La mini guida su Roma


Roma è la città delle quattro stagioni, piace sempre, e anche se mormora di voci, i riflessi delle ombre sulla maestosa Fontana dei Quattro Fiumi di Piazza Navona regala un religioso silenzio interiore, dove poterci vedere tutti gli occhi che l’hanno attraversata nel corso della storia romana. 


Roma è un uomo semplice dall’abito distinto ed elegante, i musei ed i palazzi che l’attraversano parlano da sé, a volte nostalgici, a volte acciaccati dal tempo, ma conservando sempre una qualche virile dignità. 
Per poter guardare dentro Roma si ha bisogno di mille occhi e molto cuore; la linea retta che collega il proprio sguardo allo spazio deve salire su fino al cielo, dove solenni colonne si ergono a formare quelle che un tempo furono dimore di imperatori romani. Più ci si apre, più Roma regala bellezza, ma anche per chi ha poco tempo, così da prenderla a pizzichi e bocconi, Roma regala delle piccole chicche dove fare tappa per una due giorni full immersion. 




Museo MAXXI – Museo Nazionale delle arti del XXI secolo

Della materia spirituale dell’arte” è la collettiva presente al MAXXI, Museo Nazionale delle arti del XXI secolo, cui partecipano diciannove artisti di fama internazionale chiamati a raccontare il tema dello spirituale attraverso il loro sguardo contemporaneo. Yoko Ono, tra questi, risponde con un progetto in cui spiritualità è condivisione e ci chiede di creare con lei l’opera, una ricerca comune, con risposte e cammini diversi.

La ricerca della spiritualità è una riflessione a lungo percorsa nella storia dell’arte, che ha quasi sempre visto il tentativo di rappresentare il non rappresentabile attraverso l’astrazione dell’arte; Yoko Ono invece mette in gioco l’elemento materiale, chiede di trasformare un pensiero, un sogno, una parola, in qualcosa di visibile, e allora lo spazio bianco prende forma, si fa vivo, e per farlo abbiamo a disposizione colori e pennelli e tutta la nostra creatività.

La mostra è visitabile fino al 15 marzo 2020



Palazzo Barberini

Palazzo Barberini è sito in via Quattro Fontane e ospita l’importante Galleria Nazionale d’Arte Antica dove sono custoditi, insieme a Palazzo Corsini, i più grandi capolavori dell’arte pittorica. Fino al 1949 il palazzo fu dimora storica della famiglia Barberini per poi essere venduta allo Stato Italiano; la celebre scala elicoidale opera di Borromini collega i piani dell’attuale museo dove al piano nobile si estende il famoso affresco realizzato tra la fine del 1632 e il 1639 da Pietro da Cortona, il “Trionfo della Divina Provvidenza”. 400 metri quadri di soffitto con un vortice di figure , elementi naturali e architettonici che coinvolge lo spettatore in una straordinaria avventura visiva ed emozionale. Il tema fu elaborato dal poeta di corte Francesco Bracciolini da Pistoia sotto il pontificato di Urbano VIII, e tendeva ad esaltare il Papa, la sua famiglia e la Chiesa.

Nelle prime sale ci da’ il benvenuto un “Nudo femminile di schiena” di Pierre Subleyras (1740 cca); non ci è dato sapere il nome del soggetto, né possiamo riconoscerlo o intuirlo, come spesso accadeva dagli abiti, dagli orpelli, dai simboli o dalle iconografie; l’identità è un mistero ma la presenza di questa donna, nella completa nudità del corpo, si fa sentire ed anticipa di un secolo l’imbarazzo che un altro francese, il pittore Eduard Manet, provocherà con più scalpore con il ritratto di Olympia.

Nel salone dedicato al Caravaggio sono conservate tre opere fondamentali del grande artista: Giuditta taglia la testa a Oloferne, Narciso e San Francesco. La prima, 1600 cca, raffigura l’uccisione del generale assiro Oloferne per mano di Giuditta, così come narrata nell’Antico Testamento tra i testi Deuterocanonici (Giuditta, 13,9-10). Per chi non conoscesse la storia, Giuditta è una giovane vedova ebrea che vive a Betulia, città assaltata dalle truppe degli Assiri, guidati da Oloferne. Per salvare il proprio paese Giuditta decide con coraggio di sedurre l’uomo per poi ucciderlo in un momento di debolezza, mentre ubriaco si addormenta, decapitandolo. Nel dipinto Caravaggio descrive perfettamente i tratti che animano l’eroina, stessa enfasi che spinge il pennello a disegnare la paura negli occhi di Oloferne. Sullo sfondo della scena un drappo di un rosso fiammante accentua la teatralità del gesto, amplifica il sensazionalismo di un attacco a sorpresa, oggetto che Caravaggio userà spesso in altre sue opere.

Giuditta e Oloferne, Caravaggio 1600 cca

Identica scena vista dalla mano di Francesco Furini (Giuditta e Oloferne 1630-1635), con l’aggiunta di dettagli ambigui e sensuali, incorniciati sotto una tenda in piena notte, come la gamba nuda di Giuditta e il piede che indica in basso i sandali slacciati, come recita il testo biblico: “i suoi sandali rapirono gli occhi di Oloferne” e con queste armi il conquistatore fu conquistato.

Il secondo piano del palazzo ospita dal 2011 alcune opere del frivolo ‘700 , come “La piccola giardiniera” di Francois Boucher e “Fanciulla che esce dal letto” di Jean Frédéric Schall.



Madeleine, Via Monte Santo, 64

Madeleine è un bistrot in stile belle époque sito nel quartiere Prati di Roma; a pronunciarlo viene subito in mente quel dolce francese assaporato da Proust che lo riportò a memorie involontarie. Ma non solo madeleine, il locale accoglie gli ospiti dalla prima colazione alla cena, si comincia con un pain au chocolat, crostate, Saint Honorè, macarons allo zafferano, cassis e pistacchio, tarte citron meringuée, millefoglie con chantilly e frutti di bosco, e si passa all’arte della mixology con un cinquieme arrondissement fatto di gin, sambuco, lime, simple syrup e vino rosso, per concludere con un rollè di coniglio farcito, funghi, parmigiano e puntarelle. 
Alle pareti non potevano mancare i ritratti del grande scrittore che li ha ispirati, Proust per l’appunto, e una collezione di teiere che farebbero impazzire Csaba dalla Zorza. Al piano inferiore carta da parati in stile chinoiserie, e le collezioni di farfalle, utili come scusa per invitare a cena una gentil dama. 

