L’AMORE LIBERO, SENZA ETICHETTE

Diverse le iniziative che in questi giorni si sono sviluppate in occasione del Milano Pride 2018, manifestazione che si terrà a Milano il 30 Giugno. Non potevano quindi mancare attività speciali anche da parte dei più noti brand del sistema fashion che per questa ricorrenza hanno creato delle capsule collection divertenti e originali dedicate a questa giornata.

 

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Desigual

La marca si unisce al Gay Pride per festeggiare l’autenticità e la libertà di amare senza condizioni. Desigual ha quindi creato una maglietta ispirata ad una stampa d’archivio per rivendicare l’amore libero e senza etichette. La Tshirt riprende uno dei simboli più emblematici della marca, creato negli anni 80: le figure di un uomo e una donna nudi che si tengono per mano. Per l’occasione, la coppia raffigurata non è più solo una, ma tante e molto diverse. La Tshirt è disponibile sul sito desigual.com. Una parte del ricavato servirà per sostenere iniziative del gruppo LGBT.

 

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Converse

Portate in vita con gli artisti LGBTQ +, le storie d’amore hanno fatto da sfondo alla Pride Collection 2018 di Converse.   La collezione footwear è composta da 4 modelli, una Chuck Taylor All Star Platform Hi con una paltform multicolore ispirata alla Pride Flag e al logo di Happy Hippie Foundation, una Chuck 70 Hi con tomaia multicolor e la Chuck Taylor All Star con una tomaia in tela stampata con pois glitterati. La collezione apparel è composta da una felpa, coordinata ad un track pants e una t-shirt con due varianti colore. Le scarpe sono state disegnate da Miley Cyrus e tutti i proventi netti della Converse Pride Collection supporteranno i partner della comunità giovanile LGBTQ + a livello globale.

 

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eBay con Adidas in favore della fondazione Albert Kennedy Trust

Dal 3 luglio parte la campagna ‘Prouder’ di Adidas grazie all’apporto di creatori della comunità LGBTQ + e sostenitori tra cui Elton John, Kate Moss, Marc Jacobs, David Beckham e tanti altri. Ogni personaggio coinvolto ha contribuito a disegnare la sua personale versione delle iconiche Adidas Samba e ogni paio sarà messo all’asta su eBay a favore della fondazione Albert Kennedy Trust. L’asta per le 30 paia di sneakers sarà accessibile da tutto il mondo, Italia inclusa, a partire dal 3 luglio e attiva per 10 giorni. 

 

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A|X ARMANI EXCHANGE E MARTIN GARRIX A MILANO

A|X Armani Exchange sta animando la città di Milano con una speciale iniziativa che vede come protagonista il DJ di fama internazionale Martin Garrix, testimonial del marchio, e che coinvolgerà con appuntamenti imperdibili tutto il capoluogo.

Prima tra tutte un tram personalizzato che dal 23 Giugno si sta muovendo per tutta la città, fermandosi ogni giorno per due ore, dalle 17.00 alle 19.00, in Piazza Castello. Durante la sosta si può salire sul tram, completare il proprio look acquistando, nel corner dedicato, uno dei capi iconici del brand e farsi scattare una foto nel photo booth allestito a bordo. Tra tutte le foto scattate, ne saranno estratte trenta. L’iniziativa durerà ancora per poche ore e i fortunati vincitori potranno incontrare personalmente Martin Garrix durante il Meet & Greet previsto sul tram nel pomeriggio di oggi 29 giugno, in Piazza VI Febbraio, prima del grande concerto che il DJ terrà all’Ippodromo San Siro.

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3 FRAGRANZE PERFETTE PER L’ESTATE IN CITTÀ

Si dice spesso che non esista un modo migliore per scoprire una città che a piedi. In effetti, quale è un’altra via per conoscere veramente una città piuttosto che perdersi nelle sue strade? Si potrebbe anche dire che non sia presente un modo migliore di viaggiare che con il potere del profumo, anche in estate, quando pensiamo che le città possano regalarci solo arsura e smog. Scopriamo allora tre fragranze che ci faranno viaggiare il luoghi diversi da indossare durante le passeggiate nelle nostre giornate cittadine:

793675019636_MARYLEBONE_WOOD_100ML_BOTTLEMarylebone by Penhaligons

Ispirata ad un celebre quartiere residenziale londinese, questa fragranza si caratterizza per il tocco secco del legno di sandalo affumicato. Il vetiver con muschio e un patchouli tiepido e cremoso sono usati per creare un capolavoro materico.

Wander_through_the_parks_bottleWander by Miller Harris

Sempre da Londra, una fragranza ispirata al concetto di foraggio urbano, ossia ingredienti che si possono veder crescere in modo selvatico in città. Wander ci riporta alle ortiche verdi dei parchi londinesi, con i loro profumi verdi e sfavillanti. In testa pompelmo rosa, cuore di fico, ortica e galbano e per concludere una coda di patchouli e muschio.

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Champ de Baies by L’Artisan Parfumeur

Un pezzetto di campagna in città. È imponente l’intrico di more selvatiche e lamponi inaspettati che regala una sensazione rinfrescante come se la composizione fosse immersa nell’acqua. L’impressione è creata dal sorbetto fresco come le note di una varietà giapponese di pera con un accordo di rabarbaro rosa e corteccia di bergamotto che evoca un grande bicchiere di tè freddo. Al centro, le bacche si avvolgono intorno a un cespuglio di Gelsomino mentre muschio bianco e ambra portano morbidezza alla pelle. Un tocco di cedro e patchouli offre infine un accordo elegante.

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A Milano sfila il maschio tecno-romantico

Nell’arco di un weekend lungo in un calendario sempre più co-ed l’uomo si rilassa e divaga in un romanticismo dal retrogusto hi-tech alla ricerca di una nuova concezione dell’eleganza.

Fantasie psichedeliche alla ‘Ready Player One’ di Spielberg, spunti romantici da love story con tanto di cuori appassionati in un contesto barocco, nuove ibridazioni come il completo gessato e la blusa da dandy ma in lamé lavanda, fisici sempre più efebici alla conquista dei plutocrati sempre più giovani. Le 64 collezioni che hanno animato la kermesse di Milano Moda Uomo, con la benedizione e l’apprezzamento del presidente di CNMI Carlo Capasa, definiscono un nuovo vocabolario che occhieggia allo heritage senza trascurare un nuovo glamour per un uomo sempre più giovane, connesso e tecno-romantico che prenda una posizione nella storia che stiamo vivendo con una distopica accezione della sartoria.

Classico e anticlassico convivono e collidono come da Ermenegildo Zegna Couture dove Alessandro Sartori fa un ottimo lavoro di ricerca sulla ‘divisa’ casual affermando la sovranità di uno stile che non offre fianco a critiche. Lo stilista presenta la sua nuova evoluzione del guardaroba contemporaneo, unendo il concetto di sportswear alla cura per i dettagli e al craftsmanship del mondo Couture. L’atelier si trasforma in un laboratorio, ma conservando l’umanità e il calore artigianale e dando vita a nuove categorie: neologismi sartoriali che derivano dallo scontro armonioso di mondi opposti.

Ermenegildo Zegna Couture
Ermenegildo Zegna Couture

Classico e anticlassico coesistono anche da Miuccia Prada che a Via Fogazzaro fa sfilare una collezione che prende le distanze dagli stereotipi dell’eleganza per estrarre un’idea di stile che sia semplice, elegante e mai strana. Bei cappotti, pull con trecce, bizzarri cappelli da esquimese e fantasie che la stilista non vorrebbe definite ‘psichedeliche’ sfilano fra cubi di plastica cerata e l’atmosfera è sempre creativa e dadaista, la collezione non delude mai per quanto è attuale pur nella sua coerenza con il DNA della maison.

Prada
Prada

Versatile per essenza è l’uomo Versace che reinventa codici come il gessato da manager sdrammatizzandolo con nuovi volumi. E’ un uomo dalla forte personalità che abbina la lana e il lamé, patchwork floreali e nappa lucida come vinile, pelle stampata effetto pitone, con la borsa icon che si porta su fluidi pigiami nel segno di una sensualità ritrovata. E’ un uomo street e couture che è allergico alle regole e non rifiuta di farsi notare.

Versace
Versace

Understatement totale invece per l’uomo di Giorgio Armani che riscopre il piacere di un bel gilet, di giacche colorate di verde e turchese, di completi doppiopetto ringiovaniti e smitizzati e di cappelli estivi come la fedora.

Giorgio Armani
Giorgio Armani

E tecno-romantico è senza dubbio l’uomo di Dolce & Gabbana, principesco e regale sia nella passerella tradizionale che in quella più intima dove sfilano uomini prestanti in intimo accessoriati da una panoplia di borse e gioielli per definire il lessico del ‘Naked King’ come l’hanno chiamato i due stilisti della maison. In passerella al Metropol sfila invece tutto il campionario dell’estetica del duo: il gessato, il pizzo, i bomber ricamati, lo streetstyle, marsine e broccati e tanti messaggi d’amore e di commistione di generi per ampliare sempre di più il concetto di Dolce & Gabbana family.

Dolce&Gabbana
Dolce&Gabbana

Da segnalare il progetto Diesel Red Tag stavolta affidato alla regia creativa di Glenn Martens e l’ascesa di Palm Angels insieme allo sporty chic ispirato al tennis di Plein Sport. Echi tibetani da Wolf Totem, il brand esotico disegnato dallo stilista Colin Jiang che osa il pvc trasparente e i dettagli metallici, capi laserati e grande souplesse per una collezione interessante e multiforme.

