lavorava come DJ a Ibiza. La sorella decide di recarsi nel luogo della scomparsa dove ben presto imbocca una via di pericoli e degrado. Adrenalinico e intrigante. 

5 “Into the night” 

Un gruppo di persone si ritrovano dirottate su un volo da Bruxelles a Mosca, il quale si dirige a ovest nel tentativo di sopravvivere a un evento catastrofico solare che uccide tutti gli organismi viventi durante le ore di luce del giorno. Per chi ama il tema “fantasy” con catastrofi naturali, vi terrà incollati allo schermo. 

4 “Vis à vis – Il prezzo del riscatto”

É la storia di Macarena, una donna che, aggirata dal suo capo, commette crimini manipolazione e appropriazione indebita nell’azienda in cui lavora. Viene scoperta e accusata di quattro reati fiscali, per i quali è provvisoriamente detenuta nella prigione di Cruz del Sur. Lì scopre un mondo fatto di pericoli e agguati, alla ricerca del suo “spazio” vitale. 

3 “The last dance”

Una docuserie per appassionati di sport e delle vicende legate alla carriera di Michael Jordan e alla storia dei Chicago Bulls degli anni ‘90 con filmati inediti della stagione 97-98. Un tuffo nel passato in una delle vicende più seguite dell’ultimo secolo raccontate da una troupe cinematografica della NBA Entertainment. 

2 “La missy sbagliata”

La trama racconta di un uomo che conosce per caso una donna bellissima e spinto dall’amico decide di invitarla a un evento aziendale alle Hawaii. Si accorge però troppo tardi di aver scritto alla donna sbagliata, un’omonima fuori di testa che aveva incontrato tempo addietro durante un appuntamento al buio non andato bene. Da qui una serie di vicende ed equivoci che vi terranno incollati allo schermo. 

1 “Skam Italia” 

Un dramma adolescenziale raccontato attraverso l’occhio di ragazzi alle prese con la propria identità, le prime cotte, i problemi familiari e le questioni di genere, il revenge porn, il femminismo. Quattro stagioni che decretano il successo di Skam, inizialmente cancellata, ma poi rinnovata con la quarta serie. Un successo, quello di Skam, che è sicuramente uno specchio dei giovani di oggi con paure ed emozioni proprie dei millennials alle prese con la vita quotidiana.

“The last dance”, il documentario che tutti aspettavamo

C’è un documentario, del quale si parlava già da molto tempo, che è il protagonista indiscusso dello scenario televisivo mondiale, che ha catturato l’attenzione degli appassionati di basket e non. Stiamo parlando di “The last dance”, distribuito in oltre 190 Paesi e trasmesso, in Italia, dalla piattaforma Netflix.

Il regista, Jason Heir, condizionato dalle esigenze commerciali dipese dalle restrizioni legate al coronavirus, è stato coinvolto in una rapida corsa contro il tempo per poter trasmettere il documentario che non è stato ancora completato e colmare così il vuoto lasciato dall’assenza degli eventi sportivi.

The last dance è uno spettacolo nello spettacolo che racconta, con la voce dei protagonisti, l’epopea sportiva di una squadra diventata un’icona senza tempo, i Chicago Bulls, ed è così che subito prende la scena l’uomo divenuto trascendenza di un’immagine andata ben oltre alle imprese fatte sul parquet di pallacanestro, Michael Jordan, e non poteva che essere lui il protagonista di aneddoti che fanno letteralmente impazzire chi ama lo sport.

La scelta del titolo del documentario è ineluttabilmente legata ad un’espressione usata dalla mente che faceva capo a quel coacervo di personalità così diverse ma complementari tra loro, Phil Jackson, allenatore di quei strepitosi Chicago Bulls, al quale, poco prima dell’inizio della stagione 1997/1998, venne chiesto di recarsi nell’ufficio del General Manager Jerry Krause, il quale gli disse tranchant che quella sarebbe stata l’ultima stagione. La cassa di risonanza della notizia fu forte quanto la consapevolezza che per Jordan e compagni sarebbe stato, appunto, l’ultimo ballo.

