Federico Fellini influencer cubed

FELLINI E LA MODA- PERCORSI DI STILE DA CASANOVA A LADY GAGA
AUTOR|GIANLUCA LO VETRO
PUBLISHED BY|MONDADORI BRUNO

Geniale, poliedrico, visionario: in una sola parola un poeta-sognatore che ha inventato e re-inventato la favola del cinema italiano, facendone lo specchio di un immaginario fervido e vertiginoso che è un po’ l’esegesi stilizzata del nostro vivere. Tutto questo è stato ed è ancora Federico Fellini, osannato in tutto il mondo non solo per la sua eccezionale maestria nel creare pellicole indimenticabili, ma anche e, soprattutto, per costruire e manipolare un immaginario che ha avuto e continua ad esercitare un forte ascendente anche sulla generazione Y. Tanto che, se fosse ancora in vita, oggi suo malgrado sarebbe definito insieme alla formidabile Giulietta Masina un grande e ineffabile ‘influencer’, per usare il lessico dell’era digitale.
Difficile identificare in poche righe tutti gli stilisti, i designer, gli artisti e in generale i creativi ‘influenzati’ dalla sua vena immaginifica e onirica, capace di evocare interi mondi. In attesa di leggere il nuovo libro ‘Olimpo’, a cura di Rosita Copioli, in uscita nel 2017, in cui Fellini ripercorre gli archetipi della nostra immaginazione – suo tratto artistico distintivo e magistrale – con la libertà fantastica e l’intelligenza critica del grande romanziere ,svelando gli addentellati fra il grande cineasta e il mondo del costume e della società del suo tempo e soprattutto del nostro, l’iperbole del genio proteiforme felliniano è il soggetto centrale delle 148 pagine del volume ‘Fellini e la moda – percorsi di stile da Casanova a Lady Gaga’, pubblicato da Bruno Mondadori e scritto dal giornalista, studioso e docente universitario Gianluca Lo Vetro. L’autore riesce a cogliere, basandosi su alcuni riferimenti iconici, le connessioni della poetica felliniana con l’attualità, catturandone la longevità espressiva. Le propaggini di questa visione dell’estetica e della società arrivano fino al mimo Lindsay Kemp, che ha influenzato la gestualità di scena e le pose di David Bowie, ma anche le performance di Leigh Bowery, che tanto scandalo provocarono fuori dai circuiti underground degli anni Ottanta, fino a influenzare il make-up delle modelle di una memorabile collezione di Alexander McQueen. Felliniano, a dir poco, è sempre John Galliano. Il geniaccio di Gibilterra ha architettato collezioni che sono palesemente ispirate a Fellini soprattutto quando, mandando sulla passerella per la haute couture di Dior delle donne-prelato, ha reso omaggio in modo dissacratorio alla sfilata degli abiti talari tratta da un indimenticabile passaggio del film ‘Roma’. L’immaginario felliniano e la sua eco sono molto pervasivi nell’opera psichedelica e sopra le righe di David LaChapelle, come nei film di Terry Gilliam e di Paolo Sorrentino oltre che, naturalmente, nei modelli di Dolce & Gabbana, che nel loro universo creativo richiamano sia Anouk Aimée e il suo tubino nero sia le curve dell’ubertosa Anita Ekberg, eterna incarnazione della Dolce Vita.

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5 accessori intelligenti

Amate viaggiare, scoprire luoghi e posti nuovi. Appena avete la possibilità di prendervi una piccola pausa dalla routine quotidiana, prenotate un biglietto aereo e via, all’avventura. Anche se preferite non rinunciare all’innovazione. Abbiamo raccolto alcuni tech toys apposta per voi.

SleepPhones. E’ una fascia da mettere sulla testa, prodotta dall’azienda AcousticSheep con sede negli Stati Uniti. Dal suo interno uscirà il suono che preferite. Il costo è di 39,95 dollari.

Lifestraw. Progettata dalla svizzera Vestergaard Frandsen, è un dispositivo che consente di filtrare l’acqua grazie alla presenza di fibre cave, con pori delle dimensioni di 0,02 micron. Si passa dai 26 euro del Lifestraw “personale” ai 104 della versione “famiglia”. Acquistabile sul sito ufficiale.

Scrubba. Una lavatrice portatile e soprattutto ecologica, costituita da un sacco impermeabile e pieghevole che va riempito con acqua e detersivo, più ovviamente i capi che intendete lavare. Poi, basta appoggiare Scrubba su una superficie rigida e strofinare tutto a mano. Prodotta dall’omonima azienda australiana, è acquistabile sul sito ufficiale al costo di 55 dollari.

Modobag. Una via di mezzo tra un trolley e un monopattino, se così possiamo definirlo. Modobag è una valigia motorizzata prodotta dall’omonima startup di Chicago, che possiamo guidare semplicemente sedendoci sopra a cavalcioni. Raggiunge una velocità massima di 13 chilometri orari e sarà venduta a inizio 2017 al prezzo di 995 dollari (ma il costo varia in base al modello).

Thermacell. Se avete in programma un viaggio nei mesi più freddi dell’anno ecco le solette Thermacell, prodotte dalla statunitense Schawbel Technologies. Acquistabile sul web a prezzo variabile (65 euro circa).

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THE SCENT OF A COGNAC

Due pilastri della cultura francese si incarnano in Frapin. L’antica maison da secoli delizia il palato degli amanti del cognac, Re Sole compreso, e da una decade l’olfatto degli appassionati di fragranze artistiche. Da 20 generazioni Frapin – una delle più antiche famiglie di Francia – produce cognac, precisamente dal 1270, e lo fa così bene che, nel 1697, Luigi XIV conferì a Pierre Frapin anche un titolo nobiliare. A capo dell’azienda, il cui headquarter è il castello Fontpinot, oggi c’è Jean-Pierre Cointreau, figlio di una Frapin e di Max Cointreau, dell’omonimo liquore. Nel 2002 al business di famiglia si è aggiunta una linea di profumi che si ispira all’heritage della maison, caratterizzata dagli altissimi standard qualitativi che la contraddistinguono. David Frossard, creative director di Frapin Perfume ci parla delle fragranze, ma anche degli apprezzati Millésime.

Cognac e profumi. Qual è il legame?
Cognac e profumi sono due dei pilastri della cultura francese, in più hanno la fase di distillazione in comune. Il cognac è un blend fatto dal maître de chai, che mescola note diverse fino ad arrivare a ottenere il sapore finale. Un capolavoro creato con il suo naso e gusto, proprio come il profumiere costruisce un profumo grazie al suo “naso”.

La più antica bottiglia di cognac conservata nel castello di Fontpinot.
Ne abbiamo diversi che hanno più di 100 anni.

Il best seller.
I Frapin Millésime sono noti per essere i migliori Millésime e i migliori liquori.

I cognac Frapin si sposano perfettamente con …?
Cioccolato e sigari di sicuro. Il Cognac Frapin ha un profumo caldo, di vaniglia, miele, noci, sfaccettature floreali e anche note fruttate. Il gusto è sottile e raffinato, ma nello stesso tempo rotondo e potente. Senza essere forte.

Tra i profumi di Frapin c’è qualcuno che si ispira a un particolare cognac della maison?
Sì, 1270. Trae ispirazione da un vecchio e mitico vino, che veniva utilizzato prima del XX secolo per creare un cognac che si chiamava “La Folle Blanche”. Il nome del profumo è la data in cui la famiglia Frapin, una delle più antiche di Francia, si stabilì nella regione di Charente. Anche ifamoso scrittore francese François Rabelais, ne faceva parte, ed esiste ancora un cuvée che porta il suo nome. La sua figura ha ispirato uno dei nostri profumi, l’Humaniste. Il best seller tra i profumi Frapin. 1270 e l’Humaniste. Il primo è una fragranza calda con note di miele vanigliato e ananas fruttato. Il secondo è fresco e speziato con note di pepe, gin e un accordo di peonia.

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Due nuovi prodotti che faranno la felicità degli amanti dei profumi

Non tutte le fragranze hanno la stessa durata una volta spruzzate. L’Eau De Toilette ha meno persistenza di un Eau de Parfum, la colonia é ancora più leggera; tutto dipende dalla concentrazione di alcol ed essenza. C’è poi il fattore pelle, su alcune persone i profumi permangono di più che su altre, le stagioni e altre piccole varianti. Sta di fatto che tutti quanti sognano un profumo long lasting, l’equivalente del makeup waterproof che resiste al sudore e all’acqua. Un sogno pronto ad avverarsi. E’ stato da poco lanciato sul mercato americano Linger, un primer per profumo, inodore e incolore che si indossa sotto ogni fragranza. Alle creatrici, una delle quali ha lavorato nel mondo del beauty pert Prada, Lancome, e Clarins, ci sono voluti tre anni di ricerca prima di arrivare alla formula finale. Come il primer, che é indispensabile per la tenuta del fondotinta, Linger funziona formando una barriera ma tra il profumo e gli oli naturali della pelle e il sudore, i quali nel caso del makeup abbattono il pigmento, nel caso del profumo le particelle. Grazie allo  scudo polimero siliconico Linger mantiene le molecole di profumo sospese leggermente sopra la pelle, in modo che non entri in contatto direttamente con gli oli e sudore. Linger idrata la pelle ed è privo di alcol, dal momento che la pelle secca e disidratata è in grado di assorbire la fragranza più rapidamente di quella idratata. Il 70 per cento di chi l’ha testato ha riscontrato che la fragranza è durata più a lungo. Di questi, il 66 percento ritiene che la fragranza sia durata da tre a cinque volte più a lungo. Non è l’unico prodotto sul mercato che prolunga la durata di un profumo. Sempre ispirato al mondo del makeup c’è FragranceLock un fissatore da spruzzare sul profumo, una volta che é asciugato, che utilizza un copolimero resistente all’acqua e aiuta a far si che il profumo non svanisca nel corso della giornata. Linger rispetto a FragranceLock ha il pregio di bloccare il sudore e le tracce oleose rilasciate dalla pelle.

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Elliott Erwitt a colori: Il maestro americano arriva a Genova

Las Vegas, Nevada, USA 1957 © Elliott Erwitt/MAGNUM PHOTOS

E’ la prima grande retrospettiva di immagini a colori del celebre fotografo americano: un evento più unico che raro che vede protagonista il grande Elliott Erwitt. Considerato dalla critica come il fotografo della commedia umana, perché ha saputo raccontare gli ultimi sessant’anni di storia e di civiltà contemporanea cogliendone sia gli aspetti drammatici che quelli più divertenti, ora si presenta per la prima volta in tutte le sue sfumature.
La mostra Elliott Erwitt Kolor, che sarà ospitata dall’11 febbraio al 16 luglio a Genova nello splendido Palazzo Ducale, promette un percorso sorprendente scandito in 135 scatti che lo stesso fotografo ha selezionato personalmente. Marilyn Monroe, Fidel Castro, Che Guevara, Sophia Loren, Arnold Schwarzenegger, sono solo alcune delle celebrità colte dall’occhio tagliente ma empatico del suo obiettivo ed esposte in mostra. Il percorso espositivo si conclude con una sezione multimediale che comprende la proiezione di due filmati che documentano la sua lunga carriera di autore e regista televisivo e una video collezione di alcune delle sue più significative fotografie in bianco e nero. Da non perdere.

Elliott Erwitt
Kolor
Sottoporticato di Palazzo Ducale – Genova
11 febbraio – 16 luglio 2017

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A.I. Artisanal Intelligence: creatività di nuova generazione

Dissertazioni sul ruolo del creativo e della creatività oggi, ossia di come la stratificazione e la compresenza di epoche, culture e linguaggi riescono – o no – a convivere. Senza offrire su un piatto d’argento la scusa per dire che tutto è già stato inventato. È questo lo spirito retro-futuristico – più futuristico che retrò, a dire il vero – che ha accompagnato questa edizione di AltaRoma e i suoi progetti speciali come A.I. Artisanal Intelligence, realizzato grazie al sostegno di Fidenza Village e in particolare alla lungimiranza di  Desirée Bollier, Chairman di Value Retail. Ed è cercando proprio nel DNA della kermesse che emerge la chiave di interpretazione del fenomeno: far convivere in un unico calendario i nomi più longevi dell’alta moda capitolina (da Renato Balestra a Gattinoni) e le “nuove leve”. Un’operazione frutto di una profonda e cosciente attività di ricerca, che oggi per dirlo in inglese definiremmo scouting. Ma facciamo uno sforzo di italianità e chiamiamola ricerca, perché questo è il messaggio più forte che trapela tra le vie di Roma in questi giorni. Si parla infatti di una “scuola romana” – come l’ha definita la studiosa di moda Maria Luisa Frisa in un incontro – talk – con Silvia Venturini Fendi (erede dell’omonima casa di moda) e Pierpaolo Piccioli (direttore creativo di Valentino), che rifugge dalle logiche esterofile e vede nel saper fare italiano un orgoglioso punto di distacco dagli altri concorrenti, francesi in primis. Con un passato tanto glorioso come quello della Capitale – in tutti i settori, dall’arte alla moda – due sono le opzioni: o lasciarsi paralizzare dal peso del passato o trovare una via di uscita che parla di futuro. Roma, come spesso accade, ha trovato una sua via, fuori dagli schemi. Sempre secondo M. L. Frisa possiamo parlare per la creatività capitolina di “serenità creativa”, uno stato di attività mentale che, senza ansie da prestazione, si concede il lusso di creare abbandonandosi al flusso dell’esistenza e della bellezza. Una scuola di nuova generazione che non si lascia sopraffare dal passato ma ci dialoga, “trasgredendo deliberatamente la tradizione”. Un messaggio forte, che spiega bene la chiave lo spirito contemporaneo di maison ormai internazionali, ma che sono fortemente legate a Roma, come Valentino e Fendi. Esse detengono un vero e proprio patrimonio di segreti del mestiere made in Italy, che devono trasferire alle nuove generazioni attraverso nuovi codici e linguaggi.

IN CONVERSATION WITH AARON DIAZ

TOTAL LOOK ALL SAINTS

Dalle soap al cinema, passando per la musica, l’attore messicano si rivela un artista eclettico.

Sei davvero una persona multitasking, dalla recitazione al canto. Quando e dove hai imparato a interpretare tutti questi ruoli?
Mi piace esprimermi in modi diversi…recitare…cantare…dipingere…scrivere…sono tutte forme di espressione e non posso fare solo una cosa… Da quanto posso ricordare mi sono sempre annoiato a fare la stessa cosa, per questo mi piace sempre alternare tra una cosa e un’altra.

Tua madre è irlandese americana e tuo padre messicano, che influenza esercita questo mix su di te? Quali sono le tue città preferite e le fantasticherie su questi luoghi?
Le nostre origini significano molto…anche il luogo in cui si cresce influenza una persona. Mi sento fortunato ad avere i genitori che ho e a possedere questo mix genetico. Crescendo, ho trascorso gran parte della mia adolescenza in una bellissima città messicana chiamata San Miguel de Allende e in seguito dalla mia adolescenza in poi ho vissuto a Palo Alto nel nord della California. Non saprei dirti quali sono le mie città preferite perché sia il Messico sia gli Stati Uniti hanno città meravigliose, mentre l’Irlanda è verde e questo nei miei libri rappresenta la bellezza.

