David Gandy, il re delle passerelle lancia la sua prima linea di moda leisure-wear

A 41 anni, David Gandy lancia la sua linea moda leasure: semplicemente David Gandy Wellwear.  L’icona sexy britannica, protagonista decennale di passere internazionali e testimonial di Dolce & Gabbana, lancia la sua eponima etichetta che volge lo sguardo anche al wellness.

Una carriera seminata di cover dei più importanti fashion magazine internazionali, ultime uscite di spettacolari fashion show e una serie di campagne global del brand che l’ha portato alla luce grazie a uno spot girato su un gommoncino bianco al largo dei faraglioni di Capri. Correva l’anno 2007 e nessuno ancora può dimenticare quella voce fuori campo che risuona sensuale “light Blue” Dolce & Gabbana tra due ideali di bellezza aspirazionale come quella di un’eterea Bianca Balti e la perfezione plastica di David Gandy.
Un legame che suggella la complicità tra la griffe italiana e David – il cui valore ricalca quello di un top brand – con una raccolta fotografica “David Gandy by Dolce & Gabbana – The male icon” firmato, tra gli altri, dai maestri Mario Testino, Steven Klein, Giampaolo Sgura e Mariano Vivanco.



David, allontanatosi gradualmente dalle passerelle ed essersi dedicato a svariate operazioni imprenditoriali legate al mondo del beachwear alla sua dichiarata passione per le auto di lusso, oggi torna da protagonista nel fashion biz con un nuovo progetto, dedicato al tempo, a quello che ognuno di noi dovrebbe concedersi quotidianamente. La collezione David Gandy Wellwear racconta la sua idea di stile unisex, attraverso una capsule collection di 20 pezzi dal tono intimo e rilassante: t-shirt, polo, felpe (alcune con cappuccio), joggers, capispalla, pigiami, abbigliamento di lusso e accessori fatti di tessuti innovativi, ultracomfort, antiodore, antibatterici e agli estratti di aloe vera. La palette di colori è monocromatica, con sfumature del nero, bianco, blu, grigio marna e kaki.

L’abbigliamento può avere un grande impatto sulla fiducia in noi stessi; quindi, ho voluto creare una gamma che aiuti le persone a sentirsi rilassate e sicure, come nella propria pelle” ha dichichiarato l’imprenditore. David Gandy Wellwear, infatti, si compone nella sofficità dei tessuti effetto second skin. La nuova frontiera del vestire non cura l’estetica tanto quanto la comodità. La collezione, dunque, è stata realizzata secondo il principio della cura e delle linee, sottolineata da un utilizzo pregiato delle materie prime. DGW, infatti, è confezionata con cotone Pima, il lyocell e il modal che avvolgono la pelle lasciando libertà di movimento, durante il tempo libero così come tra le mura domestiche.

CATCHING THE MOON – A GRAVITY NOVEL

“The winter is coming”! Questo novembre segna lo spartiacque tra un anno che volge al termine, con i suoi controsensi, le evoluzioni di uno stile libero e valori estetici rinnovati da interpretare con determinazione. Con la complicità di un’accurata selezione d’icone di stile senza tempo, gli irrinunciabili accessori col pedigree per muoversi con successo nella giungla urbana.  





Photography: Umberto Gorra

Creative director: Gianmarco Chianese

CREA LA TUA BOTTIGLIA PERSONALIZZATA CON LA BESPOKE DI BELVEDERE VODKA

Dal 14 al 30 novembre sarà possibile personalizzare la propria bottiglia con la Bespoke di Belvedere Vodka, l’esclusiva Magnum disegnata al laser che racchiude la vodka-icona del brand, in edizione limitata su Tannico.it 

Perfetta idea regalo per lui e per lei, la Bespoke si presenta in una luminosissima bottiglia argentata da poter personalizzare incidendovi nome, date o messaggi per celebrare un’occasione speciale.

Creata esclusivamente dalla segale polacca Dankowskie, fermentata localmente e distillata quattro volte, Belvedere Vodka è completamente priva di additivi, senza glutine e naturalmente pura. La diluizione con acqua purissima dei pozzi artesiani di proprietà della distilleria è essenziale per consentire al carattere della segale di brillare. Questo processo la rende la prima vodka super premium al mondo.  

Durante la degustazione è possibile percepire al naso un leggero sentore di vaniglia insieme ad alcune note delicate di crema, mentre al palato si percepisce un sapore pieno e rotondo con una consistenza media e una trama ricca e vellutata. I sentori di vaniglia si mescolano armoniosamente con quelli di pepe bianco e spezie. Sul finale rilascia lunghe note di mandorla e noci. La gradazione alcolica è di 40%.

Ritratto di un giovane attore: Sebastiano Kiniger

Ha origini trentine il giovane Sebastiano Kiniger e la sua storia inizia proprio nella città di Rovereto, un luogo di rifugio nei lunghi mesi del lockdown ma anche un posto da cui scappare da giovanissimo, per trovare la sua strada all’estero prima nel teatro e poi nel cinema. Nella nostra intervista ci racconta sottovoce la sua storia, un viaggio che inizia in Italia per poi arrivare in India e tornare infine a Roma, una città che gli ha dato tanto e continuerà a farlo…


Come è avvenuto il tuo primo approccio con la recitazione?

Ho scoperto il mondo del teatro durante l’infanzia, prima con le recite a scuola e poi al liceo. Questa passione è maturata dentro di me sin da subito così dopo gli studi ho iniziato a studiare recitazione prima in Italia e dopo a Parigi alla scuola Jacques Lecoq, più incentrata sul teatro fisico. Quel periodo mi ha permesso di conoscere una realtà completamente diversa e sono cresciuto molto dal punto professionale e personale, mentre ero in Francia mi sono avvicinato anche alla fotografia, e ho iniziato a scattare per strada scoprendo anche la passione per la street photography. È stato da lì che ho iniziato a pensare di portare la recitazione davanti alla macchina da presa. A Londra invece ho lavorato in una compagnia teatrale, e poi è arrivato il primo ruolo in tv in the Durrels.

Raccontami del tuo personaggio nella serie Netflix 56k…

Questa serie è stata girata nel pieno del secondo lockdown e mi sono innamorato da subito del personaggio perché è un uomo molto contemporaneo. Enea riflette valori e temi molto legati alla nostra società come il rispetto della figura della donna. Lui riesce ad ascoltare e apprezzare la sua compagna avendo con lei un rapporto prioritario, sarebbe disposto a fare di tutto anche se questo significasse perderla. 



Nel tuo ambito lavorativo la figura femminile è vittima ancora molti svantaggi come spesso sentiamo?

Purtroppo anche nell’ambito del cinema la figura femminile subisce numerosi torti. Sulle pari opportunità c’è ancora da lavorare.

A quale dei personaggi interpretati fino ad oggi sei più legato?

Oltre ad Enea in 56k anche il personaggio nei Durrels mi è molto caro, una personalità molto turbolenta. Questa caratteristica si avvicina anche al mio carattere, spesso interpreto personaggi taglienti e poco sereni. 

Come ti senti oggi?

Sono turbolento nell’anima, vicino al fuoco. Faccio fatica a trovare la calma anche se la cerco tutti i giorni. Penso derivi dal fatto che ho perso uno dei miei genitori da adolescente e questo mi ha fatto sentire davvero spiazzato per molto tempo. Ho avuto bisogno di trovare un’identità fuori dalla mia società e scappare da brutti ricordi, in questo senso andare all’estero è stata anche la mia salvezza.



Hai vissuto molto all’estero, quale destinazione ti ha colpito di più? 

Ho avuto la fortuna di scoprire l’India grazie alla mia compagna, lei è originaria di New Dheli e poi si è trasferita a Londra per lavoro. Ogni giorno continuo a conoscere nuovi aspetti dell’India e ci tornerò anche a Natale. Sono appassionato anche del loro cibo, adoro la cucina indiana. 

Parlando di musica invece cosa ti piace ascoltare?

Ho scoperto l’hip hop a Parigi, a Londra la techno. Nell’ultima settimana sto ascoltando Damn di Kendrick Lamar.

Altra fonte di ispirazione è Colors, uno studio di registrazione con base a Berlino che ospita vari artisti ad esibirsi nei loro spazi, è il mio canale di riferimento su YouTube per la sua estetica molto minimale e un suono pulito.

Il tuo rapporto con la moda…

Ho iniziato ad interessarmi alla moda una volta uscito dal liceo, facendo i primi lavori mi sono divertito l’ho sempre vista come un gioco. Il modo in cui vesto è molto importante perché mi fa sentire bene. Ho uno stile minimal molto vicino al mood londinese, vivendo lì ho assorbito un po’ la loro impronta. Un capo che non può mancare in questa stagione è il cappotto lungo monocromatico sui toni del marrone caldo. 

Cosa ti aspetti dal futuro, dove ti vedi tra qualche anno?

A Roma, spero che la mia carriera mi dia l’opportunità di lavorare in ambito internazionale con l’intento di costruire una carriera in Italia e all’estero. Un percorso che rifletta chi sono e che mi dia l’opportunità di viaggiare. Per il resto ci sono nuovi progetti in ballo ma è ancora presto per parlarne. 

Sebastiano Kiniger

Photographer: Erica Fava

Make-up: Marialivia Igliozzi @makingbeauty.management

Location: Istituto Superiore di fotografia

Assistenti: Laura AurizziValeria Demofonti

I Need You: la nuova iniziativa per la ricerca del team del primo negozio A|X Armani Exchange a Milano

I Need You è l’innovativo progetto di selezione in vista dell’apertura, a febbraio 2022, del primo punto vendita A|X Armani Exchange a Milano. Attraverso l’annuncio dell’iniziativa, con una campagna social dal 15 al 20 novembre e, offline, con un’attività di affissioni dal 20 novembre fino al 3 dicembre, A|X dialoga con tutta la città, invitando chiunque voglia a partecipare all’open day che si svolgerà venerdì 10 dicembre presso l’Armani/Teatro, in via Bergognone 59.

Sarà questa l’occasione per creare una vera e dinamica comunità che si rispecchia nei valori di A|X: un momento per incontrare nuovi amici, condividere e connettersi, indipendentemente dall’esito della selezione. La campagna, fotografata da Alex Nawrocky, sottolinea l’intento inclusivo e si presenta come un mosaico di tipi fisici e atteggiamenti – spontanei, freschi, ironici, seri o irriverenti – in cui ognuno può identificarsi. Lo spirito inclusivo e metropolitano anima tutte le attività del marchio con un messaggio chiaro: A|X è uno spazio mentale e materiale in cui essere se stessi.

MUMM lancia le cene d’autore con RSRV, la sua collezione 100% Grand Cru riservata agli estimatori

Mumm lancia un programma di cene dedicate a RSRV, la sua collezione 100% Grand Cru riservata agli estimatori. Champagne con la vocazione gourmet, che accompagneranno le creazione di chef in tutta Italia.

La prima tappa di “Mumm Sante, Gourmet, Reserve” si è tenuta a Milano al Four Seasons.

Santé Gourmet Réservé

Lo champagne Mumm lancia l’esclusivo programma di cene d’autore orchestrate intorno a RSRV, la prestigiosa gamma di couvée 100% Grand Cru.

Lasciarsi tentare dal piacere di vivere esperienze intense e appaganti è un’arte. L’arte di trattarsi bene, specialmente a fine anno – per carburare energia e temprare l’umore prima e dopo le festività. E’ per questo motivo che MUMM lancia Santé Gourmet Réservé, il programma di cene in alcuni dei ristoranti più esclusivi d’Italia. 

La parola d’ordine è RSRV, una sigla, un racconto di stima e amicizia, ma soprattutto una nobile famiglia di cuvée che rappresenta la più alta espressione del Pinot Noir della Maison Mumm. Ogni menù è pensato per esaltare le cinque referenze di RSRV. 4.5, Blanc de Blancs, Lalou, Blanc de Noirs e Rosé Foujita.

Sono quasi 50 le cene in programma nei prossimi 7 mesi. Tra i primi appuntamenti ci sono il Four Seasons Hotel di Milano, che ha ospitato l’evento il 18 Ottobre. A Seguire ci saranno il Magnolia, L’ Antiquario e L’Archivio Storico di Napoli, che accoglieranno Le Santé Gourmet Reservé rispettivamente il 16, 17 e 18 Novembre.  Il programma completo è pubblicato sulla pagina Instagram @tasteofprestige.



Santé Gourmet Réservé è pensato per chi si vuole premiare o vuole dedicare a una persona cara un’esperienza unica da vivere insieme. Per dedicarsi il meritato lusso di celebrare insieme e volersi bene. Un programma che riflette a pieno lo spirito della prestigiosa famiglia RSRV. Dal 1838, RSRV – abbreviazione di ‘riservato’ – è infatti la sigla che nei registri di cantina indica le migliori bottiglie selezionate direttamente dal Master Cellar e da consegnare personalmente agli amici più cari. 



LE CUVÉE – Invecchiata almeno 4 anni in cantina e proveniente da 5 Grand Cru, la cuvée 4.5 si distingue per il carattere elegante e generoso con note fruttate e agrumate. Minerale, puro e vivace, con il suo perlage delicato RSRV Blanc de Blancs 2014 è la perfetta espressione dello Chardonnay di Cramant. RSRV Lalou 2008 rende omaggio a René Lalou, alla guida della Maison nella metà del XX secolo, con un blend delle migliori parcelle di Grand Cru della Maison. Con un invecchiamento minimo di sei anni, RSRV Blanc de Noirs 2012 è realizzata con il 100% di Pinot Noir di Verzenay, un Grand Cru cresciuto a nord delle Montagne di Reims. E’ dedicato all’artista franco-giapponese Leonard Foujita la cuvée RSRV Foujita, una miscela di 6 Grand Cru invecchiata 4 anni, che, come tutti i Rosé della Maison, sfoggia l’iconica rosa disegnata proprio dall’artista, grande amico della Maison.

E ora è tempo di celebrare. Santé. Gourmet. Réservé.



Romeow Cat Bistrot, un angolo intimo e riservato di pura accoglienza nel segno delle fusa

Valentina ha mollato tutto per inseguire il suo sogno, spinta dall’amore per la natura e tutto ciò che ne fa parte, dando vita a Romeow Cat Bistrot, un luogo insolito nel cuore di Roma in cui godersi del buon cibo in compagnia di gatti, vivendo un’esperienza unica e ritagliandosi una piccola parentesi di felicità insieme alle persone che si amano.



Romeow Cat Bistrot nasce da un sentimento semplice e pulito, elevando il concetto di Cat Cafè per accompagnare gli ospiti in un sofisticato viaggio intorno al mondo alla scoperta dei sapori e dei gusti più raffinati e ricercati.

Dietro la nascita di Romeow c’è una missione, che è quella di condividere uno stile di vita ricercato, attento e consapevole. Romeow non è un ristorante, ma una filosofia.

Il bistrot è la casa di sei dolcissimi gatti (provenienti dalla onlus “Luna di Formaggio“) che non vedono l’ora di accogliere gli osp  iti per rendere più dolce la tua permanenza. Dal momento che sono loro i veri padroni di casa, è importante rispettare i loro spazi, i loro tempi e, soprattutto, i loro pisolini.



Da Romeow tutto è frutto di una scelta consapevole. A partire dai prodotti biologici che non implicano alcuna forma di sfruttamento, né umano né animale, passando all’utilizzo di ingredienti ricercati e costosi, per arrivare alle materie prime rispettose dell’ambiente e della salute delle persone. 

Presso il ristorante è possibile trovare un menù nuovo a ogni stagione. Nuove proposte gourmet, nuove combinazioni e nuovi abbinamenti per regalare agli ospiti un’esperienza culinaria originale, di alto livello e sempre ricca di nuovi stimoli. 



Nonostante le tante richieste, tutti i lunedì il bistrot rimane chiuso, così da permettere ai gatti di riposare e di riappropriarsi dei propri spazi. La struttura è aperta dal martedì alla domenica, tra coccole e fusa in pieno stile Romeow Cat Bistrot.

Sito: https://www.romeowcatbistrot.com

IG: @romeowcatbistrot

Sui banchi di scuola con il giovane attore Simone Casanica

Già interprete in numerose serie e film, il ventenne Simone Casanica veste proprio in queste settimane i panni di Giulio, alunno al Liceo Leonardo Da Vinci di Roma nella nuova fiction di Rai 1 Un professore. Serio, ordinato e studioso, apparentemente l’allievo e il figlio che tutti vorrebbero avere. Ma cosa si cela dietro quest’immagine? Scopriamo qualcosa in più su di lui anche al di fuori del suo ruolo sul set…

Come ti avvicini ai personaggi che devi interpretare?

Cerco di recitare il mio personaggio, trovando delle similitudini tra chi sono e chi interpreterò, affinché venga riportato sullo schermo una scena quanto più reale possibile.

Raccontaci del tuo personaggio nella serie “Un professore”.

Giulio è un ragazzo molto introspettivo, vive un conflitto con se stesso che lo porterà ad un’enorme evoluzione all’interno della serie.
Con l’aiuto di Dante (il professore interpretato da Alessandro Gassamann) riuscirà a rompere delle barriere che all’inizio sembravano insormontabili.

La serie ha come protagonista un prof. del liceo. Tu che tipo di studente sei stato?

Diciamo che Giulio è uno studente modello mentre io non lo sono mai stato, ho studiato al liceo Classico e me la sono sempre cavata con il minimo sforzo.



A quale dei personaggi interpretati fino ad oggi sei più legato?

Certamente Giulio è il personaggio che mi ha regalato più emozioni.
Avere l’opportunità di interpretare un personaggio tanto diverso quanto simile a me è riuscito a farmi scoprire lati del mio carattere a me sconosciuti fino ad ora.

Un modello d’ispirazione?

Sin da piccolo ho avuto sempre e solo un punto di riferimento: Jack Nicholson. Ho sempre cercato di rubare dettagli dalle sue interpretazioni magistrali. Da mostri di questo calibro si può solo osservare e imparare.

Come ti sei trovato con i colleghi sul set? Hai mai percepito aria di competizione?

Abbiamo sin da subito cercato di essere il più affiatati possibile e col passare del tempo, sul set, abbiamo costruito un rapporto meraviglioso.
Questo è anche merito del regista Alessandro D’Alatri e da tutti i professionisti che hanno lavorato per mettere in piedi questo viaggio stupendo.

Colgo l’occasione per ringraziare tutta la troupe che ha investito tantissime energie per sorreggere questo meraviglioso progetto.



Quali passioni o hobby ti piace coltivare al di fuori del lavoro?

Una mia grande passione è la musica. Il cantautorato italiano è il mio preferito. Infatti nel tempo libero mi piace dedicarmi al canto e a suonare la chitarra.

Cosa ti aspetti dal futuro? Dove ti vedi tra qualche anno?

Ovviamente spero di consolidare sempre di più il mio percorso all’interno di questo mondo meraviglioso. So che ci vorrà tanto impegno, dedizione e tanta umiltà ma è il sogno della mia vita e sono contento del cammino che sto percorrendo.

Photography: Francesco Guarnieri

Creare un blog aziendale online: piano editoriale, piattaforma e tone of voice

Se il tuo sito aziendale manca di una sezione blog dovresti rimediare al più presto. Il blog serve ad aiutare la tua community, a migliorare il posizionamento del tuo sito e aumentare la tua awareness

Niente in comune con i siti personali dello scorso decennio: i blog oggi sono veri e propri prodotti editoriali creati spesso da professionisti del settore per conto di aziende e imprese. Non servono grandi strumenti: la sezione blog può tranquillamente essere ospitata su ogni sito web, purché il layout lo consenta.

Essendo il blog aziendale non pubblicato con carattere di periodicità, non è necessario che diventi una testata registrata né tantomeno che siano coinvolti giornalisti professionisti. Basta semplicemente che siano creati contenuti di alta qualità da persone competenti in materia.

I testi dovranno poi essere preferibilmente ottimizzati in ottica SEO. Analizziamo tutti gli strumenti di cui necessitiamo per creare un ottimo blog che possa avere buone ripercussioni sulle vendite e sull’acquisizione di nuovi clienti.

Piano Editoriale: cos’è e a cosa serve

Come spiega Rekuest, la web agency di Roma (https://www.rekuest.com), il primo passo da fare è stilare un piano editoriale. Sapendo quali e quanti articoli pubblicare sarà possibile procedere organicamente ed evitare ridondanti sovrapposizioni. Un piano editoriale dovrebbe indicare alcune informazioni fondamentali, fra cui:

Titolo dell’articolo
Metadati
Foto da inserire
Keyword trattate
Data di pubblicazione

Stilare un piano editoriale, quindi, ti aiuterà a mettere ordine fra le pubblicazioni e scegliere sempre le keyword più adatte alla tua attività.

Crea contenuti ricchi e di qualità

Molto probabilmente i temi di cui vorrai parlare saranno già stati affrontati da migliaia di altri siti in tutte le salse. Ecco perché i motori di ricerca premiano sempre la qualità e l’originalità. Il segreto è sempre quello di adottare una prospettiva diversa dai competitors e scrivere per l’utente. Lo scopo dell’articolo dovrebbe essere, infatti, quello di soddisfare una curiosità o risolvere un problema: basta un piccolo esercizio di immedesimazione e tanta voglia di scrivere.

L’articolo di blog dovrebbe essere sempre dettagliato e accurato, ricco di immagini e contenuti multimediali pertinenti. La lunghezza, poi, non sarà un problema: non è la quantità a fare la differenza per la maggior parte delle volte.

Ottimizza i tuoi articoli secondo i canoni SEO

È vero che il blog influenza positivamente il posizionamento, ma ciò avviene solo se i contenuti seguono alcuni parametri fondamentali. In primis c’è la scelta delle keyword, ovvero le parole chiave per cui il tuo articolo si indicizzerà e si posizionerà. È altrettanto importante organizzare l’articolo in paragrafi e sotto paragrafi di diversa rilevanza e utilizzare tag enfasi sulle parole più importanti meritevoli di particolare attenzione.

È altrettanto importante, poi, selezionare immagini di qualità, magari assolutamente originali e compilare i campi dedicati ai metadati. Questi ultimi in genere non vengono mostrati agli utenti ma sono le indicazioni per i motori di ricerca: più queste saranno dettagliate, più sarà facile ottenere i risultati sperati. Ma, a nostro parere, le regole fondamentali sono sempre due: scrivere per l’utente e immedesimarsi nelle sue necessità.

Auto di alto livello: il noleggio a lungo termine

Comprare un’auto costituisce sempre un investimento importante. Oggi però le alternative all’acquisto non mancano e tra queste la più interessante è il noleggio a lungo termine. 

Che cos’è un noleggio a lungo termine

Il noleggio di un’auto si divide in due grandi famiglie: a breve e lungo termine. Si parla di breve termine per contratti che vanno da un giorno a 12 mesi. Si parla, invece, di noleggio a lungo termine per un periodo di tempo che va dai 12 ai 60 mesi.

Per chi è pensato il noleggio a lungo termine

Il noleggio a lungo termine è pensato per chi ha bisogno di un’auto ma non vuole, o non può, affrontare i costi dell’acquisto. Ad esempio, pensa alla convenienza del noleggio a lungo termine Volkswagen rispetto alle spese per il possesso di un’auto della casa tedesca.

Se un tempo i principali destinatari del noleggio a lungo termine erano imprese e liberi professionisti, oggi anche i privati preferiscono questa soluzione, soprattutto nella formula senza anticipo iniziale. 

I vantaggi 

I vantaggi del noleggio a lungo termine sono di tipo:

  • economico: con questa formula si ha sempre sotto controllo la spesa mensile, che è fissa per tutta la durata del contratto. In alcuni casi può essere previsto un anticipo. Inoltre, non si ha il problema della svalutazione del mezzo (dopo 5 anni perde fino al 75% del valore iniziale).
  • burocratico: non si ha più il pensiero dell’immatricolazione e dell’assicurazione di cui si occuperà direttamente la società di noleggio. In più con una vettura sempre al passo con la legislazione sparisce anche la preoccupazione dei blocchi alla circolazione per le auto con Euro bassi.
  • operativo: con questa formula si ha la garanzia di guidare sempre un’auto in perfette condizioni. La manutenzione è infatti assicurata dalla società di noleggio, sia quella ordinaria sia quella straordinaria. E in qualsiasi momento si ha la garanzia di un’assistenza 24/24 per non trovarsi mai in difficoltà. 
  • gestionale: la fiscalità è chiara e trasparente e si dispone di un servizio di consulenza per ogni eventuale chiarimento. 

A questi vantaggi, che sono per ogni tipo di cliente, aziende e liberi professionisti ne aggiungono uno in più. Essi, infatti, possono usufruire anche delle agevolazioni fiscali, costituite dalla deducibilità delle imposte dirette e dalla detraibilità Iva. Queste sono applicabili anche quando la vettura non è utilizzata ad esclusivo uso professionale, seppure in diversa percentuale. 

In più alla fine del contratto si ha la massima libertà: nessuna maxi-rata e si può scegliere se rinnovare il contratto, cambiare auto o porre fine al rapporto. 

Ci sono degli svantaggi?

Non si può parlare propriamente di svantaggi, ma ci sono delle situazioni in cui non è conveniente utilizzare la formula del noleggio a lungo termine. 

Ai privati conviene optare per l’acquisto dell’auto invece del noleggio se annualmente fanno pochi chilometri o se non sono soliti cambiare frequentemente la vettura e lo fanno almeno dopo dieci anni. Le aziende, invece, hanno più convenienza all’acquisto per le auto destinate ad essere utilizzate come mezzo di scorta. In questi casi, infatti, il costo del noleggio a lungo termine diventa superiore a quello dell’acquisto della vettura.

Guida al peacoat, il capospalla dal fascino navy perfetto per l’inverno

Inglesi e americani lo chiamano peacoat (o pea coat), i francesi caban, la sostanza non cambia: a distanza di secoli dalla sua comparsa, il giaccone doppiopetto corto in vita mantiene intatta la propria compostezza e il flair marinaresco che nella moda, specialmente maschile, non guasta mai.
Come altri capi outerwear codificati da tempo nei canoni dello stile pour homme, infatti, il capospalla in questione deriva dal mondo militare, nello specifico da quello della marina di parecchi decenni or sono, sebbene le ipotesi sulle origini siano discordanti: la più accreditata vuole che a utilizzarlo per primi siano stati i marinai olandesi che, intorno alla fine del ‘700, indossavano pesanti paletot denominati pijjakker (crasi tra pij, ossia il ruvido tessuto di cui era composto, e jakker, “giacca”), altre ne attribuiscono l’introduzione alla Royal Navy britannica del XIX secolo, seguita presto dall’omologo corpo statunitense, mentre l’azienda di abbigliamento Camplin (fornitrice, dal 1857, proprio della marina di Sua Maestà) ne rivendica con orgoglio l’invenzione come parte delle uniformi dei sottufficiali, il cosiddetto petty coat, abbreviato in p coat (da cui il nome attuale). Di sicuro, nel 1869 Tailor & Cutter, giornale di sartoria diffuso tra i gentleman dell’epoca, pubblica il figurino di una giacca assimilabile al caban odierno, indicata come “pea-jacket”.



Ad ogni modo, la storia dell’indumento afferisce a una tradizione evocativa di atmosfere d’antan, viaggi in mare aperto e un confronto costante con la potenza degli elementi primordiali, cui si devono le sue peculiarità, concepite per agevolare in tutto e per tutto la vita di bordo. La forma, svelta e dritta, sfinata ma senza eccessi, con lunghezza a metà coscia, ampi revers (che, nel caso, si possono serrare fissandoli al sottogola) e chiusura incrociata a sei bottoni, distribuiti su due file parallele (in ottone dorato o corno, solitamente incisi con il simbolo marittimo per definizione, l’ancora, e piuttosto grossi, così da maneggiarli senza difficoltà anche con le dita bagnate o intirizzite) facilita i movimenti; la corposità della stoffa, i baveri e le tasche a filetto verticali, in cui affondare le mani, proteggono invece da schizzi d’acqua, vento e clima rigido.
Tutti attributi che, mutatis mutandis, possono far presa anche sui civili e su chi, pur non avendo mai messo piede sul ponte di una nave, cerca semplicemente un giubbotto essenziale, caldo e robusto. Non sorprende affatto, perciò, che alla fine del secondo conflitto mondiale, con le società subissate dalle eccedenze di abbigliamento militare e i soldati che fanno ritorno nei rispettivi paesi, il peacoat finisca per attrarre cittadini di ogni sorta, dai beat – e aspiranti tali – agli animatori dell’ondata hippie e pacifista degli anni ‘60, dalle rockstar ai membri più in vista dell’intellighenzia europea (di nomi se ne potrebbero fare a bizzeffe: Albert Camus, Jean Cocteau, Alberto Moravia, Lou Reed, Bob Dylan, Serge Gainsbourg, i Rolling Stones…).



Svuotato di qualsiasi connotazione militaresca (d’altronde meno evidente rispetto a capi quali trench o bomber), ad imprimere al caban il suggello della coolness arriva poi il cinema, con alcuni personaggi indimenticabili: come non citare Joseph Turner/Robert Redford ne I tre giorni del Condor, Henry Adams/Gregory Peck de Il forestiero o, per restare a pellicole più recenti, il trafficante interpretato da Johnny Depp in Blow, oppure Daniel Craig – alias James Bond – in Skyfall?


Prada, Neil Barrett, Stefan Cooke


Stilisti e maison non impiegano molto ad appropriarsi del capo, per riproporlo in fogge più o meno aderenti all’originale, sfruttandone l’indubbia versatilità; in effetti si sposa alla perfezione con look casual a base di dolcevita, pullover e jeans, ma non stona neppure se abbinato a camicie o pantaloni dal piglio formale, oppure sovrapposto a giubbini di minor spessore, come quello denim.
Le sfilate Fall/Winter 2021 ci consegnano uno stuolo di nuovi varianti del peacoat: in casa Saint Laurent, tanto per cominciare, c’è l’imbarazzo della scelta, tra modelli rigorosi nel total black di prammatica per la griffe, in tessuto irsuto effetto orsetto, ossequiosi del passato marinaro o profilati da passamanerie in corda bianca.
Dirompente la rielaborazione di Prada, un paletot paffuto dal taglio squadrato, che perde i revers a favore del colletto a camicia, lavorato in jacquard, e si dota di bottoni sovradimensionati con impresso il caratteristico triangolo del marchio.


Missoni, Dolce&Gabbana, Dior Men, Giorgio Armani


Neil Barrett, dal canto suo, scompagina la precisione sartoriale del doppiopetto cammello con un’ondulatura scura che sembra incorniciarne la sagoma, suggerendo uno stacco cromatico che trova conferma sulla schiena, mentre Stefan Cooke, wunderkind della moda d’oltremanica, prova a ingentilire l’aria marziale del capospalla attraverso piccole sfere di tessuto ton sur ton, impilate su spalle e collo.
Da Missoni l’audacia della fantasia animalier viene smorzata, in parte, dall’accostamento tra il nero delle strisce e il fondo blu, Dolce&Gabbana dà sfogo alla vis decorativa tipica del brand con patchwork di stoffe dai pattern più vari (tra cui spigati e pied-de-poule) e profili segnati da catene di perle.
I giacconi compìti, nei toni del borgogna o taupe, in passerella da Dior Men sono la logica conseguenza del mood alla ufficiale gentiluomo scelto per la collezione, stesso aplomb nello show di Giorgio Armani, che opta per modelli a motivi chevron o in panno color navy screziato di grigio.


Saint Laurent, Giorgio Armani, Sealup


Perfetto per affrontare il freddo senza ingolfarsi in stratificazioni disperate o piumini ipertrofici, il peacoat è un alleato di stile ideale, da acquistare ora per indossarlo nei mesi – e anni – a venire; un’eventuale rosa di dieci “candidati” potrebbe includere cinque nomi citati in precedenza (nello specifico Saint Laurent, Prada, Neil Barrett, Missoni, Giorgio Armani), a cui sommare proposte come quella di Sealup, vagamente dandy grazie alla luminosità del velluto a coste blu notte (acuita dai bottoni color oro), oppure il caban in lana di Hevò dal fit asciutto, in una calda nuance caramellata; da valutare anche il fascino un po’ ruvido, da gentiluomo di campagna, del cappotto mélange MP Massimo Piombo, quello revivalistico di Sandro (che recupera il tocco squisitamente Seventies del montone sul collo) e la versione filologica di Polo Ralph Lauren, in lana mista a nylon, dalla vestibilità comoda. Una buona varietà di modelli, tra cui scegliere quello che più risponde al proprio gusto, certi di puntare su un capo che, al netto di inclinazioni personali e vague passeggere, consente di navigare sicuri nei mari perigliosi della moda.


Hevò, MP Massimo Piombo, Sandro, Polo Ralph Lauren


Immagine d’apertura: ph. by Matthias Vriens

Le novità gourmet per la stagione fredda dell’Aleph Rome Hotel

L’arrivo della stagione fredda è sempre accompagnato, in cucina, da ingredienti e sapori che ben si conciliano con il calare delle temperature; l’Aleph Rome Hotel, elegante 5 stelle incastonato nel cuore della città eterna, tra piazza Barberini e via Veneto, rivede pertanto la propria offerta gourmet, trasferendola dalla terrazza protesa sul panorama mozzafiato della capitale all’interno dello Sky Blu Restaurant, per cui l’executive chef Carmine Buonanno ha messo a punto un programma gastronomico d’eccezione, che spazia tra proposte ad hoc per i primi freddi e una serie di appuntamenti tematici che faranno la felicità dei foodie più esigenti.

Formatosi alla corte di Alfonso Iaccarino nel prestigioso Don Alfonso 1890 di Sant’Agata sui due Golfi (doppia stella Michelin) e già alla guida del ristorante romano Gran Melià Villa Agrippina, Buonanno presiede oggi l’offerta F&B dell’hotel Aleph, tenendo fede a una filosofia basata sulla commistione di tradizione e innovazione, in cui la prima (legata alle origini dello chef, alla sua impronta mediterranea) si fonde armonicamente con la seconda, in un percorso di costante ricerca e sperimentazione culinaria.



Ne risultano sapori intensi, abbinamenti moderni che però tengono sempre in grande considerazione il territorio, come dimostrano le novità del menù invernale, aperto da portate quali la “variazione di coniglio con castagne e melograno” e il “carpione di ricciola, pistacchio e gelée di sedano e cardamomo”; tra i primi, invece, “tortelli di genovese di manzo con salsa mozzarella e riduzione di aglianico” e “pacchero di Gragnano con stracciatella e polvere di dragoncello”, seguono i secondi (“filetto di manzo come un saltimbocca alla romana” e il “baccalà cavolfiori e lattuga di mare”); chiudono il percorso a prova di connoisseur, in equilibrio tra sapori stagionali, ricette classiche e abbinamenti sorprendenti, i dessert, ossia il “limone yuzu e tè matcha” o la “rivisitazione della ricotta e visciola”.

Un’alternanza di menù speciali, a disposizione della clientela per un periodo limitato, scandirà inoltre i prossimi mesi, omaggiando gli ingredienti tipicamente invernali; primo protagonista sarà il tartufo, “in scena” dal 16 al 21 novembre. Gli ospiti dello Sky Blu Restaurant potranno inoltre comporre in libertà la propria cena ideale, attingendo al menù permanente come a quello tematico per ottenere la combinazione di piatti a loro più congeniale.

Chi, infine, volesse ritagliarsi una pausa deluxe per gustare un tè nei rigidi pomeriggi che ci attendono, potrà rivolgersi all’Onyx Bar della struttura, il cui tea time prevede delizie gourmet dolci o salate, per una stagione da vivere all’insegna del connubio perfetto tra bellezza e bontà, affidato alle sapienti mani di Carmine Buonanno.

Testo: Marco Marini

Berlino: cosa fare in un weekend

Le mete europee sono sempre tra le più ambite in questo periodo dell’anno, quando le temperature non sono ancora troppo rigide e gli alberi si colorano di rosso e di arancione.

Da anni Berlino è una delle destinazioni più scelte, soprattutto dai giovani, sia per trovare lavoro ma anche per godersi un piacevole fine settimana immerso tra storia e cultura. La capitale vanta infatti diverse mete turistiche, un’ottima cucina, apprezzabile anche da noi italiani, ed allo stesso tempo una movimentata vita notturna. Segue una lista dei posti selezionati per voi, visitabili in 72 ore.



Iniziate la vostra visita dall’Urania Weltzeituhr ad Alexanderplatz, l’orologio universale posto al centro della piazza cittadina tedesca più famosa: gli edifici costruiti negli anni ‘70 della DDR immergono l’uomo in un vero tuffo nel passato. Impossibile non notare, a pochi metri,  la Torre televisiva posta dietro la stazione, dalla quale potrete godere di una vista mozzafiato di tutta la città. Il panorama a 360° gradi può essere accompagnato da una colazione o brunch presso il girevole Restaurant Sphere posto all’interno della Torre, a 200 metri d’altezza. L’unico difetto è che i vetri sono arancioni, per cui sarà molto difficile immortalare la città con la macchina fotografica.



Non troppo distante, proseguendo verso ovest, si attraversa il fiume Sprea per ritrovarsi al Berliner Dom, famoso per la  sua gigantesca cupola: al suo interno hanno luogo le tombe della famiglia imperiale degli Hohenzollern e le salme di alcuni dei più importanti personaggi in Europa con circa 100 bare del IV secolo. A pochi passi dal Duomo, soprattutto ora che ci si avvicina il Natale, hanno luogo i famosi mercatini: tra dolci tipici, quadri locali e musica di strada, sarete catapultati in una calda atmosfera natalizia.



Il must-have di visita è l’Isola dei musei, un’area con la maggiore concentrazione di musei al mondo per metro quadrato. Si possono visitare, oltre al Duomo, altri 5 musei: l’Altes Museum, il Neues Museum, il Pergamonmuseum, il Bode-Museum e l’Alte Nationalgalerie. I prezzi d’ingresso sono decisamente ridotti, se non gratis tramite la “Welcome Card Museumsinsel”.



Non solo per la storia e la cultura, Berlino è famosa anche per i club e la vita notturna. Tra i locali più famosi troviamo il Watergate, il KitKat ed il Berghain: spazi che ospitano dj internazionali che hanno scritto la storia della musica Techno, come Paul Kalkbrenner, Nina Kraviz, e Carl Cox. Oltre alle discoteche, ci sono anche dei bar tipici lungo il fiume, dove la sera all’ora dell’aperitivo è possibile ballare con vista Duomo, mentre le barche attraversano il fiume.

Infine, se amate la cucina tedesca, Happies è fortemente consigliato. Le loro patate sono uniche e introvabili: semi bollite e cotte insieme alla mollica di pane, le kartoffeln tedesche saranno guarnite con salse, verdure e proteine, a seconda dei gusti: da un semplice contorno si trasformano in un piatto unico buono e colorato.

‘No diving’, sensualità ed eleganza sul rooftop dell’Aleph Rome Hotel

La piscina e il rooftop panoramico dell’Aleph Rome Hotel, che grazie alla posizione privilegiata nel cuore della città gode di una vista mozzafiato sull’urbs aeterna, fanno da cornice allo shooting realizzato per Manintown dalla fotografa Erica Fava, con lo styling di Sara Paolucci.
Prendendo spunto dall’opera di Helmut Newton, dalla sofisticatezza artefatta eppure dirompente dei suoi scatti in bianco e nero, intrisi di glamour e sex appeal, le immagini che vedete in questa pagina provano a rileggere in chiave moderna e minimalista l’estetica del leggendario autore tedesco, patinata e voluttuosa in egual misura.
Che indossi impeccabili tuxedo da grand soirée (portati però a pelle), maglie dal finish luminoso o un semplice accappatoio in spugna, il giovane protagonista delle foto trasuda uno charme magnetico, ed è attorniato da figure discinte, stese in costume sui lettini, immortalate in pose statuarie ai bordi della piscina o ritte di fronte a lui, issate su sandali con cinturino alla caviglia dal tacco imponente, le gambe fasciate in collant velati trattenuti dalle giarrettiere. Viene suggerita così un’atmosfera di sospensione, sottilmente sensuale, tanto languida quanto elegante, cui fanno da contraltare i tetti di Roma e la solennità di uno scenario monumentale che, a distanza di millenni, non smette di incantare lo spettatore.








Cover: LORENZO hat BORSALINO – Look ROI DU LAC

Photography: Erica Fava

Styling: Sara Paolucci @makingbeauty.management

Make-up: @samiamohsein @makingbeauty.management

Hair: @flavio.santillo @makingbeauty.management

Postproduction: Lisa Pepe

Models

Lorenzo: @redbrickhead @imgmodels

Roberta: @miss.rori @euphoriafashionagency

Artiom: @artiomceaglei_ @fashionartwise

Location: @alephrome

Photo assistants: @chiaradaphne_ / @laura_aurizzi 

Styling assistant: @eledamico

Lazzarelle, il progetto di Silvian Heach a sostegno delle detenute del carcere di Pozzuoli

Sulle persone detenute pesa uno stigma assai difficile da scalfire, che porta a diffidarne apertamente se non a isolarle anche quando intraprendano, o abbiano già compiuto, un percorso riabilitativo, perpetuando così un circolo vizioso che le mantiene ai margini della società; vale a maggior ragione per le donne, vittime di pregiudizi che, nel caso in cui scontino una pena in carcere, aumentano a dismisura, nonostante i dati sulla situazione del lavoro italiana mostrino come, dopo l’emergenza della pandemia, siano proprio loro le più sfavorite.



Bisogna perciò sottolineare l’impegno di quelle aziende che provano a contrastare l’inclinazione generalizzata a emarginare chiunque abbia commesso reati o errori, evidenziando l’importanza di concedergli una seconda possibilità. L’ultima iniziativa del marchio di ready-to-wear femminile Silvian Heach, da sempre attivo nella promozione di campagne per il sostegno e la difesa delle donne, va esattamente in questa direzione, siglando un progetto chiamato Lazzarelle non si nasce, si diventa, che coinvolge la fondatrice e Ceo del brand Mena Marano, la founder della Cooperativa Lazzarelle Imma Carpiniello e Maria Luisa Palma, direttore della casa circondariale femminile di Pozzuoli, accomunate dall’obiettivo di modificare la forma mentis dell’opinione pubblica nei confronti delle carcerate.



Marano ha scelto di unire le forze con la Cooperativa Lazzarelle, torrefazione di caffè attiva dal 2010 nel penitenziario, che impiega appunto le detenute, ciascuna con una propria storia fatta di contesti sociali difficili, che chiedono ora un’opportunità per potersi inserire appieno nel mondo del lavoro.
Per supportarle in questo percorso di reinserimento verrà messa in vendita, sull’e-shop silvianheach.com, una special box contenente sia i prodotti Lazzarelle (nello specifico due miscele di caffè, una tisana e una crema spalmabile), sia quelli firmati dalla griffe, ovvero una T-shirt, arricchita dal logo creato ad hoc del cuore stilizzato stretto in un abbraccio, e una borsa in tessuto sostenibile, decorata dalla stessa grafica. L’incontro di presentazione di questo progetto tutto al femminile, lanciato ufficialmente il 9 novembre, ha avuto come testimonial Sabrina Scampini, giornalista e volto noto della tv. Ad accompagnare il tutto, un reportage fotografico e un documentario che vedono protagoniste le donne recluse nella casa circondariale di Pozzuoli, consentendo loro di raccontarsi in prima persona e spiegare i valori alla base della partnership tra Lazzarelle e Silvian Heach.



Commentando l’iniziativa, Mena Marano si dice entusiasta di “sostenere queste donne che meritano di rinascere e avere una seconda possibilità. Con il duro lavoro alla torrefazione e al bistrot possono auspicare al cambiamento e ad un futuro migliore, rimettersi in gioco e non tornare nelle stesse situazioni che le hanno portate a delinquere. Da parte sua Imma Carpiniello, responsabile dell’impresa all’interno delle mura del carcere che, proprio quest’anno, celebra il traguardo del decennale, precisa: Le donne detenute sono doppiamente svantaggiate, e per questo abbiamo pensato di provare a rispondere a questo bisogno attraverso una torrefazione che produce caffè artigianale. L’incontro con Silvian Heach e Mena Marano, un’imprenditrice che condivide la nostra mission, per noi è una bellissima opportunità.


Lazzarelle non si nasce, si diventa

Il direttore dell’istituto Maria Luisa Palma, che ha subito sposato l’idea della collaborazione, ringraziando la manager del marchio chiosa infine: La persona in carcere ha quasi sicuramente commesso un reato, ma non si identifica con il reato; resta una persona che ama, che soffre, che ha capacità lavorative. Una donna, anche se in carcere, resta il centro di una rete di relazioni, resta il sostegno (spesso l’unico) della sua famiglia, dei suoi figli. E la società fa un torto a sé stessa se si priva di queste persone, delle loro capacità e delle loro potenzialità.

Best Western Premier Hotel Royal Santina, l’accoglienza a 4 stelle nel centro della città eterna

Che si tratti di un soggiorno di lavoro o di relax totale, il Best Western Premier Hotel Royal Santina vi offrirà sempre un servizio a quattro stelle per soddisfare ogni vostra esigenza.

Il BW Premier Hotel Royal Santina fa parte del Gruppo Roscioli Hotels, protagonista dell’ospitalità italiana dal 1933, che dopo circa 90 anni il gruppo comprende 6 hotel affiliati a brand internazionali in grado di soddisfare le esigenze della clientela sia business, sia leisure. 

Situato nel centro di Roma a 200 metri dalla stazione di Roma Termini e a pochi minuti dalle principali attrazioni della città come le Terme di Diocleziano, il Museo Nazionale Romano, la Basilica di Santa Maria Maggiore e Palazzo Delle Esposizioni. La posizione è il vero plus della struttura, il centro è facilmente raggiungibile a piedi con una piacevole passeggiata durante la quale è possibile ammirare il Colosseo, i Fori Imperiali, Piazza Venezia, Fontana di Trevi e le principali vie dello shopping romano. Inoltre, a breve distanza dall’hotel c’è lo storico Rione Monti, ricco di locali, trattorie e botteghe artigianali ideali per vivere la caratteristica atmosfera della città.



L’hotel dispone di 118 camere dal design moderno e funzionale, che potrete scegliere tra Economy, Comfort, Deluxe e Junior Suite. Tutte le camere sono dotate di connessione Wi-Fi gratuita, aria condizionata, Smart TV da 55’’, minibar, bollitore elettrico e di un sistema di cromoterapia a illuminazione personalizzabile per garantire il massimo del relax. Inoltre, potrete usufruire del servizio di lavanderia e del servizio sveglia.



All’interno dell’hotel troverete un ristorante che propone una cucina ricercata, unendo la tradizione di piatti regionali con la creatività della cucina contemporanea. Tanta attenzione ai clienti con esigenze alimentari particolari, grazie alle proposte gluten free e vegetariane. Completa l’offerta il bar con i suoi ambienti moderni e dal design ricercato, ideale per concedersi un momento di relax dopo una giornata trascorsa tra le bellezze di Roma, oppure per una cena d’affari o per un aperitivo veloce dopo una intensa giornata di lavoro. 



La struttura dispone di un centro congressi con una capienza massima di 210 persone e 5 sale meeting funzionali dal design moderno e attrezzate per ospitare ogni tipo convegno. Tra i plus del centro congressi, la connessione Wi-Fi ad alta velocità gratuita disponibile in tutte le sale meeting, attrezzature e tecnologie per meeting ed eventi in modalità ibrida. 

Per gli amanti dell’attività fisica, è disponibile un fitness center dotato di attrezzature Technogym con ingresso gratuito e riservato agli ospiti, dove è possibile allenarsi in totale libertà.

Sito: https://www.hotelroyalsantina.com

Unveiling the new home Solea6B: l’arte trova un nuovo spazio privato a Milano

In cover: Artwork Elisabetta Trombello

Roberto Riccio, da CEO di successo a mecenate dell’arte dopo aver guidato per oltre un decennio Istituto Marangoni e poi il gruppo Galileo Global Education Italia, che raccoglie scuole “creative” di grande prestigio sparse in tutto il mondo, decide oggi di dedicare la sua vita al mecenatismo.

In seguito ad un mirato restyling della sua abitazione privata sita in Porta Nuova presso Torre Solea, Milano, ne apre le porte a artisti selezionati che vogliano esporre le proprie opere.

La casa evoca la passione per la cultura orientale di Roberto Riccio, e più specificatamente il Giappone, che ha connotato il minimalismo e l’austerità delle scelte estetiche.

Come lui stesso commenta Spero di scoprire nuovi talenti ma non ho l’obiettivo di fare il talent scout, solo per il piacere di essere contornato dalla bellezza”.


Artwork Elisabetta Trombello


Con cadenza bimestrale e vernissage ad hoc, verranno ospitati artisti nazionali e internazionali in residenza, dando la possibilità a chiunque volesse visitare la mostra di accedervi tramite invito e a seguire, su appuntamento, incontrare l’artista per eventuali futuri sviluppi.

L’opening del 24 ottobre ha ospitato l’artista Elisabetta Trombello, nata nel 1969 a Como, città dove vive e lavora. “Dal figurativo sono passata all’astratto: loro devi vederli con gli occhi del cuore, con l’emozione che ti dà una materia, un tessuto”

La sua produzione artistica é in continuo movimento, un materico informale fatto di accostamenti cromatici in continua evoluzione.
La personale LUNE celebra la contemplazione della Luna su quello che accade nel nostro pianeta, con distacco, a volte con partecipazione, spesso con un riflesso nell’anima.

Sophie Xeon: nove mesi dopo

Nove mesi sono passati dalla scomparsa di Sophie a 34 anni. L’ineffabile DJ scozzese riuscì a plasmare il volto della musica pop e dance con un ampio ventaglio di collaborazioni che vanno dal mainstream di artisti pop come Madonna e Charli XCX ad artisti più fuori dagli schemi come la rapper Industrial Hip-Hop britannica Shygirl, la produttrice venezuelana Arca o l’avatar Hyperpop QT. Con il suo album in studio Oil of Every Pearl’s Un-Insides (un gioco di parole di “I love every person’s insides”) (2018), è diventata una delle prime donne trans ad essere nominata per un Grammy Award. Il suo sound era caratterizzato dallo scontro, o meglio dalla giustapposizione, degli opposti: melodie bubblegum pop incontravano l’abrasività sfacciata della techno, suoni industriali, il tutto con l’aggiunta di un pizzico di sensibilità house e sormontato dalle voci di software ibridi privi di un genere definito.



Si potrebbe probabilmente fare riferimento a un “approccio” Sophie alla musica piuttosto che a un genere, anche se in effetti la DJ diventò una delle precorritrici del cosiddetto genere “Hyperpop”. L’Hyperpop è accreditato come uno stile che ha aiutato a colmare il divario tra la sensibilità alternativa dei suoi araldi (come A.G. Cook, Charli XCX, 100 gecs, Dorian Electra, ecc.) con suoni e melodie che suonano come musica Pop sotto steroidi, il tutto privo di qualsiasi elitarismo snobistico. Infatti, solo negli ultimi 10 anni la critica musicale ha iniziato a parlare con un ritrovato “poptimismo”, per il cui insorgere possiamo ringraziare anche Sophie e il resto della compagnia Hyperpop.

