La lana di Woolmark per il Luna Rossa Prada Pirelli Team

Le tante facce della lana, calda per combattere il freddo in arrivo e altamente performante per il mondo dello sport, ora pronta alla conquista dei mari. 

The Woolmark Company, autorità globale della lana Merino australiana, è da oltre un anno partner del team Luna Rossa Prada Pirelli, impegnata nella creazione di capi tecnici in lana dalle tecnologie più innovative per supportare al meglio le sfide del gruppo verso la 36^ America’s Cup presented by PRADA, celebre competizione velica internazionale. 

La divisa realizzata, dalla giacca impermeabile a quella soft shell e dalle polo all’intimo, è isotermica, elastica, traspirante ed impermeabile. Ogni pezzo nasce da tante ore di lavoro, più sperimentazioni e numerosi test per un risultato finale a dir poco impeccabile, che permette di affrontare viaggi anche a 50 nodi. 

Si parla di sostenibilità, performance e moda etica nell’interessante talk a tre voci, Sustainable Performance, disponibile sulla piattaforma digitale di Pitti Immagini Uomo (https://uomo.pittimmagine.com/it/news/talk-sustainable-performance-ortensi-napoleone-sirena) che vede presenti Max Sirena – Skipper e Team Director di Luna Rossa Prada Pirelli – Raffaello Napoleone – CEO della manifestazione fiorentina – e Carlo Ortenzi – Fashion Director di Sportweek. 

Usata in tutte le attività del gruppo, da quelle offshore, all’allenamento fino alla gara, la lana Merino è il miglior materiale utilizzabile per il suo essere biodegradabile, riciclabile e non inquinante. La scelta della fibra 100% naturale è, inoltre, un’importante decisione di responsabilità sociale d’impresa in un mondo che, da anni a questa parte, cerca di puntare sempre più in alto in termini di sostenibilità. Componente ormai essenziale dell’uniforme del team, la lana australiana offre una soluzione a ridotto impatto ambientale e permette a Woolmark di arricchire ancor di più la sua vasta rete di collaborazioni internazionali legandosi ad un settore sportivo d’eccellenza. 

L’ente di certificazione internazionale Allergy Standards Limited (ASL) ha riconosciuto ufficialmente i prodotti per la biancheria da letto in lana Merino come asma e allergy friendly, salutari per la pelle specialmente per le persone con l’epidermide più sensibile.

Abbiamo intervistato per voi Max Sirena, che ci ha raccontato la tanta passione e determinazione per il suo lavoro con uno sguardo sempre volto verso un mondo più verde. 



L’utilizzo della lana Merino nelle uniformi del team Luna Rossa Prada Pirelli ha segnato una svolta tecnica incredibile. Ci racconti di come hai vissuto i tuoi momenti più difficili in navigazione senza la tecnologia presente nei nuovi capi?

La realtà è che l’abbigliamento per noi è sinonimo di performance, e lo stesso vale per la barca e gli altri componenti della barca. Per questo motivo anche nell’abbigliamento abbiamo fatto tanto sviluppo, grazie alla collaborazione del R&D di The Woolmark Company e Prada. Questo ci ha permesso, dopo varie ore di laboratorio e in navigazione, di sviluppare un prodotto tecnico di altissimo livello.

Poter avere dei capi con materiale naturale ad alte prestazioni è il massimo che si possa chiedere, per due motivi fondamentali: “enviroment” e “feeling” sulla pelle.

Parliamo di sostenibilità, tematica a te molto a cuore. Cosa ti spaventa e cosa ti rasserena pensando al futuro? Quanto, a tuo avviso, c’è ancora da fare in questo campo?

C’è tantissimo da fare. Se vogliamo trovare un lato positivo, è che il problema siamo noi, quindi possiamo essere anche la soluzione. Il problema è culturale; credo che negli anni ognuno di noi abbia perso di vista gli effetti del nostro modo di vivere sull’ambiente. Siamo distratti da tante cose futili, di apparenza, e questo toglie la nostra attenzione da quello che stiamo causando al nostro pianeta. Non c’è un pianeta B dove andare. È fondamentale iniziare a capire che, solo con il nostro atteggiamento, possiamo cambiare le cose. Siamo privilegiati, viviamo gran parte della nostra vita in mare ed è fondamentale per noi tutelare il nostro ambiente di lavoro. C’è molto da fare da parte di tutti e siamo indispensabili per riuscire in quello che è il problema più importante oggi, l’inquinamento. Con The Woolmark Company e altre aziende, tra cui Prada, stiamo facendo tanto per sensibilizzare il pubblico, ma per primi noi stessi. L’utilizzo di materiali naturali o riciclabili è il primo passo per il nostro futuro.

Oltre che skipper, sei anche Team Director di Luna Rossa Prada Pirelli. Che tipo di leader sei? 

Questo dovremmo chiederlo a chi lavora con me! Detto questo, non sono uno che urla ma, al contrario, cerco di ascoltare tutti per capire quali sono le cose da migliorare. Ovviamente in un gruppo così grande, che punta alla conquista del trofeo sportivo più antico al mondo, dove la tecnologia è padrona, a volte si deve essere fermi e decisi e a volte una mia decisione può non essere condivisa da tutti, ma questo fa parte del mio ruolo. Per me la rock star è il Team stesso, vale a dire tutti i membri, dal primo all’ultimo: vinciamo o perdiamo insieme. Per questo motivo è fondamentale poter contare sull’aiuto del tuo collega. Ognuno di noi è leader per gli altri, la motivazione deve essere alta per tutti e per questo molto del mio tempo lo passo a parlare con i team member, soprattutto per far capire quanto siamo privilegiati a fare il lavoro che amiamo.

Cosa ti aspetti dal match della 36° America’s Cup presented by Prada?

Quando abbiamo lanciato la sfida, siamo partiti con l’idea di provare a scrivere un capitolo importante nella storia della Coppa America e dello sport italiano. Io e tutto il Team vogliamo una sola cosa. Detto questo, ci sono anche gli altri team che vogliono ottenere il nostro stesso risultato, perchiò i prossimi 6 mesi saranno “full on” e dovremo spingere al massimo per poter bere dalla famosa “brocca d’argento”!

Sei un grande amante del mare. Possiamo definirlo come la tua seconda casa? Cosa ti manca di più della Terra quando sei in navigazione? Di cosa non senti, invece, la mancanza? 

Il mare è l’ambiente dove mi sento più a mio agio, più che a terra! Quando ho la possibilità di navigare con la mia famiglia è ogni giorno un’esperienza nuova: i colori e il vento sono sempre diversi. Ogni volta è come se un pittore facesse un quadro diverso guardando lo stesso paesaggio. Il mare ti permette di stare di più con te stesso, insegna a conoscerti meglio, ti dà i tempi che a terra non riusciresti ad avere, è una buona cura per la mente e un’ottima scuola di vita per i figli.

Casa Isabella Exclusive Hotel, il cuore della Puglia

Il lusso, la pace e tranquillità di una vera Masseria Pugliese; ecco, questo è il miglior modo per definire questo angolo di Paradiso: Casa Isabella Exclusive.

Casa Isabella è un dono che, nel 1879, il Duca Nicola De’ Sangro volle fare alla consorte Isabella de Medici. All’interno del Palazzo è ancora possibile ammirare l’iscrizione marmorea che l’inconsolabile Duca fece affiggere a seguito della prematura scomparsa dell’adorata moglie.
I corridoi, le stanze ed i giardini del Palazzo sono disseminati di dettagli che rimandano alla ricchezza storica della struttura. All’ospite il compito di scoprirli e lasciarsi affascinare dalla storia di questo posto incantato.

Un luogo magico nel quale lasciarsi andare completamente per vivere un indimenticabile soggiorno, un’esperienza gastronomica legata alla tradizione pugliese o per rendere indimenticabili i momenti speciali della propria vita con un evento da favola. Infatti, wedding planner di fama sia internazionale che nazionale scelgono proprio Casa Isabella per le loro creazioni.

L’estate passata Silvia Slitti, una delle event & Wedding Planner più ricercate ed amate, ne è rimasta affascinata sin dal primo sopralluogo. E’ stata premiata come eccellenza nel suo settore, in occasione del Magnagrecia Awards di Fabio Salvatore, che ha raggiunto il traguardo della sua 23° edizione, premiando eccellenze nel mondo della letteratura, moda, arte e spettacolo. E proprio nella stessa serata speciale, Silvia Slitti non poteva arrivare senza far nulla e così ha scelto di proporre un allestimento nel parco della villa, proprio come se fosse un vero matrimonio, trasformandolo in un giardino incantato. Possiamo tranquillamente dire che Casa Isabella è il “core space” del Magnagrecia Awards; in quei giorni orbitano personaggi della cultura e dello spettacolo come Lorella Cuccarini, Claudio Brachino, Simona Ventura, per citarne alcuni, in un clima di vera festa e senza sovrastrutture, proprio come piace alla famiglia che ne gestisce lo splendore.

Il palazzo ducale Casa Isabella è stato ristrutturato nel 1999 nel rispetto della struttura originaria che comprendeva i magazzini, il deposito del grano e ricovero per i viandanti, il piano nobile e le stanze della servitù, i saloni da ricevimento e la sala da biliardo, lo spazioso cortile interno in pietra con la cappella privata, le cantine e l’immenso parco secolare.

White Milano: cinque brand made in Italy

L’edizione fisica di White, il salone milanese con focus sulla sostenibilità, i nuovi talenti e la moda contemporanea, ha chiuso il sipario domenica 27 settembre. Circa 200 sono stati i marchi che hanno presentato al pubblico e agli addetti al settore le collezioni dedicate alla primavera estate 2021. Noi ne abbiamo selezionati cinque, a valorizzare l’artigianalità italiana.

EDITHMARCEL

Brand veneto dall’allure avanguardista e a-gender. Fondato nel 2015 da Gianluca Ferracin e Andrea Masato, Edithmarcel esce dai confini di genere, annienta le distanze tra maschile e femminile, sperimentando un concetto di moda lontano da ogni stereotipo. Linee geometriche e forme pulite si alternano a look audaci, con forti richiami al mondo dello sport e a quello dell’abbigliamento formale. Il denim eco fa il suo ingresso nel guardaroba Edithmarcel, con una palette delicata ma decisa che va dal color lavanda al rosa, bianco e nero.

Sito: edithmarcel.com

IG: @edithmarcel_official


THE BESPOKE DUDES EYEWEAR

Raffinati ed eleganti, prodotti interamente in Italia dalle mani esperte dei migliori artigiani. Gli occhiali da sole e da vista firmati TBD eyewear nascono dall’idea e dalla passione per il fatto a mano di Fabio Attanasio e Andrea Viganò. In occasione di White, il marchio ha presentato la collezione eco-friendly chiamata Earth Bio, una linea di occhiali da sole biodegradabili e riciclabili al 100% grazie a montature eco in bio-acetato, materiale derivante da fonti naturali, nel pieno rispetto di una filosofia sostenibile e nella salvaguardia dell’ambiente.

Sito: https://www.thebespokedudeseyewear.com/it

IG: @tbdeyewear


DELIRIOUS EYEWEAR

Delirious Eyewear nasce a Milano dal talento e dalla passione per gli occhiali di Marco Lanero. Design minimale e linee semplici, ogni occhiale viene creato con manifattura artigianale italiana e sulla filosofia del no brand: senza logo, può essere personalizzato con iniziali, nomi e date.

Sito: deliriouseyewear.com

IG: @deliriouseyewear_com


BLUE OF A KIND

Know how made in Italy e in chiave green. Fondato nel 2015 da Fabrizio Consoli, Blue of a Kind è una rivoluzione nell’universo del denim: produce jeans esclusivamente da capi riciclati e lavorati con tecniche artigianali italiane. Il risultato sono pezzi unici e innovativi, arricchiti sempre da dettagli di alta qualità. Per un’etica basata sulla sostenibilità e l’economia circolare.

Sito: blueofakind.com

IG: @blueofakind


VADERETRO

L’unione creativa dei designer emergenti Antonio D’Andrea e Hanna Boyer dà vita al giovanissimo brand Vaderetro, finalista di Who Is On Next 2020, il progetto di talent scouting promosso da Altaroma e Vogue Italia. Vaderetro è un inno al passato, un ritorno ai capi iconici di un tempo reinterpretati in chiave originale e attraverso una visione estetica attuale che prende le distanze dalla moda mainstream. Le loro creazioni abbracciano un’etica sostenibile, privilegiano la qualità alla quantità e la maggior parte dei capi di abbigliamento Vaderetro sono realizzati da artigiani locali con tessuti riciclati o inutilizzati, per valorizzare le risorse del territorio partenopeo e la sartoria napoletana. Tutti rigorosamente made in Italy.

Sito: vaderetrolab.com

IG: @vaderetro.mag

Nuove prospettive dell’architettura: in dialogo con Filippo Chiesa Ricotti

Milano ritorna punto di riferimento internazionale per presentare quanto non è stato possibile scoprire al mancato Salone del Mobile e grazie alla Milano Design Week 2020 diffusa in tutta la città, il design tornerà finalmente live. Di questo e dei nuovi modi di vivere le nostre case dovuti agli avvenimenti degli ultimi mesi, ne parliamo insieme all’Architetto Filippo Chiesa Ricotti, ( @filippochiesaricotti) fondatore dello studio di architettura e interior design GruppoTre (@gruppotrearchitetti) specializzato nella progettazione di residenze.



Raccontaci il tuo percorso, come ti sei avvicinato a questa professione?

Sin da piccolo amavo giocare con i lego quindi direi che è partito tutto da lì. Ho sempre adorato la costruzione tecnica degli edifici, al di là del loro design. Da qui ho maturato la scelta di iscrivermi alla facoltà di Architettura, dove la mia passione è cresciuta ulteriormente. Inoltre credo nell’importanza della compresenza di creatività e concretezza, è fondamentale concentrarsi non soltanto sul dettaglio estetico, bensì anche sulla funzionalità.  Fondamentale nel mio percorso universitario è stato il Prof. Claudio Sangiorgi, con il quale ho successivamente collaborato, è stato un mentore e tutti i suoi insegnamenti mi hanno permesso di crescere.

Quali sono stati invece gli architetti che ti hanno ispirato? 

Durante il periodo universitario, ho scoperto l’Università di Porto, dove io stesso sono stato più volte. Mi ha sempre colpito quella componente razionale portoghese che, negli anni del razionalismo, in Italia è risultata eccessiva. Al contrario, la scuola di Porto ha saputo essere razionale e creativa allo stesso tempo e dare alle opere un senso estetico maggiore. È proprio qui che ho trovato la mia idea di progettazione: creatività unita a concretezza e funzionalità. 

Questa settimana si svolge la Milano Design Week e tu sei Ambassador per ArchiProducts. Quale sarà il tuo ruolo e cosa ne pensi del tema di questa edizione? 

Sono stato uno dei primi Ambassador di ArchiProducts, progetto nato lo scorso anno in collaborazione con una decina di architetti. Durante la settimana del “Fuori Salone ri targettizzato”, hanno deciso di coinvolgere gli Ambassador di ArchiProducts per creare alcuni momenti di incontro: offriremo delle consulenze gratuite a potenziali clienti o a persone interessate a ricevere consigli di restyling per la propria abitazione (saremo i cosiddetti ambassador at work). Inoltre, abbiamo organizzato un talk destinato ad un target business, al fine di raccontare loro la nostra esperienza, spiegando il progetto e le sue potenzialità. 

Il tema è Future Habitat ed è quanto mai attuale, si parlerà del connubio di nuovi materiali, comfort e colori per un abitare del futuro, emerso a seguito della pandemia che, inevitabilmente, ha influenzato il nostro modo di vivere. 

Quali saranno le nuove tendenze per il futuro imminente? 

Nell’ottica di una maggior attenzione, sicuramente il cliente punterà su una ricerca di materiali veri, meno banali e scontati, facilmente adattabili al suo gusto e alle sue esigenze. Inoltre, a livello estetico, ho notato un ritorno dell’estetica degli anni 60 e 70, rielaborata e reinterpretata in chiave moderna. 

Come immagini la tua casa ideale? 

Nonostante abbia comprato e ristrutturato casa solo tre anni fa, non credo, ad oggi, che la mia casa attuale mi rispecchi: penso che questa situazione sia dovuta ad un mio cambiamento interiore dato dalla mia crescita personale. Vivo in un appartamento molto semplice, minimal e pulito. Ora sento la necessità di avere qualcosa di più sofisticato e ricercato. In generale, vorrei una casa molto luminosa, con una grande vetrata e accesso diretto al terrazzo, elemento indispensabile per la mia casa del futuro. Inoltre, desidero che la cucina sia grande e spaziosa, in quanto adoro cucinare e ospitare molti amici. Lo stile potrebbe essere un classico-contemporaneo.

Se avessimo un budget limitato, su quali elementi ci consiglieresti di puntare? 

È importante investire sulla parte impiantistica, perché durevole e non facilmente modificabile, così come su buoni materiali di finitura, quali il pavimento. Per fare in modo che i costi rientrino nel budget, si potrebbe pensare di abbinare qualche elemento di arredo più commerciale e low cost mixato a qualche pezzo vintage, facilmente reperibile nei mercatini dell’antiquariato. Il risultato è ottimale e il prezzo non eccessivo. 

Cosa non può mai mancare nella tua valigia quando viaggi?

Tendenzialmente non manca mai il costume, essendo un amante dell’acqua non perdo mai occasione per farmi un bel tuffo, che sia nel mare o in piscina. Inoltre, ho una grande passione per gli occhiali da sole, una ricca collezione composta da modelli tra i più svariati brand. Infine, non mi separo mai dal telefono sia per lavorare e annotare idee (anche mentre sono in vacanza) e poi per fotografare e condividere i  momenti più belli con chi mi segue sui social.

Quali sono i tuoi progetti futuri? 

Abbiamo in cantiere moltissimi progetti. Il 2020, nonostante tutto, ci sta impegnando molto e la voglia di fare sicuramente non manca.  Il primo obiettivo è quello di consolidarci nello studio in cui ci siamo trasferiti da pochi mesi. Inoltre, c’è in campo anche la volontà investire nel design del prodotto, in quanto adoro progettare case, ma anche oggetti d’arredo. Infine, vorrei consolidare sempre più la componente social. (E una lunga rubrica su ManinTown che ci accompagnerà tutta la stagione, ndr).

Dietro le quinte della prima settimana della moda phygital : Vitelli

Gli stakeholder del Made in Italy raccontano i propri eventi nella prima settimana della moda metà fisica e metà virtuale nel pieno del cambiamento epocale Covid19.

Production & interview Alessia Caliendo

Ph Matteo Galvanone

Vitelli è un brand di maglieria ispirato alla cultura giovanile e allo stile italiano d’oggi, fondato da Mauro Simionato e Giulia Bortoli. La realizzazione dei capi è fortemente focalizzata sulla collaborazione con laboratori locali indipendenti e sui processi di produzione sostenibili.

Dal 2019 Vitelli mira ad una tecnica di upcycling innovativa al 100% grazie a Doomboh: un particolare processo di agugliatura di filati di recupero, raccolti localmente dai rifiuti tessili di maglieria nel distretto di Vicenza.



Parlateci dell’evento svoltosi durante la prima settimana della moda phygital e quali sono le misure adottate per garantire uno svolgimento che mantenesse lo stesso appeal dell’era pre Covid.

Abbiamo ideato un format giornaliero per dare una valida visibilità a tutte le collaborazioni della stagione. Inoltre, lo scindere le presentazioni in quattro giorni ci ha consentito di evitare il sovraccarico di presenze dando la possibilità, a chi fosse in città, di scegliere il momento più adeguato per poterci dedicare del tempo.

Qualche mese fa si parlava della fine degli eventi fisici a favore di una rivoluzione digitale sempre più avanguardista. Essere qui, oggi, smentisce tali affermazioni a favore di una nuova forma di eventi sempre più selettivi e di pari passo con la velocità dei social. Secondo voi quali di questi cambiamenti segneranno esponenzialmente il modo di presentare una collezione al pubblico?

L’integrazione del digital all’interno degli eventi fisici è un’evoluzione fisiologica che prima o poi doveva accadere consentendo l’industry di muoversi su binari paralleli. Il Covid da noi viene visto come acceleratore di un processo evolutivo che rende gli eventi meno elitari e più mainstream. Focus, inoltre, sugli happening local perché crediamo in coloro che ci hanno sostenuti sin dall’inizio o che vogliono farlo a partire da adesso.

La realtà aziendale è cambiata post lockdown? E il suo mindset creativo e progettuale?

Creativamente parlando non siamo particolarmente affini alle modalità di progettazione in remoto tramite Zoom call. Siamo mediterranei e abbiamo bisogno di interagire durante il flow creativo. Vitelli è un team di lavoro ampio, quasi un collettivo. Parliamo a tantissimi giovani sulla scena mondiale e amiamo definirci fisici, in un momento storico in cui la fisicità è bandita. Non demonizziamo la virtualità, ma cerchiamo di contaminarla con i nostri codici di appartenenza.

Gli stakeholder della moda hanno provato ad immaginare, e di conseguenza a proporre, una donna e un uomo segnati da una pandemia globale. Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono la vostra?

Si tratta di una collezione sviluppata in due fasi. La prima puramente concettuale nata nel lockdown, la seconda è quella unlocked dove, appena è stato possibile, abbiamo lavorato con le nostre mani. Alla riapertura, abbiamo prelevato tutto l’upcycle presente nelle aziende intorno a Schio (Vicenza). Raccogliamo ciò che troviamo e la nostra piccola cerchia di makers dà vita alle visioni più avanguardiste per raccontare un nuovo modo genderless di fare moda. E’ una costante challenge che ci spinge a trovare alternative sostenibili e a sperimentare nuovi materiali.    

Stiamo vivendo una fashion week decurtata delle presenze internazionali. Se doveste fare proiezioni per i prossimi mesi quale sarebbe lo scenario in termini di comunicazione e vendita del prodotto?

Oltre alla shopping experience digitale che diffonde il prodotto a livello macroscopico, crediamo molto nel grande ritorno dei punti vendita local che contribuiscono a imprimerlo nel tessuto sociale in maniera più diretta. 

Dietro le quinte della prima settimana della moda phygital : Genny

Gli stakeholder del Made in Italy raccontano i propri eventi nella prima settimana della moda metà fisica e metà virtuale nel pieno del cambiamento epocale Covid19.

Production & interview Alessia Caliendo

Ph Matteo Galvanone

Nel 2011 Genny, storico marchio di pret à porter, viene acquisito dalla Swinger, e Sara Cavazza Facchini, nel giugno 2013 è nominata direttore creativo.

Visionaria e piena di interessi è una donna di grande talento con una forte dedizione al suo mestiere, imprenditrice ma prima ancora madre. Manintown la incontra nello showroom meneghino del brand poche ore dopo la proiezione dello show interamente digitale. 



Parlaci del video proiettato durante la prima settimana della moda phygital e quali sono state le scelte creative adottate per garantire lo stesso appeal dell’era pre Covid

La scelta di optare per uno show digitale è stata principalmente dettata per fornire la massima sicurezza per tutti i nostri affezionati e collaboratori. Per trasmettere positività e continuità ho scelto di realizzarlo en plein air in un dei più bei parchi italiani (il Parco Sigurtà ndr), perché si tratta di una collezione dedicata al Belpaese. 

Qualche mese fa si parlava della fine degli eventi fisici a favore di una rivoluzione digitale sempre più avanguardista. Essere qui, oggi, smentisce tali affermazioni a favore di una nuova forma di eventi sempre più selettivi e di pari passo con la velocità dei social. Secondo te quali di questi cambiamenti segneranno esponenzialmente il modo di presentare una collezione al pubblico?

Viaggiamo su due dimensioni parallele: il contatto fisico e quello digitale. La sfilata rimarrà fisica ma la sua trasmissione sarà multicanale. Sappiamo benissimo che i media digitali stanno soppiantando quelli tradizionali.

La realtà aziendale è cambiata post lockdown? E il suo mindset creativo e progettuale?

Genny è la stessa di prima. Ambiamo all’eccellenza qualitativa e nei periodi più restrittivi del lockdown siamo stati costretti a costanti Skype call con i vari comparti dell’ufficio stile. I tessuti venivano spediti e lo sdifettamento avveniva, senza non poche difficoltà, a distanza. Il lavoro di progettazione e prototipazione deve mantenere comunque l’importante fase on live.

Gli stakeholder della moda hanno provato ad immaginare, e di conseguenza a proporre, una donna segnata da una pandemia globale. Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono la tua?

La donna Genny S/S 2021 vive le fasi della giornata in maniera più casual. I tessuti sono freschi e leggeri, valorizzati dalle stampe ricercate ispirate ai baluardi culturali del Belpaese e dalle particolari lavorazioni. La maglieria vive in forme avvolgenti atte ad enfatizzare la sensualità in maniera raffinata.

Stiamo vivendo una fashion week decurtata delle presenze internazionali. Se dovessi fare proiezioni per i prossimi mesi, quale sarebbe lo scenario in termini di comunicazione e vendita del prodotto?

Non possiamo fare previsioni in merito, ma sicuramente va potenziata la comunicazione digitale, realizzando piattaforme fruibili a tutti. La digitalizzazione è la chiave di svolta per garantire il fluire del mercato in qualsiasi condizione.

Milan Fashion Week Day 5: What’s going on?

Testo Francesco Vavallo – @francesco_vavallo
Grafica Asia Reparato – @asiareparato

MSGM

L’estate di Massimo Giorgetti è un messaggio di speranza per le nuove generazioni. Dalla ricercatrice all’università di Oxford alla teenager con un rapporto difficile con il proprio corpo, il video di presentazione della collezione primavera/estate 2021 di MSGM, in cui ogni ragazza ha potuto selezione il primo look personalmente, racconta come le nuove generazioni abbiamo il desiderio di essere unite, meglio se sotto il sole della costiera romagnola.

Stampe con ombrelloni, spiagge, campagne e volumi che sono un giusto compromesso sia per  la teenager che per la “sciura” milanese. La collezione di Massimo Giorgetti racconta di positività e leggerezza, ciò di cui abbiamo bisogno tutti, specialmente in questo momento.


MM6 MAISON MARGIELA

La primavera/estate 2021 di MM6 Maison Margiela parla a coloro che hanno trascorso i loro ultimi mesi a lavorare da casa, con dei look pensati per una videoconferenza seduti nel proprio soggiorno.

Il team creativo ha lavorato su questa collazione durante il periodo di lockdown mettendo in discussione tutto il sistema corporate e dando vita ad un progetto video in cui si alternano modelli e membri del team. Blazer tagliati all’altezza del gomito, all’altezza della scrivania, camicie abbinate con t-shirt e gilet, palette di colori “aziendali” per portare un senso di moda anche in conferenza sul proprio divano.


VALENTINO

Da Parigi a Milano, la maison Valentino ha creato una collezione che parla di romanticismo post-moderno.

“Abbiamo lavorato con persone che rappresentano il mondo” ha affermato Pierpaolo Piccioli, direttore creativo del brand, uno show che prende vita non in un palazzo come è solito alla maison, ma in una fabbrica dismessa piena di fiori di campo, un po’ a ricordare il concetto di romanticismo del ventunesimo secolo.

Questa volta la maison non sceglie modelli ma decide di optare per uno street casting: “Volevo raccontare un Valentino nuovo e più inclusivo, che abbraccia un’idea di libertà senza frontiere di genere, sesso e razza perché questo è il mondo oggi e io lo voglio raccontare” aggiunge Piccioli al termine dello show.

È così che si parte dall’iconico abito giallo di Anjelica Huston fino ad arrivare ai vestiti da sera dai volumi ampi e alle bluse portate con il jeans 5 tasche, un modello Levis in fuori produzione riprende vita in una chiave romantica, una collezione che parla ad una generazione che ha bisogno di amore.

Luigi Veccia per Save the Children: A print for our future

Il rinomato fashion designer, con i suoi esclusivi foulard di seta Made in Como disponibili dal primo ottobre su Eppela, ha scelto di sostenere Save the Children nella lotta alla povertà educativa minorile in Italia.

Credits: Carlo William Rossi, Fabio Mureddu

Il rischio di dispersione scolastica dopo il lockdown ha assunto proporzioni sempre più allarmanti in Italia, uno dei paesi europei con il più alto tasso di abbandono precoce degli studi.  Un fenomeno che spesso si incrocia con quello della povertà economica: oltre 1 milione di bambini in Italia non hanno lo stretto indispensabile per vivere e, come in un circolo vizioso, questo ha conseguenze drammatiche sul loro sviluppo e la possibilità di costruirsi un futuro. La povertà educativa, in particolare, dopo l’esplosione del Covid-19 rischia di peggiorare ulteriormente per quei bambini e ragazzi che vivono in famiglie vulnerabili; Purtroppo coloro che non ricevono un’istruzione adeguata e non hanno opportunità educative, faranno fatica a disegnare il proprio futuro, ad inseguire sogni e passioni. La moda che da sempre anticipa lo spirito del tempo ma anche l’avvenire, è quanto mai impegnata in sfide di rilievo sociale come la sostenibilità e l’inclusione. 

Un mondo in cui esiste e prospera la povertà educativa non è né sostenibile né inclusivo. Da questa riflessione prende le mosse A.P.F.O.F. (A Print for Our Future), iniziativa charity di Luigi Veccia, affermato fashion designer, docente presso l’Istituto Marangoni e direttore creativo di Daks, per sostenere Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, raccogliendo importanti fondi per offrire maggiori opportunità ai bambini che non hanno sufficienti possibilità economiche. 

Il progetto A.P.F.O.F. attraverso la distribuzione online a partire dal cinque ottobre sulla piattaforma Eppela di raffinati ed esclusivi foulard in edizione limitata, disegnati da Luigi Veccia, realizzati in pura seta italiana e stampati a Como in digitale per ridurre l’impatto ambientale al minimo. 

Attraverso una vasta operazione di  Reward Crowdfunding con l’obiettivo di reperire risorse sul web per finanziare i programmi di Save the Children volti a combattere la povertà educativa nel nostro paese. 

Mi sono chiesto se veramente oggi la moda possa avere una vocazione civile e se possiamo coltivarla per determinare dei cambiamenti sociali profondi; come creativo vorrei con questa iniziativa manifestare il mio contributo al progresso e al rilancio del nostro paese che rischia la dispersione scolastica di tanti ragazzi – dichiara lo stilista. Siccome da sempre amo promuovere i giovani e valorizzare il loro talento ho deciso di impegnarmi in questo progetto benefico per Save the Children disegnando degli eleganti foulard in pura seta dalle stampe geometriche che riproducono le architetture dei quartieri periferici più disagiati di Napoli e di Palermo, ma anche le architetture razionaliste”.

Lo stilista ha scelto di devolvere a Save the Children il 20% del ricavato dei foulard, disponibili in due misure. A seconda dell’importo versato, ogni cliente riceverà un reward, dal carré di seta ad un book fotografico del progetto, dove potrà approfondire la destinazione del suo contributo.

Colmar svela la nuova collaborazione con Vision of Super

Colmar presenta la collaborazione con Vision of Super, destinata a colpire l’anima underground di consumer attenti alla cultura trap, rap, street e contemporanea. La nuova capsule collection young svela le iconiche giacche Colmar impreziosite dalle grafiche che hanno fatto il successo del brand, nato nel 2018 da un’idea di Dario Pozzi. 

Si tratta di una collezione total look, composta da sei giacche (tre da uomo più slim fit e tre unisex più puffy) e una scelta di felpe (con e senza cappuccio), T-shirt, pantaloni, berrettini e uno zaino. Il rosso, il nero, il bianco sono mixati dentro a tessuti lucidi e opachi e sono il core della collezione disegnata dalle irrinunciabili fiamme, segno distintivo di Vision Of Super che accendono letteralmente il logo Colmar. Il risultato è una rivisitazione decisamente unica e accattivante dell’iconico “bollo”.  «Collaborare con Colmar è stato un sogno divenuto realtà», ha spiegato Dario Pozzi, founder di Vision of Super. «Per realizzare questa collezione, abbiamo lavorato a stretto contatto, insieme, per più di un anno. Il risultato è una serie di capi unici, realizzati in materiali di altissima qualità e da collezione, dedicati all’universo dei Millennial». 

Per l’occasione, Colmar e Vision of Super hanno realizzato un progetto fotografico digitale in collaborazione con la scuola di moda Istituto Marangoni Milano. Cecilia Rossini, Gianluca Sacchetti e Valentina Volpe, neodiplomati del corso di Styling & Creative Direction, hanno realizzato insieme al fotografo Paolo Santambrogio una serie di scatti di grande effetto. 



La collezione Colmar A.G.E. x Vision of Super sarà in vendita in store selezionati, nei monomarca Colmar e online su visionofsuper.com e col, a partire dal 28 settembre. 

Milan Fashion Week Day 4: What’s going on?

Testo Francesco Vavallo – @francesco_vavallo
Grafica Asia Reparato – @asiareparato

PORTS 1961

All’interno del portico del Museo della Scienza e Tecnologia “Leonardo Da Vinci” di Milano, sfilano le modelle/guerriere della collezione primavera/estate 2021 di Ports 1961. 
Karl Temple, direttore creativo del brand, si è ispirato all’antica Roma per rappresentare la donna moderna come una nuova gladiatrice urbana dal tocco borghese. 

MOSCHINO 

Jeremy Scott, direttore creativo di Moschino, ci porta all’interno di un teatro dei burattini in cui ci mostra i meccanismi interni della moda che spesso rimangono nascosti. 
La collezione Moschino primavera/estate 2021 reinterpreta il concetto di temporalità della società dato il periodo storico e presenta delle marionette/modelle con abiti ed accessori in miniatura dai colori pastello e delicati con pizzo, rete e cashmere aerografato. 

PHILOSOPHY 

In una cornice segreta come quella del giardino metropolitano de “La Vigna di Leonardo”, Lorenzo Serafini direttore creativo di Philosophy, presenta la collezione primavera/estate 2021 come un vero e proprio omaggio ai pittori ottocenteschi come Édouard Manet e Claude Monet. 
La donna Philosphy diventa una pittrice che indossa le sue tele bianche e le sporca con delle pennellate di colore accesso divenendo simbolo di espressione. Silhouette ampie e volumi insoliti per il brand accompagnano graziosi abiti picnic in popeline, bustier, maniche a sbuffo per una vera e propria donna bohemienne.   

FERRAGAMO 

In una celebrazione di Milano e della vita, lo show primavera/estate 2021 di Salvatore Ferragamo si apre con un cortometraggio diretto da Luca Guadagnino. Colori forti su tessuti rigidi ci mostrano come le forme geometriche si armonizzino alla perfezione nell’immaginario di eleganza e sensualità proposti da Paul Andrew, direttore creativo del brand. 
Ogni singolo pezzo vive di vita propria ed è senza alcun dubbio una moda senza alcun tempo.

ARMANI

In un momento storico come quello che stiamo affrontando, Giorgio Armani rimane fedele alla sua eleganza ed estetica senza tempo. Una collezione primavera/estate 2021 che racconta la voglia di Armani nel tornare a vestirsi bene e con eleganza come solo lui è in grado di fare. 
L’uomo Armani rimane fedele ai colori della notte con bluse leggere, tre pezzi sensuale e gilet senza camicia. Per la donna invece i look giorno sono ideali per stare in casa come anche per andare a cena dopo l’ufficio – o in una videochiamata in smartworking – mentre per la sera fa da protagonista il tuxedo e all’eleganza che oramai è un marchio di fabbrica riconoscibile in tutto il mondo. 

Milan Fashion Week Day 3 What’s going on?

