SEMIR x Dumpty: intervista a Yang Zhu

Durante la Milano Fashion Week siamo stati invitati alla sfilata di SEMIR x Dumpty, che hanno portato sul palcoscenico mondiale pensiero e attitudine della giovane Generazione Z cinese.

SEMIR ha inoltre intrapreso una collaborazione con il principale salone europeo di moda, WHITE MILANO, che da anni promuove internazionalmente i migliori designer e brand del segmento fashion. Abbiamo intervistato il loro E-Commerce Marketing Director, Yang Zhu.

Siete a Milano per la prima volta, come mai avete scelto questa fashion week per mostrare i vostri progetti?

La fashion week è un evento molto importante per SEMIR perché vogliamo essere un brand internazionale, infatti nelle scorse settimane abbiamo sfilato anche a New York e Londra. Lo facciamo per essere presenti con le nostre collezioni e come brand, e anche perché sfilare a Milano è sempre stato un nostro sogno oltre che un obiettivo, nonostante non sia facile arrivarci.

Abbiamo lavorato molto duramente affinché questo sogno si realizzasse, anche perché ci sono molti altri brand di lusso che presentano le proprie collezioni durante la Milano Fashion Week. Per questo motivo, per noi è un onore e un motivo di orgoglio avere uno spazio durante questa settimana.

Come avete conosciuto White?

Anche nel mercato cinese White è abbastanza conosciuto, quindi molti brand e designer lavorano per trovare delle opportunità attraverso di loro. Inoltre, White ha da tempo diversi agganci in Cina, quindi sappiamo che sono una piattaforma molto forte con cui collaborare e siamo lieti di essere aiutati da loro e di poterci lavorare.

Quali sono le principali caratteristiche di un e-commerce cinese?

Penso che la cosa più importante sia la convenienza, infatti è molto conveniente per i consumatori cinesi acquistare online e soprattutto è diventato parte della routine di tutti, specialmente di quella della generazione più giovane. Un altro fattore importante è il fatto che si debba avere un uso smart degli e-commerce, anche perché acquistare tramite i social media è normale per i giovani cinesi.

Non è una questione che riguarda solo il negozio, ma anche lo stile di vita che ci gira intorno. La nostra compagnia presta molta attenzione alle nuove generazioni per offrire loro il servizio migliore in maniera conveniente.

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Consigli di viaggio dagli influencer: Francesco Costagliola

Con Instagram è nato un nuovo modo di viaggiare, soprattutto per gli influencer. Ci ospitano in alberghi favolosi nelle città più belle, facciamo viaggi stimolanti e li condividiamo con tutti i nostri follower. Una delle mie città preferite è New York. La sua magia e l’energia, del resto la grande mela non dorme mai ed io con lei. Grattacieli, street food, shopping, storia, tutto in un’unica città talmente grande da restar senza fiato. Arrivare in un luogo con tutto questo carattere mi permette di coltivare anche un’altra mia passione: il vintage. Capi ricercati in particolar modo quelli militari che raccontano un passato dal fascino senza tempo. Daves New York ad esempio, è il mio negozio vintage preferito.

A volte però, viaggiare significa anche rilassarsi. Se penso alla calma ed alla pace non posso che  citare Panarea. Niente auto, solo natura e aperitivi su mare come all’Hotel Raya. Un angolo di paradiso a pochi passi da noi. Con il mare però il ricordo va anche alla fantastica Formentera. Un’acqua da cartolina e delle spiaggie incantevoli. Qui il glamour incontra la natura e la sposa benissimo. In ultima ma non ultima c’è Aix En Provence. Tutta l’eleganza della Provenza racchiusa in un’unica cittadina. Negozietti vintage, ristoranti dal sapore retró, stradine piene di storia. Se quando viaggiate non riuscite a separarvi dalla pasta, proprio ad Aix vi consiglio assolutamente Pietro e co.


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Diego Maradona di Asif Kapadia

Si chiude oggi Milano CalcioCity, il primo evento nazionale dedicato al racconto e al giocodelcalcio. Tra le storie che riguardano il nostro sport nazionale, proprio ieri si è discusso il film documentario del grande Diego Maradona, in un incontro tenuto da Pierluigi Pardo in cui sono intervenuti Ciro Ferrara, Massimo Mauro, Anna Maria Di Luca e Marco Bellinazzo. Proprio Ferrara e Massimo Mauro hanno giocato nel Napoli con una delle icone del calcio.

DIEGO MARADONA di Asif Kapadia, che nel 2016 con Amy, il documentario su Amy Winehouse, si è aggiudicato il Premio Oscar® per il miglior documentario, è stato distribuito nei cinema italiani solo il 23, 24, 25 settembre da Nexo Digital e Leone Film Group con la collaborazione dei media partner Radio DEEJAY, MYmovies.it, Corriere dello Sport e Tuttosport, Rockol.it.

Il film narra la storia di uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. DIEGO MARADONA è la storia di un ragazzino povero e senza istruzione cresciuto in una baraccopoli: la sua sorprendente eccellenza lo fa diventare una stella assoluta, elargendogli ricchezze incalcolabili, fama mondiale e status degno di una divinità. Tuttavia, gli mancano gli strumenti per gestire una celebrità simile. Ogni trionfo della sua vita sembra avere un esito disastroso – anche se di solito finisce per uscirne vincitore perché, come fa notare Kapadia: “È così sveglio e scaltro. Non importa quante volte fallisce, si rialza sempre e va avanti. Com’è possibile che una persona con le sue origini passi tutto quello che ha passato lui senza risentirne?”. Anche se Maradona subisce una serie di sconfitte, continua a combattere. “È un vero lottatore” prosegue Kapadia “e la sua è una storia che morivo dalla voglia di raccontare”. Diego Maradona è un’icona, un eroe latino, un uomo di cui moltissimi suoi compatrioti sono terribilmente orgogliosi. Affronta giganti europei, rovesciando potenze come la Juventus, il Milan e l’Inter con la sua eccellenza sportiva. A Napoli diventa simile a un semidio. “Eppure in qualche modo non riesce mai ad integrarsi del tutto”, dice Kapadia. “Ha tanta rabbia che si porta dentro e tutti i suoi problemi e le sue difficoltà derivano, credo, dal suo non essere preparato alla celebrità”.

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Sfilate co-ed: il new mainstream fashion

Sarà perché viviamo nell’era del genderless, sarà perché una sfilata di capi maschili e femminili assemblati insieme propone una visione efficace e sintetica del mood di un brand, sarà anche che un’unica sfilata ottimizza i budget (diciamolo), ma tant’é. Le sfilate di menswear e moda femminile presentate insieme e viste all’ultima fashion week di Milano Moda Donna per la primavera-estate 2020, erano non poche.

Una delle più belle è stata N°21 disegnata dal formidabile Alessandro Dell’Acqua che ha proposto una nuova sensualità introspettiva molto interessante, ricca di stampe floreali minute e raffinate, di tagli romantici e languidamente erotici, un erotismo di lusso soffuso di una nuova consapevolezza che supera e rompe gli schemi borghesi e un po’ azzimati del neopuritanesimo imperante. Non c’è nessuno meglio del direttore artistico della maison Rochas e pioniere dell’estetica anni’90 che possa descrivere e commentare una collezione vincente.

“La prima ispirazione è un senso di erotismo che si emancipa dalle espressioni esclusivamente sessuali e diventa un mezzo per parlare con il corpo. Ed ecco anche perché ho disegnato degli abiti uguali per la donna e per l’uomo, senza cadere nella trappola del no-gender ma facendo incontrare i due generi –femminile e maschile -nell’intreccio continuo delle referenze delle linee, dei volumi e dei tessuti. Questo mi permette anche di esprimere un punto di vista disruptive che è quindi contrario al perbenismo e al moralismo che in questi anni stanno imponendo troppe regole alla vita delle persone e di conseguenza alla moda».

Onore al merito a Dell’Acqua, più che un creativo un libero pensatore. Il risultato? Capi raffinati con scolli imprevedibili e per uomo bermuda e scarpe solide, camicie che scivolano sul corpo atletico o efebico (fate voi) mentre le maniche delle giacche si aprono, i top agiscono come tele morfing sul busto attraverso un sistema di abbottonature, l’abito in chiffon perde le maniche e diventa una sottoveste. E poi i fiocchi svuotati si fissano per costruire abiti trasparenti mentre altri si appiattiscono su baby abiti in tela come fettucce di passamaneria, le gonne plissé sono metà in pelle e metà in chiffon (viene in mente una moderna Emmanuelle o una Anais Nin con un giovane amante).

Una bella prova grazie soprattutto a una crestomazia di capi componibili e scomponibili. Belli anche gli accessori, scarpe con il tacco alto ma sagomato e quindi non scomodo, e borse con logo dorato. E a proposito di accessori, interessanti e sfiziosi sono quelli di Bottega Veneta che ha sgominato la hit-parade delle vendite di scarpe e soprattutto borse, must-have del brand di Kering che è entrato a gamba tesa in Rinascente durante la fashion week con una serie di maxi vetrine dedicate.

Daniel Lee che ha affermato: “La collezione Spring 2020 sviluppa i codici che stiamo definendo per Bottega Veneta. Siamo concentrati sul processo e la chiarezza; un approccio immediato e diretto”, ha assunto da qualche stagione la carica di direttore creativo della maison di pelletteria e di ready-to-wear e che ha debuttato con il lancio della chocolate bag (a nostro avviso una versione tridimensionale della knotbag di Tomas Maier predecessore di Daniel Lee) inaugurando chez Bottega un filone che strizza l’occhio a forme funny e paffute, con volumi interessanti e forme accattivanti, spesso geometriche e in colori di punta come il verde lime.

Nella palette di cui si accendono i bei capi in pelle dai tagli magistrali sia per lui che per lui e le borse che rileggono la knot segnaliamo l’arancio brillante e il giallo sole che si alternano al color moka e al nero carbone. Molto basic ma sexy gli abiti sensuali neri o in metal mesh che con i loro scolli provocanti e i cut-out inaspettati occhieggiano agli early nineties e ai late eighties. Bellissimi gli spolverini in nappa morbidissima con il punto vita sottolineato da eleganti impunture da portare con i bermuda confortevoli assortiti a lunghi calzini sulle gambe nude, le forme delle giacche maschili hanno spalle leggermente spioventi, molto anni ’80 e acquistano carattere grazie al colore.

Le scarpe avvolgono il piede come un morbido abbraccio, i sandali per lei sono ricamate di sfavillanti specchietti, oppure sono delicate mules con un tacco moderato. Il classicismo si contrappone al modernismo con tecniche raffinate: nodo, intreccio e maglia. I materiali sono declinati nella loro forma più pura: legno, oro, lacca, pietra, pelle, cotone e il corpo. Un neo minimalismo prezioso e di gran lusso che è la nuova frontiera dell’aspirazionalità sia per lui che per lei. Un’altra fautrice della formula co-ed è sicuramente Angela Missoni che tratteggia un’estate fra glamour hippy e playboy rutilanti con giacche tuxedo ricamatissime come tempestate da un diluvio di diamanti, pensate forse per party faraonici al Billionnaire o su qualche spiaggia esclusiva e super élitaria.

Non mancano le belle camicie stampate molto desiderabili per un maschio un po’ peacock che sa osare con buonsenso, e poi outfit maschili dégradé che evocano le tinte del bel mare cristallino della Sardegna, completi gessati da assortire a camicie squillanti e foulard alla Gigirizzi. I colori dell’uomo Missoni? Tutte le sfumature del blu. E se vi pare poco guardate le immagini.

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Green Carpet Fashion Awards 2019: la terza edizione

Camera Nazionale della Moda ed Eco-Age portano la sostenibilità al centro del sistema moda.

Gli Oscar della moda sostenibile chiudono la Milano Fashion Week di settembre con un evento ideato e patrocinato da Camera Nazionale della Moda Italiana che per il terzo anno celebra l’impegno verso la sostenibilità delle case di moda che lavorano per abbracciare un rapido cambiamento, preservando il patrimonio e l’autenticità dei produttori su piccola scala. Insieme a Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana e Livia Firth, direttore creativo e co-fondatore di Eco-Age accelerator di progetti green, molti altri partner come il Comune di Milano, l’Ice, Instagram, Woolmark e Vestiaire Collective. 

Per la seconda volta è stato chiamato come Direttore Creativo Hamish Bowles, International Editor At Large di Vogue America, che quest’anno, ha ideato un concept ispirato alla visione di Leonardo da Vinci (nel cinquecentesimo anniversario della sua morte), genio poliedrico i cui talenti spaziano dall’arte alla scienza, con una fascinazione speciale per la natura. Piazza Della Scala che ospita proprio la statua di Da Vinci,  si è trasformata in un giardino appositamente ricreato seguendo i disegni botanici dello stesso Leonardo e dalle sue vigne.

Anche il red carpet che ha caratterizzato la piazza era green, di colore e di fatto perché realizzato in plastica riciclata da Aquafil, cosí come il premio vero e proprio, forgiato in oro etico certificato da Chopard.

Durante l’evento non sono mancate le nuove icone della moda come il modello Adut Akech e Jon Kortajarena, oltre ad essere i presentatori della serata.

Un premio speciale intolato Legacy Award è stato consegnato a Valentino Garavani dalla magnifica Sofia Loren, per l’alto valore dei suoi capi che non finiscono mai di vivere, abiti senza tempo ed emblema di artigianalità. Stella McCartney invece, ha portato a casa The Groundbreaker Award condividendolo con i suoi collaboratori. 

Ad aggiudicarsi il Cnmi Award in Recognition of Sustainability sono state due iconiche aziende italiane, Max Mara e Zegna, con il numero uno Gildo Zegna accompagnato dal direttore creativo Alessandro Sartori.

Premiata anche l’Associazione dei Gondolieri Venezia con i suoi 433 gondolieri con l’Eco Stewardship Award.

Nella serata infine è stata proclamata Flavia La Rocca come vincitrice della Talent Competition tra una rosa di dieci finalisti emergenti da tutto il mondo.

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AM318 lancia la sua prima collaborazione con Efisio Rocco Marras

La prima collaborazione tra AM318 ed Efisio Rocco Marras nasce come una collezione genderless, pensata per la prossima stagione primaverile. L’ispirazione è quella del mondo street degli anni 90 in cui il gusto tipico delle metropoli, crocevia di riferimenti punk e trash, incontra il mood pulito del mondo marine.