Musica che prima sarebbe stata liquidata come confusionaria o addirittura inascoltabile è diventata il pane quotidiano delle popstar di serie A: non può essere un caso che Lady Gaga abbia appena pubblicato una rielaborazione del suo album Chromatica del 2020, con remix e guest spot gentilmente offerti da star dell’Hyperpop come Shygirl, Dorian Electra, LSDXOXO, A.G. Cook. Il pop mainstream ha raggiunto il suo cugino più edgy, ma allo stesso modo si può dire anche il contrario: la platea più indie e alternativa dell’Hyperpop più indie è stata anch’essa felice di invitare i ragazzi del Pop alla festa. 



Le imprese collaborative dei 100 gecs sono un esempio lampante di questo: dalle loro collaborazioni con artisti Pop vintage dei primi duemila come i Fall Out Boy e 3OH!3, ai loro remix bootleg di Taylor Swift e Katy Perry, nulla sembra al di là della presa dei loro tentacoli. Le influenze Pop sono perfettamente rifratte attraverso il loro prisma di strutture spezzate, strumentali imprevedibili e beat EDM. 

Parte dell’eredità che Sophie ha lasciato è proprio questo: la convinzione che i confini dei generi musicali non siano sacri e intoccabili; che il divertimento e la serietà possano essere ugualmente degni di rispetto; proprio come il genere sociale nella sua fissità e binarietà, i generi musicali sono un costrutto, una tela che può essere dipinta, ma anche fatta a pezzi e rimodellata in qualsiasi forma si voglia. Questo è visibile anche nelle ultime offerte di Sophie dei suoi ultimi anni: dalla contagiosa musica House del suo Sweat (Remix) alle sue sperimentazioni Industrial Hip-Hop nel banger SLIME di Shygirl, è possibile vedere la varietà di uno stile onnicomprensivo che non conosceva limiti preconcetti. L’importante era poter ballare.

Spyros Rennt in mostra a Milano con Body Heat

Spazio Martin presenta Body Heat, la prima mostra personale in Italia del fotografo Spyros Rennt.

I corpi di amanti, amici o sconosciuti, ritratti in privato o in pubblico sono il fulcro della mostra di Rennt che ha prodotto una serie impressionante di immagini che documentano le sue esperienze personali. Il suo obiettivo attraverso questa documentazione è quello di contribuire al discorso pubblico sull’emancipazione sessuale e di sostenere la visibilità e la rappresentazione della comunità LGBTQ+. 



Mentre le immagini possono solo presentare e ricostruire le sue esperienze passate in modo inevitabilmente frammentato, l’amore che lega il fotografo agli individui, ai gruppi di persone (e anche a parti dei loro corpi), è evidente in tutto il suo lavoro; è ciò che lo collega all’essenza stessa della sua comunità.



Spyros Rennt vive e lavora tra Atene e Berlino. Il suo lavoro fotografico documenta la sessualità queer e la sottocultura rave attraverso un obiettivo personale. Ha pubblicato due libri fotografici, Another Excess (2018) e Lust Surrender (2020). Ha esposto il suo lavoro in mostre collettive in Europa e negli Stati Uniti, in spazi come lo Schinkel Pavillon (Berlino, 2019) e lo Schwules Museum (Berlino, 2021). 



Il suo lavoro è stato presentato in pubblicazioni di tutto il mondo, come Interview, i-D, Dazed, Sleek, Indie, Electronic Beats e Kaltblut, tra gli altri. Ha ricevuto la Stavros Niarchos Foundation Artist Fellowship da ARTWORKS (2021). 

Spazio Martín è il risultato di una collaborazione tra Fulvia Monguzzi (Miss Goffetown), pittrice, Roberto Aponte, designer e Francesco Pizzorusso, architetto. È uno spazio di lavoro, un luogo di scambio di idee, dialogo, incontro e condivisione di esperienze multidisciplinari. Martín è legato al territorio, ma vuole allargarne i confini, dando visibilità a tutte le forme d’arte e d’espressione. È aperto al pubblico come un vero e proprio atelier e spazio espositivo.

I luoghi della moda: quando una sfilata diventa spettacolo

Il 12 febbraio del 1951 il Made in Italy sfila per la prima volta dinanzi a un pubblico, nella meravigliosa Villa Torrigiani di Firenze: una fortezza immersa in un giardino inglese, con una torre che mira alla perfezione. A organizzare l’evento è l’imprenditore italiano Giovanni Battista Giorgini, un visionario che rivoluziona totalmente il rapporto tra stilista, stampa e cliente.

Nel corso degli anni, il fashion biz nutre l’esigenza di spettacolarizzare gli eventi, attraverso un effetto speciale d’eccezione: la location da sogno, in un mix di arte e cinema, che trasporta il fruitore in giro per il mondo, invadendo spazi storici o contemporanei, in Italia e all’estero.



Nel 2007, per celebrare il 45° anno di attività che segna anche l’addio alle scene, Valentino Garavani sfila nel complesso monumentale di Santo Spirito in Sassia, dopo aver inaugurato una retrospettiva all’Ara Pacis. Admirari che con la sua certa nobiltà visiva, saluta l’ultimo imperatore della moda italiana.

La Maison Chanel, che con Kaiser Karl Lagerfeld ha messo in scena il meglio delle rappresentazioni legate al fashion show, è la capostipite di una tendenza sempre più in ascesa. Dalla consueta sfilata al Grand Palais, dove un transatlantico arenato diventa lo sfondo per la collezione cruise 2019 della griffe, allo show nei luoghi del cinema italiano, Cinecittà; non manca, inoltre, l’approdo all’Havana il 3 maggio del 2016 con la cruise 2017, con il primo show concesso, dai tempi della rivoluzione del 1959 al Paseo del Prado.



A Parigi il legame con la cultura è indissolubile, a testimonianza che la moda non è snobbata ma, anzi, ne è patrimonio nazionale, Louis Vuitton porta lo spettattore nei maggiori luoghi di culto dell’arte contemporanea, i musei, con i suoi eventi itineranti. Il 28 maggio del 2016 presenta la sua collezione futuristica, firmata da Nicolas Ghesquière, sullo scivolo rosso del Museo d’Arte Contemporanea Niterói di Rio de Janiero; ultima, in ordine di tempo, è la sfilata al Passage Richelieu del Louvre.

Christian Dior, sotto la direzione artistica dell’italiana Maria Grazia Chiuri, ha viaggiato in lungo e largo per il globo. Dopo l’evento tenutosi a Marrakech, nel palazzo cinquecentesco di El Badi e in un deserto illuminato da torce, la griffe fa scalo a Lecce con una Cruise 2021, presentata nella storica cornice di piazza Duomo, tra luminarie e Tarantismo.
Il legame indissolubile con il deserto, ancora, porta Yves Saint Laurent a presentare la sua collezione primavera/estate 2021 tra le dune del Marocco: Antony Vaccarello sfrutta il divieto di sfilare in presenza a causa delle misure di sicurezza adottate per contrastare la pandemia, per realizzare uno short movie destinato a rimanere nel ricordo di tutti.

La moda, così, cerca di disfarsi dall’involucro sacro degli spazi ordinari, interfacciandosi con i luoghi d’interesse pubblico. In Italia, però, diversamente che in Francia, c’è una sorta di resilienza nel valicare i confini della comfort zone aziendale, che porta i protagonisti della moda Made In Italy a scegliere, spesso, head quarter e luoghi della tradizione come cornice per i loro show, fatta eccezione per la maestosa e indimenticabile sfilata del 2019 che Dolce & Gabbana hanno orchestrato nell’incantevole cornice della Valle dei Templi ad Agrigento: un omaggio alla Sicilia della Magna Grecia, i cui abiti come sculture riprendevano i fregi e dell’architettura classica tra tulle impalpabile e foglia d’oro sapientemente elaborati in chiave couture, interpretati da 150 top model regine di ogni generazione, da Marpessa Hennink a Bianca Balti incoronate da copricapi fedelmente riprodotti con i dettagli cari ai fasti dell’antica Grecia.

Milano, Arte e Motori: le contaminazioni creative di Paolo Troilo

Un passato come art director e un presente-futuro da artista indipendente: questo in estrema sintesi il percorso di Paolo Troilo, che ha recentemente inaugurato la mostra “Troilo-Milano solo andata”, curata da Luca Beatrice a Palazzo Serbelloni. Come ben osserva lo stesso Beatrice: “Troppo spesso siamo abituati a chiedere, pretendere, preoccupandoci poco di dare in cambio di restituire. Paolo da Milano ha avuto e ha dato tanto, mi ha ricordato l’unicità di questo posto dove sei in mezzo alla vita e poi ti chiudi in studio senza vedere nessuno per giorni. Mi ha raccontato che i quadri esposti a Palazzo Serbelloni è come fossero cresciuti insieme a chi ha poi scelto di acquistarli. Ripresentandoli al pubblico, Paolo ci sta dicendo qualcosa come “grazie a questa città che sono diventato grande, questo è il risultato del mio lavoro, ve lo affido”.



Così, in modo del tutto imprevisto, le opere monocromatiche dell’artista– spesso di formati monumentali – entrano in dialogo con gli spazi iper decorati di Palazzo Serbelloni, creando un cortocircuito creativo. Differenti soggetti che hanno in comune la rappresentazione del corpo umano maschile in continua evoluzione tra sacro e profano, oltre alla speciale tecnica di fingerpainting, o “iperrealismo con le dita”, tecnica che ha reso Paolo un artista ben riconoscibile, unitamente alla scelta dei soggetti. Fil rouge tra le opere e protagonista della mostra è proprio Milano, città che ha accolto Troilo nel 1997 e lo ha reso un pubblicitario noto a livello internazionale, fino a renderlo un artista. Oltre alle opere è stata anche esposta nel cortile di Palazzo Serbelloni uno speciale modello Lamborghini Huracán EVO interpretata dall’artista. Si chiama  “Minotauro” e riprende il mito del corpo di uomo e toro raccontanti in un dipinto e trasposti sulla carrozzeria di una Lamborghini Huracán Evo. Attraverso le sembianze di un corpo maschile riprodotto per mano di Troilo con l’uso dei polpastrelli, l’opera è l’espressione della dinamicità, della potenza e delle emozioni che l’artista ha provato alla guida della Huracán Evo, la super sportiva di Sant’Agata Bolognese. Il tributo dell’artista alla Huracán Evo celebra la fusione tra l’uomo raccontato dalla sua pittura, il toro simbolo di Lamborghini e il concetto di mito espresso nello slancio soprannaturale, quasi animalesco, che la figura maschile dipinta sulle fiancate è in grado di sprigionare. Il cuore dell’opera è incentrata sulla fantasia del conflitto tra uomo e toro, il segno zodiacale del suo fondatore.



Conclude Christian Mastro, Direttore Marketing di Automobili Lamborghini: “Per me è stato ispirante incontrare Paolo Troilo e la sua espressività pittorica. In Azienda siamo abituati all’arte e al modo in cui questa da sempre permea le nostre automobili. Tuttavia, quando il nostro prodotto e le emozioni che questo sa dare incontrano la sensibilità di un artista come Troilo, nasce qualcosa di diverso ed eccezionalmente unico come l’opera Minotauro, di cui siamo orgogliosi”.



Il tempo. Io sono innamorato della lentezza, e l’ho sempre difesa considerandola un ingranaggio cardine del piacere, della cultura, della bellezza, del successo. Ma capita che ci siano degli incontri che ti cambiano.” ha affermato Paolo Troilo, creatore dell’opera. “Incontrare la Lamborghini Huracán EVO e provarla mi ha suggerito che esistono anche cose capaci di sprigionare le stesse energie con l’accelerazione, con la velocità, con lo scatto.  Così ho sentito il rumore del vento che aumenta mentre lo spazio si accorcia e il tempo si deforma: ho sentito un vento liquido e l’ho usato per dipingere sulla musa stessa, ispiratrice di queste emozioni – la Huracán –  il mio Minotauro”.

Micaela Ramazzotti vince la VI edizione del Premio Virna Lisi

Il Premio è nato sei anni fa per volontà del figlio della grande attrice, Corrado Pesci, e di sua moglie Veronica, “per alimentare e onorare il suo ricordo nel cuore delle persone che l’hanno amata e seguita durante tutta la carriera”. Sul podio hanno ritirato la scultura del Maestro Ferdinando Codognotto eccellenze femminili del cinema italiano, attrici come Margherita Buy, Paola Cortellesi, Monica Bellucci, Claudia Gerini ed Elena Sofia Ricci.

La sera del 6 novembre, sotto pioggia battente, a Roma si è svolta nella Sala Petrassi gremita, la serata dedicata alla grande attrice scomparsa Virna Lisi.  Il Premio, giunto alla sua sesta edizione, è nato dalla volontà del figlio Corrado Pesci e sua moglieVeronica insieme alla Fondazione Virna Lisi in collaborazione con Fondazione Musica per Roma e CityFest.


La premiazione, condotta impeccabilmente da Pino Strabioli con la regia Luigi Parisi, ha visto tra gli ospiti eccellenti la straordinaria Patty Pravo, che si è esibita in 3 brani che sono nel cuore di tutti noi: Pazza Idea, La Bambola e Pensiero Stupendo; un’esilarante Iva Zanicchi che ha raccontato in modo spiritoso e frizzante il suo rapporto con l’attrice scomparsa, un balletto dedicato alla mitica e indimenticabile Raffaella Carrà e la musica del giovane Jacopo Mastrangelo che ha aperto e chiuso la premiazione.

Ha vinto il Premio Virna Lisi come migliore attrice italiana Micaela Ramazzotti, visibilmente emozionata e commossa alla consegna della scultura del Maestro Codognotto, dalle mani di Corrado Pesci e del Direttore di Rai1, Stefano Coletta.

Premio speciale alla carriera per la regia a Liliana Cavani, consegnato da Francesco Rutelli e Premio speciale per la produzione cinematografica a Federica Lucisano, premiata da Salvatore Esposito.

Ludovica Nasti, l’ex amica geniale ora si divide tra film d’autore e serie

Nonostante abbia compiuto da poco 15 anni, la filmografia di Ludovica Nasti è densa di produzioni di notevole spessore, a cominciare naturalmente da quella che nel 2018 l’ha lanciata, appena undicenne, nel firmamento delle nuove stelle della recitazione italiana, L’amica geniale. Sono poi venute altre serie e pellicole, dalla storica soap Rai Un posto al sole al dramma Rosa pietra stella, per continuare con Mondocane, cupo sci-fi dal sottotesto ambientalista, e la seconda stagione di Romulus. Proprio dagli ultimi due titoli è partita la nostra chiacchierata con Ludovica, che ha toccato temi diversi, dai ruoli che le hanno dato di più alla voglia di «mettersi in gioco, di sperimentare», all’auspicio di lavorare con giovani autori talentuosi della sua generazione, che lei crede saprà «dimostrare di sapersi impegnare per il suo futuro, anche nel cinema».



Puoi parlarci di Mondocane Romulus 2, i tuoi lavori più recenti?

Per quanto riguarda Mondocane, presentato in concorso alla Settimana della Critica durante la Mostra del Cinema di Venezia, sono una dei protagonisti insieme ad Alessandro Borghi, Barbara Ronchi e altri giovani attori, è uscito nelle sale e presto – speriamo – su una piattaforma streaming; un bellissimo progetto, con una sceneggiatura di livello.
Sul set di Romulus ho affiancato invece Andrea Arcangeli, Valentina Bellè, Francesco Di Napoli e Marianna Fontana, è ambientato prima della nascita di Roma e si parlava perciò una lingua arcaica, il protolatino. Mi sono ritrovata catapultata in un’altra epoca, con costumi ad hoc e tutto il resto; una nuova sfida, ho cercato di affrontarla al meglio, mi piace mettermi in gioco nei vari contesti, in questo caso c’erano numerose scene d’azione, duelli, momenti emotivi intensi, un’esperienza senz’altro impegnativa ma assolutamente positiva.

A proposito di Mondocane, com’è stato recitare con Alessandro Borghi? Ci sono attori, tra quelli che hai trovato finora sul set, che ti abbiano particolarmente impressionato?

Condividere la scena con Borghi è stato un piacere e un onore, Alessandro prima ancora di essere un attore fenomenale è una bella persona, genuina, simpatica, con me è stato molto carino e si è subito instaurato un rapporto di amicizia, non lo ringrazierò mai abbastanza, mi ha trasmesso davvero tanto, anche a livello umano.
In generale sono del parere che tutti gli attori con cui si lavora ci lascino un’emozione, un qualcosa che ci si porterà dietro come un bagaglio, vale per ogni persona incontrata sul set.

Hai iniziato a recitare quasi per caso, superando un provino per Lila de L’amica geniale tra migliaia di coetanee, ora però hai una certa dimestichezza con il settore, quali pensi siano i lati migliori e quali, invece, i meno positivi di questa professione?

Al momento trovo ci siano quasi esclusivamente elementi positivi, uno svantaggio potrebbe essere rappresentato, forse, dalla quantità e dal tipo di impegno richiesti, sono necessarie dedizione, pazienza e testa, soprattutto alla mia età, in cui bisogna conciliare la recitazione con la scuola; per qualcuno magari può rappresentare un peso, nel mio caso non lo è anzi, mi diverto moltissimo e lo vivo con passione, energia ed entusiasmo.
Un altro difetto, se così possiamo chiamarlo, è la possibilità che una carriera del genere possa rendere una persona troppo sicura di sé, spero di non dover mai fare i conti con questa eventualità, penso sia fondamentale rimanere umili, con la testa sulla spalle.


Embroidered dress | Antonio Marras

Laminated sandals | Salvatore Ferragamo, Mirrored dress | Antonio Riva 


Il tuo idolo e massima ispirazione è Sophia Loren, una leggenda vivente del cinema tricolore, hai altre figure di riferimento oltre a lei?

Adoro Sophia Loren perché credo incarni il grande cinema italiano (e non solo), tra gli altri modelli cito Millie Bobby Brown, Jennifer Aniston, Serena Rossi, ce ne sono tanti comunque, anche perché vedo un sacco di serie e film.

Hai esordito giovanissima ne L’amica geniale, serie evento coprodotta da Hbo e Rai, basata sulla tetralogia letteraria di Elena Ferrante e che, grazie alla fama dei romanzi, ha avuto una risonanza globale. Sono passati tre anni, come valuti a posteriori quest’esperienza?

L’amica geniale mi ha fatto scoprire questo mondo, dandomi l’opportunità di entrare a farne parte e poi di appassionarmene, fino ad amarlo. Sono felice per tutti i bei momenti vissuti, Lila è cresciuta e io con lei, non smetterò mai di essere grata al suo personaggio, mi è entrato sottopelle e continuo a portarmelo dietro. È stato un capitolo della mia vita magnifico, cui sono e sarò sempre legata.

Ci sono ruoli o generi in cui ti piacerebbe cimentarti? Per quanto riguarda i registi, invece, con chi sogni di collaborare?

Non saprei indicare ruoli o generi specifici, vorrei mettermi alla prova con tutto, dai film drammatici a quelli comici agli action, sperimentare insomma il più possibile per capire se determinate parti facciano o meno per me.
Credo che oggi in Italia ci siano tanti registi eccezionali, Martone, Sorrentino, Garrone, Rovere (con cui ho lavorato per Romulus), lo stesso Alessandro Celli di Mondocane, che era stato incluso nella selezione dei titoli italiani da candidare all’Oscar. Mi piacerebbe scoprire autori esordienti di talento con cui fare nuove esperienze, in questo senso più giovani ci sono meglio è, così la nostra generazione potrà dimostrare di sapersi impegnare per il suo futuro, anche nel cinema.




C’è qualche pellicola o serie che ti ha segnato, cui magari sei più legata?

Ci sono talmente tanti film che non saprei scegliere, tra le serie invece Stranger Things.

Frequenti il liceo linguistico, al di là di scuola e recitazione cosa ti piace fare?

Mi piace leggere, per il resto gioco a calcio, faccio un po’ di palestra e mi dedico ai miei nipotini e in generale alla mia famiglia, sono ciò che di più caro ho al mondo e adoro passare del tempo con loro. Fondamentalmente, comunque, quando non sono sul set studio, a volte persino lì.

Tua mamma ha una boutique e l’hai ringraziata perché «è un’ottima stylist», mi chiedevo quale sia il tuo rapporto con la moda, si tratti di red carpet e altre occasioni ufficiali o di vita quotidiana

Penso che la moda sia basilare anche nella quotidianità, in ogni contesto si alternano ormai abiti casual e capi più classici, io sono la prima a farlo, ritengo di non essere né troppo sportiva né eccessivamente elegante. Cerco un equilibrio tra questi due poli, la mamma per fortuna mi capisce al volo, consigliandomi sugli outfit più adatti, che riflettano anche il mio carattere. La moda è presente in ogni nostro passo e, nel mio caso, rappresenta un ambito nuovo e affascinante, nel quale immergersi pian piano sempre di più.

Hai delle novità, lavorativamente parlando, di cui puoi anticiparci qualcosa? Come e dove ti vedi tra dieci anni?

Dovrei iniziare a girare a breve, non posso ancora svelare nulla del progetto. Il cinema è il mio presente, per il futuro non so, vedrò dove mi porteranno cuore e testa, un passo dopo l’altro, al momento mi godo questo percorso recitativo, che mi rende felice.

Photography by Davide Musto 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Creative Direction Filippo Solinas @One Shot Agency 

Hair Kemon 

Make up Eleonora Juglair using Armani Beauty Luminous Silk Primer 

Location Stazione Milano Centrale 

Photographer’s assistants Dario Tucci and Riccardo Albanese 

Stylist’s assistants Andrea Seghesio and Laura Ronga

Cover Look: Total look | Balenciaga  @ Nida Caserta

Special thanks to Bowls and more 

Alimentazione e Prevenzione

La dieta Mediterranea, è una fonte preziosa di nutrienti e sostanze, alimenti antitumorali, antiossidanti, vitamina C che possono aiutare anche nella lotta e nella prevenzione dei tumori.

Si tratta di uno stile alimentare che prevede il consumo di 5 porzioni al giorno di frutta e verdura di stagione: quindi una dieta varia, sana ed equilibrata.

In occasione del mese della prevenzione del cancro al seno, abbiamo scelto alcuni cibi che possono essere considerati, per le loro proprietà, alimenti antitumorali.

1 – Alimenti antitumorali: i broccoli

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I broccoli sono tra i vegetali più utili per prevenire i tumori secondo molte ricerche. Contengono vitamina A, vitamina C e flavonoidi (beta-carotene, luteina, ziaxantina, cripto xantina), ma l’azione più importante nella prevenzione tumorale viene svolta dai composti solforati e in particolare dal sulforafano.

Nell’insieme compongono un mix di antiossidanti che proteggono in particolare dai tumori al seno, alla prostata, al colon e ai polmoni.

Nei broccoli si trovano in buone quantità il ferro e il potassio. Abbinato sempre alla vitamina C che ne facilita l’assorbimento, il ferro dei broccoli è di aiuto come anti-anemico e per compensare la carenza di ferro. Invece, il potassio contribuisce alla corretta funzione cardiaca, muscolare e nervosa e regolarizza la pressione.

Attenzione però a non mangiare i broccoli troppo spesso quando si assumono farmaci anti-coagulanti. Infatti, La vitamina K che contengono, infatti, interferisce con il meccanismo di azione e con il metabolismo di tali farmaci.

2 – Alimenti antitumorali: Kiwi

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Il kiwi ha un contenuto in vitamina C elevato, 85 mg in un etto, molto più di limone e arancia che ne possiedono 50.

Consumarne uno al giorno significa rifornirne l’organismo del fabbisogno quotidiano, rinforzando il sistema immunitario. La vitamina C è un ottimo antiossidante quindi il kiwi è un ottimo alleato nella prevenzione dei tumori.

Inoltre, la sua presenza nel menu dà una mano a ridurre il colesterolo cattivo nel sangue, prevenendo rischi cardiocircolatori. Tutela poi la salute di gengive e denti con le sue proprietà antinfettive e, grazie anche alla presenza di vitamina E, è un potente antiossidante che si oppone ai radicali liberi.

3 – Mirtilli

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I mirtilli sono tra i frutti più ricchi di antiossidanti, soprattutto di flavonoidi come gli antociani, che prevengono i tumori e in generale l’invecchiamento.

Inoltre, rinforzano il sistema immunitario, aiutandolo a difendersi meglio dai virus e da malattie metaboliche e cardiovascolari. Con i mirtilli rossi, consumati sia freschi che come succo, si curano le infezioni alle vie urinarie e le cistiti. Nello specifico, i mirtilli si comportano come antinfiammatori e anti-infettivi grazie soprattutto ai flavonoidi, che impediscono ai batteri di attaccarsi alle pareti della vescica e di proliferare.

Secondo molte ricerche i mirtilli fanno bene anche al cervello, soprattutto alla memoria e alla capacità di concentrazione. Al consumo regolare di mirtilli corrisponderebbe un aumento dell’attività cerebrale che va a migliorare le funzioni cognitive con un rallentamento del decadimento cerebrale nelle donne anziane, come osservato in uno studio pubblicato su Annals of Neurology nel 2012.

4 – Pomodori

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Il pomodoro ha dei pregi nutrizionali che sono rappresentati da nutrienti chiamati carotenoidi, in particolare uno – il licopene.

Si tratta di un antiossidante che protegge le cellule dall’azione dei radicali liberi (che venendo a contatto con le cellule possono danneggiarle), per questo svolge un’azione anti-tumorale. Il licopene, fortunatamente, non si perde durante la cottura del pomodoro, quindi è presente non solo nel pomodoro crudo ma anche nella salsa.

Il licopene ritarda l’invecchiamento cellulare, preserva l’elasticità di pelle e tessuti, mantiene in salute la vista, protegge da alcune forme di tumore, come quello alle ovaie. Tra le sue azioni anche quella di spazzare via il colesterolo che si deposita nelle arterie.

5 – Soia

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La soia è particolarmente utile in menopausa grazie alla presenza degli isoflavoni, fitoestrogeni che vanno a compensare il naturale calo degli estrogeni tipico di questa fase della vita della donna e che, per questo, contribuiscono ad attenuare i disturbi, come le vampate di calore, associate ai cambiamenti ormonali.

I fitoestrogeni della soia sono anche alleati importanti nella prevenzione di alcuni tipi di tumore: quello alla mammella per le donne e alla prostata per gli uomini. Non è un caso se il numero di tumori è largamente inferiore nelle popolazioni asiatiche che normalmente introducono questo legume nel loro regime alimentare.

Questo legume offre al nostro organismo minerali fondamentali come calcio, potassio, magnesio, ferro e fosforo e vitamine A, B2, D ed E. Grazie a questo mix di nutrienti, la soia aiuta la mineralizzazione delle ossa rivelandosi utile anche per la prevenzione dell’osteoporosi.

Ma i benefici che offrono i semi di questa pianta asiatica non finiscono qui. Infatti, è un’importante alleata della regolarità intestinale grazie al suo contenuto di fibre. La presenza di fibre, insieme ad un contenuto di grassi per lo più polinsaturi, la rende anche un prezioso aiuto per tenere sotto controllo i valori di glicemia.

Beatrice Olearo, Nutrizionista

Radiografia di un cult: il borsone Keepall di Louis Vuitton

Il nome dell’accessorio, denotandone la funzione, ossia custodire il nécessaire per un breve viaggio, dice (quasi) tutto; il resto lo fa l’alto lignaggio del marchio che, oltre alla paternità, può vantarsi di averlo ammantato di un’aura di desiderabilità e charme che travalica le qualità, peraltro eccellenti, dell’oggetto in sé, eternandolo come status symbol. Parliamo della Keepall di Louis Vuitton, weekender bag nata nel 1930, esempio calzante di quella “Art of Travel” che è da sempre un valore quintessenziale della griffe parigina, diventata nel ‘900 un colosso luxury mondiale proprio soddisfacendo le richieste di un’affluente élite di globetrotter, abituata a spostarsi da un capo all’altro del pianeta col relativo seguito di bagagli. Questa borsa cilindrica, nello specifico, è stata la prima flessibile e destrutturata mai prodotta dalla maison, una rivoluzione rispetto alle ingombranti valigie rigide in uso al tempo.





Nel caso ci fossero dubbi sulla portata iconica della Keepall, basti considerare poi che la borsetta probabilmente più famosa di Vuitton, il bauletto Speedy, arrivò sul mercato negli anni Trenta come versione mini della sacca in stoffa imprimé.
Pensata per un pubblico maschile ma di fatto unisex, le sue misure sono rimaste pressoché immutate fino ad oggi: le cifre delle quattro differenti denominazioni (45, 50, 55, 60) ne indicano la lunghezza, e corrispondono ad altrettanti formati; munita di tracolla staccabile, foderata in cotone, ha doppio manico e finiture (compreso il porte adresse, personalizzabile su richiesta con le iniziali del cliente) in vacchetta chiara, mentre il tono delle minuterie metalliche si accorda alla colorazione del corpo, e può essere dorato, argentato o nero opaco.



Il materiale principe è il Monogram canvas marrone, tessuto impermeabilizzato rivestito, sin dalla sua introduzione nel 1959, dello stilema più riconoscibile – e imitato, spesso maldestramente – del brand, costituito dalla ripetizione di L e V sovrapposte e fiori a quattro petali, inscritti in cerchi o rombi. Il modello primigenio, tuttora in produzione, è stato affiancato via via da una cospicua quantità di alternative in pellami e fantasie dissimili, da quelle in tela Damier Ebène o Graphite (affini all’originale per consistenza e allure classicheggiante) al lusso smodato dell’ultima arrivata per l’autunno, un mix di vitello e coccodrillo, dalla sobrietà irreprensibile della pelle scurissima alla sferzata vitaminica delle Bandoulière con dettagli color evidenziatore.



Credits: ph. 1 Anthony Mayan/The Corsair, ph. 4 Giovanni Giannoni/WWD

Pratica, versatile, una solidità che le consente di durare una vita, la duffel bag LV si è prestata – e continua a farlo – agli interventi artistici più estremi, accogliendo, all’epoca della direzione di Marc Jacobs, i pois di Yayoi Kusama come i graffiti al neon di Stephen Sprouse, oppure le bizzarrie pop di Takashi Murakami, tra ciliegie grafiche e loghi dissimulati nel camouflage; esemplari reperibili, a distanza di anni, solo nei circuiti del collezionismo, a prezzi da capogiro.
Non si è sottratto alle customizzazioni nemmeno l’ex responsabile del menswear della casa Kim Jones, deus ex machina, nel 2017, dell’operazione che sancì la definitiva saldatura tra moda “alta” e streetwear, cioè la collaborazione con Supreme, che includeva borsoni tinti di rosso fiammante, simbolo della label newyorkese. Anche il suo successore, Virgil Abloh, esercita volentieri la propria vena (lussuosamente) fancy sulla Keepall, come provano le borse effetto acquerello o in jacquard intessuto di fibre ottiche, che regalano al materiale una luminescenza pulsante.



Non si contano le celebrità che si sono lasciate conquistare dall’accessorio: se nel secolo scorso era un’appendice chic alle mise da viaggio di Catherine Deneuve, Liza Minnelli o Joan Collins, fra i tanti, illustri possessori odierni troviamo David Beckham, Kanye West, Bradley Cooper, Drake, Travis Scott e Kate Moss.
Parafrasando Carrie Bradshaw di Sex and the City, per spiegare le ragioni di un successo così duraturo si potrebbe forse ricorrere a una formula tanto semplicistica quanto efficace, che la scrittrice über fashionista interpretata da Sarah Jessica Parker pronunciava, disperata, di fronte al rapinatore che stava per rubarle l’adorata Baguette di Fendi: “This is not a bag, it’s a Keepall!”.

Abiti da uomo: come prepararti alla stagione invernale con Hockerty

Gli abiti da uomo non sono più soltanto blu

Pantone ha eletto il Giallo Illuminating e Ultimate Gray come i colori dell’anno: Il primo rappresenta la speranza, una luce che illumina il futuro; il secondo incarna la resilienza, la capacità di resistere e superare le intemperie.

Se per indossare un abito da uomo giallo vivace è necessaria una buona dose di irriverenza, l’Ultimate Gray è un grigio neutro e opaco che infonde sicurezza e stabilità, perfetto per un completo da sfoggiare sul posto di lavoro (sì, anche se sei in smart working!)

Il tocco in più? Scegliere un abito con gilet, di gran tendenza e capace di apportare un tocco vintage. Ad esempio, la nuova collezione diabiti da uomo su misura in tweed di Hockerty presenta filati ondulati che ricordano lo stile anni ’20.

Sì anche ai toni sabbiosi. La collezione Autunno/Inverno di Hockerty parla anche di colori naturali e soft, come le sfumature beige che illuminano le giornate invernali.

L’abito da uomo diventa sartoriale

Se sulle passerelle il doppiopetto è stato rivisitato con una vestibilità over e informale, nella vita di tutti i giorni la vestibilità slim fit resta la scelta vincente. Lo stesso vale per il pantalone, si riscopre il fascino del taglio classico, dritto, di alta sartoria. Le linee si fanno essenziali, minimal e la vestibilità semi-aderente.

Siamo davanti a un trend-non-trend: un grande classico dell’abbigliamento che non sottostà alle mode del momento, ma riscopre quell’eleganza minimal e senza tempo

L’importante è che sia realizzato su misura per te, solo in questo modo è possibile garantire la vestibilità perfetta.

I 10 orologi più desiderati al mondo svelati da Watchfinder & Co.

Al giorno d’oggi, con gli schermi degli smartphone che ci rimandano di continuo l’ora esatta, quella degli orologi tradizionali è una nicchia avulsa da una dimensione puramente quantitativa, in cui preservare un rapporto consapevole, più meditato con lo scorrere del tempo, grazie a strumenti capolavori di savoir-faire e meticolosità artigianale. Lo sa bene Watchfinder & Co., piattaforma specialista dei segnatempo luxury “di secondo polso” che, attraverso un’indagine ad hoc tra oltre 20mila collezionisti e appassionati di più di 140 paesi, ha stilato la top ten dei modelli più desiderati, classifica che offre diversi spunti degni di nota.


Ph. courtesy Watchfinder & Co.

Tra i 180 marchi di orologeria d’alta gamma nominati dalle persone coinvolte, si staglia su tutti Rolex, citato dal 54,8% del campione; completano il podio Patek Philippe e Omega, in seconda a terza posizione, menzionati rispettivamente nel 12,5 e 6,7% dei casi. A seguire altri nomi d’eccellenza, nell’ordine Audemars Piguet, A. Lange & Söhne, Breitling, Jaeger-LeCoultre, Vacheron Constantin, Cartier, IWC.
Nell’elenco dei modelli, in particolare, ben sei appartengono alla maison della corona: il Rolex Daytona si piazza davanti a tutti, con il 16,4% delle scelte; il cronografo della famiglia più bramato, nello specifico, è l’iconico Oyster Perpetual Cosmograph Daytona ref. 116506, un vero e proprio cult, introdotto nel 2013 per celebrare il 50esimo anniversario dell’originale e primo della serie realizzato in platino; ha certamente contribuito a cementarne l’appeal il numero – e la levatura – delle superstar fan della referenza, da Drake a Roger Federer.
In seconda posizione il Rolex Submariner (12,4% delle preferenze), poi il Patek Philippe Nautilus (6,2%), quindi altri due Rolex – GMT-Master (5,1%) e Datejust (4,9%), l’Audemars Piguet Royal Oak (3,9%), il Rolex Oyster Perpetual (3,7%), il Patek Philippe Complications (3,5%), il Rolex Day-Date (3,5%) e l’Omega Speedmaster (3,3%).


Ph. courtesy Watchfinder & Co.


Dalle valutazioni degli intervistati si evince, inoltre, la loro perizia in materia di heritage ed esclusività dei segnatempo citati: il 42,6% ha infatti optato per una limited edition, il 31% per un modello fuori produzione.
Commentando i risultati dell’indagine, il Ceo di Watchfinder & Co. Arjen Van de Vall ha sottolineato che «capolavori come questo [l’Oyster Perpetual Cosmograph Daytona, ndr] o altri emersi nello studio sono praticamente impossibili da acquistare nuovi […] Ed è qui che la possibilità di comprare un esemplare usato entra in gioco, in quanto offre l’opportunità di arrivare a questi modelli mitici, comprese le limited edition, i classici fuori produzione o i best-seller attuali, per i quali altrimenti occorrerebbe affrontare liste d’attesa lunghissime».


Alcuni orologi diventati iconici grazie a indossatori d’eccezione: il Rolex Daytona di Paul Newman, il Tag Heuer Monaco di Steve McQueen, l’Omega Seamaster di James Bond/Daniel Craig, il Jaeger-LeCoultre Reverso di Clive Owen


Nell’orologeria, del resto, il second hand è ormai una realtà radicata, guardata con fiducia ed entusiasmo crescenti dalla comunità dei watch-lover, che la considerano una via privilegiata per poter godere appieno dell’offerta senza pari del settore delle lancette di lusso, a patto però di rivolgersi a piattaforme specializzate, capaci di garantire competenza e un servizio di alto livello.
Watchfinder & Co., in questo senso, è un riferimento assoluto, forte dell’esperienza ventennale nell’ambito. Il suo principale atout è la straordinaria ampiezza della gamma di proposte, che ruota attorno a più di 70 marchi (da Patek Philippe a Breguet passando per Vacheron Constantin, Glashütte, Zenith…) e permette agli utenti di scegliere tra migliaia di orologi, disponibili sull’e-store oppure negli showroom di tutto il mondo; a ciò si aggiunge l’affidabilità garantita dalla scrupolosa verifica cui viene sottoposto ogni singolo pezzo, analizzato fin nei minimi dettagli, autenticato e nel caso ricondizionato da un team di esperti orologiai, impiegati presso il più grande centro di assistenza specializzato e indipendente d’Europa, accreditato da 19 dei principali produttori a livello internazionale.


Tre celebri fan del Cartier Tank: Andy Warhol, Yves Saint Laurent, Warren Beatty


Completano il tutto condizioni di acquisto decisamente favorevoli, che comprendono anche finanziamenti a tasso zero, e un servizio personalizzato, centrato sulle esigenze di ogni cliente, per guidarlo al meglio in un investimento che sia in grado di rivalutarsi nel tempo, così da unire al risparmio iniziale la possibilità, tutt’altro che remota, che il proprio esemplare aumenti di valore nel corso degli anni.  

L’OROSCOPO SETTIMANALE DI MASSIMO GIANNONE

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul Il del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_


ARIETE

Il sentiero è: NESSUNA PERPLESSITA’

LOVE – “Dubita che le stelle siano fuoco; dubita che il sole si muova; dubita che la verità sia mentitrice: ma non dubitare mai del mio amore”, William Shakespeare, drammaturgo inglese. Non bisogna mai dubitare di chi si ama, riponete la vostra fiducia, se si sbaglia è l’animo dell’altro che deve fare i conti con sé stesso.

WORK – “Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono sempre sicurissimi, mentre gli intelligenti sono sempre pieni di dubbi”, Bertrand Russell, filosofo britannico. Non giudicatevi non all’altezza, il vostro io si fa troppe domande perché è estremamente sensibile ed intelligente.

FORMA FISICA – ATTENZIONE AGLI ECCESSI


TORO

Il sentiero è: TORNATE A DESIDERARE

LOVE – “Non rovinare quello che hai desiderando ciò che non hai. Ricorda ciò che ora hai un tempo era tra le cose che speravi di avere”, Epicuro, filosofo greco. È il tempo che insegna a realizzare i desideri, magari li possediamo già ma le abitudini tolgono la possibilità di godere di ciò che possediamo.

WORK – “Sarebbe da stupidi, non credi? Passare una vita intera a desiderare qualcosa senza mai agire”, dal film Blow. È il momento di volere e agire, per realizzare i vostri sogni dovrete vincere le vostre paure ed affrontare l’incerto.

FORMA FISICA – DISCRETA


GEMELLI

Il sentiero è: PURIFICATE I PENSIERI

LOVE – “La purezza del sentimento nasce dall’oscurità dell’impulso erotico”, Vito Mancuso, teologo. Non vergognatevi se desiderate tanto chi amate, l’eros, fa parte e completa la vostra unione.

WORK – “Le parole che escono da un cuore puro non cadono mai invano”, Mahatma Gandhi. Essere saggi nella vostra professione vi farà creare un ambiente sano ed armonico.

FORMA FISICA – OTTIMA


CANCRO

Il sentiero è: PROTEGETTEVI DALLE ENERGIE NEGATIVE 

LOVE – “Se permettiamo che un pensiero negativo alberghi, e, metter radice dentro di noi, corriamo il rischio di non liberarcene più per tutta la vita”, Frances Hodgson Burnett, scrittrice. Pensare negativamente fa ammalare il vostro rapporto, liberatevi dai pensieri nocivi ed inutili.

WORK – “Quando una cosa è negativa, tienila per te; quando è positiva, condividila”, Osho, mistico indiano. Se nel vostro lavoro qualcosa non va, è preferibile il silenzio, troppa condivisione, agita gli animi.

FORMA FISICA – INTOLLERANZE ALIMENTARI


LEONE

Il sentiero è: DISCIPLINA

LOVE – “Nessuno sostiene una lotta più dura di colui che cerca di vincere sé stesso”, Tommaso da Kempis’, mistico tedesco. Spesso riflettiamo i nostri limiti nei confronti di chi amiamo, siate profondi e cercate di vincervi.

WORK – “Una mente disciplinata porta alla felicità, e una mente indisciplinata conduce alla sofferenza”, Dalai Lama, monaco buddista. Bisogna mettere ordine nel gestire la vostra professione, il caos conduce al caos, organizzatevi meglio.

FORMA FISICA – FATE SPORT


VERGINE

Il sentiero è: GIOIRE A PRESCINDERE

LOVE – “L’amore è il significato ultimo di tutto quello che ci circonda. Non è solo una sensazione, è la verità, è la gioia, che è la fonte di tutta la creazione”, Rabindranath Tagore, poeta bengalese. Attraverso una gioia dell’animo a prescindere coinvolgerete in bellissime intimità i vostri amati.

WORK – “Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità”, Sergio Bambaren, scrittore. È necessario andare oltre i propri bisogni ed aiutare i colleghi in difficoltà.

FORMA FISICA – BUONA


BILANCIA

Il sentiero è: CONCEDETEVI TEMPO

LOVE – “Il tempo non va misurato in ore e minuti, ma in trasformazione”, Fabrizio Caramagna, scrittore. Osservate nel tempo come è migliorata la persona amata, non rivangate il passato, tutti sbagliamo.

WORK – “Il tempo è gratis ma è senza prezzo. Non puoi possederlo ma puoi usarlo. Non puoi conservarlo ma poi spenderlo. Una volta che l’hai perso non puoi poi averli indietro”, Harvey Mackay, uomo d’affari americano. Fate attenzione, bisogna cogliere al volo le occasioni che si presenteranno.

FORMA FISICA – NERVOSISMO


SCORPIONE

Il sentiero è: EVITATE DI INTERIORIZZARE

LOVE – “Un cuore che cerca, sente bene che qualcosa gli manca, ma un cuore che ha perduto sa di cosa è stato privato”, Goethe, scrittore. Comprendere di aver perduto un affetto importante è doloroso ma, bisogna osservare quanta bellezza è ancora intorno a noi per riemergere dalla sofferenza.

WORK – “La mancanza di lealtà è una delle maggiori cause di fallimento in ogni ambito della vita”, Napoleon Hill, scrittore statunitense. Siate chiari e sinceri con chi collabora con voi e superate gli ostacoli di questa fase.

FORMA FISICA – OTTIMA


SAGITTARIO

Il sentiero è: GODETE DI CIO’ CHE POSSEDETE

LOVE – “Chi non è soddisfatto di ciò che ha non sarebbe soddisfatto neppure se avesse ciò che desidera”, Socrate, filosofo greco. Chi troppo vuole, nulla stringe diceva un antico detto, apprezzate ciò che possedete, e godetene.

WORK – “Chiunque sappia accontentarsi tiene un tesoro nel cavo della mano”, proverbio tibetano. Essere umili è un grande dono, ci porta ad amare ogni attimo della vita che ci circonda. Si è anche ricchi di tutto ciò che ci serve.

FORMA FISICA – DOLORI MUSCOLARI


CAPRICORNO

Il sentiero è: DETERMINAZIONE

LOVE – “Tenerezza e gentilezza non sono sintomo di disperata debolezza, ma espressione di forza e di determinazione” Khalil Gibran, scrittore. Essere gentili con chi si ama, non è sottomettersi ma far comprendere quanto si ama, anche le loro fragilità e limiti.

WORK – “Non mi giudicate per i miei successi ma per tutte quelle volte che sono caduto e sono riuscito a rialzarmi”, Nelson Mandela, attivista sudafricano. Si è spesso gratificati nell’aver raggiunto un successo, bisognerebbe sostenere invece nei momenti di insuccesso.

FORMA FISICA – STRESS


ACQUARIO

Il sentiero è: DONATEVI AMORE

LOVE – “Non è tanto quello che facciamo, ma quanto amore mettiamo nel farlo. Non è tanto quello che diamo, ma quanto amore mettiamo nel dare”, Madre Teresa di Calcutta. Oltre che donare amore agli altri, donatelo a voi stessi, concedetevi, regalatevi e mettete tanto amore in ogni cosa che fate.

WORK – “Il valore di una persona risiede in ciò che è capace di dare e non in ciò che è capace di prendere”, Albert Einstein, scienziato. Un uomo di successo, comprende, che il suo successo è dato anche dalla collaborazione di tanti altri.

FORMA FISICA – OTTIMA


PESCI

Il sentiero è: VOLERE

LOVE – “Bisogna volere l’impossibile, perché l’impossibile accada”, Eraclito, filosofo greco. In amore non bisogna dare limiti ai propri sogni, desiderate ardentemente, ed il sogno diverrà realtà.

WORK – “Sappiamo cosa deve essere fatto: tutto ciò che manca è la volontà di farlo”, Nelson Mandela, attivista sudafricano. Spesso siamo noi stessi che impediamo, attraverso le nostre paure, la realizzazione dei nostri obiettivi professionali.

FORMA FISICA – BUONA

Pisterzi Italian Grooming Art e Andrea Pirlo lanciano una linea cosmetica

Gli atelier di Barberia Pisterzi sono luoghi speciali che consentono al cliente di vivere un’esperienza esclusiva e di alta gamma. Oggi trovano sede a Milano in via Montenapoleone 17 e a New York, al 55 di Wall Street nella prestigiosa residenza Cipriani e, di recente apertura, a Soho al 367 di  West Broadway . Il progetto nasce nel 2015 grazie all’esperienza e al talento di Gian Antonio Pisterzi, una professionalità d’eccellenza formatasi presso l’autorevole Accademia Steiner di Londra e cresciuta attraverso le esperienze come Master Barber Internazionale di Dolce & Gabbana e Acqua di Parma. 



Il brand Pisterzi Italian Grooming Art questa stagione cresce attraverso un nuovo assetto societario che si rafforza grazie all’ingresso nel board di Andrea Pirlo. Il campione mondiale, grande appassionato di prodotti  cosmetici per la cura  della persona e il benessere, affronta questa nuova sfida con entusiasmo: “Ho avuto il piacere di conoscere personalmente Gian Antonio Pisterzi a New York e sono rimasto colpito dalla cultura espressa dal suo saper fare e dall’attenzione  unica che Barberia Pisterzi offre ai suoi clienti. Ho subito desiderato poter essere protagonista di questa sua impresa che, oggi, evolve attraverso una gamma prodotto di alto livello e un restyling delle barberie in senso green”. 


Andrea Pirlo e Gian Antonio Pisterzi


La nuova linea di prodotti di alta gamma comprende gel, sieri, balsami per barba e capelli, cosmetici multifunzionali e trattamenti specifici. Oltre a tre fragranze, formulate e prodotte interamente in Italia.

Anche gli atelier evolvono grazie ad un raffinato restyling che mette al centro del progetto e della sua intera filosofia cardini come sostenibilità e collaborazioni con aziende Made in Italy. Innovazioni che includono interventi sostanziali come i nuovi materiali per l’arredamento, come le poltrone, ora rivestite con Vegea, un materiale green Made in Italy creato attraverso la lavorazione degli acini d’uva, e le mantelle da lavoro realizzate in poliestere riciclato. 

Uncensored – Gian Paolo Barbieri

Costantemente attratto dalla letteratura, Gian Paolo Barbieri ha spesso tratto ispirazione da questa.

In questo caso ha intrapreso un viaggio che lo ha condotto all’interno di una sfera più mistica, portandolo ad interpretare una delle figure primordiali della storia della Bibbia: Adamo.
Lo fa attraverso gli elementi classici che contraddistinguono la sua vicenda e, con l’eleganza con cui ha sempre trattato la moda, inserisce una figura di questo tipo all’interno della sua produzione erotica.



Percorrendo ancora quel filone mistico, si imbatté in altre due figure: Caino e Abele. Seguendo l’albero genealogico, racconta la storia che ha riguardato i due fratelli, figli di Adamo ed Eva. E decide di interpretare secondo il suo sguardo la lotta tra i due, immaginandola come quasi una danza che li avvolge con eleganza.



Fin da piccolo il cinema è stato un elemento che ha sempre caratterizzato
le giornate di Barbieri. Infatti, insieme al suo gruppo di amici, aveva fondato il Trio, con cui era solito replicare le piece teatrali o le pellicole che vedevano sul grande schermo. Barbieri si occupava di tutto: costruiva le luci, realizzava gli abiti con le stoffe che rubava al bazar di tessuti del padre e infine scattava e documentava tutto ciò che insieme inscenavano. In questo scatto è possibile osservare una scena appartenente alle memorie di Luis Buñuel. Egli infatti descrive un momento che è stato tagliato nel film La belle de jour, il quale racconta di un uomo giapponese che si recava ad un bordello ed era solito tirare fuori una scatoletta di fiammiferi all’interno della quale vi era una vespa che prendeva e si posizionava sul glande per farsi pungere
e renderlo più grande. Così Gian Paolo leggendo quelle memorie e avendo visto il film, decise di raccontare quella scena con il suo immaginario.



Durante le sue costanti ricerche, con lo sguardo sempre rivolto all’arte, Barbieri si innamorò di Gormley.
In particolare si innamorò del suo mododi interpretare il corpo umano. Infatti Gormley ha dato un nuovo significato alla figura umana nella scultura, prendendo le proporzioni del suo corpo come punto di partenza e realizzando sculture anche su larga scala. Così Barbieri, negli anni 2000, quando iniziò il percorso della fotografia erotica, decise di rendergli omaggio con questo scatto.