Hai recitato per molto tempo in molte soap opere diverse. Dal celebre teen drama Clase 406 a Talisman e molti altri… guardando indietro a queste serie, quali sono i tuoi ruoli preferiti? Cosa cambieresti?
Il primo personaggio in assoluto che ho interpretato avrà sempre un’importanza speciale per me. Le persone ancora parlano di questo personaggio tutto il tempo. Ha lasciato un segno nei fan e sicuramente ha lasciato un segno in me. Questo è successo 14 anni fa… non ho mai smesso di lavorare da quel giorno. E’ stato il personaggio a darmi l’opportunità di costruire una carriera.

Quali sono i tuoi registi preferiti che ti sono di ispirazione e con cui vorresti lavorare?
Ci sono molti grandi registi là fuori. È impossibile sceglierne solo alcuni, ma sono davvero orgoglioso dei film che stanno girando i migliori registi messicani. Certo, mi piace anche il cinema italiano…ovviamente ci sono molti film e registi italiani classici. Mi piace il lavoro di Sorrentino, è favoloso.

Sei stato nominato tra gli uomini più sexy del mondo. Cos’è sexy per te? Un suggerimento a tutti gli uomini per essere affascinanti.
Essere sexy e affascinante per me significa essere se stessi. Essere una persona buona. Essere gentile con tutti. Essere trasparente e onesto.

Come è capitata la campagna di intimo OVS?
Ho incontrato Bruno, il proprietario di Brave Models e gli ho detto che volevo apparire in una campagna di intimo. Un paio di mesi dopo ero a Londra a scattare la campagna. Così.

Quando hai incontrato Lola per la prima volta, cosa hai pensato di lei? Quando hai deciso di sposarla?
Quando ho visto Lola per la prima volta ho pensato wow… la mia bocca si è spalancata e non potevo distogliere lo sguardo da lei. Ho deciso che l’avrei sposata in quel momento esatto.

Com’è il tuo giorno tipico?
Ogni giorno è diverso, non importa se sto girando o se sono in vacanza. L’unica differenza tra quando sto lavorando e quando sono in vacanza sta nel fatto che quando sono in vacanza non indosso scarpe e solitamente sono nell’oceano.

Cosa non può mancare nella tua borsa quando viaggi?
Il passaporto.

Come definisci il tuo stile?
Unico (ride, ndr.)

Oltre al canto, quali sono le tue passioni?
Lo sport. Qualsiasi cosa che abbia a che fare con l’aria aperta.

I tuoi prossimi progetti e sogni per il 2017?
Continuare a divertirmi. I progetti arrivano al momento giusto. Devi solo essere pronto quando arrivano.

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UP IN THE SKY

Sporty vibes and technical apparel to champion in the city.

Photographer| Julien Boudet (Bleu Mode)
Stylist| Giorgia Cantarini
Model| Thomas Barry @2morrow models
Stylist Assistant| Orsola Amadeo
Photographer Assistant| Andrea Benedetti

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TAILORED TRAVEL: Nuovi modi di viaggiare

CANADA

“Stessa spiaggia, stesso mare”.Recitava, così, una famosa canzone, ma oggi questo tradizionalismo agli occhi del viaggiatore non esiste più. Se in passato, infatti, il rito prima della partenza era fare capolino in un’agenzia di viaggi e cominciare a sognare attraverso le offerte presentate, ora più che mai, il viaggiatore legge, si prepara, indaga, scopre, sceglie e prenota. Tutto, o quasi, in piena autonomia.
È un fenomeno che sta segnando il mondo del turismo ormai da qualche anno, perché i consumatori di viaggio, quelli che non si accontentano delle due settimane ad agosto, oggi hanno molti più strumenti per cucirsi il proprio itinerario addosso. Su tutti naturalmente il web, che la fa da padrone e che permette di scoprire nuovi modi di viaggiare, completamente tailor made. Per gli addicted il viaggio deve essere un’esperienza e non una pausa dalla routine quotidiana. Si passa dal couchsurfing ai viaggi di volontariato, agli scambi delle rispettive abitazioni o alle contaminazioni tra Airbnb e l’hôtellerie di livello, come l’idea inglese di Onefinestay (www.onefinestay.com). Si arriva anche al cosiddetto genealogytourism (la ricerca dei propri antenati e delle proprie origini), passando dall’eco-turismo e dal local-turismo.
Sull’onda di questo, ci sono sempre più realtà che si mettono a disposizione dei viaggiatori, facendo da ponte e da garante con piccole agenzie locali, permettendo di organizzare itinerari semplicemente straordinari, esattamente come nei sogni. “Travel like a local” dunque, come affermano i responsabili di Responsibletravel (www.responsibletravel.com).
Oltre alle più famose Cart’Orange (www.cartorange.com), i Viaggi di Atlantide (www.iviaggidiatlantide.it) o Earth (www.earthviaggi.it), un attore salito da poco su questo palcoscenico, ma che ha avuto una crescita straordinaria, è Evaneos (www.evaneos.it), una startup francese creata nel 2009 da due amici che non si riconoscevano nella standardizzazione del mercato. Ne abbiamo parlato con Eric, uno dei due fondatori, che ci ha raccontato che, esattamente come dal sarto, è possibile creare il prossimo viaggio da zero, come un blazer.

Cos’è Evaneos?
Il primo marketplace che connette i viaggiatori con dei tour operator locali esperti della loro destinazione. Abbiamo voluto creare una piattaforma che faciliti le connessioni tra esseri umani, viaggiatori che vogliono scoprire un Paese secondo i loro ritmi e i loro bisogni e professionisti del settore che abitano e conoscono la destinazione come le loro tasche e di conseguenza possono offrire un servizio personalizzato.

La differenza tra un turista e un viaggiatore?
Un viaggiatore, quando vede una strada, ha voglia di partire ed esplorarla; un turista, invece, non può farlo, perché il suo gruppo lo aspetta.

Il viaggio migliore?
Consiste nel sapersi creare delle occasioni che ci lascino a bocca aperta. È trovare davanti a noi qualcosa che non avevamo immaginato, è improvvisare incontri, è vedere delle cose vere.

Perché è così importante entrare in contatto con le realtà locali per organizzare un viaggio?
Se un viaggiatore prova a organizzare un viaggio con un vero esperto della destinazione, non vorrà più tornare indietro. L’operatore locale è l’equivalente di quell’amico a cui si domandano consigli sulle perle nascoste della destinazione. Oltre a questo, però, è anche una figura professionale il cui mestiere consiste proprio nel costruire viaggi su misura e può essere considerato un vero e proprio angelo custode, che si assicura che tutto vada per il verso giusto.

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Adidas EQT: ora come allora

Torna protagonista EQT, l’iconica sneakers firmata Adidas Original nata nei primi anni ’90 e, ora come allora, destinata a diventare iconica nel 2017. I designer del brand hanno studiato la nuova scarpa in tutto e per tutto, creando un mix di tecnologie e materiali innovativi, che non seguono volutamente nessuna particolare tendenza, ma ne sottolineano la comodità, la funzionalità e le qualità della scarpa stessa. È anche cambiata la colorazione originale, dal Sub-Green che aveva entusiasmato all’epoca, ora si passa a una nuova ed eccentrica cromia Turbo Red. Ancora una volta le strade di Berlino sono, come nel 1991, la cornice perfetta per le nuove EQT, scattate dal celebre fotografo Juergen Teller. L’obbiettivo di Teller racconta una storia sorprendente, reale e cruda, incentrata sulla nuova generazione, esattamente come aveva fatto venticinque anni fa quando, per la prima volta, erano comparse le Adidas EQT. Un vero e proprio status symbol che, a più di trent’anni di distanza, torna nel nostro guardaroba. Desiderabile come non mai.

www.adidas.it

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VICTORINOX Swiss Army presenta il nuovo modello I.N.O.X. Carbon

VICTORINOX Swiss Army, brand famoso per i coltellini svizzeri, aggiunge un modello alla sua linea di orologi: I.N.O.X. Carbon. Realizzato con lo stesso materiale utilizzato per proteggere le navicelle spaziali durante il rientro atmosferico, un composto di resina di carbonio. L’orologio mantiene le caratteristiche autentiche del brand ma grazie ai materiali impiegati, è adatto a performance elevatissime. Questo nuovo modello presenta una struttura rigida, resistente a graffi e urti, con proprietà ipoallergeniche. Nell’I.N.O.X. Carbon, la quhttps://www.victorinox.com/global/it/Prodotti/Orologi/c/TPalità è percepibile nel quadrante monoblocco, con indici e numeri stampati. L’imponente cassa prevede un’ulteriore protezione per i momenti di ogni giorno. Il cinturino-bracciale intrecciato in Paracord color nero -realizzato da Naimakka- è l’alternativa a quello classico in caucciù. L’architettura dell’orologio è curata nei minimi dettagli, dal formato militare dell’ora, al sottile effetto marmorizzato. É un pezzo che celebra l’eleganza moderna, rifacendosi al passato e accogliendo le sfide del futuro e dell’innovazione.

www.victorinox.com

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Unlock your Potential: una novità firmata Reebok

Reebok presenta Reebok CrossFit® Nano 7 e riconferma la sua leadership nella produzione di scarpe da training. L’impegno costante del brand per consentire un’evoluzione di Nano ha portato allo sviluppo di un nuovo modello dalla calzata più anatomica, adatta ad ogni atleta.Tra le caratteristiche innovative introdotte nella nuova release, l’avampiede presenta il Powerlaunch Toe Box, che garantisce massima stabilità, potenza nei movimenti e comfort. Il rinforzo sul tallone aumenta la stabilità del piede per compiere in tutta sicurezza ogni movimento durante il workout.

www.reebok.it

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Emporio Armani presenta la nuova campagna ADV per la stagione primavera/estate 2017

E’stata presentata la campagna Emporio Armani S/S 17, scattata a Roma da Lachlan Bailey.
Inquadrature en plein air, i pavimenti lastricati di sampietrini, le architetture monumentali, i lungotevere, sono scorci iconici dal respiro cosmopolita. In queste atmosfere dal sapore cinematografico si muovono i modelli Luna Bijil, Chiharu Okunugi, Roos Abels, Alessio Pozzi, Kit Butler, Mattia Harnacke. Sono ritratti in gruppo, come una gang sofisticata ed elegante. Si avverte una palpabile energia che comunica il senso di appartenenza che è nel DNA di Emporio Armani.

www.armani.com

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THE NEW FACES OF ITALIAN CINEMA

Una carrellata di volti ed espressioni cattura per i nostri lettori la neo generazione di attori italiani, in uno shooting fra moda e musica. Una serie di immagini di stile fra formale e streetwear colte sulle note di canzoni speciali scelte dai nove protagonisti. MANINTOWN ne ha fotografato i look, cercando di indagare sulle loro passioni e aspirazioni, alla ricerca di una nuova identità italiana fra cinema, televisione e teatro.

GIULIO BERANEK

Quale sarà la tua prossima avventura professionale? Puoi darci delle anticipazioni?Più cinema o teatro nel tuo futuro?
Spero che nel mio futuro ci sarà più cinema. Prossimamente sarò sul grande schermo con la commedia “Lasciati andare”, di Francesco Amato, con Toni Servillo, e con “Una questione privata”, dei fratelli Taviani, al fianco di Luca Marinelli. In TV invece è attesa la messa in onda di ‘Tutto può succedere 2’.

Quali sono le tue passioni maschili e come le vivi?
Gioco a calcio quando riesco a non farmi male e mi piace scrivere, sono due passioni che mi aiutano a rilassare il fisico e la mente.

Un capo e/o un accessorio must have del tuo guardaroba
I calzini.

Un luogo privilegiato o ideale per il corpo o per l’anima e la mente.
Il luogo ideale per me è il mare.

La canzone che ci hai indicato durante lo shooting e’ legata a qualcosa in particolare(‘Love will tear us apart’ dei Joy Division)?
La canzone che ho scelto nello shooting era la prima che mi è venuta in mente.

RIMAU RITZBERGER

Quale sarà la tua prossima avventura professionale? Puoi darci delle anticipazioni?Più cinema o teatro nel tuo futuro?
Ho appena finito di girare un cortometraggio da protagonista in Sardegna, per la regia di Enrico Pau.

Quali sono le tue passioni maschili e come le vivi?
Mi rifugio nella lettura o in un cinema possibilmente vuoto. Poi gli scacchi e le gare di corsa.

Un capo e/o un accessorio must-have del tuo guardaroba.
La camicia.

Un luogo privilegiato o ideale per il corpo o per l’anima e la mente.
La montagna.

La canzone che ci hai indicato durante lo shooting e’ legata a qualcosa in particolare(Toccata e Fuga in D Minore di Bach)?
La toccata e fuga è legata alla mia famiglia e in particolare a mio padre, che suonava l’organo.

ALESSANDRO SPERDUTI

Quale sarà la tua prossima avventura professionale? Puoi darci delle anticipazioni?Più cinema o teatro nel tuo futuro?
In questo momento sto girando un film per la regia di Michael Radford, “La musica del silenzio” sulla vita di Andrea Bocelli, con Antonio Banderas ed Ennio Fantastichini e altri big. In uscita su RaiUno c’è “Il Confine”, di Carlo Carlei, in cui sono un irredentista della Prima Guerra Mondiale.

Quali sono le tue passioni maschili e come le vivi?
Sono appassionato di colonne sonore e tecnologia, cerco di combinare le due cose e per hobby creo brani al computer. Amo lo sport, dalla palestra fino all’arrampicata e allo snowboard.

Un capo e/o un accessorio must have del tuo guardaroba
Un cappotto nero

Un luogo privilegiato o ideale per il corpo o per l’anima e la mente.
Il mio luogo ideale è un lago tra le montagne come il Lago Matheson in Nuova Zelanda, o anche il lago di Braies in Trentino.

La canzone che ci hai indicato durante lo shooting e’ legata a qualcosa in particolare(New Born dei Muse)?
È un brano misterioso e potente, di grande ispirazione, appartiene a un periodo molto incisivo della mia vita. L’ho ascoltato dal vivo a un festival in Inghilterra.