Testo Francesco Vavallo – @francesco_vavallo
Grafica Asia Reparato – @asiareparato


MARCO RAMBALDI 

La sorellanza è il pilastro portante della collezione primavera/estate 2021 di Marco Rambaldi, che sfila nella iconica Via Lecco di Milano, fulcro della vita notturna – e non solo – della comunità LGBTQ+ milanese. 
Una collezione che vuole abbattere le barriere dello stereotipo femminile, partendo proprio dal concetto di unione solidarietà tra donne. Silhouette semplice che vanno a delineare il corpo, sia maschile che femminile, accompagnate da palette colori acida e denim. 

SPORTMAX

Il gioco asimmetrico di Sportmax diventa sensuale e a tratti punk-chic per la collezione primavera/estate 2021. Dal poema “Sing the Body Electric” dell’autore americano Walt Whitman, prende vita una presa di coscienza del proprio corpo lasciandosi andare a trasparenze di seta e tessuti che aderiscono alla pelle creando delle silhouette pulite e raffinate ma pur sempre sensuali.

BOSS

Ingo Wilts, direttore creativo di Boss, si avvale della collaborazione con l’artista inglese William Farr per la creazione di una meravigliosa stampa floreale che include oggetti di uso comune, a ricordarci che c’è sempre tempo e spazio per pensare a ciò che ci circonda e come il nostro senso civico possa fare la differenza. La collezione Boss primavera/estate 2021 propone con stampe delicate e romantiche un tema che oramai dovrebbe essere all’attenzione di tutti, la sostenibilità.

TOD’S

Come in un viaggio negli anni ’70, Walter Chiapponi ci racconta attraverso un video, il suo immaginario Tod’s per la collezione primavera/estate 2021. 
In una vera e propria conversazione tra il direttore creativo ed i modelli, scopriamo come dei turisti, un luogo ricco di charme proveniente da altri tempi. Capo protagonista di questa collezione, il capospalla firmato Tod’s arricchito da tasche multiuso e dall’estetica retrò.

MARNI

La moda non è solo vestiti ma anche chi li indossa. 
Con questo pretesto, la collezione primavera/estate 2021 di Marni, firmata Francesco Risso, è un vero e proprio manifesto di come ciò che indossiamo ci unisca ed al tempo stesso ci renda unici.
La presentazione del “Marni-festo” è avvenuta in 11 città diverse del mondo, realizzando un filmato in cui si percepisce la vera essenza di Marni, fatta di persone. 

VERSACE

Immaginate un viaggio in una città sommersa dalle acque in cui tra rovine e colonne con greche incise, sovrasta su tutto il simbolo iconico della medusa di Versace. 
Donatella Versace ci trasporta, anche con le indimenticabili stampe della collezione P/E 92 “Tresor de Mar”, nel suo immaginario estivo per la collezione primavera/estate 2021. 
Maglie da surfista, gonne plissé dai colori acidi e stampe su stampe evidenziano un abbigliamento daywear che non potrebbe essere più Versace mentre per la sera la donna diventa sirena con reggiseni a conchiglia, gemme ed abiti in seta che delinea il corpo come acqua. L’uomo della maison medusa è invece ironico e moderno con l’introduzione dei bermuda su giacca smoking, accessori dai colori accesi e l’irriverenza che ha da sempre contraddistinto la maison fondata da Gianni Versace. 

PHILIPP PLEIN

Una vacanza senza spese è l’inno alla ricchezza di Philipp Plein per la sua collezione primavera/estate 2021. 
Il designer racconta un’estate ricca di stampe animalier e costumi interi introducendo anche pezzi in pelle e jersey mentre per la sera la donna Plein diventa sexy ed ambiziosa di un futuro che possa essere più roseo dato il momento difficile. 

Dietro le quinte della prima settimana della moda phygital : ‘Vièn’

Gli stakeholder del Made in Italy raccontano i propri eventi nella prima settimana della moda metà fisica e metà virtuale nel pieno del cambiamento epocale Covid19

Production & interview Alessia Caliendo

Ph Matteo Galvanone

Le sue creazioni hanno persino conquistato Lady Gaga, da Putignano, patria della manifattura pugliese, a Milano dove rientra ancora una volta nel calendario di Milano Moda Donna. Parliamo di Vincenzo Palazzo in arte ‘Vièn’ un brand da sempre vicino e affine al mondo della musica nato con l’obiettivo di diffondere il 100% Made in Puglia in giro per il mondo.

Manintown lo incontra, a seguito del fashion show, presso lo spazio espositivo riservatogli al WHITE.

Parlaci dell’evento svoltosi durante la prima settimana della moda phygital e quali sono le misure adottate per garantire uno svolgimento che mantenesse lo stesso appeal dell’era pre Covid

Abbiamo seguito rigidamente tutti i protocolli, dal distanziamento alle mascherine e nonostante, i vincoli, l’evento si è svolto in maniera molto fluida e gratificante per tutti coloro che hanno fatto parte dell’organizzazione.

Qualche mese fa si parlava della fine degli eventi fisici a favore di una rivoluzione digitale sempre più avanguardista. Essere qui, oggi, smentisce tali affermazioni a favore di una nuova forma di eventi sempre più selettivi e di pari passo con la velocità dei social. Secondo te quali di questi cambiamenti segneranno esponenzialmente il modo di presentare una collezione al pubblico?

Mi auguro che il prima possibile si possa tornare a sfilare e a confrontarsi secondo le dinamiche pre lockdown. Da buon empatico meridionale mi piace trasmettere la mia vena avangardista mixata all’espansività Made in Sud.

Tutta la passione che mi contraddistingue vede le radici nel mio paese (Putignano ndr) dove si respira la manualità di chi produce anche per grandi nomi della moda.

La realtà aziendale è cambiata post lockdown? E il suo mindset creativo e progettuale?

La collezione presentata è figlia del Covid. L’aver trascorso tanti mesi in Puglia mi ha consentito di riaprire gli scatoloni dei CD della mia pre adolescenza. Ho rivisto il tredicenne affascinato dai capi chiave figli degli anni 90 reinterpretati secondo la mia moderna tradizione. Fuori esplodeva la primavera quindi ogni tinta dark ha assunto cromie pastello.

Gli stakeholder della moda hanno provato ad immaginare, e di conseguenza a proporre, una donna segnata da una pandemia globale. Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono la tua?

Vi racconto una donna dal gran carattere e dalla forte indipendenza che, con molta responsabilità e coscienza, vuole e chiede di andare avanti.  Siamo nel pieno di una rivoluzione socio culturale generata da un periodo di breakdown che stiamo ancora vivendo appieno e, come in tutti i pregressi storici, avremo tanto da raccontare per farla evolvere.

Stiamo vivendo una fashion week decurtata delle presenze internazionali. Se dovessi fare proiezioni per i prossimi mesi quale sarebbe lo scenario in termini di comunicazione e vendita del prodotto?

Ciò che mi spaventa dell’approdo alle piattaforme digital è l’ottimizzazione delle vendite effettivamente valida solo per i grandi colossi.

Per le new entry come Vien il contatto fisico con il buyer è fondamentale quindi mi auguro che il Governo possa riuscire a supportare  coloro che segneranno il futuro del Made in Italy,  onde evitare un collasso senza precedenti.

Dietro le quinte della prima settimana della moda phygital : KNT

Gli stakeholder del Made in Italy raccontano i propri eventi nella prima settimana della moda metà fisica e metà virtuale nel pieno del cambiamento epocale Covid19

Production & interview Alessia Caliendo

Ph Matteo Galvanone

Crescere respirando giorno dopo giorno il senso dello stile, il piacere della qualità assoluta e la capacità di intercettare al meglio i desideri del pubblico. Così Mariano e Walter De Matteis hanno costruito un bagaglio di esperienze che li ha portati a creare KNT, l’universo free spirit di Kiton, il marchio di famiglia leader dell’eleganza maschile. 

Parlateci dell’evento svoltosi durante la prima settimana della moda phygital e quali sono le misure adottate per garantire uno svolgimento che mantenesse lo stesso appeal dell’era pre Covid

Facciamo parte di una generazione digital che ci ha consentito ben presto di familiarizzare con una piattaforma che rendesse le collezioni raggiungibili a tutti in un periodo così delicato. Ed è la stessa vision della nostra presentazione interattiva.

Qualche mese fa si commentava la fine degli eventi fisici a favore di una rivoluzione digitale sempre più avanguardista. Essere qui, oggi, smentisce tali affermazioni a favore di una nuova forma di eventi sempre più selettivi e di pari passo con la velocità dei social. Secondo voi quali di questi cambiamenti segneranno esponenzialmente il modo di presentare una collezione al pubblico?

Così come i nostri coetanei, siamo totalmente proiettati sulla tecnologia ma crediamo ancora fortemente nel rapporto con l’acquirente. Senza la touch experience il nostro prodotto non viene vissuto al massimo delle sue potenzialità.

La realtà aziendale è cambiata post lockdown? E il suo mindset creativo e progettuale?

Assolutamente no, così come Kiton, abbiamo continuato a lavorare incessantemente spinti dall’entusiasmo e lasciandoci guidare dal flusso creativo. 
Il brand prosegue nel definire un diverso approccio al guardaroba maschile, fatto di libertà nei movimenti, grazie a noi le regole classiche del ben vestire vengono sapientemente infrante.

Gli stakeholder della moda hanno provato ad immaginare, e di conseguenza a proporre, un uomo segnato da una pandemia globale. Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono il vostro?

Ci rivolgiamo ai figli dei clienti Kiton ma alla fine abbiamo scoperto che anche i genitori non disdegnano KNT. Il nostro  è un mondo urban fatto di tessuti tecnici, cashmere e cotone, spugna e tracksuit. Un ruolo chiave nella P/E 2021 è quello della maglieria, realizzata con telai circolari rubati al mondo della calzetteria e traslati da KNT nel menswear anti-convenzionale. 

Fortemente identificative sono poi le fantasie dei tessuti, i cui motivi ispirati a mondi futuribili e suggestioni metropolitane nascono proprio da trama e ordito, anziché essere semplicemente stampate.

Stiamo vivendo una fashion week decurtata delle presenze internazionali. Se doveste fare proiezioni per i prossimi mesi quale sarebbe lo scenario in termini di comunicazione e vendita del prodotto?

La comunicazione diventerà sempre più virtuale e meno fisica. Noi crediamo fortemente alle azioni dal forte stampo tecnologico perché lo sentiamo affine al DNA KNT.

Programmi fedeltà: cosa sono, quali vantaggi offrono, e perché piacciono tanto

Esso, Zalando Privè, American Express, Ebay, Allianz e BNL: chi sono? Ovviamente parliamo di nomi che non hanno certamente bisogno di presentazioni, anche se operano in settori differenti. Ma tutti questi brand hanno anche una cosa in comune: la carta fedeltà multipartner PAYBACK. Quest’ultimo è tra i più noti programmi fedeltà che, insieme a molti altri presenti sul mercato, permette di sfruttare al meglio le tante opportunità di risparmio offerte dal web. In particolare con la carta fedeltà di PAYBACK sarà possibile ottenere buoni sconto, premi e gift card.


woman holding white labeled plastic bottle

Che cos’è un programma fedeltà?

Un programma fedeltà è una sorta di forma promozionale che uno o più commercianti mettono in atto, al fine chiaramente di fidelizzare il cliente. Ognuno di questi programmi chiaramente prevede un regolamento differente, che dà diritto a vantaggi di diversa natura. Al cliente solitamente viene concessa una tessera fedeltà su cui accumulare dei punti. Una volta raggiunto un determinato quantitativo di punti, si avrà diritto a dei premi, che possono essere prodotti o servizi, piuttosto che degli sconti o altre agevolazioni.

Attraverso i programmi fedeltà, dunque, si viene a creare un rapporto di fiducia tra il commerciante e il cliente, dove quest’ultimo vedrà posizionato nelle sue preferenze d’acquisto proprio chi gli ha permesso di godere di questa opportunità. In circolazione possiamo trovare moltissimi programmi di questo tipo e, a dire il vero, praticamente qualsiasi supermercato offre la possibilità di ottenere una tessera fedeltà. Ma anche moltissimi negozianti online si stanno attrezzando in tal senso.

Tra l’altro, per comprendere meglio quanto piacciono agli italiani i programmi fedeltà, basti pensare che il 74% ha almeno una tessera punti e che quasi uno su due aderisce mediamente a 3 iniziative. Una carta fedeltà può infine offrire delle agevolazioni presso un solo rivenditore, ma anche presso un network di commercianti, che magari hanno unito le loro forze per creare una forma promozionale maggiormente interessante per i consumatori.

Carta fedeltà PAYBACK: come funziona?

Come anticipato, una carta fedeltà può dar diritto, una volta raggiunti i punti necessari, ad agevolazioni presso un singolo commerciante, ma anche presso un network di più aziende. È questo il caso di PAYBACK, che riunisce sotto uno stesso “tetto” una pluralità di brand dove, oltre a quelli citati in apertura, troviamo anche Fastweb, Edison, Hertz, Quixa, Pittarosso, e moltissimi altri ancora.

Tutti i partner elencati permettono di accumulare punti sulla carta fedeltà nel momento in cui si effettuano degli acquisti. Raccogliere i punti è semplicissimo. Dai commercianti fisici non si deve far altro che consegnare la tessera nel momento in cui si effettua il pagamento, come avviene in un tradizionale negozio.

Sugli shop online, invece, sarà sufficiente inserire il codice numerico della carta durante la fase di checkout e i punti verranno automaticamente aggiunti secondo gli step e le modalità previste. Per quanto concerne PAYBACK, l’accumulo è possibile fino al 31 dicembre 2022, mentre il riscatto dei premi sarà possibile entro il 31 gennaio 2023. Da segnalare come il catalogo presenti dei premi a partire da soli 380 punti, e che ogni euro speso presso i partner dia diritto ad un punto.

Controllare il saldo punti è altrettanto facile: basta effettuare il login con le proprie credenziali sul sito ufficiale e accedere alla propria area personale. In alternativa, è possibile scaricare l’App PAYBACK e usufruire di tutti i vantaggi. Ciò che maggiormente colpisce di questo sistema è che, oltre al fatto che aderire è completamente gratuito, al cliente non viene richiesto nulla di diverso da quanto è abituato a fare, se non consegnare la tessera fedeltà al negoziante o comunicare gli estremi per gli acquisti online.

Milan Fashion Week Day 2: What’s going on?

Testo Francesco Vavallo – @francesco_vavallo
Grafica Asia Reparato – @asiareparato 
Foto Courtesy of brand. 

Anche il secondo giorno di fashion week à giunto al termine, tra donne Rinascimentali, il dialogo creativo tra Miuccia Prada e Raf Simons, la riscoperta del genere di Emporio Armani e il mondo virtuale di GCDS.

MAX MARA 

Ispirandosi a Corin Sworn, vincitore dell’edizione 2013-15 del Max Mara Art Prize for Women, Ian Griffith direttore creativo di Max Mara delinea una donna rinascimentale ed eroina del nuovo millennio. 
La palette richiama i colori della terra con sfumature e tocchi più tenui dati dai colori pastello. Una collezione primavera/estate 2021 dedicata ad uno dei periodi storici italiani più vivi e splendidi, il Rinascimento. 

EMPORIO ARMANI 

La storia di Emporio Armani per la collezione S/S21 è un primo approccio – quasi dialogo – tra la moda e l’identità di genere. Dal titolo “Building Dialogues”, Giorgio Armani racconta con personaggi del mondo del cinema, musica e moda come la moda non si divida per genere, nell’estetica e nel concetto. 
Le silhouette sono leggere ed allungate con tagli moderni e tecnici ma soprattutto sono interscambiabili. 

VIEN 

Con una collezione figlia del lockdown, Vincenzo Palazzo, direttore creativo di Vìen presenta il suo show primavera/estate 2021 con dei look post-modern e upcycling dai volumi esagerati creati da piccoli ritagli di stoffa. Viene svelata anche a collaborazione con Marsell, brand di calzature, ispirati ad uno stile street. 

PRADA 

La prima collezione firmata come co-direttori da Prada & Simons per la maison milanese ha creato un dialogo, ambiguo ed affascinante, tra due creativi. Una ventata di aria fresca e modernità in una fashion week diversa dal solito. “Volevamo rappresentare la tecnologia non come una presenza esterna, ma come un’estensione della persona, un’amica – come un’altra forma di umanità. In un momento di estrema complessità: che cosa è importante? Che cosa è significativo? Queste sono le domande che ci siamo posti. Volevamo creare qualcosa che avesse senso per le persone, qualcosa di utile. Tutto ciò che facciamo dovrebbe permettere alle persone di vivere meglio” afferma Miuccia Prada nel talk successivo alla sfilata. 

ETRO 

Una collezione primavera/estate 2021 che non potrebbe essere più estiva e colorata quella di Veronica Etro, direttrice creativa del brand che porta il suo cognome. 
Barche, righe e conchiglie con colori accesi fanno da padrone ad uno show che sembra rievocare gli affreschi di molti palazzi italiani. 
Uno stile che unisce gli anni ‘90 novanta con la modernità dei nostri giorni in una perfetta fusione di forme retrò e motivi stampati. 

GCDS

Il primo show virtuale di Giuliano Calza, direttore creativo di GCDS, ci porta in un’altra dimensione in cui anche le star del front-row diventando personaggi 3D. 
Nel mondo “Out of this world” creato dagli ingegneri americani del gruppo Emblematic, prende vita – se così si può definire – lo show in cui modelli virtuali indossano capi che urlano GCDS. 
Dagli anni ’60 agli anni ’80 con  strass arcobaleno e pantaloni a vita bassa, Giuliano Calza ci porta nel suo mondo immaginario svelando anche la collaborazione con i personaggi della serie animata statunitense Rick and Morty. Non ci resta che aspettare il prossimo show di GCDS sulla Luna. 

Dietro le quinte della prima settimana della moda phygital : Kiton

Gli stakeholder del Made in Italy raccontano i propri eventi nella prima settimana della moda metà fisica e metà virtuale nel pieno del cambiamento epocale Covid19

Production & interview Alessia Caliendo

Ph Matteo Galvanone

Kiton è un brand che rappresenta l’eccellenza dell’alta sartoria italiana fondato da Ciro Paone a Napoli, nel 1968, con l’amore e la passione per il bel vestire.

L’eccezionale competenza nella costruzione sartoriale dei capi e la magnifica ossessione per la qualità dei tessuti, così come di ogni singolo dettaglio, hanno reso Kiton leader indiscusso dell’eleganza masc

Manintown incontra Matteo Antonio de Matteis, Amministratore Delegato Kiton, e Maria Giovanna Paone, Vice Presidente e Creative director della collezione donna. 

Parlateci dell’evento svoltosi durante la prima settimana della moda phygital e quali sono le misure adottate per garantire uno svolgimento che mantenesse lo stesso appeal dell’era pre Covid

Abbiamo cercato di mantenere l’appeal di una presentazione fisica il più possibile, nel segno delle vigenti norme di sicurezza, ma il digitale ci sta aiutando molto grazie alla creazione di una piattaforma molto apprezzata dai buyer che sta dando risultati inaspettati.

Qualche mese fa si commentava la fine degli eventi fisici a favore di una rivoluzione digitale sempre più avanguardista. Essere qui, oggi, smentisce tali affermazioni a favore di una nuova forma di eventi sempre più selettivi e di pari passo con la velocità dei social. Secondo voi, quali di questi cambiamenti segneranno esponenzialmente il modo di presentare una collezione al pubblico?

Non ci saranno grandi stravolgimenti ma il nostro focus tornerà ad essere la clientela locale. Quando sarà possibile riprenderemo il rapporto One to One con piccoli eventi esclusivi in giro per il mondo.

I nostri collaboratori si stanno già muovendo in tal senso con la spedizione dei campioni di tessuti ai clienti affezionati che hanno la possibilità di scegliere le proposte digitalmente ma di toccare comunque con mano la qualità Kiton. In questo modo anche la nostra virtualità è diventata tailor made.

La realtà aziendale è cambiata post lockdown? E il suo mindset creativo e progettuale?

La realtà aziendale non è cambiata minimamente, lavoriamo con le stesse intensità e tempistiche di sempre ma soprattutto con una grandissima voglia di tornare ad una vita priva di limitazioni.

Gli stakeholder della moda hanno provato ad immaginare, e di conseguenza a proporre, un uomo e una donna segnati da una pandemia globale. Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono i vostri?

Crediamo fortemente in un uomo e in una donna che possano ricominciare ad apprezzare l’eleganza e la formalità in differenti contesti così come nel DNA Kiton.

Tra le novità di stagione per l’uomo, ci sono la giacca ultra leggera, soli 160 grammi di pregiato cotone e lino nato per la camiceria, ma sapientemente lavorato per regalare un effetto blazer. E la jacket in jersey di cashmere ottenuto lavorando su speciali telai di norma utilizzati per la produzione di calze, che assicurano elasticità solo in orizzontale ma non in verticale, scongiurando così il rischio di deformazione del capo.

Mentre per la donna, tra i capi di punta, l’iconico blazer in drappino di cashmere ultra leggero, con fodera di seta e bottoni in madreperla, prodotti in Australia dalla coltivazione delle conchiglie Silver Lips e gli chemisier in seta, in versione lunga o al polpaccio, sempre declinabili in chiave giorno o sera e amatissimi dalla clientela per la loro estrema versatilità.

Stiamo vivendo una fashion week decurtata delle presenze internazionali. Se doveste fare proiezioni per i prossimi mesi, quale sarebbe lo scenario in termini di comunicazione e vendita del prodotto?

Non si possono fare previsioni, ma complimenti a noi e ai nostri colleghi che siamo qui a crederci e a rischiare. Noi abbiamo avuto reazioni positive su molti mercati che tuttora risultano in crescita costante come riflesso di una collettività che vuole continuare a vestirsi nel segno del buongusto.

Milan Fashion Week Day 1: What’s going on?

Testo Francesco Vavallo – @francesco_vavallo
Grafica Asia Reparato – @asiareparato
Foto Courtesy of brand.

Milano riparte anche dalla moda, il primo giorno di fashion week giunge al termine tra show digitali e fisici, tornando a rivivere una “normalità” che credevamo fosse andata perduta.

MISSONI

Angela Missoni svela un progetto digitale non per la collezione Primavera/Estate 2021 – che però verrà presentata e venduta ai buyer – ma per la stagione in corso in cui con Vittoria Ceretti ed Edoardo Sebastianelli e la fotografia di Oliver Hadlee Pearch visitano i luoghi familiari di Angela Missoni in Italia.
Una campagna che vuole rompere gli schemi tradizionali stagionali per mostrare come in una cartolina del Bel Paese come la firma Missoni rappresenti l’italianità nel mondo.

DSQUARED2

Il punk non è mai tramontato per Dean e Dan Caten, direttori creativi di Dsquared2 che per la stagione S/S 21 propongono un nuovo spirito punk sartoriale ed innovativo. Una collezione che punta allo spirito più stravagante dei giovani d’oggi, distaccandosi dal mondo totalmente streetwear.

FENDI

Dall’invito allo show in collaborazione con il pastificio italiano Rummo allo show che ci riporta ad un ricordo di fine estate, la collezione donna e uomo primavera/estate 2021 di Fendi, sotto la direzione creativa di Silvia Venturini Fendi, ci riporta al tempo trascorso in famiglia, come un album di ricordi, un corredo familiare o la vista malinconica dalla finestra della propria casa in questi mesi trascorsi in lockdown.
Il progetto Baguette Hand in Hand celebra una collaborazione unica con le eccellenze dell’artigianato italiano, tra cui le regioni Abruzzo e Marche con le loro tipiche lavorazioni del tessuto tramandate da generazione in generazione.


N21

«Mi sembra sempre più urgente e necessario esplorare la possibilità di stabilire una nuova modalità della moda: i tempi, le stagioni, le tendenze devono lasciare lo spazio alla nascita di un nuovo modo di narrazione. Ho utilizzato i tessuti, le forme, i colori per ottenere abiti capaci di racchiudere dei significati che, come le parole, concorrono a formare un linguaggio che donne e uomini possono usare in comune” con queste parole Alessandro Dell’Acqua definisce la nuova collezione primavera/estate 2021 di Numero21, acquisendo una nuova estetica punk e grunge.

ALBERTA FERRETTI

«Sono convinta che, in momenti difficili come questo, la moda non si debba fermare né arrendere, ma rivendicare con ancora più forza il proprio ruolo di strumento necessario per raccontare il tempo in cui nasce. Sono proprio questi i momenti in cui ogni creativo reagisce mettendo in gioco ancora di più la propria sensibilità» queste sono le parole di Alberta Ferretti poco dopo il termine del suo show primavera/estate 2021. Una collezione che punta al romanticismo e alla seduzione tra abbigliamento daywear dalle linee soavi e decise allo stesso tempo, attingendo alle linee della lingerie.

DOLCE E GABBANA

Lo show Dolce e Gabbana per la collezione primavera/estate 2021 è un manifesto di lotta alla libertà.
Stefano Gabbana e Domenico Dolce, direttori creativi del brand, hanno cercato di rappresentare con patchwork dal ricordo siciliano – terra cara e da sempre fonte di ispirazione per la maison – un messaggio che cerca di “tenere tutto unito” nella difficoltà ma soprattutto nella diversità. La scelta dello show fisico è un modo per far ripartire un sistema che sembrava in stallo.

BLUMARINE

Con la collezione primavera/estate 2021 di Blumarine fa il suo debutto come nuovo direttore creativo, Nicola Brognano. Il giovane designer dalle grandi capacità ha saputo approcciarsi ad un brand storico ed intrinseco di ricordi come Blumarine, apportando un tocco – o forse più – di eccentricità.
La donna Blumarine ha sicuramente subito un cambiamento più incisivo, mostrandosi più sicura ed esuberante senza perdere però lo spirito romantico che contraddistingue il brand.

Guida ai cardigan dell’autunno-inverno 2020, tra heritage e nuove interpretazioni

Sarà per le sue caratteristiche di indumento caldo, avvolgente e serioso, un bene rifugio del guardaroba che sembra rassicurarci in tempi piuttosto cupi e turbolenti, anche prima del Covid-19; sarà per la richiesta sempre più diffusa dei consumatori di abiti comodi e possibilmente versatili, alla quale la quantità di tempo passato in casa, durante (e dopo) il lockdown, ha dato ulteriore impulso; sta di fatto che, per la stagione fredda ormai imminente, il cardigan è tornato prepotentemente in auge, come certificato dalla gran varietà di modelli apparsi nella tornata di défilé dell’autunno-inverno 2020.

A ben guardare, le avvisaglie di un ritorno del capo nell’orizzonte del menswear risalgono all’ottobre 2019, quando era stato venduto all’asta, per oltre 330.000 dollari, il celeberrimo esemplare verdognolo indossato da Kurt Cobain nel 1993, durante il concerto MTV Unplugged in New York dei Nirvana. Neppure due mesi fa, poi, i dati del Lyst Index Q2 2020 hanno sancito la rinnovata centralità di questo ibrido di golf e giacca presso gli utenti della piattaforma, attribuendone il merito in particolare a Harry Styles, che lo scorso febbraio è apparso nel programma mattutino della NBC con un modello patchwork di JW Anderson, XXL e dall’effetto sferruzzato, furoreggiando sui social a colpi di hashtag (#HarryStylesCardigan), tanto da spingere centinaia di fan a filmarsi su TikTok mentre lavoravano ai ferri, per crearne una replica più o meno fedele.   

D’altro canto la storia del capo in questione testimonia di una sua certa trasversalità d’uso, in equilibrio tra formalwear e controcultura, elitarismo e pop, alto e basso: da un lato, tenendo fede al blasone delle origini (la “paternità” pare spetti infatti al generale inglese, nonché settimo conte di Cardigan, James T. Brudenell) dagli anni ’50 diviene sinonimo di preppy style, sfoggiato dunque dagli studenti delle università dell’Ivy League americana; dall’altro, si insinua nelle mise più casual di attori, sportivi e star della musica come Paul Newman, Steve McQueen, Mick Jagger o George Harrison, giusto per fare qualche esempio.

Nonostante i corsi e ricorsi, connaturati all’idea stessa di moda, e sulla scia di illustri estimatori – dal suddetto Harry Styles a Pharrell Williams, da David Beckham a Tyler, the Creator – il cardigan torna adesso a punteggiare le collezioni F/W 2020 di molte maison del lusso e marchi high-end; pur tenendo conto della disparità delle proposte, un trait d’union può essere individuato nell’estro delle decorazioni e nelle dimensioni abbondanti, spesso talmente generose da permetterne l’utilizzo al posto di cappotti, parka & co.

Uno specialista del genere come Missoni, ad esempio, esalta le possibilità espressive del colore mescolando su modelli dal piglio rilassato linee, sfumature, pattern geometrici e floreali in una palette ravvivata da toni caldi di rosso, ocra e azzurro. Anche i cardigan di Marco De Vincenzo sono un tripudio di fantasia, tra superfici sfrangiate e righe color block. Da Balmain si vivacizza il classico motivo argyle attraverso il dinamismo ottico del binomio bianco e nero, accentuando inoltre la bombatura delle spalle, mentre Ferragamo pone l’enfasi sulla linearità di volumi e materiali, allungando la silhouette dei maglioni declinati in nuance tipicamente autunnali; caratteristiche simili a quelle del modello in cachemire cammello di Hermès, la cui texture è però intarsiata di patch in pelle colorate. Da ultimo A.P.C. richiama i fasti del grunge con un cardigan a stampa animalier.

Volendo passare in rassegna alcune variazioni sul tema, disponibili anche nei migliori e-store, si potrebbe cominciare da Alanui, brand nostrano che fa dei cardigan in jacquard oversize la propria ragion d’essere: il modello Seattle Sound compendia tutti i must della casa, dalle grafiche folk alle frange lungo i profili. Gucci, da parte sua, insiste sull’icasticità dei propri simboli per una maglia su base blu interamente percorsa dal monogramma della doppia G. Thom Browne si ispira invece all’eleganza dei college Usa d’élite, trasferendola in un golf candido a trecce, rifinito dagli stilemi del designer, cioè fettucce tricolori lungo l’abbottonatura e quattro strisce a contrasto sulla manica.

Se Prada stempera l’austerità del golf accollato, realizzato in un blend di mohair e lana, utilizzando una gradazione accesa di rosso e la lavorazione a punto largo, Valentino viceversa ravviva il total black del suo cardigan grazie a bande di colore bianco e fluo. Sceglie al contrario l’essenziale Acne Studios, con una maglia monocroma scura interrotta solo dal piccolo ricamo “emoticon” sul petto. Prediligono la discrezione, infine, anche le interpretazioni stagionali di NN07, Stone Island, Roberto Collina e Polo Ralph Lauren, contraddistinte, nell’ordine, da un taglio regolare e lana color ruggine; dalla tonalità verde militare e chiusura a zip; dal filato dalla trama grossa e forme over; da cotone mélange blu navy con collo a scialle.

È evidente insomma come il cardigan riesca a soddisfare tanto i puristi del less is more quanto i fashion addict più inveterati, potendo contare, oggi come ieri, su uno dei suoi principali atout, ossia la versatilità.

5 colab da non perdere

Settembre è il mese del back to school, della moda e ovviamente delle fashion colab. Ecco la nostra selezione da non perdere.

Sacai x Ten c 

Per la stagione fw 2020, Sacai ha collaborato con il brand italiano Ten c ad una esclusiva capsule collection, composta da capi da esterno, che accostano un abbigliamento sportivo ed un abbigliamento militare. I tre modelli che la compongono sono: un Mods coat creato dalla combinazione del Bal collar coat di Sacai e il PARKA di Ten c; un blouson con il fronte che richiama il TEMPEST ANORAK di Ten c; un piumino il cui interno ha come fodera il modello ANORAK di Ten c.

Questa capsule collection è caratterizzata dall’utilizzo dell’Original Japanese Jersey (OJJ), un tessuto composto da fibre di nylon e poliestere lavorate a maglia ad alta densità, resistente al vento e all’acqua. Ha una capacità di invecchiamento simile al denim, dovuta ad un particolare processo di tintura del prodotto.

La collezione sarà disponibile in tutti gli store d’abbigliamento maschile Sacai a partire dal 19 settembre.

Levi’s Made & Crafted x White Mountaineering

Per la Fashion Week di Settembre 2020, è nata una speciale capsule collection Levi’s Made & Crafted® e White Mountaineering®.
La collezione mixa elementi tipici del design di White Mountaineering®, quali funzionalità, eleganza e tessuti innovativi, con l’heritage e la manifattura di Levi’s Made & Crafted®.

La capsule è interamente pensata utilizzando design, tecnologia e utilità; infatti, i classici capi in denim vengono riprogettati con tessuti tecnici e l’estetica dell’outerwear iconico incontra lo streetwear di White Mountaineering®. Altri pezzi includono una versione “innovativa” di una camicia popover Levi’s® Sunset, una Trucker Jacket da donna e una versione in denim e nylon dei jeans Levi’s® 505™, oltre che una serie di pezzi di cobranding.

Ralph Sampson by Puma x Replay

Replay ha recentemente siglato una partnership con Puma per reinterpretare, con il suo DNA da premium denim brand, l’iconica sneaker “Ralph Sampson”.

Si tratta di un progetto creativo, con il quale si vogliono integrare il denim e i trattamenti di ECO-washing, sviluppati da Replay per dare ai suoi capi un look autentico e vissuto, senza ripercussioni negative sull’ambiente, alla struttura originale della sneaker.
Le calzature vengono trattate con Ecostone, una nuova pietra con potere abrasivo che non lascia però tracce che richiedano successivi risciaqui, e vengono rifinite a mano con abrasioni e colorature, ideali per dare loro un aspetto unico.

La limited edition sarà in vendita negli store Replay e sullo shop online a partire da Settembre 2020.

Li-Ning x Neil Barrett

Il celebre designer di abbigliamento maschile, Neil Barrett, ha dichiarato l’uscita della sua collaborazione con Li-Ning, uno dei più celebri brand di abbigliamento sportivo.

Integrando all’estetica minimal la produzione high-tech di Li-Ning, il nuovo modello di calzature ESSENCE combina i punti di forza di entrambi i marchi. Questa calzatura è caratterizzata da un design semplice, pulito ed essenziale, ma allo stesso tempo moderno; il designer si è infatti concentrato su dettagli hardware altamente funzionali e su una tavolozza di colori dai toni neutri e versatili.

La collezione sarà disponibile a partire da fine Settembre, non solo nei negozi di Neil Barrett a Milano e Londra e su www.neilbarrett.com, ma anche presso Printemps, Ssense, Harvey Nichols, Harrods, Tsum e molti altri store.

Ruohan Wang x Nike

L’illustratrice berlinese Ruohan Wang presenta per il secondo anno Flyleather, un progetto in collaborazione con Nike.

L’artista rielabora tre modelli iconici di Nike, quali l’Air Force 1, la Blazer Mid ’77 e l’Air Max 90, le quali diventano la base per una miscela di colore e movimento che rimanda alle forze naturali della terra e all’equilibrio, caratteristiche insite nella formazione dell’artista. Nata in Cina e cresciuta a Berlino, il suo stile è caratterizzato dalla coesistenza di entrambi questi luoghi, i quali si manifestano attraverso silhouette grafiche esaltate dai colori. I modelli di questa collaborazione ne sono un esempio: infatti, i caratteri cinesi stampati sull’intersuola significano “circolo naturale” e “potere-amore”, mentre la città di Berlino viene rappresentata attraverso le tavolozze presenti sulla tomaia, realizzata con almeno il 50% fibra di cuoio riciclata.

I modelli Flyleather saranno disponibili a partire dal 24 settembre su nike.com

Pasha de Cartier, il lancio del nuovo orologio della maison francese

Anche quello del lusso, così come tutti gli altri settori, si è dovuto fermare durante questi mesi di emergenza. Oggi le case più note hanno ormai ripreso la loro attività, come ad esempio Cartier, che ha sfruttato la circostanza per rinforzare il proprio canale e-commerce, esportandolo anche in mercati come quello cinese, dove fino a poco tempo fa era assente. Non solo, perché il noto marchio si è anche reso protagonista di eventi e iniziative importanti, su tutte la mostra di Tokyo dedicata alle creazioni del brand. Ma la vera novità del momento è il nuovo modello di uno degli orologi più amati della maison francese: il Pasha de Cartier.