Omaggio a Gormley, Milano 2002

Oltre la letteratura, Barbieri ha sempre guardato all’arte, amandola e rendendola parte integrante del suo lavoro. La maggior parte delle sue fotografie traggono ispirazione da un dipinto, una scultura, un fumetto etc. In questo caso, quando visitò Napoli, rimase così colpito dal Cristo Velato che si ripromise di trovare il momento giusto per reinterpretarlo secondo il suo sguardo fotografico. E lo trovò quando intraprese la strada verso la fotografia erotica accompagnata dall’avvicinamento alla sfera mistica.


Immagine di copertina: De…Pending, Milan 2012

Piove ancora: il nuovo album di Silent Bob & Sick Budd

Dopo lo straordinario successo virale del suo primo album d’esordio “Piano B” che solo su Spotify ha superato oltre 50 milioni di ascolti, esce Venerdì 5 Novembre in fisico e digitale “Piove ancora” l’atteso nuovo album di Silent Bob, una delle migliori penne della nuova scena urban contemporanea. Il disco in uscita su etichetta Bullz Records, licenza esclusiva Believe Artist Services, è prodotto interamente da Sick Budd, geniale producer che insieme a Silent Bob ha saputo disegnare un’identità musicale unica ed inconfondibile.



“All’inizio non sapevo da dove partire per scrivere questo disco – dichiara Silent Bob – Continuavo a scrivere pezzi e registrare provini ma niente andava come doveva e come volevo.

Era iniziato da poco il primo lockdown e mi trovavo con una casa affollata e senza privacy e tante insoddisfazioni. Una strana sensazione di fallimento mi perseguita da sempre ma pensavo si sarebbe affievolita dopo il successo del mio primo disco. Dopo settimane senza ascoltare musica o guardarmi allo specchio, all’improvviso una notte mi sono sentito come trainato da una forza esterna che mi ha finalmente spinto a scrivere tutto quello che volevo, come volevo, senza più pensare a chi c’era fuori e a cosa volesse da me. E’ così che quella notte nacque Piove Ancora, il brano che ha dato poi il via all’intero nuovo album. Da lì in poi sono riuscito ad approcciarmi ad ogni mood ed a ogni nuovo brano come volevo davvero. Era passato già molto dall’uscita del primo disco e tutto quel periodo di fermo di tristezza e di solitudine mi ha aveva inevitabilmente fatto crescere. Ero diverso dagli anni prima, lo sentivo. Non mi serviva più l’aiuto o la compagnia di altre persone, avevo tutto dentro quello che volevo esprimere. Ho scavato per mesi dentro di me senza trovare nulla ma quando stavo per mollare e crollare definitivamente, ecco una luce.  Piove Ancora è stato scritto da un ragazzo che scava senza sosta per trovare il peggio di sé stesso, una sorta di autolesionismo. Quando lo trova, come fosse un tesoro oscuro, lo fa suo e lo trasforma in parole. Piove Ancora è la lucida trascrizione della tempesta che avevo dentro di me e che spesso si ripresenta. Ogni brano che ho scritto è servito come a ripulire il disastro che era rimasto, a buttare fuori i vetri rotti e i cocci che si erano accumulati. Quello che vedono i tuoi occhi può sembrare più bello e più sereno ma se all’interno c’è ancora maltempo, nulla ti può soddisfare.

Ora che ho sputato fuori tutto e tutto è tornato pulito e limpido, all’interno non sono comunque tranquillo perché so che come sempre pioverà ancora.”

Grazie ad un sound ammaliatore che rimane nelle orecchie sin dai primi ascolti “PIOVE ANCORA” è un disco di autentica verità che unisce in un tutt’uno davvero inedito e sorprendente l’inconfondibile flow di Silent Bob e il tappeto sonoro a tratti old school e black di Sick Budd, una coppia ormai di fatto che negli anni è diventata affiatata, creando un legame indissolubile.

La rabbia che contraddistingue la scrittura di Silent Bob è la stessa di due anni fa, l’insoddisfazione maggiore e il processo di riflessione indotto dallo stato di isolamento anche a causa dei vari lockdown gli hanno consentito di scavare più a fondo nel suo essere artista portando a galla un’ “anima black” ancora più intensa. “Piove ancora” intende sancire la presenza stabile di Silent Bob nel panorama musicale contemporaneo, confermandosi a pieno titolo tra le nuove leve più interessanti ed originali della nuova scena italiana.

Il disco s’impreziosisce inoltre di collaborazioni con alcuni degli artisti più significativi della scena urban: da Emis Killa nel brano “Potevamo”, a Speranza in “9×19” non manca il feat con Drast (Psicologi) in “Baci di Giuda”, tutte collaborazioni sono dettate da reciproca stima artistica e personale.

Silent Bob al secolo Edoardo Fontana, è un giovane artista classe 1999 che arriva dalla provincia pavese capace di unire retaggi di un suono moderno con l’attitude del classico Rap in stile anni ‘90. In lui coesistono in perfetto equilibrio molteplici sfumature ed influenze musicali: dalle melodie della Trap, all’eleganza del Jazz, senza dimenticare il dolore del Blues e la rabbia autentica del Rap.

Dopo il più classico dei percorsi alla scoperta dell’Hip-Hop tra jam e battle di freestyle, nel 2017 partecipa ad un contest e si guadagna un posto nel roster di Bullz Records, etichetta indipendente milanese. Fondamentale nel disegnare la sua identità sonora e musicale è l’incontro con Sick Budd, beatmaker, producer socio della label, che lo porta ad una costante evoluzione della scrittura, via via più semplice e concentrata sul significato, e ad una sempre più caratterizzante valorizzazione del timbro.



TRACKLIST – PIOVE ANCORA

  1. Da 0 a 100

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Oh no

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Potevamo (feat. Emis Killa)

Autore: Edoardo Angelo Fontana, Emiliano Rudolf Giambelli

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd, Emis Killa

  • Gucci falsa

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Baci di Giuda (feat. Drast)

Autore: Edoardo Angelo Fontana, Marco De Cesaris

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd, Drast

  • Blood nero

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Piove ancora

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • AK

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  • Sotto controllo

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. OK

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. Me VS Me

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. Come il mondo

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. Vedova nera

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

  1. 9×19 (feat. Speranza)

Autore: Edoardo Angelo Fontana, Ugo Scicolone

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd, Speranza

  1. Pezzi di strada

Autore: Edoardo Angelo Fontana

Compositore: Jacopo Luigi Majerna

Performer: Silent Bob, Sick Budd

Ufficio stampa e comunicazione SILENT BOB & SICK BUDD

Christian Moioli – [email protected] – cell.366/8135202

Al Met di New York una mostra esplora il significato profondo della moda americana


Emozioni e creatività intessute in abiti capaci di lasciare un solco nella storia. La mostra di quest’anno del Costume Institute, nella suggestiva cornice del Metropolitan Museum of Art di New York, celebra la moda americana, sfaccettata e diversificata come gli Stati Uniti e le molteplici culture che ne fanno parte.

L’esposizione “In America” è un’indagine del significato profondo dell’American fashion: frazionata in due parti, “In America: A Lexicon of Fashion” e “In America: An Anthology of Fashion”, è stata inaugurata il 18 settembre 2021 e rimarrà aperta fino al 5 settembre 2022.



La prima parte della mostra celebra il settantacinquesimo anniversario del Costume Institute e stabilisce, nell’Anna Wintour Costume Center curato da Andrew Bolton, un moderno vocabolario della moda americana. 

Principio organizzativo e ispirazione della mostra, una trapunta patchwork. Un oggetto semplice, per indagare le complessità di un’intera società. L’opera, iniziata nel 1856 da Adeline Harris Sears, si compone di quadrati a forma di diamante che portano 360 firme, tra cui quelle di otto presidenti americani. 



Tra i designer in mostra, Diane Von Furstenberg, Patrick Kelly, Ralph Lauren, Tara Subkoff, Oscar de la Renta, Tommy Hilfiger, Off White (Virgil Abloh). 

Nelle sale si possono incontrare, tra i numerosi capi, il vestito anni ’70 di Diane Von Furstenberg, che avvolge il corpo celebrando il lifestyle di una donna in carriera, oppure l’abito di Patrick Kelly del 1986-87, definito da un cuore di bottoni colorati. 



Durante l’anno, la mostra si trasformerà con rotazioni e aggiunte, rappresentando la vitalità e la mutevolezza della moda americana.

La seconda parte, “In America: An Anthology of Fashion”, aprirà nelle sale dell’American Wing il 5 maggio 2022, per esplorare le narrazioni sartoriali legate alle storie di quelle stanze.

Sono i manichini dell’italiana Bonaveri ad accompagnare la narrazione e a guidare i visitatori alla scoperta di abiti e suggestioni. Da esporre nel prestigioso museo, sono state scelte le figure della collezione Schläppi 2200: le figure, per la maggior parte femminili, si caratterizzano per le forme artistiche, nelle quali la personalità scaturisce da dettagli minimi, dalla misura del gesto, dalle armonie profonde. I manichini maschili selezionati per la mostra sono invece della collezione Tribe.

Creata negli anni ‘60, la collezione Schläppi si caratterizza per le sue forme artistiche e minimali, fluide, eleganti, statuarie. I manichini originali Schläppi nascono dall’intuizione di due uomini visionari: Schläppi e lo scultore Lorenzo Piemonti. Nel 2001 Bonaveri ha acquisito il marchio Schläppi, gli archivi, le proprietà intellettuali e tutte le collezioni esistenti. Lavorando sulla base dell’intuizione creativa originale di Piemonti, Bonaveri ha portato la forma Schläppi nel presente, rendendola un punto di riferimento nella narrazione della moda contemporanea globale.

Dove mangiare in un weekend autunnale

Dove mangiamo nel week end? È una delle domande più comuni da quando ci siamo lasciati alle spalle molte limitazioni dovute al lockdown. Durante il fine settimana, soprattutto chi resta in città o vuole spostarsi il minimo indispensabile è sempre alla ricerca di pranzi, aperitivi o cene (anche meglio se con vista panoramica). Per iniziare bene l’autunno ecco qualche spunto per vivere delle vere esperienze gastronomiche, tra nuove insegne e indirizzi classici della tradizione.

Il pranzo sul lago da Momi 

A Blevio, suggestivo borgo sito sulla sponda orientale del Lago di Como, si trova la terrazza panoramica del ristorante Momi, location perfetta per un’esperienza gastronomica locale di grande emozione. Lo storico ristorante è guidato da Andrea Dotti, da tutti conosciuto come “Momi”, uno chef eclettico e solare che da anni abbina la sua passione per il lago con le origini toscane. La filosofia in cucina è all’insegna della semplicità, direttamente all’orto alla tavola. Troverete sapori semplici e salutari che valorizzano il territorio e le eccellenze del Lago di Como. La proposta gastronomica infine esalta i piatti della cucina classica italiana in una fresca contaminazione con i prodotti del lago e della provincia.

L’ora dell’aperitivo al Tàscaro

Il Tàscaro è il primo Bacaro veneziano a Milano che riapre le sue porte nella nuova sede in via Thaon di Revel uno dei quartieri culturalmente più attivi del capoluogo: Isola. Sembrerebbe di essere a Venezia, in uno dei localini storici quasi invisibili tra le calli dove i veneziani si fermano a fare “quatro ciacole” in compagnia, uno di quei posti che i turisti non si filano a dispetto dell’autenticità e del dialetto che aleggia tra uno spritz e un “dame un’ombra de bianco”. Ed è proprio così che funziona: una moltitudine colorata di cichéti con baccalà, saor e tramezzini che qui si chiamano proprio Tàscari, vino bianco o rosso e tutti i tipi di Spritz possibili da quello al Select, l’originalissimo veneziano, ai più celebri con Aperol o Campari.

Una cena creativa da El Ganassin

Una terrazza da vivere in ogni stagione nel cuore di Milano, in zona Washington-Solari. Nasce dalla volontà di creare una cucina creativa contemporanea, come ci racconta Feng Ye, proprietario e imprenditore nel mondo della ristorazione milanese da oltre venti anni.

La cucina è guidata da un giovane Chef di Milano, intende proporre piatti della tradizione lombarda con contaminazioni orientali come ad esempio i Dimsum, vale a dire i casoncelli tradizionali, chiusi come tipici ravioli cinesi, impiattati con alga wakame e salvia essiccata, e irrorati con delicato brodo dashi; la cuboletta alla milanese con verza saltata, cipollotti brasati e salsa tonkatsu o dessert come Tea-ramisù.

Un dopo cinema da Miro Osteria

Situato all’interno di uno dei primi cinema d’Italia, Miro- Osteria del Cinema è un’osteria ricavata su due livelli nello spazio che negli anni ’30 era destinato al palco, ai camerini degli artisti e alle luci del Cinema d’Annunzio. Una grande quinta illuminata accoglie chi entra, vero e proprio sipario di un cinema. Divertente e frutto di ricerca è il menu (inserito nel contenitore di un dvd) che prende spunto dai film più famosi e si intreccia dagli antipasti al dolce con i nomi tipici del linguaggio cinematografico, dal prologo per gli antipasti, passando per primo e secondo tempo, all’epilogo per i dolci. Da scoprire adesso per tornare poi durante la bella stagione, è il Giardino Segreto, un cortile interno nascosto che fa parte del complesso dell’antico convento benedettino del 1496.

Un drink sul Naviglio da GRAMM Café

Perdersi nella meravigliosa ed intramontabile cornice dei Navigli di Milano, per ritrovarsi seduti a sorseggiare un drink in un luogo dove il tempo lascia spazio alle emozioni, un inaspettato preludio di un’esperienza sensoriale e antropologica dalle mille sfaccettare. Nato nel luglio del 2018 dalla tenacia di Niccolò E Giacomo Mazzucchelli assieme a Eda Akman e il loro team, il GRAMM café è un cocktail bar con un tocco in più; ambienti scaldati da luci soffuse e arredi ricercati e dal sapore vintage che strizzano l’occhio alle botteghe di una volta, ma anche una forte componente musicale, cosi In un angolo a voler dominare la scena, ma con discrezione, si può scorgere un antico grammofono, un simbolo di rivoluzione sociale ed energia, la stessa che qui si vive ogni giorno e che ha ispirato il suo nome.


Pietro Lucerni: my body, my planet

Dalla moda alla pubblicità, le creazioni di Pietro Lucerni si sono spostate verso l’esplorazione di un lato più artistico della natura e del corpo, come nella serie di immagini in bianco e nero “Naked Moon” con protagonista la famosa star del balletto internazionale e Prima Ballerina al Teatro alla Scala, Virna Toppi. In esclusiva per MANINTOWN l’ultimo editoriale “My Body, My Planet” dove Lucerni vuole sottolineare il rapporto tra l’uomo e gli elementi naturali. E più in particolare celebra quel rapporto intimo e ancestrale tra donna e natura. “Madre Terra che, come una donna, accoglie, genera, custodisce la vita e la trasforma in un’esplosione di bellezza che ci seduce e ci fa evolvere. Viviamo in un’epoca che ha un profondo bisogno di bellezza, non solo di estetica. La natura ottimizza l’evoluzione delle specie in un rapporto continuo con i quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. La bellezza è il motore di un vero progresso culturale costituito di equilibrio, rispetto, libertà e amore. Questi sono i quattro elementi che vorrei raccontare perché possono garantire un futuro migliore per il nostro pianeta e per noi che lo abitiamo.





My Body, My Planet: il mio corpo è il mio pianeta.
Attraverso il mio lavoro, vorrei dare un piccolo contributo nel diffondere un messaggio positivo attraverso la bellezza in un periodo difficile, che però può rappresentare anche una rinascita e una straordinaria opportunità per una nuova consapevolezza. Il rispetto per il nostro pianeta passa attraverso il rispetto per noi stessi e per gli altri. E, oggi più che mai, penso che una rivoluzione culturale di questa portata sia possibile solo attraverso una visione femminile. La bellezza, e le donne, possono salvare il mondo”. ha dichiarato Pietro Lucerni.






Trend moda uomo, cosa non perdere per l’autunno inverno 2021/2022

Quali sono i trend più interessanti per la moda uomo per l’autunno inverno 2021/2022? Le collezioni maschili hanno mostrato un focus decisivo: secondo le sfilate e le tendenze, non mancheranno capi di abbigliamento trendy e accessori must have, come la giacca trapuntata, che sta vivendo il suo periodo d’oro. È il momento di ammodernare l’armadio e di puntare a uno stile vintage che è tornato prepotentemente di moda.

Se hai voglia di rivoluzionare il tuo stile in previsione della stagione più fredda, prendi spunto dalle influenze migliori, ma non rinunciare ad acquistare capi di abbigliamento alla moda: oltre ai brand più famosi, puoi fare un salto su piattaforme online come Yoox, che propone solo il meglio della moda di stagione. Qui trovi il codice sconto Yoox per i tuoi acquisti per l’autunno inverno 2021/2022.

Suit anni ’70, si torna al passato

Ogni anno la moda ripropone dei grandi classici del passato, dei pezzi senza tempo che riescono ad affermarsi e conquistare il cuore di tutti. È il caso dell’abbigliamento anni ’70, che non è mai davvero tramontato e che per l’autunno inverno 2021/2022 tornerà anche abbastanza in auge. Il suit anni ’70 è quello che non può proprio mancare nel tuo armadio se ami il fashion vintage.

Giacca college, un classico intramontabile

C’è forse qualcosa di meglio da abbinare della giacca in stile college? È quel capo abbastanza classico che tutti forse hanno nell’armadio e che è il momento di tirare fuori. In alternativa è possibile dare un’occhiata alle collezioni uomo 2021/2022 per osservare dei modelli di grande effetto e impatto. Ottima per i look più casual, ed è decisamente il must have imperdibile di stagione.

Giacca trapuntata, il trend della moda uomo che conquista

Complice forse il lockdown da Covid-19, la moda maschile autunno inverno 2021/2022 ci è sembrata molto più morbida, in grado di avvolgere e fasciare, di emanare calore e di essere super trendy. Uno dei capi di abbigliamento maggiormente alla moda è proprio il modello di giacca trapuntata oversize con maxi collo staccabile. Di certo è comodo ed è anche super pratico all’occorrenza per i giorni più freddi.

Animalier, per chi vuole osare

In questo caso dobbiamo dire che la moda è stata influenzata da un ritorno molto gradito, ovvero il rock. Sì, perché l’animalier per uomo è decisamente una mossa super accattivante, su cui magari non tutti saranno d’accordo. Invece, è uno stile che può davvero conquistare, soprattutto per le serate più divertenti in giro in discoteca con gli amici. Una tendenza all’ultima griffe.

Maxi accessori, dalle borse alle sciarpe

Non può mancare un accenno agli accessori da uomo imperdibili per l’autunno inverno 2021/2022. Indubbiamente stiamo assistendo a una moda più gender fluid: in passerella si sta cercando di abbattere una moda schematica e ricorrente. Si ampliano gli orizzonti, ed è così che anche per il fashion maschile si prevede l’introduzione di maxi borse e maxi scarpe, molto di tendenza e indubbiamente utili.

Jeans strappati, il tocco original

Non è più il tempo della moda romantica: in qualche modo si vuole decisamente osare e dare un’impressione un po’ più trasandata. C’è il desiderio di abbracciare tutti gli stili e le influenze, forse perché per decenni la moda si è sedimentata a lungo. Per chi invece preferisce uno stile decisamente più strong, un altro grande classico per la stagione è in realtà un capo di abbigliamento cardine degli anni ‘90, a cavallo con i primi anni 2000: ci riferiamo ai jeans strappati. Tra l’altro, la loro grande versatilità li rende ottimi per look più casual, da abbinare magari a una borsa o sciarpa maxi: il look maschile per l’autunno inverno 2021/2022 è perfetto.

Ann Demeulemeester è lo Special Guest di Pitti Immagine Uomo n.101

Per Ann Demeulemeester la moda è una forma di comunicazione. Il suo complesso linguaggio fatto di contrasti copre un’intera gamma di emozioni. La sua tensione è altamente poetica, i suoi abiti rivelano molti strati di “anima”. Sono semplici, nel modo in cui può essere semplice un coltello. Seri ma mai severi, meticolosi ma al tempo stesso sperimentali, forti ma sempre
sensuali. Conosciuta per il suo tailoring elegante e per l’estetica dark e al contempo glamour, ha creato un mondo sereno e oscuramente romantico, grazie a un intrigante mix di tagliente ribellione e di raffinatezza.

L’iconico brand nato ad Anversa sarà protagonista di un evento speciale – mercoledì 12 gennaio – in scena alla Stazione Leopolda di Firenze.
“Amiamo da sempre lo stile Ann Demeulemeester – dice Lapo Cianchi, direttore comunicazione & eventi di Pitti Immagine – sia per la capacità di non omologarsi e di occupare pacatamente, ma con determinazione, un preciso spazio sulla scena internazionale, sia per l’attitudine a rinnovarsi restando fedele a un’intuizione originaria. Il nuovo corso, avviato da un imprenditore visionario come Claudio Antonioli, lavora su quei caratteri attraverso un dialogo ideale con la fondatrice e i suoi canoni. Siamo onorati di riprendere a Firenze una storia iniziata quarant’anni fa, nel 1982. L’evento pensato per Pitti Uomo 101 avrà un’energia speciale, grazie allo scambio tra forme diverse di espressione creativa, a un’attenzione particolare per le generazioni più giovani e a un racconto sincronico, tra futuro, presente e passato, della moda Ann Demeulemeester”.


Unknown: il calendario Laserfilm di Bennet Pimpinella

Il calendario Laserfilm 2021 – 2022 nasce da una necessità: accendere una luce. Il 2020 è stato un anno che, per tanti aspetti, ci ha travolti, ma c’è stato un attimo in cui tutto sembrava potesse tornare alla normalità: l’arrivo dell’estate aveva portato con sé l’idea di un nuovo inizio. Proprio allora è stato concepito questo calendario che, eccezionalmente e per tale ragione, inizia a Giugno 2021 e finisce a Maggio 2022.



Commenta Bennet Pimpinella: “La mia è una visione di speranza e anche riuscire a mantenere alcune piccole consuetudini, come il calendario Laserfilm, può segnare la continuità di cui abbiamo bisogno. Ho pensato quindi che un’isola unica per storia, immaginario e caratteristiche sia paesaggistiche sia umane potesse rappresentare il racconto perfetto.
Quando penso al nostro pianeta, spesso lo chiamo “Madre Terra”, esprimendo verso di lei un sentimento di amore profondo. L’amore è il sentimento che ci permette di proseguire nel nostro cammino, di perpetuare la nostra specie, è in grado di mettere in moto qualsiasi cosa. E in nome di questo amore siamo andati alla scoperta di una terra per lo più sconosciuta – la Sardegna – incuriositi dai misteri che quest’isola nasconde, come la longevità del suo popolo”.



Abbiamo incontrato i suoi abitanti, li abbiamo ascoltati e fotografati, e di questo viaggio ci ha colpiti soprattutto che, nonostante la Sardegna non sia un luogo sempre facile da vivere, queste persone abbiano un legame intimo e forte con la loro isola. Forse, il segreto della loro longevità è proprio questo, l’equilibrio perfetto in cui l’uomo e la natura coesistono.
È un percorso lungo, ma è questo che auguro a tutti noi, di ritrovare quell’equilibrio e quell’armonia.


Le migliori mete invernali per viaggi con amici

L’inverno è alle porte e, per ridurre lo stress da lavoro staccando dalla routine quotidiana, non c’è niente di meglio che programmare un viaggio o un weekend fuori porta. Ecco quali sono le migliori mete europee da visitare con gli amici in inverno

Ritornare alla routine dopo la fine dell’estate può essere a dir poco traumatico: traffico, stress e impegni di lavoro risucchieranno il nostro tempo. Molti, in previsione di un inverno particolarmente stancante, preferiscono tenere da parte qualche giorno di ferie, in modo da poter fare un piccolo viaggio. Non c’è niente di meglio che staccare la spina con i propri amici verso destinazioni europee. Se non ti spaventa l’eccessivo freddo, ecco alcune mete ideali per l’inverno 2022.

Stoccolma

La capitale nordica per eccellenza è una delle mete più richieste dell’Inverno 2022. I suoi aeroporti sono serviti da compagnie low-cost, le quali possono garantire collegamenti economici dalle principali città italiane. L’offerta alberghiera è poi molto ampia ed in linea con il budget del viaggiatore medio. Stoccolma d’inverno, specialmente in prossimità del Natale, acquista un fascino indescrivibile: candele alle finestre, luci soffuse e mercatini natalizi regaleranno un’atmosfera che vi farà dimenticare del freddo!

Amsterdam

Una meta decisamente più giovanile è la capitale olandese, la bellissima Amsterdam. È possibile apprezzare la città dei canali durante tutto l’anno, grazie al clima fresco d’estate e non gelido d’inverno. Le luci della città diventano magiche d’Inverno e la grande offerta culturale che include musei e mostre difficilmente vi deluderà. Amsterdam è anche la capitale europea dell’intrattenimento: troverete locali, ristoranti e bar sempre aperti.

Isole Canarie

Gli intolleranti al freddo troveranno ciò che cercano alle Isole Canarie. L’arcipelago spagnolo al largo dell’Africa settentrionale garantisce un clima mite e temperato anche d’inverno. In virtù di questa particolarità il flusso turistico non si interrompe mai durante l’anno, ed è quindi sempre possibile trovare qualcosa da fare. Fra bagni al mare o in piscina, escursioni naturalistiche e locali donna cerca uomo ci sarà l’imbarazzo della scelta.

Zurigo

Ritorniamo in Europa continentale con la città più alternativa e più sottovalutata allo stesso tempo. Zurigo è un centro della Svizzera settentrionale che incarna eleganza e tranquillità. Tuttavia nel centro germanofono bagnata dal famoso lago, è possibile visitare alcuni dei locali più alternativi d’Europa. Se siete appassionati di eventi, musica e discoteche, l’offerta della città svizzera – facilmente raggiungibile dall’Italia anche in auto – non vi deluderà.

Barcellona

Un giusto compromesso fra città d’arte e città in cui divertirsi, una città di mare molto viva anche d’inverno, una città con il clima mite durante tutto l’anno: questa è Barcellona. La capitale della Catalogna è una meta ideale anche durante i mesi più freddi dell’anno. L’assenza di caldo torrido vi permetterà di scoprire ogni angolo della città: dal Porto Olimpico fino ai localini del Barrio Gotico. Grazie a prezzi molto convenienti e voli da ogni città italiana, Barcellona è una delle mete migliori per un break all’insegna del relax, della cultura e del divertimento. Speriamo che questi consigli possano esservi utili e permettervi di godere del relax più assoluto anche durante una stagione stracolma di impegni lavorativi.

La Walk of Fame di Gucci, che presenta la sua collezione S/S 2022 a Hollywood

Gucci è un nome profondamente radicato nell’immaginario collettivo, ed è persino superfluo sottolineare il legame tra la maison fiorentina e lo star system internazionale, dai divi in pellegrinaggio nella boutique di via Condotti, negli anni della dolce vita, al glitz dell’era Tom Ford, che la trasformò in una potenza mondiale del lusso, bramata ad ogni latitudine, fino all’atteso biopic di Ridley Scott House of Gucci, dal cast sensazionale (Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Salma Hayek…).
La scelta di Hollywood come location del défilé Spring/Summer 2022 Love Parade, pertanto, è sembrata per certi versi il suggello di una liaison ininterrotta tra la griffe e il grande schermo, degno coronamento delle celebrazioni per il centenario del marchio toscano. Ad ogni modo l’incontro tra la cosiddetta fabbrica dei sogni e l’estetica flamboyant, traboccante di segni, suggestioni e rimandi (anche) cinematografici del direttore creativo Alessandro Michele non poteva che fare faville. Aggiungiamoci poi che lo stilista, cinefilo doc, afferma nelle note della sfilata di essere tornato col pensiero al lascito di sua madre, assistente in una casa di produzione (ovvero «al culto della bellezza di cui mi ha nutrito. Al dono irrinunciabile del sogno. All’aura mitopoietica del cinema») e il quadro è completo.



Lo show è mirabolante, una parata di oltre 100 outfit in scena sulla celebre Walk of Fame losangelina, cui assiste il gotha dello showbiz odierno, da Gwyneth Paltrow ad Anjelica Huston passando per Diane Keaton, Sienna Miller, Billie Eilish, James Corden, Florence Welch e i Måneskin, protagonisti dell’ultima campagna pubblicitaria del brand e ormai lanciatissimi anche al di là dell’oceano.
La collezione è un condensato di tutte le personali ossessioni che Michele, nel tempo, ha saputo trasformare nei nuovi – e assai richiesti – tratti identitari di Gucci (lo zig zag tra epoche e ambiti eterogenei, la rutilanza dei decori, lo stemperamento di etichette e rigide divisioni di genere, i cenni fetish-chic, l’insistenza su iniziali, morsetti, nastri tricolori e altri significanti della griffe), su cui si innesta una robusta dose di divismo e fascinazione per lo sfarzo dell’âge d’or hollywoodiana.



Le silhouette, specialmente quelle femminili, sono drammatiche, e indulgono volentieri alla teatralità, tra balze a tutto volume, ruches affastellate le une sulle altre, vezzose stole fluffy, bordature di piume o frange, una pioggia di cristalli e incrostazioni bling bling. Primeggiano mise dalle vibrazioni retrò, a partire dai completi tre pezzi di evidente matrice Seventies, con giacche sagomate e pantaloni flared, adorni di papillon, fiocchi in velluto, scenografiche broche floreali e grossi pendenti metallici, istoriati all’occorrenza da pattern geometrici che ammiccano al decorativismo tipico del decennio, per proseguire con jumpsuit tagliate da zip nastrate, camicie con floride stampe souvenir, cappotti dalle forme generose e capi in tessuto operato.
I colori, quanto a estrosità, non sono da meno (tocchi vividi di rosso, viola, verde e azzurro si alternano a tonalità zuccherine, dal menta al giallo pallido, al rosa), idem gli accessori: tra gli highlight della passerella cappelli a tesa larga da cowboy, diademi scintillanti, gioielli per il viso e occhiali a mascherina giganti (gli anni 2000, l’abbiamo capito, sono più vivi che mai).



La consueta anarchia vestimentaria che innerva la moda di Michele rende possibile qualsiasi abbinamento, per cui i pants aderenti come leggings, con impresse le doppie G paradigmatiche della casa, si possono infilare sotto il blazer abbondante e il bomber trapuntato fucsia sopra panciotto e blusa.
Il designer si concede addirittura il lusso di arruolare, in qualità di indossatori, star del calibro di Jared Leto, St. Vincent o Macaulay Culkin, esempi perfetti di una «nuova cosmogonia contemporanea», come la definisce lui, formata da «creature ibride capaci di accogliere allo stesso tempo la trascendenza divina e l’esistenza mortale»; considerati i risultati strabilianti della sfilata, è difficile non condividere almeno in parte l’enfasi delle sue parole.



Per l’immagine in apertura: credits Frazer Harrison/Getty Images for Gucci

Bowls and More, mangiare con gusto senza rimorsi

Per chi ancora non lo sapesse, nel cuore della città meneghina è possibile gustare in un ambiente moderno e accogliente delle sane e deliziose bowls diverse dal solito, e molto altro.

Bowls and More nasce nel 2018 come un nuovo format di ristorazione milanese per proporre un‘offerta gastronomica ampia ed eclettica in grado di rispondere alle tendenze del momento in un’atmosfera dal design informale e contemporaneo.




Il nuovo format è pensato per essere replicato e declinabile, ma anche unico in ogni singolo punto vendita partendo da Milano. Con i suoi sei punti vendita, Bowls and More riesce a coprire gran parte della città, in modo da essere facilmente raggiungibile in tutta Milano.

Lo stile dei locali gioca su un mix di elementi che spaziano dall’industrial al minimal, con decorazioni ispirate al mondo green con l’utilizzo di materiali come il rame accostato ad una palette di colori attuali, contemporanei ma mai banali.



Aperto tutto il giorno, Bowls and More ha un’offerta gastronomica per tutti i momenti della giornata. A colazione vi aiuteranno a iniziare la giornata con il piede giusto, mentre a pranzo potrete soddisfarvi senza rimorsi mangiando una delle originali, coloratissime, sane e gustosissime bowls. Dopo una stancante giornata lavorativa vi aspetteranno per un rilassante aperitivo insieme a una vasta selezione di cocktails, e infine potrete concludere la giornata con una deliziosa cena. Per chi avesse voglia di mangiare a casa guardando un bel film, è sempre disponibile il servizio delivery e take away.

IG: @bowlsandmoremilano

Sito: https://bowlsandmore.it

Con Fabio Canino è sempre fiesta!

Fabio Canino, ha fatto la cosa giusta che tutti quanti ci aspettavamo, è tornato a teatro con il suo spettacolo effervescente nonché bandiera gay: Fiesta, dedicato al suo ed al nostro idolo Raffella Carrà.

Proprio nel celebrare i vent’anni dal debutto teatrale, Fabio è tornato in pompa magna alla Sala Umberto di Roma, con un parterre da urlo, da Pippo Baudo che ha ricevuto una standing ovation ad Alessandro Zan, una platea entusiasta che si è scorticata le mani per gli applausi e le mandibole dalle risate, proprio quello che ci voleva in questo momento storico.

Come hai fatto a radunare tutta la royalty dello show biz e non solo in un’unica serata all’anteprima di fiesta.

Beh, diciamo che molti sono amici e sono anche persone che frequento e che stimo tantissimo, sono molto contento e riconoscente dell’affetto che mi hanno dimostrato, quindi diciamo che è stato abbastanza semplice.

Poi c’è da dire che Fiesta erano in molto chiedermi quando lo avrei rifatto di anno in anno, quindi c’era una vera e propria aspettativa.



Primo vero spettacolo a teatro dopo le chiusure, che emozione è stata?

Esattamente così, noi ci siamo fermati a Marzo 2020 proprio alla Sala Umberto con “La piccola bottega degli orrori” con Giampiero Ingrassia, che fortunatamente riprenderemo a Dicembre subito dopo Fiesta, e poi proseguiremo con la tournee in tutta Italia fino a Maggio.

Stavamo lavorando al ritorno di fiesta sin dalla primavera, poi purtroppo Raffaella è venuta a mancare ed abbiamo avuto un momento di titubanza nel proporlo, invece proprio per questo il pubblico ce lo chiedeva ancora di più, perché è proprio l’omaggio giusto.

Lo spettacolo è stato completamente rinnovato nei testi, anche perché le battute di vent’anni fa non tutti le avrebbero comprese.

E si abbiamo dovuto aggiornarlo, un po’ perché deve essere attuale, ed anche per chi lo aveva già visto prima.

Abbiamo scoperto proprio facendolo, nella parte finale, che il pubblico aveva bisogno di questo tipo di messaggio, ci voleva una cosa leggera dove il pubblico si sentisse coinvolto con simpatia, facendo arrivare a teatro persone che magari avevano ancora paura a tornare in sala.

Come ti era venuto in mente di fare questo tributo a Raffa vent’anni fa.

Quando ci abbiamo pensato a suo tempo con Paolo Lanfredini e poi coinvolgendo anche Roberto Biondi, ci prendevano tutti per matti, dicendoci ma figurati un omaggio alla Carrà non sei mica Almodovar, ma io mi son detto se in ogni locale da ballo quando parte una sua canzone la gente si scatena, deve funzionare per forza.

Così è stato, e poi da quando lei stessa ci fece la Carrambata con le telecamere della sua trasmissione il livello di interesse si era triplicato, e da tre settimane che dovevamo fare siamo rimasti sei mesi a teatro con il tutto esaurito e poi una tournee di tre anni senza mai fermarci.



È stato commovente avere Alessandro Zan in sala proprio il giorno dopo della sconfitta della sua proposta di legge al senato.

La cosa buffa è che io non lo sapevo che ci sarebbe stato, e poi quando son rientrato in camerino ho visto il suo messaggio che mi diceva sto arrivando!

In quanto lui mi aveva detto che sarebbe stato in Sardegna per la presentazione del suo libro, poi invece è saltata ed è venuto.

Mi è spiaciuto non averlo salutato, anche perché in questo momento Fiesta è una bandiera gay, è un mettere i puntini sulle i.

Però dopo mi ha detto che si è emozionato nel vedere un pubblico attento a sentir parlare di questi temi con leggerezza.

Hai anche ristampato il libro “Raffa Book”, tu davvero l’hai sempre celebrata.

Si mi sembrava quasi necessario in quanto anche quelli che magari prima l’hanno snobbata ora si informano e vogliono sapere tutto su di lei, ed il libro è la risposta giusta, dove si racconta tutto, da come è nata a chi l’ha aiutata a diventare il mito che è, e che rimarrà per sempre.

Photographer: Davide Musto

Styling: Alessia Caliendo

Styling assistant: Andrea Seghesio & Laura Ronga

Grooming: Chiara Corsaletti Agency

Fabio Canino indossa Levi’s

Vans e Napapijri collaborano a una collezione dedicata alla vita all’aria aperta

La linea Vans MTE è forgiata da una vita trascorsa all’aria aperta, a inseguire le proprie passioni, sfidando gli elementi. Articoli appositamente progettati per proteggere dalle intemperie, che si tratti di scalare le montagne o andare al lavoro sotto la pioggia.

La collezione Vans x Napapijri, che intreccia la storia dei due brand in un patrimonio e una visione condivisi, è un concentrato di stile e determinazione che riavvicina la natura e le città. Le scarpe propongono modelli chiave come le UltraRange Exo Hi MTE-2, le SK8-Hi MTE-2 in due varianti di colore (Forest Fog e blu), le Old Skool MTE-1 e le Coast CC all’ultima moda. Questi iconici modelli unisex sono stati reinterpretati e ripresentati con combinazioni cromatiche uniche e materiali resistenti, che incarnano lo spirito d’avventura.



Completa questa collezione integrale una gamma di capispalla e accessori funzionali, per affrontare gli elementi senza pensieri. Punto d’incontro tra stile e funzionalità, la giacca Anorak è realizzata in nylon riciclato e presenta una fodera in pile e dettagli checkerboard in rilievo tono su tono. L’iconica giacca è disponibile in due colorazioni: Forest Grey e nero per i modelli da uomo e in versione total black da donna.

Tra gli accessori principali, un cappello da pescatore in sherpa, un originale berretto e un pratico zaino. Unita alle scarpe Vans x Napapijri, questa collaborazione è pensata per un inverno sempre in movimento.

La collezione sarà disponibile a partire dal 5 novembre presso i punti vendita Vans e Vans.eu.


Nuovo cinema purgatorio

C’era una volta il cinema italiano, quel mix di arte, impegno, tecnologia, business: un crogiuolo di letterati, intellettuali, illuminati finanziatori, registi che rischiavano maestranze di grande ingegno, che ha nutrito con le sue opere l’immaginario universale per quasi un secolo intero: il Novecento. È al cinema italiano che si deve infatti la codificazione della forma filmica classica con Cabiria nel 1914; è con il Neorealismo che nasce quel modo di raccontare la realtà che Gilles Deleuze ha chiamato “modernità cinematografica” e che continua a ispirare registi di tutto il mondo; è in Italia che si può rintracciare l’unico esempio di commedia – all’italiana, appunto – dove alla fine si piange e si muore; è solo nei film italiani che si sviluppa una ricerca così organica per pensare il carattere politico della realtà e delle immagini che la rappresentano.

È qui, in definitiva, che si trova nella misura più coerente e continuativa la riflessione sui caratteri specifici di un pensiero filmico e di un pensiero nazionale, sui loro intrecci e sulle loro influenze reciproche, lungo quel crinale increspato che definisce un sistema culturale tanto nelle sue relazioni con il fuori quanto nelle sue componenti interne. E adesso? Insidiato dalle piattaforme in streaming planetarie, poco o nulla aiutato dal sistema politico, è distribuito poco all’estero se non nel caso di rari, grandi nomi che assicurino un sicuro ritorno economico – Nanni Moretti, Paolo Sorrentino, Matteo Garrone, Giuseppe Tornatore, Mario Martone, Paolo Virzì e pochissimi altri – che ci fanno temere per la sua capacità incisiva sulla contemporaneità come invece era successo per la generazione degli autori del secolo (ma è anche trascorso un Millennio) scorso.


Il punto è che lamentarsi non ha senso, né tantomeno crogiolarsi in una nostalgia di sale fumose dove il fascio di luce faceva vivere sullo schermo storie fantastiche o iperreali, secondo la solita narrazione di «era meglio prima», quando è invecchiato anche il Nuovo Cinema Paradiso. Puntualmente, ogni cinque anni circa, qualche critico recupera l’idea che il cinema italiano stia vivendo una nouvelle vague: si parla allora di una particolare visibilità italiana e internazionale delle nuove generazioni di autori, di un recupero delle quote di incassi del cinema italiano rispetto a quello straniero, di un’improvvisa notorietà dei divi nostrani, ecc. L’ultima di queste fiammate di entusiasmo si è avuta nel 2013 con il successo di La Grande Bellezza di Sorrentino e l’apparizione di nuovi film di Ozpetek, Bellocchio e Muccino.  Purtroppo, altrettanto puntualmente, in una stagione il cinema italiano ritorna poco visibile e poco appetibile, con una forbice sempre più larga tra piccole produzioni autoriali semiclandestine da un lato, grandi circuiti di distribuzione dall’altro.

Però è interessante, parlando con attori molto giovani dalla solida preparazione professionale come Jozef Gjura, arrivato in Piemonte a sei anni – ora ne ha 26 ed è uno dei protagonisti della trilogia Sul più bello, Ancora più bello e Sempre più bello, il primo con la regia di Alice Filippi, il secondo e il terzo diretti da Claudio Norza – che «essere cresciuti con il cinema italiano del trentennio Cinquanta-Settanta è un dovere, oltre che un privilegio, per essere non attori, ma artisti che devono immettere la loro verità nella parte che gli viene assegnata. Se non avessi cercato i primi film di Antonio, essermi innamorato di Gian Maria Volonté, avere amato Mario Monicelli e molti altri registi allora considerati di puro intrattenimento, probabilmente non avrei intrapreso questa strada». Resiste il mito del cinema italico come grande palestra di attori indimenticabili e di autori visionari ma ormai, attori e registi, tutti defunti, mentre fa fatica a diventare significativo l’apporto valoriale – estetico, etico, narrativo – del cinema italiano contemporaneo, che pure può contare su nomi nuovi sia per le sceneggiature, sia per la direzione: penso ai gemelli Damiano e Fabio D’Innocenzo, ad Alice Rohrwacher, a Giorgio Diritti, ad Alessandro Aronadio, a Michelangelo Frammartino, a Valeria Golino, Sergio Rubini, o a Valeria Bruni Tedeschi, attori  passati dall’altra parte della macchina da presa.

Sono loro che, negli ultimi anni, stanno in qualche modo ridisegnando la cartografia di una cinematografia nazionale ma non nostrana, in grado di sostenere anche trame che non siano solo e semplici riferimenti a questioni locali, ma abbiano un respiro e una qualità creativa internazionale. Il problema è che, come ha notato lo scrittore e saggista Gianfranco Marrone su Doppiozero, cambiando profondamente il cinema come macchina produttiva dominante dell’immaginario mediatico, sono cambiate, a traino, anche le teorie che cercano di spiegarne ragioni e meccanismi, percorsi qualitativi e sistemi di funzionamento. Una volta c’erano il grande e il piccolo schermo le cui dimensioni distinguevano due media differenti – il cinema e la televisione –, con linguaggi differenti, pubblici differenti, contenuti differenti. Oggi è tutto intrecciato con tutto, con raffinatezze progettuali e ideative straordinarie, e ogni nuova piattaforma che si presta a veicolare immagini in movimento, video e audiovisivi deve reinventarsi quasi da zero una poetica e un’estetica, per non dire le forme della narrazione e della figurazione. La condizione è tale per cui l’avvento del digitale ha scompigliato le carte, di modo che l’imbuto del computer ridistribuisce di continuo non solo quello che una volta era il sistema delle belle arti, ma anche i media stessi, portati a ibridarsi euforicamente fra di loro.


Ma allora, questa decadenza perdura o no? «Se ci poniamo nella posizione di artisti, e non di semplici interpreti o registi o sceneggiatori, credo che sia possibile uscirne: abbiamo ottimi scrittori, ispirati registi, una nuova generazione di attori che, come me, sono sfuggiti alla trappola del “non studiare, così la tua recitazione sembrerà più naturale” che ancora adesso ammanniscono alcuni agenti. Più alta è la preparazione, al contrario, più naturale sembrerà la nostra interpretazione», continua Giura, sicuro di come l’Italia sia all’orlo di una profonda trasformazione di tipo migliorativo nel campo dello spettacolo, compreso il teatro, «ma è come se non si volesse rischiare, ci fosse la paura di fare un salto nel vuoto».

Ma non è solo questo, anche non abbiamo più i produttori coraggiosi e miliardari che scommettevano su registi “pericolosi” come Pasolini o Ferreri, quanto la matrice che caratterizza la storia del cinema italiano che ha visto all’opera quattro modelli produttivi, linguistici e di consumo: il realismo, l’apologo, il prodotto di consumo e il prodotto “artistico”. Nel perimetro definito dai quattro poli si giocano due tipi di movimenti: una vitale sovrapposizione e contaminazione tra i quattro modelli di cinema; un altrettanto vitale rielaborazione di modelli prelevati dall’esterno. Occorre anzitutto ricordare le coordinate di fondo dell’attuale sistema cinematografico italiano. A partire dagli anni Settanta il consumo di cinema entra in crisi a favore del mezzo televisivo; da tale crisi, il cinema esce alla fine degli anni Ottanta con uno scenario del tutto rinnovato: alle piccole sale locali sono ormai subentrati i Multiplex; il sistema delle prime, seconde e terze visioni è stato sostituito da un sistema in cui il successo di un film si gioca tutto nei primi giorni di programmazione. Si apre in tal modo una forbice tra film italiani prodotti e film italiani di successo (o semplicemente visti e visibili nei circuiti normali). Il sistema produttivo conferma il suo carattere frammentato: per la produzione di film diviene indispensabile l’aiuto dello Stato o dei due colossi televisivi, Rai e Mediaset. Tuttavia, sarebbe sbagliato sostenere che il nuovo scenario implica una frattura con la tradizione o una “rifondazione” del cinema italiano. Al contrario: proprio questa condizione di costante incertezza e vulnerabilità stimola il cinema italiano a cercare una propria identità e visibilità specifica; di qui una ferma intenzione di recuperare e gestire le risorse simboliche del proprio passato, risorse rappresentate appunto da quella matrice di caratteri delineati nei due paragrafi precedenti. Ne deriva un cinema al tempo stesso moderno e ‘antico’, consapevole della propria tarda modernità e radicato nel proprio passato. Le continue rinascite del cinema italiano confermano insomma che il cinema rappresenta una delle principali istituzioni di costruzione e ricostruzione della nostra identità. Attraverso magari dei linguaggi nuovi, stratificazione di letture, modalità di sovrapposizione che rifiutino i generi: del resto, quanto c’è di più amaro in alcuni film della commedia all’italiana e perfino nei cinepanettoni e quanto, invece, di fiabesco in un film di denuncia come Favolacce dei gemelli D’Innocenzo o Lazzaro felice della Rohrwacher? Solo uscendo dalle gabbie dei “caratteri” e ritrovando quella felice contaminazione tra umorismo e tragedia che è tipica della nostra modalità del raccontare storie, secondo noi, il cinema italiano tornerà ad avere un riflettore puntato addosso, per essere applaudito.

Testo di Antonio Mancinelli

Call to the wild: l’e-store di Franz Kraler debutta con un fashion film

Fashionisti e patiti dello shopping di lusso possono contare da oggi su una nuova piattaforma digitale: il multibrand Franz Kraler, istituzione del retail d’alta gamma dell’Italia settentrionale con sette store dislocati tra Dobbiaco, Bolzano e Cortina d’Ampezzo, debutta infatti nell’e-commerce, lanciando per l’occasione un fashion film (e relativo editoriale) ad alto tasso emozionale, affidato alla direzione creativa di Arturo Delle Donne. 
Call to the wild, questo il titolo del progetto, è una fiaba moderna, un viaggio di ricerca e ritorno alle origini in cui si intrecciano natura e moda, dando forma a uno storytelling che rispecchia al meglio filosofia e valori del retailer altoatesino: rispetto e amore per il territorio, il mistero e la purezza della natura, e la passione inesauribile per lo stile con la S maiuscola. Scaturisce da queste premesse una poesia per immagini che mette in scena le collezioni A/I 2021 dei più blasonati marchi luxury e high-end, da Alexander McQueen a Bottega Veneta, passando per Moncler, Gucci, Prada, Brunello Cucinelli, Alanui, Etro e tanti altri.


Total look Etro
Total look Bottega Veneta

È proprio il richiamo agli spazi incontaminati – gli stessi che circondano le boutique del gruppo – il fil rouge di Call to the wild, i cui protagonisti si muovono in una foresta rigogliosa, tra boschi e ruscelli, sullo sfondo le cime che costellano il paesaggio montano del Nord-Est italiano; l’atmosfera è fiabesca, ovattata, quasi irreale, il silenzio in cui sono immersi una condizione indispensabile per centrarsi sulle proprie emozioni. I modelli avanzano in uno scenario che appare come sospeso, vestendo mise capaci di esprimere un’attitude timeless e up to date allo stesso tempo, tra cui risaltano capi dalle tonalità accese nei colori più gettonati in questa F/W, come giallo, rosso, verde smeraldo o blu elettrico, alternati alle immancabili cromie neutre.


Total look Bottega Veneta, Gucci, Moncler Genius


Protagonisti i volumi over, puliti e confortevoli (ché la comodità è ormai una conditio sine qua non per i consumatori), materiali deluxe (cachemire, suède, pelle, lana…) e un tocco sapientemente dosato di logomania, così da esaltare i codici estetici delle griffe selezionate, dalla doppia G di Gucci al chek di Burberry, per finire con le borchie e il VLogo di Valentino.
Per ciò che riguarda gli accessori, si contraddistinguono per le superfici materiche, spesso ultrasoft – basti vedere le sciarpe furry, le tote bag dalle consistenze spugnose oppure i morbidi berretti a coste, senza trascurare i best seller delle rispettive maison, per esempio la Cassette con motivo maxi intrecciato di Bottega Veneta o le borse Roman Stud firmate Valentino Garavani.