Il nuovo umanesimo secondo l’uomo che verrà

Semplicità, umanità, modestia, amicizia, fratellanza. Non è il manifesto di un clan o di una società segreta ma il complesso dei messaggi antropocentrici che sono circolati con dovizia nelle ultime sfilate uomo per l’autunno-inverno 2017-18. In passerella non è solo la giacca, sempre con spalle scese e coulisse in vita come un parka, a subire un processo di decostruzione. Destrutturata è anche la nuova identità maschile pure secondo Giorgio Armani, che da sempre professa una fede incrollabile nell’essenzialità e lo riconferma con la sua idea cool di una sciarpa che avvolge un braccio e fascia il busto. Semplice ma sexy. Ritornare a un linguaggio essenziale significa recuperare la verità e la modestia di un completo da artista bohémien in velluto a coste da alternare a una maglia con disegni da pittore naïf: è il Miuccia Prada pensiero che opta per una mascolinità un po’ acerba e ribelle a base di collane con conchiglie e pantofole di pelo. Giocano la carta dell’essenzialità che riporta in auge il montone in tutta la sua declinazioni anche Fendi e Dirk Bikkembergs dove è approdato Lee Wood. Silvia Venturini Fendi difende l’idea di un uomo molto moderno e gentile, amante del nylon reversibile spesso lavorato e accoppiato con la pelliccia, visone o shearling poco importa e degli accessori multitasking come lo zaino che può diventare sgabello. La vera eleganza che si nutre di sobrietà e di una nuova umanità circola anche nelle proposte maschili di Donatella Versace che alterna un lato più classico a uno decisamente selvaggio e quasi street mettendo insieme un cast multietnico “perché i ragazzi di varie parti del mondo devono dialogare fra loro”. Meglio allora disegnare per loro completi tailored snelliti ed epurati con belle borse da meeting d’affari alternativo, come quelli del Signor Finestra protagonista della serie televisiva ‘Vinyl’, dalla graffiante anima rock come quello della bionda anima creativa della Medusa. Da Dirk Bikkembergs Lee Wood, nuovo direttore creativo del brand distilla un guardaroba che sembra emulare Jil Sander anni’90 con una grande passione per la pelle spesso dark e per il montone che denuda le spalle, con abiti strutturati ed eleganti in colori chiari. Regale e signore del web e del grande e piccolo schermo è l’interlocutore privilegiato di Dolce & Gabbana che pensano a Cameron Dallas e a Lucky Blue Smith battezzati ‘nuovi principi’ con tanto di corona, fra i protagonisti di uno show faraonico nel cast e nella messinscena che ha premiato l’opulenza di abiti damascati e la vena funny di borse-zaino in peluche a forma di testa d’animale. Perché ciò che conta in un’epoca complessa come la nostra è giocare la carta dell’ironia e della leggerezza per sdrammatizzare il più possibile senza perdere di vista la necessità di uno storytelling solido e gravido di contenuti plausibili per il pubblico maschile.

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I saldi invernali di Triumph Motorcycles vanno…a tutto gas

Da oggi, nelle concessionarie Triumph Motorcycles aderenti, è possibile acquistare a prezzi agevolati (fino al 50% in meno rispetto al prezzo iniziale) i migliori pezzi delle collezioni Restore e Customisation del marchio inglese.
Must have della linea Restore sono le giacche in 100% pelle Paul e Penny. E ancora le t-shirt in cotone Capron, Harlan e Alexis o le felpe Ramsey e Liberty.
Per chi invece ama il mondo delle personalizzazioni, è la linea Customisation quella tra cui scegliere il proprio acquisto. Dalle t-shirt in 100% cotone e con stampe che celebrano lo spirito del vero motociclista fino alle felpe e ai capo spalla, i capi della linea sono perfetti da indossare sia in sella alla moto che nel tempo libero.

www.triumphmotorcycles.it

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LA NUOVA PIATTAFORMA B2B DEL GRUPPO PEPE JEANS

Pepe Jeans London sta al passo con l’evoluzione del mondo digital utilizzando una nuova piattaforma B2B per una strategia mirata in continuo progresso.
La soluzione è SAP Hybris Commerce, una delle piattaforme digitali più potenti in Europa che prenderà piede all’inizio del 2017 e si focalizzerà sul canale B2B del gruppo Pepe Jeans. Gli obiettivi sono quelli di migliorare il management del catalogo, incrementare l’efficienza della comunicazione, dare ai clienti il potere di organizzare direttamente i loro ordini e ottenere informazioni riguardo allo storico delle loro operazioni. Attraverso questa nuova piattaforma digitale, il processo delle relazioni con i clienti sarà interamente semplificato.

www.pepejeans.com

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Cinecult: Aquarius di Kleber Mendonça Filho

Intrigante bellissima, sfaccettata come non mai Sonia Braga in questo film ‘Aquarius’ di Kleber Mendonça Filho presentato in concorso a Cannes 2016, distribuito da Teodora Film , pellicola che ha fatto incetta di premi conquistando il box office, interpreta il ruolo di Donna Clara. Che è soprattutto un’appassionata sopravvissuta: a un tumore al seno e poi alla perdita dell’adorato marito che vediamo solo nel prologo del film ambientato negli anni’80. Tenace e coraggiosa la protagonista di questa storia, critica e compositrice musicale in pensione, affronta impavida i nuovi proprietari del palazzo in cui vive da cui prende il nome il film, un bellissimo edificio anni’40 che si erge sul lungomare di Recife di cui uno spregiudicato imprenditore immobiliare ha acquistato tutti gli appartamenti tranne quello della signora 65enne.
Il film sensuale, poetico e toccante si dipana fra nostalgia e senso della memoria costellata di una serie di oggetti che raccontano una storia-dalla credenza testimone di amplessi e vicende romantiche fino a una meravigliosa e monumentale collezione di dischi in vinile che Donna Clara tratta come simulacri e oggetti sacri quasi come metafora di un passato ineffabile-e la guerra fredda che la protagonista porta avanti contro i nuovi proprietari del palazzo e in particolare contro Diego, l’incaricato della società del progetto di acquisto e ristrutturazione che rappresenta il Brasile subdolo e corrotto. Ritratto di signora che incede pensosa sul viale del tramonto incerta del futuro vivendo sola e con grazia maestosa e fiera lontano dai suoi tre figli che talora si ricordano di lei. Ancora bellissima, la donna prova a intrecciare relazioni fugaci nel tentativo di sentirsi ancora ‘viva’ come quando era innamorata di suo marito. Onore al merito alla meravigliosa colonna sonora che accompagna le evoluzioni psicologiche del personaggio principale. Accanto a Sonia Braga un cast di giovani attori di talento, da Irandhir Santos a Maeve Jinkings, fino a Carla Ribas e Julia Bernat, Humberto Carrao e Barbara Colen.

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VINYL, MON AMOUR

GALACTIC SUPERMARKET RECORDS

Non più solo per gli estimatori del suono pulito e fresco, non più solo per i nostalgici che non riescono a dimenticare il loro passato, ma nemmeno solo più per i modaioli che, pur di stare al passo con quanto impone il mercato, si comprerebbero qualsiasi cosa. Per la prima volta in UK, con la fine del 2016, le vendite di dischi in vinile hanno superato il download e l’acquisto di album digitali. È solo il cielo della Regina a dar voce a queste ispirazioni? Pare di no. Sembra proprio che il vinile, per alcune delle etichette discografiche più importanti e anche per le generazioni più giovani, sia la strada maestra per tornare alla musica genuina, quella dei suoni liquidi, quella da collezionare, con l’inconfondibile rumore di fondo e un profumo tutto suo. Vero è che per alcuni musicisti la tecnologia del digitale può, invece, essere la chiave giusta per raggiungere la perfezione sonora. Uno su tutti, ad esempio, Neil Young, che ha lanciato sul mercato la sua proposta anti-vinile con un’ottima campagna di Kickstarter (5 milioni di dollari raccolti): Pono, ossia un lettore digitale con una risoluzione fino a 30 volte migliore rispetto a un mp3.
Sono, però, tanti gli artisti che hanno cominciato ormai da qualche anno a riportare il disco nero alla ribalta: Daft Punk, Adele, Ed Sheeran ad esempio, o Jack White che ha venduto negli USA in solo una settimana 40mila copie di un 33 giri. Diversi nomi altisonanti del panorama musicale internazionale, sempre più spesso, decidono di pubblicare sia in digitale che in analogico, alcuni addirittura sono già pronti a scegliere solo il secondo: voci di corridoio infatti, hanno recentemente fatto trapelare la notizia dell’uscita di un nuovo singolo in formato 45 giri, firmato The Smiths, che dovrebbe contenere due tracce mai pubblicate, un demo di “The Boy With the Thorn in His Side” e una nuova versione di “Rubber Ring”, una vera chicca per i fan del gruppo.
Sebbene rimangano gli scettici, il successo del vinile sta diventando sempre più una realtà solida, tanto da aver dato vita a nuove classifiche, Italia inclusa, e da aver dato libero sfogo a nuovissimi progetti commerciali. Su tutti, Vinylify, una startup olandese che ha pensato bene di usare un supporto storico, come il disco nero, per qualsiasi tipo di musica e, soprattutto, trasformare questo processo in qualcosa di romanticamente democratico: chiunque, infatti, può inviare le proprie canzoni digitali preferite, per vedersele tornare su un nuovissimo e personalissimo vinile da collezione. D’altronde, se nel 2014 “The Endless River” dei Pink Floyd è stato il disco venduto più velocemente dal 1997 e se ancora oggi quelli dei Led Zeppelin, ça va sans dire, primeggiano nelle classifiche, si tratta di un ottimo piano di business e di un atteggiamento lungimirante, non di pura follia né di strascichi di amarcord.
Intorno a ritrovi come Vinilmania a Milano, che con i suoi 30 anni di storia e 84 edizioni alle spalle continua a essere un punto di riferimento per gli appassionati di prime stampe e rarità; o case di produzione come Phono Press, anch’essa italiana e sul mercato da oltre 30 anni, che recentemente ha spostato la propria sede per fronteggiare l’aumento delle richieste (da 1.000/2.000 dischi al giorno a una produzione attuale di 6.000), la community virtuale ha creato anche delle piattaforme digitali, come VinylHub, per la mappatura mondiale di negozi, concerti ed eventi legati al mondo del vinile. Insomma, una dichiarazione d’amore che risulta paragonabile a quella degli instancabili difensori del libro.

WORLD VYNIL SPOT
SUBWAX BCN, BARCELLONA
Negozio di dischi, ma anche etichetta discografica, società di distribuzione e agenzia musicale. Specializzata in musica elettronica, reggae e dub, questo piccolo paradiso musicale alla Barceloneta conta circa 10.000 vinili di seconda mano.

RM360, SEOUL
Aperto nel 2011, questo piccolo negozio è un punto di riferimento per la variegata collezione di vinili di seconda mano che spaziano dal jazz, al soul, funk fino all’hip-hop degli anni ’80. C’è anche una sezione dedicata alla musica coreana e una selezione di nuovi dischi, soprattutto hip-hop e funk moderno.

GALACTIC SUPERMARKET RECORDS, BERLIN
Con un inventario di circa 35.000 dischi, questo negozio berlinese è un viaggio attraverso qualsiasi tipo di musica. Per fortuna è organizzato per sezioni, nomi artisti e sotto generi. Da non perdere lo spazio sul soppalco.

CARBONO, LISBONA
Inaugurato nel 1983, è un classico. Con una chiara attitudine per la seconda mano, qui si può trovare un po’ di tutto, anche se indie e rock sono particolarmente ben rappresentati. Consigliata una visita alla cantina.

RECKLESS RECORDS, CHICAGO
Origini londinesi per questa Mecca del sound, con una forte presenza negli ultimi 2 decenni. Titoli rari, consigli e indicazioni per acquistare solo il meglio del meglio della storia della musica.

BOUNCE AUDIO, MELBOURNE
Nuovo sulla scena australiana, questo negozio è la meta per chi cerca dischi di seconda mano da collezioni di DJ, soprattutto per il funk e il soul.

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THE WANDERLUSTER

A playful mix and match of prints and micro patterns define the new formal look.

Photographer| Pier Nicola Bruno
Stylist| Giorgia Cantarini
Grooming| Barbara Bonazza, Hmbattaglia Agency
Model| Lucas Dambros @ilovemodelsmanagement
Stylist Assistant| Orsola Amadeo
Photographer Assistant| Lorenzo Formicola
Post Production| Elisa Trapani

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A day with Your Gentleman

Una giornata da veri gentlemen con Marco Cartasegna

Esistono ancora i gentlemen oggi? O sono un retaggio del passato? Lo abbiamo chiesto a Marco Cartasegna, fondatore del blog YourGentleman, che dopo una carriera di successo come modello e aver studiato International Management, torna alla sua prima passione: la moda. Nel 2015 apre così il suo blog, dove racconta il suo stile, l’eleganza e le sue originali creazioni.
“Il gentleman oggi – ci racconta Marco – non esiste più come nel secolo scorso. La società si è evoluta, se in meglio o in peggio non saprei, ma sicuramente è cambiata. In questo contesto il nuovo gentleman deve cercare di mantenere quanto più possibile i legami con i valori passati sia negli aspetti più importanti della vita, che nei gesti quotidiani: mantenere sempre la parola data, non avere debiti, rispettare le donne, anche con piccoli gesti come aprire la portiera della mia dolce metà…”
Quali sono le passioni e lo stile del gentleman moderno?
“Le passioni del gentleman possono essere svariate, l’importante è fare quello che si ama con eleganza. Si può essere eleganti anche giocando a rugby. Lo stile del Gentleman è totalmente personale nella quotidianità, ma è fondamentale rispettare le etichette quando richiesto. Insopportabile ad esempio chi si presenta a un black tie event con look “alternativi.”
Proprio nel pensare a diverse situazioni della giornata Marco ha interpretato per MANINTOWN tre look della Collezione Herno Autunno/Inverno 2016-2017. Come afferma lo stesso Marco: “Il gentleman contemporaneo deve adattarsi alle sfide della società moderna, mantenendo la sua essenza nel radicamento profondo ai valori del passato, che ispirano ogni gesto quotidiano”. Una filosofia che incontra quella di Herno, azienda che nasce nel lontano 1948 sulle rive del Lago Maggiore. In ogni capo il brand coniuga sapientemente tradizione e innovazione, intuizione e creatività per accompagnare il camaleontico uomo di oggi in ogni momento della giornata.

Per una passeggiata al parco in compagnia del suo bassotto, Marco ha scelto il bomber classico in nylon 7 denari ultra leggero. Un piumino che coniuga funzionalità e gusto estetico: l’imbottitura è costituita per metà da finissima piuma d’oca e per metà da piuma tecnica, che aggiunge una protezione waterproof all’indumento, indispensabile per affrontare il rigido inverno. L’iniezione delle piume nelle singole celle evita l’effetto goffaggine, assicurando una vestibilità slim, esaltando la figura senza appesantirla. La collezione è disponibile in una gamma variegata di colori energici, tra cui Marco ha scelto il brillante giallo ocra. Un capo perfetto per chi ama lo sport e la vita all’aria aperta.