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I 3 BRANDS EMERGENTI PORTAVOCE DELLA BELLEZZA ANTINCONVENZIONALE.

Cosa è la bellezza oggi? Quali valori la definiscono? Queste domande sono la nostra croce e delizia, specialmente nelle ultime giornate. I canoni classici della bellezza sono stati stravolti dalla moda sin dal passato, basti pensare a personalità all’avanguardia come i leggendari “Sei di Anversa”, che hanno fornito nuovi codici per interpretare la bellezza, manipolarla, dandogli nuova linfa vitale. I valori di bellezza intesa in modo classico sono stati capovolti. E’ tempo di ridefinirne i canoni, con intelligenza e quell’irresistibile voglia di ribellione. E’ per questo che il nostro fashion radar segnala oggi tre giovani brand che si sono distinti per la loro interpretazione anticonvenzionale della bellezza, ognuno con un modo di intenderla e narrarla assai originale.

Analizziamoli uno ad uno. Maroussia Rebecq è la fondatrice del collettivo artistico Andrea Crews, il cui quartier generale si trova nel coloratissimo quartiere Marais, nella capitale francese. Propone una moda unisex, con un particolare richiamo all’inizio degli anni Duemila, periodo in cui si è codificata quell’estetica internet-wave tanto cara ai millennials. Rivive la french-core dei gabber ed il loro indiscutible allure streetwear, proposto con materiali classici come il tartan ad esempio, dettagli trompe l’oeil oppure presi dal mondo biker per la collezione autunno inverno 2018, che dà nuovo significato al concetto di streetwear-couture.

E’ sempre sull’ondata dell anti-establishment che Carlo Volpi crea i suoi raffinatissimi e dissacranti capi di maglieria. Public Code è il suo marchio e la collezione AW18 “24H Delivery” riflette sulla scomparsa delle sottoculture, fornendo un senso alla definizione di “uncool”, facendo propria quella sensazione di disagio che si ha davanti alle imposizioni culturali medio-borghesi. Le stampe raffigurate sui bellissimi item si ispirano alle insegne dei take-away urbani, luoghi probabilmente cari al designer, in quanto più reali e realmente vissuti.

Anche nell’ultimo caso sono gli affetti e la memoria a comporre l’universo stilistico del brand Simon Cracker. Simone Botte, designer del marchio, si autodefinisce “talentless”, e rivive attraverso la moda i ricordi di quando seguiva il nonno che lavorava come imbianchino in un appartamento di periferia. La bellezza stavolta, nella sua collezione AW18 “Amedeo”, è intesa attraverso un ricordo speciale: i tessuti barocchi dell’appartamento rivivono sui suoi capi, così come finissaggi che ricordano gli indumenti sporchi dell’imbianchino. Che sia una forma di attivismo, una sensazione di malessere oppure un ricordo speciale, questi giovani creativi hanno qualcosa in comune: certamente il coraggio di essere sé stessi, in un modo del tutto fuori dall’ordinario.

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Dalla lirica al cinema, a tu per tu con Mario Acampa.

Mario Acampa (classe 1987) un percorso tra musica, fiction, teatro e cinema. Un personaggio dai molti talenti e grandi passioni, come l’opera lirica (nel 2015 firma la sua prima regia del Il piccolo Principe) per poi scrivere e dirigere nel 2017 il primo Opera Show al mondo “La vestale di Elicona” in cui si intrecciano opera lirica, balletto, prosa, musica dal vivo e arti visive. Dopo numerosi ruoli nelle fiction italiane accanto a Luciana Littizzetto, Marco Giallini, continua la sua formazione tra New York e Los Angeles e, grazie al suo curriculum internazionale, vola a Budapest sul set di Ron Howard accanto a Tom Hanks nell’ultimo film “Inferno”. A giugno vedremo Mario Acampa nel film Ulysses dove recita insieme alla star americana Danny Glover (tra gli altri protagonista in Arma Letale), a Dark Odyssey. Abbiamo incontrato Mario a Milano, dove è stato modello per un giorno, per scattare la collezione di Antonio Marras che lo ha vestito per il suo nuovo programma di Sky Classica Tao Tutti all’Opera.

Sei attore internazionale in teatro, cinema e tv, e conduttore. Se dovessi scegliere, qual è la cosa ti appassiona di più?
E’ difficile per me decidere cosa mi appassiona di più, ho sempre sentito sin da piccolo l’esigenza di comunicare e di farlo attraverso l’arte. In alcuni momenti ho pensato di farlo meglio con un solo mezzo, ma la verità è che ho capito che mi piace alternare il teatro, il cinema e la tv e la scrittura. Sono strumenti molto diversi tra loro, ma alla base c’è come minimo comune denominatore la stessa voglia di esprimermi e di suscitare emozioni e riflessioni in chi mi ascolta o mi guarda e insieme a loro c’è la voglia di provarle anche io! Il teatro ha la potenza del pubblico dal vivo ed è un’ incredibile palestra, ma se ti sforzi di sentire la presenza del pubblico anche sul set e se ricerchi la verità dei personaggi che interpreti, capisci che ogni occasione per fare arte è semplicemente una benedizione e va vissuta come tale e con lo stesso impegno e curiosità.

Sei anche laureato in legge. Quando hai capito che il mondo dello spettacolo sarebbe stato il tuo lavoro?
Da piccolo ero ferrato nelle imitazioni e poi ho sempre cantato, recitato, ballato, presentato. Durante gli anni del liceo mi sono iscritto a un corso di teatro a scuola e lì ho capito che avrei voluto continuare a fare arte e soprattutto che mi faceva stare bene. Poi giunse il momento di scegliere cosa fare dopo il liceo. I miei genitori non erano affatto favorevoli alla carriera artistica in modo esclusivo, così decisi di iscrivermi a Giurisprudenza perché è una materia che mi ha sempre affascinato. La legge è intorno a noi ed è alla base della nostra vita sociale e ne è espressione, per certi aspetti come l’arte! Poi mentre frequentavo l’università il richiamo del teatro si è fatto più forte, ho fatto una scuola e poi sono diventato Primo attore allo Stabile Privato di Torino. Lo sono stato per 7 anni e da lì è partito tutto. La Rai, il cinema…

Hai lavorato in Italia, ma anche a New York e Los Angeles. Come è stato entrare in personaggi che parlano una lingua straniera?
Recitare in inglese per me è esattamente come recitare in italiano, il lavoro che faccio sul personaggio è lo stesso e ho imparato che la lingua non è mai un ostacolo per l’arte, perché va dritta al cuore. Ho iniziato a studiare inglese da piccolo, mi piaceva sapere il significato delle mie canzoni preferite. E poi ho cominciato a vedere i film e le serie in lingua originale. Non pensavo che sarebbe mai stato utile conoscere l’inglese per il mio lavoro di attore, e poi ho incontrato a Roma la mia actor coach americana che mi ha consigliato di andare a Los Angeles e appena ho potuto sono volato in America. Dopo poco ho firmato col mio manager attuale proprio ad Hollywood e il sogno è diventato realtà. Essere sul set con Tom Hanks diretto da Ron Howard o con Danny Glover è stato incredibile.

Negli Stati Uniti è in uscita il film “Ulysses”, girato a Torino, a fianco di Danny Glover. Com’è il tuo personaggio, il dio Hermes?
Di sicuro il dio Hermes è stato il ruolo più intenso e complicato che io abbia mai fatto. In questa rivisitazione dell’Ulisse, Hermes è un transessuale con un passato di abusi e violenze. Il suo rapporto con Eolo è di schiavitù mentale e fisica. Ho cercato di entrare nel personaggio senza giudicarlo, senza provare pena o compassione o distacco, ma solo cercando di ricostruire nella mia testa tutti i tasselli che l’hanno portato a diventare ciò che è. Alla fine ci ho ritrovato gli stessi sogni di chiunque altro, le stesse paure. E così quell’Hermes che mi aveva tanto spaventato in prima lettura, è diventato una parte di me, quella parte che cerca di vincere, di lottare per i propri ideali e di riconquistare la propria libertà anche a costo della vita, ma con la convinzione di riscattarsi contro l’ingiustizia. Io lo trovo avvincente. Poi di sicuro essere accanto a star di Hollywood come Danny Glover (arma letale), Udo Kier e Skin è stato un grande stimolo. Sapere che la mia interpretazione sia stata definita “inspiring” e cioè ispiratrice di forza ed energia è meraviglioso. Spero che sia così per tutti gli italiani che dal 14 giugno andranno al cinema, così come per gli spettatori in tutto il mondo.

Quali sono gli attori a cui ti sei ispirato nella tua carriera decennale?
Se posso dirtene un paio direi Totò ed Eduardo De Filippo. Il primo perché mi ricorda quando mio padre da piccolo mi leggeva “A Livella” di Totò interpretandola, è stato forse mio padre il primo ad avviarmi all’arte senza saperlo! E poi Totò era uno spirito libero, che lasciava entrare la sua essenza in tutto ciò che faceva. Vorrei avere un briciolo della sua personalità. E il secondo, De FIlippo, perché credo rappresenti esattamente ciò che significa “tragicommedia della vita”. Eduardo riesce a far pensare, ridere e piangere allo stesso tempo e questo credo sia ciò che deve fare un buon attore se vuole rappresentare la realtà.