Total look Prada, Valentino, Burberry


Tra i must-have di stagione, per gli uomini, i blouson corti alla vita, i piumini laqué, i completi dal sapore sartoriale, i giubbotti e accessori rifiniti con dettagli colorful; per lei, invece, long dress eterei, capispalla scivolati, maglie cozy e abitini dalle linee geometriche. «Per il lancio del nostro online store – commentano i titolari, Daniela e Franz Kraler – abbiamo puntato sul valorizzare la bellezza del territorio, che sarà visto anche tramite le nostre proposte moda. Queste immagini rappresentano il perfetto binomio tra la nostra passione per la ricerca stilistica e l’amore per la natura che ci ospita. Anche online vogliamo fornire ai nostri clienti una shopping experience speciale, che possa regalare emozioni e sensazioni uniche».

https://www.franzkraler.com/it


Da sinistra a destra, total look Bottega Veneta e Prada
Total look Gucci

Alla settima edizione di Fashion Graduate Italia, i giovani creativi della moda del futuro

Si sono concluse il 25 ottobre le sfilate in presenza della settima edizione di Fashion Graduate Italia, la prima e unica fashion week gratuita e aperta al pubblico, promossa dall’Associazione Piattaforma Sistema Formativo Moda, volta a promuovere i volti delle nuove generazioni di creativi. Una risorsa da tutelare e sostenere, nell’ottica di fornire gli strumenti adeguati alla crescita del sistema moda di nuova generazione nel mercato mondiale. Il prezioso contributo delle Accademie, Istituti e Scuole di moda italiane, approda a FashionGraduateItalia2021|ComeUp! Una manifestazione di tre giorni di sfilate, esposizioni, talk, masterclass, workshop e job placement.

Una reazione positiva a due anni di comunicazione esclusivamente digitale, un nuovo momento di aggregazione e di confronto in cui i materiali e l’artigianalità sono stati i grandi protagonisti di questo evento, arricchito da uno storytelling sulla vita e le esperienze all’interno delle scuole di moda, attraverso oltre 70 video pillole di making-of, girati direttamente dagli studenti delle scuole partecipanti.

La settimana si è aperta con i progetti dei talenti diplomati in Fashion Design di Ied Italia. Dalle forme essenziali ma lontane dalle strutture convenzionali di Chiara Autiero, a quelle scultoree interpretate in una varietà di bianchi di Paolo Belleri; Dara Silva Bulleri celebra l’eredità culturale afrobrasiliana assecondando i loro tipici canoni estetici e spirituali, Andrea De Simone ha disegnato una collezione che intende abbattere differenze culturali e sociali, elogiando la diversità individuale e l’unicità di ognuno; Yoana Dimitrova parte dalla bellezza del Monte Everest per realizzare capi ispirati alla fusione tra natura e anima, alla tradizione di luoghi lontani, al viaggio fisico, ma anche emotivo e culturale. Alessia Giacchetta racconta l’individuo facendo perno sulla sua memoria, i ricordi e le esperienze che ne determinano la personalità; Valeria Nicoletti vuole superare la paura del nemico che ci ha sopraffatti rendendoci tutti uguali, concentrandosi un nuovo concetto di bellezza e Gaia Romoli pone nuovamente l’attenzione sul volto che nei mesi di pandemia è stato privato della sua espressività e, per questo, in ogni suo outfit riporta un’emozione, un’espressione facciale, uno stato d’animo.


Dall’Accademia di Costume e Moda, gli studenti del Master in “Alta Moda, Fashion Design” hanno fatto sfilare dettagli di alta manifattura, tra motivi floreali sapientemente applicati in una rinnovata immagine che mette indiscutibilmente in primo piano la ricerca dei materiali preziosi, in un progetto sostenuto da Maison Valentino, Tessitura Stamperia Luigi Verga e Museoa Cristobal Balenciaga. Dai tulle, a sete e taffetà nelle creazioni di Angelo Raffaele Masciello e Caterina Ciavattella, e nei tagli asimmetrici dei pellami rivisitati nella visione futuristica di Ehtnesh Delle Curti. La couture maestosa di Isabella Giovannini, fatta di volumi sofisticati tra velluti e broccati, si contrappone alle suggestioni rock, dalla personalità più audace ma non per questo meno preziosa di Paula Ferandez Alvarez, definita da tubini e corsetti in pelle laserata fino a prendere le sembianze di una rete. Come i pattern delle tuniche tanto amate dal maestro Klimt, sono i pavet di chiffon che in un gioco cromatico si fondono sugli abiti blazer e i long dress di Silvia Manzara.

@danieleventurelliphotos

Zih Ling Chen e Louis Lanting, sono gli studenti di Domus Academy hanno reinterpretato gli iconici brand PepsiMAX (Zih Ling Chen) e Rockstar (Louis Lanting) in collezioni moda innovative e sostenibili che verranno esposte presso alcune sedi PepsiCo, tra cui il Design Centre di New York.

IDENTITA’ è la parola d’ordine di questa edizione che ha visto dieci collezioni degli alunni di Accademia della Moda Iuad. Personalità autentiche messe a confronto, che esprimono attraverso il valore del costume – profondamente radicato nel nostro paese – la libera espressione di una società fatta di uomini e donne dallo stile libero da preconcetti di genere, in cui gli unici valori che contano davvero sono sartorialità e artigianalità che si scompongono come il cubo di Rubik o con la tecnica del kintsugi giapponese, ma anche uno sguardo a tecniche a telaio filippine o il macramè che dà vita ad un metissage tra Oriente ed Occidente. Tutto questo legato dal comun denominatore della sostenibilità attraverso il recupero e la trasformazione degli scarti di tessuto.

La collezione “homo homini lupus” di Raffaella Petraccaro presenta l’individuo nel suo egoismo, in una società  alienata da una routine fatta di sete di successo, lavoro e produzione nevrotica.


Il progetto “Episodio 22” è un flash della mia mente, del suo ideatore, Michele Ricci che ha come protagonista un’identità che è una tela grezza in cui i contrasti convivono. L’interiorità della donna viene esasperata da lla sua a senza volto attraverso un uso sapiente di maglieria, calze a rete che ricoprono il corpo nella sua totalità.

Michelle Giambi con il suo progetto “Yowai” si basa sulla tecnica kintsugi giapponese, una derivazione della filosofia wabisabi, nella quale il tema dell’imperfezione rappresenta un valore.

La collezione ‘Contesto’ di Elena Sofia Casolaro unisce attraverso il macramè e un match insolito di materiali, Oriente ed Occidente. Un lavoro attento ai dettagli artigianali in corda si posa su tuniche in lana e cappotti in pelle.

“Ala ala” è una collezione che rappresenta la cultura e le origini filippine di Johna Mae Gardose, le lavorazioni tipiche del suo paese come la tessitura a telaio, si sposano con i volumi delle maniche a sbuffo.


Annalisa Palmisano si ispira, per la sua collezione “Incastro perfetto” al cubo di Rubik e combina sartoria con modellistica sperimentale. Una composizione di tagli netti, rielaborano la struttura dei capi, tra vuoti e pieni, enfatizzando le forme attraverso lo spessore della lana.


Raffaella Cinquegrana rilancia una couture di volumi, in un trionfo di tulle e tricot. Quasi ad evocare un ricordo d’infanzia o un non luogo romantico mai esistito, ma costruito con sapiente abilità.

NABA, Nuova Accademia di Belle Arti ha presentato un progettoquantomai attuale, “NABA-PLANET dresses”fortemente incentrata sulla necessità del pianeta che abitiamo di vestirsi di nuovi valori e di identificare nuovi linguaggi per raccontare la moda, ponendo al centro il senso di responsabilità e di consapevolezza come strumento creativo, senza tradire i valori estetici su cui si basa la nostra tradizione di moda e costume. I progetti che hanno sfilato sono stati quelli di Nicola Cudazzo, Marco Santini, Lucia Carmagnola, Francesca Quagliano, Oliver Stromsater, Andrea Boccadoro del Triennio in Fashion Design e Silvia Cannarella, Julia Cristina Salvarani Diez, Bartu Basoglu, Matteo Turchi, Arianna Gaudioso del Biennio Specialistico in Fashion and Textile Design.

NABA, Nuova Accademia di Belle Arti_photographer Davide Marchesi
Naba Arianna Gaudioso

Mixology, Spirits PR cala il tris da “Carico” Milano

Mixology, Spirits PR cala il tris da “Carico” Milano

Per una sera Upperhand Gin, Gin Agricolo e Vermouth Tenuta Montauto diventano protagonisti di un pairing fra piatti gourmet e drink eccentrici, firmato da Dom Carella

Upperhand Gin, Gin Agricolo e Vermouth Tenuta Montauto: Spirits PR cala il tris in uno dei locali simbolo della miscelazione italiana per una presentazione in grande stile del proprio portfolio spirits. L’appuntamento presso “Carico” a Milano ha visto un ristretto gruppo di addetti ai lavori insieme per conoscere, degustare e apprezzare tre prodotti diversi tanto in purezza quanto all’interno della fantasiosa proposta food & beverage del padrone di casa Domenico Carella.

Pasteggiare coi cocktail, nel 2021, non è più così avventato. Lo sa bene “Dom”, che ha organizzato un menù pensato ad hoc per esaltare le qualità dei tre protagonisti della serata. Un autentico tête-à-tête fra drink creativi e piatti gourmet, che si è articolato ad esempio sotto forma di un branzino col suo fondo, funghi sott’aceto arrosto e verdure fermentate, servito con un French 75 a base di Upperhand Gin. È proseguito con una tartare di manzo, kimchi di patata, emulsione di grasso wagyu e santoreggia di montagna, abbinata a un Adonis con Vermouth Tenuta Montauto & Sherry fino. Si è concluso, almeno per quanto riguarda le portate principali, col diaframma di manzo, con ravanelli ed emulsione di sardella, presentato insieme a un kombucha di the sencha ai frutti rossi rifermentato con acqua di cocco, foglie di fico e Gin Agricolo.

E’ con questo spirito – e con questi spiriti – che la prima Spirits (PR) Dinner allestita da “Carico” ha provato a giocare con una cucina dai sapori italiani e internazionali, in grado al contempo di celebrare l’unicità e la versatilità dei tre spirits, ben diversi fra loro ma parimenti speciali e apprezzati. Eccoli:

Gin dal cuore italo-scozzese, Upperhand Gin è il primo distillato realizzato dall’ex campione di judo Alberto “Bert” Borin e sua moglie Claudia Gamberucci, discendente della celebre famiglia irlandese dei Lafferty’s. Un Gin balsamico con una spiccata nota di aneto e basilico al naso, che in bocca lascia invece spazio a ginepro e limone con aneto e basilico a chiudere e dare rotondità e persistenza, pulendo il palato e lasciando una sensazione di freschezza.

Nato nelle Cantine Sant’Agata, azienda vinicola della famiglia Cavallero da tre generazioni, Gin Agricolo è un progetto incentrato sull’utilizzo di varietà e quantità specifiche di componenti, interamente provenienti dal Piemonte, coltivate da Franco Cavallero e utilizzate fresche. Era presente con Nimium, gin secco dal profumo agrumato, ammorbidito da essenze floreali che lo rendono leggermente amarognolo. Il colore cambia a contatto con l’acqua tonica, diventando purpureo ed esaltando la fragranza delle botaniche usate (Lavanda, Ireos, Rosa moscata, Viola, Clitoria ternatea).



Il Vermouth Tenuta Montauto nasce in Toscana, nell’omonima tenuta e in uno degli angoli più selvaggi e naturali della Maremma. Il Vermentino, suo ingrediente principale, viene messo in infusione per 30 giorni con assenzio, genziana, camomilla, cardamomo, coriandolo ed erbe quali menta, melissa ed eucalipto. Nasce così un Vermouth innovativo e unico nella sua terra, dalle caratteristiche selvagge, calde e avvolgenti.

Coach x Michael B.Jordan & Blue the Great’, la nuova capsule collection di Coach

Coach presenta Coach x Michael B. Jordan, la sua prossima collaborazione con l’attore, produttore e testimonial maschile Coach Michael Jordan. La capsule collection, intitolata “Blue the Great: The Art of Collaboration” è una partnership tra Coach, Jordan e il suo amico, artista e pittore Blue the Great, di Los Angeles. La collezione e la campagna ricontestualizzano l’inclusività nell’arte, utilizzando l’heritage di Coach come tela per mettere in luce l’importanza della collaborazione e dell’amicizia tra i due artisti, e la comunità creativa in generale.



Ispirata al personale approccio di Jordan allo stile e all’interpretazione contemporanea di Blue dell’arte, la collezione all-gender di prêt-à-porter, calzature, borse e accessori combina l’heritage artigianale della maison con l’abbigliamento sportivo e lo streetwear in un drop in edizione limitata. Presenta le firme iconiche di Coach, Signature e Rexy, aggiornate con il simbolo di Blue, oltre a una borsa realizzata con materiali riciclati al 100%.



Per presentare la collezione, il brand diffonderà una campagna realizzata dalla collaboratrice abituale di Coach, Shaniqwa Jarvis. Con ritratti di Jordan, Blue e amici, Khat e Frank Brim (influencer di beauty e lifestyle), Lindsay Dawn (artista) e Tori Kirihara (artista)  in una galleria d’arte “a porte aperte”, la storia riposiziona questo luogo tradizionalmente esclusivo come luogo di collaborazione e connessione autentica. Ispirata dallo spirito inclusivo e ottimista di New York e Coach, la campagna continua la tradizione della maison, cioè quella di mettere in luce le idee di artisti emergenti e sottorappresentati nel suo storytelling.

La combinazione Michael-Blue ha apportato originalità, dimensione e significato alla nuova collezione, grazie alla loro grande amicizia fondata sul rispetto reciproco.

L’astro-coach di Massimo Giannone – Novembre 2021

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul IL del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_


ARIETE

AMORE – Mercurio è il pianeta della comunicazione, in opposizione al vostro segno suggerisce di stare attenti alla vostra verbalità con la persona amata. Invece di mettere tensione al rapporto cercate di essere dolci e premurosi. Non essendo particolarmente ironici, siate almeno attenti a ciò che vi si dice. Alle volte la tensione non vi fa capire un tubo.

LAVORO – Anche nel lavoro la posizione di Mercurio e Venere può causarvi qualche piccolo problema basta soltanto essere disponibili ed in grado di non prendersela dinanzi ad un atteggiamento un po’ tosto nei vostri confronti magari è un’opportunità per voi di sfidare voi stessi. Scherzate sui vostri limiti.

IL PERSONAGGIO – Alda Merini, 21 Marzo 1931, poetessa. Con una splendida Venere in acquario Marte in cancro e Giove in cancro Saturno in capricorno Urano in ariete Nettuno in Vergine. La Venere in acquario conferisce un atteggiamento verso l’amore libero aperto ed anticonvenzionale rifugge da tutto ciò che il controllo e la gelosia, inoltre, si è molto cerebrale e si è legate alle emozioni ma il senso delle amicizie risulta essere particolarmente raffinato e profondo. Giove in cancro suggerisce la notorietà e la fortuna in tarda età. Saturno in capricorno suggerisce un soggetto ricco di onestà, pazienza e diplomazia. Tutti questi aspetti denotano la natura di Alda profonda al di fuori dei canoni tradizionali, con un grande carisma e un grande senso del dovere e dell’amicizia. Tra le sue opere ricordo “canto di spine del 2001” e “Milva canta Merini” un album della cantante italiana Milva. Tante le meravigliose poesie che ci ha lasciato in eredità.


TORO

AMORE – Marte opposizione al vostro segno, suggerisce un calo energetico e una tensione molto grande. Necessitate di recuperare energie e di non sprecarle, per una volta tenete a bada i vostri ormoni. Inoltre, Urano, simbolo di velocità indica che non siete in grado di soddisfare né voi nella persona chiamata per l’eccessiva fretta o ansia da prestazione.

LAVORO – Fase di insoddisfazione per l’ambito professionale, la vostra mente risulta essere appesantita dalle incertezze. Bisogna valutare bene le vostre necessità e focalizzarvi invece di disperdere energie e locuzioni mentale.

IL PERSONAGGIO – Rita Levi Montalcini, 22 APRILE1909, neurologa e accademica italiana. Con Marte Acquario, Giove in Vergine, Saturno in Ariete e Urano in Capricorno, Rita ha tutte le potenzialità per diventare un personaggio importante nel settore professionale che più aggrada. In acquario indica che la volontà si fonde all’originalità e allo spirito a Qualiano e questo conferisce un carattere anticonvenzionale con un’intelligenza brillante verso percorsi innovativi, caratteristica fondamentale per la realizzazione del suo successo. In ariete gli conferisce un certo atteggiamento autoritario. Urano nel segno del Capricorno la conduce a cambiamenti costruttivi e innovativi con una grande ambizione al miglioramento della qualità della vita, spirito combattivo forte. Negli anni Cinquanta con le sue ricerche scoprì e illustrò il fattore di accrescimento della fibra nervosa. È stata insignita del premio Nobel per la medicina nel 1986.


GEMELLI

AMORE – Un mese di intense fortune e felicità nell’ambito della coppia migliorerà il rapporto. Positivo manifestare le emozioni, disporrà al meglio la persona amata. Tutto ciò di mettere di buon umore e visto limare e stimolerà al meglio le vostre passioni. Siate romantici e tenete lontano da voi l’ego.

LAVORO – Molti progetti da realizzare, importanti conoscenze utili per l’ambito professionale stimoleranno al meglio il vostro animo e in più pizzico di fortuna, vi aiuterà a forte a fronteggiare al meglio ogni tipo di ostilità. Bisognerà prendere delle decisioni importanti e sarà necessario essere molto concentrati.

IL PERSONAGGIO – Paolo Sorrentino, 31 MAGGIO 1970, regista, sceneggiatore e scrittore italiano. Con il suo Marte natale in Gemelli, Giove in Bilancia, Saturno in Toro e Urano in Bilancia si denotano le caratteristiche di un grande personaggio. Marte in Gemelli gli conferisce una grande razionalità, alta logica, e un alto livello intellettuale, tendenza alla curiosità, mente spesso inquieta per i vari interessi che lo attraggono. Giove in Bilancia gli dona un grande talento per la musica per la filosofia e per l’arte in genere si, si tende ad attirare gli altri. Saturno in Toro gli conferisce pazienza e prudenza realismo e cautela ma alle volte anche ostinazione. Ottimi aspetti per un creativo e di un regista e grazie a queste energie è stato in grado di trasmettere il proprio essere creativo. E vincitore di quattro European film awards, cinque David di Donatello, sei nastri di argento ha presentato cinque dei suoi film al festival di Cannes aggiudicandosi il premio della giuria per il divo film e poi nominato all’Oscar al miglior trucco nel 2014 il suo film “La grande bellezza” vince sia l’Oscar per il film straniero sia il Golden Globe per il miglior film straniero. Che dire, grande Paolo.


CANCRO

AMORE – Plutone in aspetto di opposizione tenderà a isolarvi, mentre in realtà si necessita una grande condivisione per ritrovare la sintonia di coppia. La persona amata necessita grandi attenzioni, mentre il vostro animo non è in grado di soddisfare neanche voi stessi.

LAVORO – Ottime opportunità per il vostro segno di cambiare lavoro, quindi chi non si trova bene nel lavoro che sta svolgendo avrà ottime opportunità per trovare attraverso delle nuove conoscenze una nuova collocazione o un lavoro più consono alle proprie aspettative.

IL PERSONAGGIO – Giorgio Armani, 11 LUGLIO 1934, Piacenza, è uno stilista e imprenditore italiano fondatore dell’azienda omonima uno dei marchi più importanti al mondo nel campo della moda. Con un Marte Natale in Gemelli, Giove in Bilancia, Saturno in Acquario e Urano in toro, Giorgio a grandi doti energetiche per realizzare grandi sogni. Marte in Gemelli gli conferisce grande logica e grande razionalità e anche una elevata forza, un alto il livello intellettuale e anima spesso irrequieta. Bilancia gli dona il talento e la capacità elevata di relazione sociale, di grande fascino, gode di una energia che attira gli altri. Saturno in Acquario gli conferisce il senso delle nuove regole e una visione unica. Tutti elementi per creare un grande personaggio, collezione è del 1975 anno in cui fonda l’azienda omonima insegna insieme al compagno di vita Sergio galeotti nel 2000 Armani e del gruppo Zegna siglano un accordo per produrre distribuire le line Armani collezioni in joint-venture nel 2000 sempre il Google Name museo di New York li tributa una retrospettiva oltre la linea dei profumi acqua di Joe di enorme successo commerciale marchi commerciali più famosi sono emporio Armani e Armani jeans. La sua ricchezza al 2021 è stata valutata dalla rivista Forbes per circa 8,2 miliardi di dollari cosa che lo rende sesto uomo più ricco d’Italia.


LEONE

AMORE – Finalmente le stelle saranno a vostro favore e renderanno questa fase davvero propizia. La vostra relazione vivrà una grande intensità di coppia, avrete grandi condivisioni e intense emozioni nell’affrontare insieme ogni piccola situazione. Unione e grande sensibilità vi aiuteranno a trovare ogni tipo di soluzione. Passione intensa.

LAVORO – Grandi equilibri e profonde visioni, renderanno ottimale questa vostra fase i progetti assumono forma e valore e una grande vitalità e forza vi darà modo di fronteggiare ogni cosa ripagando i vostri sforzi. Sarete tra i segni più fortunati dello zodiaco e porterete a termine un progetto che vi ha causato non poche ansie.

IL PERSONAGGIO – Carla Fracci, 20 AGOSTO 1936, ballerina. Una Venere natale in Vergine, Marte in Leone, Giove in Sagittario e Saturno in Pesci le qualità per diventare un grande personaggio non mancano davvero. Possiede la Venere natale in vergine ha una natura umile e riservata discreta ed affidabile anche se in apparenza può apparire distaccata e si provano emozioni forti e sentimenti altrettanto forti. Martin Leone, indica che l’individuo tende ad avere bisogno di riconoscimento, possiede una volontà ferrea e una grande ambizione, generosità unita all’audacia, capacità di portare i propri avanti i propri obiettivi con grande coraggio. Giove in sagittario alimenta la generosità del soggetto e la lealtà si ama la libertà ed esprime la fortuna dell’individuo nel corso della sua vita. Carla Fracci considerata una delle più grandi ballerine del XX secolo nel 1981 il New York Time la definì prima ballerina assoluta.


VERGINE

AMORE – Nettuno in opposizione potrà scoraggiare i vostri desideri di coppia i sogni per realizzarli bisogna crederci profondamente e non farsi vincere dei momenti no che capitano spesso nella vita cercate di dare il meglio di voi, non fatevi vincere dal malessere, che risulta essere un grande deterrente per la serenità di coppia.

LAVORO – Nettuno stimola i vostri sogni e le vostre aspettative e realizzazioni che necessitate per stare meglio nel vostro lavoro il periodo. Il periodo risulta essere e di grandi cambiamenti ma è necessario migliorare la propria anima interiore. Per avere l’armonia e il benessere bisognerà essere chiari con sé stessi, e le idee e i sogni devono essere alla vostra portata.

IL PERSONAGGIO – Greta Garbo, 18 SETTEMBRE 1905, attrice. Con una Venere natale il Leone Giove in Gemelli, Saturno in Acquario non mancano proprio le qualità per il grande personaggio. L’individuo con una Venere Natale un leone a esigenze di vivere amore al di fuori dell’ordinario, sente il bisogno di essere generoso, e vuole conquistare ed essere conquistato, soprattutto desidera l’ammirazione altrui. Giove Natale in Gemelli indica ampia capacità di vedute e apertura mentale, alle volte può denotare anche una sorta di esibizionismo e tendenza alla dispersività. Saturno in acquario indica il bisogno di una collettività di andare al di fuori del proprio orticello significa nuove regole ma anche bisogno di conquistare le masse. Greta garbo è un’attrice svedese naturalizzata sta statunitense fra le più celebri della storia del cinema fu soprannominata la divina. Fra i suoi film ricordiamo “Grand hotel”, “Anna Karenina”, ebbe quattro candidature premio Oscar e ne ricevette uno alla carriera nel 1955.


BILANCIA

AMORE – Con Mercurio nel segno i primi giorni del mese saranno particolarmente positivi per risolvere le problematiche che avete vissuto di recente. Siate dolci e romantici nei confronti dell’amata persona amata e cercate di donare il meglio di voi mettendolo al centro della dell’attenzione. Ottima fase per le conquiste per i single

LAVORO – Il per iodo non risulta essere dei migliori per il vostro ambito professionale. Tante le problematiche da fronteggiare tuttavia saprete reagire con destrezza ad i vari ostacoli, e troverete ottime soluzioni tali da farvi riemergere alla grande. Riceverete un aiuto in atteso da un collega o da un vostro superiore

IL PERSONAGGIO – Bruce Springsteen, 23 SETTEMBRE 1949, cantante. Con Venere natale in Scorpione, Giove in Capricorno e Saturno in Vergine le sue qualità per conquistare il pubblico sono davvero alte. Venere in scorpione conferisce intensa emotività e sentimenti tormentati legami difficili da sciogliere e si ama senza pregiudizi, ma in modo possessivo. Con Saturno in vergine lo spirito logico è molto alto e il soggetto ha un atteggiamento preciso e rigoroso nulla lascia l’improvvisazione, infonde un forte senso di dovere, e ha il bisogno di essere sempre perfetto. Il suo soprannome è Debora Colson, è uno degli artisti più conosciuti e rappresentativi dell’ambito della musica rock fra i suoi album di maggior successo Born to Run, The River. In più di quarant’anni di carriera abbia venduto più di 65 milioni di dischi nel suo paese e secondo alcune stime circa 120 milioni nel mondo.


SCORPIONE

AMORE – Evitate di farvi troppe domande, l’eccessiva curiosità potrebbe mettere attrito al vostro rapporto affettivo. Se le cose non vanno come desiderate, invece di stuzzicare la persona amata cercate di comprenderne le esigenze. Meno immaginazione, più concretezza, è la via che astri vi indicano di seguire. Tornate a giocare e scherzare, e alleggerite la mente da. Pensieri negativi.

LAVORO – Risentirete dell’opposizione di Urano in Toro, evitate l’impulso la fretta nel fronteggiare le problematiche professionali. Per evitare i rischi cercate di ricontrollare il vostro lavoro svolto, eviterete in tal modo critiche o giudizi nei vostri confronti. Marte nel segno vi darà l’energia necessaria e gli stimoli a combattere gli eventi avversi.

IL PERSONAGGIO – Monica Vitti, 3 NOVEMBRE 1931, è una delle più famose attrici italiane. Con una Venere natale in Scorpione, Marte in Sagittario, Giove il Leone e Saturno in Capricorno le doti di Monica sono davvero alte. Con la Venere natale in Scorpione il soggetto ama senza pregiudizi un po’ possessivo ma con intensa emotività. Marte in Sagittario conferisce coraggio e forza l’atteggiamento frenetico e mentalmente e fisicamente ama la sensualità. Giove in Leone favorisce il coraggio e la fiducia in sé stessi, ha la capacità di attirare consensi e ammirazione altrui, il soggetto, raggiungerà successo e notorietà. Con la sua caratteristica voce rauca e l’innata aver conquistato il pubblico di tutto il mondo nelle grandi le sue interpretazioni drammatiche. Ha ottenuto numerosi premi, tra cui cinque Davide di Donatello come miglior attrice protagonista tre nastri d’argento e un Leone d’oro alla carriera Venezia, fra i suoi film “l’avventura”, “la notte” “l’eclisse” e “deserto rosso”.


SAGITTARIO

AMORE – Per equilibrare il vostro rapporto affettivo è necessaria e necessario un percorso di autostima e di pace interiore. Fare pulizia fra tutte le cose mentali che vi fanno male e trovate una maniera diversa nel manifestare i propri sentimenti verso chi amate. Se non accenderete fuochi inutili, la fase sarà intensa e ricca di attimi fidi gioia.

LAVORO – Ottima la vostra fase professionale, grazie a Giove e Saturno in Acquario a voi favorevoli. Sarete in grado di prendere le decisioni giuste al momento giusto. Inoltre, un fiuto eccezionale, vi farà fare delle scelte importanti, e in più un pizzico di fortuna che farà alimentare gli introiti. Un nuovo contratto, la possibilità di una nuova opportunità professionale, un aumento di stipendio, sono in arrivo in questo mese.

IL PERSONAGGIO – Fabio Fazio, 30 NOVEMBRE 1964, conduttore e autore televisivo. Con un Marte natale in Leone, Giove in Toro, Saturno in Acquario grandi qualità per il soggetto. Marte in Leone è indice di volontà ferrea, forza d’animo, e ambizione. Il soggetto ha bisogno di un grande riconoscimento, che porta avanti con audacia, e con grandi capacità obiettive. Giove in Toro è indice di capacità produttiva forte sensualità e amore per la vita e i suoi piaceri, favorisce il benessere materiale. Saturno in Acquario predispone alle nuove regole, al bisogno di andare al di fuori del proprio status, e a raggiungere obiettivi molto elevati. Ha condotto il festival di Sanremo per quattro edizioni dal 1999 e 2000 2013 e 2014 nelle ultime due volte che Presentatore è stato anche il direttore artistico. Sia la sua carriera negli anni 80 e prosegue con la conduzione di programmi giovani giovanili con estate disco del 1986 della Rai e feste al festival bar. Dal settembre 2013 conduce “che tempo che fa” una trasmissione di grande successo. Grande Fabio.


CAPRICORNO

AMORE – Finalmente le vibrazioni astrali saranno a voi propizie. La vostra vita affettiva vivrà una fase di grande armonia e intensa comprensione, tutto fluirà con semplicità, vi comprenderete con un singolo semplice sguardo come non accadeva da tempo. Finalmente sarete in grado di aprire il vostro cuore e manifesterete le vostre necessità. Bellissima fase per i giovani del segno che faranno una conquista importante.

LAVORO – Mercurio e Urano tendono a crearvi non poche problematiche. Potrete ricevere una comunicazione o un atto scritto che vi metterà un po’ di tensione, gli astri vi consigliano di non farvi vincere dalle paure e dalle tensioni e di attendere i momenti più opportuni per fronteggiare l’ostacolo. Con il controllo sarete in grado di risolverlo o di trovare valide soluzioni.

IL PERSONAGGIO – Adriano Celentano, 6 GENNAIO 1938 cantante. Con una Venere natale in Capricorno, Giove in Acquario, Saturno in Pesci grandi qualità per questo grande personaggio. La Venere natale in Capricorno predispone a vivere i propri sentimenti in maniera molto riservata tutto e ragionato sia la tendenza a costruire un amore solido basato sul rispetto e sull’ammirazione. Acquario indica intelligenza e originalità, favorisce l’intelletto e i pensieri elevato, il soggetto riesce a sfruttare le proprie invenzioni e a essere carismatico. Saturno in Pesci conferisce al soggetto una grande forza nel sacrificio, una pazienza elevata, una grande visione della vita, umiltà e intuito, ma soprattutto creatività. È un cantautore uno show Men un attore un regista e uno sceneggiatore autore televisivo italiano è stato soprannominato il molleggiato per il suo modo di ballare fra i brani che amo “il tempo se ne va”, “il ragazzo della via Gluck”.


ACQUARIO

AMORE – I primi giorni del mese saranno particolarmente propizi. Chi di voi sta cercando un nuovo rapporto affettivo, o di risolvere una questione che vi ha  amareggiato e reso triste. Per il single si prevede una nuova amicizia che potrebbe trasformarsi in un rapporto profondo e duraturo, le coppie dovranno sperimentare nuovi percorsi, la routine potrebbe farvi vivere una fase piatta. Tendenza ad essere lunatici verso la prima metà del mese.

LAVORO – Ascoltate gli insegnamenti di Giove e Saturno, vi conferiranno, buon senso nell’agire. Non è il momento giusto per affrontare gli investimenti o per cambiare lavoro, evitate di fare scelte avventate. Gli astri vi consigliano di focalizzare bene i vostri obiettivi futuri, di comprendere con precisione ciò che vi farebbe felice. Scrivete i vostri desideri, e cercate via via di realizzarli con un credo molto forte.

IL PERSONAGGIO – Mia Farrow, 9 FEBBRAIO 1945, attrice e attivista statunitense. Con una Venere natale in Ariete, Giove in Vergine, e Urano in Gemelli grandi qualità elettive del soggetto. Venere nel segno dell’Ariete indica la tendenza a innamorarsi in modo passionale e profondo. Giove in Cancro favorisce onori, popolarità e ricchezza soprattutto nella maturità. Urano in Gemelli suggerisce l’originalità. Ha recitato in più di 50 film e ha vinto numerosi premi, compreso un Golden Globe e sette candidature, anche un premio per miglior attrice al festival di San Sebastian. Mia è anche nota per il suo grande impegno umanitario come ambasciatrice Unicef.


PESCI

AMORE – Il vostro stato d’animo sarà particolarmente portato a recuperare i rapporti, e a risolvere le questioni familiari, per sanare situazioni che per un lungo periodo vi hanno fatto vivere un grande malessere. Questa fase può essere ottima per chiedere scusa degli errori che si sono commessi verso le persone che amiamo. Le coppie vivranno un’ottima fase di intesa e gli astri consigliano un breve viaggio in un luogo che ha a che fare con i ricordi del vostro passato.

LAVORO – Una fase finale dell’anno ricca di sorprese piacevoli e di guadagni inattesi. Mercurio e Marte favorevoli vi daranno una grande energia e vitalità. Sarete in grado di gestire i vostri progetti con grande determinazione, e in più una visione e una focalizzazione molto grande, vi farà raggiungere gli obiettivi con estrema facilità. Mercurio illumina la mente bisogna ascoltare i suoi consigli.

IL PERSONAGGIO – Oliviero Toscani, 28 FEBBRAIO 1942, fotografo. Con una Venere natale in Acquario, Marte in Toro, Giove in Gemelli, Saturno in Toro. La Venere in acquario predispone verso l’amore libero e anticonvenzionale.  Marte in Toro conferisce tenacia e ostinazione e perseveranza ma anche calma e volontà ferrea. Giove in Gemelli e indice di ampia capacità di vedute apertura mentale, desiderio di imparare, conoscere e comprendere soprattutto. Il padre fedele toscani è uno dei fotoreporter storici del Corriere della Sera sua sorella sarà insieme al futuro marito Aldo balle parte dello studio ballo uno dei più importanti studi fotografici di architettura di interni e design. Inizia lavorare nella pubblicità. La sua prima campagna è per il cornetto Algida, successivamente inizia a lavorare per riviste come l’uomo Vogue. Nel 2004 crea il centro di ricerca della comunicazione moderna “la sterpaia”, un laboratorio dove seguendo la metodologia del workshop, gli allievi vengono orientati dai tutor esperti della materia. 

I nuovi talenti di 080 Barcelona Fashion puntano su ricerca e sostenibilità

Svoltasi dal 25 al 28 ottobre, la 080 Barcelona Fashion, tra le principali kermesse di moda del Sud Europa, ha avuto come (spettacolare) cornice l’Espai XC a Esplugues de Llobregat, un’infilata di archi, cortili e ambienti dall’elevata scenograficità che fu la dimora dello scultore Xavier Corberó. Un’edizione al 100% digitale, centrata su innovazione, creatività e sostenibilità (pilastri ormai irrinunciabili per l’industria fashion nel suo complesso), cui hanno preso parte brand noti e newcomer per un totale di 22 label.
Ad accomunare le quattro collezioni a nostro avviso più interessanti, elencate di seguito, è la sensibilità verso l’impatto ambientale ed etico della produzione, punto di partenza per una sperimentazione a tutto tondo – dall’origine e lavorazione dei materiali alla modellistica, alla valorizzazione dell’artigianato, così da coniugare design accattivante e green attitude.



Eñau

Giunto alla quinta collezione, il marchio di abbigliamento eticamente sostenibile Eñau trae ispirazione dall’osservazione dei flysch, strati di arenarie, calcari e altri sedimenti depositatisi gli uni sugli altri nell’arco di milioni di anni; trasla quindi le sfumature pietrose degli stessi (piombo, ardesia, bianco sporco, nero) nella palette, restituendone la caratteristica stratificazione attraverso l’alternanza tra morbidezza e rigidità, fra tessuti consistenti (lana rigenerata, tricot, pelle vegana…) e tenui come il poliestere riciclato.
Righe, pieghe e ondulature (frequenti su tank top e maglie finemente plissettate, camicie dal taglio squadrato, pantaloni slouchy che non vanno mai oltre la caviglia) rimandano invece all’aspetto frastagliato di queste formazioni detritiche, e non mancano neppure riferimenti più espliciti al tema, sotto forma di stampe fotografiche che ritraggono pareti rocciose, scogliere a picco sul mare o distese sabbiose.
Le silhouette si mantengono clean e lineari, il tocco finale è dato dagli accessori artigianali, realizzati appositamente dal gioiellere Tó Garal e dal brand di borse Nonnai.



Júlia G. Escribà

Júlia G. Escribà, giovane creativa catalana, prova a rispondere alle sfide del cambiamento climatico combinando soluzioni al limite dell’avveniristico e design di qualità, concepito per superare tendenze effimere, sovrapproduzione e altri (discutibili) riti che caratterizzano tuttora la moda. Si spiega così l’impiego della tecnologia di termoregolazione Outlast®, che permette agli indumenti di adattarsi alle variazioni della temperatura esterna, assorbendo e rilasciando calore; nello show Spring/Summer 2022 all’uso del brevetto, sviluppato originariamente per la Nasa, si unisce il focus su materiali dalle naturali proprietà termiche quali lino – green per definizione – o cupro, fibra setosa e carezzevole, declinati in nuance armoniche suggerite da Neil Harbisson, artista capace di “sentire” i colori grazie a una speciale antenna impiantata nel cranio.
Il titolo scelto, Utopia, sintetizza in maniera efficace l’ambizione di comporre un guardaroba all’avanguardia e timeless allo stesso tempo. Gli outfit, fluttuanti e dalla linea scivolata, comunicano un senso di purezza che ben si accorda ai valori professati dalla stilista, tra jumpsuit ariose, maxi bluse, ampi pantaloni cropped, coroncine bucoliche, orli e abbottonature asimmetriche.



LR3 Louis Rubi

Fondata a Barcellona nel 2019 da Louis Rubi e Daniel Corrales, LR3 intende porsi come una griffe realmente inclusiva, pertanto elimina i dogmi e le limitazioni che hanno irreggimentato nei decenni il mondo fashion per concentrarsi su pezzi one size, che valorizzino chiunque scelga di farli propri, indipendentemente dalla sua età, fisico, sesso o cultura di appartenenza.
A indossare le novità del marchio è un cast a dir poco eterogeneo: modelli e modelle occasionali si muovono in totale libertà all’interno dell’Espai XC, favoriti in questo dai volumi dilatati, quasi fuori scala degli abiti, perlopiù capispalla di foggia classica come blazer, car coat e spolverini, ripensati nelle proporzioni puffy, per l’appunto. I toni neutri – dal khaki al cammello, dal nocciola al verde oliva, si scontrano con sprazzi fluo (qua una pennellata arancione che fende il completo over, là una colata di fucsia sul maglione), una vivacità cromatica che acuisce l’impressione generale di compiaciuta giocosità, di assenza di regole della sfilata, a ribadire l’irriducibile diversità di ciascuno che, alla fine della fiera, è l’essenza stessa del vestire.



Martín Across

Una condizione di sospensione, di tensione continua tra dimensione onirica e slanci futuristici è il tratto peculiare del prêt-à-porter di Martín Across. L’ultima collezione dell’etichetta creata da Martín Maldonado, On the fragile nature of life, esplora i possibili significati del termine movimento, da intendere come individuale o collettivo, concreto o psicologico, graduale o impetuoso. Tutto questo viene tradotto, nei look, in pattern multicolor che smuovono le superfici, zigzagano su giubbetti, felpe e soprabiti, simulano il moto delle onde, i riflessi dell’acqua o, ancora, i diversi colori dei sedimenti, generando sorprendenti effetti cromatici.
Accessori utility quali bucket hat, tracolle a rete e sneakers in gomma si mescolano a capi dall’appeal classico (dai dolcevita ai gilet di maglia, ai pants segnati da profonde pinces), tutti realizzati a mano in Ecuador, paese d’origine del direttore artistico, usando materiali locali. 



Dolce&Gabbana e DonnaFugata, Moda e Vino firmano due bottiglie da collezione

Due eccellenze siciliane si incontrano e danno vita ad un prodotto speciale che non è solo vino e non è solo abito, ma una bellissima bottiglia che si veste della più grande firma italiana made in Sicily e che al suo interno contiene il più pregiato vino della Regione.

Dolce&Gabbana e Donnafugata sono i protagonisti di questa unione, atta alla produzione di due vini di pregio coltivati alle pendici del vulcano Etna: il bianco Isolano2019 e il rosso Cuordilava2017, vini di grande eleganza e mineralità, frutto della viticoltura di montagna di questo terroir.

Una proposta ricca per etichetta, stile, riconoscibilità ma soprattutto qualità, nata dalla preziosa collaborazione tra il brand di moda italiano Dolce&Gabbana e Donnafugata, dopo il rosato Rosae un’edizione limitata e numerata del rosso Tancredi2016. L’amore per la tradizione, la devozione per il lavoro artigianale e la minuziosa cura dei dettagli sono i valori che accomunano da sempre queste due eccellenze del Made in Italy.

L’Etna, il vulcano attivo più alto d’Europa, offre un habitat unico che dà vita a vini di grande personalità. Qui la solarità siciliana si combina con l’elevata altitudine dei vigneti e quindi con temperature più fresche: grazie alle forti escursioni termiche e alla straordinaria ricchezza del suolo originato da colate laviche, accumuli di rocce, ceneri e detriti – le cosiddette “sciare” – i vini di questo territorio acquistano un carattere inconfondibile.



I VINI:
Isolano nasce da una selezione di uve Carricante della vendemmia 2019: un bianco dal raffinato bouquet con sentori agrumati, note di ginestra in fiore ed erbe aromatiche; vulcanico e mediterraneo, Isolano è avvolgente e minerale.

Cuordilava è ottenuto dalla vendemmia 2017 di uve Nerello Mascalese: un rosso di grande eleganza che dopo un lungo periodo di affinamento esprime intense note di piccoli frutti rossi, spezie e sottobosco; al palato è ampio e profondo, con tannini carezzevoli e una lunga persistenza.

L’eccellenza di Isolano e Cuordilava si sposa perfettamente con la creatività di Dolce&Gabbana che ne ha disegnato l’immagine coordinata: i motivi geometrici che richiamano il folclore del Carretto Siciliano, in rosso, verde, blu e giallo, dialogano con la raffigurazione dell’Etna fumante, raccontando la bellezza della migliore tradizione dell’Isola e la straordinaria unicità dei suoi paesaggi.

Oltre che nella bottiglia da 750 ml, Isolano e Cuordilava sono anche disponibili nel formato Magnum su https://world.dolcegabbana.com/food-beverage e su https://www.donnafugata.it/it/wine-collection/dolcegabbana-e-donnafugata/.

Halloween 2021: i film da guardare nel weekend

Dolcetto o scherzetto? Halloween è alle porte e non tutti riescono a spaventare i vicini nella speranza di ottenere qualche ricompensa golosa, alcuni preferiscono trascorrere la spaventosa ricorrenza davanti del piccolo schermo. Copertina, popcorn e rumore della pioggia: questi ingredienti fondamentali accompagneranno la notte del 31 ottobre in una maratona di film horror. Per gli amanti del genere ecco quattro film che hanno segnato la storia dì questo filone cinematografico.

“Gli uccelli” (The Birds). Un classico. Uno dei film più spaventosi di Hitchcock, se non quello più sconvolgente: sono stati necessari ben 370 trucchi di ripresa e 3 anni di preparativi per realizzarlo. Una ragazza di San Francisco segue uno studente per Bodega Bay dove, senza alcuna apparente ragione, degli stormi di uccelli iniziano a uccidere la popolazione. Il risultato è un film in grado di tenere lo spettatore letteralmente incollato allo schermo fino alla fine,  con un crescendo di suspense da togliere il fiato. La trama sottolinea la rivincita della natura sull’uomo, mettendo a confronto uccelli ed esseri umani. Non tutti sanno che per la realizzazione sono stati messi in scena, oltre ai volatili di cartapesta, e agli innumerevoli dipinti animati, fotogramma per fotogramma, anche centinaia di volatili ammaestrati. Importante è il ruolo che hanno i giochi ottici che moltiplicano gli uccelli: negli anni Sessanta la pellicola terrorizzò il pubblico grazie a questi primi effetti speciali. 

Un altro “must” è  “Non aprite quella porta”, film horror del 2003, diretto da Marcus Nispel. Il film è ispirato alle atrocità compiute dal tremendo assassino Leather Faces, giovane psicopatico che prende in ostaggio un gruppo di ragazzi prima di massacrarli. La pellicola è davvero consigliata per chi ama il genere splatter: non mancano scene di forte violenza, sangue e terrore. L’aspetto più inquietante del film è la frase che compare all’inizio “il film che state per vedere, è un resoconto della tragedia che è capitata a cinque giovani…” che lascia nello spettatore un velo di dubbio sulla possibilità che il massacro del Texas sia successo per davvero. 

Segue “47 metri”, un horror/thriller per gli amanti del brivido, prodotto da Johannes Robert nel 2017. Due sorelle molto diverse tra loro rimangono intrappolate in mare, circondate da squali bianchi a 47 metri di profondità. Si alternano attimi di puro terrore con riflessioni introspettive che catapultano lo spettatore in un continuo stato d’ansia e angoscia per tutti gli 87 minuti del film. 

Se amate il genere ghost/ soprannaturale, vi suggeriamo “Synyster“. Un giornalista sta lavorando ad un libro sui crimini misteriosi quando decide di cambiare casa: lo attende un’abitazione maledetta infestata da un’entità paranormale. Le riprese propongono scene molto buie e numerosi sono i momenti di silenzio, proprio per immergere lo spettatore in un’atmosfera inquietante. Un film anche molto drammatico, che sottopone l’uomo al famoso quesito sull’esistenza di forme a fenomeni paranormali, come fantasmi e spiriti maligni. Il confine tra surreale e reale si fa così sottile che nel bel mezzo del film si fa fatica a capire dove finisce la realtà e inizia l’incubo

Idee regalo con fotografie personalizzate: quali sono le migliori

Se si avvicina il compleanno di un amico o di una persona speciale, fare un regalo personalizzato può essere un’ottima idea. Grazie ai siti che permettono di personalizzare oggetti di utilizzo quotidiano, potrete sorprendere il festeggiato anche con un budget molto ridotto: ecco le migliori idee regalo con fotografie

In prossimità di compleanni o ricorrenze importanti, come il Natale, è sempre difficile trovare un’idea regalo originale che possa soddisfare il destinatario. Molto spesso anche il budget ridotto può complicare la scelta. Un’ulteriore difficoltà può sorgere nel caso ci si trova di fronte a una persona poco attratta da beni fisici e materiali. 

È in questi casi che le idee regalo con fotografie personalizzate possono diventare una validissima soluzione. Le immagini sono infatti qualcosa di particolarmente intimo e personale: rappresentano spesso un ricordo, un attimo o un incontro felice. Ecco perché regalare un oggetto di uso quotidiano, e quindi anche particolarmente utile nella vita di tutti i giorni, con un’immagine personalizzata può essere la cosa giusta da fare. Vediamo quali sono gli oggetti e i gadget più popolari da personalizzare e dove acquistarli.

Tazze personalizzate

Molte persone riescono a trovare le energie per affrontare la giornata quando fanno colazione. È un momento di pace che serve da transizione fra il riposo e la giornata lavorativa. Regalare tazze personalizzate aiuta quindi a rendere più dolce o più simpatico questo momento della giornata. Iniziare la routine quotidiana ricordando un momento felice infonderà tutta l’energia necessaria per rendere felice una giornata buia.

Acquistare una tazza personalizzata è molto semplice: si può sia ordinare da un fotografo, sia comodamente da casa su Maxilia.it, uno dei tanti portali che permettono di personalizzare oggettistica di uso comune. Basta solo inserire la fotografia, formulare un progetto grafico e mandare in stampa. 

T-Shirt e Abbigliamento

Il discorso inerente a t-shirt, felpe o capi di abbigliamento è leggermente differente. Una t-shirt, per essere utilizzata durante tutti i giorni, non dovrebbe contenere un’immagine che rimandi a un ricordo troppo personale. È tuttavia possibile, però, scegliere un’immagine comunque cara al destinatario: la scena del film preferito, un personaggio famoso particolarmente amato o, in alternativa, un simbolo che rimandi alla squadra del cuore. Insomma, basta solo scatenare la propria fantasia.

Portachiavi personalizzati

Tutti almeno una volta hanno perso le chiavi di casa, dell’ufficio o le chiavi dell’auto. Specialmente se non sono legate a un portachiavi solido e vistoso, è molto facile smarrirle. Non sempre però, riusciamo a trovare il portachiavi adatto ai nostri gusti e scegliamo il primo che abbiamo a tiro per pura necessità.

Regalare un portachiavi personalizzato con foto sarà un gesto molto più che apprezzato. Si tratta di un oggetto utilissimo che porta con sé un bellissimo ricordo. Anche in questo caso la scelta è davvero vasta: basta optare, online o presso store fisici, per uno dei modelli in catalogo e scegliere il progetto grafico. Come per ogni articolo inerente all’oggettistica, anche i portachiavi da personalizzare possono rientrare in qualsiasi budget: dai più grandi ai più piccoli.

Rehegoo Music: la nuova frontiera della produzione musicale

Una realtà musicale fondata dal padovano Marco Rinaldo nel 2014, in pochi anni è diventata una tra le 100 società di produzione musicale più influenti



Rehegoo crea e distribuisce contenuti musicali di artisti indipendenti che da soli non avrebbero modo di farsi conoscere ed apprezzare attraverso diverse piattaforme online e servizi streaming. La società si occupa di produzione di musica background ed è diventata in pochissimi anni la società più importante al mondo nella produzione di musica per artisti emergenti. Marco Rinaldo l’ha fondata insieme a Quincy Jones e, nel giro di pochissimi anni, è cresciuta tantissimo, tant’è che all’inizio del 2021 è stata dichiarata da Spotify come il quarto maggiore fornitore di contenuti musicali per la loro app. 


Il nome nasce dalla parola inglese king ,ossia re in italiano, più ego, con una doppia oo che richiama un po’ Google o Yahoo. Nel corso di questi anni l’azienda si è specializzata, ad esempio, nel Sync Music e quindi nella creazione di colonne sonore per il cinema e per le serie televisive. 

Un ramo dell’azienda che sta crescendo sempre di più è invece quello dedicato alla musica in-store; Rehegoo ha infatti un grande team che lavora con le catene di retail in Italia e all’estero per creare colonne sonore adatte e perfette per ogni singolo brand per i loro stores. In Italia, ad esempio, Rehegoo si occupa della musica per Timberland, New Balance, NonSoloSport, Roy Rogers, NorthSails, Napapijri, SuperDry, e molti altri.



Il rapido sviluppo della società all’insegna del motto We are different, ha incentivato la sua espansione globale, conquistando il mercato della musica digitale con oltre 150 dipendenti. I dati parlano: sono i leader nel settore della musica new-age e chill-out.
Inoltre, con il progetto REHEGOO STREAMING, il brand è presente in moltissimi negozi con delle playlist per le quali i titolari non devono pagare la Siae, ma solo la licenza alla società.

La musica italiana attualmente non è molto presente, ma Rehegoo punta ora ad inserirla anche grazie all’apertura di una sede a Padova.