Arma, a Singapore il pullman che si guida da solo

“100% elettrico, 100% autonomo, 100% disponibile”. Si presenta così Arma, il pullman senza conducente prodotto dall’azienda francese Navya, che entro il primo trimestre del 2017 andrà in servizio a Singapore. Il veicolo, che può trasportare fino a 15 passeggeri, percorrerà il tratto della lunghezza di un chilometro e mezzo compreso tra il campus Nanyang Technological University e il parco Clean Tech. Sulla stessa strada, altri due bus elettrici autonomi standard stanno venendo testati. Ma cos’è Arma? “Un mezzo intelligente – spiegano dall’azienda – elettrico (le batterie hanno un’autonomia che va dalle 5 alle 13 ore, ndr) e autonomo al servizio della mobilità, nonché il frutto di anni di ricerca che ha permesso di raggiungere il livello più alto di autonomia, ovvero il 5, rendendolo il primo veicolo interamente autonomo”. Arma, che raggiunge una velocità di 45 chilometri orari, è equipaggiato con dei sensori che gli permettono di “auto-localizzarsi” ed individuare gli ostacoli che incontra lungo il tragitto; il suo efficiente sistema di guida combina tecnologie diverse come il GPS RTK, i sensori Lidar, ma anche la IMU e l’odometria. Resta da considerare il fatto che i suoi utenti possono far fatica a sentirsi al sicuro su un mezzo che si guida da solo: “Possono essere molti i problemi associati a veicoli senza conducente – secondo il CEO di Navya Cristophe Sapet – noi ci siamo concentrati su tre obiettivi principali: sicurezza, affidabilità e comfort. Numerosi test hanno infatti dimostrato che i passeggeri, quando si sperimentano nuove modalità di viaggio, hanno bisogno di sentirsi rassicurati. Il nostro obiettivo è rendere ogni tratta del nostro pullman abbastanza convincente da cambiare le abitudini degli utenti spingendoli a ripetere l’esperienza e a ridurre i rischi legati al flusso di traffico delle strade”. L’azienda, fondata nel 2014, vede una squadra di trenta collaboratori con conoscenze che spaziano in vari campi, dalle telecomunicazioni alla geocalizzazione, ai software, alla costruzione di automobili. Un team forte che vuole a tutti i costi raggiungere i suoi obiettivi: “Ho lavorato – racconta Sapet – nel settore dell’innovazione, inclusi videogames, internet e l’e-commerce, per più di trent’anni. So che alla gente fa paura il pensiero di affidarsi a un veicolo che si guida da solo. Ma la nostra forza arriva dal fatto che noi vogliamo essere diversi”. Altro problema da considerare attualmente resta quello legato alla legislazione: “Un veicolo senza conducente non può muoversi legalmente sulle strade pubbliche, a eccezion fatta per alcuni Stati dell’America come il Nevada, per esempio – continua Sapet – comuque sono convinto che questo cambierà. Abbiamo già una decina di navette, sia pienamente funzionali o in fase di test su vari siti, tra cui università, centrali elettriche e siti industriali. È un importante campo di pratica per noi, prima di fare il salto sulle strade pubbliche. Spero con tutto il cuore che lo Stato francese prenda l’iniziativa sul tema e autorizzi prove in alcune regioni su strade pubbliche”.

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UNFLEUR PRESENTA UNO DEI MUST HAVE DELLA PROSSIMA STAGIONE

In occasione di Pitti Immagine 91 Unfleur, marchio Made in Italy specializzato nella creazione di capi in pelle e shearling, presenta un canadian jacket e un parka di costruzione sartoriale, con il davanti giocato sulla funzione espressiva della materia a contrasto. Unfleur fa fiorire questo divertissement accanto alla perfezione formale di due capi intramontabili, da grande freddo, vissuti in chiave glam quel tanto che basta per uscire dal seminato del déjà vu. Lo shearling si caratterizza per le giunzioni tagliate a vivo, si ammorbidisce sulle toppe studiate ad arte ad altezza gomito, si inorgoglisce nell’eterno dualismo del bianco e nero, così l’inverno acquista così un sapore luxury understated. Invece il parka ha un cappuccio di pelo rovesciato, apostrofo originale su una semantica nuova. Quella dell’eleganza active, della nonchalance lussuosamente serbata nelle anse di una perfezione del dettaglio.

www.unfleur.com

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Un Americano a Modena

JACKET|MV 50° COLLECTION

Ha scatenato un vero e proprio fenomeno quando, dopo le ultime elezioni USA, ha twittato un appello per sposare una ragazza italiana e diventare, così, di fatto italiano. Sicuramente spiritoso e arguto, il pallavolista americano Maxwell Holt è anche molto grintoso, i fan di questo sport lo ricorderanno alle ultime Olimpiadi dove, proprio nella gara contro la nazionale italiana, ha murato le azioni del diretto rivale Ivan Zaytsev. Holt non è solo il leader della nazionale USA, nel 2016 è stato anche insignito del titolo di giocatore statunitense dell’anno, ma gioca in Italia in una delle squadre più amate e di successo del nostro campionato, il Modena Volley. Il personaggio ci ha incuriosito. Osservandolo sui social, ad esempio Instagram, si evincono altre passioni oltre alla pallavolo, come quella per la musica, abbiamo così deciso di intervistarlo e di renderlo protagonista anche di alcuni scatti in puro stile MANINTOWN. Benvenuto a Maxwell Holt.

Come si è avvicinato alla pallavolo e quando ha deciso che sarebbe diventata la sua professione?
Ho iniziato a praticare la pallavolo fin da piccolo. Ho cominciato solo per divertimento e fino ai 15 anni non ho giocato a livello competitivo. Praticavo anche altri sport, come il basket, il baseball e il calcio.

Gioca in una squadra italiana. Che cosa ha imparato ad apprezzare della nostra nazione? La prima cosa che capisci, arrivando dagli Stati Uniti per giocare in Italia, è quanto la pallavolo sia amata qui. Noi non abbiamo una lega di pallavolo nazionale (solo al college), per questo essere in grado di arrivare qui e giocare al più alto livello e nel circuito migliore, di fronte ai più bei fan del mondo, è straordinario. Ovviamente ci sono molte altre bellissime cose dell’Italia che non esistono da noi. Il Paese stesso lascia senza fiato e ogni città è ricca di storia. Non posso dimenticare il cibo. Specialmente qui a Modena è eccellente.

Un suggerimento per chi si approccia per la prima volta allo sport della pallavolo?
Divertiti! È un bellissimo sport e un vero sforzo di squadra ogni volta che si gioca.

Le Olimpiadi 2016. Quale il ricordo che la emoziona di più e c’è un momento, una sensazione, un aneddoto particolare di questa edizione che vuole condividere con noi?Vincere la medaglia di bronzo è un ricordo che resterà sempre con me. L’intera esperienza olimpica è davvero incredibile. Essere al livello più alto, con i più grandi atleti nel mondo, e sentire semplicemente l’energia attorno alla città di Rio è stata la migliore esperienza della mia vita.

Il momento più importante della sua carriera?
Rio!

Parliamo di stile. Cosa non può mancare nel suo guardaroba?
Ho un piccolo problema con le scarpe. Da quanto mi ricordo sono sempre andato matto per le scarpe. È iniziato tutto con le sneakers, come l’ultimo paio di Air Jordans, e la cosa si è estesa a molti tipi diversi di calzature.

Che cos’è sinonimo di eleganza per lei?
Sono un fan dello stile semplice. Probabilmente l’80% del mio guardaroba è nero o grigio scuro. È raro vedermi con colori sgargianti.

É stato protagonista di un momento mediatico preciso. Ci chiedevamo cosa la colpisce di più in una donna, quali caratteristiche dovrebbe avere la sua donna ideale?
(Risponde ridendo, ndr). Suppongo che la qualità più importante della mia “donna ideale” sia l’essere una persona gentile e con un buon cuore. Poi deve amare la musica e sarebbe perfetto se suonasse uno strumento. Non sono così esigente.

Quali altre passioni ha oltre alla pallavolo? Dal suo Instagram ci sembra molto legato alla musica…
Sì, adoro la musica. Ho suonato la chitarra per più di dieci anni e direi che è la mia passione, oltre alla pallavolo ovviamente. La cosa che preferisco di più al mondo è andare a vedere i miei artisti preferiti o le band in concerti dal vivo. Dopo l’attività agonistica vorrei fare qualcosa che coinvolgesse anche la musica in qualche modo.

Le sue figure di riferimento, i suoi eroi personali?
Mia madre e mio padre. Sono infinitamente grato di aver avuto entrambi disposti a lavorare il più duramente possibile per darmi questo tipo di vita. Non sarei mai stato dove sono ora senza il loro amore e il loro supporto.

Ha un sogno, un progetto che non ha ancora realizzato e che vorrebbe portare a termine?Nel mondo della pallavolo, voglio vincere un campionato italiano, un titolo di Champion’s League e una medaglia d’oro olimpica. Perciò credo che tu possa dire che il mio viaggio non è ancora finito!

Photographer| Michele Ercolani
Stylist| 3 with Orsola Amadeo
Talent| Maxwell Holt
Stylist Assistant| Chiara Troiani

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BACCHUS, TOBACCO…& VENUS

È uno di quegli ingredienti che si usa nelle fragranze maschili perché dona alle composizioni una nota virile e calda, ma nello stesso tempo raffinata. Parliamo del tabacco, che aggiunge ai profumi quel tocco in più, perché si presta a diverse interpretazioni. C’è quella “dolce”, con note di frutta, miele, vaniglia e fiori. La versione “sporca”, che si ottiene grazie al pepe nero o altre spezie pungenti, pelle, o note muschiate e infine quella “fumosa”, che odora di bruciato e incenso. In ogni caso il suo effetto è difficile da ottenere con altre materie prime, e questo lo rende molto amato dai creatori, che lo usano anche nella ideazione delle fragranze orientali femminili, ma questa è un’altra storia…

Million Privé, Paco Rabanne ha un’apertura frizzante e speziata, ricca di note di mandarino e cannella. Il cuore è arricchito di tabacco Nargile e mirra. Le note di fondo sono calde e sensuali, con una miscela di patchouli e assoluta di fava tonka.

Tobacco. Franck Boclet si apre con note di zenzero e foglie di tabacco, ammorbidite dalla dolcezza fruttata della prugna. Il cuore rafforza la nota affumicata del tabacco grazie ai chiodi di garofano e alla fava tonka, uniti al legno di cedro. Il fondo ha note calde, ambrate e legnose, con tocchi di vaniglia e muschio.

Tobacco Oud. Tom Ford Private Blend Collection in questa fragranza l’accordo del tabacco è stato ispirato dalla “dokha”, una miscela di erbe, fiori, spezie e tabacco, tradizionale del mondo arabo dal profumo inebriante e narcotico, a cui si aggiungono le note intense e animalesche dell’oud.

Tobacco Nuit. Atelier Cologne Collection Orient una colonia assoluta, concentrata al 20%, che si apre con note fresche e speziate di clementina, coriandolo, cumino. Cuore fumoso di labdano, incenso e fiori di tabacco e si chiude sulle note avvolgenti di patchouli, legno di cedro e fava tonka.

Tabarome Millesime. Creed  trae ispirazione dal profumo di Sir Winston Churchill, sempre di Creed. Tabarome e il mix tra le parole “tabacco” e “aroma” e ricorda l’odore di sigari, delle poltrone in pelle e l’aroma di brandy, che si respira negli esclusivi club inglesi.

Les Jeux Sont Faits. Jovoy Paris si ispira ai noir francesi degli anni ’60, quelli con Jean Gabin e Lino Ventura. La fragranza si apre con le note di testa di angelica e del gin: aromatico, fresco, secco. Nel cuore, accordi che richiamano l’odore di una bisca fumosa: foglie di tabacco amaro, cumino. Il fondo è avvolgente con patchouli e un accordo caldo e fruttato di vaniglia e labdano, che ricorda i vecchi rum cubani.

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TALISKER WHISKY ATLANTIC CHALLENGE: una gara record

Credit Ben Duffy

Americani e inglesi hanno unito i loro sforzi e remato per battere il record mondiale di traversata in quattro dell’Oceano Atlantico, durante la Talisker Whisky Atlantic Challenge, conosciuta come la più dura delle competizioni di canottaggio.
La gara è iniziata il 14 dicembre 2016 da La Gomera, nelle Canarie e i partecipanti hanno affrontato temporali tropicali, privazione di sonno, caldo soffocante e lo stress psicologico di vivere e remare in un ambiente imprevedibile.
Giunti ad Antigua alle 3 di notte ora italiana, gli americani Jason Caldwell e Matt Brown con gli inglesi Angus Collins e Alex Simpson del team Latitude 35, hanno completato l’epica traversata di 3.000 miglia in 35 giorni, 14 ore e 3 minuti, battendo il record di quasi 2 giorni.

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INVICTA PRESENTA MY JOLLY

My Jolly Collection arriva a Firenze, durante la recente edizione di Pitti con il chiaro intento di stupire. Negli anni ’80 lo zaino Jolly è sulle spalle di tutti, milioni di persone che lo indossano per comunicare il proprio stile di vita, amanti della libertà, del colore e della gioia. Nella sua nuova veste, Jolly ricalca lo stile dello zaino originale reinterpretato in chiave moderna, con materiali ricercati come la vera pelle e il cotone resinato. Il Jolly ora si presenta come simbolo “timeless”, un accessorio dedicato anche a chi ricerca unicità, qualità, dettagli. La collezione di My Jolly è composta da 8 zaini, interamente Made in Italy, ognuno unico nel suo stile.

www.invicta.it

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TRENDS A PORTER

Our suggestions to step into the new season with great style

Photographer| Stefania Paparelli
Stylist| Nicholas Galletti
Stylist Assistant| Alexandre Roy
Grooming| Josefin Gligic
Casting| Eleonora Laureti @simobart casting
Models| Paul Alexandre Haubtmann @ marilyn; Djavan Mandoula @ success; Sacha Celaya @ 16men; Norman Grossklaus @ success
Location| Hotel Particulier 6 rue Tiquetonne

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Adidas in partnership con White Mountaineering

Per la stagione Primavera/Estate 2017, adidas Originals torna a collaborare con il brand giapponese White Mountaineering e lo stilista Yosuke Aizawa, creando una collezione che celebra lo stile, la creatività e l’innovazione. White Mountaineering reinterpreta i classici capi adidas Originals, come hoodie, giacche a vento, t-shirt con logo, felpe crew, pantaloni da allenamento e short, presentandoli in due fasi di lancio distinte. Il tema della “Urban Mobility” resta il fulcro della collezione – proposta per l’occasione in una nuova veste – e favorisce il lancio della collaborazione con White Mountaineering per la realizzazione di sneaker eccellenti in aggiunta alla linea di abbigliamento.

www.adidas.it

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WISH LIST 2017

Must-have, o oggetti del desiderio che dir si voglia, sono quegli accessori, capi, elementi di design che si affacciano ad ogni stagione nuovi e pieni di appeal su passerelle o vetrine, facendo brillare gli occhi di ogni fashionista che si rispetti. Ne ho scelti 15, in realtà qualcuno di più, per la primavera/estate 2017. Confesso di averli selezionati secondo il mio gusto, preferendo quello che mi colpiva, che avrei desiderato per me, senza un vero filo logico. Solo alla fine mi sono accorto che le scelte sono tutte dettate dal desiderio di colore, di positività, di divertissement. C’è voglia di sorridere e un certo senso di leggerezza. Forse, proprio in risposta ai tempi che viviamo, ho scelto inconsapevolmente humour e joie de vivre. E spero che i miei must-have piacciano anche a voi.

