Versatile e preziosa la icon bag Paola Bonacina, must have dell’estate

La icon bag Paola Bonacina interpretata dalla talent Matilde Righi

E’ sulle sponde dell’Arno, in un elegante resort 5 stelle, che risalta la icon bag Paola Bonacina indossata da Matilde Righi, talent dal gusto raffinato, parisienne, e dall’allure romantica.

Nell’Hotel Ville sull’Arno, antica dimora ottocentesca, cenacolo dei Macchiaioli e luogo di intellettuali dell’epoca, Matilde Righi interpreta la Xi Wallet – Turquoise Python, la pochette firmata Paola Bonacina divenuta bag iconica per la sua versatilità.

Porta cellulare, maxi portafoglio, comoda pochette, la Xi Wallet si porta a mano o a tracolla grazie alla pratica e sottile catenella a croce in ottone finitura oro chiaro.

L’influencer Matilde Righi sceglie di abbinarla ad un classico abito stile greco-romano, dello stesso tono turchese della pochette, perfettamente ambientata nella calda ed accogliente atmosfera dell’antica residenza.

Gli ambienti, i toni, gli arredi, si sposano con la fantasia dell’icon bag Paola Bonacina, iridescente per colore e pregiata nella scelta dei materiali.

Il brand si contraddistingue da sempre per l’attenzione dei particolari: la chiusura in metallo presenta il logo del marchio, gli interni sono in pelle e ogni prodotto possiede il suo certificato di garanzia e autenticità; Paola Bonacina è totalmente Made in Italy e rappresenta a pieno il savoir-faire del nostro amato territorio.



Eclettica, la icon bag Paola Bonacina è per tutte le donne e tutti gli stili che le rappresentano!
Di giorno con una giacca over e denim, la sera con un long dress, la Xi Wallet in pelle di pitone è il nuovo must have di questa stagione.

Per necessità o per capriccio, non riuscirete più a farne a meno, rende ogni look più grintoso e regala un tocco di luce e colore grazie alla sua lavorazione iridescente.



Paola Bonacina, fondatrice e creatrice dell’omonimo brand, è da sempre impegnata in collaborazioni nazionali ed internazionali e per questa stagione si vede protagonista del Super Trofeo Lamborghini Europe come Pink Partners del pilota italo-svizzero Kevin Gilardoni.

Con i colori dell’Oregon Team, si è scelta la mini bag O-Clock Grace Paola Bonacina per il round del campionato previsto al Circuit Paul Ricard dal 28 al 30 maggio 2021.

Tutti gli aggiornamenti delle nuove avventure Paola Bonacina sui suoi profili ufficiali:
Paola Bonacina Instagram



Filippo De Carli: la fortuna lascia spazio alla determinazione

Ph: Davide Musto

Styling: Francesco Vavallo

Grooming:@maria.esposito.makeup @simonebellimakeup

Ass Ph: @michelevitale_ @_eleonoracm_


Molto spesso pensiamo che il caso ci porti a percorrere strade che non abbiamo preventivato ma riguardando attentamente il percorso ci si rende conto che la fortuna lascia spazio al duro lavoro e se il futuro non è già scritto, il talento lo riconosci già da bambino.
Da cowboy sassofonista alle recite scolastiche a “Giorgio” protagonista della fiction “Un passo dal cielo 6” su Rai 1 e a breve sul grande schermo con il film hollywoodiano diretto da Ridley Scott “House of Gucci”, Filippo De Carli, classe 97, Trentino di nascita e romano di adozione, ci racconta di come una serie di fortunati eventi lo abbiano portato nella città eterna per inseguire il suo destino.

Quale è stato il percorso che ti ha portato alla carriera da attore?

Ho frequentato una scuola elementare abbastanza particolare in cui si dava molta importanza alle arti e mi ritrovavo ogni anno a partecipare ad uno spettacolo corale all’auditorium Santa Chiara di Trento, ricordo che una volta ho interpretato un cowboy sassofonista, ne sono sempre stato entusiasta ma non era sicuramente una mia passione.
C’è da dire che mia nonna, da artistoide quale è, mi inserì in una compagnia teatrale professionale facendomi assaporare il palcoscenico e da lì a poco il grande caso mi ha portato a fare un provino per un film, mi ritrovai, non so neanche io come e perché, in una stanza con una camera davanti al viso a raccontare di me, un po’ come sto facendo in questo momento, avevo 16 anni ed il regista Gianni Zanasi mi chiamò poco prima dell’estate e mi disse che sarei stato co-protagonista di un film con Valerio Mastandrea.
Il cinema non era sicuramente tra i miei piani, eppure eccomi qui.




Chi sono i tuoi punti di riferimento nella vita?

Il mio punto di riferimento è sicuramente mia nonna come tutta la mia famiglia, mia sorella è una bravissima ballerina e mio fratello si occupa di sport.

Dal sassofonista alle recite scolastiche ai video sui social mentre strimpelli con la chitarra, immagini un futuro da musicista o cantante?

Per caso non si esclude mai nulla, per me la musica si concilia con la recitazione in qualche modo.
Se ci fosse un ruolo che comprende le arti musicali io sono disponibile!
Per lo più scrivo anche testi ma essendo un po’ timido non ho la fiducia necessaria per far ascoltare i miei brani, ma succederà, presto.



L’apparenza molto spesso inganna, hai delle fragilità dovute ad esperienze in cui non ti sei sentito al posto giusto?

 Credo che per essere convincente e raccontare la verità recitando è necessario il contatto con il proprio “io interiore” e per fare questo lavoro l’empatia e la sensibilità si sviluppano solo se si è consapevoli delle proprie fragilità.
Ti assicuro che sono una persona molto insicura e lo riconosco ma spesso la mia educazione è confusa per mancanza di personalità o debolezza quando invece essendo cresciuto in un’ambiente pieno d’amore ho solo imparato a rapportarmi con il mondo in una maniera differente.

Cosa rispondevi quando da piccolo ti chiedevano cosa avresti voluto fare da grande?

Questa è una storia molto interessante, da bambino volevo assolutamente fare il cowboy con tanto di far west. Passavo l’estate a cavallo fingendo di essere un pistolero ed i miei genitori mi hanno sempre supportato anche in questo! 



Sembra un mondo privo di opportunità ma poi ci si ritrova su un palco scenico, come può un ragazzo della nuova generazione farsi conoscere per sfruttare ogni possibilità?

Ora risulterò un po’ noioso ma non mi importa, io mi soffermo tanto a vedere come la gente abbia la necessità di andare veloce, divorando storie prive di contesto culturale e tutto ciò si riversa nella società e nei rapporti umani, noto quotidianamente dei contenitori totalmente vuoti.
Soffro molto la mancanza di contatto con la mia generazione, il modo di farci conoscere è cambiato, quando incontri qualcuno ti sembra di conoscerlo già, lo hai già inquadrato in base a ciò che pubblica di se stesso online e non ti poni alcuna domanda e non vuoi andare oltre.
Succede spesso che io venga frainteso, vedono una foto con l’addominale scolpito e credono di conoscere tutto di me, poi con quei pochi che si spingono oltre c’è l’effetto sorpresa e magari quel contenitore non è vuoto come si pensava.
Devi sempre fare un doppio lavoro, mostrarti e poi confutare ciò che realmente sei.

Nel 2021 quale è il percorso che consiglieresti di seguire alle nuove generazioni che sognano di diventare attori/attrici?

Suppongo non ci sia un percorso prestabilito, io ho sicuramente una storia anormale in questo contesto e ne sono molto contento, credo in ogni caso che la miglior scuola sia l’esperienza sul set, non c’è gavetta giusta o sbagliata ma la fortuna di trovarsi al momento e posto giusto può aiutare esattamente come un percorso di studi in accademia, le vie sono talmente tante che bisogna solo capire la propria.
Io per lo più sono una persona molto curiosa, guardo tanti film e leggo molto, ho iniziato un percorso universitario e ho alle spalle una famiglia che mi ha sempre dato gli input giusti, sono stato molto fortunato.





Come reagisci alle porte in faccia e alle attese del tuo lavoro?

Bisogna rimanere concentrati e non farsi prendere dall’ansia di non farcela, io ho relativamente iniziato da poco il mio percorso da attore ma ho già capito che buona parte del lavoro è fatto di attese, snervanti attese.
Ci si ritrova a girare una fiction, un progetto internazionale e poi tantissimi provini e l’attesa è la costante che ti tiene in ballo ma bisogna rimanere focalizzati su ciò che ci fa star bene, non darsi per vinti e provarci ancora se ci si vuole davvero stare, questa è l’unica certezza che ho. 

Credi si stia perdendo l’interesse ad esplorare e a mettersi in gioco?

Da piccolo ricordo mio padre leggere Sandokan prima di mettermi a letto, incontravo i miei amici al parchetto vicino caso e ci perdevamo nelle storie senza alcuna paura del giudizio altrui, ad oggi l’attenzione è cambiata, la pandemia ha accelerato il sedentarismo tecnologico ed io sono convinto che l’incontro sia essenziale per abbattere le barriere sociali che non ci danno la possibilità di esplorare noi stessi.
Io sono molto curioso di vedere cosa accadrà alla mia generazione, bombardata di notizie quotidianamente, rapida ad assimilare ma poco propensa a mettersi in gioco e confrontarsi.
Credere che la questione ecologica, di cui sono molto attento ed attivo, o le guerre al di fuori dall’Italia, non ci tocchino perché la nostra vita continua regolarmente è il principio di distruzione della nostra specie, l’indignazione ed il menefreghismo sono la comune del nostro tempo. 



Come hai vissuto il passaggio da Trento ad una città come Roma?

Roma è una città senza fine ma poi ogni quartiere è un polo, una piccola realtà indipendente.
Trento è invece una realtà più piccola e ho il presentimento che ci sia quasi la paura di imbattersi in nuove realtà, di poter mettere il piede fuori dallo spazio che oramai si conosce molto bene.
Non nego che anche io il primo anno a Roma ne ero terrorizzato, anche prendere la metro per la prima volta mi ha sorpreso ma poi ti lasci affascinare dagli schemi che Roma riesce a rompere.
Passare da un nido d’amore familiare alla città eterna è destabilizzante ma mi ha dato la possibilità di esplorare prima di ogni cosa me stesso e poi a capire ed adeguarmi a questa magia e chaos, se mi chiedi dove mi vedo tra dieci anni attualmente ti rispondo Roma.





L’esperienza Hollywoodiana con il film “House of Gucci” ti ha spinto ad esplorare nuove frontiere?

Assolutamente sì ma mi ha anche spaventato nuovamente. Il giorno prima dell’inizio delle riprese ero in camera d’hotel accovacciato sotto le coperte a chiedermi se fosse davvero arrivato il mio momento, il mattino successivo sul set ho scacciato tutte le insicurezze ed ho pensato “siamo in ballo ed allora balliamo”, in quel momento ho davvero aperto gli occhi su una realtà che fino ad allora non mi apparteneva. Io confido molto nella mia generazione e voglio dedicare me stesso e la mia arte in primis all’Italia.

La tua prima reazione alla scoperta della partecipazione al film di Ridley Scott “House of Gucci”?

Ovviamente non ci ho creduto, ero in treno rientrando da Torino al termine delle riprese di “Cuori Coraggiosi” una nuova serie in onda sulla rai che tratta dei primi trapianti di cuore negli anni’60, ho ricevuto la chiamata del mio agente, la quale mi chiese di preparami perché avrei conosciuto Lady Gaga, Jared Leto ed Adam Driver, non ti nego che non ci ho creduto realmente fino alla prima prova costume. Sentirsi all’interno di quel progetto è difficile da realizzare, ancora oggi faccio fatica.


Total outfit: GUCCI



Quali sono stati i momenti di set “House of Gucci” che sono rimasti impressi nella tua mente e nel tuo cuore?

Dopo la prova costume ho davvero realizzato che mi trovavo nel posto giusto per me e sul set ho avuto modo di improvvisare con Adam Driver e Lady Gaga, questo mio momento ha catturato Ridley Scott che ha deciso di tenere la scena. Al rientro in hotel ho incontrato un uomo al bar con la gamba appoggiata su un tavolino a bere una birra, da curioso quale sono ho subito intavolato una conversazione per capire cosa gli fosse successo e chiacchierando ho scoperto di parlare con uno degli art director del film, gli aneddoti raccontanti ed i consigli dati da una persona che ha visto tanti set sono un prezioso dono, ed è per questo che credo sia essenziale che la gente si incontri e confronti perché da una piccola curiosità può nascere un rapporto umano.

Quale è il posto in cui ti senti libero, estraniato dal mondo?

Abbiamo tutti bisogno di un posto dove ci sentiamo liberi, per me l’isola tiberina nasconde dei luoghi in cui mi sento immerso nel mio mondo e nei miei pensieri, fumo una sigaretta e leggo un libro, un po’ bucolico ma almeno sono libero.
Non dimentico però il mio “posto del cuore” vicino Treno, si tratta di una terrazza che si affaccia sulla valle e mi dà la possibilità di ricordare da dove vengo e cosa voglio fare nella vita, senza che vibri il telefono.


Total outfit: GUCCI



Alghero e il suo fiore all’occhiello dell’hospitality: l’Hotel La Margherita

L’hotel “La Margherita”, situato nel pieno centro di Alghero, nasce dall’estro della famiglia Masia nel lontano 1951. Il fiore all’occhiello della struttura, oltre alla sua collocazione a pochi passi dalla scogliera balneabile e dalla spiaggia convenzionata, è la Spa di circa 300mq dotata dei seguenti servizi: piscina riscaldata con Jacuzzi, bagno turco, doccia emozionale, sauna finlandese, doccia solare, due sale massaggi, manicure e pedicure.



Altro punto di forza de La Margherita è la terrazza solarium panoramica, dove in primavera e in estate vengono servite le ricche colazioni.

54 le camere con doccia o vasca complete di climatizzatore, tv color, telefono, Wi-Fi gratuita, frigo e cassaforte.Per chi si sposta in auto o moto a disposizione degli ospiti anche un garage.



Hotel La Margherita

Via Sassari 70, 07041 Alghero

Sito

Instagram

Il nuovo stile di MEDÏTERRANEO al MAXXI

Il progetto estivo 2021 dello spazio di tendenza ospitato a Roma nella piazza del Museo nazionale delle arti del XXI secolo ha aperto al pubblico giovedì 27 maggio, ripartendo dal successo della passata stagione e torna come un giardino urbano incantato pronto a sorprendere i clienti e a conquistarli attraverso delle experience all’insegna dell’enogastronomia di qualità e della buona musica, immersi un’isola di luci, colori e piante che caratterizzano il nuovo stile di MEDÏTERRANEO. Ristorante e Giardino del MAXXI.

Lo spazio, infatti, curato dallo studio di architettura Project On, si accende di atmosfera con un reticolato di luminarie pronto a ricreare un magico cielo stellato, mentre delle corde naturali, dei filari di edera e dei lampadari sospesi conferiscono alla location un tocco tropical. Tra complementi d’arredo in marmo, acciaio e legno di recupero, il locale ospitato nell’area esterna del Maxxi sfoggia poi la grande protagonista della stagione estiva: la consolle, regina dei live set dal martedì alla domenica, ingabbiata nell’iconica homi di bambù lanciata un anno fa come allestimento ecochic imprescindibile del ristorante open air. Stavolta, la proposta enogastronomica, continuando a puntare sulle materie prime di qualità e di territorio, e sulle ricette tradizionali rivisitate, sposa invece una formula più conviviale, con momenti dedicati al cibo all’insegna di piatti ripensati per la cena come portate da condividere, con main course nel weekend pure a pranzo, ma anche una grande varietà di assaggi in formato mini sfizi, dessert classici come il tiramisù e la cheesecake, o i sorbetti.

Racconta Alessandro Cantagallo, titolare e imprenditore romano: “L’esperienza dell’anno scorso ci ha consentito di capire alcune dinamiche e via via abbiamo apportato le modifiche necessarie a far funzionare uno spazio così grande. Noi siamo un ristorante atipico. Vieni per stare all’aperto, per stare bene e scopri che si mangia anche bene per essere un posto che fa così tanti numeri. Questa volta puntiamo sulla materia prima e sulla qualità, ma con una proposta nuova, quella dei mini piatti, dai piccoli hamburger al polpo in tre varianti, per far vivere ai clienti un momento di leggerezza che non rinuncia al gusto”, conclude Cantagallo. Ancora: non mancheranno invece dal martedì al venerdì per il pranzo le colorate bowl di poké, anche da comporre, del pop up Palmerie ai Parioli, altro ristorante di proprietà del gruppo, che sarà accolto proprio negli spazi di MEDÏTERRANEO. Spiega lo chef Emanuele Pompili: “Cerchiamo di spaziare chiaramente come sempre, con un piccole portate e pasti modulari, ma soprattutto un gusto che possa accontentare tutti, dal pesce sia cotto che crudo alla carne, tra carpacci, marinati e tartare. Cercheremo di accontentare anche vegetariani e vegani. In carta restano i primi dello scorso anno, che hanno funzionato e che riproponiamo come la Nerano, i 4 pomodori, e l’Aglio, olio, gambero rosso e lime”. Nello spazio che vanta circa 250 posti a sedere, infine, sarà dato spazio al brunch, che prevede due piatti principali sia di primo che di secondo da scegliere in base ai gusti. Altra protagonista della stagione sarà la selezione musicale, con la direzione artistica di Manfredi Alemanno: “In programma ci sono live session con anche ospiti internazionali, da band ad acclamati dj, per far ascoltare diversi correnti musicali, dal tribale alla house, fino agli show in duo voce e piano con pezzi anche pop per la domenica al tramonto”. Il barman Glauco, che arriva da Palmerie, nel frattempo, conquisterà i clienti a suon di cocktail della sua drink list ispirata ai profumi dei Paesi che si affacciano sul Mar Mediterraneo.

La valigia del weekend fuori porta

Non vedevamo l’ora, finalmente le restrizioni agli spostamenti sono allentate e dopo mesi di immobilità forzata scatta la voglia di una fuga di qualche giorno lontano da casa. Che la destinazione sia mare, lago o montagna, nelle gallery ecco alcuni pezzi che non possono mancare nel borsone da viaggio.

Canada Goose
Canada Goose
Gimo’s
Colmar
Piacenza Cashmere


Tagliatore
Womo
Alphatauri
Tela Genova
CP COMPANY
ASPESI
TOMMY JEANS
Heart of Zeus

Alessandro Gherardi
CDLP
Gandhara
CDLP
Calvin Klein




Velocità, potenza e coraggio: la Superbike è ripartita alla grande

Per la prima volta dal 2004, complice anche la situazione emergenziale globale, il Campionato Mondiale MOTUL FIM Superbike è iniziato in Europa, con due tappe iberiche che hanno confermato l’essenza di questa competizione: velocità, potenza dei motori, capacità del pilota di leggere la gara e azzardare con tattiche al limite dell’incoscienza, affidandosi alla moto e agli pneumatici.

Lo show in Aragona

Prendiamo ad esempio quanto avvenuto nella prima gara dell’anno, il Pirelli Aragón Round sul circuito della Ciudad del Motor de Aragón, nella classe regina: il campione in carica Jonathan Rea, a caccia del settimo titolo consecutivo, ha conquistato al sabato pole position e Gara 1, festeggiando nell’occasione le cento vittorie in carriera in WorldSBK, primo pilota a raggiungere questo traguardo. Il giorno successivo, però, il meteo ci ha messo lo zampino e stravolto le cose.

La giornata di gare domenicali è stata infatti caratterizzata dal tempo incerto e, sia nella classe WorldSBK che WorldSSP, la griglia di partenza si è divisa sulla scelta degli pneumatici, che ha definito strategie di gara vincenti. E così, dopo l’ennesima vittoria di Rea nella Superpole Race, nella WorldSBK Gara 2 ha trionfato l’azzardo di Scott Redding, che è partito con pneumatici slick e, approfittando di una pista che andava asciugandosi, ha tagliato il traguardo con buon margine sul resto dei piloti.

Il ruolo delle gomme Pirelli

In tutte le situazioni, comunque, sono stati proprio gli pneumatici Pirelli ad assicurare buone performance, come rimarcato anche dallo stesso Rea – che ha lodato, in particolare, le performance degli intermedi nella Superpole di domenica. Per questa stagione, l’azienda milanese ha puntato sullo sviluppo del Diablo Superbike, gomma ufficiale del campionato destinata esclusivamente all’attività sportiva e, quindi, non utilizzabile su strade pubbliche.

In rispetto della filosofia della Superbike – che, ricordiamo, è il principale campionato per moto derivate dalla produzione di serie, vale a dire moto normalmente realizzate per la circolazione stradale – anche Pirelli declina molte delle soluzioni sperimentate in pista nella produzione regolare. L’ultimo esempio è quello del Diablo Rosso IV, in vendita da alcune settimane anche sui siti online come Euroimport Pneumatici, che presenta una innovativa carcassa in fibra Lyocell che offre una resistenza maggiore allo stress degli inserimenti in curva o delle accelerazioni più aggressive, ma anche tanti altri pneumatici moto della Pirelli beneficiano di tutto il know-how acquisito nel massimo campionato delle derivate di serie e applicano le tecnologie così studiate e testate.

Stracciato il record della pista

Guardando ai risultati in pista si notano subito i progressi compiuti dai prodotti della P Lunga e, più in generale, dalle moto: in WorldSBK, il nuovo pneumatico posteriore da qualifica Y0449, che era stato utilizzato solamente a Laguna Seca nella stagione 2019, ha permesso a Jonathan Rea e a Scott Redding di scendere al di sotto del record assoluto del circuito, con il tempo migliore di 1’48.458 segnato dal sei volte Campione del mondo Rea, che ha abbattuto il muro del 1’49 e ha superato di oltre mezzo secondo il precedente primato (1’49″049 di Alvaro Bautista, segnato nel 2019).

Ovviamente meno elevate le velocità nella giornata successiva, caratterizzata da maltempo, che però ha comunque fornito indicazioni importanti ai piloti e alla stessa Pirelli per le buone performance di tutte le tipologie di pneumatici, con slick, intermedi e da bagnato che sono stati tutti utilizzati in gara. 

Pirelli e Superbike, 17 anni e milioni di chilometri insieme

In diciassette anni di partecipazione in qualità di Fornitore Ufficiale di Pneumatici, il Campionato Mondiale MOTUL FIM Superbike ha permesso a Pirelli di sviluppare prodotti altamente apprezzati dai piloti e motociclisti di tutto il mondo, che si sono imposti fin da subito come leader indiscussi di mercato. Il lavoro di sviluppo realizzato da Pirelli insieme ai piloti del Campionato delle derivate di serie non ha eguali, e un numero lo racconta: gli pneumatici della gamma racing di Pirelli hanno percorso complessivamente oltre 2 milioni di chilometri di gare, correndo anche con temperature estreme, dai memorabili 0°C di Assen 2019 ai 60°C in molteplici occasioni.

Fragranze per ambienti: quali scegliere adesso

Siamo nel pieno della stagione dei profumi naturali, tra note primaverili ed estive anche le nostre case risultano più accoglienti quando si vestono di questi sentori profumati. Nella gallery abbiamo selezionato alcune profumazioni per ambiente da diffondere nelle stanze della nostra casa, perfette per questo periodo. Ci conducono agli spazi aperti, dal mare alla campagna portandoci (almeno con il pensiero) alle atmosfere dell’estate a cui non sappiamo rinunciare.

Heart & Home River Rock

Fresca come il bergamotto e frizzante come gli agrumi, River Rock stimola la percezione olfattiva accompagnandola in una passeggiata nella libertà della natura, un’emozione che il profumo riporta alla mente permettendo di rivivere un attimo di felicità rigenerante in ogni ambiente della nostra casa.

Susanne Kaufmann Balancing room diffuser

Balancing Room Diffuser è la prima fragranza per ambienti di Susanne Kaufmann, una novità in edizione limitata che vede protagonista della formulazione una miscela di oli essenziali. Le note di testa arancia, limone, lavanda incontrano presto un cuore di noce moscata e ylang ylang, noto per infondere una profonda e benefica sensazione di benessere e promuovere l’equilibrio interiore.

Millefiori Milano Acqua Blu

Acqua Blu di Millefiori Milano è una fragranza enigmatica dagli intensi contrasti: frizzanti note agrumate incontrano rinfrescanti sfaccettature acquatiche e moderni accenti aromatici, chiudendosi in avvolgenti note di ambra e legno di cedro.

Millefiori Milano Lime & Vetiver

Lime & Vetiver invece si compone di freschi accordi agrumati e floreali che richiamano i profumi del lime e della fresia si fondono con frizzanti e speziate note di cuore.

Dr.Vranjes

Dr.Vranjes continua a stupirci con le note di testa verdi e balsamiche della menta selvatica di incontrano il cuore bianco candido e positivo del bergamotto, riportando alla mente il ricordo di lunghe passeggiate rilassanti.

Manintown portraits: Peter White

A cura di Filippo Solinas e Benedetta Balestri

Ph: Luca Pipitone (@dopoesco)

Ex Magazzini, Marmo, Atlantico. Questi sono alcuni dei locali e club di musica dal vivo dove fino a qualche tempo fa eravamo abituati ad andare, a cantare a squarciagola i pezzi dei nostri cantanti preferiti. Il sogno di Peter White è di suonare all’Atlantico, e nell’attesa che la musica torni a suonare, ha dato vita ad un’iniziativa sui social a sostegno dei locali del suo cuore, lasciando di fronte alle loro porte una chitarra personalizzata da lui. Classe 1996, orgogliosamente romano, Peter White è tra i cantautori più conosciuti sulla scena indie-pop italiana, ama disegnare volti di donne, e ha personalizzato proprio con questi volti le chitarre lasciate in giro per l’Italia. La sua musica è fatta di fotografie nitide, emozioni che diventano immagini di esperienze, di emozioni, della sua città. Tra “notti sui tetti”, “appunti tatuati sulle mani”, e “stelle che sembrano fanali” attraverso le parole si vede il mondo dagli occhi di Peter, ed è un mondo sospeso a metà tra la malinconia del passato e le giornate storte che tutti viviamo ogni giorno.
La sua Narghilé su Spotify conta oggi quasi 18 milioni di streaming, e l’ultimo singolo “Gibson Rotte”, promette di accompagnarci nelle caldi notte estive, “tra il vino, il buio e il tempo dato da una cassa”.



Gibson Rotte sembra un primo passo verso la ripartenza, vuoi dirci qualcosa in più sul singolo?

“Gibson Rotte” è un brano che nasce in maniera spontanea. Ero in studio con i miei produttori Niagara (Gabriele Fossataro) e Polare (Paolo Mari). Quel giorno stavamo lavorando ad altro ma avevamo tutti voglia di fare qualcosa di nuovo.
Polare, ha iniziato a suonare il giro di chitarra che è poi diventato il fil rouge di “Gibson Rotte”.
Dopo venti minuti Niagara aveva già fatto registrare Polare e stava curando la parte ritmica, mentre io iniziavo il lavoro di scrittura. La fase di definizione è stata molto lunga…ogni brano ha la sua storia e il suo tempo. Se una canzone arriva alla fine della lavorazione merita di essere condivisa, il giudizio poi è compito del pubblico.



La fotografia del video, per la regia di Daniele Barbiero, trasporta lo spettatore in uno scenario cinematografico e anche la tua musica attinge molto dal cinema, quali sono i tuoi riferimenti?

Amo il cinema, e ti darò una risposta leggermente banale: mi piace spaziare tra vari generi e non mi pongo troppi limiti. Se dovessi scegliere una mia passione cinematografica tra tutte direi forse i film noir, soprattutto al livello fotografico.

Insieme al singolo hai lanciato anche una splendida iniziativa, vuoi parlarcene?

Si. Purtroppo il periodo storico che stiamo affrontando è complesso per tutti.
Il settore musicale è fermo da più di un anno e mezzo a causa della pandemia.
Bisogna evidenziare il fatto che annullando i concerti non si fermano solo gli artisti che vanno sul palco, ma c’è un mondo di addetti ai lavori che smette di esistere dietro le quinte: dagli impiantisti ai fonici, dai promoter ai gestori e dipendenti dei locali.
Per questo motivo ho voluto lanciare un appello di speranza: ho preso delle chitarre, le ho personalizzate e poi lasciate simbolicamente davanti ad alcuni luoghi di Roma, realtà importanti per il mio percorso artistico e per la musica in generale. Il mio intento, dopo aver scritto “Gibson Rotte”, era di rimettere insieme i pezzi, di riavvicinare tramite la musica.



Dal tuo primo singolo Birre Chiare nel 2017 ad oggi come si è evoluto Peter White?

Sono andato avanti senza farmi troppe domande. Credo di avere in tasca ancora gli stessi ideali.
Con l’uscita di “Birre Chiare” nel 2017 vedevo la musica ancora come un passatempo.
Nel corso di questi quattro anni ho imparato ad amare il mio mestiere anche se così complesso.
Il prezzo della vita è questo: andando avanti scambiamo un po’ di spensieratezza con un filo di esperienza.

Che rapporto hai con la scrittura?

Molto personale e altalenante. E’ forse la parte più difficile del mio lavoro: scegliere le parole giuste e riuscire a focalizzarle in una frazione di tempo.



Quali sono i tuoi artisti preferiti? Una nuova promessa che tutti dovrebbero ascoltare?

Chiunque mi conosca bene sa che adoro il cantautorato, in particolare Francesco De Gregori.
Nuova promessa senza pensarci due volte: Clied.

Hai in progetto un nuovo disco?

Assolutamente si. Non aggiungo ulteriori informazioni perché spero di far parlare la musica a tempo debito.

Salutiamo Peter, e qualcosa mi dice che la prossima volta che lo rivedrò sarà su un palco. Magari all’Atlantico.

VIVO: il vero sapore del mare dall’Argentario a Milano

A metà strada tra Brera e Moscova, una zona in cui tradizione e modernità si incontrano oggi più che mai, apre VIVO, il secondo ristorante dei fratelli Manno a Milano.