I capi prendono spunto dall’heritage senza però rinunciare ad un gusto più contemporaneo con uno studio di volumi che si ampliano su proposte pop dai colori brillanti. Dalle felpe con bande a contrasto alle t-shirt con patchwork tridimensionali, dai pantaloni cargo voluminosi ai denim declinati in tutti i colori della palette e i joggers per completare la proposta. I colori sono ben definiti per ogni total look: il rosso corallo si mischia al rosa confetto, il navy al grigio melange con contrasti definiti da bande color blocking bianche e blu.

Completano l’offerta due nuovi modelli di sneaker fashion che si aggiungono alle Arrow e alle Dart, proposte nelle collezioni precedenti. Le Rookie in perfetto stile skater e la Wave più chunky e grintosa. Patch in gomma e applicazioni bicolore sono i dettagli principali che definiscono la collezione evidenziando il fregio del logo in rilievo. La distribuzione internazionale della capsule è affidata a Spazio38 Showroom nella sede milanese e nel loro showroom di Parigi durante la Fashion Week.

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Cinecult: Rambo Last Blood di Adrian Grunberg

Oggi siamo tutti un po’ dei combattenti e la vita quotidiana è la nostra trincea. Se non ne siete convinti chiedete lumi a Sylvester Stallone, l’action hero americano per antonomasia che ora torna al cinema con l’ultimo capitolo della saga legata a John Rambo, protagonista del romanzo di David Morrell ‘Primo sangue’ pubblicato nel 1972. Il film ‘Rambo Last blood’ diretto da Adrian Grunberg, distribuito da Notorious Pictures e interpretato da Sylvester Stallone (nel ruolo del veterano di guerra reduce dal Vietnam John Rambo approdato sul grande schermo per la prima volta nel 1982) mostra un Rambo inedito, guerriero ferito ma anche molto legato ai suoi affetti familiari.

Il plot, che è stato sceneggiato peraltro anche da Stallone, riprende la storia dal film precedente della serie in cui Rambo-Stallone (difficile ormai separarli) torna negli States nella sua fattoria in Arizona (in realtà il paesaggio è quello di Tenerife, nelle isole Canarie e il set della pellicola è anche la Bulgaria) e cresce come una vera figlia la piccola Gabriela (Yvette Monreal) molto amata anche dalla nonna che vive con lei (e Rambo), la passionale Maria interpretata da Adriana Barraza.

Ora l’eroe americano ad alto tasso di testosterone che sembrava aver trovato la pace nel suo ranch con bunker annesso-ma in realtà non ha mai tregua- deve affrontare la pericolosa minaccia di un cartello messicano di trafficanti di schiave che vengono vendute a uomini efferati e senza scrupoli per poi essere destinate a morte certa fra violenze fisiche e overdose. Nella rete dei trafficanti cade anche la giovane e innocente Gabriela, ma Rambo non ci sta e cerca di salvarla chiedendo a gran voce vendetta-tanto per cambiare-e alleandosi a tale scopo con la bella Paz Vega che nel film si cala nei panni della coraggiosa giornalista Carmen Delgado, forse il personaggio più riuscito del film.

Una sbornia di sangue ed effetti speciali, in bilico fra macabro e action movie esplosivo in tutti i sensi, ora il cinema può essere arte o intrattenimento, ma difficilmente riesce a conciliare questi due poli tematici. L’annosa questione si ripropone in questo film in cui Stallone torna a mostrare i muscoli sfidando il nemico che è straniero, ossia messicano. Si parla molto di immigrazione e di certo questa stigmatizzazione dei ‘cattivi messicani’ che sfruttano la prostituzione e rapiscono giovani donne indifese (non potevano essere americani come nel primo, irripetibile film della serie? Ci si domanda) non sembra a chi scrive tanto opportuna in questo momento.

Detto ciò, la fotografia ci è apparsa straordinaria, la regia abbastanza azzeccata e il tema della violenza sulle donne di grande attualità e ad alto tasso drammatico. Chi si aspetta un cult resterà deluso, chi invece ama le sparatorie e i personaggi dalla forte identità virile (il macho duro e puro che non deve chiedere mai per intenderci, oggi un po’ fané in un’epoca che definisce l’identità attraverso la confusione dei generi) troverà pane per i suoi denti. Se avete lo stomaco debole sconsigliamo la visione di questo film perché alcune scene cruente rasentano lo splatter.

Ma in definitiva se amate Stallone e le armi non vi disturbano ( ce ne sono di tutti i tipi, forme e qualità) potete passare un’ora e mezza in totale relax godendovi un prodotto onesto e confezionato con discreta cura, con sparatorie e incendi a profusione. Stallone resiste e non molla e si vede che nel suo cuore batte un’anima da guerriero pop. Ma restano lontani in tempi in cui recitava in ‘Demolition man’ (un film niente male) e posava in costume adamitico accanto a Claudia Schiffer per una memorabile campagna pubblicitaria di porcellane realizzata dal geniale e compianto Richard Avedon per l’allora in auge Gianni Versace.

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‘Il nudo maschile nella fotografia e nella moda’ di Leonardo Iuffrida

Cosa ha a che fare la moda con il nudo maschile? E perché proprio oggi dopo anni di tabù e di mortificazione, il corpo virile viene esibito in tutto il suo inverecondo splendore ovunque, a cominciare dalle riviste di moda più patinate e dalle passerelle dei grandi stilisti fino al cinema e alla televisione? Se lo è chiesto lo scrittore Leonardo Iuffrida, giovane saggista ed esperto di moda e fotografia, nel suo libo ‘Il nudo maschile nella fotografia e nella moda’ edito da Odoya.

Nato in Calabria ma ormai bolognese di adozione, l’autore indaga sulle vicissitudini e le imprevedibili evoluzioni dell’identità virile dall’ottocento a oggi, attraverso le immagini di nudo maschile realizzate dai grandi fotografi di moda: da Georg Hoyingen Huene a Horst, da Mapplethorpe a Herb Ritts, da Platt Lynes a Bruce Weber fino a Oliviero Toscani, Terry Richardson, Mariano Vivanco e Mario Testino.

La disamina di Iuffrida procede con acume e spirito critico anche attraverso la lettura delle opere di Wilhelm von Gloeden, autore di immagini di nudi maschili omoerotici un po’ paganeggianti e un po’ wilde, di Herbert List, di Bob Mizer fondatore della rivista physique Pictorial e dell’agenzia ‘athletic model guild’ che lanciò i primi nudi maschili integrali, e di Tom of Finland, artefice delle illustrazioni gay più belle, hot e provocanti della storia del pensiero queer (e non solo).

L’idea dell’autore, che passa in rassegna le grandi stagioni del cambiamento della soggettività del cosiddetto ‘sesso forte’, è che oggi siamo nell’epoca del new man e del post-umano che subentra al postmodernismo, peraltro ancora in voga, e inoltre il nudo maschile avrebbe successo anche grazie all’erotizzazione del corpo maschile dettata dal mondo gay e dalle fantasie più sfrenate delle donne che, una volta emancipate, trattano l’altro sesso alla stregua degli uomini più maschilisti.

Secondo Iuffrida la nudità maschile è temuta dagli uomini perché per loro è sinonimo di vulnerabilità e perché inficierebbe le basi del sistema patriarcale sul quale l’uomo per secoli ha fondato la sua supremazia sulla donna, rinunciando a vestire con gusto decorativo almeno fino alla metà degli anni sessanta del novecento allo scopo di assecondare l’etica plutocratica e capitalistica dell’ottocento, culla del pensiero dominante legato al cosiddetto ‘uomo invisible’ che per sottolineare la sua autorevolezza si copre sempre di più.

Proprio con le teorie estetiche di Winckelmann che propugnavano il bello apollineo ideale e che avrebbero favorito l’ascesa dei regimi totalitari nella prima metà del secolo scorso, secondo Iuffrida avrebbe avuto inizio il filone di pensiero che individuava nel nudo maschile un ideale di armonia e compostezza sublimata da coniugare con il protagonismo dei grandi dittatori del novecento (vedi le foto della Riefenstahl e le statue di epoca littoria che decorano lo stadio dei marmi a Roma).

Oggi grazie ai progressi della cultura e grazie anche all’evoluzione dei costumi, con l’avvento dell’estetica metrosexual (avete presente David Beckham?) il macho duro e puro che ha dominato anche la scena gay underground negli anni settanta e ottanta con l’estremizzazione del clone, cede il passo a una figura maschile più soft che, corteggiata ed educata alla cura di sé dalla moda, dalla cultura fisica e dalla chirurgia estetica, sa accettare fragilità e insicurezze per un uomo pronto ad abbandonare la corazza del puritanesimo e ad affrontare finalmente con serenità il dialogo con l’altro sesso.

Complice l’estetica avanguardista di Giorgio Armani e di Gianni Versace, ma anche lo sviluppo del genderless e della fluidificazione delle barriere fra i sessi che si riallaccia alla visione della moda di Tom Ford e Alessandro Michele per Gucci, in nome di una ritrovata libertà che porta gli uomini a essere sé stessi, affrancandoli dalla sovranità di stereotipi borghesi e atavici tabù. Un libro illuminante e abbastanza esaustivo, corredato da una vasta e ricca bibliografia e frutto di un meticoloso lavoro di ricerca, documentato sempre con rigore da fonti autorevoli. Ringraziamo l’autore per aver realizzato un libro che mancava assolutamente.

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7 profumi per l’autunno

Molti di noi aspettavano l’autunno per ritrovare nelle fragranze i classici aromi legnosi, speziati e sensuali. Preparatevi ad essere sorpresi con nuove combinazioni e aggiunte di ingredienti innovativi. Ecco le nostre preferite.

BYREDO SLOW DANCE

Gli elementi tradizionali, in particolare resine e balsami, vengono trasformati ancora una volta per una sensualità avvolgente e senza tempo attraverso questo profumo che ricorda l’atmosfera di un ballo lento.

CALÈ FRAGRANZE D’AUTORE

Una fragranza rilassata che invita alla meditazione. Note di testa di rabarbaro, zenzero, arancia amara e accenti acquatici. Cuore di magnolia, ciclamino, abete bianco. Nel fondo alga azzurra, the nero e vetiver.

GUCCI MEMOIRE D’UNE ODEUR

L’accordo olfattivo si basa sulla combinazione di ingredienti inaspettati, tra i quali si distingue la peculiare nota di Camomilla Romana, fiore che Alessandro Michele ha concepito all’origine della fragranza. Intensa e persistente è combinata con la morbidezza dei petali di Gelsomino Corallo Indiano, muschi, legni e una nota di vaniglia.

DOLCE & GABBANA K

Ispira e seduce attraverso note decise e inequivocabilmente maschili. Rievoca immediatamente la campagna italiana e il sole mediterraneo e allo stesso tempo la freschezza ruvida delle colline toscane.

TOM FORD TUSCAN LEATHER INTENSE

Impetuosa, ribelle, selvaggia. Tuscan leather intense e’ un profumo dalla struttura incisiva che sconvolge con una sensualita’ tattile. Sentori di cuoi avvolgono l’intera fragranza.


JIMMY CHOO URBAN HERO

Fragranza moderna con esordio di lemon caviar e accenti di pepe nero. Legno di rosa nel cuore insieme al raffinato vetiver. Nel fondo emerge l’eleganza urbana con l’ambra grigia e alcune note di cuoio.

YSL Y LIVE EDT INTENSE

Una fragranza fougerè fresca e intensa allo stesso tempo: in testa, le note fresche e luminose del pompelmo e l’aspetto fruttato della pera; nel cuore note di ginepro e assoluta di fiori di arancio. Sullo sfondo legni ambrati, cacao intenso e vaniglia.

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Cinecult: Yesterday di Danny Boyle

Provate a immaginare un mondo che ha perso la memoria e improvvisamente ignora: Harry Potter, le sigarette, la Coca Cola e… i Beatles. Che mondo sarebbe senza le canzoni del quartetto british? I miracoli possono accadere davvero e di punto in bianco uno si può trovare catapultato in un’epoca un po’… insipiente? E smemorata. Beh questo è lo spunto da cui prende le mosse la storia di ‘Yesterday’, uno dei cult movie dell’autunno 2019 diretto da Danny Boyle e distribuito da Universal Pictures.

Giovane e fresca come un sorso d’acqua gelata frizzante, la pellicola racconta la storia fantastica di un grande sognatore, il cantautore anglo-indiano di belle speranze, l’intrepido Jack Malik interpretato dallo spassoso Himesch Patel, una autentica rivelazione dell’acting britannico dalla innata vis comica. Nato in Inghilterra da genitori indiani, un po’ scettici sul potenziale del figlio, dotato chitarrista, il protagonista coltiva i suoi sogni condividendoli con l’amica del cuore, segretamente innamorata di lui, la bella Ellie interpretata da una magistrale Lily James (l’avrete vista in ‘Mamma mia! Ci risiamo’).

Tutto scorre fra alti e bassi finché una notte Jack, reduce dall’ennesimo flop, subisce un incidente e al suo risveglio in ospedale scopre che nessuno sa chi siano i Beatles, neppure Google. E a questo punto: vi ricordate Massimo Troisi che canta le best songs dei mitici ragazzi inglesi in ‘Non ci resta che piangere’? Beh l’idea del plot è vagamente quella, sviluppata sicuramente con verve e originalità dal bravo cineasta e dal suo sceneggiatore nonché condita, perdonateci la licenza, con il sapore della birra e delle patatine, perché ‘Yesterday’ è ambientato nell’Inghilterra della Brexit.

Film divertente e un po’ caustico sul valore della memoria (viviamo nell’epoca del vintage e del riciclo permanente di tutto), ma anche incentrato sulle trappole dello showbiz e il costo della fama, per certi versi alquanto faustiano, ma anche elegiaco e inguaribilmente romantico, con spunti sociali come l’integrazione interetnica (non se ne parlerà mai abbastanza a nostro avviso), il mondo sostenibile e l’attualità della musica pop filtrata dai social network che fanno e disfano i miti di oggi con la stessa velocità con cui ci si soffia il naso.

