TUDOR: NATO PER OSARE

La marca svizzera di orologi Tudor ha presentato il suo nuovo testimonial per la campagna #BornToDare: David Beckham. Il calciatore inglese ha saputo imporsi come uno dei più grandi giocatori di tutti i tempi, ma non solo. Imprenditore, filantropo, icona di stile, David Beckham incarna l’uomo audace che ha reso Tudor ciò che è oggi. La nuova campagna omaggia la storia del marchio e racconta le avventure di uomini che hanno compiuto delle imprese sulla terra, in aria, sott’acqua e tra i ghiacci, con un Tudor al polso. Un riferimento elegante alla visione del fondatore del brand Hans Wilsdorf, che ha concepito degli orologi resistenti alle condizioni più estreme. Osare è la parole chiave della campagna e del sentimento che ha ispirato e guidato tutte le innovazioni introdotte da Tudor nell’industria dell’orologeria e che tuttora costituiscono dei punti di riferimento.

www.tudorwatch.com

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Se da una camicia nasce un resort

Prendete una splendida villa padronale di fine ‘800, conservata eccellentemente, come se non fosse passato neanche un anno dalla sua costruzione. Prendete, poi, un artigiano/imprenditore che ama la sua terra, lo stile e la raffinatezza. Scegliete una regione meravigliosa dello Stivale, la Puglia e mescolate con cura il tutto. Il risultato sarà Mazzarelli Creative Resort, un elegante 5 stelle a pochi passi da Polignano a Mare.
L’idea è di Domenico Mazzarelli, artigiano della camicia, conosciuto in tutto il mondo per la qualità impeccabile della manifattura, la ricercatezza dei filati e l’inconfondibile stile italiano delle sue camicie da uomo, cucite a mano da circa 60 anni. La tecnica e la passione risalgono di generazione in generazione e hanno fatto sì che proprio l’abilità artigianale, l’esperienza e la conoscenza dei filati, assieme alla maestria nella produzione, siano diventati i punti di forza dell’azienda.
Ora la storia si arricchisce di nuovi elementi, che esulano dalla moda e dall’artigianalità, ma che non si discostano molto dall’esclusività e dall’amore per la propria terra: la villa, trasformata in un hotel dal design esclusivo, è pensata, infatti, per chi sceglie di visitare la Puglia in tutta la sua bellezza e per chi ama immergersi nell’affascinante realtà di un’azienda storica, baluardo dell’alta sartorialità Made in Italy. Circondati da 2400 alberi di ulivo, gli interni e le 12 suite sono lavorati con evocazioni del mondo dell’ago e filo, mentre l’esterno, nella caratteristica pietra bianca locale, si affaccia sui giardini all’italiana. Oltre alla sala lettura e alla cantina, la stanza del sarto merita una visita speciale.

Mazzarelli Creative Resort

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TUTTE LE SFUMATURE DEL DENIM

La tribù di Lee, riunita con un evento al TOM- The Ordinary Market a Milano, ha partecipato al progetto social del brand di jeans di tendenza, affidando ad alcuni influencer del momento dei capi in denim da interpretare. Questa settimana si raccontano per MANINTOWN Carlo Sestini, dandy influencer fiorentino dal curriculum internazionale con più di 160mila follower, e Roberto De Rosa, fashion influencer e globe trotter conosciuto in tutto il mondo.

Come declinate il jeans nella quotidianità?

CS: Mi piace molto spezzarlo con una giacca, mixare il casual con qualcosa di più formale ed elegante.
RDR: Il denim è un capo che ci accompagna e invecchia con noi: personalmente lo indosso sempre.

Un ricordo legato al denim?

CS: Ne ho molti. Così, a sensazione, mi viene da dirti di quando a Ginevra, qualche anno fa, prima di andare in discoteca, mi preparavo e indossavo il denim con la camicia bianca, creando un look più sportivo e sbarazzino. Bei tempi!
RDR: Sicuramente li associo a quando abitavo a Brooklyn, indossando spesso denim&denim.

www.lee.it

www.carlosestini.com

www.robertoderosa.com

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Be True: il migliore augurio che Nike possa farvi

Nel 2012 Nike decise di rinnovare l’impegno verso la comunità LGTBQ per l’uguaglianza dei diritti e il rispetto delle diversità. Nasce così la collezione BeTrue con modelli iconici, nei quali sono inseriti i colori dell’arcobaleno, in omaggio alla Rainbow Flag, comparsa per la prima volta a San Francisco nel 1978. La nuova collezione BeTrue per il 2017, in vendita dai primi di giugno, comprende una linea di abbigliamento e una di scarpe, unisex e con i simboli che contraddistinguono il movimento Pride: il colore rosa e il simbolo del triangolo oltre alla scritta RON FIERCE, per evidenziare che lo sport accomuna tutti gli atleti senza pregiudizi sull’identità sessuale.

www.nike.com

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Cinecult: Alien: Covenant di Ridley Scott

Nello spazio nessuno può sentirti urlare. Ne sa qualcosa Ridley Scott, artefice di Alien. Tornano al cinema i mostri cosmici inventati da Giger, gli orribili xenomorfi che attentano alle vite di coloro che navigano nello spazio ignari dei pericoli che incombono su di loro. Esplora nuovi orizzonti della paura il nuovo capitolo della saga epico-horror di Ridley Scott ‘Alien: Covenant’ il sequel del film ‘Prometheus’ del 2012 e secondo prequel della saga di Alien. Nel cast della pellicola distribuita da 20th Century Fox, il sesto episodio della serie c’è ancora Michael Fassbender che si sdoppia e scopre di avere un gemello : l’attore impersona due ruoli, David l’androide creato da Peter Weyland (interpretato da Billy Crudup), fondatore della Weyland Corporation e Walter l’altro androide che invece si trova a vigilare sulla nave spaziale Covenant che ha il compito di portare 2.000 persone a colonizzare il pianeta Origae 6: l’azione si svolge nel 2104. Dopo essere stata colpita da una tempesta di neutrini la nave perde alcuni coloni e il team che guida il vascello spaziale decide di indagare su un altro pianeta intercettato tramite un’interferenza ma la scelta si rivelerà fatale. Nella vegetazione del nuovo pianeta si trovano delle spore che incorporate nell’organismo umano danno vita a degli spaventosi neomorfi che si fanno largo in modo cruento fra le viscere dei corpi posseduti. Centrale il duello dei due androidi: Walter e David rispettivamente ‘il robot buono’ e quello ‘cattivo’. Entrambi sono immortali, citano Byron e Shelley, sanno amare e creare, ma solo uno dei due, David, si crede superiore agli esseri umani e mira a creare una razza sovrumana di corpi alieni capaci di controllare lo spazio. Fra il grand guignol dellle scene più d’effetto e la tensione narrativa che fa irruzione nel plot come un fiume in piena emergono spunti New Age nella concezione di Ridley Scott di una natura ciclopica e misteriosa pervasa da una sua spiritualità mentre i robot assumono un ruolo demiurgico, anche contro gli interessi di chi li ha creati. Una bella prova, appassionante e ricca di sorprese dove spunta anche il mito di Narciso con i due gemelli. Azione e sangue si intrecciano a una riflessione filosofica che fa meditare sui risvolti della cibernetica.

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Dieci per Dieci

Dieci capi per dieci anni di qualità, funzionalità e modernità. Cos celebra il suo decennio di successi con una capsule collection dedicata alla donna, all’uomo e al bambino rimanendo fedele alla propria filosofia e i propri valori. Da sempre ispirate al mondo dell’arte, le collezioni firmate Cos hanno fatto del capo basico un vero e proprio oggetto del desiderio creando una reale connessione tra mondo della moda e quello del design, dove continuità, coerenza, progetti e collaborazioni hanno fatto si che il brand diventasse una vera e propria istituzione in continua crescita stilistica e concettuale. In occasione del suo decimo anniversario il brand ha creato dieci item, dall’evidente influenza giapponese, utilizzando l’intera larghezza del tessuto, e ricavando una forma dall’altra, come un puzzle, in modo da limitare ogni eccesso e spreco. Questo approccio ha dato vita ad una collezione pulita dai volumi ampi e silhouettes lineari caratterizzata da tessuti leggeri come il cotone e il poliestere tecnico nelle nuance dei sabbia e dei bianchi. La creazione della capsule è stata anche un’opportunità per il marchio a sperimentare nuovi e antichi processi tecnici di modello-taglio, da utilizzare anche in un futuro, su un uso efficiente e senza sprechi delle materie prime. È possibile scoprire la collezione presso le boutique COS di Milano, Verona, Firenze, Roma o online sul sito cosstores.com.

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Riva 100’ Corsaro debutta a Montecarlo

Da un lato la velocità in pista, dall’altro lo stile in acqua: Ferrari e Riva di nuovo insieme durante il Grand Prix di Monaco, che ha avuto luogo domenica 28 maggio e che ha fatto sognare, come sempre, tutto il mondo interessato alla Formula1. Una collaborazione vincente culminata con la presentazione europea del nuovissimo flybridge Riva 100’ Corsaro e con il podio per i 2 piloti della Scuderia Ferrari, Sebastian Vettel (primo posto) e Kimi Raikkonen (secondo posto). La magia della città di Montecarlo ha aiutato, è vero, ma quello che è certo è che questo nuovo debutto rappresenta un capitolo interessante per i 175 anni della Fondazione Riva, incarnando ancora una volta, la sintesi perfetta di comfort, prestazioni, stile e sicurezza, creata in collaborazione con Officina Italiana Design. Ferrari e Riva dunque, due marchi italiani sinonimi di eccellenze, tradizione e modernità, che hanno rinnovato questo connubio perfetto di lifestyle e lusso italiano.

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“Strapped for Stripes” by Lucie Hugary

stylist: Nicholas Galletti
grooming: Celine deCruz
model Sacha Celaya @16Men

New Pittan Studio: Bellezza controcorrente

Ieri, giovedì 25 maggio ha avuto luogo a Milano, in via Vetere 10, l’inaugurazione dello studio del più celebre tatuatore italiano, Claudio Pittan. Per i suoi trent’anni di carriera, il tatuatore si è regalato una nuova location nel cuore di Porta Ticinese, il New Pittan Tattoo, dedicato a tutti gli amanti e non solo, dell’arte del tatuaggio, quell’arte da indossare. Il nuovo spazio, una via di mezzo tra una galleria e uno showroom, ha arredi essenziali fra pareti di mattoni lucidi, è un luogo minimal chic per un’artista che ha avuto riconoscimenti internazionali, non solo nel campo tattoo, ma anche nella pittura, grazie alla sua frequentazione dell’Accademia di Belle Arti, di Brera. Pittan ha frequentato, inoltre, studi di artisti di tatuaggi in Europa, New York, Messico e Brasile. La sua specializzazione nell’IREZUMI, famoso tatuaggio giapponese, lo ha portato a una conoscenza importante nelle tecniche di realizzazione con significati specifici. Sul biglietto d’invito, la dice lunga l’immagine della famosa carpa giapponese, pesce apprezzato non solo per la sua bellezza, ma anche per la sua forza ed energia, capace di nuotare controcorrente grazie alla volontà. Chi lavora con passione, sforzo e sacrificio può compiere grandi imprese, proprio come Claudio Pittan

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Il potere delle illustrazioni

“Lontano, nei dimenticati spazi non segnati nelle carte geografiche dell’estremo limite della Spirale Ovest della Galassia, c’è un piccolo e insignificante sole giallo. A orbitare intorno a esso, alla distanza di centoquarantanove milioni di chilometri, c’è un piccolo, trascurabilissimo pianeta azzurro-verde, le cui forme di vita, discendenti dalle scimmie, sono così incredibilmente primitive che credono ancora che gli orologi da polso digitali siano un’ottima invenzione.”
Inizia così uno dei libri più straordinari di sempre, nato dalla penna di Douglas Adams nel 1979: “Guida Galattica per gli Autostoppisti”. Nei più ampi festeggiamenti del Towel Day (25 maggio), quest’anno ci sarà una chicca in più per celebrare il romanzo. Si tratta della bellissima versione illustrata della Guida, ideata da Gomma Festival. 6 artisti hanno scelto e riprodotto 6 scene del libro: ognuna delle 30 tavole formato A5 che compone la Guida è un’illustrazione con descrizione ed è stampata su carta pregiata.
Dove comprare questa meraviglia? In Santeria Paladini a Milano, domenica 28 maggio, dalle 16 alle 22.30. Per tutta la sera ci sarà una mostra mercato degli illustratori che hanno partecipato alla rivisitazione della Guida, la presentazione della box, un reading, diversi dj-set e, per l’occasione, Santeria preparerà una lista cocktail ad hoc. Infine, proprio come sarebbe piaciuto ad Adams, per chi si presenterà con un asciugamano è previsto un piccolo sconto. Da non perdere!

www.gommafestival.it
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Una cuffia smart per comunicare con i malati di SLA

Un dispositivo in grado di leggere i pensieri dei pazienti che sono interamente paralizzati, esponendoli all’esterno.
È il progetto di un team guidato da Niels Birbaumer, neuroscienziato dell’Università di Tubingen, in Germania, che ha ideato una sorta di cuffia che, grazie a una tecnologia a infrarossi, capta le variazioni del flusso sanguigno nelle diverse aree del cervello di chi le indossa, trasferendo i dati a un computer che li analizza ed è in grado di comprendere quando la persona risponde “sì” o “no” a semplici domande.
Un aiuto per i pazienti che sono affetti dalla cosiddetta sindrome di locked-in totale (Clis), in cui, a causa di malattie degenerative, la mente è intrappolata nel corpo, come nel caso della SLA.
I primi risultati, pubblicati sulla rivista Plos Biology, sembrano promettenti. I test sono stati eseguiti su un uomo e tre donne di età compresa tra i 24 e 76 anni affetti da sclerosi laterale amiotrofica, a cui è stata fatta indossare la cuffia. Nelle prime fasi di calibrazione del dispositivo, è stato chiesto di rispondere sì o no a domande molto semplici, riguardanti nomi di familiari o di cultura generale. Mappando le aree del cervello è stato possibile ricostruire quello che pensava il paziente per un riscontro positivo o negativo. Sulla base di questi risultati poi, è stato possibile utilizzare il sistema al contrario, per ottenere risposte di tipo personale. Il successo del test risiede anche nel fatto di avere ottenuto una ulteriore conferma: l’attività cognitiva di questi malati sembra davvero ancora in funzione. “Questa è la prima volta che si riesce a stabilire una comunicazione affidabile con queste persone – racconta Birbaumer – credo sia un passo importante per loro e per i loro cari”.