VALENTINO LE PROGRES PARIS 3ème ARRONDISSEMENT

Le Progrès cattura lo spirito della risignificazione dei codici Valentino nella visione del Direttore Creativo Pierpaolo Piccioli

Le Progrès è un caffè parigino nel Marais, all’intersezione di vie che brulicano di vita e attività in un quartiere da sempre particolarmente vivace. Sopravvissuto a gentrification e ondate di restyling à la page, ancora oggi luogo di incontro, riunione e scambio di idee popolato da una varia umanità. L’idea che guida questo percorso in costante divenire è portare la moda per strada, fuori dall’Atelier pur conservando il saper fare dell’Atelier, per farla incontrare con l’identità sempre unica, sempre diversa di chi la indossa. È un modo per radicare Valentino nel tempo presente, nella convinzione che l’identità personale crei l’estetica, e non viceversa.



La collezione asseconda questo movimento con modulare naturalezza. È infatti concepita come una serie di pezzi: item senza tempo, valido ciascuno on its own, che ognuno potrà poi interpretare e mescolare come preferisce, senza imposizioni, regole o protocolli di sorta. Lo slittamento di codici nell’uso è già insito nel progetto del singolo capo, nella fluidità che accomuna il maschile e il femminile. Il tailoring, omaggio al sartoriale classico, è riletto nei colori vividi e acrilici, nelle linee nette e precise. Le piume si moltiplicano sugli abiti corti o lunghi, sempre scintillanti, così come sulla felpa con il cappuccio. Il denim si mescola al pizzo o al San Gallo usato per piccoli abiti e camicie maschili, oppure diventa una cappa corta, da uomo. I segni del vestire borghese – giacche-cardigan, gonne a pieghe, lunghi abiti a tunica, tuniche su pantaloni, suit – si mescolano ai modi della strada: tracksuit trattati con piglio sartoriale, giocati nella contrapposizione dei colori; bermuda da ciclista portati con i blazer. I ricami, non più simbolo di preziosismo notturno, caratterizzano i cappotti fluidi, i peacoat e gli anorak dal gusto marziale. Asciuttezza e romanticismo convivono; i tacchi alti con il plateau si alternano a scarpe piatte. Le borchie si moltiplicano su borse a mano e sandali, come sulla suola delle stringate maschili, mentre il logo viene esploso, miniaturizzato, esplorato come segno grafico, pattern aggregatore, su abiti e borse.


3 nuove voci da seguire adesso

Siamo in pieno autunno e i cantautori hanno voglia di guardarsi dentro e far i conti con le loro emozioni. L’estate è finita, tuttavia il ritornello di “Topless” è ancora presente nei nostri pensieri, in ricordo dei bei momenti trascorsi con amici e amori estivi. Proprio ora Luchè ha deciso di interrompere un silenzio discografico durato diversi anni con un pezzo esplosivo assieme all’artista e produttore musicale Geeno. La fruttuosa collaborazione tra i rapper è una delle più longeve del panorama musicale italiano. Non solo rap , ma anche altri giovani cantanti hanno lasciato il segno nel cuore degli italiani negli ultimi mesi. Un esempio tangibile è Federica Marinari, artista emergente conosciuta al pubblico soprattutto per la vena malinconica contenuta nei suoi testi. 



Luca Imprudente, meglio noto come Luchè, inizia la sua carriera nel mondo dell’hip hop come rapper/producer del duo Napoletano CoSang, che si scioglie all’inizio del 2012. Chi segue Luchè dagli esordi è stato spettatore del suo passaggio artistico: primo album solista, dal napoletano all’italiano. Il disco esce il 19 giugno con il titolo L1, contenente collaborazioni di prestigio come quelle con i Club Dogo, Marracash ed Emis Killa. Nel 2014 esce il suo secondo album, L2, mentre il suo terzo disco, Malammore, viene pubblicato dalla Universal nel 2016 ed ottiene un ottimo riscontro a livello di vendite. Il suo ultimo lavoro, prima di “Topless”, è uscito nel giugno 2018, con il titolo Potere

Cosa ti stimola di più a scrivere i tuoi testi?

Quando scrivo prendo spunto esclusivamente dalle mie esperienze di vita, è un bisogno che ho di raccontare quello che mi succede, ovviamente cercando di aggiungere un tocco di poesia o magia per rendere i brani più interessanti e potenti emotivamente per l’ascoltatore. Diciamo che è una necessità che sento quella di comunicare con la gente, l’obiettivo che mi pongo è proprio quello di toccare le persone, sia nei pezzi più intimi dove punto a far ragionare l’ascoltatore sia nei brani più leggeri dove cerco di strappare un sorriso o ancora meglio, incoraggiare le persone a sentirsi forti.



Nei tuoi pezzi emerge molta sofferenza, nel tuo nuovo album ci sarà sempre questa vena malinconica o ipotizzi un’evoluzione diversa?

La sofferenza è parte della mia musica semplicemente perché è parte della mia vita. Ed è anche un bene quando la si usa nel modo giusto e la si trasforma in grinta. Nel nuovo disco ci sono sicuramente elementi che si trovano nei miei lavori precedenti: la matrice del mio stile rimane sempre quella, ma cerco di evolvere il sound, le melodie e anche gli argomenti, in base a come variano le fasi della mia vita. Ma il carattere di una persona resta quello, così anche la mia musica.



Geeno, nome d’arte di Guido Parisi, è un produttore italiano, originario di Napoli, noto principalmente per le sue collaborazioni con Luchè. Inizia la sua carriera con l’alias O’Nan formando il duo rap Insolens con il rapper El Niño. Formava con Luchè il duo di produzione First Million.

Quali sono gli ingredienti fondamentali per riuscire nel tuo lavoro?

In realtà sono molteplici i punti: quello che mi ha sicuramente aiutato è stato il fatto di essere curioso rispetto alla musica. Non essermi soffermato su un solo genere musicale mi ha permesso negli anni di avere un’apertura che ho notato, e poi apprezzato, solo una volta cresciuto. 

E lo ritrovo come l’ingrediente principale, perciò siate curiosi. Un’altra cosa che reputo quasi fondamentale è stare in un luogo che mi ispiri: troppo spesso si pensa che i lavori migliori nascano in studio, davanti a macchine costose. 

Amo lavorare anche da camera mia. È un posto dove mi ritrovo volentieri, è la mia comfort-zone. 



Pensi che ci sia tanta competizione nel vostro settore rispetto al passato? Perché? 

La competizione, come concetto, non esiste: è più un volersi affermare sull’altro. L’esercizio di stile che poteva esserci un tempo si è trasformato in un qualcosa che non riconosco ancora oggi, motivo per il quale per un po’ di tempo ho smesso di produrre.  

Vivere al di fuori di certe dinamiche mi ha concesso la libertà di formare quella consapevolezza che mi permette oggi di pensare solo al mio viaggio, avere un “focus” preciso su ciò che voglio fare e quello che voglio trasmettere con le mie produzioni. 

Cosa consigli a chi oggi ti dice che vorrebbe sfondare nel mondo della musica? 

Il primo consiglio è quello di lavorare alla musica con l’obiettivo di restare alle persone, e non di arrivare.  È un concetto che spesso si ignora, ma l’ascoltatore percepisce questa “voglia di successo”, che sfocia nell’essere banali in ogni cosa che si fa. Fare gavetta è fondamentale. Lavorare, ascoltare, conoscere, è questo quello che ti forma come artista. La musica come materia, per chi produce è fondamentale. Imparare a suonare uno strumento ti facilita in moltissime cose. Ogni genere, ogni canzone può essere motivo di ispirazione, e solo la cultura ti permette poi di superarti e stupire sempre di più chi ti ascolta e di conseguenza segue.



Appassionata di musica fin da bambina, Federica Marinari, nel 2019 prova a fare il suo ingresso nella scuola di Amici di Maria De Filippi e, dopo un duello con Daniel Piccirillo, riesce grazie alla sua voce a conquistare un banco. Anche il talent di Canale 5 si dimostra però avaro di soddisfazioni per lei. 

Ci parli del tuo rapporto viscerale con la natura? Come mai hai scelto di vivere isolata in Toscana? La malinconia che emerge nei tuoi testi è dettata anche da questo tuo isolamento?

Credo che natura significhi essere vivente. Noi siamo esseri viventi. Credo ci sia un rapporto universale di rispetto tra uomo, natura e animali. Quando il rapporto viene volontariamente interrotto, la pace finisce. L’uomo fa troppi torti ad altri esseri viventi, torti sgradevoli e tranquillamente evitabili. Non a caso tra calamità e pandemie l’essere umano sta perdendo la partita. I suoni della natura sono il nostro quotidiano. Dobbiamo imparare ad ascoltare fiumi, mare, temporali, vento e versi animali aiuta l’orecchio ad essere più sviluppato, la mente più attenta e il cuore più sensibile. A me piace stare in posti dove nessuno giudica nessuno e dove tutti rispettano tutti. Amo anche la città, per esempio Milano, dove spero un giorno di poter vivere. Il patto è che ci siano persone in grado di amare e vivere le diversità, senza sentirsi superiori rispetto al “resto”. Essere lunatica è il mio forte: un giorno sono blu l’altro giallo frizzante. Ci sono tante cose che mi disturbano e che mi fanno talmente “incazzare”… Cantare mi libera, mi aiuta a buttare fuori questa rabbia devastante. 



Raccontaci della tua esperienza ad Amici… Ti sei mai sentita inadeguata in quel contesto? Perchè?

“AMICI” è una grande opportunità certamente, una sorta di “servizio militare” di pochi mesi in cui bisogna tirare fuori gli “attributi”. Un’esperienza importante, sono felice di averla fatta anche se spesso mi sono sentita inadeguata per tanti atteggiamenti falsi e opportunisti. Effettivamente è una competizione e comprendo con maturità dopo qualche anno che in quel contesto “uno su mille ce la fa”. Quando si fanno i programmi televisivi ci si aspetta che dietro ci siano dei “programmi”, ma bisogna ricordare che dietro a quel “prodotto” c’è un essere umano, che crede in quello che fa, con un cuore e una distinta sensibilità.

Come collegare i tuoi ambienti interni ed esterni

È naturale pensare a casa e giardino come due entità separate con uno stretto confine nel mezzo; l’arredamento da giardino è molto diverso rispetto a quello per esterni. Tuttavia, collegare gli spazi interni ed esterni, anche se è solo un piccolo giardino o terrazza, può aiutare un interno a sentirsi più grande. 

Con l’esterno collegato alla casa il tuo occhio vedrà più lontano e una stanza che si affaccia sul giardino apparirà più grande.

Per questo motivo, quando progetti una nuova estensione o rimodelli la tua zona giorno per uno spazio openspace, devi considerare alcuni punti chiave per collegare gli spazi interni ed esterni.

Utilizza molto i vetri

Potenzia gli elementi vetrati sul retro della casa e farai parte della stanza sia del giardino che del cielo. Potresti essere in grado di aggiungere lucernari a uno spazio esistente, oppure considera l’installazione di finestre con vista sul giardino se il design originale della casa ha lesinato su queste.

Le poltrone sono pensate principalmente per la lettura, ma avere una bella vista sul giardino ha un suo perché. Le finestre possono creare una vista inaspettata di un giardino o di un paesaggio, quindi usa i vetri come cornice.

Usa lo stesso pavimento all’interno e all’esterno

Un pavimento che si estende dall’interno all’esterno attirerà lo sguardo all’esterno grazie alla finitura continua. 

Tieni presente che le piastrelle utilizzate all’esterno devono essere adatte all’uso in tutte le condizioni atmosferiche. Devono essere resistenti al gelo e avere un’ulteriore resistenza allo scivolamento; quindi, non rappresentano un pericolo quando sono bagnati. 

Piuttosto che un grande patio pavimentato per tutta la larghezza della casa, dividilo in una serie di zone. Ognuno può avere la propria finitura del pavimento, da utilizzare per diverse attività, come cucinare, mangiare all’aperto e rilassarsi.

Sostituisci un muro con una porta a vetri

Per la massima connessione al tuo spazio esterno, sostituisci un muro solido con uno che puoi vedere attraverso le moderne porte a vetri.

Le porte a soffietto con telaio stretto sono una scelta popolare per creare un collegamento interno esterno senza soluzione di continuità, con molti stili, colori e dimensioni disponibili.

Se l’obiettivo è introdurre più luce naturale, vale la pena considerare anche le porte scorrevoli. Con meno montanti, lasciano entrare più luce solare e, poiché possono essere aperte solo per metà della larghezza delle pieghe, offrono una buona copertura se si desidera che metà del retro della casa rimanga aperto sul giardino. 

Scegli i materiali con attenzione

Incorporare finiture esterne che di solito sono considerate scelte per interni e viceversa, sfuma efficacemente i confini tra le due aree. Un muro di mattoni a vista o dei mattoni a vista in una cucina abitabile, ad esempio, possono collegare le due aree della casa. 

In alternativa, dipingi le pareti del giardino e le recinzioni nelle tonalità spesso utilizzate all’interno: assicurati solo che sia una vernice o una macchia esterna adatta alla tua superficie. Puoi anche mettere le piastrelle da parete sulle fioriere all’esterno, ma controlla prima che siano resistenti al gelo (di solito le piastrelle in gres porcellanato lo sono). 

Pensa bene all’illuminazione

Non lasciare che il tuo giardino scompaia una volta che il sole tramonta. Un buon sistema di illuminazione ti aiuterà ad apprezzare lo spazio fino a quando non andrai a letto. Proprio come al chiuso, un sistema di illuminazione esterna deve essere costituito da strati. 

Pensa ai percorsi di illuminazione, ai bordi dei letti e alle luci di lavaggio su o giù per muri e recinzioni. Evidenziare le caratteristiche come, ad esempio, le piante con forma architettonica, un albero, o una scultura da giardino. 

Per l’atmosfera, pensa alle lucine da esterno appese a un pergolato o seguendo la forma di un albero. 

Orologi d’oro: cinque migliori modelli per uomo

Riconosciuti come simboli del lusso più sfrenato, gli orologi d’oro sono sempre tra i più richiesti dai collezionisti del lusso.

Se ami gli orologi di lusso non puoi esserne indifferente: un orologio d’oro rappresenta il lusso per eccellenza, sprigiona tutto il fascino del prestigio e soprattutto il suo valore inestimabile.

Questi modelli oltre ad essere costosi sono anche esclusivi. Le persone che scelgono di indossarne uno, infatti, vedono esaltarsi il proprio Status Quo. Che sia imponente o dal color oro totale, è bene affidarsi a marchi raffinati e prestigiosi. 

I modelli più ricercati

Sono tantissimi i modelli che sono rinomati e apprezzati non sono solo per il loro design, il movimento e le funzionalità, ma anche dai materiali con cui sono realizzati. Le Maison vengono incontro ai gusti del loro pubblico di riferimento realizzando preziosi segnatempo in oro giallo, bianco o rosa.

Panerai ha sviluppato nel tempo modelli di orologi davvero interessanti: in origine si occupava di costruire strumenti di misurazione per la marina italiana e nel 1997 entra a far parte dello Swiss Richemont Group insieme ad altre Maison dell’alta orologeria come Cartier e Piaget. L’azienda si è specializzata nella produzione di orologi automatici in edizione limitata. Il primo modello di orologio di questo Brand nasce nel 1936. Il suo prototipo è stato fortemente voluto dalla Regia Marina Italiana che voleva in dotazione uno speciale orologio luminoso per palombari. In seguito, Panerai ha espanso la propria collezione Radiomir; quello che vi consigliamo noi è il Panerai Radiomir 1940 Minute Repeater Carillon Tourbillon GMT PAM02600: modello Meccanico a carica manuale, calibro P.2005/MR, riserva di carica di 96 ore, cassa in oro bianco lucido 18 carati, cinturino in pelle di alligatore marrone. Funzioni disponibili? Ore, minuti, piccoli secondi, GMT 12/24 h, indicatore della riserva di carica sul retro, ora locale e ora locale Ripetizione minuti per ore, 10 minuti e minuti, tourbillon. Il suo prezzo di listino è 11.700 euro.

Se invece cerchi qualcosa di più iconico e di riferimento, la scelta cade senza dubbio nella Maison più famosa di tutti i tempi: La Rolex e parliamo in particolare della celeberrima collezione Sky-Dweller. 

Il modello Olyster perpetual si distingue sicuramente per il suo quadrante che presenta un disco decentrato per la visualizzazione del secondo fuso orario e per la luna grevole Ring Command, un sistema innovativo di regolazioni delle funzioni sviluppata dalla stessa Rolex. Dispone di una cassa Olyster 42 mm in oro giallo e, a tal proposito, precisiamo che i metalli utilizzati sono lavorati dalla stessa casa che li sottopone a test meticolosi perché l’eccellenza di questa casa orologiera parte dalle materie prime. 

La lunetta zigrinata è anch’essa un tratto caratteristico di questa Maison. Un tempo serviva per avvitarla alla cassa garantendo impermeabilità all’orologio stesso. La zigrinatura era un’esatta riproduzione di quella del fondello che, per le stesse ragioni, veniva saldato alla cassa. Adesso la zinigratura si è trasformata in un fattore estetico disponibile solo nelle versioni in oro. Questo modello, inoltre, è anche caratterizzato dal bracciale Oysterflex sviluppato e brevettato dalla stessa Rolex che ne garantisce resistenza e durevolezza. Il prezzo del Rolex Sky Dweller varia anche a seconda del modello che intendete scegliere,che parte dai 27.900 euro, ma se siete veri amanti del Brand Rolex, non sarà di certo il prezzo a fermarvi.

Hublot è un’azienda produttrice di orologi di lusso fondata nel 1980 da Carlo Crocco, controllata oggi dalla holding francese specializzata in beni di lusso. Il modello che ti proponiamo e di cui parliamo è il King Gold Pavé 411.OX.1180.RX.1704. della linea BIG-BANG. È un cronografo a carica automatica, con una impermeabilità fino a 100 m. Presenta una cassa di diametro 45mm, oro rosso 18K e 290 diamanti, quadrante scheletrato, numeri, indici e lancette placcate in oro con bianco luminescente e rosso e un cinturino gomma nera a motivo rigato Fibbia deployant, titanio nero con finitura in PVD e oro rosso 18K. Il suo costo? 55.500 euro.

Bulgari Tourbillon referenza 102034. Questo modello fa parte della collezione Bulgari del 2013. Si mantiene fedele allo stile puro e contemporaneo che contraddistingue questa casa di produzione. La nuova e caratteristica versione presenta nuovi design, colori e materiali nel cinturino e nel quadrante della cassa. Il movimento è dato dal calibro BVL 191 e una riserva di carica di 42 ore. 

La carica è automatica e avviene tramite la massa oscillante in ceramica su cuscinetti a sfera, nonché di un cambio istantaneo della data in un breve periodo di tre minuti, un dispositivo di arresto dei secondi che blocca il bilanciere quando si estrae la corona e un calibro dotato di un sezionatore sistema che il sistema di carica è in azione tramite la corona o la massa oscillante.

La versione da 41 mm di diametro, offre una gamma di combinazioni che alternano due colori del quadrante sia sulla cassa in acciaio che nella versione in oro rosa 18 carati, con cinturino in pelle di alligatore nero o bracciale in acciaio; accanto a un’elegante versione bicolore che combina acciaio e oro rosa 18 carati su cassa e bracciale. Il prezzo di questo prezioso orologio si attesta intorno ai 65.180 euro.

Il brand Patek Philippe con la collezione Grand Complications, infine, presenta un gran numero di modelli in oro giallo, bianco e rosa. In particolare, il modello 5327J Calendario perpetuo, meccanico a carica automatica, presenta una cassa in oro giallo, un fondo cassa in cristallo di zaffiro, impermeabile fino a 30 m.

Le versioni in oro giallo e rosa presentano un quadrante laccato color avorio, mentre la versione in oro bianco adotta un quadrante blu soleil. Il suo valore si attesta intorno ai 75.000 euro.

Naturalmente sono moltissimi i modelli di orologi caratterizzati dal design in oro e con caratteristiche tecniche davvero interessanti, ma quelli proposti, oltre ad appartenere a grandi marchi, sono un buon punto di partenza se si vuole tentare un primo approccio al mondo degli orologi d’oro.

Rome Cavalieri, un soggiorno d’autore tra opere d’arte e suite da mille e una notte

Dalla collina di Monte Mario, a Roma, si gode di un panorama privilegiato sulle meraviglie di una città che non ha bisogno di presentazioni, in cui, secondo Goethe, “ci si sente compenetrati dei grandi decreti del destino”. Sorge qui il resort 5 stelle Rome Cavalieri, tra i punti di riferimento assoluti dell’hôtellerie internazionale e unico avamposto italiano della prestigiosa catena Waldorf Astoria.
Leggermente defilato rispetto al centro storico, così da poterlo raggiungere con facilità eludendone, allo stesso tempo, l’inevitabile affollamento e trambusto, l’hotel è un autentico locus amoenus immerso in oltre sei ettari di verde incontaminato, pervaso da un’atmosfera di intima tranquillità e lusso studiato, mai eccessivo. Inaugurato nel 1963, è subito diventato il buen retiro romano di capi di stato, teste coronate, star di Hollywood e personalità dell’high society, da Fred Astaire a Henry Kissinger passando per Alberto di Monaco, Marcello Mastroianni, Julia Roberts, Celine Dion, Leonardo DiCaprio e tanti altri.



La vista senza pari sull’Urbe, che permette di contemplare i monumenti che la simboleggiano da secoli (San Pietro, il Colosseo, Trinità dei Monti, Castel Sant’Angelo), architetture più recenti come l’Auditorium di Renzo Piano nonché il nugolo di basiliche, guglie e cupole che punteggiano lo skyline cittadino, è solo una delle numerose chicche riservate agli ospiti di quest’esclusiva struttura alberghiera, adagiata su un’altura che, dalla riva destra del Tevere, svetta sulla capitale. Al relax e alla cura di sé sono dedicate, ad esempio, quattro piscine, due campi da tennis Davis Cup, percorsi nel parco di 6000 metri quadrati e un’area consacrata al wellness che ha la sua punta di diamante nella Cavalieri Grand Spa Club, che fa affidamento su macchinari all’avanguardia e trattamenti d’eccellenza, con l’uso di prodotti La Prairie e Aromatherapy Associates.



Il lato gourmand, poi, non teme confronti: regno dello chef di fama internazionale Heinz Beck, il ristorante tristellato ‘La Pergola’, sulla terrazza panoramica che domina la città eterna, è a detta delle più autorevoli guide (a cominciare ovviamente da quella Michelin) e critici del settore uno dei migliori al mondo, grazie alla commistione tra haute cuisine e tradizione culinaria mediterranea in un ambiente di superba classe ed eleganza. L’offerta gastronomica si completa con la cucina italiana del ristorante ‘L’Uliveto’, guidato dallo chef Fabio Boschero e dal pastry chef Dario Nuti.



Il Rome Cavalieri può inoltre fregiarsi di una collezione d’arte da far invidia a un museo, oltre 10.000 pezzi (quadri, sculture, mobili d’epoca, preziosi manufatti, oggetti di design…) che, esposti in spazi comuni e suite, compongono una sorta di mostra permanente diffusa; un corpus dall’enorme valore storico-artistico, che spazia tra epoche, scuole e generi artistici diversi, dal fiore all’occhiello di questo selezione eterogenea, l’eccezionale trittico di Tiepolo eseguito dal maestro veneziano per Palazzo Sandi nel 1742 (che troneggia nella hall) ai bronzi di Thorvaldsen, dai sontuosi arazzi del XVI e XVIII secolo alle opere dei giganti della pop art Robert Indiana e Andy Warhol (alcune serigrafie Dollar Sign decorano le pareti della Penthouse, suite extralusso che richiama nel décor le cabine degli yacht, in cui trovano posto anche divani disegnati dal Kaiser della moda Karl Lagerfeld per la sua abitazione parigina, volte stellate simulate dalle fibre ottiche, rivestimenti in marmo e rubinetterie in cristallo di Boemia Swarovski), a quelle di esponenti di punta delle principali correnti dell’arte novecentesca come Mario Schifano, Enrico Baj o Victor Brauner.
Altro vanto della collezione, la serie di consolle, armadi, tavoli e altre rarità in stile Luigi XV e impero: nella Napoleon Suite, soprattutto, la maestosità degli arredi, tra porcellane di Sèvres, busti marmorei, uno scrittoio appartenuto a Napoleone II e mobili di pregio, riecheggia gli sfarzi di cui amava circondarsi il generale corso fattosi imperatore. Le suite, 25 su un totale di 370 camere, hanno tutte un balcone privato e metratura compresa tra 80 e 450 mq.




Dagli artwork disseminati nell’edificio all’interior design, al Rome Cavalieri tutto è curato sin nei minimi dettagli per offrire un soggiorno al limite della perfezione, che può essere ulteriormente arricchito con ‘Luxury Experiences’, visite esclusive, tour alla scoperta delle bellezze nascoste della capitale e altri servizi tailor made, ritagliati sulle richieste dell’ospite. Sorprende fino a un certo punto, perciò, la sfilza di riconoscimenti accumulata nel tempo dall’albergo (per esempio le ‘four stars’ della Forbes Travel Guide, l’inserimento nella Gold List Condé Nast Traveler, il premio Italy’s Best MICE Hotel 2020), cui si è aggiunta, da tre anni, la certificazione Green Key, marchio di qualità ambientale promosso dalla Foundation for Environmental Education, che certifica il carattere eco delle strutture cui viene assegnata; perché l’ospitalità di lusso non può prescindere, ormai, dalla sostenibilità.




Vizi capitali e contrappassi: la mostra di Amedeo Brogli tra pittura e moda

Il vizio, nemico della moderazione, è anche desiderio di felicità: in una rilettura in chiave pittorica contemporanea, che prende spunto da una tradizione iconografica ricca di elementi simbolici, Amedeo Brogli, allievo di Renato Guttuso, in sette dipinti, rappresenta i sette vizi capitali con corpi femminili affiancati da animali simbolici in un bestiario ironico, mentre nei contrappassi vi è qualche sconfinamento dantesco: soggetti reinterpretati con appassionata infedeltà. L’esposizione, ad ingresso libero, sarà aperta dal 30 ottobre al 6 novembre dalle ore 12,00 alle 19,00 presso la settecentesca Coffee House di Palazzo Colonna, situata in Piazza SS. Apostoli, 67 a Roma. L’accesso sarà consentito solo tramite Green Pass. La storica location capitolina aveva già ospitato Brogli nel 2018 per la fortunata mostra Vedute Romane e Figure. 


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Il vizio che passa per il corpo ed è vissuto dal corpo, è celebrato dal pittore attraverso il nudo; è il potere del corpo quando da privato si fa collettivo, senza deformazioni ma anzi rappresentato nella sua autenticità e, soprattutto, al femminile, in un’atmosfera leggera, in un mood vitale affollato di colori animali e cose. 

Nella mostra “Vizi capitali e contrappassi” di Amedeo Brogli, coordinata da Elena Parmegiani, Direttore Eventi della Coffee House di Palazzo Colonna, che vanta come madrina la Principessa Jeanne Colonna, ogni vizio è definito da un colore oltre che da un animale e da oggetti simbolici. Si è pensato di coinvolgere sette stilisti chiedendo ad ognuno di loro di presentare un abito ispirato al colore del vizio scelto. Ne è nata una sinergia: sette abiti per poter entrare nel mondo reale, affollato di vizi; sette tracce che creano un dialogo inedito fra due forme d’arte in grado di materializzare un’estetica moderna e contemporanea per catturare l’essenza del vizio. Gli stilisti sono: Alessandro Angelozzi per la Superbia con l’abito oro, Renato Balestra per la Lussuria con il suo iconico Blu Balestra, Vittorio Camaiani, per la Gola, con una creazione dalla tonalità cognac, Raffaella Curiel, per l’Avarizia con un completo giallo, Anton Giulio Grande per l’Ira con una creazione rossa, Gianni Molaro per l’Accidia con una creazione verde acido, Regina Schrecker per l’Invidia con un abito verde. 


Partner dell’iniziativa sono :

Accademia Italiana di Arte, Moda, Design fondata nel 1984. Uno dei principali istituti europei di formazione nell’ambito del design e delle arti applicate e parte del gruppo francese AD Education. Mood Style 2018 di Michele Crocitto che nasce da anni di ricerca nel mondo dell’arte, dei viaggi e dei gioielli e Cantina Santo Iolo. 

The new face of MANINTOWN

In occasione della Festa del Cinema di Roma, MANINTOWN ha presentato non solo il nuovo numero speciale cartaceo interamente dedicato alle “next generation” del cinema italiano e della musica, ma anche il progetto creativo che segna un nuovo capitolo per il magazine nato nel 2013.

Sabato 23 ottobre si è svolto, durante la Festa del Cinema di Roma, un cocktail party nella suggestiva terrazza del Sina Bristol Bernini che ha reso omaggio alle nuovi voci del cinema e musica italiani con l’uscita del nuovo numero da collezione. All’evento hanno partecipato tutti gli esponenti della nuova generazione di artisti del panorama italiano; in particolare Giancarlo Commare, Tancredi, Ludovica Francesconi (anche cover star del nuovo numero), Francesco Cavallo, Guglielmo Poggi, Matteo Paolillo, Moisè CuriaJenny de Nucci, Jozef Gjura, Francesco Martino, oltre che ad artisti già affermati come Luca Tommassini, Pino Quartullo ed Edoardo Purgatori, tanto per citarne alcuni.


Ludovica Francesconi
Giancarlo Commare
Tancredi
Haroun Fall
Davide Musto e Tancredi
Moise Curia
Josef Gjura
Matteo Paolillo
Edoardo Purgatori

Si parte dal restyling del logo e della piattaforma web che punta proprio sulla scoperta e valorizzazione delle “FACES” (personaggi emergenti nel cinema, spettacoli e arti performative), “VOICES” (i protagonisti del nuovo panorama musicale) e “PLACES” (destinazioni da scoprire tramite la voce e lo sguardo dei nostri talent). Il progetto grafico digital – curato dal giovane art director Alessio Pomioli – vuole segnare un decisivo cambiamento nel focus del magazine che fa dello scouting nel cinema e nella musica il proprio punto di forza. Analogamente cambia veste anche l’edizione cartacea, completamente rivista come vero libro da collezione (in uscita 3 volte l’anno) e curata da Davide Musto (Brand&Content Director), Federico Poletti (Founder & Editor in Chief) con la direzione artistica di Maria Angela Lombardi.

Racconta Federico Poletti: “YOUNG HEARTS RUN FREE è il tema di questo nuovo numero di MANINTOWN dedicato a sostenere e coinvolgere la prossima generazione di talenti italiani nel cinema e nella musica. Prendendo ispirazione dall’iconica cantante R&B Candi Staton, crediamo fortemente nella creatività emergente da tutto il mondo. In occasione dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia, abbiamo premiato Giancarlo Commare e Ludovica Francesconi, due giovani e promettenti talenti che hanno recentemente lavorato insieme nel film “Ancora più bello”. Sono davvero orgoglioso di essere il primo a presentarli come Cover Stories insieme a Tancredi, altro astro nascente della musica che continuerà a sorprenderci”

Young hearts run free è il pay-off che apre le pagine di questo ambizioso progetto, partito dal Festival del Cinema di Venezia con un evento che ha visto protagonisti del “Man In Town New Generation Award” Giancarlo Commare e Ludovica Francesconi, cover story del magazine insieme a un altro giovane protagonista della musica italiana Tancredi, 20enne che con il suo primo EP sta riscuotendo un incredibile successo.


Jenny De Nucci
Melancholia
Mario Monaco, Giulia Petronio, Antonio Semeraro
Federico Poletti, Luca Tommassini, Vincenzo Valente, Alfredo Fabrizio
Federico Poletti
Laura Grampa, Massimiliano Benetazzo
Federico Poletti, Sonia Rondini, Giancarlo Commare, Davide Musto

Commenta lo stesso Tancredi: “La musica mi ha permesso di analizzarmi più a fondo e di conoscere il vero senso delle emozioni. Mi ha permesso di unire l’astratto al concreto e di andare in posti e momenti che voglio rivivere come la prima volta. Sono felice di questa cover story con MANINTOWN che vuole dare spazio e supportare il lavoro di noi giovani”.

Giancarlo Commare: “MANINTOWN per me è stata una esperienza unica nel suo genere, lo definirei un appuntamento con la vita, uno spazio che mi ha permesso di esprimermi liberamente e che mi ha regalato emozioni rare che porterò sempre dentro al cuore, uno spazio curato da persone piene di umanità e professionalità, dal direttore Federico Poletti al fotografo e talent scouter Davide Musto alla stylist Alessia Caliendo”.

Ludovica Francesconi:“ Dopo il premio ricevuto a Venezia, sono davvero felice di questa cover. L’ultimo anno è stato molto intenso per me ed è un onore essere la prima donna a inaugurare questo nuovo corso del magazine che si apre anche ai talenti femminili. Grazie a Federico, a Davide e a tutto il team di MANINTOWN per avermi coinvolto in un progetto così speciale”.


Luca Tommassini
Francesco Mautone
Artem Tkachuk
Francesco Cavallo
Simone Poccia
Francesco Martino
Pino Quartullo
Guglielmo Poggi
Marco Aceti

Last But Not Least MANINTOWN inaugura il progetto digital/print Uncensored//Bodies dedicato alla fotografia artistica che mette in mostra il nudo maschile e femminile, priva di qualsiasi pregiudizio, in un percorso approfondito che vede nel numero onpaper i grandi Maestri Gian Paolo Barbieri e Piero Gemelli, in conversazione con Pietro Lucerni e le performance irriverenti di Jacopo Benassi.

Conclude Davide Musto: “Questo numero è la conclusione di un percorso iniziato già diversi anni fa e che oggi conferma l’importanza della vera ricerca e selezione dei talenti. E’ una scommessa in cui abbiamo creduto dall’inizio e un messaggio importante anche per l’editoria, che sceglie d’investire sulle nuove generazioni del cinema e della musica italiana in un momento di grande rilancio del nostro Paese a livello internazionale”.


Ludovica Nasti
Francesco Ferdinandi
Giorgio Belli
Desiree Noferini, Joseph Altamura
Miguel Gobbo Diaz
Antonia Fotaras
Filippo De Carli
Romano Reggiani

La serata ha visto anche la speciale partecipazione di Belvedere Vodka Italia, la vodka lusso numero uno al mondo 100% made with nature. Per l’occasione il mixologist Paolo Viola, brand ambassador del gruppo, ha ideato uno speciale cocktail MANINTOWN a base dell’iconica Belvedere Vodka Pure. Nella drink list della serata anche Upperhand Gin, che ha creato due cocktail dedicati. E infine la Rete Pinot Nero FVG con un corner dedicato alla degustazione di 7 produttori diversi; presenti alla serata anche Fabrizio Gallo, proprietario dell’ azienda Masut da Rive e Presidente della Rete Pinot Nero FVG, e Rino Russolo, Vice Presidente della Rete Pinot Nero FVG.

MANINTOWN è anche Green con NITO, che apre le porte alla mobilità elettrica, presente sia all’evento con una special area dedicata, sia con un servizio dedicato nelle pagine del magazine in cui è protagonista l’attore Luca Pantini.

Highlights dal Festival del cinema di Venezia

Un portfolio esclusivo firmato da Riccardo Ghilardi per la 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Una selezione degli attori, attrici, registi e nuovi talenti emergenti più premiati durante i giorni dell’ultima Mostra del Cinema di Venezia. Riccardo Ghilardi è un fotografo specializzato in scatti di celebrities e con una forte passione per il reportage e i progetti in contesti sociali. I suoi lavori sono stati esposti in numerose mostre al MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo e Cinecittà.

La sua ultima mostra “Prove di Libertà”, sull’isolamento del cinema italiano, si è tenuto all’ultima Mostra del Cinema di Venezia.

In copertina: Milena Smit – Film Madre Paralesas of Pedro Almodovar












Actress Anamaria Vartolomei – Film “ L’Evenement” by Audrey Diwan,
film winner of the Golden Lion Venice 78

Rocio Munoz Morales in “Fuori dal finestrino” di Maurizio Matteo Merli

Durante la Festa del cinema di Roma, incontro Rocio Munez Morales, la quale ha presentato il nuovo cortometraggio “Fuori dal finestrino” di cui ne è la protagonista, per la regia di Maurizio Matteo Merli.

Il film, prodotto da Father&Son e Cinema Teatrale Marino & C. è stato girato nel Comune di Bovino e racconta la storia di Alma (Rocío Munoz Morales) una giovane donna, bella ed apparentemente realizzata. Ma Alma è anche una moglie e una madre.

Un giorno, a causa di un improvviso guasto all’automobile e ad una fermata inattesa, qualcosa le farà cambiare idea sulla sua vita, dandole un nuovo punto di vista. Ciò che è stato, quello che è diventata ma soprattutto cosa ci sarà nel suo domani…



Che cosa hai pensato quando hai visto la sceneggiatura del film?

Ho pensato che questa donna mi somigliasse tantissimo, ed era un tipo di donna che volevo raccontare in quanto imperfetta, una donna che di primo acchito si fa vedere fragile ma che poi piano piano, si rivela forte.



E’ sempre difficile per un giovane regista riuscire ad avere grandi nomi nel cast, cosa ti ha fatto scegliere di partecipare a questo cortometraggio?

Con Maurizio Merli, il regista, vi è stato un incontro molto lontano da questo mestiere, anzi a dire il vero ho conosciuto prima sua madre, e forse mi sono innamorata di quella donna, e quindi ho capito cosa vi fosse nella mente di Maurizio, e siamo entrati subito in sintonia.

Io da poco avevo pubblicato il mio primo romanzo “Un posto tutto mio”, dove racconto una donna simile ad Alma, e lui è stato intelligente a cogliere quel momento.



Sei abituata ai red carpet ovviamente, ti emozioni ancora quando come adesso al Festival del Cinema di Roma devi percorrerlo?

Quello che mi emoziona di più è che ancora fatico a vedere il progetto finito del film quando vi sarà la proiezione, e risentire le parole di Alma attraverso la mia voce.

Forse perché noi tutti siamo i peggiori giudici di noi stessi ed abbiamo delle aspettative che non sono realistiche.

Invece il red carpet lo vivo con grande leggerezza, anche perché forse sono un po’ così io nella vita, è un momento di sogno che non appartiene alla quotidianità, è un vero momento per sorridere e divertirsi.

Alla fine, è un momento glam diverso dalla vita di tutti i giorni, anche perché mi trucco poco, anzi sempre di meno e le scarpe da ginnastica sono il mio elemento preferito.



Ho avuto il piacere di vederti a teatro qualche anno fa, tornerai in scena con la nuova stagione?

Si tornerò, anche se proprio oggi stavo rosicando un po’ vedendo dei miei colleghi che con la riapertura al cento per cento delle sale erano già pronti con lo spettacolo, io sarò in scena a febbraio con “Fiori d’acciaio”, tratto dal celebre film del 1989 che vantava un super cast: Shirley MacLaine, Dylan McDermott, Julia Roberts, Tom Skerritt, Daryl Hannah, Sally Field.

Anche noi lo saremo, ed in più avremo la regia  di Micaela Andreozzi e saremo alla Sala Umberto, che ha debuttato la scorsa estate a Borgio Verezzi, insomma siamo pronte a partire.

La sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: la rinascita POP

Si è conclusa la sedicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si è tenuta come di consueto presso l’Auditorium Parco della Musica, sempre sotto la direzione artistica di Antonio Monda (l’uomo che ha salvato il festival degli ultimi anni, risollevandolo e portandolo ad altissimi livelli) per la Fondazione Cinema Roma e presieduta da Laura Delli Colli.

Possiamo decisamente considerarla l’edizione della rinascita quella che è andata in scena, considerando che la scorsa edizione trovandosi nel fulcro della seconda ondata di pandemia, è passata praticamente inosservata sia per mancanza di ospiti che per assenza di pubblico.



Ogni anno il simbolo della manifestazione è proprio la locandina stessa, che questa volta è stata dedicata ad Uma Thurman, interprete di Kill Bill Vol.2, che con il suo sguardo tra il sensuale ed ipnotizzatore, ti obbliga a guardarla quasi come se fosse La Gioconda.

Possiamo considerarla un’edizione decisamente POP, infatti tra gli ospiti di oltre oceano abbiamo avuto da Quentin Tarantino, che tanto ama sia la nostra Italia da cui derivano le sue origini, ma soprattutto il nostro cinema, il suo red carpet è stato un vero e proprio one man show. È sempre bello vedere un regista come lui divertirsi nel far divertire il suo pubblico.



Una delle presenze più iconiche di questo red carpet romano è stata Jessica Chastain, protagonista del film di apertura The eyes of Tammy Fayeche ha sfilato con un vestito firmato Gucci.

E poi ovviamente i più attesi ed unici Johnny Deep ed Angelina Jolie in Versace Couture in maglina metallica, che ha sfilato con le sue figlie, presentando in anteprima il suo ultimo lavoro per la Marvel Pictures “Eternal”, nessuno meglio di lei poteva rappresentarlo.



Molto importante è stata anche la sezione Alice nella città, diventata una realtà assestante che si è sviluppata all’Auditorium della Conciliazione, e che proprio nella sua ultima serata ha visto protagonisti i nostri talent scelti come volti del Next Generations Awards e presenti nella nostra nuova edizione cartacea da collezione, ovvero: Giancarlo Commare, Ludovica Francesconi, Jenny De Nucci e Jozef Gjura.

Alessandro Gherardi presenta la nuova linea Casual per la collezione uomo inverno 2021

Casual è il nome della nuova linea uomo autunno/inverno 2021-22 firmata Alessandro Gherardi. Il marchio italiano, conosciuto in tutto il mondo per le sue camicie dal taglio sartoriale, per la stagione invernale propone, ai suoi clienti, una modernizzazione dell’heritage storico dell’azienda.

I nuovi modelli riflettono lo spirito intraprendente del giovane contemporaneo, sempre pronto a nuove conquiste. E per lanciarsi nelle sfide quotidiane, indossa camicie dal fit comodo con il consueto touch esclusivo. L’originale camicia è presentata nella variante Texana, botton down large e base semi classica, al quale si aggiungono due soluzioni over: vere e proprie giacche realizzate in gabardine di cotone pesante e le varianti in denim, flanella, misto lana effetto flanella tinta in capo con la tecnica “tintura in lana old light“.

Da anni, Alessandro Gherardi è il punto di riferimento per uomini esigenti. Sempre alla ricerca della “camicia più bella”, Alessandro ha una vocazione per le camicie che per sua stessa ammisione è “un amore senza fine. Una passione senza eguali”.

Quella dell’etichetta è un’immagine elitaria, creata dopo anni di esperienza nel settore camiceria che ha consentito il lancio di un marchio dalle basi solide e impostate sul dogma del Made in Italy. Un’azienda a conduzione familiare che fa, dell’artigianato e delle tecnologie d’avanguardia, il suo pilastro. Un’innovazione che permette di ottenere nuovi lavaggi alla moda come lo “stome wash” e il “dirty soft 2 – tintura al thé”.

Sentirsi a Casa al Leonardo Boutique Rome Termini

Il Leonardo Boutique Rome Termini è situato nel cuore di Roma, a pochi minuti dai più importanti monumenti e siti archeologici, dalla stazione centrale Roma Termini, dalla metropolitana e dal terminal di collegamento con l’aeroporto, in una posizione privilegiata per esplorare la città e le sue bellezze, da Piazza della Repubblica al Colosseo. La struttura è un luogo in cui godersi momenti di puro relax.



L’hotel accoglie gli ospiti nelle sue 81 camere, che offrono tutti i comfort per rilassarsi e sentirsi a casa. Una sala fitness, una sauna e un bagno turco, nonché una vasca idromassaggio coperta sulla terrazza sono la coccola perfetta dopo una giornata di esplorazione della città, per poi rilassarsi al cocktail bar.



In tutta Europa il marchio Leonardo Hotels rappresenta strutture ricettive a 3-4 stelle plus, designate per soddisfare le esigenze della clientela business, di chi viaggia per svago o per gruppi. Tutti gli hotel si trovano in destinazioni attrattive e caratteristiche e le eccellenti location godono della vicinanza agli aeroporti, al centro città oppure alla tranquillità della campagna.

Tutti gli hotel sono progettati individualmente e garantiscono un alto livello di qualità, un eccellente servizio e uno staff amichevole ed efficiente. Feeling Good – Leonardo Hotels vuole farvi sentire come a casa vostra!



Situati in posizione centrale, sono noti per l’alta qualità e gli standard dei loro servizi, nonché per l’elegante design degli interni con un tocco regionale. In ogni Leonardo Hotel gli ospiti, insieme ai loro desideri e bisogni individuali, sono al centro dell’attenzione. Premurosi e attenti a tutti i piccoli dettagli che rendono il soggiorno degli ospiti così speciale. Questo ha sempre plasmato l’immagine che l’azienda offre di sé. Qui, tutti possono rilassarsi e sentirsi a proprio agio, indipendentemente dal fatto che si tratti di un viaggio di lavoro o di piacere.

@leonardoboutiquerometermini

https://www.leonardo-hotels.it/leonardo-boutique-hotel-rome-termini

Da Londra a Verona: Elk Bakery

Nel cuore di Verona, dall’idea di offrire una cucina internazionale con i prodotti locali, nasce Elk Bakery.

L’ispirazione è arrivata a Londra, quando i fondatori hanno scoperto il take away: una vera rivoluzione nella cultura del cibo. Al tempo non c’erano ancora i food blogger, Instagram e i tour gastronomici. Sono bastati una carrot cake e un caffè americano gustati passeggiando ad aprirli a questa nuova realtà di cui si sono innamorati.



La loro filosofia si riassume in un’unica parola: easy. Mangiare può essere facile e veloce. Non servono tante portate, basta un piatto completo e gustoso e, se sei pieno, lo puoi portare via e finire dopo. Vogliono che tutti i loro ospiti si sentano a proprio agio, sia da soli, sia in compagnia. 

I viaggi culinari sono il loro leitmotiv: non c’è cosa più affascinante che scoprire nuovi sapori e nuovi stili dalle cucine e dalle piazze di tutto il mondo. I loro piatti sono preparati con ingredienti freschi e selezionati con grande cura. 



Da Elk non ci sono preclusioni: carnivori, vegetariani, vegani, golosissimi o super fit, loro cercano di di soddisfare i gusti di tutti!

Entrando da Elk Bakery, ci si immerge in un mondo meraviglioso di profumi e sapori, mescolati in un ambiente contemporaneo ed essenziale che ti trasporta in un mondo senza luogo. Un po’ New York, Stoccolma, Copenhagen o Parigi. 



Il caffè è trattato con cura meticolosa ed è preparato con “la Ferrari” delle macchine espresso: La Marzocco. Tostato da un piccolo torrefattore indipendente, è servito espresso secondo la tradizione italiana d’eccellenza o americana.

Il brunch è il loro appuntamento fisso del Sabato e della Domenica. Quando ci si alza con calma, da Elk Bakery potrai rilassarti e gustare il giusto mix tra dolce e salato.

@elk.bakery

https://www.elkbakery.com

“TIT’S UP” è la nuova campagna di Chitè Milano – la prima lingerie sartoriale Made In Italy

Crediamo nei 35 secondi che quotidianamente ogni donna dovrebbe dedicarsi, al mattino, di fronte allo specchio: uno spazio in cui racchiudere il tempo per connettersi con la propria essenza. Fiere, vulnerabili, coraggiose. 35 secondi per ritrovare l’equilibrio con sé stesse e con il mondo. Crediamo nel valore immenso di questo tempo minuscolo, perché ognuna possa ritrovarsi e amarsi nella propria pelle e nel proprio corpo, per essere in grado di amare il mondo. C’è chi dice “petto in fuori”: un gesto che solleva il cuore per gettarlo oltre l’ostacolo senza guardarsi indietro. Da donna a donna, noi diciamo: oggi, domani e sempre, TITS UP!” dichiarano Chiara Marconi e Federica Tiranti, founders di Chitè Milano.

Con queste parole le fondatrici di Chitè Milano, Chiara Marconi e Federica Tiranti, rispettivamente CEO e Direttore Creativo, celebrano il senso profondo di un brand sostenibile di lingerie creata per tutte le donne, per valorizzarle attraverso la ricerca di tessuti preziosi come la seta e una selezione accurata di dettagli esclusivi, come un merletto che sembra essere stato recuperato dal baule di un corredo d’altri tempi. Una campagna, quella di Chitè, che mostra tutta la bellezza del corpo femminile, quella che appartiene a ogni tipo di donna, di ogni età, peso forma o etnia. Chitè è la prima lingerie totalmente artigianale, creato da donne per le donne, in laboratori artigianali indipendenti nel cuore delle Langhe – in Piemonte – con un caratteristico design raffinato e dalle linee delicate che diventano una carezza per il corpo.

Dalle capsule collection create col recupero di materiali “pregiati” che altrimenti andrebbero dismessi, ai made to order – prodotti customizzati, fatti su misura – per rispondere a un’idea di comfort e gusto estetico creato a posta per te, sotto il concept rivoluzionario di MyChitè.
Partendo dall’idea vincente che l’empowerment femminile parte dall’amore per se stesse e per la propria “libera” femminilità.

Regali per lei: 3 ottime idee per sorprenderla

È arrivato il momento di fare un regalo ad una lei speciale, una donna di cui siamo fieri e alla quale siamo legati per affetto, amore, amicizia o stretta parentela. Cosa regalarle? Prima di cadere nei soliti errori, troppo spesso legati a pregiudizi ormai superati, cerchiamo di andare oltre per trovare il regalo davvero perfetto. Ci sono alcuni regali che, come vedremo, sono generalmente graditi da tutti a prescindere da gusti, passioni, hobby e interessi. Tra i consigli che troverai oggi abbiamo pensato alle foto, come le foto su tela Photosì, che ci hanno dato l’input giusto per alcune idee regalo diverse dalle solite e decisamente originali. 

Cosa le piace davvero?

Questa è una di quelle domande che sembrano facili ma alla quale in pochi sanno rispondere davvero. Cosa ama? Quali sono le sue passioni? Diciamo che al giorno d’oggi siamo tutti presi dai nostri impegni e siamo sempre di fretta per cui ci resta molto poco tempo per dedicarci agli altri e ai loro interessi

Per questo ciò che piace a noi potrebbe non piacere a lei, rendendo la decisione sul regalo ancora più difficile. Ecco perché ci è venuta l’illuminazione pensando alle miriadi di possibilità offerte dal mondo dei regali personalizzati, oggetti che nella loro semplicità acquisiscono valore grazie a un piccolo dettaglio aggiuntivo come una foto, un’immagine o un messaggio particolare. 

Le foto su tela

La foto su tela è un regalo inusuale e sorprendente che ritrae un soggetto importante o memorabile per il destinatario e che rappresenta tutto l’affetto, la stima e la vicinanza che proviamo. Può essere adattato a qualsiasi immagine come il raggiungimento di un traguardo, una foto in cui tutti sono venuti particolarmente bene o sorridenti o un paesaggio significativo per lei. 

