BRAND TO WATCH: VICTOR LI DEBUTTA A NEW YORK

Nato negli Stati Uniti e cresciuto in Cina, Victor Li si forma alla Parsons School of Design per lanciare insieme a Claudia Li il proprio brand, che ha recentemente debuttato alla New York Fashion Week. Un progetto in cui si fondono e incontrano oriente e occidente, unitamente a ispirazioni al mondo dell’arte e alle culture con cui il designer è entrato in contatto grazie ai numerosi viaggi in giro per il mondo da New York all’Asia arrivando fino in Italia La collezione presenta un mix di capi dai più formali a look casual, adatti al tempo libero e perfetti per viaggiare. Le linee sono semplici e i dettagli diventano il punto focale su cui si concentra l’attenzione, come ad esempio il fiocco che viene applicato su giacche, trench e camicie, rivisitazione della pochette da taschino. Linee semplici e vestibilità confortevoli per un total look che spazia dal bianco, ai toni del beige e del marrone passando per il rosa e il grigio. Grande attenzione alla scelta dei tessuti più pregiati, selezionati attraverso un’accurata ricerca in Italia, Francia e Giappone.

ritratto VICTOR LI
In occasione della sua presentazione, lo abbiamo incontrato a New York per conoscere meglio il suo percorso

Raccontami un po’ del tuo background. Come è iniziato il tuo amore per la moda maschile?
Sono nato negli USA, ma cresciuto in Cina. Ero molto interessato all’arte e ho iniziato a studiare disegno da bambino. Sapevo che avrei fatto qualcosa di artistico, nella mia carriera futura, ma non sapevo se l’artista o il designer. Sono venuto in America al primo anno di scuola superiore e ho cominciato a focalizzare i miei interessi. Ho frequentato un programma pre-universitario in fashion design alla Parsons e una programma in arte alla Cooper Union, che ha confermato il mio amore per il design. In seguito ho preso il diploma in arte alla Parsons.

Chi è il tuo designer preferito/chi ti ispira?
Miuccia Prada. Per me, Prada è arte indossabile.

3 aggettivi che descrivono il tuo stile come designer.
Sofisticato, unico, abbigliamento per la prossima generazione.

Dove ti vedi tra 5 anni?
Business e design hanno la stessa importanza per me. Spero di creare un movimento culturale, uomini che apprezzano e amano il mio lavoro e spero di continuare a lavorare su questo ad ogni collezione. In cinque anni, speriamo di avere una base di clienti fedeli sparsi per il mondo, che continuano a sceglierci stagione dopo stagione.

Come vedi evolvere la moda maschile?
Io disegno per me, e per coloro che apprezzano la sensazione data da capi di alta qualità, uomini che apprezzano un capo, i suoi dettagli come le nostre stoffe ricercate in Italia e Giappone. Vorrei dare una prospettiva nuova e fresca su ciò che la nuova generazione vuole indossare, oltre lo streetwear quotidiano.

Hai girato il mondo, dove ti senti a casa? Qual è la tua città preferita?
Casa è dove c’è la mia famiglia, ma la mia vita si svolge a New York. La mia città preferita è Tokyo.

Parliamo della collezione: cosa ti ha ispirato e come scegli i materiali?
Dato che era la mia prima collezione, e molto personale, è come se avessi disegnato per me stesso. Viaggio parecchio e volevo che il mio lancio comprendesse dei capi che siano funzionali per quello stile di vita, pezzi che porterei e indosserei durante un viaggio estivo. Abbigliamento pratico, ma un po’ più speciale che tradizionale.

Perché hai scelto New York per il lancio?
Perché sono americano, il brand è di New York, di base in questa in città.

Ci hai detto che il tuo pezzo preferito della collezione è il trench. Da dove hai preso l’ispirazione per disegnarlo?
Per questa stagione abbiamo giocato con dettagli intrecciati e sovrapposizioni. Per me, molti trench hanno un sapore un po’ troppo maturo per i giovani di oggi. Cerco di farne una versione più attuale e divertente.

Se potessi scegliere di vestire una celebrity, chi vorresti?
Timmothee Chalamet.

La moda è…?
Moda è lifestyle. Moda è ciò che scegli di indossare, ciò che decidi di mettere in valigia per un viaggio.

 

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Paolo Stella si racconta: MEET ME ALLA BOA

Ha appena pubblicato il suo libro “Meet me alla boa”, non solo un influencer ma un personaggio a tutto tondo, che debutta con il suo romanzo d’esordio.
Paolo Stella non smette di sorprenderci e noi lo avevamo già intervistato lo scorso gennaio.

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Un’allure audace e disinvolta, temperata da un sorriso timido e rilassato. Paolo Stella inizia gli studi di architettura per proseguire a Roma con la carriera di attore, prima di diventare uno dei maggiori influencer di moda e lifestyle da 260mila follower. La fondazione di Lampoon sancirà l’avvicinamento al mondo del fashion e della rete, che prenderà forma nel 2016, con la nascita della Grumble Creative, società di strategia per web marketing.

Come definiresti un influencer?
Chi non influenza le persone, ma è in grado di raccontare una storia attraverso le immagini, con un contenuto e una strategia creativa.

Quale sarà il social network del futuro?
Instagram. Per almeno altri 15 anni. È il migliore per fare brand awareness.

C’è un lato negativo della tua professione?
Sì, quello del venire costantemente giudicato e spesso in modo superficiale. Aggiungo, però, che ultimamente la situazione è rientrata, poiché sono passato a lavorare su contenuti meno legati a una visione estetica e più giocati sull’ironia.

Quanti dei tuoi consigli sono sinceri e non sponsorizzati?
Non c’è niente di fake nel mio profilo. Con il tempo, ho capito quanto la gente che segue il web abbia un sesto senso molto sviluppato per ciò che è vero. Per questo, ogni volta unisco il lavoro al mio linguaggio, investendo quindi, su una forte personalizzazione.

Parliamo di età. Come immagini il tuo lavoro e quello degli influencer in generale in un futuro lontano?
Funzioneranno solo coloro con un solido punto di vista. Per quanto mi riguarda, fare creative direction è l’evoluzione stessa dell’influencer.

Conta più apparenza o sostanza?
Una bella faccia funziona sempre, ma solo per un periodo perché dopo stanca.

Quante ore impieghi per preparare i tuoi look?
Quattro minuti, se esageriamo! Non faccio quasi mai scatti solo di look, ma di lifestyle ed ho le idee molto chiare. Non voglio parlare dei brand, ma investire in un progetto creativo e creare una storia attorno a loro.

Quali app utilizzi per ritoccare le foto?
Snapseed ad esempio. In generale uso le app in modo compulsivo e mai i filtri di Instagram.

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GOOP: THE BUSINESS LIFE OF GWYNETH PALTROW

Ebbe in inizio con una newsletter, inviata dalla propria cucina, nel 2008. Così l’attrice Gwyneth Paltrow ha dato il via a un business che, dopo 10 anni, è diventato un vero e proprio fenomeno: Goop.com.
Un sito di lifestyle, in cui vengono pubblicato consigli sulla cucina, la salute, il benessere, le finanze. L’intento iniziale era quello di rendere accessibile – o almeno, di far si che potesse esserlo a tutti – uno stile di vita agiato; l’etica di Goop è semplice: avere cose belle costa, trovare cose belle è spesso frutto di un privilegio, ma anche se non si è privilegiati , è possibile avere ciò che si desidera.

Ad oggi Goop comprende una beauty company, una manifattura d’abbigliamento, una compagnia pubblicitaria, una casa editrice, una produzione di podcast e un portale web dedicato al benessere e alla salute, per un fatturato annuo di 250 milioni di dollari.

Un cambiamento non da poco, per Gwyneth Paltrow, che da attrice riconosciuta e acclamata si è re-inventata ( o forse è cresciuta) in una business woman di successo che fattura 250 milioni di dollari.

Ma ripercorriamo alcuni step nella carriera di Gwyneth come attrice e imprenditrice.



L’abbiamo vista lo scorso aprile sul grande schermo in “Avengers: Infinity War” nei panni di Virginia Pepper Potts, la segretaria e fidanzata di Iron Man. Negli ultimi anni è uscita dal mondo Marvel solo per recitare in Mortdecai e Tentazioni irresistibili, il primo passato alla storia come il più grande flop tra i film con Jonny Depp, il secondo finito nel dimenticatoio.
L’attrice statunitense è tornata alla ribalta sulla stampa americana da qualche giorno per due motivi: il primo è che si sospetta sia lei la famosa amante di Jay-Z citata due anni fa da Beyoncè in “Sorry”, il secondo è una sua conferenza alla Bussiness School di Harward che ha fatto storcere il naso a non pochi.

Goop, la newsletter settimanale di lifestyle di Gwyneth Paltrow, si è trasformata negli anni in un sito web e successivamente in una piattaforma e-commerce che propone collaborazioni con diversi brand, ha aperto temporary shop e lanciato l’edizione cartacea arrivando a stimare un valore di 250 milioni di dollari. Ma come è arrivata una piccola newsletter mainstream New-Age ad avere così tanto successo? 
Inizialmente Goop forniva principalmente consigli base sul life-style, come tecniche di Detox e meditazione, ma dal 2014 in poi la Paltrow comincia a somministrare consigli di medicina alternativa, come ad esempio trattamenti di bellezza a base di puntura d’ape, mono-diete più o meno dannose per l’organismo spacciate per terapie contro i parassiti e lavande intime a base di caffè che hanno fatto infuriare i medici statunitensi dall’East alla West coast.

Da molti giudicata come una e vera e propria operazione commerciale che mira ai click più facili, in pieno scandalo mediatico dovuto alle critiche dei medici, nel 2015 Goop lancia anche diversi prodotti cosmetici che ripromettono di risolvere molti problemi, il più dei quali di carattere medico, con la cosmesi o la medicina alternativa. La star del cinema americano, vincitrice di un premio Oscar per Shakespeare in Love, ha inoltre organizzato i Goop Health wellness summit, delle vere full-immersion nel mondo di Goop andate tutte sold-out, con biglietti da 500 a 4500 dollari.

Ma non è sempre stato tutto rose e fiori: nel 2016 Goop è finito sotto indagine per problematiche legate al marketing dei prodotti; proponeva infatti sul suo sito prodotti descritti come trattamenti, cure e prevenzioni per malattie autoimmuni, poco dopo ricevette una lettera dalla TINA (TruthInAdvertising.org) per la stessa motivazione, e dopo la replica modificò i contenuti del sito. Le controversie legate a Goop, sono d’altro canto totalmente in linea con il pensiero dell’attrice, orgogliosamente antivaccinista, la Paltrow non ha mancato di esprimere anche opinioni negazioniste sulla correlazione tra Hiv e Aids. 
La sua presenza alla Business School di Harward non è oggettivamente criticabile dal lato economico, che è proprio quello che la prestigiosa università statunitense si propone di insegnare, sono pochi infatti i lifestyle magazine che possono vantare 250 milioni di dollari di fatturato. Per ciò che concerne il lato wellness e strettamente medico consigliamo invece di prendere con cautela i consigli dispensati nelle numerose rubriche, confrontandosi sempre con medici e professionisti del caso. Questa in generale è una regola di buon senso da seguire per tutti i siti e news che girano sul web e vanno verificate, soprattutto quando si propongono diete o trattamenti, che vanno oltre i semplici suggerimenti di bellezza.