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Nike Air Vapormax: il tempo migliore per correre…

Saranno in vendita dal primo giugno le nuove Nike Air Vapormax “Day to Night” destinate  principalmente ai cultori del runner. Le colorazioni di queste Nike presentano sfumature intonate alle ombre del cielo, a seconda delle diverse ore del giorno in cui ognuno sceglie di correre.
Dall’alba al tramonto,ogni ora è quella giusta per correre. La collezione è abbinabile all’Apple Watch Nike, nelle varie tonalità di azzurro e rosa viola con cinturino traforato per un perfetto look sportivo coordinato. La Nike Air Vapormax è una sneakers che ha conquistato un enorme numero di persone e con il new pack composto da 5 colorway: Glacier blue, Blue Orbit, Light Violet, Violet Dust e College Navy avrà sicuramente un’accoglienza strepitosa degna di Nike.

www.nike.com
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Ilario Alicante il ragazzo dall’argento vivo addosso

Livornese di nascita, classe 1988, Ilario Alicante è uno dei Dj più noti a livello internazionale nel panorama contemporaneo. Il suo stile è originale, frizzante e contaminato dal mondo che lo circonda, in modo da esprimere a pieno la sua personalità. Vivace e amante della musica fin da ragazzino, Ilario ha raggiunto, giovanissimo, traguardi importanti guadagnandosi la stima di fan ed esperti del settore. Dj, ma anche ragazzo come tanti altri, appassionato di libri, affezionato ad amici, famiglia e luogo di nascita. Ilario, il ragazzo “dall’argento vivo addosso”, come dicono a Livorno, ci ha raccontato un po’ di sé, tra sogni, traguardi e passioni.

Ormai sei un DJ di fama internazionale, ma chi era Ilario Alicante prima di diventare quello di oggi?
A Livorno si dice, “c’hai l’argento vivo addosso” , a un ragazzo che non riesce mai a stare fermo, quando è eccessivamente vivace e intraprendente. Questa frase è stata il sottofondo della mia adolescenza. Mi piaceva stare sempre in mezzo alla gente, marinavo la scuola, ho fatto dannare i miei genitori per questo. Si è accesa la passione per la musica quando avevo 15 anni e da quel momento non ho più pensato ad altro. Mi si è accesa la vita. L’Ilario di allora è comunque l’Ilario di oggi , con una sgangherata valigia di esperienza in più che si porta dietro.

La sperimentazione e la contaminazione musicale sono elementi importanti del tuo lavoro, da cosa e da chi prendi ispirazione per comporre?
Sono molto istintivo in studio, non prendo grandi ispirazioni da altri artisti, ovviamente ci sono alcuni che inevitabilmente hanno influito, magari inconsciamente, sullo stile che ho maturato negli anni, però per me fare musica è trasmettere tutto quello che sento e che ho dentro. La mia più grande ispirazione è quello che mi circonda, la mia vita, le mie sensazioni.

Hai una canzone preferita? Una che associ a un ricordo speciale?
Nell’ambito della musica elettronica, quando ascolto “James Holden 10101”, provo sempre un’emozione particolare. È come se il disco si divertisse a entrarmi dentro, per mettermi il cuore in gola. Qualche volta mi riporta indietro verso un ricordo, altre volte invece mi proietta avanti con la mente, verso il non accaduto, verso l’immaginario.

Vivi a Berlino, come mai? Cosa ti affascina e cosa ha questa città più di altre?
Sono quasi otto anni che vivo qui. Quando sono arrivato, avevo semplicemente voglia di cambiare aria, di immergermi in una nuova realtà. Mi ha sempre affascinato questa città per il suo passato difficile, importante. Quando passeggio per le strade respiro la storia. Non vivrei assolutamente in nessun’altra città della Germania, per me Berlino è come se fosse una nazione a sè. C’è stato subito un feeling particolare. Quando rientro qui, dopo le serate o i tour, mi sento tranquillo, sereno… a casa. Oltre a questo, Berlino è da molti anni l’epicentro della musica techno in Europa, anche questa è stata una delle tante motivazioni che mi hanno portato a trasferirmi.

Cosa ti manca dell’Italia?  Torneresti mai?
I colori, i sapori, il calore dell’Italia. Mi mancano tante cose; la famiglia, gli amici, il cibo. Certo che tornerei. Lavoro spesso in Italia e quando posso mi fermo sempre qualche giorno in più. Come dicevo all’inizio però, non riesco a stare fermo per troppo tempo, sento sempre il bisogno di cambiare, forse proprio perché sin da giovanissimo sono stato abituato al fatto di vivere con la valigia in mano. Tornare, ci tornerei, ma non per molto. Per rendere l’idea, cito un pezzo di un libro letto recentemente che mi ha veramente colpito e che consiglio. Il libro è “La vita segreta delle città”, di Suketu Metha, che dice, “Rivendico, con sicurezza, con orgoglio, di non essere radicato in un’unica città. Rifiuto di abitare in un’unica stanza. La mia casa ha tante stanze. La mia casa è un palazzo: è la terra.”

Qual è stato il momento più importante e emozionante della tua carriera fino a ora?
La mia prima volta al Timewarp è stata una delle più emozionanti. È un festival che ha segnato i miei primi passi nel mondo della musica elettronica. Prendevo sempre un aereo con tutti i miei amici dall’Italia per essere presente a ogni edizione. Dopo anni poi, ritrovarsi su quel palco a mettere dischi davanti a quel mare di persone è stato indimenticabile.

Quanto è importante lo stile e la moda nella tua vita e nel tuo lavoro?
Più passano gli anni e più lo diventa. In passato seguivo poco la moda poi, pian piano, mi sono appassionato e ho trovato stilisti che apprezzo e seguo. Lo stile però è la cosa più importante secondo me, come disse Quentin Crisp, “La moda non deve mai decidere chi sei. È lo stile a decidere chi sei. E a perpetuarlo.”

Come definiresti il tuo?
Non ho mai pensato a definire il mio, e ora che ci penso…non voglio pensarci.

Cosa non può mancare nella valigia di Ilario quando è in trasferta per lavoro?
Due libri. Il mio lavoro ha tanti tempi morti causati dai lunghi e frequenti viaggi. Amo leggere, è la mia seconda passione, dopo la musica.

Sogni nel cassetto e progetti futuri?
Il mio focus principale adesso è quello di sviluppare la mia label, Virgo, una piattaforma che sostiene i nuovi talenti. Il progetto più importante è senza dubbio questo. Mettere insieme una crew di artisti, creando quanta più musica possibile.

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57° Biennale d’Arte di Venezia _ 10 padiglioni da non perdere

Cover photo:Paadiglione dell’Austria

Viva Arte Viva è il titolo della 57° Biennale d’Arte di Venezia, curata da Christine Macel. Un percorso espositivo che mette al centro l’artista, attraverso una riscoperta di progetti site specific e di retrospettive. Per districarsi fra i numerosi padiglioni nella sede dei Giardini e dell’Arsenale vi propongo la mia personale lista dei dieci più interessanti.

1 Il Padiglione Italia, curato da Cecilia Alemani, espone una triade d’artisti: Roberto Cuoghi, Adelita Husni-Bey e Giorgio Andreotta Calò. Il mondo magico è contraddistinto da inquetudine e intimità dei lavori presentati. In particolare l’arte di Roberto Cuoghi, che presenta l’opera imitazione di Cristo, si articola attravero una fabbrica che produce e moltiplica l’immagine del Redentore.

2 Il padiglione della Germania, Leone d’Oro per il miglior artista e partecipazione nazionale, accoglie gli spettatori con due doberman. Una struttura in vetro e acciaio è stata installata a modificare lo spazio del padiglione, dove il progetto di Anne Imhof mescola performance, pittura e scultura attraverso una coreografia coinvolgente e riflessiva.

3 Il Padiglione del Belgio sceglie una personale di Dirk Braeckman; una serie di scatti sui toni del grigio dal forte impatto, sui temi della produzione di massa e sul consumo d’immagini.

4 Il Padiglione dell’Austria viene affidato a Erwin Wurm, che invita i partecipanti a un’esperienza attraverso la “prova” delle sculture esposte, un’esperienza corporea, meccanica e mediale.

5 Il Padiglione della Serbia dedica una retrospettica a Vladislav Šcepanovic, Milena Dragicevic e Dragan Zdravkovic attraverso un percorso caratterizzato da differenti linguaggi e origini geografiche. Evidenziandone differenze e similitudini.

6 Il Padiglione della Korea mette in luce la contraddizioni del contemporaneo. Cody Choi e Lee Wan esaltano un’estetica sfarzosa e invitante, ma dal sapore amaro attraverso un lavoro apparentemente di facciata, però ricco di significati. Un autocritica culturale del Paese e del suo sviluppo interno.

7 Il Padiglione della Cina, curato da Qiu Zhijie, accoglie una collettiva che unisce tradizione e contemporaneità attraverso mezzi espressivi differenti, all’insegna della cultura millenaria del Paese. L’esposizione ruota attorno al concetto d’identità storica, proponendone una serie di avvenimenti e di leggende.

8 Il Padiglione dell’Australia installa, all’interno del nuovo spazio espositivo, una personale di Tracey Moffatt. My Horizont, è composta da due serie di fotografie e due video. È una visione che coniuga realtà storica, sociale e televisiva.

9 Il Padiglione della Nuova Zelanda, nello spazio dell’Arsenale, vive attraverso uno schermo lungo quaranta metri, dove viene proiettato il film di Lisa Rehiana che racconta il colonialismo e la storia del Paese.

10 Il Padiglione della Danimarca espone il progetto Influenza, dell’artista Kirstine Roepstorff, che modifica la struttura dell’area. Uno sguardo nel buio, dove l’oscurità dissolve e confonde attraverso un processo di metamorfosi.

www.labiennale.org
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Tenax: Bellezza…che non lascia residui

Si chiama Tenax la nuova linea di prodotti dedicata all’hairstyling by Ludovico Martelli, pensata per un pubblico maschile dai 20 ai 40 anni, attento alle novità di mercato e ai prodotti di qualità. La linea si compone di 5 prodotti: shampoo energizzante e fresco a base di mentolo, da usare tutti i giorni, che dona un capello morbido, lucente e leggero. Seguono 2 pomate con tenuta 08 una e 10 l’altra, da usare su capelli umidi o asciutti, che regalano una tenuta decisa ma semplice da togliere per la formulazione a base d’acqua. Lucentezza estrema con la brillantina a tenuta 08 extra forte, che mantiene tutto il giorno capelli compatti. Per finire, la gelatina a tenuta 10 con effetto memory si applica sui capelli asciutti fissando lo stile con effetto memoria a lunga durata. Il brand, in perfetto stile vintage che evoca il mondo delle vecchie barberie, si presenta con l’immagine del rinoceronte, e punta sulla qualità del prodotto che non sfibra i capelli, non appiccica, non lascia residui.

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Mini Metro Maps: se la metropolitana si trasforma in arte

Trovare arte ovunque, anche nei luoghi più impensati. Si basa probabilmente su questo concetto il progetto dell’illustratore americano Peter Dovak, che ha preso le metro più importanti di tutto il mondo e le ha trasformate in piccole opere d’arte, che ha racchiuso nella serie Mini Metro Maps. Ed ecco che le tube più famose – da New York a Tokyo, passando per Londra – si trasformano in schizzi colorati e riconoscerle è quasi impossibile, per un totale di 220 maps stilizzate al punto da rientrare ciascuna in un cerchio di 120px. Una collezione di icone grafiche rielaborate in chiave minimal, nata quasi per caso: ”Il progetto – racconta Dovax – trova le sue origini nel mio inutile tentativo di creare un app per iPhone, diversi anni fa. Una delle cose più divertenti in quel caso sono state proprio le piccole e semplici icone da associare ai menu di navigazione. Mi aveva colpito il fatto che quella della metro di Washington fosse così riconoscibile, seppur su piccola scala. Così, ne ho create delle altre. Molte città sono state difficili da elaborare, ma è stata una grande soddisfazione vedere quelle più complicate diventare così piccole”.
In questa raccolta sono presenti anche numerose realtà italiane, dalle più celebri – come le metropolitane di Milano o Roma – alle meno note, come nel caso di Genova o Catania, talmente piccole da essere rappresentate da due piccole righe rosse e nessun altro colore.
Le ultime novità legate al progetto di Dovak sono recentissime e risalgono solo a qualche settimana fa: “Ho finalmente aperto un negozio – spiega il creatore di Mini Metro Maps – su RedBubble che vende prodotti con mappe individuali di diverse città. Ci si può trovare di tutto, dalle magliette ai cuscini alle cover per lo smartphone, adesivi e molto altro, anche se il mio preferito è l’orologio a muro”.