Ora sei in onda su Sky con il programma “Tao Tutti all’Opera”, in cui indossi gli abiti di Antonio Marras. In quali tratti della collezione ti rispecchi di più?
Antonio Marras ha capito esattamente lo stile che volevo dare alla trasmissione e ne rappresenta lo spirito. Personalmente mi ritrovo molto nel risvolto sorprendente dei suoi outfit, in una camicia bianca c’è sempre un dettaglio che ti colpisce e che ti lascia sospeso. Oppure nei completi, dalla vestibilità e dal taglio ipermoderno, ma con zip inaspettate e nello stesso tempo con tessuti della tradizione. Per questo Marras esprime esattamente il concept di TAO- Tutti all’opera, e per questo sono felice di indossare le sue creazioni. Antonio è carnale nei suoi abiti e non ha paura di lasciare il segno proprio come vorrei facesse TAO, una trasmissione pensata per divulgare l’opera lirica anche a chi non è un esperto. L’opera ha origini popolari e come tale deve arrivare a tutti. Ho cercato di lasciare la tradizione rivisitandone i modi, proprio come fa Marras con i suoi vestiti. E poi siamo alle OGR di Torino, un posto meraviglioso in cui prima si riparavano treni e oggi sono Officine di arte e cultura.

Nella vita di tutti i giorni, invece, che stile prediligi?
Amo la comodità, i pantaloni con le pence a vita alta dalla vestibilità over, le tasche alla francese, le t shirt con i dettagli ricercati, le camicie bianche, le scarpe colorate, le valigie e le borse in pelle consumata, gli occhiali. E poi le giacche in tartan, i cardigan bon ton, le righe larghe e i cappeli a falda larga. Insomma credo di essere uno spirito libero anche nel vestire; non mi piacciono le categorie e le linee di demarcazione. Lascio che i vestiti “cadano” sul corpo, come si dice, così come lascio che gli eventi mi sorprendano.

Che ruolo hanno i social network nella tua professione?
Nella mia professione credo che i social abbiano lo stesso ruolo che hanno per tutti gli altri, cioè sono un amplificatore del nostro ego. Quello che decidiamo di mettere in mostra è una scelta non solo di stile, ma anche di consapevolezza di sè. Ciò che pubblichiamo è spesso filtrato dalla nostra razionalità e non è sempre un bene, perché non sempre arriviamo agli altri come vorremmo o come crediamo razionalmente. Io personalmente come si può vedere, non ho filtro, posto sui miei social esattamente ciò che mi accade quotidianamente e mi espongo per ciò che sono. Mi fa stare bene perché non voglio prendere in giro chi mi segue. Mi piace condividere i miei momenti belli e brutti con chi sostiene ogni giorno il mio sogno e mi dà la possibilità di farlo con un applauso o guardando una mia trasmissione o un mio film.

Un sogno nel cassetto? E prossimi progetti
Per ora sogno un tiramisù gigante, un film con un ruolo folle, una trasmissione in radio o tv dove posso cantare e presentare e giocare come faccio nella vita, una pizza infinita, e la pace nel mondo. Dici che fa troppo Mr. Italia?In cantiere ci sono tante cose belle, tornerò in teatro a breve con uno spettacolo sulla vita di Nureyev che ho scritto e diretto “Processo a Nureyev” e poi mi aspetta ancora TAO per un’intera stagione su Sky e poi vedremo…

 

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Photographer Davide Bonaiti

Mario Acampa veste Antonio Marras.

MONTBLANC #MY4810: IL MUST HAVE PER GLI ESPLORATORI URBANI

La celebre Maison di lusso ha svelato le sue nuove valigie ispirate all’Esplorazione Urbana durante il Pitti Uomo a Firenze. Sedi delle presentazioni: la Limonaia e il giardino di Palazzo Corsini in una location urbana e dinamica per presentare la nuova collezione di valigeria #MY4810. Lo spazio ha ospitato skaters, graffiti artists e DJ, in un mix di stili e culture. L’attore Adrien Brody, le modelle Toni Garrn e Winnie Harlow, il DJ Tinie Tempah, che si è esibito con una performance musicale speciale durante la serata, e non sono mancati gli influencers come Valentina Ferragni, Luca Vezil, Carlo Sestini, Andrea Marcaccini, Giotto Calendoli, Matthew Zorpas ed esponenti dello sport come il golfista Jason Day e i ballerini Gabriele Esposito e Eric Underwood che si sono uniti a Nicolas Baretzki, CEO di Montblanc International per festeggiare durante il cocktail party.

Realizzate in Italia, le nuove valigie sono di cinque diverse misure e si caratterizzano per le alte prestazioni, il design contemporaneo e la versatilità. Un tributo all’esplorazione e al desiderio di viaggiare, pensando ai moderni globetrotter. All’interno dei giardini di Palazzo Corsini gli skaters si sono esibiti su un half pipe personalizzata Montblanc sulle tracce musicali elettroniche-pop dei DJ The Spectacular Now, mentre una crew di graffitti artists ha trasformato un’installazione di trolley #MY4810 in un’autentica opera d’arte. Nell’area digitale interattiva gli ospiti hanno potuto fotografare i migliori ricordi della serata attraverso GIF animate da condividere con gli amici.

Questi nuovi accessori sono decisamente un simbolo di mobilità globale e abbinano un’accurata funzionalità e artigianalità ad uno stile contemporaneo.

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MANINTOWN & COAST SOCIETY RIVIERA @ FULL MILANO CONCEPT STORE

MANINTOWN vi aspetta al concept store FULL MILANO per  l’evento «Endless Italian Summer» in partnership con Ramazzotti, una serata all’insegna del Made in Italy.

Nell’occasione sarà presentata la collezione Coast Society Riviera nella cornice dello storico Palazzo di Corso Venezia 45 che oggi accoglie Full Milano, un salotto dedicato all’uomo dove la ricerca per il bello e la celebrazione dell’eccellenza del Made in Italy trovano spazio.

La collezione riconferma i canoni estetici tanto cari al brand, secondo la volontà di affermare uno stile resort ispirato al classico e al sartoriale maschile ma che restituisce una visione risolutamente contemporanea del beachwear nella sua visione più ampia con un tocco di dandysmo.

Al pantaloncino da bagno iconico Porfirio, si accostano nuovi modelli di polo e camicie dai tessuti ricercati insieme ad accessori  in grado di completare l’offerta del marchio.

Per la serata Ramazzotti, azienda che vanta 200 anni di storia e vera icona dell’Italian lifestyle,  propone tre signature summer cocktails dal sapore unico conferitogli dall’amaro, equilibrata miscela di erbe, spezie, fiori e frutti.

Un omaggio non solo al lifestyle Italiano ma anche a Milano. Ramazzotti è infatti la più antica casa dell’Amaro fondata a Milano nel 1815 da Ausano Ramazzotti in un quartiere non distante dal fulcro della moda milanese e rappresenta oggi l’eccellenza del Made in Italy nel mondo.

 

DOVE  CORSO VENEZIA 45 – MILANO

QUANDO MARTEDI’ 19 GIUGNO – DALLE 19.00 alle 22.00

 

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FINAMORE 1925: UNA GRANDE OPERA

Finamore 1925, marchio storico d’alta sartoria partenopea, traduce per la sua nuova collezione un’idea in immagini: dar risalto al connubio tra due storie, con radici antiche salde nella tradizione napoletana. Da una parte, un messaggio di ricerca sartoriale, espressione di un percorso lungo quasi un secolo; dall’altra, il patrimonio rappresentato dall’eccellenza del Teatro di San Carlo di Napoli, di cui il brand è Sponsor ufficiale.

Per celebrare questo sodalizio, Finamore vara la capsule collection Opera: camicie da smoking costruite rigorosamente a mano e tinte in capo, dove il classicismo è stemperato da forme di pettorine meno squadrate, nelle varianti a nido d’ape o plissé, abbottonatura coperta e non, e dalla scelta di colori inediti come il blu scuro. Una linea che mira a rendere fruibili, anche nel tempo libero, camicie il cui immaginario è legato tradizionalmente ad abito elegante e papillon. Si tratta di un’operazione coerente con l’obiettivo lanciato dallo stesso Teatro di San Carlo, il più antico d’Europa: coinvolgere il pubblico dei giovanissimi per educarlo a comprendere e accogliere un patrimonio che rappresenta nel mondo una ricchezza tutta italiana.

Il video di lancio della collezione ci racconta di un giovane musicista si muove in una stanza affrescata, con la musica suonata da un grammofono a fare da sottofondo. Una voce tenorile canta l’aria “Là ci darem la mano”, tratta dal Don Giovanni di Mozart, trasportandolo in un’altra epoca. L’eleganza del fraseggio dà il passo al suo percorso attraverso le sale, in un alternarsi tra classico e innovazione, analogico e digitale, tradizione sartoriale e musicale – mai così vicine – entrambe da indossare.

 

 

GLI ARTIGIANI DELL’OLTRARNO A FIRENZE

Durante le giornate di Pitti Immagine Uomo 94, dall’11 al 15 giugno alla Galleria Ceri di Firenze si è tenuta l’esposizione “Work Where – Artisans of the Oltrarno” che racconta l’artigianato fiorentino. Una serie di ritratti del fotografo polacco Marcin Gierat affianca i volti degli artigiani del capoluogo toscano agli spazi in cui lavorano. Il progetto mira a documentare il patrimonio artigianale della città Firenze, un knowhow unico al mondo da preservare e trasmettere alle nuove generazioni. Tecniche di lavorazione, ma anche storie e aneddoti,  rappresentano un bacino culturale che è un vero e proprio archivio umano.