Analisi lucida e spietata sugli ingranaggi dello stardom –che nel film è incarnato dalla perfida Debra, l’agente del rapper Ed Sheeran che cerca di rubare l’anima all’inesperto Jack Malik, proponendogli soldi e successo. Il film dai brillanti dialoghi che non rischiano mai di annoiare, e dal ritmo godibile e scanzonato, è un inno all’amore, che oggi i critici più acidi definirebbero ‘vagamente buonista’ in un mondo in cui la verità osteggiata dall’onnipotenza del fake trionfa sulla dilagante menzogna. E qui veramente ‘love is in the air’.

Del resto alcune delle più belle canzoni d’amore della storia della musica di tutti i tempi, le hanno scritte e cantate proprio quei formidabili, impareggiabili fab 4, i ragazzi di Liverpool che hanno segnato in modo indelebile la storia del costume e della società. Queste canzoni potrete risentirle e canticchiarle a sazietà durante tutto il film, rieditate in versioni nuove, più fresche e moderne, sempre godibilissime.

Lo sceneggiatore, tanto per dirne una, è Richard Curtis, lo stesso di ‘Notting Hill’ (di cui si scorgono vaghi echi nella trama), di ‘Bridget Johnes’, e di ‘Quattro matrimoni e un funerale’ che ha lanciato nell’olimpo di Hollywood Hugh Grant (la sua fidanzata Liz Hurley la lanciò Gianni Versace con il suo lungo, conturbante abito nero chiuso da safety pins dorate, anche questo da non dimenticare al pari dei Beatles).

La zampata geniale di Boyle che, per chi soffrisse d’amnesia ha firmato il film culto degli anni’90 ‘Trainspotting’ definito dalla mefistofelica Anna Wintour la papessa di Vogue America, il film più influente sulla cultura del nostro tempo, ebbene questo talento made in Boyle per l’immagine d’effetto si può cogliere in alcune scene surreali del film, nella vena propensa alla provocazione aristofanesca e alla trasgressione ipervisiva giocata su colori saturi e brillantissimi con un eccellente e originale studio della fotografia e nei sogni del protagonista, inebriato e insieme spaventato dalla celebrità.

Uno storytelling di impatto che si inserisce a pieno titolo, seppur con indubbia originalità, nel filone delle favole pop musicali oggi molto in voga al cinema.

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Ritratto di un designer: Mauro Grifoni

Tutto è iniziato nel 1992, da un taglia e cuci “improvvisato” nell’armadio del nonno e del padre sulle loro camicie. Da quel momento in poi il designer Mauro Grifoni non si è più fermato. Dall’intuizione che sarebbe stata quella la strada da intraprendere, ha costellato di successi il suo percorso creativo improntato sull’heritage sartoriale italiano, ma declinato in formule e soluzioni stilistiche sempre atipiche e assai raffinate nell’esecuzione. Noi di Man in Town abbiamo avuto l’onore di conoscere un po’ meglio questo protagonista della moda italiana e il suo entusiasmo per il nuovo progetto chiamato Covert.

Essendo uno dei top player della industry italiana c’è qualche altro sogno nel cassetto che vorresti raggiungere?

Quando ho iniziato era tutto un sogno e posso dire che con il mio precedente brand MAURO GRIFONI molti di quei sogni sono riuscito a realizzarli.
Oggi resto un sognatore perché è una delle miei caratteristiche , ma penso di essere più razionale.

Covert è un progetto che segui con passione, cosa rende diversa una direzione artistica dall’altra?

Nel nome stesso che ho voluto per questo mio progetto COVERT siamo già verso una direzione artistica mai scontata.
COVERT = nascosto come aggettivo.
COVERT = rifugio come sostantivo.
Considero Covert non per tutti ma allo stesso tempo può esserlo.
Non seguo delle logiche commerciali scontate e nemmeno la direzione artistica lavora su immaginari preconfezionati che poco si addicono alla filosofia del brand, amiamo guardarci intorno per poi cercare di offrire una nostra interpretazione.

Hai qualche talento segreto? Un hobby insolito o comunque particolare?

Amo cucinare, mi rilassa. Lo faccio quasi sempre per le persone che amo, per gli amici e per me stesso, è la mia terapia segreta. Non ho un vero hobby attualmente se non il mio lavoro.

Sempre per conoscerti un po’ meglio, come è nata la tua passione per la moda?

Fa ridere però è la verità… Ai tempi usavo molto la camicia e quelle che vedevo sul mercato non mi piacevano quindi prendevo quelle di mio nonno e mio padre e cominciavo a tagliare, cucire etc etc, ad un certo punto sia mio nonno che mio padre mi hanno proibito di entrare nei loro armadi ed è lì che ho pensato di produrmi e vendere le prime camicie… morale della favola, sono nato con la camicia!

Chi è Mauro oggi? Verso dove sta volgendo lo sguardo e cosa punta a raggiungere?

Il solito sognatore più concreto, amante di quello che faccio, curioso del sapere e del fare con una famiglia stupenda e 3 fantastici rhodesian ridgeback. Mi piacerebbe vedere Covert come un figlio cercando di insegnargli rispetto, educazione e buone maniere, poi se sarò stato bravo un giorno qualcuno potrà raccontarlo.

Se potessi descrivere la tua vita con un libro, quale sarebbe e perché?

 Il paragone con un libro mi sembra di non essere all’altezza però ultimamente ho letto IL SILENZIO DELLE PIETRE di Vittorino Andreoli, in cui il protagonista è un uomo esasperato dalla follia del proprio tempo. Mi è piaciuto sopratutto perché è un’analisi sui limiti della nostra epoca, ma anche sui nostri.

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Cinecult: Burning-L’amore brucia di Lee Chang-dong

Il fuoco purificatore come metafora dell’esistenza, della memoria, dell’anima umana. Un efficace affresco della Corea del Sud di oggi dipinto da un regista sensibile e creativo: Lee Chang-dong, già ammirato per il film ‘Poetry’e per ‘Green fish’, colpisce nel segno con il suo film ‘Burning-L’amore brucia’. Una storia di rabbia e di mistero. Il film è distribuito da Tucker film e liberamente tratto dal racconto ‘i granai incendiati’ inserito nel volume ‘L’elefante scomparso e altri racconti’ opera del grande scrittore giapponese Murakami Haruki.

Al centro del plot, semplice ma allo stesso tempo non privo di zone d’ombra, sullo sfondo della Seoul dei grattacieli e della zona rurale, uno strano triangolo formato dai tre protagonisti: il giovane scrittore alla ricerca della verità Jongsu interpretato da Yoo Ah-in ed esponente della Corea proletaria, il facoltoso ed enigmatico Ben, uno yuppie di nuova generazione con Porsche e appartamenti di design rappresentante della Cora ricca e rampante (un talentuoso Steven Yeun già visto in ‘The walking dead’) e la bizzarra Haemi (Jung Jong-seo che vedremo presto in ‘Mona Lisa and the blood moon’ accanto a Kate Hudson) che reinventa la realtà con storie credibili e una fervida immaginazione.

Jongsu, un ragazzo brillante ma umile che nella vita fa il fattorino ma sogna di sfondare come narratore, s’imbatte in Haemi, una sua ex compagna di scuola perseguitata dai bulli che per vincere i suoi complessi si è affidata al bisturi, e se ne innamora. Mentre Haemi va in Africa, Jongsu si prende cura del suo gatto ma al suo ritorno lo aspetta una sgradita sorpresa: Haemi presenta a Jongsu la sua nuova fiamma, Ben, un ragazzo affascinante e misterioso, che si è arricchito con business di cui ignoriamo la natura, un po’ come il grande Gatsby ma dalla doppia faccia.

Thriller e romanticismo con accenti di algida carnalità e soffuso erotismo, si intrecciano in un film dalle molte anime, piuttosto lento nella prima parte e ricco di brio e di colpi di scena nella seconda. Tutto è giocato sul tema del doppio: dovere e piacere, realtà e illusione, uomo e donna. Riprese serrate, potenti, una certa magniloquenza descrittiva mista a un nitore di design, un montaggio secco e tagliente definiscono una pellicola di qualità, un grande romanzo cinematografico che Barack Obama ha descritto come ‘il miglior titolo del 2018’. Visione consigliata a un pubblico cinefilo ed esigente, attratto dall’Asia e amante delle storie moderne raccontate con una sintassi ineffabile, misteriosa come la vita.

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Milano Fashion Week, la felpa è la vera protagonista della moda uomo Autunno/Inverno

La moda è un settore sempre in divenire, gli stilisti ogni anno sulle passerelle riescono a stupirci con mixture di colori e tessuti sempre più inaspettati, eppure una delle regole del mondo del fashion è che i capi classici ed intramontabili vanno sempre onorati, rielaborati ed attualizzati, senza mai privarli della loro essenza. È questo il caso delle felpe da uomo, grandi protagoniste dei trend autunnali della Milano Fashion Week, in scena in questi giorni. Che si tratti di un modello audace o di un logo o di uno slogan che colpisce, le felpe in tessuto maschili con le stampe saranno una delle tendenze più importanti di questo inverno.

Sono tanti i brand che hanno fatto dell’aut couture maschile uno dei punti di forza aziendale. Non sempre alla portata di tutti dal punto di vista economico, ma garanzia di qualità di alta sartoria e scelta dei tessuti e della lavorazione. Per venire incontro alle esigenze dei clienti, il web offre molte prospettive di e-commerce dove questi marchi vengono venduti a prezzi contenuti. Leader di categoria è sicuramente Stileo che si impone come mission di portare “I tuoi brand preferiti a un passo da te”.

Ma come abbinare le felpe? Le passerelle ci stanno offrendo grandi scelte. Il capo passepartout resta il jeans in denim, ma il contrasto di stili è la vera novità. Chi lo ha detto che il capo in tessuto sia indicato solo per il “Casual Friday” in ufficio? Basterà abbinarlo con i pantaloni del tailleur in cotone, un mocassino e una cintura coordinata e il contrasto creato sarà perfetto per (quasi) tutte le occasioni. Per un dopo lavoro perfetto l’abbinamento ideale prevede una felpa con cappuccio con jeans aderenti neri per un’atmosfera casual-cool. Il tocco di classe è raggiungibile con un paio di scarpe in pelle nere. Punta su una felpa con cappuccio e jeans azzurri per un fantastico look da sfoggiare nel weekend. Prova con un paio di stivali casual in pelle neri per mettere in mostra il tuo gusto per le scarpe di alta moda.

Scopri tutti gli eventi in programma ad Ovest di Milano e ad Est della città.

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Born Human: la prima campagna Instagram di Antony Morato tra tecnologia e innovazione

Per questa FW 19/20 l’ispirazione per Antony Morato arriva dalle metropoli contemporanee, dove il movimento frenetico della città è reso tramite un effetto di distorsione dell’immagine che si contrappone alla staticità della figura umana. 

La collezione rappresenta invece il tipico gusto inglese con linee pulite, minimal ed eleganti, senza rinunciare ad elementi moderni e spigolosi. La palette cromatica comprende colori come il blu, il grigio, l’argento, il verde bottiglia, senza tralasciare il nero e il rosso, dando vita a due mondi complementari. Non mancano poi i riferimenti al classico gusto british  e al mondo college dove l’eleganza formale è contaminata da elementi sportivi e street, che rimandano alle divise dello sci retrò come il piumino a tre colori dal sapore vintage o la maglieria dal gusto nordico. 

Mood anni 90’ anche per felpe, camicie e t-shirt, che ricordano le tipiche tute da snowboard del periodo, mentre i tessuti di lana per i cappotti e quelli tecnici per la giubbotteria mettono in risalto il contrasto tra tecnologia e tradizione.

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Cinecult: E poi c’è Katherine di Nisha Ganatra

Le donne hanno assolutamente una marcia in più, soprattutto al cinema. Lo conferma il bel film di Nisha Ganatra ‘E poi c’è Katherine’ distribuito da Adler Entertainment e appena arrivato sui nostri schermi. Una storia agrodolce dagli interessanti risvolti sociali e ricca di spunti di riflessione sulla condizione dei sessi e anche sui sentimenti, in cui il punto di vista femminile é inequivocabilmente preponderante.

In sostanza un’analisi di spessore sull’empowerment femminile nell’epoca 4.0 dominata dai social. Se avete amato ‘Il diavolo veste Prada’, ‘Broadcast news’ e ‘Quinto potere’ questo è il vostro film e sicuramente per ritmo, sense of humour e capacità di introspezione, non rischia di annoiarvi. Katherine Newbury -interpretata da una sfolgorante Emma Thompson sul cui talento leggendario pare che il personaggio sia stato perfettamente costruito- è la conduttrice di un talk show comico e brillante di grande successo che l’ha portata sulla cresta dell’onda per 10 anni.

Ma ora l’inappuntabile donna in carriera dello showbiz che ha sempre puntato sull’eccellenza senza compromessi soprattutto nel lavoro, con un marito invalido malato di Parkinson, Walter Lowell appassionato di musica e intellettuale di statura (un bravissimo John Lithgow), in sostanza un manager in pensione di comici di categoria che l’ha sempre affiancata devotamente, all’età di 56 anni suonati si deve rimettere in gioco.

Il suo show registra un drastico calo di ascolti, e Katherine rischia di perdere il trono di regina del cabaret di tarda serata. Siccome si è fatta la fama di una perfida misogina, per manifestare uno spirito di maggiore apertura e solidarietà femminile, decide di assumere una stagista donna e per di più indiana, Molly Patel (che nel film è interpretata da Mindy Kaling, co- sceneggiatrice del film). Sognatrice e idealista Molly è la prima che, in una redazione di soli uomini e per di più maschilista, ha il coraggio di criticare l’algida Katherine e di confutare le sue idee.

Interessante la svolta social di Katherine che per far impennare gli ascolti del suo programma si cimenta nello storytelling attraverso video gag spassose, ricevendo in trasmissione youtuber vagamente trash.

Il film è un’analisi abbastanza stimolante delle trappole della celebrità e del costo del successo. In un mondo dominato dagli uomini le donne devono giocoforza rinnegare la loro femminilità. Ma Katherine non ci sta, e tantomeno Molly, che è il grillo parlante e la coscienza critica della lady di ferro. Magistrali i dialoghi dal ritmo incalzante ed euforico, notevoli e assai azzeccati i costumi curati nei minimi dettagli da Mitchell Travers che definisce bene l’evoluzione del personaggio Katherine lungo l’arco del film, dal mood mannish alla progressiva femminilizzazione atraverso tagli e volumi più morbidi.