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La Pizza di Bio.it

Proprio ai piedi del Bosco Verticale, nell’affascinante e moderno quartiere di Isola, Bio.it, ristorante che utilizza solo materie prime biologiche di alta qualità, annuncia che a partire dal mese di maggio aggiungerà il piatto cento per cento italiano, la pizza napoletana, al proprio menù. Solo durante il servizio serale è possibile gustare le pizze impastate sotto la guida esperta delle mani di Maurizio Iannicelli, terzo classificato nella gara del Campionato del Mondo di Pizza 2015.
La pizza è disponibile in 12 versioni: da quella classica napoletana, a quelle gourmet nate dalla creatività ed esperienza di Ersilio Montella Chef di BIO.it.
Le farine utilizzate saranno rigorosamente bio, e si potranno scegliere per creare l’impasto preferito tra macinata a pietra, multi cereali, integrale o di farro.
Fatevi travolgere nel mondo di Bio.it e lasciatevi trasportare da contrasti di sapori e consistenze in una serata cento per cento italiana che diventerà una vera e propria esperienza mistica.
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#CIRCUITRAINING2

Se volete uno stile di vita più sano e più attivo, e ottenere dei risultati visibili, dovete sempre aumentare l’intensità dell’allenamento. MANINTOWN propone, oggi, il secondo appuntamento con i circuiti studiati dal preparatore atletico Paolo Barone, sempre eseguibili all’aria aperta e senza bisogno di attrezzi specifici. Ricordatevi che ogni step deve essere svolto, possibilmente, in 40 secondi di attività più 20 di recupero tra le diverse postazioni; se si vuole ripetere il circuito bisogna attendere un minuto per reidratarsi, rallentare il battito cardiaco e riacquistare le energie, senza, però, raffreddare i muscoli.

Riscaldamento

Corsa di 15-20 minuti ad andamento controllato, per scaldare le articolazioni e alzare il battito cardiaco, in preparazione agli esercizi successivi.

Squat jump

Un esercizio ad alta intensità, molto esplosivo, in cui si alzano parecchio i battiti cardiaci. È efficace per tutta la catena inferiore, quadricipiti e glutei. Per eseguirlo correttamente bisogna fare attenzione a non atterrare mai né sull’avampiede né sul tallone, ma su tutta la pianta e ammortizzare bene. Durante il salto bisogna portare le ginocchia al petto. Mantenere lo sguardo fisso di fronte a sé, in modo che la schiena resti diritta.

Crunch inverso 

Di questo esercizio si propongono due opzioni. La prima, facilitata, si esegue portando le ginocchia al petto, mentre la più intensa si svolge mantenendo le gambe tese, in modo da aumentare la leva. In questo caso è importante mantenere i piedi a martello. Con questo esercizio lavorano gli addominali, ma non solo: intervengono anche i muscoli ileopsoas e il retto femorale.

Tricipiti su panchina

Mantenere i gomiti chiusi e stretti, stabilizzare le spalle, tenere la testa in linea con il tronco, neutro sempre in attivo. Anche in questo caso è possibile eseguire l’esercizio con le gambe piegate (meno intenso) o tese (più intenso).

Stretching

Stando seduti a terra, divaricare le gambe, accertandosi di tenere la schiena e la testa ben diritte e i piedi a martello. Spingere con le mani l’interno coscia, in modo da distendere i muscoli delle gambe.

Stretching per i quadricipiti

Stando in piedi, flettere una gamba, afferrando il piede con la mano e avvicinarlo al gluteo per allungare il quadricipite. Mantenere la posizione per qualche secondo, poi cambiare gamba. Per mantenere l’equilibrio, può essere utile appoggiarsi a un albero.

Photographer paolobaronephotography
Stylist Chiara Troiani

Model Max Maestri

T-shirt and Jacket New Balance
Shorts Puma
Sneakers Model’s own

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Armata di Mare: nuove interessantissime novità…all’orizzonte

La collezione Primavera/Estate 2017 della famosa “Armata di Mare” stupisce ancora una volta per i suoi capi, praticamente adatti a tutti gli uomini dai 28 ai 65 anni di età, capi sinonimo di qualità e garanzia. II prodotto si rivolge all’uomo che ama vivere all’aria aperta senza rinunciare a quel tocco glamour di moda contemporanea. I capi, nei colori classici del blu e bianco, sono accompagnati da colori caldi e accesi, come il giallo e il rosso, perfetti per l’estate imminente. Il mare è naturalmente il motivo ispiratore della collezione. Must-have della collezione: il giubbino in nylon immancabile per chi viaggia in barca o la felpa con il logo per chi ama la bike, o le classiche polo fresche e divertenti dal gusto urban. Una collezione dunque a 360°, per lo sportivo e nello stesso tempo elegante seaman o city man. Il prodotto si può acquistare nei migliori negozi di abbigliamento e di sport, in Italia e all’estero, dove Armata di Mare è sinonimo di qualità e chic traveller fashion.

www.armatadimare.com

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Save the date: 21 Maggio, Roma, vino e…arte

Sì svolgerà il 21 maggio a Roma, presso il Casino dell’Aurora Pallavicini, un evento che unisce la degustazione del vino all’arte di un luogo stupendo. 50 aziende vinicole, le migliori in assoluto, guideranno i visitatori per sorseggiare il meglio della produzione italiana. A partire dalle 15.30, fino alle 19.30, sarà possibile, con visita guidata, ammirare la collezione privata del Casino dell’Aurora, gioiello del Barocco Romano fatto costruire ai primi del 1600 dal cardinale Scipione Borghese, sul colle del Quirinale. La seconda edizione di Vino e Arte, l’anno scorso svoltasi a Palazzo Patrizi, sarà l’occasione, oltre alla degustazione di 300 etichette, di far conoscere agli appassionati d’arte e non, i tesori di valore inestimabile della raccolta. Si spazia da opere di artisti come Luca Giordano, Annibale Carracci, Antonio Tempesta, Guido Reni, autore dell’affresco sul soffitto “Il Carro dell’aurora” (da cui il nome del Casino) a busti, statue, sarcofagi marmorei di straordinaria bellezza e stato di conservazione. Questo luogo, così storicamente prezioso ed esclusivo, sarà sicuramente garanzia di un evento davvero speciale.

Casino dell’Aurora Pallavicini
Via Ventiquattro Maggio, 43, 00187 Roma
Ingresso: € 25,00
Sconto del 40% a tutti i sommelier

Cinecult: The Circle di James Ponsoldt

Che prezzo saremmo pronti a pagare per la piena condivisione dei nostri dati online e il superamento di ogni confine della privacy in una società dove “i segreti sono bugie” e “vedere è bene ma conoscere tutto è meglio”? A queste e ad altre domande tenta di rispondere il film ‘The circle’ diretto da James Ponsoldt. Distribuita da Adler Entertainment e Good Films, la pellicola è tratta dal romanzo ‘The circle’ di Dave Eggers che ha collaborato attivamente alla scrittura di questo film. Nel cast accanto al talentuoso Bill Paxton il film esibisce Tom Hanks ed Emma Watson. Quando Mae Holland (Emma Watson) viene assunta per lavorare a The Circle, la prima azienda di tecnologia e social media del mondo, è sicura di aver vinto la lotteria. Man mano che progredisce di grado e posizione nella società Mae viene incoraggiata dal fondatore della società Eamon Bailey (il premio Oscar Tom Hanks) che nel film sembra quasi un visionario stile Steve Jobs, a rinunciare totalmente alla propria privacy e a vivere la sua vita in un regime di trasparenza assoluta e di connettività totale dei propri dati. Ma il bello-si fa per dire- è che nessuno è veramente al sicuro quando tutti hanno la possibilità di guardare. La società crea delle micro videocamere wireless collegate via satellite che sono in grado di ‘spiare’ e monitorare la vita di chiunque in ogni parte del mondo e la società acquista il potere di elaborare analiticamente in tempo reale i dati incamerati grazie a un algoritmo. L’inventore del sistema social di The Circle chiamato True You, Ty (un validissimo John Boyega già visto in Star Wars Episodio VII- Il Risveglio della Forza) se ne vergogna e mette in guardia Mae sui rischi insiti nel meccanismo di The Circle: “Tutti siamo studiati: in questa società immagazzinano dati per aumentare ricchezza e controllo nel disprezzo della privacy”. Quando Mae si mette totalmente a nudo a The Circle rendendo la sua vita completamente trasparente scopre le tare del sistema e decide di reagire. Il film è basato sull’interpretazione della giovane eroina, la Watson al quale viene dato ampio risalto drammatico soprattutto nelle sequenze ad alta tensione narrativa dove emerge il carattere del personaggio, determinato ma assolutamente privo di cinismo e portatore di sani valori e vivacità intellettuale. “Quello che temo veramente è il mio potenziale inespresso” dice la protagonista in una sequenza del film che è interessante e avvincente proprio perché si interroga sulla legittimità e i valori di un sistema di relazioni che ci riguarda sempre di più nel profondo. Da vedere.

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Incontri D Visioni

Il 20 maggio 2017, dalle ore 11 alle 18.30, in Viale Pasubio, 21 a Milano, città da sempre legata allo stile, alla tecnologia e all’avanguardia, nella nuova Microsoft House si alterneranno ospiti e artisti che condivideranno con il pubblico la loro “visione” di futuro, intesa come capacità di guardare avanti e ripensare oggetti, abiti, imprese, forma e forme. Insieme a ospiti di prestigio, tra cui il presidente della Camera della Moda di Milano, Carlo Capasa, Matteo Battiston, head of design Luxottica, Paolo Quaini, capo della Divisione Servizi Energetici del Gruppo Edison, Paola Cavallero, Direttore Marketing and Operations di Microsoft Italia, solo per citarne alcuni, attraverso talk e performance, si scopriranno visioni e idee di design, moda, cultura, arte, scienza e musica e tutto ciò che creerà lo scenario del domani.

Tutti gli eventi sono gratuiti e aperti al pubblico sino al raggiungimento della massima capienza prevista dagli spazi.

Questo il calendario:

H.11_IL FUTURO SECONDO D
Aprirà la giornata il direttore di D, Valeria Palermi, che introdurrà i giovani talenti del corso di laurea in Design della moda e Arti multimediali dello Iuav – l’università di Venezia – accompagnati da Maria Luisa Frisa, critico e fashion curator, nonché direttore del corso di laurea e presidente MISA (Associazione Italiana degli Studi di Moda).

11.30_GUARDARE AVANTI NELL’EPOCA DEL NICHILISMO
Umberto Galimberti, filosofo ed editorialista di D e Repubblica, ci aiuterà a guardare al domani da un contesto complesso come quello attuale.

H.12_PRODURRE IN CITTÀ: DESIGN, MAKING, ARTIGIANATO E IL NUOVO LAVORO CREATIVO
La robotica e i nuovi sistemi di produzione e distribuzione alternativi: come rimodelleranno il lavoro? Un intervento di Stefano Maffei, professore Associato alla Scuola del Design del Politecnico di Milano e Direttore di Polifactory, il makerspace del Politecnico di Milano e del Master in Service Design e della Service innovation Academy Poli.design.

H.12.15_L’IMPRENDITORIA DIGITALE
Come nascono idee di successo: Sabrina Mossenta, esperta di Media digitali, Giorgio Finzi, fondatore di 4gifters.com, prima piattaforma digitale che permette di fare regali di lusso in tutto il mondo, Andrea Capaldi, Presidente di Mare Culturale Urbano Milano, centro di produzione artistica nato nella zona Ovest di Milano, ci racconteranno i nuovi orizzonti professionali.

13-14.30 PAUSA E DEGUSTAZIONE FORMAGGI SVIZZERI

H.14,30_IL FUTURO È VIRTUALE
Qual è la realtà? Quella reale, virtuale o…

Lo scopriremo insieme ad Andrea Benedetti, Director of Technical Evangelism presso Microsoft, e grazie a Hololens, il primo computer indipendente, dotato di intelligenza artificiale, che dispone di sensori avanzati in grado di catturare in tempo reale informazioni sull’ambiente che ci circonda e interagirci direttamente

H.15_LA VALORIZZAZIONE DELL’UMANO.
Daniel Perez Brand Communications Director di Desigual ci accompagna lungo il processo di valorizzazione dell’essere umano che passa anche attraverso la moda.

H.15.15_MODA: LA TRADIZIONE INCONTRA IL FUTURO.
Quali i mestieri del futuro? Ne parleremo insieme con il presidente della Camera della Moda di Milano, Carlo Capasa; con Giuseppe di Morabito, enfant prodige della moda che ha al suo attivo, a soli 23 anni, 4 collezioni; con Riccardo Vannetti, direttore di Pitti Tutorship, la nuova struttura di Pitti Immagine che segue i designer nel loro percorso professionale; con Andrea Boragno, presidente e A.D. di Alcantara e con Matteo Battiston, head of design Luxottica; con Sara Azzone, Direzione IED Moda Milano e la stilista Gentucca Bini, insieme con i ragazzi di IED Milano.

H.16_VIRTUALE E REALE
L’architetto e ingegnere Carlo Ratti, professore al Mit di Boston dove dirige il Senseable City Lab racconterà in un video i nuovi orizzonti dell’architettura mondiale: come la tecnologia permeerà il nostro modo di abitare.

H.16.15_COSTRUIRE IL DOMANI
Come costruiremo il mondo che verrà? Paolo Quaini, capo della Divisione Servizi Energetici del Gruppo Edison, Paola Cavallero, Direttore Marketing and Operations di Microsoft Italia e Riccardo Balbo, Direttore Accademico dello Ied, l’Istituto Europeo di design, proveranno a immaginarlo.

H.17.15_IL FUTURO È MUSICA
Incontro con Levante.

H.17.45_TUTTO QUESTO UN GIORNO SARÀ TUO: PICCOLI ABITANTI DI DOMANI CRESCONO
Claudia de Lillo, alias Elasti, mamma scrittrice, giornalista, editorialista di D e blogger, concluderà la giornata con la sua scanzonata ironia.

H.18.00
Aperitivo di chiusura.