Una famiglia di pescatori alle spalle, che dal 1904 ha trasmesso di generazione in generazione l’amore per il mare, per l’arte della pesca e per la materia prima del pesce stesso, fino ad arrivare a oggi. Dalla tradizione di famiglia è nata l’esigenza di far conoscere agli amanti della buona cucina, i piatti tipici dei pescatori dell’Argentario; un progetto che ha lo scopo di onorare il mestiere del pescatore e allo stesso tempo comunicare, attraverso la cucina, l’importanza della filiera corta, che attribuisce una qualità superiore al prodotto ittico. 

L’intera filiera è formata da pescherecci di proprietà e attenzione all’ambiente. I piatti hanno sempre una storia da raccontare regalando il sapore del vero pesce, pescato poche ore prima e portato in tavola. La nuova straordinaria sfida del gruppo Manno, che proprio in questo momento di pandemia ha investito in un nuovo ristorante, perseguendo l’obiettivo quasi decennale di valorizzazione del pesce, per raccontare ai clienti la storia del piatto, oltre al gusto.

Il ristorante di Via Statuto 16 accoglie i suoi ospiti in un bellissimo dehor ampio in cui delle vele bianche fanno da cornice, coprendo i tavoli e il bancone, un gozzo del 1965 ristrutturato a mano da Mileo, l’ultimo maestro d’ascia dell’Argentario. Il locale profuma di mare e ci racconta la sua storia tramite le sue mura e con la cucina degli Chef Benedetto e Alessandro.

Un locale vivo per davvero, come Milano, che si prepara a riaprire dopo questo periodo buio di chiusure, pronto ad accogliere gli amanti del buon cibo e del buon bere in questo angolo di Rinascimento della città.

Ospitalità anticonvenzionale nel segno della valorizzazione artistica: il Miramare Hotel Museo

Il Miramare Hotel Museo di Cagliari è un concept innovativo che cattura il cuore di tutti gli ospiti che vi soggiornano almeno una volta nella vita.



Il piccolo e lo stravagante hotel de charme sorge al piano nobile di Palazzo Marini Devoto, un’ imponente costruzione realizzata tra il 1870 e la fine del XIX secolo nella via principale di Cagliari. Le 24 camere sono, in realtà, degli atelier in cui diversi artisti hanno realizzato i loro lavori, entrando in contatto con l’hotel, con i suoi creatori e con i clienti. 

“L’arte come investimento per il futuro,” sono le parole del visionario host, Giuliano Guida Bardi, già noto al grande pubblico per il suo attivismo nell’ambito dell’hotellerie rivoluzionaria.



È stato proprio il Miramare a ideare e realizzare il Payable in art, formula che consente agli artisti di tutto il mondo di soggiornare a Cagliari e scoprirne cultura e passione e pagare il conto dell’hotel in opere d’arte. Un ritorno ad un baratto e al mecenatismo che valorizza l’umanità degli artisti e quella degli artigiani-albergatori, troppo spesso avvilita dalla misurazione in denaro delle loro passioni. Questo processo ha disegnato un hotel arcimboldiano, multiforme: un melting-pot di stili e culture, cronache e storia e storie che regalano al Miramare un fascino unico. 



A completare l’opera il piccolo esercito dei giovani e entusiasti collaboratori che animano la reception, il bar, la cucina e le sale colazioni. Tutti giovanissimi e tutti allegri e votati a favorire un soggiorno gioioso e felice.  Loro organizzeranno per voi un tour in tuk-tuk per i vicoli della Marina e di Castello, le rutilanti vie del centro storico oppure una straordinaria gita in barca nel Golfo degli Angeli, o ancora un giro sul Piper PA28 a disposizione dell’hotel per farvi ammirare dall’alto le perle della Sardegna del Sud. Un’esperienza unica, di fronte al porto turistico, nel suggestivo quartiere di LaPola (o Marina), una specie di suk con una straordinaria offerta enogastronomica, dai ristoranti stellati alle trattorie da angiporto, ma sempre con fascino e carattere. 



Miramare Hotel Museo

Via Roma, 59, 09124 Cagliari

Sito

Instagram 

Gian Franco Rodriguez, quando i sogni diventano realtà

Gian Franco Rodriguez, non lo conoscevamo ancora, ma adesso con il successo mondiale della attesissima serie TV targata Netflix “Halston” abbiamo potuto apprezzarlo in una performance da Oscar. Lui interpreta Victor Hugo, prima vetrinista e poi artista della gang di Andy Warhol. È fidanzato decisamente fuori controllo per l’appunto dello stilista più controverso made in USA che in pochi anni ha visto l’ascesa al successo ed il crollo nel baratro in maniera burrascosa.

Ma ora scopriamo chi è Gian Franco e le sue radici Italiane.



Conoscevi già la storia di Halston?

Purtroppo, no, Halston è morto nello stesso anno in cui nascevo io in Venezuela nel 1990, non ho avuto modo di scoprire la sua storia fino a quando ho letto il copione. Inoltre, la sua storia è molto conosciuta negli Stati Uniti e io sono cresciuto in Venezuela, solo nel momento in cui ho saputo di avere un’audizione per il progetto, mi sono informato in tutti i modi possibili, vedendo interviste e documentari.



Hai fatto molti provini per arrivare ad avere il ruolo?

Sì, davvero tanti, ma la cosa più bella è stata che nel momento in cui son stato confermato, il regista ci ha fornito un sacco di materiale inedito per poter studiare al meglio i personaggi che alla fine nessuno di noi conosceva. Ho avuto anche l’opportunità di conoscere un amico di Victor al quale ho potuto fare tantissime domande che solo lui che lo aveva frequentato poteva saper rispondere.

Siete al TOP10 in Italia e in molti paesi del mondo, ve lo aspettavate.

Sinceramente non ci ho pensato in quel momento, volevo solo fare il meglio che potessi perché ero super felice di farne parte. Mi sono catapultato nel personaggio al punto di non utilizzare i social per un anno e mezzo, volevo solo pensare al mondo di Halston.

Siamo anche stati interrotti dalla pandemia, avevamo iniziato le riprese a febbraio 2020 per poi fermarci a marzo e riprendere a settembre. Non è stato facile come per nessuno quel periodo.

Parlami delle tue origini italiane.

I miei nonni sono Siciliani di Milazzo, sono partiti negli anni 50’ quando nella bellissima Trinacria era difficile trovare lavoro alla volta del Venezuela nella speranza di una vita migliore. Ho anche voluto imparare bene la lingua e nel 2004 son venuto in Italia per studiare l’italiano per sei mesi.



Sei nato in Venezuela e quando hai deciso di venire a vivere in USA.

Sono venuto con mia sorella negli Stati Uniti nel 2010, ho sempre amato recitare, ma venendo da un piccolo paesino del Venezuela non è un qualcosa che puoi pensare possa diventare un mestiere, è talmente distante da qualsiasi realtà che ti circonda che sembra impossibile. Poi mi è successo di trovare una scuola di recitazione ed ho capito che c’era un mondo che mi stava aspettando.

Ora ti dividi tra New York e Los Angeles?

Quando mi son trasferito in USA son stato per molti anni a L.A. poi nel 2019 ho pensato di cambiare un pochino le cose e di trasferirmi a NY e vedere come sarebbero andati i casting per me nella grande mela. Le opportunità sono arrivate dopo pochi mesi, avevo il mio ruolo in Halston. 

So che hai una storia curiosa sul tuo primo provino.

Direi proprio di si, in quanto ero stato chiamato per il ruolo di un italiano, ma era talmente piccolo che alla fine del montaggio non esisteva nemmeno più, avevo visto la lista dei personaggi che erano richiesti, e con un venezuelano totalmente pazzo di mezzo mi son detto, voglio essere lui. Così il giorno dell’audizione quando mi hanno chiesto quale personaggio volessi leggere la mia risposta è stata rapida: Victor.



Ti sei trasformato per il ruolo di Victor.

Diciamo che i baffi sono i miei, con qualche piccola aggiunta per avere la forma esatta, invece i capelli hanno dovuto rasarli in quanto le scene non erano girate con la stessa sequenza della serie, quindi era molto più comodo mettere le parrucche.

La scelta di perdere peso è stata una mia scelta per essere il più possibile simile a Victor. Devo anche dire che il regista Daniel Minham ha voluto che fossimo come una famiglia, anche nel weekend quando non giravamo ci invitava sempre a casa sua per farci vivere più momenti insieme.



Qual è il tuo motto.

Penso che si debba sempre sognare in grande nella vita, anche se le persone intorno a te non lo hanno mai fatto, devi farlo a qualsiasi costo.

L’età dell’oro del second hand al tempo delle app e delle generazioni “mobile”

Per tradizione, necessità, vezzo, scelta o ideologia il fenomeno degli abiti usati ha visto più albe che tramonti, vissuto corsi e ricorsi, forme e riforme. A volte anacronisticamente fuori dal suo tempo generazionale, dal credo stilistico e dalle voci del coro, altre progettualmente costruito in seno alle mode stesse come eredità di riscatto, ispirazione e recupero creativo, un esempio su tutti le creazioni di Martin Margiela, il “Golden Dustman” (come Caroline Evans lo ha definito in un suo saggio) che ha fatto dell’up-cycling il suo riconoscibile marchio di fabbrica. Un uso e costume longevo quanto le ataviche leggi del baratto (quello che oggigiorno, un po’ borghesemente, abbiamo rimpiazzato con il più modaiolo swapping), ma anche mutevole nella rappresentazione storica della sua natura e nelle sue espressioni tante quanti sono, e sono stati, i cambiamenti, le evoluzioni e i bisogni (individuali, collettivi o sociali) che da sempre lo hanno riportato ciclicamente in auge. Parafrasando un vecchio proverbio potremmo quasi dire ‘epoca che vai, modalità al riuso che trovi’.



Dalla mercanzia di scarso e dubbio valore dei mercatini delle pulci alle “pezze americane” del dopoguerra fatte di scarpe, indumenti e pellicce di secondo ordine impacchettati in “balle al buio” e spediti dagli Stati Uniti. Dai flea market gentrificati e ribattezzati a mete di culto del thrift shopping di tendenza (Marché aux Puces, El Rastro, Portobello, Monastiraki, Rose Bowl), passando per i negozietti dell’usato, le boutique del buon vintage d’annata e gli spazi destinati al pre-loved nei department store metropolitani (come l’esperimento abbracciato dal Karstadt di Berlino), fino ai suoi alter ego virtuali, i social marketplace due punto zero.

Dagli abiti di seconda mano impugnati come strumento di contestazione contro la società dei consumi, pensiamo agli hippie sessantottini o agli esistenzialisti parigini degli anni 50, all’urgenza di trovare in essi una fuga dall’appiattimento e dall’omologazione mainstream, come da vessillo del movimento hipster. Dall’emozionale lascito di abiti tramandati come investimento (la principessa Beatrice di York si è sposata con un abito di Sir Norman Hartnell già indossato da sua nonna Regina Elisabetta), alla presa di coscienza di una moda eticamente sostenibile, circolare e anti-spreco. Un approccio quest’ultimo maturato negli anni ma segnato da una data (che vuole essere contestualmente simbolica), marzo 2020, e da volti, quelli dei Millennial e dei suoi Post, i cosiddetti Zoomer. È l’anno della pandemia, del silenzio assordante dei lockdown, delle serrande dei negozi abbassate e delle piazze svuotate dal mercanteggiare di rigattieri, robivecchi e cenciaioli.

È l’anno in cui soprattutto i giovani social e iperconnessi delle Generazioni Y e Z, eredi di un pianeta bistrattato e di un’economia a coni d’ombra, hanno scelto di essere testimoni e portavoce di una moda votata al second hand. Hanno scelto di essere consumatori del riuso, per risparmio e sostenibilità, ma anche venditori responsabili da decluttering e svuota armadio, per guadagno e rinnovamento, e lo hanno fatto scegliendo uno dei mezzi a loro più familiare, ossia il web. Piattaforme digitali, app e acquisti online, complice anche il mutato scenario di consumo e consumatori, stanno così vivendo la loro golden age. Nel mare magnum delle applicazioni, una tra le più giovanili e accessibili (insieme a Vinted, Poshmark e ThredUp), è Depop nata nel 2011 come startup digitale specializzata nella vendita di accessori e abbigliamento di seconda mano, al tempo chiamata Garage, e oggi affermata scaleup “sostenibile” nel panorama del social commerce. Dove sostenibile significa comprare e vendere capi non più nuovi, ma anche acquistare capi nuovi da aziende che non producono in grande massa e puntano a creare abiti di qualità che durano nel tempo.



Fondata dall’imprenditore milanese Simon Beckerman, a sua volta padre della rivista indipendente Pig e del brand di occhiali Retrosuperfuture, Depop è, per dirla con le parole del suo ideatore, figlia di eBay e Instagram se fossero sposati. Le applicazioni di second hand sono di per sé democratiche perché alla portata di tutti e rivolte a tutti i target (di età e di tasca) soprattutto quando mostrano anche l’altra faccia della stessa medaglia, il vintage. Dalle app più pop a quelle luxury come il lusso d’antan della tedesca Rebelle, l’usato di alta moda della pioneristica Vestiarie Collective, i 16mila articoli di lusso pre-owned di The Luxury Closet fondata a Dubai da Kunal Kapoor o l’eleganza iconica à la française di Re-SEE, tutte accumunate da una scelta brand couture oriented. Ma possono anche essere settoriali come la piattaforma di nicchia Byronesque fondata da Gill Linton e Justin Westover e della sua invidiabile collezione di capi d’archivio anni ’80 e ’90 del calibro di Comme des Garçon e Yamamoto, l’e-store di seconda mano Rebag che da poco ha anche lanciato il tool di riconoscimento Clair Al che consente ai potenziali venditori di scoprire il valore delle borse di lusso in pochi secondi, alla pari del funzionamento di Shazam, oppure Grailed l’app dedicata allo streetwear maschile.

A prescindere dal peso o dal valore che diamo al concetto di usato, il rimettere in gioco e in discussione capi che non sono più alla loro prima uscita, rappresenta sempre una soluzione salvagente a vantaggio dell’ambiente e di una moda che ha bisogno, più che sovrapprodurre, riprodurre in maniera consapevole.

Il Gin Beefeater si fa bello e green

Iconico e sostenibile il nuovo Gin Beefeater

Sono detti “mangiatori di carne”, ma questo non è il loro principale mestiere: i Beefeater, esattamente “i guardiani della Torre di Londra”, sono i protettori dei gioielli della Corona.
Il loro nome completo è “Guardie del Palazzo Reale di Sua Maestà e della fortezza della Torre di Londra”, che un tempo venivano rimborsati anche con delle razioni di carne, da cui beef (carne in inglese) e si vociferava si cibassero della carne destinata ai prigionieri della Torre.
E’ da loro, simbolo storico di Londra, che prende il nome il Gin più premiato al mondo, oggi rinnovato nel design.
Perchè il nuovo Beefeater è sempre più londinese, un’estetica affine all’iconico mattone della città.

Mattone dopo mattone, Beefeater Gin si fa anche sostenibile, la nuova bottiglia infatti riduce la plastica del 90% e ottimizza il processo produttivo diminuendo l’impatto ambientale attraverso la riduzione del consumo di acqua e della produzione di carbonio.

410 tonnellate di plastica all’anno risparmiate che corrispondono a 31 bus londinesi e 594 cabine telefoniche, per un totale di 160 milioni di pezzi di plastica in meno.  

E anche l’estetica vuole la sua parte, confermata la trasparenza del vetro che esalta la purezza del contenuto, aumentano le sfaccettature ai lati che aiutano il grip mentre si versa (i barman ringrazieranno), il tappo rosso con scritta oro ne conferma l’eleganza e l’autorità e novità della nuova etichetta è che il beefeater tiene in mano un mazzo di chiavi dorate, un rimando alla più antica funzione pubblica che ancora si svolge quotidianamente a Londra, la “cerimonia delle chiavi” risalente al XVII secolo, che consiste nella chiusura serale delle porte della Torre, ancor oggi rito gratuito a cui assistere su appuntamento.

Le note di degustazione

La caratteristica principale della produzione di Beefeater è la macerazione della scorza di limoni e arance di Siviglia, bacche di ginepro intere e altre botaniche naturali per ben 24 ore prima della distillazione. Un processo tradizionale altamente innovativo all’epoca della sua creazione. Il coriandolo non è piccante e immette un sapore speziato. Il profumo agrumato ne detta lo stile e imprime distintività.

Olfatto: forte presenza di ginepro e note di agrumi. Un aroma complesso ma bilanciato. 
Palato: riconoscibili in fondo alla lingua il sapore amaro del ginepro, le note fresche e decise degliagrumi. 
Finale lungo che richiama sentori di liquirizia.

DRINK ZERO SCARTI

Il legame con l’ambiente e la natura da cui nasce Beefeater, evolve nel rispetto del Pianeta. 
Una decisiva svolta verde che il bartender Kevin Faccio traduce nella Beefeater green drink list. 4 ingredienti, utilizzati al fine di vagliare tutte le loro potenzialità, per 11 preparazioni


Da una carota, ad esempio, si può avere un estratto. La polpa con un po’ di farina può essere usata per realizzare delle cialde cotte al forno e condite con sale grosso e paprika, croccanti fingerfood da accompagnare al tuo cocktail. Il ciuffo verde insieme alle bucce è invece perfetto per un brodo. Il lime, una volta spremuto, può essere utilizzato per creare una tintura di scorze spray, o uno sciroppo. Insieme a fondi di caffè si rivela un compost per le nostre piante aromatiche. La calotta di lime essiccata e ridota in polvere si usa per il garmish. 

DRINK

Gin House Blues
50 ml Beefeater Gin 50 ml estratto di ananas 30 ml Daiquiri Bitter syrup (sciroppo ottenuto dall’utilizzo delle calotte spremute di lime. Lasciate sotto zucchero producono un olio essenziale amaro. Lo zucchero rimanente viene sciolto con una miscela di rum Havana 3 e acqua) 2 Dash angostura bitter
Garnish: Tintura di scorze, polvere di scorze (le scorze utilizzate per la tintura ormai esauste vengono essiccate e ridotte in polvere)
Preparazione: shakerare tutti gli ingredienti con ghiaccio in uno shaker, poi con un colino versare in una coppetta 

La dritta green: le materie esauste possono essere convertite incompost per autoprodursi e coltivare le proprie erbe aromatichePreparazioni degli ingredienti per i cocktail

Sciroppo di cocco e curcuma: frullare la polpa di un cocco e la sua acquaefiltrare con un colino.Pesare e aggiungere parte uguale di zucchero e sciogliere. Quando lo zucchero è completamente sciolto aggiungere circa mezzo cucchiaio di the di curcuma.

Meringa di cocco e ananas: preparare con 200 g di albumi una miscela con 2 cucchiai di polpa di ananas di scarto dell’estrazione e 1cucchiaio e mezzo di pezzi di cocco scartati dalla preparazione dello sciroppo, mescolare e montare con un minipimer fino al raggiungimento della densità desiderata



 

Il ritorno dei cappelli Von Dutch, tra social e nostalgia degli anni 2000

Gli anni Zero sono diventati una sorta di golden age della moda da cui mutuare innumerevoli trend: dopo i revival di pantaloni a vita bassa, cinture con fibbia-logo de rigueur, occhialoni a mascherina et similia, ora sembra sia il turno dei trucker hat, o meglio del brand che nella prima decade del nuovo millennio ha reso il cappello con il retro in mesh traforato, usato perlopiù dai camionisti americani (da cui il nome), uno dei più venduti – e vituperati – accessori del periodo.
Si parla di Von Dutch, label californiana che raggiunse l’acme della popolarità negli anni Duemila, quando i berretti in questione erano un tormentone perfino tra star e starlette (Madonna, Justin Timberlake, Jay-Z, Britney Spears e Ashton Kutcher, solo per citarne alcune), per poi entrare in crisi e finire rapidissimamente nel dimenticatoio.

Adesso, a quanto pare, sarebbe pronta per un ritorno in grande stile nell’agone del ready-to-wear, proponendosi addirittura come marchio “pigliatutto” che al numero sterminato di varianti dei citati cappellini affianca magliette, calzature, borse e una linea in edizione ultralimitata, che consta per esempio di jeans stampati e bauletti tempestati di paillettes, cristalli e broderies dai prezzi non proprio ecumenici.
Gli indizi del comeback di Von Dutch, sotto questo punto di vista, ci sono tutti: limitandosi ai più recenti, vanno registrate la notizia di una docuserie prevista entro l’anno su Hulu, che ne racconterà ascesa e caduta, e la presentazione di una collezione di denim pants dall’allure esclusiva prodotti in Italia, che comprende modelli maschili dai lavaggi spericolati o istoriati dal lettering della griffe.


Justin Timberlake (Photo by James Devaney/WireImage)

Per comprendere come un brand epitomo di un’estetica parecchio discutibile, archiviata da tempo, stia raccogliendo favori tra celebrità e frotte di imberbi tiktoker, è bene anzitutto riavvolgere il nastro, tornando alle imprese del capostipite Kenneth Graeme Howard, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Von Dutch.
Precursore di quella Kustom Kulture che si sarebbe diffusa negli Stati Uniti dalla metà del secolo, Howard lavorava come meccanico nei sobborghi di Los Angeles. Alla fine degli anni Trenta perfeziona la tecnica del pinstriping, tracciando sulle superfici di auto e moto grafiche come il Flying Eyeball, l’occhio alato assurto in breve a simbolo dell’attività.

Quattro anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1992, le figlie cedono il nome agli imprenditori Michael Cassel e Robert Vaughn, che nel ‘99 fondano la Von Dutch Originals, inaugurando l’anno seguente un flagship store a L.A., su Melrose Avenue.

È l’inizio di una parabola fulminea, sospinta anche dal contemporaneo, improvviso interesse per il mondo del tuning innescato dal primo film della saga di Fast & Furious: il trucker hat viene adottato dal gotha di Hollywood, che ne fa l’accessorio prediletto per le uscite off-duty; i più temerari lo sfoderano addirittura sui red carpet, mentre le prezzemoline à la Paris Hilton ne calcano uno praticamente h24.

Il novello oggetto del desiderio, un semplice berretto da baseball in cotone e rete, non può certo definirsi un capo di pregio, ma tant’è. L’azienda, ovviamente, asseconda la mania, declinando i cappellini in ogni alternativa possibile e immaginabile, dal denim raw alla pelle, passando per fantasie camouflage, tie dye, glitter, eccetera. La fiammata però si esaurisce presto, e nel 2004 lascia l’incarico lo stilista Christian Audigier, autore degli stravaganti design che avevano inaspettatamente fatto sfracelli tra vip e non; il marchio si trascina ancora qualche anno finché, nel 2009, viene ceduto alla società francese Groupe Royer.
Ad ogni modo, il successo di Von Dutch era figlio soprattutto della celebrity culture degli anni Zero veicolata da videoclip, reality show e siti di gossip; venuta meno quest’ultima, il declino era per molti versi inevitabile.



Nel 2016, tuttavia, a risollevare le sorti del Flying Eyeball è nuovamente una celebrità, stavolta 2.0: nel feed della regina di Instagram Kylie Jenner spuntano i famigerati trucker hat, seguiti in successione da bra, minigonne, giubbotti e altri indumenti con la scritta ricurva di Von Dutch bene in vista. Che sia un’ingegnosa trovata pubblicitaria o il ghiribizzo di turno della star poco importa, la strada per il revamp della griffe è ormai tracciata, e come non bastasse lo strapotere mediatico di Jenner arrivano gli esempi di rapper, supermodel e influencer, vale a dire le personalità che hanno ormai scalzato i divi “tradizionali” quanto a capacità di condizionare i gusti dei consumatori.
Il copricapo Von Dutch torna a essere un feticcio ostentato da Travis Scott, Megan Thee Stallion, DaBaby, Tyga e altri assi del rap, così come dalle modelle du moment (Bella Hadid, Kendall Jenner) e star del web quali Emma Chamberlain e Jordyn Woods, tutti accomunati dall’enorme seguito di cui godono nel pubblico più giovane.
D’altronde il rinnovato interesse per il brand sembra attecchire principalmente tra adolescenti e affini: ad esempio su TikTok, social d’elezione della generazione Z, l’hashtag #TruckerHats conta 1,4 milioni di visualizzazioni. Von Dutch beneficia insomma della riscoperta generalizzata di marchi in voga almeno una ventina di anni fa, trascinata da un pubblico di nativi digitali abituato ad attingere in massima libertà dalle tendenze passate più diverse, traslando nell’abbigliamento il concetto di anemoia, la “nostalgia per un tempo che non si è mai vissuto” che connota quest’epoca più liquida che mai.



In tutto ciò, la label prova a sfruttare al meglio il momentum: distribuzione e direzione creativa delle collezioni tornano in house; si dà fondo all’archivio, traendone oltre ai berretti camicie dal retrogusto workwear, bowling bag e altri prodotti che hanno segnato gli anni d’oro; nell’ottica di riannodare i fili con lo show business hollywoodiano, viene riaperto il negozio di Los Angeles; infine arrivano le collaborazioni, che oggi rappresentano la via maestra per rinfrescare la grammatica di stile dei brand e aprirsi a nuovi clienti.
Nel settembre 2020 ecco allora la co-lab con Puma, una capsule collection che glorifica l’estetica (fin troppo) irruenta e appariscente dei 2000, tra nuance pastellate, grafismi che ibridano i segni distintivi delle due griffe e pattern retrò a quadretti, con l’ovvia prevalenza di felpe, tute, sneakers e altri essenziali dello streetwear imperante.

Lo scorso marzo, invece, esordisce nella sfilata Fall/Winter 2021 di Koché una partnership incentrata su proposte quali maglie adorne di piume e cappelli puntinati da borchie cilindriche. Commentando lo show, la stilista Christelle Kocher appariva entusiasta della collaborazione con «un marchio street che ammiro e finalmente vive un rilancio»; e se a parlare così è una delle designer più autorevoli della sua generazione, vincitrice di un Andam Prize e direttrice artistica della prestigiosa Maison Lemarié, c’è da credere che la rentrée di Von Dutch sia definitiva.  

Eclettismo culinario e tradizione: Duanima

L’incontro con Duanima avviene nel segno della carnalità e dell’autenticità tipiche del territorio sardo.

Luca Floris, con il nomadismo di ogni chef che si rispetti nelle vene, parla delle sue origini, delle parche mense matriarcali e della voglia di far conoscere al di fuori del nuorese i piatti tipici della tradizione contaminati con il suo know how internazionale.



Parigi, Londra, Barcellona sono la capitali che hanno ospitato la sua formazione per poi rientrare in Sardegna. La sua terra l’ha riaccolto grazie ad un’esperienza in prima linea presso il resort più green d’Europa, il Valle dell’Erica, dove ha unito la sua di anima a quella dello chef Mario Piroto. 

Il destino di Floris negli ultimi anni lo conduce nel centro di Cagliari dove, insieme al suo stesso DNA, lancia Duanima che sin da subito si afferma come uno dei ristoranti più amati de capoluogo.



Oculata la scelta di ogni singolo dettaglio, dal design interno alla mise en place, Duanima rimarca la sua dualità e la voglia di contaminarsi ed essere contaminato da differenti forme d’arte. 

Uno sguardo proiettato al futuro dove il buon cibo è il fil rouge che connette le visioni dell’esigente clientela pronta a sperimentarne la culinarie ambizioni.

Duanima

Via Sebastiano Satta Poeta, 28, Cagliari

Sito 

Instagram

Fuga verso l’estate: Grand Hotel Fasano

Ci avviciniamo all’estate ed ogni occasione è buona per fuggire finalmente dalle nostre città. Noi abbiamo inaugurato la stagione dei weekend fuori porta a Gardone Riviera, una delle principali località turistiche del lago di Garda, caratterizzata dalla sua tipicità “mitteleuropea”. Famoso nel territorio il Vittoriale degli Italiani, dimora di Gabriele D’Annunzio divenuta attualmente una fondazione aperta al pubblico con circa 210.000 visitatori annuali.

Uno dei simboli dell’ospitalità locale è certamente ll Grand Hotel Fasano, un hotel di lusso ideale per rilassarsi nel fascino di una dimora storica.

La sua storia comincia alla fine del’800 come residenza di caccia realizzata per la famiglia imperiale austriaca nel 1888, ma oggi l’hotel unisce al fascino dell’epoca i comfort di una moderna struttura di accoglienza. Affacciato sul lago, offre la pace di una posizione incantevole abbracciata da un parco secolare per il relax dei suoi ospiti.

Ben 12.000 metri quadrati, pieno di palme e banani, e poi il paesaggio pittorsco tra lago e montagne poiché ci troviamo ai piedi delle Dolomiti e a metà strada tra Venezia e Milano. Un mix tra atmosfere nostrane ma con suggestioni esotiche.

Tradizione e modernità poi, si combinano armoniosamente all’interno di questa oasi di pace dove le camere e le suite stupiscono con un tocco raffinato e calde tonalità che creano un’elegante leggerezza che incoraggia il benessere. 

In questi momenti la giusta filosofia è quella di assaporare la giornata lentamente: potete scegliere di trascorrerla rilassati nelle piscine dell’hotel, nella splendida AVEDA Destination SPA con il centro benessere adiacente, oppure facendo una passeggiata nei giardini lussureggianti, gustando piatti preparati con prodotti locali nella splendida sala con i soffitti originali del XIX secolo. 

I ristoranti ci seducono per le loro suggestive location e i menù ricercati e realizzati con prodotti di zona. In primis Il Fagiano, guidato dalle sapienti mani e  creatività dello chef Matteo Felter per poi passare alla Darsena con i suoi antipasti creativi, pasta fatta in casa, un’ampia scelta di pesce e carne alla griglia, impreziosito dalla luce delle candele e dalla musica. Dopo cena l’elegante atmosfera urbana e i cocktail d’autore della Gin Loung invece sono il modo migliore di concludere la giornata. Gli intenditori possono scegliere tra più di 70 diversi gin, provenienti da tutto il mondo, e 30 acque toniche per un indimenticabile degustazione dei migliori accostamenti.

L’estate è alle porte, perché non regalarsi un weekend come questo?

Modern Vintage

Vintage è sinonimo di qualità, è la moda di ieri rievocazione di storia, tradizione, ricercatezza.