La particolarità della foto su tela è proprio l’effetto finale della stampa che la rende unica e preziosa, soprattutto scegliendo soggetti con bordi nitidi e ben definiti. Inoltre è anche il regalo perfetto per festeggiare una nuova casa con un bel quadro personalizzato da esporre con fierezza in soggiorno e, perché no, nel nuovo studio 

Puzzle fotografici  

Un’altra idea molto carina adatta a tutte le età è il puzzle fotografico. Si tratta di un vero e proprio puzzle che viene stampato con la nostra foto o immagine preferita e spedito direttamente a casa pronto da assemblare. Quindi chi lo riceverà scoprirà pezzo per pezzo cosa si nasconde dietro quell’insieme di tasselli colorati e l’effetto sorpresa sarà sempre garantito. 

Inoltre i puzzle possono essere anche appesi al muro dietro una bella cornice e, come nel caso delle stampe su tela, diventano un bel pezzo d’arredo originale e unico nel suo genere che a chiunque farebbe piacere ricevere. I puzzle fotografici, proprio come le stampe su tela, sono altamente personalizzabili per grandezza e numero di pezzi per accontentare tutti i gusti. 

Altri oggetti personalizzati 

Infine si potrebbe prendere in considerazione tutta la gamma di oggetti sui quali è possibile stampare un’immagine speciale come t-shirt, cuscini, coperte, bag riutilizzabili ma anche portachiavi, tazze da colazione, calamite e via discorrendo. Le nuove tecnologie di stampa attualmente disponibili sul mercato permettono di riprodurre qualsiasi soggetto su ogni tipo di materiale in tempi brevissimi e con risultati a dir poco impeccabili. 

Il bello dei regali personalizzati attraverso foto e immagini è proprio quello per cui ci sono infinite combinazioni possibili a costi sempre accessibili. Inoltre le foto e le immagini sono sempre il mezzo più rapido e immediato per far capire alla nostra lei che è un’amica perfetta, una sorella eccezionale, una mamma unica al mondo o una compagna di vita insostituibile. 

Vincenzo Vivenzio nel racconto TV di “Luce dei tuoi occhi”

Napoletano DOC, nasce con la passione per la recitazione, sin da piccolo si cimenta in spettacoli, che lo porteranno a traferirsi a Roma, ed intraprendere la sua carriera artistica.

Ora lo possiamo vedere sulla rete ammiraglia di Mediaset Canale 5 con la fiction “Luce dei tuoi occhi”, dove interpreta un poliziotto.

Presto lo vedremo anche al cinema con “Sissy”, ruolo per cui ha dovuto trasformarsi, prendendo svariati chili, ed entrando a piedi giunti nel ruolo di un senzatetto.


@manidelsud @raffaelestella | Blusa e giacca kimono – @zerobarracento | Giacca – @carlopignatelli | Occhio scultura – @lou_duca

Cosa mi vuoi dire di “Luce dei tuoi occhi”?

È una serie Tv che si sviluppa in dodici episodi, con protagonisti Giuseppe Zeno ed Anna Valle, io invece interpreto Mario, un personaggio decisamente lontano da me, poliziotto integerrimo ed alla ricerca continua della verità.

C’è un però, che si scoprirà vedendo la serie, ovvero la sua stima ed affetto e molto probabilmente qualcosa in più nei confronti del suo vicequestore, interpretato da Maria Rosaria Russo. Per lei andrà anche incontro all’infrangere le regole pur di accontentarla.


@manidelsud @raffaelestella
Blusa & giacca kimono @zerobarracento
Giacca & Pantalone @carlopignatelli

La sceneggiatura è tratta da una storia vera?

Si, infatti alla protagonista Anna Valle, fanno credere che la propria bambina sia nata morta, con il dispiacere nel cuore sceglie di trasferirsi a New York, proseguendo la carriera come prima ballerina. Fino a quando riceve un bigliettino con la scritta “Dark Out”, Alice, tua figlia vive a Vicenza e balla come te.

Infatti, abbiamo girato quattro mesi a Vicenza e due a Roma.


@manidelsud @raffaelestella
Blusa & giacca kimono @zerobarracento
Giacca & Pantalone @carlopignatelli

Avevi già lavorato in altre serie televisive?

Sì, questa è la mia seconda volta in quanto prima avevo lavorato su “Nero a metà 2” con Claudio Amendola, interpretando il ruolo di Michele Lizzetto, il prodotto è targato RAI ma ora fruibile su Netflix per chi si fosse perso le puntate.

Molto probabilmente ci sarà anche una terza stagione, ma non so ancora se ci sarò io, in quanto il mio personaggio finisce in un modo che non si sa, quindi tutto è possibile.


In Luce, interpreti un personaggio Napoletano?

La serie prende luogo al nord, a Vicenza come dicevamo, ed io sono il classico poliziotto trapiantato dal sud.

Infatti, quando ho iniziato il primo giorno di riprese il regista Fabrizio Costa, mi ha chiesto conferma se io fossi di Napoli, esortandomi a farlo sentire di più, in quanto mi ero contenuto non sapendo esattamente quale direzione prendere.



Parlami del film che ti vede protagonista “Sissy”?

Trattasi del quarto film del regista Eitan Pitigliani, ed io sono protagonista insieme a Fortunato Cerlino in questo meraviglioso progetto.

È una storia molto forte, in quanto il mio personaggio sceglie di vivere all’estremo della realtà, annullando qualsiasi tipo di contatto esterno, vivendo sotto i ponti.

Abbiamo girato a viale Marconi a Roma, ho dovuto ed ho voluto dormire anch’io li, al punto tale che il mio lavoro è stato talmente intenso che ho avuto difficoltà ad uscire dal mio personaggio per una decina di giorni.

La cosa buona è che il mio ruolo parte dal basso, davvero dagli inferi, per poi arrivare al paradiso.

Photographer – Sabina Felice

Styling – Michele Santoro

Cover total look – @tizianoguardini

Il rap senza confini di Random, dai social a Sanremo

Photography Simone Conte

Art direction & Production Miriam De Nicolò

Styling Sofia Radice & Miriam De Nicolò

Photographer assistant Luigia Imbastaro

Grooming Elisa Maisenti

Press Office Wordsforyou

Cover look: Coat, hoodie and pants | Collini; Shoes | Vic Matiè

Il freestyle ai tempi della scuola, la prima canzone pubblicata su Facebook a 14 anni, l’album Giovane oro col producer Zenit che sancisce l’avvio di una fruttuosa collaborazione, ascolti monstre sulle principali piattaforme di streaming, sei dischi di platino (tre per Chiasso, il singolo con cui è definitivamente esploso nel 2019), featuring di peso (Gué Pequeno, Carl BraveEmis Killa e Gio Evan tra gli altri), un EP – Montagne russe – rimasto per settimane nella top 10 dei più venduti. Sono questi i momenti salienti della repentina scalata ai vertici dell’industria musicale di Random, pseudonimo di Emanuele Caso, enfant prodige del rap nostrano. Ventenne, nato a Massa di Somma ma cresciuto a Riccione, indicato a suo tempo da Mtv New Generation come artista del mese, è già arrivato ai palcoscenici televisivi che contano (nello specifico, quelli di Amici Speciali, spin-off del programma di Maria De Filippi, nel 2020, e del festival della musica tricolore per eccellenza, Sanremo 2021), e sembra avere tutte le carte in regola per confermarsi come uno degli astri più fulgidi della new wave italiana. D’altra parte è lui il primo a volersi spingere oltre, affermando di aver ricominciato a  «vivere la musica come facevo quando non ero nessuno, è questa la chiave giusta per avere successo secondo me».



Sei molto attivo online e in particolare su TikTok, che ha veicolato il boom di Chiasso, brano certificato triplo disco di platino. Cosa apprezzi maggiormente dell’app di ByteDance e, più in generale, come vive i social un cantautore il cui successo passa (anche) da loro? 

Devo sicuramente parte del mio successo a questa piattaforma, ha rivoluzionato il modo di condividere la musica e trovo sia meritocratica, se sei costante e hai dalla tua bei contenuti, puoi arrivare a tante persone. Per un cantautore della nuova generazione i social possono essere davvero utili per farsi conoscere da migliaia di utenti con un semplice video, sono però anche un’arma a doppio taglio perché questi ultimi possono farsi condizionare, stabilendo che se una canzone non è particolarmente “tiktokabile” allora non è bella, ma non è vero; ogni brano ha la sua storia, il suo mondo, il suo modo di essere enfatizzato in un determinato contesto.

Quali canzoni o autori pensi abbiano influito di più sulla tua maturazione artistica?

All’inizio della mia carriera ero un fan scatenato di Emis Killa (se dovessi indicare una sola canzone direi Parole di ghiaccio, mi ha molto influenzato) e Marracash, la sua Sabbie mobili mi ha dato tanto. Con il passare del tempo mi sono lasciato ispirare da altri cantanti italiani, come Sfera Ebbasta e Jovanotti, e internazionali, ad esempio Ed Sheeran o Justin Bieber, adoro tutta la loro discografia, scegliere è difficile.

Se dovessi descrivere il tuo sound usando solo tre aggettivi?

Dirompente, vero, emozionante.



Hai collaborato con artisti di primo livello, da Gué Pequeno a Carl Brave, con chi immagini il feat dei tuoi sogni?

Mi piacerebbe collaborare con Sfera Ebbasta, come dicevo lo apprezzo molto, ha decisamente una marcia in più. Poi Ultimo, al quale mi sento affine, e Jovanotti.

Nel 2020 ti sei distinto tra i concorrenti di Amici Speciali, tra l’altro hai raccontato di aver provato a partecipare alla trasmissione di Maria De Filippi quando avevi 17 anni, com’è stato in definitiva l’approdo al principale talent italiano

L’esordio in televisione è stato un momento fondamentale del mio percorso creativo, grazie ad esso sono potuto entrare in contatto con il grande pubblico e, viceversa, quest’ultimo ha avuto la possibilità di conoscermi. Ho imparato tante cose, studiando per la prima volta canto, imparando a muovermi davanti alle telecamere. Ringrazio Maria e Stash (il frontman dei The Kolors con cui ha duettato nel programma, ndr) per la fantastica esperienza.

Hai partecipato al festival di Sanremo 2021, cosa puoi dirci a riguardo, com’è stato per un ventenne cresciuto – e affermatosi – sul web confrontarsi con uno dei massimi simboli della tradizione musicale italiana? 

Lo considero un altro enorme passo in avanti nella mia carriera, essere in gara a Sanremo mi ha tolto il fiato e mi ha formato, tantissimo. Ero incredibilmente emozionato, quasi incredulo di far parte di un cast di cantanti del genere, sono tuttora riconoscente per aver calcato il palco dell’Ariston.



Il rap è un genere fortemente connotato sotto il profilo dell’immagine, quanto conta per te lo stile, e come lo definiresti?

Penso sia cruciale avere un bel personaggio, la percezione che si ha di un artista passa anche da come appare dall’esterno; puoi fare della musica stupenda, ma se non hai una visione stilistica ed emotiva sei al 50%. In questo periodo sto lavorando parecchio in questa direzione.

A novembre il tuo tour farà tappa a Roma e Milano, cosa ti aspetti dalle due date? Come speri sia il ritorno on stage dopo tutto quello che è successo nell’ultimo anno e mezzo?

Saranno i miei primi due concerti veri e propri, un’emozione unica. Voglio che sia uno spettacolo in tutti i sensi e mi sto impegnando al massimo affinché lo sia. Mi piacerebbe ci siano persone che magari non conoscono nemmeno una nota delle mie canzoni e, sentendole, se ne innamorino.

Hai in serbo qualche novità che vorresti svelarci?

Posso dirvi che sto componendo diverse canzoni con produttori con i quali non avevo mai lavorato, e sperimentando nuove sonorità. Sto uscendo dalla mia zona di comfort e ricominciando a vivere la musica come facevo quando non ero nessuno, è questa la chiave giusta per avere successo secondo me.



L’oroscopo settimanale di Massimo Giannone

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul Il del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_


ARIETE

Il sentiero è: EVOLVERSI

LOVE – “Puoi evolvere in consapevolezza solo se continui a lavorare sulla tua anima testimonianza; se diventi sempre più un testimone distaccato e presente e tutto ciò che fai, di tutto ciò che pensi, di tutto ciò che senti. Se sei infelice-come lo sono tutti, ricorda: ciò rivela semplicemente che sei inconsapevole “, Osho, mistico indiano. Agiamo spesso inconsapevolmente, il più delle volte a proprio danno e, con questo atteggiamento ci causiamo tristezza e dolore.

WORK – “La vita due doni preziosi: la bellezza e la verità. La prima l’ho trovata nel cuore di chi ama e la seconda nelle mani di chi lavora”, Khalil Gibran, scrittore. Per crescere nel proprio lavoro bisogna amarlo ed avere passioni inesauribili.

FORMA FISICA: OTTIMA


TORO

Il sentiero è: PERDONO

LOVE – “Ricucire un rapporto con chi ha tradito la nostra fiducia è possibile, ma è come rammendare un ambito rotto: il segno rimane indelebile”, Emanuela Breda, scrittrice. Si può perdonare, ma un segno rimarrà indelebile nel nostro cuore.

WORK – “Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più”, Oscar Wilde, scrittore. Quando qualche collega o capo si comporta male con te, sorridi e perdonalo.

FORMA FISICA: STRESS


GEMELLI

Il sentiero è: COMPRENDERE

LOVE – “Non giudicare sbagliato ciò che non conosci, prendi l’occasione per comprendere”, Pablo Picasso, pittore. Quando non si comprende un atteggiamento di chi si ama, non bisogna giudicare ma cercare di comprendere le motivazioni dei suoi gesti.

WORK – “Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”, Primo Levi, scrittore. Quando non si è in grado di portare avanti una mansione perché non si sono compresi i meccanismi, bisogna informarsi e chiedere aiuto.

FORMA FISICA: DIETA


CANCRO

Il sentiero è: SINCERITA’

LOVE – “Essere sinceri è un pregio, essere bugiardi un difetto, ma quando la sincerità è usata per ferire e la bugia per lenire, la prima andrebbe punita e la seconda assolta”, Emanuela Breda, scrittrice. Mai far male a nessuno, soprattutto alle persone che amiamo, la chiarezza e la sincerità non dovrebbero essere utilizzate per ferire.

WORK – “Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa”, Martin Luther King, attivista statunitense. In questa fase dosate la vostra verbalità, potreste crearvi dei nemici.

FORMA FISICA: BUONA


LEONE

Il sentiero è: NUOVI STIMOLI

LOVE – “Tra lo stimolo e la risposta c’è uno spazio. In quello spazio è il nostro potere di scegliere la nostra risposta”, Victor E Frankl, neurologo. Bisogna pensare più volte prima di reagire o esprimere un proprio pensiero, inizierei col chiedermi, io come reagirei?

WORK – “Viviamo di stimoli e moriamo senza di essi, lentamente, con rabbia e tristezza”, Celeste Holm, attrice statunitense. La spinta emotiva, tende ad esaurirsi col trascorrere degli anni, mentre questa fiamma andrebbe mantenuta sempre accesa.

FORMA FISICA: OTTIMA


VERGINE

Il sentiero è: CREDERE

LOVE – “Se ami una persona, lasciala andare, perché se ritorna, è sempre stata tua. E se non ritorna non lo è mai stata”, Khalil Gibran, scrittore. Se una relazione si conclude, mai accanirsi o mettersi in un’attesa snervante, se ti ha amato davvero, ci sono possibilità di ritorno altrimenti un’altra persona sta cercando te.

WORK – “Il modo migliore per scoprire se puoi fidarti di qualcuno è dandogli la tua fiducia”, Ernest Hemingway, scrittore. Per avere fiducia bisogna innanzitutto donarla.

FORMA FISICA: BUONA


BILANCIA

Il sentiero è: TRASFORMARE

LOVE – “Amore non è guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione” Antoine de Saint Exupery, scrittore francese. Un sentimento profondo come l’amore fa percorrere sentieri nella medesima direzione.

WORK – “Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”, Lucio Anneo Seneca, filosofo romano. Bisogna conoscere ciò che si desidera raggiungere per approdare da qualche parte.

FORMA FISICA: OTTIMA


SCORPIONE

Il sentiero è: CONCRETEZZA

LOVE – “l’amore non è qualche parolina mormorata a fior di labbra prima di addormentarsi. L’amore si nutre con gesti concreti, di dimostrazioni, di devozione nelle cose che facciamo giorno per giorno”, Nicholas Sparks, scrittore statunitense. Bisogna coltivare ogni giorno il nostro amore, con devozione e con gesti concreti.

WORK – “Credo che per prima cosa ci vogliono delle basi di esattezza, metodo, concretezza, senso della realtà. È soltanto su una certa salda solidità prosaica che può nascere una creatività” Italo Calvino, scrittore. Sono necessari grandi sforzi per far fiorire la creatività.

FORMA FISICA: NUOTO


SAGITTARIO

Il sentiero è: MOTIVAZIONE

LOVE – “Meno ragioni esistono a giustificare un’usanza tradizionale e più diventa difficile sbarazzarsene”, Mark Twain, scrittore statunitense. Le abitudini sono difficili da vincere, in amore è necessario ogni giorno sbarazzarsene.

WORK – “Devi aspettarti delle cose da te stesso prima che tu possa farle”, Michael Jordan, cestista statunitense. Per raggiungere degli obiettivi, bisogna averli e crederci.

FORMA FISICA: DISCRETA


CAPRICORNO

Il sentiero è: ACCETTARE GLI INSEGNAMENTI

LOVE – “Che ti giova insegnare agli altri, se intanto tu per primo non ascolti te stesso”, Francesco Petrarca, scrittore. Bisogna ascoltare profondamente ciò che si dice alle persone che amiamo, spesso siamo i primi a non seguire quelle regole che vogliamo imporre.

WORK – “Io non posso insegnare niente a nessuno, io posso solo farli pensare”, Socrate, filosofo greco. Un grande leader non si vanta della sua mente, attraverso l’umiltà fa conoscere il suo pensiero e la sua visione.

FORMA FISICA: OTTIMA


ACQUARIO

Il sentiero è: FOCALIZZAZIONE

LOVE – “Il raccoglimento fa trovare una soluzione a tutto”, Silvia Zoncheddu, scrittrice. Quando ci sentiamo perduti perché qualcosa non va nel nostro ambito emozionale, fate un ritiro, meditate, troverete le motivazioni di ciò che voi stessi avete creato.

WORK – “Quando un uomo rivolge tutta la volontà verso una data cosa, finisce sempre per raggiungerla”, Hermann Hesse, scrittore tedesco. Per realizzare i sogni bisogna innanzitutto crederci.

FORMA FISICA: DOLORI ARTICOLARI


PESCI

Il sentiero è: ABILITA’

LOVE – “A volte sono le persone che nessuno immagina che possano fare certe cose quelle che fanno cose che nessuno può immaginare”, Jack Bannon, attore inglese. Le persone più comuni sono spesso quelle che riusciranno a sorprenderci.

WORK – “Il buon marinaio si conosce nelle tempeste”, anonimo. È dinanzi alle difficoltà che un grande leader riesce a dirigere il suo team, osservando gli ostacoli come un’opportunità.

FORMA FISICA: BUONA

Haroun Fall rischia tutto. “Attraverso il cinema voglio cambiare il mondo”

L’abbiamo scoperto attraverso il successo della serie “Zero” di produzione Netflix, ma possiamo assicurarvi che una carriera brillante è sulla strada Haroun, affascinante talento di questa seconda generazione di attori che sta restituendo valore e identità al cinema italiano. Ha un modo di approcciare al suo lavoro quasi come una missione, volta a costruire, tassello dopo tassello, un percorso artistico definito e selezionato da sceneggiature che abbiano un senso profondo e una finalità oggettiva, che riescano a trasmettere un messaggio importante. Haroun ha le idee chiare e la sua passione per questo lavoro, come in tutto quello in cui si mette, ha il peso di tutta l’energia che ogni giorno si alimenta nella ricerca di progetti sempre più ambiziosi, di ruoli complessi e importanti, di un’interpretazione in grado di dare a ogni storia una sua caratterizzazione originale. Haroun vive ogni istante con una motivazione straordinaria, caricando di significato esperienze, oggetti e pensieri che alla maggior parte degli individui passano accanto con la rapidità di un treno ad alta velocità.

Quello a cui vorrei arrivare è avere la possibilità di scegliere i progetti più adatti al mio percorso per poter essere fedele alla mia identità


Haroun Fall e Madior Fall

Parliamo delle tue origini e del tuo primo approccio alla recitazione. Da cosa sei rimasto affascinato in prima battuta, del mondo del teatro o del cinema? chi ti ha sostenuto?
La cosa che più mi fa piacere delle mie origini è che ha un legame molto forte col percorso che ho fatto per arrivare al mondo dello spettacolo, perché sono stato affidato all’età di 8 mesi e poi ho fatto un reinserimento in famiglia. Questo passaggio ha inciso moltissimo sul mio stato emotivo e sulla mia identità personale, al punto che da bambino mi è stato diagnosticato un iperattivismo. Fu allora che i miei genitori hanno deciso d’iscrivermi a un corso di teatro, che mi ha permesso di dare sfogo a tutta quella energia, e poi di appassionarmi a questa professione.
Ricordo che nel corso di quelle prime esperienze interpretai uno dei bravi dei promessi sposi, e lì, per la prima volta, entrai nell’ottica del significato d’interpretare il ruolo di qualcuno che fosse diverso da me, di essere un altro. Mi ha fatto scoprire la possibilità di vivere emozioni che altri potevano aver vissuto, condividendone debolezze e fragilità.
Una docente del Teatro Nuovo di Torino, Franca Dorato, mi venne a vedere e fu la prima persona a convincermi di tentare un’audizione, e di studiare in una scuola che avesse nel suo programma un percorso artistico. Ho passato 6 anni in questa scuola, e più crescevo, più mi rendevo conto di quanto fosse importante avere la responsabilità d’interpretare un ruolo. Terminati gli studi, riuscii ad entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, da dove sono usciti anche Miguel Gobbo Diaz, io e Germano Gentile, solo tre persone accettate. Essere la terza persona di colore a entrare in Accademia mi ha fatto sentire un forte senso di responsabilità: potevo rappresentare la voce di coloro che quella voce non potevano averla.

I miei genitori mi hanno sempre sostenuto in questo. Sono cresciuto secondo il principio che devi fare bene quello che ti piace, perché determinerà la tua felicità e il tuo scopo, i soldi sono una conseguenza. C’è un percorso artistico molto importante alla base, sfruttare il proprio talento.

Ma c’è anche un’altra persona che ha avuto un ruolo fondamentale sulla mia formazione: Luca Rubenni, il mio manager. Lui mi ha sempre spinto a fare provini su personaggi fuori ruolo, personaggi non scritti a posta per me. Con la consapevolezza che fosse l’unico modo per rompere il sistema, per aprire un varco per farmi notare, interpretando personaggi che non fossero i soliti clichè destinati agli attori di colore.
Il nostro obiettivo comune è quello di entrare nell’industria cinematografica attraverso la preparazione, con un approccio meritocratico, fatto di passione e lavoro costante. È per questo che non voglio sprecare neanche un’occasione che la vita mi presenta, e rendere le persone che mi hanno selezionato, fiere della loro scelta.


Haroun Fall e Madior Fall

Ogni fase della nostra vita è segnata da progetti che stabiliscono la nostra direzione e ne forgiano la personalità. Qual è la tua direzione personale adesso? Cosa vuoi trasferire alla gente che vede recitare?

Non esiste un’unica direzione. In questo momento io sono diviso tra famiglia – che è un vero macrocosmo – e il lavoro, attraverso il quale voglio trasmettere valori e personalità, al di là del mercato, con la possibilità di scegliere i progetti più interessanti. È di fondamentale importanza approfondire l’aspetto sociale, attraverso l’arte. La nostra società si sta muovendo verso un bipolarismo che si prende gioco dei diritti delle persone, soprattutto dopo la pandemia. A questo proposito io ho la fortuna di essere un megafono per la gente e cerco costantemente di rispettare e far valere l’opinione di un mondo al di fuori di me, lottare per quello che per me è giusto. Su questo non mi tirerò mai indietro. Perché se da un lato è un mio diritto, in questa fase della mia vita diventa un mio dovere non interrompere le lotte che intere generazioni hanno fato per i loro diritti: dalle donne alle persone di colore, perché noi siamo il frutto di migliaia di anni di storia. Al di là del mercato, è importante prendersi il rischio di quello che comporta quest’impegno e fare ciò che è giusto.

Hai coraggio e valori autentici che ti contraddistinguono da molti altri artisti della tua generazione.

Faccio parte di un’Italia di nuova generazione che sta ritrovando una nuova identità cinematografica. Ci sono nomi importanti che stanno elevando il valor del cinema italiano: da Matteo Garrone a Paolo Sorrentino, a Mattero Rovere. Anche Pietro Castellitto sta facendo un percorso molto interessante. Credo che tutti abbiamo il dovere di pensare dove stiamo andando, e seguire il nostro percorso senza aver paura di essere giudicati. Per me vince l’essere umano, vince chi ha un obiettivo.

Se dovessi scegliere un personaggio più consono alla tua personalità, chi vorresti interpretare?

Senza dubbio quello di Leone Giacovacci, raccontata nel libro di Mauro Valeri “Il Nero di Roma”. È la storia di un pugile nigeriano che scappa dall’Italia durante l’epoca fascista e si rifugiai in una nave mercantile inglese. A Parigi cambia identità e si fa chiamare Jack Walker. Riesce a diventare un pugile di successo sotto il fascismo di Mussolini. Vince tutti i match, ma non gli fanno vincere il titolo europeo perché osteggiato da Mussolini per il colore della sua pelle e finisce la sua vita da portiere di un hotel a Milano. Una storia vera ricca di significato. Un pezzo della nostra storia italiana, di chi come tanta gente ha difficoltà ad essere riconosciuto italiano all’interno del proprio Paese, dove veniva chiamato il “mulatto di Trastevere”
Palomar ha acquistato i diritti per farne un film.

Un’altra storia che vale la pena di essere raccontata è legata a uno scandalo giudiziario in America.
Kalief Browder è finito nel carcere di Rikers Island, dove si scopre essere stato vittima di terribili violenze, a 16 anni, per il furto di un portafoglio. Era il 2010. Non è mai stato processato. Non gli è mai stata contestata alcuna accusa. Lui ha sempre negato di aver rubato. Dei mille giorni passati in carcere, Kalief ne ha trascorsi circa seicento in cella d’isolamento. A Rikers Island, nel febbraio 2012, ha cercato di uccidersi più volte, finendo per riuscirci. 



Il biopic a livello cinematografico è il mezzo più potente per trasmettere con efficacia storie portatrici di valori che facciano da denuncia e rappresentino uno strumento per cambiare le cose nella nostra società.
Dovremmo usare un
codice di comunicazione internazionale, con l’intenzione – a priori – di lanciare le nostre produzioni all’estero. 

Hai dei modelli cinematografici a cui fai riferimento o che hanno indiscutibilmente fatto parte della tua formazione?

Il primo che mi viene in mente è Denzel Washington che con la sua preparazione e il livello culturale del suo lavoro è un esempio vivo di questa professione, che non può prescindere da sentimento emozione e cultura. Lui è uno di quelli che ha saputo scegliere i suoi progetti ed è sempre rimasto fedele al suo percorso, per me un faro nel buio.
Uno dei registi che ha rivoluzionato il cinema dell’epoca moderna è senza dubbio David Lynch con Mulholland Drive – un punto di riferimento – e Christopher Nolan con Inception – un vero capolavoro.
Martin Scorsese, parte fondamentale della storia del cinema che molto ha in comune col nostro Neorealismo. Ma anche Leonardo di Caprio è un attore e un produttore straordinario che col suo attivismo sta veramente facendo la differenza.
Di John Carpenter mi piace il suo metodo, schematico e minimalista, con un’attenzione particolare al racconto dei soggetti “invisibili”, i meno fortunati della società.

So che ami la musica e, tra l’altro, balli molto bene. I tuoi artisti preferiti?

Etta James, Whitney Houston, Ella Fitzgerald, Aretha Franklin, sono modelli di rifermento per la musica e posso dire che nel mondo pop l’unica che può cogliere questa importante eredità è Beyoncè, o Michael Jackson al maschile, che è stato un performer e artista straordinario.
Mi piace Kanye West che negli ultimi anni ha avuto modo di affrontare il tema del controllo della mente, a causa del suo bipolarismo, apprezzo il modo in cui ha imparato ad affrontarlo. Ma anche Amy Winehouse, Tony Bennett – cito nomi del passato perché è l’eredità che ci portiamo dietro per creare la musica che stiamo creando adesso. Adele è straordinaria, che tra l’altro è il nome che ho dato a mia figlia.
Tra l’altro io canto e il genere che preferisco di più è il musical, di cui ho fatto qualche esperienza in teatro.
Adoro Le Miserable, Rent, Billy Elliott, Jakyl & Hyde con la sua Confrontation.
Il musical è una forma d’arte molto complessa per un artista perché ti costringe fare i conti col tuo corpo: devi saper ballare, cantare e recitare contemporaneamente. Quando parlo di musical, mi riferisco a quello teatrale, non cinematografico.

In questo Paese dovremmo dare una connotazione al teatro più democratica e anche più accogliente, come proposta per i giovani, ma soprattutto che diventi più accessibile ai ceti sociali diversi, anche a livello economico. Il teatro ti aiuta ad imparare meglio la lingua, innamorarti e sentirti parte del paese in vivi. È una cosa su cui la politica dovrebbe lavorare. La cultura è il motore, l’alimentazione della nostra società, la strada verso la costituzione di una civiltà, ce l’hanno insegnato i greci secoli fa.


Haroun Fall e Madior fall

La gioia di una famiglia così giovane è una scelta controcorrente rispetto all’Italia del nostro tempo. Ti reputi un ragazzo fortunato?

Purtroppo, questa società non ti mette nelle condizioni di desiderare qualcosa di diverso da noi, come dedicarti al progetto di una famiglia con un altro essere umano. Ti fa perdere l’idea di investire a lungo termine, perché siamo ormai abituati a un sistema consumistico anche emotivo. Quindi riuscire a decidere di rischiare e trovare una persona con cui costruire un progetto di vita è difficile sia per i valori da cui siamo bombardati, sia dal punto di vista economico.
Fare un investimento su un’altra persona significa anche fare una rinuncia, ma è importante tenere presente che tutto quello che nella vita ha un valore, implica una rinuncia su qualcos’altro.
Io ho avuto mia figlia nel 2020, un momento in cui il mondo – dopo la pandemia – ci ha un po’ cambiati. Per me rilanciare su un’altra vita è una scommessa positiva per il futuro.
Insegnare a un’altra persona a vivere mentre io sto imparando a vivere. Non voglio fare gli stessi errori che hanno fatto i miei genitori biologici, ma continuare il percorso che hanno fatto i miei genitori adottivi, aiutandomi a superare i miei limiti, le mie paure e per arrivare alla consapevolezza di quale direzione volessi intraprendere, imparando ad accettare me stesso in relazione agli altri, perseguendo obiettivi e ambizioni. Quello che spero è di poter trasmettere la stessa cosa a mia figlia, avendo uno scarto generazionale minore, avendola avuto così giovane. Credo che non ci sia una scelta più bella di quella della vita.

Hai uno stile decisamente ricercato, il tuo rapporto con la moda va oltre il concetto di fashion victim.

L’estetica è importante ma senza contenuti non ha alcun senso.
La moda è un costume di scena. La possibilità di vestirmi e di cambiarmi mi dà la possibilità di essere un’altra persona, di esprimermi e di essere quello che voglio essere in quel momento, è talmente istantaneo l’impatto visivo iniziale con la gente che mi piace poter scegliere come pormi, attraverso i vestiti. Ultimamente sono attratto da Rick Owens, Balenciaga e Balmain: Oliver Rousting sta facendo un lavoro rivoluzionario anche nel suo rapporto con l’ambiente.
Sono attratto dalle forme più complesse, dal design di ricerca
Il lavoro di Kanye West con Adidas lo trovo veramente originale, interpretando in un modo più sofisticato l’universo dello street style.

Consiglieresti due libri ai nostri lettori?

Due libri: “L’insostenibile leggerezza dell’essere” e “Sunset Limited” di Cormac McCarthy da cui è stato tratto un film con Samuel L. Jackson. Una drammaturgia contemporanea in cui il bianco e il nero (così sono definiti) vivono chiusi in un appartamento confrontandosi e scontrandosi su temi esistenziali, ad un ritmo serrato di botta e risposta.


Photographer: Davide Musto

Fashion Editor: Rosamaria Coniglio

Grooming: Claudio Furini

Haroun e Madior wear John Richmond

Madior Fall, quando uno “Zero” ti cambia la vita


Madior, classe 1999 nato a Parigi e cresciuto a Milano, afro italiano con sangue senegalese, grazie alla sua fisicità di 1,85 ben presto ha iniziato a fare il modello lavorando per i più grandi brand del lusso, ma il suo sogno fin da bambino è sempre stato quello di fare l’attore.

L’occasione è arrivata, ed anche bella importante, ovvero il ruolo di Inno nella serie TV targata Netflix “Zero”.

Colpisce la sua estrema educazione e pacatezza, che non sempre ti aspetti da un ragazzo così giovane, dice di essere stato molto timido da bambino ed infatti proprio il lavoro dell’attore lo abbia aiutato ad essere più sel-confident.



Quando hai capito di voler fare l’attore?

In realtà fin da piccolo, solo che non mi è mai capitata l’occasione di poterlo fare, in quanto la mia vita mi aveva portato in altre direzioni sia a livello di studio che per la mia passione per lo sport.

Poi quasi per caso o per incidente mi è capitata l’occasione per il casting di Zero, ed eccomi qui con il mio sogno da portare avanti.

Zero, la prima serie TV italiana con un cast total black, che esperienza è stata?

Posso dire che è stata un’esperienza nell’esperienza, abbiamo tutti percepito come un senso di responsabilità, proprio perché è una prima volta, e speriamo di tantissime altre.

Anche perché siamo una realtà che esiste davvero, quella degli italiani neri, tutto questo ci ha spinto a lavorare meglio e a fare più squadra per supportarci l’un l’altro.

Non è stata solo una serie televisiva, ma una vera e propria rivoluzione nel cinema.



Faresti anche televisione?

Non escludo nulla nella mia vita, perché come è successo per la recitazione, se capiterà l’occasione io sarò pronto ad accoglierla, non sono davvero uno che si tira indietro.

Ora però rimango con i piedi per terra, nella speranza di poter continuare a fare l’attore, e se ci sarà una seconda stagione, che tutti noi speriamo vivamente, lo vedremo solo prossimamente se si avvera. Ma sarò l’ultimo a saperlo.

Dimmi il tuo pensiero sulla “N world” che soprattutto quando in televisione viene utilizzata scatena dei veri e propri putiferi.

Ovviamente non si può dimenticare il fatto che questa parola venisse utilizzata per denigrare le persone con la pelle scura e soprattutto nel contesto della schiavitù aveva un peso molto rilevante.

Non è tanto la parola in sé, ma la sua storia, e ad oggi soprattutto il contesto cui viene utilizzata. Con i miei amici scherzando ci possiamo anche chiamare così, sicuramente la televisione non è il posto giusto per farlo. Viene vista da milioni di persone, e non tutti possono percepire il significato vero.



Per Venezia 78’ hai fatto due red carpet in pochi giorni, come li hai vissuti.

Forse perché provengo dalla moda, e poi anche un po’ perché sono tranquillo di carattere, posso solo dire che mi son divertito tantissimo, ero timidissimo da piccolo, poi lavorando con la mia immagine devo riconoscere che l’ho superata.


Photography by Davide Musto

Styling by Rosamaria Coniglio

Grooming Claudio Furini

Photographer Assistants Dario Tucci and Riccardo Albanese 

Haroun Fall and Madior Fall wear John Richmond

Edoardo Purgatori: dal sogno di Ozpetek al cinema impegnato per le nuove generazioni

Si può dire che Edoardo Purgatori abbia seguito quasi letteralmente le orme dei genitori, con la madre attrice e storica dell’arte e il padre giornalista d’inchiesta. Negli anni riesce a conservare valori antichi e passione artistica con l’eleganza e il savoir-faire di un attore d’altri tempi. La sua formazione teatrale, anche oltreoceano, gli permette di conquistare il panorama televisivo e il grande schermo, dove spicca nella storia italiana “Quando corre Nuvolari”, approdando poi nel cast de “La Dea Fortuna” e “Le Fate Ignoranti” – la serie – selezionato da uno che non ha mai sbagliato un colpo in fatto di scouting di giovani promesse: Ferzan Ozpetek. Inoltre, lo vedremo anche come protagonista di un film contro il bullismo: “Ikos” di Giuseppe Sciarra…



L’ultima volta che ci siamo sentiti su Manintown era l’inizio del secondo lockdown. Cosa è cambiato nel frattempo?

È stato un periodo difficile ma ho continuato a lavorare tanto! A breve mi vedrete nel cast della serie Le fate ignoranti (tratta dal film cult di Ferzan Ozpetek) che uscirà la prossima primavera. Interpreto il ruolo di Riccardo , precedentemente interpretato da Filippo Nigro nel film. Sarà una delle prime serie di Disney + Star.

Visto il grande successo del film c’è stata un po’ di ansia da prestazione nel girare la serie?

Non posso negarlo, del resto è stato un film di grandissimo successo. A distanza di 20 anni, la tematica dell’omosessualità è più sdoganata, in questo senso penso ci sia stata più leggerezza nell’affrontare e proporre alcune scene. 

Come prosegue con il teatro, altra tua grande passione?

Al momento si svolgono le prove per uno spettacolo che girerò per la rassegna TREND. Stiamo realizzando un testo inglese di drammaturgia contemporanea, Girl in the machine. In questa avventura mi accompagna anche Liliana Fiorelli. In seguito riprenderà anche la Tournè di Mine vaganti a Dicembre, precedentemente interrotta per il covid.



E poi sempre tanto cinema…

Esatto, mi vedrete nel film di Mainetti con un cameo dove interpreto un soldato tedesco. Poi sarò con Paolo Virzi in Siccità, un film corale ambientato a Roma.  Ancora, nella produzione di Veronesi che mi vedrà protagonista insieme a Pilar Fogliati. Questo film che Giovanni ha scritto con lei mette in scena una serie di episodi sempre ispirati alla città di Roma.

Come prosegue invece la vita da papà?

Sono diventato padre in un periodo davvero difficile, ma ci ha portato fortuna. È un’avventura meravigliosa da bilanciare con tanti impegni e non vedo l’ora di fare il bis…

Sei tra i protagonisti del nostro numero dedicato alle nuove generazioni. Un giovane attore che reputi promettente?

Oggi rispetto al passato ci sono più possibilità di lavoro anche per i giovanissimi. Tra i ragazzi più in gamba cito Giulio Pranno, Gabriel Montesi (con cui ho lavorato nel film di Virzì) e ancora Jacopo Antinori. 

Tra le ragazze: Lia Grieco, scoperta nella serie Netflix Luna Nera.



Sempre in questo numero parliamo di places, tu che tipo di viaggiatore sei?

Decisamente avventuroso, il viaggio è sempre stato una parte integrante della mia vita. Ho un animo nomade e viaggiare è sinonimo di scoperta di vita.

Una destinazione insolita che ci consiglieresti? 

Perù, decisamente una grande scoperta. Poi Cuba, ma non nelle tratte classiche, da vivere con zaino in spalla per scoprire la cultura dei paesi meno noti.

Il tuo desiderio per il futuro?

Continuare a lavorare come oggi con persone che stimo profondamente e magari arrivare a realizzare la regia di un film. Un altro figlio/a, l’avevo già detto? (ride ndr)


Photography by Davide Musto 

Styling by Rosamaria Coniglio 

Grooming Giulia Mariti – Making Beauty Management 

Location Villa Egeria – Appia Antica 

Photographer Assistants Dario Tucci, Edoardo Russi and Valentina Ciampaglia 

Styling Assistant Federica Pannetti 

Edoardo Purgatori wears Paoloni 

Special thanks Rocco Panetta | Ganesh Poggi Madarena

COVER: Coat and pants| Paoloni Shirt | Alessandro Gherardi

Jozef Gjura, si è conquistato Roma dal primo giorno, ed ora il cinema ha il volto che gli mancava

Jozef Gjura, lo troviamo al cinema con “Ancora più bello”, sequel del fortunato “Sul più bello”, avrebbe dovuto studiare medicina, ma poi ha pensato di dare un dispiacere a casa dicendo di voler fare l’attore. Ora ovviamente ne sono tutti felici visto il momento d’oro della sua giovane carriera. Unico nella sua fisicità, molto alto, e comicità innata, determinato al punto di candirsi come consigliere qualche anno fa nella sua Vercelli per far valere i diritti dei giovani.

Per ora rimane incantato dalla città eterna ove si è trasferito da poco ma ne è già entusiasta.

Sei albanese piemontese, raccontami la tua storia.

Albanese di nascita e piemontese di adozione, avevo sei anni quando sono arrivato nella magica Vercelli, dove ho compiuto tutto il mio percorso di studi.

Posso dire che i miei ricordi d’infanzia sono legati al mio paese d’origine però poi ho iniziato subito a pensare in italiano. Sicuramente ho due lingue madri, non saprei quale mettere al primo posto.


Gilet | Simon Cracker
Shirt and pants | Angelos Frentzos

Come ti sei avvicinato al cinema?

Verso i diciotto anni ho sperimentato il teatro nella mia città, Vercelli e da subito ho capito che volevo fare di più, nel frattempo avevo iniziato a lavorare come modello a Milano, forse il caso non esiste ma le coincidenze sono belle. Ho trovato un volantino per terra per una scuola di recitazione, e ovviamente mi son andato ad iscrivere.

Da quel momento mi sono assolutamente innamorato dell’arte del teatro, anche se son sempre stato intimorito anche solo nel dirlo a casa, forse per una forma di pudore per qualcosa di quasi irraggiungibile.

Come l’hanno presa a casa la tua idea di intraprendere questa carriera artistica?

Essendo figlio unico e di immigrati, ovviamente dopo tanti sacrifici, i miei volevano che mi laureassi e in effetti volevo fare medicina, ed avrei realizzato il loro sogno, poi ho trovato la forza di comunicare la mia scelta a loro.

Il mio primo tentativo per studiare seriamente recitazione è stato per il piccolo di Milano, non andò bene e dopo esserci rimasto male ho aspettato un po’, fino a quando mi hanno prospettato l’idea del “Teatro Stabile di Torino”, e quella è stata la mia scuola, il mio primo “sì” importante che mi ha fatto piangere di gioia.

Quanto sei alto?

Con certezza posso dire che non lo so, in quanto la prima volta che sono entrato in un’agenzia di moda ho detto che ero alto 1,90 e mi hanno subito detto che non andava bene che era troppo e che avrebbero segnato 1,87.

Poi quando sono andato nella seconda mi hanno detto 1,86, insomma so di essere alto ma non dico più quanto.


Total look | Angelos Frentzos

Ti sei appena trasferito a Roma, che ne pensi?

Mi son trasferito il 28 agosto, ho trovato la mia casetta a San Pietro e sono entusiasta di questa scelta, vediamo quanto dura, ma presumo un bel po’, c’è un ritmo diverso dalle altre città in cui ho vissuto, però mi è piaciuta dal primo momento.

Non mi manca il correre anche se sei in anticipo come a Milano.

Vedo che al red carpet di Venezia ci sei abituato, cosa provi quando sei li?

Mi piace, mi diverte, ma lo vivo come una specie di girone infernale dove tutti urlano il tuo nome, sono tranquillo per natura, però mi sento più a mio agio sul set.

Avendo fatto anche il modello, diciamo che me la cavo, ma quando sento il rumore della pioggia dei flash, non capisco più nulla è più forte di me.


Suit | Angelos Frentzos

Sei al cinema con “Ancora più bello” sequel di “Sul più bello” dove interpreti un ragazzo gay, come ti sei avvicinato al personaggio?

Jacopo l’ho adorato sin da subito, inizialmente doveva essere un personaggio di contorno, senza una vera storia parallela alla protagonista, poi si è evoluto in corso d’opera, con la particolarità che contraddistingue la nostra epoca, il gender fluid.

Infatti, con la mia amica nel film che interpreta una ragazza lesbica cerchiamo di avere un figlio nel primo. Nel sequel, invece, si butta a capofitto nella ricerca di un compagno per poter vivere una storia d’amore, solo che lo fa attraverso le app di dating, e ne rimane molto deluso.

La cosa interessante è che la comicità di Jacopo mi è stata costruita addosso, sfruttando la mia, in quanto il regista mi conosceva già, quindi è stato tutto più semplice.


Photography by Davide Musto 

Styling by Rosamaria Coniglio 

Grooming Anna Gioia Catone – Make Beauty Management 

Photographer Assistants Edoardo Russi and Valentina Ciampaglia 

Styling Assistant Federica Pennetti 

special thanks Rocco Panetta | Ganesh Poggi Madarena 

Cover look: Shirt |Alessandro Gherardi Knit dress|Simon Cracker Pants|MRZ

Simone Baldasseroni, alias Biondo, nel suo futuro c’è il cinema

Simone Baldasseroni, che tutti abbiamo imparato a conoscere con il nick di Biondo che lo ha reso celebre nel mondo della musica, ora ha cambiato le sue prospettive, infatti il sacro fuoco della passione si muove per il cinema.

Determinato e con obbiettivi da raggiungere che lo contraddstinguono, lo vedremo presto debuttare su RAI1 come protagonista in “crazy for football” al fianco di Sergio Castellitto, film appena presentato alla Festa del Cinema di Roma.

Come è andata la presentazione di “Crazy for football” alla Festa del Cinema di Roma”.

Nonostante io abbia già fatto diverse cose tra Amici e Festival di Sanremo, quest’esperienza per me è stata completamente nuova ed elettrizzante, ogni singolo momento è stato incredibile, dalla conferenza stampa che ho fatto la mattina, al red carpet, arrivando alla proiezione del film che è stato emozionante per tutto il cast.

Quando sei in sala ed ascolti sei lunghi minuti di applausi del pubblico, capisci che tutto quello che hai fatto e per cui hai lavorato per tanti mesi è arrivato a tutti.



Sei giovane ma magari ci sei abituato, che cosa provi quando cammini sul red carpet.

In realtà è un po’ una novità anche per me, perché è un contesto completamente e diverso da quello a cui sono abituato, sapere di avere una proiezione con un mio film dopo forse è stata l’emozione più grande. Il cuore mi batteva talmente forte che pensavo potesse scoppiarmi da un momento all’altro.

La tua prima passione è stata la musica, quando è arrivata quella per la recitazione?

Sin da piccolo ero iscritto ad un corso di recitazione con Rolando Ravello ed avevo anche iniziato a fare qualche provino, ma in quel momento il mio vero focus era la musica, quindi ho tralasciato tutto vedendo i primi risultati dall’altra parte.

Poi nel 2019 mi viene proposto un cortometraggio come protagonista e non ci ho pensato su due volte e l’ho fatto, ed il risultato è stato che ho capito di sentirmi a mio agio come poche volte trovandomi sul set.

Dopodiché proprio Rolando mi propose un film “E’ per il tuo bene” con un super cast, da Gianmarco Giallini a Vincenzo Salemme, io il provino l’ho fatto assolutamente senza aspettative, ed invece l’ho vinto. Ero incredulo.

Ed in quell’occasione ho risentito il vero fuoco della passione che sentivo essersi affievolito con la musica.

Che cosa vedi nel tuo prossimo futuro: cinema o musica?

In questo momento sicuramente il cinema, perché mi fa star meglio in questo momento, ciò non implica che io lascerò la musica, anzi, ho anche un disco in uscita ed ho anche tanti fan che non vedono l’ora di poterlo ascoltare, quindi di certo non lo lascerò in stand-by.

Posso dirti che sto frequentando un’accademia, quindi mi applico e voglio essere forte sapendo di potermi migliorare.



Sei tornato a vivere nella tua città: la capitale.

E si, dopo quattro anni trascorsi a Milano ora son tornato a Roma anche perché avevo da girare per diversi mesi “Crazy for football” e poi tanto il cinema è tutto qui, sarebbe inutile restare su.

Che cosa ti diverte di più nella vita? Musica e cinema a parte.

Ma, io son fatto così, sono una persona estremamente curiosa, e quando vado in fissa per qualcosa mi ci butto a capofitto per mesi, poi trovo un altro interesse che mi stuzzica e cado in fissa per qualcos’altro, ecco come mi diverto.

Invece la cosa che ti fa più incazzare qual è?

Sicuramente le persone senza ambizione o senza voglia di far niente, a volte bisogna anche saper azzardare, magari pensare di diventare presidente degli Stati Uniti, ma senza un motivo per cui alzarsi la mattina non lo concepisco davvero.


Photography by Davide Musto 

Styling by Francesco Mautone 

Photography assistants Valentina Ciampaglia and Edoardo Russi 

Styling assistant Federica Pennetti 

Make up and hair Marialivia Igliozzi – Making Beauty Management

Cover look: Total look | Philipp Plein

Jenny De Nucci, non chiamatela biondina, perché lei si prenderà il mondo

Jenny De Nucci, giovanissima intraprendente attrice ed influencer che vanta ben 1,3M su Instagram, dove è seguitissima, e come potrebbe non essere così, le doti le ha tutte con un’energia spiazzante da far invidia a chiunque.

Ha esordito nel cast di diverse fiction Rai , ma il suo sogno oggi si è avverato, infatti la possiamo apprezzarla al cinema in “Ancora più bello” al fianco di Ludovica Francesconi e Giancarlo Commare.

Alla settantottesima mostra d’arte cinematografica di Venezia i fotografi erano tutti per lei, la sua vera passione, scattare foto con la sua macchina fotografica con rullino “old style”.


Total look | 2 Moncler 1952 Woman 
Fedora hat | Borsalino 
Mono earring | Sharra Pagano 

Nonostante tu non sia nuova al red carpet, al Festival di Venezia eri agitatissima, come mai?

Per me è sempre un’occasione di estrema ansia, anche perché magari non tutti conoscono le dinamiche del Festival ed io lo scorso anno sono rimasta traumatizzata.

Praticamente arrivai per un evento pomeridiano facendo lo sbarco al Excelsior vestita come qualsiasi ragazza di diciannove anni, e devo dire che le critiche non sono mancate. Forse la gente pensa che una volta che arrivi li devi essere per forza in abito da sera, ma in realtà non funziona così.

Poi ho paura di cadere, e una cosa è certa: io i Meme dedicati a me su Twitter non li voglio!

E quando sfili cosa pensi in quei momenti?