Luci e ombre sullo stardom e su un mondo che sa riscoprire l’eticità e il valore del multiculturalismo, delle relazioni umane e dell’integrazione multi-etnica. Un bello schiaffo a Trump e alla sua politica sciovinista. Il film propone anche una revisione della questione del Me-too dal punto di vista maschile ribaltando i cliché e le opinioni consolidate attraverso delle trovate che animano una sceneggiatura molto smart e fresca che non conosce zone d’ombra.

Nel cast funzionano molto bene sia Hugh Dancy, nella parte di un cabarettista un po’ Casanova, sia l’autore dei monologhi del programma TV Tom Campbell, ruolo affidato al talentuoso Reid Scott. E non è escluso a parere di chi scrive che questa ottima prova di recitazione possa valere alla Thompson, due volte premio Oscar sia come sceneggiatrice (Ragione e sentimento) che come attrice (Casa Howard), una terza meritata statuetta. Ci rivedremo ai Golden Globe, noi intanto tifiamo per lei.

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Benessere al maschile, risponde l’urologo

Parliamo di benessere tutto al maschile con il Dott. Nicola Macchione, specializzato in Urologia presso l’Università degli Studi di Milano e con all’attivo numerose esperienze internazionali. Se l’interesse verso la “salute del maschio” da parte di società e media era marginale fino a qualche tempo fa, oggi fortunamente aumenta sempre di più. Nicola cerca di superare questa sfida medica e culturale quotidianamente, e per farlo utilizza anche i social (@md_urologist su Instagram e @NicolaMacchione su Twitter) offrendoci diversi spunti di riflessione attraverso il racconto della sua professione.

Come è nato il tuo interesse per questa specialità?

Ecco, è sempre molto difficile rispondere a questa domanda, in praticolar modo perché in realtà le motivazioni che spingono un medico ad interessarsi di una specifica branca della medicina, sono molteplici e spesso sconnesse tra di loro. Ebbene, io, come molti miei colleghi, cominciato il percorso di studi, sapevo da che punto iniziavo, ma non ero conscio di cosa sarei finito a fare. Ed è proprio nel corso degli studi e della formazione, che gli incontri, le patologie trattate, le prime esperienze chirurgiche da studente; in qualche modo ti segnano e finiscono con l’influenzare quella che è la scelta finale. Io, ho trovato la branca uro-andrologica sempre estremamente interessante. Pensa, che mi formavo in un periodo storico dove il concetto di “salute del maschio” era praticamente assente nel percorso di studi. Non se ne parlava, anzi, era qualcosa di cui vergognarsi, ancora un tabù. Molte patologie come il tumore della prostata, il deficit erettivo e anche l’eiaculazione precoce,  erano trattate marginalmente. Per questo ho scelto questa branca della medicina che in qualche modo ti esponeva ad “una sfida in più”, non solo medica, ma anche culturale.  

Molti temono la tua figura, ma quando è opportuno cominciare ad andare dall’urologo?

Spero in realtà che nessuno tema l’urologo, ma hai colto in pieno il punto con questa domanda.  In realtà, non esiste una “data di scadenza” per cui è utile andare dall’urologo, ma esiste il buon senso. Anche qui si tratta di un fattore puramente “culturale”. Mentre siamo abituati a sentire di una donna, appena adolescente, che si reca dal ginecologo (nonostante non abbia problemi, ma solo per eseguire una valutazione del suo stato di “maturità e crescita”). Non lo siamo affatto se sentiamo di un adolescente che si reca da un urologo. Tale evento subito tende a farci pensare alla presenza di un “problema”, una “malattia”.  Questo perché mentre la maturità della donna passa attraverso le note “perdite mensili”, e quindi l’idea del sangue ci porta a pensare alla presenza di un qualcosa da dover controllare, la maturità del maschio, passa clinicamente “inosservata”, e quindi perché recarsi dal medico ? Per cui si rimanda al “buon senso” di ognuno, o alla fortuna di avere medici di famiglia scrupolosi.

Nell’ambito della tua professione quali sono le malattie e i disagi per cui vieni interpellato più di frequente?

Dipende dalle fasce di età di cui parliamo. Solitamente i pazienti tra i 15-20 anni giungono alla mia osservazione per problematiche sostanzialmente legate all’apparato genitale, che vanno dal “dolore al testicolo” alla “fimosi serrata”. Come del resto accade anche per i pazienti di età compresa tra i 20-30 che tendenzialmente arrivano con problematiche che sono legate a disfunzioni dell’apparato genitale, ma che riguardano argomenti differenti; come il deficit dell’erezione, l’eiaculazione precoce e per questioni “morfometriche” del pene. I pazienti invece dai 30 ai 50 anni, giungo solitamente all’osservazione per problematiche “minzionali; legate soprattutto alla prostata. Queste vanno dalle prostatiti sino a quadri di ipertrofia prostatica. Poi superati i 50 anni, tendenzialmente le differenze tra le fasce di età si appiattiscono per cui vedo paziente per i motivi più vari; ovviamente aumenta la percentuale  di malattie oncologiche dell’apparato uro-genitale.

I cibi migliori e quelli invece da evitare per la salute di noi uomini

“Lascia che il cibo sia la medicina”, sembra avesse detto Ippocrate. E mai come in questi ultimi anni studi scientifici ci mostrano ogni giorno di quanto il padre della medicina non si sbagliasse affatto. Tanto è vero che l’uso di integratori alimentari usati per il benessere e la prevenzione di patologie dell’apparato uro-genitale è un fenomeno che cresce esponenzialmente. Esistono molte sostanze in natura capaci di “aiutare” il nostro corpo ad “invecchiare meglio” e quindi a prevenire processi patologici. Pertanto in generale utile impostare una dieta che preveda un giusto rapporto tra carboidrati, proteine e grassi. Ridurre gli zuccheri ed i grassi totali, un giusto equilibrio tra omega-3 (effetto antinfiammatorio) ed omega-6 (pro-infiammatori). Per cui pesce (olio di pesce), riso, olio extravergine di oliva, carote, zucca, zucchine, cavolo, finocchio, cicoria e rape (radici in genere) ad alto contenuto di tali grassi. Per ridurre gli omega-6 (perché co-fattori degli stati infiammatori) razionare l’apporto di carni fresche e conservate, salumi, insaccati, uova, fritti, dolci, bevande zuccherate, farine raffinare e formaggi grassi. Bene anche l’uso di soia, curcuma, zafferano, pomodoro e semi di zucca.

Un tema importante è quello dell’inferitilità, quale la relazione tra stile di vita e questa problematica?

Negli ultimi anni assistiamo all’incrementare del numero di pazienti che giunge alla nostra osservazione per “infertilità”. Tale fenomeno sicuramente è legato a moltissimi fattori, sociali, culturali (che per fortuna stanno cambiando) ed ambientali. La condizione di fertilità è un equilibrio in continuo divenire che cambia continuamente. Tale condizione può avere diversissime cause; prima tra tutte quelle genetiche, ambientali, comportamentali ed anche sociali. Infatti fattori che influiscono oltre a quelli cromosomici, sono l’età (ormai sempre più avanzata) alla quale si decide di diventare papà; l’inquinamento (esposizione continua a sostanza tossiche), comportamenti sessuali inappropriati (trasmissione di malattie sessualmente trasmissibili), ed altri ancora. In questi casi è sempre utile eseguire un corretto inquadramento del soggetto affetto da infertilità, ma soprattutto della realtà “coppia”.

Utilizzi molto i social per raccontare il tuo lavoro, quali sono i feedback di chi ti segue?

Negli ultimi anni il modo di comunicare ed informare è cambiato moltissimo; anche in ambito scientifico. Basti pensare all’uso di twitter durante i meeting internazionali per comunicare tra audience e relatori. Ho deciso di cominciare con i social (Instagram e Twitter) per far sì che le informazioni (non quelle di dottor Google, ma quelle dei medici veri) arrivassero ad un pubblico quanto più ampio possibile. Insomma per smetterla di lamentarmi della disinformazione “in rete” e per fare “informazione & formazione”. I feedback sono positivi, mi giungono ogni giorno mail e messaggi per info e curiosità in merito a “falsi miti” e veri e propri problemi uro-andrologici.

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Venezia 76, sulla laguna piovono stelle

Direttamente dall’ultima mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ecco i look e i red carpet che abbiamo amato di più.

Luca Marinelli appare timido ma raggiante sotto le luci dei riflettori che fanno brillare i suoi grandi occhi penetranti, di un blu profondo come la sua elegante giacca di velluto cangiante firmata Giorgio Armani. Il giovane divo romano, classe 1984, è stato insignito, nel corso di una solenne cerimonia di premiazione, della meritata e ambita Coppa Volpi come migliore attore protagonista per il bel film ‘Martin Eden’ di Pietro Marcello distribuito da 01 Distribution Rai Cinema. Da notare che Rai Cinema quest’anno ha presenziato al festival con ben 20 titoli alcuni dei quali vincenti.

Marinelli che a 34 anni può già vantare un David di Donatello, è sicuramente il trionfatore dell’edizione 76 della rutilante mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia appena conclusasi con la guida di Alberto Barbera, e con Alessandra Mastronardi come radiosa ed elegante madrina. E anche se il Leone d’oro se l’è aggiudicato l’attesissimo film anti-fumetto ‘Joker’ di Todd Phillips interpretato da un istrionico Joacquim Phoenix affiancato da Robert De Niro, mentre il Leone d’argento gran premio della giuria è andato a ‘J’accuse’ pellicola storica e controversa diretta dal geniale Roman Polansky che finora non ha rilasciato interviste sul film incentrato sullo spinoso caso Dreyfus (interpretato da Jean Dujardin), l’Italia è riuscita a difendere le sue posizioni egregiamente con una serie di film azzeccati e di spessore.

A cominciare proprio da ‘Martin Eden’, storia liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Jack London in cui il regista Pietro Marcello racconta l’idillio napoletano, fra amore e politica, del giovane marinaio Martin Eden, squattrinato ma animato da un vibrante idealismo, e la bella e facoltosa Elena Orsini, sullo sfondo dei fermenti del socialismo e di un mondo che sta cambiando vorticosamente. Il suo premio il grande Marinelli l’ha dedicato a sorpresa a coloro che si battono per salvare i migranti.

Altri due premi per il bel paese sono andati a ‘La mafia non è più quella di una volta’ di Franco Maresco che ha vinto il premio speciale della giuria. Da segnalare altri due gioielli di grande cinema Made in Italy: ‘Vivere’ di Francesca Archibugi e ‘Tutto il mio folle amore’ di Gabriele Salvatores, anch’essi distribuiti da Rai Cinema. In ‘Vivere’ con Micaela Ramazzotti e Adriano Giannini (che sul red carpet ha sfoggiato un tuxedo sartoriale di Brioni), la regista romana che ricordiamo per ‘Con gli occhi chiusi’ e ‘Mignon è partita’, compone un film corale che è un tributo all’arte di vivere oltre la menzogna che ci attanaglia.

Per ‘Tutto il mio folle amore’ Salvatores propone un road movie in cui un cantante incontra per la prima volta il figlio adolescente autistico. Nel cast svettano nei ruoli centrali Claudio Santamaria, che nel film è un po’ un Modugno redivivo, e Valeria Golino. L’attrice, che è anche membro della giuria del Deauville Festival presieduta da Catherine Deneuve, è anche interprete del film di Costa-Gavras ‘Adults in the room’ ispirato ai diari dell’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis che i governi europei scelsero di affossare ai tempi della crisi greca del 2015. E a Venezia 76 ha triplicato perché è anche nel cast dello spassoso film ‘Cinque è il numero perfetto’ diretto da Igort, in cui il protagonista Tony Servillo affiancato da Carlo Buccirosso si cala nei panni di un camorrista in pensione che deve ritornare a uccidere per vendicare il figlio sullo sfondo di una surreale Napoli anni’70.

Ancora buon cinema italiano con ‘Nevia’ di Nunzia De Stefano con Pietra Montecorvino (la ricordate accanto ad Arbore in FFSS?), ‘Il sindaco del rione sanità’ di Mario Martone con Massimiliano Gallo e Francesco Di Leva ispirato a un testo teatrale di Eduardo De Filippo, e ‘Tony Driver’ di Ascanio Petrini distribuito da Wanted con Pasquale Donatone come protagonista, e dedicato anch’esso al tema dell’immigrazione e dell’integrazione, con una storia in equilibrio fra Taxy Driver e Will il Coyote.

Dall’Italia arrivano sulla laguna anche due attesissime serie televisive che promettono faville. La prima è firmata Paolo Sorrentino ed è il nuovo capitolo di ‘The New Pope’, storia dell’ambizione di due papi che aspirano a essere dimenticati, in cui Jude Law recita stavolta accanto a John Malkovich, e ‘ZeroZeroZero’, la nuova serie di Stefano Sollima tratta dall’omonimo nuovo libro di Roberto Saviano e imperniata sulle trame oscure che collegano i cartelli messicani, la n’drangheta e i business men corrotti americani.

L’Italia è stata poi degnamente rappresentata da Paolo Virzì, uno dei nostri più brillanti cineasti, che sedeva nella giuria di questa edizione presieduta da Lucrecia Martel e composta fra gli altri da Piers Handling, Stacy Martin, Mary Arron, già famosa per il film ‘American Psycho’ con Chloe sevigny e Christian Bale, e oggi regista del film ‘Charlie says’ tuttora nelle sale, intenso film al femminile imperniato sul racconto della Charlie Manson family responsabile dell’atroce massacro di Bel Air dell’agosto 1969.

Da menzionare fra gli altri ‘Gloria Mundi’ di Robert Guédiguian che ha messo a segno una Coppa Volpi come migliore attrice protagonista grazie all’interpretazione folgorante e accorata di Ariane Ascaride, ‘Guest of honour’ l’ultima fatica di Atom Egoyan già noto per il film ‘Exotica’ che porta in scena il complesso rapporto fra un padre e una figlia, ‘La vérité’ di Kore-Eda Hirozaku sull’amore-odio fra una figlia e la madre attrice, con Juliette Binoche e Catherine Deneuve– che ha calcato il tappeto rosso con un look fiammante di Jean Paul Gaultier Haute Couture- e infine, dulcis in fundo, il film ‘Ema’ di Pablo Larrain, una buona prova che fonde linguaggio drammatico e musical e che si è portata a casa due riconoscimenti plebiscitari: il premio Unimed e il 18° premio Arcacinemagiovani.