La tecnica adottata dal fotografo per i ritratti in mostra é la sintesi del rapporto fra arte, tecnologia e artigianato. Grazie alla scelta del collodio umido un sistema di stampa artigianale che nasce più di due secoli fa, falegnami, sarti, bronzisti e gli altri artigiani dell’Oltrarno diventano figure senza tempo. La patina che copre le immagini dei loro visi e luoghi di lavoro non é quella del tempo ma é lo spessore dell’esperienza, é l’aura visibile del fascino della storia del lavoro e dell’uomo. La fotografia diventa così il mezzo per documentare ma anche quello per narrare, non si limita a mostrare ma va più nel profondo superando i suoi limiti artistici. Il concetto di riproducibilità dell’opera che vede la fotografia come arte minore o più simile al design, cade nella tecnica usata da Gierat e si sposta nelle arti come scultura e pittura.

Il progetto, creato in collaborazione con Danilo Ceri che lo ospita nel suo spazio, nasce da Alessandro Possati curatore e ideatore della mostra, che da anni si pone il fine di rappresentare l’artigianato in una forma contemporanea. In questa collaborazione con l’artista polacco nato a Krakovia nel 1978, riesce a dimostrare la sua teoria di epica contemporanea del lavoro artigianale, in modo concreto ed efficace.  Non a caso viene promossa da A.I. Artisanal Intelligence, la struttura che da anni fa ricerca e promozione della cultura artigianale Made in Italy.

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BEAUTY REMEDIES CONTRO IL CALDO

L’estate e il caldo sono alle porte, e se per i più fortunati le prime settimane di vacanza sono già dietro l’angolo, per tutti gli altri invece si preparano due mesi bollenti tra percorsi cittadini e ore passate in macchina dove nei momenti più caldi si raggiungono abitualmente i quaranta gradi. Oltre al monito di bilanciare e adeguare la vostra alimentazione e idratazione al periodo, eccovi alcuni prodotti in linea con la stagione e che regalano un piacevole senso di refrigerio.

Hydramemory Serum by Comfort Zone

Siero dall’azione idratante intensiva e prolungata. Applicato prima della crema, potenzia la routine di idratazione quotidiana stimolando la sintesi di acido ialuronico. La texture “sorbetto” ultraleggera perfetta anche con il caldo disseta immediatamente la pelle regalando una piacevole sensazione di freschezza. La pelle è visibilmente più idratata.

Hydro-Master Gel by Shiseido

Un gel fresco per il viso ad effetto splash. Questo prodotto oltre ad idratare la pelle offre anche un’azione lenitiva prevendendo le irritazioni dovute alla rasatura.

 

Clean Up Daily Shampoo by Tigi Bed Head

Arricchito da estratti di palma nana, semi di girasole, citronella e mentolo, idrata e districa i capelli lasciandoli luminosi e freschi.

 

Naturaltech Detoxifying Scrub Shampoo by Davines

Shampoo trattante che grazie alla combinazione di tensioattivi delicati di origine naturale e particelle di scrub, pulisce delicatamente la cute con azione antiossidante.

Lebon Toothpaste

Una routine naturale e molto fresca anche per il nostro sorriso con la nuova collezione WHITE TRIBE ad effetto sbiancante. I gusti dell’estate sono Rhythm is Love a base di menta, ylang-ylang e yuzu, Fearless Freedom con ribes nero e menta e infine Back to Pampelonne che unisce alla menta il gusto esotico del mango. Tutti i dentifrici Lebon sono 100% naturali e veg friendly.

 

 Icy Body Gel Verbena e Menta by L’Occitane

Un gel che si fonde sulla pelle donando refrigerio immediato , la sua formula contiene mentolo e regala al corpo un incredibile effetto rinfrescante, lasciando un leggero profumo di verbena. Per un effetto ancora più strong basta farlo riposare in frigorifero tutta notte.

 

Erborian

Ispirata alle maschere idrogel, Erborian Spray-To-Mask risveglia anche la pelle più stanca. Grazie a una gomma di origine naturale, forma una pellicola gel che libera i principi attivi sulla pelle. Arricchita con un complesso contenente Ginseng, Liquirizia ed Equiseto, noto per le proprietà idratanti, la maschera procura un’immediata sensazione di freschezza, per una pelle rivitalizzata. Ottima a fine giornata.

 

Miller Harris

Il profumo energizzante ed esaltante di Tea Tonique in questo hand wash, lascia le mani perfettamente pulite e fresche, da usare prima della lozione per le mani. L’edificante e inebriante profumo di Tea Tonique si unisce al burro di karitè lasciando le mani ricostituite e idratate.

SUNCARE-CLEAR-STICK-UV-PROTECTOR 

Clear Stick UV Protector spf 50+ by Shiseido

Uno stick solare trasparente dalla texture fresca e piacevole in un pratico formato on-the-go, da applicare direttamente sulla pelle nelle zone più sensibili.

Aesop protective facial lotion spf 30

A base di Té Verde e Vitamina dai potenti effetti anti-ossidanti, riduce i danni quotidiani causati dagli agenti inquinanti e dall’esposizione al sole con una texture piacevole ideale al mattino prima di uscire. Il Pantenolo lenitivo protegge dalla luce, mentre i nutrienti emollienti Coco-Caprylate e Squalano calmano e idratano la pelle.

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BEST OF PITTI: I MIGLIORI 10 EVENTI

Volge al termine l’edizione di Pitti uomo 94 che ha animato Firenze con uno degli eventi più internazionali che mai, capace di attirare nel capoluogo toscano i grandi esponenti del sistema moda maschile. Di seguito una selezione tra i migliori eventi che i brand hanno organizzato all’interno della manifestazione.

Enrico Coveri

La Maison Enrico Coveri compie 45 anni, l’occasione eccellente per una rilettura d’autore dell’immenso patrimonio creativo e stilistico di Enrico. L’azienda  ha infatti affidato a Maurizio Galimberti, fotografo di fama internazionale, la rilettura dell’archivio storico; un progetto innovativo e affascinante che, per la prima volta nella sua carriera, mette a confronto Galimberti con il mondo della moda. E per la prima volta l’azienda affida il suo mondo all’interpretazione di un obbiettivo fotografico. Il progetto prevede una cinquantina di opere confluite in una mostra itinerante ed è stata presentata a Firenze, a Palazzo Coveri lo scorso 12 Giugno.

Birkenstock

Comfort all’aria aperta per Birkenstock che ha scelto lo storico Giardino Torrigiani per uno showcase dove presentare tutto il mondo del brand, dalla nuova collezione SS19 ai letti, fino alla linea di Natural Skincare. On show 58 look uomo e donna caratterizzati da colori neutri. Non solo gli iconici sandali del brand, ma anche sabot (sia in versione classica, sia rivisitata) sneaker (sempre nei toni neutri) e alcuni modelli di scarpe chiuse con una suola speciale in sughero. Qualche accenno di colore ravviva i modelli timeless, dove sono anche stati rivisti alcuni dettagli come le fibbie. Un approccio innovativo per far evolvere il sandalo verso un vero e proprio lifestyle brand.

Roberto Cavalli

Paul Surridge, nuovo direttore creativo di Roberto Cavalli, debutta a Pitti Uomo 94 con la sua prima collezione menswear alla Certosa del Galluzzo, monastero alle porte di Firenze. Una location unica e mai aperta al pubblico che sottolinea il legame con la città natale del fondatore, che a Pitti Uomo è stato ospite ben tre volte, tra cui a giugno 2006 con una memorabile sfilata su Ponte Vecchio. Lo show si apre con un viaggio nel segno del bianco con giubbotti e chiodo in pitone, giacche destrutturate con jacquard animalier astratti e ricami a mano punto croce. Il designer ha saputo rileggere il dna del brand, ma ripensandoli con influenze sportswear e dettagli sartoriali. Il saper fare e l’artigianalità – come le stampe e i ricami – restano alla base di una visione consapevole del passato, ma tutta rivolta al futuro. Proprio l’idea di un’eleganza tutta italiana con l’uomo che veste l’abito in lino bianco tipicamente estivo anima l’immaginario di Paul  Surridge. Dopo il bianco,  non potevano mancare le stampe che invadono pelle e nylon, dai trench gli abiti, con motivi maculati e giungla sbiancati dal sole e messi fuori fuoco.

Band of outsiders

Band of Outsiders, brand icona per l’uomo internazionale che non prende troppo sul serio il mondo della moda, tra i favoriti di celebrities e influencer, ha lanciato la sua prima presentazione all’interno del programma ufficiale di Pitti Immagine Uomo. La collezione segna la quarta collaborazione del Design Director Angelo van Mol e del Brand Director Daniel Hettmann per il brand, ed è ispirata ad una gita scolastica in Italia. Questa stagione vede una serie di partnership molto attese, tra cui l’etichetta sportiva cult Sergio Tacchini e il marchio di occhiali tipicamente britannico Kirk Originals. La scenica presentazione si è tenuta il 13 giugno nel Cortile della Polveriera.

Lardini

L’azienda Lardini ha festeggiato alla P.O.P. Arena, l’anniversario dei suoi 40 anni di attività a Pitti Uomo 94, con un breakfast dove il fiore Lardini è stato il protagonista. Un incontro colorato, spensierato, a ritmo di musica, per festeggiare la 40 esima primavera dell’azienda, che dagli anni 90 con il suo marchio è conosciuta in tutto il mondo. Durante il breakfast sono state esposte le giacche create dall’ufficio stile appositamente per questo anniversario, che per l’evento sono state declinate in svariati colori, come rosso, giallo, verde, blu.

