NETGEAR ORBI FAMILY 

Sia che viva in un appartamento, sia che viva in un loft, la famiglia moderna ha un’esigenza comune quando si tratta di abitazioni: una rete Wifi veloce. I sistemi WiFi Tri-Band Orbi di Netgear, rendono disponibili in tutta la casa una connessione internet dedicata ad alta velocità. Questi sistemi sono gli unici che sfruttano la tecnologia WiFi Tri-band, in grado di fornire massima velocità a tutti i dispositivi connessi, indipendentemente dal loro numero. Ma i sistemi Wifi Netgar non sono solo veloci ma anche belli: infatti i nuovi Orbi presentano design diversi per tutti i gusti.

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RUGGINE, LA MOSTRA SUL TEMPO

È stata inaugurata venerdì 15 dicembre in via Santo Stefano 91/a a Bologna, la mostra fotografica RUGGINE di Paolo Gotti. Il tema che il fotografo ha voluto porre in primo piano è quello dell’inesorabile scorrere del tempo. Le fotografie sono molto poetiche e hanno come soggetti i più vari e malinconici, come una carriola arrugginita, o una carcassa di automobile.
RUGGINE come simbolo di decadenza e di ineluttabilità del destino di ogni cosa.
Le immagini sono accompagnate da racconti “minimi” di Natascia Ronchetti, scrittrice e giornalista; quelle più significative faranno parte del calendario tematico RUGGINE.
La mostra resterà aperta fino al 6 Febbraio 2018.

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ZAINO VS BORSA: DILEMMA MASCHILE

Un tempo un uomo si definiva dalle scarpe o dalla cravatta. Oggi, invece, l’uomo non lo fa solo l’abito ma anche la borsa. L’accessorio tipicamente femminile, protagonista indiscusso del quotidiano e di mille film (basti pensare alla valigetta di James Bond o agli zaini dei ragazzi di Stranger Things) è diventato negli ultimi anni non solo sempre più utilizzato dagli uomini ma un vero e proprio feticcio. Si va dalla cartella da postino usata dagli hypster allo zainetto di nylon nero sdoganato dai creativi passando per la classica borsa 24 ore prediletta da manager e fanatici dell’ordine. Ad ognuno la sua, la borsa è ormai diventata un ottimo distintivo per distinguersi dalla massa.

Indispensabili già nel Medioevo, le borse morbide, antenate delle nostre, venivano utilizzate principalmente per trasportare con sé denaro e oggetti di valore non essendovi altro modo se non quello di portarli a mano. Quando poi, sugli abiti, iniziarono ad essere cucite le tasche, le borse da uomo vennero abbandonate completamente e fu solo agli inizi del Novecento, mentre l’esperienza del viaggio si faceva comune e l’automobile diventava un mezzo di trasporto di massa, che si ebbe la vera e propria diversificazione tra baule e valigia 24 ore, quest’ultima destinata ai businessmen, ‘a coloro che viaggiano per meno di ventiquattr’ore o poco più’ e che Louis Vuitton lanciò il primo baule griffato.  Negli anni ’50 poi, un modello in legno di colore rosso divenne il simbolo dei lavoratori pubblici e degli imprenditori inglesi, essendo utilizzata dal governo per trasportare il budget annuale prima del discorso del cancelliere, mentre dobbiamo tornare alla fine degli anni ’60 per trovare il primo zaino in nylon. Lo zaino dei banchi di scuola è infatti relativamente recente perché i primi modelli con la zip erano esclusiva degli alpinisti e degli avventurieri. I modelli più ‘moderni’ e leggeri arrivano come risposta al bisogno degli studenti universitari di portare da un’aula all’altra del campus i propri libri, considerato che fino ad allora si utilizzavano alternativamente una valigetta 24 ore dotata di bretelle, detta satchel, e la ‘book strap’, il cinturone di cuoio che si legava attorno ai libri.

Oggigiorno entrambe non sono più solo un mezzo pratico e funzionale ma un vero e proprio strumento capace di caratterizzare e affermare l’identità di ciascuno. Dai cartoni animati alle stampe più disparate, in tinta unita o con applicazioni, le sfilate Uomo hanno visto tornare di moda lo zaino (se mai era passato), reinterpretato nelle versioni più varie: dal classico maxi zaino da campeggio a modelli sobri e urbani dalle linee essenziali, da usare come borsa per l’ufficio o per lo studio. Forme e usi che riflettono i tempi, modificandosi e adattandosi alla sempre più diffusa mobilità e portabilità del lavoro.

Se poi, inizialmente, la 24 ore era suddivisa internamente per comparti, utili a separare i diversi documenti, col tempo si è arricchita di scompartimenti e tasche per contenere oggetti tecnologici e relativi accessori, come carica batterie, cuffie, hard disk.

I modelli possono essere diversi, da quello elegante con manici corti ed in pelle, passando per quella sportiva, in tessuto a quella con annessa tracolla. E’ un accessorio insostituibile e ancora molto presente in passerella, uno statement che indica potere, educazione e opportunità.

Per gli indecisi, a metà strada, quasi un ibrido, troviamo la messenger bag, la famosa ‘borsa da postino’, nata a metà dell’Ottocento per essere posta in sella ai cavalli e contenere pacchetti, giornali, telegrammi e altre missive da consegnare con urgenza, e che, in caso di imprevisti, poteva essere portata tranquillamente sulle spalle. Ai cavalli si sostituì poi la bicicletta, fino a che nel 1980, John Peters fondò Manhattan Portage e la messenger bag divenne il trend urbano che non ha mai smesso d’essere, realizzata in canvas o in pelle, a fantasia o logata (o entrambe), per qualunque tasca e qualunque estetica.

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Rinaldini: la pasticceria italiana in tutto il mondo

Con un investimento di 6 milioni di euro, la Rinaldini Pastry Spa è il più grande progetto industriale e finanziario italiano legato al mondo della pasticceria. Nato dall’incontro fra Roberto Rinaldini, pluricampione mondiale di pasticceria e di gelateria, e Micaela Dionigi, presidente del Gruppo Società Gas Rimini, il progetto ha un business plan che prevede la creazione di un laboratorio produttivo a Rimini di quasi 4mila metri quadrati, l’apertura di oltre 30 punti vendita in tutto il mondo, l’assunzione di 250 persone e il raggiungimento, entro il 2022 di un fatturato di 25 milioni di euro. «Il sociale – ricorda Dionigi – ci ha fatto incontrare e per alcuni anni abbiamo portato avanti un progetto a sostegno dell’oncoematologia pediatrica. Nel conoscerci ho apprezzato il talento e le idee innovative del Maestro Rinaldini ed è stato per me naturale convergere in un progetto comune che ci ha trovato in sintonia. In pochi mesi, grazie anche al contributo del nostro consulente strategico Mario Esposito, siamo riusciti a definire un piano industriale che mi ha pienamente convinto».
Il primo Rinaldini Shop aprirà a Milano in marzo in via Santa Margherita, a ridosso della Scala, e vedrà la nascita di una nuova collezione di torte dedicata ai momenti storici del tempio della musica. Seguirà poi Roma (con ben 2 aperture entrambe nel centro storico) e poi Rimini e un Mall del lusso ancora top secret. Fuori dall’Italia è già previsto lo sbarco a Londra e Parigi. «È la naturale evoluzione della mia attività – spiega il Maestro –  avevo bisogno di una società strutturata che mi permettesse di raggiungere le mete che mi sono prefissato. La priorità era e resta quella di offrire ai clienti un prodotto di qualità superiore con il valore aggiunto della mia ricerca creativa». Nei Rinaldini Shop non ci saranno solo le dolcezze iconiche del Maestro (Venere Nera, MacaRol, ChocoColor, GramBelline e così via) ma anche il salato e una serie di proposte vegetariane e vegane. Il tutto preparato nel laboratorio riminese che servirà tutti i punti vendita. «Apriremo alla ristorazione – conclude Rinaldini – con un menù del territorio romagnolo che vedrà in carta piadine, passatelli, strozzapreti, tortellini e lasagne».

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Cinecult: The Greatest Showman di Michael Gracey

“L’arte più nobile è quella di rendere gli altri felici”, parola di Phineas Taylor Barnum, l’uomo che in piena epoca vittoriana ha rivoluzionato la storia dell’intrattenimento lanciando l’idea progressista del circo con l’effetto socialmente radicale per l’epoca di sdoganare sul palcoscenico soggetti straordinari e borderline, apparentemente deformi e reietti dalla società borghese, assurti con lui ad attrazioni di un pubblico variegato. Nel suggestivo biopic-musicale dedicato a P.T. Barnum, i suoi sogni e i suoi amori, distribuito da 20th Century Fox ‘The Greatest Showman’ diretto magistralmente da Michael Gracey e con un cast stellare-il gentleman Zac Efron, la bionda Michelle Williams, l’atletica Zendaya e una Rebecca Ferguson dalle fulve chiome-il divo Hugh Jackman appare perfettamente a suo agio cantando e danzando agile come un performer di Broadway, nei panni del protagonista, inventore del ‘più grande spettacolo del mondo’. Il film che si è già aggiudicato tre candidature ai Golden Globe 2018 racconta le alterne vicende e le lotte di un uomo visionario che con le sue idee folli e anticonvenzionali fece dell’arte di far sorridere la gente un business. Coraggioso e provocatorio, ma anche romantico e sognatore, Barnum con il suo circo, prima in un edificio e poi sotto un tendone a New York, con la sua vibrante energia positiva da autentico innovatore diede un ruolo, una coscienza e un’identità a una serie di personaggi emarginati nella vita reale che uscirono dall’oscurità grazie a lui per brillare come falene sotto le luci della ribalta: dalla donna barbuta all’uomo lupo, dal nanetto promosso a generale napoleonico all’uomo più grasso del mondo, l’uomo tatuato e i trapezisti più agili che la storia ricordi solo per citarne alcuni. Di umili origini, figlio di un sarto scomparso prematuramente Barnum, sposato con la bella Charity (Michelle Williams) che invece proveniva da una famiglia della upper class e che gli dette due figlie, mirò sempre molto in alto alla ricerca di un riscatto sociale e del consenso di quel mondo élitario che lo aveva sempre rifiutato. Per questo decise di portare in tour per farla conoscere in America e nel resto del mondo la bella cantante Jenny Lind (una straordinaria Rebecca Ferguson) ribattezzata ‘l’usignolo svedese’ che gli valse il plauso dell’alta società. Diverso fra i diversi, criticato dalle masse e bersaglio prediletto della stampa bacchettona, Barnum dimostrò all’establishment conservatore e classista che la posizione sociale di un uomo non è determinata tanto dal censo quanto dalla sua fervida immaginazione. Del resto la sua carriera nello showbiz si svolse in America il luogo dove ogni sogno si può avverare e i visionari possono esprimersi in libertà e senza tabù. Il film è una sfolgorante apoteosi di una dimensione immaginifica e straordinaria dell’intrattenimento dove tutto è possibile, fra magnifiche coreografie, soundtrack da cardiopalma e abbaglianti luccichii di cristalli –Swarovski ha contribuito in parte alla realizzazione dei magniloquenti abiti di scena creati dalla formidabile costumista Ellen Mirojnick-accanto a momenti di struggente e intenso romanticismo come l’idillio contrastato fra Phillip Carlyle (un talentuoso Zac Efron) socio di Barnum e rampollo di una famiglia facoltosa e la povera ma bella Anne Wheeler (Zendaya che rimarrà un’icona con il suo body lilla scintillante) reclutata da Barnum fra le trapeziste. Una curiosità: il motivo musicale ‘This is me’ cantato dall’intero cast del film e scritto dagli stessi parolieri di ‘La La Land’ potrebbe essere fra le canzoni favorite agli Oscar 2018 per la ‘miglior canzone originale’. Lasciatevi conquistare dalla passione contagiosa di un film che è un inno alla gioia, ai sogni e alla libertà di cambiare.

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NATALE: i regali dell’ultimo minuto

Natale si avvicina, è aperta la caccia al regalo dell’ultimo minuto. Avete poco tempo a disposizione? Siete lavoratori o studenti, oppure eterni indecisi? O magari, più semplicemente, pur carichi di tutte le buone intenzioni, avete poca fantasia e vi siete ridotti all’ultimo? Non scoraggiatevi, niente panico. Noi di MANINTOWN abbiamo selezionato alcuni imperdibili articoli per Lui, così diversi da soddisfare qualsiasi tipo di uomo (e di tasche).
Iniziamo con dei regali tipicamente invernali: perché non il cappellino di Franklin and Marshall da abbinare allle calze di Alto Milano? Entrambi, ovviamente, nel colore must have del Natale, il rosso. Se, invece, durante i giorni di festa avete in programma gite o passeggiate all’aria aperta, perché non optare per una scarpa da trekking firmata Grisport o una versatile sneakers, rivisitazione del modello GEL-LYTE III, di Asics? Anche Alcatel non resta indietro con le tendenze e propone un orologio per i più atletici. Valutare le prestazioni fisiche non è mai stato così semplice. Per rimanere in tema athleisure, Sport Boost propone delle cuffiette senza fili, comode e super cool.
Basta, ora, con il fitness! Torniamo in città e all’uomo classico, metropolitano, che sicuramente apprezzerà le bretelle proposte da Boggi o, se più trendy, gli astucci super tecnici firmati Freitag. Lo stereotipo per cui i regali “da casa” sono tristi e poco apprezzati è ormai superato, per cui perché non regalare una teiera per affrontare questi freddi inverni? WESCO ha proprio la risposta a questa domanda, proponendo una teiera dal design inconfondibile, il colore? Rosso ovviamente.

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Arcane Cane Crush medaglia d’oro allo ShowRum Tasting di Roma

Il rum Arcane Cane Crush, è stato nominato Best in Class per la categoria Agricole (il distillato non viene prodotto dalla melassa, sottoprodotto della lavorazione della canna da zucchero, ma dal vesou, puro succo di canna non sottoposto all’estrazione dello zucchero) Style Unaged all’ultima ShowRum Tasting Competition di Roma, la più grande rassegna dedicata al rum in Italia. Arcane Cane Crush è un rum molto aromatico, fruttato e morbido con una ricchezza di aromi sottili e freschi che gli ha fatto ottenere, dalla giuria di 18 esperti, il premio più prestigioso che un rum possa ottenere in Italia. Prodotto a Mauritius, il rum Arcane è ottenuto dalla distillazione di succo di canna puro, che offre una ricchezza incredibile di aromi sottili. Inoltre Arcane rivoluziona il classico rum bianco, che di solito è meno aromatizzato,  trasformandolo invece in un rum molto aromatico, fruttato e morbido con vasto bouquet di aromi, delicati e freschi. Questo avviene grazie a due diverse distillazioni, la prima a Mauritius in appositi contenitori e la seconda a Cognac, in Francia, nei più classici piccoli alambicchi. Ed è proprio negli alambicchi, che Arcane tira fuori il suo aroma unico e il caratteristico colore purissimo e scintillante.

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WEEKEND A CORTINA

Cortina d’Ampezzo resta una meta ideale per un week end lungo, tra sport, attrazioni turistiche, food &wine, ma anche fashion. Lo dimostra l’evento Cortina Fashion Weekend, che segna l’inizio della stagione invernale all’insegna dello shopping e con eventi organizzati dai diversi negozi. Qui alcuni indirizzi da non perdere per un week end in alta quota ma con stile.

HOTEL & SPA. Per un soggiorno all’insegna del relax da provare il Cristallo Resort & Spa l’unico 5 stelle delle Dolomiti che propone una vera “epicurean experience” che coinvolge ogni aspetto del soggiorno, dalla gastronomia al Coach della Salute,  un’esclusiva del 5 stelle: un professionista del benessere a tutto tondo, che accompagna gli ospiti, seguendoli individualmente e occupandosi di tutte le dimensioni del wellness, comprese alimentazione, sonno, movimento. Un approccio personalizzato che si sposa perfettamente a tutte le attività fisiche praticabili in inverno a Cortina, approfittando di un territorio eccezionale sul piano paesaggistico e votato allo sport.  Altro hotel e ristorante da provare è il Rosapetra Spa Resort, che sorprende per il design curato da Carlo Samarati, che ha firmato spazi, volumi ed essenze del resort. Dalla Spa al ristorante vivrete un’esperienza di totale relax con vista ineguagliabile sulle Dolomiti.

SHOPPING @ FRANZ KRALER. Cortina è anche una meta dove sta crescendo la passione per la moda. Cuore pulsante dello shopping di Cortina, in Corso Italia, i Kraler, storica famiglia di ceppo asburgico attualmente composta da Franz, la moglie Daniela e il figlio Alexander, hanno recentemente inaugurato il più grande department store italiano in Corso Italia 119 suddiviso in corner dedicato ai brand top della moda, ospitando l’exclusive dj set del leggendario compositore Giorgio Moroder e un’installazione a cielo aperto del giovane artista internazionale Stefano Ogliari Badessi.  Raffinato e versatile, si sviluppa su due piani, con la zona calzature al primo livello interrato e la zona abbigliamento al piano terra. Al piano rialzato le ampie vetrine si affacciano sulla piazza antistante e godono della fantastica prospettiva di tutto il Corso fino al campanile della chiesa. In contemporanea con l’apertura invernale della luxury boutique di Corso Italia, Kraler ha anche ampliato il luxury department  di Dobbiaco,  dove è stata presentata  la prima collezione leisurwear  di Fendi dedicata all’alta montagna all’interno di un suggestivo chalet gonfiabile.  Commenta Daniela Kraler: “Ho voluto collegare il tessuto urbano con una serie di negozi che proponessero un customer journey, un’esperienza di shopping che va al di là del semplice acquisto. Tutto questo risistemando edifici relativamente nuovi, regalando alla loro architettura un carattere inconfondibile, un’anima per offrire una degna cornice alle maison più importanti del mondo.”

Sempre nel segno del glamour è la sesta edizione del WinteRace, la gara d’auto d’epoca invernale, tra le più attese della stagione, che si svolge dal 1 al 3 marzo, con partenza e arrivo a Cortina d’Ampezzo.

Info utili

http://www.cortinadolomiti.eu/it
http://www.franzkraler.it
http://cortinafashionweekend.com

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Il calzino: quando, come e perché

A righe, microfantasia, tinta unita, di cotone o di spugna? Il calzino è ufficialmente entrato a far parte di quegli accessori di cui il guardaroba maschile deve essere fornito. Se prima non ci si poneva troppa attenzione, oggi diventa un vero e proprio elemento caratterizzante del look di ogni persona. Certo dipende dalle occasioni, ma perché non mescolare anche un po’ le carte in tavola e i codici dello stile? Scoprirete che potrete raggiungere risultati inaspettati e spiazzare chi, nella vostra abilità nel vestirvi, ha perso le speranze. È sicuramente il mocassino in cuoio e il completo a richiedere un calzino sobrio, tinta unita, ma magari con un twist, come un bordino colorato a contrasto, in questo modo andrete sul sicuro. I più eccentrici però potrebbero non essere d’accordo, infatti un abito classico per loro potrebbe risultare un po’ noioso; in questi casi una micro fantasia, magari abbinata alla cravatta, potrebbe risollevare le sorti di un look tendenzialmente tradizionale. Che siano uomini maturi o ragazzini, l’attenzione al dettaglio, soprattutto negli accessori come le calze, interessa ormai davvero tutti senza distinzione di età e stagioni, diventando un elemento con cui giocare e differenziarsi dalla massa. Possiamo dire che in inverno le calze siano un oggetto senza dubbio utile, funzionale e in alcuni momenti addirittura essenziale, ma chi ha detto che debba essere usato solo durante la stagione fredda? Protagonista su molte delle passerelle maschili della stagione SS18, ma non solo, il calzino sta davvero rivoluzionando i look contemporanei. Colorato e non, spesso, sottile o lavorato, portato a metà polpaccio e abbinato al pantaloncino corto è diventato un vero e proprio trend tra i giovani che popolano le strade cittadine. Proprio in questo panorama la spugna torna alla ribalta e non solo in ambito sportivo; il calzino rigorosamente bianco con dettagli neri, che originariamente veniva associato ai campi da tennis o all’atleta di pallacanestro, viene oggi riportato nel quotidiano e abbinato, sia nell’universo maschile che femminile, a un sandalo, alla ciabatta o comunque a una scarpa aperta. Grande tema del calzettone di cotone sono invece le righe che spesse o sottili, si vedono davvero di tutti i colori; la riga orizzontale a differenza delle micro fantasie, che possono risultare più eleganti, ha infatti un sapore più casual, allegro e scanzonato. Tutto certamente dipende dalle tonalità, la stessa fantasia con colori più accesi infatti può risultare con meno classe ma magari più giocosa e eccentrica. Stesso concetto lo ritroviamo nel motivo a quadretto che, interpretato in tutti i modi possibili, trasmette sensazioni opposte se trattato con colori tenui o accesi, con spessore fine o meno.
Un universo, quello delle calze, davvero senza confini, un linguaggio visivo che lascia spazio alla fantasia e alla libera espressione nei molti contesti della vita quotidiana basta solo scegliere il messaggio che si vuole comunicare.

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Revolution, Musica e ribelli 1966-1970, dal Beatles a Woodstock

Già approdata al Victoria and Albert Museum di Londra, luogo dove è nata la rivoluzione, la mostra Revolution, Musica e ribelli 1966-1970, dal Beatles a Woodstock, è arrivata a Milano il 2 dicembre fino al 4 aprile 2018. I temi della mostra sono le storie, i protagonisti, i luoghi, gli abiti e i film di questi quattro intensissimi anni rivoluzionari i cui effetti hanno plasmato la società contemporanea. La mostra, a cura di Clara Tosi Pamphili, giornalista e storica della moda, si terrà negli spazi della Fabbrica del Vapore.
La “Revolution” come idea nasce contemporaneamente in differenti parti del mondo, ma vede in Londra il suo maggiore e, più evidente, motore propulsore. Sono questi gli anni dei Beatles, dei Rolling Stones, e degli Who nella musica, e delle prime gambe scoperte e dei capelli lunghi nei ragazzi nella moda; un periodo di grande attività rivoluzionaria che, grazie ai suoi temi così vivi, si è profuso come un’onda, arrivando a condizionare addirittura noi.