Per questa edizione inoltre Hollywood ha traslocato sulla laguna schierando alcuni dei suoi più affascinanti e talentuosi protagonisti. Si parte da ‘Joker’ il cui regista Todd Phillips ha promesso di far piangere con le risate del pagliaccio più cattivo del mondo, per passare poi al colossal sci-fi ‘Ad Astra’ di James Gray distribuito da Fox con uno statuario Brad Pitt, un’odissea nell’animo umano e una revisione della mascolinità più stereotipata.

Non offre fianco a critiche l’inossidabile Meryl Streep, elegantissima in un abito stampato di Givenchy e protagonista insieme ad Antonio Banderas, a Sharon Stone e Gary Oldman, di ‘The Laundromat, ultima impresa di Steven Soderbergh, una ricostruzione lucida e rivelatrice dello scandalo dei ‘Panama papers’ dal romanzo del premio Pulitzer Jake Bernstein che documentava le losche manovre di 200 società offshore, fino ad arrivare a Johnny Depp, magistralmente diretto da Ciro Guerra in ‘Waiting for the barbarians’, film storico girato in Marocco in cui il divo americano si cala nei panni del violento e xenofobo colonnello Joll. Nulla di più attuale. Gara d’eleganza fra le star.

Ammiratissima nel suo conturbante abito imprimé rosso sangue flamenco style disegnato per lei da Dolce&Gabbana la splendida cinquantenne Monica Bellucci che era a Venezia per la versione integrale di ‘Irreversible’. Si accende di un rosso passione anche l’abito di paillettes da vamp generosamente scollato, disegnato da Hedi Slimane direttore creativo di Céline per Scarlett Johansson e da lei sfoggiato sul red carpet del film ‘Marriage story’ diretto da Noah Baumbach e da lei interpretato.

Difficile da dimenticare per la sua eleganza Kristen Stewart, fasciata da un lungo e sontuoso abito di pizzo rosa laminato di Chanel Couture e magnetica interprete di ‘Seberg’ di Benedict Andrews in cui la bellissima attrice interpreta l’attrice Jean Seberg indagata dall’FBI. Sembrava un po’ Cenerentola nel suo abito bianco di Ralph & Russo e i gioielli di Atelier Swarovski la diva Penelope Cruz che a Venezia ha portato il film ‘Wasp network’ di Olivier Assayas, storia di cinque prigionieri politici cubani infiltrati nella società americana attraverso la rete ‘Wasp network’.

Meritano un elogio anche il film storico ‘The king’ di David Michod in cui l’enfant prodige del cinema Timothée Chalamet, che Woody Allen ha scelto come protagonista del suo ultimo film, è Enrico V d’Inghilterra travolto dagli intrighi di palazzo accanto a Lily Rose-Depp. Di questa edizione ricorderemo sicuramente l’intramontabile carica rock di Mick Jagger nel cast di ‘The Burnt Orange Heresy’ di Giuseppe Capotondi che ha chiuso in bellezza il festival con un thriller ambientato nel mondo delle gallerie d’arte. Nel cast spicca anche Donald Sutherland. Bella prova, all’altezza di un festival da record che non dimenticheremo facilmente.

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Cinecult: C’era una volta… a Hollywood di Quentin Tarantino

Arriva finalmente sugli schermi italiani, dopo il successo clamoroso riscosso al botteghino in America, l’attesissimo kolossal di Quentin Tarantino, l’ultima, imperdibile fatica del profeta della pulp generation nato a Knoxville nel Tennessee nel 1963 e definito da Peter Bogdanovich ‘il regista più influente della sua generazione’: ‘C’era una volta… a Hollywood’. E speriamo anche questa volta in qualche oscar (Tarantino ne ha già vinti due in passato), perché questo film li merita davvero!

Un’autentica gara di bravura fra due titani della mecca del cinema a stelle e strisce: Leonardo DiCaprio (premio oscar nel 2016 per ‘The revenant’) e Brad Pitt (che con la sua società Plan B Entertainment si è aggiudicato la dorata statuetta per ’12 anni schiavo’ di Steve Mc Queen). Da notare che il biondo divo americano, sex symbol inossidabile, ha definito ‘maturo e lirico’ questo epico film.

Quentin Tarantino, Leonardo DiCaprio and Brad Pitt on the set of ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.

Qui DiCaprio è Rick Dalton, attore della vecchia guardia di Hollywood che dopo i successi di una serie TV western anni’50, cerca di rimanere a galla nonostante il contesto avverso e super competitivo e gli effimeri ingranaggi dell’ambiente del cinema. Brad Pitt interpreta Cliff Booth, controfigura storica di Rick e suo grande amico, mai visto così in forma, anche dal punto di vista fisico. Le sue fan ne vedranno delle belle. Insieme i due giganti del cinema, che recitano forse per la prima volta fianco a fianco, formano una vera e propria famiglia.

Sullo sfondo della storia che conta un cast stellare (uno per tutti Al Pacino in un ruolo molto efficace) si innesta la figura di Sharon Tate, la splendida e sventurata moglie di Roman Polansky, tratteggiata abilmente già nello script del film e ricostruita grazie anche al talento drammatico di Margot Robbie (se l’avete amata in ‘Tonya’ di Craig Gillespie, qui la venererete). La bella attrice australiana dai grandi occhi penetranti che è attualmente anche produttrice di film oltre a essere brand ambassador di Chanel, incarna l’anima euforica e spensierata di una Hollywood che sta per essere offuscata dalle menti scellerate degli adepti di sette deliranti.

Margot Robbie stars in ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.

Fu questa la degenerazione di quel movimento hippy che, come Tarantino ha ribadito in molte delle interviste rilasciate sul film, ha poi trainato la transizione verso la nuova Hollywood dopo il 1969 l’anno in cui il film è ambientato. La Hollywood per intenderci dei Peter Fonda e dei Michael Douglas, i ragazzi ‘spettinati’ destinati a scardinare il cliché dell’attore duro e macho, impersonato nel film quasi a volte con tratti parodistici da DiCaprio.

Questo che vedrete sul grande schermo è il film in assoluto più personale di Tarantino. Da cinefilo accanito qual è, Tarantino ci riporta indietro nella golden age del cinema americano con la sua straordinaria macchina del tempo per rivivere da vicino un anno decisivo nella storia della settima d’arte ma anche della cultura e del costume: il 1969 è l’anno di ‘Easy rider’, di ‘Hello dolly’, di ‘Un uomo da marciapiede’ e di cantanti di rottura come Marvin Gaye, i Doors, Diana Rosse molti altri. Geniale a questo proposito la colonna sonora del film che somma tutti i grandi amori del regista, cresciuto con la radio e il cinema nel quartiere Alhambra di Los Angeles.

Brad Pitt and Leonardo DiCaprio star in Columbia Pictures “Once Upon a Time in Hollywood”

Il tam tam mediatico che ha accompagnato l’uscita del film distribuito da Sony Pictures Italia e che fa parte di una trilogia comprendente ‘Django unchained’ e ‘Bastardi senza gloria’, prevede che questa sia la penultima fatica cinematografica-ma noi auspichiamo che non sia così-per il grande regista affermatosi nello star system mondiale grazie a film come ‘Le iene’ e a ‘Pulp Fiction’, il film manifesto degli anni’90 con il quale il cineasta ha conseguito la palma d’oro a Cannes.

Difficile da dimenticare quest’ultima pellicola che è un atto d’amore nei confronti di una Hollywood che non c’è più, narrata anche nel libro ‘Pictures of a revolution’ di Mark Harris. Tarantino si è imposto nell’olimpo hollywoodiano grazie a un film che ha fatto breccia nei cuori dei fan del cinema indipendente, dedicato ai palati più esigenti e oggi non più così di nicchia. Quello stesso movimento che ha iniziato a esistere a Hollywood proprio nel 1969, si direbbe dal film un’ottima annata.

Preceduto da un’attesa quasi messianica, il film più glamour dell’anno è stato concepito in 5 anni di appassionata gestazione, con una sceneggiatura trattata e gestita artisticamente alla stregua di un vero e proprio romanzo. Il titolo è un omaggio a Sergio Leone, inventore di un filone di grande successo, ma nel film si cita con una punta di nostalgia e grande ammirazione anche l’opera e la filmografia di Sergio Corbucci, regista di ‘Western spaghetti’, un genere che nel 1969 si affacciava ancora in sordina sulla scena mondiale. E siamo grati a Tarantino anche per questo tributo.

Leonardo DiCaprio stars in ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD.

Oltretutto anche se gli effetti speciali ci sono, Tarantino ha deciso di rinunciare alla ripresa in digitale optando per il 35 mm. per dare magari una patina più preziosa e vintage al suo ultimo capolavoro. Interessante la scelta cromatica del film che si tinge di giallo, il colore del mistero (Tarantino è un grande fan di Dario Argento), e insieme il colore dell’era hippy (let the sunshine in è la canzone hippy per eccellenza) e della ‘golden hour’ di Los Angeles secondo il super fotografo Herb Ritts. Come giallo era l’abito di Dries Van Noten che Margot Robbie ha sfoggiato alla première a Roma del film, già presentato a Cannes.

A questo proposito vorremmo spendere qualche parola per elogiare la costumista Arianne Phillips che oltretutto ha anche un curriculum con il pedigree. La stylist, stilista e costumista amica di Alessandro Michele direttore creativo di Gucci, con il quale ha lavorato su un esclusivo progetto editoriale, ha collaborato con Madonna per i costumi e il guardaroba dei suoi ultimi 6 tour mondiali, ha curato i costumi dei due film di Tom Ford, e ha anche collaborato per alcuni progetti creativi con maison del calibro di Cartier, Valentino, Van Cleef & Arpels e altre. Un ulteriore fattore di successo per questo grande film.

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Stranger Things 4: uscita, cast e spoiler

La quarta stagione di Stranger Things è stata annunciata il 30 Settembre del 2019 e Netflix ha diffuso il trailer con una citazione “Non siamo più a Hawkins”. Vi ricordate Dorothy de “Il Mago di Oz” quando disse al suo cane Toto “Non siamo più in Kansasa”? Ecco, con la citazione che ha diffuso Netflix, la piattaforma di streaming più famosa al mondo sta rendendo omaggio allo storico film.

Questa quarta stagione di Stranger Things – dopo il successo della terza, che ha registrato ben 40 milioni di utenti in pochi giorni dall’uscita, registrando il record nella storia di Netflix – non poteva di certo mancare. Al termine della terza stagione diversi spettatori si sono fatti delle domande, come ad esempio Hopper è davvero morto? –  e sono rimasti senza risposta, ora forse potrebbero saperne di più?!

Scopriamo ora l’uscita, il cast e spoiler di Stranger Things 4

Uscita Stranger Things 4

Le riprese della quarta stagione dovrebbero iniziare nel gennaio 2020, ormai alle porte, e concludersi per l’agosto dello stesso anno. Dunque l’uscita per i telespettatori potrebbe essere in autunno 2020, così manterrebbe l’alternanza delle stagioni precedenti luglio/agosto.

Qualcuno pensa anche che potrebbe uscire il Giorno del Ringraziamento, ovvero il quarto giovedì del mese di Novembre, che nel 2020 cadrà di preciso il 26 Novembre. Questo collegamento è stato fatto poiché nella terza stagione Stranger Things termina con la menzione del Thanksgiving Day (giorno del ringraziamento). Non si esclude però che possa arrivare sullo schermo con la metà del 2021.

Spoiler Stranger Things 4

Le puntate di Stranger Things 4 saranno otto come per la prima e la terza serie, solo la seconda ne ebbe nove e il titolo del primo episodio della nuova stazione sarà “The Hellfire Club”. Dovrebbe essere ambientato tra il 1986 e il 1987 e ambientato prevalentemente in Russia.

I creatori della serie hanno accennato di un viaggio attraverso i portali, quando hanno parlato di “trame ambientate in aree al di fuori di Hawkins”.

E’ stato anche detto che verrà trattata l’omosessualità col personaggio di Robin, che facendo coming out rivela a Steve di essere infatuato da Tammy Thompson.

Si assisterà anche alla perdita dei poteri di Eleven e il trapasso da demogorgone da Idra a umanoide.

Cast di Stranger Things 4

Infine, un accenno al cast della quarta serie di Stranger Things. Le perdite di personaggi sono state diverse nelle ultime due stagioni e ora secondo indiscrezioni sembra che verranno aggiunti al cast 4 personaggi, attori maschili in particolare.

Si potrà assistere alla presenza di tre adolescenti di cui uno dallo stile sportivo arrogante, un metallaro e un surfista consumatore di marijuana, il quarto invece potrebbe essere un personaggio adulto protagonista delle ambientazioni al di fuori di Hawkins.

Infine, forse tornerà Tammy Thompson, personaggio che riveste un ruolo fondamentale nella serie e che nella terza stagione è stato solo citato.

La fidanzata di cui Dustin parla tanto ma i due non riescono a mettersi in contatto, quando finalmente ci riescono, si scopre che anche Suzie è innamorata di Dustin. Questo lascia pensare che anche lei possa far parte del cast della quarta stagione di Stranger Things.

Stars & The City: Susan Miller si racconta e ci svela il futuro

Uno dei tanti vantaggi di vivere nel costante trambusto di New York è la capacità di entrare in contatto con una moltitudine di esperienze culturali diverse, e con l’ispirazione delle persone che le hanno create. Di recente, ho avuto l’opportunità di incontrare l’astrologa stellare Susan Miller, autrice di fama mondiale ed editorialista per diverse riviste di moda internazionali. Susan è anche la fondatrice del sito web Astrology Zone: creato nel 1995, oggi conta 300 milioni di page views annuali ed è letto con entusiasmo da 11 milioni di persone all’anno. Tutti i lettori attendono con impazienza il primo giorno del mese, quando Susan pubblica in modo molto elegante e divulgativo le sue previsioni astrologiche complete per il mese a venire.