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En plein di IED Roma con grande show alle Terme di Diocleziano

I 34 nuovi talenti della moda di IED Roma debuttano in passerella in una cornice aulica della capitale fra passato e futuro, in una dimensione transepocale e tecnoromantica.

Afteromance è quel momento magico, sospeso tra la fine di una festa e il ritorno alla realtà. Questo il tema a cui si ispira e da cui trae il nome la sfilata di debutto dei talenti 2017/2018 dei Corsi di Fashion Design e Design del Gioiello dell’Istituto Europeo di Design di Roma (IED Roma), ambientata nella splendida cornice delle Terme di Diocleziano (aula x – Via delle Terme di Diocleziano). In un’atmosfera dove simbolicamente la coscienza allenta il controllo, la mente si abbandona e i contorni delle immagini si confondono, prendono corpo, come delle apparizioni, le creazioni dei 34 giovani designer e neo diplomati IED Roma. In passerella sfilano progetti che ravvivano la cura e l’attenzione della sartorialità italiana con l’innovazione della ricerca compositiva, tessile e tecnologica sotto la guida dei docenti dell’Istituto. Il gioco di parole del titolo aggiunge all’energia trasgressiva sprigionata, l’eleganza sofisticata della romance, in una visione del futuro che affonda le sue radici in un passato glorioso e importante. “In questa collezione – dichiara Paola Pattacini, Coordinatrice della Scuola di Moda IED Roma e Product manager con esperienze al fianco di Max Mara, Gianfranco Ferrè e Dior – gli studenti portano in passerella le capacità acquisite negli anni di studio, ognuno seguendo il proprio talento e le proprie inclinazioni: l’impulso creativo, l’attenzione per la modellistica, la sperimentazione sulla materia, la cura per il dettaglio, la passione per le lavorazioni e i ricami svolte da alcuni in prima persona. Abilità che li orienteranno nel loro prossimo percorso lavorativo.” Simboli, metafore, archetipi popolano il set delle Terme di Diocleziano dove i giovani designer, attraverso il linguaggio della moda, indagano temi universali quali ad esempio l’identità per Lorenzo Di Giambattista la cui ispirazione nasce dalla favola del Brutto anatroccolo o la potenza dei significati nelle maschere di Lian Ting o ancora la riscoperta della carica eversiva di alcune figure femminili come Jane Austen per Margherita Longoni e di Zelda Fitzgerald per Arianna Pacchiarotti. La forza e la vitalità “sfrontata” dei look street si alterna alla grazia disinvolta di abiti da sera indossati a piedi nudi, alla sensualità e all’impalpabilità dell’intimo in un caleidoscopio di suggestioni. Le musiche che accompagnavano la sfilata sono state studiate e composte dagli studenti del Corso di Sound Design IED Roma.

“Negli ultimi due anni stiamo rafforzando la collaborazione tra le diverse scuole IED, con incentivi anche alle tesi interdisciplinari che coinvolgono corsi concernenti ambiti accademici e tematici diversi come nel caso di fashion e sound design” prosegue Nerina Di Nunzio, Direttore IED Roma “La forza di IED è proprio quella di essere un network guidato sempre da una comune cultura del progetto che sta alla base del metodo formativo IED. Una visione che da più di 50 anni caratterizza la progettualità dell’Istituto Europeo di Design”. Infine Arianna Pacchiarotti per Intimo e Mare, Margherita Longoni nell’abbigliamento e Francesca Di Pietro per la pellicceria sono stati selezionati da CNA Federmoda per partecipare a un workshop che si concluderà con la presentazione della collezione durante la prossima fashion week di Altaroma.

 

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Universo Assisi dal 21 al 29 luglio: una rassegna per scoprire tutti i luoghi di un’Assisi laica

Tutti conoscono Assisi come meta di pellegrinaggio di fedeli e credenti, come il luogo di Francesco, santo venerato in tutto il mondo. Eppure Assisi ha anche tanti luoghi “nascosti” agli occhi di pellegrini e turisti, luoghi nascosti che sono protagonisti del festival Universo Assisi 2018, fino al 29 luglio, per scoprire un’ “Assisi laica”. “Universo Assisi – A Festival in Secret Places” è un grande evento che unisce la musica contemporanea, poesia, letteratura, filosofia, cinema di animazione, teatro, architettura e danza. Arti performative dalla dirompente portata saranno protagoniste e veri e propri attivatori dei luoghi meno consueti e più affascinanti del territorio assisano, in un’ottica di valorizzazione del territorio. E’ il caso del Complesso ex Montedison di Santa Maria degli Angeli, finora sconosciuto Un lancio in una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale, una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale.

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Il festival è stato ideato dalla Città di Assisi e organizzato in collaborazione con Fia, Fondazione internazionale Assisi (presente il presidente Giulio Franceschini), giunto alla 2° edizione ma  con eventi di assoluto livello. Il sindaco di Assisi Stefania Proietti, con deleghe alla Cultura e al Turismo racconta il progetto : “L’edizione di quest’anno rappresenta anche un primo passo verso un’operazione di recupero del patrimonio archeologico industriale”.

Il direttore artistico della manifestazione Joseph Grima incalza: “L’obiettivo è rendere Assisi un luogo d’incontro e ispirazione per i maggiori protagonisti internazionali di architettura, letteratura, musica, teatro ed arti visive”.

Performance di assoluto livello: è stato il caso del vibrante “Solo Piano” alla luce della luna del sagrato dell’abbazia di San Pietro di ieri sera.

“Sono venuto ad Assisi molto tempo fa, negli anni 80 e fu una scoperta inaspettata, un’esperienza molto intensa, qualcosa di molto diverso da tutto quello che ho visto in giro, eppure io viaggio parecchio. Sono stato affascinato oggi dalla chiesa di San Pietro, che ho conosciuto per la prima volta per il concerto, un’esperienza ancora nuova in una cittadina che già conoscevo ma che continua a sorprendermi. Sono stato molto preoccupato quando ho sentito del terremoto ma mi sembra che la città si sia ripresa alla grande” racconta il Maestro. “Cosa provo per Assisi? Viaggio molto e talvolta non mi rendo neanche conto di dove sono, dove mi sveglio la mattina. Ma quando sono il questa cittadina sento qualcosa di diverso, il calore dell’audience, il feeling con le persone. Ma la cosa che davvero mi entra dentro è il silenzio di questa meravigliosa città piena di storia, carico più di mille parole. Mi sento a mio agio, come nella musica: ascoltare ha più senso di tante descrizioni, spiegazioni, racconti, il senso del tutto sta nel vivere il momento, per questo l’esperienza che ho provato oggi ad Assisi è qualcosa che sento molto vicino a me. Non riesco a definire “il mio lavoro” come qualcosa che possa esprimere facilmente, è importante che mi senta in armonia con l’ambiente intorno per esprimermi sul palco, questo è il mio vero modo di raccontarmi ed Assisi mi è cara per questo, sulla mia stessa lunghezza d’onda”.

foto michele placido
Non resta che aspettare un altro grande evento ideato e prodotto in esclusiva per la città di Assisi: Michele Placido dedica un’opera irripetibile, Gloriosus Franciscus, un viaggio attraverso la produzione artistica, musicale e poetica dedicata al santo patrono della città di Assisi San Francesco.Uno spaccato di vita del Santo e della storia dell’Ordine, uno spaccato dedicato alla ricerca spirituale ma anche storica ed estetica dell’epoca. Michele Placido ha saputo raccogliere le tracce francescane disseminate negli ambienti musicali e letterali europei, tra l’uso del latino e quello del volgare, in un’unica direzione spirituale e ne ha tratto un’opera teatrale di livello, dedicata ad Assisi. Un unicum eccezionale per il prossimo 29 luglio. Lo spettacolo prevede l’esecuzione filologica di brani musicali originali e testi dedicati al Santo conservati negli archivi e nelle biblioteche europee, a partire dal Sacro Convento di Assisi. L’ ensemble di musica antica è curata da Anonima Frottolisti, un pool di musicisti riunitasi in Assi per riscoprire  il repertorio composto tra XV e XVI secolo, l’Umanesimo musicale, ancora oggi così vivo nell’architettura, nell’arte, nelle biblioteche, negli archivi. L’idea è proprio degli artisti di Anomina Frottolini e di Carlo Maria Bosco, produttore artistico assisano che attualmente si occupa dell’ O.A.T (Open Arena Theater) di Milano presso l’ex area EXPO. I costumi sono stati realizzati da Daniele Gelsi, costumista, sarto specializzato per il cinema e fiction TV, soprattutto storici, come  nel caso della coproduzione internazionale Los Borgias (2006, i cui costumi ottengono in Spagna la nomination ai Premi Goya), La figlia di Elisa – Ritorno a Rivombrosa (2007), Il falco e la colomba (2009), Il commissario Nardone (2012).

Acquisto biglietti:
On line su ticketitalia.com e presso tutti i rivenditori ticketitalia autorizzati. Sarà possibile prenotare anche i biglietti ad ingresso gratuito, ma con prenotazione obbligatoria.
Galleria le Logge, in Piazza del Comune (piano terra di Palazzo dei Priori), ad Assisi, presso l’info point seguente orario: fino al 17 luglio, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.30, dal 18 fino alla fine del festival, dalle 10 alle 21.

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AUTUMN STYLE

I nostri primi suggerimenti di stile per l’autunno che verrà.
La giacca doppio petto è tornata vincente nel guardaroba maschile.perché non indossarla con un maglione a collo alto, al posto della classica camicia?

Coat, turtleneck sweater and trousers Doppiaa, sunglasses Moscot Originals
Coat, turtleneck sweater and trousers Doppiaa, sunglasses Moscot Originals

Il completo gessato sempre e comunque. Un ‘evergreen’ capace di rinnovarsi, come queso che abbiamo scelto per voi.

Suit and shirt Ssense, socks Sara Borghi, shoes Antony Morato
Suit and shirt Ssense, socks, shoes Antony Morato

Sexy anche in inverno? Con questo gilet di Jonathan Scarpari si può. E i muscoli son ben in evidenza!

Waistcoat Jonathan Scarpari, trousers Michael Coal, socks Sara Borghi, shoes Stonefly
Waistcoat Jonathan Scarpari, trousers Michael Coal

Il ruggine, uno dei colori di questo inverno. Noi lo abbiamo scelto per il capospalla, elegante, ma anche molto giovane.

Coat Allegri, sweater Seventy, trousers Entre Amis
Coat Allegri, sweater Seventy, trousers Entre Amis
Sporty and confy, ma con tigri e fiori a decorare i capi. Creatività e personalità non vanno in vacanza in inverno!
Sweater and trousers Antony Morato, socks Sara Borghi, shoes Watson&Parker
Sweater and trousers Antony Morato, socks Sara Borghi, shoes Watson&Parker

Effetto broccato per un vero young and modern gentleman.

Suit Barena, t-shirt Antony Morato
Suit Barena, t-shirt Antony Morato

Mescolare texture e disegni tipici della sartorialità maschile. Via libera a righe, checks e pied de poule.

Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, trousers Entre Amis, glasses Pugnale, shoes Rucoline
Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, trousers Entre Amis, glasses Pugnale, shoes Rucoline

Un accessorio cool, come gli occhiali. Ma il dettaglio vincente rimane il sorriso.

Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, glasses Pugnale,
Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, glasses Pugnale.


Photographer: ChiacchioPtashko

Stylist: 3
Grooming: Mary Parpinel
Stylist assistants: Fabiana Guigli, Anastasia Mariani

 

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THE DOCTOR IS IN: ANTONIO SPAGNOLO

Noto a molti per la partecipazione a format televisivi di grande successo e il contatto con diversi vip, il Dottor Spagnolo ha un’idea di bellezza ben distante dai modelli che spesso il piccolo schermo ci propone.  La chirurgia deve essere utilizzata a scopo migliorativo ma senza sconvolgimenti della persona, solo così si raggiungerà una “percezione armonica”. Vediamo allora insieme a lui la relazione che intercorre tra chirurgia estetica e benessere.

 

La tua concezione di bellezza?

La bellezza per me, è la percezione armonica di un corpo quando viene osservato e la chirurgia plastica deve solo favorirla o preservarla. Quando vedi qualcuno e dici :”che bella/o!” è perché ti da una sensazione di benessere nel guardarlo, per questo cerco di dare armonia a quello che vedo senza esagerare e stravolgere l’aspetto di una persona.

Il rapporto degli uomini con la chirurgia?

A differenza delle donne, che sono più pigre nel tenersi in forma e ricorrono più facilmente alla chirurgia, l’uomo ha più paura. Gli uomini curano molto il proprio corpo con palestra e dieta, quindi vengono da me solo quando hanno difetti molto evidenti da correggere, ad esempio vanno molto naso e orecchie. In generale se pur in aumento la percentuale di uomini è ancora minore rispetto alle donne.

La tua routine di bellezza?

Non amo curarmi eccessivamente con creme e lozioni, non mi piace e non consiglio all’uomo di esagerare troppo da questo punto di vista. Personalmente, mi concentro su capelli e barba perché sono gli elementi fondamentali che rendono un uomo ordinato. Vado dal mio barbiere di fiducia una volta a settimana e mi affido completamente a lui quanto a look e prodotti.

Cambieresti qualcosa di te?

Ho già cambiato chirurgicamente quello che non mi piaceva e non lo tengo nascosto, come solitamente molti fanno. Ora sono contento del mio aspetto e questa consapevolezza mi permetterà di vivere serenamente il passare degli anni.

Siamo vicinissimi alle vacanze, dove trascorrerai l’estate?

Amo il mare e il sole, quindi mi dividerò tra la Grecia che resta il mio primo grande amore ed esplorerò Bali e dintorni.

Cosa porterai sicuramente in valigia?

Costumi a pantaloncino, tantissimi bermuda e crema solare rigorosamente con protezione 50.

 

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Muore Oksana Shachko fondatrice di “Femen”

È stato rinvenuto ieri nel suo appartamento di Parigi il corpo senza vita di Oksana Shachko, fondatrice del movimento femminista “Femen”. Si parla di suicidio, l’ultimo post di Instagram recita “Siete tutti Fake”.

La Schacko fonda il movimento nel 2007 a Kiev e ha iniziato con lo slogan “L’ucraina non è un bordello”, con cui voleva combattere, attraverso la lotta politica del gruppo, la cattiva reputazione dell’Ucraina post sovietica in tema di prostituzione. Il movimento proponeva l’utilizzo del corpo nudo come strumento per attirare l’attenzione mediatica; le fondatrici hanno spiegato che in uno stato come l’Ucraina il femminismo tradizionale non avrebbe funzionato, hanno così deciso di adattare la lotta al modello ucraino spogliandosi perché era l’unico modo per essere ascoltate.

Qualche anno dopo il movimento si trasferisce in Francia, dove le attiviste ottengono asilo politico in seguito alle manifestazioni di solidarietà in favore delle Pussy Riot, altro movimento femminista russo, che al tempo finì sotto i riflettori per una serie di problematiche legate al governo russo di Vladimir Putin.

Femen activist Inna Shevchenko sits with her computer in an apartment in Kiev
Oksana è stata la prima attivista del gruppo ad aver manifestato in topless, attirando numerosi consensi ma altrettante critiche dovute all’atto, dai più considerato osceno. La Schacko si è così difesa: “Non dovrebbe spaventare il seno, è meraviglioso, è il simbolo della maternità. Se una donna allatta suo figlio per strada non dovresti sentirti spaventato e con le nostre proteste è la stessa cosa.” Nel 2014 era stata estromessa dal gruppo da Inna Schevchenko e si era dedicata alla pittura, con la quale comunicava la sua lotta per l’emancipazione femminile.  L’attuale leader Inna Schevchenko ha dato la notizia della morte quest’oggi, ricordandola così. “Oksana è una delle più grandi donne della nostra epoca, una delle più grandi combattenti che hanno lottato duramente contro le ingiustizie della nostra società, che ha combattuto per se stessa e per tutte le donne del mondo. Siamo sopravvissute alla foresta bielorussa insieme dopo essere state torturate e abbiamo camminato per le strade di Parigi formando un nuovo battaglione di donne combattenti. Oksana ci ha lasciato ma è qui e ovunque. Lei è in ognuna di noi, è nella sua pittura attraverso la quale esprimeva le sue doti artistiche. È nella storia del femminismo”.

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Reda Active LIFEPROOF, la nuova frontiera dell’actiwear

Da sempre attenti alla qualità e all’ambiente grazie all’impiego di energia solare, filtraggio delle acque e gestione e controllo diretto di tutta la filiera produttiva, Reda, la storica azienda Biellese leader nel settore tessuti di lusso, lancia Reda Active LIFEPROOF,  una nuova membrana composta da polimeri resistenti ma biodegradabili nel tempo. La membrana si adatta bene allo sviluppo di prodotti moda sportswear e actiwear dove, oltre al design, è importante la funzionalità e performance dei capi che spaziano dai kway e scarponi di Rossignol, giubbotti antivento, t-shirt fino ai caschi e scarpe firmate Barracuda. La nuova creazione dell’azienda biellese è stata presentata al pubblico in anteprima assoluta durante Pitti Immagine Uomo 94 nella cornice di  I GO OUT, spazio dedicato al mondo dell’outdoor, e successivamente a Milano Unica, il Salone Italiano dei tessuti e degli accessori di alta gamma.

“Siamo molto contenti di prendere parte a questo nuovo e originale progetto lanciato da Pitti Immagine per presentare la nostra nuova membrana Reda Active LIFEPROOF, – ha affermato Ercole Botto Poala, Amministratore Delegato di REDA. “La nostra azienda è da sempre molto attenta alla sostenibilità e crediamo sia fondamentale preservare l’ambiente riducendo al minimo gli sprechi e progettando capi sempre più eco-friendly”.
Reda, da sempre impegnata nel menswear lancia una sfida eco innovativa, dimostrando ancora una volta che innovazione tecnologica e sostenibilità possono andare a pari passo e lo fa indirizzandosi verso il mondo activewear e athleisure.

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Sotto una serie di prodotti sportswear con vari tessuti Reda Active.

DEEJAY Xmasters, il summer event dedicato all’action sport

Si è concluso il 22 luglio a Senigallia la VII edizione dei DEEJAY Xmasters, l’unico summer event italiano interamente dedicato agli action sport che ha visto più di 80.000 persone partecipare nel corso della nove giorni, alla scoperta delle oltre 30 discipline sportive rappresentate nel villaggio di 40.000 mq.

Il primo weekend si è acceso con la Coppa Italia di Stand Up Paddle Racing e Paddleboard della FISW Surfing, alla quale ha partecipato anche il Campione d’Italia Leonard Nika. Show mozzafiato con il Motocross Freestyle e le esibizioni del Team DaBoot, che riunisce i migliori piloti del panorama nazionale ed internazionale, e grandi emozioni grazie alla presenza dell’atleta della Nazionale di Surf Roberto D’Amico che ha presentato al pubblico The Island, il suo ultimo video.

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Aperto fin dal primo giorno il DEEJAY Xmasters Skate Park, un’area di 400 mq dedicata agli skater e alle BMX. Tra le numerose altre iniziative il Campionato Italiano di Beach Rugby della LIBR con il primo, storico campionato di Beach Rugby riservato ad atleti sordi ed organizzato dalla FSSI (Federazione Sport Sordi Italia). E poi ancora windsurf, kitesurf, vela, balance board, surf, Stand Up Paddle, test off road, big air bag, wake skate, parkour, parapendio, flyboard e molto altro. Per nove giorni i partecipanti hanno avuto solo l’imbarazzo della scelta tra quale attività scegliere e provare!

Spazio anche alle tematiche ambientali con la rinnovata collaborazione tra DEEJAY Xmasters e Simbio, unite nella campagna Be Active Stop Plastic. Tante le attività in programma, tra le quali un appuntamento quotidiano con la pulizia della spiaggia, la proiezione di corto e mediometraggi sulla situazione dell’inquinamento dei nostri mari e la collaborazione con One Ocean Foundation, la Fondazione che ha anche redatto la Charta Smeralda, impegnata in quei giorni nel tour di sensibilizzazione nei confronti della tutela del mare partito da Trieste e diretto a Genova. Rimanendo in tema, per il primo anno DEEJAY Xmasters ha collaborato con l’Ocean Film Festival Italia, la rassegna cinematografica che presenta corto e mediometraggi dedicati alla bellezza dei nostri oceani. Free diving in acque incontaminate, surf di big waves, vela tra gli iceberg della remota Disko Bay: tante storie di esplorazione e avventura in ambienti remoti e selvaggi, su cui grava però l’ombra dell’inquinamento prodotto dall’uomo e in particolare della plastica.

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NABA: GRADUATE SHOW 2018

L’Apollo Club di Milano è stato cornice dell’ evento di chiusura dell’anno accademico di NABA – Nuova Accademia di Belle Arti con la sfilata di una selezione di studenti del Triennio in Fashion Design e del Biennio Specialistico in Fashion and Textile Design.

Il tema “CULT – From Gods to Goods” ha raccolto le collezioni di 30 giovani designer emergenti del Triennio in Fashion Design che hanno avuto la possibilità di presentare a pubblico e stampa le loro creazioni. Una prestigiosa giuria – composta da giornalisti, influencer, esperti e aziende del settore – ha visionato e selezionato i migliori progetti, regalando così agli studenti l’opportunità di sfilare durante il Fashion Show finale.

Ecco una selezione di giovani designer da tenere sicuramente sott’occhio.

BAO FENGXUE
Dopo aver studiato ingegneria a Shanghai, si è specializzato in Fashion Design and Engineering. A Milano ha conseguito un ulteriore diploma in Fashion and textile design, ampliando in maniera considerevole le sue conoscenze nell’ambito. La sua collezione SCAN ME, si concentra sulla tecnologia che permea la nostra società, in cui tutto viene codificato attraverso codici: come codici a barre e QRcode.

