BORN TO DARE

 

 

 

 

PHOTO: Angela Improta

STYLING : Giuseppe Ceccarelli

MUA: Claudio Furini
MUA ASSISTANT: Paola Marino

Per il make up: NARS
Per i capelli: PAUL MITCHELL

 

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FOUR SNEAKERS, FOUR MEN

Poco meno di una settimana e inizia la nuova stagione primaverile. Le temperature si fanno più calde e aumenta la voglia di nuovi abiti e accessori. Le collezioni SS2019, per la moda maschile, hanno posto l’accento sulle sneakers, sancendo ancora di più la stretta relazione tra i grandi marchi e lo street style.

Ecco le quattro sneakers che ci ispirano per l’imminente stagione e un’idea su chi le potrebbe indossare.

PER CHI NON RINUNCIA AL DIVERTIMENTO

Le sneakers in tela di Marni sono un inno vero e proprio alla primavera. La stampa a fiori colorati in rosa, azzurro e arancione, è adatta ad un uomo che ama giocare con la moda, e con la vita, chi non si prende sul serio ma non rinuncia ad un elemento fashionable all’abbigliamento casual di ogni giorno.

PER GLI HIPPIES CONTEMPORANEI

Coach 1941

La tomaia in pelle suede color cammello, adorna di frange, ricorda le calzature anni 70. Ma Coach 1941 unisce questo modello, d’ispirazione un po’ vintage, a dettagli in gomma colorata e ad una suola tipica da sneakers, alta e morbida.

PER IL BOXEUR ELEGANTE

Emporio Armani

Sneaker high top chiusura con velcro alla caviglia colore grigio chiaro ed in tessuto super tecnico. Dettagli in gomma, pelle, rete ed elastici avvolgono il piede in questa sneaker Emporio Armani. Una scarpa sportiva, che più di così sembra quasi impossibile, perfetta con un abbigliamento più elegante o uno degli iconici suits del brand.

PER IL FASHION VICTIM INARRESTABILE

Givenchy

Suola quasi carrarmato, accostamento di colori che non fanno passare inosservati, le sneakers Jaw di Givenchy riprendono in sè tutti gli elementi dell’urban style. Sicuramente destinate a solcare le strade delle nostre città, ai piedi dei più irriducibili amanti della moda street.

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UMIT BENAN: LA MODA COME STORYTELLING

Nato a Stoccarda ma trasferitosi ad Istanbul all’età di due anni, UMIT BENAN è quello che si può definire un cittadino del mondo, poiché dall’età degli studi a oggi ha ormai vissuto in 9 Paesi differenti. Il designer, le cui origini però sono turco-libanesi vanta già una lunga carriera nella moda e tra le sue ultime esperienze, la direzione creativa di Trussardi. È inoltre uno tra i nomi internazionali presenti a 080 Barcelona fashion, occasione in cui lo abbiamo incontrato.

 

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

 

Come stai sviluppando la tua linea? 

La collezione attuale si concentra su abiti veri, destinati a essere indossati da uomini reali con l’obiettivo di trasmettere un messaggio più ampio, che è certamente collegato al mondo in cui vivo e ai temi che mi riguardano da vicino. Punto alla costruzione di un guardaroba per uomini eleganti ma che si sporcano le mani. Raffinati ma grezzi, autentici e ricchi di contrasti.

La tua visione del menswear oggi

Il menswear oggi è completamente diverso rispetto al passato, mi piace molto di più lo stile classico di un tempo e continuo a lavorarci anche se oggi il classicismo non c’è quasi più. È praticamente tutto streetwear e sportswear, e questo va benissimo soprattutto per fare una bel lavoro di comunicazione del tuo marchio, ma io non amo molto questo genere e spero si torni a codici più classici.

Quanto c’è delle tue origini nella tua collezione?

Questa collezione ha di mio solo l’elemento della religione musulmana e poi il fatto di aver vissuto a Istanbul che inserisce in questa ma in generale in tutti i miei lavori, grandi contrasti proprio come le sovrapposizioni che connotano la città turca . Cerco di lavorare sempre su diversi concetti e paesi per creare outfit per un uomo del mondo.

Come mai hai scelto di presentare la nuova collezione qui a Barcellona?

Sono stato invitato a 080 Barcelona Fashion e l’idea mi è piaciuta sin da subito. Qui il clima è più disteso e c’è la possibilità di una celebrazione maggiore del momento della presentazione della collezione che è una parte fondamentale per uno stilista. In altre fashion week come Milano, Parigi o New York è sempre tutto più di corsa, e l’attenzione a questo momento cruciale è minore.

Dove produci la tua collezione?

In Italia, un territorio fondamentale per l’industria della moda. Tecnicamente tutte le produzioni sono in Italia, il grosso potere di questo paese sono proprio le aziende che producono i materiali.

Progetti imminenti per il futuro?

Per adesso va bene così, vedremo.

 

 

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080 BARCELONA FASHION

Siamo stati alla 23esima edizione di 080 Barcelona Fashion, che in questi giorni si sta svolgendo all’interno dell’edificio Modernista di Sant Pau nel capoluogo spagnolo. L’ appuntamento, volto a promuovere la creatività e il settore moda a livello internazionale ci ha mostrato le collezioni di diversi designer maschili e femminili tra nomi noti e stilisti emergenti. Vediamo la nostra selezione di brand da scoprire.

 

Il brand sudafricano  CHULAAP, omaggia la diversità del panorama africano attraverso le sue stampe grafiche dai colori sgargianti. CHULAAP inoltre è stato selezionato da HighSnobiety tra i primi 5 brand africani di spicco. Ha infine ricevuto il premio come best menswear collection al Durban Fashion Fair.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

 

UMIT BENAN, designer turco-libanese  è uno tra i nomi internazionali di questa edizione. Benan vanta già una carriera nella moda, tra le sue ultime esperienze, la direzione creativa di Trussardi. La collezione si concentra su abiti veri, destinati a essere indossati da uomini reali, l’obiettivo di Umit è sempre quello di trasmettere un messaggio più ampio, che è inesorabilmente collegato al mondo in cui vive e alle cose che lo riguardano. La componente religiosa è senz’altro presente nella collezione che ci mostra giacche di pelle, caftani, e abiti sartoriali pensati per la figura e le esigenze di stile dell’uomo musulmano.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

Il tedesco Javier Girón o meglio noto com JNORIG presenta un marchio di abbigliamento maschile di fascia alta definito da questi principi: urban-chic, eclettico e principalmente acromatico con attenzione alla selezione del tessuto. Al centro di JNORIG c’è un modello molto preciso sviluppato con cura per ogni capo. La sua collezione si rivolge ad un uomo giovane e innovativo che vuole osare con il proprio stile. Gioca con simmetrie, silhouette minimali e linee dritte.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

 

KILLING WEEKEND mira a comunicare attraverso la moda uno stile di vita basato sull’essere se stessi, lottando per ciò in cui si crede e vivendo la vita in maniera spontanea. La proposta è semplice e confortevole, collezioni senza tempo in lotti limitati. Scommette su un prodotto di qualità realizzato in collaborazione con aziende locali.

080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020
080 Barcelona Fall/Winter 2019-2020

 

 

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OLTRE LA MODA OLTRE IL GENERE: BALMAIN SS19

Le immagini della nuova campagna primavera/estate 2019 di Balmain puntano letteralmente a togliere ogni pretesa, concentrandosi su nient’altro che non l’essenziale della donna di oggi: la sua audacia, la sua forza e la sua sicurezza. La modella Cara Delevingne incarna quella donna moderna: è autentica, trasparente e non ha mai paura di spingersi su ogni livello. Il designer della collezione, Olivier Rousteing afferma : “Non potevo ammirare di più quello che ha realizzato nella sua carriera e come vive la sua vita – è un talento con qualcosa da dire e non è mai stata timida nell’esprimere il suo punto di vista – ed è per questo che la considero una musa.”

“Mi è sempre piaciuta la chimica speciale che condivido con la mia amica Cara. Ogni volta che ci incontriamo, è impossibile nascondere la mia ammirazione per lei o la gioia che provo in sua presenza. È un legame che va al di là delle numerose foto e video realizzati negli ultimi anni, catturando i nostri abbracci, i baci spontanei e, naturalmente, le risate senza fine.”

Negli scatti il designer e la sua musa sono nudi, stimolando una riflessione sulla bellezza e l’onestà della nudità, la forza impressionante di una donna sicura di sé, l’importanza dell’amicizia e, più di ogni altra cosa, una verità essenziale  : il più grande lusso della vita è essere completamente aperti, veri e onesti con noi stessi.

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Man in Italy: Il musical a cavallo tra moda e bellezza Italiana.

Danza, moda, musica e italianità, il nuovo spettacolo teatrale scritto e diretto da Alfonso Lambo “Man in Italy” in scena al teatro Ciak, è questo e molto di più.
Il musical nasce dalla volontà di voler raccontare la bellezza italiana attraverso il suo aspetto più caratterizzante: La moda, e vanta la partecipazione di nomi del mondo dello spettacolo come Iva Zanicchi, Alex Belli, Bianca Atzei, e Jonathan Kashanian.
La maison “Man in Italy” diretta dalla cinica Norma (Iva Zanicchi) è pronta ad affrontare nuove sfide grazie all’arrivo della creativa Emma (Beatrice Baldaccini), colei che sconvolgerà la vita di Alex (Alex Belli).
Nel mentre il testimonial Samuel (Daniel Balconi) si innamora di Sara (Bianca Atzei) la figlia dell’irriverente direttrice, a far da cornice alla storia ci saranno una serie di teatrali fashion show a metà tra sfilate e concerti e il corpo di ballo “Angels” che interpreterà le coreografie di Bill Goodson.
Moda e vita di tutti i giorni convivono all’unisono in questo particolare progetto ispirato dal celebre romanzo di Lauren Weisberger “Il diavolo veste Prada” dal quale è stato tratto il celebre film del 2006 con Meryl Streep, Stanley Tucci e Anne Hathaway, l’impianto scenico vedrà l’utilizzo di un’enorme passerella mentre la colonna sonora è un sentito omaggio alle più celebri hit degli anni ottanta.
Dopo Dirty Dancing, Fame, The Body Guard e West Side Story, la Wizard Production propone un nuovo contenuto accattivante e originale, un vero inno alle passerelle, all’italianità e ai sfavillanti anni ottanta, in replica al teatro Ciak di Milano fino al 20 gennaio.

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DISARONNO WEARS TRUSSARDI: LA LIMITED EDITION 2018

Siamo arrivati alla sesta edizione delle collaborazioni Disaronno, è infatti dal 2013 che il liquore italiano più venduto al mondo presenta a collezionisti e amatori una bottiglia in collaborazione con i brand dell’alta moda italiana.
Abbiamo avuto il piacere di ammirare la storica bottiglia in vetro martellato decorata con i cuoricini di Moschino, il baroccato di Versace, il motivo paisley di Etro, lo storico zig zag stripes di Missoni e, quest’anno, l’inconfondibile texture di Trussardi che incontra il monogramma Levriero.
Le collaborazioni Disaronno uniscono due dei simboli del lifestyle italiano (fashion & beveraggi) portando in alto la nostra tradizione in Italia e all’estero.

“La Limited Edition rappresenta da anni un momento clou per la visibilità del nostro marchio”, commenta Augusto Reina, Amministratore Delegato di Illva Saronno Holding. “Disaronno è apprezzato in tutto il mondo come un simbolo dell’Italian Style e siamo orgogliosi di presentarci quest’anno con una veste particolarmente raffinata ed elegante che riflette pienamente il nostro animo contemporaneo”.

“La storia di Trussardi è fatta di innovazione, scoperta, contaminazione. Vestire l’iconica bottiglia Disaronno, oltre a consolidare il legame fra due aziende che rappresentano l’italianità nel mondo, va a sottolineare ancora una volta che Trussardi continua a essere un brand lifestyle a 360 gradi” replica Tomaso Trussardi, Amministratore Delegato dell’omonima azienda.

A cavallo con le festività di fine anno, l’edizione limitata sarà disponibile in due diverse confezioni mignon, entrambe composte da tre bottiglie in formato mini da collezione.
Non sapete come accogliere i vostri ospiti per le cene natalizie? Un Disaronno sparkling è quello che fa per voi, un cocktail semplice ma efficace composto da una parte di Disaronno, tre di prosecco e decorato con un rametto di ribes.

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CHRISTIAN LOUBOUTIN LANCIA LA SUA PRIMA COLLEZIONE DI CINTURE

Non solo scarpe e borse, per la spring/summer 2019 la prestigiosa maison francese Christian Louboutin amplierà la sua gamma leather goods anche alle cinture uomo.
La prima collezione belt comprenderà quattro diverse categorie di cinture interamente prodotte in Italia. Louboutin è pronto a sbarcare su uno degli accessori più importanti dell’outfit maschile, e per l’occasione propone dei prodotti adatti a qualsiasi stile, che sia esso business casual, urban o formale.

Ricky Design: disponibile in tre diverse finiture, back rust gold, black red e black incarna a pieno l’anima Louboutin grazie alla firma a mano, agli iconici strass tono su tono e alla pelle rossa, da sempre rappresentativa del brand.

Etarnalou style: una cinta adatta a tutte le occasioni, è disponibile in black e brown ma la vera novità sta nella fibbia, dalle ipnotiche forme metalliche in rosso o argento.

Louis Style: Una vera e propria celebrazione alle scarpe che hanno fatto la storia della maison. Le Louis sono anche le prime sneakers disegnate da Christian Loubuotin. La fibbia è adornata dai celebri spikes e le piccole curve metalliche, che insieme al pellame raffinato costituisce un accessorio must have del gentleman Louboutin, rigorosamente da abbinare alle Louis sneakers.

CL Logo: semplice, classica e logata. L’elegante design della fibbia è perfetto per un look forte, la cintura è reversibile da rosso a nero e altri colori. Un accessorio semplice che donerà ai vostri outfit quel qualcosa in più.

La collezione sarà disponibile da dicembre 2018.

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JACQUEMUS: L’ENFANT PRODIGE DELLA MODA FRANCESE

Simon Porte Jacquemus ha le idee molto chiare si da ragazzino, a soli 18 anni lascia il sud della Francia per recarsi a Parigi a studiare moda, con in testa un’unica una musa femminile, l’attrice e cantante francese Isabelle Adjani, un’icona di stile fragile ma determinata. Dopo un anno trascorso con grandi sacrifici da parte della famiglia in una scuola di moda a Parigi, Simon è profondamente deluso dal mondo della capitale. Così in seguito alla perdita della madre decide di abbandonare la scuola e di lanciare il suo marchio Jacquemus (un omaggio al cognome da nubile della mamma). Debutta dunque con una collezione minimalista quasi clinica, ma in realtà, come ha raccontato, “il minimalismo è stato più una necessità che un concept studiato”. Le difficoltà economiche, infatti, lo portano a ridurre al minimo la scelta dei materiali selezionati tra i tessuti che trovava al Marché Saint Pierre, e lavorati presso un piccolo laboratorio di una donna che confezionava tende.  Proprio a lei chiese di realizzare la prima gonna a vita alta, senza bottoni, ma con una zip laterale e senza le tasche, perché tasche e bottoni costavano troppo.

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La svolta arriva però con la terza collezione grazie alla quale viene notato da Rei Kawakubo a Tokyo in uno showroom che lo rappresentava. L’incontro con Kawakubo e il suo compagno Adrian Joffe gli ha cambiato la vita. Joffe gli offre un lavoro in negozio, dove lavorerà per due anni tutti i giorni, mentre crea la propria collezione di notte. Due stagioni dopo, Joffe inizia a ordinare la sua collezione per Dover Street Market a Londra, vendendola con grande successo e da quel momento la strada diventa meno in salita. In poco tempo  la linea Jacquemus è già in vendita in negozi del calibro di Opening Ceremony, Maria Luisa Hong Kong e Biffi a Milano.