Moncler

La nuova collezione Moncler 7 Fragment firmata dal musicista, produttore discografico e designer giapponese Hiroshi Fujiwara è stata divisa in due parti. Questo primo lancio di Giugno è caratterizzato da riferimenti musicali propri del designer, come la parola Backstage, appartenente al mondo dei concerti, che domina su un lungo soprabito, sia nella versione beige che in nero, ed è presente anche sul retro di altri capi della collezione. Stickers removibili portano invece la dicitura Moncler Fragment. L’iconico tessuto imbottito, unito ad una giacca jeans, diventa protagonista di un vero a proprio abito. Tutta la collezione è contraddistinta da una palette di colori dal bianco, al color polvere, al verde militare. Il maxi evento di lancio si è tenuto mercoledì 13 giugno presso il meraviglioso Museo Nazionale del Bargello e ha visto la partecipazione, tra i tanti, anche di Suzy Menkes, Steve Aoki e Adrianne Ho.

Carlo Pignatelli

Carlo Pignatelli ha festeggiato a Firenze il cinquantesimo anniversario alla carriera, presentando le nuove Collezioni Uomo Sartorial 2019 e Cerimonia 2019, insieme ad un’anteprima della Collezione Cerimonia Donna 2019. Il cocktail esclusivo, tributo al savoir faire artigianale dal sofisticato aplomb, si è tenuto a Palazzo Capponi Vettori in occasione del “Salon of Excellence”, l’appuntamento organizzato in sinergia con la Camera Italiana Buyer Moda, in concomitanza con la 94ma edizione di Pitti Uomo. Creazioni couture celebrative dell’immaginario creativo della Maison hanno ripercorso i temi che hanno ispirato il Grande Maestro, nel corso dei 50 anni della sua carriera e che hanno guidato la creazione di abiti concepiti come opere d’arte: il cinema, il teatro, i personaggi che hanno segnato la storia e il costume, icone di stile e protagonisti di sogni passati, presenti e futuri.

Herno-L.I.B.R.A.R.Y.-01

Herno

Herno ha celebrato 70 anni presentando Library, un progetto che invita ad esplorare passato, presente e futuro, a ribaltare la “scatola” e il mondo nascosto dietro il “gancio”, iconico elemento della rinascita di un brand che continua a fare la storia del Made in Italy. Dal 1948 ad oggi. L.I.B.R.A.R.Y., acronimo di Let Imagination Break Rules And Reveals Yourself, è un percorso di 100 metri per 8 di altezza attraverso l’archivio del marchio, rivisitato dagli studenti del Polimoda e dell’Osaka Fashion Institute, dalle visioni concettuali dello Studio Azzuro, con la regia di Anomalia Studio e con il soundtrack del maestro Gianandrea Noseda, il tutto sotto l’egida del Comune di Firenze e di Pitti Immagine.

Allegri

Tra le nubi bianche, collocate su un azzurro palcoscenico viene presentata la nuova collezione Spring Summer 2019 di Allegri. Per questa edizione di Pitti, il brand attraverso un’installazione che ricorda il surrealismo magrittiano, racconta il passaggio dal clima rigido alla bella stagione, dalla pioggia al sereno, dal non colore dell’inverno al colore dell’estate. La storia di una collezione dedicata ad un urban traveller che oggi più che mai è diventato un worldwide traveller e trascorre gran parte del suo tempo in viaggio tra le nuvole, a bordo di un aereo. Dinamicità e funzionalità per assecondare le esigenze di protezione e comfort, un nuovo concetto di design dove i tessuti  altamente performanti sono il focus.

Tombolini

Con un simpatico live show a cui ha partecipato anche l’attore e show man Paolo Ruffini, Tombolini ha dato un’anticipazione della nuova collezione SS19, lavabile, travel o senza cuciture, che si colora degli elementi della Natura. La famiglia Tombolini rinnova la sua storia e la sua tradizione per dare vita al nuovo progetto TMB, che per la collezione  primavera/estate  trae ispirazione dalle forme e dai colori degli elementi: il grigio rimanda all’aria, il blu all’acqua e il beige alla terra.

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Le tonalità brillanti di Corentin Fila

 

Corentin Fila è un giovane attore parigino sulla via della grandezza. Il suo lavoro con André Techiné lo ha portato al successo, convogliando l’interesse del cinema francese sul suo considerevole talento e impegno. Gli insider del cinema d’oltralpe stanno già parlando del suo prossimo ruolo nel film francese “Volontaire” (in uscita il 6 giugno in Francia), che potrebbe cementare il suo status come nuova star degli schermi francesi. Ha parlato con noi, tra le altre cose, di televisione, typecasting e Téchiné.

 

Hai lavorato in tv e in film che hanno avuto un notevole successo da parte della critica. Che consiglio vorresti dare ai giovani attori, riguardo le differenze e i vantaggi di lavorare in questi due campi?
Immagino dipenda dai progetti, ma in generale la difficoltà con la televisione è la ricerca di risultati, che non impiega molto tempo. Mentre con il cinema “d’autore” puoi fare la stessa scena anche quindici o venti volte, con la tv la stessa scena la puoi rifarla al massimo cinque. Quindi sarebbe meglio essere subito pronti. Nel cinema puoi permetterti di sperimentare, di annaspare un po’ per diverse riprese, e puoi trovare la via giusta provando diverse cose: nel cinema sei un po’ più focused sulla ricerca.

 

Ogni attore teme un po’ la possibilità di cadere in un ruolo fisso. Nella tua carriera, hai mai sentito la pressione di conformarti ad un certo tipo di ruolo? Cosa fai per scongiurare l’evenienza?
Come giovane attore mixed-race avrei potuto temere di essere limitato a determinati ruoli, da giovani cittadini. Ma nel mio primo film – quello che mi ha portato ad essere riconosciuto su larga scala – (“Quand on a 17 ans”) interpretavo un contadino adottato, che viveva nelle montagne e omosessuale. Nulla di più lontano del clichè del giovane spacciatore. Quel film era pure diretto da André Téchiné, uno dei più grandi registi, e questo – credo- mi ha un po’ salvato dall’essere associato ad un’immagine fissa.

Il trailer di “Volontaire” dà l’impressione che la preparazione degli attori sia stata particolarmente dura. Come ti sei preparato? Come hai svolto le tue ricerche?
Diane Rouxel, la protagonista del film, e io abbiamo passato un po’ di tempo presso il comando della marina nella base Forfusco in Lorient. È stato incredibile. Politicamente parlando, sono più vicino all’ala sinistra, e avevo molti pregiudizi riguardo il mondo militare, ma ho incontrato persone meravigliose e un grande senso di umanità. Questa esperienza resterà con me. Fisicamente è stata anche parecchio dura. Io pratico boxe tre o quattro volte, ed ero già abbastanza in forma, ma Diana ha fatto un lavoro impressionante. Fantastico: non usa quasi mai uno stunt!

In “Mes Provinciales” interpreti il ruolo di Mathias: uno studente seducente e idealistico che vive di arte. Tu, in altre interviste, hai paragonato Netflix al cibo del McDonald’s, dicendo che lo usi come pillola per dormire. “Mes Provinciales” sta già raccogliendo molte critiche positive, per la sua cinematografia austera e la recitazione naturale. Come Mathias, ti limiti al consumo di prodotti intellettualmente alti? O hai qualche guilty pleasure? Cosa ti deprime nel cinema mainstream? E cosa trovi interessante, o promettente, nel cinema contemporaneo?
Di certo io cedo a qualche compromesso, rispetto al mio personaggio. Credo che Mathias sarebbe inorridito da metà delle cose che guardo. Non mi considero un esperto, ma è vero che ciò che mi colpisce del cinema d’autore è la sensibilità del punto di vista. L’idea di condividere con il regista una visione del mondo che può non essere piacevole, ma deve essere espressa. Ma credo che la gente dovrebbe guardare qualsiasi cosa voglia, è orrendo essere troppo elitari. Fortuna che il cinema mainstream esiste. Gli ultimi film grandiosi che ho visto sono del giapponese Ryusuke Hamaguchi: “Senses 1 & 2.”, il tipo di film che ti fa riflettere sulla percezione degli altri nel mondo.

André Téchiné è conosciuto per la carica emotiva dei suoi film, per l’esplorare le complessità di amore e desiderio. È un regista “serio” eppure i suoi lavori hanno una carica di leggerezza e realismo che tendono ad essere chiusi. Cosa ti ha sorpreso nel lavorare con lui, e cosa hai imparato riguardo alla professione di attore?
Lavorare con lui, diventarne amico, è stato un regalo eccezionale, Andrè è un vero gentleman del cinema in Francia e, a settantacinque anni, ha ancora una vena da bambino che lo rendo assolutamente sensibile, inoltre è molto modesto. Ha spesso parlato con me di “Organized Chaos” riguardo quale fosse il modo migliore per girare certe scene: “Organized” perché il dialogo è ripetuto più volte e “chaos” perché un po’ di anima deve uscire dall’attore, e la scena sarà eccezionale.