Non solo gli addetti al settore oggi se ne rendono conto, perchè un buon taglio sartoriale, l’unicità dei dettagli quali bottoni elaborati o modelli irripetibili, oggi assumono un grande significato. 

Non è un caso se nascono siti di vendita online vintage o second hand, che portano tutti alla caccia del pezzo più iconico. 

Le peculiarità risiedono nell’irriproducibilità dei medesimi standard qualitativi, dei materiali di altissima qualità, delle strutture démodé eppure evergreen, del fascino nostalgico di un periodo che non abbiamo vissuto e che ci regala, indossando un abito vintage, l’illusione di averlo percorso. 

Abbiamo unito la favola del vintage con dei capi d’alta moda e con l’immagine nostalgica delle Polaroid. 
Tra i preziosi capi un kimono originale e dei Valentino haute couture. 

I copricapo sono tutti fatti a mano da Oriana Curti. 



Photographer Miriam De Nicolo’ 
Model Joyce – Agency Pop Models Milano 
Head Creation & Make up Oriana Curti 
Stylist Sara Behbud 
Pezzi vintage de @lamodadegliusi by Sabrina Bosetti (Antonio Fusco, Miu Miu, Valentino…)



Polar Ignite 2: il nuovo fitness watch per l’estate

In questi ultimi mesi molti di noi hanno vissuto un periodo di pigra reclusione, mentre altri non hanno mai smesso di allenarsi (in e outdoor). A prescindere dalla vostra categoria, il sentimento comune è quello di correre verso l’estate migliorando o mantenendo al meglio la propria forma fisica per godere al meglio le occasioni all’aperto e magari quei viaggi che abbiamo rimandato da mesi.

Il nuovo Polar Ignite 2 risulta l’alleato perfetto per questo obiettivo perché offre tutto quello che si può desiderare da un fitness watch. Dal design unico, le funzioni con connessione smart watch, alla guida all’allenamento personalizzata e la durata della batteria fino a 5 giorni con una sola ricarica, caratteristiche che lo rendono perfetto e confortevole per essere indossato tutto il giorno. Prestando attenzione alla condizione fisica e al benessere mentale di ogni utente, Polar permette agli utilizzatori di migliorare le proprie performance e di affrontare al meglio questo 2021, per poter ritornare più forti che mai.


Tra le caratteristiche visive spicca sicuramente un design elegante, che si adatta ad ogni circostanza ed outfit, per essere sempre in forma senza rinunciare allo stile. Si può infatti personalizzare il proprio dispositivo con un’ampia scelta di quadranti, colore del display e cinturini, disponibili anche decorati con veri cristalli Swarovski. 

L’orologio rileva inoltre la frequenza cardiaca dal polso con la particolare tecnologia Polar Precision Prime™e negli allenamenti all’aperto utilizza il GPS integrato per registrare velocità, distanza e percorso. Le funzioni Sleep Plus Stages™e Nightly Recharge™offrono un approfondimento sul sonno, non solo sulla quantità ma anche sulla qualità, aiutandoci a capire in che modo il corpo recupera dagli sforzi sostenuti durante la giornata.

Infine, grazie ad esercizi mirati alla respirazione, si possono stabilire abitudini sane e mantenere in equilibrio corpo e mente. È disponibile inoltre la schermata del riassunto settimanale, per visualizzare i risultati e capire se siamo riusciti a stare al passo con la nostra sana routine.

Stories, tra retail e sostenibilità, corre verso il futuro

Stories. Come storie di vite. Come uno storytelling continuo, che racconta di cambiamento. Di next step. Di sfide quotidiane da affrontare. Proprio in questo modo Stefano Giordano, designer e co-fondatore del marchio Made In Italy, ha raccontato il suo punto di vista e quello del suo team nell’intervista che segue. Dritti all’obiettivo, senza se e senza ma.


La moda può essere veramente “sostenibile” oggi? 

Leggendo il nostro Manifesto: «Oggi tutti parlano di sostenibilità! Ma chi nel mondo della moda se ne occupa veramente? Primi della fila, i brand low cost che ci hanno riempito gli armadi di capi zeppi di chimica e difficili poi da smaltire visto che durano poco più di una stagione. Per non parlare di come sono stati realizzati in molti casi sfruttando la manodopera a bassissimo costo in Paesi come India, Bangladesh e Cina. A questi lavoratori non vengono garantiti i bisogni del così detto “Living Wage”. Il cambiamento in atto  è più che altro culturale come tale va vissuto e assimilato. La moda ha ancora molta strada da percorrere per ottenere risultati significativi in termini di sostenibilità. Noi lo stiamo facendo.




Quali sono gli altri valori del brand Stories?

Serve che i capi durino nel tempo. Serve che siano una storia d’amore senza fine. Serve barattare la quantità di capi da avere nell’armadio con la qualità di pezzi che non devono scadere con la stessa velocità di uno yogurt nel frigo di casa. Parliamo di capi senza tempo talmente identitari, da riuscire a definire la storia di un brand ma anche il carattere di chi li indosserà. I nostri tessuti tecnologici, oserei dire intelligenti, a base naturale si distinguono per il rapido recupero della forma originale, anche dopo il lavaggio a macchina, e per l’ottima resistenza alle pieghe. Sono realizzati in lana ZQ merino, performante, con straordinarie proprietà di traspirabilità, termoregolazione della temperatura corporea, idrorepellenti e isolanti.Tutto questo trova il suo punto più alto, per fare un singolo esempio, nei nostri capi biodegradabili, compostabili che durano nel tempo. Quindi gli altri valori importanti che offriamo ai nostri clienti sono: identità, comfort, performance e alta qualità per far si che un capo duri nel tempo.




Social media e online, quanto sono importanti per Stories?

Riteniamo che la comunicazione sia molto importante e a questo proposito mi viene in mante una frase di un importante imprenditore piemontese il quale sostiene che «Le galline gridano coccodè perché vogliono attirare l’attenzione del contadino sulla meraviglia che hanno appena fatto». Anche noi di Stories ci ispiriamo al comportamento delle galline e vogliamo fare coccodè. E qui vi cito la frase conclusiva del nostro Manifesto che vuol essere una provocazione: «Non faremo campagne marketing sui nostri prodotti, perché il marketing è il prodotto stesso. Personalizzato, performante, senza tempo e sintesi concreta di quello che sono i concetti chiave di Stories. Il nostro manifesto, stampatelo leggetelo, diffondetelo. È la chiave di volta per rendere migliore il nostro futuro e più vivibile il mondo intero».




Un sogno da realizzare?

La Stories House, una casa tecnologica immersa in un bosco in Piemonte e capace di autogenerare l’energia di cui ha necessità. La nostra casa (quartier generale) molto identitaria, una fucina delle idee nella quale persone virtuose e creative danno vita a nuovi capi e prodotti. All’interno troveranno posto gli uffici, le sale riunioni, una sartoria adibita alla customizzazione dei singoli capi, un magazzino per stoccare quanto verrà prodotto anche in virtù del negozio online e una sala shooting attrezzata per scattare le nuove collezioni. All’interno troverà ampio lustro una lingua di verde, lateralmente percorsa da un corso d’acqua figlio di un circuito chiuso che andrà a recuperare l’acqua piovana.



Brand alert: Born Romantic Milano

Born Romantic Milano nasce dalle strade di Milano, da una giungla urbana e da una bomboletta spray. Un cult che cattura l’interesse dei passanti con questo semplice slogan. Tutte le zone della metropoli conservano una rosa morta, dove l’identità dell’autore rimane ancora un mistero. Dopo aver creato una mostra con soli supporti di riciclo ed aver concorso al Fashion Film Festival Milano 2021, oggi si prospetta un nuovo traguardo: la Red Label. Si tratta di una linea di abbigliamento che conta 5 certificati nel rispetto della salvaguardia ambientale e del lavoratore. E’ contraddistinta dalla patch rossa e sarà venduta esclusivamente nei migliori shop della Camera Italiana selezionati.




A Gennaio 2020 è stato organizzata una proiezione in occasione del Fashion Film Festival Milano2021, sotto la giuria di Milovan Farronato, Anna dello Russo, Marcelo Burlon e Margherita Missoni. L’evento si è svolto nella galleria Art Mall in Via Torino, nel pieno centro di Milano. Durante la proiezione è stata presentata una capsule e un’esposizione artistica tutta focalizzata su materiali di recupero.

Queste opere sono dei manifesti sarcastici delle situazioni socio-politiche contemporanee, naturalmente create su materiali di riciclo, come vecchi manifesti in PVC o cartoni di scarto. Sono queste le iniziative che hanno lo scopo di donare una seconda vita ai materiali, altrimenti destinati alla discarica.

I valori del brand si amplificano: dall’attenzione al materiale utilizzato e ai meccanismi di produzione, si passa a tematiche di rispetto ambientale e di diritti umani, fino ad arrivare al supporto di iniziative sociali, artistiche e di ricerca. Dopo questo appagante percorso, l’azienda è arrivata alla creazione della Red Label di Born Romantic, una linea carry over con un collocamento più alto. Il prodotto è premium quality, proveniente da materiali di riciclo o di produzione biologica e certificati alla tutela dell’ambiente e dei lavoratori.



Fin dal primo giorno, l’azienda ha scelto di lavorare in modo sostenibile usando solo il cotone organico al 100%. La coltivazione utilizza metodi naturali, che non solo giovano all’ambiente, ma promuovono anche la salute e la qualità della vita dei contadini e delle loro comunità.

La campagna social attivata “WHO IS BORN ROMANTIC” abbraccia quindi sia il messaggio di community che quello di sensibilizzazione, in favore di una consapevolezza nel rispetto ambientale che non può essere sottovalutata.
Per coinvolgere sempre di più i follower in un progetto responsabile e consapevole, è stata creata appositamente una open call via Instagram Stories. Un’occasione unica per conoscere tutti e per realizzare una raccolta di foto e interviste, che saranno parte integrante del social media plan di Settembre.

Mal di Narénte

La fotografia è il mezzo che può documentare la storia delle nostre radici e spesso serve a definire i diversi centri gravitazionali che motivano l’indagine dello stare al mondo.

Si tratta degli stessi microcosmi che guidano la dimensione personale ad un allontanamento o ad un riavvicinamento verso le fondamenta della nostra esistenza.

Ed è il baricentro delle proprie origini che ha guidato Lucio Aru e Franco Erre, ambedue con un background creativo a livello internazionale, nella valorizzazione del territorio sardo nell’ambito visivo, sociale e antropologico. 

Una mera patina superficiale potrebbe limitare erroneamente la loro mission alla fotografia di moda contemporanea con contaminazioni esterofile, importata in un pezzo di terra in mezzo al mare, corredata anche da un impegno nell’ambito della formazione (Lucio e Franco sono, infatti, docenti presso lo Ied di Cagliari).

In realtà, ciò che emerge contemplando la loro intensa quotidianità professionale, è il forte intento di dar voce alle new faces e ai luoghi inesplorati di un territorio di cui conosciamo solo le bellezze paesaggistiche instagrammabili e il luogo comune della ruralità.

Il Mal di Narènte, è la nostalgica sensazione che si prova nel ricordare i volti e i luoghi di un racconto visivo decantato nell’ennesimo lockdown e prodotto con la sabbia negli occhi, il vento nei capelli e l’amore per una terra che, grazie alla sua autenticità, ha preso un posto nel cuore.



Stefano 20 anni cagliaritano, studia Psicologia, ama giocare con la moda ed è fermamente convinto che il “genere” sia un discorso superato.

“La Sardegna ha i suoi limiti. Ne siamo un po’ gelosi ma anche molto austeri nel tutelarla perchè temiamo che tutto ciò che c’è di fuori possa contaminarla e comprometterla.”



Matteo 15 anni cagliaritano, studia al Liceo Scientifico, ama la musica e parlare di politica.

“Importiamo idee e rendiamole nostre per dare un futuro alle nuove generazioni con l’intento di farle rimanere”.



William 19 anni cagliaritano, modello, di base a Milano, ora a Tokyo per due mesi di on stay.

“Cagliari è nell’hub di giovani sardi a Milano. Non facciamo altro che parlare della nostra terra e invitiamo coloro che non la conoscono nel venire a visitarla.”




Rafal 19 anni oristanese di origini polacche, ex calciatore ora allevatore

“Il mio sogno nella moda sarà supportato dal lavoro che sto facendo attualmente. Curo gli animali in un’azienda agricola, la mia quotidianità è tra pecore e agnelli.”



Kuba 17 anni cagliaritano, studia al liceo, non vede l’ora di cominciare il suo percorso nella moda.

“Mia madre faceva la modella in Polonia prima di trasferirsi in Sardegna cambiando la sua vita. Alla fine è diventato anche il mio sogno e, grazie al coaching di Lucio e Franco, vorrei realizzarlo”.



Jacopo 20 anni sassarese, vuole studiare fashion design a Milano ma non ha ancora deciso la scuola più giusta per lui.

“Mi piacerebbe approcciarmi alla moda con un occhio sul fashion design. La fierezza dei modelli in passerella mi trasmette sicurezza. Un giorno sogno di andare a Milano per studiarla e provare a calcare le passerelle”.

Special Contents Direction, Production and Styling Alessia Caliendo

Photography+Casting NARÈNTE // Lucio Aru + Franco Erre

Make-up/Hair Daniela Dessì 

Cinematography Pierfrancesco Carta + Simone Sarais

Models

William Laird (WW Mgmt)

Kuba Slowinski 

Rafal Urbanski (Brave Models)

Jacopo Demuro 

Matteo Marongiu 

Stefano Raffo


Mother Agent

Lucio Aru (LA) 

Alessia Caliendo assistant Andrea Seghesio

Location
Sardinia, South East Coast

Beauty by

Dermalogica

Faced

Shiseido


with the support of Sardegna Film Commission

Special thanks to Ristorante Duanima

Greta Scarano: “ritrovate la bellezza nell’arte e nell’amore”

Uno sguardo magnetico, incorniciato da uno smokey eyes che lo rende ancora più intenso e una chioma bionda lasciata libera (anche se lei si sente mora). Così è come possiamo incontrare Greta Scarano oggi, una delle attrici più apprezzate del panorama italiano e capace di passare con naturalezza dal cinema alla fiction in tv. I suoi esordi partono dalla celebre e storica Un posto al sole passando per Suburra e ancora Romanzo criminale – La serie.

Negli anni però, sono diversi i successi tra televisione e cinema, mentre negli ultimi mesi l’abbiamo riscoperta nel personaggio di Antonia nel capitolo conclusivo di Montalbano per poi passare a “Speravo de morì prima” in cui interpreta Ilary Blasi e infine in Chiamami ancora amore, ora in onda su Rai1 di cui aspettiamo il finale proprio questa sera…


Credits: Daniele Barraco

Come nasce la tua passione la recitazione?

Parte tutto da quando ero bambina e frequentavo quasi per gioco qualche corso di recitazione. Contemporaneamente, in quegli anni mi sono avvicinata anche alla musica suonando la batteria e le percussioni, grazie anche ai miei genitori, che mi hanno trasmesso la vena artistica. Solo durante l’adolescenza ho capito che il cinema doveva essere il mio futuro, prima ho trascorso l’ultimo anno di liceo negli Stati Uniti dove ho recitato in due spettacoli teatrali che mi hanno fatto amare tantissimo questo mestiere, ma anche iniziare a sognare la regia. Poi, una volta tornata in Italia mentre studiavo per entrare al Centro Sperimentale di Roma sono stata presa per Un posto al sole e da lì è partito tutto, una strada non sempre in discesa fatta anche di molte pause, ma del resto fa parte del nostro lavoro che non è mai stabile.

In queste settimane possiamo seguirti nelle vicende di “Chiamami Ancora Amore” su Rai 1, ci racconti come sta evolvendo il tuo personaggio?

Difficilmente nelle serie o nei film si interpreta un personaggio in un arco temporale così lungo (quasi 11 anni in questo caso) e in Chiamami ancora amore la back story è raccontata, quindi da un lato è stato più semplice. La protagonista è Anna, una giovane madre che in tutto il racconto attraversa grandi difficoltà. Oggi è in crisi con il marito (interpretato da Simone Liberati) irrisolta e insoddisfatta, e paga lo scotto di tutte le scelte sbagliate fatte nel passato. Una storia non facile a tratti “pesante”, ma alla fine vorrei passasse anche un messaggio positivo: l’amore è la chiave di tutto.

Negli ultimi mesi hai interpretato donne dalle diverse sfaccettature, c’è un personaggio a cui ti sei sentita molto vicina?

Mi sento molto vicina a quasi tutti i personaggi interpretati, c’è sempre tanto del mio in quello che faccio. Dare loro una voce e un corpo è già tantissimo. Se penso ad oggi, mi sento vicina proprio ad Anna di Chiamami ancora amore. E’ vero, non ho ancora figli, ma interpretando quel ruolo ho compreso quel disagio che a volte le ragazze che diventano madri presto (e si ritrovano da sole) possono provare. Anche il senso di inadeguatezza rispetto a certe situazioni, e poi molti altri momenti tra quelli raccontati che ho vissuto anche nella mia vita privata o dalle persone che mi circondano. Sono scenari riconoscibili nelle vite di tutti noi.

Credits: Daniele Barraco

Quale consiglio daresti ad un ragazza agli esordi nel tuo mondo?

Di essere sempre se stessa e non avere fretta di arrivare a tutti i costi, agendo con professionalità e determinazione. Anche io oggi sono cambiata rispetto al passato, rifletto di più e sono meno impulsiva, del resto è normale perché certe fasi si superano solo con la crescita. Ora do parecchia importanza all’esperienza che faccio sul lavoro ad esempio. Per me è più importante la vita sul set, più che il risultato finale della serie o del film. Quindi essere ambiziosi va bene, ma anche vivere in maniera sportiva e accettare quando le cose non vanno come vuoi.

Cosa ti ha lasciato la pandemia?

Il confronto con questa realtà mi ha lasciato da una parte sgomenta perché non riesco a prevedere le conseguenze di questa situazione per l’umanità nel lungo termine e dall’altra mi ha dato tempo per riflettere sulle vere priorità. Ho realizzato quanto possa essere fragile e impotente la vita umana.

Devi partire velocemente, cosa porti assolutamente con te?

Documenti/passaporto ( si spera di andare lontano),  caricabatterie, scarpe comode, trucchi, prodotti skincare. Un libro da leggere poi, fondamentale.

Il profumo della tua estate

Chanel in tutte le sue declinazioni, mi piace in ogni stagione.

Progetti imminenti tra lavoro e non…

Tenterò di viaggiare appena sarà possibile. Il viaggio è un’esperienza che ci arricchisce. Intanto sto preparando un nuovo lavoro per il cinema ( di cui non possiamo svelare nulla) e nel frattempo  mi muovo anche per produrre o girare un film come regista. Poi voglio andare al cinema, a teatro o nei musei.

Mi auguro che dopo questi mesi davvero difficili il cinema possa rimettersi in carreggiata e spero che le persone tornino in tutte le sale. L’inerzia di questo periodo a volte ci ha mortificati e annichiliti ma non dobbiamo fermarci. Invito a tutti a ritrovare la bellezza nell’arte!

Happy hour al tramonto: le migliori terrazze milanesi

La stagione degli aperitivi è ufficialmente iniziata e non esiste posto migliore delle terrazze milanesi per godersi un buon calice di vino durante il tramonto sulla città, in totale sicurezza. Abbiamo selezionato per voi le location più alla moda per ricominciare a godere degli spazi aperti.

Partiamo dal Radio Rooftop, affacciato su Piazza della Repubblica, con un ambiente vivace ed elegante nel quale è possibile assaporare aperitivi internazionali, ammirando la splendida vista dello skyline milanese. L’atmosfera è magica e accesa, grazie alla musica glamour e ai suoni deep house dei Dj.



Segue, a pochi passi dal centro, Ceresio 7 Pool and Restaurant, famoso in tutta la città per la panoramica terrazza, dove vengono serviti a bordo piscina cocktail e piatti di cucina italiana e contemporanea. All’ultimo piano del palazzo storico dell’Enel, è infatti possibile concedersi un momento di totale relax, arricchito dalla presenza di due piscine  ed una vista mozzafiato.



Se amate invece il centro storico, la Terrazza TownHouse è la soluzione ideale per voi. Affacciata su Piazza Duomo, la struttura si trova all’ultimo piano dello storico hotel TownHouse Duomo, offrendo una vista senza eguali. La location è dotata di uno spazio all’aperto dove è possibile vivere un’esperienza innovativa grazie al robotico bartender pronto a preparare i cocktail più alla moda e ricercati del momento.



Non può mancare all’appello la storica Terrazza Martini, che domina Milano da più di 60 anni: a 15 piani al di sopra di Piazza Diaz, si può gustare l’intero skyline in compagnia di un fresco Martini. Non solo, lo spazio aperto si presta anche per meravigliosi scatti, ideali per gli amanti dei social, pronti ad immortalare ogni singolo tramonto sulle loro piattaforme online.



Per i più eleganti e raffinati c’è la Terrazza Gallia, al settimo piano dell’omonimo hotel, meta prediletta da VIP italiani e internazionali. Da qui potrete ammirare la Stazione Centrale da un’affascinante prospettiva e godere di una suggestiva vista sulla zona di Porta Nuova. 



Ultimo ma non per importanza è il fascino di Clotilde Brera, nuovo indirizzo affacciato sulla suggestiva piazza San Marco: il secondo bistrot della stessa famiglia, dopo l’apertura del 2015 in Porta Nuova. Alla regia c’è lo chef  Domenico Della Salandra, di origini pugliesi ma milanese d’adozione, che dopo Taglio e Desino Lento, torna sulle scene cittadine etrova nel cuore di Brera nuova dimora. 



Best Western Hotel Galles: storia, innovazione e savoir faire

Best Western Plus Hotel Galles è un 4 stelle con 201 camere in pieno centro a Milano, situato all’interno di un elegante palazzo di fine ‘800, in Piazza Lima. L’Hotel segna l’albero genealogico del suo proprietario il Dottor Filippo Seccamani, membro attivo di varie associazioni alberghiere, con una lunga storia nel settore. 



Grazie alla vicinanza della stazione Milano Centrale è il punto di partenza ideale per visitare i punti d’interesse e scoprire tutti gli eventi a Milano. Infatti, grazie alla sua posizione strategica è possibile raggiungere in pochi minuti, in metro o a piedi, il Duomo, il Teatro alla Scala, la Galleria Vittorio Emanuele e il Quadrilatero della Moda. 

Il fiore all’occhiello dell’hotel sono il ristorante panoramico La Terrazza , con vista sullo skyline milanese apprezzabile anche dalle due Terrazze Panoramiche all’ottavo piano, e il  Centro Fitness & SPA con piscina, palestra, sauna e bagno turco. 



Tutte esperienze uniche valide anche per un daily use rigenerante.

La nuova chicca del Best Western è la SmartWorking Room. Lavorare da casa ti mette a dura prova? Silenzio e concentrazione sono ormai un ricordo? Con la SmartWorking Room puoi ottimizzare la tua operavità in un ambiente comodo, privato e sicuro!



Sito 

Instagram

Il 24 agosto tutti sotto il palco dell’Arena Civica a Milano per il Football Rock Live

Sono stati finalmente svelati i primi nomi degli artisti e dei calciatori che saliranno sul palco dell’Arena Civica di Milano il 24 agosto, per l’evento dell’anno: il Football Rock Live.

Da un’idea di Helga Leoni, questo spettacolo illuminato da grandi stelle della musica, riaccende gli amplificatori del fantastico mondo della musica live, sotto la frase “bandiera” IL RISPETTO CAMBIA IL MONDO. FOOTBALL ROCK INIZIO IO, INSIEME SIAMO INSUPERABILI”.
La direzione casting, a cura di Maya Sound www.mayasound.net/ equella artistica di Saturnino, vede annunciare i primi nomi delle voci che riscalderanno l’atmosfera dell’evento, nato da un’idea lungimirante del noto agente sportivo Helga Leoni.

Stiamo lavorando con passione e determinazione per formare un cast artistico da Champions League che vi sveleremo in tre tempi e questo è il primo” dichiara Anna Merzari (Maya Sound), si tratta di Oscar AntonBoro BoroMichele Bravi, Clementino, Jake La Furia, Alice Merton, Shade, Alvaro Soler e Nina Zilli i primi artisti che hanno aderito con entusiasmo all’iniziativa di Football Rock Live.

Per il mondo del calcio, sia maschile che femminile invece, salgono sul palco: Robin Gosens (Atalanta), Matteo Darmian (Inter), Alessandro Bastoni (Inter), Ciro Immobile (Lazio), Andrea Ranocchia (Inter), Regina Elena Baresi (Inter), Veronica Boquete (Milan), Francesco Caputo (Sassuolo), Kristin Carrer (Juventus), Remo Freuler (Atalanta), Valentina Giacinti (Milan), Manuela Giugliano (Roma), Pepe Reina (Lazio) Chiara Marchitelli (Inter),  Giuseppe Marotta (Inter), Weston McKennie (Juventus), Daniele Padelli (Inter), Lorenzo Pellegrini (Roma), Linda Tucceri Cimini (Milan) , Jordan Veretout (Roma), Christian Kouame (Fiorentina), Spillo AltobelliLuis Alberto (Lazio), Sergej Milinkovic-Savic (Lazio) ed Eleonora Goldoni (Napoli).

Tanti calciatori avrebbero voluto essere delle Rock Star e viceversa molti artisti avrebbero voluto fare i calciatori. Questa la filosofia alla base di Football Rock Live. I calciatori, coordinati da Letterio Pino (Responsabile Coordinamento Calciatori Football Rock),insieme agli artisti formeranno delle coppie o collettivi, performance uniche, jam session, dj set. 

Football Rock Live è prima di tutto un concerto con un obiettivo charity ben preciso, infatti parte del ricavato sarà devoluto in beneficenza alla Onlus “INSUPERABILI” -www.insuperabili.eu- associazione che dal 2012 si occupa di rendere possibile l’attività sportiva e calcistica a ragazzi con disabilità cognitiva, relazionale, affettivo emotiva, comportamentale, fisica, motoria e sensoriale.

Attraverso il calcio, il progetto Insuperabili mira a garantire la crescita e l’integrazione di ragazzi con disabilità all’interno della società, individuando in questo sport uno strumento di socializzazione e integrazione che con il divertimento e l’allenamento può portare miglioramenti a livello di salute psico-fisica, alla soddisfazione personale e più in generale alla qualità della vita del singolo atleta.

I biglietti per partecipare all’evento si potranno acquistare sulla piattaforma A-LIVE, sul sito ufficiale di Football Rock e in tutti i punti vendita autorizzati, ma non perdetevi gli approfondimenti di Radio 105, partner ufficiale dell’evento.

Sito: http://footballrock.it

Instagram: https://instagram.com/footballrock_

Facebook: https://www.facebook.com/footballrock.live/

Maido porta in Italia l’Okonomiyaki : il più popolare piatto street food di Osaka

Poco conosciuto in Occidente, l’Okonomiyaki è, però, molto familiare ai nostalgici fan millennial di Ranma 1/2 e di Kiss me Licia. Il padre di Licia, Marrabbio, aveva infatti un piccolo ristorante di Okonomiyaki di cui il Gatto Giuliano andava ghiotto.



Okonomiyaki significa “come piace a te”. Si tratta di una frittata a base di farina, verza e uova, preparata su un’apposita piastra (teppan) a cui vengono aggiunti diversi ingredienti come carne, formaggio e gamberetti. Il piatto viene poi rifinito con una speciale salsa okonomi, maionese giapponese, fiocchi di alghe verdi e scaglie di bonito.



Da Maido, attraverso la grande vetrata si può osservare e ammirare la preparazione del piatto in tutte le sue fasi. Oltre all’Okonomiyaki da Maido! si possono assaggiare altre specialità tipiche, come zuppa di miso, onighiri, edamame, yakisoba, spaghetti di grano cucinati sulla piastra e il rice burger, pollo in salsa teriyaki o manzo saltato tra due dischi di riso pressato.



Il food concept fa parte del progetto Seguilabocca che mette al centro una concezione di ristorazione focalizzata sulla qualità degli ingredienti e sul cibo come “divertimento” senza dimenticare la ricercatezza, l’attenzione al dettaglio e la cura.

Sito

Instagram

Indirizzi: Via Savona 15, Milano

Via Jacopo dal Verme 16, Roma

Via Urbana 122, Roma

Alla scoperta del Messico più autentico: Madre!

Non ha nemmeno un anno il progetto nato di cuore, pancia, testa, olfatto e gusto che ambisce a conquistare Milano grazie all’estro di Costanza Zanolini, head dell’ambizioso concept “Seguilabocca”.

Congiunto di Amuse Bouche e Maido! – piccole botteghe del buon cibo tra le vie strette di via Savona e la movida del quartiere Isola – Madre! Nunca Mas Sin TI promette, a chi vorrà, un’esperienza unica nella sua sede adiacente.

I sapori autentici del Messico, approdano direttamente a casa per un momento multisensoriale pronta a rapirvi grazie al menù studiato con la collaborazione di chef autoctoni. 



Dal burrito a base di Carne al Pastor, o la Cochinita Pibil, maiale marinato con semi di annatto e arancia; il pollo a la tinga, piatto messicano originario di Puebla, sfilacciato e condito con una salsa a base di pomodori, peperoncini chipotle in adobo e cipolle affettate; senza dimenticare il più classico Chili, abbinato a guacamole e cheddar, dal sapore piccante. 



Madre! che buone anche le proposte veggie, con tofu alla carnitas e riso nero, salsa guacamole al limone, cipolla rossa marinata e pico de gallo. Infine il pesce, con un burrito a base di salmone accompagnato alla guacamole con mango e salsa tamarindo, per i palati più esigenti. Tutto servito all’interno di una morbida tortilla di grano o di mais – perfetto anche per gli intolleranti al glutine – da accompagnare a un contorno di nachos, frijoles refritos o guacamole al lime e con l’immancabile margarita-to- go, per un’autentica serata messicana da vivere con allegria tra le mura domestiche.