Madeleine, Roma



PACIFICO Ristorante

A Palazzo Dama, uno degli hotel 5 stelle della capitale, ha aperto il secondo “Pacifico”, ristorante con cucina peruviana-nikkei, dopo il successo del primo spazio milanese. 
Jaime Pesaque, Corporate Chef di PACIFICO, è considerato tra i migliori chef Peruviani al Mondo, ed è l’ideatore del ricco e prelibato menu definito “la massima espressione della cucina Nikkei in Italia”, dominato da ceviche, tiradito rivisitati, tacos e anticuchos, crudi italo-giapponesi e una ampia selezione di Dim Sum accompagnati da salse peruviane.

Dell’oceano, come elemento di unione tra i paesi, ha preso il colore blu intenso dei drappeggi e delle poltrone; i grandi chandelier illuminano le sale con una luce perfetta per una cena tête-à-tête, soffusa e calda, così dev’essere; i tavolini in vetro laccato, i dettagli in ottone, maestose palme e l’affaccio alla piscina circondata da un giardino fruttato, conferiscono al locale un’aria elegante ed esotica.
Fino a tarda sera, per gli animali notturni, il bar di Palazzo Dama diventa Pisco Bar, dove poter gustare l’omonimo cocktail a passi di danza.




Hotel Lord Byron, via Giuseppe De Notaris, 5


Antica dimora patrizia nell’elegante quartiere Parioli, l’Hotel 5 stelle Lord Byron è il luogo più esclusivo e riservato dove poter alloggiare durante il vostro soggiorno nella capitale. 

Vicino alla splendida Villa Borghese e a pochi minuti da Piazza del Popolo, questa storica villa in stile Art Deco’ offre il servizio impeccabile e discreto di una struttura alberghiera e l’accoglienza calda e premurosa di una casa privata. 

Qui un tempo alloggiavano gli illustri personaggi dell’aristocrazia, oggi, in gran segreto, si riuniscono nelle sale del ristorante politici, attori e il jet set del cinema italiano e internazionale. 


Suite, lounge, spazi comuni, sono legati da un comune denominatore: la donna. Deliziosi ritratti femminili accompagnano le sale del Lord Byron in una marcia che è un inno alla donna. Sono donne in abiti dalla fattezza elegante e ricercata, con leziosi cappellini ed abiti anni ’30; passano tutte le età della vita, non ci è dato sapere la loro identità, ma sappiamo che tra queste si cela il volto della proprietaria, che di tanto in tanto si aggira tra le mura della villa, in incognita. 


La Panoramic Suite offre una meravigliosa vista sul parco di Villa Borghese; è arredata in stile Art Deco’ inizi ‘900 con pregiati mobili in mogano e palissandro, bagni in marmo, un set di cortesia completo per corpo e capelli di Etro, tessuti pregiati per la biancheria da letto ed è illuminata a giorno. Un ricco portafrutta in vetro vi accoglie nella camera, strabordante come una scintillante natura morta caravaggesca. 

Jerry Thomas, speakeasy

Una porta in legno scura vi aspetta segretamente per essere aperta, per poterlo fare avrete bisogno di una password che troverete sul sito del locale (nascosta ovviamente), varcata la soglia, dopo averla pronunciata sottovoce, vi attendono gli anni ’30 in pieno Proibizionismo, quando l’alcool viene messo al bando. Qui esiste una sola regola: bere bene. Il Jerry Thomas è infatti il primo “speakeasy” italiano che rientra nella classifica dei “50 World Best Bar”; prende il nome dal più grande barista statunitense che, grazie al suo spirito creativo, è stato soprannominato “il padre dell’arte di miscelare i cocktail”.
Mixology è la laurea dei componenti di questo “secret bar”, un’oasi di pace ed estasi dove poter chiedere lo scenico “Blue Blazer”, un preparato dello storico Professore a base di whisky scozzese e acqua bollente, l’icona dei drink, il re assoluto, un arcobaleno infuocato che passa da un boccale all’altro cinque volte per essere ben mescolato, una perfetta dose di esercizio e spettacolarizzazione. 

Jerry Thomas non è un semplice locale, è un’esperienza da vivere, si viene accolti con un mini calice di champagne con due gocce di bitter al bergamotto e ci si sente subito coccolati; non è un caso trovare al bancone chef stellati che si rifocillano con un cocktail Martinez e fedeli compañeros che tornano per “il solito”. La clientela è internazionale, conversa a bassavoce; il personale è preparato e parla cinque lingue, consiglio vivamente una serata al bancone per chi è interessato al magico mondo della mixology; a degustare un piatto senza sapere cosa si sta mangiando si gode solo a metà.

La luce è soffusa e accompagnata da quella calda delle candele; alle pareti rosse, i ritratti dei più grandi gangster della storia; il famoso “Vermouth del Professore” si deve proprio ai fondatori del locale, il primo prodotto di una lunga serie, frutto di un laboratorio creativo tra il marchio e le distillerie Quaglia. Jerry Thomas è il posto ideale per ribaltare le sorti di una serata! 



Foto e testo @ Miriam De Nicolo’

World of Fashion giunge alla sua 23° edizione

Oltre 600 ospiti alla 23° edizione dell’Evento Internazionale WORLD OF FASHION che si è svolto a Palazzo Brancaccio, durante la settimana dedicata alla Moda Romana.

Il World of Fashion resta sempre uno degli eventi più attesi della Capitale. Personaggi del mondo della cultura e dello spettacolo, ambasciatori, giornalisti, buyer, imprenditori ed esponenti della nobiltà per una passerella d’eccezione che fa della moda un catalizzatore di costumi, usanze, tradizioni e ideali.

Con estremo orgoglio ci dicono gli organizzatori di questo appuntamento imperdibile, che con quest’ultima edizioni sono riusciti a coinvolgere ben 30 paesi da tutto il mondo.

A volte moda e cultura possono unire i popoli, come ad esempio vedere Palestinesi ed Israeliani cucire insieme nella stessa stanza.

La vera novità è l’iraniana Neda Mokhtari ha realizzato una collezione con tessuti che giungono direttamente dall’Iran, scelta dovuta per l’alta qualità dei tessuti e alla particolarità delle fantasie. Questa collezione trae ispirazione dall’arte e della cultura medio orientale, a cui sono sommati elementi minimal chip tipici della moda occidentale, con dettagli puliti, semplici e luminosi ma con grande attenzione alle rifiniture, curate nei minimi dettagli Testimonial della sua collezione è stata Sara Manfuso Presidente di #IOCOSÌ che si spende per il sociale quotidianamente.

Invece dal Mali il Progetto Sociale Pinda for Griot ha portato la collezione “Joker” dedicato alle donne libere che lottano per liberare sé stesse e tutti coloro che sono vittime di prevaricazioni o di malattie che possono cambiarti la vita. Pinda, la fashion designer che ha firmato questa collezione è, infatti, affetta da Sclerosi multipla ed ha realizzato una collezione giocosa, quasi clownesca, di chi si batte per un altro mondo possibile. Gli abiti presentati sono tutti realizzati in cotone naturale, il basin, che rispondono all’idea che il nuovo decennio appena apertosi sarà all’insegna della sostenibilità e del protagonismo femminile.