Possiamo definire il suo uno stile classico, che rielabora i concetti semplici dell’estetica francese come righe, chemisier, blazers, in un’ottica che si muove tra commerciale e concettuale. Allo stesso tempo però la sua moda è figlia degli anni novanta, proprio come lui, che sceglie i codici identificativi di quel decennio, mixando genuinità, sensualità e autenticità pop. A ogni stagione in ogni sua collezione c’è un tema nuovo e a raccontarlo c’è sempre una donna. Nell’ultima linea, Riviera, presentata  ai giardini dell’Ambasciata italiana a Parigi, il designer manda in scena una serie di capi ispirati alla Riviera italiana degli anni 80, tra abiti sfrangiati, maxi camicioni copricostume, giacche sartoriali da portare come abiti, mini bag di coccodrillo e sandali dal tacco a charms. Ancora una volta collabora con The Woolmark Company. La lana, infatti, è sempre presente nelle sue collezioni, che di solito la prediligono per vestiti e abiti, ma in questa stagione è caratterizzata da colori più audaci, che di solito non vengono utilizzati per questo tessuto. Tutti questi pezzi sono etichettati “Jacquemus x The Woolmark Company”.

Simon Porte Jacquemus and Emily Ratajkowski
Simon Porte Jacquemus and Emily Ratajkowski

Lo stilista resta uno spirito indipendente e continua il suo percorso nel modo più autentico, come lo scorso febbraio alla fine del suo show, eccolo uscire a ringraziare il pubblico con una felpa che dice “#newjob L’Homme Jacquemus”. Questo hashtag ha tenuto il mondo della moda sospeso, tra curiosità ed eccitazione. Rumors e speculazioni non si sono fatte attendere, tra chi lo vedeva da Cèline e chi lo sapeva già da Versace. Sebbene fosse plausibile si è scoperto poi che quella frase preannunciava semplicemente la sua prima linea maschile. Come afferma Jacquemus “Il mio uomo e la mia donna non sono una coppia. Lei è sofisticata e sensuale, lui molto più giovane e ingenuo, ma in senso positivo. Indossa capi colorati, semplici e informali”.

Carattere che ben riprende l’attitude del giovane stilista, che è un giovane uomo “sans chichi” ossia “senza tanti froufrou”, ma che va sempre dritto al punto.

 

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Rahul Mishra trionfa nel menswear della Indian Couture week.

Rahul Mishra ha trionfato con il suo debutto menswear alla Indian Couture Week con una collezione che sembra parlarci di nuovo ed antico, tutto maestosamente concepito sotto la stessa idea di eleganza.
Maraasim significa “relazione” in Urdu ed è proprio così che il premio Woolmark 2014 e Brand Ambassador dell’Istituto Marangoni di Milano, dove il designer ha speso un anno di studi, ha voluto chiamare la sua prima collezione menswear. Vi è infatti un continuo richiamo alla tradizione Mughal, la magnifica India intellettuale dalle architetture maestose, tessuti pregiati e meravigliosi dipinti, raccontata attraverso una visione contemporanea.
“L’estetica Mughal non è stata frutto della creatività di un unico artista né di un gruppo di artisti, piuttosto si è trattato di una fusione di pratiche artistiche persiane, influenze europee di commercianti e missionari e la ricca tradizione indiana. Non si può creare nulla in isolamento, è stata la contaminazione di idee che ha portato a un’estetica del tutto unica e unificata, estetiche che erano tutte espressioni di un’autentica gioia per la creazione della bellezza.” spiega Mishra.
Un vero tributo alla cultura Mughal quella della collezione Marasmi che, vuole anche esplorare il complesso rapporto tra natura ed architettura sia nel tradizionale che nel moderno. Queste due realtà se mescolate riescono a creare opere d’arte su tessuti fatti a mano. Una significativa  testimonianza dei particolari più fini inerenti all’artigianato indiano. Pochi Designer hanno un dialogo così forte con la propria cultura tanto quanto Mishra che per l’occasione ha impreziosito la collezione con dettagli a goccia di rugiada Swarovsky, una collaborazione forse destinata a ripetersi.

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K-WAY X KAPPA

Era il 1965, in una giornata di pioggia Leon Claude Duhamel osserva i passanti e pensa ad un’alternativa allo scomodo ombrello: una giacca leggera, pratica e soprattutto impermeabile da indossare nelle giornate uggiose. Il resto come si dice è  storia. Negli ultimi anni abbiamo un rilancio del brand che ha dell’incredibile, grazie anche alle collaborazioni con Versus Versace,  N. 21 e Dsquared2.
Dall’altra parte è Kappa, azienda con focus sportivo fondata a Torino nel 1978,  che è riuscita a cogliere perfettamente il boom dello sportswear. Celebrities come Kendal Jenner iniziano a postare diverse foto sui social con i loro capi ritrovati in qualche mercatino vintage. E’ il momento migliore per rilanciarsi e Kappa diventa uno tra i millennials brand più solidi, collaborando con nomi come Marcelo Burlon e  Gosha Rubchinskiy.
Ed è proprio per la nuova stagione che i due marchi  lanciano un co-branding Kappa X K-Way: una capsule collection colorata e unisex, caratterizzata da maxi loghi e da una vestibilità over. Il tricolore giallo, arancio e blu incontra l’iconica banda Kappa per un sodalizio interno tra due realtà simbolo dello streetwear e dell’outerwear che finalmente trovano un punto di incontro.
Le 6 proposte della capsule collection K-Way X KAPPA (felpe, giacche e pantaloni impermeabili) sono state presentate nel flagship K-Way di Covent Garden a Londra lo scorso 6 settembre con un lancio fortemente social. La co-lab è in vendita nei K-Way store e in selezionati multibrand di tutto il mondo.

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PUMA X POLAROID

“InstantPhotography” ha assunto un nuovo significato da quando Polaroid ha commercializzato la sua prima macchina fotografica istantanea negli anni ’40. Ora abbiamo camere che possono stare in tasca, fotocamere che volano e più posti per vedere e postare le foto. La reinvenzione della fotografia ha cambiato il nostro modo di viaggiare, condividere storie, interagire con i nostri amici e catturare momenti. La collaborazione PUMA x Polaroid celebra questa storia di reinvenzione di entrambi i brand. Il pack è una fusione tra la nuova sneaker RS-0 di PUMA e i dettagli di design dell’iconica fotocamera istantanea analogica Polaroid OneStep. Il modello RS-0 Polaroid si ispira alla camera istantanea Polaroid OneStep che cambia il gioco. La tomaia è in pregiata pelle bianca, micro perf vents, lacci piatti da 6 mm, l’iconica grafica Polaroid Color Spectrum sul tallone.

La sneaker Polaroid RS-100 reinventa il modello RS-100 degli anni ’80 con elementi fotografici. Tra i due modelli , la RS-100 Polaroid è la silhouette OG, fedele allo stile retrò, presenta le classiche tonalità Polaroid in stile color block nelle sovrapposizioni in pelle scamosciata, rifinite con dettagli riflettenti, un gioco sul “flash” di una fotocamera. L’iconico arcobaleno Polaroid Color Spectrum con colori e branding è visibile anche sulla linguetta. Il tocco di classe su entrambi i modelli è dato infine da una versione in miniatura di una foto istantanea con co-branding usata come cartellino.

PUMA Polaroid RS-100_02Questa edizione sarà disponibile online al sito PUMA.com, nei PUMA Store e nei principali sneaker e lifestyle stores a partire da sabato 8 settembre.

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BRAND ALERT: DZHUS

L’Ucraina sta sempre di più facendo parlare di sé grazie ai numerosi designer di avanguardia presenti nel territorio e alla Mercedes Benz di Kiev, ormai diventata un establishment nella scena emergente. Un successo planetario quello dei designer dell’est, arrivato durante un periodo di situazione politica critica, che ha dato vita ad una generazione di creativi con un approccio nuovo ed indipendente. Dzhus, della designer Ucraina Irina Dzhus, viene proprio da questo universo: tagli innovativi, indumenti multifunzionali, ispirazione industriale ed un occhio attento all’ambiente danno vita ad un brand d’avanguardia ma funzionale, che ha portato la designer Ucraina a sfilare anche nella capitale francese. Durante gli studi alla Kiev National University of Technologies and Design, Irina Dzhus ottiene un internship presso Krasnova, dove riesce ad entrare in contatto con i complessi processi del mondo fashion e le innovazioni tecnologiche, ambiti poco trattati in ambiente accademico. Al termine dei suoi studi nel 2010 lancia Dzhus, perseguendo una concezione di moda che utilizza il minimalismo privo di ornamenti per trasferire le complesse forme architettoniche della natura nelle sue creazioni, creando delle vere e proprie armature dove le donne possono trovare un rifugio distinguendosi dalle regole del fashion. Dzhus nasce inoltre con il desiderio di portare alla luce una nuova moda interamente dedicata alla natura e all’ambiente, che si configurano non solo come principale fonte d’ispirazione della designer, ma trovano un loro spazio in una nuova corrente di moda animalista, già rivendicata da Brand come Stella McCartney, Vivienne Westwood e Tommy Hilfiger. Escapism, la sua collezione autunno/inverno 2018, prende vita dal concetto di evitare la frustrazione quotidiana, focalizzandosi su una utopia soggettiva ed individuale. Un tipo di innovazione radicale quello che la designer Ucraina ha presentato nella sua ultima collezione, dove utilizzando geometrie astratte, monocromi ascetici, strutture complesse e pezzi multiuso si pone l’obbiettivo di creare un’alternativa al moderno conformismo: creazioni innovative che perseguono forse la più ambiziosa delle mission del brand. Per Irina Dzhus non c’è motivo per un designer di creare dei pezzi già presenti sul mercato, perché lo slow fashion deve poter fornire pezzi unici e spesso multifunzionali, non presenti nei negozi mainstream, e rivolti ad un pubblico attento alle innovazioni e al futuro del fashion. Certo il paragone con Rei Kawakubo, Yoshi Yamamoto e Martin Margiela è piuttosto semplice, ma la Dzhus tuttavia ha più volte affermato che i suoi lavori si ispirano solamente all’ambiente e alle sue forme, indirizzandosi verso un’estetica “Anti-fashion” che non deve e non vuole seguire il trend del momento, ma risaltare la bellezza pura ed essenziale. Una missione che non vuole solo rendere omaggio all’avant-garde, ma vuole farlo utilizzando materiali sostenibili e cruelty- free, vestendo donne intelligenti, aperte ed attente all’ambiente.

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Il menswear secondo Riccardo Grassi

Riccardo Grassi scommette sull’uomo dall’anima street&fashion più evoluta e lo fa con il nuovo progetto RG Man, show-room interamente dedicato allo stile maschile nella sua versione più avanguardista. Un progetto ambizioso che prima di tutto vuole essere un contenitore di novità e fucina di nuove tendenze, già a partire dallo spazio pensato per far risaltare le collezioni. Oltre ai brand già in scuderia con importanti linee uomo, come N°21, Drome e MSGM, si è aggiunto Fumito Ganryu, designer giapponese che è stato ospite all’ultimo Pitti Uomo, e rappresenta il casualwear innovativo. Proprio questo stilista visionario ha ispirato e spinto Riccardo Grassi a creare il nuovo spazio dedicato a un menswear contemporaneo. Così RG Man ospita il debutto europeo di Ground Zero, ad esempio, il brand street leader in Cina, ma anche le sneaker del newyorkese Joshua Sanders, le t-shirt e felpe di The Saint Mariner disegnate dal tattoo-artist Pietro Sedda, Alchemist, ormai sotto le luci della ribalta per le sue incredibili lavorazioni, fino alle più sovversive creazioni del russo Tigran Avetisyan.

TIGRAN AVETISYAN SS19
TIGRAN AVETISYAN SS19

Proprio nel suo headquarter in Via Piranesi, dove a breve aprirà anche un B&B dal design curato e un ristorante, abbiamo incontrato Riccardo Grassi per farci raccontare come è nato questo progetto.

Come è nata l’idea di questo nuovo spazio dedicato all’uomo?
Avevamo già una parte uomo con i brand più contemporary come MSGM o N°21, alla quale abbiamo aggiunto Fumito Ganryu, un designer molto raffinato, che è una via di mezzo tra un mondo street molto pulito e l’innovazione tecnologica. Abbiamo poi selezionato delle piccole realtà con collezioni che avessero un’identità molto precisa e soprattutto dei pezzi significativi, che diventassero un po’ l’oggetto particolare da mettere in negozio. Credo che nel menswear funzioni più l’oggetto e la storia che è dietro, lo storytelling, che il total look. Questa moda delle  “limited edition” sta influenzando il mercato in maniera potente. Abbiamo già avuto una risposta molto forte dal parte del mercato asiatico, perché loro comprano e apprezzano molto l’item particolare.

Come ad esempio Tigran Avetisyan, il designer russo con la T-shirt nella cornicie, che ha anche collaborato con Comme des Garçons…

Sì, per due volte e abbiamo portato anche un altro ragazzo russo, Walk of Shame, che fa donna e va fortissimo. Come ti ho detto sul contemporary eravamo già coperti, e volevamo affrontare la sfida dei giovani creativi: il nostro obiettivo è offrire ai negozi qualcosa di veramente speciale e unico.

Pietro Sedda
THE SAINT MARINER SS19

Anche lo spazio è stato pensato in modo molto diverso dagli altri, da chi è stato progettato?
Volevamo che questo spazio fosse molto più “raw”, per dare più importanza alle collezioni con un ambiente più crudo. Sono contentissimo ci sia un negozio così oggi. Lo spazio è stato progettato da Christian Rizzi, un giovane visual molto bravo. Credo sia il momento giusto per  dare un contesto speciale sia per la donna che per l’uomo. L’importante è che ci sia un vero  contenuto, altrimenti perché il negoziante o il cliente finale dovrebbero comprarti? Vogliamo ampliare il menswear perché credo ci sia molto spazio in questo segmento; oggi sono nati in tutto il mondo una serie di negozi molto forti che hanno fatto evolvere la corrente dello streetwear. Poi magari si evolvono in altro, senza tradire lo street, magari con proposte più colorate e pop ed è questo ciò che rappresenta il mondo giovane, quello dove si muovono i ragazzi. Ed è questo quello che vorremmo portare avanti noi in questo momento.

E quanto pensi che influisca il mondo dei social in questo mondo?
Tantissimo, questi mondi parlano la lingua dei social media, con Tigran Avetisyan ho fatto metà ordini solo inviando quel frame ai negozi. E’ un messaggio forte che arriva e si capisce, ed è virale tramite Instagram.

ARTICT EXPLORER
ARTICT EXPLORER

E cosa ne pensi della Milano Fashion Week uomo?
Milano è diventata più una destinazione per lo shopping che per la Fashion Week. Abbiamo una reputazione shopping enorme, con negozi che attirano clienti da tutto il mondo. A Milano c’è tutto in maniera molto completa, c’è un amore incredibile verso la città da parte degli stranieri, purtroppo per quanto riguarda la parte “momenti moda” deve dare una sterzata fortissima e capire come catturare questa parte giovane di cui parlavamo prima.  A Pitti, per esempio, ce la stanno facendo, sono due realtà molto diverse, ma credo si possa fare anche a Milano; la gente è pronta, le stesse persone che considerano Milano alla pari di Londra o di Berlino. Però vogliono vedere più vitalità, più show-room e multibrand forti. Siamo comunque costretti anche noi a migrare a Parigi durante le campagne vendite per sviluppare un business che nella capitale francese è sempre più attraente.

Quindi Parigi è ancora sul podio?
E’ potente perché è comunicativa e poi ha una lunga tradizione. Ma per la gente la moda a Parigi non è così cool, come a Milano. E questo è un plus in più che abbiamo, questa bellissima Milano contemporanea, la Milano dei bei locali e delle mostre, un fenomeno che è stata notati più dai turisti che dai milanesi. Le zone si stanno rivalutando e il mood che si respira è molto interessante e vivace.

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INTERVIEW: FILIPPO BOLOGNI

Un sorriso carismatico, la faccia da bravo ragazzo, animo rock’n’roll.