Tsugi Netfit: Avanti… in tutti i sensi

Puma e AW LAB presentano la nuova Tsugi Netfit, una sneaker innovativa dal nome importante, che in giapponese significa Avanti. Avanti nell’allacciatura con Lancing System, modalità che permette una completa personalizzazione. La tomaia in evoKNIT si adatta all’anatomia del piede come una seconda pelle, mentre l’intersuola IGNITE, con doppio strato, garantisce una maggiore ammortizzazione e leggerezza. Il design minimalista è un richiamo costante al Giappone, che ha ispirato anche la forma decisamente futurista. In occasione della presentazione della Tsugi Netfit, Puma e AW LAB sorprendono con un contest straordinario. Coloro che si faranno fotografare in uno dei tanti Store AW LAB, con un modello Puma relativo alla campagna RUN THE STREETS, (protagonista il nuovo Global Brand Ambassador e Creative Collaborator Abel Tesfaye, in arte The Weeknd) parteciperà a un concorso i cui vincitori andranno direttamente a due esclusivi festival di musica Live europei, il BBS festival di Bilbao e il FIB di Benicassim. Ancora ci state pensando? Correte numerosi a farvi fotografare, avete tempo fino al 1 giugno per caricare le vostre foto sul sito http://www.aw-lab.com/runthestreets con #AWLAB e #RUNTHESTREETS.

www.awlab.com

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OneSoul: Alberto Guardiani osa con una sneaker imperdibile

Alberto Guardiani presenta la nuova sneaker unisex ONESOUL FW 17, adatta a chi vuole vivere in libertà e fa della funzionalità il suo mantra. Il fondo tipico del running si combina ad una tomaia essenziale, accompagnata dalla fascia elastica, che trasforma questa calzatura in un’agile slip-on. Il design affusolato, la cura dei materiali, l’artigianalità nelle cuciture e la leggerezza ne fanno un’icona nel suo genere, oltre alla versatilità dell’impiego, adatta ad ogni occasione di lavoro e tempo libero. Presentata nella versione in tessuto tecnico nero lucido a contrasto con lo spoiler rosso fuoco, sarà disponibile già da luglio, invece a settembre sarà proposta in diversi materiali e colori, come il feltro, la lana melange, la seta jaquard con effetto 3D.
Don’t miss out!

www.albertoguardiani.com
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PAROLA D’ORDINE: DENIM

Il tribe concept di Lee, lanciato con un evento al TOM. – The Ordinary Market di via Molino delle Armi, a Milano, si sviluppa nelle parole dei suoi brand ambassador, coinvolti nel nuovo progetto multimediale dallo storico brand di denim, oggi più che mai sulla cresta dell’onda. A interpretare il jeans di Lee, giovani influencer italiani con migliaia di follower che hanno vissuto in modo del tutto personale i capi del marchio. Fra questi, Lorenzo Liverani, founder del blog YourMirrorStyle, e i gemelli Andrea Faccio e Paolo Faccio. Tutti e tre hanno raccontato e condiviso un ricordo legato al denim. Per seguire la LEE TRIBE non perdere i prossimi post su MANINTOWN, media partner e story teller di questo progetto.

Come declinate il jeans nella quotidianità?

LL: Beh, il jeans è un capo davvero immancabile, un must-have del mio guardaroba. Lo porto ovunque, da un viaggio in aereo a una serata importante, con una T-shirt bianca e una sneakers o con un look più ricercato. La duttilità di questo capo è il suo punto di forza.

AF: Lo uso tutti i giorni, sono un po’ come Homer Simpson, mi vesto sempre nello stesso modo. (ride, ndr.). Difficilmente, infatti, uso altri tipi di pantaloni.

PF: Li porto tutti i giorni, soprattutto neri, con T-shirt e felpa.

Il primo ricordo legato al jeans?

LL: Il primo che ho scelto e acquistato, con i miei risparmi, a 14 anni.

AF: Ricordo che da piccolino, a 6 anni, avevo questo paio di jeans corti e strappati, con un dalmata de, La carica dei 101 stampato sopra. Li amavo da impazzire.

PF: Alle medie indossavo spesso dei jeans strappati, con tutte le toppe cucite sopra. A pensarci adesso mi fa quasi sorridere, ma allora era tutto così cool.

www.lee.it

yourmirrorstyle.com

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www.instagram.com/paolofaccio

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A cena con un single (malt)

L’idea di pasteggiare a whisky può suscitare perplessità al momento, magari si è troppo abituati ad accompagnare le pietanze con del vino, per prendere in considerazione un super alcolico come questo distillato. Poi, però, capita anche di scoprire che l’abbinamento whisky/cibo non solo sia possibile, ma particolarmente indovinato e gustoso. Del resto, si dice che già Ava Gardner e Renato Guttuso fossero degli habitué di questo binomio a tavola, prediligendo distillati dal gusto importante e deciso. Questa particolare esperienza di abbinamento ha pure un nome ben definito, food pairing e sembra essere l’ultima frontiera dell’arte culinaria. A Milano, in vicolo Lavandai, c’è chi propone questa food experience da par suo, accompagnando i piatti dello chef Paolo Rollini non con un solo whisky, ma abbinando a ciascuna portata un single malt diverso, tutti, però, scozzesi. È la scelta di Morgante Cocktail &Soul, raffinato bar ristorante incastonato in fondo al più suggestivo dei vicoli sui Navigli meneghini. Se la cucina è di competenza di Rollini, la degustazione di whisky è affidata a Diageo Reserve, con l’attenta supervisione del brand ambassador Franco Gasparri. Così, si alternano la Tartare di salmone su pane nero con mandorle tostate al gusto leggermente fumoso e fruttato di un Caol Ila Moch d’eccezione; i Tagliolini freschi con cardi gobbi, carciofo e bottarga di muggine alla morbidezza cremosa con note di buccia d’arancia, cacao e liquirizia del Cardhu Special Cask Reserve. Fino all’ultima portata, è un susseguirsi di pietanze e distillati, per arrivare a concludere il pasto con un Parfait agli agrumi con Croccante di Amaretti e Salsa al Cioccolato, accompagnato da un superbo Talisker 18YO. Artefice di questo nuovo modo di degustare, bevande e cibi, è lui, Gianfranco Morgante. Se proprio vogliamo trovargli una definizione Morgante è un architetto, in realtà è un perfetto ospite per i suoi avventori perché, per lui, “la cortesia e la qualità vivono insieme generando piacere”. Non sono solo i whisky a poter essere abbinati con le pietanze. Seguendo il fil rouge della sperimentazione sensoriale, al Morgante il cibo si accosta anche al rum, alla vodka e al gin, oltre che ai cocktail preparati dal bartender Lorenzo Allegrini, che tratta i drink come creazioni sartoriali su misura. Del palato.

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Progetto “L’IMPERMEABILE” FW 17-18: Dalla Toscana, una conferma in fatto di stile

Vittorio Marchetti

La famiglia Landi, di Empoli, è da tempo specializzata nella produzione degli impermeabili che hanno fatto la storia del Made in Italy. Risale al 1907, infatti, l’inizio dell’attività imprenditoriale, nata per fare concorrenza al trench coat inglese, che ha poi superato per qualità e lavorazione artigianale. Nel 1948 il capostipite della famiglia aprì la manifattura Landi, che si presentò sul mercato con vari prodotti salvo poi specializzarsi nel capo anti-pioggia per eccellenza. Il motto di famiglia, “fare quello che sappiamo fare nel modo migliore possibile”, è rimasto intatto e granitico nel corso del tempo. L’impermeabile, icona di stile, indossato da grandi star del cinema, è perfetto per la mezza stagione grazie alla sua praticità e non conosce tramonto. Il modello proposto per la collection FW 17-18 rimane un classico, rivisitato leggermente nelle nuance e nel tessuto leggermente lucido, ma sempre raffinato per chi ama distinguersi per eleganza e ricerca del gusto.

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Atelier des Grandes Dames. Con Veuve Clicquot le donne in cucina si fanno strada

Veuve Clicquot, la famosa maison francese di champagne, ha fondato lo scorso anno l’Atelier des Grandes Dames, network che premia e supporta i talenti femminili dell’alta ristorazione. Questo “Atelier” rende omaggio allo spirito imprenditoriale femminile, ispirandosi alla fondatrice del marchio – quella Barbe Nicole Ponsardin, che a soli 27 anni prese le redini della Casa, divenendo la prima donna imprenditrice in Champagne – nonché alle donne che si stanno facendo largo in un universo decisamente maschile, nell’eno-ristorazione di alta qualità. Il progetto Atelier è rivolto alle chef talentuose, che hanno la capacità e la voglia di fare gruppo, per promuovere il talento femminile con l’impiego e la collaborazione fra professioniste. Quest’anno il Premio Donna Chef 2017 è stato assegnato a Caterina Ceraudo, del ristorante Dattilo nell’agriturismo di Strongoli, in provincia di Crotone. Caterina, assieme ai fratelli, è cresciuta in un contesto culinario, il padre Roberto, infatti, ristrutturò nel 2004 un vecchio frantoio, creando un grazioso agriturismo con annesso ristorante di grande qualità, dove adesso lei regna come chef indiscusso. Laureata in enologia, Caterina è stata allieva di Niko Romito e della sua Scuola di Alta Formazione in Abruzzo, la sua cucina si distingue per sapori raffinati e per l’utilizzo di prodotti eccellenti e inoltre unisce ricette della tradizione natia con la creatività moderna. La chef calabrese, grata per il premio, ha evidenziato le difficoltà delle donne nel mondo della ristorazione di alta qualità a causa di falsi pregiudizi e si è augurata di essere d’esempio per le giovani iscritte alle scuole di cucina. Con Caterina Ceraudo sono 13 le donne chef dell’Atelier Des Grandes Dames, inoltre Veuve Clicquot è anche sponsor ufficiale della guida Michelin per il 2017.

www.veuveclicquot.com
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BIENNALE ARTE – Un’iniezione di vita

Aperta fino al 26 novembre 2017, nelle splendide sedi dei Giardini e dell’Arsenale, la 57. Esposizione Internazionale d’Arte, è un’iniezione di gioia, confronto con il prossimo, apertura verso l’ignoto e presa di coscienza di possibili e magici legami tra esseri viventi. Dal titolo Viva Arte Viva, la mostra è curata dalla francese Christine Macel, che ha coinvolto artisti internazionali per un nuovo Umanesimo, creando nove capitoli o sezioni, con due primi universi nel Padiglione Centrale ai Giardini e sette altri mondi che si snodano dall’Arsenale fino al Giardino delle Vergini, per un totale di 120 artisti partecipanti, provenienti da 51 Paesi. Di questi, 103 sono presenti per la prima volta alla Mostra Internazionale del curatore Macel.
«Questa Biennale – ha spiegato Paolo Baratta, il presidente – è proprio dedicata a celebrare, e quasi a render grazie, all’esistenza stessa dell’arte e degli artisti, che ci offrono con i loro mondi una dilatazione della nostra prospettiva e dello spazio della nostra esistenza».
«Una mostra ispirata all’Umanesimo – gli fa eco Christine MacelNon focalizzato su un ideale artistico da inseguire, né tanto meno caratterizzato dalla celebrazione dell’uomo come essere capace di dominare su quanto lo circonda; semmai un Umanesimo che celebra la capacità dell’uomo, attraverso l’arte, di non essere dominato dalle forze che governano quanto accade nel mondo, forze che se lasciate sole possono grandemente condizionare in senso riduttivo la dimensione umana. L’atto artistico è a un tempo di resistenza, di liberazione e di generosità». E allora, immergendosi nel racconto firmato da Macel, si percorre tutta la complessità del mondo, a partire dallo spazio comune, passando dai libri, dagli sciamani fino all’idea di tempo e di infinito. Artisti giovani e sconosciuti si alternano a nomi scomparsi troppo presto o ancora misconosciuti al pubblico e con alcuni di loro è possibile sedersi a tavola grazie al progetto Tavola Aperta, mentre di altri è possibile conoscere qualcosa in più, grazie ai brevi video di Progetto Pratiche d’Artista, e per merito de, La Mia Biblioteca (ispirata al saggio di Walter Benjamin pubblicato nel 1931) scoprire le loro letture preferite.
Perfettamente allineata con gli intenti di questa edizione, l’installazione realizzata dall’artista inglese Ian Davenport, per Swatch Faces 2017, “Giardini Colourfall”. Un dipinto su larga scala, composto da una sequenza strutturata e ritmica di più di mille colori che scivolano lungo la superficie verticale, per lasciare le loro tracce, poi, sul piano orizzontale. All’intervento artistico segue la Limited Edition Wide Acres of Time, pensata da Davenport per la collezione Swatch Art (1.966 esemplari già in vendita). Per la prima volta inoltre, Swatch è presente in Biennale con un Padiglione, come una nazione, tra l’Albania e Singapore. Qui sono presentati i lavori di quattro artisti che hanno partecipato al progetto di residenza artistica al Swatch Art Peace Hotel, albergo-hub aperto 6 anni fa a Shangai dall’azienda svizzera, per creare un luogo dove talenti da tutto il mondo potessero vivere e lavorare scambiandosi creatività, idee ed energie.

www.labiennale.org

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L’ESSENZA DEL GOLF

Moda e sport Made in Italy viaggiano sui campi da golf di tutto il mondo grazie a Laura Biagiotti Parfums, il cui logo compare sulla sacca da Golf di Francesco Molinari, vincitore dell’Italian Open di Golf del 2016 e testimonial della linea di profumi del brand. Le esclusive essenze speziate e floreali caratterizzano le fragranze Roma Uomo e Roma Passione Uomo, che richiamano gli sterminati campi verdi di questo sport. Il legame tra Laura Biagiotti e il golf nasce già alla fine degli anni ’80, quando la stilista e suo marito diedero vita al Marco Simone Golf & Country Club, situato nella campagna romana e diventato ormai punto di riferimento dei Golf players internazionali. Un rapporto profondo e affettivo che continua tuttora, in tutti i tornei e le manifestazioni a cui Francesco Molinari prende parte.