Tra gli ospiti presenti: : l’ex Presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini, 

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Piazza di Siena: la giornata finale

Alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, i migliori binomi di tutto il mondo si sono contesi la Coppa delle Nazioni Intesa Sanpaolo. Vince la Svezia, quinta classificata l’Italia di De Luca, Marziani, Pisani e Vizzini. Gran finale con le Frecce Tricolori.

Foto Chiara Filippi 
Servizio a cura di Stefania Sciortino e Rosamaria D’Anna

Credits: Newsroom FISE/CONI

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Piazza di Siena: la seconda giornata

Come due anni fa, quando aveva vinto una gara nella prima giornata di Piazza di Siena, Paolo Paini mette la sua firma. Il 49enne emiliano si è infatti aggiudicato con Chaccolie il premio ENI, salendo al primo posto di una classifica comandata a lungo dalla statunitense Jessica Springsteen con Volage du Val Henry. “Chaccolie è una bellissima cavalla, molto veloce e intelligente – commenta Paini -. Non dico banalità se affermo che sono io in gara a farmi guidare da lei, dai suoi ritmi. Devo solo assecondare la sua voglia di fare bene”.

Courtesy: Elisa Galli e Caterina Vagnozzi Press Office

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Al via a Roma Piazza di Siena

L’Italia cerca uno storico tris a Piazza di Siena. Dopo aver vinto la Coppa delle Nazioni Intesa Sanpaolo nelle due ultime edizioni, il CT Duccio Bartalucci, ha presentato ieri alla Galleria d’Arte Moderna il quartetto azzurro: Luca Marziani su Tokyo du Soleil, Riccardo Pisani su Chaclot, l’amazzone Lucia Le Jeune Vizzini su Filou de Muze e, su Ensor De Litrange, Lorenzo De Luca. Quest’ultimo aveva contribuito alla vittoria del 2017 e rilancia: “Ci sono stati dei cambiamenti ma sono molto fiducioso: siamo quattro cavalieri in grande forma”.

Courtesy: Elisa Galli, Caterina Vagnozzi Press Office

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Il tempo delle sfide: Gianmarco Saurino

Lo hanno definito l’astro nascente della fiction. Un appellativo più che meritato e confermato dai ruoli di Massimo, protagonista in ‘Non dirlo al mo capo 2’ con Vanessa Incontrada e dall’attuale impegno nella parte di Nico sempre da protagonista in ‘Che Dio ci aiuti’ arrivato alla quinta stagione con Elena Sofia Ricci e che uscirà in televisione nel gennaio 2019. Ma per Gianmarco Saurino, classe 1992, segno della Bilancia, nato a Foggia ma romano d’adozione, la recitazione, senza nulla togliere alla televisione che gli ha dato la popolarità davanti al grande pubblico, è soprattutto teatro con una compagnia di drammaturgia contemporanea fondata con un amico. Irrequieto e romantico, Saurino è un vero ciclone sempre alla ricerca di nuovi stimoli. Noi di Manintown ve lo raccontiamo.

Quali sono i principali progetti di lavoro su cui sei concentrato al momento e nell’immediato futuro? Attualmente accanto alla fiction televisiva sto portando avanti un impegno in campo teatrale, ho recitato moltissimo, soprattutto ruoli classici calcando diversi palcoscenici specialmente italiani. Ora con la mia compagnia abbiamo rivisitato il mito di Orfeo ed Euridice in chiave contemporanea facendone una pièce interessante che debutterà il prossimo anno a Catanzaro e a Castrovillari in Umbria per poi partire in tournée.

Aspirazioni nella carriera e nella vita personale? Il mio sogno nel cassetto è il cinema, adoro il lavoro di Matteo Garrone e mi piacerebbe davvero tanto lavorare con lui. Nella mia vita personale cerco di diventare un essere umano migliore: per questo mi sono iscritto alla Facoltà di Psicologia che seguirò con interesse, forse influenzato dalla mamma che si è laureata in questa branca di studi ma purtroppo non ha mai esercitato. La psicologia è affine al mio lavoro e può farmi crescere e aiutarmi a migliorare. Per il resto essendo perennemente insoddisfatto cerco stabilità nella coppia: sono felicemente fidanzato da due anni.

Come sei caratterialmente e come ti definiresti in poche parole? La mia inesausta ricerca di nuovi stimoli mi porta nel bene e nel male a cercare la versione migliore di me. Sono ambizioso, stakanovista e sensibile.

L’esperienza più esaltante della tua vita? Recitare a teatro in un monologo tratto da Victor Hugo e intitolato “Ultimo giorno di un condannato a morte”, un lavoro teatrale impegnativo, profondo e challenging, perché amo le sfide. L’opera tornerà a Roma a febbraio del 2019.

Passioni maschili: amo le moto, ho una Triumph nera ‘ereditata’ da mio padre e pratico vari sport: lancio col paracadute, CrossFit, pallavolo, nuoto.

Un capo must del guardaroba: gli stivali anfibi Cult neri tipicamente anni’80, sono belli e comodi e mi definiscono.

Un luogo fisico e dell’anima: luogo fisico: il Gargano. Luogo dell’anima: qualunque luogo, un divano in inverno e un parco sotto un albero d’estate dove posso rifugiarmi a leggere.

 

Photography: Davide Musto

Stylist Andreas Mercante

Ass. Photographer Hike Mad

Grooming Belli Simone Academy 

 

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“I HAD A DREAM” THE EXIBITION AT MOLESKINE FOUNDATION

La linea che separa l’arte dai brand che realizzano gli oggetti che usiamo quotidianamente non è sempre così netta. Molti label si approcciano al mondo artistico con iniziative e fondazioni, volte alla ricerca e al supporto di nuovi o vecchi talenti. Tra queste, Moleskine. Il brand collabora con la Moleskine Foundation, un’organizzazione completamente indipendente dalla società, ma il cui contributo è vitale per la Fondazione, che può così dedicarsi a iniziative d’impatto sociale.

Lo scorso 30 Agosto, la Moleskine Foundation ha inaugurato la mostra “I Had a Dream”, presso la Rinascente in Via del Tritone a Roma,  visitabile fino al 26 Settembre. Un’esposizione che raccoglie 54 taccuini realizzati dagli studenti che hanno partecipato ai workshop di AtWork, il progetto della Fondazione nato a Dakar che, partendo da lì, viaggia per il continente africano, incoraggiando i giovani al pensiero creativo.