CAMILLA SANNI
Da Genova a Milano, passando per gli USA e la Cina.  Camilla propone una collezione ironica in cui sottolinea lo sforzo dell’uomo contemporaneo di presentarsi sotto una luce, spesso diversa, da quella reale.
i suoi capi sono avvolti da un’aura un po’ snob, in cui fa trasparire la necessità di presentarsi per ciò che si è, senza badare troppo al giudizio altrui.
Camilla Sanni (1)

CHEN YIHUA
Non ha dubbi, fin da bambino ha sognato di fare il fashion designer ed ha seguito questo sogno fino in fondo. La collezione proposta si ispira al periodo della corsa all’oro. Un mix di stili da ogni parte del mondo, proprio come un mix infinito di culture si è ritrovato sotto lo stesso cielo californiano alla ricerca della fortuna dorata.
Chen Yihua (1)

FRANCA TOMAINO
Figlia d’arte, ha conseguito un diploma presso la scuola svizzera SAMS (Scuola d’Arti e Mestieri della Sartoria) a Lugano e dopo un periodo in giro per l’Europa si è iscritta alla NABA. La sua collezione CLAY, celebra artisti che hanno lavorato con l’argilla, quali Maria Martinez, Shoji Hamada e Bernard Leach. Come l’argilla i suoi capi si mixano, affondando in dettagli provenienti da culture diverse, creando un’unica entità.
Franca Tomaino (2)

IGNACIO RODRIGUEZ
Nato in Spagna, da genitori della Repubblica Dominicana, e cresciuto tra Messico e Spagna, Ignacio vanta dentro di sé un ritrovo di culture diverse, arricchito dal suo soggiorno a Milano. Influenzato dal cavaliere d’Eon, presenta una collezione menswear, per un uomo che non ha paura di esplorare e giocare con il suo lato femminile.
Ignacio Rodriguez (2)

MARCO BYNICHAKIS
Nato in Grecia ma cresciuto in Italia, da sempre appassionato di arti, frequentando la NABA scopre la sua passione per la moda ed il design. Nel processo creativo ama utilizzare l’ironia come mezzo di riflessione, tentando di sviluppare dialoghi tra l’Io (individuo) e il prossimo. Baci rubati di Truffault e il MAI68 francese hanno ispirato questa collezione, ne è derivato un gioco ironico tra rivoluzioni, tra sanculotti del passato e del presente, tra la protesta gridata e quella personale che sbeffeggia i canoni borghesi nonostante ne faccia parte.
Marco Bynichakis

SAPIR OZ
Da Israele a Milano. Una collezione pensata per l’uomo moderno che si deve destreggiare nella giungla urbana. Ogni outfit presentato ha un nome, e al suo interno combina vari elementi: natura, landscape urbano e dettagli tratti dal mondo militare. Gioca con gli opposti: morbidezza contro durezza, masse contro leggerezza, ordine contro camouflage.

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INTERVIEW: FILIPPO BOLOGNI

Un sorriso carismatico, la faccia da bravo ragazzo, animo rock’n’roll.

Questa l’irresistibile alchimia, con l’aggiunta di una gran parlantina e una lista contatti da far impallidire anche gli head of communication più navigati, dietro al successo del giovane PR Filippo Bologni. Fiorentino, vanta esperienze con importanti colossi del lusso. Digital PR ed entertainer, dopo varie esperienze al fianco di note PR milanesi, Filippo sente che i tempi sono maturati per spiegare le vele da solo e a marzo 2018 si lancia come freelance che già vanta nel portfolio brand come Oscar Tiye ed emergenti come Riccardo Comi, al quale è particolarmente affezionato.

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Se non fossi stato un pr, cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Fin da piccolo ho sempre voluto fare lo chef. Il problema è che tutt’oggi non so cucinare nemmeno una pasta al pomodoro.

La tua cucina preferita?
Cinese al primo posto. Poi quella di mamma.

Un tuo talento segreto?
Non me la cavo assolutamente male con il disegno. E poi sono un pallavolista nato!

Il tuo capo d’abbigliamento preferito, se riesci ad individuarne uno, quale è?
Ti direi la felpa con il cappuccio. Ci sono mattine in cui è meglio non farsi vedere!

Un posto che ti piacerebbe visitare che ancora non hai visto?
Assolutamente Tokyo. E’ un sogno che ho fin da bambino.

Cosa ti piace di più della fashion week?
I miei eventi! Si può dire? No dai, scherzo! Il fatto che riesco a vedere, anche solo per un secondo,  tutti i miei amici che non vivono in Italia e far festa con loro.

Stilista preferito?
In questo momento sono ossessionato dal lavoro che Mike Amiri sta facendo con la sua linea. Lo sento mio dal primo all’ultimo capo. Anche se, se potessi, mi vestirei YSL da capo a piedi ogni giorno.

Hai qualche rituale?
Ogni mattina appena sveglio devo ascoltare della musica anni 80, altrimenti inizio male la giornata.

Cosa farai dopo l’intervista?
Fumerò una sigaretta promettendomi che è l’ultima. L’ho fatto anche 30 minuti fa.

Photography: Mauro Maglione

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CASUAL EXCHANGE

 

Photographer Antonino Cafiero
Stylist Michela Caprera
Model Giosuè Napolitano @Elite Models
Make up Karin Borromeo @WM Management
Hair Mara Li Quadri @CloseUp Milano using TIGI
Stylist Assistant Paola Nerilli

 

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Mete da scoprire: Week end a Porto

Porto è la seconda più grande città portoghese, adagiata sulle rive del Douro, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per il famoso ed omonimo vino addolcito dal Brandy. Nonostante la vicinanza con l’oceano, Porto ha un sapore completamente diverso dalle città del sud del paese: l’architettura è piuttosto variegata, ma presenta elementi gotici e un utilizzo massiccio del granito che contribuiscono a darle un’aria più cupa rispetto alla capitale. Come spesso accade, esiste una grande rivalità tra le grandi città di un paese, in questo caso tra Porto e Lisbona: i portoghesi sono soliti dire che a Porto si lavora, a Braga si prega, a Coimbra si studia, ma alla fine i soldi finiscono tutti a Lisbona. In effetti la capitale sembra essere più sviluppata della sorella del nord, anche se, grazie alla fine dell’austerità e alla grande crescita del turismo in Portogallo, Porto sta ritornando agli antichi fasti, riscoprendosi capitale del design e della cultura. Siamo andati a scoprire per voi questa gemma nascosta ai confini d’Europa e raccolto alcuni indirizzi da non perdere in città.

I siti storici e turistici

Partiamo da quei luoghi storici che sono meta immancabile per ogni turista che passi da Porto: abbiamo la stazione dei treni di São Bento, con la sua maestosa volta ricoperta di Azulejos, la Capela das Almas e la Igreja De Santo Ildefonso, decorate anche loro con le tipiche piastrelle portoghesi. Immancabile la passeggiata sulla riva del fiume Douro (la Ribeira) e sul ponte Dom Luís I, per poi arrivare sull’altro lato del fiume, dove si trovano le migliori cantine di vino Porto. Infine, ci sono le viste incredibili offerte dalla terrazza della cattedrale (Sé do Porto) e dalla Torre dos Clérigos, mentre chi volesse immergersi nella natura può optare per i freschi e pacifici Jardins do Palácio de Cristal.

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L’architettura

Porto è una delle mete preferite per gli amanti e studiosi di architettura per via della sua grande diversità negli stili: barocco, neoclassico, gotico, ma soprattutto contemporaneo. Álvaro Siza, nato a Matosinhos, piccola città costiera nei pressi di Porto, e tutt’ora in vita, è l’architetto portoghese più premiato (e probabilmente anche il più conosciuto). Nella città di Porto e dintorni è possibile visitare numerose tra le sue opere, come la Casa de Chá da Boa Nova, costruita interamente su rocce oceaniche e oggi riconvertita a ristorante di lusso, le Piscinas das Marés, realizzate sulla costa oceanica e riempite solo d’acqua salata, e il museo d’arte contemporanea Serralves, sempre attivo con proposte artistiche d’avanguardia e circondato da un bellissimo spazio verde.

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Casa da Música

Altro splendido esempio di architettura moderna in contrasto con lo stile antico circostante è la Casa da Música, progettata da Rem Koolhaas dopo una sfida con i migliori studi di architettura contemporanei e costruita nel 2001, quando Porto era capitale della cultura europea. La Casa da Música è uno dei fulcri culturali della città, il ricco programma musicale viene eseguito principalmente nella sontuosa Sala Suggia, dedicata a Guilhermina Suggia, violoncellista portoghese con discendenza italiana, una delle prime donne ad intraprendere una carriera professionale come violoncellista. Oltre ai concerti, la Casa da Música offre anche visite guidate all’intera struttura, indispensabili per poter accedere a tutti gli spazi e conoscere il significato delle varie scelte architettoniche e, una volta per mese, si trasforma in club e ospita un party eclettico in cui ogni sala propone un genere musicale differente.

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Il piatto locale

Piatto tipico di Porto non adatto ai deboli di cuore è la Francesinha. La leggenda vuole che il suo inventore, Daniel da Silva, un emigrante portoghese ritornato da Francia e Belgio, cercò di adattare il Croque Monsieur, tipico sandwich francese, al gusto portoghese e che aggiunse la salsa piccante proprio in onore delle donne francesi, che a sua detta erano le più piccanti che avesse mai conosciuto. La Francesinha è un piatto composto da due fette di pane farcite da strati di carne, formaggio, pane, salsiccia e uovo, il tutto ricoperto da una salsa a base di pomodoro, birra e peperoncino e circondato da patatine fritte. Tra posti consigliati dove sperimentare il piatto più famoso di Porto è il Café Santiago. Per chi volesse orientarsi su qualcosa di più leggero consigliamo il Food Corner, posto molto in voga tra i locali e che riunisce vari stili di cucina sotto lo stesso tetto.

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Le barberie

Uno dei tratti tipici di un po’ tutto il Portogallo sono le barberie tradizionali, rimaste immutate per decine e decine di anni, e che ancora oggi mantengono quel fascino del luogo senza tempo. Se volete dare il meglio nelle vostre foto ricordo, la migliore in città è la Barbearia Porto, dove i portoghesi si rasano e pettinano sin dal 1946. Specializzati in tagli tradizionali, curano con minuzia ogni singolo dettaglio, tanto che un trattamento completo capelli e barba dura circa un’ora e mezza, specialmente se avete richiesto un taglio sfumato sui lati. Attesa che verrà completamente ripagata dalla sensazione di freschezza che proverete dopo la rasatura con panni caldi e dallo stile che sfoggerete grazie alla nuova pettinatura, perfezionata da un tocco di brillantina.

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Souvenir

Una delle piaghe del turismo moderno sono i negozi di souvenir copia incolla pieni di prodotti made in China, che di locale hanno poco o nulla. Per chi volesse portare a casa un pezzetto di Portogallo, ma farlo con stile, il posto giusto è A Vida Portuguesa. Questo negozio nasce originariamente a Lisbona, dove ne esistono addirittura tre, dalla mente della giornalista Catarina Portas, decisa a riportare in vita quei marchi e quei prodotti portoghesi che ne avevano segnato l’infanzia, spariti poi dal mercato per via della concorrenza con le multinazionali. In questo negozio si possono trovare profumi cosmetici tradizionali portoghesi, come il dentifricio Couto o la colonia Musgo Real, ma anche cibi tradizionali, porcellane e tessuti, tutto rigorosamente made in Portugal.