5 serie Netflix che fanno discutere

Da quelle a sfondo religioso, ai reality show oltre oceano, agli scandali delle baby squillo, abbiamo preparato per le vostre serate in quarantena una mini guida sulle serie tv Netflix che fanno discutere e scatenano dibattiti . 

Cinque tematiche attualissime, cinque visioni differenti che potrete veder sviluppate attraverso le serie in questo momento sul canale streaming più chiacchierato del momento. 

MESSIAH

“Ti convertirà”? È lo slogan che appare sul poster ufficiale di Messiah , serie tv che ha creato non poche polemiche per il suo filo conduttore a sfondo religioso . 

Messiah è la storia di Eva Geller, agente della CIA incaricata di investigare su un uomo misterioso, capace di avere un gran seguito in tutto il mondo. Ciò  che gli permette di conquistarsi la cieca fiducia dei seguaci è il presunto potere di compiere miracoli, ed Eva deve ripercorrerne i passi per comprendere cosa c’è dietro. Si tratta di un vero leader religioso o di un ciarlatano? Oppure, peggio ancora, di un truffatore? Guardatelo per scoprire . 

TOO HOT TO HANDLE 

Dimenticatevi gli show dove dei giovanissimi sono rinchiusi in una villa di lusso a far baldoria, Too Hot To Handle supera i di gran lunga questo genere di show.

I protagonisti, si, sono dei giovani e bellissimi ragazzi, ossessionati dal sex appeal: ma pensate a cosa potrebbe succedere se gli venisse vietato loro qualsiasi forma di contatto sessuale. I dieci concorrenti, condivideranno alla fine il premio finale di 100 mila dollari, sempre se non venisse decurtato man mano che uno di loro non infranga le regole. Uno show che vi terrà incollati allo schermo, nonostante l’alto tasso di “trash”. 

YOU 

Giunto alla 4 stagione, You ha registrato fin da subito un grande successo. Soprattutto per la trama: Joe Goldberg è un libraio, appassionato di letteratura e colto. 

Quando un giorno nel suo negozio entra Beck, aspirante scrittrice alla ricerca di se stessa, Joe decide che è lei la donna che deve avere. Ma a iniziare non è una storia d’amore, ma una storia di ossessione in cui il protagonista è uno stalker con inganni, stratagemmi per circuire la propria vittima. Ma d’altro canto Joe viene designato come “protettore” della donna che ama, a tal punto da scatenare dibattiti sullo stalking. Il film ci porta a riflettere attraverso la mente malata dello stalker creando quasi un’empatia con lo spettatore. 

THE SINNER 

Sui vari siti dedicati alle recensioni dei film di Netflix, si legge che The SINNER è uno di quei horror Movie così spaventosi che non si riesce a finire di guardare. Si, proprio così, la serie horror racconta di una donna e madre depressa che accoltella un uomo apparentemente innocente, in una tranquilla e ordinaria giornata al mare con la famiglia . Ma cosa si nasconde dietro l’efferato gesto ? E perché la serie di cui è protagonista l’attrice Jessica Biel viene definita “spaventosa” dagli utenti ? Lo scopriremo solo guardandola , ce la farete

BABY

È stata una delle serie più criticate per la forte tematica della prostituzione minorile. Ma a essere criticata, più della tematica stessa, è stata la visione, sostengono alcuni, con la quale è stata sviluppata, considerata troppo superficiale. Ma altri ammettono invece di aver esplorato un mondo sotterraneo in continua crescita, sta di fatto che le vicende delle baby squillo sono da sempre al centro dei media e opinione pubblica e soprattutto dopo questa serie che vi terrà incollati allo schermo data la sua impronta da soap opera. 

Intervista a Jan Michelini, regista di “Diavoli”

Jan Michelini è un regista dal talento internazionale, infatti ha costruito le basi della sua carriera proprio respirando e carpendo i segreti di grandi maestri che lo hanno guidato. Fin da giovanissimo ha cercato di lavorare al fianco di visionari professionisti come Mel Gibson. Si divide tra un set e l’altro senza trascurare la sua bellissima moglie Giusy Buscemi, già Miss Italia, da cui ha avuto due bellissime bimbe.