Questa l’irresistibile alchimia, con l’aggiunta di una gran parlantina e una lista contatti da far impallidire anche gli head of communication più navigati, dietro al successo del giovane PR Filippo Bologni. Fiorentino, vanta esperienze con importanti colossi del lusso. Digital PR ed entertainer, dopo varie esperienze al fianco di note PR milanesi, Filippo sente che i tempi sono maturati per spiegare le vele da solo e a marzo 2018 si lancia come freelance che già vanta nel portfolio brand come Oscar Tiye ed emergenti come Riccardo Comi, al quale è particolarmente affezionato.

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Se non fossi stato un pr, cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Fin da piccolo ho sempre voluto fare lo chef. Il problema è che tutt’oggi non so cucinare nemmeno una pasta al pomodoro.

La tua cucina preferita?
Cinese al primo posto. Poi quella di mamma.

Un tuo talento segreto?
Non me la cavo assolutamente male con il disegno. E poi sono un pallavolista nato!

Il tuo capo d’abbigliamento preferito, se riesci ad individuarne uno, quale è?
Ti direi la felpa con il cappuccio. Ci sono mattine in cui è meglio non farsi vedere!

Un posto che ti piacerebbe visitare che ancora non hai visto?
Assolutamente Tokyo. E’ un sogno che ho fin da bambino.

Cosa ti piace di più della fashion week?
I miei eventi! Si può dire? No dai, scherzo! Il fatto che riesco a vedere, anche solo per un secondo,  tutti i miei amici che non vivono in Italia e far festa con loro.

Stilista preferito?
In questo momento sono ossessionato dal lavoro che Mike Amiri sta facendo con la sua linea. Lo sento mio dal primo all’ultimo capo. Anche se, se potessi, mi vestirei YSL da capo a piedi ogni giorno.

Hai qualche rituale?
Ogni mattina appena sveglio devo ascoltare della musica anni 80, altrimenti inizio male la giornata.

Cosa farai dopo l’intervista?
Fumerò una sigaretta promettendomi che è l’ultima. L’ho fatto anche 30 minuti fa.

Photography: Mauro Maglione

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Endless Italian Summer Coast Society e Ramazzotti @ Full Milano

Gli spazi del nuovo Full Milano Concept Store hanno ospitato un evento con due protagonisti d’eccezione: Coast Society e Ramazzotti. Così ha commentato Davide Jais, founder di Coast Society, che presenta la nuova collezione Riviera: “Volevo un evento che potesse celebrare l’estate, Milano, il lifestyle Italiano e comunicare l’Italianità di Coast Society fondato proprio a Milano nel 2014.  La cornice del nuovo store Full Milano e i cocktail estivi di Ramazzotti sono stati il setting perfetto per celebrare la collezione Riviera e incontrare clienti e amici del marchio che hanno potuto vedere e toccare la collezione e apprezzare la grande ricerca dei materiali e i canoni estetici che contraddistinguono il nostro abbigliamento resort e che non sono percettibili online”.

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L’evento «Endless Italian Summer» in partnership con Ramazzotti ha voluto sottolineare l’Italianità del marchio e la sua passione per il Made in Italy. Due valori condivisi con Ramazzotti che, con i suoi 200 anni di storia rappresenta un’icona dell’Italian lifestyle e si propone oggi in chiave moderna con tre signature summer cocktails dal sapore unico conferitogli dall’amaro, equilibrata miscela di erbe, spezie, fiori e frutti.

Fabrizio Oriani

Numerosi gli ospiti intervenuti all’evento tra cui alcuni influencer come Fabio Attanasio (The Bespoke Dude), Fabrizio Oriani, tanto per citarne solo alcuni.

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PEOPLE WE LIKE: THOMAZ DE OLIVEIRA

Photographer: Alisson Marks 
Stylist: 3 
Stylist assistant: Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming: Gianluca Casu
Model: Thomaz De Oliveira @I Love Models Management

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ROBERTO DE ROSA napoletano DOC, successo internazionale

Il cuore partenopeo, Roberto De Rosa (@robertoderosa), se l’è tenuto stretto durante il viaggio sull’Oriente Express che l’ha portato ad Hong Kong e che gli ha permesso di diventare una ‘yǐngxiǎng zhě’, cioè una persona capace di influenzare i gusti e dettare tendenze. Raggiunto il successo anche in Italia, Roberto sogna di approdare al cinema e dimostra che i napoletani, come si suol dire, hanno davvero una marcia in più.

Il tuo percorso è iniziato in Asia, in Cina, ad Hong Kong precisamente. Cos’è che ha affascinato l’Oriente tanto da farti diventare un influencer seguitissimo?
Il mio successo come influencer è nato in Asia, esattamente in Cina. Erano tempi diversi, parliamo di quattro anni fa, e io rispecchiavo il classico ragazzo della porta accanto, occidentale, nell’immaginario estetico degli asiatici.

Credi che, senza il successo ottenuto in Cina, saresti arrivato lo stesso dove sei ora?
La mia fortuna è stata Hong Kong. Prima di arrivarci, già frequentavo il web italiano e ho avuto grandi esperienze anche qui: non venivo da un mondo completamente sconosciuto. Sicuramente l’Oriente mi ha dato una forza che qui sarebbe stata difficile da trovare, e mi ha permesso di tornare in Italia più forte di prima e con delle skills che gli altri non avevano. Credo che chiunque si affacci ora su questo settore, non troverà le nostre occasioni: è molto più difficile adesso.

Come si evolverà la figura dell’influencer? Cambia di giorno in giorno, se non di ora in ora, è un mondo super veloce. Basti pensare che meno di sette mesi fa ho ricevuto una proposta da Fox Channel per un programma televisivo, ancora non ci credo!

Quale sarà il social del futuro?
Non esiste ancora, non credo sarà qualcuno di quelli attuali. Presto finirà anche Instagram, com’è già capitato per MSN e per MySpace.
Dei tuoi post su Instagram, quanti sono sponsorizzati dai brand e quanti invece sono spontanei?
Il mio Instagram non è certo un centro commerciale. Cerco di ispirare le persone che mi seguono, affrontando anche diversi argomenti, come quello del senza glutine e del lifestyle. Sulla mia pagina, a parte la sponsorizzazione, si può notare la vita vera, quella di un ragazzo della porta accanto.

Photo Ryan Simo
Styling 3
Grooming Susanna Mazzola
Photo assistant Alessandro Chiorri
Stylist assistants: Cristina Florence Galati, Paula Anuskha, Verena Kohl

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L’AMORE LIBERO, SENZA ETICHETTE

Diverse le iniziative che in questi giorni si sono sviluppate in occasione del Milano Pride 2018, manifestazione che si terrà a Milano il 30 Giugno. Non potevano quindi mancare attività speciali anche da parte dei più noti brand del sistema fashion che per questa ricorrenza hanno creato delle capsule collection divertenti e originali dedicate a questa giornata.

 

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Desigual

La marca si unisce al Gay Pride per festeggiare l’autenticità e la libertà di amare senza condizioni. Desigual ha quindi creato una maglietta ispirata ad una stampa d’archivio per rivendicare l’amore libero e senza etichette. La Tshirt riprende uno dei simboli più emblematici della marca, creato negli anni 80: le figure di un uomo e una donna nudi che si tengono per mano. Per l’occasione, la coppia raffigurata non è più solo una, ma tante e molto diverse. La Tshirt è disponibile sul sito desigual.com. Una parte del ricavato servirà per sostenere iniziative del gruppo LGBT.

 

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Converse

Portate in vita con gli artisti LGBTQ +, le storie d’amore hanno fatto da sfondo alla Pride Collection 2018 di Converse.   La collezione footwear è composta da 4 modelli, una Chuck Taylor All Star Platform Hi con una paltform multicolore ispirata alla Pride Flag e al logo di Happy Hippie Foundation, una Chuck 70 Hi con tomaia multicolor e la Chuck Taylor All Star con una tomaia in tela stampata con pois glitterati. La collezione apparel è composta da una felpa, coordinata ad un track pants e una t-shirt con due varianti colore. Le scarpe sono state disegnate da Miley Cyrus e tutti i proventi netti della Converse Pride Collection supporteranno i partner della comunità giovanile LGBTQ + a livello globale.

 

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eBay con Adidas in favore della fondazione Albert Kennedy Trust

Dal 3 luglio parte la campagna ‘Prouder’ di Adidas grazie all’apporto di creatori della comunità LGBTQ + e sostenitori tra cui Elton John, Kate Moss, Marc Jacobs, David Beckham e tanti altri. Ogni personaggio coinvolto ha contribuito a disegnare la sua personale versione delle iconiche Adidas Samba e ogni paio sarà messo all’asta su eBay a favore della fondazione Albert Kennedy Trust. L’asta per le 30 paia di sneakers sarà accessibile da tutto il mondo, Italia inclusa, a partire dal 3 luglio e attiva per 10 giorni. 

 

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IL PRINCIPE RANOCCHIO DEL NUOTO ITALIANO: FABIO SCOZZOLI

Viso da bravo ragazzo e fisico statuario. Fabio Scozzoli, classe 1988, campione europeo e mondiale nei 50 e 100 m rana. Sui social è riservato, ma gli piace condividere le sue passioni, i viaggi e qualche momento con la sua Martina Carraro, anche lei nuotatrice specializzata nella rana, e il loro cane. Agli Assoluti di Riccione il nuotatore azzurro ha migliorato il proprio record italiano dei 50 rana col tempo di 26”73, terzo crono mondiale della stagione sulla distanza.

Quando hai sentito saresti diventato un nuotatore?
È stato quando ho finito le scuole superiori. A livello giovanile ero un buon nuotatore, ma non ero un campione. A diciannove anni, quando mi sono diplomato, ho vinto anche i miei primi Campionati Italiani Assoluti ed è stato il culmine della crescita di quegli anni. Poi mi sono trasferito dalla mia vecchia squadra di Forlì a Imola, dove c’era un allenatore ungherese molto bravo, che mi ha cresciuto nella prima parte della mia carriera, dai sedici ai venticinque anni. In seguito ho avuto un anno di transizione, dovuto a un infortunio al ginocchio, poi sono andato ad allenarmi un anno in Austria. È stato molto stimolante ritrovarmi in un ambiente internazionale, entrare in contatto con altre culture, compresa la cucina, che è anche una mia grande passione

Come hai scelto lo stile rana?
È venuto naturale. Cercano sempre di insegnarti tutti gli stili, e poi, un po’ per le proprie caratteristiche fisiche e un po’ per capacità, viene fuori il tuo indirizzo, in cui ottieni i risultati migliori. Ero bravo a fare un po’ tutto, fino all’età in cui ho avuto l’esplosione nello stile rana.

Maestri o persone che sono stati particolarmente importanti nella tua vita?
Il mio babbo è sempre stato per me un grande punto di riferimento. Un esempio di calma, forza e serietà. A livello sportivo ho sempre ammirato molto Pippo Inzaghi, in cui mi sono sempre un po’ rivisto, perché era un calciatore dalle doti tecniche magari non eccelse, ma che con il lavoro e la dedizione ha ottenuto risultati incredibili.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
I Campionati Europei di questa estate a Glasgow, e quello sarà l’appuntamento finale della stagione. Si punta lì.

La tua playlist del momento?
Nell’ultima playlist che ho creato ci sono i Maroon 5, poi un po’ di musica dance con Calvin Harris, Afrojack, i Chainsmokers, e poi Hardwell, Rocky, David Guetta, Avicii, Martin Garrix. La canzone obsession del momento è “Shed a Light” di Robin Schulz, David Guetta e Cheat Codes. 

L’ultimo libro che hai letto?
Mi piace leggere libri che potremmo definire tecnici, in questo momento mi interessa molto il campo dell’alimentazione. In futuro mi piacerebbe diventare allenatore, quindi sto cominciando a documentarmi e a studiare le teorie, le tecniche e le metodologie di allenamento. Mi piacciono anche libri sulle auto, meccanica e sono appassionatissimo di Formula 1. Seguo molto Motorsport.com e lì leggo numerosi articoli. Mi è piaciuta moltissimo la trilogia de “L’ombra del vento”, una sorta di giallo storico, che mi ha preso da subito.

Il tuo piatto preferito?
Da buon romagnolo: le tagliatelle al ragù. So cucinare molto bene anche la carne, grazie al marito di mia sorella, che addirittura guarda in tv i maghi del barbecue e cuoce la carne con il termometro per controllare la temperatura.

Cosa non manca mai nella tua valigia?
Per me è essenziale avere sempre un costume perché, quando non viaggio per gare o allenamenti, vado in vacanza al mare. Nella mia valigia non mancano mai i costumi firmati Jaked e le sneaker Saucony. 

Raccontami del tuo ultimo viaggio.
Tra i miei ultimi viaggi é stato molto breve, in Puglia, a Santeramo in Colle vicino a Bari. Sono stato invitato per dare la possibilità a giovani e meno giovani di allenarsi con me per un giorno. Ho avuto la possibilità di provare le specialità culinarie di Santeramo, in particolare la carne di cavallo in ogni sua forma. Una cosa imperdibile!

Quale l’accessorio che non può mancare nella tua valigia?
La lametta per la barba e le mie comode Saucony.

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Sananda Maitreya

A tu per tu con Sananda Maitreya, parlando di musica, moda e vita.

Hai scelto da solo come chiamarti. Cosa significa per te questo cambiamento?
Il cambiamento di nome significava una nuova opportunità per ottenere un nuovo karma! Avevo fatto tutto ciò che potevo con l’identità precedente ed era diventato chiaro che, a tutti gli effetti, non rappresentasse chi fossi. È sempre stato di fondamentale importanza per me essere un uomo libero. Io sono un sognatore, non uno schiavo. Sapevo che avrei avuto bisogno di essere libero, per realizzare ciò che sentivo fosse la volontà del cielo per il mio lavoro su questo pianeta che Dio ama. Sananda Maitreya lavora per Dio, punto. Non sono mai stato troppo legato a prendere ordini da quelli che non potevano vedere la mia visione così chiaramente come me. L’industria possedeva la mia vecchia anima, quindi con preghiere e molte meditazioni, è stato deciso che avremmo creato una nuova identità e messo la nostra fiducia e fede nei pieni poteri del mio sogno.

Sei stato un pugile professionista e poi una superstar della musica soul, conosciuto come Terence D’Arby. Cosa ti porti dietro da queste esperienze passate?
La mia esperienza come pugile ha confermato i miei istinti da guerriero. Anche se non è mai stata la mia professione, sono stato un campione Golden Gloves nella mia giovinezza. Questo sport mi ha insegnato che non ero una femminuccia. Ho anche imparato il valore della disciplina, la dedizione, la passione. Tutte qualità che mi avrebbero aiutato a sopravvivere a questi anni pazzi da “superstar”, mentre stavo diventando un uomo desideroso di assumermi la responsabilità della mia stessa vita.

Come descriveresti il tuo sound in tre parole?
Tre parole? ‘D’, ‘LISH’, ‘US’!

Come sviluppi il tuo processo creativo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Il mio processo creativo è semplice, seguo le maree. Quando vengono le idee, uso la mia esperienza, l’immaginazione e i miei talenti per esplorare dove vuole andare l’idea. Non ho mai dettato all’ispirazione, voglio che l’idea mi porti dove vuole andare. È tutta una questione di meditazione. Ti alzi, fumi, preghi, lavori. Per tutto il tempo sono grato persino di avere un lavoro da contemplare. E un altro semplice trucco per lavorare è lavorare sempre. Sono un workaholic e abbastanza orgoglioso di esserlo. 

Quali artisti ti hanno aiutato a dare forma alla tua musica?
Wow, questa è una domanda ricca perché sono stati tanti! Principalmente i grandi cantautori e produttori. Sono stato per lo più influenzato da coloro che erano responsabili di come la loro musica meritava di essere, dal momento che era evidente che fossero padroni dei loro doni. Rod Stewart, James Brown, The Beatles, The Stones, Jimi Hendrix, Sam Cooke, Frank Sinatra, Hank Williams, Nat King Cole, Ray Charles, Led Zeppelin, Joni Mitchell, Stevie Wonder, Prince, Abba, Miles Davis, Duke Ellington, Elvis, Cream, The Who, Marvin Gaye, Al Green, Steely Dan Aretha Franklin, Patsy Cline e ancora molti altri.