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Cinecult: l’ora più buia di Joe Wright

Cover_Courtesy of Universal Pictures

Un Churchill così non si era mai visto: dall’intimità più umoristica che lo dipinge come una macchietta in vestaglia rosa a fiori e con i piedi nudi alla fierezza del suo lato pubblico da ‘leone’ con tutta la sua magniloquente energia e la sua tempra sanguigna, la sua umanità e i suoi mille dubbi nel portare l’Inghilterra a schierarsi con la Francia nel maggio del 1940 fortemente convinto del valore della resistenza per combattere il comune nemico, Adolf Hitler. Questo e molto altro ancora nella bella pellicola storica ‘L’ora più buia’ (The Darkest Hour) diretta da Joe Wright, regista premiato ai Bafta e distribuita da Universal Pictures con Gary Oldman candidato all’Oscar in splendida forma nel ruolo del grande Winston Churchill, coraggioso e caparbio nelle scelte e nominato primo ministro il 9 maggio 1940 dopo Neville Chamberlain (Ronald Pickup), che nel frattempo era condannato a un infausto destino per via del suo cancro incalzante. Nei giorni in cui il dittatore tedesco stava per invadere la Francia Churchill, pur essendo un personaggio poco popolare in Parlamento per via delle sue trascorse vicissitudini di Gallipoli, doveva formare necessariamente un governo di coalizione per far fronte all’emergenza di un’invasione dell’Inghilterra da parte delle truppe naziste. Brusco e irruento, ma anche saggio e facondo oratore, Churchill che aveva il peso del mondo sulle sue spalle in quelle ore disperate, deve convincere della validità della sua strategia di governo il re che non lo aveva mai perdonato per aver approvato il matrimonio del fratello con Wallis Simpson e che era inizialmente favorevole alla linea diplomatica morbida e aperta a trattative di pace con Hitler portata avanti dal Visconte di Halifax(interpretato da Stephen Dillane). Churchill è affiancato dalla sua ‘roccia’, la sublime Kristin Scott Thomas che si cala con disinvoltura nel ruolo di Clemmie Churchill, la moglie del primo ministro che alla vita pubblica del marito aveva sacrificato la sua sorte di donna amata ma anche trascurata, Churchill cerca disperatamente di salvare dalla furia nazista le truppe inglesi di fanteria accerchiate dal nemico a Dunkerque, 300.000 uomini sacrificando purtroppo i 4.000 soldati della guarnigione stanziata a Calais: fra questi, vittime di avverse e tragiche circostanze c’è anche il fratello di Elizabeth Layton, segretaria di Churchill, timida, fragile ma anche decisa interpretata da Lily James, attrice di grande talento. Il film coglie tutto l’arco delle sfumature emotive del grande statista che credeva nel coraggio di essere sé stessi e nelle proprie idee. Memorabile la scena girata in metropolitana in cui il capo del governo si rende conto del favore popolare alla sua linea dura contro il nemico Hitler. La storia gli ha dato ragione e ha premiato il suo carattere indomabile e la sua incapacità di dominare le emozioni, apparente difetto ereditato dal padre che ha modellato la sua personalità rendendolo un colosso. Film interessante e avvincente per chi vuole scoprire i risvolti più ‘mondani’ e concreti di un personaggio titanico della storia universale e la sua profonda carica umana.

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NUOVA EVOLUZIONE DELLA SCARPA DA TRAINING: NIKE METCON 4

Ogni modello di Nike è testato dagli atleti più esclusivi, tra cui Josh Bridges, che ha testato proprio la nuova scarpa da training Nike Metcon 4. Dopo la Nike Romaleos, la Metcon è la training shoe più resistente: questa quarta versione ha subìto infatti importanti upgrade che l’hanno resa ancora più performante. Gli elementi che non sono cambiati sono la suola e l’imbottitura, entrambi studiati per gli allenamenti più intensi. Tra le novità principali, invece, riscontriamo: una resistenza senza precedenti, un’imbottitura dell’avampiede più avvolgente, nuovi occhielli per regolare meglio le stringhe, una linguetta imbottita e infine il nuovissimo sostegno per il tallone che è un elemento dai connotati anche estetici.
La Nike Metcon 4 sarà disponibile dal 19 dicembre su nike.com e dal 4 gennaio in selezionati punti vendita.

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AVETE GIÀ SENTITO PARLARE DI JEFF WARD?

cover_Photographer: Yasmine Kateb; Grooming: Erik Torppe of Erik Torppe Artistry

Nato e cresciuto negli Stati Uniti, con la passione per la recitazione sin dalle scuole elementari, Jeff Ward è un attore e scrittore americano di cui sentiremo parlare parecchio nei prossimi mesi. Attesissima è la quinta stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., che vede tra i nomi del cast quello di Jeff, nei panni di un personaggio “chiave”. Lo abbiamo conosciuto nella serie Channel Zero: The No-End House, dove ha interpretato il ruolo di Seth, un ragazzo magnetico e carismatico con un background difficile, con cui Ward dice di avere poco in comune. Per il futuro, l’attore sogna di coniugare le sue più grandi passioni, scrittura e recitazione, arrivando ad occuparsi della regia e della scenografia, del mondo del teatro e del cinema. MANINTOWN Ward per conoscerlo meglio e scoprire obiettivi e sogni in serbo per il suo futuro lavorativo. Nel frattempo, attendiamo di vederlo recitare nella nuova e avvincente stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., prossimamente disponibile su Netflix che, a detta dell’attore, ci terrà incollati allo schermo del computer.

Quando hai iniziato ad interessarti al mondo della recitazione?

Alle scuole elementari ho interpretato un ruolo in una recita. Il mio insegnante scrisse una versione di Tom Thumb ed ho avuto il ruolo del protagonista. Questa esperienza, assieme ad un’ossessione adolescenziale per la cinematografia, mi hanno spinto ad avvicinarmi al mondo della recitazione.

Hai un attore che ti ispira?

Naturalmente, ce ne sono tanti. Il primo che mi viene in mente è Cillian Murphy. Anche Sam Rockwell, Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Tilda Swinton e Mark Rylance, tanto per nominarne alcuni. Recentemente, poi, ho amato le performance di Jude Law e Diane Keaton in, The Young Pope ed anche quella di Robert Pattinson in, Good Time.

Il tuo ruolo di Seth nella serie Channel Zero: The No-End House è stato descritto come quelli di “un ragazzo magnetico, pacato e carismatico”. Ti riconosci nel personaggio che interpreti?

Non molto. Siamo persone abbastanza diverse. Seth è orfano e questo condiziona la sua personalità e la sua visione del mondo. Non è necessariamente qualcosa di negativo, veniamo solamente da differenti background. Lui è un ragazzo interessante, vi consiglio di guardare la serie per conoscerlo meglio.

Ti vedremo nella quinta stagione di Agents of S.H.I.E.L.D.Puoi anticiparci qualcosa sul tuo ruolo, definito dai rumors, un ricorrente personaggio “chiave”?

Tutto quello che posso dirvi è che la quinta stagione sarà davvero avvincente. Sono molto fortunato a interpretare il mio personaggio e mi sono divertito parecchio durante le riprese. Chi è un fan di Star Wars, Star Trek, Planet of the Apes, Guardians of the Galaxy adorerà questa stagione.

Sei interessato ai nuovi trend di moda?

Non molto. Ho visto la nuova collezione Yeezy, amo Kanye Wes,t ma la nuova collezione non mi è piaciuta affatto. Continuo, però, ad essere un grande fan delle scarpe che disegna.

Se potessi scegliere, quale ruolo ti piacerebbe interpretare?

Amleto o Iago, in Otello.

Che direzione credi che prenderà la tua carriera nei prossimi dieci anni?

Spero di poter lavorare nel cinema e nel teatro, sia come scrittore che come regista. Sto iniziando a capire come funziona il mondo della recitazione, specialmente nell’ambito del cinema. Spero di essere portato per questo mondo e che la recitazione sia nel mio futuro.

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LA VINTAGE COLLECTION PER I 30 ANNI DI KIPLING

Kipling festeggia i suoi 30 anni con la prima collezione uomo della sua storia: la Vintage collection, una capsule ispirata interamente agli anni ’90. La collezione è composta da cinque modelli, tutti ripresi dagli storici archivi del brand, e presenta i dettagli classici che identificano Kipling, come l’iconico logo rotondo e gommato, le grosse zip e la conosciutissima scimmietta portachiavi. I cinque modelli selezionati per la collezione sono un marsupio, una tracolla, uno zainetto, uno zaino monospalla e una weekend bag, tutti disponibili in cinque varianti color-block: giallo senape, rosso, carta da zucchero, nero e bianco.

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AW LAB E MAJESTIC ATHLETIC

AW LAB presenta la collezione esclusiva di apparel del brand americano Majestic Athletic, ideale per gli appasionati di street sportswear. Majestic Athletic è stata fondata negli Stati Uniti nel 1976 e dal 1984 disegna e produce le divise ufficiali della Major League di Baseball.
AW LAB e Majestic hanno deciso di collaborare, unendo le proprie forze, per disegnare una collezione apparel di prodotti legati alla Major League di Baseball che troverà senza dubbio i favori degli appassionati di sport, street culture e moda. La collezione è costituita da due line, Uomo e Donna, che vertono su hoodies maxi e cropped, felpe, pants, T-shirt e beanies. Le tonalità previste sono il grigio, il verde militare e il (total) black con le insegne tono su tono.
AW LAB propone i suoi esclusivi capi in tutti i suoi store e su aw-lab.com

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Selinunte brinda con Mandrarossa

Selinunte – il parco archeologico greco più grande d’Europa, situato sulla costa sud-occidentale della Sicilia, a Castelvetrano, in provincia di Trapani – ha finalmente un sistema di illuminazione degno della sua importanza. Settesoli che, con i suoi 2mila viticoltori per 6000 ettari di superficie vitata è la più grande cantina vitivinicola europea, ha avviato il progetto “Settesoli per Selinunte”, prevedendo per ogni bottiglia di vino venduta, che 10 centesimi vengano destinati a interventi per la conservazione e la fruizione del sito. il consumatore può partecipare anche in maniera più attiva, facendo una donazione e usufruendo, così, dei benefici dell’Art Bonus. «Il progetto – spiega Vito Varvaro, presidente di Cantine Settesoli – è partito nel 2016. A oggi abbiamo raccolto oltre 200mila euro. L’obiettivo è arrivare a 500mila euro per i restauri e lanciare quindi il sito di Selinunte e il territorio come meta obbligata per i turisti che visitano la Sicilia». Settesoli lavora sulla tradizione anche in cantina. Infatti, insieme al Consorzio di Tutela della DOC Sicilia, si sta impegnando nella ricerca delle varietà di uve più antiche e rappresentative dell’Isola.
Photo by Antonio Lori
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Nuovo direttore generale per The Coca-Cola Company

È Kees-Jan de Vries il nuovo direttore generale di The Coca-Cola Company per l’Europa Centrale e l’Italia. La sua sede operativa sarà a Milano, da dove opererà per Italia, Albania, Austria, Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.
Laureato in economia presso la Business School di Amsterdam, Kees-Jan de Vries vanta una notevole esperienza internazionale in ambito marketing e commerciale, con 23 anni di esperienza nel Sistema Coca-Cola. Infatti, ha iniziato la propria carriera nel 1994, in Coca-Cola Enterprises, l’allora imbottigliatore per l’Olanda. Passato in The Coca-Cola Company nel 2006, de Vries ha ricoperto il ruolo di Global Account Director di Coca-Cola fino al 2010, gestendo il portafoglio internazionale dei clienti retail. È poi stato nominato direttore generale della business unit Nordics fino al 2015, quando è stato posto alla guida dei mercati di Austria, Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia.

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Cosa si nasconde nel cassetto dell’intimo di un uomo?

Rafael Nadal x H&M

L’eterna battaglia è da sempre tra slip e boxer. I primi anticamente erano un indumento riservato agli uomini, generalmente di lino e a forma di calzoni lunghi, anche se sembra che addirittura il faraone Tutankhamon avesse nel suo guardaroba un capo intimo di forma triangolare molto simile allo slip moderno. Solo nel XIX secolo gli slip sono diventati di uso generale e sempre più corti, fino a diventare della misura attuale. Preferiti in particolar modo dagli sportivi, sono tuttora i più acquistati dagli uomini, in tutti i tessuti e fantasie, anche quelle più divertenti e sbarazzine.

Dai ring i boxer, la “divisa” tipica dei pugili, sono diventati un indumento intimo, grazie all’azienda statunitense Everlast, che, nel 1925, ha ideato i cosiddetti “boxer trunks”, sostituendo la tipica fascia di cuoio in vita del modello sportivo in un comodo elastico. È solo nel 1975 che i boxer tornano a far parlare di sé, grazie a una pubblicità in bianco e nero ideata dal brand Sears, e considerata scandalosa, perché ritraeva un uomo in boxer di cui sembrava si intravedesse una parte dei suoi genitali. Il vero successo è arrivato negli anni Ottanta, grazie allo spot della Levi’s, in cui l’affascinante e giovane modello inglese Nick Kamen si toglie jeans e t-shirt in lavanderia, restando solo con i suoi boxer.

Da quel momento in poi, i boxer si sono conformati alle diverse tendenze, come quella degli anni Novanta, definita “sagging”, in cui l’intimo diventa il vero protagonista del look, spuntando in modo evidente dai pantaloni a vita bassa. I modelli di allora, chiamati “boxer brief”, erano caratterizzati principalmente da un elastico importante, in cui appariva vistosamente la griffe di turno. Dal 2005, alcuni marchi hanno creato l’hot-boxer, un modello più corto rispetto ai precedenti, che mette in evidenza le natiche lasciandole parzialmente scoperte nella parte inferiore e anche grazie a un elastico cucito internamente.

La scelta del modello più adatto può dipendere dalla propria conformazione fisica e dalle occasioni d’uso. Ad esempio, il cosiddetto boxer short o American boxer, scelto soprattutto dagli americani, è ampio, dotato di una vestibilità morbida e, per questo, può risultare più scomodo da indossare sotto ai pantaloni. Il classico boxer short presenta un’apertura sul davanti, che può essere chiusa con un bottone o una cerniera in metallo. Poi ci sono i gripper boxer con elastico in vita e gli yoke front boxer che, al posto dell’elastico, hanno un cordino regolabile ed erano molto diffusi durante la seconda guerra mondiale. Molto spesso gli American boxer sono indossati da soli, a mo’ di pigiama, come si vede nelle serie tv e film americani.

Un buon compromesso tra gli slip e i boxer short sono i boxer attillati, particolarmente apprezzati dagli uomini che praticano sport, infatti non segnano, neanche quando si indossano con pantaloncini corti, e consentono un’ampia libertà di movimento.

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MILITEM: NUOVO BRAND AUTOMOTIVE

MILITEM è un nuovo brand registrato italiano di auto di lusso, che però lavorA solo su veicoli americani; anche la componentistica è rigorosamente Made in USA. Sinonimo di esclusività e artigianalità, MILITEM crea dei veicoli studiati per migliorare l’esperienza di guida, in maniera affidabile e sicura. Seguendo questi presupposti sono stati creati MILITEM WRANGLER JI, JII e JIII, e il più recente MILITEM RAM 1500 RX.
MILITEM ha inoltre inaugurato presso lo show room di Monza, il primo corner istituzionale del proprio brand. In questo ambiente saranno esposti i modelli della gamma con una particolare attenzione ai fattori legati alla sostenibilità ambientale: MILITEM ha infatti utilizzato materiali riciclabili.

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Il Pop-up store di Ray-Ban a Milano

Apre in piazza San Babila, a Milano, il primo pop-up store italiano di Ray-Ban. Lo store offre un’ampia ed esclusiva offerta di prodotti Ray-Ban e si configura come un luogo in cui il consumatore può entrare in contatto con la storia e il futuro del brand: i modelli Ray-Ban, nella loro continua evoluzione, verranno mostrati periodicamente sulle interfacce interattive dello store. Questa inaugurazione è una nuova importante tappa strategica nel piano di sviluppo del brand e di Luxottica, il gruppo leader nel design, produzione e distribuzione di occhiali di fascia alta, di lusso e sportivi con circa 9.000 negozi in giro per il mondo.

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Cinecult: La ruota delle meraviglie di Woody Allen

Una storia di emozioni e passioni dal sapore nostalgico e dal retrogusto tragicomico ambientata nel parco dei divertimenti e fra le spiagge della Coney Island anni’50 proposta con un’inflessione agrodolce e con grandi personaggi femminili. Nel suo nuovo film ‘La ruota delle meraviglie’ distribuito da Lucky Red e impreziosito dalla vibrante fotografia di Vittorio Storaro, il regista Woody Allen volge lo sguardo al passato, forse a certi miti estetizzanti di Hollywood degli anni d’oro come ad amosfere stile ‘Viale del tramonto’ o ‘Eva contro Eva’ rivissuti in una chiave più ‘terrena’ e meno magniloquente ma non meno intensa emotivamente per raccontare le fragili vite e i destini incrociati di quattro personaggi dalle vite miserande e dai grandi sogni. Questi sono Humpty (in inglese ‘tappetto’ interpretato dal bravissimo Jim Belushi), Ginny, moglie di Humpty (ruolo affidato al premio Oscar Kate Winslet in gran forma), Carolina (la brillante e sensuale Juno Temple resa popolare dalla serie televisiva Vinyl) e il grande sognatore sciupa femmine Mickey (il sex symbol musicale Justin Timberlake). La routine apparentemente tranquilla della vita di coppia di Humpty che beve molto e si divide fra la sua giostra e la pesca, e Ginny che sognava di fare l’attrice e invece lavora come cameriera in una tavola calda afflitta da frequenti cefalee e con un figlio a carico piromane Richie (il piccolo Jack Gore), viene stravolta dalla improvvisa comparsa di Carolina inseguita dagli sgherri dell’ex marito gangster Frankie. Mickey che fa il bagnino sulla spiaggia della pittoresca Coney Island per pagarsi gli studi da scrittore drammatico-sogna di diventare il nuovo Euripide o Eugene O’Neill e con il suo carattere rifà il verso ai seduttori come Clark Gable e Humphrey Bogart-è l’intercapedine amorosa fra Ginny e la figliastra Carolina: la prima, sola e vulnerabile ma ancora voluttuosa nella sua esuberanza valorizzata dalla lingerie d’epoca, rappresenta l’orizzonte realistico della sua vita sentimentale e la seconda, che al contrario di Ginny ha la sua stessa età, incarna il sogno di una vita romanzesca. Ginny, con le sue vicissitudini del turbolento e triste passato-affascinata dal cinema, dal canto e dalla recitazione ha tradito con un attore il primo marito musicista che l’ha abbandonata- è la vera eroina del film, con la sua vita disperata e solitaria e il suo tragico e delirante amore per il giovane Mickey, con il quale vorrebbe evadere dal suo rapporto senza speranza con Humpty. Allen la rappresenta come un personaggio da tragedia greca e insiste sull’incidenza del fato che domina le vite degli esseri umani, un motivo conduttore di molti film del cineasta d’oltreoceano. Il film è divertente e surreale per l’intensità della recitazione dei personaggi travolti e spesso schiavi delle loro passioni, perfino il piccolo Richie che appicca incendi nello studio della sua psichiatra ma non può fare a meno di rubare qualche spicciolo per andare al cinema, passione che condivide con la madre, innamorata delusa e grandiosa nel suo delirio. Notevole il lavoro della talentuosa costumista Suzy Benzinger che ha dovuto reperire migliaia di costumi per le comparse e ha dovuto anche costringere moderni corpi femminili modellati dalla palestra ad adattarsi a costumi e abiti degli anni ’50. Formidabile il luminismo suggestivo di Storaro che dà un tono particolare a ogni scena e ogni ambiente, evocando atmosfere rarefatte e un sensuale romanticismo.

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LE PASSIONI

Rosso e verde ma anche rosa e nero.
Il Natale Jo Malone è crazy and colorful, grazie all’english touch di Jonathan Saunders, il creativo inglese capace di incantare i suoi estimatori per gli abbinamenti cromatici e le suggestioni artistiche.
La più antica tradizione del Natale, vivace e gioioso, si accende di contrasti, ispirazioni giapponesi ed elementi ereditati dal cubismo.
Un’esperienza di sorprese visive tra audacia e luminosità.
Il Christmas Advent Calendar, che nasconde candele, colonie e altri regali, è da condividere in famiglia e scoprire giorno dopo giorno. Gli ultimate Cracker possono essere divertenti cadeaux da destinare agli amici, mentre la Orange Bitters Cologne, un caldo cocktail invernale, e la Green Almond & Redcurrant ceramic candle, sono decisamente da omaggiare agli affetti più cari.
Photo by Mattia Fiore
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Intimissimi Uomo in versione Sport

Intimissimi Uomo continua a raccontare l’universo maschile immerso nella sua quotidianità dove si ama il comfort ma non si rinuncia allo stile. Sacrificio, impegno e determinazione sono i valori insiti nel brand, impersonati dal calciatore Marco Borriello, il surfista Francisco Porcella e l’atleta di sport estremi Niccolò Porcella: il comune denominatore tra questi sportivi è la passione per l’avventura e le emozioni forti. Il mondo Intimissimi Uomo è raccontato attraverso gli store dalle superfici contenute e dagli spazi e arredi funzionali, con materiali naturali ed elementi vintage.
Questa è l’ultima sfida del Gruppo Clazedonia: il nuovo brand di intimo, maglieria, nightwear, calzetteria e beachwear creato esclusivamente per il mondo maschile, per le sue esigenze e caratteristiche.

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Talent Made in Italy: RAMODESIGN

Esplorare tutte le potenzialità del legno per dare vita a oggetti dal design unico che prendono forma dalla potenzialità dello stesso materiale. Questa la filosofia di RAMODESIGN, ideato da Omar Cosentino, giovane talento che abbiamo incontrato nel suo studio di Via dell’Orso 16 nel cuore di Brera a Milano.

Parlaci della tua formazione

Sono a nato e cresciuto a Milano. Dopo aver studiato come grafico pubblicitario, ho deciso di dedicarmi a materie tecniche, perché la mia passione è sempre stata creare e capire come sono realizzati oggetti meccanici ed elettronici. Dopo aver lavorato per alcuni anni nel settore della meccanica, ho iniziato un nuovo percorso cambiando radicalmente vita, e dedicandomi alla realizzazione di oggetti di arredo con materiali naturali.

Quando hai iniziato a lavorare nell’interior design?

Sicuramente la spinta iniziale è venuta da mia moglie, che mi ha sempre sostenuto e spinto a sperimentare e approfondire la mia passione per l’artigianato. Nel 2015 ho deciso di dare forma alla mia passione, realizzando una serie di oggetti di design unici fatti a mano come tavolini, lampade, quadri, cornici, sculture e altri piccoli accessori in legno.

Come nascono i tuoi lavori? Da dove prendi ispirazione?

Ogni oggetto è realizzato interamente a mano da me. Dopo aver selezionato diversi tipi di legno di recupero, studio e analizzo la forma del materiale da cui nasce l’ispirazione per il design del pezzo. Nascono così lampade fatte da un unico tronco o tavolini, che poggiano su grosse radici nodose; utilizzo resine per incastonare sezioni di rami per creare mosaici di legno che diventano quadri o mattonelle per pavimenti. E’ proprio il legno che mi ispira e dal quale trovo l’idea per ogni mio pezzo di design. Il motivo che mi ha spinto a scegliere il legno naturale come strumento per creare i miei oggetti, è proprio perché il legno stesso racchiude già un’idea di design, che deve essere solo portata alla luce, senza stravolgerne la naturale bellezza.

Le tecniche di lavorazione

Utilizzo diversi tipi di tecniche, a seconda di quello che devo realizzare. Ogni lavorazione è fatta a mano, dall’intarsio alla levigazione del legno alla saldatura delle strutture metalliche. Molto spesso sperimento tecniche nuove per ottenere risultati inediti, soprattutto con le pitture e le resine, con le quali realizzo quadri che abbinano il legno a tecniche pittoriche. L’applicazione del colore su alcuni oggetti viene effettuata facendo colare la pittura, che dona effetti marmorei ottenuti quasi casualmente. Il colore che prediligo utilizzare è il blu in tutte le sue sfumature.

Quali sono i tuoi pezzi più rappresentativi?

Di sicuro un tavolino realizzato con più di mille pezzi tutti tagliati a mano, che compongono un mosaico di cerchi tenuti insieme da una resina trasparente da cui emergono tutte le venature dei venti tipi di legno utilizzati; e anche una lampada scaturita da una enorme radice di faggio capovolta su cui poggia un paralume di carta.