La sua ultima fatica “Diavoli” è in onda sui canali SKY dal 17 Aprile con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey protagonisti.

Dove stai trascorrendo la tua quarantena?

Ovviamente a casa, vivo a Roma e più precisamente a Trastevere, grazie al cielo abbiamo una bella terrazza che permette di avere un po’ di sfogo, e soprattutto con due bambini piccoli che non possono uscire è davvero indispensabile. Nel frattempo, mi sono trasformato in colf.

Diamo che la più grande se ne sta accorgendo perché ogni tanto ci fa capire di voler tornare al nido dai suoi amici, l’altra non se ne rende conto perché ha sei mesi.

Che differenza trovi nel girare una fiction italiana ed una internazionale?

Di base il mio lavoro non cambia, la differenza la fanno solo le risorse che si hanno a disposizione per realizzare il progetto.

Ovviamente in una produzione internazionale avendo più giorni a disposizione si può dare più sfogo alla creatività.

E poi ci sono serie come “DOC: nelle tue mani“ dove invece ti chiedi come fare ad ottenere un prodotto di altissima qualità con meno mezzi, e li posso dire che nascono i veri miracoli.

Ti aspettavi il grande successo della serie “DOC”?

Quando avevo letto la storia scritta da due grandissimi autori, per altro realmente accaduta, ho capito immediatamente che c’era una storia forte con dell’ottimo materiale su cui poter lavorare.

Soprattutto nella fase di montaggio mi son reso conto di continuare a provare emozioni diverse, poi la scelta della messa in onda in un momento così difficile dove eravamo bombardati da immagini di medici ed ospedali.

Credo che il pubblico ci abbia premiato in quanto è una serie televisiva che comunque porta a credere nella speranza.

Il finale invece lo vedremo a settembre?

Sì, quando è scattato il blocco totale ci mancava ancora una settimana di riprese, ed anche una parte di montaggio, ma quello son riuscito a farlo da casa con l’oramai noto “smart working”.

Che hai pensato quando ti è stata offerta diavoli?

Beh, la prima cosa è stata: studia, studia! Era un argomento che non conoscevo assolutamente, non conosco la finanza, non investo quindi era una scoperta anche per me.

Non conoscevo le radici profonde di un territorio di guerra, che giorno dopo giorno può decidere le sorti dei paesi.

È una serie che non da un giudizio morale sulla finanza, anzi permette al telespettatore di farsi una propria opinione e capire quale può essere il bene e quale il male.

Diavoli è un titolo che può essere frainteso, ma non posso ovviamente svelare le vere origini altrimenti svelerei la fine della serie, ma non si riferisce all’entità spirituale diabolica.

La scelta del cast l’hai fatta tu o era già sul tavolo quando sei arrivato?

In quel momento non era ancora definito, ma ci stava lavorando il titolare della prima parte della serie, però devo dire che è stato un lavoro svolto totalmente a quattro mani e chi meglio di Alessandro Borghi e Patrick Demsey per quei ruoli, credo nessuno.

Regista e Miss, è da sempre un connubio che funziona, come vi siete conosciuti?

La prima volta è stato ad un evento di beneficenza dove lei era testimonial, io son andato di corsa giusto per salutare, ed un amico me l’ha presentata, ma non ci siamo assolutamente filati.

Ci sono voluti almeno tre anni di incontri casuali, avevamo entrambi dei pregiudizi a vicenda, che poi con un viaggio in treno sono crollati in un attimo.

UNORTHODOX: L’incursione ribelle della gioventù Ebrea spopola su Netflix

Unorthodox è una delle serie Netflix del momento che ci racconta la storia di una giovane ragazza ebrea in cerca di ribellione. 