FB

IG

Indirizzi:

AMUSE BOUCHE Laboratorio Via Savona 17, Milano
MADREVia Savona 13a, Milano

#Mitparade – La moda uomo diventa un videogame

Fashion gaming attitude: lo storytelling della moda uomo entra nell’universo virtuale. Sempre più griffe scelgono il videogioco per raccontare le nuove dinamiche sociali, videogame progettati per una community che per diletto sceglie una nuova dimensione per identificarsi.
Il fashion system, sempre più influenzato dal digitale, promuove il gaming come nuova frontiera della comunicazione, per un approccio d’avanguardia che per le collezioni 2021 di Gucci, Onitsuka Tiger, TAG Heuer e Guess si traduce in capi e accessori dal mood casual, tutti da collezionare.

Per Guess, la summer games 2021 rende omaggio allo skateboard che proprio quest’anno si esibisce per la prima volta alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Un debutto che per Nicolai Marciano, direttore creativo del marchio ed erede del fondatore Paul Marciano, diventa un pretesto per rinfrescare la classica grafica Guess. La collezione, concepita per lui e lei, è composta da quarantotto stili, tra abbigliamento e accessori lifestyle. La linea uomo offre una vasta gamma di t-shirt e magliette a maniche lunghe e corte, a righe o a tinta unita.
E ancora felpe, pantaloncini, tute, l’immancabile giacca jeans e il bomber in raso. Per la donna, invece, Guess concepisce una linea femminile e casual allo stesso tempo, rimanendo fedele all’heritage del marchio. Tra le proposte, abiti in cotone leggero, top crop, body, pantaloni da motociclista, gilet e pantaloncini in denim.
Il comun denominatore della collezione sono la grafica originale e l’old style. E lo streetwear torna prepotentemente anche negli accessori con il trend dei cappelli da camionista e da pescatore.
La Guess Original Summer Games è stata scattata dal fotografo di skate di fama mondiale, Atiba Jefferson. Tra i protagonisti dell’ADV, i pattinatori di spicco Alex Midler, Boo Johnson, Zach Saraceno, Ish Cepeda, Briana King, Dayana Young e Nico Hiraga di Illegal Civ che ha recentemente recitato nel film sullo skate, North Hollywood.

Onitsuka Tiger, invece, approda nel mondo avveniristico dell’eSport, realizzando le divise ufficiali dell’evento indetto da Intel e denominato Intel World Open. Durante il periodo della kermesse, il designer giapponese collabora con l’attore e cantante nipponico, Tomohisa Yamashita per la realizzazione di TOMO’S GAME ROOM: video da trasmettere su Youtube e che sostiene una società senza confini. La capsule collection è composta da sei capi: dalle tute alle t-shirt, t-shirt manica lunga e altri capi di abbigliamento fino alle scarpe con i colori simbolo di Street Fighter V – Champion edition e Rocket League, che sono i giochi di questa competizione. Le divise ufficiali create dal brand propongono nuovi stili negli esports.

E con la collaborazione tra TAG Heuer e Nintendo torna prepotentemente alla ribalta Super Mario, l’unico eroe che ha messo d’accordo diverse generazioni e milioni di appassionati di videogame. L’intrepido ometto con i baffi e la tuta da meccanico, prende a rivivere sullo smartwatch di lusso che coniuga tecnologia, eleganza e sport e che cambia interfaccia a seconda dei progressi dell’utente che lo indossa. L’interattività del TAG Heuer Connected, infatti, incoraggia a praticare movimento promuovendo, così, uno stile di vita sano. Le animazioni che appaiono sullo schermo prendono la forma di oggetti famosi di Super Mario: a ore tre il Super Fungo che fa crescere Mario, a ore sei il Tubo che gli permette di viaggiare velocemente e a ore nove si accende la Super Stella che lo rende invincibile! Quando viene raggiunto il 100% dell’obiettivo di passi giornaliero, Mario si arrampica sull’Asta della Bandiera, un’altra caratteristica iconica del videogioco.

«L’ispirazione per questa collaborazione è nata dal desiderio di portare nuova energia grazie al mondo dei videogiochi alla nostra nuova applicazione wellness e subito ci è venuto in mente Super Mario», afferma Frédéric Arnault, CEO di TAG Heuer. «Non è solo il suo fascino internazionale e intergenerazionale ad averci convinto. Mario è il personaggio superattivo per eccellenza, che si affida alla sua perseveranza e alla sua tenacia per uscire da ogni situazione. Il nuovo quadrante dà vita a questo personaggio iconico e incoraggia gli utenti a fare squadra con Mario per mettersi in gioco ed essere più attivi. Il TAG Heuer Connected è un compagno ideale per una vita connessa e il migliore amico di ogni persona dinamica. Con questo smartwatch Super Mario in edizione limitata, chi lo indossa può dare un tocco di divertimento e originalità alle sue attività e al suo wellness.»

Infine, Alessandro Michele per Gucci collabora con la New Horizons player community. Con la maison fiorentina, il gaming si veste di lusso con il lancio dell’Isola GG per la promozione del profumo Gucci Guilty. La collaborazione con Animal Crossing, che vede impegnati LexPlay, KangGaming e Canton.Crossing, spinge Michele nell’incoraggiare progetti virtuali con un videogame supportato dall’hashtag #ForeverGuilty e che succede a Gucci Arcade e Gucci Surf. I visitatori sono trasportati nel fantastico mondo di Gucci, occupato da animali fantastici che abitano l’eden di Alessandro. Il videogame vede protagonista, inoltre, il volto della campagna pubblicitaria del celebre profumo, il premio Oscar, Jared Leto. L’attore guida, virtualmente, gli utenti della community Gucci dove viene data loro la possibilità di scoprire le essenze che compongono le profumazioni, presenziare a una sfilata di moda e scattare foto come veri paparazzi.

Il più grande furto d’arte della storia oggi diventa una serie Netflix.


Il più grande furto d’arte della storia oggi diventa una serie Netflix. 


All’ Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, nelle prime ore della notte del 18 marzo 1990, due uomini vestiti da agenti di polizia si introducono nel museo con la scusa di aver ricevuto notizie di disordini. E’ la notte di San Patrizio e la gente festeggia per strada tra i fiumi di birra, scusa plausibile per i due furfanti che riescono a legare, bendare e imbavagliare le due guardie ed uscire con la refurtiva del valore di 500 milioni di dollari

Sono le 2.45 di notte e all’Isabella Stewart Gardner Museum mancano “Tempesta sul mare di Galilea” (1633), l’unico paesaggio marino di Rembrandt; “A Lady and Gentleman in Black” (1633) sempre di Rembrandt; Chez Tortoni (1878-1880) di Manet; “Concerto a tre” (1663), uno dei 36 preziosissimi dipinti di Vermeer; diversi schizzi di Degas, un ”Paesaggio con obelisco” (1638) di Govaert Flinck (dipinto che era stato per anni attribuito a Rembrandt); un vaso cinese Ku, un pinnacolo in bronzo a forma di aquila rimosso dalla cima di una bandiera napoleonica…

Una lista della spesa che i ladri avevano in tasca da tempo perchè, i lunghi 81 minuti in cui sono rimasti al’interno del museo, fanno pensare al coinvolgimento di un terza persona o addirittura ad una vera e propria organizzazione criminale.

Di certo i destinatari del malloppo non sono i ladri stessi, Lupin quindi non è tra gli indiziati, perchè nessun estimatore d’arte avrebbe letteralmente tagliato le tele deturpandole in qualche modo. 

“Concerto a tre” di Vermeer 1663


L’istituzione museale dell’Isabella Stewart Gardener offre, ancor dopo 31 anni dal furto, una ricompensa di dieci milioni di dollari a chi fornisca informazioni utili a portare al recupero delle opere d’arte.

Il regista Colin Barnicle, insieme al fratello Nick, originari di Boston, sono rimasti affascinati dal caso, e hanno dato così vita alla docu-serie NetflixThis is a RobberyUn colpo fatto ad arte: la grande rapina al museo”, oggi anche in versione italiana. 

Dal 2014 i Barnicle hanno raccolto documenti, riportato testimonianze, ricercato fonti e visionato migliaia di filmati della polizia. Tutto il materiale porterà finalmente ad una soluzione? Lo scopriremo nella serie, ma le domande e i misteri sono ancora moltissimi. 

le cornici vuote appese alle pareti del museo
le cornici vuote appese alle pareti del museo


Le domande senza risposte 

Perchè i ladri impiegano 81 minuti e si prendono tutto il tempo per tagliare le tele, separarle da telai e cornici, senza invece scappare con la refurtiva? Come sanno che la polizia non sarebbe mai arrivata?

Perchè rubare un vaso cinese e ignorare invece i dipinti più preziosi del museo, come “Il Ratto di Europa” di Tiziano? 

13 le opere in totale rubate, per un valore stimato intorno ai 500 milioni di dollari; da allora non sono più state recuperate. Infinite le ipotesi che raccontano i registi in questa serie, ma dei quadri nemmeno l’ombra. 

Che fine hanno fatto? Dove sono oggi le opere? Nella stanze segrete di qualche magnate russo? Nel bunker di un battitore d’aste alla Virgil Oldman, per essere ammirate e rimirate come un vero e proprio rapporto sentimentale con l’arte? 

Perchè il Gardner Museum non aveva telecamere di sorveglianza, ma solo rilevatori di movimento? 

Perchè è stata scelta, come guardia, un musicista rock dalle dubbie frequentazioni e solito a consumare droga?

Édouard Manet, Chez Tortoni, olio su tela, 1875 ca., rubato nel 1990

“This is a robbery” elenca tutte le teorie possibili elaborate negli anni dalla Polizia e dall’FBI, dall’ipotesi dei compari George Reissfelder e Leonard DiMuzio, con a capo il mafioso locale Carmello Merlino, ma morti entrambi per overdose di cocaina uno e sparatoria l’altro. 

Lo stesso Merlino morì poi in prigione nel 2005 e l’FBI sposta le tracce su Robert Guarente, un rapinatore di banche con legami di mafia, deceduto però nel 2004. Ultimo testimone in vita rimane David Turner, che ovviamente si rifiuta d’essere intervistato. E il caso rimane ancora un mistero, irrisolto, definendo così il furto come la rapina d’arte più grande della storia!

“This is a robbery” Un colpo fatto ad arte – la grande rapina al Museo – serie Netflix



La caccia è ancora aperta, ricompensa compresa, chissa’ che appeso alle vostre pareti, in quell’angolo nascosto del corridoio, voi abbiate quello schizzo 4 centimetri per 5, con un signore baffuto dallo strambo cappello… ecco, è il Ritratto d’artista di un giovane uomo di Rembrandt, 1633. Niente male eh!

Rembrandt 1633

Editorial: Marco Rossetti

Ph: Davide Musto

Styling: Vincenzo Parisi e Alfredo Fabrizio

Grooming: Cosimo Bellomo

Location: Villa Egeria, Roma – Un progetto di Ganesh Poggi Madarena

Marco Rossetti, è davvero un romano DOC, ma il destino ha voluto che proprio lui unico laziale della famiglia dovesse interpretare il capitano Daniele De Rossi nella serie TV per SKY “Speravo de morì prima”. Attore, diplomato al Centro Sperimentale di Roma, divide le sue passioni tra il cinema, ovviamente, ed il suo sogno nel cassetto: la musica.

Le migliori collezioni maschili della Lisbon Fashion Week 2021


Come la quasi totalità delle kermesse di moda internazionali, anche quella di Lisbona ha dovuto fare i conti con le restrizioni legate al protrarsi della pandemia, lanciando una versione totalmente digitale della Lisbon Fashion Week incardinata sul concetto di ‘comunità’, ospitata per quattro giorni, a partire dallo scorso 15 aprile, sulla piattaforma dedicata.

Abbiamo stilato un resoconto delle collezioni menswear presentate in questa prima – e auspicabilmente ultima – edizione online di ModaLisboa, tra esordienti assoluti, nomi di punta della scena lusitana e brand che abbracciano in tutto e per tutto la causa della sostenibilità.

Sangue Novo

Ad aprire le danze, nella prima giornata, è la finale del concorso Sangue Novo, riservato ai migliori talenti del fashion system portoghese (e non solo), che quest’anno vedeva in lizza cinque new names: Andreia Reimão, Ari Paiva, Arndes, Fora de Jogo e Rafael Ferreira. 

Se ad aggiudicarsi il ModaLisboa X Tintex Textiles Awardè stato il mix and match di João Januário (Fora de Jogo), Rafael Ferreira con le sue mise scultoree, di grande impatto visivo ha ottenuto il premio assegnato da Moche al designer più votato via app.



Béhen

Si intitola I want you so bad la collezione Béhen disegnata da Joana Duarte, fautrice di una visione etica e circolare del prêt-à-porter che passa dal recupero di lenzuola, trapunte, federe,stoffe second hand in generale.

L’upcycling è dunque al centro del défilé svelato il 15 aprile, in cui la fanno da padrone copriletto, velluti, sete preziose e altri tessuti rétro scovati un po’ ovunque, dal Portogallo a Macao, usati per forgiare un guardaroba che indulge in atmosfere oniriche e trasognate, accendendosi grazie a print effetto tappezzeria, chinoiserie efantasie bucoliche dai toni vividi (bordeaux, oro, acquamarina, arancione e così via).
Le silhouette, rilassate, evitano qualsiasi costrizione o formaltà, e nelle uscite maschili si alternano capi stampati da cima a fondo, fluenti camicie dai motivi orientaleggianti su pantaloni scampanati, coat e completi ornati da ramages floreali, blouson pittati come arazzi, in un turbinio di cromie e decori.


Hibu

Hibu tiene alto dal 2013 il vessillo del genderless, punto d’approdo naturale per la creatività rutiliante, polimorfa, a tutto colore della direttrice artistica Marta Gonçalves.
Anche stavolta, quindi, lo show della griffe si rivolge indistintamente a uomini e donne, con outfit energici che guardano al grunge e alle vestibilità ampie degli anni ‘90, in un assemblage di t-shirt delavé, denim sfilacciato, casacche bucherellate sovrapposte ad abiti madras, maglioni dai pattern ipnotici, cargo pants in velluto millerighe e sottili camicie fittamente pieghettate, che stridono con le forme dei pantaloni oversize cui vengono accoppiate.



Duarte

La sostenibilità è parte integrante del lavoro di Ana Duarte, che con il marchio omonimo punta a rinnovare in senso green lo streetwear; la sua ultima prova, Reef, omaggia la Grande Barriera Corallina, meraviglia della natura minacciata dal processo di graduale sbiancamento in atto, un’emergenza su cui la stilista vuole richiamare l’attenzione.
In passerella sfilano lookimmediati e grafici dalla vibe sportiva, ispirati in varia misura proprio alla sterminata distesa di coralli al largo dell’Australia, tra parka, tracksuit e giacche college a blocchi di colore saturo, oppure percorse da stampe acquose che movimentano le texture, tingendole delle intense gradazioni cromatiche dei coralli, dal rosso al lilla, dal verde al blu.
Coerentemente alla filosofia del brand, la scelta dei materiali ricade perlopiù su fibre come plastica e cotone riciclati che affiancano i filati tecnici, neoprene in primis.



Constança Entrudo

Con la sfilata A/I 2021 – The world we live in: Part IIConstança Entrudo enfatizza la manipolazione dei materiali riciclati che l’ha resa una delle personalità più promettenti e seguite della moda lusitana.
La designer prende le mosse dalle foto naturalistiche pubblicate su Life negli anni ‘50 come dalla tradizione del ricamo di Madeira e dal movimento tropicalista (che propugnava al tempo una sorta di cannibalismo culturale), concretizzando il tutto in un défilé misto che vive di contrasti, campionando ensemble dai tratti irregolari, che appaiono (volutamente) disomogenei, non rifiniti; sul davanti dei capi ondeggiano fili e scampoli di tessuto, i frequenti patchwork scoprono qua e là la pelle e abbondano trasparenze, intagli e grafiche ridondanti.
Una collezione che dimostra, in sostanza, come la sostenibilità non sia per forza sinonimo di uno stile severo e understated.



Valentim Quaresma

Per Valentim Quaresma riuso creativo fa rima con progresso, creatività, con quella metamorfosiche dà il nome alla sfilata co-ed e viene innescata, per l’appunto, dalla commistione di scarti tessili, resine, vetri, alluminio e altri materiali di recupero per plasmare outfit stratificati e dalle linee allungate. Lo stilista li associa a bozzoli protettivi ed esoscheletri, ad ogni modo si tratta di creazioni a dir poco intricate, che certificano le innumerevoli possibilità offerte dall’upcycling.



David di Donatello 2021

Sono andati in onda su RAI 1 ieri sera i David di Donatello, in un format tutto nuovo a causa della pandemia che continua ad obbligarci a distanziamenti di sicurezza. Infatti, la prima serata condotta da Carlo Conti è stata trasmessa dagli Studi Rai del Nomentano 5 con alcuni ospiti in sala e la restante parte dal Teatro dell’Opera di Roma affacciati alle balconate. Strano ma suggestivo.

Indubbiamente la regina della serata è stata Sophia Loren, che ha vinto il premio come miglior attrice nel film del figlio Edoardo Ponti “La vita davanti a sé”. L’abbiamo vista decisamente più affaticata del solito, ma c’è poco da fare lei è il nostro patrimonio nazionale, sicuramente non le è mancata l’ironia e la commozione.

Una vera sorpresa è stata quella della miglior canzone vincitrice, ovvero l’Italia in questo momento ha un brano ascoltato in tutto il mondo grazie alla candidatura all’oscar di Laura Pausini con la sua “io sì”, ed anche ai David di Donatello era in lizza, infatti ha atteso emozionata in prima fila, invece la statuetta è andata a Checco Zalone, che attendeva collegato comodamente da casa sua, ed ha vinto con “Immigrato” colonna sonora del film campione di incassi “Tolo Tolo”.

Ora è vero che l’Italia fa sempre fatica a premiare la comicità, ma in questo caso non sono d’accordo nella maniera più assoluta.

Un grande momento di commozione è sicuramente stato il ricordo al grande Gigi Proietti, che è stato ovviamente celebrato dal suo allievo più noto, Enrico Brignano, che ha profuso la platea di occhi lucidi, l’amore del pubblico lo porterà sempre nei propri cuori.

Ci saremmo forse aspettati più premi per il film che ripercorre la vita di uno dei più grandi statisti italiani, Bettino Craxi con “Hamamet” con una strabiliante interpretazione di Pierfrancesco Favino, invece no, il pluripremiato è stato “Volevo nascondermi”, con Elio Germano sulla storia di Ligabue.

Le fragranze da avere adesso profumano di estate

Ci parlano di viaggi, sono fresche ma non rinunciano ad un tocco sensuale per le serate più calde. Anche se siamo ancora in primavera è il momento perfetto per scegliere la nostra nuova fragranza estiva soprattutto dopo lunghi mesi grigi (e trascorsi perlopiù in casa). Questi profumi sono un inno alla vita all’aperto e alle atmosfere estive.

Creed Viking Cologne

Viking Cologne è un’ode al mondo naturale che unisce la persistenza di un’eau de parfum con la freschezza energizzante di una colonia, superando i confini del maschile e del femminile. Un’apertura ozonica che dà il via a una spirale di note in cui legno di sandalo, bergamotto, noce moscata e incenso evocano bellezze selvagge e un tuffo nelle acque gelide dei fiordi artici. Calore e gelo si incontrano in un connubio perfetto.

Essenza di Acqua dell’Elba

Essenza di Acqua dell’Elba, marca tutta italiana con sede all’Isola d’Elba è conosciuta nel mondo per essere l’autentica interprete delle sensazioni e delle emozioni del mare. L’Eau de Parfum Uomo, si apre con le note di Limone, Bergamotto Pompelmo, Cisto di Mare e Salvia; le note di cuore sono basate su Gelsomino, Viola, Geranio e Pepe; le note di fondo sono Alga Marina, Legno di Quercia, Legno di Cedro, Lentisco e Corbezzolo.

Open Sky è un omaggio metafisico all’esperienza del viaggio. Attraverso il vivace pomelo velato di foglie di canapa, l’elettricità delle aspettative è elevata di nuovo. Seducente la spezia del pepe nero, il romanzo boisé del Palo Santo, l’inebriante fascino del vetiver, offrono una dimensionalità trascendente al regno rinfrescante degli agrumi. 

Il giovane brillante profumiere Douglas Morel ha saputo tradurre perfettamente questo nuovo racconto di THoO inserendo nella fragranza spezie come il cumino, la noce moscata e il pepe nero in combinazione con legni secchi e fumosi come il legno di guaiaco, il legno di cedro e il cipriolo. Ma all’opposto si ha una vista perfetta sulla terra grazie a note floreali come la Tuberosa, alcuni muschi e un pizzico di note di agrumi.

Una moderna interpretazione di Racquets, uno dei preferiti della libreria dei classici Penhaligon’s. Una frizzante vitalità agrumata che ci trasporta in uno stato mentale tonico e giocoso grazie ai vivaci limoni e ai legni eleganti che poi si mescolano con un cuoio morbido e raffinato. 



David Beckham Classic Blue è una fragranza carismatica, moderna ed elegante, pensata per uomini audaci. Si apre con un’esplosione fruttata di pompelmo e ananas fuso con foglie di violetta. Il cuore rivela una miscela aromatica di salvia e geranio, con un accordo aspro di mela verde. La firma elegante e decisiva è la la nota calda di patchouli e muschio.



Sienna Brume di Mihan Aromatics è una fragranza fluttuante nata da un morbido cotone di cocco e ravvivata da profonde sensazioni di aria di mare. Si arricchisce di note di cetriolo, vaniglia e Bacca di Ginepro, che regalano romantici sogni a bordo piscina.

Oakley rivela Kato

La nuova frontiera degli occhiali sportivisi chiama Kato ed è l’ultima rivoluzione di casa Oakley, l’azienda Californiana dal look avveniristico per la sua struttura che ricorda un’astronave appena atterrata nel deserto. Dal suo headquarter si spinge oltre i confini della performance e ridefinisce il concetto di estetica, coinvolgendo gli atleti più esigenti per raggiungere risultati sempre più vicini alla perfezione.

Kato si adatta ai contorni del viso, creando un effetto mascherina, con un plus che è la carta d’identità di casa Oakley: una nitidezza visiva senza paragoni, ottenuta da studi approfonditi che hanno richiesto la collaborazione di atleti stellari che hanno testato, in fase di prototipo, la loro resistenza e performance. Solo dopo il loro feedback, si è giunti al modello definitivo, con le sue caratteristiche di calzata impeccabile e leggerezza delle aste in O Matter™, con terminali sovrastampati in Unobtainium® che assicurano il massimo del comfort e livelli ottimali di aderenza, anche se indossati tutta la giornata.
Come la maggior parte dei modelli top dell’azienda di Foothill Ranch, anche Kato è disponibile con lenti Prizm™, fiore all’occhiello della ricerca Oakley, progettate per ottimizzare colori e contrasti e offrire così una visione più ricca di dettagli.

Oakley Experience

Gli atleti del Team Oakley provenienti da tutto il mondo, tra cui Juju Smith-Schuster, Mikaela Shiffrin, Mark Cavendish, Rohit Sharma, Seth “Scump” Abner, Valentino Rossi e Patrick Mahomes, hanno ricevuto un misterioso pacchetto con istruzioni a tempo. Aprendolo, hanno scoperto un insolito oggetto che li ha guidati in un viaggio in realtà aumentata.
Nel momento clou si sono aperte porte simili a quelle di un’astronave, svelando la rivoluzionaria
montatura. In questa esperienza ibrida e immersiva le tecnologie fisiche, digitali e social hanno dato vita
a un’avventura formidabile, in grado di colpire l’immaginazione e incoraggiare gli atleti a superare con
fiducia ogni limite.

Per permettere ai clienti di scoprire in anteprima il prodotto e la straordinaria sorpresa virtuale, il giocatore di football americano Juju Smith-Schuster ha condiviso dall’account Instagram di Oakley la sua esperienza di unboxing e ha fatto
una diretta dal suo profilo personale, mostrando ai follower la propria reazione di fronte all’esperienza di
realtà aumentata e al prodotto.

È l’ennesima conquista nell’universo degli occhiali sportivi  su cui Oakley ha costruito la propria identità fin dal lancio di Eyeshade nel 1984, col suo design anticonformista, passando per l’avanguardistico Over The Top, presentato a Sydney nel 2000, fino a Jawbreaker del 2015.


Heron Preston, il designer innamorato del workwear che ha conquistato la Nasa


Se a 38 anni possiedi un brand presente nel calendario della fashion week parigina, tra i tuoi apprezzatori si contano The Weeknd, Hailey Bieber e Travis Scott, nel tuo cursus honorum campeggiano mostri sacri dello showbiz (leggi Kanye West) e marchi iconici come Nike o Levi’s, vuol dire che hai già conquistato un posto d’onore nell’affollatissimo milieu della moda contemporanea. Le informazioni appena snocciolate si riferiscono a Heron Preston, titolare dell’etichetta eponima con cui, dal 2017, è impegnato a sfumare sempre di più i confini tra lusso, abbigliamento street e workwear.

Sanfranciscano ma newyorchese adottivo, incarna alla perfezione quella poliedricità che oggi sembra essere la carta vincente per gli stilisti, destreggiandosi agevolmente tra passerelle, graphic design, fotografia, dj set e consulenze per il citato West, che in passato gli ha affidato la direzione artistica di numerosi progetti, dalla linea ready-to-wear Yeezy all’album ‘The Life of Pablo’. Un autentico factotum della creatività, dunque, la cui formazione non poteva non essere sopra le righe.



Nato e cresciuto nella Bay Area, il nostro per sua stessa ammissione è uno smanettone fissato con internet che, nel tempo libero, sperimenta con la serigrafia e non disdegna lo skate.
Nel 2004 si trasferisce nella Grande Mela, dove studia alla Parsons School of Design, inserendosi rapidamente nei giri giusti ed entrando in contatto con Aaron Bondaroff, ex gallerista della Morán Morán (all’epoca OHWOW Gallery); è quest’ultima a pubblicare, nel 2008, il photobook ‘The Young and the Banging’, una sorta di annuario fotografico zeppo di polaroid scattate da Preston, che fin dal suo arrivo in città si diletta a immortalare la meglio gioventù creativa di Downtown. Tra gli sponsor dell’iniziativa c’è Nike, che finisce per assumere l’autore, nominandolo in breve Global Digital Strategies della divisione NikeLab.
Nel 2012 viene contattato da Virgil Abloh e Matthew M. Williams, allora due designer semisconosciuti, che lo invitano a unirsi a loro da Been Trill, un collettivo che nel suo triennio di attività sarà assai chiacchierato, ma lancerà definitivamente le carriere dei membri più in vista. In questo periodo, Preston continua a stringere relazioni con i nomi che contano nell’industria modaiola e affina ulteriormente la sua estetica, tutta giocata sulla manipolazione spigliata di codici e suggestioni provenienti dagli ambiti più eterogenei.

Conclusa la parentesi di Been Trill, si dedica a vari progetti una tantum, ad esempio affastellando loghi disparati su magliette rinominate ‘NASCAR Factory Defeat’, oppure customizzando un paio di Nike Air Force 1 con patch a forma di stella (una copia dichiarata del simbolo della label Bape) ritagliate da uno scampolo di tessuto Gucci GG Supreme.
Nel frattempo, turbato dal ritrovamento di un sacchetto di plastica nel mare di Ibiza, prende consapevolezza dell’urgenza della questione ambientale e si associa al Department of Sanitation di New York per la capsule Uniform, in cui vengono riciclate proprio le vecchie uniformi dei netturbini dell’ente che gestisce la raccolta rifiuti, convertite in borsoni dalle tonalità fluo, giubbini a stampa foliage, felpe e t-shirt dall’aria un po’ dimessa.
A quel punto – siamo nel 2016 – Preston si convince a seguire le orme degli ex colleghi Abloh e Williams, che cominciano a fare faville rispettivamente con Off-White e 1017 Alyx 9SM, e lancia l’e-store HPC Trading Co., preludio alla nascita della griffe col suo nome che arriverà un anno dopo.



Il designer ha ormai definito il proprio vocabolario di stile, i cui lemmi sono presto detti: in primo luogo, la fascinazione per le uniformi dei lavoratori (operai edili, poliziotti, vigili del fuoco ecc.), con collezioni che largheggiano in nuance evidenziatore, bande catarifrangenti, tag identificativi, nastrature, abrasioni, cinture a guisa di imbracatura e chi più ne ha più ne metta, una caterva di riferimenti al workwear combinati al repertorio ormai consolidato dello streetwear, che prevede felpe, pantaloni cargo, denim jacket, smanicati e altri capi easy, dalle forme anabolizzate e il tono rude quanto basta.
In secundis, il ricorso copioso alle stampe, che siano scritte icastiche come la quasi onnipresente dicitura in cirillico стиль (che sta per “stile”), print che rimandano alla grafica basilare dei primi pc o raffigurazioni variegate dell’airone, animale feticcio del marchio, un calembour che gioca con il significato dell’inglese heron, airone appunto.
Da ultimo, una certa, costante dose di sfrontatezza, che lo spinge di volta in volta ad (auto)ironizzare su tic e contraddizioni degli influencer (categoria di cui fa parte, d’altronde), oppure a stampigliare sulle magliette vendute nella boutique moscovita KM20 l’immagine di Vladimir Putin che inforca gli occhiali da sole.



Il novero delle collaborazioni di riguardo si infoltisce velocemente, a cominciare dalla doppietta dello show F/W 2018 in cui Preston presenta le capsule collection con Carhartt e Nasa: se la prima codifica la sua affinità con l’abbigliamento da lavoro in diciotto proposte di chiara derivazione utilitaristica, tra giacche chiazzate di vernice, gilet zippati e maglie slabbrate, la seconda omaggia la storia dell’agenzia spaziale statunitense, facendo largo uso di materiali futuribili quali nylon ripstop e alluminio per zaini che imitano il jetpack e abiti ricalcati sulle tute degli astronauti, con un afflato avveniristico degno delle visioni Space Ace di André Courrèges, Paco Rabanne e Pierre Cardin.
Nello stesso anno mette mano agli Ugg, i famigerati stivaletti foderati di pelliccia, apponendovi le sue caratteristiche linguette in colori flashy, un’iniziativa bissata e allargata ad altre calzature dell’azienda nel 2019, quando ha l’opportunità, tra le altre cose, di ibridare le silhouette di due celebri modelli Nike Air Max (95 e 720), ottenendo una sneaker bombata e avvolta in strati di TPU traslucido, e di intervenire sui 501 Levi’s, i jeans per definizione, divertendosi a decolorarli e maltrattarne il tessuto.