Come è cambiata la tua musica con l’avvento di Internet?
Internet era un futuro che avevo previsto già nei primi anni ’90 come la mia salvezza e il mio cammino verso la libertà. Ma attenzione, paghiamo un pedaggio pesante per viaggiare sulla strada della libertà. Tuttavia era un prezzo che ero disposto a investire perché ho visto Internet come il mezzo che avevo sognato per anni, un luogo in cui potevo essere libero di essere il più creativo possibile senza non dovermi più preoccupare di qualsiasi altra considerazione se non di ciò che meglio si adattava all’arte.

Com’è il tuo rapporto con i social media? Hanno un ruolo importante nella tua carriera?
Sì, i social media giocano un ruolo immenso nella mia relazione con persone che hanno una mentalità simile alla mia. La mia musica è stata supportata fin dal primo giorno da una generazione di fan entusiasti di essere coinvolti nella mia evoluzione e progresso nel mio viaggio nello spazio/tempo come artista. È stato fantastico fin dall’inizio. Era quello che stavo cercando. Adoro la flessibilità che dà. Il contatto diretto è più intimo.

Com’è il tuo rapporto con la moda?
Il mio rapporto con la moda sta migliorando!

Suoni e ti esibisci con diversi strumenti, come unisci tutti questi per creare nuovi suoni?
Riesco a creare nuovi suoni fidandomi di ciò che sto facendo mentre lo faccio. Se lo sento, allora ho fiducia in quello che sento e poi semplicemente seguo il processo. È istruttivo ricordare che non devi conoscere cosa stai facendo, fintanto che ti diverti a farlo. Qualunque cosa stia facendo si rivelerà sempre abbastanza presto, se non ora.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei piani futuri sono di continuare a promuovere “PROMETHEUS & PANDORA” con alcuni concerti nella prossima estate e di godermi il tempo che ho, essendo sposato con una donna meravigliosa e con i nostri due figli favolosi. La maggior parte dei miei più cari amici in campo musicale sono ormai deceduti. Riesco spesso a sentire i loro fantasmi che mi ricordano di apprezzare tutto questo di più. Quest’estate inizierò a celebrare il fatto di essere sopravvissuto per oltre 30 anni alle varie fasi di notorietà che ho incontrato. Sarò lieto di essere accompagnato dalla più talentuosa e amabile Luisa Corna.

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Photographer: Manuel Scrima
Stylist: Veronica Bergamini
Grooming: Stefania Pellizzaro
Photographer Assistant: Lorenzo Novelli
Styling Assistant: Chiara Piovan
Label Manager: Francesca Francone Maitreya

ONESIE HOT MINUTE

Photographer: Lucie Hugary
Stylist: Nicholas Galletti
Groomer: Richard Blandel @ B Agency
Model: Etienne Robert @ Elite Paris

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Joaquín Sorolla: un pittore fra moda e dipinti

Quando nasci in una famiglia di commercianti di abiti e hai la vena artistica ti si presenta un bivio: o disegni abiti o dipingi personaggi ben agghindati. Joaquín Sorolla, pittore impressionista spagnolo, ha scelto la seconda opzione e ha rappresentato nelle sue opere il meglio delle tendenze degli anni a cavallo fra la fine dell’800 e i primi del ‘900. Il suo amore viscerale per la moda unito alle sue conoscenze tecniche hanno fatto sì che i suoi dipinti siano una sorta di catalogo di vestiti, gioielli e accessori.

Il pittore però non si è limitato a dipingere le tendenze del suo periodo, ma le ha riportate anche attraverso fotografie, schizzi e lettere, che sono pieni di riferimenti a diversi aspetti del vestire. A sottolineare questa capacità del pittore valenciano di rappresentare gli abiti e gli accessori del suo tempo con una precisione maniacale c’è la mostra “Sorolla e la moda” che si chiuderà il 27 maggio nelle due sedi madrilene che la ospitano: il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza e il Museo Sorolla. Per realizzare questa esposizione, curata da Eloy Martínez de la Pera, i due musei hanno riunito oltre 70 opere provenienti da musei e collezioni private nazionali e internazionali, alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico, insieme a una selezione di accessori e vestiti dell’epoca.
Così accanto al dipinto “Clotilde con traje nero” in cui la moglie-musa Clotilde è ritratta abbigliata con un abito nero, c’è il manichino con indosso un abito nero in cotone e taffetà proveniente dal Metropolitan Museum of Art  di New York.

Attento alle novità in ogni particolare della vita della borghesia della sua epoca, Sorolla non poteva non dedicare alcune delle sue opere alla vita da spiaggia. Infatti fu proprio nella seconda metà del XIX secolo che vennero scoperte le virtù benefiche dei bagni di mare. Molti dipinti hanno come sfondo le spiagge di Zarauz, Santander, San Sebastián, della Costa Brava come “Clotilde en la playa” che è accostato a un abito bianco in pizzo e cotone proveniente dal Victoria and Albert Museum di Londra, o “Sobre la arena” che è abbinato a un long dress di Paul Poiret in garza di seta e tulle di cotone.

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L’HOMME JACQUEMUS, A GIUGNO IL VIA UFFICIALE

Piccoli indizi rilasciati dall’inizio dell’anno, ma la notizia è qui: Jacquemus si appresta a lanciare una collezione di menswear.

Simone Porte Jacquemus è il re degli hints e del non detto, per settimane con l’hashtag #newjob ha tenuto il mondo della moda sospeso, tra curiosità ed eccitazione. Rumors e speculazioni non si sono fatte attendere, tra chi lo vedeva da Cèline e chi lo sapeva già da versace. Lo scorso febbraio, alla fine del suo show, eccolo uscire a ringraziare il pubblico con una felpa che dice “#newjob L’Homme Jacquemus”.
Il beniamino della moda francese contemporanea, ha lanciato la sua prima collezione nel 2009 a soli 19 anni, aggiudicandosi il prestigioso LVMH Prix nel 2015. Uno stile classico, quello della donna Jacquemus, che rielabora i concetti semplici dell’estetica francese – righe, chemisier, blazers – in un’ottica che si muove tra commerciale e concettuale. Decostruttivismo e poetica.

La notizia ufficiale, di una linea maschile, è però arrivata pochi giorni fa attraverso il suo account Instagram, una foto da lui scattata del rugbista francese Yoann Maestri. La collezione verrà presentata durante la settimana della moda parigina, il 25 giugno prossimo in Costa Azzurra.

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Una nuova avventura per il designer naive, che si lancia una sfida: creare e imparare qualcosa di nuovo, sulla base dell’avventura che è stata la moda donna, alla scoperta di sé stesso e di quello che sarà l’Homme Jacquemus.

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ALLA SCOPERTA DI WRAD: MODA E INNOVAZIONE SOSTENIBILE

Matteo Ward, Silvia Giovanardi e Victor Santiago sono i tre giovani imprenditori e creativi dietro a WRAD, non solo un brand emergente, ma un vero e proprio movimento che si fa portavoce di temi importanti, per innescare una rivoluzione sostenibile nel mondo fashion e che sarà presente a WHITE di giugno 2018 in qualità di special guest. Una rivoluzione, la loro, che inizia con una semplice t-shirt, la GRAPHI-TEE, vincitrice del prestigioso RedHot Design Award “Best of the Best 2017”, uno dei più importanti riconoscimenti del design mondiale, che ha premiato questo progetto tutto Made in Italy grazie all’utilizzo della tecnologia circolare, una risposta innovativa all’utilizzo di sostanze chimiche nei processi di tintura incentrata sul recupero della grafite, un tipo particolare di scarto industriale atossico. Il design di GRAPHI-TEE è ispirato alla tradizione e riprende una tecnica di tintura tramandata nei secoli dagli abitanti di Monterosso Calabro, un piccolo centro in provincia di Vibo Valencia che ospita l’unica miniera di grafite presente in Italia. In questo modo si crea un prodotto di qualità, atossico e particolarmente morbido in jersey jacquard di cotone organico certificato GOTS sviluppato per GRAPHI-TEE da Walter Corriga di Tessile EcoBio, e soprattutto si crea consapevolezza del problema reale e sempre più urgente dell’inquinamento, di cui il mondo della moda che fa uso di sostanze chimiche e tinture tossiche rappresenta uno dei principali responsabili. Dopo le GRAPHI-TEE, un programma di ricerca e sviluppo ha portato allo sviluppo della tecnologia g_pwdr, co-sviluppata con ItalDenim e Alisea Recycling Projects, che riduce l’impatto ambientale della produzione del denim nella fase di tintura del 94% in termini di consumo d’acqua, emissioni di CO2 e utilizzo di sostanze chimiche.

What’s Real? è il nome della collezione FW 18 di WRAD, presentata alla SEEK Contemporary Fashion Trade Show di Berlino, caratterizzata dal colore greyphite, ottenuto sempre dal recupero dalla polvere di grafite, a eccezione di due look speciali realizzati con tessuti militari riciclati.

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Budding star, Jules Houplain

Il giovane attore francese Jules Houplain ha fatto il suo debutto nel 2014, iniziando a recitare sul palco a solo 12 anni e partecipando a serie televisive e film, incluso Hidden Kisses, vincitore di molti premi, sulle lotte e problemi di un teenager gay nell’era dei social media. Interpreta il figlio di Juliette Binoche nel film in uscita Celle que vous Croyez e ha già un altro film in programmazione per il 2019  –  tutto questo e non ha ancora 20 anni. Abbiamo incontrato Jules durante alcune riprese, per scoprire cosa lo ispira.

 Hai studiato in una scuola di arte drammatica: come è cambiato il tuo approccio al lavoro?
Sono cresciuto, la mia recitazione è diventata più forte e le mie tecniche di preparazione sono migliorate. La gente, probabilmente, ha una sorta di talento naturale per la recitazione, ma esse un attore richiede molto lavoro.

Cosa ti ispira?
Il cinema francese.

Chi è il tuo mentore?
Mio zio Ludo.

Con quali registi sogni di lavorare?
Nicole Garcia, Francois Ozon e Xavier Dolan.

Chi sono i tuoi attori/attrici preferiti? 
Al Pacino e De Niro per le loro performance sempre perfette e Juliette Binoche con cui sto lavorando proprio adesso per un film. 

Qual è il tuo segreto per recitare al meglio?
Ho bisogno di conoscere gli attori con cui lavoro, instaurare una sorta di amicizia con loro, così da essere più sincero.

Come attore, è importante che i tuoi ruoli abbiano un impatto su tematiche sociali?
Si. E’ necessario aprire nuove vie di pensiero e dialogo sulle tematiche sociali. Il mondo sta cambiando. Un attore dovrebbe rappresentare e dare una voce a coloro che non ne hanno. 

Come ti prepari per un nuovo ruolo?
Cerco somiglianze con le persone che conosco.

Quali sono i criteri per cui decidi di prendere parte ad un nuovo progetto?
Il personaggio, la storia e il regista.

Come ti prendi cura della tua creatività?
Mi alleno, leggo e guardo film – spesso anche diverse volte così da poterli analizzare per bene.

Ti aspettavi che la tua carriera iniziasse così?
Non ho mai pensato che sarei stato capace di vivere facendo questo lavoro.

Dove ti vedi tra dieci anni?
Facendo ancora questo lavoro, spero! E qualche progetto internazionale, perchè no? Sarebbe molto gratificante.

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Talent: Jules Houplain
Interview by Kim Laidlaw
Photographer: Edoardo de Ruggiero
Styling: Nicholas Galletti
Grooming: Sebastien LeCorroller @ Airport agency for Bumble&Bumble

The irresistible Salim Kechiouche

L’attore franco-algerino Salim Kechiouche inizia da giovane, recitando nel film À Toute Vitesse a soli 15 anni. Prima di decidere di perseguire la carriera di attore a tempo pieno, si dedica allo sport diventando, nel 1998, campione di kick-boxing in Francia. Adesso, a quasi 40 anni, ha finito di lavorare con l’acclamato regista francese Abdellatif Kechiche, nel cui prossimo film lo vedremo recitare, dopo anni di collaborazioni, come per Blue is Warmest Colour ed il più recente Mektoub My Love.
Lo abbiamo incontrato a Parigi.

Boxe e recitazione, cosa hanno in comune e in cosa sono diversi?
Il desiderio di essere sotto i riflettori, di essere visti, di mostrare ciò di cui si è capaci. Il fatto di dover fare sacrifici e avere una mente forte. Nella boxe, devi nascondere il tuo dolore, nella recitazione è il contrario: devi aprirti e mostrare i tuoi sentimenti. Ho sempre sentito di essere spinto verso due direzioni diverse. Adoro quando vedi attori o attrici che si lasciano andare a quel pizzico di pazzia o si confrontano con delle emozioni molto forti. Puoi mantenere la tua forza e allo stesso tempo essere un po’ fragile. E’ un equilibrio delicato.

Hai lavorato a tre film con il regista Abdellatif Kechiche. Che tipo di relazione hai con lui?
Ne sono molto fiero. Abbiamo moltissimo rispetto l’uno per l’altro. Ci sono molte cose che ci accomunano: lui stesso ha fatto boxe e recitato,in passato. E’ come se fossimo una famiglia – un fratello maggiore. Ha una forte influenza su di me, non vi è dubbio. Lavorare con lui ti porta a cambiare l’approccio che hai con questo lavoro. Kechiche è un regista impegnato e lavorare con lui è impressionante. Si può imparare moltissimo.

In che modo ti approcci ad un nuovo ruolo?
Tu diventi il personaggio e il personaggio diventa te – i due si incontrano. E’ un processo istintivo, bisogna provare avere fiducia di sè.

Nei tuoi lavori hai affrontato temi diversi, l’adolescenza, la mascolinità, la sessualità. Secondo te che ruolo ha l’attore in relazione a queste tematiche?
Molta gente mi scrive dicendomi che alcuni ruoli, da me interpretati, li hanno aiutati a sentirsi più liberi. Spesso i vari ruoli hanno dei messaggi – questo è tanto interessante quanto le persone che ne vengono toccate in maniera profonda. Io cerco di mantenere la mia libertà e, per me, cinema e teatro sono spazi intoccabili destinati alla libertà. Quindi, se un messaggio può essere veicolato, è un bene porsi come un modello nella società.

Cosa accadrà adesso?
Il prossimo film con Kechiche, che abbiamo appena finito di girare! Mi piacerebbe tornare a teatro e vorrei scrivere – è qualcosa di completamente diverso, ma ci provo!

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Talent: Salim Kechiouche
Interview: Kim Laidlaw
Photographer: Lucie Hugary
Styling: Nicholas Galletti
Grooming: Richard Blandel @ B agency

 

 

A FIRENZE IL MENSWEAR DALLA GEORGIA

La ricerca di Pitti Uomo continua con le nuove generazioni di menswear dalla Georgia. In occasione di Pitti Immagine Uomo 94 –  in collaborazione con MERCEDES BENZ FASHION WEEK TBILISI – a Firenze saranno presentati sei designer georgianiche presentaranno le loro collezioni alla Fortezza da Basso, nell’area speciale dello Spazio Carra (Padiglione Centrale – Piano Inferiore). GUEST NATION GEORGIA è un progetto realizzato grazie anche al supporto di LEPL Enterprise Georgia, l’agenzia che fa capo al Ministero dell’Economia georgiano e che favorisce e promuove lo sviluppo economico del paese.

I designer – selezionati  da Sofia Tchkonia, organizzatrice di MERCEDES BENZ FASHION WEEK TBILISI – sono: AZNAURI, ANUKA KEBURIA, GOLA DAMIAN, SITUATIONIST, TATUNA NIKOLAISHVILI, VASKA. 

Commenta Lapo Cianchi, segretario generale della Fondazione e direttore comunicazione ed eventi speciali di Pitti Immagine: ”La Georgia e l’Est-Europa stanno diventando luoghi tra i più dinamici per la creatività nel fashion, per questo abbiamo deciso di presentare sei tra i più innovativi brand georgiani pubblico di buyer e alla stampa internazionale. Nella selezione che porteremo a Pitti Uomo, inclusi progetti di menswear sviluppati per l’occasione, ci sono designer giovanissimi accanto a brand già affermati, ma tutti capaci di esprimere l’essenza del design più contemporaneo dalla Georgia, aperti alla sperimentazione e a una contaminazione creativa tra tradizione e modernità.