1 GREENERY
Il verde è il colore Pantone del 2017. Perché non scegliere alcuni oggetti di design in questa tonalità cromatica? A partire dal tappeto “Birth on the dance floor”, annodato a mano in Nepal, in lana Himalayana e seta, design di Marta Bagante e prodotto dall’azienda cc-tapis. L’avvolgente poltrona “Amburgo”, prodotta da Baxter e la stilosa “Beetle Chair”, dell’azienda GUBI, design di Gam Fratesi, sono entrambe in vendita da Spotti Milano. E se invece in casa proprio non ci volete stare, è verde anche la bici CS Bamboo, la trovate da Tokyobike, sempre a Milano.

2 T-SHIRT
Sarà che a volte il mondo della moda si prende un lo troppo sul serio, mentre io apprezzo sempre di più il gioco e l’autoironia, come quella dimostrata da Andrea Pompilio, che nella sua collezione primavera/ estate 2017 presenta una felpa con una domanda molto precisa: “Who the f… is Andrea Pompilio?”. Io la voglio subito e voi?

3 SOFT DAY PACK
All’insegna del travelling, anche quando è più urban che fuoriporta, lo zaino è tornato alla grande. Mi piace il Marni Soft Day Pack, caratterizzato dalla chiusura superiore con fibbia a scatto, che permette di portarlo anche come borsa a mano. L’ho scelto nella stampa Shutter, dai motivi grafici decisi che alternano rosso, grigio e nero, quasi un moderno e nuovo camo.

4 SANDALS
Saranno ai piedi di molti nei mesi caldi a venire. Un vero e proprio must-have i sandali di Prada, con suola in gomma, nastro bicolor a contrasto e velcro in gomma e tessuto.

5 SLIP-ON
Che protagonista sia il logo del marchio o una sinuosa e sensuale grafica, che finisce anche sulla suola, mi piacciono le slip-on di Bally.

6 JACKET
Mi piace sostenere i giovani designer e fra loro sicuramente degno di nota è Matteo Lamandini. Dalla sua collezione primavera/estate 2017 ho scelto questo total look a righe, che sono sicuramente un trend di stagione e qui coniugano un pizzico di eccentricità con lo stile sporty-street del designer emiliano.

7 BIKER
Un chiodo in primavera? Certo! Perfetto per le serate più fresche questo di Antony Morato in suede. E poi, ammettiamolo, quanto ci fa sentire fighi? Un po’ come Marlon in “The Wild One”, o come Nicholas Cage in “Cuore selvaggio”.

8 THREE-PIECE SUIT
E se deve essere completo tre pezzi, che almeno sia spiritoso. Leo Colacicco, con il suo LC23, ci porta spesso nel mondo dei fumetti. Questa volta tocca al Giappone, ai manga e a un robot stampato che è la summa di quelli visti in tv, con cui siamo cresciuti.

9 DUFFEL BAG
Strepitosa la Duffel bag della collezione “Neo- Vintage” di Gucci, in tessuto ricamato ad ago con motivo serpente corallo e ori, dettagli web verde- rosso-verde, manici e profili in pelle nera. Per chi, come me, rifugge le classiche borse da ufficio.

10 HOMME PLISSE
Cultura e moda: un binomio che trovo sempre vincente e che diventa davvero affascinante nel lavoro di alcuni designer. Ne è esempio la collezione HOMME PLISSÉ Issey Miyake primavera/estate 2017. Spring Series che prende ispirazione dalle correnti artistiche Shunga e Ukiyo-e, che si diffusero nella società Giapponese durante il periodo Edo. Il risultato sono capi di abbigliamento adatti a tutti i giorni, confortevoli, per uomini contemporanei, che rielaborano competenze sartoriali e concetti tradizionali giapponesi.

11 KNITWEAR
Vincitore dell’edizione maschile di “Who’s on Next?” 2015, Vittorio Branchizio si riconferma un nome da tenere d’occhio nel panorama di stile italiano. La sua maglieria, originale e di qualità, stupisce e affascina sempre anche per i molti riferimenti artistici. Facile innamorarsi quindi delle sue proposte primaverili dove i giochi grafici rivisitano il classico gessato, ispirandosi ai quadri di Frank Stella.

12 TRENCH
Non dimentico il (gentle)man caro a MANINTOWN. Per lui la primavera prevede un capospalla dal quale sarà inseparabile: l’impermeabile. E senza dimenticare il colore, come questo trench doppiopetto in lana 150s di Canali, da indossare su un completo lino-seta delavé, in un bell’arancione acceso.

13 POCKET WATCH
Non è colorato, ma sicuramente scintillante l’orologio Bulova. Un Pocket Watch elegantissimo, per un dandy moderno. Cassa e catena in acciaio con logo Diapason, quadrante tondo, in silver con datario a ore, movimento al quarzo analogico 3 sfere, impermeabilità a tre atmosfere.

14 DECOMPOSE LIGHT
Di Artemide, designed by Atelier Oï, la famiglia di lampade in alluminio “Decomposé Light”, che a me ricordano le stelle filanti. Sono capaci di animare lo spazio con il colore e il gioco geometrico della forma, che interagendo con la luce disegna sottili ombre.

15 DOUBLE-BREASTED JACKET
Il doppiopetto ha fatto un grande ritorno nel guardaroba maschile delle ultime stagioni. Ci piace quello classico nero, ma sdrammatizzato da un tocco di colore romantico. Questo di Christian Pellizzari sarà perfetto per un party cool nelle serate di tarda primavera.

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A Trieste rivive l’ex Magazzino Vini

Trieste si riappropria di un pezzo della sua storia. Nei primi giorni di gennaio 2017, l’ex Magazzino Vini, una costruzione ottocentesca posta sulle Rive della città mitteleuropea per eccellenza, è stato simbolicamente riconsegnato nelle mani del sindaco Roberto Dipiazza, dal presidente della Fondazione CRTrieste Massimo Paniccia, dopo un lungo restauro che ne ha conservato la struttura esterna originaria, andando a intervenire solo sulle volumetrie interne. Il progetto, conservativo e di trasformazione, è stato fortemente voluto dall’ente, proprietario dell’immobile dal 2005, con l’intento di destinarne l’uso prima ad attività congressuali e poi, in seconda battuta, ad attività commerciali, dietro suggerimento dell’amministrazione comunale. Si è concluso così, con la cerimonia inaugurale di consegna, questo imponente intervento di riqualificazione strutturale, affidato e curato dal prof. Arch. Marco Casamonti, fondatore dello studio ARCHEA Associati. Al primo sguardo l’immobile ha conservato tutta la sua imponenza strutturale, perfettamente inserita nel contesto storico delle Rive triestine, l’interno, invece, racconta tutta un’altra storia. Perché un nuovo corpo architettonico, completamente vetrato, è stato incastonato nella struttura preesistente, posto a circa tre mt. di distanza dalle mura perimetrali. Rispetto all’edificio originario, il nuovo volume ha due livelli interrati e due fuori terra. Al piano -2 trovano spazio gli ampi parcheggi, mentre il -1, il pianterreno e il primo piano sono adibiti a uso commerciale e sono stati concessi in locazione a Eataly, la catena gourmet ideata dall’imprenditore Oscar Farinetti che ha aperto i battenti il 17 gennaio, e sono collegati tra loro da un imponente scalone doppio in acciaio cor-ten. «Con questa iniziativa – ha raccontato Massimo Paniccia – la Fondazione CRTrieste non solo ha consentito di riqualificare completamente un’importante area delle Rive cittadine, già oggetto di intervento da parte della Fondazione con la ristrutturazione dell’ex Pescheria, ma anche promosso l’insediamento di quello che potrà risultare un grande attrattore economico per la città, Eataly, che ha già potuto creare cento nuovi posti di lavoro, in gran parte destinati a giovani locali». Nel corso della cerimonia il progettista, Marco Casamonti, ha illustrato la filosofia e le caratteristiche del progetto, inoltre è stato proiettato un filmato realizzato da Videoest, disponibile sul sito internet della Fondazione, che documenta le principali fasi dell’intervento.

Ph. Pietro Savorelli
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PFW: BERLUTI

Avrete notato che lo spirito di Berluti e il culto della “patina”, in particolare, si concentrano su ciò che il tempo può portare alla vita? Non appena Haider Ackermann fu nominato direttore creativo di Berluti, è stato colpito dall’idea di moda che può svilupparsi nel tempo.
Mentre stava lavorando a questa collezione, si è reso conto di come un paio di pantaloni o un cappotto possono diventare più attraenti se sviluppano una patina che li rende più desiderabili e preziosi per noi.
Il mood board di Haider includeva parole come “Trash”, “Dark” e “Wood” e si focalizza sul concetto di un uomo che si risveglia all’alba dopo una serie di esperienze notturne. Alcuni dipinti di Francis Bacon hanno dato l’ispirazione per le combinazioni di colori insoliti che Haider aveva in mente. Blu e tonalità rosa cipria si scontrano con i bordeaux per esempio.
Prendendo questi concetti di base come punto di partenza, Haider Ackermann ha progettato questa collezione come una lista di pezzi chiave: giacca aviatore di pelle nera, giubbotti in nylon, smoking di velluto, maglioni di cashmere, stivali in pizzo, borse casual.

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Kat Walk, il tapis roulant per la realtà virtuale

Due sensori da attaccare ai piedi, una cintura lombare ed una pedana omnidirezionale in grado di rilevare il movimento. È questa Kat Walk, la piattaforma di realtà virtuale che, sul sito di crowdfunding Kickstarter, è riuscita a raccogliere oltre 100mila dollari. Numeri importanti, che dimostrano come questo tipo di dispositivi rappresentino il futuro, diventando sempre più reali e più veri. Se ne avete provato uno e avete avuto paura, una volta immersi in quello che possiamo definire “il mondo fittizio”, di scontrarvi con ciò che realmente si trovava intorno a voi, ecco che con Kat Walk viene meno anche il timore di sferrare calci e di colpire ciò che si trova nell’ambiente circostante: grazie all’attrezzatura studiata appositamente per i piedi di chi la indossa, è possibile correre o camminare restando sul posto, anche se in realtà è come se stessimo scivolando su un tapis roulant, tenendo sotto controllo i propri movimenti. Il tutto sorretto da una fascia lombare che impedisce al soggetto di cadere: “Il dispositivo è stato progettato – dichiarano dall’azienda produttrice cinese, la Kat VR – per dare all’utente 360 gradi di movimento continuo in un piccolo spazio ed è compatibile con un’auricolare per la realtà virtuale. Con la sua cintura e i sensori indossabili, si può camminare/correre avanti e indietro, saltare, accovacciarsi e sedersi nel mondo virtuale. Proprio per questo motivo e per il livello di esperienza che offre, è particolarmente adatto per videogames e altre applicazioni in cui è necessario muoversi tanto”. La pedana, che è in grado di sopportare 140 chili, da sola ne pesa oltre 70. Considerando anche le dimensioni dell’intera struttura, di certo non ridotte, bisogna tenere presente il fatto che difficilmente sarà venduta ad uso domestico. Più probabilmente, invece, verrà posta nelle sale giochi dove inizia già a farsi strada, anche a causa del costo: se su Kickstarter si legge 699 dollari, è molto probabile che il prezzo si alzi una volta che il prodotto verrà lanciato ufficialmente sul mercato. Cos’ha Kat Walk di diverso, rispetto agli altri sistemi per la realtà virtuale? “È possibile – spiegano – muoversi liberamente e in modo sicuro, senza vincoli o preoccuparsi di colpire nulla. Si possono oscillare le braccia naturalmente o riposare le mani lungo i fianchi. Quando camminiamo nella vita reale, l’attrito ci aiuta e ci spinge in avanti; senza attrito, non siamo in grado di camminare normalmente. Questa pedana utilizza materiale speciale ad alto attrito per simulare il movimento umano, dando la sensazione al soggetto di camminare su un terreno reale”.

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PFW: ISSEY MIYAKE

Ascolta il richiamo selvaggio. Questa collezione combina il comfort dell’outfit urbano, lo spirito outdoor del trekking e i pattern che scaturiscono dall’energia della natura. Oggi gli uomini ambiscono a un nuovo rapporto con l’eleganza, che integri la sensibilità per i tessuti naturali. Continuando a perseguire l’estetica della funzionalità, questa stagione ISSEY MIYAKE MEN propone un workwear che include l’essenza della foresta come vista attraverso uno spettro di colori che sfumano.

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NIKE SPORTSWEAR PRESENTA TECH KNIT COLLECTION

La collezione Nike Sportswear Spring 17 Tech Knit è stata sviluppata da un team di esperti per creare il perfetto equilibirio tra sport e stile, considerando sia le proprietà del materiale che l’essenza dei capi che sono alla base di ogni guardaroba. La collezione è disegnata per affrontare il cambiamento climatico tipico della stagione e ingloba al meglio tutti gli elementi di comfort, eleganza e performance tipiche dello sport brand più famoso al mondo. La collezione Spring 2017 Nike Tech Pack è disponibile per uomini e donne a partire dal 26 Gennaio 2017 su nike.com e in selezionati punti vendita Nike Sportswear. Atleta Nike della collezione è lo schermitore due volte campione olimpico Miles Chamley-Watson, il quale sia nello sport sia nella vita di tutti i giorni si dichiara “iperattivo” ma comunque attento allo stile.

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Objects of Wonder e let’s dance, l’artigianato del futuro secondo IED

Piume, paglia, intrecci, incontri tra culture: l’artigianato del futuro si presenta all’Istituto Europeo di Design di Firenze. Sono sei gli “oggetti delle meraviglie” prodotti da 50 studenti delle otto sedi europee dello IED durante la maratona di redesign organizzata in occasione di Pitti Immagine 91 e intitolata, appunto, “Objects of Wonder”. I prototipi finali sono sei concept, gli studenti che si sono messi alla prova provengono da diversi Paesi d’Europa e oltre.
Ied è stato inoltre protagonista della kermesse di moda fiorentina con “Let’s dance”, una serie di appuntamenti e iniziative (workshop, conferenze, esposizioni e rivisitazioni) pensati dalle 9 sedi dell’Istituto in collaborazione con autorevoli esponenti del settore e alcuni tra i principali brand di moda e design: D.A.T.E., SuperDuper Hats, Silvio Fiorello e Devon&Devon. Al centro delle iniziative il meglio del Made in Italy.
Si è rinnovata, infine, anche per questa edizione di Pitti RMix, il progetto di Rclub di La Repubblica che ha visto coinvolti gli studenti IED presso la Scuola di Moda di Milano nella reinterpretazione di 24 capi uomo tra i più rappresentativi delle collezioni di noti marchi moda a tema “COLORE & MOVIMENTO”.