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=-zVhRId0BTw&feature=emb_logo

La protagonista è infatti Esther Shapiro, detta Esty, diciannovenne nata a New York all’interno di una comunità ortodossa chassidica chiamata Satmar. Viene sposata da un uomo, ma il matrimonio è alquanto infelice poiché i due coniugi non riescono ad aver figli. Tale fatto spinge il marito a procedere col divorzio. Poco dopo l’accaduto, Esty scopre di essere incinta, e vola dalla madre a Berlino per cominciare una nuova vita con tanto di nuove conoscenze, dando il via ad un cammino di emancipazione, non privo di intralci. 

Con queste premesse, Netflix ha lanciato la prima miniserie in lingua yiddish, idioma ebraico parlato in varie puntate (nonostante gran parte dei dialoghi siano doppiati in italiano). La trama è ampiamente ispirata ad una storia vera, quella di Deborah Feldman e ripresa dall’autobiografia di Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots, che ritrae il trambusto presente nel microcosmo gerarchico Ortodosso. 

Inoltre, l’ambientazione delle scene filmate a Berlino sono state create volutamente dagli autori. Nel contempo, la protagonista Shira Haas sembra essersi calata perfettamente nella parte, cimentando la miniserie in una mise en scène d’impatto che evoca i cliché della cultura Ebraica. 

A voi,  5 motivi che esplicitano il perchè questa serie è da non perdere…

Nulla è ciò che sembra;

Una storia di dolore e di rinascita, di una semplice ragazza alla ricerca della felicità;

Tutti i precetti, benché possano risultare lontani dai costumi odierni, ricostruiscono tematiche sociali in vigore al giorno d’oggi;

I temi dell’emancipazione vengono ripercorsi con costanza;

Le moribus vitae, in altre parole, le tradizioni di vita creano un mix dinamico,     rivoluzionario e di continua scoperta.

Le 6 serie televisive che non puoi perderti

Le serie tv ormai fanno parte della nostra vita. Tornati a casa dal lavoro, stacchiamo la spina per rilassarci sul divano, e via, la mente vola. Prima dell’era della web tv, c’era “l’appuntamento fisso”, il giorno della settimana in cui ci si trovava a casa dell’amico “con la parabola”. Adesso, soprattutto dopo l’arrivo di Netflix, possiamo vedere il nostro serial preferito quando vogliamo. Quali saranno le serie che ci terranno incollati allo schermo nei prossimi mesi?

Parlando di Netflix, è impossibile non evidenziare il successo del “legal-drama” Suits, ormai giunto alla sesta stagione in Italia (la settima è in fase di lavorazione negli Usa). Un serial che fa dello stile il suo marchio di fabbrica, oltre alle già collaudate vicende amorose contornate da litigi, all’interno di uno studio legale newyorkese. Già il nome della serie, Suits, ci suggerisce una delle passioni del protagonista: il classico completo da ufficio, declinato nello stile impeccabile dell’avvocato Harvey Specter (Gabriel Macht), che fa della pochette bianca nel taschino il suo must. Motivo in più per guardare la serie, Meghan Markle. La futura principessa (è compagna del principe Harry d’Inghilterra) interpreta Rachel Elizabeth Zane, l’assistente della Pearson & Hardman, lo studio legale attorno a cui ruota la trama. Sui prossimi episodi che vedremo, ha qualcosa da dire Gabriel Macht: «La serie sta prendendo una piega molto realistica, gli spettatori non vedranno più degli avvocati “supereroi”, ma persone comuni con i loro problemi, che devono affrontare vere difficoltà».

Altra serie cult da vedere (e rivedere, per chi si fosse perso le prime due stagioni) è Twin Peaks. Esclusiva di Sky Atlantic, il terzo capitolo della serie cult del genio David Lynch, riprende 25 anni dopo il termine della seconda stagione. Ritroviamo, tra i 217 attori del cast, protagonisti vecchi e nuovi (come Monica Bellucci) e il sempre elegantissimo agente speciale Dale Cooper, con il suo classico completo scuro e camicia bianca. Dopo aver scoperto chi ha ucciso Laura Palmer, quasi trent’anni fa, l’agente dovrà vedersela con nuove esperienze sovrannaturali, che fanno ritorno nelle foreste che circondano Twin Peaks. Non possiamo scrivere altro, sappiamo quanto i fan delle serie odiano gli spoiler. E, conoscendo Lynch, ci saranno parecchi colpi di scena. E anche qualcosa di più: «Non potevo non realizzarlo, Twin Peaks viveva nel mio subconscio. Non ho intenzione di fermarmi qui», si sbilancia il regista. Dobbiamo aspettarci una quarta stagione?