Nel 2020 si concede un coup de théâtre con il dentrificio – tanto per cambiare – arancione per Moon, co-firmato dalla supermodel Kendall Jenner e in tiratura ovviamente limitatissima. 

L’ultima collaborazione risale invece alla fine di aprile e coinvolge Calvin Klein, un’istituzione del casual a stelle e strisce di cui Preston ha aggiornato i pezzi più pratici e discreti (jeans a gamba dritta, tee, intimo ecc.) in chiave unisex e sostenibile.
Le prossime collaborazioni, con tutta probabilità, non tarderanno ad arrivare, per convincersene è sufficente riprendere le parole del diretto interessato, che già nel 2006, parlando con il magazine Freshness della propria imprevedibilità, aveva fornito una summa del Preston-pensiero: «Non voglio che le persone mi comprendano appieno perché sarei noioso. Saprebbero cosa aspettarsi. Se [invece] con Heron Preston creo un contrasto, facendo un giorno qualcosa su Warren Buffett, quello dopo su Huf [brand di skatewear, ndr] o sulla sicurezza di internet, susciterò una certa attrattiva e le farò tornare».


Backstage at Heron Preston Men’s Fall 2020, photographed in Paris on Jan 16, 2020.

Tahar Rahim: il vero fuoriclasse del cinema francese

Tahar Rahim, è un attore francese di origine algerina e possiamo dire tranquillamente che sta vivendo un momento d’oro della sua carriera artistica. È da poco stato nominato dalla stampa straniera ad un Golden Globe per sua magistrale interpretazione in “The Mauritian”, la vera storia tratta dal libro “Guantanámo Diary”. Al suo fianco nel film nientemeno che Jodie Foster. Ci racconta l’emozione di trovarsi sul set con una Oscar & Golden Globe winner. Il film uscirà a breve anche in Italia. Su Netflix, lo troviamo classificato ai primi posti con “The Serpent”, miniserie televisiva che racconta le rocambolesche avventure di Charles Sobhraj serial killer che ha operato negli anni 70’ nel triangolo d’oro della droga nonché crocevia degli hippie. La sua trasformazione per entrare nei panni del personaggio è davvero strabiliante, un vero fuoriclasse.

Come ci si sente ad essere nominati ad un Golden Globe come miglior attore per “The Mauritian”, in un film con Jodie Foster?

Che ti posso dire ci sente al settimo cielo al punto di dirmi che è incredibile. Quando sei un attore della mia generazione e sei cresciuto con i suoi film è quasi un sogno, ho dei ricordi vividi, di me, che vado al cinema a vedere “Contact” o “Il silenzio degli innocenti”, è una vera leggenda. Non ti nascondo che la prima volta che mi sono ritrovato davanti a lei ero quasi intimorito, ma dopo pochi secondi Jodie riesce a metterti a tuo agio e rilassato al punto da dimenticare quasi chi rappresenta.



Non è ancora uscito in Italia “The Mauritian”, perché raccomanderesti al pubblico di vedere il tuo film?

È una storia davvero molto importante che ha bisogno di essere raccontata, perché è una storia che parla di libertà, delle dure regole della legge e di umanità, la storia di un uomo che è stato imprigionato a Guantanámo Bay per quattordici lunghi anni senza neanche un capo d’accusa contro di lui. Mohamedou Ould Slah è passato attraverso un vero inferno in carcere quando è uscito come uomo libero ha voluto perdonare tutti, questo significa raggiungere un livello di perdono che va al di la di ogni immaginazione, una vera dimostrazione di anima pura e bellissima.



Devo citare una tua battuta del film “Come hai imparato il tuo inglese” visto che è impeccabile e senza nessun accento francese.

La verità? È che ho dovuto lavorare duramente, ho sempre amato la lingua inglese sin da bambino, ma quando mi hanno offerto la parte di Ali Soufan in “The Looming Tower”, sapevo di dover interpretare un cittadino americano, quindi sapevo che non avrei potuto sbagliare con piccole sbavature che non avrebbero convinto produttori o pubblico. Così mi sono preso un coach per quattro ore al giorno per tre mesi e quando ho iniziato a girare a New York, ho richiesto anche un coach sul set per essere sempre sicuro al cento per cento. Ancora adesso ho due lezioni alla settimana.

Oliver Stone ti ha dedicato un post su instagram, ed ha anche puntato il dito all’Accademy Awards per non aver menzionato neanche una categoria del tuo film per gli Oscar, intendendo che forse non sarebbe stata buona pubblicità per gli Stati Uniti.

Sinceramente quando me lo hanno detto non ci potevo credere che Mr. Stone avesse fatto un post su me e sul film, non possiamo certo dire che il cinema americano non è in grado di criticare la propria società, questa è la visione di Oliver Stone, io sto appena scoprendo come si muovono le carte in U.S.A.

Conoscevi già la storia di “The Serpent” prima di interpretare il protagonista nella miniserie per Netflix, in Italia non era così nota alle cronache forse perché francese.

La conoscevo ma non perché sono francese in quanto nessuno dei miei amici se la ricordava, ma avendo due fratelli maggiori un giorno ho trovato il libro sulla storia di Charles Sobhraj in camera da letto e sono rimasto affascinato dalla sinopsi. Avevo sedici anni e volevo già fare l’attore, solo che in quel momento non capivo il reale orrore che si nascondesse dietro quell’uomo, però mi ero immaginato di interpretarlo. Quando nel 2001 ho scoperto che Benicio Del Toro stava per iniziare le riprese del film su questa storia ero rimasto deluso, poi invece non lo hanno più fatto. Poi esattamente vent’anni dopo ho ricevuto una mail dal mio agente che mi diceva che avrei interpretato un serial killer, e poi ho capito che era proprio lui. La vita è incredibile. È un po’ come se il destino mi avesse mandato questo ruolo.


Pensi che quando riapriranno anche in Francia i cinema la gente tornerà a comprare i biglietti come prima o rimarrà fedele allo streaming?

Ci sarà la bella stagione in quanto stiamo per andare incontro all’estate e forse la gente vorrà stare all’aperto, però se posso permettermi di dire una cosa, noi umani siamo portati a dimenticare, quando sarà tutto finito vorremo solo tornare alla normalità, e quindi anche ad andare al cinema.

COVER IMAGE: COPYRIGHT ARNO LAM/CHARLETTE STUDIO
PRESS AGENT: AGENCE CONTACT PARIS

La Finestra sulla Città Eterna


Immaginate di svegliarsi la mattina, aprire la finestra ed intravedere la maestosità della Città Eterna che come non avesse riposato è già pronta ad accoglierci in attesa del caffè.

A pochi minuti dalle Terme di Diocleziano e Villa Borghese ci accoglie dal 1967 il Marcella Royal Hotel in un’oasi di tranquillità nel cuore pulsante della città. L’eleganza ed il calore della hall si mischiano alla modernità delle stanze, dalla più lussuosa alla classica senza dimenticare la cura per l’ospite.




Fiore all’occhiello, di recente ristrutturazione, è senza ombra di dubbio la “Terrazza Flavia” dal quale è possibile ammirare un panorama mozzafiato dalla città di Roma ai Castelli Romani, dagli Horti Sallustiani, dalla Cupola di San Pietro fino a Monte Mario ed oltre. Quale modo migliore per iniziare la giornata degustando la colazione italiana ed americana con una vista mozzafiato? 

Il Roof Garden “Flavia” ci accoglie anche per un aperitivo, una cena con accompagnamento musicale o anche per un meeting di lavoro (che con una vista così non può che andar bene!)




Questo autentico gioiello della capitale deve la sua bellezza ed il suo nome a Marcella Angelini, albergatrice da oltre 50 anni, rappresentazione dell’archetipo della cultura alberghiera del nostro Paese: una meticolosa attenzione per la pulizia con l‘Ospite al centro delle attenzioni dei suoi Collaboratori.

 La classe, l’eleganza e la cura dei dettagli, la scelta di materiali di pregio e finiture di lusso erano nello stile della Signora Marcella già dal suo esordio.

Dall’agente 007 a Cody Simpson – Barton Perreira e Versace dedicano due modelli all’uomo Alpha

Quattro occhiali da collezione dedicati agli appassionati dell’affascinante agente segreto della corona inglese 007 e altri tre ad un irresistibile Cody Simpson, nuotatore, cantante e sex symbol indiscusso. Sono l’incarnazione di uomini talentuosi e ispiranti per successo e carisma, e le aziende più autorevoli del settore dell’alta occhialeria, a loro dedica accattivanti capsule, con forme di stagione rinnovate, nelle sfumature e nei materiali più lucenti e leggeri.

In attesa dell’uscita del nuovo capitolo della saga 007 No Time to Die, nelle sale del Regno Unito, in anteprima mondiale il 30 settembre 2021, mediante la Universal Pictures International, Barton Perreira, il luxury brand di occhiali fondato da Bill Barton e Patty Perreira, annuncia il lancio della seconda edizione di questi esclusivi occhiali da sole dedicati all’agente segreto più famoso al mondo.

La 25a pellicola dedicata alla saga di James Bond ha ispirato una partnership tra EON Productions Limited e Barton Perreira da cui è nata BP x 007 che aggiunge quattro nuove varianti colore per l’occhiale da sole Joe, già presente nella precedente capsule collection composta da tre occhiali da sole indossati dai protagonisti del film.

Questa seconda edizione della collaborazione aggiunge una classica montatura rettangolare con finitura lucida in pregiato acetato giapponese.  L’ispirazione alle quattro esclusive location del nuovo film No Time To Die, tra cui Matera in Italia, Port Antonio in Giamaica, Hakadal in Norvegia e El Nido di L’Avana, a Cuba è in pieno stile Barton Perreira che ai luoghi più suggestivi del mondo s’ispira dal 2007 col culto dell’artigianalità e una meticolosa attenzione al dettaglio.

È dedicata al grintoso Cody Simpson, la nuova capsule uomo Versace Eyewear che reinterpreta l’iconica Medusa della Maison, inserita a rilievo, attraverso la tecnica di fusione, creando così una collezione audace per chi vuole riconoscersi in una personalità forte come quella del musicista e nuotatore australiano.

Dalla classica forma pilot con l’iconica Medusa fusa tra i due ponti e integrata nelle aste con lavorazione a giorno. Alla mascherina dal look futuristico con lenti antiriflesso, caratterizzati da un look ricco di sfumature oro e argento, anche nelle lenti specchiate.
La linea si completa con un pilot da vista, dal design sottile a doppio ponte, con aste argento, canna di fucile e nero.

Ian Rocca: “lo sport non è un hobby, ma un lavoro che richiede dedizione assoluta”

Classe 1997, una passione senza freni per gli sport invernali e tanta adrenalina nel sangue: Ian Rocca ha indossato gli sci all’età di due anni, dandosi subito all’agonismo e aggiudicandosi importanti medaglie, come il titolo di Campione Europeo Slopestyle 2018. Terminata la parentesi agonistica Ian ha scoperto la sua vera strada: il freestyle e il freeride. Oggi l’atleta trascorre le giornate ad allenarsi, senza tregua, nel suo palcoscenico: Mottolino Bike Park di Livigno. Tra un’acrobazia e l’altra, lo skier si diverte a raccontare i  “segreti del mestiere” sui canali social, coinvolgendo il pubblico a 360 gradi anche fuori dalle piste da sci.

Come è nata la tua passione per lo sci?

La passione per gli sci è nata il giorno in cui li ho indossati per la prima volta, a due anni. Certo, negli anni c’è stata un’evoluzione: sono passato dallo sci alpino e dalla semplice ricerca della velocità al volo e ai salti, ovvero al puro senso di libertà che offre il freeski.


Credit: @noah_wallace

Quanto ha influito la figura di tuo padre sul tuo percorso?

È stato lui a farmi indossare gli sci la prima volta, mi ha sempre sostenuto ed è ancora il mio primo fan. È sempre presente nei momenti decisivi. Come la sera in cui mio zio, suo fratello, ci ha mostrato per la prima volta un video di freeski: in me è scattato qualcosa, si è accesa una scintilla. Ho deciso di lasciare lo sci alpino per seguire questa nuova passione. Mio padre non mi ha ostacolato, anzi ha detto: “Se credi che questa sia la tua strada io sarò con te”. La sua presenza mi ha influenzato anche in altri modi. Nella nostra famiglia lo sport non è considerato un hobby, ma un lavoro che richiede dedizione assoluta. Questa mentalità orientata alla fatica, al sacrificio in vista di un obiettivo, qualsiasi esso sia, è un’altra lezione che mi ha trasmesso mio padre.

Per raggiungere i tuoi obiettivi, hai dovuto fare tante rinunce? È vero che la vita degli atleti è fatta di privazioni? Riesci a concederti del tempo per altre attività al di fuori dello sci?

I sacrifici sono inevitabili. È il prezzo da pagare per ottenere delle importanti gratificazioni e aprirsi a nuove opportunità: si viaggia, si conoscono persone con la stessa passione. Si vivono esperienze che altrimenti sarebbero inaccessibili. Uno degli aspetti a cui devo rinunciare sono le feste: non posso essere stanco la mattina, il freeski è un’attività ad alto impatto fisico e un errore di concentrazione può costarmi caro. Perciò devo trovare dei compromessi per il tempo libero. Ho imparato a coltivare le amicizie in altri modi e in altri momenti, dedicando tempo e attenzione alle persone a cui tengo. Anche i miei amici si sono adeguati, avendo capito cosa comporta il mio stile di vita: all’inizio non è stato semplice, ma oggi ci ridiamo su. Mi alleno sei giorni a settimana, e se mi organizzo riesco comunque a ritagliare del tempo per altre attività e per il riposo, solitamente la domenica. Non considero le rinunce delle privazioni, ma un investimento finalizzato a una meta che mi sono prefissato. L’importante è non affrontare questo percorso da solo: avere le persone giuste al mio fianco è fondamentale per superare i momenti difficili.


Credit: @dimitraaus

Quanto la tua carriera ti ha portato successo sui social? Ti ritieni un influencer oggi?

Grazie alla mia carriera sportiva ho ottenuto un discreto successo sui social. Non mi definirei però un influencer: la parola stessa incute timore, è come se sottolineasse la distanza tra l’influencer e i suoi follower. È una dinamica che non mi piace: preferirei essere considerato da chi mi segue come una figura vicina, a cui chiedere consigli, o con cui condividere passioni. Sono molto soddisfatto quando vedo che i miei followers sono interessati a ciò che faccio e si crea un’interazione semplice e diretta, come quando ci si scambia messaggi tra amici.


Credit: @teocolombo

Progetti il futuro? Dove ti vedi tra 5 anni?

Al momento sono impegnato in vari progetti: ad esempio, sto lavorando con Atomic per lo sviluppo di sci e scarponi che saranno commercializzati nei prossimi anni. Ma il mio obiettivo principale è legato alla diffusione del freeski. Mi piacerebbe portare le persone con me in questa esperienza, trasmettere la mia passione e allargare la base di fan e di praticanti di questo sport sicuramente spettacolare, ma ancora di nicchia. Anche tenendo conto dell’opportunità offerta dalle Olimpiadi invernali di Milano- Cortina del 2026. Livigno sarà la location delle discipline del freestyle, sia per lo sci che per lo snowboard, ed è un’occasione unica per allargare il movimento.

Con la collezione FW 21/22 Luca Larenza coniuga innovazione e sostenibilità, restaurando i telai del Real Belvedere di San Leucio

Complice anche la pandemia di Covid-19, la cura del proprio sé interiore è (ri)diventata una priorità generalizzata, e l’obiettivo sembra essere adesso raggiungere una sorta di stato di grazia, di contemplazione spirituale; in tutto ciò, la moda può essere capace di esprimere icasticamente un proposito tanto ambizioso. Ne è una prova l’ultima collezione del designer Luca Larenza per la stagione Fall-Winter 2021/22, in cui la vita al di fuori delle grandi metropoli, all’insegna di buone letture e dell’immersione totale, quasi religiosa, nella natura assurge al ruolo di nuovo modello esistenziale.
Quello proposto dall’omonimo brand è uno stile che indulge nel gusto nostalgico per l’arte classica, nella voglia di perdersi nei propri pensieri superando limiti e angustie della contemporaneità, e segna il ritorno a un passato caratterizzato da principi e pratiche ormai quasi scomparse.

In parallelo alle proposte per il prossimo Autunno/Inverno, Larenza presenta un progetto di resposabilità sociale, che l’ha visto collaborare con la regione Campania per il recupero degli antichi telai del Real Belvedere di San Leucio, nella provincia di Caserta, un complesso edificato a partire dal 1779 per volontà del re Ferdinando IV di Borbone.

Larenza stesso ci ha raccontato : ” Come ho anticipato via Instagram, ho creato una connessione con la regione Campania dando vita ad un progetto di Social Responsibility per ridare valore ad un luogo, sinonimo di eccellenza nel mondo. Lo storico sito nasce nel 1779 dal sogno di Re Ferdinando di dar vita ad una comunità autonoma, fondata sulla produzione di pregiatissima seta, famosa in tutto il mondo per la sua raffinatezza ed eleganza. Il complesso monumentale racchiude tra le sue numerose stanze un piccolo gioiello di archeologia industriale, un’ampia sala con telai in legno per la produzione e lavorazione della seta perfettamente funzionanti. In accordi con le sedi delle Belle Arti, ho quindi preso parte al restauro dei prestigiosi telai e i lavori, iniziati i primi di dicembre, si sono conclusi durante i primi giorni del 2021″.



A fare da sfondo (altamente scenografico) agli outfit della collezione FW 2021/22, contraddistinti da volumi languidi e nuance calde, è dunque proprio il sito oggi patrimonio dell’Unesco.
I giovani pensatori del marchio sfoggiano morbidi suit effetto macchiato in velluto maltinto, declinati nelle sfumature del beige e blu; il motivo “macchiato” viene tradotto anche sulla maglieria in tessuto merino extrafine, ricorrendo alla tecnica jacquard. Ritroviamo la stessa, soffice varietà di lana nei cardigan a punti alternati e a coste larghe, proposti in cromie che spaziano dal senape al bianco latte al blu navy, mentre i pull di dimensioni maxi, vivacizzati da grafismi mutlicolor a mo’ di pixel e lavorati a jacquard, presentano colli “importanti” e trecce in rilievo sulla texture.

Per quanto riguarda i capispalla, spiccano i voluminosi cappotti checked in lana e alpaca, con maniche raglan, e gli overcoat doppiopetto con cintura d’impronta homewear, ampi e confortevoli come una vestaglia. Tra gli accessori, bisogna menzionare i cappelli modello beanie in alpaca bottonata, color panna o caratterizzati dalle striature tipiche del mouliné, e le sciarpe extra long in diverse tonalità di arancio e azzurro, percorse da righe.

Va rimarcata, infine, la citata partnership con la Regione e le sedi delle Belle Arti, volta a restaurare e donare nuova vita agli storici telai del Museo della Seta del Belvedere di San Leucio; una declinazione inedita e sorprendente del concetto di sostenibilità, in cui quest’ultima si lega alla valorizzazione di una tradizione di grande valore storico-culturale, oltre che artigianale.




Il Design artistico secondo Francesco Maria Messina

Un percorso internazionale quello di Francesco Maria Messina che dall’originaria Pisa, cresce a Parigi e si forma professionalmente tra Francia, Stati Uniti, Africa e Mauritius. Per lui il punto d’inizio è sempre rappresentato da una storia, un tema o anche un reportage, da declinare non in modo astratto, bensì concretamente in oggetti, installazioni e complementi d’arredo che riescono a raccontare una storia. Nelle sue creazioni convoglia spunti relativi alla società, all’attualità, all’evolversi di usi e costumi del mondo contemporaneo, filtrandole attraverso un approccio sui generis al design, frutto di numerose esperienze internazionali e di una formazione umanistica.Nel suo corpus lavorativo si stagliano le opere realizzate durante il soggiorno mauriziano, cinque collezioni per un totale di venticinque pezzi sviluppati nell’arco di soli sei mesi, che restituiscono le suggestioni della natura dell’isola africana. Per quanto riguarda invece i suoi lavori in progress, Messina intende evidenziare, con la sua pratica al confine tra design e scultura, argomenti di grande rilievo quali lo scioglimento dei ghiacciai, il riscaldamento globale, l’erosione delle coste e il riciclo della plastica finita nelle spiagge. Le creazioni di Francesco, sorprendenti e mai convenzionali, si presentano come esempi eclettici di functional art, realizzati in edizioni rigorosamente limitate e imitando la natura, da cui il creativo trae costantemente ispirazione.



Sebbene sia un architetto-urbanista, influenzato durante il percorso di studi in Francia dall’esempio dei suoi maestri (ossia l’archistar Odile Decq e Matteo Cainer), Messina porta avanti fin dall’inizio un modus operandi che vede nell’idea forte, nel concept un elemento centrale e ineludibile, da sviluppare poi in corso d’opera, che si tratti di progetti d’architettura (per esempio musei o edifici) oppure di design. Riallacciandosi alla propria formazione classica e usando quasi esclusivamente materie prime naturali, crea oggetti scultorei che stupiscono per l’originalità delle forme e i forti contrasti materici, contraddistinti dall’impiego di insoliti materiali d’eccellenza, unici e quasi mai riproducibili.
Lui stesso sottolinea come la ricerca, in questo senso, sia funzionale a mantenere la coerenza dell’idea iniziale: così, ad esempio, “nel caso dell’ultima collezione ispirata allo scioglimento dei ghiacci polari ho impiegato mesi per trovare il marmo/cristallo giusto che meglio rispondesse alle mie necessità, trovando nell’alabastro il compromesso perfetto”.

Dopo tredici anni all’estero, è tornato in Italia dove, nel giugno 2020, ha fondato FMM Design Studio in Toscana, suo luogo d’origine e fonte d’ispirazione impareggiabile, nonché meta ideale per scovare i migliori artigiani e materiali unici al mondo, tra cui il marmo di Carrara e l’alabastro di Volterra. Oggi le sue creazioni trovano posto nella prestigiosa Galleria Rossana Orlandi (a Milano e Porto Cervo) e nelle sedi di Parigi e Cannes della Galerie des Lyons.

È proprio Francesco Maria Messina a illustrare nel dettaglio le sue esperienze e progetti passati e presenti e tanto altro ancora.


“Ile Maurice ” low table
basalt stone and bespoke glass
110x155x60
ph by Stefano Pasqualetti
by Cypraea

Iniziamo dalla tua formazione, vuoi parlarcene?

«Ho studiato a Parigi, mi sono trasferito quando avevo sedici anni per seguire mia madre, quindi ho finito lì il liceo per iniziare poi l’università, studiando con Odile Decq all’École spéciale d’architecture, storica istituzione parigina. Rispetto al classico percorso di studi in architettura italiano, quello francese presenta una vena artistica e creativa piuttosto che scientifica o strutturale, e ho avuto la fortuna di relazionarmi con professori provenienti da paesi come Stati Uniti, Spagna e tanti altri, che hanno sempre cercato di trasmettere l’importanza di avere un concept, di partire da un’idea forte che non fosse un semplice esercizio formale, di concentrarsi su una riflessione, un’analisi, una ricerca e cercare di rispettarla in corso d’opera. Dunque mi sono formato come architetto e, dopo la laurea triennale a Parigi, ho fatto un’esperienza di sei mesi in America, a New Orleans, con un progetto di social housing nato dopo il disastro dell’uragano Katrina, quindi sono tornato in Francia e la direttrice Decq ha proposto a me ed altri sei studenti di partecipare alla realizzazione della sua nuova scuola di Lione; così sono partito per la città, dove sono rimasto oltre due anni, preparando allo stesso tempo la tesi del master.
Tutto questo per dire che la mia formazione è quella canonica dell’architetto, finché nel 2017 sono partito per il Camerun, lavorando come project manager assistant per uno studio italiano che supervisionava i lavori di uno stadio per la Coppa d’Africa. Mi mancava la possibilità di esprimermi creativamente, poi quasi per caso sono stato contattato da un’azienda mauriziana che cercava un architetto-designer per lanciare una linea di design di lusso da esportare all’estero; perciò mi sono trasferito a Mauritius, trovandomi decisamente bene (tanto da rimanerci due anni e mezzo) e cominciando un percorso nel settore per me inedito del design. Mi è stato chiesto per la prima volta di occuparmi di mobili, mi sono confrontato con questo mondo ed è nato un amore, privo degli ostacoli legati all’architettura odierna (tempistiche lunghe, modifiche ecc.), che mi dava la possibilità di mantenere la stessa creatività ed approccio concettuale esprimendoli, però, nell’arco di poche settimane, perché dallo sketch iniziale al modello finale volendo possono bastare tre giorni; l’ideale per me che sono molto attivo, voglio tutto e subito, avere la possibilità di accedere all’atelier di turno e chiedere un prototipo per la fine della giornata è stato fantastico, ho liberato tutta l’energia creativa e in nove mesi ho realizzato venticinque pezzi, prendendo spunto ovviamente da Mauritius per collezioni ispirate ai vari aspetti dell’isola, dalle spiagge e la barriera corallina alle parti meno conosciute del luogo (foreste, roccia, legno ecc.)».


Ile aux Fouquets free standing mirror-light
basalt stone and bespoke mirror
ph by Stefano Pasqualetti
by Cypraea
 

Parli della linea Cypraea giusto? Nel tuo lavoro ricorre l’elemento naturale…

«Sì assolutamente, la natura è stata – e rimane – la mia prima fonte d’ispirazione, ma con Cypraea volevo raccontare qualcosa che non fosse solo una celebrazione del mare per cui è famosa Mauritius; ci sono certamente dei pezzi che lo fanno, come la libreria ispirata ai coralli con la sua struttura organica in sabbia, però ho impostato un percorso diverso, puntando al mercato internazionale dei vari brand. Ci siamo resi conto, tuttavia, di aver realizzato prodotti di nicchia, dal design esclusivo sia in termini di forme che di materiali, e così siamo finiti nel mondo delle gallerie d’arte, tanto che dal voler partecipare al Salone del Mobile (l’obiettivo primario dell’azienda) siamo approdati al Fuorisalone, alla galleria Rossana Orlandi, a Parigi, Londra ecc., occupando una nicchia assai esclusiva ma anche più “alta” a livello di clientela e immagine.

Rossana Orlandi ci ha scoperto praticamente per caso: a Milano facevamo quasi un porta a porta per cercare showrooom ed esporre al Salone, è stato cruciale l’incontro con Andrea Galimberti della galleria milanese Il Piccolo, che trovando incredibili le nostre proposte e non potendo esporci di persona, ha chiamato davanti a noi la Orlandi; l’abbiamo incontrata il giorno seguente, ha voluto l’intera collezione e così è partito tutto.

Credo che il mio lavoro, alla fine, consista in una sorta di functional art, sono pezzi di design che, al tempo stesso, mostrano un côté scultoreo, opere con una funzione insomma. Il cabinet, ad esempio, è funzionale in quanto contenitore, però ha una forma, un tipo di materiale che somiglia a una scultura, lo stesso vale per il tavolino o la libreria.

Aggiungo, da ultimo, che parteciperò alla prossima Venice Design Biennial, purtroppo a causa della pandemia non ci saranno molti eventi, ma rimane una vetrina per il design parallela a quella di architettura, con nomi d’eccezione. Mi presenterò alla manifestazione con due pezzi inediti: un coffee table chiamato Iceberg, realizzato interamente in alabastro e vetro, e uno specchio nei medesimi materiali; sono ispirati entrambi allo scioglimento dei ghiacci, quindi due creazioni di denuncia se vogliamo, ed è proprio ciò sui cui volevo puntare l’attenzione, lo specchio è da terra, con la base in alabastro, e ha la forma di un iceberg alla deriva che proprio recentemente si è sciolto, frantumandosi in mille pezzi».


“Aqua” shelf 
Sand and acrylic ( 3 modules , tot dims :2100 x 3600 )
ph by Eric Lee  
by Cypraea


Questo dei ghiacciai è un tema decisamente attuale, Ludovico Einaudi tempo fa ha eseguito una performance al pianoforte al Polo Nord. Pensi che l’arte debba avere anche una funzione di denuncia e di impegno sociale?

«Lo credo anch’io, con Cypraea infatti avevamo deciso di riservare una percentuale dei profitti alla Mauritian Wildlife Foundation e a un altro ente ambientale, in questo senso non ho ancora preso accordi a titolo personale, però mi piacerebbe prendere parte a delle iniziative che abbiano un risvolto pratico».


“Rochester” cabinet.
solid wengè, solid brass, premium leather
53x155x95
ph by Stefano Pasqualetti
by Cypraea

Quali i progetti per il futuro e il prossimo Salone del Mobile?

«Il Fuorisalone in qualche modo verrà probabilmente organizzato e dunque sì, mi piacerebbe provare a fare qualcosa, magari con Rossana Orlandi. Ad ora di confermato ci sarebbe, a settembre, un evento della Paris Design Week curato da François Epin, uno dei principali curatori francesi di design e arte contemporanea, in una bella cornice qual è la Cornette de Saint Cyr, hôtel particulier nel XVII arrondissement, e che avrà una bella curatela di artisti, se tutto procede come previsto dovrei partecipare con un pezzo dedicato, ancora una volta, alla questione dei ghiacciai. A giugno, inoltre, dovrebbe arrivare un altro evento in Sicilia, a Noto, non so ancora precisamente su quali temi (con ogni probabilità sarà incentrato sui quattro elementi naturali), una collettiva di 3-4 artisti in cui sarò anche io. Si tratta di una bella iniziativa perché la location è quella di Palazzo Nicolaci, un edificio patrimonio Unesco con saloni gattopardeschi, semplicemente meraviglioso».