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Livraria Lello

Per chi ama leggere e scoprire luoghi dallo spirito retrò c’è la Livraria Lello, una delle librerie più antiche del Portogallo, inaugurata nel 1906. La Livraria Lello è un luogo dall’aspetto magico e maestoso, nonostante le dimensioni decisamente contenute, e pare che J.K. Rowling la frequentasse spesso durante il suo soggiorno in Portogallo, traendone ispirazione per l’ambientazione dei suoi libri. Dal 2015 la libreria applica una politica piuttosto inusuale: all’ingresso viene richiesto il pagamento di 4€, poi convertibile come sconto sull’acquisto di un libro. Nonostante le critiche pare che l’idea stia funzionando, tenendo sotto controllo l’afflusso di turisti e trasformando sempre più visitatori da semplici curiosi a lettori di libri.

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Dormire a palazzo

Tantissimi gli indirizzi dove sperimentare lo stile di vita portoghese.  Se volete un’atmosfera casalinga ma all’insegna del design minimal e della natura, da provare Casa 1015 (http://casa1015.pt) , una vera e propria casa con uso cucina completamente attrezzata progettata dall’architetto Eduardo Souto de Moura che ha vinto il premio Pritzker. Questa struttura – pensata per pochi ospiti alla volta – combina l’architettura contemporanea con gli elementi tradizionali della zona. Di sapore totalmente diverso, per vivere nello splendore di un antico palazzo, è Palacio Fenizia (www.palaciofenizia.com), situato nel cuore del centro storico di Porto, vicino Rua Santa Catarina e il mercato di Bolhao, una delle residenze più romantiche della città.  Ha 5 spaziose suites che sorprendono per le pareti decorate e gli stucchi originali e I decori tradizionali portoghesi ( azulejos ) uniti alle linee moderne degli arredi. E’ una delle poche dimore che ha conservato lo charme delle Residenze Borghesi del primo 900. L’idea è di creare una guesthouse con giardino d’inverno e una design gallery, dove si possono comprare arredi, oggetti di design e scoprire talenti portoghesi, socializzando con gli ospiti e i clienti abituali della galleria.

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Shopping e designer da scoprire

Porto non è solo una città ricca di monumenti e paesaggi, ma offre un interessante panorama di negozi sparsi per la città che possono offrire una straordinaria esperienza di shopping. Si parte dai multibrand più modaioli come Fátima Mendes e Fashion Clinic sulla Avenue Boavista dove potete trovare tutti i big brand, fino a concept store come Wrong Weather, che vende numerosi designer emergenti portoghesi e una selezione di marchi sportswear e streetwear  più consolidati. Da diversi anni Porto è anche la città dove si svolge la Portugal Fashion Week (due volte l’anno) che è uno dei più importanti eventi fashion della Penisola Iberica. Tra i brand menswear consolidati e vera star della Portugal Fashion è Miguel Vieira, designer che produce le sue collezioni dal 1988, un talento che è stato riconosciuto a livello internazionale da diversi premi importanti, come il “Golden Globe for the Best Fashion Designer”. La sua è una  collezione uomo luxury e sofisticata sia nei tessuti, sia nei tagli, che si accendi di un tocco rock&roll. Tra gli altri talenti della moda portoghese è Hugo Costa, che ha anche recentemente debuttato alla fashion week di Parigi e si caratterizza per uno stile decostruito e giocato su colori molto intensi. Tra le promesse in ascesa e già distribuiti anche fuori del Portogallo sono nomi come Estelita Mendonça, David Catalán, Inês Torcato che lavorano tutti su un concetto di moda casual ma più sperimentale grazie al mix di materiali insoliti dove il classico si unisce al tecnico.

La vita notturna

La vita notturna a Porto è frizzante e, meteo permettendo, viene vissuta sempre all’aperto e bicchiere alla mano. È piuttosto comune visitare diversi bar durante la stessa notte, anche perché la movida portuense regala spesso sorprese inaspettate, come la Capela Incomum, bar situato proprio all’interno di un’ex cappella religiosa, il Bop café, che ospita una collezione mastodontica di dischi in vinile e il Cataraio, locale dedicato alla birra artigianale, che è ancora un costume di nicchia in Portogallo. Per chi poi non riesce a concludere una serata senza prima sudare almeno un po’ sulla pista da ballo, il club migliore della città è il Plano B, che da anni ospita i migliori artisti e Dj, definendo il suono della città.

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Cinecult: Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos

Il genio visionario del regista di ‘The Lobster’ affronta un tema tragico e dai risvolti ironici e surreali ispirandosi alla ‘Ifigenia in Aulide’ di Euripide e alla scelta di Abramo. Risultato: un film memorabile per drammaturgia e impatto scenico.

Grottesco, vibrante, sensuale e surreale con esiti talora strazianti. E’ potente e lascia il segno in tutti i sensi ‘Il sacrificio del cervo sacro’, l’ultimo film dell’acclamato e talentuoso regista Yorgos Lanthimos già ammirato per ‘The Lobster’ in cui aveva ancora una volta scelto come protagonista Colin Farrell. La pellicola distribuita da Lucky Red trasuda un cinismo sublimato in complessa tragedia ricca di stimoli e spunti di approfondimento. La trama è all’apparenza estremamente semplice: il cardiochirurgo Steven Murphy (Colin Farrell) conduce una tranquilla vita borghese con la bellissima moglie Anna (il premio Oscar Nicole Kidman) e i figli la teen ager Kim (Raffey Cassidy) e il piccolo Bob (Sunny Suljic). Senza farlo sapere alla famiglia Steven frequenta Martin (un formidabile ed enigmatico Barry Keoghan già visto in ‘Dunkirk’ di Christopher Nolan), un adolescente sedicenne che ha da poco perso il padre, ha una madre molto turbata e sensuale (Alicia Silverstone) e sembra avere delle strane facoltà. L’intreccio si complica quando Martin viene presentato alla famiglia del chirurgo: una serie di strani eventi cominciano a flagellare la felice vita del nucleo familiare che da alveo di normalità si evolve sempre più in un nido di vipere. La storia, avvincente e sanguigna, prende forma in un crescendo di tensione e mistero fino allo zenith finale del tutto imprevedibile. Ispirato al dramma di Euripide ‘Ifigenia in Aulide’ il film denso di allegorie e di spunti di humour nero, mette in scena con il linguaggio ricco e possente mutuato dall’omaggio al maestro Stanley Kubrick le passioni e gli impulsi ancestrali di un padre devoto che vede pian piano crollare le sue certezze fino a trovarsi nella situazione biblica di Abramo, con un rovello psicologico restituito allo spettatore in modo estremamente felice. Il gusto dell’inquadratura studiata e solenne e la visione drammatica della figura del giovane Martin davvero sorprendente rendono il film stimolante e meritevole di essere visto, con interesse e spirito riflessivo. Notevole l’incipit del film con la vivificante musica di Schubert.

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THE BEAUTY LOCKER: Roberto De Rosa

Per un globetrotter l’inizio dell’estate non può che rappresentare l’inizio di un intenso periodo di viaggi nelle località più disparate. Allo stesso tempo però sappiamo che ogni destinazione richiede una routine di bellezza idonea e prodotti specifici da cui non ci si può separare. Abbiamo chiesto al nostro influencer Roberto De Rosa i suoi essentials di stagione.

Cosa prevede la tua beauty routine estiva?

Da un po’ di tempo prendo tutte le mattine un cucchiaio di collagene diluito nell’acqua e poi uso prodotti specifici dedicati all’idratazione. Al momento come crema quotidiana mi trovo bene con Vichy, al mare uso i solari della linea Dior Bronze con spf 15 e come doposole Elizabeth Arden.

Cosa non può mancare nella tua valigia?

Le valigie sono la mia specialità e riesco a farle anche 5 minuti prima di uscire di casa per un viaggio, porto sempre i capi essenziali a seconda della destinazione in cui vado. In estate non possono mancare canotte, cappellini, t-shirt e costumi a pantaloncino.

Il luogo che attualmente hai nel cuore?

Nel mio cuore restano costantemente il sud Italia, Napoli la mia città natale e la costiera, tuttavia non posso non menzionare anche Istanbul e Los Angeles città che sento davvero mie e nelle quali vorrei passare molto tempo nei prossimi anni.

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IN VIAGGIO CON OTTAVIO MISSONI Jr

Ottavio Missoni Jr, primogenito di Vittorio Missoni, è un vero esploratore e amante dei viaggi su due ruote. Una passione che ha ereditato dal padre e lo porta a visitare in modo avventuroso paesi lontani. Non a caso colleziona motociclette, mentre tra un impegno aziendale e l’altro, progetta i suoi viaggi grazie alle sue App preferite.

Cosa non manca mai nella tua valigia?
Come capo, la giacca in maglia Missoni, ha un uso sia sportivo sia formale, a seconda di cosa ci abbini, inoltre la pieghi e una volta fuori non ha bisogno di essere stirata. E’ un capo fondamentale per un pigro come me nel fare la valigia! Io credo che ormai gli essential non sono più degli oggetti, come succedeva in passato, ma le App che hai sullo smartphone. Oltre alle solite note che utilizzo, TripAdvisor su tutte, trovo utilissime per i mie viaggi più avventurosi “zaino in spalla”, iOverlander, per i bivacchi last minute, e l’app della Farnesina, per la sicurezza e la pianificazione.

Valigia morbida vs rigida?
Trolley rigido per i viaggi con spostamenti aerei, piccolo o grande a seconda della durata del viaggio. Borsone morbido adattabile a zaino per i viaggi in moto o in barca.

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Raccontami del tuo ultimo viaggio.

Atene-Gibilterra: non é l’ultimo viaggio, ma senz’altro l’ultimo con la V maiuscola. Da Atene a Gibilterra in sella a una moto, attraversando Macedonia, Albania, Bosnia, Croazia, Slovenia, Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Ho percorso circa 8000km di cui un buon 30% su strade di montagna sterrate.

Quando viaggi ascolti musica? Come occupi il tempo degli spostamenti?
In aereo guardo tantissimi film, non per combattere la noia del viaggio, ma perché é una delle rare occasioni che ho per guardarmi un bel film in pace! Guidare per me è un piacere, anche per lunghe tratte e se sono solo, una buona playlist basta per tenermi compagnia. Johnny Cash per me rappresenta l’emblema dei road trip con pezzi come Folsom Prison Blues. Poi mi piace anche Tom Petty con I won’t back down.

Parlami del tuo prossimo viaggio.
Quest’estate assieme alla mia fidanzata vorrei partire per la Mongolia su una Fiat Panda 4×4 primo modello. Sono circa 16.000 km; la durata del viaggio stimata é di un mese e l’itinerario prevede l’attraversamento di Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria,Turchia, Georgia, Azerbaijan, Mar Caspio (in nave), Turkmenistan (piccolo e poco noto stato dell’Asia centrale ndr), Uzbekistan, Kazakistan, Russia e Mongolia. Di giorno in giorno valuteremo dove pernottare, non sempre ci sarà un tetto sopra di noi, spesso dormiremo in tenda. Vedere le notti stellate nei deserti del Karakum e del Gobi, o su un altipiano mongolo, non ha prezzo… Inoltre sfrutteremo la visibilità del nostro viaggio per raccogliere dei fondi per una Onlus a noi cara e documenteremo il viaggio su una pagina web dedicata.