Le caratteristiche del nuovo Pasha de Cartier

A regalare ancora più lustro alla già scintillante nomea della prestigiosa maison francese ci ha pensato una nuova collezione di orologi Pasha tutta da scoprire. Realizzati in acciaio, oro giallo o rosa, abbelliti da diamanti che adornano i pezzi nati come gioiello, o disegnati in versione “scheletrata” per gli intenditori, alcuni di questi sono pezzi preziosissimi e dal design unico e inimitabile, in tutti i suoi caratteristici particolari. Tali molteplici e unici modelli vanno a costituire l’innovativa collezione Pasha de Cartier, i cui ricercati pezzi posso essere acquistati, insieme agli orologi delle principali collezioni, nei punti vendita ufficiali di Cartier, come ad esempio nel Flagship Store di Pisa Orologeria a Milano. È bene però sapere che la garanzia di qualità di questa collezione deriva non solo dal prestigio del marchio, ma soprattutto dalla lunga e gloriosa storia dell’orologio che l’ha ispirata. Il primo Pasha de Cartier infatti apparve nel 1980 nell’esclusiva veste maschile e divenne in poco tempo oggetto di desiderio anche per il mondo femminile. L’attuale versione ricalca quella originale in chiave moderna, aggiungendo oltre alla corona impreziosita da uno spinello blu o uno zaffiro, la possibilità di molteplici personalizzazioni.

La campagna per il lancio del segnatempo Pasha

Per celebrare la nascita della nuova collezione ispirata allo storico orologio, il colosso del settore lusso non solo ha coinvolto cinque illustri star del calibro di Rami Malek, Troye Sivan, Willow Smith, Maisie Williams e Jackson Wang, ma anche il celebre fotografo di moda newyorkese Craig McDean. Il fatto più innovativo e singolare è però il progetto utilizzato per dar luce al lancio del nuovo segnatempo Pasha, che consta di un vero e proprio film e di una serie di cinque cortometraggi, che hanno come scopo quello di dare spazio al talento. Tale campagna multimediale diffusa a livello mondiale è stata infatti interamente dedicata alla creatività unica che ha portato al successo i suoi protagonisti. Per i più curiosi sarà importante sapere che tutti i contenuti che hanno accompagnato il lancio del nuovo Cartier possono essere visionati sul sito web della nota casa, oltre che nei profili ufficiali su tutte le piattaforme social media.

Un lancio in grande stile per un orologio che ha saputo farsi apprezzare e continua a suscitare le brame di molti appassionati dei segnatempo di lusso.

Dietro le quinte della prima settimana della moda phygital : Redemption

Gli stakeholder del Made in Italy raccontano i propri eventi nella prima settimana della moda metà fisica e metà virtuale nel pieno del cambiamento epocale Covid19

Production & interview Alessia Caliendo

Ph Matteo Galvanone

Manintown incontra a Palazzo Bovara Bebe Moratti, anima di Redemption, il brand responsabile del Made in Italy amato dalle star internazionali.

Sua l’idea di lanciare, la scorsa estate, uno dei primi Festival musicali digitali connessi al fashion, per dar voce ai musicisti di tutto il mondo. Il DNA del marchio, infatti, è puramente legato al rock ‘n roll – tanto nell’iconografia di stile quanto nella ricerca di un cambiamento positivo.



Parlaci dell’evento svoltosi durante la prima settimana della moda phygital e quali sono le misure adottate per garantire uno svolgimento che mantenesse lo stesso appeal dell’era pre Covid

Premetto che prima del lockdown le sfilate non mi facevano particolarmente impazzire perché erano eventi davvero poco inclusivi. La scelta di raccontare in maniera organica la storia di una collezione, grazie ad un video, è la soluzione più responsabile. 

Qualche mese fa si commentava della fine degli eventi fisici a favore di una rivoluzione digitale sempre più avanguardista. Essere qui, oggi, smentisce tali affermazioni a favore di una nuova forma di eventi sempre più selettivi e di pari passo con la velocità dei social. Secondo te quali di questi cambiamenti segneranno esponenzialmente il modo di presentare una collezione al pubblico?

Viviamo un momento storico particolare, ma è anche vero che eravamo ad un punto il cui il sistema non stava funzionando. Alcune dinamiche stavano invecchiando mentre ora abbiamo la possibilità di rivoluzionarlo. Bisogna puntare sulla creatività, sull’artigianalità e sul puro Made in Italy focalizzandosi sulla giusta mole di collezioni.

La realtà aziendale è cambiata post lockdown? E il suo mindset creativo e progettuale?

La realtà aziendale non è cambiata di molto. Il mindset creativo invece si. Prima eravamo al servizio di un sistema ultra rapido con un’ingente richiesta. Adesso sono al servizio di me stesso e di ciò che mi piace fare con gli artigiani con cui amo collaborare.

Gli stakeholder della moda hanno provato ad immaginare, e di conseguenza a proporre, una donna segnata da una pandemia globale. Quali sono le caratteristiche che contraddistinguono la tua?

La mia donna è una rockstar, come lo è sempre stata, ma sempre più attenta alla sostenibilità. Comunichiamo ad un vastissimo numero di persone ed abbiamo una responsabilità sociale. Grazie alla ricerca e allo sviluppo, manteniamo un animo glam ma rispettiamo l’ambiente.

Stiamo vivendo una fashion week decurtata delle presenze internazionali. Se dovessi fare proiezioni per i prossimi mesi, quale sarebbe lo scenario in termini di comunicazione e vendita del prodotto?

Bisogna puntare sul contenuto e i mezzi che abbiamo a disposizione ci consentono di realizzarlo. Ringrazio costantemente coloro che sviluppano app e che lavorano per i social media, consentendo una comunicazione ottimale del prodotto. Oramai siamo padroni di mezzi infiniti.

White Milano settembre 2020: 5 marchi da non perdere

Tutto è pronto per l’inizio di White Milano settembre 2020, la fiera (dal vivo e non solo digital) del capoluogo lombardo che strizza l’occhio alla sostenibilità, alle ultime tendenze, alla diversity e all’incisività. Fino al 27 settembre, in mostra 200 aziende, 130 marchi sul sito b2b, che presentano le nuove collezioni dedicate alla primavera-estate 2021. Abbiamo selezionato cinque marchi, presenti in fiera nei prossimi giorni, da non perdere e su cui puntare. 

FEDERICO CINA

Romagna everywhere. Per Federico Cina, designer vincitore del contest Who Is On Next? 2019, il suo paese d’origine è davvero tutto. E lo si nota in tutte le sue collezioni: solari, ironiche, colorate e, senza dubbio, armoniche. «La moda è l’espressione di ciò che voglio parlare. Ogni collezione è un capitolo nuovo della mia vita», racconta il creativo.


WOOD’D

Wood’d è un lifestyle brand che realizza accessori. Il marchio prende forma nel gennaio 2012 dalla creatività e dalle capacità produttive dei fratelli Andrea e Stefano Aschieri. L’idea nasce dalla necessità di creare qualcosa insieme, partendo dal know-how che ha caratterizzato gli affari di famiglia che da oltre 40 anni produce accessori in legno per l’industria della moda. «Per me, quest’ultima è appartenenza, fiducia, sperimentazione, cultura, passione, creatività, cambiamento», spiega Stefano Aschieri. 


MICHELE CHIOCCIOLINI

Family business. A tutti gli effetti. Nel 2015, Michele Chiocciolini ha fondato l’omonimo brand, un progetto «in progress» di accessori Made in Italy che fa seguito alle sue esperienze giovanili come costumista per il cinema e per il teatro. «La moda è l’esigenza di esprimere una necessità, uno spaccato di cultura del momento, la trasposizione di sensazioni che si respirano nell’aria, attraverso la musica, leggendo un libro, viaggiando… Spesso un’ombra, una nuvola, un colore di muschio su un sasso di montagna come uno scoglio levigato dal mare comunicano queste sensazioni che diventano materiale, stampa, taglio, idee. La natura è la cosa che forse mi influenza di più, quindi la moda è natura che poi io rielaboro con una mia visione pop», spiega il designer.


ACBC

ACBC è una startup innovativa che progetta e produce calzature sostenibili. Nato nel 2017 da due giovani Italiani, Edoardo Iannuzzi e Gio Giacobbe, il marchio diventa subito globale grazie a un video che raggiunge 50 milioni di visualizzazioni e oltre 2500 clienti worldwide. A oggi, ACBC ha inaugurato 25 store monomarca in 9 paesi e vanta collaborazioni in co-branding con marchi tra cui Moschino ed Emporio Armani. La filosofia del brand è infatti di condividere il proprio know-how su materiali e tecnologie sostenibili per ridurre l’impatto ambientale proveniente dalla produzione di scarpe nel mondo.


VÌEN

Passione, determinazione e cultura. Secondo Vincenzo Palazzo, founder di VÌEN, sono questi gli ingredienti fondamentali per raggiungere l’obiettivo. A Putignano in Puglia, il creativo, come un maestro d’orchestra, dirige il proprio team, tra uffici, sartoria handmade e persino un dehors ricco di piante, dove meditare e riflettere. Per questa edizione, Vincenzo Palazzo è lo special guest di White Milano. «Non mi piace definirla e chiamarla moda. Moda vuol descrivere una cosa del momento. Per me i capi sono pensati per resistere al passare del tempo e per far propria storia attraverso i codici socio-culturali del contesto in cui essa nasce e vive nel futuro. VÌEN non è fatta per il momento: vive più in un passato proiettato nel futuro», racconta Palazzo. 


Frutta esotica anche dopo l’estate: quale scegliere, quando e perché

Non solo mele del Trentino o arance di Sicilia: nella nostra alimentazione quotidiana possiamo oggi integrare anche una bella porzione di frutta esotica, sempre più diffusa sulle nostre tavole e apprezzata anche dai più “tradizionalisti” in fatto di gusti. Sebbene questo tipo di frutta sia disponibile ormai nell’arco di tutto l’anno, per via della grande distribuzione, non va dimenticato che anch’essa è soggetta a stagionalità. Ecco tutto ciò che c’è da sapere.

Le stagioni della frutta esotica

Se inizialmente la frutta esotica veniva prodotta solo in Paesi molto lontani dall’Italia, oggi sono moltissimi i frutti che vengono coltivati sul territorio nostrano. Ciò rende decisamente più semplice (e meno esoso) il loro acquisto e assicura una qualità e sostenibilità ambientale ben maggiore rispetto al passato. Con la crescita dell’e-commerce nel settore alimentare, poi, che ha visto un’impennata particolare in questi ultimi mesi, un’ulteriore incoraggiamento al consumo di frutta tropicale sta nel fatto che è possibile ordinarla anche direttamente su internet; oggi è infatti possibile anche farsela recapitare direttamente a domicilio con la propria spesa tramite piattaforme come EasyCoop, che propongono una buona scelta di frutta esotica online da mettere nel carrello.

Per quanto riguarda la stagionalità, essa varia ovviamente a seconda del tipo di frutto in questione. L’avocado, a seconda della varietà, inizia ad avere frutti maturi tra ottobre e gennaio, e non è più disponibile dopo il mese di aprile; il mango ha un periodo di coltivazione che va da agosto fino a inizio novembre; il frutto della passione si raccoglie da luglio a inizio inverno; l’annona matura tra agosto e settembre ed è disponibile fino a dicembre, mentre il litchi si trova a partire da ottobre. La scelta è sicuramente varia e, in termini di stagionalità, la frutta esotica può essere mangiata tutto l’anno: basta saperne variare l’acquisto e scegliere i diversi frutti disponibili a rotazione nella propria dieta quotidiana, soprattutto se si considerano le innumerevoli proprietà benefiche che presentano.

Le proprietà benefiche della frutta esotica

Sono diversi i benefici che il corpo può ricevere dall’assunzione di frutta esotica, dunque può essere utile conoscerne alcuni per orientarsi meglio nell’acquisto: in presenza di particolari problemi o anche se si vuole semplicemente migliorare il proprio benessere generale, mangiare questi alimenti può sicuramente dare una mano.

Cominciamo dall’ananas, ad esempio, uno dei frutti esotici più apprezzati in assoluto in Italia, soprattutto da chi è più attento alla linea: al suo interno si trova infatti la bromelina, un enzima che aiuta la digestione delle proteine. Il mango invece è ricco di vitamina A e C, senza contare che ha anche proprietà antibiotiche, diuretiche e lassative. Altro frutto molto popolare in Italia è l’avocado, che possiede molte calorie in quanto ricco di grassi e proteine; in più, fornisce un’ampia varietà di vitamine al corpo umano. Chi soffre di stitichezza o ha difficoltà nella digestione dovrebbe invece optare per il frutto della passione, che presenta un altro contenuto di fibre oltre che di ferro e fosforo; se invece il problema è la digestione può aiutare la papaya, che similmente all’ananas ha un enzima che facilita l’intero processo. Molto nutriente anche il litchi, che fornisce zuccheri semplici, vitamina C e sali minerali come potassio, ferro e magnesio.

Mangiare frutta esotica è quindi una scelta giusta, specie quando sta arrivando l’inverno: praticamente tutti gli alimenti citati in precedenza possono aiutare l’organismo a prepararsi alla stagione più dura per la salute, fungendo da veri e propri integratori alimentari naturali.

Mit Parade – 7 progetti dall’intesa vincente

Velocità a tutti i costi e una continua esigenza di comunicare attraverso chiavi di lettura innovative, sono i motori di questo periodo storico, sempre più affamato di nuovi linguaggi e contenuti inediti. La moda guarda oltre: dopo decenni di storia della moda, brand e stilisti sentono il bisogno di superare i confini della propria cifra stilistica, e mischiare il proprio tratto con un immaginario creativo proveniente da mondi diversi, sicuramente non scontati.

Le contaminazioni di genere raccontano un’ispirazione o una nuova visione sbocciata attraverso il lavoro di team d’eccezione e difendono l’importanza di una creatività libera e imprevedibile, senza confini. Dalle capsule collection firmate a quattro mani, ad accessori resi ancora più unici dalla visione di un artista, fino all’esperienza di qualità pensata da appassionati ed esperti, per vivere al massimo un capo o un accessorio che hanno il pallino dell’avventura.

E di valori condivisi si può sicuramente parlare quando ad attirare la nostra attenzione sono due brand come Puma e Replay. I due leader, nei rispettivi settori del denim e dello sport, hanno siglato una nuova partnership, dando luce alla limited edition Ralph Sampson by Puma x Replay, i cui dettagli in denim sono trattati con moderne procedure utilizzate da Replay per consentire uno spreco d’acqua praticamente nullo e rifinite con abrasioni e pigmenti completamente naturali, conferendo all’iconica sneaker un new look nel massimo rispetto dell’ambiente.

È di Fred Perry e Raf Simons l’obiettivo di riportare alla memoria i valori e i sentimenti del seminterrato più famoso di Londra: il 100 Club che prende il nome dal civico di Oxford Street. Luogo epico d’incontri tra musicisti, artisti e scrittori della subcultura londinese, ha ospitato il primo festival del punk internazionale e sul suo palco leggende della musica come i Clash, i Sex Pistols e i Rolling Stones. Una raccolta d’immagini e storie inedite sono state pubblicate in un libro edito da Ditto e Fred Perry dal quale Raf Simons ha scelto quelle destinate ai capi che sono entrati a far parte di questa personalissima capsule, che riflette il way of doing in perfetto stile punk del do it yourself.

Nietzsche sosteneva che i grandi uomini sono coloro che sanno ritrovare la stessa passione che da fanciulli mettevano nei giochi. Principio sposato da Adidas Originals che ha siglato il nuovo concept “Non è mai troppo tardi per giocare” con una versione ludica della storica ZX 8000, caratterizzate da dettagli che rimandano al mondo dei Lego, i mattoncini colorati più famosi al mondo, su talloni e linguetta.
Il lancio su scala globale dal 25 settembre su adidas.com/A-ZX.

Una collaborazione con il mondo dell’arte che confluisce in un progetto solidale di grande attualità è la duplice iniziativa di Oakley, leader indiscusso nella produzione di lenti top di gamma e total look dedicati al mondo dello sport e dell’outdoor. Da una parola giapponese che significa cuore-mente-spirito, prende il nome la “Kokoro Collection”, con l’intento di risvegliare il senso di appartenenza a un’unica comunità negli atleti che svolgono qualsiasi attività sportiva e di qualsiasi livello. L’artista scelto per interpretare la nuova identità di questa special edition è il celebre artista giapponese Meguru Yamaguchi, noto per la sua particolare gestualità e la sua pittura scultorea attraverso un uso molto materico dei colori e conferendo a ogni singolo prodotto una versione assolutamente unica. Per celebrare il lancio della collezione e il messaggio di solidarietà che rappresenta, Oakley ha effettuato una donazione di 200.000 dollari a favore del Solidarity Response Fund, creato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per fronteggiare l’emergenza COVID-19.

L’attenzione costante al design innovativo e i concetti di eccellenza e di esclusività sono elementi imprescindibili nella storia di Automobili Lamborghini e 24Bottle. Non a caso è stata scelta la Clima bottle a doppia parete, il fiore all’occhiello del brand, per la personalizzazione con l’iconico camouflage della Lamborghini Aventador SVJ. Il pattern è stato applicato manualmente su ogni bottiglia: questo le rende più preziose e soprattutto diverse l’una dall’altra. A chiudere il quadro, una tecnologia ad alto isolamento termico che preserva sapore e temperatura fino a 12 ore per il calore, fino a 24 per il freddo.

Per gli appassionati di calcio e dei suoi fuoriclasse, Corum ha dedicato un modello in edizione limitata al centrocampista bosniaco Pjanić con una carriera di oltre cento vittorie. Il pretesto per celebrare questo campione amato dai tifosi di tutta Europa è stato il passaggio al Barcelona. Nero, in gomma vulcanizzata, con dettagli rigorosamente verdi, colore scelto da Miralem, l’orologio appartiene alla collezione Admiral ed è stato presentato in una prima esclusiva edizione di soli 5 esemplari dedicata al mercato italiano, in onore del numero presente sulla sua maglia, che verrà omaggiata ai fortunati possessori di questa preziosissima prima edizione, con la firma del campione.

Ci sono partnership, poi, che hanno in comune valori ben lontani dalle questioni di stile, fondando le proprie basi su un vero e proprio stile di vita e una smisurata dedizione alla scoperta e alla salvaguardia della natura. È questa la missione di Gore-Tex Experience, un format di eventi realizzato con Provviste per promuovere il turismo sostenibile e i cammini attraverso nuovi itinerari delle zone più belle d’Italia. Tra eccellenze alimentari locali e l’equipaggiamento migliore messo a disposizione da Gore-Tex, dalle calzature all’abbigliamento ad alto livello tecnologico, avrete la possibilità di godervi in tutta sicurezza i 31 percorsi nelle 26 splendide località del nostro Paese, o lasciarvi ispirare dai podcast e video che verranno raccolti alla fine di ogni esperienza.
https://www.leprovviste.it/2020/09/11/un-autunno-di-cammini-e-merende-con-provviste-e-gore-tex/

Matchesfashion lancia il programma The Innovators per sostenere i nuovi talenti

La celebre piattaforma e-commerce inglese Matchesfashion lancia il suo nuovo programma The Innovators, il quale vede come protagonisti 12 fashion designer che si sono distinti nel panorama moda internazionale. “Cosa fa di un designer un innovatore?” è la domanda che ha dato slancio a questa iniziativa volta a supportare attivamente per un anno intero designer emergenti, talentuosi e, appunto, innovatori.

L’idea del progetto si è concretizzata durante la pandemia di COVID-19, come indicato dalla Fashion & Buying Director Natalie Kingham, quando i designer hanno sottolineato la necessità di avere un supporto più pratico, al fine di consentire ai propri brand emergenti di superare questo difficile periodo. Matchesfashion ha perciò deciso di rendere The Innovators un programma in grado non solo di dare risalto ai giovani talenti, ma di fornire loro anche un tangibile supporto con attività di tutoring e marketing.

Viene quasi spontaneo chiedersi la ragione di tanto interesse nei confronti dei nuovi talenti. É la stessa Matchesfashion a rispondere, sottolineando l’importanza e l’influenza nel settore fashion dei “piccoli brand dalla forte identità e dai solidi valori”.

I brand parte del programma non si limitano a rinfrescare gli standard di design ai quali siamo abituati, si tratta prima di tutto di innovatori sociali, fautori di un radicale cambiamento che si aspettano di portare avanti nel settore moda: sostenibilità, libertà di genere, diversità ed inclusione sono infatti solo alcuni dei valori di cui questi giovani designer si fanno portabandiera.

Art School

“Un innovatore è colui che sfuma i confini ed è ribelle nei confronti del sistema”

Con la peculiare estetica definita dagli stessi fondatori, Eden Loweth e Tom Barrat, “minimalismo decadente” il brand Art School propone abiti lussuosi ispirati al glamour holliwoodiano che rivisitano il concetto di genere.

Bianca Saunders

“Un innovatore è colui che sa distinguersi ed è sicuro di ciò che il suo lavoro ha da comunicare, oltre che essere in grado di crearsi un audience”

La designer Bianca Saunders fonda il suo marchio su tre colonne portanti: gender fluidity, eredità culturale e musica, che da sempre ha su di lei una grande influenza. I suoi abiti presentano un interessante dualismo: da un lato il minimalismo, dall’altro tessuti ricchi e decorati.

LOVERBOY

“Ciò che rende qualcuno un innovatore è la capacità di infondere un’autentica energia nei propri lavori. Il risultato è onesto e in esso è possibile identificarsi a prescindere dalle proprie origini ed estrazione sociale”

Il brand LOVERBOY rispecchia la visione del suo direttore creativo Charles Jeffrey, presentando il tipico spirito della vita notturna londinese. I suoi design sono contraddistinti da motivi pittorici e silhouette studiate dai dettagli intricati.

Chopova Lowena

“Penso che essere un innovatore significhi essere in grado di pensare e agire in maniera diversa, restando fedeli alla propria visione”

Il brand delle fondatrici Emma Chopova e Laura Lowena propone vestiti ready-to-wear ispirati dal contrasto tra abiti classici e sportswear, fondendo la tradizione bulgara con il rock anni ’80.

Wales Bonner

La fondatrice Grace Wales Bonner mostra nel design il suo amore per la bellezza, nonché l’intenzione di mischiare due mondi distinti: la cultura afro e il lusso europeo. Il tratto peculiare del brand è senza dubbio la rivisitazione dei concetti di razza e di genere.

Harris Reed

“Un innovatore è qualcuno che non ha paura, che non arretra. Qualcuno pronto a fare la differenza in questo mondo”

Il brand Harris Reed si fonda sulla bellezza e su un’identità gender fluid con una forte estetica ispirata all’era Vittoriana e al glam rock. Secondo lo stilista non è importante la situazione in cui ci si trova, c’è sempre un buon motivo per vestirsi bene e giocare con le silhouette.

Germanier

Per il fondatore Kevin Germanier l’obiettivo principale è quello di essere maggiormente consapevoli nella scelta dei tessuti. La sostenibilità per Germanier è al primo posto e lo mostra nelle sue collezioni, dove gli abiti sono creati da tessuto riciclato.

Ludovic de Saint Sernin

“Penso che tu sia un innovatore quando ti rendi riconoscibile nella tua unicità”

Lo stilista francese Ludovic de Saint Sernin mischia nelle sue collezioni uno stile minimalista e un taglio gender-neutral. È lo stesso stilista a dire che “l’abito è definito da chi lo indossa”.

Halpern

“Ciò che rende qualcuno un innovatore sono l’autenticità e un chiaro punto di vista. Se a tutti piace ciò che fai, probabilmente stai sbagliando qualcosa”

Per Michael Halpern la prima cosa è il colore: tonalità pastello e brillanti mischiate insieme in un design dalla silhouette definita ispirato alla vita notturna anni ’70.

Ahluwalia

“Penso che sia importante che storie autentiche siano raccontate da narratori altrettanto autentici”

Priya Ahluwalia presenta collezioni il cui tratto distintivo risulta essere, prima di tutto, il denim. Un altro aspetto fondamentale per la designer è la sostenibilità: utilizza infatti solamente rimanenze di tessuti per creare nuovi abiti.

Stefan Cooke

“Un innovatore è colui che ti fa dubitare della tua relazione con la moda”

Stefan Cooke e Jake Burt portano avanti la volontà di rendere “insolito il familiare”, creando pezzi totalmente unici. L’ispirazione è data dall’arte moderna e dalla subcultura urbana.

Thebe Magugu

L’omonimo designer di Johannesburg durante il processo creativo si concentra sull’elemento dello storytelling, raccontando attraverso i propri capi storie che non sono largamente conosciute o che potrebbero essere state dimenticate. Chiede un’industria moda più gentile, nei confronti dell’ambiente e degli stessi lavoratori del settore.

Sources: https://www.matchesfashion.com/intl/mens/stories/2020/09/the-design-innovators-issue/designers-introducing-the-innovators-aw20

Production: Christopher Garfield

Creative Booking Director: Tomasina Lebus

Photographs by Trisha Wars

Interviews by Billie Brand

3 indirizzi per una remise en forme a Milano

Con l’arrivo dell’autunno e la ripresa delle nostre attività quotidiane una remise beauty è quanto mai necessaria. Un nuovo taglio, un trattamento viso o uno scrub per prolungare il colorito faticosamente conquistato quest’estate. E se il tempo già scarseggia, ecco tre indirizzi dove potrete fare un check up di bellezza completo e uscire come nuovi. A voi la scelta!


Salon de Beautè

Il salone offre una serie di trattamenti personalizzati per viso, corpo, mani e piedi, massaggi e le ultime novità in fatto di epilazione con laser. Oltre all’estetica, è presente un’area solarium, dedicata all’abbronzatura, nonché la zona parrucchiere, composta un team di professionisti della cura del capello. Alla sede storica, in zona Duomo si è aggiunta recentemente la nuova struttura fra i grattacieli di CityLife, caratterizzata dalla criosauna, una news di tendenza da provare subito.

Dove: Viale Severino Boezio, 20 MilanoVia Victor Hugo, 4 Milano


La Prima Milano

Elegante, essenziale e moderno, sorge nel pieno centro di Milano, a pochi passi dal Teatro alla Scala. Dal 2015 diventa partner ufficiale di La Biosthetique, con l’obiettivo comune di soddisfare i bisogni del cliente con competenza ed innovazione. Offre numerosi servizi per i capelli e di estetica, quali trattamenti idratanti e anti-age per mani e piedi e trattamenti per la cura della pelle e massaggi personalizzati, con prodotti di ultima generazione, nonchè un corner make-up in cui una make-up artist valorizza ogni viso scegliendo fra una vasta gamma di prodotti e texture.

Dove: Via G. Verdi, 2 Milano


Marchina Hair Styling Hair, Beauty & Luxury Suite

Atelier di bellezza intimo e privato, adatto per fuggire dalla frenesia di Milano e prendersi cura di sé. Il suo concept si basa sull’idea stessa della “bellezza su misura”.Grazie l’esperienza di quattro generazioni di parrucchieri professionisti, Marchina offre servizi di man care, focalizzati sulla cura del dettaglio, per garantire ai clienti un servizio di alta qualità. Oltre alla regolazione della barba, l’Atelier garantisce un’esperienza di relax, con trattamenti viso, quali scrub ed impacchi anti-age. Inoltre, il salone offre una serie di servizi personalizzati, creati su misura sulla base delle esigenze di ciascun cliente, quali manicure, pedicure e SPA. Per un’esperienza di relax e privacy assoluta, il salone propone l’esecuzione contemporanea di trattamenti viso, corpo e capelli nella luxury suite, dove il cliente verrà seguito da un team di esperti dedicato.

Dove: Corso Venezia, 3 Milano

Regalare una borsa: con Liu Jo vai a colpo sicuro

Regalare una borsa elegante e di ottima fattura è nella maggior parte dei casi una delle scelte migliori. Se si conoscono i gusti della persona che deve ricevere il dono diventa ovviamente tutto più semplice, ma anche in caso contrario è possibile propendere per questo accessorio andando su modelli più tradizionali. Si tratta infatti di un tipo di regalo che piace praticamente a tutte perché concilia la bellezza con la classe. Quando si parla di borse eleganti, glamour e raffinate viene subito in mente una marca che sa distinguersi dalle altre: Liu Jo.

Perché scegliere Liu Jo?

Il marchio Liu Jo da tanti anni è sinonimo di eleganza e design completamente made in Italy.
Da sempre un marchio per donne con personalità e femminilità, è in grado di soddisfare tutte le richieste da parte della clientela, che sia una giovane teenager in cerca di un outfit cool o una donna adulta che vuole essere impeccabile a lavoro. La professionalità e affidabilità di questo brand ha fatto in modo che nel corso del tempo venisse riconosciuto come uno dei migliori marchi in commercio. Le diverse tipologie di stile ne hanno fatto un sinonimo di versatilità: Liu Jo ama dare di sé un’immagine di varietà di prodotti per tutti i gusti e tutte le tasche.

Come scegliere la borsa Liu Jo più adatta?

Come si può vedere anche dai diversi modelli presenti negli store online, le borse Liu Jo, in tutte le loro varianti, rispecchiano fedelmente lo stile che i fondatori hanno voluto infondere al marchio. La borsa Liu Jo è creata per le donne che cercano uno stile che enfatizzi la loro bellezza. Gli stilisti hanno da sempre creato per il marchio una borsa accattivante che sappia coniugare le tendenze della moda e la qualità della manifattura. Infatti si è sempre cercato di non sottovalutare l’aspetto della materia prima: fin dall’inizio la mission dell’azienda è stata una ricerca dei dettagli quasi maniacale. Una borsa Liu Jo è frutto del lavoro meticoloso dell’artigianato italiano che da sempre è sinonimo di eleganza, classe e personalità. 

Fare shopping può rappresentare un momento di svago e scegliere un buon prodotto può regalare spensieratezza e serenità. Donare una borsa, o un qualunque altro prodotto di moda, è un buon modo per far felice qualcuno e, al contempo, divertirsi nello sceglierla.

5 realtà sostenibili da conoscere

Green e digital stanno ormai rivoluzionando l’industria della moda, favorendo un cambiamento epocale senza precedenti.

Sostenibilità e tecnologia sembrano essere le nuove parole d’ordine di molte aziende di moda, alcune delle quali tendono a farsi carico di interpretare quei valori che vanno nella direzione della responsabilità sociale ed etica, altre diventano invece promotori di una vera e propria trasformazione digital.

Man In Town ha individuato alcune realtà di cui tener d’occhio sia per la loro filosofia green sia per la loro idea di far leva sulla capacità di innovazione digitale.

Acbc

Fondata da Giò Giacobbe ed Edoardo Iannuzzi, questa start up ha lanciato sul mercato un prodotto innovativo che non solo permette di viaggiare in modo confortevole, ma riduce fortemente l’impatto ambientale: si tratta di una scarpa modulare (una zip unisce tomaia e suola) e sostenibile (le suole si possono smaltire e riciclare grazie all’uso di materiali biodegradabili). Acbc permette di creare svariati modelli di scarpe con 1000 combinazioni, 10 suole e 100 tomaie per qualsiasi esigenza quotidiana. È una giovane impresa che si impegna e investe soprattutto per la salvaguardia del pianeta, con la necessità di mettere un freno all’impiego intensivo di risorse naturali e all’aumento senza sosta dei rifiuti.

Un percorso iniziato con un video su Kickstarter, in poco tempo diventato virale raggiungendo 50 milioni di view. “Qualcuno ci ha persino definito la Apple della calzatura”, ha dichiarato Giò Giacobbe, ceo di Acbc. Una vera e propria novità nell’universo del fashion che trova spazio in un segmento in forte crescita: quello delle scarpe da ginnastica, diventate ormai un must del guardaroba unisex. Acbc ha collaborato inoltre con importanti maison italiane, tra cui EA7 Emporio Armani e Moschino. La sua scarpa è stata definita dal quotidiano americano Wwd (Women’s Wear Daily) come la scarpa più sostenibile del mondo, e di recente Acbc è stata incoronata come migliore startup dell’anno, aggiudicandosi uno dei quattro investimenti dell’edizione 2020 di B Heroes, programma televisivo dedicato al mondo delle startup italiane.

Sito web: acbc.com

IG: @acbc.official

Sease

Nato nel 2016 da un’idea di Franco e Giacomo Loropiana, Sease è un brand maschile di outwear dallo stile contemporaneo che unisce tradizione, tecnologia e sostenibilità. La sua mission consiste nel valorizzare la filiera italiana, privilegiando la qualità dei processi di lavorazione e della materia prima, adottando soluzioni innovative nel pieno rispetto dell’ambiente. Da qui la riscoperta di lane autoctone, delle tinture chemical free e delle non tinture, come la lana al naturale, il lino e la canapa per la prossima calda stagione. Sease è rinomato per il suo tessuto tecnico Sunrise, ovvero lo storico tessuto Solaro rivisitato e re-ingegnerizzato in nylon bio-based e lana.

Sito web: sease.it

IG: @seaseofficial

Niccolò Pasqualetti

Giovane stilista toscano con un master alla Central Saint Martins a Londra, ha lavorato come designer da The Row, Alighieri e Loewe, ma è stato durante un tirocinio da Stella McCartney che ha approfondito la sua passione per la sostenibilità. I suoi capi, realizzati sia con vecchi vestiti sia con tessuti provenenti da stock delle migliori aziende artigianali tessili del mondo basate in Italia, sono il risultato di un’unione tra forme scultoree e fluide, quasi primitive e senza genere, che si integrano perfettamente con il corpo. L’intento è reinterpretare le tecniche della tradizione sartoriale in chiave moderna. Niccolò Pasqualetti crea anche collezioni di gioielli in materiali naturali.

Sito web: niccolopasqualetti.com

IG: @niccolopasqualetti

Tresarti

L’App Tresarti lanciata da cinque ragazzi italiani apre una nuova dimensione per il settore sartoriale e dà vita a un’esperienza digitale accessibile a chiunque abbia uno smartphone a disposizione, così che il consumatore può acquistare la propria camicia da qualsiasi parte del mondo. Si tratta di un’app che permette al cliente di creare la propria camicia online con 20 milioni di combinazioni possibili, e di essere misurato digitalmente attraverso due foto prese dal suo telefono. Un sistema di misurazione digitale che raggiunge il 97% di accuratezza sulle misure anatomiche in maniera sicura e veloce, elaborando le immagini senza intervento umano. Dai dati rilevati dalle due foto, l’App estrae il modello digitale di camicia e poi cancella i dati, per garantire la privacy. Il modello digitale può essere utilizzato per l’acquisto in seguito di altre camicie, senza effettuare la misurazione digitale. Alla fine il consumatore riceverà il capo scelto direttamente a casa, evitando di passare dal sarto. Il tutto in partnership con Canclini Tessile, azienda storica nel settore del tessile di alta qualità italiano. Tresarti presta anche attenzione al tema della sostenibilità: infatti, per la realizzazione delle camicie su misura, è possibile scegliere tra una vasta gamma di stoffe biologiche e riciclabili, prodotte con tecniche a basso impatto ambientale.

Sito web: tresarti.com

IG: @tresarti

Vitelli

Brand di knitwear dal design contemporaneo fondato nel 2016 da Mauro Simionato e Giulia Bortoli, si caratterizza per una lavorazione innovativa dei capi attraverso processi di produzione sostenibili e per la collaborazione con laboratori locali indipendenti. Il suo progetto 100% sostenibile, chiamato Doomboh, consiste nel creare capi attraverso un particolare procedimento di agugliatura dei filati di scarto provenienti dai maglifici vicentini. Tutte le creazioni di Vitelli sono realizzate esclusivamente con filati organici italiani certificati GOTS e RCS. Vitelli inoltre è parte del progetto The Sustainable Style, dedicato alla moda sostenibile e firmato Pitti Immagine, online sulla piattaforma digitale Connect fino al 9 ottobre.