La moda uomo della primavera/estate 2022 aggiorna i suoi codici per un guardaroba maschile etico e versatile

Tra casual e sartorialità, la moda uomo che vedremo la prossima primavera estate 2022 riformula le chiavi di lettura del classico maschile, che si esprime attraverso un linguaggio aggiornato e contaminato da forme provenienti dal mondo dell’informale, con dettagli sartoriali che strizzano l’occhio alle tendenze dello streetwear.

La lunga astinenza da socialità e occasioni formali ha contribuito alla creazione di nuovi codici stilistici, più versatili, ma anche preziosi e destinati a durare nel tempo. Un’attenta rivalutazione del guardaroba maschile che diventa sì, più casual ma non lascia al caso i valori artigianali che distinguono l’alta manifattura di un capo sartoriale.

Sulle passerelle milanesi, per la primavera/estate 2022, il tema centrale è la fluidità che diventa un impegno sociale da parte degli stilisti. Il corso (o meglio, il ricorso) della moda ci ricorda che il fashion system vive di circolarità: tutto torna ma sotto un altro aspetto, forse più moderno, sicuramente più appropriato alle esigenze attuali.



La moda uomo della primavera/estate 2022 diventa luogo d’evasione. Comodità, leggerezza, piglio glamour anche per lui: se c’è un filo conduttore che accomuna la nuova proposta maschile nella capitale italiana della moda è proprio la ricercatezza delle forme e l’uso di tessuti di assoluto pregio. Nel filone “meno acquisiti, più etica”, i brand si sono adattati alle esigenze del cliente proponendo, in passerella, capi destinati a durare nel tempo. Secondo il report di Trustpilot, infatti, quattro consumatori su cinque sono influenzati da scelte etiche che coinvolgono, quindi, anche l’esclusività delle materie prime utilizzate.

Sotto quest’ottica, i marchi di moda uomo come KNT e Brett Johnson hanno accomodato le esigenze del consumatore proponendo collezioni che riflettono sulle tematiche etiche attraverso capi casual ma dall’allure sartoriale, che diverranno un evergreen per gli anni futuri.

Il marchio KNT (acronimo di Kiton New Textures), riscrive l’estetica maschile con la collezione primavera/estate 2022 puntando, essenzialmente, sul capo ibrido tra tagli sartoriali e silhouette streetwear.

Nato nel 2018 da un’idea dei gemelli Mariano e Walter De Matteis, il brand ridefinisce un nuovo concetto di moda direzionale, con un approccio prevalentemente casual. L’uomo che veste KNT, infatti, non concentra il suo stile nel dogma dei trend ma concepisce una sua forte identità. La sartoria del marchio si caratterizza, inoltre, di pantaloni classici con i dettagli easy-on delle coulisse, per una vestibilità comoda ma dall’influenza deluxe. La cultura street, infatti, suggerisce nuove volumetrie, sicuramente più ampie, ma l’attenzione alle materie prime utilizzate risulta ancorata nella concezione estetica di KNT che fa della casa madre Kiton, la sua fonte di ispirazione.

Gli anni Settanta sono il focus della collezione primavera/estate 2022, ben descritti dall’abbondanza delle felpe in cotone pregiato e dagli impermeabili e giubbini realizzati in luxury nylon. Tra le fibre pregiate, anche il cachemire che produce una serie di maglie leggere e lussuose.

Portofino, invece, ispira la spring/summer 2022 firmata da Brett Johnson; insomma: i colori, i profumi, la bellezza delle sue insenature e la magia totale che sprigiona questo luogo. Un lusso italiano che è valorizzato da una collezione sartoriale.



In quest’ottica, dunque, un ruolo fondamente viene giocato dalle preziose materie prime utilizzate, che riverberano su un progetto creativo che dà valore all’esclusività. Il focus principale della collezione si trova nei dettagli che si traducono, a loro volta, in una lavorazione classica che realizza la field jacket, gli harrington parka, i car coat e i blazer semifoderati: veri e propri capolavori della sartoria. Unicità valorizzata anche da una palette di colori rassicurante che sfoggia i toni del bianco, il blu, il verde tropicale, il marrone, il miele e il cammello.

Indumenti unici, confezionati con tessuti di eccellente qualità e lavorati con tecniche di avanguardia. La proposta tessile comprende il cashmere suede, la pelle tinta a immersione a mano, il baby cashmere, il cotone sea island, il seersucker di seta e il jersey di cotone cashmere. Tutti i materiali sono naturali, anche quando hanno un aspetto tecnico. I capi idrorepellenti e resistenti al vento sono realizzati con mischie di seta e impalpabile tropical wool.

Andante nostalgia: il Vaderetro nello zeitgeist della moda

Un passo indietro per fare spazio al duo che si autoproclama come l’araba fenice della moda italiana. Finalista del Who’s on Next 2020,  Vaderetro è una mappatura dell’antropologia umana focalizzata sull’analisi delle contaminazioni che giungono dagli usi e costumi territoriali.  Hanna Marine Boyere e Antonio D’Andrea da cittadini del mondo, dopo aver calcato il Regno Unito, la Francia, il Marocco e il Chile, approdano al 50% delle proprie radici per dar vita ad una «bonne aventure» con l’intento di valorizzare il know how e la sartorialità Made in Italy.

La proattività culturale che vi contraddistingue , per il prossimo Autunno/Inverno, lascia fluire le proprie idee partendo dalla collaborazione con un pittore italiano,  Golia, che realizza un esclusivo dipinto olio su tela “one of”. L’opera d’arte, d’ispirazione macchiaiola, “Ho visto degli zingari felici”, diventa l’essenza della collezione il cui racconto è nelle vostre mani lette dalla cartomante che ne predice il futuro.

Siamo profondamente convinti delle contaminazioni generate dalle sinergie più variegate. Non amiamo le speculazioni e le visioni finalizzate unicamente al lato commerciale di un prodotto moda.  



Non solo arte figurativa per un lavoro che possiamo definire etno-antropologico. Il prodotto creativo che ne deriva è ispirato a uno dei gruppi minoritari più noti in Europa: il popolo Roma. Come siete entrati nella sua identità, nata dalle contaminazioni morali, religiose e artistiche attinte dai paesi che gli hanno fatto da “genitori adottivi”?

Un brand è sostenibile e etico quando si approccia anche alle tematiche inerenti le minoranze mettendone in luce aspetti mai emersi sinora. Abbiamo trovato la bellezza nel gruppo “Roma” che in molti paesi non è ben visto. Ghettizzato e stigmatizzato seppur con forti componenti culturali. Ne abbiamo ricreato l’immaginario puntando i riflettori sui fenomeni migratori che da sempre accompagnano l’umanità.

Avete recentemente introdotto una capsule permanente  “Vade-recycle” dedicata interamente a capi realizzati con tessuti e accessori vintage dead stock. In un mondo che si muove sempre più verso l’up cycle in cosa si differenzia la vostra proposta?

L’immergerci negli stock è una delle nostre più grandi passioni, non solo tessuti ma anche merceria e rifiniture. Questo imprinting deriva dal nostro viaggio in Marocco, dal Suq a Forcella, da Napoli a Londra. La scoperta degli archivi e del passato è il concept stesso di VadeRetro. Far riemergere e ridar vita a ciò che è stato.



La filosofia che vi appartiene decanta la fluidità di genere e l’ aesthetic nostalgia e l’eclettismo per il quale si contraddistingue è stato già apprezzato da alcune celebrity. Vaderetro a Sanremo i vostri look sono stati scelti per Fulminacci detenendo il primato di un’ascesa in tempi record. Come proiettate le vostre collaborazioni con il mondo dello spettacolo?

Diamo sempre un forte valore ai placement allineati con la nostra vision, motivo per il quale i testimonial VadeRetro devono sempre trasmetterne il messaggio senza snaturarlo. Di sicuro le nostre scelte saranno sempre oculate e trainate verso l’emozionalità generata dalle stesse.



Avete recentemente affermato che il vostro sogno sarebbe quello di riuscire ad affermarvi non solo come brand di abbigliamento, ma come un vero e proprio movimento culturale, avendo la possibilità di lavorare con enti e associazioni che lottano per cause che vi appartengono. Avete già attivato sinergie in tal senso?

I valori etici di Vade Retro partono innanzitutto da un processo produttivo trasparente, dando in primis risalto all’elemento umano e alla manodopera. Ne deriveranno sicuramente altre tematiche e non vediamo l’ora di diventarne portavoci.

Photographer: Carmine Romano

Deliziose dimore milanesi: Casa Calicantus

Calicantus è un fiore, ed anche il nome di una graziosa villa di fine ottocento a Milano.

Nicola, l’host, è nato in Casa Calicantus. Ha vissuto la passione e la cura di sua madre per gli arredi e l’architettura della Casa, il restauro del soffitto a cassettoni e dei camini, la scelta delle porte antiche, l’invenzione di nicchie ed archi. Ed i rami del Calicantus, che fiorisce ogni gennaio in un angolo del giardino, hanno sempre profumato la Casa. 



La Casa fu costruita da un ufficiale di Cavalleria, proprio di fronte alla sua caserma. Quando suo padre la acquistò nel 1953, la Casa divenne il centro della sua vita familiare.Vittorio e Rossana, sua moglie, hanno avviato il B&B Casa Calicantus per condividere la Casa con gli ospiti.
Hanno realizzato sei stanze particolari. Alcune più tradizionali ed altre di design. L’atmosfera è accogliente ma sobria, in perfetto stile milanese.

Hanno progetti e sogni e Casa Calicantus è un luogo perfetto per arricchire e sorprendere.



Porsche Design Eyewear 2021 dedica a Patrick Dempsey un modello iconico

Risale al 1978 la creazione da parte il professor Ferdinand Alexander Porsche, dei primi occhiali al mondo dotati di un meccanismo di lenti intercambiabili, il P’8478, che diventò subito una vera icona di stile.

Oggi, dopo 43 anni e milioni di paia venduti, sono disponibili con un design quasi del tutto invariato. Una nuova versione di questo classico in stile aviatore squadrato con un taglio distintivo dal carattere forte interpretato da Patrick Dempsey che commenta così questo nuovo modello in occasione dell’evento digitale di lancio: “Il design classico è iconico ma si evolve con la tecnologia. Amo la palette colori delle lenti”.

La collaborazione tra Porsche Design e la famosa star di Hollywood è celebrata in modo speciale proprio con la limited P’8928 P Collector’s Edition. La combinazione di colori grigio scuro e nero, è un tributo allo stile e all’eleganza d’attore e il codice colore “P” è invece una dedica che riprende l’iniziale del suo nome.

Con la nuova Collector’s Edition, Porsche Design offre questa capsule speciale insieme a quattro paia addizionali di lenti colorate intercambiabili in una esclusiva custodia da viaggio. Grazie ad un semplice meccanismo, le lenti posso essere cambiate facilmente per adattarsi ad ogni situazione o a diverse condizioni di luminosità. Tutte le tonalità di lenti sono dotate della innovativa tecnologia VISION DRIVETM che fornisce protezione da graffi, resistenza, protezione UV400. La manifattura del telaio è fatta in titanio al 100% e garantisce vestibilità leggera necessaria per una sensazione di comfort. Disponibile dal 1 Maggio 2021 presso i Porsche Design Stores, una selezione di ottici e store specializzati in eyewear, e sul sito.

Lo stile libero di Tagliatore

Tagliatore ha affidato la sua campagna spring-summer 2021 al fotografo inglese Brett Lloyd, ambientata in un luogo immaginario chiamato Hotel Volontè, dove l’uomo e la donna, rivelano i dettagli del loro ultimo incontro. Un paesaggio urbano immobile e disabitato, privo di suoni, quasi ad evocare la metamorfosi raggiunta dalle città in quest’ultimo anno per le conseguenze della pandemia.   

In un gioco di luci e ombre, la loro inquietudine si fonde alla passione, in un movimento continuo tra gli spazi e le strutture di un’architettura contemporanea e minimalista, che ben si sposa con la natura sofisticata e consapevole dell’uomo e della donna Tagliatore, complici verso un futuro libero.

Un’interpretazione onirica della realtà e slegata da ogni vincolo, è quella che ha voluto dare Pino Lerario, eclettico direttore creativo e anima di Tagliatore.  In un anno di grande svolta come quello che stiamo vivendo, un messaggio di grande valore, che lascia spazio ad infinite visioni e personalità, accompagna lo stile senza tempo fatto di dettagli e materiali evoluti, creati per dar forma al movimento, in una combinazione di colori caldi che rievocano le sfumature della terra e del sole e l’armonia di un celeste orizzonte che guarda al futuro.


Beauty routine: 5 prodotti idratanti per la primavera

L’acqua, con la sua purezza essenziale, è sinonimo di bellezza. Sappiamo bene che la pelle è costituita da cellule che per lavorare al meglio hanno bisogno di essa quale principale nutriente, insieme ad altri elementi come vitamine e proteine. L’acqua trasporta i nutrienti e ossigena le cellule epidermiche, favorisce l’elasticità e la morbidezza dei tessuti, in più attraverso la sudorazione mantiene stabile la temperatura corporea. D’estate la giusta idratazione aiuta inoltre a mantenere più a lungo l’abbronzatura, mentre d’inverno contribuisce a proteggere la pelle dai danni causati dal freddo e dal vento. In previsione della stagione calda quindi, quale modo migliore di continuare a fare del bene alla nostra pelle con le migliori novità dal potere idratante del momento?

La VIP selection di prodotti ZAGO Milano per la beauty routine di primavera

Zago Milano

Questa box limited edition è composta da 3 prodotti iconici del brand (tonico, crema viso e primer idratante in stick) e contiene gli elementi necessari per proteggere la pelle e aiutarla a ripristinare il giusto grado di idratazione. L’edizione limitata sarà disponibile dal 30 aprile al 16 maggio presso gli store PINALLI e sullo shop online della catena.

L’acqua spray idratante Dr.Jart con ceramidi da spruzzare sul viso in primavera per un’immediata sensazione di freschezza
L’acqua spray lenitiva Dr.Jart ideale per la beauty routine di primavera per le pelli più delicate

Dr.Jart Face mist

Le acque idratanti in spray sono molto utili per nebulizzare il viso donando alla pelle una piacevole sensazione di freschezza. Provenienti dalla beauty routine coreana, questi prodotti sono tra i più usati del momento perché sono semplici e veloci da poter utilizzare per donare alla pelle un’idratazione completa con un solo gesto. Due le versioni: una idratante a base di un complesso di 5 ceramidi e una lenitiva a base di Centella Asiatica che calma istantaneamente qualsiasi rossore o irritazione.

Radiant Resilience di Noble Panacea: un fluido leggero e fresco adatto alla beauty routine primaverile

Noble Panacea Radiant resilience moisturizer

Un fluido e leggero idratante e setoso che protegge la pelle dallo stress ossidativo, dagli aggressori esterni e dall’inquinamento per prevenire i segni dell’invecchiamento, idratando nel profondo. La pelle appare visibilmente rinvigorita e liscia con una sana luminosità per tutto il giorno.

La beauty routine primaverile non è completa senza un siero: Stimulskin Plus di Darphin

Darphin Stimulskin plus absolute renewal serum

Una texture sontuosa dalla consistenza vellutata che rigenera profondamente la pelle. Potenti principi attivi agiscono per rimodellare, levigare, liftare e rinnovare la cute. Il gioiello di questa formula è il Sea Emerald, un’alga che viene coltivata e raccolta con la massima cura, che stimola la naturale produzione di collagene per supportare la matrice extra-cellulare della pelle. 

Cold Plunge di Olehenriksen è la crema ideale per depurare le pelli miste in primavera

Olehenriksen Cold Plunge pore remedy moisturizer

Una crema idratante amica delle pelli grasse perchè combina perfettamente il controllo del sebo e l’effetto glow. La formula leggera idrata istantaneamente, contrasta l’effetto lucido e riduce l’aspetto dei pori per tutta la giornata.

La camicia hawaiana è il must dell’estate 2021 (Beckham docet)

Un paio di settimane fa Maserati ha rilasciato un filmato che vede David Beckham – novello global ambassador del Tridente – sgommare a bordo di un Suv Levante Trofeo. A fare notizia però, più delle prodezze al volante, è stata la camicia hawaiana di Saint Laurent esibita da Beck, uno sfavillio di fregi tropicali nelle sfumature del rosso, azzurro e bianco su base nera.
Un pezzo con tutti i crismi della categoria aloha shirt, lasciato aperto sulla t-shirt e accompagnato da ampi pantaloni neri; considerato il gradiente di coolness dell’asso del calcio inglese, c’è da scommettere che diventerà un must-have del menswear primavera/estate 2021.

Beckham, tra l’altro, va ad aggiungersi a una schiera di estimatori di prim’ordine avvistati recentemente con indumenti in stile Hawaii, da Justin Bieber a Cara Delevingne, dalla blusa vitaminica di Celine indossata da Rihanna per una capatina al supermercato a quella in tinte neon con cui Bill Murray si è collegato alla cerimonia (virtuale) dei Golden Globe 2021.



Questa plausibile, inattesa centralità della hawaiian shirt, che evoca in genere istantanee ben poco glam (signori attempati ritiratisi a svernare in Florida, commedie ambientate in location idilliache, freak che manifestano a mezzo camicia la volontà di non prendersi mai sul serio, ecc.) causerà probabilmente parecchie alzate di sopracciglio, ma a ben guardare si è insinuata da tempo nel reame dello stilisticamente corretto – o perlomeno accettabile, ricomparendo a fasi alterne nelle tendenze di stagione.

Dopotutto, le grafiche palpitanti che la caratterizzano (fiori di ibiscus, piante esotiche e altri motivi jungle) accendono l’immaginazione e forniscono alla mise un boost non indifferente di colore, utile a spezzare la monotonia di tute e simili tenute casalinghe, senza contare che questa è la stagione in cui, si spera, riusciremo finalmente a sbarazzarci del virus mortifero, trasferendo magari anche sugli abiti una sensazione di ritrovata vitalità.

Per inquadrare al meglio la camicia hawaiana sono necessari alcuni cenni storici: sebbene non vi sia una data precisa, l’origine è da ricercarsi sicuramente nell’arcipelago del Pacifico, un’oasi di multiculturalità dove, nei primi decenni del Novecento, convivono già immigrati portoghesi, cinesi, giapponesi e del Sud-Est asiatico, con ciascuna etnia che contribuisce a codificarne le caratteristiche; il risultato finale, infatti, è un incrocio tra la foggia della palaka indossata dai lavoratori delle piantagioni, la stoffa crêpe dei kimono e i colori appariscenti del tradizionale kapa degli isolani, da portare come il barong tagalog filippino, una camiciola trasparente tenuta fuori dai pantaloni.
Le fattezze del capo, da allora, sono rimaste pressoché invariate: il taglio è ampio e squadrato, le consistenze ridotte al minimo sindacale grazie all’impiego di tessuti quali seta, mussola, lino o viscosa, le maniche invariabilmente corte, le punte del colletto ripiegate e distese. In buona sostanza, un indumento ad alta riconoscibilità, specie per quei visitatori che, a partire dagli anni ‘20, giungono alle Hawaii e prendono ad acquistarlo come souvenir di viaggio. In breve la richiesta si impenna, di conseguenza aumentano a dismisura le imprese locali dedite a confezionarlo, compresa quella di un tal Ellery Chun che nel 1936 registra il marchio ‘aloha shirt’ (l’altro nome con cui è conosciuto).


Nel ventennio successivo alla fine del secondo conflitto mondiale, con centinaia di migliaia di turisti che affluiscono nelle spiagge dello stato americano, la camicia hawaiana conosce il suo periodo di massima popolarità, guadagnandosi addirittura la copertina della rivista Life, che nel dicembre ‘51 mette in prima pagina il presidente Harry Truman con addosso una candida versione floreale. Per favorirne la diffusione anche al di fuori dei contesti vacanzieri, la Hawaiian Fashion Guilde nel ‘66 si inventa perfino l’Aloha Friday, antesignano della prassi ormai consolidata del look informale per il venerdì in ufficio.
Sono tuttavia film e serie tv a scolpirne il profilo nell’immaginario collettivo del tempo: il catalogo di celebrità apparse sul grande e piccolo schermo in camicia hawaiana è sterminato, si va dai divi dell’età dell’oro di Hollywood, come Frank Sinatra in ‘Da qui all’eternità’ (1953) o Elvis Presley in ‘Blue Hawaii’ (1961) al Johnny Depp sotto acidi di ‘Paura e delirio a Las Vegas’ (1998), dall’eroe romantico per eccellenza (Romeo/Leonardo DiCaprio nell’adattamento firmato Baz Luhrmann della tragedia shakespeariana) a Tom Selleck, aka il detective godereccio del telefilm ‘Magnum P.I.’, non a caso di stanza a Honolulu.

In tutto questo la moda non tarda a fornire le sue varianti sul tema Hawaii shirt, cogliendone le potenzialità di alternativa civettuola alla schematicità insita in buona parte dell’abbigliamento maschile, e indulge volentieri in cromatismi pop, stampe fantasmagoriche e texture impalpabili.



Tornando alla P/E 2021, designer e brand sembrano orientati a recuperare l’originaria vocazione leisure della camicia, con superfici adorne di grafiche tropicaleggianti e forme fluide come non mai. È d’obbligo partire dal citato modello di Beckham targato Saint Laurent, parte della collezione estiva della maison. Il direttore creativo di Casablanca Charaf Tajer, invece, fa tesoro del lockdown passato a Maui, traslando sulle blusa i paesaggi celestiali dell’isola, tra palmizi, onde e dune di sabbia in tonalità lisergiche.
Pierpaolo Piccioli, chez Valentino, ricorre ai fiori per trasmettere l’idea di una mascolinità radicalmente romantica, dispiegando sulla seta color lavanda il motivo Flying Flowers; peraltro sono diversi gli stilisti che subiscono il fascino dei print fiorati: Paul Smith, per esempio, piazza sul twill celeste del camiciotto, provvisto di tasche frontali, rose di un giallo intenso; Jun Takahashi di Undercover opta per veri e propri bouquet nei toni del rosso e arancio, Pierre Mahéo (Officine Générale) per ramages stilizzati su fondo bianco, mentre il modello disegnato da Saif Bakir ed Emma Hedlund (CMMN SWDN) brulica di foglie e infiorescenze in nuance bruciate; e ancora, Davide Marello di Davi Paris diluisce a mo’ di acquerello i contorni dei fiori riprodotti al centro della camicia.

Altrove, le fantasie sono se possibile ancora più sfolgoranti: è il caso di Versace, che riedita sulle camicie hawaiane flora e fauna marina della stampa d’archivio Trésor de la Mer, in un’esplosione di cromie brillanti, oppure di Dries Van Noten, che traduce su tessuto la psichedelia pittorica dell’artista Len Lye, o ancora dei pattern-cartolina della shirt di Amiri.



Con una tale abbondanza di esempi, per adeguarsi al trend è sufficiente scandagliare i negozi, fisici o virtuali che siano, alla ricerca dei pezzi sopramenzionati, scegliendo tra un ventaglio di proposte che include modelli griffati Valentino, Casablanca, Dries Van Noten, Saint Laurent, Paul Smith, Officine Générale e CMMN SWDN. Alla lista si potrebbero poi aggiungere la camicia hawaiana in misto cotone e seta di YMC, densa di coloratissimi disegni floreali, quella di NN07, vivacizzata da pennellate bianche e blu, e infine quella di Prada dai toni poudré, un florilegio di petali, steli e boccioli.
Tutto sommato, se a causa della pandemia perdurante non sarà possibile nemmeno quest’estate raggiungere località turistiche più o meno ambite, basterà indossare la camicia “giusta” per sentirsi in vacanza. 

L’astro-coach di Massimo Giannone – Maggio 2021

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul IL del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_



ARIETE

Nel periodo della nostra infanzia, la curiosità, il non essere saturi di conoscenze dona ai bambini la possibilità di gioire, di sorprendersi dinanzi ad ogni nuova opportunità che appare nel loro quotidiano. Essi sono liberi dalle castrazioni sociali e dalle paure che in genere ci limitano nell’affrontare novità. Per superare  gli eventi che ci affliggono bisognerebbe tornare a guardare la realtà con la visione dei bimbi che attraverso una purezza dell’animo trasformano il problema in opportunità di conoscenza.

Cari amici dell’Ariete, la vostra situazione emozionale non risulta essere appagante, anzi molti eventi esterni e un vostro mentale non disponibile alle condivisioni, potrebbe alimentare lo stress quotidiano, siate propositivi e cercate di non saturare la mente con pensieri negativi.

 In ambito affettivo, alcune situazioni familiari agitano il vostro stato d’animo e potrebbe portarvi a discussioni o incomprensioni con la persona amata. È arrivato il momento di non farsi vincere da questo stato d’animo e superare le tensioni confrontandosi con leggerezza.

In ambito lavorativo, necessitate di maggiore stabilità e la situazione del momento non vi suggerirà equilibri ma una visione pessimistica che potrebbe incidere sui risultati professionali che vi siete preposti. Cercate di comunicare senza rabbia o tensione.

“La vera pace non è semplicemente l’assenza di tensione: è la presenza della giustizia”, così diceva Martin Luther King.

Il sentiero è:

Vivere perennemente sotto una tensione mentale, impedisce di aiutarci, di trovare le vie che sono necessarie per riequilibrare il nostro quotidiano. Bisognerebbe tornare ad atteggiamenti di ingenuità, di leggerezza, forse anche privi della logica che costringe noi adulti ad affrontare tutto nell’immediato, mentre sarebbe necessario un fluire, un’attesa di tempi migliori. Il rigore alimenta le tensioni, immaginiamo di doverci evolvere in altre situazioni, varcando così la soglia di un nostro nuovo divenire, più armonico, più consono a noi.



TORO

Il romanticismo è stato un movimento artistico e culturale del diciottesimo secolo, ma è sempre stato uno stato d’animo, sentimentale, appassionato e sognante, in grado di suscitare emozioni, di creare atmosfere indimenticabili, attraverso una gestualità o una manifestazione del proprio io.

Osservare la nostra realtà con tale sentimento, trasforma ogni situazione in un’emozionante vibrazione di esseri che si avvicinano con rispetto e manifestazione di grazia dell’animo.

Cari amici del Toro, con Mercurio, il primo del mese e Venere ed Urano nel segno trasmetterete attraverso la vostra parola dolce e sensibile, emozioni e forti sentimenti in ogni ambito del vostro quotidiano, focalizzandovi sul donare e sul comprendere, attirerete energie fantastiche che vi faranno gioire.

In ambito affettivo, le vostre parole verso le persone che amate vibreranno d’intense profondità, di vibrazioni sentimentali che susciteranno forti emozioni al partner, si creerà un ambiente sognante e romantico ricco di passioni e momenti che rimarranno nel diario del vostro cammino insieme. I vostri desideri saranno ricambiati e riceverete preziose attenzioni.

In ambito lavorativo, con Giove in Pesci da metà mese, i vostri stimoli e le esigenze di novità saranno appagate da novità liete ed inattese, gli ostacoli saranno superati grazie ad un elevato fiuto, che vi permetterà di cogliere ogni occasione al volo. 

“Dire la parola romanticismo è dire arte moderna – cioè, intimità, spiritualità, colore, aspirazione verso l’infinito, espressa con ogni mezzo artistico a disposizione”, così asseriva Charles Baudelaire, poeta e scrittore francese.

Il sentiero è:

Nessun filtro. Osservare il quotidiano e vivere come una favola continua che attraverso le esperienze degli attimi, insegna con il suo tocco magico, che quel che accade può essere trasformato in un’occasione per sfidare noi stessi. Con un atteggiamento romantico e sognatore ogni cosa può essere trasformata in una nuova meravigliosa realtà. 



GEMELLI

Le personalità di parecchie divinità greche possono essere utilizzate come metafore per affrontare, attraverso dei modelli, le situazioni che accadono nel nostro quotidiano, nelle nostre relazioni per affrontare attraverso la comprensione archetipica, i conflitti che l’animo si pone nel suo quotidiano. Una chiave di lettura, per aiutarsi a superare convinzioni radicate in noi e migliorarci, attivando così un nuovo percorso, in grado di darci nuovi strumenti e nuovi obiettivi che, attraverso le esperienze, sapremo poi riconoscere e trattare per ciò che sono realmente.

Cari amici dei Gemelli, con Mercurio e Venere nel segno, avrete dalla vostra il giusto modo di comunicare e trasferire le vostre emozioni, le vostre idee, il bello che è in voi, attraverso la comprensione dei bisogni altrui.

In ambito affettivo, il dialogo sarà la vostra arma vincente, saprete trasferire la leggerezza e le giuste emozioni alle persone care, saprete affrontare le incomprensioni di coppia con una vicinanza elevata ed un forte senso di protezione. I giovani del segno ed i single avvertiranno una maturità dell’animo e traspariranno entusiasmo e voglia di fare.

In ambito lavorativo, è il momento di guardare al futuro con più fiducia e responsabilità. Obiettivi chiari e nulla deve essere dettato dal caso. Valutate ogni cosa prima di dare il vostro consenso, dedicandovi alle vostre necessità e dando più valore al vostro tempo. Nettuno in Pesci potrebbe distogliervi dalla vostra centratura, evitate i vizi, e gli eccessi di ogni genere.

“Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, così asseriva Primo Levi, scrittore.

Il sentiero è

Ogni giorno, attraverso la ragione cerchiamo di afferrare e comprendere le esperienze quotidiane che arrivano per insegnarci e migliorarci. L’universo è amorevole e cerca, attraverso le esperienze, di donarci la via migliore, più consona a noi, basta non ostinarsi a voler fare di testa nostra ed accettare che ogni cosa ha il suo tempo di soluzione, nessuno forzatura ma solo fluire.



CANCRO

Nel percorrere qualsiasi sfida, trovate la forza energetica adatta significa comprendere e adattarsi alle leggi universali.