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Ciak, si gira: Rihanna sul set

Photo by Kristy Sparow/Getty Images for Fenty Puma

Certo, l’estremo zelo professionale di Rihanna è cosa nota: cantante, sostenitrice di importanti campagne umanitarie, ambasciatrice del fashion e di nuove tendenze, attrice. Camaleontica, Riri: già parte del cast stellato, tutto al femminile, di Ocean’s 8 e messa alla prova nel ruolo di Marion Crane –  che fu di Janet Leigh nell’epico film di Hitchcock – prequel di Psyco, Bates Motel, è di poche ore fa la curiosa news, ancora riservata, secondo la quale proprio Rihanna potrebbe essere la protagonista di Annette, un film che narra la vicenda sentimentale fra un attore di commedia e una cantante d’opera. Mentre si sa che il regista francese Alexandre Oscar Dupont, in arte Leos Carax (quello di Holy Motors per intendersi) girerà il film, pare che Adam Driver avrà il ruolo del protagonista e che Rooney Mara si sia tirata indietro dal cast.
E Riri, sarà davvero lei ad affiancare Driver in questa pellicola che promette ottimi risultati? Riuscirà ad essere all’altezza, a stupire ancora una volta coi suoi mille e sfaccettati talenti? Dalla Bajan Queen, certo, c’è da aspettarselo.

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#CIRCUITRAINING1

MANINTOWN vi allena. Non solo la mente, con le letture, ma anche il corpo, grazie alla nuovissima ed esclusiva serie di circuiti d’allenamento, ideati dal preparatore atletico Paolo Barone. In vista dell’estate e della prova costume, o semplicemente per non perdere la forma fisica acquisita con fatica durante l’anno, ecco una serie di percorsi che saranno pubblicati ogni settimana in ordine graduale, dal più basic, per i principianti, fino ai più intensi. Questa prima sequenza può essere eseguita all’aperto, approfittando della bella stagione e dei tanti parchi e aree verdi, senza bisogno di attrezzature particolari e può essere eseguita da soli o condivisa con altri addicted. Ciascun circuito è costituito da sequenze di esercizi brevi, intensi e diversificati, che mirano a stimolare ogni distretto muscolare per un workout bilanciato e completo. Ogni step deve essere svolto possibilmente in 40 secondi di attività e 20 di recupero tra le diverse postazioni; se si vuole ripetere il circuito bisogna attendere un minuto per reidratarsi, rallentare il battito cardiaco e riacquistare le energie, senza, però, raffreddare i muscoli.

Riscaldamento: Squat e Affondi alternati senza sovraccarico.

Con questi esercizi si va a lavorare su quadricipiti e glutei per tonificare la catena inferiore. Per eseguire correttamente l’esercizio:

  • Divaricare le gambe con un’ampiezza superiore rispetto a quella delle spalle, tenendo le punte dei piedi leggermente ruotate verso l’esterno
  • Tenere gli addominali contratti
  • Spostare indietro il bacino, come se ci si volesse sedere su una sedia
  • Scendere, assicurandosi di mantenere la schiena diritta
  • Non sollevare i talloni da terra e non superare con le ginocchia le punte dei piedi
  • Durante la risalita, spingere con forza sui talloni e contrarre i glutei

Per gli affondi:

  • Fare un passo in avanti, piegando la gamba posteriore fino a formare un angolo di 90 gradi
  • Ritornare nella posizione iniziale e ripetere il movimento, cambiando gamba

Push-up/Piegamenti sulle braccia

Si va a lavorare su pettorali, deltoide interiore e tricipiti. Per eseguire correttamente l’esercizio: stabilizzare l’addome e mantenere la schiena in posizione neutra, avvicinando l’ombelico alla colonna vertebrale. Maggiore è l’ampiezza creata dalle braccia, maggiore sarà il lavoro sui pettorali. È necessario formare un angolo di 90 gradi tra polso, gomito e spalla. Il viso deve essere in linea con il tronco, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento.

Crunch

Sostenere il peso della testa con le mani e mantenere i gomiti larghi. Immaginare di avere il pugno o una pallina da tennis sotto il mento, per evitare di andare a sforzare tutto il tratto cervicale. Si espira quando si sale, si inspira nella discesa. Durante la salita cercare di staccare le scapole da terra.

Trazioni a presa inversa

La presa inversa permette di lavorare sul tratto dorsale, ma anche tantissimo sul bicipite. Per eseguire l’esercizio, bisogna innanzitutto stabilizzare le spalle. Tirando, si avvicinano le scapole alla colonna e si butta fuori l’aria. Mantenere le gambe tese, perché tenendo le gambe piegate si rischia di utilizzare solo la schiena e i glutei.

Stretching

Lo stretching è una parte fondamentale dell’allenamento, perché permette di ridurre la tensione muscolare e di prevenire eventuali strappi muscolari. Un esempio semplice consiste nel tenere una gamba tesa e l’altra piegata verso l’interno, con il piede appoggiato alla parte interna della coscia della gamba tenuta diritta. A questo punto, flettere il dorso in avanti, toccando con le dita la punta del piede, o, in alternativa, poggiando le mani sulla tibia.

Photographer paolobaronephotography
Stylist Chiara Troiani

Model Max Maestri

Total look Lacoste Sport
Sneakers Asics

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Il locale dove degustare. Lentamente

Lo chef Domenico Della Salandra torna alla carica con un nuovo progetto. Dopo essersi fatto amare da Il Taglio, in via Vigevano, in zona Navigli a Milano, ora si sposta in un quartiere upper class, accanto alla fermata Turati, a metà strada fra il Duomo e la Stazione Centrale. Ha aperto, in sordina e da circa un mese, un ristorante che, sicuramente, sarà molto frequentato dove, tra orchidee e cactus più unici che rari, consumare lentamente un buon piatto di casa, realizzato con tecniche da cucina stellata.
È proprio questa la filosofia di Desinolento, in Galleria Turati. Una carta che a pranzo cambia quotidianamente, garantendo ingredienti selezionati, freschi e stagionali, appartato e solo per pochi. Al momento l’apertura è solo per il pranzo, ma presto sarà elaborato un menu degustazione a 60 euro, per la cena, con piatti semplici, ma sfiziosi. Desinolento: una parola arcaica per sottolineare l’antico rito che incita a consumare in convivialità un pasto, assaporandolo fino in fondo; ecco perché spesso in menu si trovano anche piatti che “gridano” casa.
Alle pareti sono esposte mostre temporanee della galleria Deodato Arte; gli ambienti sono corredati da musica elettro jazz, pop anni ‘70 e da qualche momento rock. Il ristorante è molto materico, con delle tendenze anni ‘50, materiali diversi, sedie spaiate, dove l’unicità di ogni singolo angolo rende il locale sempre diverso. Un grande tavolo social- conviviale al piano superiore, che sembra a prima vista ricavato dal cuore di un albero, fa da contraltare a un bancone retroilluminato di finta ossidiana, più pacato e semplice il primo, effervescente e impegnativo il secondo.
Questo è il regno di Davide Mingiardi, ex Enocratia, che fu il tempio del buon bere a Milano e con esperienza nel bistellato Arnolfo, in Toscana. Il suo fare, spigliato e attento al tempo stesso, rende ancora più preziosa la cucina di Della Salandra e del sous chef Raffaele Russo, in perfetto accordo con lo stile del locale: fine dining, ma senza pretese, senza “puzza sotto il naso”. Trenta selezionati vini in mescita, una piccola carta di cocktail old school e i grandi classici della Milano da bere, ma anche svariati gin e 7 diverse acque toniche. L’inaugurazione si attende per i primi di giugno.
La primavera, introduzione al percorso gastronomico è un gioco visivo di colori e consistenze al palato: asparago bianco, verde, scquacquerone, piselli, fragole, crumble di uova e nero di seppia stordiscono e incuriosiscono fino a finire il piatto prima del previsto.
Dopo l’innovazione si passa a qualcosa di più codificato, ma non meno scontato: triglia con crema di patate al limone, zenzero confit, polvere capperi e olive taggiasche. Semplice e accattivante, perfetto per l’estate.
Ecco il piatto di casa – quello che Antonio Guida, chef executive del ristorante Seta del Mandarin Hotel chiese a Della Salandra quando era da Il Taglio e che diventò il suo piatto del cuore – fave e cicoria. Non un tradizionale fave e cicoria, perché si è usato un olio che è rimasto in infusione con 15 spezie e che conferisce, a un piatto visto e rivisto, una nota piacevolmente speziata e intrigante.
Classico anche questo, ma con qualche appunto caratteristico, il risotto cacio e pepe con le zeste di limone. Un ristretto di aceto di mele e il burro acido a mantecare ne attesta l’appartenenza all’alta cucina.
Per chiudere, un cioccolato bianco, lime, menta e ananas sciroppato homemade, realizzato con la tecnica del sottovuoto. Un ristorante dove prendersela molto lentamente.

Desinolento

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Mr Porter per Kingsman: sul grande schermo una partnership di stile

Dopo Kingsman – Secret Service, del 2015, la 20th Century Fox presenterà il prossimo settembre il sequel Kingsman – Il Cerchio d’oro, diretto e co-prodotto dal regista Matthew Vaughn, come nella prima edizione, e replicherà anche la famosa costumista americana Arianne Phillips, dopo il suo personale successo nel vestire gli interpreti del film. Il protagonista, un agente segreto stile 007, lavora per un’agenzia d’intelligence, con sede operativa in una delle sartorie più chic e importanti di Savile Row, la Kingsman. Il personaggio, interpretato da Colin Firth, affiancato da attori di prim’ordine, è un insieme di eleganza, stile e aplomb inglese, un eroe affascinante che non si scompone, ma rimane perfetto anche nelle situazioni più movimentate. Arianne Phillips, che ha scelto la parternship costume-to-collection con il famoso sito di abbigliamento maschile Mr Porter, esplora nuove strade di design particolari con influenze western, vestendo Channing Tatum, che affianca Firth, in maniera nuova e particolare. Lo scopo è di creare uno stile condivisibile con i giovani di oggi, che si identificano col look degli attori del film.

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THE INSIDERS @SIMONEDECHECCO ROME CAVALIERI WALDORF ASTORIA

Primavera a Roma è pura magia.
Attraverso vicoli e viali è possibile respirare l’aria dei grandi uomini che l’hanno vissuta, immaginare storie e leggende, passioni e intrighi, per poi ritornare a casa con un frammento di eternità.
Dall’alto dei suoi colli si tratteggia un panorama meravigliosamente vario, punteggiato dai celebri monumenti della Roma imperiale e dalle severe architetture fasciste, avvolto a custodire gelosamente gli angoli raffinati dei quartieri “bene” di Parioli e le più antiche chiese e monumenti d’Italia. È sul più vasto dei colli romani, Monte Mario, affacciandosi da uno dei numerosi terrazzi del Rome Cavalieri Waldorf Astoria, che si può riconoscere questa tanto celebrata “Grande Bellezza”.
Questo resort hotel stupisce per la vista mozzafiato, ma per gli estimatori e i più curiosi, la vera chicca che vale un soggiorno è la sua inestimabile collezione d’arte, che si attesta come la più prestigiosa del mondo all’interno di una struttura alberghiera. Fiore all’occhiello di questa privatissima galleria sono tre grandiose opere di Gianbattista Tiepolo, davanti alle quali non si può che rimanere a bocca aperta.
Non è tutto. Il Rome Cavalieri Waldorf Astoria ha recentemente lanciato un servizio ancora più esclusivo: la Suite Experience, un insieme di servizi “be spoke” unici e personalizzati.
Trattamenti detox, sessioni di yoga e fitness funzionale con personal trainer da alternare a visite in limousine tra le vie della città e tra i suoi tesori misteriosi. Gli ospiti delle suite, arredate con pezzi di antiquariato, mobili provenienti dalla casa di Karl Lagerfeld e opere d’arte di Andy Warhol o Robert Indiana, potranno inoltre godere di un fantastico picnic nel parco dell’hotel o visitare la spettacolare cantina del La Pergola, che vanta una selezione di oltre 65mila bottiglie di etichette doc, tra italiane e straniere. I romantici non potranno lasciarsi sfuggire il tour notturno in Vespa o scoprire le collezioni dell’alta moda direttamente nella propria camera.
A disposizione di tutti coloro che prenoteranno un servizio Suite Experience c’è l’Imperial Club, esclusivissima lounge del settimo piano, ricca di prelibatezze e comfort e l’accesso alla Cavalieri Grand Spa Club, la più lussuosa Spa in Italia con oltre 2200 mq. dedicati al wellness. Ultimo di una lunga lista di eccellenze, ma non certo per importanza, è il food. Trend del momento, che tuttavia non è mai passato di moda per i cultori del genere che amano concedersi il meglio. Per questo c’è la cucina del celebre Heinz Beck – tre stelle Michelin – a capo del ristorante “La Pergola”, situato all’ultimo piano dell’hotel.