 Questi I profili dei brand che vedremo a Pitti Uomo 94:

 AZNAURI _ fondato a Tblisi nel 2016, Aznauri, con il suo direttore creativo Irakli Rusadze (fondatore del brand Situationist), mixa tradizione – il nome del marchio richiama la classe nobiliare georgiana – a stili che guardano agli anni ’90, per un moderno neo minimalismo. Partendo da una collezione di abbigliamento agender, il brand ha dato vita a un guardaroba completo con borse e calzature, per uno stile ricco di understatement.

AZNAURI
AZNAURI

ANUKA KEBURIA _ diplomata in Shoe Design alla St.Martin di Londra e con una vasta esperienza alle spalle che include la realizzazione di costumi per il teatro, la designer georgiana fonda il brand che porta il suo nome nel 2006. Nelle sue linee di abbigliamento, accessori e calzature, materiali naturali incontrano una grande qualità artigianale. Fil rouge: l’uso del nero e uno stile minimalista che unisce unisex e street style.

 GOLA DAMIAN _ a new dandy: nelle creazioni del brand Gola Damian, tagli e silhouette sportswear sono esaltati da materiali preziosi e geometrie inconfondibili. Con un mash-up tra contemporaneità e stile vittoriano, le sue collezioni fondono una molteplicità di ispirazioni eclettiche per uno stile sopra le righe e decisamente unico.

SITUATIONIST _ Irakli Rusadze è uno dei designer georgiani più noti a livello internazionale. Lo stilista autodidatta – che ha sfilato con Situationist durante la Milano Fashion Week – si ispira alla terra natale, la Georgia, e alle sue donne cresciute tra le difficoltà di una nazione post sovietica. Nelle sue creazioni, apprezzate anche da Gigi Hadid, una forte impronta tailoring incontra uno stile vintage con influenze culturali georgiane.

TATUNA NIKOLAISHVILI _appassionata di disegno e moda fin dall’infanzia, la designer Tatuna Nikolaishvili elabora, con il suo eponimo brand, creazioni dalle silhouette e dai cut originali per uno stile femminile e contemporaneo allo stesso tempo.

 VASKA _ laureato in architettura, Vasili Tabatadze debutta nel 2005 nel fashion con la sua prima collezione. Nel 2013 dà vita al suo brand Vaska. Nelle sue creazioni tessuti speciali, come antiche sete giapponesi, e naturali incontrano linee e geometrie quasi scultoree, per una linea dalla tiratura limitata.

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B&W STUDIES BY SARA BARCAROLI

Photography : Sara Barcaroli (sarabarcaroli.com) @sara_barcaroli
Stylist: Rebecca Muzzioli (rebeccamuzzioli.com)@rebecca_muzzioli
Assistant Stylist: Emilie Carlach @emiliecarlach
Makeup: Julia @juliawretzky
Hair: Sayaka Otama @sayakaotama

Models:
Kandioura @ Rockmen / @kandioura_fissourou
Bakay Diaby @ Bananas Models / @iambakay
Adama @ Rockmen / @slimdvms
William @ Rockmen / @wtrashn
Thierno B @ M Management / @titi_wap

LIFESTYLE TIPS

Una serie di suggerimenti tra moda, food, beauty e musica. Scopriamo l’immaginario e il lifestyle di Stefano Terzuolo, fondatore di Gum Salon a Milano.

”Per la sera opto per l’Apollo Club Milano, cocktail bar, ristorante e discoteca nato dall’idea di Marcellina e Tiberio fondatori di “Rollover Milano”, dove mi sento accolto come nelle famose SoHo house. 1000mq suddivisi in 4 sale per poter vivere esperienze diverse: Cocktail room dove fermarsi per l’aperitivo, Ristorante, Gaming room ( con ping-pong, flipper e videogames ) e ovviamente una sala disco dove ballare.
Mi piace per l’atmosfera intima e privata che si riesce a vivere rimanendo comunque in un ambiente dal sapore internazionale, dato anche dalla cucina ricercata dello chef italo-brasiliano Bruno Cassio con sapori da tutto il mondo, in una fusion tra la cucina classica e la cucina moderna globalizzata. Il mio piatto preferito? Polpo con Crema di Zucca.”

Per il pranzo quando ho bisogno di un Exit Way dal mio solito tran tran mi concedo un momento di ricreazione da EXIT. Il nuovo progetto nato dall’idea di Matias Perdomo, Thomas Piras e Simon Press: lo stesso trio che ha portato al successo Contraste. Un classico chiosco milanese riconvertito a Chiosco Gourmet con una trentina di posti a sedere. L’ambiente è luminoso, la mise en place di una trentina di coperti semplice ed elegante, con un blocco di Ceppo di Grè (una pietra ornamentale con cui la gran parte dei palazzi meneghini è stata costruita) usato come poggia posate. Il piatto da provare? L’UOVA all’ EXIT!

Il mio punto di riferimento per lo shopping a Milano sicuramente è Groupies Vintage, in via Gian Giacomo Mora. Non un semplice vintage shop ma un ambiente in divenire che non segue le mode, le costruisce. Nato con l’idea di recupero e riciclo di capi di abbigliamento vintage in potrete trovare diverse tipologie di abiti, principalmente identificabili in tre categorie:
-Vintage selected: capi selezionati dagli anni 50 agli 80 provenienti da Londra e Berlino.
-Vintage recycled: una linea innovativa disegnata da Alice, che ha dato nuova vita a diversi capi rimodernizzandone le linee.
-Kilo Vintage, ossia è possibile comprare abbigliamento vintage “al chilo” scegliendo tra innumerevoli stili e pezzi a costo ridotto.
La mia ossessione? Le vintage shirts.

Il mio momento beauty? Da Bahama Mama, a due passi dai Navigli. Un concept store, interamente dedicato alla bellezza ma anche un ricercato vintage shop con bar dove puoi goderti la coccola sorseggiando un frullato o una tisana. Un ambiente moderno e familiare, ma dal tocco retrò, sottolineato non solo dagli oggetti che decorano gli spazi, ma anche dal look anni 40 del personale.

Extra: l’album del momento AS YOU WERE di Liam Gallagher.

Prodotto beauty: PURE-CASTILE LIQUID SOAP.

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Inside Ballantyne con Fabio Gatto

Oggi l’azienda scozzese fondata nel 1921 grazie alla guida di Fabio Gatto, si rinnova con nuovi progetti e aggiungendo nuovi intarsi figurativi e lavorazioni per creare spettacolari sfumature. Si rivisitano e decostruiscono i capi che hanno reso famoso Ballantyne come i pullover con intarsi a rombo fatti a mano, o quelli con lavorazioni e pattern iconici per il brand: aran, a treccia, tartan, fisherman. E nasce anche il Ballantyne Lab, un progetto di ricerca e sperimentazione che partendo dagli archivi storici propone capsule collection innovative, vendute in selezionati punti vendita. Ne parliamo con Fabio Gatto, designer e imprenditore visionario che ha saputo traghettare l’azienda verso nuove sfide e mercati.

FABIO GATTO
FABIO GATTO

Da stilista e imprenditore come sei riuscito a combinare queste due facce di un percorso anche molto diverso?
Diventi imprenditore dopo che questo lavoro inizi ad amarlo in maniera viscerale. Sono arrivato in Ballantyne per sistemare un po’ le cose e poi pensare al brand. Poi, come spesso è accaduto nel mio percorso professionale, il sentimento ha poi influenzato le mie scelte. Mi sono innamorato di questo marchio e davanti all’archivio ho capito quante persone hanno lavorato con sensibilità e lungimiranza. Ecco perche brand come Chanel o Hermes si affidavano per fare le loro maglie.

Non ho mai pensato all’aspetto solo economico e di business, ma a quello di dare nuovo lustro a questo brand, praticando delle strade diverse.

Tra Italia e Scozia come stai organizzando la filiera produttiva?
Agli inizi per recuperare credibilità il primo step è stato di tornare a produrre in in Italia, in modo da avere contatto diretto col prodotto e con la materia prima. Poi non abbiamo fatto solamente “l’operazione Italia”, ma abbiamo ripreso anche “l’operazione Scozia” dopo anni. Ci siamo approdati constatando che della Scozia, di quel periodo, è rimasto poco. Quando sono arrivato lì mi hanno detto: “Ma come? Lei vuole la maglia che lei ha nell’archivio? Ma non vuole il prodotto di Brunello Cucinelli? Perché noi facciamo la maglia di Cucinelli.” E mi sono detto “Ho sbagliato tutto.” Dunque è stato faticoso e adesso stiamo capendo che se vogliamo aumentare la produzione in Scozia (oggi è il 10%, la vorrei far diventare almeno un 30%) devo diventare assolutamente un partner e  dunque io devo essere lì con loro e coinvolto perché allora le cose si fanno come le vuoi tu, diversamente sei uno dei tanti clienti.

Come sei riuscito a rileggere in modo moderno un elemento così riconoscibile come il rombo?
Questo era un sacrosanto dovere, noi dovevamo pensare di interpretare il passato con nuove vestibilità e colori. Il progetto del Lab deve servire a questo, per raccontare in chiave attuale e sperimentale il passato. La collezione, non dico conservatrice, ma rassicurante c’è sempre ma il Lab deve servire a comunicare il nostro pensiero. Io spero che un giorno questi pezzi saranno nell’archivio per testimoniare questo importante momento di cambiamento.

Sul Lab pensi anche di coinvolgere dei designer emergenti?
Sicuramente ci sarà un grandissimo lavoro sul Lab e tantissime novità. Questo è solamente un inizio per capire il sentimento e avere un primo feedback. Per questo ho deciso che non più di 13-15 punti vendita avranno in vendita la collezione del Ballantyne Lab. Saranno limited edition perché prima di tutto è impensabile industrializzare questo prodotto realizzato in una sorta di atelier dove viene costruita questa capsule. Questo però non vuol dire che non potrà avere uno sviluppo, anzi questo mi ha dato la possibilità di muovermi liberamente per quanto riguarda tempi e modi. Non sarà forse rivoluzionario, ma di sicuro molto moderno per approccio e design.

Come vedi il fenomeno del retail online?
Sappiamo che oggi c’è una minore frequentazione dei negozi, però non possiamo secondo me abbandonare e spostarci tutti sull’online, perderemmo una parte di italianità. E quell’idea di negozio-bottega che solo in Italia abbiamo. Sarebbe come perdere il Colosseo… Dunque noi dovremmo fare di tutto per conservare i nostri negozi, e non è una cosa impossibile, anche perché se tu analizzi, l’online è una cosa molto più fredda: tu clicchi, fai il tuo ordine, ti arriva, te lo guardi, capisci se piace o non. Vuoi mettere il calore di entrare in un negozio e trovare persone competenti che capiscono quello di cui tu hai bisogno, anche fosse il desiderio, mentre acquisti una maglia, di raccontare che ieri sei andato a vedere una mostra. È un aspetto da non trascurare, i negozi devono servire anche a questo. Io sto lavorando su questo anche per il nuovo e-shop di Ballantyne in modo da renderlo più accogliente se virtuale.

Cosa pensi di questa esplosione di Instagram come social media?
Penso che è un frutto di questi momenti, che non va demonizzato, anzi cerchiamo di estrapolarne il buono. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno rispetto al mezzo vuoto. Non è qualcosa che si può fare part-time, senza un pensiero, come l’online. Prima era sufficiente fare la foto e chi la indossava poteva essere banale, e solitamente lo era, il fotografo doveva fare una foto tecnica. Oggi secondo dobbiamo entrare nella sfera più emozionale.

BALLANTYNE 22212

Prossime sfide e progetti?
Sicuramente la Ballantyne Lab è una sfida e un progetto, insieme a tutta la nuova parte accessori che ci sta regalando grandi soddisfazioni ed è andata subito in sold-out. È incredibile. Il mondo degli accessori deve essere ancora sviluppato bene perché è molto interessante e molto promettente.


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COACHELLA TIME. Il visual diary del festival e alcuni suggerimenti tra stile, arte e nightlife

Deserto, vento caldo, mi sporgo al finestrino osservando quelle strade piene di macchine che vanno in un’unica direzione, nella testa una canzone ‘ on the stero listen as we go, nothing’s gonna stop me now, California here we come, right back where we started from’.

Ecco un altro sogno della mia adolescenza realizzarsi, ecco la strada verso il Coachella.

Tra i festival musicali più noti è sicuramente l’esperienza che tutti dovrebbero fare almeno una volta nella vita.

Un’esperienza da vivere a pieno, tra gente da tutto il mondo, colori e tanto altro.

Ecco i miei cinque tips su cosa osservare se anche voi siete in viaggio verso Palm Springs:

  • MUSIC: il Coachella offre numerosi show accontentando i gusti musicali di tutti. È divertente spostarsi tra i vari stage e vedere come la musica unisce persone così diverse tra loro. Unico accorgimento, se vuoi stare in front row, indirizzati allo stage trenta minuti prima dello show.
Nella foto @katyschaef
  • COOL PEOPLE: è veramente divertente osservare i look della gente attorno a te, la cura e lo studio dello styling per vivere un’esperienza all’insegna dei colori. Un suggerimento di stile all’insegna della praticità: indossate un look a strati e portate con voi una felpa, di sera fa freddo nel deserto.
 
  • FOOD: il festival offre differenti postazioni food e beverage, cercando di accontentare le abitudini alimentari di tutti. Troverete dal classico junk food, alle healthy bowls, veggie food e persino plant based. Munitevi di una mappa del festival per individuare immediatamente il posto che fa per voi.
 
  • ART: ogni anno numerose installazioni artistiche fanno da scenario al festival. Per questa edizione ospite anche l’artista italiano Edoardo Tresoldi con ETHEREA. Il mio consiglio è di  osservarle al calar del sole, di notte c’è un’atmosfera magica.
Nella foto @valentinasiragusa al party di @iceberg
  • PARTY: come in ogni occasione che si rispetti, anche durante il Coachella sono numerosi i pool party organizzati dai brand moda. Attivate i vostri pr-radar per assicurarvi l’accesso e vivere a pieno l’esperienza dello spring-break, non scordate la protezione solare!

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La personalizzazione è al primo posto da Zalando. Alle startup: «Non abbiate paura di commettere errori»

Come fare business digitalizzato in modo innovativo? Zalando è una di quelle aziende che, oggi, ci riesce benissimo. Primo sul fronte numeri, grazie a un 2017 archiviato in corsa a doppia cifra a oltre 4,4 miliardi di euro di fatturato, secondo grazie a una rosa di consumatori attivi, che hanno superato i 23 milioni. Al centro della sua strategia, l’e-tailer tedesco basato a Berlino mette proprio il cliente, lavorando su una customer experience personalizzata a tutti gli effetti. A raccontarla a MANINTOWN è Alessandro Pantina, Senior brand manager South Europe della società, con uno sguardo verso il futuro e qualche consiglio alla new generation di talenti.

Cosa significa fare innovazione nell’online per Zalando?
Mantenersi in movimento, ripensare lo status quo ed esplorare nuove opportunità e modalità. Siamo nati nel 2008 come sito di e-commerce e, nel 2015, abbiamo annunciato la nostra platform strategy. Da allora abbiamo ampliato significativamente il nostro business: permettiamo ai clienti di acquistare prodotti sulla piattaforma e offriamo servizi, prodotti e soluzioni a brand, retailer o fashion stylist. L’obiettivo di questa strategia è connettere tutti i player del settore fashion.

Quale è la vostra chiave di successo?
L’identificazione nei nostri clienti, capire cosa vogliono e di cosa hanno bisogno.