Da mattina a sera, descrivici il tuo sabato ideale a Parigi.
La mattina vado a lezione di boxe, al 10° Arrondissement, poi cammino un po’ da solo lungo il Canal St Martin, prima di andare a bere qualcosa con i miei amici in Rue du Faubourg St Denis ( a meno che non abbia un’altra lezione di boxe la mattina seguente).

Quale ruolo da film classico ti piacerebbe interpretare? Perché? E come lo faresti a modo tuo?
Questa è una domanda molto difficile, o forse non ho abbastanza immaginazione ma, sinceramente non riesco a pensarne uno solo. Amo tutti i film di Jim Jarmush. Forse ssceglierei i primi – come “Permanent Vacation” o “Stranger than Paradise” come classici – ma sono talmente perfetti che non li cambierei in nulla. Quindi non ho una vera risposta…

Moda e cinema sono universi differenti, ma hanno qualcosa che li collega. Cosa hai imparato durante i tuoi anni da modello?
Non credo che lavorare nella moda mi abbia aiutato come attore. Posare e recitare sono cose completamente diverse: posare è più una questione di attitudine, al contrario della recitazione, per cui devi sentire davvero qualcosa. E soprattutto, non dovresti preoccuparti di risultare bello mentre reciti. Non dovresti affatto.

Tua madre era un’insegnante e tuo padre un artista. Cosa hai imparato da loro che ti ha aiutato nel tuo percorso?
Mio padre era un regista congolese con tantissimi amici africani artisti che venivano spesso a casa. Benchè non fossi molto legato a lui, ringrazio per la possibilità avuta di ascoltarli analizzare il mondo così tante volte, qualcosa che mi ha influenzato. Da bambino, ero spesso sul set, anche se ho vaghi ricordi di quei momenti. A dir la verità credo che la mia sensibilità venga da mia madre, con cui ho condiviso molto della mia vita.

Se un fashion editor dovesse descrivere il tuo stile, che parole userebbe?
Non ne ho idea. Metà dandy, metà austero, o metà nulla. Rilassato, credo.

Quale canzone ti fa sempre sentire meglio?
“Origin of Man” di The Budos Band.

Quando leggi il giornale o un magazine, cosa ti rende pessimista riguardo il futuro? Cosa ti fa credere che è tutto rovinato per le prossime generazioni?
Oltre che l’ambiente – per quanto riguarda l’umanità – nulla è completamente rovinato. Non sono completamente pessimista. Quello dei migranti è una questione che mi preoccupa molto. Ho lavorato per un mese e mezzo in un campo per rifugiati e mi ha dato una speranza incredibile. Con l’associazione inglese “Good Chance” abbiamo organizzato workshop di teatro con i migranti ogni giorno e il sabato davamo show di improvvisazione aperti ai Parigini. Forse è un po’ ingenuo da dire, ma quello scambio mi ha dato speranza e mi ha fatto capire che l’animo umano non è così cattivo. Nemmeno i nazisti o i reazionari sono completamente andati. Credo molto nella virtù degli incontri. Nessuno dovrebbe chiudersi in sé stesso. Vivere una vita aperta alle prime volte e ai nuovi incontri, questa è la chiave.

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Talent: Corentin Fila
Interview: Matthew Hicks
Photographer Francesco Brigida
Stylist: Nicholas Galletti
Groomer: Richard Blandel @ B Agency

IL PRINCIPE RANOCCHIO DEL NUOTO ITALIANO: FABIO SCOZZOLI

Viso da bravo ragazzo e fisico statuario. Fabio Scozzoli, classe 1988, campione europeo e mondiale nei 50 e 100 m rana. Sui social è riservato, ma gli piace condividere le sue passioni, i viaggi e qualche momento con la sua Martina Carraro, anche lei nuotatrice specializzata nella rana, e il loro cane. Agli Assoluti di Riccione il nuotatore azzurro ha migliorato il proprio record italiano dei 50 rana col tempo di 26”73, terzo crono mondiale della stagione sulla distanza.

Quando hai sentito saresti diventato un nuotatore?
È stato quando ho finito le scuole superiori. A livello giovanile ero un buon nuotatore, ma non ero un campione. A diciannove anni, quando mi sono diplomato, ho vinto anche i miei primi Campionati Italiani Assoluti ed è stato il culmine della crescita di quegli anni. Poi mi sono trasferito dalla mia vecchia squadra di Forlì a Imola, dove c’era un allenatore ungherese molto bravo, che mi ha cresciuto nella prima parte della mia carriera, dai sedici ai venticinque anni. In seguito ho avuto un anno di transizione, dovuto a un infortunio al ginocchio, poi sono andato ad allenarmi un anno in Austria. È stato molto stimolante ritrovarmi in un ambiente internazionale, entrare in contatto con altre culture, compresa la cucina, che è anche una mia grande passione

Come hai scelto lo stile rana?
È venuto naturale. Cercano sempre di insegnarti tutti gli stili, e poi, un po’ per le proprie caratteristiche fisiche e un po’ per capacità, viene fuori il tuo indirizzo, in cui ottieni i risultati migliori. Ero bravo a fare un po’ tutto, fino all’età in cui ho avuto l’esplosione nello stile rana.

Maestri o persone che sono stati particolarmente importanti nella tua vita?
Il mio babbo è sempre stato per me un grande punto di riferimento. Un esempio di calma, forza e serietà. A livello sportivo ho sempre ammirato molto Pippo Inzaghi, in cui mi sono sempre un po’ rivisto, perché era un calciatore dalle doti tecniche magari non eccelse, ma che con il lavoro e la dedizione ha ottenuto risultati incredibili.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
I Campionati Europei di questa estate a Glasgow, e quello sarà l’appuntamento finale della stagione. Si punta lì.

La tua playlist del momento?
Nell’ultima playlist che ho creato ci sono i Maroon 5, poi un po’ di musica dance con Calvin Harris, Afrojack, i Chainsmokers, e poi Hardwell, Rocky, David Guetta, Avicii, Martin Garrix. La canzone obsession del momento è “Shed a Light” di Robin Schulz, David Guetta e Cheat Codes. 

L’ultimo libro che hai letto?
Mi piace leggere libri che potremmo definire tecnici, in questo momento mi interessa molto il campo dell’alimentazione. In futuro mi piacerebbe diventare allenatore, quindi sto cominciando a documentarmi e a studiare le teorie, le tecniche e le metodologie di allenamento. Mi piacciono anche libri sulle auto, meccanica e sono appassionatissimo di Formula 1. Seguo molto Motorsport.com e lì leggo numerosi articoli. Mi è piaciuta moltissimo la trilogia de “L’ombra del vento”, una sorta di giallo storico, che mi ha preso da subito.

Il tuo piatto preferito?
Da buon romagnolo: le tagliatelle al ragù. So cucinare molto bene anche la carne, grazie al marito di mia sorella, che addirittura guarda in tv i maghi del barbecue e cuoce la carne con il termometro per controllare la temperatura.

Cosa non manca mai nella tua valigia?
Per me è essenziale avere sempre un costume perché, quando non viaggio per gare o allenamenti, vado in vacanza al mare. Nella mia valigia non mancano mai i costumi firmati Jaked e le sneaker Saucony. 

Raccontami del tuo ultimo viaggio.
Tra i miei ultimi viaggi é stato molto breve, in Puglia, a Santeramo in Colle vicino a Bari. Sono stato invitato per dare la possibilità a giovani e meno giovani di allenarsi con me per un giorno. Ho avuto la possibilità di provare le specialità culinarie di Santeramo, in particolare la carne di cavallo in ogni sua forma. Una cosa imperdibile!

Quale l’accessorio che non può mancare nella tua valigia?
La lametta per la barba e le mie comode Saucony.

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ELEGANCE IN THE POOL: FABIO SCOZZOLI

Photographer Alisson Marks
Stylist 3
Stylist assistant Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming Gianluca Casu

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GUARDIANI: ONESOUL, MANY PERSONALITIES

Il nuovo corso del progetto sneaker diventa digital

Nello scorso numero vi avevamo parlato del nuovo progetto sneaker Onesoul firmato Guardiani, una trainer di design che unisce spirito active e inclinazione formale, che si caratterizza per la sua forma affusolata, lo strap con accessorio lo spoiler a contrasto. Una sneaker dall’animo unisex ma dalle mille declinazioni, dagli utilizzi differenti e adatta a look diversi. Proprio come è sfaccettato l’uomo MANINTOWN, l’essenza della sneaker è proprio questa: strizzare l’occhio alle tendenze, la versione high-top a calzino ne è un esempio, pur mantenendo un aspetto sleek ed elegante che la rende versatile anche in abbinamento a un completo da ufficio o da sera. Il progetto sul modello di punta della casa si è poi sviluppato, grazie all’interpretazione di questa con il video manifesto (chiamato appunto Onesoul, many personalities e di cui abbiamo parlato sul nostro sito) a cura di Senio Zapruder, in cui vengono esplicate le varie personalità e i vari archetipi delle sottoculture e di Instagram, che hanno ispirato il design di questa sneaker, eviscerando dunque quali siano le “molte personalità” che compongono e/o a cui è rivolta la sneaker Onesoul. La sneaker diventa sempre più virale e oggetto di cult della rete.

In esclusiva presentiamo invece qui il nuovo modello ONESOUL KNITTED high top (preview della collezione fw18 e già disponibile sull’online store di Guardiani), uno stivaletto athleisure di design, unisex  in linea con il trend del momento, protagonista del video dal sapore minimal che trovate online su manintown.com.