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Cinecult: The Bye Bye Man di Stacy Title

“Non dirlo, non pensarlo”: quando The Bye Bye Man, il terrificante mietitore dall’oscura figura entra nelle menti delle persone non c’è via di scampo se non evitare di pensarlo e di pronunciare il suo malefico nome. Nasce così il plot di ‘The Bye Bye Man’ diretto da Stacy Title e distribuito da Koch Media. Il film basato su ‘The bridge to Body Island” è la storia inquietante ambientata nel 1990 di tre ragazzi Elliott (interpretato da Douglas Smith), John (Lucien Laviscount) e l’avvenente Sasha (Cressida Bonas), studenti universitari che decidono di convivere in una vecchia casa che custodisce le tracce di una forza sovrannaturale che per decenni ha terrorizzato vittime ignare, The Bye Bye Man. Il malefico mietitore oscuro (che nel film è impersonato da Doug Jones) si insinua nelle vite dei 3 ragazzi manipolando i loro pensieri, le loro visioni e le loro fantasie fino a distorcere completamente la realtà. Per aiutare le persone che gli sono accanto e sconvolto dai suoi pensieri nefasti, Elliott comincia a indagare sul passato di The Bye Bye Man, cercando di conservare la sua sanità mentale, ma si troverà a scoprire le storie passate di un giornalista che avendo pubblicato un articolo sul mostro ha eliminato fisicamente tutte le persone che sapevano della sua esistenza e ne avevano parlato. Nel cast spicca un bel cammeo di Faye Dunaway e la partecipazione di Carrie-Anne Moss, autentiche leggende del cinema. Il film, a metà fra horror psicologico e apoteosi di effetti speciali, ha terrorizzato oltre 2 milioni di spettatori in America. Tutto si basa sul tarlo diffuso dei pensieri inquietanti che come un avvertimento ossessiona ognuno di noi e in questo senso si fonda su premesse realistiche, soprattutto per chi crede nell’occulto e nelle forze esoteriche che sono sottese alla realtà materiale.

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THE WOOLMARK COMPANY E AUSTRALIAN SCENDONO IN CAMPO CON WOOL TEK

Paolo Lorenzi, uno dei tennisti italiani top player, trentaseiesimo nell’ATP ranking a livello mondiale, è il volto della campagna di Australian, che, insieme a The Woolmark Company, l’autorità globale della lana merino, ha ideato l’innovativo tessuto Wool Tek. Costituito da poliestere tecnico e misto lana, questo tessuto rappresenta il perfetto compromesso tra morbidezza, elasticità e performance. Leggera, resistente ai raggi UV e dry-fit: la lana merino, infatti, assorbe il vapore acqueo del corpo, facendo in modo che la maglia rimanga fresca e asciutta persino durante un esercizio fisico intenso. La t-shirt sarà indossata da Lorenzi in esclusiva durante gli Internazionali BNL d’Italia 2017 a Roma; inoltre Australian, in collaborazione con le eccellenze mondiali del tessile, SuedwolleGroup Safil, Tessuti Marzotto Fabrics e Zegna Baruffa Lane Borgosesia, ha sviluppato una collezione in lana Merino e poliammide tecnico, composta da una polo, una giacca e un maglione che vestirà i Giudici di linea, i Ball Boys, lo Staff Direzionale, lo Staff Super Tennis, i Cameramen e la squadra ATP di Australian durante tutto il torneo.

www.australian.it
www.woolmark.com

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DI CORSA OLTRE IL LIMITE

Una maratona si corre dal primo kilometro. Lo sa bene Valeria Straneo, campionessa italiana specializzata nelle gare di fondo, specialmente la maratona, scelta da Bridgestone come brand ambassador, insieme a Gregorio Paltrinieri e Gianmarco Tamberi, per la campagna Insegui il tuo sogno, non fermarti mai: un messaggio rivolto soprattutto alle nuove generazioni, diffuso attraverso il linguaggio universale dello sport. Bridgestone, azienda leader nella produzione di pneumatici e Partner Mondiale dei Giochi Olimpici fino al 2024, invita tutti a raggiungere i propri obiettivi, percorrendo una strada costruita con dedizione, passione, ma anche sacrifici e sofferenze. Valeria Straneo questa strada l’ha attraversata di corsa, kilometro dopo kilometro, superando i suoi stessi limiti fisici, perché campioni non si nasce, lo si diventa. Anche a 37 anni, dopo una laurea, due figli e l’asportazione della milza. MANINTOWN l’ha incontrata per voi.

Il suo esordio in Nazionale risale al 2011, in occasione degli Europei di cross di Velenje, dopo che ha avuto due figli e ha subito un’operazione importante nel 2010. Come è riuscita a conciliare il suo desiderio di maternità con la carriera?
Ho una storia un po’ particolare, sono esplosa tardi, in quanto ho una disfunzione radicale del globulo rosso che si chiama sferocitosi. Questo non mi ha permesso di esprimermi come effettivamente ho fatto dopo l’operazione in cui mi hanno tolto la milza e la colecisti. I figli li avevo già, erano abbastanza grandi quando ho cominciato a correre, anche se di solito si fa il percorso opposto. Io invece mi sono laureata, ho avuto i figli e poi è venuta anche la carriera agonistica, che sinceramente non mi aspettavo. Dopo l’operazione sono veramente migliorate le mie performance, per cui sono riuscita a intraprendere questa carriera piuttosto inaspettata.

Sappiamo che nella sua vita ha coltivato molteplici interessi, che l’hanno portata a sbocchi professionali molto distanti dal mondo sportivo. Come si è imposto lo sport su tutti gli altri?Innanzitutto ho sempre avuto questa grandissima passione, mi sarebbe sempre piaciuto essere un’agonista, però con i miei problemi, non ero mai riuscita a eccellere. Il guaio della sferocitosi è che ti abbassa l’emoglobina e l’ematocrito, che sono quelli che ti servono per andare forte nella maratona, nelle gare lunghe che faccio io. La mia condizione mi aveva messo i bastoni fra le ruote. Una volta superati questi ostacoli, i risultati sono venuti. È per questo che ho cominciato così tardi. Ho fatto un salto nel buio, avendo l’appoggio di mio marito, che mi ha spronato dicendo “se non ci provi adesso, il treno passa”. Al limite, per un periodo avrebbe lavorato lui e se non fosse andata bene mi sarei dedicata ad altro. Però ci sono riuscita.

Nella sua vita di mamma e sportiva che stile predilige? Riesce a trovare del tempo per sé?
Da pochissimo tempo a questa parte vado dall’estetista, cosa che non avevo mai fatto. Sono andata solo perché l’estetista è la fidanzata di un mio amico e volevo provare. Adesso è diventata una droga! Non ho mai curato molto l’aspetto fisico e la moda, anche se mi piace tantissimo. Il mio sponsor è Nike, che non è certo un marchio di alta moda, però ha dei capi bellissimi e mi vesto sempre con le loro proposte. Non sono neanche capace di vestirmi elegante, le mie scarpe sono tutte basse e da ginnastica anche perché, correndo così tanto, inizio ad avere male da una parte e dall’altra ed è meglio non indossare il tacco, per cui sono sempre stra-comoda con i vestiti Nike. Desigual, invece, mi piace perché ha dei capi molto versatili e colorati.

Ha un rito scaramantico prima delle gare?
Non sono per niente scaramantica, però cerco sempre di portarmi alle gare qualcosa dei miei figli. Avere qualcosa di loro, come un disegno che ricordo di aver portato ai mondiali, me li fa sentire più vicini..

Quali sono i suoi progetti futuri?
Purtroppo sono reduce da un infortunio che mi ha fermato per un paio di mesi, per cui sto riprendendo. Come progetto futuro vorrei partecipare ai Mondiali di Londra di quest’anno, anche se non penso troppo al domani perché devo compiere 41 anni e so che la mia carriera è quasi alla fine. Non posso neanche pensare di essere alle prossime Olimpiadi, però non si sa mai, dipende dal mio stato fisico, di forma e dagli infortuni. Se il fisico regge ci potrò pensare. Un sogno in famiglia è di andare a vivere in un altro Paese, alle Baleari. Abbiamo già dei contatti là e, chi lo sa, magari, si potrà realizzare.

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Havaianas presenta la nuova collezione estiva

Quest’anno la campagna Havaianas punta in alto: vuole diffondere lo spirito dell’estate brasiliana in giro per il mondo. L’estate, come una centrifuga rinfrescante alla frutta, è un mix di colori e odori che infonde allegria e ottimismo nell’animo di tutti. Tutto ciò in Brasile è elevato al quadrato, è quel momento in cui lo spirito brasiliano esce al naturale, i passi si trasformano in danza, tutti si muovono con disinvoltura lungo le strade. Le infradito Havaianas, che hanno il sapore dell’estate, sono nate proprio in Brasile e rappresentano lo spirito allegro e la spensieratezza della stagione più calda della loro terra natia.
Havaianas svela gli ingredienti magici dell’estate brasiliana per ricrearla ovunque tu sia: Amicizia, nessuno come questo popolo riesce a fare amicizia all’istante; Energia e Colore, infatti i brasiliani al loro arrivo sprigionano energia nell’atmosfera ; Spontaneità, è l’essenza della loro indole, Vibrazioni Positive, perché quando si arriva in questa terra si provano sensazioni di allegria e naturalezza.
havaianas.com
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“Sergio The Sailor” by Ention Sulo

Foto Ention Sulo 
Styling Luca Termine 
Grooming/ Hair Giorgia venturino @mks-milano 
Model Sergio Muniz @fashionmodel

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Once in a Lifetime: Marche

Chi l’ha detto che per scoprire posti meravigliosi ci sia sempre bisogno di salire su un aereo e fare infinite ore di volo? A volta basta prendere un treno e scendere ad Ancona.
Destinazione per questo appuntamento mensile: le Marche, regione troppo spesso lasciata in disparte in favore della vicina cugina Toscana, molto più rinomata per le sue morbide colline, per il mare blu intenso e i vini eccezionali. Questa regione, abbracciata dal mare e da un entroterra speciale è come un tesoro, da scovare e custodire, da svelare lentamente e da assaporare fino in fondo.

Ecco qualche chicca, un po’ meno battuta dal grande turismo!

ANCONA

Passeggiare per le vie di Ancona vi stupirà perché avrete la chiara dimostrazione che questa città non è solo porto, anzi, è merita un tour in bicicletta alla scoperta dei murales prodotti dal Pop Up Festival negli anni.
Dopo una passeggiata all’interno del Parco del Cardeto, avviatevi verso il Colle Guasco e poi oltre verso Piazza San Francesco per un caffè al Guasco Cafè. Nel pomeriggio, poi, e verso l’imbrunire spostatevi verso Piazza del Plebiscito, detta Piazza del Papa dagli anconetani, vista la statua di Clemente XII che domina su tutta l’area. Per cocktail ricercati e di qualità, Raval è l’indirizzo giusto. Restate in zona per cena e provate La Moretta, ristorante storico della città dove assaggiare uno dei migliori stoccafissi all’anconetana. Se invece siete alla ricerca di una cenetta letteralmente sul mare a base di pesce, tappa obbligata a La Vecchia Pesca, ristorante un po’ fuori dal centro, costruito su una palafitta che cerca di resistere, come il suo proprietario, alle peggiori mareggiate. Dopo gli antipasti strepitosi, provate il tonno cotto sulla pietra.

MONTE CONERO

Soprattutto se viaggiate in tarda primavera inizio estate, regalatevi un panorama mozzafiato dal Parco del Monte Conero a cominciare da Portonovo, prima tappa di un percorso naturalistico unico. Per pranzo pied-en-l-eau, fermatevi al ristorante Da Marcello e lasciatevi cullare dalle piccole onde di un mare cristallino.

ARCEVIA

Salendo verso l’entroterra, le Marche si fanno, se possibile, ancora più magiche e se di magia si tratta, non si può non passare da Arcevia e dai suoi 9 castelli. Qui infatti negli anni Settanta un gruppo di intellettuali e artisti aveva pensato di creare una comunità ideale, dove tutte le forme d’arte fossero integrate. Oggi, tutta questa magia rimane nei 400 ettari della Riserva San Settimio, dove l’amore per la terra, la natura e la sua anima vivono nella gestione romantica e imprenditoriale di Francesca.

EREMO DEI FRATI BIANCHI

Le prime tracce sono nelle grotte e risalgono all’undicesimo secolo, ma l’atmosfera unica di questo luogo arriva fino ad oggi. Merita sicuramente una visita, ma concedetevi tempo e occhi per guardarvi intorno. C’è la possibilità anche di pernottare in alcune delle vecchie stanze dei monaci rimesse in ordine.

SAN GINESIO

Se è il tramonto il momento della giornata che più preferite, la migliore location è Il Balcone dei Sibillini, o Balcone delle Marche, in questo piccolo borgo riconosciuto tra i più belli d’Italia. Qui, tra luglio e agosto, ogni anno va in scena il Festival Internazionale del Folklore, un appuntamento da non perdere.
Per un’esperienza che porterete sempre con voi, pernottate al Wabi Sabi Culture, un agriturismo ecosostenivile dal sapore orientale, un ryokan delle campagne giapponesi.

Naturalmente, qui non si è parlato di molti luoghi delle Marche che varrebbero un altro viaggio e un altro articolo. Senigallia e la sua Rotonda sul Mare, Urbino e i suoi palazzi, tutto il litorale, così come le Lame Rosse. E proprio per questo non sempre bisogna andare lontano per godere di paesaggi, architetture, ospitalità ed enogastronomia speciali.

popupfestival.it
ravalfamily.it/raval
www.rivieradelconero.info/it/il-parco-del-conero
www.sansettimio.it
www.eremo.net/it
www.wabisabiculture.org

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Un ARABESQUE di culto

Un cult store nel cuore di Milano, che si affaccia garbatamente su Largo Augusto. Per i cultori un salottino raccolto, dove scovare volumi di arte e di design introvabili; per i palati esigenti una sala da pranzo raffinata, con un menu doc; per le fashion victim uno negozio dove il vintage è padrone di casa. Per tutti è L’Arabesque.

L’ingresso principale accompagna direttamente alla boutique: uno spazio pervaso dalla luce naturale, punteggiato da pezzi d’antiquariato, preziosi capi d’abbigliamento e gioielli con manifatture uniche. Non trascorre molto tempo perché si venga assorbiti da un’atmosfera sognante e sospesa; il caos cittadino rimane alle spalle e si è liberi di viaggiare attraverso le suggestioni incantate delle diverse stanze che, in sequenza, raccolgono tutte le esperienze targate L’Arabesque. Il trait d’union è l’intreccio a filo doppio tra l’estetica dichiaratamente orientaleggiante e la spiccata anima vintage, entrambe firme d’autenticità della padrona di casa, Chichi Meroni.