Un format dedicato a chiunque voglia mettersi in gioco, che si abbraccia perfettamente con i progetti della Moleskine Foundation che mira allo sviluppo dell’Istruzione di Qualità e della Creatività, punti fondamentali per dare il via a quei cambiamenti positivi che ci aiuteranno a lavorare per un futuro migliore.
La mostra testimonia la varietà del pensiero creativo al giorno d’oggi, con lavori provenienti da 10 paesi.
Tutte le opere sono divise in sette isole tematiche, e attraverso queste pagine riusciamo a percorrere nuovi sentieri, scopriamo nuove identità, leggiamo di comunità lontane, memorie comuni e sogni condivisi.

 

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DA MILANO A ROMA: 5 MOSTRE FOTOGRAFICHE DA NON PERDERE

Una stagione intensa per gli appuntamenti sparsi in Italia, da Milano a Torino, passando per Roma, con la fotografia contemporanea, che esplora tematiche diverse.  Vi proponiamo una selezione, in giro per l’Italia, di cinque mostre fotografiche assolutamente da non perdere.

A Milano, domenica 20 maggio e fino al 10 giugno, debutta Christian Boaro con la mostra “The Naked Truth”, allestita negli spazi del PlasMA, la galleria d’arte del Plastic – storico club milanese – inaugurata nel 2014. Una selezione di Polaroid scelte tra gli scatti di oltre dieci anni, che indagano le unicità, le imperfezioni fisiche e le fragilità dei soggetti – presi dalla strada, dai social, dai club e dagli incontri di lavoro – che hanno acconsentito a mettersi a nudo davanti alla camera. Non solo fisicamente, perché la bravura di Boaro sta nel farsi specchio e catturare, con uno sguardo quasi documentarista, l’intima essenza d’ognuno: un’incrinatura nello sguardo, un braccio lasciato cadere a coprirsi. Un’eterogeneità di forme, sessi e sessualità, giovani e meno giovani, che nel proprio insieme aspira, idealmente, a rappresentare il mondo.
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Il Museo Ettore Fico di Torino, in collaborazione con Fundacion Mapfre di Madrid, organizza fino al 29 giugno una vasta retrospettiva su Duane Michals, uno dei fotografi contemporanei che ha rinnovato il linguaggio fotografico con maggiore intensità, in bilico tra poesia e fotografia. Michals interpreta quest’ultima non come strumento di memoria visiva, ma come mezzo per la ricerca di ciò che non può essere visto, che rimane nascosto e lo fa introducendo la tecnica della sequenza per raccontare storie immaginarie e iniziando a disegnare a mano, sulla superficie delle sue copie, brevi testi che fungono da contrappunto o integrazione alle immagini. Come lui dice: «Non mi interessa la stampa perfetta. Mi interessa un’idea perfetta. Idee perfette sopravvivono a stampe scadenti e a riproduzioni economiche. Possono cambiare le nostre vite». Non importa quale sia il mezzo, ciò che conta per lui è non ripetere mai se stesso, inventare nuovi modi di comunicare con il resto del mondo, raggiungere il profondo dell’essere o ridere di se stessi.

Ancora per pochi giorni, fino al 27 maggio, l’incantevole Palazzo Pallavicini di Bologna presenta Vivian Maier, una delle fotografe più apprezzate di questo secolo sulla base delle foto dell’archivio Maloof Collection e della Howard Greendberg Gallery di New York. Il lavoro della Maier, rimasto nell’ombra fino al 2007, è venuto alla luce dopo che John Maloof, figlio di un rigattiere, acquistò un box a un’asta, da cui emersero effetti personali femminili e una cassa contenente centinaia di negativi e rullini, tutti ancora da sviluppare. L’originalità di Vivian Maier si esprime nel catturare particolari e dettagli evocativi della quotidianità raccontando così la strada, le persone, gli oggetti e i paesaggi e nell’ossessione per la propria figura, imprimendo la sua ombra, il suo riflesso, la sua silhouette nello scatto. La mostra, divisa per sezioni (infanzia, autoritratti, ritratti, vita di strada, forme e colore), contiene 120 fotografie in bianco e nero, di cui 10 in grande formato, 90 di formato medio più una meravigliosa sezione di 20 foto a colori relativa alla produzione degli anni Settanta dell’artista.

Di nuovo a Milano, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini presenta, fino al 22 luglio, L’ITALIA DI MAGNUM. Da Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin, una raccolta di 150 immagini di venti tra i più importanti maestri della fotografia del XX secolo. L’esposizione, curata dal direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, Walter Guadagnini, con il patrocinio del Comune di Milano e il sostegno di Rinascente, celebra i settant’anni di Magnum Photos, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo fondata da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert. Organizzata per decenni, la mostra racconta cronaca, la storia e il costume del nostro Paese dal dopoguerra a oggi: il funerale di Palmiro Togliatti, l’affermazione in Italia nel turismo di massa e le discoteche romagnole degli anni Novanta, per citare alcuni esempi. Un affascinante intreccio di fotografie celebri e di altre meno note, di luoghi conosciuti in tutto il mondo e di semplici cittadini, protagonisti delle vicende sociali, politiche e culturali italiane, che si fa tentativo di rileggere il passato e il presente per cercare di interpretare la complessa fisionomia della contemporaneità.

Per festeggiare il 50° anniversario del 1968, il Museo di Roma in Trastevere ospiterà fino al 2 settembre la mostra fotografica e multimediale “Dreamers 1968. Come eravamo, come saremo” ricostruita, grazie agli archivi storici di quell’anno da AGI Agenzia Italia, che ha recuperato il patrimonio di tutte le storiche agenzie italiane e internazionali. Non solo occupazioni e studenti, ma anche e soprattutto la dolce vita, la vittoria dei campionati europei di calcio e le altre imprese sportive, il cinema, la vita quotidiana, la musica, la tecnologia e la moda. Come scrive Riccardo Luna, curatore insieme a Marco Pratellesi, sul catalogo della mostra: «Questa non è una mostra sul passato ma sul futuro. Sul futuro che sognava l’ultima generazione che non ha avuto paura di cambiare tutto per rendere il mondo migliore […] quello che ci ha colpito sono gli sguardi dei protagonisti, l’energia dei loro gesti, le parole nuove che usavano». Oltre all’esposizione sarà organizzato un ciclo di eventi e incontri estivi, che si svolgeranno nel Chiostro del Museo, dedicati ai principali momenti musicali, sportivi, politici, culturali e cinematografici che hanno caratterizzato l’Italia nel 1968.
DREAMERS 1968 - ADRIANO MORDENTI - IL TERREMOTO DEL BELICE, MACERIE DELLE CASE DISTRUTTE

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FASHION BRANDS IN THE FOOTBALL WORLD: a matter of style and identity

Questione di stile, in campo e fuori.
Le grandi squadre di calcio hanno intrapreso da anni un percorso chiaro, che mette al centro l’immagine come strumento di definizione della propria identità. Così, le differenze che si percepiscono in campo tra le grandi squadre europee si riflettono anche nel loro vestiario ufficiale, curato dai più noti stilisti del fashion system.