Sogni e progetti per il futuro

Vorrei che questa mia passione mi portasse sempre di più a padroneggiare ogni tecnica di lavorazione del legno e del ferro per realizzare tutti gli oggetti che visualizzo nella mia mente. Condividere le mie creazioni con chi apprezza le lavorazioni artigianali mi spinge a continuare a crescere e a concepire sempre nuovi design.

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La pizza napoletana è patrimonio dell’umanità

L’altra sera, a consolare Napoli dall’uscita della sua squadra di calcio dalla Champions League, ci ha pensato un altro simbolo della città partenopea. Infatti “L’arte del pizzaiolo napoletano”, dopo 8 anni di negoziati internazionali, è stata inserita fra i patrimoni immateriali dell’umanità. A Jeju, in Corea del Sud, con voto unanime del Comitato di Governo dell’Unesco, è stato riconosciuto che la creatività alimentare della comunità napoletana è unica al mondo. Per l’Unesco, si legge nella decisione finale, “il know-how culinario legato alla produzione della pizza, che comprende gesti, canzoni, espressioni visuali, gergo locale, capacità di maneggiare l’impasto della pizza, esibirsi e condividere è un indiscutibile patrimonio culturale. I pizzaioli e i loro ospiti si impegnano in un rito sociale, il cui bancone e il forno fungono da “palcoscenico” durante il processo di produzione della pizza. Ciò si verifica in un’atmosfera conviviale che comporta scambi costanti con gli ospiti. Partendo dai quartieri poveri di Napoli, la tradizione culinaria si è profondamente radicata nella vita quotidiana della comunità. Per molti giovani praticanti, diventare Pizzaiolo rappresenta anche un modo per evitare la marginalità sociale”.
L’ “impresa pizza” genera in Italia, secondo i dati dell’Accademia Pizzaioli, un business di 12miliardi di euro e impiega almeno 100mila i lavoratori fissi, ai quali se ne aggiungono altri 50mila nel fine settimana.
Ogni giorno solo in Italia, si legge in una nota di Coldiretti, si sfornano circa 5milioni di pizze nelle circa 63mila pizzerie e locali per l’asporto, taglio e trasporto a domicilio, dove si lavorano in termini di ingredienti durante tutto l’anno 200milioni di chili di farina, 225milioni di chili di mozzarella, 30milioni di chili di olio di oliva e 260milioni di chili di salsa di pomodoro.
L’amore per la pizza trova il suo apice negli Stati Uniti che, con 13 chili a testa l’anno, guidano la classifica mondiale. Gli italiani sono invece i primi in Europa con 7,6 chili l’anno seguiti da spagnoli (4,3), francesi e tedeschi (4,2), britannici (4), belgi (3,8), portoghesi (3,6) e austriaci che, con 3,3 chili di pizza pro capite annui, chiudono questa classifica.

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NATALE IDEALE

Regalare bellezza a Natale è un classico che si ripete ogni anno. Ogni beauty gift, piccolo o grande che sia, è il pensiero perfetto per prendersi cura di chi ci sta vicino, rendendolo felice almeno per un attimo. Ecco i must have per un grooming impeccabile, da regalare o regalarsi per le prossime feste.

Shiseido men holiday kit: Il kit iconico della linea maschile di Shiseido, ottimo per rivitalizzare e combattere i segni dell’invecchiamento comprende la Total revitalizer cream, una crema idratante per rughe e linee sottili; il Cleansing foam; la crema occhi Total revitalizer eye e, infine, il super siero Ultimune power infusing concentrate, il gesto ideale dopo la detergenza e prima della crema idratante.

I cofanetti Nuxe men: il Cofanetto uomo idratazione è un regalo ideale per l’uomo moderno che contiene i prodotti indispensabili della linea Nuxe Men, mentre la variante anti-età è caratterizzata da una selezione di “must have” per pelli mature.

Y, la fragranza dei millenials: Yves Saint Laurent crea un profumo che non si rivolge ad un singolo tipo di uomo, ma a un’intera generazione. Una fougèr bianca e nera, chiara e brillante in testa, ma forte e dark nelle note di cuore.

I Gift pack componibili di DEPOT: I prodotti DEPOT® sono creati su misura per le necessità dell’uomo, riprendono le formule originali dei primi gesti di cura personale maschile, reinterpretate in chiave moderna e sofisticata con tecnologie all’avanguardia. Si possono mixare prodotti Hair and Shave, oppure i classici della rasatura o anche gli specifici per barba e baffi.

WOMO, accessori da dandy:  Il brand dedica agli uomini più esigenti una linea di strumenti indispensabili per la cura della barba. Leggeri e pratici, i prodotti sono realizzati in Italia, in pregiato legno di frassino testa di moro, rifinito a mano e trattato con olio di lino e cera d’api. Spazzola per barba lunga o molto folta e pettine di piccole dimensioni per barba media o lunga.

Limited edition Gillette: Solo a Natale sarà disponibile questa edizione limitata, in partnership con “Justice League”. Presentata in un elegante gift pack, la limited edition offre l’innovativa tecnologia Gillette Fusion ProShield, abbinata alla speciale impugnatura, marchiata con il logo “Justice League”, rendendo questo prodotto premium un vero e proprio oggetto da collezione. Pelle protetta e rasatura impeccabile.

Le Male, eau de toilette: L’iconico profumo di Jean Paul Gaultier in una spiritosa veste natalizia, con il coloratissimo pack a tema snowball. Il mix inimitabile con menta, salvia, fava tonka, legno di sandalo e vaniglia.

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LEVI’S® TAILOR SHOP

Levi’s® lancia la Print Bar, un nuovo concetto che consente ai consumatori di personalizzare le proprie Levi’s® batwing tee. Ancora oggi quindi si coglie come Levi’s® conservi le sue origini, rimanendo una tela bianca su cui esprimere sé stessi. Levi’s® Print Bar è un servizio che si aggiunge e completa il Levi’s® Tailor Shop. Sono tante le opzioni con cui personalizzare il proprio batwing, dal nome, alle iniziali, ai loghi diversi, agli skyline di alcune città.
In aggiunta alla Levi’s® Print Bar, il brand lancia un nuovo servizio di customizzazione in occasione del 50° anniversario della Trucker Jacket, che permetterà di croppare e aggiungere tessuti con stampe grafiche sul retro della Trucker.

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Moncler: collaborazioni autunno/inverno 2017/18

Moncler presenta una speciale collezione per la stagione autunno/inverno 2017/18 realizzata in partnership con Kith, lifestyle brand based in New York. La collezione è composta di capi outerwear realizzati in nylon laquè, di t-shirt e felpe in jersey di cotone, e di pantaloni con imbottiture biker: marcia in più contro il freddo! I colori prescelti sono i classici tre della bandiera francese: bianco, rosso e blu, declinati su forme lineari e geometriche.
La collezione, ricca e variegata anche sul fronte footwear è disponibile sui canali retail di Moncler e di Kith.
Moncler e Kith presenteranno anche, in collaborazione con Asics, una linea di sneakers: la KITH X MONCLER X ASICS.

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L’Inter ha cambiato look. D’Ambrosio: «Siamo un’ottima camicia. Su misura»

Cambiare, con stile. È quello che sta facendo l’Inter, rimodellata dalle idee e dal carattere di Luciano Spalletti. La squadra nerazzurra ha ritrovato il fascino degli anni migliori e, di conseguenza, anche l’entusiasmo dei tifosi, che hanno invaso lo store Brooks Brothers di via San Pietro all’Orto, a Milano, per la presenza di Eder, Joao Mario, Santon e D’Ambrosio, in negozio per autografare gli scatti che li hanno visti modelli per la collezione disegnata da Brooks Brothers per l’Inter. Una linea che unisce il rispetto della tradizione – tanto quella interista, che quella stilistica di Brooks Brothers – e la proiezione al futuro, senza dimenticare l’eleganza: abiti creati in esclusiva in tessuto birdseye, con giacca monopetto tre bottoni, che presenta una particolare coccarda sul revers, abbinata alla classica camicia Oxford bianca, button-down e cravatta blu navy, in pura seta, con logo Brooks Brothers in oro e logo dell’Inter. Le divise realizzate dal più antico marchio sartoriale statunitense sintetizzano il cambio di look e di passo dell’Inter, come ci ha raccontato il laterale difensivo Danilo D’Ambrosio, grande appassionato di moda.
«Mi piace molto vestirmi, cerco sempre di abbinare tutti i dettagli nel miglior modo possibile. Alterno lo stile classico a quello sportivo, dipende molto dalle occasioni». Durante l’intervista Santon, ultimamente schierato sulla corsia opposta dal tecnico di Certaldo, comincia a ridere, incalzato da D’Ambrosio che chiarisce, «Al mio stile posso dare un 10 pieno, lui invece è all’opposto, gli darei 0». Dalle battute a un’attenta analisi del look dei calciatori dello spogliatoio interista, per assegnare lo scettro al compagno con maggior classe nello scegliere l’outfit, «Oltre a me, quello che si veste meglio è Candreva». D’Ambrosio, che organizzò un flash mob a sorpresa in piazza Duomo per chiedere la mano alla sua attuale compagna Enza De Cristofaro madre del piccolo Leonardo, confessa, poi, la sua più grande passione nell’ambito del vestiario, «Assolutamente le scarpe, sono letteralmente una malattia per me. Ogni weekend, dovunque vada, ne porto sempre diverse paia». Dallo stile al campo il passo è breve: quando gli chiediamo quale capo d’abbigliamento sarebbe questa Inter di Spalletti, D’Ambrosio non ha dubbi: «Sicuramente una camicia. Fatta su misura».

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Cinecult: l’Insulto di Ziad Doueiri

Un diverbio, un incidente apparentemente banale da cui nasce una controversia che finisce per dividere un intero paese diventando ‘un caso politico’. Può accadere tuttora in Libano anche a distanza di trent’anni dalla fine della guerra civile che ha insanguinato il paese perché il Medio Oriente è ancora una polveriera e la guerra è nella mente e nella coscienza della gente. Come conferma il film ‘L’insulto’ diretto dal talentuoso Ziad Doueiri candidato agli Oscar come miglior film straniero e distribuito da Lucky Red. La trama trae spunto da una lite, un fatto realmente accaduto al regista e co-sceneggiatore del film dove il cristiano libanese Toni proprietario di un’officina (Adel Karam) si scontra verbalmente e fisicamente con un profugo palestinese Yasser (Kamel El Basha) capomastro di un’impresa edile. Volano parole pesanti e il dissidio sfocia in un’aggressione fisica. La vicenda finisce in tribunale e dal primo grado si passa all’appello dove l’avvocato del palestinese dovrà fare i conti con l’accusa rappresentata dal padre dell’avvocato difensore. La stampa segue la vicenda appassionatamente, interviene perfino il presidente del paese per attuare una riconciliazione perché il contenzioso rischia di sobillare le due fazioni che si formano durante il processo, i cristiani libanesi e i profughi palestinesi, riaccendendo ostilità apparentemente sopite. Molto intenso, toccante il dualismo umano di Toni e Yasser che a tratti sembra evocare i duelli dei film western mentre Toni nasconde un segreto, una cicatrice psicologica non ancora rimarginata che lo spinge ad agire e a comportarsi con astio. Il regista ha saputo valorizzare nell’intreccio la posizione mediatrice e tollerante delle donne, specialmente quello della moglie di Toni, Shirine (la bravissima Rita Hayek) che contesta al marito l’orgoglio caparbio che non giova al loro rapporto e soprattutto alle sorti della figlia neonata. Per Toni ricevere le scuse di Yasser per l’insulto e le lesioni subite è per usare le sue stesse parole ‘una questione di verità’. Il regista definisce il suo film, che riteniamo molto riuscito anche artisticamente con gli effetti suggestivi legati al gusto dell’inquadratura, della fotografia e delle luci modulate magistralmente, “una ricerca della dignità. Entrambi i protagonisti sono stati colpiti nell’onore e nella dignità. L’insulto è sicuramente ottimista e umano e mostra il percorso che si può intraprendere per raggiungere la pace”.
Una grande prova cinematografica che è anche una lezione di vita e verità su un mondo a noi vicino che ancora soffre i postumi di traumi irrisolti e di conflitti interiorizzati da chi li ha vissuti sulla propria pelle. Da non perdere.

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Burberry: una nuova collezione per Kris Wu

Burberry ha rivelato la sua recentissima collaborazione con il musicista, attore e suo ambasciatore, Kris Wu. La collezione verrà lanciata il 16 dicembre e consterà di 19 capi creati e curati dallo stesso Kris e da Christopher Bailey. La collezione è caratterizzata da capi sui quali sono stampati e ricamati i tattoo e i testi delle canzoni del musicista. Le magliette a stampe, sono, come lo stile dell’artista, comode e confortevoli, in una parola, oversized; la collezione include anche una giacca in pelle appositamente pensata per i biker, oltre a un trench e a un monopetto resistenti all’acqua, in un design relaxed-fit. In onore di questa collaborazione, Kris ha realizzato una nuova traccia nella quale condivide l’esperienza che ha vissuto con Burberry.

Link alla nuova traccia di Kris Wu intitolata ‘B.M.’
https://empire.lnk.to/BM  

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CAPSULE COLLECTION BY EASTPAK AND MAISON KITSUNé

In campo di collaborazioni tra brand va sicuramente ricordata quella tra Eastpak e Maison Kitsuné. Il primo brand, famoso in principio come produttore di sacche e borse militari per l’esercito americano, oggi abbraccia un pubblico anche e soprattutto urbano. Il secondo è rinomato per il felice connubio che opera tra stile francese e giapponese e tra due interessi stilisticamente connessi, la musica e la moda.
Per questa collaborazione Maison Kitsuné ha reinterpretato cinque must-have Eastpak dandogli un tocco chic senza togliere nulla al classico look sportivo del brand americano. La capsule collection che ne deriva è caratterizzata dall’iconica grafica “Camo Fox” di Maison Kitsuné e si distingue per i suoi manici rossi e per il logo bianco.

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Jil Sander in mostra a Francoforte con “Present Tense”

Dal 4 novembre 2017 al 6 maggio 2018 il Museum Angewandte Kunst di Francoforte, accoglie la mostra “Jil Sander: Present Tense”, la prima mostra indipendente di una delle fashion designer più influenti della sua generazione, Jil Sander. L’esibizione segue un itinerario: tramite installazioni multimediali, fotografie, abiti e oggetti la designer mette in scena il suo approccio estetico e il suo stile. Bonaveri affianca Jil in qualità di partner della mostra e ha selezionato per l’occasione dei busti uomo e donna su misura. Tessuti, finiture e le composizioni degli elementi sono stati poi discussi direttamente con la stilista. Curata da Matthias Wagner K in stretta collaborazione con Jil Sander, la mostra è suddivisa in sezioni tematiche: pista, backstage, studio, linee di abbigliamento, accessori, cosmetici, fotografia di moda e campagne pubblicitarie, moda e arte, architettura e arte del giardino.

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LA PROFUMERIA FRANCESE DEL FUTURO

Dal numero 4 di Rue de Castiglione, a Parigi, al mondo intero. Jovoy Parfumeur è un atelier di selezionati e prestigiosi profumi di nicchia, situato nell’arrondissement parigino delle fragranze, che dal 2006 ha aggiunto anche una linea di profumi scaturita dai ricordi di François Hénin e realizzata da nasi dalla vivace creatività. La Maison è nata nel 1923 grazie al guizzo artistico di Blanche Arvoy, che ha vissuto il suo momento d’oro negli Anni Ruggenti, quando i bons vivants della mondanità parigina acquistavano le spettacolari boccette di profumo Jovoy. Ora, grazie all’esperienza internazionale di Hénin, Jovoy consegna a livello mondiale una collezione di Eau de Parfum, Extrait e candele, ognuno con una sua storia. Ne abbiamo scoperta qualcuna proprio parlando con Hénin, ideatore e proprietario del marchio francese.

Qual è stato il suo percorso verso la profumeria francese?
In origine niente mi predestinava alla profumeria, ma è stato il caso della vita che mi ha portato a soccombere a ciò che definisco un “dolce virus”. Cresciuto in una famiglia classica, da un padre finanziere e una madre universitaria, non credo di avere mai avuto degli antenati nel campo della profumeria. Si può dire che sia una sorta di rarità nella mia famiglia. Tutto è cambiato con un viaggio in Vietnam. A 20 anni, diplomato alla scuola di commercio, sono partito all’avventura verso Saigon per confrontarmi con il mondo, scoprire e vivere prima di ritrovarmi intrappolato in un qualunque servizio di marketing, che immaginavo come una torre senza anima. Prevedevo di restare per qualche mese e invece sono rimasto degli anni in questo Paese, che ho amato con la passione della giovinezza, inebriato dall’energia che vi regnava, in totale opposizione al grigiore e alla noia parigina. Ho concluso il mio soggiorno montando uno stabilimento per la distillazione degli oli essenziali per la profumeria, alla frontiera cinese. La conseguenza è pressoché logica, un soggiorno di quattro anni a Grasse, la capitale dei profumi, per conto di una società che si occupava di creare degli aromi e delle fragranze. Ho rilanciato Jovoy nel 2006, ho aperto una boutique, poi due e adesso niente sembra poter fermare Jovoy, che si è imposto come un punto di riferimento nella profumeria di nicchia, al tempo stesso come profumiere e come profumeria.

Qual è il suo ruolo da Jovoy riguardo alla creazione di profumi?
I miei profumi sono altrettanti pezzi del puzzle che mi costituiscono. Ciascuna fragranza testimonia un bell’incontro, un ricordo, una storia intima. Scrivo lo spartito come un direttore artistico, ma è un “naso”, spesso indipendente e spesso femminile, che traduce in profumo le mie idee, i miei concetti e altri ricordi.

Come si possono definire i suoi profumi?
Jovoy è una casa profumiera parigina, inserita nella pura tradizione francese. Anche se è stato fondato durante gli anni folli, i miei profumi sono concepiti per i miei contemporanei e non coltivo la nostalgia del primo periodo. È quindi una collezione di fragranze moderne, senza limiti nella scelta degli ingredienti più nobili e rari. Una profumeria opulenta e sconvolgente, fatta per anime solari, seduttrici e alla ricerca di un’essenza unica, distillata in quantità ridotta rispetto ai giganti che inondano di profumo gli scaffali dei supermercati.

Cosa rende Jovoy diverso da una profumeria tradizionale?
È al tempo stesso una marca e una catena di profumerie, interamente dedicate ai profumi rari. Parigi, Londra, Doha e la settimana scorsa Dubai, per esempio, hanno tutte una profumeria Jovoy, che offre una selezione massima di un centinaio di marchi. I profumi sono proiettati verso l’avvenire, rispettando al contempo la tradizione parigina; le profumerie offrono un’esperienza unica per coloro, sia donne sia uomini, che cercano un’essenza rara di marche provenienti da tutto il mondo, compresa l’Italia e che condividono i nostri valori.

Qual è la storia più divertente associata a uno dei vostri profumi?
Direi un ricordo affettuoso della foto scattata per il profumo L’art de la Guerre. È stata scattata nella mia vecchia casa, con tutta una squadra che ha coinvolto Catherine, Olga e Christian, tre dei miei cinque figli. Non è affatto facile scattare delle foto con dei bambini piccoli, immaginatevi con i miei! Ci resta un ricordo di famiglia. È importante per me, perché apriamo molte profumerie e, con i miei due marchi, Jovoy e più recentemente Jeroboam, ho sempre meno tempo da trascorrere in famiglia.

Quali sono le tendenze per il prossimo anno?
Aspettatevi uno tsunami di note golose in generale. Il 2018 sarà un anno positivo e dinamico, spero, con un ritorno a uno spirito più festivo. Penso che la seduzione sarà più che mai all’ordine del giorno. Scommetto anche che le note marine saranno oggetto di un ritorno roboante, specialmente per gli uomini. D’altro canto, lavoro a una fantasia, rivisitare gli unisex degli anni ‘90/2000, per rivelare un nobile e irresistibile profumo marino. Abbiamo molto da fare!

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#ABSOLUTNIGHT MILANO: LA MIGLIORE MUSICA ELETTRONICA PER GLI EDIFICI DIMENTICATI DI FORGOTTEN

Che il fine ultimo fosse devolvere parte del ricavato a FORGOTTEN, il progetto di riqualificazione di edifici “dimenticati” nato nel 2015 dall’esigenza di valorizzare il patrimonio architettonico contemporaneo di Roma attraverso l’arte di talenti internazionali, lo si capisce dalla scelta della location della tappa meneghina di #AbsolutNight, il tour di ABSOLUT vodka e CLUB TO CLUB che, venerdì 24 novembre, ha portato sul ring i campioni della musica new-wave italiana, Simone Trabucchi/STILL e Alessio Natalizia/NOT WAVING, che con le loro frequenze sonore ed eclettiche vibrazioni hanno fatto ballare fino all’alba gli instancabili avventori della notte, in un’atmosfera a cavallo tra presente e passato. Che La prima regola nella boxe: “è vietato voltare la schiena all’avversario, mentre l’altro cerca di colpire con i pugni senza essere a sua volta colpito”, lo si doveva ripetere spesso negli anni ’50, a Milano, al Teatro Principe, una delle più grandi palestre di boxe, quando i pugili, con i loro incontri, facevano vivere al pubblico le emozioni di una serata speciale e di un evento fuori dal comune. Caratteristiche rimaste intatte per la tappa meneghina. Per l’occasione ha debuttato la nuova limited edition ‘Absolut Uncover’, con una cover blu notte che è un cielo stellato da strappare, per svelare la bottiglia costellata da mille bagliori iridescenti e un divertissement artistico, che ci ricorda la libertà di potere amare chiunque vogliamo. Cocktail d’autore, luci rosse al neon e video-installazioni interattive in leap motion, circondati dai filmati delle vecchie glorie della box e da un pubblico consapevole di trovarsi in una serata unica come poche. Noi abbiamo passato la notte ad ammirare la bellezza del luogo, le balconate su tre livelli che si svelavano a tratti nella semi oscurità, immersi nell’elettronica migliore e siamo andati avanti fino a che la pioggia – che ci aspettava all’uscita – non ci ha decretato vincitori.

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SOTTO LA GIACCA: T-SHIRT O CAMICIA? REGOLE DI STILE E CONSIGLI

Emporio Armani FW 17/18

Non solo camicia: le tendenze della moda uomo vedono sempre più spesso t-shirt, polo o maglie invernali portati sotto alla giacca, con o senza cravatta. Stili per un uomo che ha voglia di rinnovarsi, di trovare nuovi tratti distintivi per esprimere il proprio essere e di ricercare un’individualità attraverso il proprio vestire. Il gioco sta tutto nel rimescolare i capisaldi dell’eleganza.

Ecco, le regole e i consigli da seguire per essere sempre impeccabili sono poche e semplici.

Coloro che hanno una pelle scura o olivastra dovrebbero prediligere i contrasti forti: camicia bianca con giacca nera, blu o rossa. Per chi ha una pelle chiara conviene invece orientarsi verso accostamenti meno decisi, puntando ad esempio su una camicia baby blue abbinata ad una giacca blue navy o magari scegliendo tra le gradazioni del marrone, sempre presenti sulle passerelle.

La camicia con il collo alla coreana è un capo da tenere sempre in considerazione, che non può mancare in alcun armadio. È una camicia giovanile che, indossata sotto all’abito, permette di essere elegante pur non prevedendo la cravatta, magari in Jersey o in Filo di Scozia. Ultimamente se ne trova anche una versione più fresca a girocollo, come fossero delle t-shirt, riprendendo le camicie da baseball americano.