Una creativa della Milano dei salotti bene, estimatrice del savoir-faire e dell’accoglienza d’altri tempi. Su questo tracciato di stile ed heritage si basa tutta l’avventura in store, arricchita da una componente fondamentale dell’ospitalità meneghina: la tavola. Quella de L’Arabesque café è apparecchiata nei toni delicati dell’acqua marina e durante il pranzo e la cena è dedicata al menu stagionale dello chef, che ripropone gli ever green della cucina italiana più raffinata, in una veste squisitamente nuova e sorprendentemente fotogenica.

Gli ingredienti fondamentali rimangono l’eccellenza della materia prima e la meticolosità della lavorazione; quel che cambia sono le note acidule delle salse agrumate al profumo di pompelmo, la morbidezza delle mousse al cioccolato o la sapidità inaspettata dei tranci di salmone. Le scelte della cucina sono in continua rielaborazione, per soddisfare un cliente che si affeziona facilmente, ma che non vuole annoiarsi.

Gli habitué sono frequenti e così come gli avventori sporadici non impiegano molto per sentirsi a casa: lo staff si avvicina con una chiacchiera confidenziale e, quasi con maliziosa premeditazione, sorprende, indovinando richieste e preferenze, rendendo la pausa pranzo una coccola più che mai gradita, da proseguire in tutti gli spazi dello store.

La selezionata raccolta di letture diventa un’edicola di fiducia, i preziosi kimono vintage, un guardaroba a cui attingere per le grandi occasioni e l’elegante sala da pranzo, un rifugio quotidiano; la rarità di questo eclettismo raffinato e del lusso interamente personalizzabile, rendono L’Arabesque un vero e proprio must have milanese.

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 Photos by Marco Paris

LEE RIDER BIKE: LA PRIMA BICI IN JEANS

Lee veste Trek Segafredo. Ciclismo e denim d’eccellenza trovano un punto d’incontro nella LEERIDERBIKE, la prima bicicletta in denim al mondo che indossa il nuovo bottom di punta “Rider”: il nome, non a caso, richiama nel mondo ciclistico il corridore impegnato nelle competizioni. In occasione del Giro d’Italia, Lee riveste Trek Domane, il modello della bicicletta ufficiale della squadra Trek Segafredo, mostrando la sua qualità e il fit straordinario. Ad aggiungere valore alla Trek Domane versione deluxe il coinvolgimento della storica Sartoria Masi di Firenze dal 1933, che ha messo al servizio la sua sapienza artigiana per la ricamatura del tessuto in denim e la vestitura della LEERIDERBIKE. Artigianalità, passione e unicità sono valori intrinsechi nel DNA di Lee, espressi in modo trasversale attraverso queste partnership tra eccellenze di settori diversi.

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Primavera: le mete migliori per il vostro spring break

La primavera è ormai inoltrata e la voglia di una fuga fuori porta si fa sempre più pressante. La stagione è perfetta per un piccolo break: le temperature si alzano, il sole splende, i prezzi dei voli e degli hotel sono molto interessanti. Preferite una meta esotica? Volete allontanarvi un po’, ma non troppo? O preferite visitare una capitale? Se le tanto desiderate ferie sono vicine e non avete ancora deciso per quale destinazione optare, ecco qualche meta per voi.

  1. L’Egitto. Offre un ventaglio di attività unite a mare, sole e una meravigliosa barriera corallina. L’ideale è prenotare in uno dei lussuosi resort a Sharm El-Sheikh o a Hurghada, per godere delle svariate sfaccettature dell’oceano, gustando un cocktail a bordo piscina mentre vi abbronzate fino a far invidia a tutti i colleghi dell’ufficio. Volete concedervi un’escursione che fonda la storia con il vostro senso dell’avventura? Approfittate della possibilità di una visita nella meravigliosa Alessandria o a El Cairo.
  2. Londra. I prezzi dei voli sono davvero bassi, anche se le strutture dove alloggiare sono un po’ meno convenienti. La primavera è sicuramente la stagione migliore per una visita nella bella capitale britannica che unisce movida, shopping e cultura, tutto nella stessa e interessantissima città. Le temperature sono alte e il tempo è meno piovoso del solito: che altro aspettare?
  3. Turchia. Un Paese perfetto per vacanze in coppia, ma anche in famiglia o tra amici. La bella Istanbul mette a disposizione tutti gli ingredienti per una vacanza perfetta, a seconda dei vostri accompagnatori: potete infatti scegliere tra diverse attrazioni, musei, ristoranti e chi più ne ha, più ne metta. E se volete darvi a località costiere, la Turchia offre anche questa possibilità: basta spostarsi in città come Antalya, ma anche Bodrum e Kemer sono degne di nota.
  4. Malesia. Zaino in spalla e spirito libero non possono mancare, se scegliete questa meta, una vera e propria destinazione all’insegna dell’avventura. Visitate l’affascinante Kuala Lumpur e poi fate una breve tappa nella bella Shah Alam. Tra un’escursione e l’altra, ritagliate del tempo per voi e per meditare, purificando la vostra mente e il vostro spirito, osservando paesaggi di natura incontaminata.
  5. Tunisia. È una delle mete preferite dalle famiglie, ma anche dalle coppie in cerca di una meta romantica. Qui potete trovare spiagge miti e assolate e vaste distese di sabbia, dove approfittare delle calde temperature primaverili. Recatevi ad Hammamet, poi, nella suggestiva spiaggia di Mahdia, dopo fate tappa a Sousse, per una sosta all’insegna della storia e delle bellezze naturali che questa meravigliosa cornice africana offre. Preferite una località più turistica per godervi la movida? Non potete perdervi la rinomatissima Djerba.

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Quelle donne che corrono per “Quel che Inferno non è”

Cover_ Diana Hartan

Si chiamano Obstacle Course Races: sono manifestazioni sportive che mettono alla prova la resistenza e la capacità di superare i propri limiti, in percorsi costellati di ostacoli naturali e artificiali.
Tra queste corse c’è anche l’Inferno Run che, valida anche come prima tappa del Campionato Italiano OCR, si terrà il 6 maggio nella splendida Tenuta di Torre a Cenaia (Pisa). Nei suoi 14 km, con oltre 30 ostacoli per competitivi e amatoriali, e con la novità di un percorso di 5 km con una ventina di ostacoli riservati ai non competitivi, la Inferno Run vale anche come gara qualificante per Europei e Mondiali OCR del 2017.
E poi, nelle OCR finalmente ci sono le donne: con una presenza femminile pari al 34%, la quota rosa in questo tipo di attività è pari a tre donne su dieci, mentre nelle maratone ci si attesta ancora al rapporto 1/10.
Ci sono personaggi come Diana Maria Hartan, nata il 1989 in Romania: a 6 anni la madre l’accompagna alla selezione dell’Accademia “Nadia Comaneci”, la più prestigiosa scuola di formazione in ginnastica artistica del paese, dove viene subito ammessa e dove rimane per tutto il resto del tempo della sua carriera agonistica.
Nel 2000, Diana vince la sua prima medaglia a una competizione nazionale di specialità (corpo libero), e più tardi ottiene tre medaglie di bronzo ai campionati nazionali.
Nel 2006, un grave infortunio la costringe a interrompere l’attività agonistica, emigra in Italia, dove risiedeva parte della sua famiglia e dove oggi lavora come personal trainer. Diana s’imbatte per caso, con quella sua curiosità da professionista, nelle gare di OCR italiane, parte per la tappa di Inferno Run di Firenze, nel 2016. Tutta la volontà e la determinazione di affrontare le sfide più impetuose, quelle che urlano dentro se stessi e nel passato, tornano fuori, fanno eco, hanno smania di arrivare. Ed è subito un successo.
A Cenaia, il 6 maggio, ci sarà anche Ginevra Cusseau, classe 1986, campionessa per due anni consecutivi nella categoria femminile del campionato italiano OCR: un’infanzia nelle campagne fiorentine, un fidanzato nuotatore, la laurea in Scienze Naturali e tutto l’entusiasmo e la frenesia di una giovane combattente, piena d’energia, che ha cominciato a correre dopo i vent’anni, partendo dai canonici 4 km. Oggi Ginevra, che è parte del Team Inferno, può correrne anche 20 di chilometri senza mai fermarsi, e tutto anche per lei cominciò quasi come una casualità, le voci su una competizione che si correva fra ostacoli di paglia e fango: lei accettò senza riserve, si presentò con un gruppo di amici, fece incetta di adrenalina e poi arrivò il traguardo. Lo tagliò assieme a un’avversaria che poi sarebbe diventata un’amica, perché la parte di solidarietà, di reciproco aiuto, è qualcosa di estremamente importante nelle competizioni OCR.  È in mezzo a un percorso periglioso, spinti fuori dalla propria comfort zone, che le persone riscoprono la naturalezza e la spontaneità di un gesto semplice come quello di chiedere aiuto: passarsi un laccio per capelli, incitarsi, ricevere.
E poi c’è Rocìo Rodriguez, giornalista madrilena, moglie del campione della Fiorentina Borja Valero: innamorata del running, che considera un antidoto poderoso all’ansia e all’esigenza di staccare la spina, del calcetto e dell’Italia intera, un Paese che le ha fatto da casa, dentro a una Firenze che si è stampata sul cuore le iniziali del nome del marito, le sue presenze- garanzie all’interno del gruppo in maglia viola. Rocìo gareggerà nella Inferno Run presso la tenuta di 500 ettari in provincia di Pisa che avrà come testimonial d’eccezione il pluricampione olimpico Juri Chechy e si schiera in prima linea a fianco della Fondazione Tommasino Bacciotti, devolvendo una parte dei suoi incassi per il sostegno di progetti di ricerca medico-scientifica dell’Ospedale Pediatrico Meyer e per il Progetto Accoglienza Famiglie. Una forma di competizione, quella di Rocìo, a metà strada fra la libertà assoluta del running, l’esperienza sacrale dei polmoni che si dilatano e la mente che si svuota, e le attenzioni di una giovane madre (lei e il centrocampista della Fiorentina hanno due figli, Alvaro e Lucia), che dà il suo contributo nella lotta alle malattie terminali.
Esempi di donne, queste, che insieme a molte altre, si sporcheranno le scarpette e i polpacci di fango, durante la tappa del 6 maggio: ci metteranno la faccia, loro, facendo forza e affidamento su ogni muscolo, ogni pensiero positivo, ogni surrogato di energia. Correranno dentro e fuori dalle paure che ogni giorno, tutte le donne, vivono e attraversano. Racchiudere, metaforicamente, il dolore e gli ostacoli dentro a dei percorsi da combattere al fianco, divise ma in squadra, è una sfida da raccogliere. Oggi.

Per info sulla Inferno Run (I°tappa 6 maggio, Cenaia (PI) e ultima tappa 21/22 Ottobre, Firenze):
Iscrizioni 7 su www.infernorun.it
bit.ly/InfernoPisa2017

FIOCR www.federazioneitalianaocr.it
CAMPIONATO www.campionatoocr.it

BREAKING2: SFIDA LA VELOCITA’ CON NIKE

Domani venerdì 5 maggio, Nike scende in Piazza Duomo a Milano ed esorta tutti i runners a sfidarsi e a superare i propri limiti, nello stesso weekend in cui Eliud Kipchoge, Lelisa Desisa e Zersenay Tadese correranno sul circuito di Monza per abbattere definitivamente il muro delle 2 ore sulla maratona. Per l’occasione la piazza si trasformerà in una pista d’eccezione su cui 334 runners si cimenteranno in una staffetta di 42 km, sulle note inedite dell’Infinity Orchestra, diretta dal produttore milanese Gadi Sassoon. A incitarli e ispirarli con il loro esempio, oltre alla guida spigliata e frizzante del presentatore Alessandro Cattelan, ci saranno campioni sportivi del calibro di Carl Lewis, Paolo Maldini, Marco Belinelli, Bebe Vio, Gianmarco Tamberi, Alessia Trost e l’attore Kevin Hart. Just Do It!

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Cinecult: Fast & Furious 8 di F. Gary Gray

Credit Matt Kennedy

E’ un concentrato esplosivo di testosterone e adrenalina Fast & Furious 8, il film diretto da F. Gary Gray e distribuito da Universal Pictures e che come gli altri capitoli della saga action a stelle e strisce sta mietendo una ridda di consensi fra il pubblico. Un cast stellare comprendente Kurt Russell (il Signor Nessuno ai limiti della legge), Michelle Rodriguez (Letty), Elsa Pataki (Elena, una ex poliziotta di Rio) Jason Statham (Deckard Shaw) e il nerboruto Dwayne Johnson ‘The rock’ eletto da People l’uomo più sexy dal mondo nel 2016 che nel nuovo film è Hobbs, un agente del DSS (Diplomatic Security Service), accompagna le nuove gesta di Vin Diesel che nel film interpreta nuovamente Dominic Toretto, tempra di ribelle indomito ed ex fuorilegge legato a corse clandestine che stavolta volge le spalle alla ‘famiglia’ da lui creata per inseguire il crimine a cui sembra non poter sfuggire. Ora che Dominic e Letty sono sposati, Brian e Mia si sono ritirati dai giochi – ed il resto della squadra è stato esonerato – il gruppo giramondo ha trovato una parvenza di vita normale. Ma quando una donna misteriosa -l’attrice premio Oscar Charlize Theron, nel ruolo di Cipher una cyber terrorista bellissima ed enigmatica, pronta a tutto pur di ridurre le superpotenze mondiali alla sua mercé- ammalia Dominic fino a convincerlo con un ricatto ad assecondare i suoi perfidi comandi, la squadra sarà messa a dura prova come mai prima d’ora e sarà chiamata a intervenire in prima linea per scongiurare un terzo conflitto mondiale che Cipher vorrebbe orchestrare. Non mancano ovviamente i pericolosi inseguimenti in macchina e i colpi di scena in questo action movie ad alta tensione che per oltre due ore terrà gli spettatori incollati alla poltrona. Da segnalare il cammeo di Helen Mirren attrice premio Oscar che qui si cala nei panni della donna più misteriosa che Dom abbia mai incontrato nelle sue missioni intorno al mondo. In questo nuovo capitolo il primo della trilogia conclusiva della epica saga hollywoodiana, la squadra d’élite viaggerà intorno al globo in una serie di avvincenti avventure e peripezie ambientate fra le coste di Cuba, le strade di New York fino alle distese ghiacciate al largo del Mare artico di Barents in un trionfo di rocamboleschi e spettacolari inseguimenti che evocano il mondo delle corse clandestine dei primi film della serie, il tutto come dicono dal team creativo del film, “sfidando i temi fondamentali alla base del ciclo in modo convincente ma anche divertente”. Missione compiuta. Film vivamente consigliato.