Nel corso degli ultimi anni quali sono state le iniziative più di rilievo?
La svolta è arrivata nel 2014, dopo una visita di Robert Gentz, ceo e co-founder del gruppo, in Cina. Le potenzialità e i progressi delle piattaforme cinesi ci hanno dato l’ispirazione per passare al livello successivo. Tra gli esempi più recenti, lo scorso mese abbiamo lanciato il progetto gax-system, che prevede l’integrazione di piccoli retailer indipendenti nella nostra piattaforma. In questo modo hanno la possibilità di digitalizzare il loro business e spedire i prodotti ai clienti di Zalando, in Germania. Per chi, invece, dispone già di un’infrastruttura tecnologica, può beneficiare di una maggiore integrazione e vendere i prodotti sul nostro Fashion store, attraverso il Partner program.

Come può oggi rinnovarsi la moda in rete?
Personalizzazione, sostenibilità e tecnologie d’integrazione sono la chiave per innovare e crescere nell’industria fashion. L’innovazione, però, non si limita solo alla moda, è piuttosto un atteggiamento generale. Il nostro focus al momento è rendere la customer experience personale, e lo stiamo facendo con un team di 600 persone.

Quali saranno i vostri prossimi obiettivi?
Vogliamo continuare a innovare l’industria del fashion e creare una nuova esperienza per i nostri clienti. Stiamo lavorando a nuovi servizi di consegna, all’ampliamento dell’assortimento e a ulteriori collaborazioni con i brand. Il nostro focus sarà sulla profittabilità.

Ha qualche consiglio da dare ai giovani startupper e alle nuove imprese?
Non abbiate paura di commettere errori.

Qual è, secondo lei, l’errore più frequente delle aziende che cercano di fare business in rete?
L’incertezza è un errore che può compromettere le aziende, che operano sia online sia offline. È importante sapere quando è necessario essere coraggiosi e audaci, ma anche quando il momento in cui è meglio mettere da parte un progetto.

Quali sono oggi i siti di e-commerce più competitivi?
Le aziende che mettono il cliente al centro e sanno veramente cosa vuole, sono quelle che hanno più successo. Pensiamo a Spotify: sulla piattaforma posso cercare e selezionare ciò che mi piace e ciò di cui ho bisogno. Allo stesso tempo la società apprende le mie preferenze e mi fa delle proposte, permettendomi di scoprire nuovi artisti o canzoni.

Ci può dare anche un consiglio di stile?
La cosa più importante è sentirsi sicuri di sé e a proprio agio in ciò che s’indossa. Se una persona lo è, avrà sicuramente successo.

Quali sono gli account che segue maggiormente su Instagram?
Sono soprattutto legati a fashion, in particolare le principali testate, food e ristoranti. Seguo anche quelli dedicati allo sport, soprattutto a tema arrampicata e corsa.

Ci può raccontare due momenti speciali che ha scattato e postato su Instagram?
Nel primo scatto sono al Treptower Park, un momento importante perché il team building e la condivisione di esperienze con i colleghi sono aspetti che danno un valore aggiunto al capitale umano dell’azienda. Nel secondo, invece, mi trovo sulla Rainbow Mountain… la perfezione della natura qualche volta supera quella dell’uomo e le esplorazioni rendono gli spiriti più liberi.

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Shades of blue

Il blu è protagonista di questo nuovo editoriale scattato da Marco Conte. Declinato in molti modi, ma sempre in rapporto ad un trend che sembra non perdere di smalto stagione dopo stagione: i microprints. Il must di stagione sarà mescolare tonalità di blu e disegni stampati, ma sempre con sobrietà.

Riscoprire i grandi classici: per questa primavera vi consigliamo i macro-checks.

Il completo più divertente? A quadrettini e con il micro-bomber al posto della giacca.

La giacca bianca solo se indossata su una camicia dai microprints floreali.

Giocate con le tonalità di blu!

Una sciarpa dai disegni allegri e colorati è sempre un’ottima idea per le serate primaverili.

Il bomber da indossare sul completo, ma i colori sono rigorosamente a contrasto.

 

Photographer: Marco Conte
Stylist: 3
Model: Matthew Williams @Urban Models Milano

Stylist assistants: Cristina Florence Galati, Carmen Anna Romano
Grooming: Matteo Bartolini @freelanceagency

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Andrea Marcaccini, un influencer fra arte e moda

Romagnolo, da molti anni uno dei modelli italiani più amati, anche grazie al suo aspetto romantico e selvaggio, con i capelli lunghi e i tantissimi tatuaggi che ormai ricoprono interamente il suo corpo. Andrea Marcaccini non è più solo un modello, ma da alcune stagioni ha anche una collezione di abiti a suo nome, è seguitissimo sui social, è passato anche dal mondo dei reality, e ha un presente come artista, il ruolo che sente più suo e che si augura per il futuro.

Come sei arrivato alla professione di modello?
Ho iniziato a fare il modello a 16 anni, perché mio cugino ha mandato delle foto ad una agenzia di Bologna che mi ha preso e così ho cominciato. Per curiosità. A Milano sono salito a 19 anni, dopo aver lavorato con Mikael Kenta, che all’epoca era molto popolare.

Non più modello, ma influencer grazie ai social, e altre attività. Come è avvenuto questo passaggio e quando sei diventato anche designer?
Non è stato certo voluto o calcolato, il passaggio da modello a influencer, considerando che si sono affiancate altre attività nel corso del tempo. Ho iniziato a postare sui social alcune mie foto, che hanno creato un seguito, sono arrivate le prime richieste di collaborazione, soprattutto come consulenza grafica e stilistica. Dopo tre anni di questo per molti marchi italiani, ho deciso di lanciare un mio brand.

 Parlando del tuo mondo sui social, quanti dei tuoi consigli e delle tue immagini sono sincere e non sponsorizzate?
Parlando della mia presenza sui social non posso dire che non ci siano immagini sponsorizzate, alcune legate al lavoro lo sono, ma c’è anche molta mia vita privata, anzi ci son stati periodi in cui questa era davvero tanto in primo piano. Anche gli scatti meno privati, son sempre frutto della mia creatività, della mia visione. Sono assolutamente sincero. Se sposo un brand, questo avviene perché c’è affinità e vicinanza di ideali e pensiero, per cui anche le foto legate al lavoro non risulteranno mai una sponsorizzazione asettica e finta.

 Come vedi l’evoluzione del mondo social e del ruolo dell’influencer? Come immagini il tuo lavoro da “vecchio”?
Fino a quando avranno vita e valore i social, ci saranno influencer, ci saranno alcune persone che detteranno mode, una cosa è imprescindibile dall’altra, a mio avviso. Il mio lavoro come modello è sicuramente stato un momento importante, forse un passaggio per quello che voglio fare da grande, che è più legato a dare uno sviluppo alla mia creatività in senso artistico.

Lato negativo della tua professione?
Che in realtà non puoi programmare nulla, soprattutto le cose private, quelle che la gente normale dà per scontate, come organizzarsi per una vacanza. Sei sempre sottoposto a cambiamenti dell’ultima ora, lavori che arrivano last minute, e devi spostare appuntamenti, magari deludere le aspettative delle persone che ti sono vicino, come gli amici che volevano farla con te quella vacanza e tu sei partito per lavoro verso tutt’altra direzione.

Hai un consiglio di stile da condividere?
Oltre a indossare gli abiti della mia collezione? (Scoppia a ridere, ndr). Ognuno si deve sentire a proprio agio con quello che indossa, deve mettere quello che rappresenta al meglio la propria personalità, ma se ve la sentite cercate di osare! Esprimete sempre quello che siete, anche attraverso il vostro guardaroba, per distinguervi da quello che indossano tutti. Osate!

Quale città, visto che hai viaggiato molto, ti è rimasta nel cuore? Hai un posto preferito (locale, monumento, ristorante) che ci consigli? 
Una città che mi è rimasta nel cuore e dove potrei davvero andare a vivere è Barcellona. Una città piena di fascino, si mangia benissimo, la gente è bella, c’è un bel gusto della vita. Ricordo la prima volta che ho visto la Sagrada Famiglia. Lascia senza fiato, maestosa, un capolavoro che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero vedere. Ho amato molto anche Parigi, mentre trovo eccessivamente caotica e sovrastimata New York, dove sono andato più volte, abitandoci anche quattro mesi di fila. Trovo altre città più vivibili e interessanti. Mentre è sicuramente da considerare fra le più importanti per il nostro business.

Milano: dove mangiare, dove fare l’aperitivo, il locale che ti piace di più?
Per lavoro e per diletto frequento sicuramente molti locali, ma non ce n’è uno a cui sono affezionato di più. Tendo ad andare molto in quelli in zona Moscova, perché sono vicini a dive abito. Vorrei consigliare invece un ristorante. Se vi piace la cucina giapponese e il sushi, forse non per tutte le tasche, ma Iyo, in Via Piero Della Francesca, è davvero un’esperienza culinaria, imperdibile.

Chi sei in privato? Quali altri amori hai oltre la moda?
Il mio amore più grande, in realtà, è l’arte e devo confessarti che sto strutturando questa mia passione affinché diventi un lavoro in un futuro a brevissimo. A Milano ho una sorta di factory-laboratorio, dove lavoro. Si sono interessate ai miei quadri anche altre gallerie, non solamente in Italia, ma da Londra e Los Angeles. Insomma, questa passione sta davvero diventando una parte importante di me e della mia vita. Ovviamente il mio marchio è un grandissimo amore, da quando lo abbiamo lanciato a WHITE, a gennaio, ha subito acquisito aspetti considerevoli, siamo posizionati in importanti store ed è fra i quindici best seller italiani!

Un sogno nel cassetto?
Il vero sogno nel cassetto scaramanticamente non si può dire, ma spero anche di diventare un bravo artista!

Photo| Ryan Simo
Styling| 3
Grooming| Susanna Mazzola
Photo assistant| Alessandro Chiorri
Stylist assistants| Verena Kohl, Paula Anuska, Cristina Florence Galati

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WEEKEND A CORTINA

Cortina d’Ampezzo resta una meta ideale per un week end lungo, tra sport, attrazioni turistiche, food &wine, ma anche fashion. Lo dimostra l’evento Cortina Fashion Weekend, che segna l’inizio della stagione invernale all’insegna dello shopping e con eventi organizzati dai diversi negozi. Qui alcuni indirizzi da non perdere per un week end in alta quota ma con stile.

HOTEL & SPA. Per un soggiorno all’insegna del relax da provare il Cristallo Resort & Spa l’unico 5 stelle delle Dolomiti che propone una vera “epicurean experience” che coinvolge ogni aspetto del soggiorno, dalla gastronomia al Coach della Salute,  un’esclusiva del 5 stelle: un professionista del benessere a tutto tondo, che accompagna gli ospiti, seguendoli individualmente e occupandosi di tutte le dimensioni del wellness, comprese alimentazione, sonno, movimento. Un approccio personalizzato che si sposa perfettamente a tutte le attività fisiche praticabili in inverno a Cortina, approfittando di un territorio eccezionale sul piano paesaggistico e votato allo sport.  Altro hotel e ristorante da provare è il Rosapetra Spa Resort, che sorprende per il design curato da Carlo Samarati, che ha firmato spazi, volumi ed essenze del resort. Dalla Spa al ristorante vivrete un’esperienza di totale relax con vista ineguagliabile sulle Dolomiti.

SHOPPING @ FRANZ KRALER. Cortina è anche una meta dove sta crescendo la passione per la moda. Cuore pulsante dello shopping di Cortina, in Corso Italia, i Kraler, storica famiglia di ceppo asburgico attualmente composta da Franz, la moglie Daniela e il figlio Alexander, hanno recentemente inaugurato il più grande department store italiano in Corso Italia 119 suddiviso in corner dedicato ai brand top della moda, ospitando l’exclusive dj set del leggendario compositore Giorgio Moroder e un’installazione a cielo aperto del giovane artista internazionale Stefano Ogliari Badessi.  Raffinato e versatile, si sviluppa su due piani, con la zona calzature al primo livello interrato e la zona abbigliamento al piano terra. Al piano rialzato le ampie vetrine si affacciano sulla piazza antistante e godono della fantastica prospettiva di tutto il Corso fino al campanile della chiesa. In contemporanea con l’apertura invernale della luxury boutique di Corso Italia, Kraler ha anche ampliato il luxury department  di Dobbiaco,  dove è stata presentata  la prima collezione leisurwear  di Fendi dedicata all’alta montagna all’interno di un suggestivo chalet gonfiabile.  Commenta Daniela Kraler: “Ho voluto collegare il tessuto urbano con una serie di negozi che proponessero un customer journey, un’esperienza di shopping che va al di là del semplice acquisto. Tutto questo risistemando edifici relativamente nuovi, regalando alla loro architettura un carattere inconfondibile, un’anima per offrire una degna cornice alle maison più importanti del mondo.”

Sempre nel segno del glamour è la sesta edizione del WinteRace, la gara d’auto d’epoca invernale, tra le più attese della stagione, che si svolge dal 1 al 3 marzo, con partenza e arrivo a Cortina d’Ampezzo.

Info utili

http://www.cortinadolomiti.eu/it
http://www.franzkraler.it
http://cortinafashionweekend.com

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APOPHIS CLUB

APOPHIS CLUB, ha aperto ufficialmente a Milano in via Giuseppe Merlo 3 e vanta una politica members only.
Apophis è il primo club milanese di derivazione internazionale riservato ai soli soci, i quali potranno godere di un ambiente moderno e alla moda ma contemporaneamente discreto e confortevole. Il design, la cura dei dettagli, e la maestria dei bar tender renderanno unici i momenti sia di svago che di lavoro dei soci e dei loro ospiti.
L’atmosfera originale e moderna è garantita da un bancone bar realizzato in rame e allo sfavillante soffitto caratterizzato da un’installazione LED.
Il Club offre una drink list di oltre 600 etichette premium, servendo e rivisitando sia cocktail italiani che stranieri. E ora c’è da chiedersi: cosa fare per diventare soci? Il club manderà le prime membership card a una cerchia ristretta di persone. Successivamente, per diventare soci, bisognerà corrispondere una quota annuale, oltre ad essere presentati da un socio ed essere approvati da almeno altri due e dalla direzione del club.

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LEVI’S®: La giacca di jeans compie 50 anni

LEVI’S® ha collaborato con 50 icone e influencers per celebrare l’anniversario e raccontare la storia di uno dei capi più iconici dell’abbigliamento americano – la 70505 Trucker Jacket Type III –  oggi conosciuta come la giacca di jeans.
1967, San Francisco. Durante la Summer of Love George Harrison indossa la Trucker Jacket Type III, che diventerà rapidamente un’icona di stile e simbolo della rivoluzione culturale.
Dietro a una grande nascita c’è sempre una grande tempesta; l’unione del movimento giovanile, l’esplosione del rock’n’roll e le scelte stilistiche come segno di ribellione furono il background che permise alla Trucker Jacket Levis® di diventare un’icona.
Cinquanta anni dopo, per celebrare l’anniversario e lo spirito “do it your self” la Trucker Jacket è stata reinterpretata da  50 personaggi internazionali, tra i quali: Justin Timberlake, Snoop Dogg, Karlie Kloss, Solange, Karla Welch.
Alla Levi’s® Haus di Los Angeles è iniziato così il nuovo capitolo della Trucker Jacket, con un esclusivo party e DJ set di Snoop Dogg ed esibizioni live di Chance the Rapper e Solange, ma le vere protagoniste della serata sono state le 50 Trucker Jacket customizzate.

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FEDEZ X BERSHKA

Misunderstoood è il nome della nuova capsule collection disegnata da Fedez, icona della musicale italiana, per Bershka. La collezione si ispira al look rétro degli anni 90: colori, tatuaggi e sport sono gli immancabili protagonisti. Fedez ha voluto in qualche modo rappresentare il mondo attraverso i suoi occhi, per questo ha scelto capi comodi: magliette, giubbotti, felpe in cotone, basati su uno stile molto streetwear, ma non solo capi, anche accessori.
La parte grafica ha visto la collaborazione di El Monga, un famoso tatuatore argentino residente a Barcellona riconosciuto a livello internazionale nel mondo dei tatuaggi per i suoi famosi disegni. I suoi disegni rappresentano la parte colorata di questa collezione così urbana e innovativa trasformando i tatuaggi originali in grafici ricamati che fanno da stampa su vari capi come maglie e giubbotti.