Susan ha suggerito la data del nostro incontro dopo aver consultato il suo calendario astrologico per l’anno (The Year Ahead). Quel giorno c’è stata una congiunzione tra il Sole e Venere, che, come mi ha spiegato, è una data fantastica per ogni tipo di comunicazione e collaborazione.

Non potevo essere più eccitata di avere un’astrologa così rispettata davanti a me, e per di più in una data perfetta per la nostra intervista! Quel giorno ero elettrizzata per i milioni di possibili risposte che avrei potuto ricevere a tutte le mie domande. È un’oratrice meravigliosa e una splendida persona con la quale passare del tempo. Di seguito un’ intervista esclusiva riguardo la sua vita e il suo lavoro oltre che una visione anticipata per i prossimi mesi, che pubblicheremo a ridosso del 2020.

Quindi, ci stavamo chiedendo: quando hai sentito crescere in te questa passione per l’astrologia?

Volevo imparare l’astrologia, ma non avrei mai voluto che qualcuno sapesse che conoscevo questa materia. Pensavo dovesse essere un mio segreto perché  non era accettata. Avevo 14 anni e avevo appena passato un anno intero in ospedale a causa di un terribile intervento chirurgico per correggere un difetto della nascita, ma sfortunatamente ebbi un problema diverso quando mi svegliai: ero paralizzata dal ginocchio in giù. Non avevo nessuna certezza riguardo al fatto che sarei stata in grado di camminare nuovamente. Ho pregato i miei santi protettori, ma avendo solo 14 anni all’epoca volevo sapere se sarei riuscita a camminare di nuovo. Il mio piano era quello di non dire mai a nessuno che conoscevo l’astrologia. Mia madre non voleva insegnarmi niente a riguardo perché aveva paura che avrei studiato troppo poco prima di dare consigli ai miei amici, ma ha ceduto dopo un anno, dopo la mia promessa di studiare per 12 anni e di non leggere le carte a nessuno al di fuori della mia famiglia. La gente pensa di poter imparare l’astrologia in pochi mesi, mentre lei mi ha detto che ci avrei impiegato 12 anni altrimenti non sarei stata abbastanza competente.

Se potessi tornare indietro nel tempo, quale personaggio storico saresti e perché?

SM: Thomas Jefferson!

Afferma così, e con molta passione mi spiega che in quel momento storico nel 1776, anche se si sarebbe dovuta vestire come un uomo, avrebbe voluto far parte dei Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, un gruppo molto coraggioso e disposto a sacrificare le proprie vite per la libertà.

MT: Pensavo che mi avresti risposto Cleopatra magari…

SM: Mi piace l’Egitto! Gli egizi misero l’astrologia sulle loro mappe. Sai cosa sarebbe stato divertente? Cleopatra che si faceva leggere il tema natale.

Raccontaci della tua giornata tipica da astrologa. Facciamo finta che seguiamo Susan per 24 ore a New York. Cosa fai?

Potresti trovare la mia giornata abbastanza normale. Mi sveglio alle 6, e come prima cosa chiamo la banca per assicurarmi che il mio personale abbia ricevuto e incassato i propri assegni. Mentre controllo queste cose con la banca, mi lavo la faccia e applico una maschera. Dopodiché prendo le vitamine, e dopo la doccia metto sieri e le mie creme idratanti. Alle 9 faccio un’intervista internazionale in Europa (se il reporter è in Asia, faccio queste interviste alla mezzanotte dell’orario di New York). Per le 10 sono fuori casa. Prendo una tazza di caffè – magari anche un cornetto – e inizio a scrivere dal coffee shop, può essere che mi fermi anche per tre o quattro ore prima di cambiare location. Rimango sveglia fino alle 2 di notte, non ho bisogno di dormire molto.

Photo courtesy: Il Carlyle, a Rosewood Hotel New York

Lavori da casa o in ufficio?

SM: Ti sembrerà divertente; vado da Dunkin’ Donuts. Tutti mi prendono in giro per questa cosa perché è un negozio strano, arancione e viola con un personale molto amichevole. Starbucks non mi piace, è troppo cupo, preferisco l’atmosfera che c’è da Dunkin’ Donuts. Bevo soltanto una tazza di caffè al giorno.

Quando me ne vado da lì cerco un altro posto in cui lavorare. Scrivo tutto il giorno, perché quando lavoro per il mio sito web, Astrology Zone, ogni segno zodiacale mi richiede almeno 7 ore di tempo. Ariete e Toro sono i primi due segni, quindi potrei impiegare un’intera giornata a scrivere per quei due perché devo fare calcoli e devo memorizzare tutti i vari aspetti del mese.

Qui posso mostrarti…”, dice Susan mentre mi porge una cartella di 40 pagine piena di grafici e calcoli per i passaggi e le eclissi a venire, e mi rivela che avranno un ruolo importante per tutti noi nel mese di dicembre,” il giorno di Natale ad essere precisi. Sarà una fantastica giornata!

Susan mi dice anche che va a Los Angeles una volta al mese, perché è lì che si trovano diversi membri del team che la supporta con il suo sito web.

Quali sono i tuoi posti preferiti in città?

Chiunque venga qui dovrebbe andare ad Ellis Island, è il posto che preferisco da far vedere ai miei amici. Inoltre, adoro vedere il ponte di Brooklyn dalla terrazza del Soho House – è così bello! Se dovessi portare dei bambini a New York, li porterei al Central Park Carousel perché è dove mia madre mi portava quando avevo cinque anni, e anche alla piccola barca tra la 72esima strada e la Fifth Avenue.

New York ha anche così tanti ristoranti ottimi che è praticamente impossibile stabilire quale sia il migliore. Per avere una vista meravigliosa mi piace andare al Top of the Rock – è di gran lunga migliore rispetto alla vista dall’Empire State Building. Un hotel che mi piace molto è il Carlyle, dove vado sempre per bere il thè, che è anche l’hotel dove il Presidente Kennedy e Jackie erano soliti dormire durante i loro soggiorni qui. New York, aggiunge con uno sguardo luminoso, è “attraente” e “nessuna città al mondo è come New York a Natale. L’intera città è illuminata – New York sa come celebrare le festività, inoltre a dicembre nevica spesso. Faccio parte del National Arts Club, e a Natale ti fa sentire come se ti trovassi in una macchina del tempo, tornando indietro fino agli albori della città, davvero affascinante.

Che influenza ha Mercurio retrogrado sulle nostre vite?

Questo aspetto dell’astrologia colpisce tutte le persone in modo uniforme, sebbene influisca un po’ di più su Gemelli e Vergine perché sono segni governati da Mercurio. Mercurio governa l’editoria, la radio ed il mondo digitale, quindi influisce anche su tutte le persone che lavorano in questi settori.

Avrai comunicazioni sbagliate, guasti agli apparecchi, problemi ai software e ai computer. È un momento frustrante. Mercurio in realtà non diventa retrogrado, ma visto dalla Terra sembra tornare indietro rispetto agli altri pianeti. Ed è la proporzione tra i due pianeti, Mercurio diventa retrogrado tre volte l’anno per tre settimane e mezzo. Io viaggio durante Mercurio retrogrado, nonostante Mercurio governi i viaggi – basta essere un po’ più prudenti.

MT: E per tutti gli imprenditori che ci stanno leggendo, tu non firmeresti nessun contratto in quel periodo, giusto?

Non firmare un contratto durante Mercurio retrogrado perché potresti doverlo rifare più tardi: potrebbero esserci cose mancanti, confuse oppure non di tuo gradimento. Controlla gli indirizzi. Una volta andai a Detroit per vedere un’agenzia pubblicitaria e l’indirizzo che avevo era sbagliato, perché nel frattempo si erano spostati dalla parte opposta della città. Anche se devi spedire un pacco o una lettera è importante controllare gli indirizzi, perché Mercurio governa le poste.

“I giorni peggiori per Mercurio retrogrado sono le date di inizio e di fine del retrogrado.” – Susan ci consiglia di stare molto attenti a concederci uno spazio di una settimana prima e dopo questo periodo. Ha una chiara descrizione di Mercurio retrogrado sulla homepage di Astrology Zone. Scorri verso il basso e vedrai un elenco dei suoi pezzi, incluso quello, sul lato sinistro della sua homepage.

Questa domanda è divertente ma cosa pensi che un influencer non dovrebbe fare sui social media durante Mercurio retrogrado?

Oh! Il mio consiglio è quello di non condividere troppo. È come se fosse una scena della fiction “Gossip Girl” – un influencer non dovrebbe condividere troppe cose, perché finirebbe col pentirsi di ciò che ha scritto. Parlare troppo durante Mercurio retrogrado può metterti nei guai.

Sei stata la prima a capire l’importanza di Internet e hai lanciato il tuo sito astrologyzone.com nel 1995. Come si è evoluto il web fino ai giorni nostri?

Internet ora ha più funzionalità. Era il 1995 quando ho iniziato, non c’erano nemmeno i colori – tutto era in bianco e nero e quando guardavi un film, il video era piccolo quanto un francobollo e poco dopo il computer crashava!

Avere un e-commerce era molto difficile agli inizi, Internet permette di scambiare informazioni in tutto il mondo alla velocità della luce, come ad esempio mandare le informazioni dall’Alabama alla Danimarca, poi dall’Alaska al Texas – hai capito cosa intendo. L’e-commerce era una sfida perché, durante questi movimenti, alcune informazioni andavano perse (controllare testo inglese).

Pensavo che gli ingegneri non avrebbero mai risolto questo problema, ma alla fine ci sono riusciti. Ho poi lanciato l’app di Astrology Zone nel 2002 ma ho cambiato gli sviluppatori nel 2012 e l’ho rifatta diverse volte. Il nome ufficiale è “Daily Horoscopes Astrology Zone + More by Susan Miller” (http://apple.co/2gcVDnn  Android.  http://bit.ly/2y7pHaT)

Quando ho iniziato su internet, durante i primi sei anni,  appena facevo un’apparizione alla televisione, i produttori non volevano che lasciassi agli spettatori l’URL del mio sito web, perché credevano che il pubblico non sapesse cosa fosse un URL; allora gli dissi che non lo avrebbero mai saputo se nessuno gliene parlava. Sembrava che il mondo dovesse correre per sempre dietro alla tecnologia.

Come puoi ottenere il meglio dall’astrologia?

L’astrologia può essere uno strumento utile per coloro che sono disposti a cogliere un’opportunità.”È come ottenere opzioni, spetta ai lettori sapere cosa vogliono, riconoscere l’opportunità quando la si vede e agire su di essa quando arriva”.

Cosa ne pensi dell’ascesa dei social media come Instagram?

Mi piace Twitter perché le persone discutono di idee e perché puoi inserire facilmente un link e le foto sono molto più grandi che su Instagram. Instagram non ti consente di pubblicare un link, devi andare ogni volta sul profilo che ti interessa. Ad ogni modo sono su entrambi e il mio nome è lo stesso, @AstrologyZone. Ci sono troppi Susan Miller nel mondo! Il problema su Instagram è che 12 persone fingono di essere me. Inoltre vorrei vedere persone che condividono opinioni e idee, non solo foto con indosso un nuovo cappotto o con in mano una borsa firmata. Adoro la moda, ma per questo preferisco le riviste per tenermi aggiornata. Le riviste scelgono con cura i loro editor, che inseriranno la collezione di un designer tenendo conto di quelle passate in modo che ciascuna collezione attuale differisca dalle altre. Su Instagram, puoi vedere i lavori di Versace o Valentino, ma non puoi ottenere una spiegazione della direzione che il designer ha deciso di prendere quest’anno. Le riviste sono più complete a mio avviso.

Comincio a illuminarmi e cerco quasi un abbraccio quando afferma:

“I redattori sono eccezionali. E voglio il loro consiglio. Grazie.”Susan scrive per Amica in Italia e Vogue (Giappone), W (S. Corea) e Claudia (Brasile), SModa (Spagna), Vogue (Cina), Vogue (Grecia), e spesso scrive storie di copertina per Grazia (Francia) e Elle (Australia) per citarne alcuni. Il suo legame con il mondo della moda è sempre stato forte. Ci racconta che voleva diventare una stilista quando era piccola e vorrebbe lavorare di più con gli stilisti, quindi la nostra prossima domanda è obbligatoria.

Nella moda chi sono i designer e gli stili che ami di più e perché?

Dolce & Gabbana- sospira in soggezione (si può dire che adora il marchio). Valentino, dice con voce determinata. Ho appena visto questo vestito e sto pensando di prenderlo. È rosso, il mio colore preferito. Ha i volant. Adoro i tocchi femminili e Valentino (così come Dolce & Gabbana) comprendono le donne. In America, adoro Oscar De la Renta, anche se i suoi tagli non si allineano perfettamente al mio corpo. Mi piace Akris, il designer svizzero. Ho già detto che adoro Dolce & Gabbana? Tutti quei fiori!

Il tono di Susan si fa più alto, il suo entusiasmo per la moda e il design sta prendendo forma e le sue risposte scorrono con fiducia e passione.

“Adoro i fiori. Adoro tutto ciò che è femminile. Mi piace anche un design leggermente più formale. New York è formale. Los Angeles è molto più informale, anche negli incontri di lavoro, e mi ci vuole un po ‘di tempo per abituarmi ogni volta che vado. ”

Molti brand si sono resi conto del valore di collaborare con la tua esperienza come astrologa. Con quali marchi hai collaborato?

Oh, sono davvero tanti! Dior (borse Lady Dior), Apple, Furla, Veuve Clicquot, Chanel, Guerlain, Clarins, Lancôme, Chopard, Mac Cosmetics, Saks Fifth Avenue, Bloomingdale’s, per citarne alcuni. Conosco molti marchi francesi, ma mi piacerebbe lavorare con altri marchi italiani! Sono per metà italiana. La parte di mio padre è siciliana. (La famiglia materna di Susan è tedesca.) Oltre alla moda il beauty, è ambasciatrice della compagnia di bellezza Fresh, di proprietà di LVMH dal 2015 e dell’edizione Hotel a Miami. Unire l’astrologia nelle collaborazioni con i marchi è un modo unico ed efficace per raggiungere il pubblico e può essere estremamente creativo. Da gennaio a marzo 2020, ad esempio, il flagship store di Bloomingdale a New York City presenterà una boutique di Astrology Zone curata da Susan che offrirà oggetti unici selezionati, dall’abbigliamento maschile  alla gioielleria, dalla tecnologia e al design fino aall’abbigliamento per neonati, insegne e simboli. Queste collaborazioni sono curate in dettaglio da Susan e dai direttori di moda di Bloomingdale. Sono enormi operazioni di branding che possono a volte coinvolgere il talento di 30 persone!