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Intervista Lee CM: Lee, la nuova faccia della Tribù

La Tribù, un concetto antico quanto pieno di potenza e fascino: è questa la scelta di comunicazione e di brand restyling che Lee Jeans, uno dei marchi iconici, caposaldo della storia del denim, ha fatto per rilanciare l’evoluzione di capi che non conoscono tempo, distanze, misure.
Il denim – trend, oggi, da una parte guarda con attenzione proprio ai marchi storici (Lee, Wrangler, per citarne alcuni) e dall’altra mantiene altissimo l’appeal verso le aziende che sanno davvero lavorare il jeans.
Saper lavorare coi volumi, il fitting, non è cosa da tutti: il Country Manager di Lee Jeans Italia, Roberto Carpignani, lo sa bene e proprio perché conosce l’heritage e il valore del saper fare che l’azienda, che per prima ha inventato la salopette si porta dietro, pensa che sia giusto spingere adesso per un riposizionamento perfetto sul mercato.
“Ci siamo tolti un po’ di polvere dai vestiti, insomma: e il concetto di tribù nasce proprio dalla voglia di re-iniziare insieme questo viaggio: con il nostro pubblico, che via via si fa sempre più smart, dinamico e giovane. Un pubblico per cui la comunicazione digitale, immediata, è fondamentale”.
Connessione e custom-made: queste le nuove parole chiave del brand fondato nel 1889, che ha appena personalizzato la Lazy s, sulla tasca dei pantaloni, in una versione a colori.
Dettagli di stile e voglia di distinguersi.
“Il must have della stagione” conferma Roberto Carpignani “è il ryder jacket da uomo, un capo classico, dalle geometrie perfette e definite, nelle tonalità del dark grey e del nero” e lo Scarlett jeans da donna, un pantalone dalle proporzioni back from the 70’s, la vita alta, linee pulite, pochi vezzi come patch o scratch, perché la Tribù chiede e vuole autenticità, chiede il saper fare.”
E anche l’aspetto green, conclude Roberto Carpignani non è da sottovalutare, proprio perché testimonia il valore di un’azienda dedita alla qualità e alla maniera: “Non tingiamo con agenti chimici e ogni lavaggio segue processi realizzati con pietre e tecniche naturali. È un dovere, in questi tempi così distratti e disattenti. E anche un piacere, per me, sapere di lavorare per un’azienda che dà il proprio contributo per rendere la moda un meccanismo sensibile”.

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JE SUIS DALIDA

Je suis toutes les femmes: sono tutte le donne, con le loro gioie e melodrammi.  Così recita una delle più celebri canzoni di Yolanda Gigliotti, in arte Dalida, un’artista scintillante dall’infausto destino. Una cantante appassionata e un’attrice intensa e toccante. A trent’anni dalla sua morte, il Palais Galliera, di Parigi, le rende omaggio con la mostra “Dalida, une garde-robe de la ville à la scène”, che espone, dal 27 aprile al 13 agosto 2017, il guardaroba di scena e privato dell’artista, donato al museo dal fratello Orlando. Dal Jacques Esterel in shantung blu ghiaccio degli anni ’50 all’abito di seta avorio di Balmain, dallo stile chic e discreto di Azzaro ai lustrini di Michel Fresnay degli anni ’80: ogni capo racconta l’evoluzione della donna e dell’artista, che ha saputo interpretare stili diversi sempre con grande classe ed eleganza. L’abito che più di ogni altro stabilisce il ritmo della mostra e che accoglie i visitatori nel salone d’onore è quello in stile Hollywoodiano, disegnato da Jean Dessès, di un vibrante rosso fuoco. Tubini, abiti di scena, fotografie, dischi, look etnici e hippie narrano la storia di Dalida, diva dal sangue mediterraneo, solare e tragica, con un inconfondibile, languido e lento movimento nella voce. Il punto vita definito, i fianchi e il busto proporzionati, le spalle scoperte e la linea della schiena, tutto contribuiva a aumentare il suo fascino sofisticato. La parte scenica del suo guardaroba, che comprende abiti da sera esotici, di pelle, neri e dorati è esposta sotto gli affreschi dorati della grande galerie, mentre nella galerie Ouest si trova la parte più intima e privata, con cappotti e mantelle dall’allure tipicamente parigina. I capi di Dalida dimostrano una grande passione e attenzione verso la moda, che, tuttavia, trascende le comuni tendenze, riflettendo il suo personale sviluppo artistico.

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#TRENCHMUSTHAVE

Il trench, vero e proprio must have della stagione intermedia. I profani della moda lo chiamano anche, o più semplicemente, impermeabile, gli amanti del cinema e del vintage amano indossarlo alla Humphrey Bogart in Casablanca. In qualsiasi modo lo si interpreti il trench è un capo che inevitabilmente torna a completare i nostri outfit in autunno e in primavera. Un capospalla che diventa un vero e proprio pezzo imperdibile, soprattutto se colorato, stampato o tappezzato di patch. Antonio Marras ne propone una versione dal taglio sartoriale, arricchita da dettagli applicati, mentre Bottega Veneta si concentra su pattern geometrici dai toni caldi. Gucci e Prada riportano il trench all’idea d’impermeabile da pioggia, reinterpretando il concetto di cerata e creando capi cool e funzionali. Classici e dalle linee pulite sono invece i modelli dedicati alla primavera/estate 2017, proposti da Burberry, Ermenegildo Zegna, Paltò, Puntododici, Cohérence e DeFursac. Il trench, un capo iconico e intramontabile che, pur modificandosi, nel tempo rimane sempre attuale.
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TUTTI I GUSTI DELLA DIETA EXPRESS

Niente più scuse. Raggiungere il peso forma è possibile, grazie al servizio di food delivery, Diet to Go, che permette di scegliere menu gustosi e calibrati, costruiti su misura da un team di nutrizionisti e recapitati direttamente a domicilio. Il sistema è semplice: l’utente può scegliere tre diverse carte dei cibi (vegetariano, mediterraneo o detox), composte da colazione, pranzo, spuntino e cena, che saranno consegnate all’indirizzo indicato, per tutta la durata della dieta. Piatti freschi di stagione, con ingredienti selezionati e controllati, consentono di seguire un regime normovariato e bilanciato, risparmiando tempo ed energia. Non serve fare la spesa né contare ossessivamente le calorie, perché è tutto contenuto nella borsa giornaliera. MANINTOWN ha intervistato Andrea Tibaldi, nutrizionista di Diet To Go, per saperne di più.

Qual è il target di riferimento di Diet to go?
Ci rivolgiamo a tutti quelli che vogliono raggiungere il proprio peso forma attraverso una corretta alimentazione o che vogliano comunque mangiare sano ed equilibrato, con cibi più adatti a loro. Il nostro target è piuttosto trasversale. Si rivolgono a noi non solo persone con problemi di sovrappeso, ma anche chi desidera ottenere un’educazione alimentare nel modo più semplice possibile, senza doversi preoccupare del reperimento degli ingredienti, di pesare i quantitativi o di cucinare. Tra i clienti ci sono molti professionisti che non hanno tempo a disposizione per provvedere in modo corretto alla propria alimentazione, sportivi e non, che cercano un equilibrio alimentare per rimanere in forma.

Il servizio predispone dei menu gourmet adatti a tutti. Quali sono le regole auree del mangiare sano che tutti dovrebbero osservare?
Si può scegliere tra tre menu standard adatti alla maggior parte della popolazione, che sono stati provati nel tempo e hanno dimostrato una grande efficacia: Mediterraneo, Vegetariano e Detox (vegano e senza glutine), che possono essere da 1200 kcal, consigliate per le donne, o da 1500 kcal consigliate per gli uomini. Proponiamo anche piani dietetici personalizzati sia sui gusti, che sulle esigenze nutrizionali dei pazienti. Il nostro metodo consiste nello studio preliminare del soggetto in base alle sue caratteristiche fisiche, alla storia del suo peso, a eventuali allergie o intolleranze verso alcuni alimenti. Si procede, poi, con la stesura di un piano alimentare personalizzato, che prevede la consegna a domicilio per un periodo ottimale di tutti i pasti della giornata: colazione, pranzo, spuntino e cena.
La regola aurea del mangiare sano è quella di mantenere il peso forma, fatto questo si è già a più della metà dell’opera: il resto lo si ottiene seguendo una dieta variata e con un po’ di buon senso. L’obiettivo primario è di portare le persone al proprio peso forma. Inoltre, il nostro sistema “scientifico” di preparazione dei menu ci consente di controllare in modo rigoroso (cosa praticamente impossibile da fare in autonomia) tutte le linee guida per una corretta alimentazione, ovvero:

  • La colazione deve essere a base di carboidrati e apportare circa il 20% delle calorie giornaliere. La mattina, infatti, il meccanismo dell’insulina che ci fa accumulare peso è meno
  • Bisogna tenere sotto controllo la massa alimentare ingerita: anche mangiando soloverdure non si dimagrisce se il peso totale di quello che si ingerisce supera un certo limite.
  • Pasti e spuntini devono contenere una buona quantità di proteine e unaquantità moderata di carboidrati. La giornata deve avere nel complesso una ripartizione corretta dei macronutrienti (Circa 50% carboidrati, 20% di proteine e 30% di grassi).
  • Bisogna dividere l’assunzione di cibo in3  pasti principali e uno spuntino.
  • È importante imparare a riconoscere il senso di sazietà tramite ilcoaching.
  • Fare una pausa di uno o due giorni a settimana con l’obiettivo di mantenere il pesoraggiunto, per evitare il rallentamento del metabolismo.
  • Garantire il giusto apporto dei grassi essenziali (omega 3).
  • Abituare il proprio cervelloa recepire le nuove abitudini e farle proprie.
  • Non assumere ingredienti potenzialmente nocivi per la nostra salute: grassi idrogenati, nitriti e nitrati, oli raffinati, ecc.

Alla parola dieta spesso si associano rinunce e sacrifici. In cosa Diet to go è diverso?
Spesso una dieta ipocalorica non appaga il gusto e si finisce con il cedere alle tentazioni. Diet to Go adotta un modello di cucina che permette di ottenere piatti sazianti e porzioni abbondanti, rimanendo dentro certi vincoli calorici. Ogni giorno cambia il menu. Per quattro settimane di seguito non si mangia mai la stessa cosa. Utilizziamo il maggiore numero possibile di ingredienti freschi e di stagione per apportare all’organismo i benefici di ciascun cibo. I piatti gourmet, cucinati freschi ogni giorno, appagano anche i più golosi.

Attraverso questo servizio si possono reindirizzare le persone che mangiano in modo disordinato e casuale?
Nulla è lasciato al caso, non si può sgarrare, non ci sono possibilità di tentazioni: viene consegnato tutto ciò che deve essere mangiato. Così il cibo smette di essere un pensiero costante e si può gustare senza rimorsi. Diet to Go non è solo un servizio di delivery di pasti gourmet ipocalorici, ma un metodo sperimentato per arrivare al peso ottimale e riuscire a stabilizzare i risultati raggiunti senza fatica, anche attraverso un coaching personalizzato, che ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi. Il nostro coaching e il rapporto continuo con il paziente permettono di educare il soggetto a una sana alimentazione. Una volta conseguiti i risultati ottenuti, sarà in grado da solo di gestire la propria alimentazione, in base alle linee guida dei nostri nutrizionisti e avrà imparato a mangiare in modo corretto per tutta la vita.

Diet to Go è sicuramente un servizio che semplifica la vita, ma, secondo lei, non si rischia di perdere la libertà creativa di un piatto e il rapporto personale con il cibo?
Diet to Go non è pensato per essere “per sempre”. Si tratta di un servizio che ovviamente aiuta a dimagrire (come qualunque dieta), ma la cosa forse più importante è che fa toccare con mano al cliente come si possa dimagrire e mantenere il peso forma mangiando a sazietà e senza privarsi di alcun cibo. Svolge quindi una funzione educativa. Un soggetto in sovrappeso non ha bisogno solo di una dieta, ma deve capire come cambiare le proprie abitudini alimentari per sempre, al fine di non tornare più al peso precedente. Diet to Go ha questo obiettivo. Proprio nei giorni liberi (uno o due a settimana) diamo ai nostri clienti la possibilità di cimentarsi in cucina, per imparare a gestire da soli la propria alimentazione e mantenere così i benefici raggiunti. I nostri nutrizionisti mettono a disposizione alcune linee guida, da seguire nella preparazione dei piatti e un manuale di cucina che permette di sbizzarrirsi con ricette nuove e gustose, calibrate, però, dal punto di vista nutrizionale. Diamo anche dei consigli pratici su come comportarsi al ristorante e ci raccomandiamo di fare un pasto libero da qualsiasi vincolo a settimana in modo da far ripartire il metabolismo.

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