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ROSSIGNOL presenta la F/W 2017

La collezione invernale di Rossignol è un’evoluzione stilistica nel segno della continuità e della coerenza, tenacemente ancorata all’heritage del brand, al legame imprescindibile tra filosofia active, comfort e raffinatezza. Il logo Rooster diventa cifra identificante del prodotto e sinonimo degli ideali di eccellenza ed eleganza che da sempre differenziano il marchio, fondato a Voiron nel 1907. La proposta a 360° allinea la ricerca della perfezione tecnica al gusto contemporaneo: gli interni dei capi si tingono con il particolare tono di blu ripreso dallo storico modello Strato, lanciato nel 1964. Le silhouette sono progettate per estendere il loro uso dalla montagna alla città, unificando la palette nei toni del blu, rosso e bianco – colori primari di Rossignol – e negli interventi di nero, grigio, arancione e verde foresta. Le personalizzazioni sono caratterizzate dalla data di fondazione del brand, da motivi rigati e tratti diagonali, dalla scritta logo e dall’inconfondibile emblema del Rooster, declinato anche nei ricami di fili a rilievo sulle felpe best-seller.

www.rossignol.com

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91° edizione di Pitti Immagine Uomo: la prima personale di Angela Iandelli

Sì è inaugurata a Firenze la mostra della pittrice Angela Iandelli: due spazi espositivi, presso il contemporaneo garage Bagù in Via de conti e la Boutique dello storico Hotel Cellai in via Nazionale, dove i quadri rimarranno esposti sino al 30 gennaio.
La mostra, concentrato energico di arte moderna, è una prima personale: l’artista propone visioni emotivamente dirompenti, l’impatto visivo coinvolge nei colori e le linee. La pittura materica, marchio d’autore delle opere, dà vigore alle tele che hanno un ottimismo, una joie de vivre sottesa, mai scontata.
Immediato si percepisce il senso di ricerca del bello e di un bilanciamento ideale: una creatività poliedrica, quella di Iandelli, che sceglie come acronimo anga (@anga_arte il portfolio instagram), una lucidità sarcastica la sua, che non pontifica né giudica – Arte è anche il nome dell’exhibition: forse una provocazione al continuo, aperto, dialogo fra ciò che si possa definire tale? –. Arte è un percorso, non una direzione. E nel percorso, ogni domanda stimola una crescita.

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In contemporanea fino al 30 Gennaio
presso Boutique Hole Cellai
Via XXVII Aprile, 14 – Firenze 

Fenomenologia dell’inconsueto: La Brogue con suola in EVA di Yab

Secondo Jean Paul Sartre, vi sono tre concezioni relative all’abito. L’indumento può produrre, magicamente, la persona; oppure è la persona che con il suo carisma determina l’indumento e attraverso di esso si esprime; infine, fra la persona e l’indumento si crea una relazione, una sinergia. In ogni caso, la moda, è e resta, un fatto culturale, prodotto creativo in cui il sociale e l’individuale interagiscono in modo talmente stretto da fondersi. Per il semiologo è un lavoro, per chi la sperimenta tutti i giorni o la crea è intuizione, spirito ludico, capacità di cogliere le correnti dei tempi che mutano, di interpretare la psicologia di massa. È chiaro, ad esempio, nel maschile, che nessun codice del classico sia rimasto al suo posto. Al contempo, però, le fondamenta del vestire maschile sono irrinunciabili, ogni processo di “smontaggio” e “ricostruzione” parte da assunti universalmente noti. Eppure, riesce a esprimere l’inatteso. Come una Brogue, archetipo della scarpa maschile declinata nelle sue due versioni Derby e Francesina. Vederne una con la suola in EVA colorata è un’iperbole. Se è vero, come si dice, che gli oggetti di moda sono funzionali a rappresentare simboli, la Brogue creativa di Yab è espressione di un desiderio anticonformista. Siamo seri, ma non prendiamoci troppo sul serio. Giochiamo. Usciamo dalle griglie dell’imperativo ed entriamo in un contesto di maggiore ironia. Ecco quindi che la scarpa emblema del classicismo mantiene la coda di rondine, l’allacciatura alta e i crismi della costruzione, lasciando spazio alla lana stretch. E montando, anziché il solito cuoio, una suola in Etilene vinil acetato, ovvero il materiale active per eccellenza. Burgundy per la scarpa optical in Prince of Wales e pelle nera; verde e panna per il modello in tweed su base testa di moro. Due opposti contemperati dall’estetica iconoclasta, che abbatte gli schemi, smonta il consueto, costruisce nuove aspirazioni. Diverte. Perché anche l’uomo, ormai, si veste per divertimento, per vezzo, per cercare stimoli nuovi e stupire. Sé stesso prima ancora degli altri.

www.yabshoes.com

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ORNELLA BIGNAMI: LA SIGNORA DEL COLORE

Per un fisico è un aspetto dell’energia radiante. Per uno psicologo è uno dei fenomeni di percezione. Per un pittore è un pigmento. Il colore è tutto questo e molto di più. Per Ornella Bignami è emozione, è cultura, è pure una forma di comunicazione, ma è anche strettamente connesso alla materia. La Signora del colore, come ci piacerebbe definirla – se non lei, chi? – da lungo tempo dialoga con questo affascinante aspetto della percezione visiva e ne ha rivelato l’intima connessione fra l’essere e l’apparire. Bignami è membro del board di Color Coloris – Italian Color Insight e di Intercolor (Organizzazione Internazionale del Colore), ma è anche l’anima e di Elementi Moda, società milanese di consulenza creativa. Altrettanto connessa e stretta è la conoscenza che Ornella ha del lino, una fibra talmente duttile ed eclettica da poter essere trasformata anche in una racchetta da tennis o in una bicicletta. Infatti, è partner strategico per l’Italia di CELC – Confederazione Europea del Lino e della Canapa per cui svolge attività di definizione tendenze moda e promozione. MANINTOWN l’ha incontrata per saperne di più.

Da dove nasce la passione per il colore?
Credo sia stato Elio Fiorucci a spingermi in questa direzione, quando lavoravo al Centro Design Montefibre, negli anni ’80. Il Centro è stato il primo bureau de style e io mi occupavo, per l’appunto, di stile e di fibre. È nata così la mia passione per il colore. Lavorando a monte della filiera occuparsene era pressoché indispensabile, anche perché deve sempre esprimere il carattere del prodotto e della materia.

Cos’è per lei il colore?
È emozione, è cultura, è anche comunicazione, sia in ambito lavorativo sia interpersonale. Vedo il colore come emozione, intorno a me. Ed è strettamente connesso alla materia.

Quali sono i trend più significativi dei prossimi anni?
Diciamo che ci sono delle costanti da cui non si può prescindere, come l’Ageless. Non si può pensare alla moda suddivisa per fasce di età. Inoltre il cambiamento climatico e la non stagionalità con rimescolamento continuo ci costringono a pensare a colori e tessuti adatti allo scopo. Il colore che verrà deve esprimere o rispondere alla situazione del momento, dal punto di vista politico, economico e sociale. C’è voglia di colori tranquillizzanti. Non neutri, ma tranquillizzanti, che legano alla Terra oppure che danno una sferzata di energia.

Il colore è diventato, per lei, oltre che motivo ispiratore anche promotore di cultura.
Agli inizi degli anni ’90 sono stata contattata da Intercolor – associazione di persone senza scopo di lucro, ideata con la finalità di diffondere la cultura del colore – e con un gruppo di amici imprenditori abbiamo creato Moda Italia Colore che, fino a sei anni fa, ha rappresentato l’Italia agli incontri internazionali di Intercolors.

E oggi?
Da sei anni anche noi ci siamo organizzati come associazione no profit, che si chiama Colors Coloris, il cui scopo è di diffondere la conoscenza e la cultura del colore e di rappresentare l’Italia in ambito internazionale. Inoltre, sono già tre anni che con questa società pianifico un incontro, intitolato Dialogare con il colore, che si svolge a Milano, in Triennale, dove stabiliamo un colore come tema guida con le sue declinazioni. Per diffonderne la conoscenza. L’associazione organizza anche dei workshop di aggiornamento delle tendenze sul tema, Il Colore che verrà.

Come si svolge il suo lavoro al riguardo?
Lavoro per tendenze, sviluppando una cartella colori di Intercolors, a cui fa seguito un fruttuoso scambio di opinioni con le altre entità connesse in tutto il mondo. I fruitori finali sono gli stilisti e le aziende a cui si fornisce l’informazione.

Cos’è, nello specifico, Elementi Moda?
È una società di consulenza creativa, nata nel 1979. Abbiamo un laboratorio di maglieria incentrato solo ed esclusivamente sulla ricerca, non sulla produzione, è rivolto ai filatori aziendali, agli stilisti. Facciamo test tecnici e punti per valorizzare il prodotto.

L’avventura con il lino quando è cominciata?
Negli anni ’80, con la collaborazione con la Confederazione Europea del Lino e della Canapa.

Cosa si può fare con questa fibra?
Forse pochi lo sanno, ma con il lino si può fare praticamente tutto, da un paio di sci alla bicicletta, alla canna da pesca. È un sostituto ideale della fibra di carbonio, inoltre è anallergico, ha proprietà antibatteriche, è una fibra termoregolatrice e non richiede l’uso di irrigazioni o fertilizzanti. I cicli di produzione hanno una durata media di sei anni. Purtroppo ci troviamo di fronte a stereotipi in merito che ostacolano la dovuta conoscenza di questa materia prima così duttile ed eclettica.

Elementi Moda come opera in tal senso?
Lavorando sulla corretta diffusione della conoscenza e sulla trans-stagionalità della fibra. Con la CELC organizziamo corsi di formazione nelle scuole tecniche e tessili e facciamo attività di promozione nelle fiere di settore. L’anno scorso, a settembre, è cominciato un progetto di sensibilizzazione del consumatore che culminerà a maggio 2017 con un evento clou a Milano e che vedrà coinvolti numerosi store del capoluogo meneghino.

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Frei

Frei è un brand curiosamente insolito: riunisce un gruppo di talentuosi designer “misteriosi” che hanno unito la propria creatività in nome della moda, del vintage e dell’impatto ambientale, tre tematiche a cui tutti gli artisti della crew sono estremamente legati.
Il risultato è una collezione di pezzi interessanti, in edizione limitata, che raccoglie capi vintage rivisitati col tocco dell’hand-made in una versione glamour, dai toni pop e ultra-contemporanei, dove dei parka in tipico stile anni ’70 sono “modificati” con pennellate di vernice colorata o patch in jeans, eleganti mantelle in cachemire en double face mostrano la loro audacia in fantasie sgargianti e linee avvolgenti.
La mission che muove il progetto nasce da una citazione di Jean-Jacques Rousseau: “la libertà è il poter di scegliere le proprie catene”; un monito, dunque, per una creatività che ha come vincoli soltanto la moda tout-court, la passione per gli abiti d’epoca, la fusione di talenti in nome di uno stile senza tempo e senza definizioni forzate.
La collezione Frei, fresca di shooting, sarà disponibile dal 21 al 23 Gennaio presso Tranoi Trade Show, uno dei riferimenti parigini dell’avanguardia creativa in fatto di moda e profumi, e poi presso lo showroom CUTULICULT/COUTU dal 23 al 25.

©Photo Credit Nunzio Del Piano
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FERUTDIN ZAKIROV presenta THE GENTLEMANAGER: ICONS OF ELEGANCE

Ispirata alla tradizione sartoriale british e al fascino dell’italianità, la collezione autunno/inverno 2017/18 di Ferutdin Zakirov è un trionfo di filati preziosi, lavorazioni d’eccellenza e dettagli di stile. Un immaginario denso di citazioni e vezzi stilistici, a cui attinge il linguaggio creativo di Ferutdin Zakirov, che propone una collezione ampia e completa, studiata in ogni dettaglio. I capi rivelano l’esclusività del made in Italy, interpretata dai maestri artigiani che realizzano le creazioni dello stilista. I toni sofisticati variano dal marrone al cioccolato e il cammello, con alcune nuance da combinare alle proposte di grigio.

www.ferutdinzakirov.com

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Alexander McQueen: A/W 2017 MENSWEAR

Il viaggo di Oscar Wilde, da Londra a Parigi: una sorta di percorso nel percorso, quello riproposto dalla collezione A/W 2017 di Alexander McQueen, sulle tappe di uno degli scrittori più amati della letteratura, dandy ed icona di stile: col suo look sulle prime più rigoroso, formale, e poi più divertito, curioso, man mano che si avvicina al mondo parigino.
Fedele ai valori della maison, la collezione si basa su interventi sartoriali finissimi: le spalle sono alte, i pantaloni sono disponibili in due versioni distinte – stretto e dritto alla gamba il primo e svasato il secondo, talvolta rifiniti in velluto o con una fascia di raso sui fianchi. I capispalla si contraddistinguono per i disegni classici di Paisley, principe di Galles e Tattersall, con camicie dal collo in seta avorio, popeline di cotone bianco, a righe o con disegno di stampa corrispondente. Un completo iconico, infine, che rimanda al mondo dei pavoni, grandioso, coi ricami in filo d’oro, un inno agli ultimi eterni ricordi di Wilde.

www.alexandermcqueen.com

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Presentazione capsule MANINTOWN for Saraghina

Durante la settimana della moda milanese, l’eclettico store M Collective ha ospitato la presentazione della capsule collection di occhiali da sole firmati MANINTOWN for Saraghina. Sullo sfondo di giochi di luce, gli ospiti si sono divertiti a provare i nuovi modelli con montatura nera, in perfetto stile MANINTOWN, su cui spiccano le vivaci lenti dai colori pop che costituiscono la cifra stilistica di Saraghina Eyewear. Una collaborazione creativa da sperimentare alla luce del sole, disponibile presso lo store M Collective di Viale Regina Margherita, 1 a Milano.

www.saraghinaeyewear.it

mcollective.it

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Unconventional formal by Alberto Guardiani

Un guardaroba di calzature di carattere, quello presentato da Alberto Guardiani per la collezione 2017/18 che parte da una precisa constatazione: la necessità sempre più stringente per l’uomo di oggi di disporre di accessori trasversali, in grado di combinare design originale, qualità indiscussa, ma anche una facile interpretazione in chiave quotidiana.
Un’accurata selezione dei materiali, pellami pregiati e texturizzati: dal classico vitello saffiano a quello intagliato per simulare il pitone, passando per il floccato ad effetto squama di pesce e l’abrasivato stampa lino. Non mancano poi elementi “a sorpresa”, come l’audace vernice ad effetto marmorizzato, gli estrosi suede stampati – come quello ad effetto tartan – o i tessuti come la lana melange.

www.albertoguardiani.com

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PIERMAU.UNO: il ritorno del duo creativo di cui sentiremo parlare

PierMau.Uno è la seconda collezione dei designer Pierfrancesco Gigliotti e Maurizio Modica.
I due stilisti, la mente dei Frankie Morello, lanciano il nuovo progetto stilistico con un party al qLAB nel primo giorno della fashion week milanese F-W 2017/8. L’ispirazione della collezione è alle tribù giovanili degli Urban Ninja: poncho e bomber sono gli headlines della capsule, il cui risultato è una proposta essenziale, di carattere ma senza inutili orpelli: versatile e multiforme, come il parka che per la sera si “trasforma” in una mantella. I colori virano intorno al bianco, al rosso, al canna di fucile, i tratti grafici sono semplici e e precisi. Nella collezione anche sneaker e runner fortemente caratterizzate.