Sito web: vitelli.eu

IG: @vitelli_official

Manintown supporta i giovani talenti e sceglie REAMEREI

In occasione della Milano Fashion Week 2020, Manintown supporta i giovani talenti e ospita dal 24 al 28 Settembre, nel suo nuovo spazio di via Felice Casati 21 il progetto REAMEREI.

Il marchio – nato nel 2019 dall’incontro creativo tra Enrico Micheletto, Marzia Geusa e Davide Melis  – ambisce a definire uno stile unico in cui la distinzione di genere diventi una linea sempre meno percettibile, adottando un approccio narrativo

REAMEREI è un palcoscenico, un viaggio tra realtà ambigue che affiancano la nostra. La loro vision si basa sulla volontà di far riaffiorare sogni perduti e speranze infantili distrutte dalla maturità. L’indagine estetica invece è incentrata sullo scontro tra la vita in città, con le sue comodità e le sue forzature, ed il bisogno di fuggire verso un ignoto illeggibile, riscrivendo la propria identità. Lo sguardo è volto anche verso diverse icone della cultura musicale e artistica italiana, combattendo un’ironica guerra contro la rinuncia al decorativismo maschile e, più in generale, contro il dimorfismo sessuale nello stile di vita e nell’abbigliamento.


Ogni pezzo è progettato come un portale narrativo, da interpretare al ne di diventare protagonisti di un racconto. Il brand si caratterizza per le stampe surreali che celebrano un’idea di bellezza fuori dagli schemi classici e razionali.

In esclusiva per Progetto Nomade + Manintown Gallery, REAMEREI presenta  la nuova capsule di t-shirt sostenibili, “Gnōthi Seautón” un invito per le persone a conoscere se stessi per  riscoprire i valori della generosità e dell’altruismo.

Nato durante il periodo di lockdown, Gnōthi Seautón, rappresenta il punto di partenza: una massima appartenente al tempio di Apollo a Delfi, che invita le persone a conoscersi al meglio, ma anche a non sconfinare in ruoli che non ci possono appartenere. Una scelta determinata da un’analisi sociale, in relazione al periodo storico che stiamo vivendo, segnato da violente propagande di odio e scontri sociali sempre più intensi, in una reinterpretazione che consiste nell’invito a riscoprire i valori della collettività. Le t-shirt sono realizzate in cotone biologico rigenerato e sono disponibili in due varianti, un’anticipazione della nuova linea artistica e filosofica del marchio che pone in primo piano il concetto di consapevolezza ambientale. I soggetti delle nuove stampe sono una dichiarazione dello stile REAMEREI. Realizzati in 3D, partono dal mito dell’Androgino di Aristofane per ridiscutere l’idea di Amanti Futuri: creature di ambigua provenienza, rivoluzionarie e immerse in un’atmosfera cyber-punk, prive di ogni etichetta, normalmente libere di vivere l’amore in libertà. Il progetto segna un punto di svolta per il brand che  vuole stimolare a costruire una realtà alternativa e fantasiosa nel quale natura e tecnologia convivono in armonia, interrogandoci sulla visione del futuro che accomuna le generazioni d’oggi.

Vaderetro: il brand vincitore del Pitti Award

Il nome sembra uscire da un fumetto horror anni Settanta, immediato e decisamente pop: Vaderetro. Mi ha colpito subito una loro felpa con la scritta ‘Nostalgia’, trovandola spiritosamente perfetta per i nostri tempi di malinconia, ricordo e paura del presente.

Ma il marchio fondato da Antonio D’Andrea e Hanna Boyer ha molte frecce al suo arco e non si ferma ad una sentimentale citazione del passato; dietro alla ricerca del duo c’è un’attitudine al recupero di tessuti, che li pone in piena sintonia con le istanze socio/eco-friendly che si stanno facendo giustamente largo nella moda contemporanea. Il brand Made in Italy realizza gran parte della collezione grazie ad artigiani locali che utilizzano tessuti riciclati o inutilizzati. E così dietro all’immaginario pop, la scatola della confezione ricorda un vecchio gioco da tavolo e subito fa pensare a momenti invernali passati nella tavernetta della nonna, c’è una precisa valorizzazione delle risorse del territorio partenopeo e della sartoria napoletana. 

Finalisti al prestigioso concorso ‘Who Is On Next?’, Vaderetro si è meritato il Pitti Award e noi li abbiamo intervistati alla vigilia del concorso. Ve lo facciamo conoscere!

Come vi siete avvicinati alla moda?

Un amore per gli “indumenti” in realtà c’è sempre stato. Non è mai stata una passione per la “moda” intesa come un qualcosa di glamour, di irraggiungibile, di costoso, “di marca”.  Piuttosto un’attrazione verso quegli elementi che poi sono l’essenza di questo mondo: i capi. Che sia una semplice canotta bianca, una felpa o una giacca doppiopetto interamente ricamata a mano, a prescindere dai brand o dai trend che si sono susseguiti negli anni. 

E come avete iniziato?

Negli ultimi 11 anni abbiamo vissuto rispettivamente a Londra (Antonio) e Parigi (Hanna). Sin dall’inizio abbiamo sempre lavorato nel settore moda, coprendo diversi ruoli nei vari department (dal creativo, all’amministrativo, dal commerciale al logistico etc) per brand molto prestigiosi, di cui non possiamo fare nomi  (P*ada, L**is Vui**on, Viv**nne West***d, Y*es S**nt Lau**nt, Arm*ni, shhhhh!)

Queste esperienze per noi sono state più che fondamentali per avere una comprensione a 360 gradi del settore e del suo funzionamento e che, successivamente, ci hanno portato a sviluppare un progetto interamente nostro.

Come è nato il progetto e perché questo nome?

L’idea del progetto Vaderetro è nata a Londra, dove ci siamo conosciuti. In seguito si è sviluppato in totale “isolamento” in Marocco, dove ci siamo trasferiti per circa 1 anno, ed infine, concretizzato interamente in Italia, dove viviamo e lavoriamo, per il momento.

La necessità di voler creare il mondo Vaderetro, che non reputiamo solo un brand, ma una vera e propria Art De Vivre, è scaturita dall’analisi del settore moda dove ci siamo resi sempre più conto che spesso ci si sforza troppo nella ricerca di “creare” il nuovo trend, la nuova “cosa”, la cosa “più cool”, di affermarsi come i creatori di un qualcosa che in realtà già è stato fatto. 

Con la nascita di Vaderetro noi vogliamo semplicemente bypassare questa parte “effimera”, dove ognuno esalta sé stesso per qualcosa che in realtà, spesso, non ha creato. Noi semplicemente vogliamo riprendere e riportare in vita elementi del passato (da qui nasce uno dei nostri motti “You have seen it before.”) e riproporle ai giorni nostri, senza nascondere, anzi accentuando il più possibile la fonte d’ispirazione. Da qui nasce anche il nome Vaderetro, dal latino, “tornare indietro”.



Sapete che sono innamorato di una vostra felpa che recita “Nostalgia”. Da più parti sembra forte l’esigenza di recupero, reale come ri-uso, ma anche come malinconia del passato. Da cosa nasce tutto questo, secondo voi?

Crediamo che la malinconia del passato provenga principalmente da un situazione attuale (economica, politica, sociale, ambientale) dove il panorama è tutt’altro che soddisfacente e rassicurante. L’unico modo per poter “scappare” da questa realtà è quello di rifugiarsi, anche solo per qualche istante, in un momento, in una sensazione provata durante l’infanzia, in un profumo o addirittura raggiungere il punto di essere nostalgici di epoche mai vissute, ma che ci sono state tramandate, raccontate come dei paradisi perduti che non torneranno più.   

Mi raccontate cosa proporrete in questi giorni a WION?

Nel secondo Capitolo delle nostre “Memorie” esploriamo e approfondiamo il tema dell’immigrazione – un tema molto attuale nel panorama mondiale che non risparmia l’Italia, ed esploriamo più precisamente la storia dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti. La capsule si focalizza sul fiorire della cultura italo-americana negli anni ’50 e ’60. Per farlo, ripensiamo alla persistenza dell’identità etnica tra gli italoamericani di seconda generazione, attraverso una fittizia trattoria familiare nel centro di Little Italy: Ria Rosa’s.

Con il passare del tempo sembra che si tenda a dimenticare questa parte di Storia, forse perché non vissuta in prima persona. Abbiamo ritenuto necessario affrontare certi eventi, ricordando attraverso questa collezione il tempo in cui eravamo noi italiani ad avventurarci su “barconi” in cerca di una vita migliore.



Da dove nascono le ispirazioni? Un luogo, un artista, una città capaci di ispirarvi? 

La particolarità è che il nostro concept non segue nessuna linea guida. Si resetta sistematicamente in ogni collezione e come conseguenza è molto imprevedibile. Prima di realizzare le nostre capsule, passiamo anche mesi ad analizzare, studiare l’epoca scelta e le sue sub-culture, movimenti artistici, eventi storici rilevanti etc. per far sì che la realizzazione finale possa far immergere, il più possibile, chi osserva nello zeitgeist dell’epoca scelta. 

Senza dimenticare l’arricchimento culturale personale che si acquisisce durante il processo di studio e creazione. Ad esempio la nostra capsula f/w 2020 è interamente dedicata agli anni ’80/’90, più precisamente all’infanzia e adolescenza di quegli anni. Come conseguenza, anche la scelta dei modelli, come potrai notare nella campagna ed e-commerce, sono ragazzi giovani, dall’aria semplice e spensierata, che stanno a ricordare il feeling che si aveva nel vivere la propria gioventù di quegli anni. 

Lo stesso lo si identifica nei capi dove tutta la capsule gira intorno ad un look maggiormente informale, con hoodies cropped che richiamano il merchandise delle famose rock band indossate dai teen dell’epoca, felponi in stile maglia da calcio anni ’80, uno degli sport più popolari dell’epoca tra i ragazzini, T-shirt che si rifanno ai famosi magneti con letterine sui frigoriferi o alla nascita di Windows 3.2, giacche doppiopetto che ricordano i neon quando si entrava in una sala giochi Arcade…in poche parole una “mise en abyme”!

Cosa non deve mancare nel guardaroba di un uomo?

Vaderetro è un brand interamente genderless, quindi la cosa che non devo mai mancare nel guardaroba, a prescindere dal genere, è l’immortale T-shirt bianca.



Un consiglio di stile per i nostri lettori?

Se ti “stai sforzando”, forse ti stai sforzando troppo. Lo stile parte dall’accettare la tua unicità, le tue particolarità, le tue differenze, accettandole e soprattutto amandoti. Una volta che questo lavoro è finito, e lungi dall’essere il più semplice, lo stile arriverà. Lo stile riguarda la nostra natura unica.

Vostro motto personale?
Come disse il pittore Carlo Levi: “Il futuro ha un cuore antico”. Come diremmo noi, in stile Vaderetro: “The past is the present’s future.”

Progetti e sogni per il futuro?

Il sogno sarebbe riuscire ad affermarci non solo come brand di “abbigliamento”, ma come un vero e proprio movimento culturale, avere la possibilità di lavorare con enti ed associazioni che lottano per cause a cui noi teniamo in modo particolare.  Disegniamo vestiti per trasmettere un messaggio, ma non basta: c’è bisogno di una partecipazione pro-attiva e di un impegno concreto.

Progetti ed idee future ne nascono ogni giorno; nel concreto, stiamo sviluppando una collab con una famosa cantina vinicola italiana e lanceremo per l’inverno prossimo la nostra prima collezione di “accessori”, non inteso nell’ambito della moda, ma bensì pezzi di arredamento… e non possiamo svelare dire altro. Stay tuned!

Il percorso di Giorgio Avola, campione olimpico di scherma

Per il campione olimpico di scherma Giorgio Avola (nato a Modica l’8 maggio 1989) non si smette mai d’imparare. Lui è uno degli atleti italiani più medagliati nella scherma e studente di economia alla LUISS. Sport e studio del resto sono due vere palestre integrate nel suo programma quotidiano che gli ha portato nel tempo diverse soddisfazioni, frutto anche di tanti di sacrifici, come ci racconta lui stesso nella nostra intervista.


Foto: Roberto Chiovitti @robertochiovittiphotography
Abito: Boggi
Location: Centro di preparazione olimpica Giulio Onesti Roma


Come hai vissuto il periodo di lockdown e come il tuo allenamento ne ha risentito?

Il lockdown è stato segnato certamente dalla presa di coscienza del rinvio delle Olimpiadi.  Avevamo molta voglia di iniziare e quindi è stata una grande delusione dover mollare tutto. Tuttavia, non ci ho messo molto a trovare un nuovo equilibrio. Sono stato a casa in Sicilia dove ho continuato ad allenarmi normalmente. Inoltre, sono riuscito a dedicarmi anche allo studio. (Giorgio è iscritto alla facoltà di Economia alla LUISS di Roma ndr).

Qual è stato il tuo primo approccio alla scherma?

Ho iniziato a praticare questo sport sin da piccolo, all’età di 5 anni e ho capito sin da subito che era la mia disciplina. All’inizio è partito tutto da mia mamma che ha sempre amato la scherma e desiderava che diventasse per me una palestra di vita con i suoi valori importanti, oltre all’eleganza e allo stile. Così, dopo le Olimpiadi di Atlanta 96 decise di iscrivermi. 

La tua giornata tipo quando prepari una competizione?

Praticando una disciplina a livello agonistico, svolgo 11-12 allenamenti alla settimana, con doppio turno giornaliero. Uno al mattino presto, di preparazione atletica, e uno di scherma alle 18.30. Durante la giornata mi dedico invece allo studio e a seguire le lezioni. Questo mi porta a sacrificare molto amicizie e uscite serali, ma non mi pesa perché in questo momento preferisco investire solo su me stesso.

Una vittoria importante e una sconfitta particolarmente dolorosa?

È una domanda difficile, la vittoria dura poco e forse ricordo meglio le sconfitte.  Tra le vittorie, sicuramente l’oro Olimpico al fioretto maschile nel 2012 a Londra. Quanto alle sconfitte, l’Olimpiade di Rio dove ho perso la medaglia a causa di una stoccata finale, anche se comunque è stato un momento molto importante, perché è lì che ho deciso di riprendere l’università, una sconfitta positiva che mi ha dato uno stimolo nuovo.

Che rapporto hai con il tuo maestro Eugenio Migliore?

Ho un rapporto molto forte con il mio maestro, maturato sin da quando sono piccolo (ci alleniamo insieme da 25 anni), basato su grande fiducia sulla pedana e amicizia al di fuori. Tra di noi c’è un linguaggio tutto nostro, fatto anche di molti silenzi. Siamo in grado di capirci senza necessariamente aver bisogno di parlare. 

Oltre alla scherma hai anche una passione per la musica e la chitarra..

Purtroppo non ho molto tempo da dedicare alla chitarra e alla musica. Tramite quest’ultima riesco ad esprimere lati del carattere che con la scherma non riesco a tirare fuori, una sensibilità insolita rispetto a quando gareggio, che però fa parte di me.  Prima di una gara mi carico ascoltando alternative indie rock o hindie pop perché mi serve ritmo. Dopo la competizione magari un blues o qualcosa di rilassante.

Il tuo rapporto con la moda?

La moda è un altro modo per esprimere un lato della mia personalità e mi piace molto. Sono affiancato da Boggi Milano da molti anni. Sono molto metodico nella scelta dei look, a volte scelgo il giorno prima quello per il giorno dopo. Mi piacciono in generale look basici come i total black ma non voglio mai scadere nella banalità, quindi inserisco sempre un pezzo che possa colpire o che risulti originale.

Come utilizzi i social?

Mi piace comunicare quando ho qualcosa di vero da dire. Quindi vado a momenti, vivo i social come un’opportunità e non un dovere.

Quali sono i tuoi progetti futuri, dove sarai tra 5 anni?

Il primo progetto è la laurea, mentre tra 5 anni mi vedo a fare qualcosa che mi renda felice, che mi permetta di svegliarmi con grinta al mattino e affrontare la giornata. Mi auguro di poter gareggiare alle Olimpiadi di Tokyo nel 2021, ma non voglio affrontare l’argomento fino a che non ne avremo la certezza.

Come addestrare il tuo cane: 5 consigli preziosi

Avere un amico a 4 zampe ben educato è molto importante e necessario, affinché la sua presenza non ingombri o infastidisca altre persone o animali. Può sembrare difficile, ma con tanta costanza ed impegno si possono raggiungere degli ottimi risultati.

Come addestrare il tuo cane: 5 consigli

 Per prima cosa ci teniamo a ricordarvi di tenere a mente la responsabilità di prendere in adozione un cane. Quando si decide di accogliere un animale in casa, si deve essere prima di tutto consapevoli. Un animale non è un gioco, deve essere seguito con impegno, amore e dedizione, proprio come faremmo per un cucciolo d’uomo. Inoltre ricordate che gli animali, proprio come i bambini, sono il frutto dell’educazione che gli adulti impartiscono loro, quindi ricordate che la pazienza e la costanza sono d’obbligo per raggiungere l’obiettivo desiderato.

Vi lasciamo 5 consigli preziosi per gettare le basi di una buona educazione del cane.

1 portare fuori il cucciolo regolarmente

Il cane deve fare i bisogni fuori casa, e deve essere messo in condizioni di imparare a farlo. Quindi, soprattutto all’inizio, portatelo fuori spesso ed elogiatelo quando farà i bisogni fuori dalle mura domestiche.

Portate sempre con voi le bustine ed i guanti per rimuovere gli escrementi da terra e buttarli in un cestino, un cane può essere educato, ma spetta a noi essere civili e rispettosi del prossimo.

2 usare gli snack per l’addestramento e solo per quello

Se il vostro Fido esegue bene un comando, premiatelo con un bocconcino goloso, questa tecnica, detta del rinforzo positivo, è molto usata dagli addestratori. Usate però qualcosa che non sia ciò che mangia di solito. Vi consigliamo di usare il premio solo quando state insegnando al cane il comando, sarà più semplice fargli comprendere l’importanza del premio e soprattutto non farcelo abituare. Il segnale deve essere sempre lo stesso, in questo modo si instaurerà un collegamento tra il premio e ciò che il padrone si aspetta dal cane.

3 mantenere la coerenza educativa

Chiunque sia coinvolto nell’educazione del cane deve “parlare lo stesso linguaggio”. Il principio è lo stesso del premio: il cane non deve essere confuso. Quindi, se ogni componente della famiglia segue la stessa modalità di istruzione, il cane capirà cosa fare e cosa ci si aspetta da lui.

4 renderlo un gioco

Non solo il premio goloso, ma anche rendere l’addestramento un gioco può essere utile per far sì che il cane assimili i comportamenti positivi da assumere. In fondo, se ci pensiamo, anche noi umani impariamo più velocemente se accostiamo la “lezione” ad uno stato d’animo che ci riporta al divertimento.

5 addestramenti singoli e brevi

Le sessioni di addestramento non devono essere troppo lunghe, prediligete la frequenza alla lunghezza. Può essere una buona media 10-15 minuti al giorno, magari per un paio di volte nella stessa giornata. Sarebbe opportuno, inoltre, che ci si concentri su un comando alla volta, in modo da non confondere l’animale. Partite da comandi semplici, come il “seduto” o “a terra”.   

La fiaba di Riccardo Tisci: “In bloom” Burberry Spring/Summer 2020

Riccardo Tisci, direttore creativo di Burberry, ci trasporta virtualmente nella campagna britannica per la sua collezione spring/summer 2021.
Seguendo ogni norma di sicurezza anti Covid19, lo show ha preso vita con la perfomance dell’artista tedesca Anne Imhof ed il live musicale di Eliza Douglas, accompagnando la fiaba d’avanguardia proposta da Tisci.

Photo: courtesy of Burberry

“È iniziato tutto pensando all’estate Inglese; abbracciando gli elementi con un trench sulla spiaggia, mescolando sabbia e acqua. Ho immaginato le persone in questo contesto, come se fossi il guardiano del faro, e una storia d’amore tra una sirena e uno squalo, con l’oceano sullo sfondo, poi vissuta sulla terraferma” – commenta Riccardo Tisci in merito alla sua collezione “IN BLOOM”.
Il DNA britannico entra così in armonia con il moderno streetwear attraverso l’elemento naturale che ha da sempre caratterizzato il brand, l’acqua – il fondatore della maison Thomas Burberry ha inventato il gabardine, il primo tessuto tecnico progettato per respingere l’acqua e per proteggere il corpo, utilizzato per creare l’iconico trench, ad oggi ancora fulcro del brand.

Ma l’acqua è anche simbolo di rinascita e rigenerazione ed è così che Tisci decide di dare una “rinfrescata” ai capi iconici della maison.
L’uomo Burberry trae ispirazione dell’abbigliamento marinaresco, con capispalla sana maniche e un carcoat con motivo a pinna di squalo scolpito in neoprene 3D e una camicia con dettagli di resina traforata con anellini.
La donna al più vanta uno spirito ribelle e giovanile con giochi di tessuti e trasparenze come nei pantaloni di chiffon trasparente con dettagli di shorts stampati e nell’abito con corsetto di raso elasticizzato sovrapposto a strati di tulle arruffati, mentre la sera sfoggia cristalli e punti luce.

Lo show è concepito come un’installazione che esplora la libertà di espressione – trasformando la finzione in fatti mentre la realtà diventa irreale, il tutto accompagnato da una lieve oscurità dettata evidentemente dalla paura che ha “inondato” le nostre vite quest’anno.


Rimedi contro le zanzare: ecco i trucchi naturali

Le zanzare sono senza dubbio uno degli insetti più odiati e fastidiosi che ci siano. Le nostre migliori serate rischiano di essere rovinate dal loro ronzio e dalle loro punture. Per contrastare questi piccoli e fastidiosi esserini succhiasangue, esistono una miriade di rimedi. I più diffusi sono gli spray repellenti, ma lasciano troppo spesso un odore davvero poco piacevole sul corpo. Inoltre alcuni contengono sostanze dannose anche per gli esseri umani, quando necessario sarebbe meglio evitarli e dirigersi verso rimedi più naturali.

Rimedi naturali contro le zanzare

 Di base possiamo affermare che le zanzare odiano gli odori forti ed aspri, anche da quelli che noi consideriamo piacevoli, come il caffè o la menta. Questo è il motivo per cui la citronella è spesso usata come repellente. Ma non è l’unica pianta che può essere utilizzata a questo scopo. Scopriamo insieme quali sono i rimedi naturali contro le zanzare.

Caffè

Sapevate che le zanzare odiano il caffè? L’odore del caffè, soprattutto se bruciato le allontana all’istante, quindi perché non usarlo? Se vi trovate all’interno di ambienti chiusi potete bruciare un po’ di caffè in polvere all’interno della stanza, in questo modo allontaneremo le zanzare ed inebrieremo l’ambiente di un odore piacevole e rigenerante. Se vo trovate all’aperto, invece, potreste lasciare i fondi della moka in parti strategiche del giardino o all’interno dei vasi, le zanzare non si avvicineranno nemmeno ai vostri spazi esterni.

Limone e aceto

Tagliate qualche fetta di limone e immergetela nell’aceto bianco. Il loro odore intenso scaccia facilmente gli insetti, comprese le zanzare. Potete poggiare le fette di limone imbevute d’aceto in dei piccoli contenitori e posizionarli in diverse parti della casa, persino sui comodini, in questo modo, potrete addormentarvi senza quel fastidioso ronzio vicino alle orecchie e senza paura di essere punti.

Piantare l’aglio     

Piantare aglio in terrazzo o in giardino allontanerà e zanzare, proprio come farebbero con i vampiri. In questo modo non solo allontanerete le zanzare, ma avrete sempre l’aglio a portata di mano, per poterlo usare in cucina.

Oli essenziali

Molti sono gli oli essenziali che possono essere utilizzati per scacciare le zanzare. Si va dalla lavanda, al tea-tee, alla citronella, fino al neem o alla menta piperita. Tutti odori, per noi gradevoli, ma troppo forti per le zanzare. Potreste aggiungerne delle gocce alla crema corpo, oppure ad altri tipi di oli, come quello di oliva o di mandorle dolci. Potreste anche lasciarne qualche goccia in alcuni angoli strategici della casa, all’interno di vasi con dell’acqua e qualche scaglia di sapone di marsiglia.

Piante anti-zanzare

Se avete il pollice verde potreste pensare di aggiungere nel vostro giardino o sul balcone, le piante aromatiche che più vi piacciono, ma che non incontrano i gusti delle zanzare. Menta, basilico, lavanda, sono perfette per lo scopo. 

3 destinazioni per un lussuoso weekend di inizio autunno

Tre località tutte da scoprire, tra strutture eleganti e storiche tradizioni, all’insegna di un soggiorno di lusso da trascorrere in coppia o con amici, anche solo per un breve weekend. Una soluzione perfetta per spezzare l’inizio della nuova stagione lavorativa.


La residenza più esclusiva di Monaco di Baviera

Con una posizione impareggiabile e una vista diretta della maestosa tenuta imperiale di 490 acri di Nymphenburg Palace, con opere d’arte esclusive in ogni camera e interni elegantemente arredati, La Residenza Langham Nymphenburg di Monaco di Baviera offre comfort di lusso, privacy ed esclusività senza pari.  Per oltre due anni, il maniero del XVIII secolo è stato meticolosamente restaurato e riproposto come residenza privata su misura per gli ospiti. In uno spazio di 9.000 metri quadrati, il Langham dispone di sette bagni, quattro camere da letto, tre soggiorni, una spaziosa sala da pranzo, una cucina completamente attrezzata, centro fitness, sala conferenze, home cinema e cantina. La terrazza privata soleggiata consente agli ospiti di rilassarsi nel mezzo di un bellissimo giardino e offre inoltre spazio sufficiente per ospitare 100 persone, ideale per un evento esclusivo all’aperto.


Relax e lusso nel parco naturale del Mugello

La Tenuta Le Tre Virtù si trova inserita in un’atmosfera magica, dove il tempo rimane sospeso tra prato e cielo. Questo resort di classe sorge nel parco naturale del Mugello, a solo mezz’ora dal centro di Firenze e vicino all’autodromo “Mugello Circuit”. Varcando il cancello potrete scoprire l’agriturismo, classificato 5 spighe, che possiede un edificio principale composto dalla reception, il ristorante Virtuoso Gourmet e dalle sette suite, ognuna diversa dall’altra nell’arredamento, nei colori al loro interno e nelle profumazioni selezionate con cura dalla proprietà, per esaltare l’esperienza del soggiorno. Questa location è perfetta per un one day out di coppia, un matrimonio intimo ed elegante oppure un weekend in esclusiva tra amici.


Una finestra privilegiata sul Lago di Como

Il Grand Hotel Tremezzo è un hotel storico situato sul lago di Como che inizia la sua storia 1910, nel cuore della Belle Epoque. Un luogo incantevole, con una spettacolare vista panoramica su Bellagio, la Riviera delle Azalee e sulle splendide vette rocciose delle Grigne. La riapertura post lockdown, avvenuta lo scorso 26 giugno, prevede 30 delle 90 camere disponibili, un numero che consentirà agli ospiti di godere più che mai del Palace e di tutti i suoi servizi, per una vacanza speciale. L’offerta propone ben cinque ristoranti e bar, tre piscine, la T Spa operativa per massaggi e trattamenti e tutta la magia di sempre. E poi il rinnovato T Beach, con la sua inimitabile spiaggia che si apre al lago nei colori emblematici dell’hotel davanti a panorami mozzafiato.

Nei Albertí: Directed Tensions

Nell’ambito di Art Journey, un percorso che si sviluppa nell’organizzazione di mostre, eventi e iniziative culturali che esplorano connessioni inedite tra il mondo dell’arte contemporanea e l’impresa, Copernico e EFG Art Ltd. London, l’agenzia a supporto di artisti internazionali emergenti, presentano dal 9 settembre al 20 novembre 2020, Directed Tensions.

Si tratta di un progetto site specific di Nei Albertí per gli spazi di Copernico Centrale Milano, che sarà possibile visitare tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. Noto per le grandi installazioni – nate da una riflessione sulla scultura contemporanea e sulle capacità comunicative della materia – l’artista catalano realizzerà un intervento in situ, basato sull’antinomia tra equilibrio e casualità, reinterpretando le linee di forza e aprendo ad una nuova percezione la struttura degli spazi.


Partendo dal concetto di tensione, Nei Albertí lavora sulle infinite possibilità di cambiamento che attraversano la genesi di un’opera, sospesa tra la paura e la gioia della creazione, come lui stesso dice : “Il caso diretto, l’inconscio misurato, la sorpresa e l’intuizione, l’immediatezza con la calma: questi concetti quasi antagonisti sono le basi fondamentali del mio ultimo lavoro”. Per gli spazi di Copernico proporrà un’installazione con cubi in vetro, metacrilato e lycra, ridisegnando i volumi del basement attraverso le luci, gli intrecci, i nodi, le diagonali e le torsioni dei fili e del tessuto.



Questa fluidità imprevedibile è alla base della riflessione dell’artista, che parla del presente come di un agglutinante dell’esperienza, in cui ogni passaggio modifica il precedente e configura il successivo: il dubbio alimenta un processo creativo, che altro non è che una messa a fuoco delle continue trasformazioni dell’energia, di una serie di improvvisi cambiamenti che passano anche attraverso la negazione.

Esattamente come sosteneva Adorno: “Non c’è arte che non contenga in sé, negato, come suo momento, ciò da cui si separa”.

Moda a impatto zero

È la nuova generazione di quegli oggetti di culto che hanno contribuito a costruire la popolarità di un marchio e hanno delineato le tappe di una storia intensa e ricca di contraddizioni, quella di una signora chiamata moda. Prima protagonisti degli anni del consumismo più sfrenato, rispondono adesso alla richiesta d’aiuto del nostro pianeta, con nuovi materiali e cicli di produzione evoluti al fine di favorire il sistema circolare, fondamentale per rivalorizzare i materiali tecnici ed evitare la produzione di sostanze inquinanti.

Il trionfo dell’estetica nella rivisitazione tutta personale di Jimmy Choo x Timberland (in copertina). Il più versatile dei boots mantiene sempre alti i riflettori su di sé, in una nuova veste unisex, anche per l’ambizioso progetto “Nature Needs Heroes” attraverso cui questo team d’eccezione s’impegna a far piantare 50 milioni di alberi entro il 2025 e restituire respiro ai polmoni del mondo. Un’edizione straordinaria, punto d’incontro tra due eccellenze: quella dell’outdoor e del fashion luxury, insieme per un obiettivo più grande. 

Più di cinque anni di ricerca ci sono voluti per raggiungere il Levi’s più ecofriendly di sempre, una costante collaborazione con Re:newcell ha portato a una svolta decisiva nell’economia circolare della moda. Questo lavoro a quattro mani permette, infatti, di rigenerare tessuti attraverso un processo simile a quello del riciclo della carta, dando alla luce Circulose® da cui nasce un nuovo tessuto progettato per la riciclabilità in modo da poter essere rigenerato più volte. Si apre, così, la strada a una produzione di capi di fatto completamente riciclabili e realmente circolari.

“Vogliamo riciclare i jeans Levi’s® in modo da non cambiarne la qualità. Il riciclo mantiene gli indumenti fuori dalle discariche e riduce al minimo l’uso delle risorse naturali. Stiamo trasformando i vecchi jeans in materiali di alta qualità, spingendoci oltre il tradizionale recupero del cotone, che accorcia e rompe le fibre. Grazie a fibre di alta qualità, i jeans Levi’s® durano più a lungo e nella logica di un’economia circolare i nostri vecchi jeans diventano nuovi, ancora e ancora.” Queste le parole di Una Murphy, Levi’s® Senior Designer for Innovation.

Da una famiglia che da tre generazioni ha alimentato la sua passione per l’eyewear, promuovendolo a un vero e proprio stile di vita, nasce Good’s, brand made in Napoli dal genio di Piero Buono, l’Architetto Francesco Maria Stazio e Walter Engle, anima giovane del brand che segue la comunicazione digitale. Un trio vincente, autentico sostenitore del Made In Italy il cui risultato è un prodotto di alta manifattura e dal design originale, realizzato con materiali ricercati totalmente bio ed ecocompatibili, come i telai in acetato Mazzucchelli M49, 100% riciclabile e biodegradabile. La prima collezione del brand è un tributo all’architettura partenopea, ripresa nelle preziose aste degli occhiali che evocano le bugne del portale di San Gregorio Armeno, le bugne a punta di diamante della chiesa del Gesù Nuovo e le lesene scanalate della Certosa di San Martino.

#REACT #REDUCE #RECYCLE: tre hashtag dall’affascinante sapore attivista per F_WD, il vegan brand pensato dal designer Raphael Young. Una collezione che si nutre di contaminazioni tra street style e urban futuristico ad alto impatto innovativo, nata con l’ambizione e l’impegno costante di contrastare, con i fatti, l’utilizzo della plastica, sostituendola con materiali organici e biodegradabili, non solo nella produzione del prodotto, ma anche nella ricerca di materiali alternativi per il packaging.

Coraggioso anche il progetto di Primark Cares che prende il nome di ‘TIME FOR CHANGE. A BETTER FUTURE’, scattato dal celebre fotografo inglese Rankin noto per aver ritratto icone del calibro dei Rolling Stones, David Bowie, Kate Moss e Sua Maestà la Regina. Nel concreto il brand si è impegnato a realizzare 60 milioni di prodotti con cotone sostenibile e/o materiali riciclati, provenienti da bottiglie di plastica riciclate o da rifiuti scartati. Una sfida ancora più difficile se pensiamo che Primark ha scelto di mantenere un’offerta accessibile per il proprio pubblico, raddoppiando gli sforzi per una produzione che rispetti l’ambiente.

Non resta indietro il marchio svizzero Guess, prossimo al suo 40° anniversario, che si tinge di verde con la nuova linea Smart Guess Eco Capsule, per volere del suo Direttore Creativo Paul Marciano, il quale desidera concentrarsi su una via più sostenibile per il pianeta soprattutto per la produzione del loro denim che è stato all’origine del loro successo. Un nuovo ciclo di produzione dedicato a questo prodotto di culto prevede una riduzione d’acqua del 70% e l’utilizzo di fibre ricavate da bottiglie di plastica riciclate, per ottenere un nuovo ciclo produttivo per il futuro ad impatto zero.

È di Frau, l’azienda produttrice di calzature con 68 anni di esperienza, l’innovativo progetto Go!Zero: la prima suola realizzata in materiale degradabile al 100% in soli 502 giorni, sviluppata dai laboratori di ricerca Gommus. La capsule urban chic risponde ai canoni di leggerezza e comfort, da sempre nel Dna dell’azienda.

Tra i più grandi sostenitori del plastic-free, c’è un new player Nat-2 che ha trovato il modo di ricavare una pelle di qualità da uno speciale tipo di fungo: il fomes fomentarius, il fungo dell’esca. È prodotta in Italia, ma la paternità di questa scoperta straordinaria è tedesca, frutto dell’ingegno della designer Nina Fabert di Zvunder e perfezionato dal team tecnico di Nat-2. Attraverso un’accurata lavorazione artigianale di questo fungo non commestibile, si ottiene un cuoio “non cuoio” in svariate sfumature di colore. Gli unici elementi in microfibra utilizzati sono ottenuti da bottiglie di plastica riciclate.



Anche Ben Sherman abbraccia l’impegno a salvare il pianeta, con una collezione interamente sostenibile dal gusto preppy che lo riconsegna al suo antico heritage ma con un approccio più consapevole, vestito di nuovi materiali organici e riciclati.