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La Onesoul knitted high-top, ovvero la sneaker calzino evoluzione del modello iconico della casa, è pensata per chi è sneaker addicted, interamente realizzata in maglia stretch cucita a tubolare il modello riporta le stesse caratteristiche distintive del modello base: lo strap in tessuto gommato con fibbia in metallo che riporta il logo del brand e lo spoiler a contrasto.
La socksneaker Onesoul è disponibile in due versioni unisex: nera con spoiler rosso e verde con spoiler stampato legno. Nel video, è centrale il tema del genderless, che viene letto questa volta in chiave minimalista. Qui si alternano infatti due figure identiche, che inizialmente ne sembrano una sola e che solo dopo metà video si dividono e interagiscono tra loro.L’alternarsi architettonico del bianco e nero della Onesoul knitted high-top ruba la scena e cattura l’obiettivo, grazie alla forza visuale del suo design.

Screenshot 2018-06-15 16.15.37Questo modello insieme alla preview della prossima collezione primavera estate 2019 sarà visionabile per gli addetti ai lavori al Pitti 94, nello stand Alberto Guardiani (Pad. Centrale K18) e nello showroom milanese del brand, a Palazzo Serbelloni, Corso Venezia 16.

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MANINTOWN A PITTI UOMO 94 E A MILANO CON DUE EVENTI

L’edizione onpaper di MANINTOWN raddoppia con 4 uscite l’anno.

In occasione di Pitti Uomo 94 torna il formato tabloid con contenuti speciali dedicati ai due principali eventi “uomo” tra Firenze e Milano, oltre a una preview di quanto vedrete nel numero in edicola a settembre (in uscita intorno al 20 settembre durante Milano Moda Donna) che vede come protagonista della cover MAX IRONS, attore e figlio d’arte del grande Jeremy Irons.

Con 4 edizioni vogliamo dare maggiore continuità al progetto onpaper, che rappresenta un importante completamento del nostro magazine online.

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Come la scorsa stagione MANINTOWN vi aspetta inoltre a Milano Moda Uomo con due importanti eventi.

Il primo evento – sabato 16 giugno , dalle 18.00 alle 24.00 – è frutto della collaborazione con STUDIOZETA.ORG: THE HAPPENING vi invita a scoprire le collezioni uomo di STUDIOZETA a ritmo di musica.


Cocktail party e dalle 22.00 DJ SET by THOMAS COSTANTIN

SABATO 16 GIUGNO | H. 18.00 – 24.00

STUDIOZETA & MANINTOWN – VIA FRIULI 26

 

Il secondo evento nasce dalla collaborazione con lo store FULL MILANO e il brand COAST SOCIETY.

Vi aspettiamo martedì 19 giugno, dalle 19.00 alle 22.00 per scoprire i nuovi spazi del concept store FULL MILANO e la collezione COAST SOCIETY

MARTEDI’ 19 GIUGNO | H. 19.00 – 22.00

FULL MILANO – CORSO VENEZIA 45

 

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Sano e buono, ecco il drink dell’estate

C’è una onda “healthy” che tocca le vite di tutti noi. Si cercano vacanze salutari, cibi sani, pratiche sportive in sintonia con il ritmo del corpo. Questo trend ha toccato anche un settore che sembra lontanissimo dalla salubrità, quello dei cocktail. «Il requisito più importante per chi fa mixologia – spiega Davide Pinto, proprietario del locale torinese Affini, di Vermuth Anselmo, di Gin Taggiasco Extravirgin e ideatore della manifestazione ToDrink – è saper rispondere alle esigenze di mercato. Quindi le nuove tendenze che si vedono oggi e che sono già in atto con processi di consolidamento sono sicuramente legati al wellness. Ovvero la mixologia che guarda a tutte quelle materie prime che possono essere di qualità ma con dei principi attivi. Penso alla carota rossa, allo zenzero, alla curcuma. Molti di questi ingredienti sono legati all’idea di estrazione o di smoothies (bevanda di frutta o verdura frullata a cui si aggiunge acqua e yogurt magro o latte di soia ndr). Quando hanno incontrato la mixology hanno conosciuto un nuovo ingrediente: l’alcool. Con questi cocktail si risponde ad altre due esigenze che ho incontrato in questi anni: la riduzione sempre più drastica degli zuccheri e della quantità dell’alcool nei preparati. Mentre anni fa le persone chiedevano “aggiungimi dell’alcool nel drink”, oggi l’attenzione è più rivolta a quanto il miscelato è equilibrato. C’è una nuova cultura sullo scegliere un drink perfetto per la quantità di alcool, di zuccheri e materie prime che fanno bene. È di questi giorni l’uscita di “Cocktail low alcohol. Nuove frontiere della miscelazione” un libro di Diego Ferrari dedicato proprio alla miscelazione a basso contenuto alcolico. L’alcool è un ingrediente che mantiene un ruolo di protagonista ma diventa anche un collante fra tutti gli altri ingredienti della ricetta senza sovrastarli».

Davide Pinto

Questo trend interessa anche i giovani?
Sì, la cultura del bere bene sta toccando anche la fascia dei ragazzi. Anche i giovani cercano drink di qualità. Questa tendenza la vediamo in tutte le aziende di alcolici che in questi ultimi anni stanno raccontando le materie prime usate nelle loro preparazioni.

Quali sono le nuove frontiere della ricerca?
Molte aziende stanno lavorato sulla qualità delle materie prime così oggi abbiamo liquori di altissima eccellenza. Ci sono cocktail bar che hanno centinaia di tipi di gin a cui va affiancata un’acqua tonica all’altezza. E questo porta a una ricerca anche nelle acque toniche che impiegano materie prime del territorio. Per esempio in alcuni miscelati si usa l’acqua di fiori di arancio amaro della Vellebona (Imperia) che è un presidio Slow Food, oppure l’Ulivar un liquore alle olive calabresi che nasce nel piccolo comune di Oriolo, nell’Alto Jonio Cosentino o ancora il Jefferson (amaro calabrese premiato come migliore al mondo ndr), un mix di rosmarino di Montalto Uffugo, origano di Palombara, limoni di Rocca Imperiale, arance amare e dolci e i pompelmi di Bisignano, bergamotto di Roccella Ionica e genziana della Sila. Altro esempio è il Taggiasco ExtraVirGin che unisce il Ginepro dell’Alta Valsusa con l’Oliva Taggiasca.


Quali sono i requisiti che deve avere un buon barman?
Un buon barman conosce il proprio territorio. A Torino, per esempio, non può mancare la conoscenza dei liquori alpini, dei vermuth o dei vini della provincia. Un drink nato qua si chiama “Americano Sbagliato” tiene insieme vermuth, il vino Freisa Rosso Villa della Regina e l’Alpestre (fatto con 33 erbe tra cui genepì, verbena, menta, salvia, valeriana, iberico, camomilla, limone, arnica, genziana, issopo e tanaceto) ed è diventato a New York molto di moda tanto che Joe Bastianch lo propone da Manzo, il suo locale all’interno di Eataly Fifth Avenue.

Oltre agli chef, in tv sono approdati anche i bartender. Quanto quello che vediamo sullo schermo corrisponde alla routine di tutti i giorni?
In tv si vede solo il lato più accattivante del nostro lavoro. La gran parte è caricare e scaricare casse di bottiglie, studiare, sperimentare. Quindi i giovani che approcciano, e che rimangono, in questo mondo sono persone che si addestrano alla fatica e che sono consapevoli dei sacrifici che si richiedono a chi fa questo lavoro. Spero che i “nuovi arrivati” si allontanino dal modello star e sappiano che esiste una cultura del lavorare quotidiano e del saper essere un buon bar-manager. Perché prima di tutto un barman è un manager che conosce i prodotti e sa quanto costano e a quanto devono essere rivenduti e che sa gestire il personale. C’è tutto un lavoro all’oscuro della televisione o dei post sui social che è parte importante di questo lavoro.


L’alcool entra sempre più prepotentemente in cucina come ingrediente o come bevanda a tutto pasto, che ne pensa?
L’alcool in cucina è sempre stato usato. A Torino c’è un piatto storico che è il riso al rum. Quindi vedo questa tendenza come una riscoperta. Ormai anche i ristoranti, al posto della bollicina a inizio pasto, offrono un vemuth di benvenuto. C’è una maggior consapevolezza di dove può essere collocato un liquore nel momento in cui si va a pasteggiare. Questo mi gratifica perché c’è una grande cultura sui vini e molto spesso non c’è altrettanta conoscenza sugli spirits. I liquori finalmente hanno trovato la giusta collocazione anche all’interno della ristorazione. Quando poi sai collocare perfettamente un liquore all’interno di un pasto lo si utilizza anche per sperimentazioni in cucina.

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Cinecult: La truffa dei Logan di Steven Soderbergh

Torna in grande stile sul grande schermo il regista di ‘Sesso, bugie e videotape’ e di Ocean’s 11,Ocean’s 12 e Ocean’s 13 con una commedia spassosa, paradossale, dagli esiti imprevedibili e piena di colpi di scena.