Documenti i tuoi viaggi con Instagram? 
Utilizzo Instagram, ma non ne faccio abuso. Documento i miei viaggi, ma metto pochi scatti, quelli che secondo me sono i più rappresentativi, poi se c’é qualche situazione simpatica, ecco che scattano le stories.

 Il tuo viaggio ideale e il posto che vorresti visitare prossimamente?
Mi piacerebbe attraversare il Sud America in moto, da Panama a Capo Horn nella Terra del Fuoco. La civiltà Inca mi ha sempre affascinato, così come la storia socio-politica dell’Argentina. Inoltre consiglio come lettura in merito sui viaggi in Sud America  “I diari della motocicletta” di un giovane Ernesto Guevara.  Viaggiare significa esplorare, avventurarsi, incontrare persone che hanno culture, usi e costumi differenti dai nostri; fantasticare prima della partenza su quello che vedremo, capire se l’idea che abbiamo di un posto é poi effettivamente quella corretta o se invece l’informazione é deformata dalla realtà. Ma viaggiare significa anche staccare la spina dalla routine quotidiana: mio papà diceva sempre che il vero lusso non lo si trova nei beni materiali, il vero lusso é avere il tempo necessario da dedicare a se stessi e alle proprie passioni.  Chiaramente per un viaggio così di tempo ne serve molto!

Qual è la destinazione che ti è rimasta nel cuore e perché?
Il deserto del Merzouga tra Marocco e Algeria, un posto che vale la pena visitare. In un’area non troppo estesa hai la possibilità di goderti svariati panorami e morfologie di terreno, dune, montagne, fiumi, steppa. Lì ho corso una gara in moto e purtroppo non potevo fermarmi a fare scatti, ma mi piacerebbe tornarci da turista. Lì ho visto il più bel tramonto di sempre, sulle dune.

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Qual è l’accessorio che non può mancare nella tua valigia?
Il GPS di Garmin. Ha un database di informazioni ricchissimo, dalle strade urbane ai piccoli sentieri sterrati di montagna, inoltre segnala ristoranti, alberghi, ospedali, pompe di benzina. Con il software a casa pianifico gli itinerari, inoltre posso tracciare rotte e registrare i punti in cui transito in tempo reale.

I prodotti beauty che porti sempre con te?
Dedico davvero poco tempo alla cura del mio corpo. Il mio beauty viaggio é composto da rasoio elettrico, spazzolino/dentifricio, deodorante e una crema idratante. Non utilizzo creme o lozioni specifiche e, per i prodotti corpo, mi affido a ciò che trovo negli hotel. Non manca mai il profumo: il Tuscan Leather di Tom Ford.

Il tuo consiglio per una valigia stilosa ma funzionale.
Recentemente sono passato a un borsone misto pelle e tessuto molto resistente con i due manici adattabili a zaino in spalla. E’ davvero funzionale, lo sfrutto in ogni situazione e condizione meteo. É prodotto da Deus Ex Machina, il che rende una valigia già bella ancora più cool.

 

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STYLE SUGGESTIONS: POLO CLASSICA O A FANTASIA?

I capi che meritano il titolo di fashion classic sono pochi, ma la polo fa sicuramente parte di questi. Meglio conservarne l’allure iconico con la versione classica o aggiornarla con le fantasie più trendy del momento?

Breve storia della polo

L’esatta origine storica di questo capo non è certa, è indubbiamente nata in parallelo con il gioco del polo, in particolar modo quando, alla fine del XIX secolo, questo sport divenne molto comune in Inghilterra e i giocatori iniziano a indossare un vero e proprio completo da gioco. L’abbigliamento da polo era costituito da magliette in cotone e a maniche lunghe alle quali fu presto aggiunto un colletto simile a quello delle camicie, ma fermato da dei bottoni, per far in modo che questo non svolazzi fastidiosamente durante il galoppo sul campo. Non molto più tardi, John E. Brooks, nipote del fondatore del brand americano Brooks Brothers, durante un viaggio di lavoro in Inghilterra, vedendo una partita di polo notò il particolare dei collari dei giocatori; colpito dalla novità e tornato in patria, decise di applicarla alle sue camicie, che presero il nome di button-down. Nel 1896 il modello venne lanciato sul mercato e Brooks Brothers chiama questa camicia: l’originale polo shirt. Secondo altri invece l’ideazione della polo spetta al campione francese di tennis René Lacoste, che inventò una camicia a maniche corte e funzionale, una “maglia da tennis” destinata a diventare vero cult.

Quando parliamo di classicità in questo ambito è impossibile non pensare per l’appunto alla leggenda del tennis francese René Lacoste, al quale molti danno il merito di aver inventato la polo moderna. Un po’ come nel gioco del polo, anche nel tennis l’abbigliamento era poco pratico e confortevole. Le maglie avevano maniche lunghe che venivano rimboccate e colletti button-up, ma il gioco necessitava di funzionalità, così Lacoste progettò un’alternativa adatta alle sue esigenze: una t-shirt a maniche corte e soprattutto in piqué di cotone che donava traspirabilità. La indossò per la prima volta nel 1926 (in occasione del campionato US Open, che vinse) e vi applicò un piccolo disegno di un coccodrillo quando i giornali iniziarono a soprannominarlo “l’alligatore”, forse per il suo naso pronunciato o forse per la sua passione per i borsoni in coccodrillo. Si dice che questa polo fu il primo capo d’abbigliamento sportivo ad avere un brand visibile, così dal 1933 la polo Lacoste inizia ad essere venduta regolarmente. Da quel momento in poi la polo sostituì il classico abbigliamento precedentemente utilizzato per il tennis e poco dopo anche nel gioco del polo, dove si scelse di adottare camicie in piqué di cotone, tessuto che permetteva di tenere alzato il colletto evitando scottature sul collo.

Pochi anni dopo Lacoste si ritirò dal tennis professionistico e nacque La Société Chemise Lacoste, fusione delle idee del tennista francese con il produttore di maglieria Andrè Giller, la quale produceva questo nuovo classico sportivo in differenti colori che venne presto venduta nei grandi magazzini di fascia alta ed indossato anche fuori dai campi da gioco. Negli anni ’50 un’altra leggenda del tennis, Fred Perry, creò una sua versione di polo sfidando l’originale Lacoste e divenne il capo di punta tra i teenagers del momento, permettendo il salto da indumento da sport a capo alla moda. altro evento significativo è nel 1967 quando il newyorkese Ralph Lauren diede vita ad un nuovo brand di abbigliamento casual, uno stile classico e timeless. Capo chiave delle sue collezioni, strettamente legate allo sport del polo, era la polo shirt. Gli anni ’80 furuno l’epoca d’oro di questo indumento, con una sfida costante tra i brand, che vede in testa proprio Polo Ralph Lauren  grazie a un indiscussa qualità. Nel corso degli anni le polo sono state adottate come divisa anche nell’ambito del golf e ora la polo è un capo diffuso nel mondo occidentale diventando un classico americano, simbolo di uno status e di uno stile di vita.

La polo classica

Icona dell’abbigliamento casual e informale, la polo è un indumento versatile che non può mancare in nessun guardaroba. Luchino Visconti la indossava in una celebre foto del 1960, Gianni Agnelli la portava al mare in compagnia di Jackie Kennedy. Non c’è nessun dubbio che la polo sia da sempre sinonimo di un’eleganza casual e che sia diventata negli ultimi anni anche un caposaldo della tendenza athleisure. Perché, se le polo restano tuttora la divisa ufficiale per tennisti e giocatori di golf, è pur vero che i modelli più chic si ritrovano anche negli ambienti lavorativi più smart dove, soprattutto con la bella stagione, il caldo intenso spinge tutti a preferirle alle camicie. Le nuove polo sono realizzate in cotone garzato o punto riso, rasato finissimo o lavorato piquet e uniscono al piacere e al comfort della maglia, l’eleganza e la vestibilità del collo applicato dall’effetto camicia. Uno dei vantaggi delle maglie in piquet di cotone, inoltre, è la proverbiale traspirabilità, che le rende indispensabili in estate. Aristocratica rivale della T-shirt, oggi si impreziosisce e può essere indossata anche in ufficio con giacche monopetto, blazer destrutturati e pantaloni su misura in cotone. Ovviamente solo se l’etichetta aziendale lo permette. Altro brand iconico nato da subito come punto di riferimento nel mondo del Gioco dei Re è La Martina, azienda fondata da Lando Simonetti a Buenos Aires nel 1985. Partendo dalla classica polo il brand ha poi sviluppato un guardaroba total look in grado di riflettere un lifestyle legato alle club house e ai campi da polo.

Polo a fantasia

L’occasione perfetta per indossare polo colorate o con fantasia è invece il tempo libero. Oltre all’abbinamento con pantaloni chino e mocassini, un’altra ipotesi molto diffusa prevede i classici bermuda e le scarpe da barca. Ma non solo, la polo è particolarmente abbinabile anche a jeans e pantaloni in cotone o lino su misura. In tinta unita crea un raffinato effetto preppy, da sfoggiare eccentricamente a contrasto, o con il rigore del ton sur ton. La versione a righe, invece, regala un sofisticato gusto à la marinière da completare con pantaloni blu navy. Le polo da uomo si possono indossare anche la sera: il look total white è un irrinunciabile delle nottate in riva al mare, i toni denim si prestano per le occasioni in città e le proposte verdi a maniche lunghe si sposano bene con dei jeans scuri. Senza contare tutte le più recenti varianti con righe multicolor, zigzag, scacchi e rombi, che aggiungono un twist a questo capo intramontabile. Non abbiate paura del colore, le polo acquistano maggiore personalità con colori accesi, soprattutto quando splende il sole e siete in momenti di relax con un bel drink in mano. Infine, attenzione particolare meritano gli spacchetti laterali: nel primo caso può essere indossata sia dentro che fuori i pantaloni così come quando ha gli spacchetti simmetrici. In generale la preferiamo fuori dai pantaloni, perché il rimbocco va in antitesi con il dna casual e morbido di questo capo, anche quando la indossate con un blazer o un completo dalle linee sartoriali. Nel caso di spacchetti asimmetrici meglio indossare la polo dentro i pantaloni per evitare un effetto poco armonico. Per quanto riguarda la giusta misura invece teniamo presente che la mezza manica deve arrivare a metà bicipite; la cucitura della manica deve combaciare con l’attaccatura della spalla, mentre nella parte posteriore la polo deve arrivare esattamente sul fondoschiena.

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MAISON CILENTO 1780, SARTORIAL EXCELLENCE

La Maison Cilento, fondata a Napoli nel 1780 da Martino Cilento, da più di 100 anni fa la storia della sartorialità italiana, realizzando capi e accessori artigianali di grande eccellenza, unicità ed eleganza.
Le cravatte sette pieghe foderate e sfoderate, sono da sempre l’elemento distintivo di Cilento 1780: rispetto a quella classica richiedono tre ore di lavoro e il doppio del tessuto normalmente utilizzato. La pregiata seta twill, prima di essere orlata da grandi artigiani Italiani, viene ripiegata su sé stessa sette volte, lavorazione che può essere eseguita solo a mano.