La Juventus ha confermato l’unione con Trussardi, nel segno dell’eccellenza italiana, in campo come nella sartoria: divisa formale caratterizzata dall’eleganza rilassata tipica del brand, composta da un completo gessato blu scuro con giacca, cardigan in cashmere e seta molto caldo e idrorepellente.

Anche il Milan sceglie il made in Italy: per il secondo anno i rossoneri vestiranno Diesel, coronando il sogno di Renzo Rosso, fondatore del brand, «I nostri percorsi sono sostanzialmente simili: siamo due grandi player italiani, iconici, affini nello spirito e con una risonanza globale». Dopo la divisa total black proposta nella scorsa stagione, quest’anno Bonucci e compagni indossano un’uniforme ispirata da Herbert Kilpin e dal suo celebre “rosso come il fuoco”. Pattern del tutto nuovo, simile a un camouflage: il CAMO-FIRE, elegante, ma al tempo stesso informale e rock.

La storia dell’Inter, votata all’apertura internazionale, si riflette nella scelta di Brooks Brothers, storica label newyorkese, che veste Icardi e compagni anche in questa stagione. Un abito fedele allo stile del brand, creatore di diversi capi diventati iconici, come la camicia Oxford bianca button-down, che completa l’abito in tessuto birdseye, con giacca monopetto tre bottoni e che presenta una particolare coccarda sul revers. Outfit definito dalla cravatta blu navy in pura seta, con logo dell’Inter ton sur ton all’interno.

Uno dei marchi più presenti nel panorama calcistico è Hugo Boss, da questa stagione partner anche della Roma. Un feeling nato nel nome di carisma e dinamismo, che si traduce nel guardaroba di De Rossi e compagni: spicca il completo blu tre pezzi, abbinato con camicia e cravatta della linea “Create Your Look”. L’attenzione allo stile coinvolge anche i grandi club europei: la migliore lana italiana di Hugo Boss è protagonista anche del completo stagionale del Bayern Monaco, mentre Commune de Paris ha creato una linea per i tifosi del Paris Saint Germain, rivisitando i classici della sua collezione con i colori della squadra.

È questione, in campo e fuori, di classe, identità e stile.

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Roma palcoscenico della couture con Altaroma

cover_maison Francesco Scognamiglio

Parigi o Roma? L’alta moda non è un match di football ma l’opportunità di fare sistema basato sull’eccellenza artigianale e il savoir-faire che sono al top della piramide aspirazionale del lusso vero. Questo il parere di Maria Grazia Chiuri, direttore creativo in carica della maison Dior, una protagonista della moda che a Roma deve molto soprattutto alle Fendi e a Valentino, maison legate a doppio filo alla capitale. In un talk al Maxxi del ciclo ‘Roman’s romance’ moderato stavolta dalla giornalista Rai Barbara Modesti, la stilista ha focalizzato affinità e differenze fra l’alta moda parigina e quella italian style: “ I francesi hanno dalla loro le istituzioni che facilitano la vita e poi sono molto scenografici, da noi c’è la centralità della produzione che è un valore, e della costruzione sartoriale in cui siamo ai primi posti”. E anche se non è facile attrarre a Roma lo stesso pubblico internazionale che circola a Parigi, tuttavia Altaroma ha profuso il massimo impegno anche raccordandosi alle istituzioni per fare della capitale la culla del bello e ben fatto dove i grandi atelier siano stimolati a esibire le loro creazioni. Renato Balestra, decano dell’alta moda italiana con una longevità creativa davvero invidiabile che ha sfilato con le sue modelle a Palazzo Brancaccio, immagina un futuro green come il regista Guillermo Del Toro in ‘La forma dell’acqua’. Le sue fanciulle in fiore sembrano uscite dal giardino incantato di un pittore impressionista fra duchesse e organze preziose, fili d’erba ricamati e foglie d’edera, senza dimenticare il suo blu, più profondo e intenso. All’aula ottagona del Planetario delle Terme di Diocleziano sotto la direzione creativa di Guillermo Mariotto che non sbaglia un colpo e la presidenza del poliedrico Stefano Dominella, Gattinoni Couture porta in pedana 60 outfit rivitalizzando un archivio formidabile (quasi 1200 abiti) per definire l’estetica progressista e attualissima di una donna impegnata che per rivendicare la sua dignità e una femminilità battagliera è pronta a scendere in piazza, avvolta in giacche giustacuore in velluto, corpetti di pelle, giacchine da frac tagliate alla vita, camicie decorate da cammei, ampi cappelli neri a fedora in omaggio a Oriana Fallaci, bagliori esotici e sontuosi abiti da ballo i cui volumi lievitano sui fianchi, impreziositi da intarsi, applicazioni e ricami milionari in tessuti lievissimi, per donne forti e fragili. Viene dall’Oriente l’ispirazione per le collezioni di Filippo Laterza e Nino Lettieri. Il primo che ha esordito in pedana a Roma in Italia al Guido Reni District, ha dato vita a una magica evocazione di una Cina opulenta contaminata dallo heritage del Regno Unito in un tripudio di tessuti dai ricami certosini e dalle stampe vibranti. Lettieri è partito dalle farfalle del cielo di Hida in Giappone per raccontare una storia di abiti sciolti come kimoni in tessuti preziosi ricamati di jais e paillettes. Sono femmes fatales le donne che animano i tableaux vivant di Anton Giulio Grande che richiama i fasti della belle époque fra ventagli di piume, boa e ricami di perline e pizzi a profusione e anche le seducenti muse di Roberta Bacarelli che strizza l’occhio alla garçonne, al Charleston e a Louise Brooks per i suoi abiti dégradé, elaborati nei decori di pizzi, frange e piume. Virtuosismi stemperati da silhouette lineari per Camillo Bona che fa rivivere in passerella Silvana Mangano con le sue mise in lievi lane double, sete fruscianti, princesse stampate in bianco e nero, reti di cristalli e lunghi abiti in pizzo molto leggiadri. Magniloquenza onirica e gran senso della teatralità uniti a un senso ricercato per la silhouette negli abiti di Francesco Scognamiglio che ha già sfilato con la sua haute couture a Parigi e che ha scelto Roma per celebrare i suoi primi vent’anni di carriera nella moda. Alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna in un allestimento d’impatto hanno sfilato, indossati da top models, i modelli più iconici dell’archivio dello stilista amato da Madonna e Nicole Kidman accanto a una selezione onirica di capi della nuova collezione couture primavera-estate 2018, per creature sensuali velate dal tulle iridescente di cristalli e abbellite da piume come ne ‘Il lago dei cigni’. Un vero incantesimo.