La camicia che si va ad indossare sotto deve essere o in linea con lo stile elegante della giacca o più casual di quest’ultima, privilegiando una vestibilità slim fit che permette di avere una linea pulita sia nel caso in cui la si indossi fuori sia nel caso la si porti dentro il pantalone, scegliendo ovviamente una bella cintura che stia bene con il carattere dell’abito.

Altra regola da non dimenticare è che il polsino della camicia deve rigorosamente sporgere dalla giacca di circa 1 cm, così come il colletto dovrà seguire lo stesso principio in corrispondenza del collo della giacca, facendo attenzione che aderiscano bene tra di loro.

Nel caso si scelga di indossare una t-shirt, è meglio che abbia il bordo in Jersey, in quanto risulta più elegante, e che sia priva di taschino. Bianca o nera, bordeaux o baby blue, a fantasia. La t-shirt è accettata in ogni variante, a patto che l’evento in cui la si indossi non sia una cerimonia e che si rispetti l’abbinamento di colori. Nonostante le ultime tendenza vedano anche una t-shirt scollata sotto alla giacca, è preferibile indossarne una accollatissima.

Indossando una giacca in tweed si può scegliere la t-shirt o la camicia da indossarvi sotto in due modi: prediligendo il colore dominante della giacca, ad esempio indossando una t-shirt color zucca sotto una giacca a base marrone, o rompendo completamente gli schemi di colore per sdrammatizzarne la serietà, ad esempio con una t-shirt giallo neon.

Per quanto riguarda le fantasie, più che una regola è un consiglio: sbizzarrirsi. Che si tratti di una t-shirt o di una camicia, le si può scegliere in tinta o in contrasto con la giacca, o sovrapponendone di diverse. Polca dot su righe, tropical su mini cravatteria, quadri più grandi su più piccoli, e così via.

Con l’avvento della stagione invernale, si può sostituire alla t-shirt un maglione, sia esso dolcevita, a girocollo o con scollo a V, tenendo conto delle regole valide per gli altri capi. Un’ottima soluzione per risultare eleganti e cool senza soffrire il freddo.

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AMERICAN VINTAGE: COLLEZIONE HOMEWEAR FW17/18

American Vintage, brand francese di abbigliamento, firma una speciale homewear collection, per lei e per lui, che unisce l’underwear all’homestyle. Questo felice connubio ha come risultato un effetto cocooning, caldo avvolgente e accogliente, l’effetto che solo le mura di casa, rifugio dal mondo, possono dare.
I materiali prescelti per tutti gli articoli, culotte, body, felpe, sono i più nobili e naturali: jersey di lana a coste e cotone per gli interni amplificano la sensazione di comfort e avvolgono in un caldo abbraccio come fossero una seconda pelle.
È una collezione intima e intimista curata scrupolosamente nei dettagli e dai colori soft; bianco, beige, gris chin e carbone sono i più utilizzati.

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FGTR EVO LIMITED EDITION

MOMODESIGN presenta FGTR EVO LIMITED EDITION, un casco da collezione di cui sono disponibili solo 2.000 esemplari. Il FGTR EVO LIMITED EDITION, dal design già visto nel primo casco FGTR, si rinnova nell’estetica con un logo multicolor, un paranuca di pelle colore rosso e il visierino solare iridium giallo. A rendere ancora più rilevante l’esclusività di questa limited edition, è cucita a mano all’interno del casco la scritta “limited edition con numero progressivo”.
Il casco è artigianale ma al tempo stesso realizzato industrialmente con prodotti che garantiscono la massima qualità.

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“BEFORE A COFFE BREAK” by alexander pershin

cover_Coat & shirt: Alea; Waistcoat Tela Genova; Pants: Drumohr 

 

Photographer Alexander Pershin 
Fashion Stylist Angelina Lepper @StudioB16 
Stylist assistant KristiYAna  Dimitrova 
Stylist assistant Anam Tanoli 
MUA&Hair Angelo Dominelli 
Model Luca Marchesi @IndependentMgmt

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Le ultime imperdibili collaborazioni tra brand

Sempre più ricercate, accattivanti e sold out in tempi record: sono le fashion collab, uno dei trend che vede due brand, anche con DNA molto diversi tra loro, unirsi per dare vita a edizioni speciali per veri amanti dello shopping. Ecco le 6 collaborazioni da non perdere per questa stagione, in un mix tra marchi di ricerca e sportswear.

    1.   The Woolmark Company e FACETASM

In vista della Paris Men’s collection The Woolmark Company annuncia una partnership per lo sviluppo delle collezioni Autunno/Inverno 18/19 e Primavera/Estate 19, con il brand giapponese FACETASM. Lana Merino, ingrediente fondamentale nell’abbigliamento di lusso, è la parola chiave, in particolare nei tessuti e filati più innovativi. Hiromichi Ochiai, fondatore e stilista di FACETASM, sarà il primo ambasciatore globale giapponese di The Woolmark Company di lana Merino.

    2.   Maison Margiela e Mackintosh

Maison Margiela ha collaborato con Mackintosh per creare due trench in edizione limitata per la collezione primavera estate 2018. Il primo, che si ispira all’iconico camice del collettivo Margiela, è il solo di colore bianco ad essere presente nella palette Mackintosh. Il secondo è invece ispirato a un modello d’archivio, rivisto secondo la tecnica del décortiqué, la decorticazione del capo strato per strato per mostrarne la struttura essenziale. In questa versione, solo bavero e maniche sono state decorticate, creando un capo innovativo e contemporaneo.

    3.  Moose Knuckles e 10 Corso Como

Una capsule collection di capispalla neri dove l’alce, simbolo del brand canadese, si unisce alle grafiche iconiche dello spazio polifunzionale nato in Italia. Due bomber e due parka idrorepellenti, in bengaline di seta e cotone intrecciato, foderati in piuma d’oca e da una stampa che ricopre l’interno fino al cappuccio, su cui spicca una pelliccia di volpe blu accuratamente scelta. Ma c’è di più; a rendere i capi ancora più esclusivi caratterizzare, due patch ricamati, uno sulla spalla destra e uno come etichetta interna.

    4.   New Balance e Woolrich

Il know how tecnico dell’azienda di Boston si allea all’antico marchio nato in Pennsylvania nel 1830, specializzato in piumini. Ne nasce una capsule collection composta dalle sneakers New Balance Made in US 997, in nabuk con inserti di wool high-performance e la classica coperta in lana Woolrich. La lana è impreziosita nella grafica dalla stessa sneaker nei toni del grigio e del blu navy, oltre che dal logo del brand. Un tributo alla storia di entrambi i brand made in USA.

    5.   Paolo Pecora e Champion Europe

La capsule collection di questa co-lab consiste in 10 pezzi, tra accessori e abbigliamento, che uniscono l’abilità nella maglieria di Pecora all’esperienza di Champion nello sportswear. Il risultato è in perfetto connubio tra il formale sartoriale di Pecora, e l’informale del brand sportivo. L’abbigliamento sporty diventa perfetto anche per l’ufficio, l’uniforme ideale per abbandonare i classici completi in favore di qualcosa di nuovo.

    6.   Paris Saint-Germain e nobis

“A celebration of excellence” è la collaborazione tra la canadese nobis e il Paris Saint-Germain, lanciatosi anche nella produzione di collezioni sportive. Nasce una limited edition per l’autunno 2017, dove il protagonista è il bomber Alpha PSG, un capo capace di coniugare moda, tecnologia e grande performance grazie all’esperienza di entrambi i brand dentro e fuori dal campo sportivo.

    7.   Damir Doma e Lotto

La capsule collection coniuga i valori stilistici di Damir Doma con l’heritage e le qualità performanti del marchio di sportswear, che da sempre si caratterizza per spirito di ricerca e innovazione. Una collezione che nasce dai pezzi più iconici di Lotto, quelli indossati dai più grandi sportivi di sempre, rielaborati attraverso un design moderno, ricercato ed essenziale declinato in 28 capi maschili (e altrettanti femminili) tra cui sneakers, t-shirt con doppio logo, rain jacket e jerseywear, in colori classici e tonalità leggere.

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THE WALL A PALAZZO BELLONI

CON-FINE ART presenta la mostra THE WALL che, inaugurata il 25 novembre a palazzo Belloni, Bologna, resterà aperta fino al 6 maggio. Il soggetto dell’esposizione è il Muro, un muro raggiungibile e valicabile: attraverso il Muro si potrà compiere un viaggio tra barriere psicologiche ed espressive, politiche e sociali, funzionali e della memoria, tra dimensioni artistiche e storiche. Attraverso installazioni interattive, riferimenti storici e letterari e canzoni il visitatore viene coinvolto attivamente e può godere di un viaggio esperienziale e multimediale. All’ingresso gli verrà consegnata una mappa concettuale che funge da chiave di lettura del Muro in tutte le sue profonde sfaccettature, il Muro infatti unisce dividendo e cela rivelandosi.
Le sale aperte al pubblico sono 12, di cui l’ultima caratterizzata dalla tecnica del videomapping, sapientemente utilizzata dall’artista milanese Matteo Pugliese.
THE WALL non parla a un visitatore inerme, passivo; cerca sempre qualcuno con cui interagire che usi l’immaginazione e il pensiero astratto.

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L.G.R COLLEZIONE F/W 2017-2018

L.G.R è lieta di presentare la collezione F/W 2017-2018 con nuove montature da sole e da vista eleganti e funzionali che puntano sui contrasti con un gioco di materiali vibrante e contemporaneo. La nuova linea da vista Superleggero reinterpreta gli iconici modelli L.G.R Fez e Keren mantenendone la montatura in acetato ma con una modifica sulle aste laterali che ora sono in metallo ultraleggero ispirate alle macchine da corsa degli anni Sessanta,
Farah, Zakaria e Osman sono gli interpreti di una riuscitissima combinazione tra acetato e metallo in lega, mentre Berber e Zulu sono i baluardi del design minimal.
Infine, uno dei modelli cult di L.G.R, l’iconico Reunion, viene riproposto in due varianti: Reunion Combo, dalla montatura in acetato e un nuovo ponte in metallo; Reunion III con paraocchi in pelle e uno speciale inserto in pelle sul ponte.
Sarà possibile acquistare la nuova collezione presso il nuovissimo e centralissimo flagship store a Milano, in Corso Garibaldi 36.

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SILK MIX, il nuovo temporary store by Hermès

Il 2 dicembre aprirà in Via Condotti, Roma, SILK MIX, il nuovo temporary store by Hermès, che si pone come un tempio della musica; più nel dettaglio si tratta di una rivisitazione di un negozio di dischi, all’interno del quale si trova un’ampia selezione di carré e cravatte. Il progetto nasce da una passione in comune, la musica: a ogni disco infatti è associata un pezzo delle colonne sonore delle sfilate degli ultimi 8 anni, mentre a ogni cassetta – cravatta – corrisponde un brano del 2017. L’ambiente è completamente perfuso da musica e magia: si potrà ascoltare la seta e lasciarsi invadere da un’esperienza poetica unica. I modelli saranno 225 e ciascuno di essi si configura come un racconto di seta, sceglierne uno seguirà le stesse dinamiche, umorali e cognitive, della scelta di un disco; siamo infatti soliti associare una particolare melodia a una determinata sensazione o a un significativo incontro.

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GRAHAM PATRICK MARTIN TORNA CON MAJOR CRIMES

A soli 26 anni, Graham Patrick Martin ha prestato il volto a Elridge McElroy nella serie Due uomini e mezzo e a Trent nella sitcom The Bill Engvall Show, a fianco di Jennifer Lawrence e Nancy Travis. Tuttavia, il suo ruolo più importante è quello di Rusty Beck, nella serie televisiva statunitense Major Crimes, lo spin-off di The Closer, in onda su TNT e giunta alla sesta stagione. Martin comparirà prossimamente anche nel film indie Bukowski, basato sulla vita del poeta e scrittore Charles Bukowski, diretto da James Franco. MANINTOWN l’ha intervistato per voi.

Quali attori e registi iconici ti ispirano?
Mi piace ciò che sta producendo Denis Villeneuve, proprio in questo periodo. Per quanto riguarda gli attori, mi piace la selezione di film su cui Jake Gyllenhaal ha scelto di lavorare ultimamente.

Ci puoi anticipare qualcosa riguardo al tuo personaggio nella sesta stagione di Major Crimes?
La situazione diventerà rischiosa. Rusty è in pericolo, così come tutta la squadra. Gli scrittori non si sono trattenuti in questa stagione finale.

In questa serie drammatica interpreti il ruolo di un ragazzo ex senzatetto. Come ti sei preparato?
Facendo volontariato alla Covenant House California, un ricovero per i giovani senzatetto.

Sappiamo che sei un grande tifoso dei Saints e un appassionato di sport. Quali attività ti piace praticare di più?
Personalmente, mi piace giocare a football, durante il weekend con gli amici. Recentemente sono molto preso dallo yoga.

Com’è il tuo rapporto con la moda? Un capo di cui non potresti fare a meno?
Sono piuttosto basic, quando si tratta di moda. Non corro nessun rischio. Una t-shirt, jeans e i miei scarponcini AllSaints sono il look di tutti i giorni.

I tuoi progetti futuri?
Gli episodi di Major Crimes stanno uscendo proprio in questo periodo. Dategli un’occhiata su TNT!

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Photo credit:
Photographer: Dylan Lujano @dylanlujano
Stylist: David Nino @davidmnino
Grooming: Matilde Campos @tildebymatilde

Aston Martin Vantage nel Film di Rankin

La nuova Aston Martin Vantage ha fatto il suo debutto con un portfolio unico di immagini e film di Rankin, uno dei fotografi più famosi di questi tempi; lui celebra la nuova forma dinamica di Vantage e il suo carattere aggressivo. Da un lato, nel film si esplora il tema dei limiti, dall’altro la macchina viene raffigurata come un oggetto artistico; non mancano droni e inseguimenti d’auto che creano una storia dinamica che sfocia nel drammatico. Il modello Vantage, nato letteralmente sui circuiti e realizzato a mano in Inghilterra, è il secondo nato dal 2nd Century Plan, ed è di gran lunga il più improntato a una visione sportiva.
La visione artistica di Rankin è basata sul concetto ‘beautiful won’t be tamed’.       

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Il cuore caldo dell’hotel Milano Scala: la sky terrace

L’Hotel Milano Scala sa come scaldare gli animi d’inverno. L’eco-hotel milanese situato nel cuore di Brera punta ad essere sempre più fruibile non solo dagli ospiti che vi soggiornano ma anche da chi vive la città in ogni momento della giornata. Grazie ai lavori di copertura e riscaldamento, la SKY TERRACE, la magnifica terrazza panoramica situata all’ultimo piano, resterà aperta anche nei mesi invernali proponendo una varietà di eventi irrinunciabili. Dal venerdì al sabato, al classico aperitivo, si aggiungerà la Champagneria: sarà possibile accostare ad un calice di Champagne, scelto da una selezione di etichette rappresentanti al meglio la regione Champagne-Ardenne, un finger food a base di polenta rivisitato dallo chef Fabio Castiglioni. A novembre Sara Panzieri, l’eclettica barlady dell’hotel, terrà delle serate di degustazione a partire dal martedì, con i cocktail classici, proseguendo con il mercoledì, in cui verranno raccontati la storia e gli utilizzi del gin, e arrivando al giovedì, per scoprire ogni segreto dei whiskey. Dalla colazione con musica dal vivo ad un pranzo di lavoro veloce e sano, all’aperitivo con gli amici, per finire con la cena “costruita” con prodotti antichi e sapori moderni, l’Hotel Milano Scala ha un’alternativa perfetta per ogni fredda serata invernale.

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Di scena a Roma l’inferno ‘A porte chiuse’ di Jean Paul Sartre secondo Andrea Adriatico e Stefano Casi

E se l’inferno non fosse tutto fuoco e ceppi ma fosse una stanza chiusa e isolata in cui non si può dormire né specchiarsi mettendo a nudo le proprie debolezze e le proprie colpe terrene? Se lo chiese Jean Paul Sartre con la pièce ‘A porte chiuse-dentro l’anima che cuoce’, un magistrale testo teatrale che oggi Andrea Adriatico e Stefano Casi portano in scena a Roma fino al 26 novembre al teatro d’avanguardia ‘Off/Off Theatre’ di via Giulia 20, una location elegante e alternativa come gli spettacoli che propone in cartellone. Il dramma del grande pensatore francese ripensato per l’oggi da Andrea Adriatico è tutto incentrato sui dialoghi fra tre personaggi che, introdotti all’Inferno da un valletto scanzonato rappresentato come un angelo dark e interpretato con verve trasgressiva da Leonardo Bianconi, sono le anime di un uomo Giuseppe ex pubblicitario (Gianluca Enria), e due donne, una ex traduttrice di testi dall’egiziano Diana (Teresa Ludovico) e Monica, la ‘regina di Roma’ che per vivere comprava debiti (Francesca Mazza) che sembrano capitate all’inferno per caso. La loro dannazione è l’assenza dal mondo e l’incapacità di interrompere la loro condizione ad esempio con il sonno, perché gli è interdetto dormire. Prigionieri apparentemente in una stanza asettica e adagiati su un grande letto a tre piazze mettono in scena l’orrore della condivisione forzata nell’epoca in cui lo sharing è diventato un dogma, perché la loro pena non è fisica ma una tortura psicologica: essi dovranno stare uniti per sempre messi con le spalle al muro Giuseppe dalla sua vigliaccheria perché è un omicida-suicida, Diana dalla sua lucidità spietata-nel testo ci sono anche interessanti e vividi riferimenti all’attualità della cronaca- e Monica dalla sua immensa vanità e dalla sua voglia da insicura di sedurre e apparire. Tre mondi apparentemente inconciliabili che però nel complesso sistema delle relazioni sociali si coagulano dando vita a un intreccio profondo che fa riflettere sull’attualità dell’inferno globale in cui ci troviamo a vivere ogni giorno. Perché “l’inferno siamo noi, ce lo portiamo dentro, costruendocelo con cura”. Andrea Adriatico approda così all’opera più esplicita riguardante la pressione sociale come fonte di sofferenza per l’uomo della nostra epoca. Da vedere per lo humour graffiante e parossistico e la potenza drammatica dei dialoghi, eloquenti ed efficaci che lasciano il segno.

Credit photo Michele Tomaiuoli

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SM HORO, BRAND E BREVETTO

SM HORO, brand fondato nel 2016, si appresta a lanciare la sua prima collezione primavera/estate 2018 introducendo un elemento assolutamente nuovo e d’avanguardia: la fusione dell’oro con il tessuto, il suo brevetto ormai internazionale. Per ottenere uno stile contemporaneo, luxury & street, SM Horo, trascende i confini naturali tra tessuto e materia, fondendo l’oro 24 carati ed altri metalli preziosi insieme al tessuto.
Al concept, già di per sé esclusivo, si affiana un’estetica minimal street ricca di tessuti tecnici e stampe tradizionali camaïeu e jaquard.

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HAIKURE, DOVE TREND E SOSTENIBILITÀ COESISTONO

Amore per il denim, origini sudamericane e un credo: che le esigenze della moda, il rispetto per l’ambiente e le persone possano coesistere. Sono questi gli “ingredienti” dell’imprenditrice Lara Reck, proprietaria del marchio Haikure. Formatasi come giornalista a Buenos Aires e con una grande passione per la moda, Lara, una volta in Italia, ha collaborato con Federico Corneli per l’azienda C&S srl, che dal 1981 produce denim. Nel 2011 C&S ha lanciato la propria label Haikure, con l’obiettivo di promuovere un nuovo stile di vita nel rispetto dell’ambiente dove trend e sostenibilità possano coesistere. L’impatto è stato immediato, tanto che Isko™ – leader globale nella produzione e nell’innovazione tessile, da sempre sensibile al tema della sostenibilità – ha richiesto la presenza di Lara Reck nella giuria alla quarta edizione del talent Denim Design Award di ISKO I-SKOOL™, contest internazionale che come ogni anno ha coinvolto gli studenti delle migliori scuole di moda e business del mondo. MANINTOWN ha intervistato l’imprenditrice argentina, per sapere da dove nasce la sua passione per il denim e il desiderio di un nuovo stile di vita, nel rispetto delle persone e della natura, tradotto nella sua collezione Haikure, eco-sostenibile e made in Italy.

Sei un’imprenditrice argentina che vive e produce moda in Umbria. Quanto le tue origini sudamericane influiscono nelle tue collezioni?

Direi che più che nella collezione, le mie radici influiscono nel modo di gestire il nostro marchio, è una caratteristica positiva che abbiamo in comune con gli argentini: poter risolvere bene qualsiasi situazione con poche risorse, con tanta passione e occupandosi delle problematiche senza lamentarsi troppo. Credo sia conseguenza di un Paese complesso come il mio, ma fatto di gente buona, lavoratrice, che conosce i sacrifici, sa rialzarsi quando è ora e che vede spesso tanta povertà e ingiustizia sociale ogni giorno. Riguardo alle collezioni, non me ne occupo direttamente, perché abbiamo un gruppo di stilisti molto bravi che ci seguono per ogni linea, ma mi piace comunque dare degli spunti, contribuire con certa esperienza organizzativa che credo sia fondamentale per sviluppare una collezione chiara e completa.

 Come e quando è nata la tua passione per la moda?

Da sempre, da piccola. Ho studiato giornalismo, ho lavorato come produttrice di moda e di radio per dieci anni a Buenos Aires. Quando sono venuta in Italia e ho conosciuto l’azienda C&S srl è stato amore a prima vista, una realtà che produceva per conto terzi il mio capo di abbigliamento favorito. Come non resistere all’idea di creare insieme a Federico Corneli il marchio di jeans Haikure che oggi è diventato una collezione total look?

 Per Haikure sperimenti diverse lavorazioni con il denim, che significato ha per te questo tessuto?

L’azienda con cui collaboro, C&S srl, è una realtà che conta più di 35 anni di esperienza nel mondo del denim, ha prodotto e continua a produrre per i grandi marchi internazionali ed è una delle poche società produttrici di jeans di alta qualità, in Italia. Nel mio caso particolare, come ho detto prima, sono un’amante del denim fin da piccolissima. Ho sempre portato i jeans e continuerò a farlo. Nell’ambito lavorativo lo sviluppo di nuovi trattamenti, la ricerca di tessuti innovativi, la sperimentazione costante ti fanno amare questo mondo blu ogni giorno di più. Il denim è un materiale molto duttile, la nostra collezione per Haikure è composta dell’80% di pantaloni, ma sperimentiamo anche gonne plissé, t-shirt, abiti eleganti e tante altre cose, tutte declinate nella tela blu, che ci hanno dato molte soddisfazioni.

 Hai fatto parte della giuria alla quarta edizione del talent Denim Design Award di ISKO I-SKOOL™. Per la categoria Marketing gli studenti hanno dovuto ideare un piano strategico, utile a valorizzare il legame tra sostenibilità e mondo della moda. Quanto è importante per te la sostenibilità nella moda?

Direi che è essenziale. Significa credere in uno stile di vita dove le esigenze della moda, il rispetto per l’ambiente e le persone possono coesistere. E significa, soprattutto, avere un’attitudine al non convenzionale. Bisogna impostare un format credibile e di sostanza. Si parte sempre dall’idea proposta da un’azienda di reputazione, che sia affiliata a un gruppo di fornitori con il pallino per l’innovazione e farsi seguire da un ente riconosciuto a livello europeo, che sia dotato di un benchmark e che ti guidi verso corrette scelte di sostenibilità, come è il caso della nostra agenzia MADE-BY.