4 pericoli domestici: ecco come evitarli

Se dovessero chiederci qual è il posto più sicuro per noi e per la nostra famiglia, risponderemmo con tutta probabilità, la nostra casa.

Per tutti, la casa è il porto sicuro, il luogo in cui rifugiarsi. Ma anche la casa nasconde dei pericoli, e può essere luogo di incidenti anche se spesso sono causati solo dalla nostra disattenzione e dalla fretta di fare le cose in poco tempo.

Ecco quali sono gli incidenti domestici più frequenti e qualche consiglio per poterli evitare.

4 pericoli domestici e come evitarli

1 Ferite da taglio

Quasi la metà degli incidenti domestici ha a che fare con i tagli. Non soltanto causati dall’utilizzo di coltelli, ma anche con altri componenti affilati, come per esempio vetro o latta. Basterebbe utilizzare un paio di guanti in lattice. Aderendo bene alla pelle e alla mano, non intralcerebbero la manualità, quanto meno il taglio, seppur dovesse superare lo strato del guanto, risulterebbe molto meno profondo.

2 Cadute accidentali

Anche le cadute sono molto frequenti tra gli incidenti domestici, soprattutto tra i più giovani. I ragazzi, infatti tendono ad arrampicarsi dove non dovrebbero e rischiano così di perdere l’equilibrio. La maggior parte delle cadute avviene sulle scale, per evitare di cadere o scivolare dalle scale ci sono delle accortezze da seguire. In particolare si dovrebbe evitare di salire o scendere dai gradini scalzi o con calzature che non aderiscono correttamente al suolo.

Sarebbe opportuno evitare di percorrere le scale portando oggetti ingombranti che impediscono di vedere i gradini e poggiarsi al corrimano, che dovrebbe essere sempre presente. Anche l’illuminazione gioca un ruolo fondamentale, dovrebbe essere idonea ad illuminare ogni singolo angolo della scala stessa.

Infine, ricordatevi di non creare ostacoli sui gradini lasciando ingombri lungo il percorso. 

Si può cadere anche a causa di pavimento scivoloso. La causa potrebbe essere l’eccessivo uso di cera, quindi attenzioni alle dosi. Attenzione anche a tappeti e zerbini, che possono non aderire bene alle pavimentazioni e agevolare la perdita di equilibrio.

Se in casa ci sono dei bambini piccoli, installate dei cancelletti in ambi gli accessi delle scale.

3 Ustioni

Molte volte abbiamo rischiato di ustionarci con pentole o cibi bollenti. Il consiglio è quello di utilizzare i guanti da forno, che proteggono anche i polsi. In cucina sarebbe opportuno usare i fornelli che si trovano nella parte più interna del piano cottura, oppure girare il manico verso l’interno, in questo modo si eviterà di rovesciare le pentole e, allo stesso tempo, allontanarle dalla portata dei bambini.

4 Spigoli

Se in casa ci sono colonne isolate e spigoli vivi, sarebbe opportuno utilizzare dei paraspigoli. Potrete sceglierli in legno con colori in contrasto al colore di base della parete. Attenzione anche all’illuminazione e a non ingombrare le vie di passaggio con troppi elementi di arredo, diminuirete il rischio di inciampare o di sbattervi contro con i piedi.

Festival mix 2020, ospiti e anteprime della kermesse dedicata al cinema queer

Un’edizione, quella del 2020, che si svolgerà dal 17 al 20 settembre attraverso una formula ibrida; ai tre giorni di proiezioni digitali in collaborazione con la piattaforma MyMovies si affiancheranno quattro serate di proiezione fisiche al Piccolo Teatro Strehler e al Piccolo Teatro Studio Melato.

Mix, dal 1986 rassegna cinematografica simbolo della comunità LGBTQ, sceglie così questa formula inedita per garantire al meglio le norme di distanziamento sociale, continuando a dare voce ai registi indipendenti più interessanti del panorama Queer.



Noi di Man in Town abbiamo intervistato per l’occasione Andrea Ferrari, CO-direttore artistico del Festival Mix:

Com’è stata l’organizzazione del festival in un anno così particolare? Ovviamente è’ stato molto complicato ma la forza del nostro progetto sta anzitutto in un lavoro di squadra che è costante durante tutto l’anno. Senza il nostro affiatato team nulla si sarebbe potuto realizzare in un periodo “normale”, figuriamoci nei mesi scorsi….e per quanto mi riguarda il mio primo pensiero e ringraziamento va a Debora Guma e Paolo Armelli che insieme a me dirigono il Festival.



Chi saranno gli opiti di questa edizione?

Con orgoglio posso dire che sarà consegnato il riconoscimento #MoreLove a Gino Strada e quindi come di consueto incoroneremo le nostre Queen.La Queen of comedy 2020 è Paola Cortellesi; la Queen of Music 2020 è Miss Keta. Ci sarà anche spazio per la musica dei Booda freschi di X-Factor e un’esibizione di vogueing della grande La B Fujiko. Non mancheranno momenti di comicità con Michela Giraud e Paolo Camilli….e tanto tanto altro. 



Considerazioni sul ddl zan in discussione in parlamento?

Posso solo dire una cosa che mi sembra scontata…. ma purtroppo non lo è per alcuni politici; una legge come questa può solo portare beneficio … non solo alla comunità lgbt ma alla società tutta e trovo veramente fastidioso che il dibattito in corso, come spesso accade quando si affrontano certi temi cari alla comunità lgbt, riesca solo a tirare fuori il peggio da certi personaggi pubblici, con affermazioni che quando non sono offensive  sono come minimo di una stupidià disarmante.


Due film in programma che non possiamo perderci?
And Then We Danced sull’amore contrastato di due ballerini georgiani e poi Welcome To Chechnya, testimonianza durissima sulla feroce oppressione antigay nel Caucaso, ma ce ne sono molti altri da non perdere.

Tattoo Art: se la pelle non è abbastanza

I tatuaggi sono sempre esistiti e la pratica di caratterizzazione indelebile del corpo umano con processi affini a tecniche artistiche grafiche come l’incisione affonda letteralmente le sue radici, o i suoi aghi, nella storia dell’uomo. Ogni civiltà, area geografica ed epoca vanta la creazione di tecniche e tecnologie diverse che, giusto per darci un’idea, spaziano cronologicamente dall’antico Egitto a oggi, passando addirittura dal più insospettabile Medioevo, quando i pellegrini cristiani si tatuavano sulle braccia i simboli religiosi dei santuari visitati.

Al giorno d’oggi e soprattutto nell’ultimo decennio, l’arte del tatuaggio si è gradualmente manifestata come mezzo espressivo preferito di molti artisti contemporanei, fino ad apparire in musei, gallerie e tra i top-lot delle case d’asta internazionali. 

Ma attenzione, per le sperimentazioni di questi artisti pare che la pelle umana sia diventata un limite e le loro creazioni abbiano iniziato ad invadere, ornare e animare oggetti e materiali di ogni genere. 

I marmi tatuati di Fabio Viale

Uno degli artisti più noti della scena nazionale e internazionale è sicuramente Fabio Viale, scultore classe 1975, che fino al 4 ottobre 2020 è il protagonista della mostra “Truly” curata da Enrico Mattei e realizzata con il sostegno della Galleria Poggiali nella città di Pietrasanta. In questa occasione la piazza del Duomo si è trasformata in un ideale scenario metafisico per i marmi tatuati dell’artista cuneese, legato alle cave della Versilia sin dagli esordi della carriera.

I suoi segni realizzati sulle sculture-icona della classicità sono riletture personali delle più attuali tendenze del tatuaggio, da quelli del mondo criminale e giapponese, ai nuovi orientamenti sudamericani e dei Trapper. 

Il David di Michelangelo, il Torso Belvedere, la Venere di Milo e il Laocoonte si vestono di una nuova lingua di segni Old Style che rende Fabio Viale un attento interprete della sensibilità dei nostri giorni. Questo dialogo tra antico e contemporaneo trova infine la sua massima espressione nell’opera inedita ispirata al Torso Gaddi, sulla cui superficie marmorea sono tatuati i noti motivi dello stilista Marcelo Burlon.

Le ceramiche di Luca Mamone 

Diversa invece l’esperienza di Luca Mamone, tattoo artist romano classe 1975 che dopo una lunga gavetta negli anni Novanta, nel 2000 apre lo studio Santa Sangre Tattoo nel quartiere San Lorenzo. Girato il mondo tra studi e convention internazionali, avvia l’attività della Santa Sangre Supply, una società di produzione di macchine artigianali per tatuaggio e nel 2012, con il socio Nello Rossini, fonda lo studio Grim Reaper Tattoo nel quartiere di Porta Portese a Roma.

Sebbene Mamone nasca come tatuatore, a quanto pare la pelle non è abbastanza per lui e il 28 febbraio 2020, appena prima del lockdown dovuto al diffondersi del Covid-19, inaugura presso lo spazio Contemporary Cluster di Roma “1000°”, la mostra di ceramiche tatuate curata da Giacomo Guidi e realizzata con la collaborazione di DRAGO. 

I venti pezzi in esposizione parlano un linguaggio ibrido che mixa l’iconografia e le tecniche di cottura della tradizione giapponese con forme classiche mediterranee, fino a dar vita ad un immaginario bestiario proveniente della cultura tatuatoria.

Roma, capitale dei tattoo artist

Se al tempo dei romani era nota come caput mundi, al giorno d’oggi Roma pare essere diventata la capitale dei tattoo artist. Ce lo conferma il ricco calendario di Contemporary Cluster, uno spazio dedicato alla fusione tra le varie espressioni creative della contemporaneità in cui spesso vengono esposte le opere di tatuatori che amano sperimentare la propria arte anche oltre il corpo umano. Prima di Luca Mamone infatti vi ha debuttato la collezione di ceramiche “Cilla Marea” create da Pietro Sedda per il noto marchio Rosenthal, mentre nel 2021 sono già in programma una mostra di design di Lupo Horiokami e una con le pitture di Michael Rasetti.

La sostenibilità secondo Matteo Ward

Parliamo di nuovi scenari sostenibili legati al settore del fashion con Matteo Ward, co-fondatore del brand responsabile Wråd e art director della sezione di White dedicata ai progetti green. Nell’intervista ci racconta il suo percorso e la visione per il futuro.“Siamo nel mezzo di una rivoluzione sistemica che va ben oltre aspetti come il cotone organico o il nylon riciclato. Oggi il prodotto deve avere uno scopo e offrire un servizio».  



Raccontaci come è iniziata la passione per la sostenibilità? 

Mentre lavoravo in Abercrombie, il ruolo che ricoprivo mi ha portato ad intraprendere un percorso di scoperta della verità circa il reale costo dell’industria di cui facevo parte. I dati sono spaventosi: per produrre una maglietta occorrono fino a 2.700 litri di acqua, per la tintura e finissaggio dei capi possono essere utilizzate tra le 1.600 e 2.000 sostanze chimiche dannose per la nostra salute e gli ecosistemi. E ancora, pensare che più della metà dei nostri capi contiene polyestere e che questi, acquistati e consumati ad un tasso sempre più elevato, possono impiegare fino a 200 anni per essere smaltiti o ragionare attentamente sull’impatto sociale della produzione tessile. La scoperta di tutti questi fattori e molti altri hanno contribuito a far crescere in me la voglia di mettere in discussione lo status quo. Decido quindi di licenziarmi e di investire la mia liquidazione per dar vita ad un progetto con un impatto sociale e ambientale, educativo in primis. Non potevo più accettare di contribuire involontariamente a rendere l’industria della moda una delle più inquinanti al mondo. Quindi assieme a Victor Santiago e poi Silvia Giovanardi diamo vita a WRÅD ispirare il mercato a manifestare valori sociali e ambientali attraverso prodotti tangibili al fine di catalizzare il cambiamento. 

C’era e c’è ancora, un’enorme asimmetria informativa rispetto al vero costo della moda. Questa è stata la vera motivazione ad abbandonare la mia zona di confort per dedicarmi a trovare soluzioni finalizzate a generare consapevolezza attraverso il design, l’educazione e la comunicazione. 



Quale è il tuo approccio a questo mondo? 

Bisogna lavorare con approccio e visione sistemica, ragionare a compartimenti stagni nel campo dello sviluppo sostenibile è rischioso e potenzialmente controproducente. Dobbiamo tenere a mente che tutto ciò che produciamo nel campo tessile (anche se fatto con materie prime naturali considerate responsabili) ruba comunque risorse naturali necessarie per rispondere alle reali esigenze di una popolazione in aumento. Non possiamo continuare a rubare acqua a persone e paesi in crisi di risorse per produrre milioni di tonnellate di vestiti di cui nessuno ha reale bisogno. 

Noi lavoriamo su tre fronti: educazione, innovazione e design. Ogni business unit è sinergica alle altre e lavoriamo per ispirare il pubblico a voler seguire modelli di consumo più responsabile e al tempo stesso per mettere sul mercato progetti e processi innovativi, smart e responsabili, in risposta alle rinnovate esigenze dell’umanità. Il prodotto deve essere ri-allineato con i veri bisogni delle persone, salute in primis – e il sistema deve passare da uno stato di individualismo lineare, che sta distruggendo l’ambiente e le persone, ad una nuova forma di collaborazione circolare. 

Quali le figure di riferimento che sono state di ispirazione? 

A livello lavorativo Susanna Martucci, founder & CEO di Alisea e Perpetua. È stato il nostro primo investitore, con lei abbiamo fatto una partnership che ci ha portato a inventare una nuova forma di tintura che recupera la polvere di grafite scartata dai processi di lavorazione industriale. 



I tuoi prodotti più significativi e innovativi? 

Nel 2016 ha preso appunto forma la partnership con Susanna Martucci di Alisea che ci ha messo a disposizione la sua esperienza nel campo dell’economia circolare per portare innovazione nelle filiere tessili. Frutto di questa sinergia è G_pwdr technology, un processo innovativo di tintura con grafite riciclata, oggi brevettato. Una tecnologia che ci ha consentito di giustificare la creazione di nuovo prodotto in un mondo che di certo non ha bisogno di altre t-shirt e jeans in quanto ci rendiamo subito contro che attraverso la tecnologia g_pwdr anche una semplice maglietta poteva diventare molto di più – un reale servizio. G_pwdr technology consente infatti di ridurre il consumo d’acqua in fase di tintura del 90% e di eliminare l’utilizzo di pigmenti chimici riciclando il sottoprodotto inevitabile della produzione di elettrodi in grafite. Un processo unico, ispirato da una tradizione di tintura minerale che affonda le sue radici nell’antica Roma, che WRÅD ha riscoperto e re- immaginato grazie agli abitanti di Monterosso Calabro che per secoli si sono tramandati oralmente questa pratica. Questa scoperta consente la creazione di GRAPHI-TEE endorsed by Perpetua. La prima t-shirt che recupera 20 grammi di grafite altrimenti destinata alla discarica. 

Come sta evolvendo il mondo della sostenibilità? 

C’è molta più attenzione da parte del mercato (Gen Z in primis) anche se il value-action gap, la distanza cioè tra chi manifesta la volontà di volere prodotti responsabili e di adottare uno stile di vita piu smart e chi poi effettivamente mette in atto questi principi, è ancora alto a causa di barriere di diverse tipo che dobbiamo abbattere. 

Ci sono vere rivoluzioni in corso nella filiera tessile, anche con diverse eccellenze italiane, che stanno mettendo a punto processi innovativi per ridurre sempre piu il consumo e deturpazione di risorse naturali fondamentali per l’umanità.
Persiste però il problema che se i brand e il sistema pensano che basti fare uno switch a modelli produttivi più responsabili per potersi definire “sostenibili” senza cambiare il loro modello di business allora non vedo evoluzioni sul fronte dello sviluppo sostenibile. Crescita incrementale e idea di profitto che non considera il capitale umano e quello naturale nell’equazione non sono compatibili con il concetto di sostenibilità. Fondamentali diventano i servizi e le tecnologie funzionali a rendere anche il prodotto tessile un servizio, riducendo cosi significativamente la sovra-produzione, in un sistema che deve riportare il rispetto per la salute dell’uomo e di tutte le specie viventi al centro. 

Back to gym, i prodotti beauty post allenamento

Con il rientro in città, quello di fare attività sportiva è il primo dei buoni propositi da mettere in pratica nel mese di Settembre, ma anche l’occasione ideale per rinnovare il nostro beauty con prodotti specifici dedicati a questo momento della giornata. Nella gallery, una selezione di alleati ideali per il post allenamento con texture e fragranze alle quali difficilmente saprete resistere.

Workout Hair&Body Wash – WOMO

Shampoo doccia 2in1 con una composizione molto delicata, adatta a tutti coloro che praticano frequentemente un’attività sportiva. La sua formula energizzante, dovuta alla presenza di taurina e caffeina, è bilanciata dall’azione protettiva dell’arginina.

Revitalising Dry Shampoo – TIGI

Shampoo secco che assorbe il sebo in eccesso e rinfresca il capello, grazie alla presenza di Alluminium Starch Octenylsuccinate, Silice e Isopropyl Miristate. Perfetto per donare lucentezza, volume e consistenza ai capelli dopo un allenamento o prima di una serata imprevista.

Pro Invisible – Adidas

Questo deodorante è ideale durante e dopo l’attività sportiva, per tutti coloro che vogliono allenarsi con una protezione invisibile ma sicura. La sua nuova formula protegge dai cattivi odori, dal sudore e riduce la possibilità di comparsa di aloni e batteri sui vestiti.

Mineral Body Lotion Susanne Kaufmann

Lozione corpo caratterizzata dall’associazione di 7 sali minerali, come il fosfato di sodio, con numerosi attivi botanici, quali il trifoglio rosso e la salvia sclarea. La formula agisce sul sistema miofasciale, rilasciando le tensioni ed incrementando l’energia cellulare. Può essere utilizzata sia prima e che dopo l’allenamento.

Fjäderholmarna Body Wash – &Other Stories

Un bagnoschiuma che unisce nuove proprietà rinvigorenti alla detersione del corpo. Ispirato alla visione svedese della natura, la fragranza evoca una sensazione di freschezza, grazie alla presenza di elementi come il pomelo e la menta verde, ideali per il rilascio delle tensioni muscolari.

Baume Essentiel Hydratant – Eisenberg

Questo gel-crema idro-protettore apporta una sensazione di freschezza e benessere alla pelle, grazie all’azione dell’acido ialuronico e di agenti biotecnologici ad alta performance. La sua Formula Tri-Molecolare® rigenera e ossigena la pelle, rendendola più tonica e luminosa.

Deodorante J’ose – Eisenberg

Un deodorante che lascia la pelle liscia, morbida e profumata fino a 24 ore dall’applicazione. É caratterizzato dall’assenza di micro-organismi sullo stick, grazie alle proprietà degli ingredienti. É adatto per tutti i tipi di pelle, anche appena depilata o rasata, in quanto dermatologicamente testato.

Gel douche concentré à la mangue – Yves Rocher

Questo gel doccia è caratterizzato da una formula concentrata: 40 gocce in formato ridotto, l’equivalente numero di gocce che si possono trovare in un formato da 400ml. Tutti i flaconi sono realizzati con il 100% di plastica riciclata e sono dotati di un tappo dosatore, che eroga la quantità di prodotto necessaria, riducendo gli sprechi.

Soin Corps Nourissant – Caudalie 

Lozione corpo è caratterizzata dalla quasi esclusiva presenza di ingredienti di origine naturale, arricchita con acido ialuronico e burro di karité, i quali donano alla pelle luminosità, elasticità e morbidezza. La fragranza è molto delicata, dalle note di fiori d’arancio.

Gel idratante Oil Free – Biofficina Toscana

La texture leggera e a rapido assorbimento di questo gel apporta una sensazione di freschezza alla pelle. La sua funzione principale è quella di idratare e purificare, grazie alla presenza della mela, ricca di sali minerali, e della menta, ricca di proprietà nutritive.

The Body Lotion – Augustinus Bader

Una lozione corpo è realizzata con una tecnologia che blocca l’umidità. Idrata la pelle in profondità, mantenendola morbida, tonica ed elastica per tutta la giornata. Inoltre, protegge la pelle dall’invecchiamento prematuro, dagli aggressori ambientali e la lenisce dopo una lunga esposizione al sole.

Roll-On Deodorant – Grown Alchemist

Deodorante dalla formula priva di alluminio, contenente attivi naturali antibatterici. La presenza dell’olio di semi di Tamanu ha un’azione anti-irritante, lenitiva e dona morbidezza alla pelle. Inoltre, la formula è ricca di Salvia ed estratto di Muschio e Lichene, che contribuiscono ad eliminare i cattivi odori.

Boutique dal mondo: 6 store di tendenza

Da Copenaghen al North Carolina, da Dubai a Parigi, ecco gli indipendent store con proprie interpretazioni sulle tendenze.

Thanx God I’m a VIP

Lanvin e Chanel sono 2 dei brand che si possono trovare nella boutique parigina di Sylvie Chateigner e conservano, nonostante tutto, un aspetto decisamente moderno. Il suo approccio scrupolosamente curato ha reso lo store uno dei luoghi vintage più venerati e rispettati della città.

“I vestiti non sono interessanti solo perchè firmati Saint Laurent”, afferma Chateigner. “Non venderò mai una giacca imbottita sulle spalle, perchè non è adatta per questo periodo”.

12 Rue de Lancry, 75010, Paris 


Sylvie Chateigner e il suo partner Amnaye Nhas al Thanx God I’m a VIP © Mathias Depardon

Holly Golightly

Nessuno incarna lo stato d’animo della moda massimalista meglio di Barbara Maj Husted Werner, la proprietaria della boutique Holly Golighlty di Copenaghen.

“Ho un intransigente approccio nei confronti dei pezzi che scelgo – infatti, considero quelli che personalmente mi piacciono e quelli che penso possano interessare ai miei clienti” dice Barbara, il cui negozio è familiare ed eclettico allo stesso tempo. 

Borgergade 17B, 1300 Copenhagen K  


Barbara Maj Husted Werner, proprietaria de Holly Golightly © Rasmus Weng Karlsen

Alára

“Le persone non vengono qui in cerca di pezzi basic, bensì glamour”, afferma Reni Folawiyo, fondatrice del nigeriano concept store Alára.

Situato nel fiorente quartiere di Victoria Island di Lagos, il negozio è il sogno di qualsiasi amante del design: un edificio teatrale su più livelli, progettato dall’architetto ganese-britannico David Adjaye, il quale ospita un eclettico mix di moda, arte, arredi e oggetti decorativi – alcuni provenienti dall’Europa, mentre molti altri provenienti da differenti parti dell’Africa, comprese le montagne del Marocco.

Dietro la suggestiva facciata di vetro, gli oggetti sono posizionati in stile espositivo: il primo piano è dedicato alle etichette di abbigliamento femminile, come YSL, Dries Van Notes e Duro Olowu, anche se sono gli abiti al ginocchio della nuova collezione di Kenneth Ize a incarnare l’ethos di Alára.

 12a Akin Olugbade Street, Victoria Island, Lagos


Alára proprietaria del Reni Folawiyo nel suo emporium di Lagos © Lex Ash

Tiina the Store

Se Georgia O’Keeffe avesse aperto un concept store a Tokyo, avrebbe potuto essere molto simile al negozio che Tiina Laakkonen ha creato – non nella capitale giapponese, ma a Amagansett sulla South Fork degli Hamptons.

Austericamente chic, l’omonimo negozio di Laakkonen è il culmine di una sfavillante carriera nella moda – infatti, la proprietaria ha lavorato nello studio di design di Chanel, come stilista per Vogue e come modella per Alexander McQueen.

Oggi vende i pezzi dei più esclusivi fashion designers del mondo – con molti dei quali ha anche legami personali.

216 Main Street, Amagansett, NY 11930


Tiina Laakkonen nel suo store © Mark C O’Flaherty

The Cartel

“È sempre stato difficile comprare vestiti interessanti a Dubai”, afferma la pluripremiata architetto, diventata art curator e proprietaria di una boutique, May Barber.

Oggi, tuttavia, si è creato un movimento indirizzato verso la moda in città. E in prima linea vi è The Cartel, uno dei più audaci store di Dubai, nato dalla passione per la moda all’avanguardia di Barber.

“The Cartel è una casa creativa, una galleria e uno studio di design, nonchè un incubatore di start-up di moda e, naturalmente, una boutique multimarca”.

Building 9, Showroom 105, Dubai Design District, Dubai


May Barber nel suo store di Dubai © Siddharth Siva

Capitol

Una boutique su due piani nel cuore di Charlotte, nel North Carolina, potrebbe non essere il posto più ovvio per trovare la risposta a Colette o Dover Street Market. Capitol è un emporio di 6,000 metri quadrati, pieno di marchi di moda, alta gioielleria, accessori di culto e perfino couture.

Linee poco conosciute e pezzi dei più importanti designer sono stati portati a Capitol sin dal suo inizio nel 1998.

“Noi facciamo le cose in maniera differente qui”, afferma Vinroot Poole. “Mentre a New York si potrebbe trovare l’ultima collezione di Balenciaga in nero, qui noi la offriamo in rosa. I nostri clienti vogliono pezzi unici e io voglio che i nostri clienti facciano delle scoperte qui e che si trattengano per un po’.

4010 Sharon Road, Charlotte, NC 28211


Laura Vinroot Poole © Weston Wells


Fonte: Financial Times, “Eleven of the world’s best fashion boutiques”, 19 Agosto 2020

Agopuntura: funziona davvero? Ecco i benefici

L’agopuntura è una antichissima tecnica orientale, che permette di rimediare ad alcuni disturbi fisici, grazie all’utilizzo di aghi inseriti all’interno dell’epidermide.

Molte sono le ricerche effettuate nel corso del tempo per comprendere se effettivamente l’agopuntura ha un fondamento scientifico ed una reale efficacia, o se piuttosto è l’effetto placebo a farci credere che si abbiano dei veri benefici.

Cos’è l’agopuntura

L’agopuntura è una disciplina della medicina cinese che provvede alla cura di alcune patologie attraverso l’inserimento nella pelle, di aghi di acciaio, di circa 0,30 mm di diametro. A seconda del disturbo da curare il medico inserisce gli aghi, di lunghezza variabile, ad una profondità diversa e in punti diversi del corpo.  Le sedute durano all’incirca mezz’ora, mentre i cicli dipendono dalla natura del disturbo da curare.

Questa tecnica è ad oggi riconosciuta dall’Organizzazione mondiale della sanità, e l’Ordine dei medici l’ha inserita tra le discipline mediche non convenzionali. Tra le altre cose, nel 2010, l’Unesco ha definito la medicina cinese e l’agopuntura come patrimonio dell’umanità. 

Talvolta si tende a ritenerla la panacea di tutti i mali, anche perché non si possono effettuare studi specifici sulla reale efficacia dell’agopuntura. Ma non è affatto così, perché l’agopuntura non è indicata per ogni tipo di disturbo e non funziona in tutti i casi.

Come agisce sul corpo

La tecnica, che non è dolorosa, agisce sul sistema nervoso, in modo da ripristinare lo stato di salute originario. Proprio perché agisce sul sistema nervoso, viene utilizzata per alleviare alcuni dolori e patologie, ma per altre problematiche come il tabagismo o il dimagrimento, ad oggi non ci sono conferme scientifiche sull’effettiva efficacia di questa tecnica. Piuttosto, molti esperti sono convinti che sia l’effetto placebo a far credere alle persone che funzioni su questo genere di disturbi.

Quali sono i disturbi più trattati con l’agopuntura

L’agopuntura funziona efficacemente sui problemi di origine muscolo-scheletrica, in particolare artrosi, sciatalgie, dolori cervicali. Anche le nevralgie e le emicranie vengono spesso curate con ottimi risultati con questa tecnica. Infine, alcuni disturbi di tipo ginecologico come amenorrea e dismenorrea, infertilità, o sindrome del colon irritabile.

Se ci si sposta verso disturbi di origine emotiva, l’agopuntura viene utilizzata per curare ansia, depressione, insonnia o malattie psicosomatiche. Infatti, la medicina orientale parte dal presupposto che l’uomo è un unico con le proprie emozioni, prevede quindi, una cura unica per queste problematiche, mentre nella cultura medica occidentale, si tende a curare separatamente i disturbi fisici da quelli psicologici, anche se questi ultimi vengono riconosciuti come causa dei primi. 

L’associazione italiana sclerosi multipla, consiglia l’agopuntura a chi è affetto da questa malattia degenerativa, in quanto sembra che aiuti ad alleviare il dolore e gli spasmi muscolari.

Rivolgendosi dunque ai medici specialisti del settore, si possono ottenere ottimi risultati su disturbi di tipo funzionale o che riguardano cause psicologiche o emotive. Ci teniamo a specificare che l’agopuntura non sostituisce la medicina classica, ma piuttosto è una tecnica integrativa ad essa e, solo in alcuni casi, può sostituire l’utilizzo di farmaci.

Panorama mozzafiato: NH Hotels presenta la sua perla partenopea

Recentemente ristrutturato, l’NH Napoli Panorama svetta nei cieli della città per offrire un soggiorno cosmopolita in una delle più affascinanti mete dell’universo travel. Vanta il primato di essere l’hotel più alto d’Italia, già noto come NH Napoli Ambassador, divenuto ben presto simbolo della città.

Situato nel centro storico del capoluogo partenopeo, è apprezzato dai turisti di tutto il mondo proprio per la facile raggiungibilità dei siti più importanti come le strade del centro storico, il Maschio Angioino e la zona portuale, dove è possibile prendere i traghetti per le splendide isole di Capri ed Ischia.

Gli altri suoi punti di forza sono l’incomparabile vista sul tesoro campano, sul mare e sul Vesuvio, da ognuna delle sue 230 camere, nonché le aree ristoro dove si possono gustare le prelibatezze della cucina locale e il tipico limoncello.

La palestra situata al 16° piano o una piacevole passeggiata sul Lungomare di Mergellina sono le occasioni ideali per curare anche il nostro benessere fisico.

L’NH Napoli Panorama è dotato anche di 6 sale per eventi, 2 delle quali con un’enfatica daylight. Piccoli o grandi che siano, la struttura mette a disposizione un event planner in grado di seguirne nel migliore dei modi ogni singolo step.

Nasce Thaigroove, il primo showroom multimarca virtuale della Tailandia

Gli effetti del COVID-19 si sono diffusi in tutto il mondo, interrompendo le attività e gli scambi internazionali come mai visto prima. La Tailandia, uno dei migliori fornitori al mondo di grandi creazioni e straordinari brand, ha riaperto le attività ed è pronta a ripartire, grazie a una gestione della pandemia tra le migliori al mondo. Tuttavia, con l’interruzione delle fiere tradizionali e le limitazioni degli spostamenti ancora in atto per il prossimo futuro, non resta che affidarsi al virtuale, così il Dipartimento per la Promozione degli Scambi Internazionali, che risponde al Ministero del Commercio, è l’unica agenzia tailandese a guidare le esportazioni del paese. Con l’inevitabile interruzione dei canali commerciali tradizionali, il DITP è alla guida di una nuova piattaforma virtuale che consentirà al commercio globale di continuare a espandersi e alle nuove opportunità di business di crescere, malgrado la battuta d’arresto imposta dalla pandemia. Per questo motivo, è stato lanciato THAIGROOVE – The Global Reach Online to Offline Virtual Experience.

Si parte dal fashion con RENIM Project, un’etichetta made in Bangkok che riflette l’idea di sostenibilità anche nella moda. L’obiettivo del brand è quello di creare un marchio di abbigliamento maschile attraverso la rinascita di abiti vintage di seconda mano e prodotti deadstock, il tutto reinventato in chiave moderna e creativa. Il progetto trae ispirazione da una sottocultura chiamata Neo Futuristic e collabora con artigiani thailandesi di grande talento, utilizzando speciali tecniche artigianali.

Passiamo poi a Labrador, i cui oggetti e design, ispirati alla semplicità della natura, aspirano a durare per sempre utilizzando un approccio minimalistico e di alta qualità. Tutte le creazioni labrador sono fatte a mano seguendo il concetto di ‘Truth in Materials’, ovvero l’importanza di non nascondere la natura dei materiali.

Un altro esempio è RUBBER KILLERun brand che utilizza le camere d’aria di tutti i tipi di veicoli, dalle biciclette agli autocarri e trattori, solitamente abbandonati e sprecati, per dare vita alle proprie creazioni. RUBBER KILLER è stata fondata da “Saroengrong Wong-Savun”, un architetto indipendente e fondatore di Re-Leaf Studio. 

Infine, Albedo, marchio di pelletteria maschile, attenta alla selezione dei migliori materiali in conformità con lo standard di qualità Albedo, per un design semplicemente elegante.

“È la prima volta che un gruppo selezionato di brand e creazioni provenienti da diversi settori vengono presentati insieme in un fantastico showroom virtuale, dichiara Somdet Susomboon, Direttore Generale e artefice del progetto. Ciò consente di scoprire e approfondire i brand e collegarsi direttamente con i produttori per esplorare nuove opportunità di business e creare collaborazioni in ogni parte del mondo, senza limiti di possibilità. A seguito delle recenti vicende internazionali, una maggiore connessione nel mondo virtuale è inevitabile. Sarà necessario un rapido adattamento per continuare a condurre la nostra esistenza. THAIGROOVE è l’insieme di oltre 100 creatori uniti da uno spirito comune: quello di procedere insieme con unità e resilienza, fantasia e positività. Non c’è limite alla creatività tailandese.”

Da non perdere i prossimi GROOVE DAYS Global Business Matching, una tre giorni virtuale per incontrare i produttori, ricca di live session con i brand e webinar approfonditi per settore. L’evento di svolgerà dal 15 al 17 settembre 2020 e consentirà di entrare in contatto con oltre 100 produttori e brand che presenteranno le loro creazioni più recenti e più interessanti dalla Tailandia in un mondo virtuale. Una modalità divertente e interattiva per incontrare potenziali partner e scoprire le creazioni più interessanti per affrontare i cambiamenti e le sfide imposti dal nuovo stile di vita. In più, iscrivendosi a GROOVE DAYS Global Business Matching dal 1 settembre in poi verranno messi in palio buoni sconto elettronici* fino a 3000 $.

Per scoprire come registrarsi è possibile visitare il sito WWW.THAIGROOVE.COM

Addominali: come allenarli senza attrezzi

La pancia piatta e l’addome scolpito sono da sempre considerati simbolo di bellezza nella nostra cultura estetica. Mantenersi in forma è importante non solo per il nostro aspetto fisico, ma soprattutto per far sì che il nostro organismo funzione al meglio delle sue possibilità, garantendoci energia e benessere psicologico.  Per questo prima di darvi qualche consiglio sull’allenamento degli addominali è importante ricordare che la cosa più importante è seguire uno stile di vita sano, con un’alimentazione bilanciata.

Sfatiamo un mito

Iniziamo sfatando un mito: non esistono addominali alti e bassi, ma solo addome e obliqui. Questo perché il muscolo addominale è unico, dunque le sue fibre si contraggono tutte quando viene sollecitato al movimento e allo sforzo. Ne consegue che con qualunque esercizio si allena tutto l’addome e non solo la parte alta o bassa.

Allenare senza attrezzi gli addominali

Vediamo qualche semplice esercizio da poter eseguire senza attrezzi. Provate a ripetere ogni movimento per 20 secondi alla massima velocità per poi fermarvi per 10 secondi. Le sessioni possono essere ripetute più volte, a seconda del livello di allenamento, magari potreste provare ad aggiungere una ripetizione in più alla settimana.  

Crunch

Sdraiatevi a terra e poggiate i piedi lasciando le ginocchia verso l’alto, oppure, per rendere l’esercizio più intenso, alzate le gambe verso l’alto (le ginocchia possono essere stese o piegate). Posizionate le mani dietro la nuca, e senza sforzare sul collo portate il petto verso le ginocchia contraendo l’addome. Fate in modo che la parte superiore del corpo venga trainata dall’addome, senza sforzare sul collo: può aiutarvi guardare un punto fisso che vi faccia tenere il collo che punta leggermente verso l’alto.