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Bally in collaborazione con Swizz Beatz e Ricardo Cavolo

Bally presenta la capsule collection in collaborazione con il produttore musicale e imprenditore Swizz Beatz, disegnata dall’artista spagnolo Ricardo Cavolo. La collaborazione tra Bally e Swizz Beatz è nata per caso in seguito a un post in cui quest’ultimo mostrava le sneakers Ascona commentando “Bally è tornata”. Invece il legame tra il produttore e l’artista spagnolo si è sviluppato grazie alla piattaforma “No Commission” che, sponsorizzata da Bacardi, ha lo scopo di promuovere un collegamento tra il mondo delle arti visive e musicali con l’idea di un patrocinio per gli artisti. La collezione, ideata per uomo e donna, è caratterizzata dalle stampe di Cavolo, il quale, con il suo stile eclettico, prende spunto dall’arte folcloristica, dalla cultura dei tatoo e dall’immaginario religioso Europeo in modo da rappresentare uno spirito libero senza confini.

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Moda e cinema: parenti sempre più stretti

Carne y Arena, Virtual reality exhibit @ Fondazione Prada, from June 7th

Se c’è un luogo incantato e pervaso di glamour dove il cinema sfila come in passerella quello è il mitico Festival di Cannes. Lì gli stilisti più incensati del fashion system non solo si limitano a vestire le star per calcare il leggendario Red Carpet ma promuovono progetti veri e propri di collaborazione cinematografica a livello di sinergie con la Settima Arte. Uno dei contributi più stimolanti in questo senso quest’anno è arrivato dalla Fondazione Prada. Alla 70° edizione della Kermesse del cinema l’ente culturale voluto da Miuccia Prada ha presentato “Carne y Arena” un’installazione di realtà virtuale concepita da Alejandro G. Iñárritu, prodotta e sostenuta da Legendary Entertainment e Fondazione Prada. Basato sul racconto di fatti realmente accaduti, il progetto confonde e rafforza le sottili linee di confine tra soggetto e spettatore, permettendo ai visitatori di camminare in un vasto spazio e rivivere intensamente un frammento del viaggio di un gruppo di rifugiati. “Carne y Arena” utilizza le più recenti e innovative tecnologie di realtà virtuale, mai usate prima, per creare un grande spazio multi-narrativo che include personaggi reali. L’installazione visiva sperimentale è un’esperienza individuale della durata di sei minuti e mezzo che ripropone la collaborazione tra Alejandro G. Iñárritu e il tre volte premio Oscar Emmanuel Lubezki con la produttrice Mary Parent e il MxLAB. Questo progetto potrà essere condiviso anche a Milano negli spazi della Fondazione Prada dove dai primi di giugno fino al 15 gennaio 2018, il primo progetto di realtà virtuale mai incluso in una selezione ufficiale di un festival cinematografico sarà presentato nella sua versione completa. Si può creare una feconda contaminazione con il cinema anche aprendo il dibattito sulla condizione femminile: E’ quello che sempre a Cannes ha fatto il gruppo Kering -il polo del lusso miliardario che controlla marchi quali Gucci, Yves Saint Laurent, Balenciaga, Bottega Veneta tanto per citarne solo alcuni- con ‘Women in motion’ il programma di iniziative, eventi e conferenze che celebra il rapporto fra le donne e il cinema. Nel corso di un galà esclusivo sulla Croisette è stata premiata Isabelle Huppert che si è aggiudicata il Women in Motion Award e ha conferito alla regista Maysaloun Hamoud il riconoscimento Young Talents Award. Il cerchio si chiude con le maison di moda che non solo scelgono come brand ambassador delle celebri attrici ma decidono anche di esercitare il loro munifico supporto a vantaggio di talentuosi cineasti. E’ il caso di Chanel. La maison di Rue Cambon che già all’epoca di Coco proteggeva l’arte e gli artisti oggi sceglie Alessandra Mastronardi come sua ‘ambasciatrice’ italiana ma ha instaurato un rapporto profondo anche con Kristen Stewart che non solo interpreta la campagna pubblicitaria attuale che ha per protagonista la borsa ‘Gabrielle’ ed è collegata al brand dal 2013, ma è stata anche la star del film ‘Personal Shopper’ di Olivier Assayas che a Cannes 2016 si è aggiudicato la palma d’oro per la miglior regia. Oltre a fornire un sostegno finanziario per la pellicola distribuita da Academy Two la maison ha prestato alcuni abiti per il film e ha permesso al regista di girarne alcune scene nella sede di Rue Cambon, il che secondo Assayas ha dato maggior credibilità al personaggio della personal shopper americana Maureen che nel film è anche una medium e ama l’esoterismo proprio come un tempo faceva Gabrielle Chanel. Lo stesso regista confessa di non essere estraneo al mondo della moda, anzi. “Sono figlio di una costumista –dichiara Assayas- sono sempre stato interessato alla moda, un mezzo di espressione di cui riesco a percepire tutta la verità e profondità. Gabrielle Chanel è stata la prima a intuire quanto moderna, stylish e seria potesse essere la donna e per prima è entrata in contatto con la svolta epocale della società che stava vivendo e il ruolo chiave che la donna rivestì in questa rivoluzione”.

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“Un Samedi à la maison” BY Jessica De Maio

Staying in for the weekend? You can stay chic and dandy too, with this Fall / Winter preview.

Photo | Jessica De Maio
Styling | Michela Caprera
Assistant Stylist Varun Leo
Grooming | Daniele Falzone @AtomoManagement using @Bumble&Bumble
Model Riccardo Mora @ILoveModelsManagement

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FASHION EXHIBITIONS AROUND THE WORLD

Rei Kawakubo (Japanese, born 1942) for Comme des Garçons (Japanese, founded 1969); Courtesy of Comme des Garçons. Photograph by © Paolo Roversi; Courtesy of The Metropolitan Museum of Art

Moda e Arte non sono mai state così vicine. Dall’Europa agli Stati Uniti, ecco un calendario, certamente non esaustivo, ricco di appuntamenti interessanti per (ri)scoprire capi e collezioni uniche che hanno segnato la storia della moda e che hanno gettato le basi per trend sempre attuali e in continua evoluzione.

ANVERSA
Margiela, the Hermès years

Dove: al MOMU (Mode Museum) di Anversa
Quando: dal 31 marzo al 27 agosto 2017
Perché: Vanno in mostra per la prima volta le collezioni Hermès firmate dallo stilista Martin Margiela dal 1997 al 2003. La mostra esplora anche la relazione tra queste collezioni e il marchio Maison Martin Margiela in quegli anni. Decostruzionismo d’avanguardia e lusso senza tempo sono le parole chiave del designer e il punto d’inizio della mostra “Margiela, the Hermès years”. Il suo approccio concettuale alla presentazione, vendita e comunicazione delle sue collezioni ha cambiato il modo di pensare alla moda e ai suoi meccanismi sottostanti, così come ha cambiato le opinioni riguardanti l’artigianalità, il commercio e l’innovazione. Grazie alla straordinaria maestria artigianale dell’atelier Hermès, Margiela è stato in grado di distillare il suo design e il modo di confezionare gli abiti trasformandoli in perfezione assoluta, con il supporto di un’estesa ricerca materica che assicurasse il massimo comfort a chi li indossa, senza rinunciare a numerose innovazioni e sperimentazioni.

REGNO UNITO
Diana: Her Fashion Story


Dove: nelle Pigott Galleries del Kensington Palace di Londra
Quando: da febbraio 2017 fino al 2018
Perché: A venti anni dalla sua morte, una mostra di abiti celebra la vita pubblica della principessa Diana, tracciandone l’evoluzione stilistica, che riflette la sua crescita personale e la sua brillante intelligenza. Dagli outfit modesti e romantici delle prime apparizioni pubbliche si passa al glamour, all’eleganza e alla sicurezza degli ultimi anni di vita. Diana è stata una delle donne più fotografate al mondo e i suoi abiti, sempre sotto i riflettori, hanno catturato e ispirato moltissime persone, contribuendo anche a sostenere le cause umanitarie che le erano a cuore. Perché la moda, come ha dimostrato, può diventare anche un potente strumento diplomatico. La mostra comprende anche l’iconico abito da sera di velluto indossato alla Casa Bianca, con cui la principessa ha danzato con John Travolta.

Balenciaga: Shaping fashion

Dove: al Victoria & Albert Museum di Londra
Quando: dal 27 maggio 2017 al 18 febbraio 2018
Perché: E’ un’esposizione che esamina il lavoro e l’eredità dell’influente couturier spagnolo Cristóbal Balenciaga, con oltre cento pezzi creati dal “designer dei designer”, dai suoi protégées e da stilisti contemporanei che seguono la stessa scia innovativa. La mostra celebra il centenario della nascita della prima casa di moda di Balenciaga a San Sebastian e l’ottantesimo anniversario dell’apertura della sua celebre casa di moda a Parigi. Balenciaga: Shaping fashion si focalizza sull’ultima parte della lunga carriera dello stilista negli anni ’50 e ’60, probabilmente uno dei suoi periodi più floridi e creativi. In questi anni, oltre a vestire con i suoi abiti le donne più famose del tempo, ha anche introdotto forme rivoluzionarie, compresa la tunica, il sacco, il seducente “baby doll” e la sottoveste, di grandissima tendenza ancora oggi. In tutto sono esposti più di cento abiti e venti cappelli, molti dei quali non sono mai stati mostrati pubblicamente prima d’ora, insieme a schizzi d’archivio, modelli, fotografie, campioni di tessuto e immagini dalle sfilate, che rivelano la sua creatività senza compromessi attraverso dettagli inediti mostrati grazie alla tecnologia a raggi x.

Disobedient Bodies: JW Anderson curates The Hepworth Wakefield


Dove: Hepworth Wakefield, Regno Unito
Quando: dal 18 marzo al 18 giugno 2017
Perché: Uno dei designer contemporanei più innovativi al mondo e acclamato dalla critica risponde alla notevole collezione di arte moderna britannica. La mostra raccoglie una selezione personale di più di 100 oggetti che abbracciano l’arte, la moda, la ceramica e il design in una serie di gruppi inaspettati e irriverenti. Sculture di artisti del calibro di Jean Arp, Louise Bourgeois, Lynn Chadwick, Naum Gabo, Alberto Giacometti, Barbara Hepworth, Sarah Lucas, Henry Moore, Magali Reus e Dorothea Tanning sono fatti dialogare con articoli di designer come Christian Dior, Jean Paul Gaultier, Rei Kawakubo of Commes des Garçons, Helmut Lang, Issey Miyake e Vivienne Westwood. Al centro della mostra, Anderson ha creato un’installazione che comprende una foresta di tute oversize, che invita i visitatori a trasformare i loro corpi in forme astratte. L’esperienza fisica di interazione con i materiali, le silhouette e le forme rappresenta un elemento importante della visione di Anderson.

NEW YORK
Rei Kawakubo/Comme des Garçons: Art of the In-Between


Dove:
al Metropolitan Museum of Art di New York
Quando: dal 4 maggio al 4 settembre 2017
Perché: La mostra del Costume Institute della primavera 2017 è incentrata sulla fascinazione di Rei Kawakubo con interstizi o spazi tra le barriere che dividono le varie entità (se stessi e gli altri, oggetto e soggetto, moda e anti-moda). Il lavoro della Kawakubo sfida le nozioni convenzionali di bellezza, buon gusto e tendenza. È la prima mostra monografica del Costume Institute relativa a un designer vivente dopo quella su Yves Saint Laurent nel 1983. Sono esposti 150 esemplari di abiti femminili creati per Comme des Garçons, in un percorso creativo che parte dall’inizio degli anni ’80 e giunge fino alla sua collezione più recente. Gli oggetti sono organizzati secondo otto espressioni estetiche dominanti e ricorrenti di interstizi nel lavoro della Kawakubo: Fashion/Anti-Fashion, Design/Not Design, Model/Multiple, Then/Now, High/Low, Self/Other, Object/Subject, and Clothes/Not Clothes. La stilista rompe i muri immaginari che caratterizzano questi dualismi, enfatizzandone la loro artificialità e l’arbitrarietà. Le sue creazioni dimostrano che gli interstizi sono luoghi in cui si instaurano connessioni significative che coesistono con innovazioni e trasformazioni rivoluzionarie, aprendo pressoché infinite possibilità di reinterpretare il corpo e l’identità femminile.

ITALIA
Il Museo Effimero della Moda
Dove? Palazzo Pitti a Firenze
Quando? Dal 13 giugno al 22 ottobre
Perché? Cinque mesi per esplorare da vicino i meccanismi della moda e valutarne l’essenza più intima. Il Museo Effimero è l’occasione per aprire gli archivi e prendere visione delle collezioni della Galleria del Costume e della moda. La mostra presenta un allestimento e dei contenuti tematici inediti, mettendo in esposizione opere del XIX e del XX secolo che raccontano momenti indimenticabili della storia del costume e della moda.

FRANCIA
Balenciaga, l’ouvre au noir (Balenciaga, working in black)


Dove? Al Musée Bourdelle di Parigi
Quando? Dall’8 marzo al 16 Luglio
Perchè? La mostra rende omaggio allo stilista degli stilisti, Cristòbal Balenciaga. La mostra risuona con i toni neri di questo alchimista dell’alta moda. I pezzi iconici della maison sono esposti in calchi di gesso nella Great Hall e molti altri nelle sale del Bourdelle. La grande ispirazione dell’artista è stata il nero, analizzato in tutte le sue molteplici sfaccettature: opaco, scintillante, brillante, trasparente, vibrante. La mostra si sviluppa secondo tre sezioni fondamentali: “Silhouettes & Volumes”, seguita da “Noirs and Lumièrs“ e da “Noirs and Couleurs”. Con pizzo, velluto, pelle, taffetà di seta e tessuti preziosi, rigorosamente in nero, Balenciaga realizzava outfit da giorno e da sera, abiti per i cocktail party, creava giacche, boleri e tanto altro.

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Cinema e moda complici nel nuovo revival

Café Society courtesy of Warner Bros. Pictures

Realtà e finzione, passato e presente, mito e quotidiano non sono termini di una dicotomia ma di un’endiadi. Lo conferma il fatto che il cinema che fa volare la nostra fantasia e la moda che appartiene al nostro vissuto reale, intrecciano i loro ruoli sempre più spesso, soprattutto per definire personaggi maschili che abbiano una solida credibilità, preferibilmente ambientati nel passato. Non a caso il vintage futuribile è la grande tendenza del gusto e del costume attuale e infonde nuova linfa non solo nella vita, ma anche in alcuni film sul grande schermo. Sull’onda di questo tormentone che volge lo sguardo al futuro con un occhio legato al passato e a un mondo a volte fantastico ricreato sulla base di spunti fumettistici collegati alla realtà attuale, le liaison fra moda maschile e cinema sono state e sono tuttora molteplici. Armani ha creato il guardaroba di Richard Gere per il film ‘American Gigolò’ manifesto della nuova virilità anni ‘80 e ha trionfato a Hollywood con i costumi del film ‘Gli intoccabili’, che si rifà all’epoca di Al Capone. Neanche una decade prima Ralph Lauren, negli anni ’70, rilanciò lo stile rétro dei ruggenti ’20, disegnando gli abiti di Robert Redford per ‘Il grande Gatsby’, che recentemente sono stati ideati da Brooks Brothers per il remake del film con Di Caprio. Poi c’è anche chi dall’ufficio stile di grandi maison è passato a dirigere film, transitando dietro la macchina da presa: è il caso del visionario texano Tom Ford, vincitore con il film da lui scritto e diretto ‘Animali Notturni’, del Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia 2016, un riconoscimento importante per un cineasta alla sua seconda prova, dopo l’esordio con il multi premiato ‘A single man’ del 2009. Anche in questa seconda avventura, che forse condurrà i suoi attori protagonisti Amy Adams e Jake Gyllenhaal a vincere gli Oscar come migliori attori protagonisti, Ford ha voluto avvalersi della costumista Arianne Phillips, che ha collaborato spesso con Madonna e ha firmato già il guardaroba dei protagonisti di Kingsman con Colin Firth, tutto incentrato sulla sartorialità inglese di Savile Row. Il sequel sarà svelato nelle sale nel 2017 e prevede ancora i costumi della Phillips sul set. In ‘Animali notturni’, ambientato nel Texas e a Los Angeles, un film in cui la stessa idea di mascolinità si trova messa in discussione attraverso la visuale del protagonista, come osserva la Phillips, “Tom capisce che c’è un rapporto tra quello che indossiamo e la nostra identità”. E così gli abiti di scena diventano una seconda pelle alimentando una sorta di spirito di emulazione nello spettatore, incantato dalla visione estetizzante del regista, molto apprezzata in ‘The single man’ dove l’elegantissimo Colin Firth appariva un dandy anni ’60. Due film molto romantici e ambientati negli anni ’30, ‘Genius‘ di Michael Grandage e ‘Café Society‘ di Woody Allen, rinnovano l’alchimia fra cinema e moda maschile esaltando il ruolo del passato come guida e chiave di lettura del presente. Nel primo film i cappelli Borsalino anni ’30 e i cappotti doppiopetto con i revers a lancia di Colin Firth fanno da contrappunto agli abiti elegantemente sciatti e quasi logori di Jude Law nel ruolo di Thomas Wolfe, mentre in Café Society si descrive la mondana frivolezza della società dell’epoca jazz. Il film, che si svolge fra New York e Los Angeles, presenta il protagonista Jesse Eisenberg infilato in giacche da smoking immacolate, pantaloni a vita alta e con al collo cravatte ampie nel segno di un’esibita ed edonistica ricercatezza tipica di un’epoca dominata dallo charme del playboy da silver screen. E per chiudere il cerchio, non è raro vedere casi di attori che anche al di fuori dal set scelgono i canoni di un’eleganza un po’ vintage, ma in fondo senza tempo. Benedict Cumberbatch che sul set di ‘Doctor Strange‘ sfoggia un ampio mantello rosso molto costruito e icastico per far sognare le platee, sul tappeto (sempre rosso) sa interpretare abilmente la modernità di un completo blu scuro di Giorgio Armani Made to Measure che agli anni ’30 si ispira da sempre.