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IL NUOVO LUSSO È DI PLASTICA

Dimentichiamo il fashion system come un mondo fatto solo d’illusione e glitter abbaglianti. Oggi i brand di moda puntano alla sostenibilità. La plastica “luccica” più delle squame di una pelle di coccodrillo e così la sfida si gioca sul campo dell’ecologia e le aziende virtuose cercano metodi sempre più tecnologici per creare tessuti. Partendo anche dai rifiuti. A trarne profitto non è solo il pianeta, ma pure chi lo abita.
Esemplare, brand specializzato nello sviluppo di capispalla dalle tecnologie innovative presenta, per la collezione autunno-inverno 2017/18, il capo ecologico a 360° per l’uomo e la donna. Una dedica all’ambiente: i modelli sono realizzati con imbottitura 100% in fibra riciclata, la THERMORE ECODOWN, che permette il riutilizzo di 10 bottiglie di plastica e quindi un minor impatto sulle riserve ecologiche del pianeta. Il concetto della “Circular Economy” diventa trend, così il design riutilizza risorse già esistenti. Senza doverne creare delle nuove. Esemplare non utilizza piume d’oca, pelli o pellicce vere per realizzare i suoi capispalla e cura anche l’esterno dei capi realizzato in nylon riciclato re-pet, anch’esso ottenuto grazie al riutilizzo di bottiglie.

Il trend della green technology si riverbera anche sugli accessori. I marchi di scarpe cercano sempre una soluzione materica e progettuale di matrice ecologica. Dai brand più noti ai nuovi nati, tutti fanno del cruelty free il loro credo.
Con le nuove “UltraBOOST Uncaged Parley”, adidas vuole ripensare il design dei prodotti e aiutare a ridurre il problema della plastica nelle nostre acque, realizzando, per il 95%, ciascun paio con plastica riciclata, raccolta vicino alle Maldive. L’ambizioso progetto è il frutto della collaborazione di adidas con Parley for the Oceans, associazione ambientalista nata con lo scopo di focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’inquinamento degli oceani. Al momento sono state prodotte circa 7mila paia, ma l’azienda mira a produrne un milione e ad eliminare la plastica vergine dal processo di produzione e distribuzione.

Un progetto ambizioso, ma possibile, quello di Paola Caracciolo che, nel 2013, ha aperto Opificio V Milano, la prima azienda italiana di scarpe di lusso cruelty free. L’idea nasce da un’esigenza personale: Paola era responsabile marketing di una catena di supermercati alla ricerca di proposte che unissero il rispetto per gli animali e lo stile. Il brand firma collezioni da donna e da uomo, realizzate con materiali rispettosi dell’ecosistema e caratterizzate da un’eleganza e una cura estetica tipiche del Made in Italy. Oggi, dopo quattro anni, Opificio V Milano si rilancia e si internazionalizza e diventa Nemanti Milano, rimanendo però fedele al suo credo green e con nuovi progetti per il futuro: una linea giovane e la piccola pelletteria.
Quando la moda incontra la passione per la ricerca tecnologica, accadono cose straordinarie: l’etica fa tendenza e il vero lusso cambia pelle diventando sinonimo di tecnologia e ricerca.
Nuove sfide che fanno del bene all’ambiente e segnano i confini di ricerche tecnologiche in continua espansione.

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HUBLOT – NUOVA APERTURA A MILANO

Dopo le aperture di Capri e Porto Cervo, Hublot, il noto brand svizzero di orologeria di lusso, ha aperto una nuova boutique a Milano. La boutique, in via Verri 7, è situata all’interno del Flagship di Pisa Orologeria e vi si può accedere tramite l’ingresso principale dell’edificio. Il negozio è estremamente moderno e ispirato al gusto contemporaneo, con materiali unici ed elementi innovativi. Vittorio Carena, il progettista architettonico, ha seguito per questo spazio le linee guida del concept della già esistente boutique di New York.

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NUOVE BARRETTE PROTEICHE SNICKERS, MARS, BOUNTY E MILKY WAY

Il sogno di molti Italiani sta per realizzarsi: arrivano le barrette proteiche di Mars, Snickers, Bounty e Milky Way. Pensate per tutti coloro che non vogliono rinunciare ai gusti impareggiabili degli originali, caramello, noccioline, cocco e latte, queste barrette proteiche contengono meno di 200 calorie. Il contenuto proteico in grammi si attesta sui 18 gr per Snickers e sui 19 gr per Mars, Bounty e Milky Way. In vista delle feste natalizie, questi prodotti a basse calorie sono perfetti da tenere nella borsa della palestra, nello zaino o nella borsetta, per essere disponibili in qualsiasi momento.
Le barrette proteiche MARS, SNICKERS, BOUNTY e MILKY WAY sono disponibili ora su www.integratoriamericani.it

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Classiche contaminazioni di G + G

Discobolo e Pluto

Classiche Contaminazioni è il titolo della mostra di G + G che si inaugurerà il giorno 24 novembre 2017 presso la Galleria Rossana Orlandi. L’esposizione è dedicata interamente a gruppi statuari: sono infatti esposte 14 opere costituite da statue provenienti dal repertorio classico (dalla tradizione greco romana al mondo neoclassico) affiancate dai personaggi dei cartoni animati. “Vecchio” e “Nuovo” convivono e danno vita a una mostra particolare e suggestiva che fa rivivere in chiave ironica, e alquanto burlesca, i classici del passato.
L’ idea è nata quando uno dei due G ha provato ad avvicinare la figlia di 5 anni alla conoscenza della storia dell’arte, facendo giocare i grandi capolavori con i suoi cari personaggi dei cartoni animati: il risultato fu il grande interesse da parte della bambina, e quindi perché non applicare lo stesso metodo agli adulti?

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DIESEL ON, IL PRIMO SMARTWATCH TOUCHSCREEN FIRMATO DIESEL

Diesel On ha lanciato nei giorni scorsi il nuovo smartwatch touchscreen firmato Diesel e l’app per smartwatch T-ON-I, con un evento nel Diesel store di San Babila, a cui hanno partecipato oltre 350 persone tra cui Andrea Rosso, Direttore Creativo Licenze Diesel, i rapper Marracash e Gue Pequeno, lo chef Simone Rugiati, il conduttore Federico Russo e molti influencer da tutta Europa. All’interno dello store un enorme smartwatch touchscreen con cui interagire per sperimentare esclusivi effetti speciali, tra cui le condizioni meteo e le notifiche del calendario. Lo smartwatch touchscreen Diesel On è disponibile in cinque modelli full-screen, ognuno compatibile sia con telefoni iOS® che Android™ mentre l’app T-ON-I, lanciata all’inizio di questa settimana, è l’acronimo di Time – Organizing – Notification – Intelligence, e funge da assistente per chiunque indossi l’orologio, comunicando in pieno stile Diesel.

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L’eclettismo di Antony Morato

Antony Morato lancia la sua prima limited edition rivolta al pubblico più eclettico, caratterizzata da un connubio perfetto tra mondo military e street art reinterpretati in chiave pop.
Contraddistinta dall’hashtag #Exciter, la linea propone 4 total look da cui traspare uno stile dinamico, tipico dell’uomo mentropolitano. #Exciter è un concetto che esprime esaltazione, un’esaltazione che può essere vissuta da tutti grazie agli outfit della collezione. La campagna pubblicitaria è stata appositamente studiata per parlare al target e per coinvolgerlo attivamente nel progetto.

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GUIDA ALLA GIACCA PERFETTA: MONO O DOPPIOPETTO?

Dalle uniformi militari di fine ‘700 a capo di punta dell’Autunno/Inverno 2017.
La giacca doppiopetto è tornata in grande stile sulle passerelle e come passe-partout per l’uomo metropolitano. Nel corso dei secoli, si è passati dall’originaria versione a sei bottoni, al modello con allacciatura alla “Kent”, ideato dal Duca di Kent, con soli quattro bottoni e un rever che mette in risalto il petto e le spalle, distogliendo l’attenzione dalla vita e conferendo, così, una figura più alta e slanciata. È stato il ribelle Edward Duca di Windsor, il principe inglese passato alla storia per il suo amore con l’americana pluridivorziata Wallis Simpson, a rendere celebre quest’ultima versione. La sua relazione gli costò la corona, ma entrambi sono ricordati come autentiche icone di stile e glamour del tempo.
L’eleganza inglese è di ispirazione per l’Autunno/Inverno 17-18 di Tagliatore, con blazer dai rever ampi, linee over e lunghezze rivisitate, che interpretano il gusto del neo-dandy.

Il fit moderno ha definitivamente abbandonato l’iniziale rigidità del blazer, che, pur rimanendo un’icona dello stile sofisticato, è un capo che si può adattare a occasioni casual, magari in versione spezzata per eventi diurni, come suggerisce Emporio Armani, che combina una classica giacca doppiopetto a pantaloni morbidi a fantasia.

Il doppiopetto può anche essere abbinato a pantaloni dal taglio regolare e stivali per uno stile rilassato, o a jeans e sneaker per un look sportivo, ma chic. Un esempio è il completo in mischia di cashmere e seta spigata blu pavone e grigio proposto da Ermenegildo Zegna, abbinato a una semplice maglia con scollo a V, per un look da ufficio impeccabile.

Immancabile completo nell’armadio di un uomo, l’abito monopetto si compone di due pezzi: giacca e pantaloni confezionati con la stessa stoffa. La giacca può avere due o tre bottoni, più raramente il monobottone, più formale, che è diffuso in USA e nel Regno Unito e che dovrebbe essere sempre abbottonato. Se la giacca ha due bottoni, si allaccia quello più in alto, invece se ne ha tre, si allaccia quello centrale. Negli anni la vestibilità di giacca e pantalone è diventata sempre più slim, anche se la giacca dovrebbe seguire semplicemente la silhouette di chi la indossa. La linea Z Zegna sceglie la giacca monopetto in mischia di lana bouclé in pied de poule, indossata con un morbido cardigan in lana, scaldamuscoli e guanti.

Rispetto alla semplice giacca monopetto, preferita da Ferragamo per questa stagione, il doppiopetto regala immediatamente un’allure più sofisticata, soprattutto se indossata con una camicia e abbinata a dettagli vintage come papillon e pantaloni con pince.

Un’alternativa alle due versioni è offerta da Brunello Cucinelli, che propone una giacca un petto e mezzo, pensata appositamente per essere indossata anche con capi più informali, come magliette girocollo, cardigan con pattern basici e sneaker.

Che la giacca sia monopetto o doppiopetto, ecco un piccolo consiglio per renderla maggiormente raffinata: tenere slacciati i bottoni cuciti sulle maniche; questo dettaglio, infatti, è una caratteristica peculiare degli abiti di fattura sartoriale.

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RUBY CHOCOLATE: ARRIVA IL CIOCCOLATO ROSA

Sono trascorsi ben 80 anni dalla creazione del cioccolato bianco, in Svizzera. Per festeggiare questo longevo traguardo, è stata inventata una nuova versione tutta da scoprire: il cioccolato rosa, insolita combinazione a cui nessuno aveva ancora pensato. Ebbene, il colosso mondiale Barry Callebaut, realtà elvetica tra le maggiori produttrici al mondo, ha creduto bene di dar vita a questo innovativo prodotto.
Il sogno di ogni foodblogger e di ogni millennial. È questo il dato emerso da attente ricerche di mercato dell’azienda in questione che, il 5 settembre scorso, durante un evento realizzato per l’occasione a Shanghai, ha presentato in esclusiva la nuova linea dal nome Ruby Chocolate, contraddistinta da un colore rosato e da un sapore molto dolce, ma al tempo stesso con una lieve punta di acidità proveniente dalle bacche di melograno. C’è di più. L’insolita colorazione non è frutto di manipolazioni artificiali, bensì di una serie di trasformazioni di un nuovo seme di cacao rosa proveniente dal Brasile, Costa d’Avorio ed Ecuador, il Ruby Cocoa Bean, oggetto di studi per oltre dieci anni all’Università di Brema. Un colore, quindi, estremamente gradevole alla vista e privo di aromi, coloranti o additivi. Un passo importantissimo per la salute di chi lo assaporerà. Questo prodotto rappresenta un traguardo importante per la sua assoluta naturalità, per l’aspetto invitante e che mantiene le caratteristiche dell’autentico gusto della cioccolata. Il Ruby Chocolate è destinato a divenire una vera e propria “Food Star”, grazie anche al Millenial Pink, appellativo coniato per indicare la preferenza del colore rosa tra i maggiori social e che rappresenta la passione per questo colore, non relegata solo  a capi di abbigliamento, zaini, matite o make up.
Il Ruby Chocolate, immesso sul mercato inglese, giapponese, americano e cinese sarà in Europa probabilmente a Febbraio 2018, in occasione della festa degli innamorati. Per regalare un tocco ancora più romantico al giorno di San Valentino.

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ETTORE SOTTSASS. OLTRE IL DESIGN

cover_Ettore Sottsass Junior, Senza titolo.(Esame di architettura degli interni. Arredamento e decorazione,
Scuola Superiore di Architettura, Politecnico di Torino, 1939-40) 

Sabato 18 novembre ha aperto al pubblico la mostra Ettore Sottsass. Oltre il design, prodotta e organizzata dallo CSAC dell’Università di Parma e curata in stretta collaborazione con un gruppo di lavoro composto da storici dell’architettura, del design e dell’arte contemporanea, designer e archivisti.
Il progetto espositivo ed editoriale è potuto nascere grazie alle generose donazioni che Ettore Sottsass fece allo Csac – Centro Studi e Archivio della Comunicazione. L’esposizione è costituita da circa 700 pezzi selezionati all’interno dell’archivio disposti in modo da formare un tessuto narrativo cronologico.
La mostra resterà aperta dal 18 novembre all’ 8 aprile presso l’ Abbazia di Valserena, Parma.

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JYUNI AIIRO BY ASICS

JYUNI si rinnova rispetto alle precedenti collezioni total WHITE e BLACK con la JYUNI AIIRO, inserendo il colore indaco. La limited edition include una selezione di pezzi streetstyle, che contemperano moda, stile e funzionalità. Il design che ASICS (acronimo della traduzione italiana della massima latina ‘mens sana in corpore sano) infonde a questa collezione è ispirato all’arte e allo stile giapponese, JYUNI significa dodici, AIIRO significa indaco ed è considerato un colore fortunato di buon auspicio.
La Limited Edition si compone di top, jacket, pantaloni in tessuti stretch in grado di esaltare prestazione e silhouette e consentire un maggior comfort. Un altro materiale scelto da ASICS è il nylon, adatto a resistere all’acqua, alla pioggia e al vento.

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Tutte le novità della guida Michelin 2018

L’olimpo dei tre stelle Michelin si è allargato a quota nove. Entra nella top 9 dell’alta ristorazione il ristorante più a nord, il St. Hubertus di San Cassiano, capitanato da Nobert Niederkofler, da tutti conosciuto anche come l’ideatore del progetto internazionale Care’s – The ethical chef. Forse è proprio la sua lungimiranza su temi caldi e futuristici nel mondo della ristorazione, che gli conferisce quel quid in più da terza stella. Questa la versione di Michael Ellis, direttore internazionale delle guide Michelin: «I piatti rivelano la personalità dello chef. Quelli di Niederkofler, del ristorante St. Hubertus, sanno raccontare mille e una storia. I protagonisti sono la natura, la cultura e i gusti schietti e intensi delle sue montagne, la passione e la fatica quotidiana dei contadini e degli allevatori, la qualità eccelsa dei loro prodotti, le tradizioni e i metodi tramandati, il calore dei masi, il desiderio di viaggiare per imparare e di ritornare per ritrovare il proprio stile di vita, l’impegno, la cura, la costanza che si sposano con l’entusiasmo e la leggerezza. Nei suoi piatti si gustano questi sapori, si vedono le montagne, si ascoltano queste storie. L’incontro con questa cucina non è un pasto, ma un’indimenticabile esperienza umana». Siamo arrivati a quota 356 ristoranti stellati in Italia, ma nessuna donna, quindi una Rossa un po’ al maschile per il 2017. Ma la 63a edizione della Guida ha altre succosissime novità, passa da una a due stelle Andrea Aprea Vun, all’interno del Park Hyatt a Milano che «guarda al futuro senza mai dimenticare le sue origini» come racconta Sergio Lovrinovich, Direttore Guida Michelin Italia; una stella in più stella per il giovane, quanto bravo, Matteo Metullio, «talento innato», del ristorante La Siriola, a San Cassiano. In Alta Badia si spinge sull’acceleratore; ma anche la Romagna si arricchisce  di due stelle: Alberto Faccani, ristorante Magnolia, a Cesenatico,  che si contraddistingue per «curiosità, creatività e disciplina».
La carrellata di nuovi stellati italiani, invece, è lunga: Enrico Bartolini concquista, ancora, una nuova stella, collezionando la quinta con il Glam a Venezia.
A Milano, invece, si consuma un dramma: il televisivo Carlo Cracco, in procinto di aprire in Galleria e fresco di nuova opening con il suo Garage insieme a Lapo Elkann, è stato punito per cotanta assenza dal ristorante, si attesta quindi a una sola stella. Un altro big della ristorazione perde una stella conquistata per ventanni, Claudio Sadler, a pochi giorni dalla pubblicazione del suo libro “I miei nuovi menu”, edito da Giunti. A Milano, capitale gastronomica per eccellenza, ci sono anche tre luminose nuove stelle: Contraste di Matias Perdomo; Eugenio Boer a Essenza e Roberto Conti al Trussardi Alla Scala. Sempre in Lombardia, Andrea Berton non conquista la seconda al suo ristorante al Berton al Lago, all’hotel Il Sereno di Torno. Prima stella anche per Villa Giulia di Maurizio Bufi (Brescia) e Florian Maison a San Paolo d’Argon (Bergamo). A Treviso il giovane Francesco Brutto è stato premiato per la cucina di Undicesimo Vineria. A Tirolo (Bolzano), festeggia, invece, Culinaria im Farmerkreuz. La si aspettava la stella di Andrea Ribaldone nelle Langhe con l’Osteria Arborina, ma a fargli compagnia anche Andrea Larossa, con La Rossa. Anche la capitale non scherza con le stelle: da Adriano Baldassarre – del Tordomatto – a Fabio Ciervo, a La Terrazza dell’Hotel Eden; alla riconferma di Riccardo Di Giacinto, per All’Oro, all’interno del relais The H’All Taylor Suite. In Toscana festeggiano Cum Quibus di Alberto Sparacino; a San Gimignano, Poggio Rosso con Fabrizio Borraccino (Castelnuovo Berardenga) e Perillà (Castiglione d’Orcia).
In Abruzzo D.One Restaurant, il primo ristorante diffuso con stella d’Italia, un’idea di Davide Pezzuto, a Roseto degli Abruzzi. A Sud è contemplata solo la Campania (ultime news dalla Campania): prima stella per Cristoph Bob, con la cucina de Il Refettorio, per La Serra di Luigi Tramontano a Positano e per La Locanda del Borgo a Telese Terme.

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BOYS DON’T CRY

Dal 17 al 18 Novembre lo spazio Idea4Mi di Via Lanzone 23, ospita BOYS DON’T CRY, la mostra del fotografo Giovanni Corabi, a cura di Micaela Flenda.
L’esibizione fotografica si propone di indagare sul cosiddetto stereotipo della mascolinità moderna: Corabi ha fotografato alcuni soggetti provenienti da strati sociali molto differenti al fine di distruggere questo diffuso stereotipo che obbliga gli uomini ad apparire freddi e risoluti per non essere fonte di vergogna e biasimo da parte degli altri. Il progetto punta a far comprendere agli uomini di oggi che per essere davvero uomini bisogna sé stessi, mostrando la propria emotività, senza nasconderla o reprimerla.
BOYS DON’T CRY è un intimo viaggio pieno di parallelismi tra l’esperienza personale di crescita del fotografo e il confronto con il mondo maschile, un mondo restituito attraverso uno sguardo giovane e inaspettato.

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FOCUS ON: BROWN

Il marrone (che si ottiene dalla miscela di giallo, rosso e blu) è il colore strettamente connesso alla Madre Terra, ed è imprescindibilmente legato alle sue varie espressioni. Le accezioni oggettive del colore sono collegate ad un’idea di personificazione della natura cordiale e ricettiva, e di conseguenza a concetti di fecondità e crescita. Il marrone si connette alla terra che elargisce frutti e questo concetto ha, certamente, anche un flavour erotico. Questi cenni di psicologia del colore lasciano comprendere che il brown, top trend della moda maschile di questo autunno, condurrà l’uomo contemporaneo in sensazionali e ancestrali avventure. Declinato in varie tonalità, ecco una lista di items e accessori maroon e come indossarli.

Bertoni1949

Borsone in vitello francese, marrone scuro. Fodera in cotone navy. Tracolla in tessuto ton sur ton. Metallerie personalizzate in palladio.  Il compagno di viaggio ideale per un weekend romantico in qualche capitale europea che si prepara al clima festivo, da accompagnare ad un outfit rigorosamente loose-chic.

Coach1941 

Scarpa Trooper high-top, in pelle, personalizzata con una linguetta in shearling, lacci spessi e dettaglio sfrangiato con borchie in tonalità a contrasto.
“A little party never killed nobody!” cantava nel 2013, Fergie, pop-star americana. Le sneakers ideali per scatenarsi in pista, nei locali di prestigiose località sciistiche. Focus sull’accessorio: da abbinare a un look senza stampe e formale.

Corneliani

Cappotto maxi, doppio petto, 6 bottoni in cashmere melange marron glacé, revers a lancia, martingala, manica e giro tasca a pattina. Il capospalla per il day-time in città. Per destreggiarsi dal business meeting fino all’aperitivo. Da abbinare a una maglia dolcevita, per un’eleganza senza tempo.

Marni

Oggi Sneakers in tessuto tecnico marrone, con suola in gomma.
L’accessorio must-have per l’uomo, che non rinuncia al compromesso tra comfort, praticità e moda. Per non passare inosservati a un vernissage: da mixare con abbigliamento tattile e materico.

Moncler

Maglione girocollo in lana. Una divertente reinterpretazione del classico wool sweater natalizio, da abbinare a scarponcini in pelle e pantaloni scuri.

Salvatore Ferragamo

Maglione in Kashmir con intreccio. Un classico timeless per romantiche cene con la dolce metà, davanti al camino nelle fredde serate autunnali. Da abbinare a pantaloni sartoriali nei toni scuri.

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COLLEZIONE EASTPAK ‘AMERICAN LEATHER’

Eastpak, brand nato nel 1952 con lo scopo di produrre capi comodi per i militari americani, oggi lancia una collezione che è un connubio perfetto tra campagna e città; un modo per racchiudere dentro sé tutta l’anima americana. La nuova collezione ‘American Leather’ cattura lo spirito delle praterie selvagge e sconfinate con degli zaini in pelle organica e genuina, pensati per la città. Il pellame utilizzato è 100% americano e, grazie a un processo storico di conciatura, rende unica e inimitabile ogni borsa.