Le proposte  per il periodo estivo sono le cravatte sette pieghe sfoderate e in garza a giro inglese. Le tecniche di lavorazione e i materiali utilizzati per il loro confezionamento rendono queste due tipologie di cravatte particolarmente adatte all’estate. In particolare, la cravatta in garza a giro inglese è realizzata utilizzando un tessuto pregiato che richiede l’assoluta necessità di antichi telai e manodopera altamente specializzata.

Ricercatezza e bellezza sono le qualità che definiscono l’intera collezione conta circa 400 proposte tra cui quelle dedicate alle professioni, sport, arte, animali, scaramanzia e tipicità partenopee. Il codino è l’elemento distintivo: ogni cravatta riporta infatti dei mini motivi ricamati su di esso, dettaglio che la rende un pezzo unico.

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FASHION FROM GERMANY: ALEXANDER ROYS

Un nuovo brand uomo, una collezione contemporary disegnata dal tedesco ALEXANDER ROYS che ha presentato la sua seconda collezione al WHITE di Milano lo scorso giugno.

ALEXANDER ROYS prende ispirazione dal futuro e dalla connessione con la tecnologia, esplorando come l’umanità si pone nei confronti della rivoluzione tecnologica che ha preso piede recentemente e come questa influenza la vita di ogni giorno. Per la collezione SS2019, il designer si concentra, quindi, sullo spirito accellerato dell’era digitale, con richiami al futurismo ed al gruppo musicale tedesco elettronico Kraftwerk. Un momento storico in cui lo stile di vita che conduciamo, e l’uso massiccio dei social media, non rende più possibile la chiara distinzione tra il pubblico e il sociale, nascondendo la vera, privata identità di ogni fruitore. Non ogni aspetto della propria persona è reso chiaro e visibile, in un meccanismo psicologico interiore che ci spinge a nascondere parti del nostro essere che non riteniamo adeguati, o che sono causa di insicurezza.

 Una sorta di armatura che ci poniamo addosso e che viene egregiamente espressa visivamente in questa collezione.
ALEXANDER ROYS rende pienamente il contrasto tra il desiderio di esporsi e quello di nascondere parti del proprio essere: trasparenze e dettagli dal sapore militare si mixano in capi sapientemente realizzati in Italia, contrapponendo materiali tecnici, come il PVC trasparente, alle più fini lane che, a loro volta, sono abbinate a tessuti di nylon. Una contrapposizione resa ancora più evidente dal concept del lookbook, le cui foto sono state scattate da Michael Ullrich.
Ed ecco che ne nasce una collezione che unisce il tailoring più raffinato, con l’abbigliamento militare e lo sportswear, dando vita a uno stile dal sapore un po’ erotico e perverso.
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Photography: Michael Ullrich.

BRAND ALERT: EXEMPLAIRE

Nato nel 2012, dalla partenership tra Jean-Victor Meyers e Louis Leboiteux, EXEMPLAIRE, si pone il fine di creare oggetti da vivere. Se le prime intenzioni erano quelle di realizzare accessori in pelle e maglieria luxury, oggi il brand si presenta con una collezione RTW da uomo, completa di accessori e una fragranza. EXEMPLAIRE, spiega la propria filosofia ed il proprio stile attraverso tre semplici step:

Il significato degli oggetti: 
l’expertise manifatturiera, il lusso tangibile nei materiali, la cura per l’enviroment. Il brand francese aspira, ed ispira, ad un’idea di luxury che tende a durare nel tempo, con capi che si modellano e trasformano, accompagnando la persona che li possiede.

L’idea del viaggio: esemplificato nella collezione “Travel Accessory”, il riferimento al viaggio è una costante per EXEMPLAIRE. Ciò si traduce, anche, in una rete di distribuzione che rende facilmente accessibili i prodotti a ogni cliente.

Reinterpretazione contemporanea del lusso: ogni capo o oggetto del brand deve essere contemporaneo al tempo in cui viviamo. Nonstante ciò è importante l’uso delle tradizionali tecniche di produzione, che assicurano la bellezze e l’ unicità di ogni design.

Un marchio giovane, su cui tenere un occhio che mixa con perfetta sapienza la qualità di brand come Loro Piana ed Hermès, con lo spirito rock e avventuriero di Saint Laurent e Dior Homme.

 

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Endless Italian Summer Coast Society e Ramazzotti @ Full Milano

Gli spazi del nuovo Full Milano Concept Store hanno ospitato un evento con due protagonisti d’eccezione: Coast Society e Ramazzotti. Così ha commentato Davide Jais, founder di Coast Society, che presenta la nuova collezione Riviera: “Volevo un evento che potesse celebrare l’estate, Milano, il lifestyle Italiano e comunicare l’Italianità di Coast Society fondato proprio a Milano nel 2014.  La cornice del nuovo store Full Milano e i cocktail estivi di Ramazzotti sono stati il setting perfetto per celebrare la collezione Riviera e incontrare clienti e amici del marchio che hanno potuto vedere e toccare la collezione e apprezzare la grande ricerca dei materiali e i canoni estetici che contraddistinguono il nostro abbigliamento resort e che non sono percettibili online”.

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L’evento «Endless Italian Summer» in partnership con Ramazzotti ha voluto sottolineare l’Italianità del marchio e la sua passione per il Made in Italy. Due valori condivisi con Ramazzotti che, con i suoi 200 anni di storia rappresenta un’icona dell’Italian lifestyle e si propone oggi in chiave moderna con tre signature summer cocktails dal sapore unico conferitogli dall’amaro, equilibrata miscela di erbe, spezie, fiori e frutti.

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Numerosi gli ospiti intervenuti all’evento tra cui alcuni influencer come Fabio Attanasio (The Bespoke Dude), Fabrizio Oriani, tanto per citarne solo alcuni.

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MILANO: I LOCALI E I CONSIGLI PIU’ COOL

Il fondatore di GUM Milano ci propone una nuova selezione dei locali più cool di Milano.

PORTAL CLUB
L’apertivo mi piace prenderlo al nuovo nato della famiglia Deus, il PORTAL CLUB. Un membership club aperto da martedì a domenica dalle 18:00 all’1 ( 2.00 nel week end ), un salotto con cinema per massimo 40 persone alla volta, con camino davanti al quale si trova una proposta di food&beverage. Oltre a una ricercata selezione di vini e champagne offre una drink list firmata Fabio Spinelli e ogni cocktail è realizzato da Morris Mau. Al Portal Club al classico aperitivo si sostituisce il concetto di food pairing. Non ci sono buffet, ma prodotti di nicchia che possono essere acquistati da una vetrina frigo e consumati in loco o a casa. Mentre dalla cucina è possibile scegliere due piatti, che cambiano periodicamente. Il mio preferito? Le acciughe. Come fare per provarle? Basta farvi invitare. Provate a passare al Deus, fatevi un giro al The Portal Bar (sulla sinistra del bancone del Deus), e se siete così splendidi da meritarvi la chiave eccola arrivare in un attimo.

Portal Club – giardino segreto Via Genova Thaon di Revel, 3, 20159 Milano MI

MERCATINO PENELOPE
Mercatino Penelope è il mio punto di riferimento quando sono alla ricerca di qualche pezzo vintage da aggiungere alla mia collezione. Oltre alla ricerca oggettistica vintage puoi trovare una vasta scelta di mobili di modernariato dagli anni 50 agli anni 70. Qui ho trovato parte degli arredi e oggetti che compongono il mio salone in corso Italia. Oggetti in ottone e vetro degli anni 40, 50 e 60, ma anche mobili di modernariato (anni 50-70), e pezzi di ricerca più contemporanei. Il focus è tutto sul design, anche se è possibile trovare anche qualche abito e accessorio. Il punto di forza di questo mercatino è la cura con cui vengono scelti ed esposti i pezzi, più o meno uniformemente per genere ed epoca. Lo consiglio senz’altro a chi non ha voglia di perdere molto tempo a “spulciare” tra gli oggetti dato che i mobili troppo vecchi o quelli eccessivamente demodé non vengono nemmeno proposti.

Mercatino Penelope – Via Macedonio Melloni, 6, 20129 Milano MI

DEPURAVITA
Quando ho voglia di depurarmi, la mia certezza è Depuravita. Un’innovativa start-up con sede a Milano ma dall’animo internazionale, così come la sua founder e mente visionaria Sandra Nassima. L’idea di una dieta detox a base di succhi naturali e biologici arriva da oltre oceano e viene importata in Italia con una prospettiva differente, ancora più completa e con una maggiore attenzione per la salute. Un’azienda dall’anima green con una grande passione: il benessere che viene dalla natura. La proposta di Sandra è una linea di prodotti in continua evoluzione: succhi pressati a freddo, zuppe, frullati, integratori superfood, tè depurativi, cosmetici vegan, tutti rigorosamente certificati BIO. Motivo per cui non ho potuto rinunciare alla sua proposta per il mio salone Black Silk Depuravita x GUM Salon. Una special detox water Black Silk è ideale per idratare l’organismo e sostenere al meglio i regimi dimagranti, offrendo un alto contenuto di vitamine e sali minerali. Black Silk, Grazie alla sua speciale composizione naturale ( acqua alcalinica, cetriolo, sciroppo d’acero, spinaci e carbone vegetale ,) è un sorso di benessere per pelle, capelli e organismo nel suo complesso, senza rinunciare al gusto e alla leggerezza.

Depuravita – https://www.depuravita.it/

KAMPAI
Per mangiare invece, la mia proposta è il nuovo Kanpai, a pochi passi da Porta Venezia, un autentico izakaya, il tipico indirizzo nipponico in cui bere bene e poter stuzzicare qualcosa nell’informalità di un ambiente che strizza l’occhio al design. Un locale giapponese in cui potersi rilassare tra un drink creativo e uno dei piatti, visionari nella loro semplicità, di Jun, già sous chef di Gong. Le tre sale da cui è costituito ricreano ambienti totalmente differenti, benchè accumunati da un’eleganza discreta che guarda con interesse all’arte contemporanea. Pochi piatti compongono il menù ideato dalla chef Jun. Dagli spiedini alle portate signature, fino ai classici della tradizione nipponica, qui è possibile concedersi uno spuntino chic o fare una cena completa. Il mio preferito, Shimesaba, sgombro marinato in aceto di riso; Da provare anche la drink list proposta da Samuele, molti i twist sui grandi classici della miscelazione, che affiancano stravaganti creazioni a cui è impossibile resistere. Qui gli amanti del sake saranno accontentati ampia e di livello la situazione di etichette, ma non mancano altre chicche tra whisky, gin giapponesi, vini naturali.

Kampai – via Melzo 12 – Milano

 

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Golf e auto d’epoca si incontrano:BMW Golf & Classic Car

Due mondi che non potevano non incontrarsi. Ed ecco una giornata dedicata allo stile e alla passione per avvicinare al golf i collezionisti di auto d’epoca, organizzata a Roma dall’Olgiata Golf Club lo scorso 1 Luglio con uno sponsor importante.  La prima edizione del BMW Golf & Classic Car, un evento che ha radunato insieme i giocatori con i collezionisti di auto d’epoca in una competizione combinata. Il concorso di eleganza dedicato alle autovetture in gara, precedentemente selezionate tramite un apposito Comitato e tutte costruite prima del 1979, ha visto sfilare venti autovetture di cui la più “anziana”, una Lancia Augusta del 1935 che si è aggiudicata il Premio del pubblico, in abbinamento col giocatore Franco Properzi, essendo stata la più votata.