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Khamama: un progetto che “vola” di bellezza

KHAMAMA è un nuovo marchio di lusso sostenibile che si caratterizza per un fortissimo valore etico: produce accessori riciclando… “ali di farfalla”. I progetti Khamama, creati a Parigi e fatti a mano nel Cheshire, in Inghilterra, si caratterizzano per processi di lavorazione raffinati e preziosissimi, che forniscono alle ali delle colorazioni straordinarie, “Alta Art de Papillon” e creano smartphone-case personalizzati e unici. Khamama, che presto lancerà anche una prima raccolta di clutch, ha preso il suo nome dal linguaggio Cherokee (khamama significa appunto: farfalla), è un brand fondato nel 2015 dai fratelli Amos e Simon Hornstein: l’aspetto etico – di aiuto a sostegno della riforestazione e di molti altri progetti ambientale a livello globale – rende il concept di Khamama un gioiello di moda e creatività intelligente.

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I viaggiatori senza tempo di Craig Green

Dall’identità singola ma tutti collegati tra loro sono i viaggiatori di cui parla Craig Green nella sua ultima sfilata dedicata all’autunno/inverno 2017. Craig questa volta ha voluto esplorare il mondo di chi ha sempre uno zaino in spalla e gira il mondo, immaginandosi un uomo immerso nella cultura e nelle usanze di una popolazione straniera che viene contaminato nei modi e nei costumi. Ecco quindi che elementi utili durante un viaggio si fondono con il look fino a diventare elementi decorativi mentre gli accessori, come borse e zaini, sono visti assolutamente come parte integrante del corpo. Una collezione varia, formata da outfit singoli che dialogano in armonia tra loro.

craig-green.com

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Pino Quartullo torna in scena a Roma con La strategia del Paguro

Con la ‘Strategia del paguro’ versione italiana della commedia francese “Una semaine pas plus” (Una settimana non di più) di Clement Michel (autore-attore quarantenne francese) Pino Quartullo che ha diretto e adattato il testo teatrale interpretando anche il ruolo chiave della commedia, Piombo, l’amico paguro che si costruisce una ‘casa’ a spese degli altri, torna a indagare sulla fenomenologia contemporanea dei rapporti di coppia mettendola a nudo con sense of humour scoppiettante, tagliente ironia e una buona dose di saggezza. Come si fa a lasciare una donna che ti adora, gentile e carina? E’ quello che si chiede il buono e simpatico Mattia (Alberto Farina) sottomesso a Brinna, la sua donna bella e volitiva. Da tempo la passione ha lasciato il posto alla tranquilla routine, la bomba sexy è ora divenuta una placida donna di casa perennemente in tuta e capelli raccolti con matita. Mattia non è nemmeno innamorato di un’altra. Semplicemente Mattia non sopporta più Brinna. Lo infastidisce ogni cosa di lei; quello che lo aveva fatto innamorare ora è quello per cui vorrebbe eliminarla per sempre. Ma per lasciare qualcuno ci vuole coraggio. E Mattia non ne ha nemmeno un briciolo. Sa solo che deve lasciare Brinna al più presto, prima che la situazione degeneri. E allora come fare? Invitare a casa il proprio imbarazzante migliore amico, Piombo (Pino Quartullo) che guarda caso Brinna detesta. Depresso cronico, inappagato nel lavoro quanto inappagato in amore, accetta controvoglia di essere l’elemento di disturbo nel ménage di Mattia e Brinna. Ecco infatti il piano diabolico di Mattia: esasperare la sua donna e molto vigliaccamente mettere lei in condizione di lasciarlo (e come un paguro impossessarsi della casa). Ma dopo pochi giorni di assurda convivenza a tre, fra battute, discussioni, equivoci, sotterfugi e provocazioni, la situazione sfuggirà di mano a tutti e tre, con un risvolto inaspettato. Un’implacabile commedia triangolare, piena di colpi di scena, menzogne e situazioni comiche in cui gioca un ruolo fondamentale il talento comico di Alberto Farina, uno dei pilastri della trasmissione “Colorado” e interprete al cinema di vari film. Come in molte pièce d’oltralpe pregi e difetti, vizi e virtù dei sentimenti umani vengono dipinti con dialoghi divertenti e serrati, situazioni tragicomiche e talvolta grottesche, nella piena tradizione francese. Da vedere specialmente per il finale a sorpresa che ribalta le sorti dei personaggi.

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Modobag, in aeroporto su quattro ruote si fa prima

Vi è mai capitato di trovarvi in ritardo in aeroporto e di guardare compulsivamente l’orologio più volte per controllare l’orario, mentre cercate di arrivare al gate esatto, trascinando dietro di voi valigie e bagagli a mano? Proprio in quel momento avrete quasi sicuramente desiderato di potervi muovere, per far prima, con uno scooter, un monopattino, una scopa volante. Invece siete soltanto voi, anzi: i vostri piedi e le ruote dei vostri trolley. E un volo per chissà dove, che preferireste non perdere. Una startup di Chicago ha pensato di sfruttare proprio quelle ruote per creare un bagaglio motorizzato che possa consentire di muoversi molto più rapidamente in aeroporto o dove più preferite; basta mettersi a cavalcioni sopra, far partire il “mezzo”, se così possiamo chiamarlo, e guidarlo grazie alla maniglia allungabile.
Per Modobag, che raggiunge una velocità di 12 chilometri orari, è stata aperta una raccolta fondi sul sito di crowdfunding Indiegogo, dove ha superato i 400mila dollari. Un risultato sicuramente d’impatto e molto importante per l’azienda che l’ha progettata: “Utilizziamo una nuova tipologia di batteria a litio – spiega il fondatore Kevin O’Donnell – che consente di caricasi all’80% in 15 minuti (ed è completa in meno di un’ora, ndr). Ed è super sicura, molto più di quella della maggior parte dei computer portatili. Sono questi i due aspetti su cui ci siamo concentrati: la sicurezza e la batteria”. L’idea è venuta a O’Donnell nel modo più naturale possibile: osservando i suoi bambini. Che un giorno, in aeroporto, si sono messi a cavalcioni sulla sua valigia. Una volta raggiunta la destinazione, Kevin ha chiamato il suo compagno universitario, nonché motociclista, Boyd, ed è stato in quel momento che il progetto Modobag ha iniziato a prendere forma.
Il loro obiettivo? Cambiare il modo in cui il mondo viaggia. Il bagaglio smart non serve solo a muoversi più comodamente: per esempio, può aiutare anche coloro che si trovano con la batteria del cellulare ad un livello basso. Grazie alle sue due porte usb, è infatti in grado di ricaricare due dispositivi alla volta.
A disposizione dei suoi utenti vi è anche un’applicazione (sia per iOS che per Android), che include un anno di monitoraggio illimitato e che consente di utilizzare il GPRS-GSM di localizzazione con cui potrete sapere sempre dove si trova Modobag e tutto ciò che avete inserito al suo interno, grazie ad allarmi di prossimità.
“Una volta che Modobag è diventata la tua compagno di viaggio, la tua vita non sarà più la stessa – si legge sulla campagna sul sito Indiegogo – Ora avrete spostamenti più brevi, saprete dove sono i vostri effetti personali,avrete il telefono sempre completamente carico, e non suderete (letteralmente) per prendere un volo! Modobag è in grado di risolvere questi problemi che portano ad una esperienza di viaggio orribile”.
La data di lancio? A breve, brevissimo: tra gennaio e febbraio 2017.

modobag.com

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PITTI UOMO 91 STYLE PREVIEW

1 SHOES WITH A TWIST
Baldinini, azienda di calzature che fin dal 1910 si distingue per stile e qualità, presenta una collezione autunno/inverno 2017-18 ispirata a un uomo contemporaneo, dall’eleganza poliedrica, che predilige le linee classiche, ma con un twist. Dal modello Oxford stringato, al mocassino, fino alla sneaker, le scarpe firmate Baldinini sono caratterizzate da una palette cromatica che spazia dai grigi scuro, ai violacei, ai verdi e spesso definite da texture inedite, trattate artigianalmente. Key frame della collezione è il camouflage d’ispirazione forestal, dettaglio che dà vita a un’eleganza senza schemi.

2 TECHNOLOGY AND ECO-FABRIC
American Vintage, maison francese di abbigliamento natural casual, presenterà anche quest’anno la sua nuova collezione a Firenze, in occasione di PITTI UOMO 91. I tessuti dominanti per l’autunno/inverno 2017-18 sono tre e con delle caratteristiche molto particolari: il Modal, estratto dalla cellulosa, il Suprima, ribattezzato il “cachemere di cotone” e il Tencel ,una fibra a base di eucalipto; tre componenti che dimostrano un approccio alla bellezza semplice e autentico grazie all’utilizzo di filati naturali.

3 QUILTED, OF COURSE
Nelle sue giacche quest’anno Husky uomo rielabora il tema del trapuntato, proponendolo in chiave moderna su una vasta gamma di giacche e capi “must” del marchio. La convergenza delle classiche caratteristiche dell’impermeabile e della giacca a vento, da vita a modelli dall’insuperabile funzionalità e leggerezza.

4 ALWAYS FIT
Debutto ufficiale di Lumberjack a Pitti Immagine Uomo. La cornice fiorentina diventa la sede ideale dove presentare le nuove proposte della collezione WE, dedicate all’universo maschile. Protagonista indiscusso sarà il modello Houston, sneakers dedicata al tempo libero che coniuga perfettamente lifestyle urbano e natura. Gli Houston sono disponibili in suede, nubuck o nella versione Waterproof, in tutta la palette dei dark colors fino ad arrivare a un elegantissimo blue navy.

5 SECRET INSIDE
Cividini
questa volta ci sorprende nel vero e proprio senso della parola, infatti, per l’autunno/inverno 2017-18, propone una collezione tutta da scoprire. “Secret inside” è il concetto su cui sono stati ideati, progettati e realizzati tutti i capi. Maglie che hanno un aspetto all’esterno, spesso nascondono una seconda anima, se guardate dall’interno. Tessuti pregiati e colori intensi rendono possibile questo “gioco” di strati, che scaturisce da una coesistenza di due personalità in un capo solo.

6 CREATIVITY MADE IN KOREA
Protagonista a Pitti Uomo 91 sarà la creatività coreana, con un progetto speciale chiamato CONCEPT KOREA, che andràin scena mercoledì 11 gennaio 2017, presso lo spazio Dogana del capoluogo toscano. Con lo scopo di far conoscere la moda Made in Corea, due marchi coreani, supportati dall’agenzia governativa KOCCA che sostiene la creatività coreana, sfileranno sulle passerelle Fiorentine. I due brand sono BMUET(TE) by BYUNGMUN SEO e ORDINARY PEOPLE. Il primo, fondato nel 2012 dal duo di designer, Byungmun Seo e Jina Um, ha uno stile futuristico, rilassato, che celebra senza dubbio l’arte del layering, il secondo invece, disegnato da Jang Hyeong Cheol, dedica le sue collezioni ad un’estetica curata, tailor made e attenta al dettaglio.

7 EVERYDAY ELEGANCE
Capi raffinati e ricercati nell’autunno/nverno 2017-18 firmato Siviglia; l’essenzialità dei dettagli e l’alta qualità dei tessuti portano la sartorialità nella vita di tutti i giorni, in un equilibrio riuscito tra estetica e comfort. Gli ormai iconici pantaloni tinti in capo, gli jacquard creati da impercettibili disegni geometrici che movimentano il tessuto, le micro fantasie stampate, che richiamano lo stile della cravatteria e le lane dalla mano calda e soffice sono le fondamenta delle tre capsule firmate Siviglia: Heritage, Clou e White.

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A tu per tu con Ewan McGregor

Credit: photographer matt barnes @primopianotv

Di lui colpiscono da subito gli occhi azzurri, di un colore intenso, capaci di sguardi ricchi di intensità, seducenti, ironici, divertiti, furbi. Il suo volto si colora di maschere espressive, come solo quello di un grande attore sa fare. E poi, Ewan McGregor conquista per quell’energia contagiosa, quell’entusiasmo che raramente si trova in star come lui, più disincantate dall’esperienza e dagli anni passati sui set. Adesso, McGregor, a 45 anni, ha deciso di stupire tutti e di rimettersi in gioco, diventando un regista. In Italia è nei cinema con il suo, “American Pastoral”, con anche Jennifer Connelly e Dakota Fanning, storia di una famiglia americana borghese, apparentemente perfetta, che viene sconvolta quando la glia crescendo diventa una fanatica politica, coinvolta nel malcontento del 1960, e una terrorista. Vedrete presto Ewan, inoltre, nel tanto atteso ”Trainspotting 2”, il seguito del primo lm, sempre diretto da Danny Doyle. Stavolta oltre che il mondo della droga, analizzerà quello della pornografia. E, intanto, Ewan sta già pensando al suo prossimo lm da regista…

“American Pastoral” è la trasposizione cinematografica dell’omonimo libro di Philip Roth, lo conosceva già?
Sì, avevo letto il libro e non riuscivo a togliermelo dalla testa. Era una storia a cui mi sentivo particolarmente vicino, perché sono padre di quattro glie (è sposato da tantissimi anni con una designer della produzione, la greco-francese Eve Mavrakis e sono genitori di Clara Mathilda ed Ester Rose, nate nel 1996 e nel 2001, come di due bimbe adottate, la mongola Jamiyan e Annouk, nate nel 2001 e 2011, ndr.) e conosco bene questo tipo di rapporto, quindi.

Era qualcosa che la colpiva personalmente, quindi?
Mi sono immedesimato ancor di più, perché mia glia Clara, mentre giravo, si stava preparando per lasciare casa e andare a New York, a frequentare l’università. In un certo senso, avvertire la sua mancanza, mi ha fatto sentire ancora più vicino al mio personaggio. Lui poi si trova a doversi fronteggiare con una glia che diviene assassina. La sua bambina, dolce e ingenua, si trasforma in qualcosa di totalmente estraneo a lui, sua moglie lo tradisce, tutto va in sfacelo. Ma lui continua a restare accanto e ad amare sua glia, la cerca dopo che è scomparsa, non molla mai. Anche in questo mi riconosco in lui, perché sono un tipo piuttosto testardo! (Ride, ndr.) Non solo sul lavoro, ma anche con le persone che amo. Non mi lascio scoraggiare davanti a nessuna difficoltà.