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Moda dal mondo: Portugal Fashion Week

Si è chiusa con successo e crescente entusiasmo la 39ima edizione di Portugal Fashion, uno dei più importanti eventi fashion della Penisola Iberica degli ultimi vent’anni, che mostra la capacità produttiva e creativa portoghese, puntando i riflettori anche sui giovani talenti, grazie al progetto Bloom. Quest’ultimo consiste in una piattaforma sperimentale creata nell’ottobre 2010 che mira a supportare, promuovere e pubblicizzare promettenti stilisti portoghesi, i quali, come suggerisce il nome Bloom, sbocciano, fioriscono e poi risplendono sulle passerelle, contribuendo a diffondere a livello internazionale un’immagine creativa e moderna della nazione. Questa piattaforma è stata fortemente voluta da Portugal Fashion e il suo successo si deve all’attenta supervisione del professore e designer Miguel Flor, che si occupa di selezionare gli stilisti e fornisce il suo prezioso contributo alla progettazione delle sfilate.

Tra gli altri emergenti da tenere d’occhio è Estelita Mendonça, che si è diplomato alla Fashion Academy di Porto. Le sue collezioni sono state presentate al Bloom Space del Portugal Fashion fin dall’inizio, nell’ottobre 2010. È stato vincitore dei Fashion Awards Portugal nel 2012 nella sezione Nuovi Talenti e nel 2015 ha ricevuto una speciale menzione dall’International Fashion Showcase e un premio nell’ambito di Prémios Novos nella categoria Fashion. Una moda che guarda molto alle istanze sociali, tradotte con un linguaggio casual ma ricco di dettagli e materiali inusuali.

Eduardo Amorim ha presentato la collezione “Seattle Mes” che rappresenta l’atteggiamento di sfida del Grunge degli anni ’90 applicato a questo modo contemporaneo in continuo cambiamento e che mette tutto in discussione. I modelli oversize ritraggono un’andatura e una posa scomposte, le rifiniture sono volutamente imperfette e i tessuti sono tinti attraverso processi naturali.

Tra i giovani designer che hanno debuttato è David Catalán che con la sua collezione “Forget about it” che offre una sorta di oasi dove rifugiarsi per sfuggire alle triviali questioni della vita quotidiana, uno spazio unico dove confluiscono contemporaneamente atmosfere più leggere e più pesanti. Total look stampa si alternano a colori neutri e delicati, oltre al total black e white, maglie e pantaloni esaltati dalle lavorazioni a traforo.

Hugo Costa è un giovane designer di 29 anni che, grazie alla piattaforma Bloom di Portugal Fashion, fin dall’ottobre 2010 fa sfilare sulle passerelle le collezioni che portano il suo nome. Già vincitore di numerosi premi internazionali, come “Best Male Coordinate” per due anni consecutivi, nel 2009 e nel 2010, e del “Children’s Fashion” nel 2011, quest’anno ha debuttato a livello internazionale come stilista alla Fashion week maschile parigina, con il supporto di Portugal Fashion.

Tra i brand menswear consolidati e vera star della Portugal Fashion è Miguel Vieira, designer che produce le sue collezioni dal 1988, un talento che è stato riconosciuto a livello internazionale da diversi premi importanti, come il “Golden Globe for the Best Fashion Designer”. A settembre di quest’anno ha debuttato alla New York Fashion week con Portugal Fashion. La sua collezione “Out of Africa” è una vera e propria immersione nei colori e nei profumi dell’Africa: grafismi tribali, reminiscenze di tramonti mozzafiato ed elementi naturali, come camouflage di animali che ricordano la bellezza maestosa del continente africano. Una collezione uomo luxury e sofisticata sia nei tessuti, sia nei tagli.

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Moda di Carta: le opere di Isabelle de Borchgrave a Villa Necchi Campiglio grazie al FAI

Sarà la splendida cornice novecentesca di Villa Necchi Campiglio, in via Mozart a Milano, a ospitare la mostra Moda di Carta, con oltre trenta abiti realizzati interamente in carta dall’artista e stilista belga Isabelle de Borchgrave. Organizzata dal FAI e curata da Angelica Guicciardini l’esposizione, che aprirà il 20 ottobre prossimo e chiuderà il 31 dicembre 2016, si colloca nell’ambito dell’iniziativa Manualmente, espressione dell’impegno dell’ente tutelare sulla ricerca, salvaguardia e valorizzazione dell’artigianato artistico, quest’anno incentrato sulla scoperta e rivalutazione della carta, materia dalle “mille vite”, multiforme e versatile.
A patrocinare l’evento la Regione Lombardia, il Comune di Milano e la Camera Nazionale della Moda Italiana. La mostra è stata realizzata anche grazie al contributo di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, main partner, e di Comieco Consorzio Nazionale per il riciclo di carta e cartone – sponsor dell’iniziativa – e si integra nel progetto di Expo in città.
L’accurata e varia selezione di modelli, che passano dai tailleur di Dior ai colorati kimono giapponesi, si inserisce perfettamente nei saloni della villa, ideata e realizzata dall’architetto Piero Portaluppi tra il 1932 e il 1935. Queste fedeli riproduzioni cartacee sono frutto di una capillare ricerca dell’artista di quegli abiti che, tra la fine dell’Ottocento e la metà del Novecento, hanno segnato la storia del fashion system, inoltre sono anche il frutto di una scrupolosa sperimentazione di quasi quarant’anni da parte della stilista, i cui materiali e le tecniche di lavorazione riescono a trasformare un elemento semplice e pregiato come la carta in vere e proprie opere d’arte, già esposte nei più importanti musei del mondo. Inoltre, grazie a questa mostra, è possibile osservare, nello spazio espositivo del sottotetto, l’allestimento del laboratorio da dove tutto prende vita.
La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Skira, realizzato grazie al sostegno di Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte e arricchito da un progetto fotografico speciale realizzato da Guido Taroni per il FAI.

Moda di Carta. Opere di Isabelle de Borchgrave.
Villa Necchi Campiglio, Via Mozart 14, Milano

Da mercoledì a domenica dalle ore 10 alle 18.

www.villanecchicampiglio.it

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La Vendemmia di Sutor Mantellassi

È tempo di vendemmia anche in via Monte Napoleone. La regina del Quadrilatero della moda milanese si tinge dei colori caldi dell’autunno e dei sapori dei frutti viticoli per regalare un’esperienza sensoriale unica, che vede affiancate le grandi maison del lusso alle migliori cantine internazionali. Due mondi che si uniscono in un gioco alchemico di eccellenze, dove la moda celebra il vino. È questa La Vendemmia, promossa dall’Associazione MonteNapoleone e giunta alla settima edizione. Importante la partecipazione delle boutique all’evento, così come l’affluenza in termini di pubblico, che ha affollato le vie della moda meneghina all’inaugurazione. Tra i protagonisti assoluti la boutique Sutor Mantellassi, in via Monte Napoleone 3 che, grazie alla collaborazione con Cusumano, storica cantina siciliana, ha offerto agli oltre quattrocento ospiti di giovedì sera il 700 Brut, con Pinot Nero in purezza e il Blend Noà (Nero d’Avola 40%, Merlot 30%, Cabernet Sauvignon 30%) fiori all’occhiello dell’azienda vinicola. Non solo le papille gustative, è anche la vista a trovare appagamento nella boutique dello storico brand fiorentino, dove passato e presente si mescolano. “La collezione Sutor Mantellassi autunno-inverno 2016/17, prende ispirazione dalle architetture alpine che Edoardo Gellner progettò a Cortina D’Ampezzo e nel Cadore negli anni della Dolce Vita – spiega il direttore Stefano Bergamini – con atmosfere essenziali, geometrie minime e allo stesso tempo maestose, quasi un omaggio alla natura e alle montagne che le ospitano”.

Photo Credit: Fabrizio Di Paolo

www.sutormantellassi.com

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BALLY presenta la CAMPAGNA PUBBLICITARIA AUTUNNO-INVERNO 2016

Per la ADV Campaign dell’Autunno – Inverno 2016, Il Direttore Creativo di Bally, Pablo Coppola, ha scelto di collaborare con il giovane fotografo di Londra Jack Davison.
Un nuovo approccio (un diverso cast con molteplici modelli) per cogliere l’essenza di un gruppo composto da personalità diverse: Davison li ha portati tutti sullo stesso livello e ne ha catturato la reale essenza.
Questo dinamismo contemporaneo viene portato in vita da otto modelli provenienti da differenti generazioni. La celebre Guinevere Van Seenus è affiancata dal diciasettenne Finnlay Davis e dalla modella olandese quindicenne Ina Maribo Jensen.
Realizzata a Londra presso gli Sunbeam Studios nell’Aprile del 2016, gli scatti della campagna catturano la vera essenza delle vibrazioni che si percepiscono nello studio di un’artista e di quell’eccentrico stile di vita tipico degli anni Settanta. A partire da Settembre la campagna sarà divulgata sulle principali testate di moda e lifestyle a livello globale, online e sui social media.
Nell’edizione AW16 del Bally Journal verrà inoltre pubblicata un’intervista condotta da Pablo Coppola al fotografo.

www.bally.it

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Emporio Armani lancia la campagna advertising autunno/inverno 2016/2017

Pareti di cemento, texture tattili e scabre, una scaffalatura riempita di libri, una scala di metallo e un divano di pelle dalle linee moderniste: sono tutti gli elementi di una rappresentazione insieme scarna e intensa, realizzata a Milano dal fotografo Lachlan Bailey.

La fisicità dei modelli (Luna Bijl, Damaris Goddrie, Ophelie Guillermand, Jordy Baan e Kit Butler) è spontanea e rilassata, le immagini esprimono una nonchalance urbana che rinnova il senso di appartenenza da sempre associato a Emporio Armani.
Le fotografie descrivono un ambiente raccolto: forse un club underground, situazioni di socialità metropolitana senza una precisa caratterizzazione geografica, fluida e intima, un non-luogo di spiriti simili.

www.armani.com

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SS17 by Sankuankz: arte e moda in cerca di risposte

Il cosmo e la religione come elementi che dialogano, s’intrecciano e cercano risposte: fin dai tempi più antichi l’uomo osserva e conserva questi due punti cardinali, uno interno, l’altro esterno, e ne richiede spiegazioni: la collezione SS17 di Sankuanz, che magistralmente dialoga insieme al quotatissimo artista cinese Xu Zhen, usa come ispirazione proprio il mondo intimo della religione cosmologica.

Se Xu Zhen ha cercato, con la vibrante opera di Safe House A – installazione di una tipica tenda da campeggio pieghevole che rappresenta una chiesa gotica, evidente metafora della vulnerabilità della fede quando non ha una comunità o un gruppo a sostenerla e deve sopravvivere da sola – di dare una chiave di lettura visuale al binomio devozione – universo, cosi il designer rivelazione della recente edizione milanese di White ha progettato una serie di capi che è un mix di elementi presi dalle uniformi militari, accenni pop e cultura hip-hop.

Il camouflage è un guizzo grafico che ricorre in tutta la collezione: le tute sono arricchite da diversi stemmi ricamati adattati dai loghi della NASA, la cultura aeronautica e il mondo dello spazio che, come suggerisce Sankuankz, con lo sbarco sulla luna e le mirabolanti imprese successive, ha creato sempre più l’idea di un territorio in infinita espansione, un mondo senza limiti. Dove la religione, paradossalmente, rimane in un unico luogo interno alla mente umana.

Sankuanz usa materiali high-tech come il dyneema, la fibra aramidica, fibra di cuben trasparente e nastri adesivi: l’artigianato astronautico è messo così in evidenza con accessori meccanici in metallo, creando la sensazione di una sorta di collezione fatta davvero per andare nello spazio.

Le forme dei capi sono lunghe, abbondano le grandi dimensioni e i trench o gli abiti in monocromatica in bianco e nero sono una vera e propria firma del designer: come le tute da aviatore rivisitate in chiave simil-tunica da monaco tibetano, che danno alla collezione un elemento cerimoniale religioso.

Dare una spiegazione definitiva dello sconosciuto, impersonare i concetti della Safe House, usare gli abiti come mezzi per avvicinare le distanze e fonderle in una dimensione ultraterrena: è la poetica creativa di Sankuanz.

www.sankuanz.com

Credit by Giannoni Giovanni

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Dsquared2 apre il secondo store nel cuore di Parigi

Dopo l’opening del primo flagship nel 2011 in Rue Saint-Honoré, Dsquared2 apre il secondo monomarca a Parigi.
La nuova boutique si trova nell’esclusiva Rue de Grenelle angolo Rue des Saint-Pères nel cuore della Ville Lumière, sulla sofisticata Rive Gauche.
Il progetto della boutique rispecchia il nuovo concept ideato da Dean e Dan Caten, fondatori e direttori creativi Dsquared: la struttura di 225 metri quadri, si sviluppa su due piani e si accede da due ingressi.
I dettagli d’arredo includono mensole degli espositori in vetro champagne con profilo nero. L’area donna è caratterizzata da poltrone in velluto rosa e tappeti in lana e seta giallo ocra mentre la zona uomo da poltrone in pelle nera e tappeti in lana e seta marrone.
Presso la boutique si possono trovare tutte le collezioni iconiche Dsquared2: al piano terra l’uomo- comprensivo di collezione classic sartoriale – e gli accessori donna.
Al primo piano l’abbigliamento donna – comprensivo della capsule di abiti da cocktail e da sera – e la collezione bambino. 

www.dsquared2.com

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ECLECTICAL SUMMER BOY

Classicità, comfort e ironia, quest’estate sdrammatizziamo i nostri look con abbinamenti di colore, stili e tessuti non convenzionali.

Photography | Giorgia Fanizza
Stylist | Orsola Amadeo
Model |  Matthew Moll @Fashionmodel

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ON STAGE!

 

Photography | Francesco Cavicchioli
Stylist | 3
Stylist’s assistants | Enrico Dal Corno, Carlotta Sorrentino
Grooming | Laura Marrazzo
Model | Tommaso Cataldi @YouWayManagement
Thanks Martina Bentivogli

 

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