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LA COLLABORAZIONE PARMIGIANI FLEURIER/HAUSMANN&CO

Parmigiani Fleurier, Maison di Alta Orologeria, presenta, in collaborazione con Hausmann&Co, presenta la nuova collezione Toric con i modelli Toric Chronomètre e Toric Hémisphères Rétrograde. Per il lancio della nuova collezione è stata scelta Roma, sede proprio di Hausmann&Co, dove per l’occasione, si è tenuta la mostra di Roberto Di Costanzo.
Il Toric Chronomètre è un simbolo di innovazione e cultura: la cassa, realizzata in oro bianco e oro rosso, si ispira alla base delle colonne dell’Antica Grecia, di cui riprende le scanalature e le zigrinature, il quadrante è invece proposto in versione nero opalino o in un delicato bianco grené, il cinturino è in alligatore nero.
Il Toric Hémisphères Rétrograde è l’orologio del viaggiatore per eccellenza, caratterizzato da due fusi orari dotati ciuascuno di una precisione al minuto.
È un orologio sobrio e affascinante: le lancette del fuso principale sono dorate e rivestite di Super-LumiNova® per ottonere un effetto luminescenza, le lancette del secondo fuso orario sono rodiate, il resto del quadrante è discreto, armonioso e sobrio.

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Mr P. by MR PORTER

MR PORTER è lieto di annunciare il lancio di Mr P., la sua nuova etichetta. Creato da un team di designer interni, Mr P, è una collezione annuale incentrata su alcuni core base fondamentali. In più, ci saranno cinque edizioni limitate ogni anno, ognuna ispirata a un’icona attuale o del passato: l’ispirazione per la collezione di novembre sono gli artisti londinesi del dopo guerra.
L’anima di ogni capo rispecchia la massima del team: Easy pieces. Smart details. Enduring style.
In particolare Mr P. presenterà 24 stili essenziali, disponibili tutto l’anno e 29 stili stagionali, tra cui spiccano tessuti in denim, lane e cashmere.

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La Partnership tra Apple e Nike

Dalla partnership tra Apple e Nike sono nati diversi progetti all’avanguardia tra cui il nuovo Apple Watch Nike + Series 3 che si prefigge l’obiettivo di essere massimamente funzionale per tutti i runner grazie anche all’ app Nike Run Club aggiornata.
La collaborazione si spinge oltre; i due brand hanno ideato un’edizione limitata dedicata in esclusiva a tutti i runner: Midnight Fog edition con tecnologia GPS e NIKE AIR VAPORMAX.
Tutti questi nuovi modelli saranno disponibili a partire dal 24 novembre.

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UNA DICHIARAZIONE D’AMORE AL PIANETA

To Earth: A Declaration of Love è il terzo progetto fotografico a cura di Micaela Flenda e della sua piattaforma curatoriale TIMNBY – This Is Me Not Being You.
La mostra, presso lo show-room cc-tapis in Piazza Santo Stefano 10, a Milano sarà possibile visitarla fino a giovedì 16 novembre.
Il progetto si sviluppa in diverse video installazioni all’interno delle quali sono esposti i lavori di Anne Barlinckhoff, Sophie Bogdan & Can Dagarslani, Dudi Hasson, Synchrodogs. Il tema analizzato è il complesso rapporto tra uomo e natura, tra selvaggio e urbano, tra città e paradiso terrestre. Ad ispirare TIMNBY è il Principio di Responsabilità messo a punto dal filosofo Hans Jonas, che potremmo riassumere nelle sue stesse parole come: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza di un’autentica vita umana sulla terra.” L’idea viene reinterpretata da artisti della nuova generazione con immagini che indagano non solo ciò che lega, ma anche ciò che allontana l’uomo e la natura.

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FILMMASTER: DAGLI SPOT BARILLA AI GIOCHI OLIMPICI DI RIO, 40 ANNI DI SUCCESSI

Filmmaster compie 40 anni e lo fa senza aver mai smesso di guardare al futuro. Quattro decadi scandite dalla capacità di anticipare i tempi per la nota azienda italiana, leader nel settore dell’advertising, che nasce nel 1977 dall’intuizione di Sergio Castellani, Stefano Coffa e Giorgio Marino, a pieno titolo entrati nella storia della pubblicità. Col tempo l’azienda ha ampliato i propri orizzonti, diversificando il business nel mondo degli eventi con la creazione di Filmmaster Events, affiancata alla già presente Filmmaster Productions, casa di produzione tra le più importanti d’Europa e oggi sotto l’egida di Lorenzo Cefis. Gli spot indimenticabili della Barilla – Quando c’è Barilla c’è casa – e di Mulino Bianco, oltre allo storico paradiso della Lavazza o allo spot di Flora by Gucci con cui ha vinto uno degli otto Leoni d’Oro che vanta, sono solo alcuni degli esempi della creatività espressa dalla Filmmaster Productions. Anche Filmmaster Events si è da subito distinta a livello internazionale. Nel 2016 si è occupata della realizzazione di ben nove cerimonie, tra cui UEFA, UCL, Euro 2016 e Giochi Olimpici di Rio e già l’anno prima aveva gestito tutti gli eventi legati a Expo 2015, con l’apertura e 3 padiglioni corporate, oltre all’opening berlinese della Champions League. Filmmaster Events è diretta dal Ceo Andrea Varnier, che, nell’occasione del quarantesimo anniversario della casa madre, ci racconta la forza e la metodologia della divisione da lui guidata, attraverso quello che è stato uno degli avvenimenti più amati a livello globale: i Giochi Olimpici di Rio 2016.

Quali punti di forza hanno permesso a Filmmaster Events di diventare uno dei più grandi player nel settore eventi?

Sin dall’ideazione, Filmmaster ha gestito l’intero processo di realizzazione eventi, dalla presentazione e dall’idea creativa alla messa in scena, occupandosi, cosa nient’affatto comune, dell’intera filiera. Proprio questo è uno dei suoi punti di forza. A questo si aggiunge la consapevolezza che, come recita uno dei detti più antichi del mondo, l’unione fa la forza. Tutti i progetti sono corali, realizzati con conoscenze ed esperienze condivise e alle persone che, dal creativo al volontario, rendono la pluralità una chiave di volta.

Come siete arrivati ad organizzare i Giochi Olimpici?

Ai Giochi Olimpici e Paralimpici, Filmmaster si era avvicinata nel 2006, con l’edizione di Torino, che vedeva un lavoro molto complesso e un grande spettacolo, concretizzato confrontandosi egregiamente con un mondo sconosciuto e con le specificità del settore olimpico, grazie anche alla fortuna di lavorare in casa. Dieci anni dopo, nel 2016, ecco arrivare l’edizione di Rio, da affrontare con l’esperienza acquisita nel mentre.

Quali sono i passaggi essenziali per far sì che le cerimonie dei Giochi Olimpici siano un evento di successo? Quali le differenze tra l’una e l’altra edizione?

La differenza sta in un progetto completamente diverso, ideato a distanza di 10 anni dal primo, durato cinque anni e gestito affiancando il Comitato Organizzatore, da cui è scaturita la realizzazione delle quattro cerimonie – due di apertura e due di chiusura – a cui si aggiungono quella di benvenuto agli atleti e l’accensione delle due torce, quella olimpica e quella paralimpica. Le Olimpiadi sono uno show di circa tre ore e mezza, dal vivo, che non prevede alcuna replica. Il problema principale è costituito dal contesto, in quanto sono gestite dai Comitati Organizzatori. Queste associazioni sono composte di stakeholders importanti come la città e il governo, che fissano budget mai negoziabili e aprono un bando per trovare aziende che si occupino dell’aspetto creativo, di quello tecnico o del management. O di tutto il processo, come Filmmaster. Il progetto inizia con due anni e mezzo d’anticipo, dopo l’approvazione del Comitato Olimpico Nazionale con un concept già ben sviluppato, che vede l’affinazione dei costi operativi. Si definiscono, poi, i dettagli e si ricercano le migliaia di volontari necessari, con i casting e la delineazione dei gruppi. Sei mesi prima della cerimonia, inizia finalmente la vera produzione, lavorando sui costumi, sulle scenografie e sugli altri elementi scenici che portano al disegno del palco. Considerato che, la cerimonia di chiusura avviene di domenica, diciassette giorni dopo quella di apertura, non la si può provare in loco, se non in un’area appositamente ricostruita e riproducente lo stadio in scala, visto che quello reale è occupato dalle gare in corso. La chiave del successo è stata l’appoggiarsi a un partner brasiliano, con cui si è condiviso il know-how olimpico e quello di events management, attingendo in cambio a quello basato sulla cultura locale.

Quanto è influenzato un evento, sia nel processo di ideazione che di realizzazione, dalla cultura di un Paese?

Moltissimo. La partnership ha permesso la realizzazione di un evento enorme, reso ostico dalle condizioni logistiche, economiche e sociali non molto facili del Paese. Se nel 2012, infatti, il Brasile attraversava un periodo di floridezza, nel 2016 non era che un’altra nazione in crisi, aspetto che si è riflesso sul lavoro di Filmmaster, costretta a lavorare con un budget inferiore a quanto stabilito. Un Paese può agevolare o meno la produzione, a seconda della velocità della burocrazia. In questo caso la cultura brasiliana è stata d’aiuto per la sua musica, la voglia di ballare e di divertirsi, che ha reso tutto più facile. 12mila atleti, circa 50 capi di governo e decine di migliaia di spettatori. Il pubblico dal vivo, che è minoritario rispetto a quello televisivo, ha comunque un enorme impatto sulla riuscita dello show e a quello brasiliano sembrava fosse stata consegnata la sceneggiatura: l’applauso scoppiava sempre nel momento esatto in cui si sperava scattasse.

In una società sempre più portata a perdere la capacità di meravigliarsi e in cui si rischia di risultare spesso noiosi o poco innovativi, come affronta Filmmaster questa sfida?

È un’analisi realistica, che però non si adatta ai Giochi Olimpici, perché sono un evento storico, atteso sempre con molta emozione. Per gli altri è, invece, essenziale sapersi adattare alla realtà. E in ognuna di esse saper emozionare perché, per quanto la tecnologia avanzi e cambi il nostro mondo, non potrà mai sostituire le componenti più importanti: quella emotiva e quella umana.

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Guanti: lo stile a portata di mano

“ll guanto è l’oggetto che fa la differenza nell’eleganza”. Il raffinato aforisma della stilista Laura Lusuardi racchiude tutta l’enfasi di questo immancabile accessorio. Non soltanto riservato al guardaroba femminile, ma protagonista anche di quello maschile. Il non plus ultra dell’eleganza per lui, è, però, la customizzazione, anche cromatica. The Outlierman, brand che coniuga passione per le classic car, stile e cura dei dettagli, riunisce nella Bespoke Limited Edition una raffinata lavorazione a intreccio, la setosa morbidezza della nappa d’agnello e del pecari e la possibilità di selezionare le nuance più adatte al proprio gusto e alle proprie esigenze. Si può scegliere il ton sur ton o optare per due colori a contrasto, ma l’unico limite è la fantasia. Il tempo d’attesa è di soli 20 giorni lavorativi, poi si potrà aggiungere un altro tassello alla propria eleganza contemporanea e “trattare con i guanti” anche chi non se lo merita.

theoutlierman.com

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THE INSIDERS @SIMONEDECHECCO ISTANBUL

Istanbul, Üsküdar

Istanbul è l’unica città al mondo a sorgere su due continenti: qui passato e presente guardando al futuro attraverso il Bosforo che divide ed unisce Oriente ed Occidente in una commistione che affascina e disorienta.
Profumo di spezie e colori caldi accolgono chiunque in un concerto di differenze e tipicità. Indimenticabili il richiamo dei muezzin e il suono delle campane, gli sguardi malinconici, le danze popolari e il sapore acre della boza, capaci di rendere la vecchia Bisanzio un luogo incantato. Nel pianificare una lista delle cose da vedere nella capitale turca sono da includere la Moschea Blu, Aya Sofya e il Gran Bazar mercato delle Spezie. La cisterna Basilisca, Yerebatan Sarniçi e Palazzo Topkapi completano l’elenco dei siti indispensabili da visitare. Tuttavia, se si volesse conoscere un’insolita Istanbul è possibile dedicarsi maggiormente al versante asiatico. Üsküdar è uno dei più antichi quartieri della città ottomana. Mihrimah, Yeni, Şemsi Paşa, e Kaptan Paşa sono alcune delle quasi 200 moschee che si affacciano sulle vie e le piazze di questo angolo di medio oriente. Da Kız Kulesi, la torre leggendaria che sorge su una delle numerose isole del Bosforo, è possibile ammirare un tramonto speciale.

Poco distante sorge Kuzguncuk, quartiere ebraico che oggi accoglie greci e armeni in un ensemble multietnico affascinante e surreale all’insegna della tolleranza e dell’armonia. Tipiche le case in legno immerse nel verde che ricordano l’atmosfera da villaggio di pescatori: un luogo di ispirazione per artisti, poeti, registi, architetti e sognatori. Büyükada è l’isola preferita dagli Istanbullers, l’Isola del Tempo Perduto, meta e rifugio di scrittori ed expatriates, attratti dalle bougainville e da un’imprendibile vita sul mare. Come un gioiello antico conserva intatta la bellezza e il fascino della belle époque, insieme a elementi di folklore turco d’antan. Rientrando nel versante occidentale bisognerebbe dedicarsi all’esperienza degli hammam, complessi termali nati dalla ritualità mussulmana della purificazione ma anche luoghi con una precisa funzione sociale.

L’hammam di Palazzo di Ciragan voluto dal sultano Abdulaziz, oggi Kempinski Hotel, è realizzato in marmo finemente cesellato unendo sapientemente lo stile ottomano al moresco.

I viveaur si ritrovano da Mikla, ristorante con un’incantevole vista sulla nuova skyline della città. Il menú, proiettato al futuro e alla sperimentazione scandy, ha un concetto inedito che vede coinvolto anche un antropologo alla continua ricerca di ingredienti rari a sostegno di numerosi piccoli produttori indipendenti. Tipicamente tradizionalista, il che significa luogo riservato esclusivamente ad un pubblico maschile, il Caffè di Kadirga è l’ultimo tra i cafè frequentati e gestiti dai pompieri, le cui origini risalgono ai giannizzeri.

Per soggiornare in città, l’hotel da segnalare è il nuovo The House Hotel Bomonti, un concept hotel dal design touch ricercato per un soggiorno all’insegna del lusso contemporaneo. Dettagli industriali, layout sintetici, pavimenti in cemento, pietra naturale con eleganti tocchi in marmo e opere d’arte accuratamente selezionate, si combinano armoniosamente per creare un look sofisticato e moderno.

I globetrotter internazionali frequentano la Soho House Istanbul, club privato inaccessibile ai non soci, circondato dall’hotel omonimo e dal ristorante italiano Cecconi, da frequentare per il brunch domenicale.

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Per la festa del Cinema di Roma Hollywood trasloca sul Tevere

Cover_Borg McEnroe

Lo sport come tema vincente di questa edizione: lo hanno decretato gli spettatori con il ‘premio del pubblico BNL’ in collaborazione con il Main Partner della Festa del Cinema, BNL Gruppo BNP Paribas assegnando il riconoscimento al film ‘Borg McEnroe’ di Janus Metz Pedersen, distribuito da Lucky Red. Una pellicola avvincente e carica di tensione che il regista ha voluto concepire come ‘la versione ambientata nel mondo del tennis di Toro Scatenato’: i due campioni di tennis, rappresentati come eroi e rockstar, sono fortemente caratterizzati, sembrano diversi ma poi si somigliano tanto da diventare amici. Entrambi condividono la vibrante passione per l’agonismo e la tensione competitiva nello sport anche se la stampa dell’epoca – il film li colloca nel 1980 – li contrapponeva definendo McEnroe il ribelle testa calda e Borg come l’iceberg svedese che sul campo da tennis non manifestava emozioni. Un film da vedere sicuramente per la bellezza delle inquadrature e della fotografia, l’intensità tagliente dei dialoghi e la capacità di approfondimento psicologico dei personaggi con le loro vite dentro e fuori il campo da tennis. Fra gli altri film in concorso nella selezione ufficiale che si sono fatti valere portando i divi di Hollywood a Roma svetta ‘Hostiles-Ostili’ di Scott Cooper con Christian Bale, Rosamund Pike e Wes Studi, un film distribuito da Notorious Pictures, ambientato nel 1892 all’epoca del selvaggio West. E’ la storia di un capitano dell’esercito (Christian Bale) che accetta con riluttanza di scortare un capo guerriero Cheyenne in punto di morte (Wes Studi) e la sua famiglia fino alle loro terre natie. Durante il viaggio incontrano una giovane vedova (Rosamund Pike) che ha perso i suoi cari e devono sopravvivere all’ostilità delle tribù Comanche. Sono combattenti tenaci forgiati dalla sofferenza, dalla violenza e dalla perdita, e in loro non regna altro che sospetto e rabbia. Impegnati a collaborare, per sopravvivere a un lungo viaggio, sono costretti ad affrontare i propri pregiudizi gli uni verso gli altri. Nell’epico West di Scott Cooper, il confine tra nemico e alleato, vincente e perdente, è così sfocato da essere irriconoscibile. Fra gli altri film proposti dalla Selezione Ufficiale della Festa spicca il messicano ‘Cuernavaca’ di Alejandro Andrade Pease, storia di un ragazzo che mentre la madre soffre in clinica a causa di un incidente si cimenta con una nonna singolare interpretata nel film dalla grande Carmen Maura. Da segnalare fra i film latini ‘Abracadabra’ diretto da Pablo Berger distribuito da Movies Inspired e interpretato da Maribel Verdù e Antonio de la Torre, storia di un amore schizofrenico, una fusione di generi fra il dramma, il thriller e il fantasy in cui una casalinga cerca di recupera ‘l’anima’ del marito ipnotizzato e posseduto da uno spirito mentre scopre nuovi lati del marito che la attraggono. Humour graffiante e una raffica di colpi di scena animano il bellissimo e spassoso ‘Logan Lucky’ di Steven Soderbergh’ distribuito da Lucky Red con Channing Tatum, Hilary Swank e Daniel Craig, una pellicola che segna il ritorno sul grande schermo del formidabile regista. Film Kolossal e corale dai toni molto duri è ‘Detroit’ di Kathryn Bigelow, distribuito da Eagle Pictures, un ‘pugno nello stomaco’ che affronta senza mezzi termini e con indiscutibile talento registico la sommossa che insanguinò le strade di Detroit del 1967 in cui persero la vita tre afroamericani e centinaia di persone restarono gravemente ferite. Il cast annovera fra gli altri John Boyega, Will Poulter e Anthony Mackie. La rivolta successiva portò a disordini senza precedenti costringendo così, a una presa di coscienza su quanto accaduto durante quell’ignobile giorno di 50 anni fa. Nel thriller drammatico Bigelow bilancia sapientemente l’approccio filmico esperto del cinema in stile reportage, con la narrativa piena di tensione del tipo “ci sei dentro”. Un vero gioiello come anche il film di Sally Potter ‘The party’ distribuito da Academy Two, un capolavoro basato sulla bravura di Kristin Scott Thomas, pieno di colpi di scena dove il comico vira al tragico magistralmente. La Festa del cinema di Roma ha portato nella capitale anche Orlando Bloom per un masterclass. Piena di belle sorprese anche la rassegna autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma ‘Alice nella Città’. Giunta alla sua quindicesima edizione ha portato a Roma sul tappeto rosso Dakota Fanning per il film toccante ‘Please Stand by’ di Ben Lewin con Toni Collette premiando come miglior film il memorabile ‘The best of all worlds’ di Adrian Goiginger per poi assegnare il premio Camera d’Oro Alice/Taodue a ‘Blue my mind’ di Lisa Bruhlmann mentre altri due premi sono andati a ‘Metti una notte’ di Cosimo Messeri e a ‘La mia vita da zucchina’ di Claude Barras’.

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IDROSOMMELIER, L’ASSAGGIATORE DI ACQUE MINERALI

LE ACQUE NON SONO TUTTE UGUALI. Se riconoscere il vino o l’olio extravergine di oliva è diventata prassi ormai ben nota a tutti, l’assaggiatore di acque minerali o Hydrosommelier è una figura che da qualche tempo sta muovendo i primi passi nel mondo del Food & Beverage, riscuotendo una crescente attenzione.
Si è da poco conclusa la kermesse fiorentina Vinoè dove, infatti, i vini hanno fatto da protagonisti, ma anche la sezione delle acque minerali ha preso ampio campo e ha interessato il pubblico e gli addetti ai lavori. Con la partecipazione dei più grandi Maître Water Sommelier italiani, Giuseppe Amati e Mario Celotti, la manifestazione ha puntato a riconoscere le differenze e i punti di forza delle acque che consumiamo e che rappresentano una imprescindibile ricchezza, spesso data per scontata, alla base della nostra alimentazione. Nasce quindi la figura dell’Idrosommelier ( o Hydrosommelier) che cura ed investe nella scelta e nella identificazione delle varie acque minerali, abbinandone il gusto e le diverse composizioni con i cibi giusti e più adeguati. Un buon abbinamento può valorizzare un piatto, esaltandone le qualità e rendendo l’insieme del sapore ancora più armonioso. Da cosa dipende, quindi, il gusto dell’acqua? La mineralizzazione, il ph e la percentuale di anidride carbonica fanno certamente la differenza tra le numerose varietà esistenti. Quattro sono i gusti base che possiamo identificare: tendente al salato, al dolce, all’amaro e all’acido. Nel nord Italia, ad esempio in Friuli, possiamo trovare acque che vengono definite dolci, mentre in Toscana o nelle Marche vengono imbottigliate quelle con qualità più dure. Importante è la distinzione tra acqua frizzante e acqua naturale. L’etichetta che indica “Acqua naturale” significa che essa è stata imbottigliata direttamente dalla sorgente e che, in realtà, può avere al suo interno una minima quantità di gas, senza influire sulla classificazione. Un esempio?  Se la ben nota acqua Ferrarelle si sposa perfettamente con i primi di carne, la Sant’Anna è perfetta con i secondi di pesce alla griglia; se con i formaggi freschi possiamo abbinare la Valverde, quelli stagionati prediligono l’abbinamento con la Boario. E con il dessert cosa dobbiamo bere? L’acqua perfetta è Goccia di Carnia, leggermente effervescente, che lascia un buon sapore in bocca, senza coprire la gustosità del dolce.
L’acqua, quindi, proprio come il vino si sceglie, si abbina e si degusta attraverso veri e propri percorsi sensoriali, classificandone le qualità ed imparando a leggerne le etichette con le relative caratteristiche:  versarla, osservarla, odorarla ed assaporarla esattamente come un rosso pregiato o un bianco frizzante può renderci consapevoli che essa rappresenta la vita e che è alla base di ogni ciclo vitale.