Per questo ha un matrimonio tanto duraturo in una Hollywood dove la maggior parte delle coppie si separa?
Io e Eve ci conosciamo da una vita. Siamo prima di tutto amici e abbiamo sempre avuto questa complicità. E poi lei è una specie di santa. Nel senso che mi sopporta e accetta che magari sia via per mesi sui set di tutto il mondo, come che parta per viaggi in motocicletta con i miei amici. Diciamolo chiaramente: non tutte le donne lo farebbero. (Ride, ndr.)

Come ha deciso, invece, di fare improvvisamente il regista?
In realtà era un’idea che maturavo da tempo. E credo di avere deciso di compiere ora questo passo, perché la vedo come una maggiore evoluzione nella mia carriera di attore. È come se potessi far sentire la mia voce, e allo stesso modo, diventassi parte di tutto il processo di produzione artistica. In principio avevo pensato di dirigere addirittura un libro italiano, “Seta” (di Alessandro Baricco, ndr.). Ero pronto per incontrare l’autore, ma poi mi capitò di sentire un’intervista in cui mirava ad a dare la trasposizione cinematografica solo a un grandissimo regista. E, onestamente, mi sono spaventato. Mi sono convinto che mai mi avrebbe preso in considerazione. Scusi se la sommergo di parole. So che posso essere troppo intenso… (Ride e fa una pausa, dopo un racconto fiume, ndr.)

Si immagini… Vada pure avanti…

Poi mi si ripresentò “American Pastoral”, che avevo avuto in mente da anni, da quando avevo letto per la prima volta il libro, e poi riletto. Fu il mio agente a propormi di dirigerlo, pensando fosse un soggetto adatto a me. Molti attori, come Jennifer Connelly e Dakota Fanning, erano già nel cast. Per prima cosa chiesi loro se si sentivano sicure di lavorare con uno alla prima esperienza come me e, per fortuna, accettarono subito.

Come attore trova di avere una particolare sensibilità nel relazionarsi con gli altri attori?
Cerco di evitare l’atteggiamento che odio di più al mondo in un regista, quello autoritario. Lascio loro libertà, ascolto la loro opinione, li lascio improvvisare. Mi a do a loro, oltre che a me stesso. Voglio che tutti si sentano a proprio agio, in modo da creare un lavoro di team.

Qual è stata la cosa più difficile di dirigere?
La grossa responsabilità che ho avvertito con tutti. Detto chiaramente, non volevo fare una figuraccia! (Ride, ndr.) A volte attori che sono alla prima prova da registi si fanno incantare dalla loro ingenuità e finiscono nello scontato o nel banale.

Pensa di ripetere questa esperienza, quindi?
Certamente. E, tra l’altro, sono anche alla ricerca di finanziamenti. In caso qualcuno legga e sia interessato a investire in una bella storia…

Al cinema la vedremo presto in “Trainspotting 2”. Ci anticipa qualcosa?
Era da tempo che volevo continuare le avventure del protagonista del primo lm. E, questa volta, si appassionerà al sesso e al porno, oltre che alle droghe. Ne vedrete di tutti i colori, quindi… E poi è sempre un piacere lavorare con il regista, il mio ami- co Danny Doyle, che di certo mi ha ispirato tantissimo, perché è stato il primo che mi ha diretto quando ero più giovane e inesperto. Lo considero un grande amico.

Desiderava diventare famoso?
Volevo solo fare quello che mi divertiva di più al mondo! (Ride, n.d.r.)

Sarà anche nel musical “The Beauty and The Beast”.
È stata un’esperienza straordinaria, come “Moulin Rouge”. Cantare e ballare mi fa sentire vivo ogni giorno, in un’emozione che paragono a quella del teatro, anche se si è su un set. Perché è come essere sempre live.

A proposito di passioni. Ci ha accennato prima a quella per la motocicletta…
Quando sono a Los Angeles, dove ora viviamo con tutta la famiglia da un po’ di tempo, cerco di cavalcarne sempre una sulla Pacific Highway, lungo la costa che da Malibù va verso Santa Monica e poi agli studios. Non entusiasmo i produttori o registi che spesso temono mi faccia male, ma non rinuncerei mai a quel senso di libertà con il vento nei capelli. Colleziono vecchie motociclette e auto vintage e so per no sistemarle da solo, se si rompono. Hobby che si è rivelato provvidenziale, specie quando mi trovo in qualche angolo remoto del pianeta…

Ha scritto libri, come “Long Way Round”, sui suoi viaggi in motocicletta, attraversando parti di mondo insieme a uno dei suoi migliori amici, oltre che a realizzare documentari. Altre avventure in programma?
C’è un viaggio molto esotico, in mete remote, che mi piacerebbe intraprendere, non appena riesco a trovare il tempo tra un lm e l’altro, dato che di recente lavoro molto. Oppure, me lo ricaverò, perché ogni tanto ho davvero bisogno di mollare tutto e partire.

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Paolo Luban, l’uomo dietro la cravatta

Se c’è un accessorio destinato a codificare l’eleganza maschile quello è sicuramente la cravatta. Pochi, anzi pochissimi uomini, sfuggono alla simbolica stretta di questo morbido laccio, che è possibile annodare in ben 84 modi diversi perché, come argutamente intuiva François de La Rochefoucauld, «Il nodo sta alla cravatta come il cervello sta all’uomo». Legame stretto, quindi, – e in tutti i sensi – tra l’uomo e questo accessorio. A ribadire il concetto di eleganza maschile ora si aggiunge anche Loïc et giL. Nuovo eppure già iconico. Elegante, ma discreto, questo recentissimo marchio di cravatte, nato nel 2015, sfoggia una manifattura italiana e un’esprit creativo di matrice elvetica. Perché dietro la nitida eleganza di questi accessori si nasconde la passione ideativa di Paolo Luban, un manager dall’importante background affaristico, ginevrino DOC e profondo intenditore d’arte, che ha profuso questa sua passione in ogni modello di cravatta. Nascosti tra le pieghe di un nodo perfetto si condensano, così, i riferimenti a François Morellet, le citazioni da Enrico Castellani, le suggestioni tratte da Klaus Staudt. MANINTOWN l’ha incontrato per voi.

Come definirebbe la cravatta?
È l’accessorio più immediatamente visibile su un uomo vestito in maniera formale. Da questo punto di vista il più importante. È anche l’elemento che più permette di personalizzare e vivacizzare l’outfit. Da accesso a un universo di forme e colori potenzialmente molto vasto, con un margine di manovra “estetico” che gli altri accessori non possono offrire.

C’è un tessuto che predilige?
La seta stampata. Per Loïc et giL, che punta molto sull’originalità dei disegni e dei colori, è un must.

Chi è il suo punto di riferimento in fatto di eleganza maschile?
Non c’è una persona in particolare. Alcuni blogger possiedono una classe naturale e una grande capacità nel combinare in modo originale i vari elementi del look, penso ad esempio a Guillaume Bo e a Defustel. Fra i personaggi conosciuti, ho sempre ammirato Lapo Elkann.

Lei è uno dei rari imprenditori che coniuga arte e moda, proseguirà su questa strada?
Penso proprio di sì, le passioni sono quelle (e lo afferma sorridendo convinto, ndr.)

Quali uomini vuole far diventare eleganti con le sue cravatte?
Tutti quelli che prestano un minimo di attenzione al loro aspetto. E tutti quelli che pensano che il loro fascino possa essere ulteriormente amplificato. O, almeno un po’…

Quali sono i mercati di riferimento per le sue creazioni?
I principali Paesi europei, poiché il mio gusto estetico nasce in questo contesto culturale e geografico.

Progetti per il futuro inerenti al suo marchio? Che direzione intende intraprendere?
Per il prossimo futuro l’obiettivo è quello di far conoscere il più possibile il marchio e il prodotto. L’altro challenge è quello di arrivare fra alcuni mesi con una serie di nuovi modelli, che confermino la forte identità estetica di Loïc et giL.

loicetgil.com

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L’Italia in sartoria

Sartoria Pirozzi, Napoli

Qui non si muovono grandi numeri, ma grandi passioni. Non sono griffe da fatturati miliardari, ma atelier artigianali dove il cuore e la mano sono legate a doppio filo. Di lana, come quello leggendario di Arianna, che oggi condurrebbe fuori dal labirinto del cattivo gusto e porterebbe direttamente in sartoria. Sempre qui, il verbo imbastire ha dignità di rango sartoriale. E le forbici sono l’unico mezzo meccanico consentito. Al resto ci pensa la dedizione al lavoro e la passione per il bello e ben fatto. Le sartorie italiane sono le nuove pietre di paragone dell’eleganza maschile, quelle con cui confrontarsi quando si compra un abito o si sceglie un cappotto o un soprabito. Depositari di antiche tradizioni, tramandate di padre in figlio, oggi a questi atelier, a dimensione prettamente familiare, viene riconosciuto un ruolo di primaria importanza nel panorama del made in Italy. A ciascuno la sua sartoria. Da Nord a Sud tutto il Bel Paese ne è costellato e ognuna ha la sua storia e la propria essenza di stile, come ben evidenzia Domenico Pirozzi, depositario dei segreti dell’Ars sutoria appresi dal padre Nunzio e oggi uno dei più quotati maestri di scuola napoletana, «Il lavoro completamente artigianale, il taglio a mano libera senza supporto del carta modello e la scelta del tessuto rendono unico ogni capo realizzato». Pirozzi, forte dell’arte di famiglia (la sartoria è stata fondata a Napoli agli inizi degli anni ‘60) e dell’esperienza decennale corroborata presso Kiton, prosegue deciso nel rivelare i segreti della sua arte, «Ogni nostro abito conferisce morbidezza e vestibilità, ottenute da un taglio perfetto e dai materiali pregiati che vengono utilizzati». Naturalmente non si tralascia l’aspetto attuale nel gusto dell’abbigliamento «una caratteristica che ci distingue è sicuramente il bavero un po’ più largo, con un taglio adeguato a uno stile attuale, ma sempre morbido, mentre la spalla è più liscia con un leggero arriccio. È un aplomb più internazionale». La scuola sartoriale napoletana ha ancora molto da raccontare in fatto di stile, infatti la Sartoria Pirozzi, dal cuore di via Gramsci dove ha sede, organizza anche trunk show all’estero, esportando fino in Giappone la sua idea di stile. Qualche chilometro più a Sud e, in questa ipotetica migrazione sartoriale, si approda nel Salento, più precisamente a Martano in provincia di Lecce, dove si trova la Sartoria Colazzo dal 1966. Già nel nome si rivendicano orgogliosamente gli anni passati a rendere più eleganti gli appassionati del vestire su misura. Oggi Alessandro Colazzo prosegue, assieme al fratello Giovanni, la tradizione di famiglia, affiancando il padre Arcangelo, fondatore del laboratorio bespoke. Alessandro è anche l’uomo immagine della sartoria, diventandone il primo testimonial on line, «il web serve, non si può prescindere da esso, è la prima vetrina che una sartoria dovrebbe curare se vuole fare strada nel nostro decennio, perché con un solo click si possono avvicinare persone distanti chilometri. Per capire veramente di cosa si sta parlando, però, bisogna entrare nella bottega del sarto, non basta spiarla dalla vetrina». Ed è sempre lui che rivela i segreti della sartorialità odierna, «la Sartoria Colazzo affonda le sue radici nella metà degli anni ’60. Ogni lustro passato ha portato con sé caratteristiche uniche, inimitabili e per certi versi irripetibili. Oggi la nostra sartoria realizza dei capi interamente fatti a mano, come il taglio delle tele interne, realizzate in pelo di cammello naturale e crine animale, calibrate su misura per ogni cliente. Il sotto collo viene “punticiato’’ –lavorato – a mano, che potrebbe sembrare una banalità, ma regala alla giacca morbidezza e vestibilità uniche. Stesso discorso vale per i revers, senza tralasciare l’esclusiva lavorazione della manica “a Mappina’’, che prende il nome dagli strofinacci utilizzati dai nostri nonni e, che regala alla giacca ulteriore leggerezza e praticità di movimento uniche, tanto da far dimenticare a chi la indossa di averla addosso».

Proseguendo lungo la dorsale appenninica (o quasi), si arriva a Firenze, qui Liverano & Liverano, dagli anni ’40 una delle più prestigiose manifatture sorte in riva all’Arno, ha stretto un’inusuale partnership creativa con il colosso del denim Roy Rogers, che fa capo al gruppo Sevenbell, per realizzare il primo jeans di matrice sartoriale made in Florence, suggellando un incontro creativo fra due mondi all’apparenza inconciliabili, che da domani, invece, daranno un nuovo significato al denimwear.

Seguendo l’ipotetico filo di Arianna che unisce l’Italia su misura si arriva nei dintorni di Milano, più precisamente a Varese, dove ha sede la Sartoria Vergallo, oggi condotta da Gianni Cleopazzo, esponente di una tradizione del fatto a mano di ultima generazione. In merito allo stile Cleopazzo ha le idee chiare, «Il principio è quello di soddisfare le richieste e i gusti dei nostri clienti, che sono svariati. Di conseguenza, non amiamo imporre un nostro stile. Per noi il cliente tipo è colui che ama vestire in modo esclusivo e personale, ovviamente parliamo di una persona che apprezza il gusto del fatto a mano e soprattutto ha la cultura che gli permette di valutare i tempi e i costi necessari per la realizzazione  di un vestito».

Valicando le Alpi si respira ancora aria di made in Italy. Pure ad Anversa. Grazie a Massimo Pirrone, manager con la vocazione sartoriale, che in Belgio ha dato vita al suo marchio PM Eleganza Milanese, nel 2013. Nonostante la location oltre confine, la sartorialità è di impronta tricolore perché Pirrone si affida a una manifattura italiana per la realizzazione dei suoi capi. L’imprinting manageriale si identifica con il «ridimensionamento del fit dei modelli, adatti anche alla clientela più giovane». Star starter del suo brand, Pirrone è molto attivo sui social, il suo profilo Instagram conta più di 55k di follower, perché «ci metto anche un po’ di lifestyle, non solo l’abito, ma anche il resto. Infatti mi chiedono consigli sull’abbigliamento, soprattutto gli utenti più giovani». Quanto allo stile anche lui non ha incertezze, «come modo di pensare e di creare mi ispiro a Tom Ford, però l’eleganza dell’Avvocato Agnelli è sempre la numero uno».

Anche nell’hub d’avanguardia di Tranöi, il concept sartoriale ha un impatto eclatante: la Sartoria Brizzi, punta sulla lavorazione double – aggiornata e rivisitata – di materiali di altissimo pregio come l’alpaca o il mohair e il cashmere, azzardando, talvolta, estrosi accostamenti con il denim. Perché, oggi, al talento dell’artigianato manifatturiero si può unire l’esigenza di stupire, con contrasti e giochi di look; si può stare al passo con l’evoluzione del design più creativo e le nuove espressioni artistiche, senza perdere la magia dell’hand-made.
L’esatta somma algebrica di tutte queste asserzioni mostra un settore vivo e vitale, sempre più proteso a rendere il su misura l’unica frontiera possibile dell’eleganza maschile odierna.

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