Sempre marcata Sky, la serie che ha appassionato milioni di italiani: il Trono di Spade. La trasposizione dai libri Cronache del ghiaccio e del fuoco di George R. R. Martin è arrivata alla settima stagione, che potremo vedere a luglio, in contemporanea con la messa in onda negli Stati Uniti. Queste nuove sette puntate saranno il preludio al gran finale, previsto per il 2018, quando le guerre per conquistare il trono di Westeros avranno termine. Come sempre, gli scenari che faranno da sfondo sono incredibilmente affascinanti: le riprese si sono svolte per tutta la stagione fredda in giro tra Irlanda del Nord, Spagna e Islanda. Adesso possiamo dirlo: l’inverno è davvero arrivato. Ed è d’accordo con noi anche Jon Snow, ossia Kit Harington: «Questa settima serie sarà la più cupa e dura per i personaggi, prima del lieto fine, se così possiamo chiamarlo, dell’ultima stagione».

Altra serie (stavolta di Netflix) che è partita in sordina, ma ha guadagnato via via la fiducia del pubblico, è Stranger Things. Sembra, ma solo a prima vista, una serie tv per un’audience giovane, ma solo perché i protagonisti sono dei ragazzi. L’atmosfera horror, il grande pathos e l’ambientazione – una fittizia cittadina americana dell’Indiana, negli anni ’80 – la rendono una serie “adulta”, che ha molto in comune con la già citata Twin Peaks, a partire dalla colonna sonora al limite dell’angoscioso. La seconda stagione è in programma nel giorno di Halloween 2017, quindi c’è ancora un po’ di tempo prima di mettere i popcorn in microonde e sederci sul divano, ma intanto, per entrare in tema con la trama, potete tirar fuori le vostre camicie di flanella a quadrettoni, il capo preferito dai personaggi della serie. I ragazzi-detective tornano, quindi, per continuare le loro investigazioni, perché, come assicurano i due ideatori della serie, Matt e Ross Duffer, «Abbiamo solo scostato le tende sul mondo del “Sotto Sopra”, ora vogliamo esplorarlo». I fan sono avvisati, nuovi misteri e nuove creature mostruose li aspettano.

Per i maniaci degli intrighi di potere e politici, non può mancare House of Cards. Sempre targata Sky Atlantic, è iniziata a fine maggio quindi siete ancora in tempo per gustarvela (anche su NowTv, l’ottima internet tv di Sky). I nuovi 13 episodi della quinta stagione partono da dove eravamo rimasti alla fine dell’anno scorso, quando il presidente degli Stati Uniti d’America Frank Underwood (Kevin Spacey) e la first lady Claire avevano salutato il pubblico con questa frase: «Noi non subiamo il terrore, noi creiamo il terrore». In questi nuovi episodi, Underwood sfrutterà le paure dei cittadini per ottenere nuovi voti. Intervistato di recente, Spacey ha dichiarato: «Quello che è interessante è che chi guarda lo show qualche anno fa pensava, “Diavolo, tutto questo è folle. Non potrebbe mai accadere”. E dopo diciotto mesi gli spettatori hanno invece pensato “Oh, aspetta un secondo, i fatti raccontati in House of Cards potrebbero accadere davvero. O stanno già accadendo”. Penso che siamo più spaventati di quanto lo siamo mai stati».