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L’EVENTO COCO CLUB CHANEL A SOHO, NEW YORK

Non è un normale venerdì sera a New York quando Chanel trasforma uno spazio di co-working esclusivamente femminile (il The Wing) a Soho in un favoloso e coinvolgente Coco Club, un esclusivo club per sole donne, inspirato ai tradizionali club per soli uomini. Seguendo l’idea che “ciò che è buono per un uomo è meglio per una donna”, la maison Chanel ha ideato un club pop up che prende come ispirazione il meglio dello stile di vita maschile e lo rende ancora migliore per la donna. Il concept, preso in prestito dal lifestyle maschile, è diventato un evento di lancio nella Grande Mela davvero vincente e pieno di star. Tutto questo per celebrare l’orologio Boyfriend, un favoloso ed elegante orologio disegnato da Chanel con uno stile maschile.
Con le C intrecciate a ogni angolo e frasi motivazionali ispirate dalla leggendaria Gabrielle “Coco” Chanel, il club consiste in un’autentica esperienza full immersion nel mondo Chanel, uno Shangri-La e un angolo di paradiso per gli amanti della moda di lusso del brand iconico, sia uomini che donne.
All’entrata lo staff del check-in ha accolto ogni singolo ospite con una tessera dorata personalizzata da completare con una propria foto scattata in uno spazio squisitamente decorato e una divertente cabina per foto tessere.
Ispirato alla celebre linea Boyfriend di Chanel, l’intero concept dello spazio è un vero tributo allo stile distintivo della leggendaria Coco. Una stanza beauty piena di meravigliosi trucchi Chanel e vaporosi sgabelli di piume su cui essere coccolati, una sala biblioteca riempita di cancelleria decorata con le iniziali di Coco, tavoli da biliardo, da ping pong, un caffè che serve piatti in tema come il club sandwich da ragazze, uno spogliatoio, in cui persino gli asciugamani sono stati specificatamente realizzati nell’intramontabile fantasia in bianco e nero, e un numerologo: sapevate che Coco era affascinata dalla numerologia?
Il piano ovviamente è situato all’iconico numero 5 in un ascensore su Mercer Street.
In sostanza è stato un meraviglioso successo per il lancio e un piacevole ricordo di come la moda e lo stile maschile può ispirare la moda e lo stile femminile, proprio come Coco abbandonerebbe il lungo abito da sera e le piume, retaggio della moda del vecchio secolo, per outfit moderni più comodi, ispirati all’uomo e disegnati in virtù di un’elegante praticità. La creatività al suo punto più alto è una cosa straordinaria da condividere e

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“GRAN MILANO” SPECIAL EDITION

All’ esposizione internazionale ciclo e motociclo EICMA 2017, Milano, è stato possibile ammirare una “Special Edition” della moto “Gran Milano” grazie all’accordo tra Boggi Milano e SWM. La collaborazione nasce da un comune denominatore, la passione per la bella Milano, nonché dalla spiccata propensione verso un pubblico internazionale che ama emozionarsi e distinguersi.
Prodotta nel colore blu Boggi la “Special Edition” avrà personalizzazioni grigie come il ricamo sulla sella e lo stemma Boggi Milano sul serbatoio ed il doppio sellino di serie (monoposto in chiave sportiva o biposto in versione confort).

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Il playground di Parco Sempione ristrutturato da Under Armour

Under Armour ristruttura lo storico playground da basket del Parco Sempione per donarlo alla città e a tutti gli amanti del basket. Un progetto ambizioso, basato sull’idea che niente possa unire come lo sport: da qui la volontà di Under Armour di investire per creare e rinnovare centri comunitari, e spazi sportivi per promuovere la socializzazione e l’aggregazione.
Under Armour prende sotto la sua ala il Parco Sempione di Milano che presentava evidenti problemi strutturali. Questa operazione si inserisce nel progetto ‘Adotta il verde pubblico’ promosso dal Comune e di cui Under Armour si fa promotore.
Per inaugurare il nuovo campo, domenica 5 novembre è stata organizzata una Shop-Battle n cui sono stati coinvolti gli 8 negozi basket più rappresentativi del marchio in Italia.

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SPRING/SUMMER 2018 BY SKECHERS

L’azienda calzaturiera leader globale nell’alta performance e nel lifestyle, SKECHERS USA, presenta tutte le novità della collezione Primavera/Estate 2018, con proposte che vanno ad inserirsi nella sua già vasta gamma di modelli. Ce n’è di tutti i gusti, dalle sneaker notoriamente più comode a quelle più fashion e per bambini.
La divisione Skechers Sport, unisex, si amplia con nuovi modelli sempre più comodi grazie anche all’utilizzo del tessuto knitted, senza cuciture, capace di offrire un comfort senza eguali
Le Skechers Street poi si rivolgono a un pubblico che ama lo stile contemporaneo: il modello è dotato di punte e tomaie metalliche.
La divisione Performance rinnova alcuni modelli della collezione SKECHERS con i modelli Skechers GOwalk Joy e Skechers GOwalk Max.
Novità anche per le linee da donna YOU by Skechers e BOBS e per la linea Kids.

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Roberta Krasnig – FoxLife Official Night Out

Si è tenuto in data 7 novembre il party FoxLife Official Night Out presso lo Spazio Orobia, Milano. FoxLife è un brand di intrattenimento che celebra il mondo femminile in tutte le sue sfaccettature; Dalla tv con il canale sulla piattaforma Sky al nuovo web magazine Foxlife.it all’universo social, FoxLife parla alle donne che amano informarsi e divertirsi ma anche impegnarsi per dare il proprio contributo al cambiamento.
Oltre ai contributi video appositamente creati per la serata, anche due prestigiose partecipazioni artistiche. La mostra fotografica Secret’s room di Roberta Krasnig (una stanza privata con più di 100 ritratti di donne diverse ed eccellenti: personaggi del mondo dello spettacolo, della musica designers e artiste) che per l’occasione ha ritratto anche gli ospiti presenti e l’artista internazionale, Elena Xausa, con la sua opera graffiti realizzata dal vivo.

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Gialle&Co – Baked potatoes dal cuore italiano

In zona Moscova, Milano, apre Gialle&Co, un ristorante che reinterpreta in chiave italiana, con prodotti semplici ma di alta qualità, la tipica baked potato inglese. Vengono proposte alcune ricette fisse accompagnate da altre stagionali per accontentare tutti i palati: dalle Fishytariane alle Veggytariane, dalle Meatariane alle Vegane. L’idea nasce da un’esperienza culinaria di cinque amici in viaggio a Londra, i quali dopo aver assaggiato le baked potatoes, hanno avuto l’idea di renderle più leggere e sfiziose: da qui la rivisitazione in chiave italiana.
È anche possibile assaggiare le mini baked, patate più piccole servite come finger food, ideali per un aperitivo.

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Valentino Uomo FW 17/18

La collezione Valentino Uomo FW 17/18 è la prima disegnata interamente da Pierpaolo Piccioli come unico Direttore Creativo della Maison. Il concept prende ispirazione dal punk , fuso con lo stile del British gentleman; è tuttavia un punk delicato e poetico.
Il nuovo Valentino è un uomo formale che si rivela essere una perfetta commistione tra eleganza e contemporaneità. Il lettering “Reclaim your heritage”, “Beauty is a birthright” e “It seemed to be the end until the next beginning” è presente come stampa o ricamo sia sui capi di abbigliamento (cappotti, knitwear e giacche) che accessori: borse, cappelli e sciarpe.

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SCUDERIA FERRARI COLLECTION SS18

Scuderia Ferrari Collection, per la S/S18,  si fa garante dello stile italiano e svela una gamma di capi e accessori per uomo, donna e bambino. La collezione si declina in una forma metropolitana, con un look contemporaneo che combina tra loro tessuti differenti dove prevalgono i colori rosso e nero. Per i fan della F1, i supporter di tutte le età, t-shirt, giacche e cappellini sono ispirati alle linee della monoposto, al circuito e alle sue curve, al pilota e al suo team.
A chi ama e pratica lo sport, indoor e outdoor, è riservata, invece, una selezione di outfit training, caratterizzati da tessuti tecnici, leggeri e resistenti oltre che traspiranti, antipioggia e antivento.

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SIENS EYE CODE: il futuro degli occhiali è adesso

Stefano e Roberto Russo

Ricodificare il mondo visivo con una nuova interpretazione degli occhiali. Questo è l’obiettivo – e insieme la sfida – di Siens Eye Code, marchio di eyewear nato dall’intuizione di quattro fratelli, Stefano, Roberto, Lilly e Gabriella Russo. Roberto e Stefano si dedicano alla direzione creativa globale, che spazia dal design alla comunicazione, mentre le sorelle Lilly e Gabriella elaborano e concretizzano le strategie. Le loro creature, come loro stessi le definiscono, sono modelli unici, dal design funzionale e tecnologico, registrati con ben tre brevetti innovativi. Questo perché, per i fratelli Russo, gli occhiali sono un veicolo d’identità importante, attraverso cui si comunica con il mondo esterno, instaurando una corrispondenza fra l’individuo e la realtà che lo circonda. A MANINTOWN Stefano e Roberto, raccontano in tandem com’è nato il brand e come si è sviluppato.

Siete un team di quattro fratelli. Avete dei ruoli predefiniti nel vostro lavoro quotidiano?Ognuno di noi è una figura versatile e indipendente e insieme cerchiamo di unire le forze per esprimere al meglio la nostra visione: Wonderful Vision Under Construction.

Avete maturato tutti esperienze diverse in note case di moda. Come nasce l’idea di creare un vostro brand?
Abbiamo voluto esprimere il nostro punto di vista, la nostra visione, combinando design e arte e proponendo qualcosa che mancava nel mercato attraverso nuovi codici visivi.

I vostri occhiali sono dei veri prodotti hi-tech. Come coniugate tecnologia ed estetica?
La nostra sfida è quella di ricodificare la visione, mediante “creature” che conciliano high-tech e high-craft, con un occhio di riguardo alla funzionalità. Senza tralasciare l’estetica.

Come si sviluppa il vostro processo creativo? Da cosa traete ispirazione?
Il processo creativo nasce da una scintilla, un’intuizione e si sviluppa ispirandosi a tutto ciò che ci circonda, tangibile e non, come arte, musica. Affiniamo l’intuito e la mente è libera di viaggiare, scoprire e concepire.

Ci potete raccontare le caratteristiche principali dei tre brevetti?
Il primo brevetto è anche la firma su tutti i nostri modelli ed è un’innovativa cerniera; il secondo è un nuovo sistema di sgancio delle lenti e il terzo è un semplice (ma geniale) packaging integrato all’occhiale.

Da oggetto iconografico a veicolo espressivo. Come riuscite a plasmare un occhiale che possa esprimere l’identità unica di chi lo indossa?
L’occhiale è un oggetto che riteniamo essere molto importante, in quanto al centro dei nostri sensi. Da qui parte il processo creativo che riesce a donare un’anima all’oggetto, a dotarlo di elementi che lo rendono speciale e che esprimono al meglio l’identità di chi lo indossa. Gli occhiali si trovano tra noi e la realtà che ci circonda. Stabiliscono una comunicazione tra chi li indossa e gli altri e rappresentano il ponte tra il mondo interiore e quello esteriore, tra l’occhio e la realtà, ispirandoci a essere autentici.

L’occhiale che meglio vi rappresenta?
Tutte le nostre “creature” esprimono le nostre visioni e intuizioni. In ognuna di esse è racchiuso il DNA del marchio e la nostra anima creativa.

Un progetto da realizzare?
L’apertura di vari shop-experience nelle principali capitali, con un innovativo approccio alla vendita e all’interazione.

www.sienseyecode.com

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Festa del Cinema di Roma: un’edizione da record

Un menù così ricco in 12 edizioni della Festa del Cinema di Roma non si era mai visto e i numeri lo confermano: 268 proiezioni, +13% di incassi, oltre 39.000 biglietti venduti, 11 sale in città e 7 sale nell’Auditorium Parco della Musica, epicentro e cuore pulsante della manifestazione. Sotto l’egida della Fondazione del Cinema per Roma presieduta dall’autorevole critica cinematografica Piera Detassis e con la brillante direzione artistica di Antonio Monda e della sua equipe che ha selezionato ben 106 film provenienti da 23 paesi questa edizione resterà negli annali della kermesse di cinema che può effettivamente rilanciare come sta facendo, il ruolo di Roma nella mappa dei festival internazionali dedicati alla settima arte. Ma veniamo alle presenze dal firmamento del cinema straniero ed italiano molte ed eccellenti. Sul red carpet della Festa del Cinema di Roma che ha tenuto banco nella capitale dal 26 ottobre al 5 novembre 2017 hanno sfilato per incontrare un pubblico caloroso ed entusiasta personalità del calibro di Christoph Waltz attore di Quentin Tarantino, Terry Gilliam, Tim Burton e di Roman Polanski, Xavier Dolan in versione chioma biondo platino che a soli 28 anni ha già al suo attivo la regia di diversi film alcuni dei quali insigniti di premi ed è al lavoro sul suo settimo film da regista, Jake Gillenhaal che oltre a partecipare a un interessante incontro con il pubblico ha proposto al festival di Roma il film ‘Stronger’ di David Gordon Green, la storia di un uomo comune e di un promettente atleta, Jeff Bauman che lotta fra la vita e la morte vittima di un attentato terroristico che lo riduce su una sedie a rotelle in occasione della maratona di Boston del 2013, e il grande interprete shakespeariano Ian McKellen. Senza contare Vanessa Redgrave, 80 anni vissuti con impegno e passione, che a Roma ha presentato un toccante documentario che è anche il suo esordio come regista,‘Sea sorrow’ sui bimbi migranti. Il culmine la festa l’ha raggiunto con l’approdo nella capitale di David Lynch in persona, guru visionario del cinema dark e fantasy, regista di ‘Dune’, ‘Velluto blu’, Mulholland Drive’ e della serie televisiva ‘Twin Peaks’, un cult degli anni’90 di cui è stato da poco presentato il sequel sempre con protagonista Kyle MacLachlan. In forma smagliante il cineasta amante di Fellini e del cinema italiano ha ricevuto da Paolo Sorrentino il premio alla Carriera a coronamento di una festa del cinema ricca di film suggestivi e intensi italiani ed esteri. E anche se la presenza del cinema tricolore non è stata preponderante come ci si poteva aspettare in un festival come questo, così sfaccettato e poliedrico, aperto alla diversità geografica e tematica, due film italiani hanno aperto e chiuso la maratona di cinema capitolina: ‘La ragazza nella nebbia’ con Toni Servillo e Alessio Boni per la regia di Donato Carrisi come pre-apertura il 25 ottobre e il 4 novembre ‘The place’ di Paolo Genovese già apprezzato per ‘Perfetti sconosciuti e che ha portato sul tappeto rosso tutti gli attori più noti del cinema Made in Italy, coinvolti nel cast del suo film corale: Mastandrea, Marchioni, Puccini, Papaleo, Ferilli, Rohrwacher e altri. Un film sulla vita, il destino e la morte, il fato e l’esistenza. E di romanticismo e drammi esistenziali pubblici e privati si racconta nel bel film di Paolo e Vittorio TavianiUna questione privata’ distribuito da 01 Distribution, poetico affresco, tratto dall’omonimo romanzo di Beppe Fenoglio, di un triangolo amoroso vissuto in modo struggente dai tre protagonisti Luca Marinelli (Milton) introverso e intellettuale, Lorenzo Richelmy (Giorgio) il dandy-seduttore e Valentina Bellé (Fulvia) la magnifica preda, in cui il dramma personale di Milton, eroe romantico e idealista schierato come Giorgio con i partigiani, pieno di pathos, si intreccia a quello dell’Italia della Seconda Guerra Mondiale fra rimpianti e scoperte di verità sepolte nell’intimo.

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3 NUOVI FILM PER LA FRAGRANZA UNISEX DI RANKIN

Sesso, sensualità e liberazione fungono da ispirazione per l’erotica e voluttuosa campagna S&X #roundtwo di Azzi Glasser e The Full Service, con cui Rankin celebra la sua nuova fragranza unisex, un omaggio erotico all’essere umano, concepito da The Full Service come una nuova serie in tre parti. Rankin cattura il desiderio mutevole tramite un’immagine, mentre Azzi, fragrance designer, lo fa tramite i suoi aromi. La fragranza, intitolata The Perfumer Story, è descritta come: ‘ una sinfonia edonistica di note che raccontano la storia del contatto tra corpi, la bellezza del contatto fisico e più di tutto i ricordi duraturi, persistenti’.
In questi film Rankin si focalizza sull’idea della sessualità universale e questo profumo è sicuramente la modalità perfetta per raggiungere questo ideale.

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ALANUI Fall/Winter 2017-2018

Il video di ALANUI Fall/Winter 2017-2018 è ambientato nella surreale atmosfera della cava delle Cervaoiole, Italia. Le immagini che si formano infondono un senso di eternità e di irrefrenabile attrazione verso l’avventura: i caldi volumi dei cardigan 100% cashmere sono giustapposti impeccabilmente ai freddi marmi arabeggianti. Ciò che ne deriva è una dicotomia, freddo-caldo, netta e vistosa.
Le grigie venature del marmo sembrano seguire il mélange dei maglioni in tricot, mentre i colori della natura dialogano con i motivi lamè che si fondono nel cashmere, laddove gli orizzonti vengono avvolti da enormi e comodi ponchi.

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Videographer| Francesco Parrella
Camera| Cristian De Giglio
Models| Axelle Mariani e Marcus Leo Bruno
Styling| Carlotta Oddi
Hair| Andrea Costa
Make-up| Giorgia Trezzi
Music| “Viscous” by Tom Quick/Sara Garvey

Dîner enchanté nella città eterna



«Con Cindy Crawford ci siamo divertite moltissimo a fare la spesa. 
Kirsten Stewart era curiosissima di ogni ingrediente». A parlare, con un
 calice di champagne in mano in terrazza, è la marchesa Violante Guerrieri
 Gonzaga. Altissima e, naturalmente, chic, Violante da qualche anno è tornata a 
vivere nella dimora di famiglia, Palazzo Orsini Taverna, magione storica del 
XV secolo, che gode di una vista incomparabile sui tetti di Roma. Qui ha 
scelto di dedicarsi a una delle sue passioni: la cucina. È diventata Cordon 
Bleu e riceve i visitatori di passaggio nella città eterna per una lezione 
di cucina italiana (www.vioscooking.com) che parte dalla spesa nel vicino 
mercato di Campo de’ Fiori e prosegue ai fornelli, fino al pranzo o alla
cena in terrazza. 
Per la prima volta, Palazzo Orsini Taverna ospita una maison francese, per 
un menu studiato dalla marchesa assieme a Nicolas Feuillatte 
(www.nicolas-feuillatte.com), il terzo champagne più bevuto al mondo. Il 
tutto nasce da una domanda: serve un’occasione speciale per bere champagne? 
La risposta abituale è: sì, ma basta andare a Parigi o in Costa Azzurra, per
 rendersi conto che i nostri cugini d’oltralpe hanno un approccio molto più
 edonistico e non rinunciano alle preziose bollicine in nessun momento
dell’anno. 

E allora? Allora metti una sera a cena in terrazza, con un po’ di amici. E 
un menu cucinato in casa. Certo, la vista mozzafiato sul cupolone rende
 tutto più sofisticato, ma l’esperienza si può replicare anche in abitazioni
 più semplici. L’importante è la compagnia.

 La cena è iniziata con il Brut Réserve Magnum, abbinato a un’insalatina verde
 con avocado, burrata e uova di salmone. Si è proseguito, poi, con due
esclusivi champagne millesimati: timballo di tagliolini al curry e gamberi 
in abbinamento al Grand Cru Chardonnay Millesimato 2008, per passare al
 polpettone di carni con salsa tartufata, sposato al Grand Cru Pinot Noir
 Millesimato 2006, in attesa del gran finale con Palmes D’Or Brut Millesimato 
2006. 
La grande bellezza di Roma è stata complice di una serata magica, in linea 
con la filosofia della più giovane maison de champagne (fondata meno di 40
anni fa e già ai vertici). ‘Enchanter la vie’.

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LA MAGIA DELLA CUCINA MEDIORIENTALE FINALMENTE A ROMA

Za’atar, un’antica miscela di spezie diffusa in tutto l’ex impero Ottomano e CA nell’attuale Middle East, è, ora, anche un ristorante al Testaccio: un melting pot di cultura e un’apertura verso l’Oriente. Ventuno spezie donano a questa salsa il particolare mix che dà il via a questo viaggio culinario che, dalla capitale italiana, porta nelle variopinte vie di Istanbul, tra gli arazzi di Gerusalemme, nell’intrigante deserto marocchino e tra le assolate dune persiane. Proprio in questo periodo in cui il Medio Oriente è, purtroppo, associato alla paura, Luca Piperno, imprenditore di successo nel campo della ristorazione romana, ha voluto creare un ristorante che avvicini alla cultura del Middle East, insieme ai soci Mayer Naman, Victor Nahum, Michele Aprile e Marco Domenicucci, già rodati con i locali, Dolce, Retro e Casa 900. “Vogliamo sdoganare il concetto della cucina mediorientale, che non è solo kebab e cous cous e che si presta a una ristorazione di livello. Esempi chiari, in questo senso, sono le aperture di Cleo Hollywood a Los Angeles, Momo a Londra e El Jardin del Califa a Cadice”. Blu cobalto alle pareti, un ricordo delle notti d’Oriente e decori arabeschi da Mille e Una Notte, curati dall’architetto spagnolo Elena Piulats, con smalti colati e il bancone del bar con gli ottoni piegati, acidati e invecchiati, oltre alle decorazioni marocchine che tracciano la via del tavolo. Il menu spazia tra ricette libanesi, israeliane, greche, marocchine e persiane. Tra gli antipasti da provare gli speziati hummus, lo tzatziki e le insalate dagli ingredienti ricercati come menta, melograno, barbabietole viola, pesche e miele. La punta di diamante sono, però, i gamberi fritti avvolti in pasta kataifi, serviti con avocado e salsa di yogurt allo zafferano. Tra i main courses (il concetto tra primi e secondi diventa labile) i Tajine di pollo, manzo, agnello e pesce serviti alla marocchina, ma anche le polpettine di legumi con spezie e coriandolo, la tartare di salmone marinato con harissa e tabulenia. I dessert sono ancora in fase di studio, argomento delicato in Medio Oriente, dove tutti i dolci sono eccessivamente zuccherati per il nostro palato. I cocktail studiati da Roberto Laureri meritano da soli il passaggio al locale: bilanciati, speziati e suadenti come le note della musica araba.

Za’atar
Piazza Orazio Giustiniani 2,
00153 Roma
06 5741382
[email protected]

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“Tre per due” di De Fursac

De Fursac, fondato nel 1973 a Parigi, è un brand creativo dove coesistono in maniera impeccabile più stili, dal casual all’elegante, capace di armonizzare l’eleganza di ieri con lo chic contemporaneo.
De Fursac sta lanciando un video realizzato da Masha Vasyukova,Tre per due”: ripetizioni, preludi, improvvisazioni e storie d’amore, tutte messe in scena sul palco e dietro le quinte: ogni vita è uno show. E ogni giorno è una premier. De Fursac celebra quelli che mostrano se stessi sotto la luce migliore, pronti per entrare nella danza. In perfetto ritmo.

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Siviglia White, la label sperimentale

Siviglia White è un’etichetta sperimentale che mostra una particolare attenzione al capo uomo fondamentale, il pantalone, e ad alcuni elementi total look, in primis il capo spalla. Pur esaltando capi classici, l’anima del brand è sempre volta a una sperimentazione continua: per questo motivo vengono sempre introdotti tessuti innovativi, materiali inediti e dettagli originali.
Si parte da uno studio capillare delle tendenze emergenti e dei materiali suggeriti da collaboratori storici del brand, dopo di che si procede con l’elaborazione del concept di stagione. Il risultato è una capsule chic and relaxed che ridefinisce i codici di un’eleganza maschile contemporanea e daily. Siviglia White è la label che incontra il gusto del giovane uomo metropolitano, dinamico moderno high tech ma senza eccessi, interprete di un’avanguardia che poggia sulle solide basi della bellezza classica.