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Tra gli altri riconoscimenti, “The best of the show” è andato alla Mercedes Cabrio 190SL Cabriolet del 1962 (cilindrata1897); la prima tra le auto aperte (carrozzeria cabrio-roadster) è stata una Jaguar E-Type aperta del 1960 (cil 4200); prima tra le auto chiuse (carrozzeria mono-due-tre volumi chiusa) una Jaguar E-Type del 1958 (cil 3800). La classifica delle vetture italiane ante-guerra ha visto premiare la già menzionata Lancia Augusta (cil 1200); in quelle post-guerram la migliore è risultata una Ferrari Dino 246 GT Berlinetta del 1972 (Cil 2400). Tra le straniere (costruttore non italiano) ancora una Jaguar E-Type aperta, classe 1964 (cil 4200), mentre nella categoria “vetture senza tempo” prima classificata è stata una Mercedes SL30024u Roadster del 1992 (cil 3000). Nessun premio assegnato invece alle “sportive cuore da corsa” per mancanza di concorrenti.

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A vincere i premi di “coppia” tra golfisti e automobili sono stati invece, nell’ordine: 1°) PIERLUIGI BERETTA, su MERCEDES 190 SL del 1962;  2°) XAVIER SANTIAPICHI su JAGUAR E-TYPE del 1958 di Carboni Motorsport; 3° PRISCA TARIFFI su JAGUAR E-

TYPE 1960 di Carboni Motorsport.

Nella classifica golfistica tradizionale FILIPPO CELLI si è aggiudicato il 1° lordo, mentre i primi netti di categoria sono andati a ANDREA DI CASTRO     (1° cat), ELEONORA BARBIERI   (2° cat) e SABINA PANNUNZIO        (3° cat), il 1° Ladies            a FRANCESCA FIORELLINI          e il 1° Seniores a MARCO ZONCHELLO.

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 “Con questa iniziativa – ha dichiarato infine Giovanni Sernicola, presidente dell’Olgiata Golf Club – siamo orientati a far conoscere e sperimentare il gioco del golf anche agli amanti delle auto d’epoca e ringraziamo BMW Roma, punto ufficiale della lavorazione di vetture “classic”, per averci fornito l’opportunità di scoprire anche modelli rari ed unici in esposizione”. Presenti infatti, fuori competizione, oltre a moto d’epoca, una 3.0 CSL  e 503 cabrio.

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ME.LAND, un nuovo brand da conoscere

Si chiama ME.LAND il progetto di Frédéric Robert e  si ispira ad un bravo ragazzo con il cuore ribelle! Il designer è l’autore della prima sneaker di Lavin e dopo diverse esperienze presso celebri maison come Kenzo, Dior, Hermès, ha ideato una nuova collezione in cui rivisita le forme essenziali delle sneakers maschili aggiornate con un’incredibile leggerezza e un mix di ispirazioni, materiali e colori.  Le scarpe sono disegnate a Montmartre a Parigi e prodotte in Italia da un’azienda familiare che combina la qualità artigianale con il rispetto delle aspettative dei clienti di oggi. La forma e il comfort delle calzature infatti sono il risultato dell’insieme di anni per lo sviluppo del design del prodotto che rispetta le regole della migliore tradizione calzaturiera.

Il designer parigino spiega di aver investito tutte le sue risorse finanziarie nel progetto quando ha capito che “Sul mercato esistono la sneaker e il prodotto formale, mentre io credo nel casual-chic con una sua originalità, semplice e colorato. Ho chiamato i miei amici manifatturieri italiani, conosciuti quando lavoravo per altre griffe, ed è nata la prima collezione. So bene che le grandi aziende hanno bisogno di quantità e molti modelli: un piccolo brand come il mio, invece, può cambiare ogni settimana”. Lo stilista dichiara di essere “ambizioso, ma realista. Devo dire che se sono al punto in cui sono, lo devo ai manifatturieri italiani”.

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PEOPLE WE LIKE: THOMAZ DE OLIVEIRA

Photographer: Alisson Marks 
Stylist: 3 
Stylist assistant: Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming: Gianluca Casu
Model: Thomaz De Oliveira @I Love Models Management

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4 TRATTAMENTI PER RISVEGLIARE LA PELLE

Nonostante la bella stagione sia di per sé foriera di vibrazioni positive dentro e fuori di noi, la pelle dopo il lungo letargo invernale ha bisogno di essere risvegliata con prodotti e trattamenti specifici. Nella beauty routine quotidiana è fondamentale l’idratazione, ma prima di arrivare verso il tanto sospirato lettino in spiaggia è sempre di aiuto ricaricare la nostra pelle con le giuste strategie. Ecco alcuni spunti:

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Un tocco rilassante @Club10 Principe di Savoia

Si chiama Recover Touch ed è un trattamento antiossidante, nutriente e a base di vitamine. Si comincia con un rituale di pulizia composto da un peeling lasciato in posa sul viso e stimolato dal getto di vapore. Di seguito una pulizia meccanica che andrà a preparare la pelle. Subito dopo viene applicata una maschera composta da una miscela di oli e crema della linea Renight di Comfort Zone, per un massaggio viso e collo all’insegna del relax e dal tocco delicatissimo.  Il percorso si chiude con l’applicazione di siero e crema Renight, molto ricche nella texture ma non grasse per dare alla pelle il giusto livello di idratazione e luminosità. La pelle appare immediatamente distesa e radiosa.

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Un bagno rigenerante @QC Terme Dolomiti

Sotto le cime dolomitiche del Catinaccio un nuovissimo centro termale ideale per risvegliare mente e corpo. A beneficiarne prima di tutto la nostra pelle, con l’acqua solforosa della sorgente Alloch, unica fonte del Trentino  che rende così piscine e spazi esterni ideali per praticare quel “forest bathing” che in Oriente viene assimilato ad una forma di medicina preventiva. Oltre alle piscine, possiamo scegliere i più classici massaggi QC terme, le zone umide e le suggestive sale relax a tema, perfette per una rigenerazione totale.

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Un massaggio sensoriale @Bulgari spa

Il massaggio personalizzato by Bulgari è un rituale che prevede l’utilizzo di tecniche specifiche, musica, aromi e prodotti differenti secondo l’esperienza desiderata. Il trattamento viene svolto con i prodotti di Amala, marchio di trattamenti per viso e corpo completamente certificato NATRUE perché 100% naturale e ha tre focus specifici: Calm, per favorire il rilassamento, Heal per offrire sollievo da fatica, dolori e jet-lag e infine Energize, per rinvigorire.

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Un rituale giapponese @Shiseido Spa Milan

Un viaggio ideale nel quartiere di Ginza a Tokyo all’interno del prestigioso Excelsior Hotel Gallia, un hotel Luxury Collection a Milano. Il Deep Cleansing Detox Facial è un rituale ideale per purificare e idratare la pelle. Questo trattamento viso opacizzante e detossinante riequilibra e reidrata in un’ora e viene svolto secondo i più alti protocolli giapponesi con i prodotti iconici della linea Shiseido men.

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ROBERTO DE ROSA napoletano DOC, successo internazionale

Il cuore partenopeo, Roberto De Rosa (@robertoderosa), se l’è tenuto stretto durante il viaggio sull’Oriente Express che l’ha portato ad Hong Kong e che gli ha permesso di diventare una ‘yǐngxiǎng zhě’, cioè una persona capace di influenzare i gusti e dettare tendenze. Raggiunto il successo anche in Italia, Roberto sogna di approdare al cinema e dimostra che i napoletani, come si suol dire, hanno davvero una marcia in più.

Il tuo percorso è iniziato in Asia, in Cina, ad Hong Kong precisamente. Cos’è che ha affascinato l’Oriente tanto da farti diventare un influencer seguitissimo?
Il mio successo come influencer è nato in Asia, esattamente in Cina. Erano tempi diversi, parliamo di quattro anni fa, e io rispecchiavo il classico ragazzo della porta accanto, occidentale, nell’immaginario estetico degli asiatici.

Credi che, senza il successo ottenuto in Cina, saresti arrivato lo stesso dove sei ora?
La mia fortuna è stata Hong Kong. Prima di arrivarci, già frequentavo il web italiano e ho avuto grandi esperienze anche qui: non venivo da un mondo completamente sconosciuto. Sicuramente l’Oriente mi ha dato una forza che qui sarebbe stata difficile da trovare, e mi ha permesso di tornare in Italia più forte di prima e con delle skills che gli altri non avevano. Credo che chiunque si affacci ora su questo settore, non troverà le nostre occasioni: è molto più difficile adesso.

Come si evolverà la figura dell’influencer? Cambia di giorno in giorno, se non di ora in ora, è un mondo super veloce. Basti pensare che meno di sette mesi fa ho ricevuto una proposta da Fox Channel per un programma televisivo, ancora non ci credo!

Quale sarà il social del futuro?
Non esiste ancora, non credo sarà qualcuno di quelli attuali. Presto finirà anche Instagram, com’è già capitato per MSN e per MySpace.
Dei tuoi post su Instagram, quanti sono sponsorizzati dai brand e quanti invece sono spontanei?
Il mio Instagram non è certo un centro commerciale. Cerco di ispirare le persone che mi seguono, affrontando anche diversi argomenti, come quello del senza glutine e del lifestyle. Sulla mia pagina, a parte la sponsorizzazione, si può notare la vita vera, quella di un ragazzo della porta accanto.

Photo Ryan Simo
Styling 3
Grooming Susanna Mazzola
Photo assistant Alessandro Chiorri
Stylist assistants: Cristina Florence Galati, Paula Anuskha, Verena Kohl

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STUMBLE AND FALL

 

Photographer: Marco Bertani
Styling: Carlotta Borgogna
Model: Gabriel Daum @ Elite Model
Grooming: Isabella Sabbioni
Stylist Assistant: Chiara Masciadri
Digital Operator: Marco Moretto
Props Set: Rusted Vintage

 

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MILANO PRIDE 2018: IL FLASHMOB ARCOBALENO

Ancora una volta, come da tradizione degli ultimi anni, il flashmob di Angelo Cruciani si è concluso in Piazza Oberdan con un tripudio di bandiere arcobaleno.

Il messaggio di quest’anno è un potente inno a quella sensazione di unità e appartenenza ad un unico Paese, appartenza ad una stessa bandiera e agli stessi diritti sociali, civili e umani. Ne è nato un flashmob emblematico – Bandiera tricolore e arcobaleno – un solo stendardo, con i colori italiani da un lato e rainbow dall’altro, volto a indicare il legame che lega ognuno di noi al proprio paese, a prescindere dalla provenienza, dal colore della pelle o dall’essere alternativi o meno.

Molte bandiere, infiniti colori, diverse sfaccettature: una sola identità globale.
Usando le parole di Cruciani: “Viviamo un periodo di crisi, ma noi siamo colore, gioia e inclusività“. Il desiderio di costruire un Paese migliore, in cui la fratellanza è la base delle relazioni sociali e nessuno è escluso.

Siamo un Italia azzurra, tricolore e arcobaleno.

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Photography by Manuel Scrima