Ascoltando la canzone dei Coldplay, Viva la Vida, il testo si ispirai un celebre quadro di Frida, pittrice messicana, amata per il suo ottimismo. La canzone parla di re, cavalieri e missionari con molti riferimenti religiosi con una tendenza a dare una visione suggestiva ed ottimistica al senso della vita anche dinanzi ad eventi cruenti. Una sorta di lotta alle autorità, ma essendo umani, anche dall’essere pervasi di emozioni.
“Mi ha sempre affascinato quell’idea di finire la tua vita e poi venire giudicato” così in un tratto la canzone descrive il fine della vita, con una sorta di fascino religioso da raggiungere attraverso la propria fine, per giungere al giudizio e comprendere nelle stesso momento.

Cari amici del Cancro, con Marte nel segno avrete grandi energie per fronteggiare il vostro quotidiano, ma sarà necessario un equilibrio, e soprattutto vincere gli stati d’animo che potrebbero farvi eccedere e non utilizzare al meglio le opportunità che si presenteranno.

In ambito affettivo, una grande profondità d’animo una tendenza alle passioni intense ed un giusto rapportarsi con chi vi ama, renderà fantastica questa vostra fase. Cercate di donare dedizione, chiarezza e fedeltà, rassicurando chi vi ama, con sentimento e vicinanza.

In ambito lavorativo, saprete gestire con grande forza e determinazione ogni ostacolo, e non saranno pochi, con chiarezza di obiettivi e un fiuto che vi aiuterà a precedere o scansare ogni problema. Gli astri vi consigliano di fondere rigore ed emozioni.

Il sentiero è

L’energia hai il compito di animare la materia, per compiere un qualsiasi lavoro è necessario dosare le energie, renderle armoniche al processo che vogliamo attuare, e soprattutto evitare gli eccessi e gli sprechi. Attraverso la loro comprensione, ci si avvia a percepire che ogni energia si trasforma, assume un’altra forma ma non perde le caratteristiche generali. La nostra realtà è energia ed essa è l’elemento base di ogni cosa del nostro universo. Dosarla significa utilizzarla nel modo consono.



LEONE

Ci sono diverse figure mitologiche greche che indicano un percorso dinanzi al rischio, I Ciclopi ad esempio avevano una visione ridotta perché avevano un solo occhio in mezzo alla fronte. Queste figure mitologiche ci indicano che il rischio non può essere calcolato, non si conosce come si verificherà, si conosce soltanto il danno che può causare. Come gli avvenimenti naturali come catastrofi, terremoti o altro ancora, ne conosciamo la potenza distruttiva ma non sappiamo con precisione tempi e luoghi in cui si manifesteranno. Unica via è la prevenzione, la coscienza nell’arginare prima, in modo da attutire l’eventuale problema.

In definitiva, inutile star male prima degli eventi, bisogna approfondire le proprie conoscenze e cercare di fare il proprio meglio per non farsi trovare impreparati.

Cari amici del Leone, le difficoltà e le problematiche da fronteggiare saranno svariate Giove e Saturno, ancora opposti al vostro segno, sono indicatori di prove ma, con la giusta visione ed una sana prevenzione troverete modo di tamponare gli ostacoli e trovare valide soluzioni. Niente ansie e soprattutto nervosismi, concentrazione e spirito ottimistico vi aiuteranno.

In ambito affettivo, sarà necessario tollerare alcuni atteggiamenti fastidiosi della persona amata o dei vostri cari. Invece di reagire impulsivamente, cercare di andargli incontro spiegando il vostro momento difficile e la vostra esigenza di armonia e serenità necessari ad affrontare questa vostra fase difficoltosa.

In ambito lavorativo, non dovrete commettere l’errore di sorvolare dinanzi alle situazioni spinose ma sarà necessaria una visione a lungo termine, evitando così di alimentare ulteriori nervosismi e disappunti nel vostro ambito professionale.

“Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida, visionaria follia”, Erasmo da Rotterdam, filosofo olandese.

Il sentiero è

Avere la giusta visione nel proporsi dinanzi agli altri in ogni settore del nostro quotidiano, ci dispone all’apertura, al confronto chiaro ed amorevole, ad un modo consono nel fronteggiare ostacoli e difficoltà. Trovare la giusta visione significa anche aver risolto ogni cosa che ci affligge, la via per la nostra serenità.



VERGINE

Sant’ Agostino insegna che la pazienza è quando tolleriamo ogni male ed attraverso la quale possiamo raggiungere sentieri benefici e confortanti non solo per noi ma anche per l’ambiente che ci circonda.

Chi non ha pazienza spesso viene vinto da un’energia che gli impedisce il miglioramento e quasi sempre si dispone alla sofferenza. Accettare e pazientare dispone l’animo verso il futuro che si rivelerà con più leggerezza, comprendendo così gli eventi, e che il tempo metterà in ordine il disordine.

Cari amici della Vergine, la paura e l’impazienza potrebbero farvi commettere errori di non facile soluzione, la cautela e la calma risultano essere le vie più opportune, tollerare ed attendere vi daranno modo nel tempo di arrivare con più serenità alle situazioni future.

In ambito affettivo, Venere, Nettuno e Sole in opposizione, vi porteranno una sorta di oscurantismo dell’animo, una non comprensione di chi amate e una paura di commettere errori che poi non sarete più in grado di risolvere. Bisognerà invece dar fiducia e cercare di evitare disagi e preoccupazioni alle persone amate. Siate gioiosi a prescindere.

In ambito lavorativo, le occasioni da sfruttare saranno parecchie basta non farsi vincere dalle emozioni e tornare ad un controllo cercando di distinguere e separare la mente dal cuore. Le conferme arriveranno e sicuramente troverete il modo in questo ambito attraverso la vostra innata precisione, di riprendervi ed operare per il meglio. Fate respiri profondi ed attendete i momenti opportuni.

“Non fare del bene se non hai la forza di sopportare l’ingratitudine”, così diceva Confucio, filosofo cinese.

Il sentiero è

La pazienza è una delle più grandi virtù, essa ci predispone ad agire nei momenti migliori, lasciar scorrere lungo il fiume ed agire al momento opportuno, dona ai soggetti la profondità e la maturità nell’affrontare ogni argomento della propria esistenza. Ed inoltre la cautela attenua i fattori di rischio. Si potranno così vincere amarezze ed ansie date dalle cose che sconosciamo, rafforzando anche la volontà.



BILANCIA

Nella mitologia greca si racconta del mito di Aracne, una fanciulla che aveva la meravigliosa arte di tessere. Tale era la sua bravura che sfido la dea Atena, conosciuta come una grande tessitrice, nel tessere la migliore tela. In effetti Aracne creò con le sue immagini di divinità che sembravano uscire dalla tela stessa creando la miglior tela per stessa ammissione della Dea. Ma la divinità si infuriò per questa perdita e punì la fanciulla a pendere da un albero ed a non tessere più con le mani, ma per l’eternità con la bocca, trasformandola in un ragno. Una condanna perché era più abile della divinità. La rabbia e la carenza di sensibilità accecano gli esseri, e malgrado la posizione di rilievo, non si sfidano le divinità, non bisogna adottare presunzione nella propria arte del fare, ma ringraziare con gratitudine, per il dono ricevuto.

Cari amici della Bilancia, con Mercurio favorevole che vi predisporrà ad un dialogo profondo ed a stimoli intellettivi elevati, avrete la capacità di attrarre le opportunità che desiderate, ma è necessaria una grande umiltà ed un atteggiamento non prevaricatori nei confronti degli altri.

In ambito affettivo, con una verbalità dolce e comprensiva, stimolerete al meglio la persona amata ed i vostri cari e per mano li condurrete verso lidi sereni, verso la soluzione delle loro fragilità. Stimolerete al meglio in tal modo l’intimità di coppia e le relazioni familiari.

In ambito lavorativo, si esige una grande sensibilità verso partner professionali o colleghi, evitare in tal modo tensioni e scontri in questo ambito. Esprimendo con chiarezza e delicatezza le vostre necessità, potrete impostare dei rapporti basati sulla correttezza e sulla chiarezza.

“La sensibilità l’abito più elegante e prezioso cui l’intelligenza possa vestirsi”, così asseriva Osho, maestro spirituale.

Il sentiero è:

Avere la sensibilità di comprendere ed essere partecipi verso le emozioni delle persone a cui teniamo, porta al controllo degli istinti, ad un diverso modo di reagire, perché attraverso la comprensione, la capacità di giudizio è più elevata, più vicina agli altri. Non siate indifferenti ma solidali e sicuramente sarete amati per questo atteggiamento.



SCORPIONE

Percepire senza razionalizzare con la mente è una qualità del cuore, dona ai più sensibili possibilità di captare anticipatamente gli eventi, svegliandoci da una realtà illusoria.

In una canzone dei The Sun, “le opportunità che ho perso”, il testo esorta ognuno di noi a comprendere che c’è sempre la possibilità di scegliere, che l’essenza di ogni cosa è l’AMORE, con cui affrontiamo ogni argomento della nostra esistenza. Un invito a credere nella forza che è insita in ognuno di noi, e a comprendere che gli eventi negativi possono trasformarsi in un’opportunità di crescita per ogni individuo.

Cari amici dello Scorpione, Mercurio in Toro nei primi giorni del mese, ed Urano nel segno, suggeriscono una profondità del cuore nell’agire in ogni ambito del vostro quotidiano. Una parola detta col cuore rasserena gli altrui animi e vi farà evitare gli impulsi deterrenti.

In ambito affettivo, per mantenere la vostra serenità di coppia, gli astri vi suggeriscono di ascoltare le vostre emozioni ma anche di star attenti a non farsi vincere da esse. Con complicità ed amorevolezza impedire agli istinti di avere il sopravvento.

In ambito lavorativo, Giove stimolerà al meglio la vostra creatività, con una visione lungimirante godrete di stabilità ed un senso critico profondo. Eviterete così le insidie che si presenteranno e in più se aggiungete cuore nelle vostre iniziative riceverete rispetto e gratifiche.

“La bellezza di una donna non dipende dai vestiti che indossano dall’aspetto che possiede o dal modo di pettinarsi. La bellezza di una donna si deve percepire dai suoi occhi, perché quella è la porta del suo cuore, il posto nel quale risiede l’amore”, così diceva Audrey Hepburn, attrice britannica.

Il sentiero è:

Emanare attraverso il cuore e non la mente, ci dona un percorso meraviglioso, ci fa percepire se una persona, una situazione, è adatta a noi e prestare attenzioni dinanzi ad alcune futilità. Inoltre aiuta gli altri ad agire con correttezza, attraverso una sorta di connessione ad un energia più alta, più pura. Come se il cuore già sapesse il divenire, e attraverso una sua armonica conoscenza, vorrebbe aiutarci a percorrere la via migliore.



SAGITTARIO

In una canzone di Fabrizio de Andrè, “Amico fragile”, il cantautore descrive della sconfitta di chi ha scelto il ruolo del giudice, del moralista e del libertario. Un pezzo che racconta il fallimento di un artista perché il mondo non si rende conto che invece essi stessi sono un’opportunità. In un tratto della canzone il cantautore emana così: 

“Potevo attraversare litri e litri di corallo

per raggiungere un posto
che si chiamasse arrivederci”.

Una meravigliosa riflessione dell’artista, dettata forse dal dolore di non aver compreso esso stesso, il proprio limite, di non aver osservatori, essere “molto più ubriaco” delle stesse persone che in qualche modo aveva giudicato, avviandosi attraverso un dolore, verso una crescita dell’animo.

Cari amici del Sagittario, con Mercurio e Venere in aspetto di opposizione, la vostra parola ed i vostri sentimenti ed emozioni vivranno una sorta di fragilità a causa delle grandi sensibilità in voi ed alla vostra maturità raggiunta.

In ambito affettivo il dialogo sarà un po’ acceso e non sarà facile il confronto, non sarete facilmente compresi, piuttosto sarà facile ricevere delle critiche o atteggiamenti ingiusti nei vostri confronti. Siate amorevoli e magari rimandate il confronto ad una fase più armonica.

In ambito lavorativo potrete ricevere notizie che vi infastidiranno, o che vi suggeriranno ansia e tensione. Invece di reagire con determinazione, è preferibile l’ascolto ed un atteggiamento al momento accomodante. I giovani del segno dovranno accettare una critica.

“L’amore più forte è quello di manifestare le proprie fragilità”, così diceva Paulo Coelho

Il sentiero è:

Andare oltre i propri limiti, vincere le proprie necessità per essere vicini alle persone a cui teniamo, è un atto di amore molto grande che purifica l’animo e dona strumenti validi per ricostruire le armonie ed aiuta chi ci ama a venirci incontro.



CAPRICORNO

Ci sono diversi modi di approcciare ai demoni che si manifestano nel nostro intimo, nel nostro quotidiano, essi hanno un potente effetto su di noi ed è quindi necessario saperli riconoscere per affrontarli nel miglior modo possibile. Ognuno di noi sperimenta le emozioni in modo diverso dagli altri simili, nel caso personale una via molto intensa e positiva è cercare di vincere i timori e i sensi di colpa. Dopo aver percepito ciò, bisogna eliminare, un po’ per volta, le emozioni negative. Soprattutto cercando di vincere le rabbie.

Cari amici del Capricorno, con Marte in opposizione, vivrete un calo energetico, una sorta di insoddisfazione che potrebbe far emergere emozioni negative ed atteggiamenti eccessivi nei confronti di chi vi ama. Bisognerà cambiare il proprio modo di emanare e di agire, onde evitare situazioni di instabilità.

In ambito affettivo, la tristezza e l’incomprensione sono troppo dolorose per voi, vi sentirete non compresi e trascurati e con le vostre stesse emozioni potreste non sopportare più l’ambiente che vi circonda. Il successo dinanzi a queste situazioni sarà il controllo.

In ambito lavorativo, sarete un po’ stanchi e demotivati soprattutto perché le situazioni faticano a decollare ed anche perché pensavate di poter raggiungere prima delle gratifiche. Piuttosto che affliggervi, cercate invece di utilizzare al meglio le vostre chance ed il vostro tempo, magari investendo in formazione.

“Innanzitutto l’emozione! Soltanto dopo la comprensione, così diceva Paul Gauguin, pittore francese.

Il sentiero è:

Per vincere le proprie emozioni ed evitare di commettere errori che successivamente non sarebbero di facile soluzione, bisogna fermarsi a riflettere e trovare il controllo della situazione, attraverso delle tecniche come meditazione, tendenza al rilassamento, bisognerà considerare cosa è più utile per noi imparando così a riconoscere gli eventi ancor prima delle loro realizzazione contrastandoli attraverso la comprensione di ciò che è positivo o negativo per noi.



ACQUARIO

Nella mitologia greca, è molto noto il mito di Apollo e Dafne, figlia di Gea e Peneo, la ninfa dedita a Diana che ha scelto di rinunciare all’amore. Apollo se ne innamora, ma essa per sfuggire alle avance ed alla tentazione di cedere, chiede aiuto al padre e si trasforma nella pianta di alloro, sacra agli dei. Una metamorfosi per donarsi aiuto, un processo di trasformazione necessaria per vincere i limiti umani ed elevarsi al superamento della sofferenza. 

Cari amici dell’Acquario, con Giove sino a metà mese e Saturno nel segno, attraverso un processo di sublimazione avrete modo di superare le vostre fragilità. Una predisposizione necessaria per evolversi da bruco a splendida farfalla anche se ciò comporterà delle rinunce.

In ambito affettivo, finalmente le novità arriveranno, ma niente sarà donato a voi con facilità, bisognerà vincere le proprie ansie ed accettare gli insegnamenti che Saturno in qualche modo vi impone attraverso un volere forte ed una coerenza, saprete gestire le vostre fragilità.

In ambito lavorativo, sarà necessaria tanta grinta e soprattutto un vincere l’apprensione con visione lucida e determinazione. Evitate di farvi toccare dai limiti altrui e cercate di procedere con sicurezza ed efficienza. Un aiuto in più vi sarà donato dalla vostra grande capacità di ragionamento.

“Il dolore ha dei limiti, ma non l’apprensione, perché ci addoloriamo per ciò che sappiamo che è accaduto, ma temiamo tutto ciò che ci può accadere”, così diceva Plinio il Vecchio, filosofo.

Il sentiero è:

Quando uno stato di inquietudine ci pervade, bisogna mettere da parte i pensieri dolorosi e rivolgere la mente verso fotogrammi della vita positivi. È necessario anche evitare le situazioni che ci dispongono all’attesa altrimenti le preoccupazioni, i timori, le paure si alimentano. Una predisposizione alla calma e alla serenità a prescindere, aiutano a ritrovare la tranquillità. Una mutazione è necessaria per raggiungere l’evoluzione, un nuovo gradino della propria esistenza che consacrerà la vostra realizzazione e, attraverso il superamento delle proprie barriere, vi condurrà verso cieli limpidi e sereni.



PESCI

La canzone di Achille Lauro, “Rolls Royce”, racconta di una vita non serena, dove è difficoltoso essere spensierati, le persone di cui parla hanno a che fare con gli eccessi, nella droga, nei limiti umani valicati. Persone che malgrado abbiano raggiunto il successo, non sono stati in grado di gestirlo emozionalmente, e per non farsi annientare dal sistema hanno optato verso una via di non ritorno, verso una mancanza di rispetto verso il sé. Una paura, una fragilità che conduce gli esseri ad una sorta di auto distruzione o di auto punizione. Ed in un estremo di follia si vuol raggiungere una notorietà e poi magari anche morire.

Cari amici dei Pesci, Nettuno è il pianeta che in astrologia indica i sogni e la fantasia con una sorta di tendenza al di fuori della norma, ma in aspetti negativi suggerisce i vizi, o la visione degli estremi, come le dipendenze, la droga. Nel vostro segno può indicare una visione al di fuori dei canoni tradizionali con genialità se in aspetto positivo, ma con aspetti negativi le risultanti possono essere disastrose per l’individuo, mai andare verso gli estremi, è necessario un controllo ed un lavoro per l’amore per il sé e gli altri, attraverso la fiducia ed il rispetto.

In ambito affettivo, l’eccessivo sentimentalismo può condurvi ad immense insoddisfazioni se non ricambiati con egual intensità. Piuttosto che danneggiarvi con pensieri negativi giocate con la fantasia e soprattutto evitate di imporre il volere, piuttosto spiegate col cuore le vostre necessità. Evitate le ambiguità.

In ambito lavorativo, l’intuito di questa fase sarà particolarmente elevato, avrete in questo ambito un’ottima capacità di ragionamento ed un’ottima visione del futuro. State però lontani da pregiudizi e se gli eventi sono troppo ripetitivi, evitate gli eccessi di giudizio.

“Se uno passasse un anno intero in vacanza, divertirsi sarebbe stressante come lavorare”, cosi sosteneva William Shakespeare, drammaturgo inglese.

Il sentiero è:

L’insicurezza e la paura del rischio, possono condurre le persone ad eccessi. Argomenti come la gelosia, l’invidia, il sentirsi superiori o inferiori agli altri predispone ad estremi la personalità ed il suo agire. È sempre preferibile una via mediana, creare delle connessioni armoniche con rispetto di noi e degli altri.

“Anti” è il nuovo album firmato da Gionnyscandal

Dopo l’uscita di “Salvami” e “Coca & Whisky”, attraverso “Anti” Gionny lancia un bellissimo messaggio di libertà in ogni suo genere, sdoganando ogni tabù: la libertà di essere come si vuole, la libertà di amare qualsiasi sesso, essendo di qualsiasi sesso, mostrandosi per quello che si è veramente, senza filtri e false ipocrisie di sorta.
Nella copertina del disco l’artista si rivela così per la prima volta senza veli, nudo, accompagnato solo dalla sua inseparabile chitarra.

In questo disco sono finalmente io – dichiara GionnyScandal– ho raggiunto una nuova maturità e consapevolezza del mio essere artista, sono libero da ansie, paranoie e inutili paure …. ora finalmente quando sono in studio sono felice della musica che sto facendo, non che prima non lo fossi, ma la mia vera identità è sempre stata questa. Mi mancava suonare la chitarra distorta, mi mancava scrivere senza filtri, GionnyScandal, quello autentico, è questo”.

Il disco, contenente ben 14 brani, s’impreziosisce di una grande collaborazione internazionale, quella con Pierre Bouvier, il cantante dei Simple Plan, una delle band pop punk più famose e importanti del mondo. Gionny duetta con lui in “Nicotina” realizzando uno dei più grandi sogni della sua vita. Anti è un disco di grande impatto e carico di energia che rivela un GionnyScandal che non ha paura a mostrarsi nella sua essenza più profonda; un artista versatile e autentico, dotato di una sensibilità rara, un talento unico nella scena musicale contemporanea italiana in grado di muoversi in diversi range, spaziando tra differenti generi e stili musicali.

Fenomeno da milioni di views, GionnyScandal, al secolo Gionata Ruggieri, nel corso degli anni è riuscito a conquistare il grande pubblico. Le sue canzoni sono state ascoltate 190 Milioni di volte sulle principali piattaforme di streaming e i suoi video hanno superato oltre 200 Milioni di view su YouTube, dove conta oltre mezzo milione di iscritti. L’artista è molto forte anche sui social dove sia Instagram che Facebook contano oltre 350.000 follower, ma è su TikTok che i numeri raggiungono livelli stratosferici con oltre 650.000 follower.

Gionny tornerà live nel 2022! L’artista ha già annunciato due irrinunciabili appuntamenti dal vivo il prossimo 10 febbraio all’Alcatraz di Milano e l’11 febbraio all’Hiroshima Mon Amour di Torino. I biglietti sono disponibili su Ticketone al seguente link https://www.ticketone.it/artist/gionnyscandal/

TRACKLIST “ANTI”

1. CHE NE SAI TE

2. GIORNI TRISTI

3. DEMONI

4. 3e33

5. DESIRÈE

6. NICOTINA FEAT PIERRE BOUVIER from SIMPLE PLAN

7. KILLER

8. MOSTRO SOTTO AL LETTO

9. NUVOLE

10. BALLO CON IL DIAVOLO

11. PROSSIMA FERMATA TU

12. COCA & WHISKY

13. SALVAMI

Dietro le quinte di Estate 2021 : 6 talent da seguire e ascoltare su Spotify

Manintown vi svela il Dietro le Quinte del contenuto esclusivo, Estate 2021 : 6 talent da seguire e ascoltare su Spotify  

Lo Special Content potete trovarlo 6 TALENT DA SEGUIRE E ASCOLTARE SU SPOTIFY 


Special content director, producer, interview and styling Alessia Caliendo

Photographer Gloria Berberi

Make up Eleonora Juglair

Hair Matteo Bartolini using Balmain Couture Balmain Couture Italia

Photo assistant Simona Pavan

Alessia Caliendo’s assistants Andrea Seghesio e Laura Ronga

Location Best Western Hotel Galles 

Special thanks to Hairmed

Healthy Colors





La primavera a New York sotto il segno della rinascita

Ristoranti e parchi affollati, bar e caffè che brulicano di gente, musicisti che si esibiscono all’aperto. Se non fosse stato per le mascherine, per le quali vigeva ancora l’obbligo, anche all’aperto, camminando per le strade di Soho, in un qualunque weekend di aprile, sarebbe risultato difficile credere di essere ancora nel bel mezzo di una pandemia. 

Da qualche settimana, infatti, a New York si respira un’aria nuova, complice ovviamente l’imponente piano vaccinale, grazie al quale, ad oggi, circa il 40% dei newyorkesi ha ricevuto almeno una dose del vaccino. 

Ristoranti pieni, nella nuova formula “all’Europa”, con servizio prevalentemente all’aperto: una novità introdotta in via sperimentale già la scorsa primavera, estesa poi a tutto il periodo invernale, nonostante le temperature rigide che caratterizzano la Grande Mela nei mesi freddi, ed infine confermata a tempo indeterminato dal sindaco Bill De Blasio, che ha fatto così di necessità virtù. 



Oggi i ristoratori che hanno resistito ai mesi neri del lockdown prima, e a quelli gelidi dell’inverno, poi, sono pronti a prendersi la rivincita, potendo compensare il dimezzamento della capacità interna, con ampie strutture esterne, che nulla hanno da invidiare a quelle tipiche delle principali piazze Europee, da tempo avvezze a pranzi e cene en plein air.     

E così, in questa primavera newyorkese, uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia, sta diventando invece il simbolo più evidente e concreto della ripartenza post-CoVid. 



Ma a suggerire che la svolta per la città che non dorme mai, potrebbe essere davvero dietro l’angolo, c’è anche il settore immobiliare, come conferma Andrea Pedicini, broker immobiliare, da oltre undici anni a New York: “Nel primo trimestre dell’anno a Manhattan sono stati firmati ben 3.700 nuovi contratti di vendita: è il numero più alto dal 2007, in aumento del 58% rispetto allo stesso trimestre del 2020”. Ad incidere è stato in particolare l’effetto combinato di tre fattori, spiega: “Prezzi in media più bassi del 10-15%, tassi d’interesse ancora contenuti e un diffuso ottimismo derivante da un piano vaccinale concreto ed efficiente”. 

Molto positivi sono anche i dati legati al mercato degli affitti, con un aumento del 90% dei nuovi contratti di locazione registrati a marzo rispetto allo stesso mese del 2020: un incremento in linea con quanto visto anche tra gennaio e febbraio. “Si tratta – continua Pedicini – del segnale più evidente che le persone stanno tornando in città, anche in questo caso attratte da canoni di locazione decisamente vantaggiosi, con prezzi in calo mediamente del 15-20% rispetto a prima della pandemia”.



Dati, questi, che metterebbero a dura prova la tesi dei detrattori di New York, per i quali lo “svuotamento” della città registrato nei mesi del lockdown sarebbe stato definitivo, tanto più se si considera che al momento solo il 10% dei dipendenti che una volta affollavano la città dal lunedì al venerdì, sono effettivamente tornati in ufficio e che i turisti internazionali continuano a latitare a causa del blocco delle frontiere ancora in vigore. 

Ed in questo contesto, cresce anche l’interesse degli investitori italiani per Manhattan e dintorni, nonostante la temporanea impossibilità di potervisi recare di persona: “Dall’estate scorsa – afferma Pedicini, che a New York segue una clientela prevalentemente italiana, composta da imprenditori, manager d’azienda, ma anche attori e atleti professionisti – l’interesse dei nostri connazionali per il settore immobiliare newyorkese è cresciuto significativamente, come spesso accade in queste circostanze. C’è chi sta solo aspettando che le frontiere riaprano, e nel frattempo chiede di essere tenuto al corrente rispetto ai trend di mercato, e chi invece ha addirittura investito in remoto dall’Italia senza nemmeno vedere di persona la proprietà acquistata”.



E così, nella cornice della riapertura totale annunciata pochi giorni fa dal sindaco De Blasio, e prevista per il 1’ luglio, New York sembrerebbe davvero pronta a riaccogliere a braccia aperte i propri turisti, visto anche l’imponente stanziamento approvato dall’ente del turismo newyorkese, che ha destinato la cifra record di 30 milioni di dollari per la campagna “NYC Reawakens” (“New York City si risveglia”), il cui slogan principale è “Wish You Were Here in New York City”, letteralmente: “Vorremmo che fossi qui a New York”.

Photo Credits: Federica Carlet

Estate 2021 : 6 talent da seguire e ascoltare su Spotify

Maggio è il mese che ci predispone nel guardare all’estate con l’occhio e la mente proiettati nei luoghi della fuga dalla quotidianità. Saranno probabilmente ancora italiani così come i giovani artisti che vi incuriosiranno sin dal primo play su Spotify. Millenial talentuosi pronti a contaminare le playlist del cuore con nuovi sound e beat accattivanti. Siete pronti a incontrarli con noi?

Bolo Mai

Compositore e polistrumentista, il tuo è un percorso ricco di skills che hanno consentito di spianarti la strada verso la discografia provando ad entrare da ogni singola porta…

Ho iniziato con i classici lavoretti per poi finire nell’ambito della produzione cinematografica, un mondo che mi ha sempre affascinato e che allo stesso tempo mi permetteva di continuare a coltivare la mia passione per la musica. Mi sono autoprodotto seguendo da autodidatta praticamente tutta la filiera di produzione del brano. Sono il primo musicista della famiglia e questo mondo per me era lontanissimo, non avevo contatti di alcun tipo. Ho bussato a molte porte, mentre iniziavo a lavorare alle mie prime colonne sonore e a sperimentare fondendole nel pop. Mi sento un naufrago che dopo tante onde è sopravvissuto sulla sua zattera, fatta principalmente da una manciata di canzoni.

Una passione smodata per il cinema che ti ha portato a comporre colonne sonore sperimentando e fondendo generi diversi in chiave pop. Se ti fosse data la possibilità di reinterpretare la soundtrack di un lungometraggio, quale sceglieresti?

Nel cuore Danny Elfman per Nightmare Before Christmas oppure, per rimanere su un grande classico, opterei per Ennio Morricone. C’era una volta in America è un must.

Bolo mai, un nome dalla parvenza esotica per un progetto che la tua casa discografica supporta nel segno del suo eclettismo. Proiettandolo nel futuro come ami immaginarlo?

Mi piacerebbe mantenerne l’autenticità e il signum artis con cui è nato. Di base erano soltanto due parole che suonavano bene insieme, facili da recepire e pronunciare, che non avesse nessun collegamento preciso se non un’assonanza con le bolo ties, cravatte texane che mia nonna mi ha regalato tornata da un viaggio oltreoceano.

Spotify

Instagram

YouTube



Bartolini

Colui che Rolling Stone definisce ”Uno dei talenti più interessanti in circolazione“, Bartolini, dopo un’esperienza britannica, sceglie la Penisola per affermare il suo sound in perfetto stile brit pop, new wave d’oltreoceano e cantautorato pop all’italiana. Schivo e riservato ma già sotto i riflettori, quanto è cambiato, e se è cambiato, il tuo modus operandi durante la Pandemia?

Durante la pandemia io, che abito a Roma, sono tornato nei luoghi della mia adolescenza in Calabria e questomi ha consentito di percepire vibes nostalgiche che hanno influito anche su un nuovo livello di scrittura.