Città preferite?

Amo Kyoto, voglio andare sul Monte Sugarloaf in Brasile, poi vorrei andare in Sicilia e muoio dalla voglia di visitare Milano. Adoro Roma e ho trascorso molto tempo lì. È tempo di vedere Milano!

Cosa non può mancare quando viaggi?

I miei gioielli, creme idratanti e le mie maschere. Adoro La Mer e tutte le maschere di Fresh part di LVMH. Uso anche altri brand ma Fresh ha le maschere più incredibili. Adoro la maschera al tè nero, quella chiamata idratazione alla rosa, la maschera al miele e la maschera Lotus Youth Preserve e la maschera al nettare di vitamina. Sono tutte fantastiche.

Fragranza preferita?

Alien di Thierry Mugler, è tutta a base di fiori. Mi piace anche Bal a Versailles di Jean Desprez, è un profumo meravigliosamente morbido e poudrè con un pizzico di vaniglia. È un profumo francese classico.

Entrando in temi specifici, cosa ci aspetta per tutti per il resto dell’anno? E nel 2020?

Ci sono tante belle novità per tutti i segni!

(Assicurati di seguirci, stiamo pianificando una grande storia e un elegante oroscopo 2020 in collaborazione con Susan, che annunceremo la fine dell’autunno.)

Le migliori date per gli affari nella restante parte del 2019? E per l’amore?

Senza esitazione quasi senza che io sia in grado di completare la frase, afferma dicembre!

SM: Dicembre è fenomenale. Si inizia con il 15 dicembre in Giove, e il trenta in Urano. Un aspetto trigono è pura armonia. Inoltre, segna la data! Adoro il 27 dicembre: Giove si congiunge con il Sole: il giorno più fortunato dell’anno. Non accadrà di nuovo in un segno diverso fino al 2021.

Cosa dovremmo fare in quei giorni fortunati, se potessi darci consigli.

Piantare un seme. Inizia una relazione o un’attività. Fai un viaggio importante se sei un Toro, ad esempio. Cancro? Decidi una relazione e, se sei innamorato, affidati al matrimonio. Ogni segno sarà influenzato in diversi modi. Sto scrivendo un grande libro sull’anno 2020, ma c’è troppo da dire a proposito di questo!

Quale è il segno più elegante?

Leone e Pesci, sebbene la Bilancia sia l’arbitro del gusto. Il Leone vuole fare un grande ingresso, mentre ai Pesci piace mescolare il vintage con i nuovi design in quanto non vogliono apparire come la prossima persona accanto a loro.

Quale il più trendy?

I gemelli, decisamente, e fanno combinazioni fantastiche con gli accessori.

Il più classico?

Capricorno, per esempio la principessa Kate.

Gli Scorpioni amano il nero. A loro piacciono le linee semplici e classiche in modo da poter mescolare e abbinare e sentirsi quasi come se avessero un’uniforme quotidiana a cui non hanno bisogno di passare troppo tempo a pensare.

All’Ariete non piace il frou-frou, predilige linee sottili, sorprendenti ma meravigliosamente tagliate.

I Vergine sono perfezionisti e maniaci dei dettagli. Sanno vestirsi bene e hanno fatto amicizia con il loro sarto.

Pesci e Cancro sono romantici. Sagittari in movimento e richiedono conforto.

I Toro amano le cose classiche fatte di tessuti belli e tattili.

Bilancia è l’arbitro del gusto e ama essere aggiornato sulle ultime tendenze. Acquario, non ha bisogno dell’approvazione sociale, non segue le tendenze, le avvia.

In attesa delle nuove eclissi e del tuo libro per il 2020, possiamo dare delle previsioni brevi ma molto interessanti per i nostri lettori riguardo gli ultimi mesi del 2019? Puoi dare una previsione per ogni segno?

Ariete: puoi aspettarti un’importante svolta nella carriera.

Toro: viaggiare. viaggi a lunga distanza o la decisione di tornare all’università per un diploma avanzato

Gemelli: i Gemelli riceveranno un sacco di soldi e non verranno emessi da uno stipendio ma piuttosto da un bonus, una commissione, una royalty o denaro esterno, come il capitale di rischio.

Cancro: matrimonio! Oppure il cancro può ottenere un aiuto straordinario da un partner commerciale, agente, manager, pubblicista, commercialista e collaborazioni di tipo simile.

Leone: incarichi di lavoro eccellenti e invidiabili avanzano anche in salute e fitness

Vergine: La Vergine ha gli aspetti romantici più belli nel 2020. Se la Vergine vuole un bambino, quest’anno può averne uno. La sua creatività raggiungerà anche nuove vette.

Bilancia: casa e immobiliare brilla per lei.

Scorpione: contratti e fortuna con i clienti a breve distanza. La chiave del successo dello Scorpione sarà nel modo in cui comunicano con gli altri.

Sagittario: il 2020 sarà un anno enorme di ricompensa finanziaria.

Capricorno: questo segno è il favorito del cielo quest’anno e otterrà una cornucopia di chicche. Stanno entrando nel loro anno di smeraldo una volta ogni 12 anni, dove un grande desiderio diventa realtà.

Aquario: riceverà aiuto dai VIP dietro le quinte. Si preparerà per il 2021 quest’anno, il suo anno di smeraldo. Devono iniziare a staccarsi da obblighi o associazioni che non trovano più utili o interessanti. Il 2021 sarà il loro grande anno.

Pesci: amici e gioia dai gruppi a cui appartengono. Ciò include anche il lavoro su un’organizzazione benefica o umanitaria: è qui che risiede la felicità dei Pesci.

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Capelli uomo: i look dell’autunno

Settembre è il mese che inaugura una nuova stagione, ancor più di gennaio. Le giornate si accorciano ed è sicuramente il momento in cui accorciare o almeno sistemare anche barba e capelli, perché, per quanto sexy possa essere il look selvaggio dell’estate, il rientro impone una nuova accuratezza. 
Il primo appuntamento allora è quello dal parrucchiere, per dare una rinfrescata al nostro taglio in vista dell’autunno. Vediamo alcuni spunti.

Per chi si trova a domare ricci e onde poco propensi a rientrare nei ranghi, il riccio strutturato è il look ideale: uno stile che, attraverso il giusto equilibrio tra volume e naturalezza, dona anche alla chioma folta dall’aspetto spettinato una base ben strutturata. Per mantenere la forma del riccio sono consigliati creme disciplinanti e nutrienti arricchite con olii come quello di jojoba, mondorla o burro di karitè.

In alternativa, per i capelli più lisci e desiderosi di nuova disciplina senza rinunciare alla lunghezza, i must-cut tra cui scegliere sono i classici della barberia come  l’Italian Cut, evergreen dell’eleganza. Un taglio lungo sia sui lati che sulla parte superiore, strutturato esclusivamente con l’utilizzo di pettine e forbici per evidenziare la naturalezza delle lunghezze. I prodotti migliori per mantenerne la struttura sono paste modellanti con cere e olii naturali.

Per chi invece ama i look più decisi, il taglio Executive Contourn unisce eleganza e audacia: la parte superiore dei capelli viene lasciata più lunga mentre i lati e la nuca vengono sfumati. Ed è proprio il tipo di sfumatura l’elemento distintivo di questo taglio che può essere modulato in chiave armonica o più ardita. Il finish ideale di questo look è un prodotto lucido e super fissante come la brillantina.

Crediti foto:Bullfrog
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Gli essenziali per il back to office

Ritorno in ufficio? Occasione perfetta per sfoggiare un nuovo guardaroba in sintonia con le tendenze della moda. Ecco qualche idea per iniziare questa stagione lavorativa con stile.

Bolon Eyewear

Seddle è linea unisex che rivisita il classico e intramontabile modello Aviator con una montatura dalle linee squadrate. garantisce leggerezza, flessibilità e resistenza all’usura. Il particolare nasello in acetato riduce la capacità di pressione sul naso coniugando comodità della calzata con un design innovativoBack to office

Boggi Milano

Il nuovo completo, concepito come abito spezzato da ufficio e da viaggio, è realizzato in jersey di nylon bi-stretch; rigorosamente in blu navy, garantisce libertà di movimento, senza rinunciare allo stile e all’eleganza che contraddistingue il Cosmopolitan Businessman.

Nava Design

Aspetto essenziale, superficie piatta, stile informale con dettagli colorati a contrasto. FLAT è la nuova collezione di zaini Nava, nata per soddisfare un pubblico giovane e dinamico. 

Prada

Zaino in nylon con doppia tascha a zip

Puma Sport 

Un perfetto mix tra sport e tecnologia, progettato per diventare l’alleato ideale di chiunque ama allenarsi e desidera monitorare i propri obiettivi, rimanendo sempre connesso. Dotato di cassa sagomata in nylon e alluminio, garantisce a chi lo indossa una vestibilità ultra leggera, mentre il cinturino in silicone ruvido offre una perfetta aderenza e traspirabilità.

Woolrich

L’iconico motivo Buffalo Check, in tre varianti colore su panno mistolana, assume un carattere metropolitano, dando vita alla categoria delle Overshirt in cui i modelli Alaskan, HuntingClassic and Traditional tengono le redini con il loro design pulito e attuale.

Ha collaborato Massimiliano Benetazzo

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Tre fashion colab per l’autunno

Sempre di più i marchi del fashion si aprono a nuove collaborazioni, non solo con altri brand, ma anche con personaggi noti del mondo dello spettacolo come cantanti, sportivi o designers. Di seguito, 3 inedite capsule collection per iniziare al meglio la nuova stagione.

Roy Woods x Moose Knuckles

Il brand canadese di outerwear street-meets-luxury, Moose Knuckles, collabora con il celebre rapper e cantautore canadese Roy Woods, presentando un’esclusiva capsule collection che da oggi sarà disponibile online e presso il flagship di Toronto.
La collaborazione debutterà con un mini-cortometraggio in stile documentaristico che offre una panoramica degli elementi che hanno influenzato la mente creativa di Woods, attraverso il racconto di Woods stesso e dei suoi più cari amici sia a Toronto sia a Brampton, la città natale del rapper.
La capsule si compone di pezzi esclusivi che comprendono una tracksuit, in acetato nero con tape rosso nastrato e logato, una t-shirt con joint-logo, e un cappellino da baseball autografato.

Liam Gallagher x Adidas

Il famoso marchio sportivo Adidas ha lanciato da poco la sua ennesima collaborazione, questa volta con il cantante ex Oasis Liam Gallagher.
Sembra che il cantante, la cui faccia è stata messa sulla paletta delle sneakers, abbia seguito lo sviluppo del modello a partire dal design, non limitandosi quindi ad una semplice firma.
A partire da Adidas kick, le prime scarpe della label indossate dall’artista, Gallagher è sempre stato fedele all’azienda delle tre strisce dichiarando che le sue sneakers preferite di tutti i tempi sono le Barrington smash e che la collaborazione con Spezial è nata in maniera molto naturale.
Il modello ricalca quello classico delle Spezial, mentre il colore bianco è stato scelto probabilmente per il rimando alle scarpe sportive che portavano i kids nei primi anni novanta: un modello sobrio, adatto ad essere portato tutti i giorni.

Converse x Ibn Jasper

Barber, pattinatore, designer e stilista Ibn Jasper ha collaborato con Converse per una nuova interpretazione della sua classica silhouette Pro-Leather. Cresciuto a Chicago negli anni ’80, Ibn ha fortemente rivisitato la silhouette e il modello di punta di Converse sui campi da basket, il che ha ulteriormente intensificato il suo amore per la cultura delle sneaker. L’intenzione di Jasper è quella di concentrare lo stile sofisticato di Erving all’interno di una collaborazione che renda omaggio all’eredità dell’ambizioso giocatore e al suo grande impatto sul gioco. La scarpa è realizzata da una tomaia in premium leather bianca con sovrapposizioni in suede grigio e una linguetta con stampa pitonata. I numeri romani in rilievo aggiungono un peso più storico ad un design contemporaneo accentuato dalla linguetta con zip.
La collaborazione sarà disponibile dal 26 settembre.

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Ray-Ban celebra i 90 anni di Scuderia Ferrari

A pochi giorni dal Gran Premio di Monza ci troviamo con Ray-Ban ad un evento esclusivo nel flagship store di Milano. Non potevano mancare, ovviamente, i due piloti della Scuderia Ferrari: Charles Leclerc e Sebastian Vettel.

Gli ospiti hanno dunque potuto conoscere i due campioni e sfidarli virtualmente grazie al simulatore messo a disposizione per l’occasione, oltre che scoprire la nuova collezione Ray-Ban for Scuderia Ferrari che include uno speciale modello Aviator in edizione limitata. Quest’ultimo vanta lenti in cristallo placcate oro bianco 24K abbinate a una montatura canna di fucile con finiture spazzolate, una combinazione resa unica dallo storico scudetto di Scuderia Ferrari. Per rendere omaggio a questa speciale ricorrenza, ogni pezzo di questa Limited Edition si caratterizza per le incisioni sui finali d’asta rosso Ferrari e un certificato di autenticità.

La Core Collection comprende 7 diversi modelli, ognuno con caratteristiche differenti, ma accomunati dall’attenzione ai dettagli quasi ossessiva che Ray-Ban e Scuderia Ferrari dedicano ai propri prodotti per ottenere un connubio perfetto di unicità e accuratezza.

Materiali, colori e design aerodinamico sono un richiamo deciso alla casa automobilistica . I modelli della collezione riprendono infatti il rosso fiammeggiante Ferrari, il giallo Modena e ancora le finiture in metallo brillante e in gomma, emblema delle leggendarie auto da corsa, diventano i tratti distintivi della linea eyewear composta sia da modelli sole che da modelli vista.