Crunch obbliqui

La variante per gli obbliqui del classico crunch prevede una mano sulla nuca e un braccio lungo il corpo. Le gambe sono, in maniera opposta alle braccia, piegate una con i piedi a terra e l’altra che con la caviglia poggia sul ginocchio della gamba a terra. Allo stesso modo del crunch classico, ci si deve sollevare contraendo l’addome e senza sforzare il collo. Il gomito del braccio che tocca la nuca deve dirigersi verso il ginocchio la cui caviglia è poggiata sul ginocchio di quella a terra.

Sit up

Anche questo esercizio è molto semplice da realizzare, basterà stendervi a terra con le gambe divaricate e sollevare il busto, aiutandosi con le braccia stese verso il soffitto quando si è in posizione supina. Le gambe restano stese a terra, l’addome sforza per portare il corpo in posizione seduta.

Crunch inversi

Sdraiatevi a terra e sollevate le gambe lasciando le braccia lungo il corpo. Sollevando i glutei portate il più possibile le ginocchia verso il petto e poi tornate indietro mantenendo i movimenti lenti e controllati, evitando di dondolare. 

Potete provare anche a fermarvi con i glutei alzati e sollevare leggermente il busto restando nella posizione per qualche secondo, facendo dei respiri lunghi.

Plank

Questo esercizio apparentemente facile allena moltissime parti del corpo, compresi gli addominali. La variante semplificata prevede la possibilità di poggiare a terra le ginocchia. Si poggiano i gomiti a terra, le scapole spingono verso il basso, il bacino non deve sporgere verso l’alto ma retrovergere verso l’addome. Mantenere tesi i muscoli dell’addome, delle braccia e i glutei e resistere il più possibile.

Se ci si sposta lateralmente restando con un solo braccio a terra e spostando il corpo verso destra (e poi ripetendo verso sinistra) il plank lavorerà sugli addominali obliqui.

Come diventare personal trainer tra formazione e attenzione alla nutrizione

Diventare personal trainer è il sogno nel cassetto di molte persone: raggiungere questo obiettivo può essere ambizioso, ma affidandosi all’Accademia Italiana Personal Trainerpuoi realizzare i tuoi sogni grazie a docenti qualificati e ad una formazione completa.

Come diventare personal trainer

Se vuoi diventare personal trainer, devi unire una naturale predisposizione per questa professione alla volontà di partecipare ad un’accademia d’eccellenza. Infatti, per distinguersi in un mercato sempre più competitivo (in cui, per altro, il numero di chi si improvvisa personal trainer è cospicuo), bisogna acquisire gli strumenti teorici e pratici e fare la differenza nei confronti del proprio potenziale cliente.

Il personal trainer, per altro, non è solamente un preparatore atletico ma è un importante punto di riferimento all’interno delle palestre e dei centri fitness: proprio per questo accade spesso che i clienti si rivolgano a lui non solo per ricevere i suggerimenti più adeguati relativi all’allenamento da svolgere e all’alimentazione. Inoltre, è opportuno sottolineare come il personal trainer sia anche un coach, un motivatore capace di accompagnare il cliente attraverso un percorso di miglioramento fisico e soprattutto di crescita mentale.

L’Accademia Italiana Personal Trainer offre un percorso formativo a 360° e il riconoscimento della formazione ricevuta grazie alla affiliazione all’ASI (Associazioni Sportive sociali italiane), un ente riconosciuto dal CONI e dal Ministero dell’Interno. Iscriversi all’accademia al corso per diventare personal trainer significa non solamente affidarsi ad un percorso di formazione dagli standard qualitativi elevati, ma anche veder riconosciuto il proprio impegno attraverso un’adeguata certificazione.

Il personal trainer e l’alimentazione

L’alimentazione svolge un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni e soprattutto in quella di coloro che desiderano rimettersi in forma o stanno affrontando un periodo di preparazione atletica agonistica.

Da questo punto di vista è opportuno ricordare che il personal trainer può suggerire gli esercizi di fare e dare dei suggerimenti sull’alimentazione, ma non può prescrivere un regime alimentare specifico. Al tempo stesso non è di sua competenza fornire consigli sull’assunzione di integratori alimentari che non siano in linea con quanto riportato sull’etichetta del prodotto. Proprio per questo è fondamentale che questa figura professionale lavori a stretto contatto con dietologi, medici ed esperti dell’alimentazione per poter supportare al meglio il cliente nel raggiungimento dei suoi obiettivi. 

In conclusione, è possibile sottolineare come il personal trainer possa fornire suggerimenti su come condurre uno stile di vita equilibrato ma non possa fornire un piano nutrizionale dettagliato che contenga una ripartizione precisa dei nutrienti da assumere.

Accademia Italiana Personal Trainer, Corso per diventare personal trainer professionista

L’Accademia Italiana Personal Trainer è, da anni, sinonimo di eccellenza nella formazione di coloro che vogliono diventare personal Trainer. Il Corso Base e il Corso Personal Trainer costituiscono due percorsi formativi di qualità assoluta attraverso i quali gli studenti possono imparare dai migliori docenti del settore. La modalità di erogazione è sia di persona sia in streaming, in base alla possibilità di spostarsi e per favorire la tranquillità di tutti i partecipanti.

Se vuoi trasformare la tua passione in una professione, iscriviti al corso per diventare personal trainer dell’Accademia Italiana Personal Trainer: al termine del tuo percorso formativo non solo riceverai la qualifica di Personal Trainer con accreditamento europeo “Europe Active” (EQF4) ma sarai anche inserito nel Registro Europeo dei professionisti dell’esercizio fisico EREPS. Cosa aspetti?

Occhiali da vista: come sceglierli in base al volto

Gli occhiali possono essere una gioia o un dolore per chi è costretto a indossarli, anche se negli ultimi anni hanno avuto la loro rivincita, diventando da accessorio ingombrante, a simbolo di personalità e stile.

Dipende molto dal modello e dal colore che scegliamo, che possono più o meno donare al nostro viso. Vi lasciamo quindi una piccola guida per scegliere l’occhiale da vista perfetto per il vostro volto.  

Tipo di volto: occhiali da vista ideali

Viso ovale

Se la struttura del viso è di tipo ovale, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Questa forma di viso è infatti quella più regolare ed armonica e si adatta bene a diverse forme di occhiali. Sbizzarritevi ed osate!

Viso tondo

Se il contorno del viso tende alla forma tondeggiante, allora il consiglio è quello di scegliere una montatura che aiuti a creare l’illusione ottica di un viso più allungato, per bilanciare le proporzioni. I modelli più consigliati, di conseguenza, sono quelli con una forma rettangolare o comunque con bordi spigolosi. Sceglieteli con lenti abbastanza grandi e larghe da fuoriuscire un po’ dal viso, per aumentare l’effetto “allungante”. State alla larga invece dalle forme tonde e tondeggianti, che invece creerebbero l’effetto opposto.

Viso romboidale, detto anche a diamante

La caratteristica che contraddistingue questa forma di viso sono certamente gli zigomi, naturalmente alti e pronunciati. In questo caso dovreste evitare gli occhiali troppo grandi, ma piuttosto optare per le linee ovali, oppure quadrate, ma con spigoli più morbidi ed abbombati, per mettere in risalto lo sguardo.

Viso a cuore

La fronte più ampia rispetto al mento, sono le caratteristiche del volto a cuore, detto anche a triangolo. L’obiettivo in questo caso è di riproporzionare la parte alta del viso con quella inferiore, quindi “ridurre” otticamente la larghezza della fronte. Via libera quindi alle forme morbide ed ovali, magari con montature in metallo o senza montatura soprattutto nella parte inferiore.

Viso quadrato

Se il vostro viso ha la mascella ben pronunciata, l’obiettivo degli occhiali sarà smorzare la spigolosità dei tratti con forme morbide, smussate e non troppo piccole, in modo da avvolgere meglio il volto. Molto indicate anche le forme a goccia e a occhi di gatto.

Viso rettangolare

Se oltre ai lineamenti un po’ spigolosi, il viso è anche allungato, allora la vostra face shape è di tipo rettangolare. In questo caso si può bilanciare l’armonia delle proporzioni in due modalità: allargando la parte superiore del viso, oppure facendo in modo che il viso appaia, “meno allungato”. Le possibilità quindi variano dalle forme squadrate a quelle più tondeggianti o ovali, l’importante è che ci si diriga verso uno dei due modi di “spezzare” le linee del volto.

Questi piccoli trucchi possono aiutarvi a farvi sentire più a vostro agio indossando gli occhiali da vista, ma la cosa più importante è che vi vediate belle e valorizzate dalla forma e dal colore di questo accessorio, che più di ogni altra cosa deve esprimere la vostra personalità ed assecondare il vostro stile.

Mascherina con microchip: ecco come funziona

Mascherina si, mascherina no. Un dilemma molto in voga negli ultimi mesi, che spacca letteralmente a metà l’opinione pubblica. In un clima di incertezza, dove anche gli esperti del settore procedono a tastoni, si cercano soluzioni sostenibili e innovative per contribuire alla lotta al coronavirus.

Di poche settimane fa l’annuncio di AccYouRate Group del brevetto appena sfornato, la YouSafe Mask, ossia la mascherina con il microchip.

AccYouRate Group

AccyouRate Group è un gruppo di aziende italiane che ha brevettato ed immesso sul mercato una serie di indumenti ed accessori che garantiscono maggior sicurezza a chi li indossa. Lavorano con alcuni dei migliori centri di ricerca italiani per sperimentare delle soluzioni innovative in campo medico e sportivo. Il loro intento è quello di aumentare la consapevolezza delle persone riguardo al loro benessere psicofisico e lo fanno attraverso la creazione di indumenti innovativi e tecnologici. Il loro cavallo di battaglia è infatti la t-shirt chiamata IoT, creata per controllare in tempo reale i parametri vitali di chi la indossa, in particolare battito e respiro. Tutto ciò è possibile attraverso dei sensori direttamente fabbricati sul tessuto che inviano le informazioni che rilevano ad una centralina.

La mascherina con il microchip: ecco come funziona   

Si chiama Smart YouSafe, ed è una mascherina tecnologica che prevede, al suo interno, la presenza di un microchip che segnala la mancanza di distanza di sicurezza.

Il progetto è nato dalla collaborazione con la croce rossa italiana dell’azienda AccYouRate Group. Il microchip che si trova al suo interno reagirebbe alle onde elettromagnetiche emesse dalle altre mascherine: in questo modo si potrebbe intercettare un avvicinamento fisico “non consentito”. Il sistema funziona, se le persone indossano la mascherina con il microchip.

Il dispositivo inoltre, attraverso un termometro da contatto, misurerebbe la temperatura corporea e rileverebbe le emissioni di anidride carbonica e di biossido di azoto, per poter valutare la qualità dell’aria.

Questo genere di dispositivo potrebbe essere un valido alleato alla lotta alla diffusione del covid-19, ma anche di altri virus che si diffondono per via aerea. In particolare, potrebbe essere preso in considerazione per la gestione di situazioni a rischio assembramento, all’interno per esempio di fabbriche, cantieri e altri luoghi di lavoro dove mantenere la distanza di sicurezza diventa a volte difficile.

Dankan DJ: da appassionato di musica elettronica a promessa della scena musicale milanese

Da un piccolo paesino a nord della Puglia all’Amsterdam Dance Event. Abbiamo intervistato Francesco Lopez, che ci racconta i suoi viaggi, la sua passione per la musica elettronica e di come un giradischi può influenzare per sempre la tua vita, al suono di Radiohead, Daft punk e Giorgio Moroder.

Quando hai iniziato a fare il DJ, quali erano le tue prime passioni, che aspettative avevi?

Ricordo bene l’episodio in cui è scoccato il colpo di fulmine per la console: ero molto piccolo, non ricordo l’età. Un giorno, io e mio padre siamo entrati in un negozio di dischi e, mentre lui chiedeva informazioni a un commesso, io iniziai a giocare con un giradischi e col vinile che era in negozio. Da allora, anche dopo vent’anni, non ho più smesso di pensare alla musica e a quel giradischi.

Le prime aspettative erano di convincere i miei genitori che quello non fosse solo un capriccio, ma una vera e propria passione.

Che tipo di musica ascoltavi?

Avevo come figura di riferimento “il deejay” ed ero attratto dalla musica da club, ovviamente. Seguivo la corrente dance degli anni 90 che spopolava in Italia, caratterizzata dai beat aggressivi ed energici. Contestualmente, iniziai anche a scoprire artisti e produttori di musica elettronica, come i Kraftwerk, Radiohead, Daft punk, Giorgio Moroder, Chemical Brothers e house come Frankie Knuckles, Bob Sinclair, Antonie Clamaran, Erick Morillo, Roger Sanchez, Arman Van Helden.

Guardando indietro, c’è una canzone che riassume l’atmosfera di quel tempo?

Ci sarebbero tanti brani, ma uno in particolare, che ho scoperto proprio durante i miei inizi, è One more time dei Daft Punk. È un disco che ho apprezzato sempre più col tempo e mi è entrato nel cuore.



Quali momenti considereresti come “la svolta” nella tua carriera fino ad ora?

I momenti che fino ad ora hanno segnato la mia carriera sono: la collaborazione come sound designer della Bookin Agency, con cui ho iniziato a collaborare nel 2016. Ho iniziato a suonare ai party, sfilate, eventi legati alla moda e al design, per poi partecipare all’ADE nel 2019.

Prima DJ, e poi producer, come sei entrato nel mondo della produzione musicale?

É stato un passaggio automatico, spinto dalle necessità espressive e dalle richieste lavorative. Ho affinato un po’ le mie competenze tecniche, frequentando un corso di sound design e da lì ho continuato a sperimentare con le mie passioni, mettendole al sevizio della comunicazione, producendo musica per eventi, spettacoli, show e sfilate.

Negli ultimi due anni, quali luoghi, città o culture ti hanno lasciato un’impressione particolarmente positiva?

Per me Ibiza rimane “la Mecca” per chi vuole cercare vibe giusti e ispirazioni. Sull’isola si concentrano stili e culture e, soprattutto in estate, puoi venire in contatto con nuovi trend, conoscere persone nuove, ampliare i tuoi orizzonti. É un’isola che ti fa crescere.



L’anno scorso hai partecipato all’Amsterdam Dance Event (ADE), raccontaci di questa esperienza.

È stata un’esperienza bellissima, che mi ha fatto sentire parte di un’industria che, nonostante i periodi difficili, è sempre attiva. All’ADE si ha modo di conoscere artisti, deejay, producer, discografici, manager, promoter, agenzie di booking, ed è un’ottima occasione per chi è appassionato o lavora nel settore della musica elettronica per capire le dinamiche di settore.

Io sono grato alla Delights Entertainement per avermi dato l’opportunità di suonare al loro party con artisti del calibro internazionale come CECE ROGER e ALEX GAUDINO.

Cosa ne pensi della correlazione tra moda e musica? Come s’influenzano l’un l’altra?

Una delle ragioni per cui ho iniziato a lavorare sulla produzione musicale è perché ho capito che la musica può essere uno strumento importante per comunicare. Quest’assioma si manifesta in maniera decisa soprattutto in ambito moda, dove il concetto e lo stile del designer, grazie alla musica, può arrivare in maniera diretta a chi guarda una sfilata o un video campagna.

Ci sono molti designer che, quando iniziano a disegnare una collezione, ascoltano musica che suscita loro ricordi o sensazioni. Può essere infatti molto d’aiuto nell’inventare cose nuove.

Quale diresti essere una delle abilità più importanti che qualcuno deve possedere per essere un buon DJ?

A mio avviso la figura del deejay è diventata sempre più importante e ricercata e la vera chiave del successo è essere sé stessi, senza essere scontati o banali. Avere uno stile proprio, meglio se unico ed identificabile.


Dove ti vedi nel prossimo futuro? Quali sono i tuoi progetti?

Mi piacerebbe entrare nel vasto ed infinito mondo della musica, imparando sempre più.

Al momento continuo a sviluppare progetti di musica elettronica, che spero per il prossimo anno di poter pubblicare. Inoltre, porto avanti tante collaborazioni con agenzie di produzione che mi coinvolgono come consulente per i loro eventi.

Rolex, la nuova linea dal carattere moderno e iconico

Simbolo di eleganza e ricercatezza dell’alta orologeria, Rolex lancia una nuova linea di esemplari dal carattere moderno e dal design iconico. Novità che fanno parte della collezione Oyster Perpetual. Abbiamo pensato a due look, uno da nightclub e l’altro per il vostro leisure time durante la giornata, perfetti se abbinati ai nuovi modelli Rolex accattivanti, iconici e simbolo di eleganza senza tempo.

SUBMARINER 

Un legame indissolubile quello tra Rolex e il mondo subacqueo: il nuovo modello Submariner e Submariner Date. Oggi, entrambi gli orologi presentano una cassa dal design rinnovato e ingrandita fino a 41 mm di diametro, le cui forme sono valorizzate dai riflessi di luce sui fianchi della carrure, e un bracciale di proporzioni rivisitate.

Impermeabile fino a 200 metri, é fedele al design iconico della casa con alte prestazioni durante le immersioni, ma anche sulla terra ferma: questi orologi si confermano esemplari “d’azione”. I dettagli delle lunette sono in ceramica, grande alleata Rolex per la creazione di orologi ad alta definizione.

Come ogni orologio Rolex, l’Oyster Perpetual Submariner e l’Oyster Perpetual Submariner Date vantano la certificazione di Cronometro Superlativo che garantisce prestazioni al polso fuori dal comune.

NUOVO DATEJUST 

Estetica iconica e quattro nuove declinazioni in versione Rolesor bianco. La prima, presenta una lunetta con 46 diamanti taglio brillante, esibisce un quadrante aubergine con finitura soleil, decorato con il numero romano VI anch’esso con diamanti incastonati. I quadranti delle altre tre declinazioni, tutte dotate di lunetta zigrinata in oro bianco 18 ct., sono, rispettivamente, verde menta con finitura soleil, laccato bianco e dark grey con finitura soleil.

Il Datejust é l’archetipo dell’orologio classico, non solo per la sua estetica ma anche per le funzioni. Dal 1945, anni della sua nascita, questo orologio ha conservato nel tempo i suoi tratti estetici, divenendo simbolo di classicismo e alte prestazioni.

La sua principale caratteristica? L’unione tra oro 18ct. e acciaio. Le nuove declinazioni del Datejust 31 sono dotate del calibro 2236, un movimento interamente sviluppato e prodotto da Rolex. Impermeabile fino a 100mt, vanta anche della certificazione di Cronometro Superlativo a livello di precisione, impermeabilità, carica automatica e autonomia. 

OYSTER PERPETUAL 

Una nuova generazione di orologi Oyster Perpetual. In particolare, la gamma si arricchisce con un nuovo modello, l’Oyster Perpetual 41, e con nuove declinazioni dell’Oyster Perpetual 36, che esibiscono quadranti dai colori luminosi.

L’Oyster Perpetual 36 adotta uno stile energico e colorato, con un quadrante laccato disponibile in cinque nuovi colori: rosa candy, turchese chiaro, giallo, rosso corallo e verde. I dettagli su lancette e indici sono rivestiti con un materiale luminescente che emette una luce blu in contesti con poca luce.

La cassa Oyster delle declinazioni presentate dell’Oyster Perpetual 41 e dell’Oyster Perpetual 36, garantita impermeabile fino a 100 metri di profondità, è un esempio di robustezza e di eleganza. Questi segnatempo esclusivamente realizzati in acciaio Oystersteel indicano l’ora, i minuti e i secondi e, con le loro finiture curate, rappresentano la forma più essenziale del cronometro da polso.


SKY-DWELLER

Rolex presenta una nuova declinazione in oro giallo 18 ct. del suo Oyster Perpetual Sky‑Dweller, abbinata a un bracciale Oysterflex.

Lunetta girevole tra le novità, visualizzazione Cromalight che valorizza dettagli luminescenti in blu quando si è al buio. 

Perfetto per i viaggiatori, l’orologio consente la lettura simultanea dell’ora di due fusi orari e dispone di un calendario annuale. L’ora di riferimento, in formato 24 ore, è leggibile su un disco decentrato, mentre l’ora locale è indicata dalle tradizionali lancette centrali. Dotato del calibro 9001, direttamente brevettato da Rolex e ritenuto uno dei sistemi di calibro più complessi mai realizzati che permettono però assoluta precisione.

Il bracciale Oysterflex della nuova declinazione dello Sky‑Dweller è dotato di un fermaglio Oysterclasp in oro giallo 18 ct. con chiusura pieghevole.


Nelle gallery seguenti i nostri consigli per un look perfetto da abbinare ai nuovi modelli dell’iconico orologio declinati per il giorno e per la sera.

LOOK DA GIORNO


LOOK DA SERA


Gucci Garden e il suo Virtual Tour, da Firenze ai nostri schermi

Dallo storico Palazzo della Mercanzia di Firenze, risalente aI 1337 e ospitante tutt’oggi lo spazio della maison, agli schermi dei nostri dispositivi. Il Virtual Tour del Gucci Garden è l’ultimo innovativo progetto del brand che ci porta a scoprire la sua essenza creativa tra ambienti suggestivi, atmosfere magiche, oggetti e creazioni iconiche.

Oltre alla celebrazione di un grande e ricco archivio storico, il viaggio digitale si propone con l’intento di creare una dinamica esperienza interattiva del tutto nuova e a portata di mano, ricca di colore ed arte. 

I visitatori avranno modo di immergersi nell’eclettico universo della griffe fiorentina scoprendone articoli esclusivi tratti dalle sue collezioni, risalenti al 1921 fino a quelle più recenti, ma anche memorabilia e pezzi d’arte contemporanea.

Senza un iter preciso da seguire, la Galleria si estende tra le sale del primo e secondo piano, ogni stanza è diversa dall’altra dove Il parquet e lo stile minimal conferiscono ancora più energia alle creazioni esposte. Gli amanti dello shopping potranno, inoltre, acquistare per la prima volta, via mail o per telefono, i prodotti speciali realizzati esclusivamente per il Garden, cliccando su ogni capo, borsa o accessorio. Oltre alla Boutique, il piano terra si completa con la Gucci Osteria, nata grazie alla collaborazione con lo chef Massimo Bottura.

Il Direttore Creativo Alessandro Michele, progetta lo spazio fiorentino partendo dall’idea di un museo convenzionale e facendolo diventare un luogo vivo, collaborativo e creativo dove esprimere l’estetica e la filosofia del brand, in continua evoluzione. 

Le migliori SPA da provare almeno una volta nella vita

Saune alle erbe, doccia finlandese, cromoterapia, bagno di vapore aromatizzato, laconium, cabina a raggi infrarossi… La lista potrebbe continuare all’infinito, inserendo tutta una serie di tecniche di massaggi e rimedi ayurvedici per curare e rigenerare corpo e mente. Abbiamo desiderato tutti di ritrovarci in una SPA da sogno, dove la parola d’ordine è benessere, dove tutto ciò che dovremmo fare è abbandonarsi al piacere. Ce ne sono alcune da provare almeno una volta nella vita, noi ve ne proponiamo 3.

Le migliori Spa da provare almeno una volta nella vita

La frenesia quotidiana ci mette a dura prova, e ogni tanto avremmo bisogno di staccare la spina e goderci un po’ di relax. Quante volte avete desiderato di ritrovarvi magicamente in una SPA, dove poter essere coccolati da mani esperte, che potessero aiutarvi a rigenerarvi? Abbiamo selezionato per voi 3 SPA da sogno, dove dovreste andare almeno una volta nella vita.

  1 Adler SPA Resort Thermae, Toscana

Immerso nei paesaggi da sogno della Toscana, l’Adler Spa Resort è in vetta alle classifiche delle migliori Spa italiane. La sua posizione strategica e la struttura super luxury riescono davvero a mettere tutti d’accordo. La proposta del Resort è vastissima, si passa dal fitness, alle attività all’aperto, all’esplorazione enogastronomica del territorio. Ma soffermiamoci sulla Spa.

Gli operatori dell’Adler sono più di 40 e comprendono medici tradizionali ed ayurvedi, che seguiranno dall’inizio alla fine del percorso i loro ospiti.

Si possono scegliere dei percorsi di coppia, o singoli, che siano super rilassanti o con trattamenti concentrati per rimettersi in forma. Terme, saune e piscine di ogni tipo, vi aspettano per regalarvi un’esperienza unica.

2 Quellenhof Luxury Resort Passeier, Alto Adige

In provincia di Bolzano si trova un “paradiso del benessere” tutto da scoprire. Il Resort Passeier accontenta veramente ogni desiderio. L’offerta comprende cultura, gastronomia, sport ed intrattenimento, ma il fiore all’occhiello è sicuramente la sezione beauty and wellness, studiata per accontentare anche gli ospiti più esigenti. L’area Spa si compone di 3 piani: uno, seminterrato, dedicato alle saune (ce ne sono di ogni tipo), uno dedicato al beauty ed allo sport, con il centro fitness, infine uno dedicato al relax arredata con dei materassi ad acqua.

3 Park Hotel I Cappuccini, Umbria

Nata da un monastero di Gubbio, sapientemente restaurato, l’Hotel si trova a pochi passi dalla città in una zona isolata e silenziosa. Un luogo dove storia, cultura e natura si fondono per creare un’atmosfera affascinante ed unica. L’offerta enogastronomica è straordinaria, ma il progetto wellness di questo Hotel è un eccezionale esempio di integrazione tra fitness, estetica ed alimentazione. L’esclusiva firma di Marc Mességuré, è una garanzia di riuscita nella proposta di una filosofia del benessere intrisa di fisioterapia, alimentazione e sapiente uso delle erbe. Il Parco delle Acque, vi accoglierà con vasche ad alta concentrazione di potassio, magnesio e sale, in un percorso tonificante e rigenerante, ma ci sono anche sale dedicate all’aromaterapia ed alla cromoterapia, oltre alla tisaneria e ad una immensa varietà di servizi olistici con uso di prodotti a base naturale. Un luogo dove il tempo sembra non essere mai esistito.

Collane per uomo: una moda irrinunciabile

Le collane da uomo costituiscono un dettaglio di grande personalità. Affinché l’effetto estetico finale sia affine al look che si desiderava ricreare, però, occorre scegliere con cura: il rapporto tra uomini e gioielli, del resto, non è ben indagato come invece accade per le donne, e per questo l’errore di stile è sempre dietro l’angolo. 

Vediamo dunque come fare a scegliere la collana uomo più adatta. 

Nelle prossime righe, gli ultimi trend da cui poter prendere ispirazione. 

Come scegliere le collane uomo 

Scegliere la giusta collana da uomo non è cosa semplice, poiché per prima cosa andrebbe inquadrato lo stile a cui questa intende strizzare l’occhio. Le collane uomo della marca Nomination – a cui consigliamo di dare un’occhiata – si mostrano per fortuna molto versatili, tanto da poter essere indossate per qualsiasi look o in qualsivoglia contesto. Ma quali sono i criteri da applicare nella scelta di un accessorio maschile?

Ecco alcuni fattori di cui tenere conto. 

La lunghezza

Per prima cosa, nella scelta di una collana, va valutata la lunghezza. Quelle più diffuse, sul mercato maschile, sono quelle corte, anche se da qualche tempo ai girocolli più lunghi sono stati restituiti stile e dignità. Le collane corte, ad ogni modo, sono ritenute più facili da abbinare, poiché informali e sportive. Tutto, dunque, si riconduce ancora una volta allo stile che s’intende ottenere.

Il materiale

Anche il materiale è importante. Se avete scelto di investire in un gioiello di lusso potete scegliere una catenina in oro o in argento. Per chi ama i look sportivi, invece può andare bene anche l’acciaio, che il più delle volte viene combinato con altre leghe e con materiali come il caucciù. 

Il tema 

A proposito di materiali e di caucciù, molta importanza ha anche il tema della collana (o, più comodamente, lo stile). Negli ultimi anni, una tendenza particolarmente diffusa è quella etnica, che si riproduce proprio con collane e bracciali realizzati in caucciù, in legno o in pietra

Questa tendenza è particolarmente adeguata in autunno, quando i colori caldi e terreni della moda etnica risultano più adeguati al tempo.

Come indossare la collana da uomo 

Sebbene gli uomini non siano soliti indossare gioielli nel quotidiano – al contrario di quanto invece accade per le donne – la collana è un accessorio da poter abbinare a qualsiasi tipologia di outfit. 

Nel caso di un abbigliamento sportivo, ad esempio, si può scegliere di rendere ancora più incisiva la propria immagine indossando una collana con etichetta oppure un girocollo a maglia larga. 

Se invece si preferisce uno stile sobrio e classico, consigliamo di puntare su una catenina sottile, in argento oppure in oro

L’acciaio e i design più moderni si abbinano allo street style, che integra volentieri non solo bracciali e anelli ma anche collane vistose e a maglia larga o a catena. 

Il caucciù prima citato, inoltre, è una scelta da abbinare alle camicie di lino, ai pantaloni slouchy e alle nuance calde che saranno di tendenza quest’autunno. 

Back to school, i prodotti beauty da avere a Settembre

Anche per il mondo beauty, Settembre è il momento del back to school. Dopo bagni di sole, mare e settimane trascorse all’aria aperta, i nostri beauty case cambiano progressivamente allestimento avviandosi verso scelte più vicine all’autunno. Se siete già pronti ad abbandonare l’estate, ecco qualche novità perfetta per il periodo.


Volumizing Cream Supreme – Clé de peau

Una crema viso ad alta performance che aiuta a donare volume e compattezza alla pelle. Restituisce contorni rimpolpati e dona un aspetto più giovane e definito, grazie alle innovazioni scientifiche contenute al suo interno.

Advanced Night Repair – Estée Lauder

Il nuovissimo siero ANR Synchronized Multirecovery Complex contiene la nuova Chronolux ™, una tecnologia che aiuta la pelle a massimizzare la sua naturale riparazione, riducendo visibilmente i segni dell’invecchiamento, e ad enfatizzare il rinnovamento cellulare e la produzione di collagene. La pelle risulta più compatta, sana e radiosa.

Masque Hydra-defense Eisenberg

La linea Start risponde ai bisogni di chiunque sia esposto ai danni dell’ambiente urbano, compresi i più giovani. Le formule offrono un’azione protettiva, antiossidante e antinquinamento rispettando la pelle perché prive di oli minerali, ftalati, parabeni e coloranti indesiderati.

Aqua Reotièr l’Occitane

Questo nuovo gel contorno occhi effetto ghiaccio contribuisce a rendere lo sguardo più fresco e riposato. Dalla texture “gel acquosa”, la formula è arricchita con Acqua di Réotier, acido ialuronico e caffeina, perfetti per ridurre l’apparenza di borse ed occhiaie, combattere le rughe e riattivare la micro circolazione. Adatto per tutti i tipi di pelle poichè privo di siliconi.

Histories de Parfums – 1969 Eau de Parfum

La sensualità di un bouquet di spezie, ricco di aromi fruttati e un cuore cremoso di cioccolato e muschio bianco: la fragranza reinterpreta olfattivamente la rivoluzione sessuale del ’68, evocando una passionalità intensa.

Royal Mayfair Millesime – Creed

La fragranza incarna la personalità di un uomo elegante, coraggioso e talvolta ribelle. Caratterizzata da un’inaspettata presenza floreale per i canoni tradizionali di un profumo maschile: la forza della tuberosa, la carnalità del gelsomino e la sofisticatezza della rosa sono confermate dalla fisicità asciutta del legno di cedro, che si unisce al sandalo per dare vita a un cuore solido e rigoroso, rafforzato da note intense di musk, ambra e vaniglia.

Fantomas – Nasomatto

La fragranza ha un tono misterioso e invita a cogliere il sentore della trasgressività. Incarna il fascino di un piano perfettamente riuscito, l’odore di un crimine sofisticato. Il tappo, così come l’ingrediente principale del profumo, è in legno di noce metallizzato.

Lil Fleur – Byredo

In Lil Fleur viene evocato un mondo inebriante, complesso e misterioso, con un crescendo di emozioni giovanili. La fragranza è un’esplorazione di un fiorito tradizionale, nonostante la sua intenzione sia del tutto contemporanea.

Riparte il Tortona Fashion & Design con White e Magna Pars

È pronto per ripartire il Tortona fashion District con il prossimo White Milano, da giovedì 24 a domenica 27 settembre. Sarà un’edizione all’insegna di vitalità e positività, con una forte vocazione al digital. In particolare, il Superstudio Più di via Tortona 27 e l’ex Ansaldo/Base al numero 54, in cui a tenere banco sarà il format Wsm Fashion Reboot, e la sostenibilità sarà ancora una volta la protagonista. In tempo per la manifestazione riaprono anche gli hotel della zona, dopo la lunga chiusura estiva a causa dell’emergenza sanitaria.

Tra le riaperture non possiamo non menzionare il primo Hotel à Parfum a Milano, un distillato di eccellenza italiana, che già si era distinto nei mesi precedenti al lockdown per il suo concept innovativo.

L’amore per i profumi, per l’arte e per l’ospitalità ha portato la famiglia Martone a fondare, nella ex fabbrica di profumi, l’Hotel cinque stelle Magna Pars, il primo Hotel à Parfum della città per vivere attraverso tutti i sensi un’esperienza unica. I suoi ingredienti olfattivi sono legni, fiori, frutti, aromi e resine e un giardino nascosto danno vita a un luogo magico immerso nella riservata Via Forcella, raffinata parallela della vivace Via Tortona, centro nevralgico di moda, arte e design. 

La struttura, da un’elegante e imponente parete di cristallo lascia intravedere il sapore di un tempo: elementi post industriali, mura originali, corridoi a vista e ringhiere di acciaio. All’interno predomina il bianco riscaldato dal legno e da collezioni di libri antichi, un arredamento essenziale valorizzato da opere d’arte di famosi o emergenti artisti, preludio alla sempre più vasta Galleria d’Arte Magna Pars.


Le Sessanta Suites dell’Hotel sono pensate per gli ospiti più raffinati ed esigenti, ognuna infatti, nasce ispirandosi a una nota olfattiva fiorita, fruttata, aromatica, legnosa o resinosa, in linea con la storia del profumo. In particolare, diciannove Suites sono dedicate ad arbusti fioriti come Gardenia, Gelsomino, Neroli e Magnolia, nove ai legni come Vetiver, Sandalo e Patchouli, dodici sono ispirate ad alberi da frutto come il Nespolo, il Ciliegio ed il Fico e venti ad arbusti come Salvia Bianca e resine come Mirra e Styrax.

L’elemento naturale è ripreso dallo splendido giardino interno, un polmone verde ricco di piante e arbusti dove si respira, scandita dal susseguirsi delle stagioni, un’atmosfera quasi magica fatta di luce, silenzio e tranquillità, unica nella metropoli milanese.

“In questi mesi di forte cambiamento abbiamo perfezionato alcuni servizi esclusivi per regalare ai nostri ospiti momenti ed emozioni senza fine”. Aperitivi in terrazze private e suggestivi pre-dinner nel Roof Deck, Cene riservate nel Ristorante DA NOI IN con giardino interno e cucina a vista e Serate esclusive con cameriere dedicato nella Winery, Breakfast, Lunch e Dinner in camera, Massaggi Ayurvedici con profumoterapia in cabine private, accesso alla Gym con personale aggiornato sui nuovi protocolli, Business meeting in Library Hall o incontri informali nell’intima Blibliotheca, sino a conferenze streaming nelle sale dell’Event Space. 