Ecco questo è davvero inspiegabile, perché è un po’ come se entrassi in una nuvola quando attraverso il tappeto rosso, e le voci vengono come ovattate, presumo che dicano il mio nome i fotografi ed io sorrido. Pressappoco è questo che accade.


Total look | Gianluca Saitto 
Chandelier earrings | Sharra Pagano

Come scegli l’abito per un’occasione così importante come la mostra d’arte cinematografica.

Di base io mi affido ciecamente al mio ufficio stampa Andreas Mercante, ed insieme scegliamo le cose che non siano state troppo viste e soprattutto che vadano a valorizzare dei punti del mio corpo che non vestendomi sempre super elegante, a volte non sottolineo.

Mi diverte tantissimo vedermi in vesti diverse per queste occasioni.

La tua prima volta al cinema, con “Ancora più bello” che mi dici a proposito.

In realtà sul grande schermo mi ci ero già vista a Venezia nel 2019 con “Happy Birthday” un cortometraggio che poi ha fatto un percorso bellissimo e ancora di recente è stato esposto al museo del cinema.

Quindi in un certo senso questa cosa l’avevo già smarcata, però devo ammettere che durante la prima in sala a Roma è stato un po’ come se non avessi la percezione e che non sapessi che cosa stesse accadendo, in quanto avevo tutti i miei amici con me ed è stato come realizzare il sogno comune.



Possiamo dire che sei un vulcano di energie e fai tantissime cose, cosa sognavi fare da piccola, cioè qualche anno fa.

Ho avuto diverse fasi e cambiamenti di idee, all’inizio volevo fare la filosofa, poi volevo fare l’hostess di volo, e poi la ballerina, in quanto ho sempre studiato danza e fino al 2015 ero ferma su quest’idea.

Poi ho avuto un anno intero di tonsillite che non se ne andava via e non riuscivano nemmeno ad operarmi, quando poi finalmente le ho tolte, avevo perso peso e non mi sentivo di tornare a lezione, ma nel frattempo avevo scoperto il corso di teatro, che anche se all’inizio era un chiodo schiaccia chiodo, alla fine è diventato tutto per me.

So che sei molto brava a fregartene dei messaggi degli haters, cosa ne pensi del fatto che Loretta Goggi per il disappunto della critica abbia abbandonato?

Partendo dal fatto che lei è una Dea vivente per me, però posso capire che arriva da una generazione diversa, e quando magari la gente faceva dei commenti brutti, li faceva davanti alla televisione e non lo sapeva nessuno.

Ora è diverso è tutto molto più brutale, il tweet è immediato.


 Totallook | Gianluca Saitto 
Chandelier earrings | Sharra Pagano

Che tipo di responsabilità senti nei confronti di chi ti segue?

Diciamo che crescendo ho capito molte più cose, e anche se ho una fetta di pubblico vasta, non faccio cavolate, ma questo a prescindere. I figli vanno educati a casa, non siamo noi ragazzi con un tot di follower a fare un tot di lavori ad insegnare nulla a nessuno, sarebbe troppo comodo altrimenti.

Mi piacerebbe elargire grandi insegnamenti, ma ho solo ventun anni, come potrei farlo?



Photography by Vincenzo Valente 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Hair Kemon 

Make up Claudia Ferri 

Location Industrie Fluviali Roma 

Special thanks to Romeow cat bistrot 

Stylist’s assistants Andrea Seghesio and Laura Ronga 

COVER: Oversize shirt | Antonio Marras Patent trousers | Red Valentino Polka dot boots | Casadei Mini bag | Fragiacomo

Luca Pantini, quando non lo trovate sul set andate a cercarlo su qualche spiaggia sperduta a fare surf

Luca Pantini, romano, ex modello, ha anche fatto parte del concorso Mr. Italia tanti anni fa, ora si gode il suo momento di assoluto successo, soprattutto grazie al suo incontro con Ferzan Ozpetek che ne ha cambiato il destino.

Lo abbiamo conosciuto nel film “La dea fortuna”, poi in svariati spot pubblicitari tra cui quello per le feste natalizie di Unicredit, ed ora lo vedremo presto a teatro con “Mine Vaganti”, tournée che era stata interrotta a causa pandemia. Ma tutti noi lo attendiamo con la nuova serie TV per Disney Plus de “Le fate ignoranti” tratta dall’omonimo film e sempre per la regia di Ferzan. Quando non lo vedete sul set, potete cercarlo su qualche spiaggia sperduta a fare surf, la sua vera passione.



A che punto della tua vita hai deciso di fare l’attore?

Non saprei dire se vi è stato un momento preciso, ho iniziato la mia carriera come modello a soli diciassette anni e nel frattempo ho sempre continuato a studiare recitazione, quello che io chiamo il momento di svolta, è successo cinque anni fa quando per uno spot pubblicitario di Trenitalia sono stato scelto da Ferzan che ne avrebbe diretto la regia.

Cosa è successo dopo lo spot?

E beh è successo che son stato scelto prima per “La Dea Fortuna” il film, dopodiché per lo spettacolo teatrale “Mine Vaganti”, con cui torneremo a breve in scena a dicembre, che è la trasposizione teatrale del celebre film, poi ancora il meraviglioso spot per Unicredit per le feste di Natale, ed ora le serie TV per Disney Plus delle “Fate Ignoranti”, che ha festeggiato i suoi vent’anni dall’uscita in sala.

Senti il peso di essere riconfermato per tanti progetti da Ozpetek?

Assolutamente sì, perché mi rendo conto che il mio cammino professionale è stato di tipo esponenziale, non ho avuto una crescita graduale, quindi il bello viene ora cercando di rimanere al punto in cui mi trovo adesso.



Secondo te perché tutti gli attori vogliono lavorare con Ferzan?

Credo che sia la sua visione dei personaggi che lo differenzia da qualsiasi altro regista, la sua sensibilità nel capire il ruolo giusto per ognuno di noi.

A lui basta guardare una persona per capire quale ruolo sarà, è una dote sicuramente innata la sua, e non sbaglia mai.

E la conferma sono anche i suoi brani che sceglie come colonna sonora dei suoi film, diventano sempre dei successi ascoltatissimi, come recentemente per Diodato.

Invece ora parliamo di teatro, avevi già avuto esperienze prima di “Mine Vaganti”.

È stata la prima esperienza in assoluto, quindi il mio livello di paura è stato folle, sai quando fai la recita da bambino pensi che il teatro sia quello, però poi quando ti ritrovi a debuttare nei più grandi teatri d’Italia, nel momento in cui si apre il sipario ci sono quei tre secondi di vuoto totale, e ti dici: o parlo, o parlo.

Anche perché davanti a te hai tantissime persone che hanno pagato un biglietto per vedere quello spettacolo e non è come al cinema che hai la possibilità di un secondo take, sul palcoscenico è buona la prima e poi senno solo brutte figure.



Come mai la serie “Le fate ignoranti” dopo vent’anni?

Credo che forse ci stesse pensando da molto tempo, ha approfondito quell’italianità e sensibilità che lo ha affascinato al punto di scegliere Roma come sua residenza e che tanto gli ha portato fortuna rendendolo celebre in tutto il mondo.

Ci saranno tanti elementi che sono cambiati, però si rivede sempre il film in una nuova prospettiva. E forse ci sarà anche una seconda stagione, chissà.


Photography by Pier Nicola Bruno

Styling by Irene Lombardini & Miriam De Nicolò

Styling assistant Nicolas Marcantonio

Grooming Fabio Cicerale

Photographer assistant Riccardo Ruffolo

In partnership with NES Nito Electric Scooter www.nitobikes.com

Thanks to CNL 1969 

Cover look: Shirt | Fred Perry T-shirt | Tagliatore Pants | Kiton Sunglasses | Italia Independent

Francesco Martino, schivo e introverso, ma la sua casa è il set

Francesco Martino, dopo aver trascorso gli ultimi anni prima della pandemia avanti e indietro con gli Stati Uniti, ora sente di star bene qui in Italia, dove ha appena terminato le riprese di “A casa tutti bene” la serie TV sempre per la regia di Gabriele Muccino.

Dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma lo potremo vedere su SKY da dicembre.

Come è avvenuto il tuo incontro con Muccino?

In realtà ero stato chiamato per un provino per un altro ruolo, però non ero giusto per quel personaggio, il mio essere appassionato alla scrittura di Gabriele mi ha portato a fare quattro provini, e nell’ultimo eravamo io Sveva Mariani che è l’attrice protagonista e Muccino, posso solo dire che si è creato un fantastico feeling, ed il progetto è andato in porto.



Dove è stata girata la serie?

La vicenda ruota intorno a questa grande famiglia che possiede un ristorante, ed abbiamo girato per la gran parte del tempo a Roma, ed il resto in una villa da sogno sul mare all’Argentario.

Nel film si capiva che i personaggi erano tanti ed ognuno di loro racchiudeva un mondo intero da poter esprimere come succede sempre per i personaggi del regista, quindi con un grandissimo potenziale per poter indagare di più.

La tua vita prima della pandemia si divideva tra l’Italia e gli Stati Uniti, ora come ti sei adattato?

Devo dire che si è creata una sincronia astrologica nei miei pianeti in quel momento, in quanto avevo appena terminato le riprese di un progetto e poi quindici giorni dopo siamo stati chiusi per pandemia, infatti con tutto il cast ci siamo reputati fortunati da poter concludere tutto in tempo. Per tutti questo periodo di chiusura e di riflessione ha voluto dire capire cosa conta realmente nella vita, come gli affetti quelli veri, e soprattuttola famiglia.

Io personalmente avendo i genitori molto anziani ne ho sofferto particolarmente in quanto non li ho potuti abbracciare per paura di poterli contagiare.



Nel lento ritorno alla normalità sei tornato a frequentare il cinema in sala?

Sì, certamente, ho visto da poco “Tre piani” di Nanni Moretti, che mi ha davvero messo in moto il cervello, infatti subito dopo mi son letto il libro.

Personalmente ho visto tante sale piene, quindi credo che ci sia proprio la voglia di tornare a condividere il rito collettivo del cinema, che anche se coadiuvato dalle piattaforme in streaming non potrà mai essere sostituito.

Io amo il momento in cui siamo tutti seduti e si spengono le luci, è un qualcosa di magico che fa bene a tutti.

E per il teatro che mi dici?

Sono tornato anche a teatro, e devo dire che anche se ci hanno provato a metterlo in streaming, non potrà mai dare le stesse emozioni, anche perché viene a mancare la forma di scambio tra gli attori ed il pubblico.

Invito tutti a farlo nella maniera più assoluta, tornare a teatro ci rende migliori, ci permette di rispecchiarci, capire le nostre vite e di comunicare dei messaggi.

La prima serie è fatta, ci sarà un seguito?

Non posso svelare nulla, tranne che ovviamente farebbe piacere a tutti.


Photography by Davide Musto 

Styling by Rosamaria Coniglio 

Grooming Maria Livia Igliozzi – Making Beauty Management 

Photographer Assistants Edoardo Russi and Valentina Ciampaglia 

Styling Assistant Federica Pennetti 

Thanks to The Sanctuary Eco Retreat Rome

Cover look : Suit | Issey Miyake by MdEfashion Roma

Leo Gassman, un cantautore con la testa sulle spalle

Leo Gassman, ha un cognome importante da portarsi addosso, figlio di Alessandro e nipote di Vittorio, una vera famiglia reale della settima arte, ma lui sin da piccolo sceglie la musica.

Con la forza e la tenacia che solo un vent’enne può avere, studia ed esprime il suo cantautorato fino ad arrivare primo in classifica a Sanremo 2020 nella sezione “Nuove proposte”, con “Vai Bene Così”.

Dopo un anno e mezzo di pandemia è pronto ad uscire con un nuovo album anticipato dal singolo “Down”.

Lo abbiamo incontrato durante il Festival di Venezia dove si è anche esibito.


Total look | Marsem 

Discendi da quella che è una famiglia reale del cinema italiano, senti il peso del tuo cognome?

No assolutamente, posso solo che essere estremamente riconoscente, per l’educazione che ho ricevuto negli anni e che mi accompagnerà per il resto della mia vita.

Sono fiero di tutti in famiglia, da mio padre a mia madre e mio nonno, che sicuramente ha lasciato un segno nel panorama del cinema italiano.

Hai sempre voluto fare musica, non hai mai pensato di fare cinema anche tu?

La musica mi ha sempre appassionato questo è sicuro, me lo hanno chiesto tantissime volte se volessi fare cinema, ma per ora non ci ho mai pensato, tra gli studi e la mia musica non ho avuto tempo per altro.

Poi sono giovane, magari in futuro cambierò idea.


Total look | Etro 

Vinci Sanremo giovani nel 2020, e due settimane dopo l’Italia ha chiuso, quanto ti son girate le scatole?

Ma direi di no perché il mio approccio con la vita è sempre molto tranquillo, quindi ho cercato di trarne il meglio in qualsiasi caso, mi sono chiuso in studio ed ho lavorato.

Per me la prima quarantena è stato un periodo di grande ispirazione, ed ho scritto dei brani che non vedo l’ira di far uscire e che mi rappresentano in pieno.

È stato quel tipo di tempo che ho dedicato a me stesso e alla mia crescita interiore.

Quest’anno eri al festival del Cinema di Venezia, sei abituato ai red carpet? Che cosa provi quando sei li?

No assolutamente, per altro è stato il mio primo red carpet di quelli ufficiali, è stata una bellissima esperienza facilitata dal fatto che a Venezia mi sento un po’ a casa, non per la mia arte ma per quella con cui sono cresciuto, pane e cinema sono la mia vita.

Oltre a sfilare ho anche avuto la possibilità di suonare in un bellissimo chiostro, quello di Sant’Apollonio, ed è stato davvero emozionante, in quanto suonare sull’acqua non ti capita tutti i giorni.


Total look | Fendi 

Soprattutto per un cantante lo stop pandemico è stato prolungato, come lo hai vissuto?

Mi reputo fortunato perché anche subito dopo il primo lockdown ho avuto diverse occasioni di suonare con la mia band, sono uno che si adatta, mi basta anche solo chitarra e voce, quindi, forse è più facile.

Spero che il momento in cui si possa tornare con le sale in piena capienza con tutto il pubblico davanti sia vicino, ma sembra che i presupposti ci siano, bisogna solo attendere ancora un pochino.

Cosa ne pensi della cultura in Italia?

Purtroppo, l’Italia è un paese che non riesce a valorizzare l’arte, siamo un paese che potrebbe tranquillamente vivere solo di quello, e non parlo solo della musica, ma ad esempio il teatro, non conosco nessun ragazzo della mia età che lo frequenti.

Bisognerebbe fare qualcosa a tal proposito, istituire dei fondi, e dare la possibilità ai giovani di portare in scena i loro spettacoli in nome di quelle eredità culturali che sono vive e vanno protette.Quando si investe i frutti arrivano sempre, il problema è quando non si fa nulla e si lasciano le cose in stallo.


Total look | Emporio Armani 

Frequenti l’università, che percorso stai seguendo?

Sto per laurearmi in Comunicazione e psicologia in inglese a dicembre, studio alla John Cabbot che è l’università americana a Roma, la quale mi ha sempre dato innumerevoli spunti di riflessione e mi ha aiutato ad esercitare quella parte di me che a volte nella musica che vive di impulsi e non riesci ad esercitare.

Ma soprattutto mi ha sempre tenuto con i piedi per terra lasciandomi la possibilità di crescere internamente allargando i miei orizzonti.


Photography by Davide Musto

Styling by Rosamaria Coniglio

Grooming Maria Esposito Simone Belli Agency

Location NH Collection Vittorio Veneto

Photographer assistant Angelo De Marchis

Cover total look | Emporio Armani 

Federico Cesari: “Mi metto alla prova e vi stupirò”

Abbiamo conosciuto Federico nel ruolo di Martino in “SKAM Italia”, che ha aperto le porte dell’Olimpo agli attori più amati dalle nuove generazioni italiane. Questa nuova stagione cinematografica lo ritrae come protagonista di un nuovo progetto, diretto da Francesco Bruni e tratto dal libro Premio Strega Giovani 2020 Daniele Mencarelli “Tutto chiede salvezza” che ci mostra in una rappresentazione forte e allo stesso tempo fragile il ritratto di questa nuova generazione attraverso la cruda esperienza dei trattamenti medici obbligatori. Lo vedremo poi nel primo film italiano Amazon Original, “Anni da Cane”, diretto da Fabio Mollo, e il prossimo autunno su Amazon Prime Video.

Su Manintown ti abbiamo scoperto quando interpretavi il ruolo di Martino Rametta in Skam. Cosa è successo in questo anno e mezzo?

In questo anno e mezzo è successo tanto perché sono maturato molto e ho affrontato progetti che mi hanno aiutato a capire ancora di più questo lavoro. Non si smette mai di imparare, continuo a seguire nuovi lavori dai quali apprendo molto e mi auguro che sia sempre così. Sto lavorando a progetti che mi hanno permesso di cimentarmi in storie e dimensioni che sono totalmente lontane da me ma che mi permettono, grazie all’esperienza indiretta, di viverle e quindi di crescere. 



Cosa puoi dirmi del tuo ruolo in Anni da cane?

In Anni da cane ho un ruolo diverso da quelli che ho sempre interpretato perché nonostante sia sempre un adolescente, il personaggio è molto ben caratterizzato. Nel film il personaggio è fortemente caratterizzato dal suo impaccio, dall’ incapacità e timidezza nel comunicare i sentimenti e questo motivo lo porta a sviluppare un modo di relazionarsi diverso da quello dei suoi coetanei. 

Un ruolo che vorresti interpretare?

Non ne ho uno specifico, ne vorrei uno che mi metta alla prova, anche se sono contento di quelli che ho avuto fino ad ora. In generale mi appassiono molto ai personaggi più diversi da me, che mi portano ad uscire fuori dal mio.

Sei tra le new faces del nostro nuovo numero cartaceo insieme ad altri giovani talenti, chi apprezzi particolarmente tra le nuove generazioni?

Sono contento che si stia dando spazio ai nuovi talenti e alle giovani promesse perché possono dare tanto e, se messi alla prova, possono maturare moltissimo arrivando a regalare bellissime emozioni al pubblico ma anche al nostro cinema. Chi apprezzo particolarmente lo tengo per me…



Parallelamente alla carriera di attore come proseguono gli studi universitari?

Gli studi universitari procedono un po’ a rilento per via degli impegni lavorativi che sto avendo in questo periodo. È importante arrivare al momento di una scelta e io l’ho fatta. Questa è stata fatta come parte di un processo di maturazione nell’ultimo anno e mezzo e per adesso sono soddisfatto del percorso fatto finora compatibilmente con il lavoro che ho intrapreso. Se valuto esclusivamente il mio percorso accademico senza metterlo in relazione al mio lavoro si creano delle aspettative che non vengono soddisfatte per forza di cose perché non ho tempo ed energie piene da dedicare all’università. Da un certo lato mi dico di aver fatto il massimo, dall’altro lato se la mia vita dovesse essere il percorso da medico, dovrò sicuramente recuperare della strada. 

Il tuo motto?

Non ho un motto preciso, cerco sempre di mettermi in gioco per superarmi e stupirmi ogni volta ma senza dimenticare da dove sono partito ossia dal divertimento e dalla bellezza che c’è nel mio lavoro cercando di non focalizzarmi solo sul fatto che sia un lavoro e quindi bisogna ottenere dei risultati a tutti i costi. Ci sono periodi in cui le aspettative non sono raggiunte ma questo fa parte del processo. 

Prospettive per i prossimi mesi?

Nei prossimi mesi tanto lavoro e tanta concentrazione. Sto affrontando un progetto bellissimo di cui sono molto felice e che mi sta facendo scoprire parti di me che non conoscevo. Molto faticoso, ma che spero possa dare tanto alle persone. Al momento è l’unico focus e vorrei che anche in quelli successivi ci siano molte soddisfazioni, perché ce la sto mettendo tutta. 


Photographer Davide Musto

Fashion Director Rosamaria Coniglio

Grooming Cosimo Bellomo

Photographer Assistants Dario Tucci and Edoardo Russi

Styling Assistant Cecilia Fefè

Look cover DROME | Radà accessori

Tancredi: il nuovo volto della musica italiana



Parlando di Tancredi, cantautore salito alla ribalta nell’ultima edizione di Amici, non bisogna lasciarsi ingannare dall’età (20 anni) né dai modi pacati o dall’aria da “bravo ragazzo”, col viso pulito incorniciato da una massa di riccioli. Ha già dimostrato, infatti, di saper dare voce a paure, dubbi e tormenti che costellano il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, raccontandoli attraverso hit da milioni di stream come Las Vegas (doppio disco di platino), Balla alla luna o Leggi dell’universo. Non ha mai nascosto, del resto, ansie e fragilità, indici di una sensibilità fuori dal comune che riversa evidentemente nella sua musica, in cui, come ci rivela, confluiscono ricordi, esperienze e immagini, così da delineare «un proprio universo personale, come in un film».


Total look | Herd

Hai cominciato presto a fare musica, studiando al CPM Music Institute e mettendoti alla prova con strofe e contest. Come e quando ti sei avvicinato a quest’arte?

Intorno ai 12 anni, facevo freestyle con gli amici e ho iniziato a scrivere testi, il primo l’ho composto interamente a cappella, senza una base strumentale; sono partito dal rap per poi evolvere, toccando ambiti musicali eterogenei.

Restando in tema, chi sono i tuoi modelli di riferimento?

Mi lascio ispirare da tracce o autori diversi a seconda della canzone cui sto lavorando, i punti fissi sono sicuramente Drake, The Weeknd, Jaden Smith, la dance anni ‘80.

Quali brani, generi o artisti ti hanno accompagnato nelle varie fasi del tuo percorso?

All’inizio mi rifacevo al rap italiano, ascoltavo Salmo, Gemitaiz e MadMan, quindi sono passato a quello americano e inglese di big come 50 Cent o Eminem, poi a Post Malone: mi ha impressionato per il suo coniugare pop e rap, dando il la un nuovo filone che, partendo da basi rap, esplora i generi più disparati. In fin dei conti uno dei punti di forza dell’hip hop, secondo me, è proprio la capacità di adattarsi a svariati sound.



Potresti descriverci il tuo iter creativo, dalle prime idee alla registrazione finale?

Non mi sono mai dato un metodo preciso, a volte parto da un giro di accordi, altre da una frase appuntata, altre ancora da un vero e proprio concept che sviluppo man mano. Cerco di tenere insieme, nello stesso momento, la creatività pura e la parte più razionale e “rifinita” del lavoro, passando molto tempo in studio: è lì che cerco di portare a termine il processo, concentrando tutto ciò che ho voglia di esprimere.

Come descriveresti la tua musica a chi non l’ha mai ascoltata?

Mi ritengo eclettico nel mio approccio, provo a esplorare strade diverse e sono certo continuerò a farlo, altrimenti mi annoierei. Se dovessi individuare un genere specifico direi il pop, è una sorta di contenitore che comprende tutto, però preferisco non etichettare la mia musica, lo trovo limitante; parla della mia vita, delle esperienze vissute, delle immagini che ho in testa, il bello sta nel mescolare tutto liberamente plasmando un proprio universo personale, come in un film.

C’è stato un momento che hai percepito come un punto di svolta, uno snodo cruciale per la tua crescita artistica?

Sicuramente la prima canzone scritta, più a livello personale che per la carriera in sé, mi ha spalancato un mondo che ho amato all’istante.
È stato fondamentale anche avere il coraggio di prendere lezioni di tecnica vocale, è complicato cantare davanti a una sola persona che è lì per insegnarti. Un’altra svolta è arrivata poi grazie a un professore del CPM, ha riconosciuto il mio talento e mi ha aperto le porte del settore.


Total look | Balenciaga 

A maggio è uscito il tuo primo EP Iride, che contiene hit come Las Vegas, Fuori di testa o Leggi dell’universo, cosa puoi dirci a riguardo?

È un disco in cui è racchiuso il vissuto del lockdown o meglio, dei lockdown, nasce infatti da cose successe in precedenza che, durante quel periodo di pausa forzata, ho avuto modo di elaborare. In Fuori di testa, ad esempio, parlo dell’ultimo giorno di scuola, Iride è una specie di omaggio ai miei amici, alle persone che ho conosciuto e mi hanno reso ciò che sono, Leggi dell’universo è invece una ballad d’amore abbastanza triste. Considero l’EP un mio biglietto da visita, è passato del tempo e ora lo vedo un po’ acerbo, però sono soddisfatto perché, in un momento estremamente complicato, sono riuscito col mio team a portare a termine un progetto musicale degno del nome.

Sei arrivato in semifinale ad Amici 20, a distanza di qualche mese come valuti la tua esperienza nel talent show Mediaset?

Mi ha aiutato sotto molteplici aspetti, dal mantenere un ritmo veloce alla gestione dello stress, permettondomi inoltre di conoscere persone con cui condividevo il sogno della musica e di raggiungere un gran numero di spettatori, mostrando loro ciò che posso e potrò fare.

Vanti numeri di tutto rispetto su Instagram et similia (443 mila follower su IG, 1,6 milioni di like su TikTok) com’è il tuo rapporto con i social? Pregi e difetti, a tuo parere, di questo mondo?

Ho un rapporto particolare con i social, tendenzialmente non li amo perché credo suggeriscano una realtà distorta cui vorrei evitare di adeguarmi, non voglio sottostare a una sorta di obbligo per cui, in sostanza, esisti solo se posti. Vado a periodi, a volte li uso con regolarità, l’importante è che non diventino un obbligo, bisogna fare attenzione perché la vita non è fatta esclusivamente di fasi up e bei momenti, sebbene vengano mostrati quasi sempre quelli.
Il loro maggior pregio penso sia l’immediatezza, l’arrivare subito a una miriade di persone.



Provieni da una famiglia di creativi, tuo padre lavora per una nota maison e la musica non è certo indifferente ai codici fashion, che rapporto hai con la moda? Trovi ci sia un legame tra la cifra distintiva di un cantante e il suo stile, dentro e fuori dal palco?

Dipende dai singoli artisti, ad alcuni piace unire la musica a una certa esteriorità espressa dall’abito, ma non è fondamentale, ci sono cantanti che tengono egregiamente il palco pur non badando troppo all’outfit. Personalmente mi piace combinare queste due dimensioni, sono sempre stato immerso nella moda, mi va di farlo e credo funzioni.

Ci sono capi o accessori che pensi ti identifichino sotto il profilo stilistico? Hai un debole per qualche marchio o designer?

Degli orecchini con le ali che ho rubato a mia sorella, per me esprimono un concetto di libertà, e una collana a catena di chiodi: sono questi gli accessori che porto più spesso, credo mi rappresentino.
Per quanto riguarda i brand, mi piacciono Armani, Issey Miyake e Yohji Yamamoto, però indosso anche Zara, vario insomma, sia a livello di capi che di marchi specifici.

Ci sono novità in arrivo che vuoi anticiparci? Cosa speri ti riservi il futuro?

Le novità verranno svelate a breve, sto lavorando molto e dopo aver passato un periodo davvero tosto, caratterizzato da timori e ansie varie, adesso mi sento bene, come se avessi chiuso un cerchio. Non vedo l’ora che escano i nuovi lavori, sono soddisfatto, penso meritino più di un ascolto.
Per il futuro, spero di avere tanta serenità, non sono sicuro di meritarla ma ne ho bisogno, assolutamente.


Total look | Salvatore Ferragamo

Photography by Davide Musto 

Creative Direction Filippo Solinas @One Shot Agency 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Hair Kemon 

Make up Eleonora Juglair using Armani Beauty Luminous Silk Primer 

Location Stazione Milano Centrale 

Special thanks to Bowls and more 

Photographer’s assistants Dario Tucci and Riccardo Albanese 

Stylist’s assistants Andrea Seghesio and Laura Ronga 

Una giovane stella nascente del cinema italiano: Ludovica Francesconi



Abbiamo imparato a conoscere Ludovica Francesconi con la sua interpretazione di Marta nel film “Sul più bello”, non è stato solo un ruolo importante, Marta è iconica. Il messaggio positivo che riesce a protrarre nel lungometraggio è arrivato al cuore di tutti quelli cha lo hanno visto.

Ironica e maldestra un po’ com’è alla fine Ludovica nella vita, una giovanissima interprete che sicuramente ha un vivido futuro nel cinema ed è per questo che MANINTOWN ha voluto riconoscere il suo talento con il New Generation Awards.

Ora al cinema con il sequel “Ancora più bello”, ma non temete perché in arrivo ce ne sarà ancora uno a chiudere triologia di Marta.


Il tuo primo red carpet alla Mostra D’Arte Cinematografica di Venezia. Che cosa hai pensato in quegli attimi?

All’inizio ero talmente emozionata che non riuscivo a capire esattamente quello che mi stesse succedendo, poi pian piano ho iniziato a sentirmi a mio agio, peccato però che la passerella fosse già finita. Mi son detta: posso rifarlo? Anche perché sarei stata psicologicamente più preparata.

Ti saresti aspettata un sequel di “Sul più bello”, ora sei in sala con “Ancora più bello”.

In realtà no, c’era qualche voce che diceva che forse ci sarebbe stato un seguito, ma quando la notizia della conferma è arrivata, è stato davvero stupendo, puoi immaginare quanto ci potessi sperare.

Mi sono affezionata tantissimo al personaggio di Marta, quindi io stessa, volevo sapere la sua evoluzione.

Marta ha avuto un grandissimo impatto empatico sul pubblico.

Si, verissimo, è stata immediatamente presa d’esempio, mi sono arrivati anche messaggi di genitori che avendo visto il film sono riusciti a trovare un punto di contatto con i figli adolescenti che affrontano le loro insicurezze.

Che cosa hai pensato la prima volta che hai letto il copione?

La verità? Ma questa è una figata pazzesca! Marta con la sua voglia di mangiarsi il mondo mi ha insegnato tantissimo, io ero una persona pessimista, ho sempre preferito buttarmi giù piuttosto che rimanere delusa dopo.

Invece con il film ho capito che se cadi, ti rialzi e ti prendi quello che vuoi e non rimarrai mai delusa.


Cosa sapevi della fibrosi prima intraprendere il personaggio di Marta?

Davvero non molto ed è per questo che abbiamo fatto degli incontri con ragazzi che soffrono di questa malattia, e le caratteristiche che si vedono nel film sono completamente ispirate a loro.

Perché li ho visti così, delle persone pazzesche con grinta da vendere ed è così che mi hanno ispirata.

Raccontami l’aneddoto più divertente che ti è successo girando il film.

Per iniziare il set col botto il primo giorno l’ho letteralmente fatto con la macchina. Eravamo all’aeroporto, ed avevo una scena in auto, dovevo scendere dalla macchina ed entrare, fin qui tutto ok. Però erroneamente avevo lasciato il motore acceso, quindi dovevo rifare la scena, nel mentre cercavo di capire come spegnere col pulsante la vettura, ma non ero stata istruita sul come farlo, ho preso in pieno un panettone di cemento, e mi sono ribaltata. Insomma, è diventata un GIF, perché ovviamente stavano riprendendo.

L’ultimo frame, ero io con le gambe per aria! Il secondo, si perché ne ho due, è quando sono svenuta volteggiando alle due del pomeriggio con un maglione di lana, peccato che era fine giugno, ed il mio potassio mi aveva abbandonata, sono svenuta.


Photography by Davide Musto 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Grooming John Delima Lorena Leonardis @Cotril 

Location ISFCI – Istituto Superiore di Fotografia Roma 

Photographer’s assistants Dario Tucci and Valentina Ciampaglia 

Stylist assistant Andrea Seghesio 

Il cinema italiano non è mai stato così cool: Giancarlo Commare



Di Giancarlo Commare, che è stato recentemente premiato a Venezia 78’ con il Next Generation Awards di MANINTOWN, possiamo dire che non è stato difficile far ricadere la scelta su di lui, infatti, il suo stesso percorso lo ha rivelato come il migliore attore della nuova generazione di talenti del cinema italiano. Negli ultimi anni è entrato nelle case con serie TV come “SKAM”, che hanno lasciato una breccia nel pubblico. Ha iniziato come ballerino per poi diventare un attore dalle mille sfaccettature come possiamo apprezzare ora al cinema.

La sua interpretazione in “Maschile Singolare”, con il ruolo di un ragazzo gay che ha intrapreso in modo talmente naturale da poterlo avvicinare al fruitore senza sovrastrutture, proprio per questo motivo è stato accolto dal pubblico LGBT a braccia aperte.



Lo definirei un attore libero, in quanto cresce con i ruoli che sceglie di vivere, e questa è la magia del cinema e per un interprete è la magia della vita.Ora lo possiamo vedere al cinema con “Ancora più bello”, seguito de “Sul più bello” al fianco di Ludovica Francesconi.

Com’è arrivare a Venezia, fare il red carpet, ed essere premiato?

Che domanda mi fai? Come faccio a descriverti in due parole un’emozione così grande. Mi ero sempre detto che non avrei mai fatto il red carpet di Venezia senza motivo, solo per la velleità di esserci, ed ho aspettato che succedesse, tutto li.

L’unica cosa è stata che quando mi sono ritrovato sul tappeto rosso mi è sembrato tutto assurdo con le emozioni amplificate. Ora però devo dire che appena prima di allungare il primo passo davanti ai fotografi, anche perché al secondo stavo per inciampare, mi son sentito un po’ come succede nei film quando ti passa tutta la vita davanti, ecco questo è quello che è successo a me in quel momento.

E che cosa hai visto?

Tutto dall’inizio, come una bobina srotolata, da quando facevo il cameriere, a quando pulivo il gabinetto del locale a fine serata, la mia infanzia, i sacrifici, ci son stati momenti dove realmente non avevo nulla dentro il frigorifero e quando lo aprivo faceva l’eco.

Ho pensato anche a mio padre, con cui non ho un rapporto, devo dire che son state più le cose brutte cose che son affiorate in quegli istanti, per fortuna è durato un attimo, anche perché poi ho capito che era il mio turno e toccava a me sorridere ai fotografi.

Per la prima volta nella mia vita mi sono detto: Giancarlo, te lo meriti vai!



Come mai ti sei detto solo in quel momento una frase così, di obbiettivi ne hai già raggiunti tantissimi

Son fatto così, sono molto pretenzioso nei miei confronti in tutto quello che facevo non bastava mai, e dentro di me sentivo sempre la voce che diceva, devi fare di più non basta, e questo ha fatto in modo tale da non riuscire a godermi mai i meriti che mi son stati dati o che mi son preso.

Anche in quest’ultimo anno in cui mi sono successe tantissime cose, e un po’ come se non avessi avuto la piena consapevolezza del tutto.

Ho vissuto Venezia come una luce su tutto il mio lavoro svolto negli ultimi anni.



Possiamo dire che sei stato un privilegiato in quanto tra un lock down e l’atro non ti sei mai fermato

Me ne stupisco anch’io ma a parte i primi due mesi dove ci siamo fermati tutti, poi ho ripreso subito, e prima della pandemia erano esattamente venticinque mesi che lavoravo no stop.

Ho avuto dei momenti in cui recitavo su quattro set diversi allo stesso momento senza rendermene neanche conto.

E adesso entri anche nel seguito di “Sul più bello”.

Esatto, in tre mesi abbiamo girato tutti e due i sequel “Ancora più bello” e “Sempre più bello”.

Devo ammettere che è stato un complesso per me a livello personale, stavo attraversando un momento difficile e girare due film insieme credo che non sia mai facilissimo, in più dovendo completare anche altri lavori mi ritrovavo sempre in treno a fare il pendolare tra Torino e Roma.


Photography by Davide Musto 

Production & Styling by Alessia Caliendo 

Grooming Kemon 

Location Teatro Brancaccio Roma 

Special thanks to Romeow cat bistrot 

Photographer’s assistants Dario Tucci, Riccardo Albanese and Valentina Ciampaglia 

Stylist’s assistant Andrea Seghesio 

Palazzo Castelluccio a Noto

Un palazzo siciliano del XVIII secolo autenticamente restaurato e ancora abitato con la sua collezione di mobili, oggetti d’arte e dipinti. Un tesoro inestimabile salvato dal collezionista europeo Jean-Louis Remilleux dopo anni di decadimento.

Un viaggio attraverso le sale di Palazzo Castelluccio attraverso l’occhio di Mattia Aquila.

Courtesy Jean-Louis RemilleuxFondazione del Gran Tour| Palazzo Castelluccio

More info – guarda il sito

Photographs by Mattia Aquila

Piero Gemelli: quando la perfezione rima con rivoluzione

Se si volesse sintetizzare in una formula la localizzazione intellettuale dell’opera di Piero Gemelli, la cui mostra La bellezza svelata a cura di Maria Savarese e Maria Vittoria Baravelli è prorogata fino al 21 novembre al Pan di Napoli, risiederebbe nell’intersezione – che appartiene alla storia della fotografia di moda negli anni 70 e 80 – tra “corpo vestito” e “vestito corporeizzato”. È proprio in quegli anni, infatti, che inizia la conversazione fra immagini che s’insinuano nel solco tra la “bella” foto di moda e tranches de vie quotidiane nelle quali il vero soggetto non è più l’abito in quanto tale, bensì l’abito incarnato.  Non è un caso che sul finire del decennio più edonista della nazione nasce il fenomeno delle top model. È, almeno in parte, il riflesso di una situazione nella quale si avverte l’esigenza di sostituire alla consueta ricetta “vestito + modella” un corpo unico, reale, effettivo, identificabile in un volto, un nome, una personalità, una provenienza geografica.



Gemelli, uomo di grande cultura e di ricche letture, non si schiera né dall’una, né dall’altra parte, pur ritraendo, in scatti divenuti emblematici, signore come Carla Bruni o Monica Bellucci. Piega i due rami della questione realizzando corpi vestiti e abiti resi corpo all’interno di composizioni dalle proporzioni vitruviane: del resto, la sua formazione in architettura, lo porta a privilegiare la composizione formale, mantenuta – come in un leitmotiv – sempre con un occhio vigile, partecipe, mai distaccato. C’è un sentimento geometrizzato che deriva, da un lato, dai suoi studi; dall’altro si fa partecipe dell’interiorità del soggetto. «La fotografia non ruba l’anima», appunta sui suoi taccuini poiché è anche un pensatore finissimo. «Racconta invece l’anima messa a nudo di chi fotografo». E, ancora, in un altro appunto: «Cerco in te ciò che riconosco di me e tu trovi con me una parte nuova di te».



Nessun atteggiamento dominante da parte del fotografo demiurgo alla Blow Up, per intendersi, quanto l’esercizio dell’empatia, la ricerca della complicità con chi è ritratto da lui, senza prevaricazioni di nessun tipo. Anzi, “nome omen”, per Gemelli tutte le persone che si trova a fotografare sono in qualche modo dei suoi doppi. E spesso lo sono anche le cose: se il mondo degli oggetti non ci offre alcun conforto, allora li si distrugga, come nella celebre serie di still-life di cosmetici che vengono letteralmente fatti esplodere e ripresi al momento della deflagrazione, come le fragili composizioni di frammenti di statue classiche che vivono in precario equilibrio, come le sculture di ferro ritorto che somigliano ai mobiles di Calder. Perfino l’erotismo per cui Gemelli è così noto, non ha valenze sessuali, è un elemento che fa parte di uno spiritoso trompe l’oeil, con le due ragazze unite/divise da una zip dipinta sulla parte laterale delle loro nudità, nell’ambiguità intrisa di humour in cui una Bellucci/Jessica Rabbit accosta la guancia a una Bellucci/Rodolfo Valentino.


Perché questo è il punto che, secondo chi scrive, in pochi notano: le sue foto, che solo a un primo, fuggevole sguardo, possono sembrare levigate, glamorous, perfettamente riuscite dal punto di vista tecnico (anche per questo Gemelli è un maestro della fotografia internazionale), ma a una più attenta visione sono profondamente, assolutamente, indubbiamente politiche. E con questo non intendiamo etichettare Gemelli come appartenente a una precisa ideologia: il flacone di profumo che salta in aria, a richiamare alla mente la scena finale di Zabriskie Point, va nella direzione di un anti-consumismo marxiano: dato ancora più ironico se si pensa che quella foto è pubblicato su una delle riviste più leggendarie per la moda da vendere, Vogue Italia. E così, certe donne oggettivizzate – di lui felici complici – o costrette nei stereotipi di bellona che soggiace al seduttore, sono una presa di posizione nei confronti del femminile che pochissimi fotografi di moda hanno o hanno avuto. Perfino le nature morte hanno la foto di un occhio, di una bocca, un ciuffo di capelli accostati a squadre, forme da scarpe, righelli: l’organico convive con l’inorganico, il caduco si sposa al quasi-eterno. La grandezza di Gemelli risiede nell’usare le espressioni più “canoniche” della fotografia per introdurvi sempre un elemento che scava più nel profondo, sempre di più. Fino fare anche un po’ male, o perlomeno a continuare un lavorio che dall’occhio dello spettatore si trasferisce al suo cervello e poi al suo cuore. Sorge il dubbio se per Piero Gemelli valga il contrario della famosa massima di Dostoevskij «La bellezza salverà il mondo». Me il mondo, sembra chiederci lui, salverà questa bellezza strapazzata dal capitalismo, questi corpi usati come attaccapanni, quest’erotismo mercificato che illustra una mineralizzazione dell’umanità? Il Maestro usa codici strutturali antichi, rassicuranti, rinascimentali: «Ho sempre cercato un punto di equilibrio tra la libertà creativa e i limiti racchiusi nelle richieste dei clienti. In questa continua ricerca tra la progettualità dell’architetto e l’anarchia emotiva del creativo, ho sempre trovato il modo di raccontarmi; per fortuna, senza avere mai avuto la sensazione di esserci riuscito fino in fondo, altrimenti il gioco sarebbe già finito», dichiara in un’intervista. «Ritengo la bellezza l’equilibrio tra opposti ed imperfezioni. Cerco il dialogo tra istinto e progetto».


Tutto il suo corpus di opere si svolge sotto il segno della tensione tra essere e divenire, mostrare e dimostrare, consolare e fare riflettere. Usando i criteri della foto di moda “ben fatta”, Piero Gemelli porta avanti un linguaggio che è formale e malinconico, lieve e impegnato, perfettamente leggibile eppure continuamente enigmatico. Se imparassimo a leggerle, le immagini ci porterebbero in un tempestoso turbinio di sensazioni. Ma è come un mulinello sotto l’acqua di un lago: la loro superficie è perfetta, specchiata, impeccabile. E in quest’ennesimo ritrovamento del doppio che ritroviamo il suo fascino più autentico. E se anche volessimo per forza definirle “classiche”, queste foto, queste costruzioni visive, ricordiamo le parole di Salvatore Settis in Futuro del classico: «Quanto più sapremo guardare al “classico” non come a una morta eredità che ci appartiene senza nostro merito, ma come qualcosa di sorprendente da riconquistare ogni giorno, come un potente stimolo a intendere il “diverso”, tanto più sapremo formare le nuove generazioni per il futuro». 

Immagine di copertina: Giada, Milan, 1996

Breitling accende ancora una volta i motori delle auto storiche del Trofeo Milano

Si è conclusa la 15ª edizione del Trofeo Milano, un appuntamento ormai irrinunciabile per tutti gli appassionati del genere, che ha visto sfilare le auto e moto storiche del Club Milanese Automotoveicoli d’ Epoca. Come da tradizione, Breiting, celebre strumento di precisione di casa svizzera, ha patrocinato l’evento in un suggestivo percorso che ha coinvolto circa 80 auto e 30 moto costruite entro il 1970, dall’Ippodromo di san Siro al celebre Museo di Alfa Romeo ad Arese, fino al consueto rientro tra le mura del Castello Sforzesco sotto le suggestive luci del tramonto, alla presenza dell’influencer Gian Maria Sainato e di Gian Maria Gabbiani – campione mondiale di Offshore e pilota italiano di Gran Turismo.

In questo contesto esclusivo per gli appassionati di autoveicoli d’epoca, tra modelli passati alla storia e affascinanti prototipi mai lanciati sul mercato, Breitling ha lanciato tre modelli da collezione dedicati alle classiche auto sportive degli anni ’60. I Top Time Classic Cars si ispirano infatti all’eleganza senza tempo della Chevrolet Corvette, alla Ford Mustang e alla Shelby Cobra, tre icone della cultura automobilistica americana.

Dalla Sala Giulia del Museo Alfa Romeo, che ha riaperto nel 2015 con un criterio espositivo rinnovato per raccontare la storia dell’Alfa – con 180 macchine e 200 motori – Patrizia Aste, Amministratore Delegato di Breitling Italia, ha trasmesso tutto il valore del brand in un suggestivo excursus della storia dei suoi modelli più iconici.

La sua figura ha portato in casa Breitling, un approccio ancora più dinamico su diversi livelli d’interesse: dal solido piano dell’Heritage del brand al coinvolgimento dei nuovi protagonisti nazionali e internazionali del settore dello sport d’azione, andando a toccare universi competitivi meno scontati ma sempre di alto profilo e grazie a progetti speciali sorprendenti di ampie vedute per appassionati e players del settore che riescono a trovare spunti di sempre maggiore in un brand in continua evoluzione.

La passione per il mondo dell’alta orologeria è sempre stata presente nel DNA di Patrizia Aste?

A onor del vero mi è venuta strada facendo, perché all’inizio della mia carriera ero nel mondo del lusso e dello sport, elementi in ogni caso presenti nell’universo Breitling. Quando sono entrata in Breiltling ho sviluppato negli anni passione e conoscenza per un settore così ricco di valori che può veramente restituirti moltissimo.

Qual è il segreto di una visione così aperta e trasversale? Sicuramente il tuo know- how che affonda se sue radici anche dal mondo dello sport spiega il tuo approccio strategico più dinamico.

Il processo di vendita non riguarda solo il rapporto finale tra prodotto e consumatore, ma implica un processo di fidelizzazione e innamoramento dei valori del brand che deve essere completo e continuativo. Deve mettere insieme un mondo esperienziale. Sicuramente per me è stata un’attitudine naturale valorizzare tutte le realtà che esistono attorno a un prodotto che parecchio da raccontare come Breitling.

In un momento così decisivo per il futuro del nostro pianeta, le scelte delle aziende produttrici hanno un ruolo fondamentale e Breitling ha dimostrato più volte di saper prendere parte al tema del cambiamento, attraverso attività concrete, volte a preservare l’ambiente. Cosa c’è in cantiere per il futuro del brand sul piano della sostenibilità?

Breitling è molto all’avanguardia rispetto al settore orologiero, abbiamo una divisione specializzata a livello internazionale che ha i suoi rappresentanti nei vari paesi: si tratta di un gruppo di giovani appassionati che ci coinvolgono nei loro progetti e ci aiutano a cambiare le nostre abitudini. Il passo forte è stato il cambio totale del packaging Breitling, due volte sostenibile perché fatta al 100% con bottiglie in pet riciclato, che si compone e scompone come un origami, e diventando molto piatto nel trasporto, ci permettendo di risparmiare co2 in fase di trasporto.

Ovviamente per chi lo desiderasse, può avere la scatola tradizionale, ma lì è richiesta una donazione che va a compensare l’impatto ambientale della loro scelta, offrendo un contributo volontario alla SUGi per ripristinare la biodiversità e rigenerare gli ecosistemi delle foreste urbane.

Inoltre, i nostri cinturini in ECONYL® sono interamente ricavati da reti da pesca recuperate dai fondali marini.

Breitling nel mondo femminile. Sembra un tema molto presente all’interno del progetto Breitling. Il recepito sul pubblico è altrettanto forte? Prevedete iniziative esclusive dedicate a questo pubblico in futuro?

La donna rappresenta il 50% del mercato orologiero, sia per la passione femminile che porta le donne ad acquistare una gamma alta di esemplari, sia per la scelta maschile di regalarlo al pubblico femminile.

Noi abbiamo dedicato alla donna due modelli iconici dell’Heritage del brand: il Chronomat e il Navitimer, creando delle versioni che possono essere indossate anche da un polso più sottile. I Superocean Pastel Paradise sono delle capsule collection create in nuances più fashion – limitate nella produzione – che permettono delle evasioni un po’ più modaiole e colorate. 

Inoltre, in occasione del lancio de Chronomat 36 e 32, abbiamo scelto di raccontare il mondo femminile attraverso la Spotlight Squad con Misty Copeland e Yao Chen e Charlize Theron: donne che al di là del loro fascino, hanno raggiunto importanti traguardi, e sono portatrici di importanti valori umani, attraverso concrete opere filantropiche, donne in cui ci riconosciamo.

Si parla tanto di nuove generazioni. Qual è la strada giusta per coinvolgere il pubblico della cosiddetta generazione Z?

È bene ascoltarla perché loro sono portatori di valori, e le nostre azioni hanno un riflesso sul loro giudizio. Il nostro progetto “Clean up” in tutte le parti del mondo, grazie all’aiuto di varie organizzazioni, è un’opera di sensibilizzazione molto importante che abbraccia i messaggi valoriali molto cari alla nuova generazione. Lo facciamo anche abbracciando il mondo del surf che fa appealing sui ragazzi, con atleti di grido come kelly Slater che ha un suo brand di abbigliamento sostenibile Outerknown, impegnata a migliorare le condizioni delle persone e del pianeta.

Una curiosità per il nostro pubblico, per una donna dalla personalità così forte e apprezzata dal settore. Qual è il modello che preferisci di tutte le collezioni Breitling?

Naturalmente ne indosso parecchi, mi piace cambiarli, avendone la possibilità. Ma mi sento sempre a mio agio con il cronografo maschile al polso, mi piace l’orologio di taglia generosa. Al momento il Super Chronomat 44mm con una cassa piuttosto sportiva che può contare su una meccanica molto raffinata, in acciaio oro rosso, un bel contrasto tra lo sportivo, un’eleganza raffinata e una meccanica di precisione eccellente.

breitling
Gian Maria Sainato

Il suo hashtag #Squadonamission, si fa interprete della personalità vincente di un brand che ha molto da dire a livello di cronometraggio sportivo e in tema di motori. I suoi valori si raccontano attraverso uno storytelling dinamico, fatto di esempi positivi che attingono dalla vita dei protagonisti del panorama cinematografico hollywoodiano come Brad Pitt, Charlize Teron e Adam Driver, a quella dei grandi campioni del mondo dello sport come il campione di surf kelly Slater, Toni Cairoli, Vincenzo Nibali, solo per citarne alcuni.

Grandi personalità provenienti da mondi diversi che raccontano le diverse personalità del mondo Breitling: da quello del Navitimer nato per le esigenze dei piloti professionisti che avevano bisogno di uno strumento che gli permettesse di leggere il calcolo della navigazione e del consumo di carburante terrestre, questo strumento di precisione è stato scelto anche dai protagonisti dell’universo musicale jazz. La sua versione Chronomat è stata indossata dalle frecce tricolore che insieme ai suoi piloti hanno creato 1983 l’iconico modello a loro dedicato. Nel 2020, in occasione del rilancio dell’intera collezione Chronomat, Breitling presenta anche la nuova, ultimissima edizione limitata dell’iconico orologio simbolo di un’epoca, il Chronomat B01 42 Frecce Tricolori, le cui caratteristiche distintive ricordano l’originario, omonimo modello degli anni ’80 e lo rendono immediatamente riconoscibile. La collezione Premier Heritage rende omaggio alla vera Founder Squad del brand: tre generazioni di uomini che hanno cambiato la storia del cronometraggio e reso Breitling quello che è oggi.  
Inconfondibile il Breitling Top Time caratterizzato dal suo quadrante Zorro indossato da James Bond nel celebre film Agente 007 – Thunderball (Operazione tuono) del 1965.