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Happy world beard day

Le nuove tendenze parlano chiaro, la barba nel 2019 va regolata, portata corta e super curata. In occasione del World Beard Day, ecco i consigli per un grooming perfetto firmati Dan Gregory, Grooming Ambassador Internazionale di Braun. Gregory è uno dei barbieri professionisti ed esperti del grooming maschile più ricercati al momento, attualmente fondatore e direttore creativo di Man Made, un barber shop nel cuore di Londra con una favolosa lista di clienti abituali, dai City Executives alle star di Hollywood. Ecco le ultime tendenze in fatto di barba. 

Cominciamo da quella corta e ben disegnata che deve avere contorni ben definiti e con una lunghezza non superiore ai 3 mm, mentre sulle guance e sulla linea del collo può essere sagomata oppure lasciata naturale. Per chi volesse un pizzetto ben definito ma sempre con un accenno di barba è necessario accentuare la lunghezza intorno al mento e al labbro superiore fino a circa 8 mm, mentre sul resto del viso ci si rasa fino a 2 mm circa, senza contorni. Infine i baffi, un look molto in voga in questo momento nella cultura hipster. Si ottiene rasandosi completamente ad eccezione del labbro superiore. E poi libero spazio alla creatività sulla lunghezza e la forma preferite.

Di seguito invece 9 segreti per ottenere una barba dal design impeccabile:

  1. Iniziare con la barba di una certa lunghezza per creare più look
  2. Partire dalle guance per poter sbagliare
  3. Completare un lato del viso e poi fare l’altra metà, seguendo la simmetria
  4. Non limitare la tua creatività
  5. Avere un po’ di tempo libero per creare uno stile migliore
  6. Curare costantemente il design della barba
  7. Fare una doccia o un bagno caldi per ottenere una rasatura perfetta
  8. Utilizzare un buon device
  9. Pulire sempre il device dopo ogni utilizzo per garantire prestazioni ottimali

Crediti foto: Braun

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A Venezia il red carpet dell’alpha male

Tailoring moderno e un feel di discreta stravaganza. A Venezia non solo cinema. Mentre l’edizione 76 della mostra del cinema di Venezia 2019 volge al termine, sul red carpet affacciato sulla laguna si alternano i look di gala degli uomini più eleganti dello star system. La palma d’oro per l’originalità se la aggiudicano Ghali, il rapper da pochi mesi legato alla super top romana Maria Carla Boscono, che ha optato per un tuxedo con drappeggio che scivola dal rever firmato da Dior Homme by Kim Jones oltre a Timothée Chalamet, enfant gaté della scena cinematografica ( è il protagonista del prossimo film di Woody Allen in uscita sui nostri schermi a ottobre). L’enfant prodige del cinema sfoggia look eccentrici e tuttavia convincenti, disegnati per lui dallo stilista francese Haider Hackermann. Gli amanti del classico sartoriale, che è poi la soluzione vincente per un dress code maschile impeccabile, si lasceranno sedurre da Nicholas Hoult infilato in uno smoking rilassato di Emporio Armani, da Claudio Santamaria che ha esibito una giacca iridescente doppiopetto sempre disegnata da Re Giorgio, da Brad Pitt e da Adriano Giannini con i loro smoking sartoriali pennellati addosso targati Brioni, o ancora da Joel Edgerton al quale il direttore creativo del menswear griffato Louis Vuitton ha dedicato un outfit custom made con abbottonatura invisibile. Dulcis in fundo per Gucci Alessandro Michele pensa a David Bowie e a Oscar Wilde per i look indossati da Achille Auro e da Milovan Farronato. In questa gallery Manintown vi invita a scoprire i best looks dei veri gentlemen firmati dalle maison di moda internazionali.

In copertina: Brad Pitt in total look Brioni

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Donatella Versace annuncia l’autunno con un festival di luci e stampe

La Medusa colpisce ancora. Direttamente da New York arriva nelle esclusive boutique di tutto il mondo la nuova prefall collection autunno-inverno 2019-20. Mentre la fashion week della Grande Mela con le passerelle primavera-estate 2020 entra nel vivo, Donatella Versace, un tempo musa del geniale demiurgo della moda italiana Gianni Versace e oggi direttore creativo della maison della medusa, gioca d’anticipo. E propone una co-ed collection ricca di capi da avere subito e da mettere nel guardaroba per la stagione fredda.

Direttamente dalla catwalk di New York al The American Stock Exchange’ la bionda stilista calabrese ha dichiarato: “E’ la prima volta che presento la mia collezione a New York. Sono molto emozionata, ho voluto creare una collezione che unisse la tradizione sartoriale di Milano con l’energia di New York in un omaggio a questa città unica”.

L’America è stata un po’ un trampolino di lancio e un mondo ispirazionale per Versace: già ai tempi di Gianni Versace che negli anni’70 frequentava lo Studio 54 e nello stesso periodo presentò una collezione di Complice a Dallas, la griffe era legata a doppio filo alla patria di Obama, tanto che spesso la collezione Versus affidata al talento di Donatella Versace, sfilava a New York, senza contare la colonizzazione di Miami che prima di Gianni Versace non era così ambita e glamourous. Anche la moda maschile di Versace è da sempre ispirata ai codici della mascolinità e sensibilità virile made in America, un po’ latina, un po’ poliglotta ed eurocentrica.

E così in passerella fra le proposte dedicate a lui si sono visti: il contrasto tra le tonalità autunnali, le luci brillanti della città e i colori fluo, che danno vita a nuove combinazioni di stampe animalier, un grunge flair nei coat zebrati e nelle giacche che ‘mettono nero su bianco’ mentre rievocano Kurt Cobain e i Pearl Jam.

E poi stars, stripes e neo barocco nelle fantasie più esuberanti very Versace, le spille da balia, simbolo della maison, applicate sui revers dei fluidi ed eleganti completi all black indossati da modelli afro. La zampata di stile della griffe si fa sentire nei pants di pelle shiny molto rock. Il fit è abbastanza skinny ma non troppo, perché gli eroi di Versace sanno anche mostrare i muscoli (vedi Luke Evans, ormai aficionado dello stile della Medusa), e ancora i cuori di Jim Dine, creati un tempo per Gianni Versace, ora tornano a campeggiare sulle tute e le camicie aeree, mentre brillano sotto i riflettori le giacche di pelle cognac spalmate. New York, città legata al passato della illustre maison ma con lo sguardo sempre rivolto al futuro, incarna lo spirito degli uomini e delle donne Versace che si alternano tra il proprio mondo mitologico e la realtà moderna e cosmopolita. Una Versace state of mind.

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Brand alert: Suicoke x Batman

Simbolica collaborazione dell’azienda giapponese dai sandali creativi e moderni. E’ il turno di Batman, una vera e propria icona del fumetto che dalla fine degli anni trenta entra in migliaia e migliaia di case, coinvolgendo grandi e piccini. 

Suicoke rivisita il suo modello KAW creando un prodotto fresco in termini di design che mira al diretto rimando con l’universo del pipistrello americano dallo sfondo giallo. La suola Vibram, caratteristica distintiva dei sandali del brand, garantisce comfort e stabilità anche in questa nuova collab, dove l’imponente fascia in nylon riprende il celebre simbolo di Batman. 

Il modello nasce in occasione del suo 80esimo anniversario, si inserisce all’interno di un complesso e affascinante progetto: il Batman’s Universe di Parigi alla Galleria Lafayette, nella zona degli Champs-Élysées. Visitabile fino al 22 di settembre 2019, lo spazio espositivo, oltre il sandalo targato Suicoke, offre ai visitatori (e a tutti i fans) la possibilità acquistare T-Shirt, libri, tazze, bicchieri ma anche pochette, orologi, adesivi, stampe, prodotti per la casa e tanto altro ancora. Amanti o meno del pipistrello supereroe più famoso al mondo, l’esperienza all’interno è un vero e proprio viaggio dove tutto rimanda armoniosamente alla dimensione Batman. Il layout dello store non è altro che il risultato di un grande progetto.

Nato del 2006, Suicoke è famoso per essere un brand fresco, creativo, con una costante attenzione alla cura dei materiali usati e al design dei suoi prodotti. Focus dell’azienda è quello di unire comodità e qualità allo stile moderno, in continua evoluzione, dalle disparate forme e volumi. Caratteristica indiscussa delle calzature è la presenza della suola prodotta da Vibram, azienda italiana leader nel settore e riferimento di base dei sandali giapponesi.

L’azienda ha dinamicamente collaborato con importanti marchi, retailers e designers creando pezzi che non sono passati inosservati nel fashion system. Forme, colori e fantasie, la mission di Sauicoke è quella di far sentire ognuno a proprio agio e abbinare i sandali a look che rispecchiano la nostra persona facendoci stare semplicemente bene. La strada del brand è stata (ed è oggi) in ascesa, dai piccoli accessori prodotti agli inizi, ad una vasta gamma di calzature che hanno acquisito un posto importante in quello che è il mondo del footwear.

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Back to beauty

La beauty routine non dovrebbe mai andare in vacanza, ma se tra un tuffo in piscina o una gita in barca ci siamo dimenticati qualche passaggio, ecco i nuovi alleati con cui correre ai ripari. Ci sono prodotti adatti a chi ha trascurato la protezione solare e desidera lenire la pelle, oppure per chi avesse voglia di novità troviamo i migliori prodotti per l’autunno,  come i filtri anti inquinamento (il nostro peggiore nemico in città). Pronti a ripartire?

Ren Clean Skincare

Trattamento localizzato che aiuta a mantenere la pelle libera dalle imperfezioni e a regolare il sebo, diminuendo il rischio che la pelle si secchi o squami. L’Acido Salicilico aiuta il naturale rinnovo cellulare, riducendo la dimensione dell’imperfezione e lasciando la pelle libera dalle impurità.

Eisenberg

Un trattamento quotidiano giorno e notte innovativo per gli uomini che aiuta a proteggere, calmare e riparare le pelli sensibili, delicate e rese fragili. Unisce l’efficacia della Formula Trio-Moléculaire®, le ricerche all’avanguardia della biotecnologia sulle cellule staminali di origine vegetale e dei principi attivi naturali ad elevata performance.

Maria Galland

CELL’DEFENSE VOILE ANTI-POLLUTION QUOTIDIEN è uno schermo multiprotettivo invisibile che protegge la pelle dalle aggressioni ambientali donandole un aspetto liscio e naturale.

Comfort Zone Skin Regimen

Concentrato dalla texture cremosa con retinolo incapsulato e silibinina, un’alternativa naturale altamente efficace all’acido retinoico. Svolge un’azione rinnovante intensiva ed è ideale per correggere rughe e imperfezioni, permettendo di ottenere risultati rapidi e visibili.

Darphin

Crema occhi che aiuta a contrastare l’invecchiamento causato da migliaia di movimenti muscolari intorno agli occhi ogni giorno e dona un aspetto giovane e luminoso. Le linee e le rughe sono attenuate e le occhiaie sono visibilmente ridotte.

Biofficina Toscana

Maschera in argilla viola detox-lenitiva. L’argilla agisce in sinergia con le mucillagini di malva bio toscana, dalle proprietà lenitive e idratanti per una pelle pulita, levigata e riequilibrata. 

Erborian

Immerso in una texture acquagel, il complesso a base di fibre e linfa di bambù contribuisce a idratare la pelle, che appare come rinfrescata e rimpolpata d’acqua. I segni di stanchezza appaiono attenuati, la pelle è come levigata, morbida e lenita.

Promedial

A base di Allantoina e Burro di Karitè, ricostruisce il mantello lipidico, lenisce e idrata.

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007 film: tutte le pellicole di James Bond

Chi non conosce James Bond e 007 film?! 

La serie di James Bond, di produzione anglo-statunitense, nasce nei primi anni sessanta con la prima pellicola, ispirandosi ai romanzi dello scrittore Ian Fleming. La serie parla di spionaggio e il personaggio di James Bond è un agente segreto dal nome in codice 007, dove il doppio 0 sta per “agente con licenza di uccidere”.

Gli 007 film che compongono la serie ufficiale sono ben 24 pellicole prodotte dalla EON Productions oltre a tre prodotte da altre società di produzione e fuori serie ufficiale. Ogni serie è ambientata nelle varie località del mondo e appassionano da decenni gli amanti del personaggio, che ogni volta restano col fiato sospeso sino alla fine per scoprire la nuova missione di James Bond e le sue imprese.

I film di 007 rappresentano anche la più importante serie ad avere il record in fatto di continuità di uscita delle pellicole, la pausa più lunga che hanno visto è stata di 6 anni.

Quali sono le pellicole di 007 film di grande successo

Le pellicole sono ben 24 e fra tutte ve ne sono senz’altro alcune che si ricordano di più per il loro clamore artistico:

Licenza di uccidere

Il primo dei 007 film, un successo mondiale che segna anche la fortuna della casa cinematografica EON Production. In questo primo film della serie di James Bond si vede il giovane Sean Connery, che viene legato dalle EON con un contratto di 5 anni, ma che permette allo stesso giovane attore di diventare un sex symbol e una star del cinema.

Thunderball, Operazione Tuono

Film della serie del 1965 e che ancora oggi detiene il record di incassi al botteghino per quanto riguarda la serie di pellicole degli 007 film.

Vivi e lascia morire

Siamo nel 1973 e con un nuovo attore a interpretare James Bond. Ora sullo schermo si vede Roger Moore, attore londinese che accetta la parte al posto di Sean Connery. Al momento, la critica non sembra volerlo decretare un film di successo, ma ecco il super incasso al botteghino: ben 161,8 milioni di dollari.

Vengono girate molte altre pellicole e passano gli anni e diversi saranno gli attori a interpretare James Bond, sino alla fine degli anni ’80, dove vediamo uno stop delle produzioni, che riprenderanno solo a metà degli ’90, nel 1995 con i 007 film a riprendere il loro posto e far sognare ancora gli appassionati della saga.

Il nuovo successo sotto ogni punto di vista fra le varie pellicole girate si ha con questo film:

Skyfall

Nel 2012, l’attore è Daniel Craig, già presente nelle pellicole precedenti. Con questa produzione la serie ha un successo musicale, cinematografico e commerciale. La spesa è stata di circa 200 milioni di dollari ma l’incasso ha superato il miliardo e la critica è stata buonissima, riconfermando Sam Mendes, il regista, per girare Spectre del 2015.