Per questo motivo, ” in un’ottica di continuità, seguendo le direttive del governo, si sono messi a punto un Protocollo di Sicurezza per gestire tutti gli aspetti operativi e per garantire un servizio di accoglienza che ci contraddistingue e anticipa nuovi scenari di viaggio che adotteremo in futuro e che miglioreranno il nostro modus vivendi.” Continua anche la ricerca di eccellenza, passione per l’Arte e l’amore per Milano nutrendo interessanti progettiall’insegna dell’esplorazione del patrimonio artistico e naturale in città e nei meravigliosi borghi, laghi e montagne che ci circondano alla scoperta della “Grande Bellezza”

L’installazione artistica di Angelo Cruciani: “Rosalia Rosa Mia”

Curato e ideato da Stefania Morici, “Rosalia, Rosa mia” a Palermo è un’installazione artistica di Angelo Yezael Cruciani. Duemila abbracci virtuali che volano in alto per raggiungere la Santuzza, la patrona tanto amata dai palermitani. Un modo per ringraziare colei che ha di nuovo salvato la città, come già fece nel 1624: Palermo ha combattuto e vinto contro la peste del Terzo Millennio, ma Santa Rosalia ha compiuto il miracolo. Dopo aver “vestito” piazza Duomo a Milano con un enorme , delicatissimo cuore, Angelo Cruciani ha deciso di offrire il suo omaggio alla Santa. E nel giorno della festa religiosa alla sua patrona, lo scorso venerdì 4 settembre alle 17, è stata programmata un’installazione urbana, una rosa enorme composta da duemila cuori di carta, che prenderà vita sul Piano della Cattedrale.

Un vero flashmob, che tracima in Street art e Land art; creativo, rock e delicato nello stesso tempo, che recupera quello spirito libero nato dalla strada, proprio di Cruciani che si è sempre professato uno street artist, prima di essere uno dei creativi e stilisti più innovativi della sua generazione. ““Rosalia, Rosa mia” è il titolo dell’installazione nata da un’idea di Stefania Morici ed Angelo Cruciani con il supporto dell’Arcidiocesi e della Cattedrale di Palermo, del Comune e della Fondazione Sicilia. “Vengo da una famiglia profondamente cattolica e sono nato nella terra di San Francesco – spiega il designer il mio legame con la spiritualità è fortissimo. Questa installazione rappresenta per me la possibilità di chiedere un miracolo a Santa Rosalia: quello di salvare il nostro pianeta da una piaga che sta uccidendo troppe persone, ma che, è ancora peggio, distrugge la fiducia dei giovani, la nostra voglia di andare verso il futuro. Sono qui perché credo nel potere dell’arte, dell’amore. E credo nei miracoli“.

Cuore, vortice, persino il rito del Mandala. Non esistono più petali e spine, positivo e negativo, ma dwrun unico, magico, fiore che diventa simbolo di rinascita, spirale energetica, passione millenaria. E voglia di rivincita di un mondo che si è accartocciato su se stesso ma che ora ha un estremo bisogno di ricominciare a vivere. E volare. “ Una performance spirituale che fonde insieme tante energie, tutte positive: abbiamo bisogno dell’aiuto della nostra Santuzza perché ci liberi da questa tremenda peste contemporanea” dice la curatrice del progetto, Stefania Morici. Alla fine della performance, i duemila cuori che formano la rosa verranno donati ai cittadini e agli alunni delle scuole della zona. Ognuno potrà personalizzare il suo cuore, e un domani potrebbe nascere una mostra. “

Quando l’immagine diventa un virus: Fornasetti

Editorial content direction & production Alessia Caliendo

Photographer Elodie Cavallaro

Video director Sara Fabbiani

Supported by Discromie

Quando l’immagine diventa un virus: Fornasetti

Guida pratica alla mostra parmense sul genio della decorazione che ha creato le immagini più virali del ventesimo secolo.

C’è tempo fino al 14 febbraio 2021 per visitare “FORNASETTI. Theatrum Mundi”, la mostra-evento di Parma 2020+21 Capitale Italiana della Cultura e lasciarsi contagiare dal virus Fornasetti.

I sintomi? Semplicissimi da riconoscere: sentirsi sopraffatti dalla bellezza; vivere una vera e propria esperienza estatica da sindrome di Stendhal; e infine, avere un’irrefrenabile voglia di sfoderare il proprio smartphone per immortalare ogni dettaglio di questo viaggio nel Fornasetti-pensiero tra arte, architettura, storia e teatro, all’interno del Complesso monumentale della Pilotta.

Piero Fornasetti

L’esposizione offre al pubblico l’occasione di conoscere il mondo visionario e onirico di Piero Fornasetti (1913-1988), figura poliedrica dell’arte italiana che non si può incasellare in un’unica categoria. C’è chi lo definisce designer e chi lo considera a tutti gli effetti un artista, ma è molto di più. È l’uomo che a metà del Novecento ha costruito un nuovo modo di dar vita agli oggetti di uso quotidiano donando loro un valore culturale e un messaggio artistico attraverso la decorazione.

Affascinato dall’allure simbolica di mani, soli, lune e mazzi di carte, viene presto notato dal grande architetto Gio Ponti, altro indiscusso genio iniziatore del gusto italiano, che sin dagli anni Trenta gli proporrà di collaborare a svariati progetti decorativi la cui massima espressione si realizza nel trumeau Architettura, una credenza a metà tra mobile bar e scrittoio decorata come un pasticcio architettonico, che i due presentano alla Triennale di Milano nel 1951.

Oggi l’eredità culturale e progettuale di Piero è custodita dal figlio Barnaba che, in qualità di direttore artistico dell’atelier, sin dagli anni Ottanta ha contribuito all’internazionalizzazione del brand con la creazione di nuovi oggetti e decori, oltre a produzioni teatrali e importanti progetti espositivi in giro per il mondo. 

Tuttora gli oggetti e le stampe vengono eseguiti a mano nell’atelier milanese in edizioni annuali limitate e le numerose fasi artigianali del ciclo di lavorazione fanno sì che ciascun manufatto sia concepito come un vero e proprio multiplo d’arte. 

Fornasetti. Theatrum Mundi 

I curatori della mostra, Barnaba Fornasetti (direttore artistico dell’Atelier Fornasetti), Valeria Manzi (Presidente dell’Associazione Fornasetti Cult) e Simone Verde (direttore del Complesso Monumentale della Pilotta), hanno disseminato tra le collezioni del museo ben 1234 opere dell’atelier ideando un percorso visivo tra simboli, citazioni e rimandi storici. 

Il concetto chiave che dà il nome all’esposizione è la teoria del Theatrum mundi del filosofo Giulio Camillo (1480-1544) secondo il quale la conoscenza umana è un teatro della memoria in cui lo spettatore sta al centro e lo spettacolo gli si dispiega intorno attraverso l’infinita combinazione di elementi conosciuti. Allo stesso modo, nell’immaginario decorativo dell’Atelier Fornasetti, così come nella sede espositiva, icone, simboli, forme architettoniche e epoche storiche si intrecciano e si esaltano a vicenda assumendo nuovi significati con le sembianze di oggetti eleganti e ironici creati per una dimensione domestica senza tempo.

Lo stile Fornasetti

L’inconfondibile cifra stilistica di Fornasetti è il tratto continuo a china: un segno grafico leggero che delinea contorni, talvolta anche con un lieve tremolio, quasi dovesse rassicurare l’osservatore che la sua opera è il frutto di un gesto umano, pensato con la testa, sentito con il cuore e realizzato a mano libera.

Da esperto conoscitore delle più svariate tecniche grafiche e incisorie nelle sue opere si percepiscono influenze e ispirazioni che trapassano i secoli partendo dai dettagliatissimi disegni cinquecenteschi di Albrecht Dürer fino alle stilizzazioni di Jean Cocteau, ma il tutto è reinterpretato in chiave personale, in base al decoro da realizzare. Che si tratti di un piatto da appendere, una litografia, un biglietto di auguri, una sedia davanti a uno scrittoio o un piccolo posacenere, poco importa; ogni oggetto di Fornasetti è portatore sano di bellezza e ha il potere di cambiare la percezione dell’ambiente in cui viene posizionato. 

L’eleganza dei gesti senza tempo

Il percorso espositivo si articola in svariati nuclei legati ai principali temi dell’opera di Fornasetti come i frammenti delle rovine greco-romane, i grandi trattati teorici dell’architettura, gli strumenti musicali, il collezionismo e la dimensione illusionistica e onirica dei trompe-l’oeil, ma ciò che riesce a catturare la curiosità del visitatore è l’immensa mole di oggetti di uso quotidiano che il maestro è riuscito a trasformare in piccoli capolavori, oggi croce e delizia dei collezionisti di modernariato. Calendari, piatti, paraventi, bicchieri, fermacarte, svuota-tasche, tappeti, tavoli, portaombrelli, tutto racconta di una gestualità apparentemente perduta di cui lo stesso Fornasetti si lamentava: “Mi reputo anche l’inventore del vassoio, perché ad un certo momento della nostra civiltà non si sapeva più come porgere un bicchiere, un messaggio, una poesia.

Gradualmente, con la sua inventiva e il suo estro, reintroduce nelle case il buon gusto attraverso un linguaggio visivo, fatto di umorismo e nostalgia, rendendo mobili e complementi d’arredo dei veri e propri oggetti da conversazione. 

10, 100, 1000 Lina Cavalieri

Citando una delle provocazioni del padre della beat generation, William S. Burroughs, che sosteneva “l’immagine è un virus”, il luogo fulcro della mostra vede come protagonista Lina Cavalieri. Entrando nel Teatro Farnese è infatti impossibile non sentirsi sopraffatti dalla Bellezza con la B maiuscola. A metà tra un’azione di guerrilla marketing e la più nobile delle istallazioni artistiche, come se non bastasse l’architettura di uno dei “teatri più belli del mondo”, seduto nella sua maestosa cavea lignea vi è un esercito di cloni della “donna più bella del mondo”, che scruta e ammalia l’osservatore.

Si tratta di Lina Cavalieri, la sciantosa trasformatasi nella più sofisticata e affascinante delle cantanti liriche della Belle Epoque, il cui ritratto trovato in una rivista d’epoca viene rielaborato dallo stesso Piero in oltre 350 versioni nella serie di piatti Tema e Variazioni

Divorata da un coccodrillo, sorridente, piangente, tatuata, silenziosa, dubbiosa, sexy, maliziosa, furiosa, e chi più ne ha più ne metta, la Lina di Fornasetti si può considerare a tutti gli effetti come la Gioconda di Leonardo del ventesimo secolo, ancora prima della Marylin di Warhol. Un’icona femminile immortale di cui lo stesso Piero aveva appeso “solo” 300 varianti nel luogo più intimo del suo showroom, il bagno, ma che oggi, grazie alla mostra di Parma, calca nuovamente le scene di un teatro.

Mete da scoprire: Pesaro tra mare, musica e arte

Ci sono città e coste predisposte per scelta, cultura o predisposizione naturale all’arte dell’ospitalità.  Pesaro trova la sua vocazione turistica già a fine 1800 inizio 1900, con una sua dimensione che si manifesta nelle innumerevoli ville di gusto Liberty fiorito, stupende fastose perle che rendono la costa ancor più affascinante. Pesaro conserva quel suo fascino di antico borgo con vie eleganti, palazzi, musei e chiese storiche, è anche la città che ha dato i natali a Gioachino Rossini (29 febbraio 1792 – 13 novembre 1868), compositore e musicista di immenso valore per la capacità di innovare il linguaggio musicale e antesignano cosmopolita per le capitali europee toccate dal suo talento. Passeggiando per il centro non mancano spettacoli ed iniziative musicali che rendono il centro vivo e frequentato a tutte le ore sia per lo shopping che per godere delle bellezze che secoli di storia rendono affascinante la città.

Oggi esiste un nuovo luogo, dove accoglienza e lusso senza tempo trovano casa, è all’Excelsior Congress SPA & Lidol’unico boutique hotel 5 stelle di Pesaro, struttura che appartiene al gruppo Lindbergh Hotels & Resorts. In questa estate di vacanze così particolare, anche pensando alle nostre belle località turistiche, l’Excelsior è stato il ‘buon ritiro’ dove rifugiarsi, rilassarsi e vivere a pieno tutte le esperienze che la struttura mette a disposizione. La struttura contemporanea si staglia sulla riva, attraversato l’ingresso si viene subito accolti in uno spazio luminoso in cui l’atmosfera ti riporta ad un immaginario di stile elegante senza tempo, anche al calar della sera candele profumate inebriano la hall con una luce calda ed accogliente.  

Sin dall’arrivo la gentilezza dello staff è stata messa al primo posto, cordialità e professionalità che continueranno per tutto il soggiorno. Si premurano di ricordarci che tutti i servizi e gli spazi sono stati ridisegnati, senza rinunciare al comfort, alla privacy, alla sicurezza di tutti. All’ingresso alla camera vista mare, l’atmosfera della hall continua, al bianco e agli altri colori discreti lasciano spazio e predominanza a tutte le sfumature mutevoli degli azzurri del mare e del cielo, così da entrare dalle ampie vetrate e diventare protagonisti e rendere ancor più vicino il contatto con il mare. La camera è accogliente con finiture e materiali di pregio, un rifugio ideale per sentirsi in vacanza, la terrazza ampia che affaccia direttamente sul lido privato è quel tocco in più.

Il richiamo del mare è forte, fatti pochi passi dalla hall arrivi direttamente sulla soffice sabbia del lido privato. Ad accoglierti lo staff per accompagnarti alla propria postazione in cui hai a disposizione dei soffici teli da mare, acqua fresca; oltre all’ombrellone, ai due comodi lettini, alla sedia, c’è un comodissimo baule in legno bianco in cui riporre in sicurezza i propri effetti personali prima di andare incontro al mare calmo e pronto ad accoglierti.  E’ un’oasi di relax, 2 vasche idromassaggio, un bar con diverse proposte da poter assaporare direttamente sotto all’ombrellone oppure all’ombra dei salottini. Per pranzo ci si può accomodare in uno degli eleganti tavoli vista mare del ristorante in cui assaporare piatti gourmet a base di pesce e sorseggiare un buon vino. Sicuramente un luogo dove trascorrere ore serene e spensierate fino all’ora dell’aperitivo con l’incantevole cornice del tramonto. Per i cultori del benessere è anche possibile fare delle lezioni yoga in spiaggia al mattino presto. Oppure si può approfittare della SPA, gratuita per gli ospiti dell’hotel, un luogo accogliente ed esclusivo: un piccolo gioiello vista mare, con lo staff preparato e pronto a offrire tutti i trattamenti in cabine con vista mozzafiato sul litorale. La piscina panoramica, riscaldata, con getti idromassaggio, sicuramente non invoglia a uscirne; la SPA è dotata anche di sauna finlandese, kneipp verticale in doccia emozionale e hammam la Fiore all’occhiello, la cabina Vichy dove provare l’esclusivo trattamento acquatico sensoriale con hydro suite privata per coccolarsi e rilassarsi, immersi tra i profumi di cocco, avocado e Roucou della linea St Barth. 

Assolutamente da provare il ’59 Restaurant in versione sera, che propone una selezione di piatti raffinati con un’attenzione alla selezione delle materie prime (espressione anche del territorio), prodotti semplici, abbinati in accostamenti finemente studiati, sia per sapori, colori e attenzione alla presentazione. Una sorprendente fusione tra passato e presente, tradizione e innovazione, per una cucina creativa e ricercata, ispirata alla semplicità della nostra terra.

Per i gourmand a Pesaro sono diverse e molto interessanti le proposte culinarie nei dintorni, dal lungomare al centro. Ecco alcuni indirizzi da provare:

Ristorante Lo Scudiero

Nel pieno centro della città, a pochi passi dalla centralissima Piazza del Popolo, trova posto nel cinquecentesco palazzo Baldassini il ristorante Lo Scudiero. È il luogo dove lo chef Daniele Patti, propone una cucina italiana e moderna, rispettosa il tutto in uno scenario dal sapore antico dato dalle volte a botte lasciate con i mattoni rossi a vista. Assoluta ricercatezza dal servizio in sala, e nei piatti in cui ricerca e innovazione rispettano la tradizione garantendosi una selezione di prodotti enogastronomici del territorio del tutto unici.

Via Baldassini, 2 Pesaro 

Ristorante Nostrano

Una brigata sia in sala che in cucina all’insegna della gioventù, la passione per il proprio lavoro, traspare anche dalla cura dei particolari della location che si affaccia proprio lungo il mare. Tutto ha un senso di artigianalità, non solo nelle pietanze ricercate, ma anche nei tavoli in legno dal design essenziale e lasciati volutamente senza tovaglie, alle maioliche e stoviglie che accolgono piatti dall’aspetto invitante. Colori, sapori sono il giusto completamento per questo processo ‘artigianale’, rispettosi delle materie prime che trovano un legame forte con il territorio. 

Piazzale della Libertà, 7 Pesaro 

Ristorante e pizzeria L’Angolo di Mario

È situato nell’area pedonale e del molo, vicinissimo al mare, dalla sua terrazza panoramica si potrà godere il tramonto con tutte le sue sfumature. Sicuramente un atteggiamento molto cordiale e attento all’ospitalità, anche se le sale sono piene, il team di sala garantisce velocità e attenzione. Un servizio che permette di degustare piatti a base di pesce freschissimo. Il rapporto tra qualità e prezzo, imbattibile! 

Lungomare Nazario Sauro, Pesaro

Come fare una cheesecake originale americana

La New York cheesecake è uno dei dolci freddi più amati dagli italiani. Composta da una base di biscotti al burro e da una farcia di crema a base di formaggio fresco, può essere decorata e impreziosita da diversi ingredienti come i frutti di bosco (versione classica), ma anche cioccolato, caramello, granella, farina di cocco e altro ancora.  

Come fare una cheesecake originale americana: ricetta

Ingredienti

-300g di biscotti digestive

-150g di burro fuso

-500g di formaggio cremoso (es philadelphia)

-100g di zucchero

-1 uovo

-150g di yogurt bianco magro senza zucchero

-150g di panna fresca

-1 cucchiaio di succo di limone

-estratto di vaniglia

Per la glassa:

-180g di frutti di bosco                                                                         

-3 cucchiai di zucchero

– frutti di bosco freschi

Preparazione della cheesecake americana

Come prima cosa si deve creare la base della cheesecake. Sono necessari dei biscotti digestive e del burro fuso. Eventualmente, i biscotti possono essere sostituiti da dei biscotti frollini. Il procedimento da seguire è davvero semplice: dopo aver polverizzato i biscotti, mescolateli con il burro fuso all’interno di una ciotola. Il composto ottenuto deve essere morbido e compatto. Una volta ottenuta la giusta consistenza, si può procedere stendendolo su uno stampo apribile, coprendone sia il fondo che il bordo.

La crema

Per la panna acida, in una seconda ciotola versate panna, yogurt e il succo di limone ben filtrato, mescolando il tutto.

A parte, in una seconda ciotola, vanno mescolate con l’aiuto delle fruste elettriche, il formaggio cremoso, lo zucchero e la vaniglia. Infine aggiungete l’uovo e mescolate ancora. Una volta che il composto è diventato cremoso, aggiungete 170g della panna acida (tenete da parte il resto). Dopo aver mescolato le due parti cremose, stendetele con l’aiuto di una spatola all’interno dello stampo rivestito di biscotto.

Cottura

In forno preriscaldato, a 165 gradi, in modalità statica. Posizionate la torta nella parte medio-bassa del forno e cuocete per un’ora. Una volta tirata fuori da forno, versate sulla superficie circa 3 cucchiai della panna acida avanzata e riponetela subito in frigo. Dopo circa 3 ore eseguite di nuovo il procedimento poggiando sullo strato raffreddato, la parte di panna acida che resta.

A questo punto la torta dovrà freddarsi per circa 10h in frigo.

Decorazione cheesecake americana

Se volete seguire alla lettera la tradizione, decorate con glassa ai frutti di bosco. Per prepararla vi basterà mettere sul fuoco i frutti di bosco con dello zucchero e lasciare andare per circa 5 minuti. Poi frullate con un minipimer e setacciate la glassa per separare i semi dal composto. Una volta che la glassa si è raffreddata in frigo, potete spalmarla sulla superficie della cheesecake e decorare con dei frutti di bosco e delle fragole freschi.

La decorazione però è la parte più divertente e personalizzabile, quindi potrete sbizzarrirvi e seguire i gusti che preferite.

Conservazione

La cheesecake americana si mantiene in frigo per 3-5 giorni, ma potete anche congelarla. In quest’ultimo caso evitate la glassa, ma decorate la torta solo nel momento in cui sarà servita. In questo modo ne preserverete la freschezza.

Riccardo Mandolini: da nerd a teen icon

Riccardo Mandolini, figlio d’arte, la mamma attrice Nadia Rinaldi e il papà regista e drammaturgo Mauro Mandolini, nasce con il cinema nel DNA; si è considerato un nerd fino all’età di tredici anni per poi diventare ana vera e propria “rising star” con la serie cult di Netflix “Baby”.Giovanissimo e molto preparato, riesce a stupirmi con ragionamenti lucidi e introspettivi sulla professione che gli è esplosa tra le mani, quella dell’attore.

E’ diventato anche una star sui social (su instagram ha 702K follower) e le sue fan lo inseguono, ma lui è felicemente fidanzato.

Nella gallery: Total look Prada

Foto: Maddalena Petrosino
Makeup: Simone Belli Agency
Hair: Mimmo la Serra
Styling: Eleonora Pratelli + Umberto Granata – Suite19pr

Come hai trascorso le tue vacanze?

Diciamo che sapendo che avrei dovuto lavorare a settembre, sono stato molto attento.

Ad un certo punto avrei avuto anche la possibilità di partire per la Sardegna, poi per una serie di imprevisti non sono riuscito, e mi son diretto verso Punta Rossa a San felice al Circeo con la mia ragazza.

La verità è che quando è successo tutto il disastro con la Costa Smeralda e la crescita di positivi, mi son spaventato per me stesso, perché non posso sapere come potrebbe reagire il mio corpo, e poi di conseguenza per il mio lavoro, come tutti i miei colleghi son stato fermo da marzo scorso e la voglia di riprendere è davvero tantissima.

Sei stato anche Ischia per il Global Fest …

Esatto si, è stata una bellissima esperienza e devo ringraziare Pascal Vicedomini per l’invito, e poi soprattutto sono molto amico dei suoi figli, specialmente di Matteo che è davvero un mio carissimo amico che definisco “cucciolone”, infatti me lo coccolo sempre ogni qual volta lo incontro.

Hai sempre saputo di voler fare l’attore?

La mia fortuna è stata che ho sempre odiato le baby-sitter, quindi escogitavo sempre il modo per farle impazzire, al punto di farle abbandonare il lavoro, costringendo i miei a portarmi in giro con loro.

In questo modo il set cinematografico è diventato il mio habitat naturale, senza però prefiggermi nessun obbiettivo.

Poi verso i tredici anni ho iniziato davvero ad appassionarmi al cinema, e anche se mia madre non me lo permetteva io di nascosto mi guardavo i film di Tarantino in streaming. E’ stata una vera svolta per il mio gusto e passione per il silver screen.

Invece il tuo primo debutto quando è stato?

Devo dire grazie a mio papà che è sia attore, sia regista teatrale. Ho avuto la possibilità di debuttare al Festival di Todi in uno spettacolo scritto da lui.

Il tutto si svolgeva nella famosa “Sala delle Pietre”, dove non c’è un palco vero e proprio, per me fu davvero un’esperienza unica, e poi non se solo per il fatto che era mio padre ma colleghi ed amici gli fecero tutti i complimenti.

Te la saresti aspettata tutta questa popolarità con il successo di “Baby”?

Assolutamente no, anche perché Baby nasce come “teen-drama”, che poi con una sapiente regia e sceneggiatura, e di conseguenza la costruzione dei personaggi lo ha portato a sconfinare e incuriosire diverse fasce di pubblico.

Ogni attore del cast è riuscito a farsi odiare e amare, anche con personaggi molto negativi come quello interpretato da Isabella Ferrari nel ruolo della madre di Alice Pagani, ma sempre facendo comprendere nel dettaglio il motivo di ogni azione ed emozione. Questa è stata l’arma vincente.

La mia unica polemica a chi ha fatto critiche negative sulla serie è che forse si sono dimenticati che comunque anche se ispirato a fatti realmente accaduti rimane una fiction.

Se avessero voluto rappresentare la sola verità del fatto di cronaca ne avrebbero fatto un film e non una serie TV.

Ti dispiace il fatto che siamo giunti alla terza e ultima stagione?

No, per il semplice motivo che quando vuoi bene a un progetto lo devi far finire così, e credo che la terza stagione sia il momento giusto, dove ogni personaggio prende coscienza di sé stesso.

Alla fine, raccontiamo la storia di questi ragazzi che frequentano il liceo, non avremmo potuto prolungarla fino all’università!

Il ruolo di Damiano te lo senti un po’ tuo?

Me lo porterò nel cuore per tutta la vita, anche perché non avendo studiato recitazione, ho dovuto far congiungere il mio bagaglio emotivo a qualcosa di scritto da un’altra persona cercando di avvicinarmi il più possibile a lui.

Damiano io non l’ho mai visto come il classico ragazzino incazzato, anzi doveva avere una dolcezza nell’essere diverso dagli altri, non perché avesse i muscoli, o perché vendesse il fumo, ma proprio per le esperienze che aveva vissuto e sofferto.

Perdere un genitore com’è successo a lui è un evento che ti segna, ma credo che ti segni anche a cinquant’anni, ti cambia, ti lascia un vuoto incolmabile.

Sei diventato un’icona di stile, sei sempre stato fashionista o lo sei diventato?

La verità è che mia madre mi ha sempre vestito carino, senza essere ne griffato ne nulla, tanto è vero che mia nonna mi chiamava il principino. Ora non posso dire che il mondo non mi sia cambiato, gli stilisti hanno piacere a farmi indossare i loro capi e io mi diverto… alla fine ho sempre vent’anni!

So che stai per partire con un nuovo progetto.

Sto per iniziare a girare un film prodotto da RAI cinema in puglia, si intitola “Ben tornato papà” per la regia di Domenico Fortunato che interpreta anche il ruolo di mio padre, e il cast è davvero fantastico perché insieme a noi ci sarà: Donatella Finocchiaro, Dino Abbrescia, Giorgio Colangeli  e Silvia Mazzieri di cui mi innamorerò nel film.

I migliori piloti italiani di Formula 1

La storia d’amore tra gli italiani e i motori si perde nella notte dei tempi. Questa lunga tradizione ha visto nascere moltissimi talenti che hanno raggiunto le vette delle categorie più importanti in fatto di motori e velocità, sia sulle due (segui questo link per leggere chi sono i migliori piloti italiani della storia del Moto GP), che sulle quattro ruote.

I migliori piloti italiani della Formula 1

L’Italia vanta un altissimo numero di piloti che sono approdati alla Formula 1, ben 94. Alcuni di essi hanno fatto la storia di questo sport. Nel corso del tempo, però, la presenza dei piloti italiani è stata altalenante, con periodi di grandissimo successo, ed altri in cui facevano fatica ad emergere.

Negli ultimi anni in particolare, è davvero difficile per i giovani che si avvicinano a questo sport farsi notare, a causa degli elevatissimi costi che comporta il tentativo di intraprendere una carriera in questo mondo.

Attingendo quindi per di più al passato, ecco i migliori piloti italiani della Formula 1.

Tazio Nuvolari

Tra storia e leggenda, la lista non può che iniziare con Tazio Nuvolari. Dopo un passato da motociclista, iniziò con le quattro ruote con una squadra propria, ma fu nel 1930, quando firmò con l’Alfa Romeo, che iniziò la storia che lo rese mito. Enzo Ferrari gli attribuì persino l’invenzione della tecnica della “sbandata controllata”, che permetteva di affrontare le curve alla massima velocità.

Alberto Ascari

Figlio d’arte, Ascari passo dalle due alle quattro ruote nel 1940, affrontando la Mille Miglia. Dopo la fine della Guerra, entrò a far parte della scuderia Maserati e poi alla Ferrari. I successi iniziarono nel 1952 e lo portarono a vincere due titoli di seguito, fu il primo italiano a compiere questa impresa. Purtroppo dopo questi due anni di gloria, scelse di cambiare scuderia e firmare un contratto con la Lancia. Tale cambiamento non pose solo fine alla sua serie di vittorie, ma purtroppo, a causa di un incidente perse anche la vita a Monza.

Michele Alboreto

Alboreto fu l’ultimo italiano a vincere una gara di Formula 1 in sella ad una Ferrari. Durante la sua carriera fu spesso paragonato a Alberto Ascari.

La sua carriera iniziò con le categorie minori e con l’enduro, ma nel 1984 fu ingaggiato proprio dalla Ferrari. La prima stagione fu deludente, vedendo la McLaren e la Lotus di de Angelis allontanarsi nella classifica. Ma l’anno successivo andò decisamente meglio. Era dai tempi del 1958 che un italiano non era in testa alla classifica, e tutto sembrava filare nel verso giusto, finché l’introduzione del nuovo motore lo costrinse a ritirarsi dalle ultime gare, lasciando campo libero a Proust, che vinse il titolo.

Giancarlo Fisichella

L’ultimo italiano ad aver vinto una gara di Formula 1, è Giancarlo Fisichella, nato a Roma nel 1973, esordì con la Minardi nel 1996. Nella sua carriera, terminata nel 2009, ha vinto 3 gran Premi e si è piazzato in totale 19 volte sul podio. Fisichella è stato inoltre l’ultimo italiano a guidare una Ferrari.

Bonus track

Non possiamo non nominare Alex Zanardi, che ha iniziato la sua carriera da pilota di kart. è approdato nella Formula 1 nel 1992, per poi dedicarsi dal 1995 al 1999 alla GT3 americana. Dopo un breve ritorno, si ritirò dalla competizione definitivamente, per dedicarsi alla Chap Cart. Proprio durante una gara in questa categoria subì il gravissimo incidente che lo costrinse alla sedia a rotelle. Per sapere di più sulla sua storia, segui questo link.

Alex Zanardi: storia, successi, incidenti, libri…

Alex Zanardi è nato a Bologna nel 1966. Sin da giovanissimo mostrò il suo talento al volante, iniziando a 13 anni a guidare i kart e portandolo fino alla Formula 1. Nel 1994 decise di ritirarsi dalla competizione per dedicarsi alla Formula Cart (oggi Champ Cart). In questa categoria arrivò secondo nel primo anno, per poi vincere il titolo sia nel 1997 che nel 1998.

Nel ’98 decise di ritentare la carriera in Fomula1, ma di nuovo a causa di un incidente nel circuito di Imola, dovette fermarsi, chiudendo la stagione a 0 punti. Decise quindi di tornare in Formula Cart, dove evidentemente il suo stile di guida rendeva meglio.

Nel 2001, durante una stagione strepitosa, il tragico incidente.

Il tragico incidente che gli costò l’uso delle gambe

Il 5 settembre del 2001, in Germania, Zanardi si fermò per un pit-stop, dopo aver superato tutti gli avversari ed essersi posizionato in testa alla gara. Mentre rientrava in pista, purtroppo, la sua auto venne travolta da un’altra vettura, che colpì il muso della sua monoposto, tranciandogli le gambe.

Le condizioni di Zanardi apparvero immediatamente gravi, aveva perso moltissimo sangue, ma i medici fecero di tutto per salvargli la vita. Dopo oltre una settimana di coma, Alex si svegliò ed iniziò la sua seconda vita.

La nuova vita di Alex

La carriera da pilota

Non essendo soddisfatto di alcun formato di protesi in commercio, Zanardi decise di progettare da solo le protesi che avrebbe indossato, e con un coraggio ed una forza fuori dal normale, nel 2003 salì a bordo di una Gran Turismo sulla stessa pista in cui aveva rischiato la vita. Il richiamo della velocità lo convinse a ricominciare a correre e con una BMW modificata per essere adatta alle sue condizioni fisiche. Partecipò con ottimi risultati alle competizioni fino al 2009, quando annunciò il suo ritiro.

L’atleta paraolimpico

Dal 2007 si avvicinò al mondo della handbike, una bici a tre ruote che viene alimentata dal movimento delle braccia. Dopo solo un mese di allenamento partecipò alla maratona di New York nella sezione dedicata a questa disciplina, piazzandosi al quarto posto. Iniziò così la sua seconda carriera come paraciclista vincendo campionati nazionali e mondiali fino alle 3 medaglie paraolimpiche (2 d’oro e una d’argento) ottenute a Londra. Il palmares si popola di medaglie e riconoscimenti fino al 2019.

La carriera televisiva

Nel frattempo, diventato ormai un’icona della sportività e della tenacia, Alex debuttò in TV nel 2010 con un programma di divulgazione dal titolo “E se domani”, per poi presentare “Sfide” nel 2012. Nel 2020, il 2 giugno ha condotto in prima serata su Rai 1, “Storie tricolor-non mollare mai”, in occasione della Festa della Repubblica.

I libri

La sua incredibile storia non poteva non essere raccontata. Del 2003 è “…però Zanardi da Castel Maggiore!”, sono seguiti poi nel 2006 “Alex guarda il cielo”, nel 2016 “Volevo solo pedalare: …ma sono inciampato in una seconda vita” e infine nel 2019, “Quel ficcanaso di Zanardi”. Tutti incentrati sulla sua incredibile vita e sul suo modo di affrontarla, fonte di ispirazione per moltissime persone.

Alex Zanardi oggi

Il 19 giugno, durane una staffetta di beneficienza, Alex è rimasto coinvolto in un gravissimo incidente a Pienza, dove è stato travolto con la sua handbike, da un camion in circostanze ancora da verificare. Le condizioni sono apparse immediatamente molto gravi, è stato sottoposto a diverse operazioni chirurgiche. Ad oggi è in terapia semi-intensiva al San Raffaele, e sembra che le sue condizioni stiano lentamente migliorando.

I migliori piloti italiani di moto GP della storia

Tutti in piedi sul divano! Conosciamo tutti le parole di Guido Meda alla guida della telecronaca del campionato mondiale di moto GP. Anche chi non è appassionato di questo sport, sente un brivido guardando le moto sfrecciare sui rettilinei o piegarsi fino a toccare quasi l’asfalto nelle curve.

I piloti italiani

La cultura dei motori è assai radicata nel nostro Paese, non solo a livello automobilistico, ma anche nel mondo delle due ruote. Proprio la passione per la velocità e le motociclette ha portato molti piloti italiani a sventolare il tricolore sulle vette più alte della competizione mondiale più famosa ed importante di tutte, la Moto GP. Chi sono i migliori piloti italiani del Motomondiale? Leggeteli qui.

Valentino Rossi

Non è solo uno dei migliori piloti italiani, ma di tutto il mondo, avendo vinto più titoli di tutti nella storia del campionato mondiale di moto GP, ben 9 volte. Classe 1979, il talento di Valentino Rossi lo abbiamo davvero visto crescere in tv. Continua ancora oggi a regalarci emozioni forti, tra derapate e bagarre con ragazzi che hanno anche meno della metà dei suoi anni, ma resta una leggenda di questo sport. Il Dottore, come ama farsi chiamare, è uno dei piloti più amati della storia della moto GP, sia in pista, per il talento e la tenacia, sia fuori, grazie al suo fare scanzonato e sempre sorridente.

Max Biaggi

Nato a Roma nel 1971, Max Biaggi ci ha fatto sognare a bordo della sua Honda per tutti gli anni ’90, vincendo per 4 volte di fila nel moto GP e dedicandosi poi alle Superbike, dove ha vinto altri due titoli mondiali. Da sempre il più grande avversario di Valentino Rossi, si è ritirato nel 2012, ma è poi tornato nel 2015 fino al 2017, quando, dopo un bruttissimo incidente a Latina, decise di ritirarsi definitivamente dal mondo delle corse. 