Grandissima attesa per Mindhunters, il serial che vedremo in esclusiva su Netflix a partire da ottobre. D’altra parte, cosa potevamo aspettarci dal regista di House of Cards, Seven e Zodiac? La serie è ambientata nel 1979 e ha per protagonista l’agente Bill Tench (Holt McCallany) che, insieme al collega Holden Ford (Jonathan Groff), cerca di scavare a fondo nella psicologia dei serial killer per risolvere i casi. Una sorta di calderone in cui hanno buttato dentro Lie to Me, True Detective e Criminal Minds, per un risultato che, secondo gli addetti ai lavori, è un affascinante viaggio nella mente degli assassini. Sarà un successo assicurato, è già stato rinnovato l’accordo per una seconda stagione, ancor prima del debutto ufficiale.

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Le serie tv e il look: da How I met your mother a Games of Thrones

L’abito non fa il monaco, ma per le serie tv sì.
Se è vero che le serie televisive negli ultimi cinque anni sono migliorate nella regia, nella sceneggiatura, nella fotografia e nella scelta del cast, allo stesso modo è sempre più ricercata, e spesso decisamente efficace per la riuscita di un personaggio, l’attenzione e la cura riposta nel suo stile, dal guardaroba agli accessori, basta pensare al cappello “pork pie” di Walter White in Breaking Bad.
L’abito non fa il monaco, ma può fare il personaggio dunque? Se Barney Stinson di How I met your mother non fosse così patologicamente affezionato ai suoi abiti, alla loro manifattura, ai loro tessuti e al loro tailoring effect, non sarebbe Barney Stinson. O meglio, non sarebbe il Barney che conosciamo dalle prime puntate ma quello attivista in politica, povero e romantico che si intravede in qualche flashback. E non avrebbe lo stesso appeal. Allo stesso modo Neal Caffrey in White Collar, ladro e falsario gentiluomo che fa perdere la testa a tutto il mondo femminile della serie (e non solo), pur avendo il caviglieria di sicurezza firmata FBI riesce sempre ad essere impeccabile, con outifit perfettamente costruiti ai quali aggiunge un tocco di ironia swing con il cappello Trilby. Su di lui hanno la meglio camicie con cravatte slim e abiti stretti. Classe e buone maniere imprescindibili, sempre. Davvero ineccepibile come le sue azioni, essenziale come le sue parole e senza tempo come la sua professione, è lo stile di uno dei personaggi ideati e recitati meglio delle ultime produzioni americane: Frank Underwood, re di House of Cards. Un’eleganza che convince, data da uno stile equilibrato, che punta sui valori della sicurezza e della solidità, classico e ugualmente moderno: le apparenze non vengono mai intaccate e permettono all’animo machiavellico di Mr. Underwood di raggiungere il fine. D’altronde è l’uomo del Presidente e poi diventa Presidente, il look in carriera cresce così come cresce il suo personaggio. Da questa parte dell’Oceano, in terra inglese, anzi londinese, vale la pena fermarsi su Elementary, versione rivisitata di Sherlock Holmes. Jonny Lee Miller è perfetto nel ruolo così come il suo stile assolutamente brit-cool. Camicie con stampe scozzesi o geometriche quasi sempre indossate con gilet a contrasto, pantaloni skinny e cappotti di lana con bavero largo. Lo Sherlock di oggi abita a Brooklyn perché si è trasferito a New York, ma il suo cuore rimane brit sempre, lo vediamo dal look e lo vediamo dal modo di esprimersi e di comportarsi, non sarebbe stato lo stesso Sherlock senza questo. Menzione speciale allo stile delle serie in costume: Game of Thrones, Mad Men o Viking ad esempio. Non è solo una questione di abiti, ma di personalità e ruoli. Dopotutto, John Snow e Tyrion Lannister non avrebbero lo stesso charme altrimenti, così come Don Draper e Roger Sterling non sarebbero rappresentanze perfette del meglio degli anni ’60 americani. Non è da meno, lasciatecelo dire, l’ambizioso guerriero vichingo Ragnar Loðbrók, in bilico tra storia e meravigliose leggende, dove oltre al look studiato da super costumisti è l’aspetto da barbara canaglia a lasciare nel segno, questa volta però, a partire da barba e capelli.

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