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VEDUTE ROMANE E FIGURE: LA ROMA DI AMEDEO BROGLI IN MOSTRA A PALAZZO COLONNA

Negli spazi della Coffee House di Palazzo Colonna (Roma), giovedì 8 febbraio alle 18.30, inaugura la mostra di dipinti di Amedeo Brogli, Vedute romane e figure. Aperta gratuitamente al pubblico dal 9 al 14 febbraio e realizzata con il contributo dell’Asset Management Carmignac, la serie di dipinti racconta la Città Eterna, attraverso scenari che conferiscono agli spazi un’identità contemporanea e visionaria e i nudi femminili delle “nuove romane”. «Ho lavorato su un immaginario preesistente, in dipinti che raccontano una Roma tra Sacro e Profano. Le mie scelte stilistiche ed espressive sono caratterizzate da un figurativo a volte lirico, in una visione estetica pervasa da una connotazione spiritualistica, che si converte in opere, spero, di suggestione» – afferma Brogli – «In me, romano di adozione, la pittura figurativa supporta il culto della memoria e Vedute Romane e Figure è uno storytelling, che rivisita in chiave contemporanea i simboli, i personaggi storici e non, i monumenti  della “Caput mundi”, ma anche l’attualità della città, che vive il presente negli spazi del passato, attraverso una figurazione contemporanea». Madrina della mostra sarà la Principessa Jeanne Colonna, mentre il cocktail sarà curato da La Maison di Bacco e dalla Cantina Casata Mergè, storica azienda familiare, situata sulla cornice dei castelli romani. Elena Parmegiani, Direttore Eventi della Coffee House di Palazzo Colonna, asserisce: «Siamo davvero grati ad Amedeo Brogli per aver scelto la nostra location per la sua personale, ad arricchire la sua esposizione, sabato 10 febbraio, interverrà anche lo stilista marchigiano Vittorio Camaiani, con una sfilata di alta moda, Vittorio Camaiani Inside, omaggio a Marina Ripa di Meana». Domenica 11 febbraio dalle ore 11.00 alle 19.00 lo stilista si tratterrà in Coffee House per il suo “Atelier per un giorno”, allestito all’interno della mostra, tra le splendide e espressive figure di Amedeo Brogli.

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FRANCESCA GALLIANI – FROM HERE ON

Giochi di sovrapposizioni tra fotografia e interventi pittorici, lettering con messaggi di forte impatto politico e sociale e grafiche tratte da pubblicità e giornali d’arte, storia e letteratura, hanno caratterizzato la speciale installazione FROM HERE ON dell’artista Francesca Galliani, presso lo Studio TiEpolo 38 a Roma durante ALTAROMA.

Oltre alla serie dei Transgender, in cui l’artista mostra la forza, la dignità e la bellezza di uomini e donne transessuali, che vivono ai margini delle tradizionali categorie con cui definiamo la società e i ruoli, è stata esposta la collezione ‘Made In Me 8’, con protagoniste t-shirt e felpe serigrafate e dipinte a mano, con slogan come “love wins” o “No Sexual Activity Allowed”, il mezzo espressivo più efficace per diffondere un’idea, un valore e per poterlo condividere in modo molto personale.

Credito Photo – Andrea Sgambelluri

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FROM HERE ON DI FRANCESCA GALLIANI APRE A ROMA

Dopo l’inaugurazione a Milano presso il M.A.C., in occasione del party di MANINTOWN, venerdì 26 gennaio presso lo Studio TiEpolo 38 di Roma apre la speciale installazione FROM HERE ON dell’artista Francesca Galliani che torna in Italia con un progetto in esclusiva per MANINTOWN, magazine di lifestyle maschile online e on paper.
Proprio in occasione di ALTAROMA, Francesca Galliani espone un’inedita serie di ritratti fotografici dedicati ai Transgender in cui l’artista mostra la forza, la dignità e la bellezza di uomini e donne transessuali, che vivono ai margini delle tradizionali categorie con cui definiamo la società e i ruoli. Storie di coraggio che celebrano la diversità e il diritto di essere veramente se stessi, un omaggio alla fragilità, alla fugacità e alla natura sempre mutevole di identità e memoria.
Oltre alla serie dei Transgender, l’installazione di Roma prevede anche alcune opere da cui sono tratte le stampe per il progetto ‘Made In Me 8’, una collezione di t-shirt e felpe serigrafate e dipinte a mano. La fotografia, applicata a un tema molto caro all’artista, come quello del gender e del diritto all’amore tra tutti gli esseri umani, ha portato in modo naturale e organico a Made In Me 8, che vede protagoniste alcune T-shirt con slogan come “love wins” o “No Sexual Activity Allowed”, il mezzo espressivo più efficace per diffondere un’idea, un valore e per poterlo condividere in modo molto personale.
Giochi di sovrapposizioni tra fotografia e interventi pittorici, lettering con messaggi di forte impatto politico e sociale e grafiche tratte da pubblicità e giornali d’arte, storia e letteratura.
Il risultato è sempre di grande intensità narrativa e simbolica, grazie anche alle manipolazioni degli elementi chimici in camera oscura.

Francesca Galliani – From Here On
A cura di Federico Poletti

Opening su invito
venerdì 26 gennaio 2018 dalle 16.00 alle 20.00

Mostra aperta fino a domenica 28 gennaio
Orari mostra
Sabato 27 gennaio, dalle 16.00 alle 24.00

Domenica 28 gennaio, dalle 16.00 alle 22.00

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Arcane Cane Crush medaglia d’oro allo ShowRum Tasting di Roma

Il rum Arcane Cane Crush, è stato nominato Best in Class per la categoria Agricole (il distillato non viene prodotto dalla melassa, sottoprodotto della lavorazione della canna da zucchero, ma dal vesou, puro succo di canna non sottoposto all’estrazione dello zucchero) Style Unaged all’ultima ShowRum Tasting Competition di Roma, la più grande rassegna dedicata al rum in Italia. Arcane Cane Crush è un rum molto aromatico, fruttato e morbido con una ricchezza di aromi sottili e freschi che gli ha fatto ottenere, dalla giuria di 18 esperti, il premio più prestigioso che un rum possa ottenere in Italia. Prodotto a Mauritius, il rum Arcane è ottenuto dalla distillazione di succo di canna puro, che offre una ricchezza incredibile di aromi sottili. Inoltre Arcane rivoluziona il classico rum bianco, che di solito è meno aromatizzato,  trasformandolo invece in un rum molto aromatico, fruttato e morbido con vasto bouquet di aromi, delicati e freschi. Questo avviene grazie a due diverse distillazioni, la prima a Mauritius in appositi contenitori e la seconda a Cognac, in Francia, nei più classici piccoli alambicchi. Ed è proprio negli alambicchi, che Arcane tira fuori il suo aroma unico e il caratteristico colore purissimo e scintillante.