Le fragranze per la casa da avere questo autunno

Mai sottovalutare il potere dell’aromaterapia: profumare la casa con fragranze che stimolano i sensi e riequilibrano il benessere fisico ed emotivo, può essere un modo per aiutarci a viverla ( e vivere) al meglio. Inoltre, l’atmosfera dei profumatori per ambiente e della luce delle candele è una coccola che ci meritiamo, alla fine di una giornata stressante o nei momenti di relax durante il fine settimana. Quale scegliete questo autunno?



Autumn sunset – Yankee Candle

Per godere degli ultimi istanti di uno splendido tramonto autunnale con profumi caldi e attraenti che rievocano il legno di cedro e di sandalo. Perfetta per regalarci un momento di serenità a fine giornata.



Volcanic Purple – Millefiori Milano

Volcanic Purple è una fragranza elaborata con vibranti note di testa ispirate al bergamotto, alla pera e al lampone, abbracciate da radiose sfumature fiorite. Le delicate note che evocano il patchouli, il cashmeran e il muschio bianco creano un ricco accordo di fondo. Le lussuose sfumature olfattive e l’intrigante colore aggiungono un tocco distintivo a ogni spazio.



Smoked walnut & Maple – WoodWick

Un infuso ipnotizzante di aromi di acero dolce e noci tostate, cosparso da una spolverata di cannella. Smoked Walnut & Maple è una miscela piccante, bilanciata dalla nota secca del legno affumicato che crea immediatamente un’atmosfera di calore in casa.



Feelings Collection – YNot?

La Feelings Collection, composta da 5 fragranze realizzate con ingredienti naturali, nasce per riscaldare l’atmosfera degli ambienti con rasserenanti abbracci olfattivi. Il profumo inebriante del gelsomino che sa , l’eleganza rara e naturale del geranio, la fragranza classica del muschio bianco si intrecciano fra loro e con le note legnose del sandalo e dei chiodi di garofano emanando un profumo intenso e suggestivo.



Sicilian sunrise – & Other Stories

Un trionfo di limoni appena raccolti galleggia sul calore del legno di cedro e del muschio, con in lontananza la frizzantezza del Mar Mediterraneo. Petali di gelsomino salutano l’alba, mentre i ribes rossi si accendono al loro risveglio, invitando a un’atmosfera serena.

Identità creative di giovani visionari: Moodart ha qualcosa da dirvi

C’è chi ama definirla la perla formativa, nell’ambito della visual communication, del Triveneto, c’è chi afferma che i suoi piani didattici non abbiano nulla da invidiare alle più blasonate realtà internazionali, fatto sta che i suoi neodiplomati hanno davvero qualcosa da dire.

E lo fanno con progetti visivi indipendenti di cui sono i fautori grazie alla spinta geniale generata dalla freschezza delle nozioni acquisite e dalla voglia di imprimere sui social il proprio portfolio.

“Studia, impara, sperimenta, viaggia e, infine, lavora”, questo è il motto che riassume la filosofia dell’Istituto di Alta Formazione che traghetta, sin dal 2011 con i suoi docenti altamente qualificati, centinaia di leve verso le professionalità del futuro.

Vivere il set di un fashion movie, grazie ad una troupe blasonata, e produrre a 360 gradi contenuti visivi, partendo dal concept alla pubblicazione, sono solo alcune delle esperienze affrontate durante il duro anno pandemico dalla classe di Advanced Fashion Styling.

Prova superata alla grande non trovate?


Laura Poletti
Alessia Bonaldi
Carolina Mattos
Gloria Buttazzoni
Maddalena Zanin
Matteo Magnani
Opoku Richmond Jnr



Director Federico Floridi

D.O.P. Paolo Simi

Course leader Advanced Fashion Styling Alessia Caliendo

Styling Advanced Fashion Styling @ Moodart

Grooming Giorgia Pambianchi

Model Lukas @ Indastria Model 

Music Space Hunter

Voice Giuliano Pirotello

Recording studio River Studio

Alessia Caliendo’s assistant Andrea Seghesio

Location Leonardo Hotel Verona 

Beauty tools Foreo 

Thanks to Elk Bakery

Wardrobe

Alexander McQueen

Colmar

Homme Plissè Issey Miyake 

Lorenzo Seghezzi

Moncler Genius

Paul Smith 

Valentino

Backstage photographer Riccardo Ferrato

Backstage video Jessica Basello

L’oroscopo settimanale di Massimo Giannone

Un appuntamento per entrare in connessione con noi stessi attraverso la lettura del movimento degli astri e dell’influenza che possono avere sulle nostre vite. È questo il nostro obiettivo per i mesi che verranno, insieme alla guida di Massimo Giannone, percettivo e astrologo da più di vent’anni, dotato di eccezionale sensibilità, nel leggere con occhio metodico e nell’interpretare, poi, con il dono dell’intuizione e di un cuore aperto alla realtà circostante e al lato umano di questo mondo che somiglia sempre di più a una matassa inestricabile.

Ha letteralmente conquistato tutta Italia, partendo da Milano, capitale della moda e dell’editoria, con i suoi appuntamenti fissi sul Il del Sole 24 Ore e su Gioia, e dando vita agli astrococktail e le astrocene: dei format unici (anche perché unico è proprio lui), tra i ristoranti e i locali più apprezzati dai protagonisti della vita notturna meneghina.
Il suo metodo ha conquistato anche brand di moda e di beauty d’alta gamma, che l’ha portato ad essere protagonista di eventi moda, anche in tour per tutto lo stivale con nomi come Maliparmi e la Prairie.

“Il mio oroscopo segue un percorso rivoluzionario, realizzato, accogliendo gli insegnamenti dei pianeti che, se seguiti, aiutano a migliorarci e ad affrontare le problematiche con una nuova consapevolezza, trasformando così le energie e migliorando il nostro quotidiano.
Se cogliamo le vibrazioni archetipiche degli aspetti che consideriamo avversi, come un suggerimento, si ha la possibilità di attenuare gli effetti negativi, ad esempio, Urano in cattivo aspetto è un monito alla velocità: è un avviso a prestare attenzione, a non correre, bisognerà moderarsi e non avere fretta, perché questa, spesso, può non essere una buona alleata.
Non c’è cosa più difficile che andar contro se stessi, contro le proprie abitudini, ma un “IO “che non vuol cambiare ha la tendenza a farsi male, finendo così per sentirsi vittima degli eventi. Dobbiamo imparare, invece, a non combattere queste vibrazioni astrali.
E allora, armonizziamoci con gli astri in un’orchestra che vibra d’informazioni, dove il suono nel Macro vuol amorevolmente insegnarci a come vivere nel Micro in una perfetta sinfonia che sarà il nostro nuovo quotidiano”.

Il suo approccio, tutt’altro che generico, entra nell’aspetto psicologico e animico delle personalità legate al segno zodiacale, con una chiave interpretativa percettiva, volta a fornire un consiglio per rinascere, ricostruirsi.
Perché “le esperienze sono insegnamenti, se impari a cogliere le sue direttive, la tua vita può cambiare completamente” dice Massimo Giannone.
@massi_e_l_astrologia

Artwork a cura di Maria Angela Lombardi @_mariaalombardi_


Oroscopo settimanale per il segno dell’Ariete

ARIETE

Il sentiero è: PROFONDITÀ

LOVE– “L’uomo che non conosce la tristezza non ha mai pensieri profondi” proverbio cinese. La tristezza spesso ci accompagna nelle nostre relazioni, ci sono momenti gioiosi e tristi, essi sono espressione di profondità d’animo.

WORK – Gli errori, come pagliuzze, galleggiano alla superficie; chi cerca perle deve tuffarsi in profondità” John Dryden, poeta inglese. Bisogna andare in profondità ed analizzare ogni cosa, per superare gli ostacoli di questa fase. Siate audaci e profondi.

Forma fisica -FATE DEI MASSAGGI


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno del Toro

TORO

Il sentiero è: ASCOLTARE LE SENSAZIONI

LOVE– “ L’amore è il significato ultimo di tutto quello che ci circonda. Non è  solo una sensazione, è la verità, è la gioia che è la fonte di tutta la creazione”, Rabindranath Tagore, poeta bengalese. Attraverso la gioia a prescindere avrete modo di superare le difficoltà affettive e ritrovare l’armonia di coppia.

WORK– “Non la convinzione, non il metodo, ma la percezione è la via della verità, è uno stato di consapevolezza naturale, duttile e non critico”, Bruce Lee, attore e campione di arti marziali. Ascoltatevi di più, cercate di percepire le verità  attraverso la consapevolezza dei vostri limiti e di chi vi ama.

Forma fisica -BUONA


Gemelli: le previsioni astrologiche della settimana

GEMELLI

Il sentiero è: SIATE CORAGGIOSI

LOVE– “Il vero significato del coraggio è avere paura e poi, con le ginocchia che tremano il cuore che batte, fare comunque il salto”, Oprah Winfrey, attrice statunitense. La paura è un percorso necessario, essa accompagna gli essere ad andare oltre le proprie possibilità.

WORK-“ Il coraggio non può essere contraffatto, è una virtù che sfugge all’ipocrisia “, Honoré de Balzac, scrittore francese. Abbiate il coraggio di affrontare le ostilità professionali vincendo al boia, vincerete in tal modo anche gli ipocriti.

Forma fisica– OTTIMA


Oroscopo settimanale per il segno del Cancro

CANCRO

Il sentiero è: NUOVO CAMMINO

LOVE– “Il sole non è mai così bello quanto nel giorno che ci si mette in cammino”, Jean Gioro, scrittore francese. Iniziare un percorso di crescita e di miglioramento del sé farà nascere in voi una nuova luce di gioia e speranza.

WORK– “Conta solo il cammino, perché solo lui è duraturo, e non lo scopo, che risulta essere soltanto l’illusione del bagno del viaggio”, Antoine de Sainte Exupery, scrittore francese. Non pensate a tutti i costi di voler realizzare un obiettivo percorrete soltanto il sentiero dei vostri sogni con grande credo.

Forma fisica– BUONA


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno del Leone

LEONE

Il sentiero è: RASSICURATEVI CON PENSIERI POSITIVI

LOVE “La gente è in cerca di questo, di essere presa per mano, di rassicurazione, di qualcuno che le promette che andrà tutto bene”, Chuck Palahniuk, scrittore statunitense. Cercate di avvertire di cosa necessita la persona amata, prendetela per mano, abbracciatela e ditegli che insieme andrà tutto bene.

WORK– “Rassicurare è meglio che preoccupare”, Mena Lamb, aforista. Nei momenti di tensione non bisogna infiammare ancor più la situazione facendo alterare gli altri, rassicurateli.

Forma fisica– FATE UN DETOX


Vergine: le previsioni astrologiche della settimana

VERGINE

Il sentiero è: IMPEGNATE MENO LA MENTE

LOVE– “La mente è più grande del cielo perché, se li metti fianco a fianco, l’una contiene l’altro, facilmente”, Emily Dickinson, poetessa statunitense. Quando qualcosa non va nei vostri affetti, non fatevi possedere dai vostri pensieri, osservate la grandezza dei cieli e non pensate, osservate solo la bellezza.

WORK– La mente umana si pone grandi domande, e trova piccole risposte. È come un’enorme rete senza pesci”, Yann Martel, scrittore canadese. Ogni difficoltà è esperienza, liberatevi dalle domande e nuotate nei vostri pensieri con leggerezza, affiorerà una luce, la soluzione.

Forma fisica – OTTIMA


Oroscopo settimanale per il segno della Bilancia

BILANCIA

Il sentiero è: VINCETEVI

LOVE– “Qual è la vera vittoria, quella che fa battere le mani o battere i cuori? Pier Paolo Pasolini, regista e scrittore. Ascoltate le vostre emozioni e vincete l’esigenza di vincere o avere la prevalenza sugli altri, siate umili ed i cuori saneranno le ferite.

WORK– “Con il talento si vincono le partite male con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati” ,Michael Jordan, cestista statunitense. Evitate di isolarvi sul lavoro, siate vicini agli altri e stimolate il lavoro di gruppo, nessuna critica ed insieme troverete grandi opportunità di realizzazione.

Forma fisica – RECUPERATE ENERGIE


Le previsioni zodiacali della settimana per il segno dello Scorpione

SCORPIONE

Il sentiero è: IL CONFRONTO

LOVE– “La famiglia matura con il dialogo”, anonimo. Avere rispetto verso un altra persona condurrà a rafforzare il rapporto e farà spazio nel vostro cuore per raccogliere i frutti migliori.

WORK– “Il tradimento: l’arma di chi non ha alternative al dialogo”, Agnese Monaco, poetessa. Bisogna trovare sempre un dialogo per raggiungere gli obiettivi, l’ipocrisia distrugge ogni tipo di unione.

Forma fisica– DISCRETA


Sagittario: oroscopo della settimana

SAGITTARIO

Il sentiero è: DIPLOMAZIA

LOVE– “Non si può criticare ed essere diplomatici nello stesso tempo”, Ezra Pound, poeta statunitense. Esaminare e valutare i difetti degli altri non è mai una buona cosa per le relazioni, cercate invece di comprendere le motivazioni.

WORK– “Diplomazia è lasciare che qualcun altro faccia a modo tuo”, Anna Pavlova, ballerina russa. Con tatto e delicatezza riuscirete a sanare le ostilità del vostro ambito professionale.

Forma fisica– MALESSERI AUTUNNALI


Oroscopo settimanale per il segno del Capricorno

CAPRICORNO

Il sentiero è: EVITATE DI CRITICARVI

LOVE – “Bisognerebbe fare un lungo esame di coscienza prima di pensare di criticare gli altri”, Molière, commediografo francese. Biasimare gli altri per il loro comportamento porta energie negative nel vostro rapporto.

WORK– “La critica è una cosa molto comoda: si attacca come una parola, occorrono delle pagine per difendersi”, Voltaire, scrittore francese. Evitate di criticare i vostri colleghi, una parola di più creerà un’enorme difficoltà.

Forma fisica – BUONA


L'oroscopo della settimana per il segno dell’Acquario

ACQUARIO

Il sentiero è: DATE SPAZIO ALLA GIOIA IN VOI

LOVE– “Guardandoti dentro puoi scoprire la gioia, ma è soltanto aiutando il prossimo che conoscerai la vera felicità” Sergio Bambaren, scrittore peruviano. Solo aiutando a crescere le persone che amate raggiungerete la gioia e la felicità che avete sempre cercato.

WORK– “La gioia nell’osservare, nel comprendere è il dono più bello della natura”, Albert Einstein, fisico. Osservare i dettagli vi farà cogliere i lati migliori di ogni aspetto, anticipare gli ostacoli e risolverli.

Forma fisica – CURATE I CAPELLI


Pesci: oroscopo della settimana

PESCI

Il sentiero è: VINCETE L’ORGOGLIO

LOVE– “Uno spirito aggressivo verrà abbattuto, l’orgoglio conduce alla caduta, la violenza finirà con l’essere sconfitta”, Bruce Lee, attore e maestro in arti marziali. È necessario cambiare atteggiamento, l’orgoglio allontana e spezza ogni rapporto, siate generosi e comprensivi.

WORK-“È stato l’orgoglio che ha trasformato gli angeli in diavoli; è l’umiltà che rende gli uomini uguali agli angeli” Sant’Agostino. L’umiltà è una grande energia, annienta ogni cosa che non possiede luce.

Forma fisica – OTTIMA

Ca’ di Dio: storia di una casa Veneziana diventata hotel di lusso

La storia del Ca’ di Dio ha inizio nel 1272, un palazzo che guarda il Bacino di San Marco e negli anni ha vissuto vite diverse, senza mai perdere la sua vera anima. Da alloggio per pellegrini di passaggio verso la terra Santa a luogo che accoglieva donne in difficoltà rimaste sole. Nel 1544 i Procuratori de San Marco de supra avviano un completo rinnovo della struttura, incarico che affidarono al celebre Jacopo Sansovino. Oggi, la vocazione di profonda ospitalità trova la sua massima espressione nel restauro avvenuto ad opera dello studio dell’architetto e designer di fama internazionale Patricia Urquiola. La riqualificazione trasforma l’antica “casa” nel nuovo hotel che racchiude fascino e storia, celebrando la città che lo ospita fin dalle origini.



La struttura stessa dell’edificio rappresenta un unicum per la città di Venezia accogliendo al suo interno tre corti interne, che diventano oasi di pace e tranquillità, rifugi naturali in cui ritrovare il proprio tempo, dopo una giornata trascorsa a visitare la città, le mostre, i festival e le fiere, immersi nella sua vita scandita dallo scorrere dell’acqua e degli appuntamenti internazionali di cinema, arte, cultura e architettura. 

È un progetto in cui Alpitour World ha creduto fortemente” afferma Gabriele Burgio, Presidente e AD del Gruppo. “Un investimento che abbiamo portato avanti, senza rallentare, nonostante il difficile periodo. Come prima realtà italiana nel mondo dei viaggi e dell’ospitalità, abbiamo il dovere morale di sostenere il turismo e spenderci in prima battuta per il nostro Paese. Questa giornata è per noi un nuovo inizio, un simbolo che vogliamo condividere e che racchiude in sé il valore della memoria e l’energia del futuro.”



Gli ospiti possono accedere a piedi dall’ingresso principale posto sulla riva omonima o direttamente in taxi attraverso la “porta d’acqua”. All’interno una lobby ricavata dall’antica chiesa, illuminata da un lampadario di oltre 14 mila cristalli in vetro di Murano – realizzato come da tradizione vetraria propria della città – volto a riprodurre tre vele che rispecchiano la forma e il movimento sinuoso delle sedute sottostanti: ne nasce un immediato senso di accoglienza e fresca ospitalità. Una reading room dove ritirarsi per cercare un momento di intimità e privacy, un bar e una corte, la principale, che diviene il luogo perfetto durante la bella stagione per sorseggiare e gustare il menù e le sue specialità; la corte è uno spazio aperto a tutti non solo agli ospiti dell’hotel.



Ogni spazio presenta una ricercatezza materica caratterizzata da tessuti, vetri, pietre e marmi, lavorati nel rispetto delle tradizioni delle maestranze locali. A completare la narrazione di quella che appare come una “casa veneziana” dall’intima ospitalità, le due altane, da cui ammirare tutta Venezia, e i tre giardini ricavati dalle corti e oasi di pace in cui riconnettersi a sé stessi e all’ambiente circostante. 



Ca’ di Dio dispone di 66 camere, di cui 57 Suite e 9 Deluxe: la maggior parte affacciano sulla laguna, con vista sull’isola di San Giorgio e sul Rio Ca’ di Dio. Presentano boiserie tessili e cornici in legno, che riquadrano le finestre, quasi a sottolineare la relazione fra interno ed esterno, lampade disegnate su misura, soffiate dai maestri dell’arte vetraia: anche nelle camere, ogni dettaglio si inserisce delicatamente nel contesto e viene riscritto in chiave contemporanea. 



Dopo Roma e Taormina, Ca’ di Dio rappresenta l’ultimo luxury hotel della collezione VRetreats, brand di VOIhotels: ogni struttura ha la sua personalità, intessuta di storia, arte e cultura italiana. Presenta elementi differenzianti che rendono l’hotel unico rispetto agli altri: non c’è lusso fine a sé stesso, ma un’identità forte e chiara, la volontà di celebrare la bellezza della destinazione attraverso le atmosfere, le esperienze e in ogni gesto di accoglienza.

Lumenis ti porta nella “NuEra Tight”

L’innovazione si fa strada nel mondo dell’estetica d’alta gamma.
Un sistema rivoluzionario è arrivato dove nessuno, fino ad ora, era stato in grado di portare a buon fine la propria sperimentazione. Parliamo di uno standard in cui sicurezza ed efficacia sono due realtà costanti e concrete.
Da Lumenis, azienda israeliana pioniera nello sviluppo delle sorgenti ottiche per la chirurgia, nasce NuEra Tight: dispositivo d’avanguardia in grado di attuare contemporaneamente diversi protocolli di trattamento, nel corso della stessa seduta, in base ai diversi strati cutanei presenti nel paziente.

NuEra Tight è dotato, infatti, di diversi protocolli in grado di adattarsi al tipo di inestetismo del paziente: un sistema estremamente intelligente che rende ogni trattamento veramente unico, perché unico è ogni individuo. Questo grazie al controllo automatico della temperatura durante il trattamento, adattando, in questo modo, la potenza alle specifiche caratteristiche del paziente.
“Questo sistema arriva a correggere anche l’errore minimo che può fare l’operatore creando una temperatura costante, grazie al software che regola il calore in base a quello che registra la sonda, garantendo il risultato senza fare danno al paziente”, spiega Andrea Dazzan – Clinical Manger.


Un livello di personalizzazione straordinaria che già dalla seconda seduta riesce a far percepire i primi risultati”. Ci racconta il Dr Erik Geiger, il quale aggiunge che trattandosi di un macchinario medicale di grande precisione, necessita di una visita preventiva per studiare quale trattamento è indicato per le necessità del paziente. Ma qual è il campo d’azione di questo strumento innovativo? “Dalla riduzione del grasso, al rilassamento cutaneo, fino a una visibile riduzione delle rughe e della cellulite. Questo avviene attraverso le alte frequenze e il controllo automatico e personalizzato della temperatura (tecnologia focalRF) che stimola l’attività dei fibroblasti e migliora il flusso sanguigno, stimolando la produzione di collagene che va a rigenerare e rimodellare la parte trattata. Un vero trattamento custom made per il paziente” conclude il Dr Geiger.

Moi aussi, la prima art gallery digitale

Testo di Giulia Manca

“Anche io voglio essere un artista” questa la frase che Andrea Zampol D’Ortia ha sentito il bisogno di dire ad alta voce quando ha messo insieme i tasselli della sua idea. Riconosceva la necessità di dare forma, luce e vita ad una nuova tela, una tela che fosse una nuova realtà, un mondo unico che riunisse artisti provenienti da tutto il mondo intorno ad unico oggetto: l’occhiale.

Così è nato Moi Aussi… fiorito tra le Dolomiti, è il frutto della creatività di Andrea e di suo figlio Luca che hanno plasmato il progetto partendo proprio all’unione dei due mondi, quello dell’occhiale e quello dell’arte.

Un contenitore di idee, di creatività, di persone, questo è Moi Aussi…: la prima art gallery digitale pensata per riunire artisti internazionali intorno ad un’unica tela, sulla quale ognuno di loro ha la liberà di intervenire con la propria creatività.



Quando Andrea racconta del progetto, vediamo scorrere tra le sue mani un fil rouge che trova lì il suo inizio per poi seguire un percorso in continuo divenire; attraversa città, paesi e continenti e porta con sé storie, culture e religioni, una diversa dall’altra, pronte a connettersi e contaminarsi. Realtà e spiritualità, materia e pensiero sono i quattro elementi che hanno guidato Andrea e suo figlio e continuano a farlo accompagnandoli lungo il cammino di Moi Aussi…

Un occhiale realizzato dagli artigiani del Cadore, un oggetto così familiare, diventa l’insolita tela che scelgono di sottoporre agli artisti, dando loro piena libertà di azione, proponendogli di creare, distruggere fino a trasformare l’oggetto in opera d’arte: Moi Aussi… cerca di catturare l’interesse dell’osservatore proprio attraverso la sottile energia sprigionata dalla materia.

La scelta degli artisti, realizzata da Andrea e dal suo team, si basa su un lavoro quotidiano di scouting e di gusto personale, senza lasciare spazio a preferenze per emergenti e affermati. Ad ognuno di loro viene richiesto di mettersi in gioco all’interno di uno spazio atipico con la libertà di creare senza limiti avendo a disposizione diversi modelli di occhiali forniti appunto da Moi Aussi…



“Moi Aussi… è un contenitore vibrante di incontri, di esperienze passate e di luoghi vissuti, dove la libertà, l’istinto e la consapevolezza dell’artista fanno emergere l’espressione delle sue origini, le tradizioni della sua cultura e il proprio animo. Così, nell’unione di genialità e manualità, nasce un’opera unica e non replicabile. Ho immaginato di unire gli animi in modo pure, etico e spontaneo, attraverso il passaggio di un oggetto di uso quotidiano, come un occhiale. Ho adottato un linguaggio comune, quello dell’Arte, che dà modo agli artisti provenienti dall’intero globo di conoscersi, interagire, condividere idee e progetti nel nome della bellezza” questo il messaggio di Andrea Zampol D’Ortia che dona animo a Moi Aussi… insieme ad ogni singolo artista che ne fa parte.

Galleria d’arte di moi aussi…: www.moiaussi.it

Facebook  –  MoiAussiArtGallery

Instagrammoiaussiartgallery

Andrea Rosanò: la fotografia attraverso il piacere di viaggiare

Fotografo, video maker, travel blogger ed esperto di viaggi: Andrea Rosanò è un volto nuovo nello scenario milanese, arrivato in città dopo aver girato il mondo senza tregua. Scatti di paesaggi inesplorati, experience pericolose ed estreme, costellazioni e aurore boreali: la curiosità è la chiave trainante nel lavoro di Andrea. Al giorno d’oggi, quali sono i segreti per essere un fotografo di successo?



Come è iniziata la tua professione?

Probabilmente c’era già una vena fotografica nella mia famiglia. Quando ero piccolo mia madre mi raccontava di come il nonno custodisse gelosamente la sua Leica, una piccola macchinetta che uscì negli anni della guerra. In ogni caso la mia passione nacque grazie a mio padre quando con i punti dell’Esselunga prese una reflex e io me ne innamorai. Mi ricordo che all’inizio uscivo di casa e andavo a scattare un po’ qua e là: al gatto, agli alberi, ai monumenti della mia città, Bologna. Piano piano quei soggetti diventarono ai miei occhi un po’ noiosi e mi misi alla ricerca di qualcosa di più, quindi sperimenta la fotografia di persone, soprattutto cosplayer.

Col passare del tempo scoprii l’altra mia vera passione: il viaggio, l’esperienza. Così iniziai a scattare ‘on the road’ e realizzai quanto mi piacesse. Non parlo solo di immortalare posti pazzeschi, ma anche culture, abitudini e stili di vita diversi.

Pensi sia possibile mantenersi solo grazie alla fotografia? 

Sì, ma non è semplice. Grazie allo sviluppo tecnologico, le fotografie sono assai migliori e facilmente realizzabili rispetto a un tempo. Questo dà quindi la possibilità a tutti di creare contenuti di un certo valore e quindi la rivalità e la competizione sono elevate. Per questo motivo bisogna essere non bravi, di più. Bisogna eccellere anche nell’originalità così da essere notati e farsi un nome.

Inoltre, come in ogni altro settore, è bene crearsi una nicchia di persone che ti aiutino, ti supportino e apprezzino il tuo lavoro promuovendolo.

Da chi hai preso ispirazione nel tuo lavoro? 

Penso che tutti abbiano dei modelli d’ispirazione. Per i ritratti adoro i lavori di Luiz Clas e Kai Bottcher, per gli scatti travel e natura Jord Hammond, Luke Stackpoole, Peter Yan e Rob Visser.

E’ facile in questo essere copiati? Ti è mai successo ? 

Tantissimo. Ed è vero anche il contrario, pensare di avere un’idea originale  e scoprire che qualcuno ci aveva già pensato prima di te. Io non so se i miei lavori siano stati copiati oppure no ma quest’anno ho visto tantissime foto scattate col drone che ritraevano una ragazza in costume in una spiaggia nera che si faceva coccolare dalle onde del mare. Prima di pubblicarla io personalmente non vidi mai questo tipo di foto, un mese dopo la mia pubblicazione, ne erano pieni i social.

Cosa consigli a chi oggi ti chiede : “come faccio a diventare un bravo fotografo” ?

Il mio consiglio è scattare, scattare e scattare. La pratica è la cosa più importante. Poi frequentare corsi, studio, e tanto pratica. Ascoltare il parere di altri del mestiere e tornare a scattare.



Cosa reputi davvero difficile nel tuo lavoro ?

Non demordere. Proprio perché al mondo di oggi scattano tutti, chi col cellulare, chi con la reflex dell’amico, chi al mare con gli amici, sembra che il mondo sia pieno di esperti nel settore. Ci sono momenti in cui ricevi critiche o i risultati non sono come te li aspettavi. Questo butta giù il morale. Se però sei convinto di quello che stai facendo e lo dimostri, tutto si sistema.

In poche parole, cos’è per te la fotografia ? 

La macchina fotografica è un mezzo per esprimere una sensazione, uno stato d’animo, una scena in un attimo particolare. Per me il risultato deve essere a livello emotivo e deve far pensare o sorridere o piangere o meravigliare lo spettatore.

Dicono che oggi chiunque possa diventare un fotografo in poco tempo, soprattutto grazie ai social come Instagram. Come ti vedi tra 10 anni? 

I social sono degli strumenti utilissimi per farsi conoscere e allargare il bacino di clienti e possibili collaboratori. Sono anche perfetti per mettersi in gioco e dimostrare di produrre contenuti di rilievo. Detto ciò è difficile, a mio avviso, diventare fotografi velocemente, a meno che non si focalizzano tutto il proprio tempo ed energie a questo scopo proprio perché per diventare professionali bisogna fare molta pratica.

Tra 10 anni mi piacerebbe avere un mio studio dove poter scattare con tutta la mia attrezzatura e continuare a viaggiare creando contenuti in giro per il mondo.

La prima collezione footwear di Canada Goose

Attraverso l’etica di Live in the Open, il marchio lifestyle fa un passo avanti con Romeo Beckham e gli Indigenous Advocates, Sarain Fox e Jordin Tooto

Canada Goose ha rilasciato un’anteprima della campagna per la sua prima collezione footwear, attraverso le storie di Romeo Beckham, dell’artista indigena Sarain Fox e del leader indigeno ed ex giocatore della NHL Jordin Tootoo. La campagna è una dimostrazione dell’intenzione del brand di rimanere fedele alla condivisione di storie reali riguardanti persone reali. La capacità di ogni personaggio di essere un tutt’uno con la natura dimostra che la performance di Canada Goose Footwear permette loro di concentrarsi sul compito da svolgere e di raggiungere la propria metaforica vetta.



La promessa del brand “Live in the Open” celebra ciò che rende ciascuno di questi personaggi una Forza della Natura ed invita le persone a esprimersi liberamente senza giudizio, è un appello ad uscire, esplorare e definire il proprio percorso. Il brand ispira e permette questa esplorazione, dalla testa ai piedi.

Canada Goose ha portato il proprio design all’interno della collezione di calzature con due stili innovativi per uomini e donne. Il primo è lo Snow Mantra Boot, nato dal prodotto di punta del marchio, lo Snow Mantra Parka, progettato per essere funzionale. Lo Snow Mantra Boot, realizzato con una finitura impermeabile, aiuterà ad affrontare alcune delle condizioni più estreme, essendo stato testato nella tundra ghiacciata del nord del Canada. Lo stivale con fodera isolante rimovibile si modella secondo la forma del piede nel tempo, creando una vestibilità innata e personalizzata; mentre i lacci, le coulisse e le cerniere, forniscono versatilità.

Il secondo prodotto è il Journey Boot, realizzato in Italia e costruito per le esigenze di tutti i giorni; è stato progettato con un’iconica punta squadrata, ispirata ai classici stivali da escursionista indossati sulle Alpi. È da questa esperienza che viene mutuato il passo nel tallone, una caratteristica che aiuta quando si indossa e si toglie la scarpa. L’intera struttura è stata realizzata per garantire flessibilità, con il cuscino dell’intersuola e lo stabilizzatore di supporto. La tomaia morbida e flessibile è fatta di soli tre pezzi, un approccio minimalista al design.

La collezione Canada Goose Footwear sarà disponibile dal 12 novembre negli oltre 35 negozi Canada Goose in tutto il mondo, online su canadagoose.com e presso selezionati partner all’ingrosso a livello globale.

Lo shopping online sta uccidendo i negozi fisici: una piattaforma digitale può venire in soccorso?

Dai paesi più piccoli ai grandi centri urbani e ai grandi centri commerciali fuori città, la storia è più o meno la stessa. Afflitti da una tempesta perfetta di affitti elevati, aumento delle tasse alle imprese locali e concorrenza online, i rivenditori abbassando le saracinesche definitivamente. 

Negli ultimi due anni, abbiamo visto le grandi catene tagliare i costi riducendo le loro operazioni nei negozi fisici, switchando la maggior parte della loro attività sull’online. 

Ma allora davvero l’online e gli e-commerce stanno uccidendo i negozi fisici? È una questione a cui GoDaddy prova a dar risposta schierando in campo dei veri e propri fuoriclasse di questo tema, nel prossimo appuntamento della GoDaddy School of Digital in programma lunedì 18 ottobre alle ore 17.00 sulla pagina Facebook della società.

Ospiti di questo incontro a focus “E-commerce e Retail” saranno Silvia Signoretti, consulente specializzata in strategie di marketing con un focus su strutture in rete e attività locali correlate, e Orazio Spoto, co-fondatore del gruppo italiano di instagramers e CEO e fondatore di Newmi, Società Benefit tra le prime in Italia che proveranno ad analizzare le cause e le conseguenze di questo fenomeno. 

Tendenze di acquisto generali

Quando si tratta di acquistare effettivamente beni, le vendite online rappresentano ancora solo una frazione degli acquisti complessivi. Solo il 12% circa delle vendite globali viene effettuato online, quindi perché le persone pensano che i negozi fisici siano in declino?

Uno dei motivi è la velocità con cui sta aumentando lo shopping online.

Gli acquisti online stanno crescendo tre volte più velocemente rispetto allo shopping fisico e questa tendenza fa pensare alle persone che presto Internet prenderà il sopravvento.

In realtà, però, sebbene lo shopping online sia in crescita, ha ancora molta strada da fare. Le stime più ottimistiche suggeriscono che ci vorranno altri cinque anni prima che lo shopping online e quello al dettaglio siano equamente abbinati quando si tratta di spesa dei consumatori.

Cosa significa questo per il futuro del business?

Lo shopping online è in circolazione da un paio di decenni, ma rappresenta ancora solo una frazione delle vendite complessive. Se continuiamo con questa proiezione di crescita, ci vorranno ancora anni prima che superi la vendita al dettaglio fisica, e questo presuppone che non si stabilizza.

Per i grandi marchi al dettaglio, avere un negozio fisico in cui le persone possono entrare sarà sempre redditizio, soprattutto per i negozi di abbigliamento. E non si tratta soltanto di scegliere tra vendita al dettaglio e online.

Gli studi hanno dimostrato che entro sei settimane dall’apertura di una nuova sede, un rivenditore vedrà aumentare di oltre la metà il traffico online dei residenti locali.

Ciò suggerisce che le persone entrano in negozio, vedono qualcosa che gli piace, magari provano, e poi tornano a casa e lo acquistano, o perché vogliono tempo per pensarci, vogliono una taglia diversa o è più economico online.

La combinazione di negozi fisici e vendite online, cioè l’omnicanalità, potrebbe essere solo il futuro del commercio, in particolare per l’industria della moda.

Molino Pasini e Bar Basso si incontrano con un cocktail a base di farina

Cocktail a base di farina? Ebbene si, al Bar Basso Gianluca Pasini, mugnaio e collezionista, ha iniziato a collaborare con Maurizio Stocchetto, celeberrimo bartender e proprietario dello storico bar milanese, per ideare dei cocktail con la farina; la Primitiva integrale, prodotto iconico di Molino Pasini, è al centro del pensiero e dell’identità del Marchio, è una farina che adora fare esperienze, scoprire mondi nuovi.



Con la Primitiva Integrale 3, Maurizio ha creato nuovi signature cocktail: il primo è un Misuari (“annacquato” in giapponese), un long drink dissetante, poi un Margarita rivisitato e per finire un cocktail after dinner, parente dell’Alexander. Dal 15 ottobre, i signature cocktail entreranno a far parte della carta del bar e potranno essere provati dai milanesi affezionati al locale storico e dalla crowd internazionale di giornalisti, designer, fashionistas, per cui il Basso è un po’ “home outside home”.



Alla Primitiva sono dedicate anche le vetrine del Bar Basso, con una scenografia suggestiva, creata da Vandersande Studio. Spighe e grano fanno da quinta all’ingresso del locale, evocando un’opera d’arte primitiva o di land art, che narra della terra e dei suoi frutti.



La storia del Bar Basso parte da Mirko Stocchetto, barman del Posta di Cortina, che lo acquista da Giuseppe Basso nel ’67. Mirko porta a Milano la cultura del bere, fino ad allora sconosciuta, iniziando i milanesi al variopinto mondo dei cocktail. Nel 1972, Mirko inventa il Negroni Sbagliato, sostituendo al Gin il Prosecco da miscelare con il Vermouth Rosso e il Bitter Campari: nasce così un cocktail iconico, bevuto oggi in tutto il mondo. Il bar diventa così negli anni un punto di riferimento per i milanesi e non solo. A partire dagli anni ’80, con il grande successo di Memphis e l’accresciuto interesse per il design, molti giovani designer internazionali, come Marc Newson, Jasper Morrison, Thomas Sandell, iniziano a frequentare il bar e ne diventano amici.



Nel ’99 un “Comitato” di designer, che comprende anche Stefano Giovannoni e lo stesso Maurizio Stocchetto, decide di organizzare un party al Bar durante il Salone del Mobile invitando un centinaio di amici, ma la voce corre, i telefonini squillano, i taxi viaggiano e alla fine arrivano più di mille persone. Da allora il Bar, oggi guidato da Maurizio Stocchetto è un punto di passaggio obbligato per i designer e stilisti.



Per l’occasione verrà presentato il nuovo numero de ‘Il Mugnaio’ dedicato al pane, un vero e proprio lifestyle magazine completamente rinnovato nella grafica e nell’impostazione editoriale.

Lo stato dell’Arte e le Nuove Tendenze del Fashion Online

Il popolo digitale, e non solo, ama acquistare capi di fashion online. Basta fare una breve ricerca per scovare siti e-commerce fashion dedicati a tutti gli stili e con offerte che ingolosiscono il consumatore. Impossibile, per gli e-shopper resistere alla tentazione di riempire il proprio carrello virtuale ed acquistare i capi di moda del brand preferito. Lo shopping online di moda non conosce crisi. Nonostante la pandemia di covid-19 infatti, il mercato dell’eCommerce di abbigliamento in Italia nel 2020 è cresciuto del 22%, passando da un valore di 3,3 miliardi di euro a 3,9 miliardi. Il commercio elettronico della moda da mera e affascinante sperimentazione si è trasformato in una necessità.

Perché le persone scelgono lo shopping online

Diversi sono i motivi che stanno spingendo sempre di più le persone a prediligere lo shopping online rispetto ai tradizionali metodi di vendita in negozio:

  • sempre ed ovunque: basta un semplice smartphone per acquistare un capo di moda in ogni posto in cui ci si trovi. Per esempio, un’amica o amico ti parla di un vestito acquistato su un sito e ti consiglia di fare la stessa cosa, anche se sei in un bar a prendere un caffè ti bastano pochi minuti per connetterti al sito ed acquistare il prodotto preferito, senza dover rimandare;

  • la comodità di non muoversi da casa: puoi acquistare comodamente dal divano di casa senza doverti incanalare nel traffico cittadino e perdere tempo prezioso a cercare parcheggio o fare la fila alla cassa. In pochi giorni, ed in alcuni casi ore,  il capo acquistato arriverà direttamente al tuo indirizzo;

  • su internet trovi tutto quello che vuoi: online non esistono limiti fisici e quindi un eCommerce può proporre molti più capi in vendita rispetto ad un negozio normale. L’importante è avere la disponibilità reale di quello che si vende. Gli utenti possono quindi godere di una più ampia scelta.

  • trovi quello che vuoi in un lampo: nonostante l’ampiezza dei cataloghi, siti eCommerce ben fatti permettono di trovare i capi di abbigliamento o gli accessori che preferisci in pochi secondi. Se hai le idee chiare ti basterà fare una semplice ricerca del prodotto che cerchi, scegliere colore e taglia ed acquistare in pochi click.

  • il prezzo più basso: la maggior parte dei siti dediti al commercio elettronico di abbigliamento, sono soliti proporre frequentemente sconti per i nuovi iscritti ma anche per tutti gli altri utenti, allo scopo di fidelizzare i clienti. In questo modo sarà semplice trovare il prodotto che cerchi ad un prezzo più basso rispetto a quello che trovi in negozio. 

  • l’opinione degli altri conta: grazie alle recensioni online degli e-commerce di moda è possibile capire di quali shop online fidarti, e la qualità reale dei loro servizi. Acquistare alla cieca non è mai una buona idea. 

Certo, oltre i vantaggi ci sono anche alcuni svantaggi nell’acquistare online prodotti di moda: prima di tutto il fatto di non poter toccare e provare quello che si vede. Sicuramente, visionando di persona il prodotto si ha una più chiara idea circa la qualità dei materiali, la taglia e il design dello stesso. La maggior parte dei siti e-commerce però offre un servizio di reso rapido, efficiente e gratuito. Questo vuol dire che se un capo non ti soddisfa puoi benissimo fare il reso e chiedere un altro colore e taglia, acquistare un altro capo o ricevere i soldi indietro. 

Certamente, per continuare a crescere, il commercio elettronico della moda dovrà stare costantemente al passo con le nuove tendenze di stile, ma anche tecnologiche, allo scopo di fornire il miglior servizio ai consumatori ed identificarsi con i loro valori. 

I nuovi trend dell’e-commerce di moda

ll settore fashion è in continua evoluzione e le principali aziende online di moda sono sempre attente alle nuove tendenze del mercato. “People first”, questa è il nuovo mantra del commercio elettronico. Gli shop online dovranno coinvolgere sempre di più i clienti nelle loro strategie di marketing ed identificarsi con i loro valori. Ecco alcuni trend a cui fare attenzione:

  • La sostenibilità, è ora uno dei valori più importanti per gli e-shopper della moda. I consumatori sono infatti disposti a pagare fino al 20% in più pur di acquistare capi a basso impatto ambientale;

  • le politiche delle aziende nei confronti dei dipendenti, tra cui la parità di genere ed un ambiente che favorisce la crescita sono fondamentali. Un’azienda con un codice etico rispettoso e giusta ha un enorme vantaggio competitivo;

  • le persone non rinunciano ad andare per negozi. La multicanalità sarà un elemento importante per avere successo. Integrare reale e virtuale è la vera sfida;

  • il paese d’origine influisce sull’acquisto del capo;

  • i consumatori sono sempre più attenti al risparmio ma non rinunciano alla qualità. Preferiscono acquistare un capo buono che duri a lungo;

  • cresce l’importanza dell’economia circolare, e grazie ad essa anche il mercato del vintage. Gli abiti di seconda mano sono sempre più amati;

  • garantire una qualità crescente dei servizi. Negozi online con una spedizione rapida, una politica di reso semplice e rapida, e servizi di assistenza personalizzati hanno ed avranno sempre un vantaggio competitivo sugli altri.

Il mercato online del fashion cresce rapidamente ma con esso anche le esigenze di consumatori sempre più istruiti e consapevoli circa l’andamento del settore. Seguendo con attenzione i trend del mercato con un occhio vigile sulla qualità dei prodotti e dei servizi, un’azienda online potrà garantirsi una crescita costante e duratura. 

Il Marina Militare Nastro Rosa promuove il Made In Italy e le eccellenze del nostro territorio

FOTO di Pietro Lucerni @pietrolucerniphotography

Si è concluso da poche settimane il Nastro Rosa Tour: un percorso in barca a vela tra le coste più belle d’Italia che ha celebrato il ritorno alle attività sportive di gruppo – in un sistema di massima sicurezza con equipaggi di massimo 3 persone – tra 8 suggestive tappe in cui gareggiano le 3 anime della vela: il double mixed offshore, le barche high performance e il kite foiling, eletta nuova disciplina olimpica a Parigi 2024 e in questa occasione strutturata in chiave di staffetta, con squadre miste, che ha reso la regata ancora più avvincente.

Riccardo Simoneschi

Abbiamo incontrato Riccardo Simoneschi – Presidente di Sailing Series International (SSI), azienda leader nella realizzazione di eventi “su misura”, specializzata – tra le altre cose – nelle principali competizioni velistiche internazionali. Simoneschi, che vanta un bagaglio esperienziale nel campo del management e della progettazione delle imbarcazioni, oltre ad avere ottenuto una serie di titoli importanti nel corso della sua carriera di timoniere, ci ha aperto le porte dell’affascinante mondo del Nastro Rosa Tour. Un ambizioso progetto, realizzato in stretta partnership con Difesa Servizi SpA, Società che si occupa di valorizzare gli asset del Ministero della Difesa da cui dipende,  volto a dare risalto ai luoghi più rappresentativi delle coste italiane, valorizzando tipicità ed eccellenze locali, da Genova a Civitavecchia, Gaeta, Napoli, Brindisi, Bari, Marina di Ravenna, fino all’ultima di Venezia.

Un giro d’Italia in regata, un percorso che utilizza il linguaggio della tradizione velistica, profondamente radicata nella nostra cultura, per portare avanti i valori italiani e promuovere i luoghi della nostra penisola nei suoi aspetti più autentici, che non sempre hanno la possibilità di essere messi in evidenza, ma che rappresentano parte fondamentale del nostro patrimonio culturale, come i fari e gli edifici costieri.
Un punto di vista innovativo su cui è essenziale puntare l’attenzione investire per il successo del nostro paese. “Un focus difficile da far arrivare al pubblico, che, proprio per questo motivo, richiede tutta la nostra attenzione e tutto il nostro impegno per raggiungere il cuore e l’attenzione della gente” dichiara Riccardo Simoneschi.

Il Nastro Rosa è l’aspetto di collegamento tra il nostro sport e tutti i valori e in progetti che portiamo avanti con Difesa Servizi e con la Marina Militare. Un percorso che si sviluppa attraverso i fari italiani, una risorsa importante da promuovere sulle nostre coste, insieme alla bellezza dell’Italia con il progetto Valore Paese Italia con l’aviazione francofona e i cammini” – “Non è un caso se tutte le nostre barche hanno il nome di un faro italiano”.
A tal proposito, l’impresa impegnativa ma di grande impatto sul pubblico, è già riuscita nella rivalutazione da parte dei privati di ben 60 fari che sono diventati luoghi d’ospitalità e oasi ambientali, conservando comuni valori e funzione.

Un programma che è stato, inoltre, arricchito da talk che hanno affrontato temi cari all’universo marino, come quello della posidonia, pianta diffusa solo in Italia e in minima parte nel nord dell’Australia, di vitale importanza per l’ossigenazione del nostro pianeta. E ancora la salvaguardia e la pulizia dei mari, affrontate con un approccio più scientifico grazie a WawingMeadows, associazione no-profit a questo dedicata.

A conclusione del Giro d’Italia, una cerimonia di premiazione, si è svolta nell’affascinante contesto dell’Arsenale Militare di Venezia, alla presenza di importanti cariche istituzionali che ha visto l’assegnazione del titolo Europeo (Bona-Zorzi) e Mondiale (D’Ali-Rossi) offshore e, tra gli altri,  del Trofeo Amerigo Vespucci -Capo di Stato Maggiore della Marina – attribuito al migliore equipaggio rappresentante le Forze Armate: ad aggiudicarselo è stato il Diam 24 della Marina Militare, condotto da Uberto Crivelli  Visconti, Francesco Linares e Giulio Calabrò.

Un secondo capitolo del Nastro Rosa “veloce” partirà il 6 novembre da Venezia e farà il giro d’Italia in 15 giorni, senza soste, fino ad arrivare a Genova.

  Il segnale di un nuovo inizio, carico di positività, con l’obiettivo di non fermarsi più. Complice – come sempre – il mare.

Gli esclusivi chelsea boots di Scarosso sono firmati da Nick Wooster

Nick Wooster, celeberrimo consulente di moda newyorkese, firma l’ultimo modello di chelsea boots del brand Scarosso.

Nascono nella Londra dell’Ottocento e nel corso dei secoli sono stati calzati da intere generazioni di uomini. Nel Novecento, ancora in voga in tutta Inghilterra, saranno i Beatles a esportarli nel mondo. Per John Lennon e Paul McCartney diverranno u caposaldo della loro uniforme, contribuendo al successo di quest’iconici stivali disegnati per la prima volta da J. Sparkes-Hall (il calzolaio della regina Vittoria) che si ispirò ai jodhpur, le calzature indossate dai coloni britannici, in India. Fu proprio la regnante a essere la prima sostenitrice di questi innovativi stivali realizzati in gomma vulcanizzata, calzandoli durante il suo tempo libero. Non è un caso, dunque, che da oltre duecento anni i Chelsea Boots (o Beatles) sono un accessorio immancabile nel guardaroba maschile e femminile.

Il loro vanto è certamente la versatilità. Testimoni, infatti, le infinite diapositive che vedono protagonisti i Beatles, questi boots possono essere abbinati sia con smoking sia con look più casual.

Gli stivali disegnati da Nick Wooster per Scarosso hanno una vestibilità più contemporanea e di grande impatto visivo. Tutti i modelli realizzati dall’image consultant di New York hanno un gambale alto e sfilato che entra in contrasto con la punta tonda. Caratteristica accattivante è la suola premium carrarmato Vibram dal volume over che ritroviamo anche nel guardolo. La pelle a effetto spazzolato la ritroviamo tinta di una palette di colore decisa: dal nero al marrone con suola ton sur ton ai color block del bianco e del verde bottiglia con contrasto cromatico nero sulla suola e sugli elastici laterali. Non manca, infine, il pattern effetto animalier con stampa leopardata e cavallino, di gran effetto. La capsule collection del marchio italiano è stata realizzata da maestri artigiani in Italia, confermado l’impegno di Scarosso nel proporre, ai propri clienti, scarpe di assoluta esclusività.

“Quando penso ai Chelsea Boot, penso all’eroe non celebrato delle calzature – afferma Nick Wooster- Sono facili da indossare e da togliere come un mocassino – l’iconico Fred ad esempio, un modello dalla linea minimale, risulta essere ingannevolmente semplice e classico. La mia svolta su questo must have è stata pensare ai colori del mio guardaroba che si sarebbero prestati a uno stivale davvero ben fatto. La tavolozza che abbiamo inventato funziona con qualsiasi cosa tu voglia indossare: nero, bianco, marrone cioccolato, verde cacciatore e leopardo. Sono stato sempre un sostenitore del seriale, quando trovi qualcosa che ti piace e fa per te, lo devi sviluppare in serie.”