Loris Capirossi

Mantiene ancora il titolo di più giovane pilota ad aver vinto un moto mondiale. Per anni è stato a cavallo della Ducati nella competizione sportiva, portando alta la nostra bandiera. La sua ultima gara è stata nel 2011, oggi è rappresentante di un’azienda spagnola presso la Direzione Gara del campionato mondiale.

Marco Simoncelli

La sua carriera è stata troppo breve, ma Marco Simoncelli resterà negli annali della storia della moto GP, non solo a causa del tragico incidente che gli ha spezzato la vita in Malesia nel 2011, ma perché nonostante la sua giovane età aveva già mostrato di avere la stoffa del campione, tanto da stato inserito nella Hall of Fame del motociclismo internazionale come meritava.   

Royal Hotel di Sanremo, l’eccellenza sulla Riviera dei Fiori

In “La donna del lago” di Franco Rossellini e Luigi Bazzoni, si consumano amori e scandali, ma anche scomparse e apparizioni misteriose. Nel film del visionario Wes Anderson, “Grand Budapest Hotel”, ne rivediamo la clientela della decadente nobiltà europea, attraverso dei flashback che hanno i toni saturati cari al regista. “Lost in translation” è il racconto di un incontro che spesso è galeotto tra le sale spoglie e silenziose della notte. Parliamo degli hotel, luoghi di passaggio e fautori di liaisons, di connessioni d’affari, o di quella che gli scrittori chiamano “ispirazione”, che prendono a piè polmoni tra le sale affrescate e le panoramiche viste dalle loro camere dorate.

Tra i più onirici della nostra Penisola, troviamo il Royal Hotel Sanremo, l’esclusivo cinque stelle lusso della città dei Fiori. In una Sanremo colorata in ogni stagione, il Royal Hotel è certamente il fiore all’occhiello, incorniciato dalle palme del parco subtropicale di 16.000 mq ed affacciato sul Mediterraneo in posizione unica, a pochi minuti dalle spiagge sabbiose e dal centro con il rinomato Casinò e le lussuose boutiques. 

L’albergo viene inaugurato nel 1872 per divenire subito dimora della Belle Époque europea e dell’alta aristocrazia e rimane tuttora l’indirizzo per eccellenza nella Riviera dei Fiori. I saloni affrescati rimandano a scene di amabili conversazioni delle madames avvolte dalla magica atmosfera; le grandi colonne in marmo e i ritratti di gentiluomini con l’orologio da taschino, fanno da ambiente di lettura durante la prima colazione, che al Royal continua ad offrire la versione dolce e salata, con deliziose omelette cucinate al momento dallo chef. 

Se il Bel Paese è celebre per la qualità e la poliedricità dei prodotti alimentari, il Royal Hotel non poteva non dedicare una grande sala ristorante dove servire le eccellenze del territorio. Il suo nome è “Fiori di Murano”, per i preziosi lampadari fatti di fiori di vetro; l’affaccio è sul parco e sul mare, ogni finestra è incorniciata da tendaggi bianchi che lasciano passare la luce e da mantovane drappeggiate color oro. 
Per le serate estive il Royal Hotel offre “Il Giardino” per romantiche cene a lume di candela sulla terrazza; il “Corallina” con Pool-Bar a bordo piscina per pranzi informali o per snack informali, da giugno a ottobre.

Membro della prestigiosa organizzazione dell’ospitalità di lusso “The Leading Hotels of the World”, il Royal Hotel Sanremo conta 127 camere incluse 14 suite esclusive; tra queste la  Suite Sissi ove soggiornò l’imperatrice d’Austria con grande terrazzo dotato di vasca idromassaggio da cui poter godere della splendida vista mare, sdraio e gazebo per una tintarella in totale privacy, un bagno padronale in marmo con il set di cortesia firmato Royal, e un salotto in stile reale dove sorseggiare champagne di benvenuto e frutta fresca.

Per le giornate in piscina Gio’ Ponti pensò ad una enorme vasca scenografica dalla forme frastagliate che ricordasse il mare. Firmata dal grande architetto, la piscina ha acqua di mare a 27° C; non è difficile trovarvi a bordo una famiglia polacca in stile Barbie, o signore charmant habitué che raccontano la fedeltà alla struttura luxury.

Esclusivi i trattamenti ed i massaggi proposti alla Royal Wellness; la zona umida dispone di ampia vasca idromassaggio, docce emozionali, bagno turco, Vitarium e area relax con angolo tisaneria. La sala fitness è dedicata a chi vuole rimanere in forma durante la vacanza. 
Partite a tennis in stile “Match Point”, minigolf e un piccolo shop, vi saranno sentire a casa e vi allieteranno le giornate senza andar troppo lontano. 

Il Royal Hotel Sanremo mantiene da anni il gusto e il fascino della struttura più elitaria della Riviera dei Fiori. Non è un caso se proprio a questo luogo si deve la nascita del Rotary Club di Sanremo, nel lontano 1931, grazie a Mario Bertolini. È la destinazione ideale per chi cerca l’antico significato di accoglienza ed eleganza, per chi del bello ne fa una ricerca continua e per chi ama il comfort unito alla ricercatezza.

La metropoli rurale di Federico Cina

Il designer che canta al mondo della propria terra

Intervistiamo oggi Federico Cina, una giovane promessa del firmamento moda che con le sue creazioni sfida i confini tra locale e globale, maschile e femminile, tradizione e innovazione. Dalle sue origini tra i colli romagnoli alle esperienze nelle grandi capitali mondiali del fashion, Federico ci parla della sua brand identity e ci presenta, tra le tante novità, la nuova collezione s-s 2021 Corpi e Luoghi.



La moda è di per sé arte e come tale vuole comunicare messaggi e pensieri. Quali sono i valori celati dietro le trame romagnole delle tue collezioni?

Tutto è partito per dare omaggio e ringraziare a mio modo la mia famiglia, perché la stampa romagnola mi ricorda i pranzi della domenica passati insieme ai genitori e ai nonni. Vedere una giacca o un pantalone con quella fantasia mi ricorda tutta la mia infanzia, gli insegnamenti e i valori trasmessi dai miei cari. È una celebrazione e una rivincita: essendo nato a Cesena, e avendo vissuto nel piccolo paesino di Sarsina, mi sono sempre sentito un pesce fuor d’acqua, da piccolo sognavo la grande città, la fuga dalla campagna. Crescendo ho capito di amare il luogo dove sono cresciuto, il che mi ha spinto a dare omaggio a ciò che da piccolo non mi piaceva e che ad oggi rappresenta invece la mia identità. 

Cosa ti ha spinto a tornare a Sarsina?

Mi sono trovato benissimo nelle città in cui ho vissuto, rifarei tutto da capo, sono state esperienze necessarie. Ciò che mi mancava era proprio la verità del rapporto umano, la relazione sincera e trasparente tipica della mia terra. Molti spostamenti ed esperienze che ho avuto, soprattutto tra il 2016 e il 2017, mi hanno spinto e convinto a rientrare in Romagna. È stata la mia fortuna tornare, fondamentale per l’apertura del mio marchio, paradossalmente è partito tutto dal mio ritorno.

Il tuo background non si ferma perciò alla sola Romagna, vantando esperienze importanti come quella vissuta in Giappone e poi a New York, prima ancora della stessa Milano. Che peso hanno oggi queste tre culture sulle tue collezioni? Come ti ispirano e come convivono nei tuoi abiti?

Faccio un passo indietro dicendo che non riesco a trasmettere agli altri ciò che non sento in primis sulla mia pelle. Le esperienze che ho fatto in Italia e all’estero continuano ad influenzarmi, soprattutto a livello sociale; penso al senso del rispetto che ho imparato in Giappone, ad esempio. Ammetto di subire queste influenze in maniera inconscia, mi seguono e si mischiano mentre creo, è un processo puramente istintivo. Anche l’esperienza a New York presso Brooks Brothers è stata fondamentale a livello sia tecnico che sociale, così come Milano e la stessa Romagna. Tutti questi aspetti emergono nelle mie collezioni. Prendiamo ad esempio il completo uomo color rosso della collezione Corpi e Luoghi: le linee geometriche, pulite e precise ricordano la tipica mentalità quadrata giapponese mentre il retro dell’abito è ispirato al nodo dei grembiuli della nonna. Ogni esperienza che facciamo ci segue e ci influenza soprattutto, nel mio caso, nel processo creativo.



Parlando della collezione s-s 2021 Corpi e Luoghi hai riferito che essa costituisce un “omaggio alla memoria”. Che cosa intendi?

Si tratta dell’omaggio alla mia memoria, alla mia infanzia. Ci sono più corpi, più “me” che hanno vissuto in questi anni in luoghi diversi, dalla campagna alla grande città. Corpi e Luoghi rappresenta il primo debutto con la Camera Nazionale della Moda. La sfilata è stata posticipata a gennaio 2021 a causa della pandemia perciò il vero grande debutto è stato quello in occasione della Fashion Week digitale. In questa collezione ho voluto ripercorrere la mia vita fino ad oggi, perché si tratta esattamente di ciò che voglio raccontare attraverso i miei abiti. Presento le mie collezioni ogni stagione come diversi capitoli della mia vita; la trasparenza e la sincerità sono valori essenziali per la mia brand identity.

Il video di presentazione di Corpi e Luoghi sembra evocare una sorta di “chiusura del cerchio”: si vede l’infanzia di un giovane che cresce in un paese di montagna sognando la grande città, il tempo che scorre, lo sguardo nostalgico e alla fine la ricongiunzione tra i pezzi, la serenità dell’animo. Si tratta di una specie di resa dei conti?

È veramente una chiusura del cerchio. Come debutto alla Camera Nazionale della Moda volevo raccontare ciò che mi ha portato ad essere quello che sono. Come dicevo in precedenza, da piccolo non ero a mio agio in un piccolo paesino e il bambino del video rappresenta me, mentre guardo scontento la campagna e disegno grattacieli seduto in terrazza. Si vede poi un giovane ragazzo con la città proiettata addosso, come se il peso della medesima fosse troppo difficile da sostenere per lui. Alla fine un altro ragazzo, ancora più grande, si risveglia di nuovo in campagna, più tranquillo e sereno perché ha capito ciò che veramente ama. Il cerchio si chiude perché alla fine sono tornato alle origini e il premio è stato la trasformazione della sofferenza nella mia identità, nel mio stesso cavallo di battaglia, una vera e propria rivincita. 

I tuoi abiti riescono ad essere romantici, nostalgici, innovativi, maschili e femminili allo stesso tempo. Questo tratto rispecchia la tua volontà, cioè una moda libera dalla costrizione del genere e dalle etichette?

Assolutamente sì, vorrei portare l’abbigliamento femminile nell’armadio maschile. Molto spesso mi fanno questa osservazione ma ammetto che non c’è uno studio dietro, è un tratto distintivo del mio brand, fortunatamente ancora libero dalle regole del marketing. Noto sicuramente che la donna in abbigliamento maschile risulta alla moda e grintosa mentre l’uomo dall’aspetto femminile è soggetto spesso e volentieri di sguardi indiscreti. Sono contro tutte queste etichette, non lo specifico nemmeno più di tanto perché ad oggi mi aspetto che questa tendenza vada sempre più sgretolandosi. 



Si intende che la tradizione è per te di vitale importanza nonché pilastro dello stesso brand. È corretto dire che la collaborazione duratura con l’Antica Stamperia Marchi fortifichi ancor di più il sapore “glocal” delle tue collezioni?

Assolutamente sì. Per me l’Antica Stamperia Marchi costituisce un po’ il cuore della collezione e della brand identity, trattandosi proprio del posto in cui vengono fatte le tovaglie che mi ricordano la mia famiglia. È sicuramente il luogo in cui nasce tutto, soprattutto per il rapporto che ci lega. Mi hanno supportato fin dall’inizio anche se non presentavano esperienza pregressa nel settore abbigliamento, accettando persino la sfida di stampare a capo finito, il che richiede una tecnica molto delicata e specifica. Presentano una tradizione antichissima, essendo addirittura dotati di un mangano del 1633, una specie di enorme ruota di legno che funziona da pressa per la stiratura. Amo tra l’altro i tessuti il più possibile basici per poterci poi lavorare sopra. L’artigianalità dei miei capi parte tutta da qui.



Dal debutto nel 2019 ad AltaRoma con la collezione Romagna Mia all’ultimo gioiello Corpi e Luoghi: quale sarà il prossimo passo di Federico Cina?

Parto dicendo che il 7 settembre 2020 pubblicheremo un archivio digitale dove figureranno varie collaborazioni con diversi artisti che, partendo dalla stampa romagnola e dai design dei nostri abiti, presenteranno le proprie creazioni rivisitate. 

Segue poi questo lancio il nostro e-commerce, che verrà reso ufficialmente pubblico il 14 settembre 2020 presentando una nuova collezione totalmente ready-to-wear, realizzata artigianalmente con disegno tradizionale romagnolo.

La collezione a-w 2021 calcherà le passerelle a gennaio, godendo dello sponsor di Manteco, azienda leader del settore textile. 

Finisco dicendo che c’è poi una grande collaborazione in corso che farà il suo debutto durante la settimana della moda di settembre e saremo anche presenti, più o meno nello stesso periodo, all’evento di White Milano. Insomma, tante fantastiche novità.

I film più belli diretti da Alan Parker

Il 31 luglio di quest’anno ci ha lasciato il grandissimo Alan Parker, regista inglese che nella sua carriera ha vinto ben dieci Golden globe e dieci Premi Oscar. Molti sono i film che lo hanno reso celebre, i seguenti sono i nostri tre preferiti.

4 film di Alan Parker passati alla storia

1 Mississippi Burning, le radici dell’odio

Film del 1988 interpretato da Gene Hackman, Willem Dafoe e Francis McDormand. racconto ispirato a fatti realmente accaduti nel 1964, durante la lotta per i diritti civili del Mississippi. Il film fu candidato a diversi Golden Globe e Premi Oscar, vincendo quello per la fotografia.

La storia inizia quando tre attivisti civili neri vengono uccisi brutalmente. Due agenti dell’FBI vengono incaricati di investigare sull’accaduto. Purtroppo i due federali si ritrovano a contrastare un’ondata di odio razziale in continua crescita che vede anche l’appoggio della polizia locale, soggiogata dal Kou Klux Klan.

2 Evita

Nel 1996 esce nelle sale dei cinema, Evita, adattamento del musical omonimo che racconta la storia di Eva Perón. La giovane Evita, interpretata da Madonna, parte dalle campagne di Buenos Aires con il sogno di diventare famosa. Intraprende una relazione con il colonnello Juan Domingo Perón, che nel 1946 diventerà presidente dell’Argentina. La donna dovrà affrontare l’aristocrazia del tempo, che mal gradiva che il presidente frequentasse una popolana. L’accettazione da parte dell’oligarchia del suo Paese, fu uno dei motivi che spinse la giovane a viaggiare per il mondo ed ammaliare il pubblico con la sua voce. A soli 33 anni, Evita morirà di cancro, lasciando in lacrime una nazione che aveva imparato troppo tardi ad apprezzarla. Il premio Oscar questa volta lo vinse l’indimenticabile colonna sonora.

3 Midnight Express, fuga di mezzanotte

Considerato il capolavoro di Parker, vinse 4 Golden Globe e 2 Oscar. Siamo ad Istanbul nel 1970, Billy, accetta di portare addosso 2 kg di hashish mentre è in vacanza con la fidanzata. All’aeroporto verrà scoperto e incarcerato. Inizialmente condannato a 4 anni, la sua pena si inasprirà arrivando a 30 anni, per volere del Presidente Nixon, che accusava la Turchia di trattare con troppa leggerezza i trafficanti di droga. La vita di Billy è rovinata, ma lui non smette di sperare in una fuga. Per le scene molto crude, il film fu vietato ai minori di 18 anni in diversi paesi.

4 The Wall

Pellicola del 1982, ispirata all’album omonimo dei Pink Floyd, le cui musiche sono la colonna sonora del film. Il protagonista è Pink, una rockstar che soffre di tossicodipendenza. Mentre si trova sul suo divano a vedere un film rivive la storia della sua vita, tra scene di scuola, ricordi della madre e del padre morto in guerra, fino ad arrivare alla moglie fedifraga. Continuando nel suo stato di trance, si ritrova davanti ad una parata di nazisti e ad un giudice mostruoso che lo punisce per la sua condotta. Il muro è la metafora dietro alla quale Pink cerca di rifugiarsi in sé stesso, lontano da tutti, ma la sentenza del giudice ne provocherà la distruzione.

Nicolò De Devitiis: una carriera on the road

Abbiamo incontrato Nicolò De Devitiis, reduce proprio in questi giorni dal Giffoni Film Festival. Nella nostra conversazione ci svela i progetti per la prossima stagione televisiva: sicuramente il ritorno a ‘Le Iene’ (dal 6 ottobre) con le dovute accortezze per realizzare i nuovi servizi e la voglia di intraprendere inchieste interessanti ma allo stesso tempo leggere e che rispecchino le sue passioni. E poi, un nuovo programma, ‘On the road again’ , dal 10 settembre in onda su Sky Sport e Sky Sport MotoGp con Guido Meda. 

Raccontaci qualcosa sul nuovo programma realizzato per Sky..

In On the road again, io e Guido Meda percorreremo in moto ( il mezzo perfetto anche per garantire il distanziamento sociale), in lungo e in largo l’Emilia Romagna. Guido intervisterà alcuni volti noti legati al territorio (tra cui lo chef Bruno Barbieri e la cantante Nina Zilli). Io invece, seguirò le stesse tappe incontrando le realtà autentiche della regione, tra cultura, cibo e aneddoti sulle varie località. Saremo anche a Imola per visitare il circuito e lì Incontreremo Andrea Dovizioso e Claudio Domenicali, Ingegnere e AD della Ducati. Sono davvero esaltato per questo programma, lavorare con Guido Meda è un sogno, lo seguo da quando sono un bambino e sono felice di questa nuova esperienza. 

Come è andata invece l’esperienza da conduttore del Giffoni film festival?

L’esperienza è stata molto positiva, Giffoni mi ha dato l’occasione per scoprire che i ragazzi della nuova generazione sono molto preparati. Hanno interagito in maniera intelligente con registi e personaggi di fama mondiale. Il bello di questo festival è che in un certo senso “prende il mondo e lo porta ai più giovani”. Io ho condotto il festival ma il cuore dell’evento sono proprio loro e il mio ruolo si è rivelato alla fine semplicemente quello di condurre e stimolarli a interagire.

L’immagine simbolo del festival quest’ anno rappresenta la Terra, cosa ne pensi di questa scelta? 

Sono molto attento alla salvaguardia del pianeta. Parlando di sostenibilità da un lato, sono sempre più attento al tema del riciclo in particolare allo smaltimento della plastica, dall’altro però possiamo pensare alla di terra non solo come cura del pianeta ma anche di radici e origini. A Giffoni ho parlato con Toni Servillo di Roma ( protagonista della sua Grande Bellezza e anche mia città d’origine). Per me terra è anche Roma, il Quartiere Monti cuore pulsante della città, Trastevere con il mio ristorante preferito (Da Teo).

Quali tra gli ospiti nazionali e internazionali ti hanno colpito maggiormente?

Certamente Silvester Stallone, Richard Gere,  e ancora Toni Servillo,  ma anche i giovani cantanti della scena musciale attuale come Gaia e Aiello.

Ci sono dei film in concorso che reputi particolarmente interessanti?

C’è un film che si chiama Sul più bello che appartiene alla categoria dramedy, un genere che alterna il drammatico e il comico. La colonna sonora è stata realizzata da Alpha, cantante da tenere d’occhio. Lo consiglio vivamente.

In generale è stata un’edizione particolare, all’insegna di distanziamento e protocolli di sicurezza, come l’hai vissuta?

Nonostante la situazione attuale, l’ambiente è stato davvero familiare e c’era molta energia positiva. Abbiamo dimostrato coraggio e determinazione nel fare un festival di questa portata. Con rigore giudizio ed educazione siamo riusciti a rispettare tutte le norme di distanziamento. I ragazzi erano 600 anzichè 6000 e abbiamo usato zoom per creare i collegamenti con i personaggi che non potevano essere fisicamente presenti. Un’edizione anomala ma certamente riuscita.

Ti interessa il mondo del cinema? Ti vedresti come attore? 

In realtà ho già recitato una piccola parte in Poveri ma ricchissimi con Christian De Sica. Amo molto  la commedia Italiana e con De Sica mi sono trovato davvero bene. In passato a Roma ho frequentato alcune scuole di recitazione ma adesso sto lavorando da 6 anni alle Iene, e nell’ambito della conduzione, settore i cui sento di dover migliorare ancora molto. Voglio concentrarmi sulla tv e mi piacerebbe parlare di musica in televisione, la mia vera passione insieme alla batteria. Non dimentichiamoci infatti che Nicolò ha creato e aggiorna costantemente una seguitissima playlist su Spotify, Divanoletto Groove (ndr).

Come combattere lo stress e l’ansia?

Se lo stress e l’ansia sono reazioni completamente naturali, generalmente in risposta alla pressione della quotidianità (in vista di un esame, colloquio, superlavoro, tensioni familiari …), diventano problematici quando sono sproporzionati e ti impediscono di svolgere un compito specifico o addirittura ti rallentano nel decorso classico delle tue giornate.

Ecco alcuni suggerimenti per aiutarti a ritrovare la tua serenità.

Lo stress: che cos’è?

Comprendere l’azione dello stress è già padroneggiarlo! Lo stress è stato scoperto come sindrome di adattamento generale. Molto spesso tendiamo a dimenticarlo, ma le reazioni allo stress sono normali e utili. Sappiamo, ad esempio, che il livello della prestazione al momento di un’azione è migliore quando esiste una certa dose di stress perché esso consente di provocare una maggiore motivazione, di giudicare meglio i parametri della situazione, e di prepararsi nella maniera migliore.

Ma se questa eccitazione e ricerca del miglioramento rispetto ad una circostanza, legate allo stress (ad esempio nel campo della competizione) è intensa e di lunga durata, invadendo anche situazioni comuni, diventano dannose.

Possiamo suddividere lo stress in 3 fasi: allarme, resistenza ed esaurimento.

A causa della fase di allarme il corpo secerne più adrenalina, la memoria, il pensiero, la vigilanza risultano migliorati, le pupille si dilatano per aumentare l’acuità visiva e tutte le funzioni del corpo sono mobilitate per essere in grado di rispondere alla fonte dello stress, il pericolo.

Se lo stress persiste, il corpo torna alla resistenza e cerca di monopolizzare altre risorse per trovare un nuovo equilibrio in presenza di questo stress. In questo modo il corpo secernerà altre molecole: endorfine (lenitive), cortisolo, dopamina o serotonina. In questa fase, lo stress è ancora un agente stimolante che è benefico per il corpo, consentendogli di reagire a situazioni che potrebbero metterlo in pericolo.

In caso di persistenza prolungata dello stimolo stressante, l’organismo diventa quindi incapace di far fronte e questa è la fase di esaurimento per la perdita di riserve di energia. Le difese immunitarie diminuiscono, rendendo il corpo sensibile alle aggressioni esterne e si instaura uno stato di tensione eccessiva, generando affaticamento, irritabilità o persino uno stato depressivo.

Stress cronico e stress acuto: quali sono le differenze?

Lo stress acuto provoca sintomi molto intensi al punto da interferire temporaneamente con le normali occupazioni. Questo problema può comparire dopo un evento traumatico (morte di una persona cara, incidente, perdita finanziaria…) o in previsione di un evento destabilizzante (esame, colloquio, ecc.). Per definizione, questo stress acuto è temporaneo e provoca disagio momentaneo ma che può essere ripetuto con una certa frequenza a seconda delle circostanze della vita.

Lo stress cronico è uno stato permanente per il quale sono ben identificate situazioni rischiose come:

  • Una personalità ansiosa che è quindi molto sensibile agli stress;
  • Una situazione difficile e persistente nel tempo che non può essere modificata o risolta: lavoro precario, situazione finanziaria, molestie da parte di un superiore, malattia, relazione con i figli, all’interno della coppia, ecc.;
  • L’accumulo di diverse situazioni che generano stress che si sovrappongono nel tempo.

Come evitare lo stress cronico?

Alcuni suggerimenti generali possono essere applicati per evitare questa situazione stressante cronica.

Innanzitutto partendo dal cibo. Esso svolge un ruolo chiave poiché lo stress eccessivo può farti ingrassare o perdere peso e ha il suo posto nella prevenzione e nel controllo dello stress cronico. In effetti, l’energia necessaria affinché il corpo affronti lo stress è fornita da zuccheri lenti (amidi) che hanno anche un effetto sedativo. D’altra parte, per contrastare lo stress grazie alla sintesi di neurotrasmettitori come serotonina o dopamina, i nutrienti forniti dalla dieta sono necessari. Infine, le vitamine del gruppo B (soprattutto B9 e B12), zinco, magnesio, vitamina C e acidi grassi omega-3 sono utilissimi per promuovere la trasmissione degli impulsi nervosi e combattere efficacemente lo stress.

Esistono anche integratori contro lo stress che aiutano l’organismo ad adattarsi ad esso e a gestirlo meglio: contribuiscono all’equilibrio nervoso e al benessere.

Altro contributo fondamentale per abbassare i livelli di stress e ansia proviene dall’attività fisica e dal sonno. Praticare 30 minuti di sport al giorno è un toccasana naturale per ridurre i livelli di cortisolo nel sangue, bilanciati dal rilascio di endorfine (l’ormone della felicità), e prevenire patologie cardiovascolari. Allo stesso modo anche riuscire a dormire dalle sei alle otto ore ininterrottamente per notte è importante. Per cercare di non disturbare il sonno è bene staccare il cervello, disconnetterlo da smartphone, pc e email di lavoro, almeno un’ora prima di mettersi a letto. Fare un bagno caldo e concentrarsi sui pensieri belli della vita e su progetti a medio e lungo termine, così da addormentarsi motivati e svegliarsi di buonumore.

Napoli vista con gli occhi della Generazione Z: un week end alla scoperta dei volti e dei luoghi più cool nel 2020

Napoli non è una questione impersonale.

Può essere il sangue che ti scorre nelle vene o il desiderio recondito di visitarla. La immaginiamo come la più accogliente delle donne meridionali che rende le sue sfaccettature autentiche e veraci parte di un carisma inspiegabile. Pensiamo di sapere tutto di Lei, ci riempiamo la bocca dei “mille culure” o della “tazzulella e cafè” ma in fondo, nonostante le idee cosmopolite non le piacciano nemmeno un pò, è una città che si evolve in silenzio tenendo a debita distanza, per ora, pokerie e car sharing.

La sua Generazione Z diventa baluardo su Manintown per conoscere i nuovi talent, i volti e i luoghi da scoprire in città per una 48 ore che vi lascerà senza fiato.

In aereo o in treno Napoli è facilmente raggiungibile e, per rendere le vostre Stories o Tik Tok altamente ingaggianti, non c’è di meglio che soggiornare presso L’NH Napoli Panorama. E’ uno dei più alti grattacieli della città, recentemente ristrutturato, dal quale si può ammirare Napoli a 360 gradi; il luogo di partenza perfetto per poter visitare il capoluogo partenopeo in modalità green senza l’utilizzo di mezzi di trasporto.

“La gioventù napoletana rappresenta la voglia di ripartenza di una nazione intera. Tra tradizione e innovazione lo spirito partenopeo guarda con gli occhi del mondo”.

Emannuel, 21 anni, è uno dei primi modelli di colore presso la C Models Crew, di Nando Orlando Cioffo, agenzia impegnata a scoutare in town i volti più interessanti per i grandi nomi della moda.

La sua voce ci accompagna sonoramente attraverso i vicoli di Spaccanapoli, uno degli scorci più suggestivi della città. Una via, la cui caratteristica principale è dividere Napoli perfettamente da Nord a Sud. Nella stessa area ritroviamo la strada dei presepi San Gregorio Armeno, il Duomo, dove da secoli avviene il famoso Miracolo di San Gennaro, vale a dire la liquefazione del sangue del santo, e il relativo Museo del tesoro dove viene custodita la collezione di tutti gli incredibili capolavori donati dai devoti.

“Napoli per noi giovani è paradiso e inferno. Mi piace girare per Spaccanapoli e i Quartieri Spagnoli, fermarmi fuori a una rosticceria tipica o in riva al mare. Napoli è globale, meticcia, carica di odori e di suoni. Eleganza e fascino sono resi contemporanei dalla voglia di sperimentare delle nuove generazioni”. Sono le parole di Pietro che, nonostante la sua giovanissima età, da qualche stagione è volto sulle passerelle di Dolce & Gabbana. 

Nel 2010 ogni qual volta che un Millenial aveva voglia di cultura si recava al Madre ed è così anche per la Generazione Z.

I tre piani dell’ottocentesco del Palazzo Donnaregina ospitano il Museo d’arte contemporanea omonimo che ha reso la Campania un crocevia di tutte le arti grazie a mostre, percorsi tematici e laboratori per avvicinare i visitatori di tutte le età alla ricerca e ai linguaggi moderni.

Proprio qui incontriamo Mirko “Non riesco ad immaginare come sarebbe stata la mia vita se fossi nato in un’altra città. Fin da piccolo ho lavorato incessantemente e Napoli mi ha dato modo di esprimermi anche nell’ambito della moda”. 

E’ la Napoli di Liberato ad aver enfatizzato luoghi come Margellina dove non è difficile imbattersi, tra un tuffo in mare e un tarallo caldo con la birra, nei volti più autentici.

“Nascere a Napoli ti garantisce quotidianamente uno sguardo sulla cruda bellezza. Negli ultimi tempi la moda e il mondo social hanno imparato a valorizzare le sue mille sfaccettature e spero che tale tendenza si protragga nel tempo” a parlare è Salvatore, 19 anni, e un volto dai tratti irregolari che cattura l’obiettivo e i commenti di tutte le donne che sussurrano “bellu uaglion’”.

Quando dici panino a Napoli, dal 2017, dici Puok. E’ la napoletanità della cucina domenicale di mamme e nonne, fatta di passione e ricordi, raccontata in una serie di burger diventati iconici su Instagram. Tappa obbligatoria per tutti i palati che vogliono sentirsi parte integrante di una community che non smette di crescere. Due le sedi in città, in via Cilea e a Spaccanapoli, perché Napoli è street food in qualsiasi luogo e a qualsiasi ora del giorno e della notte.

Editorial content director, producer and stylist Alessia Caliendo

Photographer Luigi Sgambato

Laureato presso l’Accademia di belle arti di Napoli e trovandosi a metà tra il movimento verso la città, e la saldezza delle sue radici irpine, Luigi è alla continua ricerca di un equilibrio che reputa senz’altro possibile, e che prova a concretizzare attraverso la sua arte. Assecondando il desiderio di sintesi, è alla continua ricerca di soluzioni innovative per rappresentare il suo rapporto con la natura e con gli altri, arrivando a ragionare e sperimentare anche riguardo la sua altra, grande, passione: la musica, che, nella sua visione, non può che stare allo stesso piano della fotografia per forza espressiva e sensazionale.

Grooming Maria Giovanna Esposito using WeMakeUp

Napoletana, ragazza madre, impegnata attivamente nel settore beauty su tutto il territorio campano che gli riconosce la firma di importanti lavori di advertising nell’ambito della moda.

Styling assistants Maria Antonietta Amato e Laura Ronga 

Emmanuel indossa

Bomber in lana e pelle Palm Angels

T-shirt di cotone organico Tela Genova 

Pantaloni cargo Berwich

Sneakers flat Levi’s

Total look Onitsuka Tiger

T-shirt relaxed Levi’s

Total look Cos

Sneakers laminate Giuseppe Zanotti

Pietro indossa

Total look Antonio Marras 

Stringate in pelle Church’s

Top in cotone Cos

Pantaloni in pelle Marni

Sandali in pelle Marni

Marsupio in nylon Onitsuka Tiger 

Mirko indossa 

Felpa multicolor Onitsuka Tiger

Pantaloni con pence Acne Studios 

Rockaway sneakers Acne Studios 

Salvatore indossa 

Maglione Jacquard Avril 8790

Cappello stylist’s own

Total look Lacoste 

Scarponcini Panchic

3 Motivi per non guardare Temptation Island

I programmi di Maria De Filippi hanno un format sempre vincente. Negli anni se ne sono susseguiti diversi, tutti con l’idea di mettere l’accento sui sentimenti facendo vivere agli spettatori le stesse emozioni che provano i protagonisti dei suoi show. Alcuni sono dei veri e propri reality, dove le telecamere seguono h24 i protagonisti.

Protagonista dell’estate, tra questi programmi è sicuramente Temptation Island, registrato in un resort in Sardegna, dove per circa tre settimane i componenti delle coppie partecipanti sono divisi e “costretti” a vivere in un villaggio popolato da tentatori o tentatrici dai fisici statuari, pronti a far cedere in tentazione il fidanzato o la fidanzata.

Temptation Island, che negli ultimi anni ha raddoppiato anche la presenza con la versione Vip e quella Nip, continua ad aumentare la sua percentuale di spettatori, ma piuttosto che elencarvi i validi motivi per guardare questo programma di intrattenimento, noi ve ne diamo 3 per non sceglierlo tra le proposte televisive.

1 Veridicità

Dobbiamo pur metterla in dubbio. Siamo sicuri che sia tutto vero quello che vediamo all’interno di Temptation Island? Certo le coppie scelte saranno davvero delle coppie e magari avranno veramente i problemi che cercano di risolvere partecipando a questo reality. Ma i tempi del primo “Grande Fratello”, sono ormai lontani e chi partecipa ad un reality conosce bene le dinamiche che si creano all’interno del programma, per non parlare del successo che porta esserne protagonisti indiscussi. E che dire di quelli che sono chiamati “tentatori” e “tentatrici”, già il nome ci fa intendere che il loro ruolo è quello di far capitolare i protagonisti, a prescindere da un interesse reale. Teniamoci almeno il dubbio che con un po’ di pratica e di strategia si possa partecipare per visibilità creandosi un copione ad hoc, anche all’insaputa della produzione. 

2 Voierismo

C’è davvero bisogno di conoscere i dettagli delle relazioni altrui? Le coppie che partecipano a Temptation Island hanno delle difficoltà relazionali, piuttosto che confrontarsi come sarebbe opportuno da parte di adulti maturi e responsabili, scelgono di mettere in piazza anche ciò che una coppia dovrebbe tenere per sé. Guardare i programmi trash può conciliare l’autostima, perché ci si confronta con il comportamento delle persone sotto i riflettori e si immagina una propria condotta in situazioni simili. Ma capita di assistere a situazioni e scene imbarazzanti, dove vengono svelati retroscena o informazioni riservate che il buon gusto ci insegna a tenere per sé senza sbandierarli a degli sconosciuti davanti a delle telecamere. Vi siete mai infastiditi perché i vicini di casa erano invadenti ed impiccioni? Se ci pensate non c’è poi molta differenza.

3 Idea sbagliata di fare successo

Questa motivazione può essere valida per tutta una categoria di programmi. Lungi dal demonizzare i reality, che spesso ci alleggeriscono una giornata pesante strappandoci un sorriso. Ma il messaggio che passa può essere travisato, soprattutto dai più giovani. Raggiungere la popolarità è sempre più facile, ma allo stesso tempo sempre più effimera. Se si vuole entrare a far parte del mondo dello spettacolo sono necessari studio e talento, la fama non può essere un fine ultimo, semmai deve essere un effetto collaterale delle proprie capacità. Credere che partecipare ad un reality sia un punto di arrivo è deleterio per una carriera e spesso provoca delle difficoltà nella gestione della popolarità, ma soprattutto nel mantenere su di sé i riflettori. Una volta finito il polverone sarebbe opportuno ricordarsi che senza sostanza si finirà presto nel dimenticatoio e ciò che si ottiene facilmente non si mantiene con la stessa facilità, l’impegno e la dedizione sono e resteranno sempre la chiave del vero successo.