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Per la festa del Cinema di Roma Hollywood trasloca sul Tevere

Cover_Borg McEnroe

Lo sport come tema vincente di questa edizione: lo hanno decretato gli spettatori con il ‘premio del pubblico BNL’ in collaborazione con il Main Partner della Festa del Cinema, BNL Gruppo BNP Paribas assegnando il riconoscimento al film ‘Borg McEnroe’ di Janus Metz Pedersen, distribuito da Lucky Red. Una pellicola avvincente e carica di tensione che il regista ha voluto concepire come ‘la versione ambientata nel mondo del tennis di Toro Scatenato’: i due campioni di tennis, rappresentati come eroi e rockstar, sono fortemente caratterizzati, sembrano diversi ma poi si somigliano tanto da diventare amici. Entrambi condividono la vibrante passione per l’agonismo e la tensione competitiva nello sport anche se la stampa dell’epoca – il film li colloca nel 1980 – li contrapponeva definendo McEnroe il ribelle testa calda e Borg come l’iceberg svedese che sul campo da tennis non manifestava emozioni. Un film da vedere sicuramente per la bellezza delle inquadrature e della fotografia, l’intensità tagliente dei dialoghi e la capacità di approfondimento psicologico dei personaggi con le loro vite dentro e fuori il campo da tennis. Fra gli altri film in concorso nella selezione ufficiale che si sono fatti valere portando i divi di Hollywood a Roma svetta ‘Hostiles-Ostili’ di Scott Cooper con Christian Bale, Rosamund Pike e Wes Studi, un film distribuito da Notorious Pictures, ambientato nel 1892 all’epoca del selvaggio West. E’ la storia di un capitano dell’esercito (Christian Bale) che accetta con riluttanza di scortare un capo guerriero Cheyenne in punto di morte (Wes Studi) e la sua famiglia fino alle loro terre natie. Durante il viaggio incontrano una giovane vedova (Rosamund Pike) che ha perso i suoi cari e devono sopravvivere all’ostilità delle tribù Comanche. Sono combattenti tenaci forgiati dalla sofferenza, dalla violenza e dalla perdita, e in loro non regna altro che sospetto e rabbia. Impegnati a collaborare, per sopravvivere a un lungo viaggio, sono costretti ad affrontare i propri pregiudizi gli uni verso gli altri. Nell’epico West di Scott Cooper, il confine tra nemico e alleato, vincente e perdente, è così sfocato da essere irriconoscibile. Fra gli altri film proposti dalla Selezione Ufficiale della Festa spicca il messicano ‘Cuernavaca’ di Alejandro Andrade Pease, storia di un ragazzo che mentre la madre soffre in clinica a causa di un incidente si cimenta con una nonna singolare interpretata nel film dalla grande Carmen Maura. Da segnalare fra i film latini ‘Abracadabra’ diretto da Pablo Berger distribuito da Movies Inspired e interpretato da Maribel Verdù e Antonio de la Torre, storia di un amore schizofrenico, una fusione di generi fra il dramma, il thriller e il fantasy in cui una casalinga cerca di recupera ‘l’anima’ del marito ipnotizzato e posseduto da uno spirito mentre scopre nuovi lati del marito che la attraggono. Humour graffiante e una raffica di colpi di scena animano il bellissimo e spassoso ‘Logan Lucky’ di Steven Soderbergh’ distribuito da Lucky Red con Channing Tatum, Hilary Swank e Daniel Craig, una pellicola che segna il ritorno sul grande schermo del formidabile regista. Film Kolossal e corale dai toni molto duri è ‘Detroit’ di Kathryn Bigelow, distribuito da Eagle Pictures, un ‘pugno nello stomaco’ che affronta senza mezzi termini e con indiscutibile talento registico la sommossa che insanguinò le strade di Detroit del 1967 in cui persero la vita tre afroamericani e centinaia di persone restarono gravemente ferite. Il cast annovera fra gli altri John Boyega, Will Poulter e Anthony Mackie. La rivolta successiva portò a disordini senza precedenti costringendo così, a una presa di coscienza su quanto accaduto durante quell’ignobile giorno di 50 anni fa. Nel thriller drammatico Bigelow bilancia sapientemente l’approccio filmico esperto del cinema in stile reportage, con la narrativa piena di tensione del tipo “ci sei dentro”. Un vero gioiello come anche il film di Sally Potter ‘The party’ distribuito da Academy Two, un capolavoro basato sulla bravura di Kristin Scott Thomas, pieno di colpi di scena dove il comico vira al tragico magistralmente. La Festa del cinema di Roma ha portato nella capitale anche Orlando Bloom per un masterclass. Piena di belle sorprese anche la rassegna autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma ‘Alice nella Città’. Giunta alla sua quindicesima edizione ha portato a Roma sul tappeto rosso Dakota Fanning per il film toccante ‘Please Stand by’ di Ben Lewin con Toni Collette premiando come miglior film il memorabile ‘The best of all worlds’ di Adrian Goiginger per poi assegnare il premio Camera d’Oro Alice/Taodue a ‘Blue my mind’ di Lisa Bruhlmann mentre altri due premi sono andati a ‘Metti una notte’ di Cosimo Messeri e a ‘La mia vita da zucchina’ di Claude Barras’.

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Festa del Cinema di Roma: un’edizione da record