La quotidianità che rincorrevamo nel passato ha assunto una dimensione diversa e nel bug pandemico ho fatti luce su alcuni aspetti che avevo dimenticato e che ho riscoperto.

Nato sotto la buona stella nella punta dello stivale, il video dell’ultimo singolo “Sanguisuga” tratto dall’album, Penisola, vede la firma d’eccellenza del duo creativo YouNuts. Il video è strutturato in quattro scene che ricalcano il tuo vissuto e scavano nel profondo delle tue esperienze più significative. Un approccio inedito per un artista che dell’introspettività ha fatto il suo punto di forza…

Sono stato un bambino sempre molto timido e introverso. La scrittura mi ha aiutato nell’aprirmi al mondo esterno e il video, tutto girato in presa diretta, ha ricalcato i momenti fondamentali della mia esistenza, rivelandosi un vero punto di svolta durante il lockdown. Non vi nascondo che sto pensando anche ad un sequel.

Corteggiato dal mondo del cinema e dello spettacolo, la tua produttività è stata scelta per raccontare i frame di una serie Netflix di successo come Summertime. Il tuo viaggio itinerante alla scoperta di esperienze e luoghi inesplorati, tassativamente in auto, dove ti condurrà l’immediato futuro?

Usciranno prestissimo una serie di singoli che fanno luce sull’intimità acquisita con il mio personale ritorno alle origini. Mi vedrete presto anche nelle vesti di produttore. Infine, vorrei riproiettarmi nello studio delle soundtrack come avvenuto con Summertime. Riascoltare brani prodotti tra le mura domestiche, sul grande e piccolo schermo di Netflix, è stata una bella emozione.

 Spotify 

Instagram

Twitch

Sito



Delmoro

Incontriamoci e incontratevi sulle note di Delmoro che esortano a un auspicabile “RENDEZ-VOUS” nel segno della dancefloor. Un inno all’ottimismo che pesca a piene mani dalla tradizione cantautorale italiana ispirandosi a baluardi come Lucio Dalla, Alan Sorrenti e Ivan Fossati. Come hai deciso di colorare sonoricamente questo 2021?

Scrivere mi fa proiettare sempre nel futuro, che per forza di cose ha colori diversi dal presente in cui viviamo. Musicalmente immagino un futuro solare e vitaminico, che si contrappone alle liriche che invece sono sempre melanconiche, un po’ come la saudade brasiliana.

L’architettura e il design accompagnano il tuo gusto estetico sui profili social. In realtà ci svelano anche una laurea lasciata nel cassetto (Delmoro è un archittetto) per dedicarti alla musica. Il tuo è un percorso già costellato di importanti collaborazioni con produttori come Davide Cairo e Matteo Cantaluppi (già produttore di Thegiornalisti, Canova, Dimartino…). Cosa cerchi nelle sinergie alle quali ambisci?

Le aspettative nei confronti delle collaborazioni in questi ultimi tempi sono molto cambiate. Costretti al distanziamento ne abbiamo ancora più voglia. Fino allo scorso anno ero concentrato sul mio universo individuale ma adesso ho capito che la sinergia è vita, è crescita, è condivisione.

Sospeso nell’”Aria”, uno dei tuoi ultimi video musicali, ricalca le visioni e la palette cromatica che ti contraddistinguono e il territorio delle tue origini. L’essere innanzitutto un creativo quanto influisce nella visioni che vuoi trasmettere come artista nel mondo della musica?

Da architetto pragmatico preferisco non parlare di creatività ma di oculatezza nel risolvere le situazioni utilizzando l’estro.

Nelle mie corde c’è l’architettura che mi guida, nella musica, nella creazione di uno struttura per raccontare storie attraverso mood visivi e sonori.

Spotify

Instagram



Puertonico

Un’incalzante hit, “Ancora”, prodotta insieme a Winniedeputa, è l’ultima tappa del tuo percorso musicale. La prossima estate, tradotta in musica, sarà una stagione di sogni?

Me lo auguro perché ho in programma di realizzare il mio primo album. Un traguardo musicale che mi renderebbe molto felice.

Alla conquista delle playlist di Spotify, che ti ha premiato con la cover di “Anima R&B”, il pezzo fa da apripista al prossimo disco.  Come procede la sua lavorazione?

Sono in una fase meditativa in cui sto capendo qual è la direzione in cui voglio andare. Riascoltare dopo qualche mese i brani che scrivo mi aiuta a capire se funzionano ancora. Innanzitutto, sono alla ricerca di un balance tra la componente autorale e la cifra stilistica, al fine di plasmare la mia estetica musicale. Produco la maggior parte dei miei brani e, nel momento creativo, le direzioni generate dalla linea vocale e dal beat devono essere univoche e armoniche.

Social e musica, l’esposizione mediatica e l’interazione con la propria fan base è fondamentale per un artista.

Come gestisci le piattaforme che ti vedono protagonista e quanto ti tengono impegnato?

Anche in questo caso la cifra stilistica presente sui social è stata studiata a lungo. Avendo sfumature R&Bmescolate alla trap e al pop è stato inizialmente difficile trovare una quadra al livello visivo. Adesso ho optato per una gestione coerente, minimale ed elegante mirata alla promozione della mia figura in qualità di musicista. Preferisco scindere la mia quotidianità con il mio progetto artistico, Nicolò da Puertonico. Sui social troverete il secondo.

Spotify

Instagram



MICHELANGELO VOOD

Michelangelo Vood un artista che possiamo definire sostenibile grazie alla forza della natura in cui affondano le sue radici. La Madre Terra è un elemento caratterizzante del tuo sound, quali sono i momenti in cui ti immergi in essa per trarne i benefici in termini autoriali?

L’elemento naturale per me è molto importante perché mi trasmette serenità e mi aiuta a ricongiungermi ai luoghi incontaminati nei quali sono cresciuto.

Amo ispirarmi partendo dalla mia terra, la Basilicata, e al piccolo paesino in provincia di Potenza, Rionero in Vulture, al quale ho dedicato il mio primo EP.

Divento piuttosto malinconico quando ne ricordo i suoni e gli odori, come quello della fuliggine che nasce dai camini del vicinato che ritrovo solo quando torno a casa d’inverno. 

Mi manca un po’ quel contatto con la natura tant’è che qui a Milano, dove vivo da qualche anno, coltivo decine di piante sparse tra il balcone e la mia camera. Una sorta di piccola serra nella casa in cui scrivo e compongo, tassativamente di notte.

Origini punk rock e un percorso costellato da concorsi e dal plauso di molti artisti come Angelica, Carl Brave e Myss Keta. Quale è stato il traguardo più importante raggiunto sinora?

Quando dico che fino ai 22 anni avevo una band punk rock nessuno ci crede! Cambiato il look, cambiata l’ispirazione, le radici punk adesso mi accompagnano nell’attitudine sul palco.

Sono tantissimi i traguardi che ancora voglio raggiungere, è solo l’inizio del mio percorso. Al momento, il mio più grande traguardo è quello di essere riuscito a ritagliarmi un piccolo spazio come artista indipendente e di aver trovato delle persone che si sono immedesimate tanto nella mia musica e nei miei testi. 

L’ambiente musicale è un “Campo minato”, citando il titolo omonimo del tuo ultimo brano, come pensi di destreggiartici nell’immediato futuro?

In un momento storico come questo, in cui c’è tanta frammentazione, la differenza è fatta dalle persone di cui ti circondi.

Parlo non solo degli affetti, ma di tutte le persone che mi aiutano a portare avanti il mio progetto, giovanissimi professionisti che credono in me e che mi supportano in ogni singolo step. Vengono da ogni parte d’Italia e sono arrivati qui a Milano con le fiamme negli occhi per ritrovarsi, grazie ad uno strano gioco del destino, a percorrere un percorso artistico e di crescita insieme a me.

Spotify

Instagram

Facebook



Santachiara

Radiohead, Mozart e i Nirvana, nei tuoi mood sonori, conditi anche dalle voci che giungono dai vicoli partenopei, non ti sei fatto mancare proprio nulla. E da qui lo studio di registrazione homemade dove, insieme al tuo compagno di studi Andrea, hai iniziato a sperimentare e a registrare i primi brani. Un neonato progetto che in un mese, nel giugno 2020, ha partorito tre singoli e che non accenna a fermarsi…

Quando ero piccolo ho girato il mondo insieme ai miei genitori, che erano artisti di strada. India, Thailandia, Brasile…mia madre canta e mio padre scrive, e io canto e scrivo le mie canzoni, non penso sia un caso. Sono stati loro ad avermi dato i primi stimoli e ad aver influenzato il mio modo di esprimermi. Sono due capisaldi della mia esistenza personale.

Il dialogo come punto cardine dei tuoi lavori che, nella bonus track dell’ album d’esordio “Sette pezzi”, vengono contaminati da audio di archivio tratti da interviste, film e discorsi con cui sei cresciuto e che ti hanno ispirato. Come si sviluppa il tuo processo di ricerca?

Sono un appassionato d’arte a 360 gradi e contestualmente studio Psicologia dei Processi Cognitivi. 

Nel nomadismo della mia infanzia ricordo un forte impegno nell’arricchimento culturale. Ho letto tutti i più importanti autori e cerco di approfondire ogni singola fonte che giunge ai miei occhi e alle mie orecchie: in quella traccia convivono Bob Marley, Memento, Pasolini fino a Manu Chao e molto altro.

Sette pezzi, sette frammenti diversi, per i sette giorni della settimana. Un melting pot che lascia decantare la profondità del tuo esordio sulla scena musicale. Innamorato della musica e di “Carmela” ci regalerai presto una traccia per ognuno dei 365 giorni dell’anno?

Me lo auguro! Visti i miei trascorsi, ho sempre cercato un posto da poter chiamare casa e Napoli con me lo ha fatto. Carmela è Napoli che metaforicamente diventa una figura femminile, un po’ mamma e un po’ amante, e che nei giorni in cui sei solo non può che farti compagnia. Le dovevo una canzone.

Spotify

Instagram

Facebook



Special content director, producer, interview and styling Alessia Caliendo

Photographer Simon171

Make up Eleonora Juglair

Hair Matteo Bartolini using Balmain Couture Balmain Couture Italia

Photo assistant Simona Pavan

Alessia Caliendo’s assistants Andrea Seghesio e Laura Ronga

Location Best Western Hotel Galles 

Special thanks to Hairmed

Healthy Colors

La Portugal Fashion Week presenta (online) le collezioni Fall/Winter 2021-22 dei designer lusitani

La 48esima edizione della Portugal Fashion Week, dedicata alle collezioni Fall/Winter 2021-2022 e conclusasi pochi giorni fa, presentava quest’anno un titolo emblematico, The Sofa Edition. Come praticamente tutte le settimane della moda internazionali, infatti, anche quella organizzata nella città di Porto ha dovuto trasferire online runway, webinar, interviste e quant’altro, suddividendo il tutto in due step: i primi nove show sono andati in scena dal 18 al 20 marzo, mentre nella tre giorni di aprile, dal 22 al 24, altre 25 griffe hanno svelato le proprie proposte per la stagione fredda che verrà.

Di seguito, un compendio dei défilé che hanno scandito la kermesse modaiola portoghese.

Take 1

Nel primo take di marzo, si sono dati il cambio giovani creativi e nomi affermati del fashion system locale, a cominciare da Maria Carlos Baptista, vincitrice nel 2020 del contest BLOOM e chiamata proprio dalla piattaforma che supporta i nuovi talenti lusitani a inaugurare (virtualmente) le passerelle della Portugal Fashion, con le sue mise strutturate, dai profili allungati.

Il giorno seguente, è stato il turno di Miguel Vieira, che si è distinto per il tailoring sofisticato, dagli accenti glam rock, della sfilata uomo ‘DNA’, una sfilza di suit affilati e outerwear in materiali deluxe, tra completi velvet, voluminose broche appuntate ai revers e pantaloni smilzi, infilati immancabilmente negli stivali alti.
Da segnalare, in questa prima tornata di eventi, anche le collezioni di Ernest W. Baker, David Catalán e Alexandra Moura: se il primo ha optato per look d’ispirazione rétro, definiti da giacche boxy, pants scampanati, tartan e trapuntature, il secondo ha «rivisitato l’essenza del brand» a suon di capi mutuati dal mondo workwear, texture scolorite ad hoc e vestibilità morbide; Moura, infine, si è sbizzarrita con la decostruzione delle silhouette, attingendo liberamente da sottoculture musicali e influenze anni ‘90, in un pastiche di finissaggi lucidi, pezzi over e tinte acide. 



Davii

Il guardaroba per il prossimo Autunno/Inverno 2021 immaginato da Fabiano Fernandes dos Santos, fondatore e direttore artistico della label Davii, esprime un’eleganza tanto effortless e rilassata, quanto raffinata nella costruzione sartoriale degli outfit, risultato di tagli precisi al millimetro e linee fluide. Gli abiti in seta e organza, delicatamente drappeggiati, scivolano sinuosi sul corpo, accompagnandosi il più delle volte a capispalla avvolgenti quali overcoat, mantelle e spolverini senza maniche. I materiali ricercati, in apparenza ruvidi, rivelano invece una mano eccezionalmente soft e invitano al contatto, così da apprezzarne al meglio la pregevolezza.

La raffinatezza timeless che contraddistingue le uscite viene accentuata dalla palette cromatica, ristretta a poche, ben calibrate sfumature di cammello e avorio, oltre agli immancabili bianco e nero.



Hugo Costa

Spirito di sacrificio, resilienza e realizzazione personale sono le parole chiave della collezione co-ed di Hugo Costa, uno dei più talentuosi stilisti portoghesi nel panorama del menswear. Intitolata ‘Nimsday’, è ispirata alle gesta di Nirmal Purja, l’alpinista dei record capace, nel 2019, di scalare in meno di sette mesi tutti i 14 “ottomila”, le montagne più alte del pianeta. I valori sottesi alle imprese di Purja vengono tradotti, sulla passerella, in una profusione di dettagli grintosi, forme decise e tessuti resistenti.
Prevalgono capi e filati d’impronta tecnica (piumini imponenti, anorak, giacche-camicia di matrice utilitarian, pantaloni con elastici sul fondo…), spesso cosparsi di coulisse che ne modellano i volumi, come fanno del resto gli orli irregolari o incrociati sul fronte che caratterizzano soprattutto le giacche. Un’ulteriore nota strong viene poi conferita dai colori vitaminici, su tutti arancione e giallo evidenziatore.



Marques’Almeida

La sfilataA/I 2021 di Marques’Almeida segna un ulteriore passo nella direzione della sostenibilità, tema cruciale per il marchio che, d’altra parte, gli ha riservato un apposito manifesto di responsabilità ambientale e sociale.
Marta Marques e Paulo Almeida, il duo creativo al timone del brand che porta i rispettivi cognomi, puntano perciò sulla produzione locale, imperniata su tinture eco, cotone upcycled e fibre biodegradabili, declinando il tutto in look in equilibrio tra la frivolezza di ruches, volant, plissé & co e l’esuberanza sprigionata dalla mole di stampe tie-dye, jeans stinti, orli a vivo, profili sfrangiati e così via.
Le silhouette risultano semplificate, definite da proporzioni generose, mentre le cromie rispecchiano la suddetta dicotomia tra leziosità e sfrontatezza, alternando tonalità zuccherose – rosa confetto, lilla, verde menta ecc. – e flash di colore pop.



Nuno Miguel Ramos

Il défilé di Nuno Miguel Ramos, ‘Ride’, sintetizza in modo efficace, fin dal titolo, la volontà del designer di dare libero sfogo al suo estro immaginifico, guardando oltre le difficoltà del periodo con creazioni esuberanti, da grand soirée: le modelle incedono sulla pedana con sandali platform e décolletées ornate di pelliccia, avvolte in nuvole di tulle o long dress sinuosi che enfatizzano la figura, arricchiti da grafismi floreali all-over, motivi animalier o vezzosi pois.
Una creatività sopra le righe che si estende anche alle proposte daywear, con i tailleur scintillanti di paillettes e gli outfit più basic che optano per l’intensità cromatica del rosso lacca.



Rita Sá

L’uomo protagonista della collezione A/I 2021 di Rita Sá è in bilico, stilisticamente parlando, tra la volontà di rimanere in una sorta di comfort zone vestimentaria e la spinta al cambiamento drastico, una condizione di sospensione esplicitata già nel nome scelto per lo show, ‘Nem ata nem desata’ (in inglese, ‘Not one way or another’). Si spiegano così le mise ibride che giustappongono piglio dégagé e accenni formali, mescolando senza soluzione di continuità bomber, shorts, felpe, joggers e altri must dell’abbigliamento urban con peacoat, camicie dall’aplomb sartoriale e pantaloni con la piega centrale (seppur realizzati in denim). 



Ripartire dalla montagna: Winklerhotels

Le giornate si allungano di nuovo, le temperature diventano più calde e di conseguenza l’attesa per le prossime vacanze è incommensurabile. Complici anche le recenti riaperture, abbiamo avuto l’occasione di visitare due eccellenze della catena alto atesina Winklerhotels, che hanno riaperto nelle ultime settimane e guardano con positività alla prossima stagione turistica.

Si inizia dal gioiello di casa Winkler: il Private Luxury Chalet PURMONTES a Mantana, a due passi da Brunico, che ha ripreso le attività lo scorso 7 aprile, ospitando in completa privacy e sicurezza i primi ospiti. 


Mantana è un piccolo paese dell’Alto Adige (4 ore da Milano comodamente raggiungibile in autostrada) immerso in mezzo alla natura, ai margini del bosco è il luogo ideale per respirare, in tutti i sensi. Qui, siamo riusciti a staccare completamente la spina dalla quotidianità (mai come ora si avverte il bisogno di momenti speciali per rigenerarsi). 6 volte alla settimana sono previste escursioni guidate; chi ama pedalare può optare per la mountain bike e la e-bike; nel maneggio privato del Purmontes si possono prenotare lezioni individuali, passeggiate a cavallo, passeggiate su pony, lezioni di prova, chi ama il golf è prevista la riduzione al 100% sul green fee al Golf Club Pustertal.
Ogni chalet è dotato di una piscina a sfioro privata riscaldata dove potersi rilassare ad ogni ora del giorno. Suggestivo diventa il bagno di notte, da assaporare nell’isolamento del proprio giardino magari con una nuotata sotto la volta celeste con il canto dei grilli o il silenzio profondo come sottofondo. Colazione e cena vengono serviti nello splendido lounge, un luogo tranquillo e di charme dove accomodarsi e contemplare gli spazi di design. La loft spa offre una grandissima zona panoramica dove riposare, magari immersi nella Sky Relax Pool con il tetto trasparente,  oppure al caldo nella sauna finlandese e bagno di vapore in vetro.

La struttura vanta anche un proprio maneggio privato, che consente anche di portare il proprio cavallo per esplorare i dintorni. Lo staff specializzato si prende cura degli amici a quattro zampe ed è a disposizione per lezione private di equitazione, a tutti i livelli. Per gli appassionati delle vacanze su due ruote sono anche a disposizione gratuitamente e-bike per uscite o escursioni. 


Sempre a Mantana e a due passi da Purmontes si trova l’Hotel LANERHOF. In questa struttura storica, che da decenni ospita coloro che si vogliono immergere nel silenzio e nella natura alpina, l’atmosfera è ovattata: la sua vocazione è da sempre il benessere. Nell’area wellness che si estende per 3.000 m² si diffondono profumi e aromi, immersi in un ambiente dove le luci soffuse accarezzano i materiali naturali come il legno e la pietra. Le varie saune invitano a ritirarsi e a rilassarsi, a seconda della temperatura e dell’arredo per esempio nella bio sauna alle erbe aromatiche ci si può sdraiare e rimanere fino a 40 minuti a immergersi nei profumi delle erbe situate al centro della sauna. Il bagno turco aromatico o salino sono invece il luogo ideale per lasciarsi avvolgere dal vapore o regalarsi uno scrub profumato. Il riposo è assicurato anche nelle varie stanze relax o nel tranquillo giardino della spa, dove salta all’occhio l’idromassaggio salino, la sauna esterna che sembra una piccola baita di montagna e l’incantevole giardino Kneipp.


Un ricco menu di trattamenti diventa la fuga più veloce verso il benessere non solo del corpo ma anche della mente. Oltre ai trattamenti estetici per viso e corpo avrete l’occasione di affidarvi alla spa manager che saprà alleviare le vostre tensioni con alcune manipolazioni specifiche rimettendovi così a nuovo.

La vocazione al wellness non ci delude neanche a tavola, i più attenti alla linea possono scegliere tra interessanti proposte light sempre presenti in alternativa ai piatti principali. Golosi e amanti della tradizione invece chiuderanno il loro percorso con i deliziosi menu a tema presenti ogni sera e preparati con ingredienti del territorio selezionati presso fornitori locali, oppure di produzione propria come i salumi, il burro e latte. Se le vostre aspettative sono alte non potrete rimanere delusi!

La recitazione secondo Gianni Rosato: impegno, passione ed emozione

Hair Stylist:  Gian Battista Virdis di A.M. Parrucchieri Porto Torres

Gianni Rosato è un attore prolifico che nel corso della sua carriera ha accumulato un gran numero di esperienze tra teatro, tv e cinema. Originario di Catanzaro, si è trasferito a Roma per rendere la recitazione una professione, frequentando il Centro Sperimentale di Cinematografia e l’Actor’s Planet.
Nel 2005 è stato notato dal regista Giulio Base, che gli ha regalato il suo primo ruolo cinematografico in L’inchiesta. Da allora ha recitato in diverse serie e pellicole, passando dai titoli noti al grande pubblico (tra gli altri Un medico in famiglia e Che Dio ci aiuti) a film come Figli di Maam e Edhel, per finire con La fuggitiva, in onda su Rai 1. 


Ph: Serafino Giacone

Come è nata la tua passione per la recitazione?

«Questa domanda me l’hanno fatta spesso, non riesco a dare una risposta precisa. Ricordo benissimo che in terza elementare scrissi su un compito in classe di voler fare l’attore.
La passione per la recitazione è venuta col tempo, comunque mi è sempre piaciuta l’idea di vivere una vita diversa, magari di evadere da quelle situazioni in cui subivo il bullismo e desideravo  solo chiudere gli occhi e fuggire; poi mi sono reso conto che si trattava solamente di voglia di esplorare, di mettersi alla prova e raccontare delle storie interpretando qualcun altro.
Mi affascinava il cinema dei grandi registi italiani e non solo, negli anni della scuola restavo incantato davanti a film come E.T. L’extra-terrestre o Il tempo delle mele. Ecco, penso che la passione sia esplosa proprio lì.
La recitazione è l’arte del poter vivere tante realtà, è pensare, interagire, immedesimarsi nei personaggi più disparati. Non basta imparare a memoria la parte, bisogna compiere un lavoro interiore tremendo e meraviglioso al tempo stesso, con cui si impara a conoscere davvero se stessi e incanalare le emozioni. Amo recitare, non importa il contesto, la cosa importante è farlo al meglio, emozionandosi».

Quali sono i tuoi maestri, ideali e non?

«Idealmente avrei tanto voluto confrontarmi con chi ha fatto la storia del cinema, ad esempio Fellini, Bertolucci, Leone, Antonioni e Pasolini.
Per quanto riguarda la mia formazione, potrei stilare un elenco infinito partendo da Giancarlo Giannini, Alberto Negri, Enzo Garinei… Mi reputo fortunato ad aver avuto la possibilità di studiare con grandi autori, e di continuare a farlo. Non nascondo che mi piacerebbe moltissimo lavorare con Özpetek, Genovese, Bruno e un regista con cui ho già collaborato e che stimo senza riserve, Carlo Carlei».

Qual è la prima esperienza professionale ad averti segnato?

«Per mantenermi facevo il cameriere in un locale e una sera incontrai Giulio Base. Per farla breve, mi chiese cosa facessi nella vita, gli parlai di me, di quanto credessi nella passione per il cinema. Due giorni dopo mi chiamò la IIF, Giulio aveva visto in me qualcosa e mi diede un ruolo inL’inchiesta, così mi ritrovai a confrontarmi con nomi del calibro di Ornella Muti, Mónica Cruz e Max von Sydow; un’esperienza straordinaria, che auguro a tutti!».


Ph: Serafino Giacone

Hai lavorato anche in una celebre fiction, Un medico in famiglia: parliamo di come cambia il tuo lavoro a seconda delle diverse esperienze.

«Ho conosciuto Lino Banfi anni fa, ricordo che ci raccontò della sua infanzia difficile e, vedendolo emozionarsi, espressi fra me e me il desiderio di lavorare insieme, da una personalità del genere c’è solo da imparare.
Nella serie ho interpretato un personaggio dal carattere forte che si scontra subito con Nonno Libero, l’ho vissuto intensamente anche perché, come ho detto varie volte, amo dar vita ai personaggi sfruttando i miei trascorsi, tuttavia quando non hanno niente a che vedere con il mio passato e non mi somigliano affatto, il gioco si fa ancora più divertente».

Sono in uscita nuove produzioni a cui hai preso parte, a partire da La fuggitiva, puoi parlarcene?
«Devo dire innanzitutto che lavorare con un regista come Carlei è stata una grandissima soddisfazione, professionalmente parlando mi sono innamorato di lui da ragazzino, guardando i film su Padre Pio ed Enzo Ferrari.
Ne La fuggitiva sono Goran, faccio parte di un clan di slavi che decide di rapinare una famiglia facoltosa, alla fine però, come spesso accade, le cose non vanno come previsto… Ma non voglio anticipare nulla, si tratta di una storia davvero avvincente, che terrà gli spettatori col fiato sospeso per tutto il tempo. Andrà in onda su Rai 1 nel prime time».


Ph: Serafino Giacone

Al di là del lavoro, quali sono le tue passioni?

«Ho sempre sognato di lanciarmi da un aereo, sicuramente lo farò. Amo andare a cavallo, leggere un bel libro e confrontarlo con il film senza aspettarmi nulla in particolare. Solitamente cerco di realizzare tutto ciò che sogno ad occhi aperti e se non ci riesco va bene così, almeno non avrò rimpianti.
Mi chiedo spesso cosa farei se non fossi un attore e penso che mi piacerebbe essere un oncologo, salvare vite, dare il mio contributo alla scienza».

Quando viaggi cosa non può mancare nella valigia?

«Immagino verrebbe spontaneo rispondere con cose tipo documenti, carte di credito, cambio e così via, nel mio caso però non deve mai mancare il costume da bagno, perché ogni volta che parto la direzione è il mare, è vitale per ricaricarmi».


Ph: Gian Piero Rinaldi

Quali sogni vorresti realizzare nei prossimi anni?

«In realtà non ho sogni ben chiari, o magari sono troppi… Ho imparato comunque che sono il carburante della vita, si possono avere infiniti sogni e progetti, non ci sono limiti in questo senso, dunque ho deciso di fare una lista di ciò che amo, dei luoghi da visitare e, perché no, di tutte le cose folli che finora non mi sono permesso di provare per paura del giudizio altrui. Voglio adoperarmi affinché non passi un solo giorno senza fare qualcosa per me stesso. Bisogna sempre concedersi la possibilità di stupirsi, di meravigliarsi di fronte alle novità, si potrebbero scoprire cose che non hanno prezzo». 

Cynthia knitwear, il brand nato sui social network

La mano esperta della tradizione e la tendenza dei new media; la madre, Cinzia, una grande passione per l’uncinetto e i ferri; la figlia, la freschezza dei nuovi mezzi di comunicazione. Nasce da questa sinergia, quasi per gioco, il brand Cynthia knitwear, accessori unici che legano la classicità e il calore della tradizione al dinamismo e colore delle nuove tendenze.

Cappellini multicolor, borsette ai ferri impreziosite da catene gold, gli accessori Cynthia knitwear sono perfetti per la stagione estiva o per creare personalità ad un look urban chic.

– Come nasce il brand Cynthia knitwear?

Sono stata ispirata a Gallipoli 4 anni fa da un costume all’uncinetto bianco indossato da una ragazza in spiaggia. Da lì, ho iniziato a cercare ispirazione anche su Pinterest, Instagram e Internet in generale per cominciare a realizzare i miei primi prodotti, che erano prevalentemente bikini e crop top all’uncinetto. Ho aperto quindi la pagina instagram per iniziare a dare visibilità e promuovere i miei prodotti.


– Perchè ha scelto la lavorazione a uncinetto?

Lavoro all’uncinetto e ai ferri da quando ero bambina. La mia maestra è stata la mia mamma, magliaia di professione.
Ho iniziato confezionando vari abiti per le bambole, e confezionando  maglie con punti più complicati. 
Continuo a coltivare questa mia passione per l’uncinetto perché permette di realizzare capi di abbigliamento ed accessori di ogni tipologia e colore. 


  – Quali sono i pezzi iconici Cynthia knitwear?

Bikini multicolor/rainbow, borsa a rete panna, cappellini da pescatore multicolor in cotone.


– Chi produce i capi? 

Sono tutti pezzi unici prodotti da me, completamente fatti a mano, con la grande possibilità di realizzarli su misura, dietro commissione, a seconda del gusto, colore, dimensione.


– Quali altri prodotti andranno ad integrare la collezione in futuro?

Sono ispirata dalle borse quindi ci saranno delle novità in futuro ed i cappellini realizzati in cotone per il periodo estivo li realizzerò anche in lana per l’inverno. Inoltre, farò qualcosa anche per i nostri amici animali.



Da dove trae ispirazione?


I canali dove faccio ricerca sono prevalentemente Pinterest, Instagram e Internet, ma anche i brand di alta moda come D&G – Prada – Chloé.


  – A chi sono destinati i prodotti Cynthia knitwear?

Sono destinati ad un target femminile di ogni età, ad eccezione dei cappellini che sono più maschili.
Produco pezzi personalizzabili essendo capi unici, quindi il cliente stesso può scegliere il modello e modificarne i colori e le dimensioni in base ai propri gusti.


– Dove poterli acquistare?

Sono acquistabili attraverso i canali social 

Instagram
https://www.instagram.com/cynthiaknitwear/?hl=en
Facebook 
https://www.facebook.com/cynthiaknitwear
Vinted
https://www.vinted.fr/member/58066783-cynthiaknitwear0