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NIC FANCIULLI DEBUTTA CON L’ALBUM “MY HEART”

Come DJ di fama internazionale, Nic Fanciulli, diventato ormai sinonimo di cultura della musica elettronica, ha partecipato alla rivoluzione della dance music a Ibiza. Come produttore discografico ha ricevuto una Nomination ai Grammy.
La sua preziosa esperienza decennale è raccolta nell’album di debutto, “My Heart”, uno spazio creativo in cui ci si può immergere in nuove melodie sperimentali, declinate in 16 tracce, incise in collaborazione con altri artisti del calibro di Damon Albarn, Jamie Principle, Eagles & Butterflies e Guy Gerber, solo per nominarne alcuni.

Quando hai capito che la musica sarebbe stata il tuo futuro?
Sono sempre stato interessato alla musica, ma è stato nel 2005, quando mi è stato chiesto dalla BBC Radio 1 di presentare il mio primo dance show in “In New Music We Trust”. Penso che sia stato questo il momento in cui ho realizzato di poterne fare un lavoro.

Da dove trai ispirazione per la tua musica?
Dalle altre persone. Anche solo camminando e ascoltando diversa musica. Sia entrando in un bar e ascoltando una band sconosciuta, sia andando in discoteca quando ho una serata libera. È davvero difficile da dire, perché ho uno stile musicale molto vario; mi piace tutto, dalla disco alla batteria e basso. Invece i Dj che mi influenzano di più sono persone come Laurent Garnier e François K, perché la loro musica è davvero eclettica. Suonano in modo talmente universale che ogni loro nuovo cd mi ispira.

Dirigi anche la casa discografica “Saved Records”, con tuo fratello Mark. Come siete finiti a lavorare insieme?
Nel 2007 sono andato in tour per circa un anno e ho rallentato un po’ con la casa discografica. Pensavo che, quando si possiede un’etichetta discografica, questa vada semplicemente avanti. Quando sono tornato, le vendite dei dischi non andavano bene, perché non ci stavo mettendo né sforzo né passione. Ero occupato durante il viaggio, per questo firmavo solo con i cd che mi piacevano, lasciandoli senza lavorarci correttamente. Mio fratello aveva appena terminato l’università e gli ho chiesto di aiutarmi. Lui ha rimesso praticamente in sesto la casa discografica, perché ha lavorato full time con me e ha faticato per farla tornare sulla cresta dell’onda. Ora siamo arrivati a 155 lanci e devo a lui tantissimo! Quando sei in viaggio in tour hai bisogno di un buon team intorno a te, Mark è entrato a farne parte e ha lavorato sodo.

Ci sono molte collaborazioni nell’album, dagli Audion e gli Eagles & Butterflies a Damon Albarn. Come selezioni gli artisti con cui collaborare?
Avevo una lista di artisti con cui avrei voluto collaborare. È avvenuto in maniera molto organica e non volevo stressarmi, cercando di lavorare con gente con cui era impossibile farlo. Lavoro con persone che sono rispettate e che sono miei buoni amici, quindi è stato un processo davvero semplice. Persone come Guy Gerber, Matthew Dear e persino Damon Albarn. Damon e io non ci conoscevamo, ma anche questa cooperazione è avvenuta in modo organico. Non è stato uno di quei casi da, “Oh potrei collaborare con te tra sei o sette mesi, ma non ora”. È stato piuttosto “Sì, farò il disco con te”, e in due o tre giorni ci siamo mandati le rispettive parti del demo. Ad eccezione di Damon, tutte gli altri interventi sono con dei miei amici. Le collaborazioni che abbiamo nell’album sono del tutto assurde, perciò si è risolto bene.

Il 20 ottobre è uscito l’album “My Heart”. Cos’hanno in comune le sedici tracce?
Credo che tutta l’idea dell’album sia arrivata dopo aver scritto così tanti demo. C’erano tante tracce che non sono incluse nel disco perché non erano adatte al genere di sensazione melodica e musicale del 33 giri. Tutto è elettronico, melodico e interessante, per questo ho dovuto eliminare dei demo per ottenere le sedici tracce finali dell’album. Tutte le track scorrono l’una dopo l’altra, il disco è strutturato secondo la stessa mentalità di un DJ set, dall’inizio alla fine. È vario, nel senso che alcune tracce non hanno il vigore della batteria, mentre altre sì, ma direi che in generale si tratta di dance music elettronica.

Ci sono dei posti in cui non ti sei ancora esibito e in cui vorresti suonare?
Wow, è difficile da dire dopo quindici anni. Il fatto è che ci sono nuovi club che aprono di anno in anno e sono abbastanza fortunato da suonare in molti Paesi e città diverse in giro per il mondo. Penso che si trovi sempre quella gemma di cui non si ha mai sentito parlare, che non sarà neanche il posto di cui tutti parlano, ma finisci per suonare lì e supera ogni aspettativa. Ci sono molti luoghi d’incontro famosi, che sono indicati come i club in cui tutti dovrebbero suonare. Tuttavia ho suonato in questi club e qualche volta non sono così incredibili, come tutti fanno credere. Occasionalmente vado in un club di cui davvero nessuno parla e si rivela dieci volte meglio. Mi piacerebbe suonare al Fuji Rock festival, ho sempre voluto farlo.

Una canzone speciale tratta dall’album?
Sono tutte davvero buone, ma dovrei dire “Saying”. Collaborare con Damon Albarn all’album è stato straordinario, perché sono cresciuto con le sue canzoni, dal periodo dei Blur fino ai Gorillaz. Per questo essere in grado di lavorare con qualcuno che ha creato così tanti dischi meravigliosi e che mi ricorda la mia infanzia e la scuola è stato molto particolare.

Com’è il tuo rapporto con la moda? Pensi che sia importante nella musica?
Sono abbastanza ossessionato dalla moda. Specialmente quando si tratta di stilisti nuovi ed emergenti. La moda è arte e si congiunge davvero con la musica. Mi piace molto OFF WHITE di Virgil Abloh, e Boris Bidjan è un altro designer che, in un certo senso, si collega alla scena musicale. Uno dei miei stilisti preferiti è Riccardo Tisci, l’ex direttore artistico di Givenchy.

Un accessorio senza cui non potresti vivere?
Il mio orologio! È un Patek Philippe Aquanaut, che mi sono regalato come premio.

I tuoi progetti futuri?
Sto lavorando a due limited edition, album di performance live. Ne faremo una all’Art Basel di Miami questo novembre e poi un’altra a Londra, il prossimo gennaio. La stagione di Ibiza è appena terminata, così sono diretto in Sud America, Nord America, Asia e Australia per l’inverno.

Streaming/acquisto qui – https://lnk.to/MYHEARTALB
Per acquistare i biglietti per il live di Art Basel a Miami qui
Per acquistare i biglietti per il live di Londra  qui

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Dove vai se la bici non ce l’hai?

Attrezzo sportivo o mezzo di locomozione in città? La bicicletta, ormai, fa parte dello stile di vita di moltissimi. C’è chi, più sportivo e amante della natura, organizza le gite sui monti con gli amici, chi in città non ne può più fare a meno, e chi invece ha adottato questo attività sportiva per tenersi in forma. Possiamo dire che la bici sta diventando una vera e propria filosofia di vita sempre più amata, anche dal mondo della moda. Nuove collaborazioni come quella di Brompton X Barbour o addirittura linee dedicate, come quella di Levi’s e le Coq Sportif hanno pensato al mondo dei nuovi ciclisti urbani, un trend che sta davvero contagiando in positivo tutti quanti. Movimento, aria aperta e zero inquinamento, per questi e altri buoni motivi, la bici dovrebbe diventare davvero la nostra migliore amica, ecco perché oggi stanno venendo alla ribalta sempre più accessori che ci spingono a non lasciarla mai. Un esempio è la nuova linea Tucano Urbano, che propone cerate e ghette da pioggia o la giacca catarifrangente Armata di Mare, perfetta per quando ci ritroviamo a pedalare nel buio. Fondamentale per chi ama pedalare in montagna e utile anche in città, il navigatore Hammerhead, dispositivo del quale non potrete più fare a meno. Ora non vi resta che decidere il modello di bici che preferite, sportiva e dall’animo grintoso o da città, e magari, perché no, colorata?

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“A chi ci mette le mani”

A chi ci mette le mani” è il nuovo progetto lanciato da Alfa Romeo dedicato alla promozione di Stelvio, lo sportivissimo ed elegante SUV del brand. Il primo dei quattro eventi previsti si è tenuto a Napoli e ha avuto come ospite d’onore Gianluca Isaia (stilista e Amministratore Delegato dell’omonimo brand), ambasciatore del progetto. Attraverso il Saper Fare italiano, il progetto si propone di raccontare il talento di 4 personaggi legati rispettivamente al mondo della moda (Gianluca Isaia), della musica (Giorgio Moroder), della cucina (Antonia Klugmann) e dello sport (Andrea Zorzi). Alfa Romeo dedica ad ognuno di loro uno short movie per il web, durante il quale la loro voce accompagnerà lo spettatore attraverso le curve della propria storia; un viaggio tra le tappe di vite straordinarie, per scoprire cosa significa “metterci le mani” e raggiungere la cima, dove solo Stelvio riesce ad arrivare.

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L’ICONICA GHIBLI NEL FILM BORG VS MC ENROE

In occasione dell’uscita del nuovo film Borg vs Mc EnroeSergio Tacchini, tennista e fondatore dell’omonimo brand sportivo, lancia una versione rivisitata dell’iconica Ghibli indossata dal fuoriclasse John Mc Enroe. Il film, in uscita nelle sale italiane dal 9 novembre, porta per la prima volta sulla scena l’aspra rivalità tra i due atleti, che non era solo tennis, ma era un duello tra due mondi in conflitto perenne tra loro: uno solo poteva sopravvivere.
Nel film la storica finale di Wimbledon del 1980 fa rivivere un’epoca caratterizzata da simboli che vivono in eterno come la mitica tracktop Ghibli di Sergio Tacchini indossata da Mc Enroe all’inizio degli anni 80. Una giacca sportiva con zip frontale, maniche con taglio raglan e logo cucito sul petto sinistro, fedele ai colori dell’originale – blu, rosso e bianco.

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ÉDITIONS M.R. x LE COQ SPORTIF: LE NUOVE SNEAKERS ‘MADE IN FRANCE’

Le Coq Sportif inaugura la nuova linea Made In France grazie alla collaborazione con Éditions M.R., brand francese di prêt-à-porter maschile al quale unisce la propria storia e artigianalità, con il lancio di due nuove sneakers in edizione limitata. Fondata nel 2009 da Mathieu de Ménonville, la casa di moda ha avuto accesso completo agli archivi di Le Coq Sportif per poter reinventare un prototipo del 1981, quello delle iconiche LCS Turbostyle. Il risultato della collaborazione è una scarpa da ginnastica in suede e pelle, disponibile in due varianti, blue navy/bordeaux e blue navy/bianco, e dal design sufficientemente minimal da renderle perfette per ogni occasione.
Éditions M.R. x Le Coq Sportif – LCS Turbostyle sono in vendita, oltre che negli store ufficiali, anche presso 10 Corso Como, a Milano.

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Un nuovo punto di riferimento milanese per NOVE25

Un indirizzo nuovo a Milano, per conoscere da vicino (tanto da scoprirne anche le tecniche di lavorazione) NOVE25, brand di urban jewellery ideato nel 2005 da Roberto Dibenedetto, che ha inaugurato la nuova sede in via Sanzio 21. Qui, un concept che riunisce le atmosfere della Grande Mela alla perizia interpretativa made in Italy, fa da sfondo agli uffici dirigenziali e ai laboratori artigianali, dove la possibilità di customizzare un gioiello diventa realtà.

Le news di NOVE25 non finiscono qui. Infatti, cosa nasce dalla collaborazione tra il tatuatore di uno dei più importanti studi creativi del mondo e questo marchio top per l’interpretazione dell’argento e delle pietre dure?

La risposta è Ophis, una collezione dedicata al mondo dell’esoterismo e dell’astrologia, il cui nome deriva dall’Ofiuco tredicesimo segno zodiacale, che riunisce la creatività di Mirko Sata, tatuatore conosciuto worldwide e il linguaggio estetico di NOVE25. La linea cesella i segni zodiacali e gli elementi a cui appartengono attraverso un linguaggio creativo originale e contemporaneo, a cui si unisce la perfezione esecutiva delle tecniche tradizionali di lavorazione. L’argento brunito si mescola, così, alle cromie delle pietre dure per incarnare la fantasia di Sata e la perizia del marchio.

Quello di Sata non è l’unico tributo d’artista a NOVE25. Il nuovo quartier generale si fregia anche di un’installazione straordinaria del mixed media artist, australiano, Pauly Bonomelli, ispirata ai temi di Ophis e che sarà testimonianza permanente all’interno del concept store.

Tramite le collaborazioni con questi esponenti dello scenario internazionale dell’arte, si rafforza l’idea di NOVE25 come label che sviluppa differenti significati nel mondo della gioielleria, con nuovi approcci estetici, nuove tecnologie al servizio della creatività e la maestria artigianale.

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HUAWEI MATE 10 IN COLLABORAZIONE CON PORSCHE DESIGN

Porsche Design estende la sua partnership con l’innovatore tecnologico Huawei introducendo il sofisticato ed elegante Porsche Design HUAWEI Mate 10; ingegneria e estetica sono le parole d’ordine del nuovo modello. Da un lato la scocca è realizzata in vetro resistente, in un raffinato color Diamond Black dall’altro, eleganza e esclusività sono espresse dalla raffinata custodia in pelle e dalle preziose finiture. Il Porsche Design HUAWEI Mate 10 utilizza il processore AI integrato che garantisce prestazioni elevate ad altissima velocità.
Le principali caratteristiche includono una batteria 400mAh integrata a un sistema di gestione dell’energia che permette di massimizzare la durata della batteria evitando inutili sprechi. Ancora, il display HUAWEI FullView assicura la migliore qualità di video e foto, la tecnologia Easy Talk migliora l’acustica, mentre il Traduttore real time AL traduce istantaneamente testo, voce, immagini. Infine la doppia fotocamera con lenti Leica garantisce fotografie di qualità professionale con la massima semplicità.

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GLI INDISTRUTTIBILI: GIUSEPPE ROSSI NUOVO AMBASSADOR DI G-SHOCK

Sfidare i propri limiti come chiave per il successo. È questo il messaggio della campagna internazionale #ChallengeTheLimits, promossa da G-SHOCK, il brand di orologi indistruttibili di Casio, in occasione del lancio del nuovo modello G-Steel, dotato di tecnologia Bluetooth®. Il motto che ha ispirato Mr. Kikuo Ibe, l’ingegnere giapponese che 35 anni fa ha ideato un orologio indistruttibile, è ora incarnato dal nuovo ambassador, il calciatore italo-americano Giuseppe Rossi, meglio conosciuto come Pepito, scelto non solo grazie al suo grande talento, ma soprattutto grazie alla sua tenacia e determinazione dimostrate in diverse occasioni durante la sua carriera, non ultimo il grave infortunio dello scorso aprile al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro. MANINTOWN ha incontrato l’indistruttibile campione per voi.

Il motto di G-Shock è #ChallengeTheLimits. In quali occasioni hai dovuto superare i tuoi limiti?
Sono passati sei mesi da un infortunio grave al ginocchio e per un calciatore è molto difficile e lungo il recupero. Quindi, diventa una sfida, non soltanto fisica, ma anche mentale e psicologica. A questo punto mi sento bene, ho affrontato tante difficoltà, però sono sempre riuscito ad andare oltre, ed è proprio quello che stiamo comunicando con questo progetto #ChallengeTheLimits. Sono quasi pronto per il ritorno in campo.

Come è nata la passione per il calcio?
Quando avevo due anni, mio padre mi ha messo davanti un pallone da calcio. Lui tornava dal lavoro e si metteva in giardino con me, piazzava due-tre conetti e io cercavo di superarli. Era un grande intenditore, allenatore e giocatore, per questo c’era sempre il calcio in tv e un pallone nel salotto. Per me è stato molto facile innamorarmi di questo sport.

Come nasce il soprannome Pepito?
Mi chiamano “Pepito” perché il grande Bearzot, l’allenatore con cui l’Italia ha vinto i mondiali nell’82, mi ha paragonato a “Pablito” (Paolo Rossi). Così è nato “Pepito”.

Un momento indimenticabile della tua carriera?
La tripletta contro la Juventus, con la maglia della Fiorentina.

Che rapporto hai con la moda?
La moda mi piace, anche se cambia ogni giorno ed è difficile starle dietro. Per me è qualcosa di bello da vedere e mi appassiona, anche perché ho la fortuna di vivere a New York, che è considerata una delle capitali della moda.

Come definiresti il tuo stile?
Mi considero una persona molto casual, anche se, essendo un atleta, indosso spesso capi sportivi.

La prossima sfida?
Metto sempre come hashtag, su Instagram e Twitter, #nevergiveup, proprio perché ho altri sogni da realizzare e quindi non ci si deve mai arrendere, neanche di fronte alle difficoltà, bisogna sempre credere nei propri sogni. Purtroppo questi infortuni non ci volevano, però sono cose che capitano nella vita, bisogna sempre rialzarsi, come sto facendo e come ho fatto in passato, senza aver paura di andare avanti. Adesso non vedo l’ora di rientrare in campo. Voglio solo toccare l’erba, correre con i miei compagni e spero che avvenga proprio in Italia.

www.g-shock.eu

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IRAQ: UNA FERITA APERTA

CASA EMERGENCY e La Triennale di Milano, ospitano la mostra, Iraq: una ferita aperta, il racconto dell’orrore di Mosul, documentato da Giles Duley, la prima fino al 23 novembre; la seconda, con un estratto, fino al 12/11.

Il fotografo inglese, nel febbraio 2017, ha visitato l’ospedale di EMERGENCY a Erbil, per mostrare al mondo la più grande battaglia urbana dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’occupazione della città da parte dell’ISIS e la controffensiva irachena hanno generato una violenza inaudita, che ha visto soccombere 40mila esseri umani e costretto più di 700mila persone a evacuare. Questo l’orrore che Duley ha raccontato con il suo obbiettivo. Una guerra vista da vicino, con gli occhi di chi la vive e attraverso quelli di chi la documenta. Dopo aver lavorato per anni come fotografo di moda e musica, Giles Duley ha iniziato a viaggiare per documentare le storie delle vittime di guerra in tutto il mondo arrivando, nel 2011, a perdere entrambe le gambe e il braccio sinistro in un’esplosione in Afghanistan. Nonostante ciò, ha sempre cercato di trovare un barlume di speranza da immortalare, come una risata o l’amore di una famiglia. Qualcosa a cui valesse ancora la pena restare aggrappati, per mantenere viva la speranza. A Mosul, però, questo barlume è stato impossibile da trovare. Bambini mutilati, famiglie distrutte, un ragazzo paralizzato da un proiettile di un cecchino. Perché mostrare tanto dolore? «Credo che la fotografia richieda una grande responsabilità. Nel momento in cui prendo tra le mani la fotocamera, per raccontare la storia di una persona, mi chiedo: Perché lo sto facendo?» spiega Duley. La risposta arriva dalla madre di un bambino di 12 anni, ricoverato nell’ospedale di EMERGENCY, che ha perso entrambe le gambe e gran parte della mano destra. «Quando un bambino è così tragicamente ferito, il mondo intero deve vederlo». Duley non si limita a suggerire l’idea di guerra, ma la documenta, nella consapevolezza di quanto sia necessario vedere per comprendere. «La fotografia perde di significato se non faccio tutto il possibile, affinché il mondo veda quello che i miei occhi hanno visto. Questo è il mio dovere». L’immagine scattata come testimonianza, nel mostrare e nel trasmettere un senso di dovere, perché le cose, senza alcun compromesso possibile, devono cambiare.

 

CASA EMERGENCY                                                                                              Triennale di Milano
Via Santa Croce 19, Milano                                                                                      Via Alemagna 6, Milano
28/10 -6/11 | 14/11 – 23/11                                                                                        24/10 – 12/11
Lunedì – Domenica 10:00 – 19:00                                                                         Martedì – Domenica 10:30 – 20:30

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FROM 80s TO NOW

PONY – Product of New York – famoso brand americano di urban sneakers, lancia sul mercato le nuove PRO 80 CRACK. Nato come reinterpretazione della classica PRO 80, il nuovo modello CRACK trova il significato del suo nome nei dettagli di pelle screpolata, che lo rendono uno dei must urban più richiesti di questa stagione. A completare il look classico e pulito della sneakers, una nappa di alta qualità e lo chevron, tipico di Pony, realizzato in suede di quattro differenti colori: verde, rosso, navy e nero.

 Il marchio, nato nel 1972, per primo al mondo ha veicolato nelle strade delle nostre città sneakers che fino ad allora si erano viste solo sui campi di atletica e negli stadi delle più popolari discipline sportive. Ancora oggi i suoi modelli sono richiesti da appassionati di tutto il mondo; la più amata è la PRO 80, lanciata nel 1983, una tennis dal design semplice in pelle bianca ,come da tradizione sportiva.

Ripescando dettagli originali degli Eighties, come il logo sulla linguetta, il nuovo modello PRO 80 CRACK vuole anche reinventare ed innovare la classica visione della PRO 80, senza snaturarne la semplicità e il look urban.

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NIKE PRESENTA LA COLLEZIONE AF100

Le Air Force, che nascono propriamente sul campo da basket, tagliano il traguardo del 35esimo anniversario. Per celebrare questa occasione e per dare il giusto riconoscimento al white-white della Air Force 1, Nike ha collaborato con cinque grandi personaggi: Don C . Crawley,  Kareem  “Biggs” Burke, Erroolson HughTravis Scott Virgil Abloh. L’anima della collezione prevede di mantenere la riconoscibilità dell’iconica scarpa ma allo stesso tempo di inserire elementi dello stile di vita di ognuno. In particolare Don C Crawley, Con la sua Air Force 1 Hi Just Don, ha optato per un mix di pelle di prima classe e di materiali di prima qualità con elementi della Air Force 2 e della Air force 3. La Air Force 1 Roc-A-Fella di Kareem “Biggs” Burke rende omaggio alle origini newyorkesi della scarpa con un design strettamente ispirato all’originale. La Lunar Force 1/Acronym ‘17 By Errolson Hugh rimane fedele all’iconico modello ma spinge il design oltre i confini concepiti. La Air Force 1 Low Travis Scott By Travis Scott ha la giuntura riflettente così che, colpita dalla luce, si colori delle sfumature che genera il sole. Infine la Air Force 1 ’07 Off White di Virgil Abloh modifica il bianco su bianco senza però sconvolgere: rivoluziona mantenendo però la tradizione.

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PRESTIGE COLLECTION BY COLLISTAR

Con la Prestige Collection, Collistar continua il suo viaggio nel segmento fine fragrance. Queste fragranze sono come luoghi dell’anima e dei ricordi, basta un attimo per riportare alla memoria esperienze passate.
Dopo aver esordito lo scorso anno con l’Oud e l’Ambra, la Prestige Collection rende omaggio ad altri due ingredienti regali, Rosa e Incenso, due Eau De Parfum, da usare soli o sovrapposti, per lei e per lui. Nella Rosa, esordisce il pepe rosa e si assiste all’incontro di due qualità olfattive: Rose Water Natsource e Rosyfolia, opulenta e magnetica la prima, etera ed elegante la seconda. Il cuore della fragranza è il mahonial, un particolare mughetto dai sentori di magnolia. Nell’Incenso, il pepe nero speziato e vibrante costituisce l’icipit. Il cuore, vede la presenza ipnotica dell’incenso, variagato con venature sensuali e avvolgenti di labdano e styrax che trovano compimento, infine, nel patchouli e nel legno di gaiac.

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