Dopo il passaggio alla Festa del cinema di Roma nella selezione ufficiale arriva nelle sale italiane l’ultimo capolavoro di Steven Soderbergh, regista sorprendente e visionario: ‘La truffa dei Logan’. Distribuito da Lucky Red il film racconta di una ‘rapina da contadinotti’ messa a segno da due fratelli sempliciotti e un po’ sfigati, Jimmy Logan (Channing Tatum) e Clyde Logan (Adam Driver) e da un galeotto dall’aspetto teutonico, l’ineffabile e testosteronico Joe Bang (Daniel Craig) che coinvolge nella impresa anche due fratelli un po’ svitati e moralisti, Sam e Fish. Jimmy e Clyde non hanno niente da perdere: Jimmy era una promessa del football finita a lavorare in miniera che lo ha nel frattempo licenziato e con una menomazione al ginocchio, mentre Clyde ha perso una parte del braccio a causa di una mina in Iraq e lavora in un bar dove fa i cocktail con un braccio solo. Inoltre Jimmy è divorziato dalla più bella del liceo Bobby Joe(Katie Holmes) che si è presa l’affidamento esclusivo della figlia Sadie (Farrah Mackenzie), amante dell’arte culinaria e dei concorsi di bellezza ai quali scalpita per partecipare, vanitosa e sagace com’é. La trama si svolge fra il West Virginia, la terra dei Logan, e il circuito Charlotte Motor Speedway che i fratelli Logan decidono di depredare durante una gara Nascar collegandosi in modo ingegnoso al caveau. Alla banda cui partecipano anche due evasi dal carcere Joe e Clyde, si unisce la sorella dei Logan Mellie (Riley Keough, impareggiabile) che nella vita fa la truccatrice e mette lo smalto sugli scarafaggi ma che nello sviluppo del plot ha un ruolo decisivo, come si capisce solo alla fine del film. La commedia piena di ritmo, di colpi di scena e di esilaranti gag è un ritratto talora cinico, talaltra bonario dell’America più trash e cafona dove le bambine si esibiscono nei talent show truccate da adulte, dove nei bar si ritrovano gli spacconi dei social che giocano a fare gli influencer, e potrebbe essere paragonata per il suo spirito pop e coloratissimo a un affresco corale un po’ kitsch e surreale dell’eclatante fotografo David LaChapelle. Il tratto saliente della commedia, per ovvi motivi associata alla trilogia di Ocean’s 11, Ocean’s 12, Ocean’s 13, è il paradosso: l’America è la terra delle mille contraddizioni e delle infinite possibilità, soprattutto quando la si guarda con una ironia al vetriolo come fa il regista. Interessante il ruolo di Hilary Swank che interpreta l’agente FBI Sarah Grayson che ficca il naso ovunque, riuscendo a ricostruire i fatti con grande talento investigativo ma senza mai trovare uno straccio di prova. Perché alla fine la vicenda del colpo gobbo al circuito automobilistico ha dei risvolti che non ci si aspetta.

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Sananda Maitreya

A tu per tu con Sananda Maitreya, parlando di musica, moda e vita.

Hai scelto da solo come chiamarti. Cosa significa per te questo cambiamento?
Il cambiamento di nome significava una nuova opportunità per ottenere un nuovo karma! Avevo fatto tutto ciò che potevo con l’identità precedente ed era diventato chiaro che, a tutti gli effetti, non rappresentasse chi fossi. È sempre stato di fondamentale importanza per me essere un uomo libero. Io sono un sognatore, non uno schiavo. Sapevo che avrei avuto bisogno di essere libero, per realizzare ciò che sentivo fosse la volontà del cielo per il mio lavoro su questo pianeta che Dio ama. Sananda Maitreya lavora per Dio, punto. Non sono mai stato troppo legato a prendere ordini da quelli che non potevano vedere la mia visione così chiaramente come me. L’industria possedeva la mia vecchia anima, quindi con preghiere e molte meditazioni, è stato deciso che avremmo creato una nuova identità e messo la nostra fiducia e fede nei pieni poteri del mio sogno.

Sei stato un pugile professionista e poi una superstar della musica soul, conosciuto come Terence D’Arby. Cosa ti porti dietro da queste esperienze passate?
La mia esperienza come pugile ha confermato i miei istinti da guerriero. Anche se non è mai stata la mia professione, sono stato un campione Golden Gloves nella mia giovinezza. Questo sport mi ha insegnato che non ero una femminuccia. Ho anche imparato il valore della disciplina, la dedizione, la passione. Tutte qualità che mi avrebbero aiutato a sopravvivere a questi anni pazzi da “superstar”, mentre stavo diventando un uomo desideroso di assumermi la responsabilità della mia stessa vita.

Come descriveresti il tuo sound in tre parole?
Tre parole? ‘D’, ‘LISH’, ‘US’!

Come sviluppi il tuo processo creativo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Il mio processo creativo è semplice, seguo le maree. Quando vengono le idee, uso la mia esperienza, l’immaginazione e i miei talenti per esplorare dove vuole andare l’idea. Non ho mai dettato all’ispirazione, voglio che l’idea mi porti dove vuole andare. È tutta una questione di meditazione. Ti alzi, fumi, preghi, lavori. Per tutto il tempo sono grato persino di avere un lavoro da contemplare. E un altro semplice trucco per lavorare è lavorare sempre. Sono un workaholic e abbastanza orgoglioso di esserlo. 

Quali artisti ti hanno aiutato a dare forma alla tua musica?
Wow, questa è una domanda ricca perché sono stati tanti! Principalmente i grandi cantautori e produttori. Sono stato per lo più influenzato da coloro che erano responsabili di come la loro musica meritava di essere, dal momento che era evidente che fossero padroni dei loro doni. Rod Stewart, James Brown, The Beatles, The Stones, Jimi Hendrix, Sam Cooke, Frank Sinatra, Hank Williams, Nat King Cole, Ray Charles, Led Zeppelin, Joni Mitchell, Stevie Wonder, Prince, Abba, Miles Davis, Duke Ellington, Elvis, Cream, The Who, Marvin Gaye, Al Green, Steely Dan Aretha Franklin, Patsy Cline e ancora molti altri.

Come è cambiata la tua musica con l’avvento di Internet?
Internet era un futuro che avevo previsto già nei primi anni ’90 come la mia salvezza e il mio cammino verso la libertà. Ma attenzione, paghiamo un pedaggio pesante per viaggiare sulla strada della libertà. Tuttavia era un prezzo che ero disposto a investire perché ho visto Internet come il mezzo che avevo sognato per anni, un luogo in cui potevo essere libero di essere il più creativo possibile senza non dovermi più preoccupare di qualsiasi altra considerazione se non di ciò che meglio si adattava all’arte.

Com’è il tuo rapporto con i social media? Hanno un ruolo importante nella tua carriera?
Sì, i social media giocano un ruolo immenso nella mia relazione con persone che hanno una mentalità simile alla mia. La mia musica è stata supportata fin dal primo giorno da una generazione di fan entusiasti di essere coinvolti nella mia evoluzione e progresso nel mio viaggio nello spazio/tempo come artista. È stato fantastico fin dall’inizio. Era quello che stavo cercando. Adoro la flessibilità che dà. Il contatto diretto è più intimo.

Com’è il tuo rapporto con la moda?
Il mio rapporto con la moda sta migliorando!

Suoni e ti esibisci con diversi strumenti, come unisci tutti questi per creare nuovi suoni?
Riesco a creare nuovi suoni fidandomi di ciò che sto facendo mentre lo faccio. Se lo sento, allora ho fiducia in quello che sento e poi semplicemente seguo il processo. È istruttivo ricordare che non devi conoscere cosa stai facendo, fintanto che ti diverti a farlo. Qualunque cosa stia facendo si rivelerà sempre abbastanza presto, se non ora.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei piani futuri sono di continuare a promuovere “PROMETHEUS & PANDORA” con alcuni concerti nella prossima estate e di godermi il tempo che ho, essendo sposato con una donna meravigliosa e con i nostri due figli favolosi. La maggior parte dei miei più cari amici in campo musicale sono ormai deceduti. Riesco spesso a sentire i loro fantasmi che mi ricordano di apprezzare tutto questo di più. Quest’estate inizierò a celebrare il fatto di essere sopravvissuto per oltre 30 anni alle varie fasi di notorietà che ho incontrato. Sarò lieto di essere accompagnato dalla più talentuosa e amabile Luisa Corna.

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Photographer: Manuel Scrima
Stylist: Veronica Bergamini
Grooming: Stefania Pellizzaro
Photographer Assistant: Lorenzo Novelli
Styling Assistant: Chiara Piovan
Label Manager: Francesca Francone Maitreya

Happy birthday Matthew Zorpas!

Ogni compleanno rappresenta un traguardo, un momento di bilancio, di riflessione per capire in che senso sta andando la tua vita. Allo stesso tempo però bisogna pensare all’organizzazione della festa, che in fin dei conti è la parte migliore. Lo sa bene Matthew Zorpas che ha celebrato i suoi 31 anni con un vero spettacolo durato un intero weekend nella città di Barcellona.

Circondato dagli amici più cari e da tutto quello che lo rende grato e felice, il weekend danzante è partito il 25 Maggio con un cocktail presso la Library Room del Cotton House Barcelona. Il dress code era formale e chic. I festeggiamenti sono continuati il pomeriggio del giorno seguente al Libertine, Casa Bonay, questa volta con un mood di stampe tropicali per concludersi la sera al Mary Boone, questa volta con un tocco di gold, maschere e a tutto volume!

Il weekend è stato un successo e proprio il festeggiato ha stilato una lista di elementi essenziali per la riuscita di un party come: pianificare con cura la location, creare un mood board per l’evento, stabilire personalmente orario, cibo, ottima musica e scattare tantissime foto, ma soprattutto circondarsi dagli amici giusti, la vera chiave di tutta la serata!

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