Un menù così ricco in 12 edizioni della Festa del Cinema di Roma non si era mai visto e i numeri lo confermano: 268 proiezioni, +13% di incassi, oltre 39.000 biglietti venduti, 11 sale in città e 7 sale nell’Auditorium Parco della Musica, epicentro e cuore pulsante della manifestazione. Sotto l’egida della Fondazione del Cinema per Roma presieduta dall’autorevole critica cinematografica Piera Detassis e con la brillante direzione artistica di Antonio Monda e della sua equipe che ha selezionato ben 106 film provenienti da 23 paesi questa edizione resterà negli annali della kermesse di cinema che può effettivamente rilanciare come sta facendo, il ruolo di Roma nella mappa dei festival internazionali dedicati alla settima arte. Ma veniamo alle presenze dal firmamento del cinema straniero ed italiano molte ed eccellenti. Sul red carpet della Festa del Cinema di Roma che ha tenuto banco nella capitale dal 26 ottobre al 5 novembre 2017 hanno sfilato per incontrare un pubblico caloroso ed entusiasta personalità del calibro di Christoph Waltz attore di Quentin Tarantino, Terry Gilliam, Tim Burton e di Roman Polanski, Xavier Dolan in versione chioma biondo platino che a soli 28 anni ha già al suo attivo la regia di diversi film alcuni dei quali insigniti di premi ed è al lavoro sul suo settimo film da regista, Jake Gillenhaal che oltre a partecipare a un interessante incontro con il pubblico ha proposto al festival di Roma il film ‘Stronger’ di David Gordon Green, la storia di un uomo comune e di un promettente atleta, Jeff Bauman che lotta fra la vita e la morte vittima di un attentato terroristico che lo riduce su una sedie a rotelle in occasione della maratona di Boston del 2013, e il grande interprete shakespeariano Ian McKellen. Senza contare Vanessa Redgrave, 80 anni vissuti con impegno e passione, che a Roma ha presentato un toccante documentario che è anche il suo esordio come regista,‘Sea sorrow’ sui bimbi migranti. Il culmine la festa l’ha raggiunto con l’approdo nella capitale di David Lynch in persona, guru visionario del cinema dark e fantasy, regista di ‘Dune’, ‘Velluto blu’, Mulholland Drive’ e della serie televisiva ‘Twin Peaks’, un cult degli anni’90 di cui è stato da poco presentato il sequel sempre con protagonista Kyle MacLachlan. In forma smagliante il cineasta amante di Fellini e del cinema italiano ha ricevuto da Paolo Sorrentino il premio alla Carriera a coronamento di una festa del cinema ricca di film suggestivi e intensi italiani ed esteri. E anche se la presenza del cinema tricolore non è stata preponderante come ci si poteva aspettare in un festival come questo, così sfaccettato e poliedrico, aperto alla diversità geografica e tematica, due film italiani hanno aperto e chiuso la maratona di cinema capitolina: ‘La ragazza nella nebbia’ con Toni Servillo e Alessio Boni per la regia di Donato Carrisi come pre-apertura il 25 ottobre e il 4 novembre ‘The place’ di Paolo Genovese già apprezzato per ‘Perfetti sconosciuti e che ha portato sul tappeto rosso tutti gli attori più noti del cinema Made in Italy, coinvolti nel cast del suo film corale: Mastandrea, Marchioni, Puccini, Papaleo, Ferilli, Rohrwacher e altri. Un film sulla vita, il destino e la morte, il fato e l’esistenza. E di romanticismo e drammi esistenziali pubblici e privati si racconta nel bel film di Paolo e Vittorio TavianiUna questione privata’ distribuito da 01 Distribution, poetico affresco, tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, di un triangolo amoroso vissuto in modo struggente dai tre protagonisti Luca Marinelli (Milton) introverso e intellettuale, Lorenzo Richelmy (Giorgio) il dandy-seduttore e Valentina Bellé (Fulvia) la magnifica preda, in cui il dramma personale di Milton, eroe romantico e idealista schierato come Giorgio con i partigiani, pieno di pathos, si intreccia a quello dell’Italia della Seconda Guerra Mondiale fra rimpianti e scoperte di verità sepolte nell’intimo.

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MOSCOT APRE A ROMA IL PRIMO SHOP MONOMARCA ITALIANO

MOSCOT, brand eyewear di New York , famoso nel mondo per i suoi occhiali iconici, rafforza la sua presenza anche in Italia con l’apertura del suo primo shop monomarca a Roma. La capitale è un luogo autentico che incarna il vero spirito del marchio americano di famiglia. I clienti nel negozio troveranno l’intera selezione degli occhiali, scegliendo tra la collezione Originals, ispirata ai modelli degli archivi di famiglia dagli anni ‘30 agli anni ‘70 e la collezione Spirit,  presentata in una vasta gamma di colori, con i terminali firmati e le lenti oftalmiche o da sole. Gli occhiali sono esposti in una location arricchita da antichi cimeli di famiglia, mobilia in ciliegio e tocchi di giallo che richiamano il colore simbolo del brand. MOSCOT Roma ha aperto al pubblico agli inizi di Marzo,  in seguito alle aperture a Londra e Lugano.
moscot.com
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NIKE+ RUN CLUB: PRENDONO IL VIA A MILANO E ROMA LE JDI SUNDAY

Nike + Run Club a Milano e Roma si arricchiscono di una speciale sessione domenicale. La domenica è il giorno giusto per allacciare le scarpe e correre, non ci sono scuse che tengono. Un’ora o poco più da dedicare completamente a se stessi, grazie al supporto di Esperti Coach, Trainer, Pacer e Atleti in grado di ispirare e supportare i runner – principianti e maratoneti – a correre sempre meglio e sempre più lontano. La prima Just Do It Sunday Run a MILANO è in programma domenica 19 febbraio, con una Long Run (è possibile scegliere tra 5 /7 e 10km) che costeggerà i Navigli. Al termine un brunch rifocillerà tutti i runner. A ROMA, invece, l’appuntamento è fissato alle 11.34 presso Cisalfa Sport Roma Eur. Inoltre Nike ha dato via al progetto “Nike Hoodwaves Sessions” per guardare la città con nuovi occhi, con la possibilità di vivere il training in location inaspettate e di scoprire o riscoprire i diversi quartieri di Milano, instaurando un nuovo rapporto con il luogo in cui si vive dominando lo spazio urbano con la propria training crew.
Per conoscere tutti gli appuntamenti e prenotarsi per la corsa:
nike.com/milano
nike.com/roma

nike.com

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Longines Global Champions Tour, dall’8 all’11 settembre a Roma

Molti dei più importanti cavalieri del panorama internazionale, in gran parte di ritorno dai Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, parteciperanno alla tappa italiana del circuito che, ufficializzato dal Longines Global Champions Tour dall’8 all’11 settembre e per il secondo anno, avrà come spettacolare palcoscenico lo Stadio dei Marmi ‘Pietro Mennea’ al Foro Italico a Roma. Quella Italiana sarà la tredicesima tappa, tra le quindici del circuito 2016 che, iniziato a Miami cinque mesi orsono, si concluderà a metà novembre a Doha. Il ranking del circuito ha delineato una situazione ancora molto aperta e in quest’ ottica la tappa di Roma avrà un peso determinante. Oltre all’australiana Edwina Tops-Alexander e lo svedese Rolf-Göran Bengtsson che sono al momento in testa, saranno presenti alla competizione alcuni dei più celebri nomi del mondo dell’equitazione come l’irandese Bertram Allen, il tedesco Ludger Beerbaum, Scheik Ali Bin Khalid Al Thani, sesto posto individuale nel suo debutto olimpico, i britannici John Whitaker e Ben Maher, gli olandesi Harrie Smolders e Maikel van der Vleuten, la portoghese Luciana Diniz, il belga Jerome Guery e l’azzurro Emanuele Gaudiano che, con il suo 11° posto, è anche il miglior italiano nel Ranking LGCT.

www.globalchampionstour.com

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