Il ricordo di Germano Celant: cinque opere per scoprire l’importanza che l’arte povera ha ancora oggi

Viene a mancare all’età di 80 anni il critico e curatore genovese Germano Celant, dopo due mesi in terapia intensiva al San Raffaele per complicazioni dovute al COVID – 19.

Identificato come il fondatore dell’arte povera, movimento della seconda metà degli anni sessanta che pone il rapporto Uomo – Natura alle sue fondamenta, Celant fu tra i primi a privilegiare il “gesto artistico” mettendosi in forte contrapposizione con le tendenze consumistiche che in quei tempi stavano sempre più prendendo piede nel mercato dell’arte. 

Il mondo dell’arte italiano perde così una delle sue figure più importanti, autore di più di cinquanta pubblicazioni Celant è stato curatore del Guggenheim di New York, direttore della prima Biennale di Firenze Arte e Moda e della Biennale di Venezia nel 1997.

Nel 2015 la sua carriera raggiunge l’apice grazie alla nomina come direttore artistico di Fondazione Prada. 

Anche il direttore artistico del Museo Novecento ha voluto ricordare Germano Celant: “E’ un giorno triste per il sistema dell’arte del nostro paese. La pandemia ha strappato, all’affetto dei suoi cari e degli amici artisti, Germano Celant, straordinario protagonista della critica e della curatela in arte. Imprescindibile punto di riferimento per  il suo magistero teorico e il suo approccio nella organizzazione delle mostre, da quelle collettive alle personali, sempre impostate in condivisione con gli artisti, dei quali Celant non era solo interprete teorico, ma compagno di avventura fin dalla fine degli anni Sessanta. Ebbe allora la felice intuizione di scavalcare le storie personali di molti di loro per raggrupparli sotto il termine di Arte Povera, un’attitudine poetica e immaginativa che ha segnato l’evoluzione dei linguaggi contemporanei. Ricordo con emozione la sua ultima grande prova, la mostra antologica di Jannis Kounellis a Venezia lo scorso anno. L’omaggio di un grande critico a un gigante dell’arte contemporanea scomparso nel 2017”.

L’importanza dell’arte povera: Gli anni sessanta sono caratterizzati da un periodo di enorme cambiamento favorito dalle rivolte studentesche e le manifestazioni di dissenso contro la guerra del Vietnam e contro le repressioni nei paesi latini americani.

Sono anni particolari che avranno una forte ripercussione anche nell’arte, in particolare grazie a quella Povera che riflette una necessità di cambiamento nei contenuti ma anche nella sua natura vitale, un approccio non più statico ma mutevole. 

Gli esponenti dell’arte povera utilizzano così materiali alternativi come terra, legno, ferro e scarti industriali attraverso i quali ci comunicano i loro messaggi di stampo intellettuale. 

Cinque opere per ricordare l’importanza comunicativa dell’arte povera: 

Senza titolo – 12 cavalli 1967 – Kounellis


Igloo con Albero 1968 – 1969 – Mario Merz 


Quadro di fili elettrici 1957 – tenda di lampadine – Mario Pistoletto 


Famigliole 2010 – Piero Gilardi 


Mare  1967 – Pino Pascali

Seiko compie 60 anni

Nato nel 1960, creatori orologiai si posero l’obiettivo di creare il  “re” degli orologi progettando un esemplare che superasse la media dei concorrenti per facilità d’uso, resistenza, leggibilità e design. Ecco che nacque il Grand Seiko, chiamato così perché rispecchiava le caratteristiche di un orologio importante. 

Il mondo Seiko, da sempre legato ad alti livelli di precisione, leggibilità e design, lancia un reStyling dell’iconico Grand Seiko, quest’anno al suo sessantesimo anniversario.

Due modelli per l’occasione: uno che rende omaggio al famoso 44GSdel ’67, simbolo dello stile iconico giapponese del celebre segnatempo della casa, il 9S85 caratterizzato da una precisione da +5 a -3 secondi al giorno è una riserva di carica di ben 55 ore. Le Lancette dei secondi rosse e logo in oro. L’altro, invece, appartiene alla collezione sport con indici e lancette rivestiti in LumiBrite che favorisce l’alta leggibilità in condizioni di luce scarsa. Un orologio “user friendly” dal carattere sportivo . 

Abbiamo pensato a una selezione di stile perfetta per il vostro leisure time, per le vostre future passeggiate primaverili o semplicemente per il tempo libero.

Da un lato il classicismo del Grand Seiko, dall’altro lato, invece, stile casual e capi trendy per un total look a contrasto che non passa inosservato. 

GIACCA IN DENIM – The Workers Club 

CAMICIA IN COTONE CON STAMPA FANTASIA  – Givenchy 

T-SHIRT IN COTONE BIANCA – Acne Studios 

PANTALONE TESSUTO TECNICO BLU – Theory

SNEAKERS CON LOGO RICAMATO – Gucci 

5 serie Netflix che fanno discutere

Da quelle a sfondo religioso, ai reality show oltre oceano, agli scandali delle baby squillo, abbiamo preparato per le vostre serate in quarantena una mini guida sulle serie tv Netflix che fanno discutere e scatenano dibattiti . 

Cinque tematiche attualissime, cinque visioni differenti che potrete veder sviluppate attraverso le serie in questo momento sul canale streaming più chiacchierato del momento. 

MESSIAH

“Ti convertirà”? È lo slogan che appare sul poster ufficiale di Messiah , serie tv che ha creato non poche polemiche per il suo filo conduttore a sfondo religioso . 

Messiah è la storia di Eva Geller, agente della CIA incaricata di investigare su un uomo misterioso, capace di avere un gran seguito in tutto il mondo. Ciò  che gli permette di conquistarsi la cieca fiducia dei seguaci è il presunto potere di compiere miracoli, ed Eva deve ripercorrerne i passi per comprendere cosa c’è dietro. Si tratta di un vero leader religioso o di un ciarlatano? Oppure, peggio ancora, di un truffatore? Guardatelo per scoprire . 

TOO HOT TO HANDLE 

Dimenticatevi gli show dove dei giovanissimi sono rinchiusi in una villa di lusso a far baldoria, Too Hot To Handle supera i di gran lunga questo genere di show.

I protagonisti, si, sono dei giovani e bellissimi ragazzi, ossessionati dal sex appeal: ma pensate a cosa potrebbe succedere se gli venisse vietato loro qualsiasi forma di contatto sessuale. I dieci concorrenti, condivideranno alla fine il premio finale di 100 mila dollari, sempre se non venisse decurtato man mano che uno di loro non infranga le regole. Uno show che vi terrà incollati allo schermo, nonostante l’alto tasso di “trash”. 

YOU 

Giunto alla 4 stagione, You ha registrato fin da subito un grande successo. Soprattutto per la trama: Joe Goldberg è un libraio, appassionato di letteratura e colto. 

Quando un giorno nel suo negozio entra Beck, aspirante scrittrice alla ricerca di se stessa, Joe decide che è lei la donna che deve avere. Ma a iniziare non è una storia d’amore, ma una storia di ossessione in cui il protagonista è uno stalker con inganni, stratagemmi per circuire la propria vittima. Ma d’altro canto Joe viene designato come “protettore” della donna che ama, a tal punto da scatenare dibattiti sullo stalking. Il film ci porta a riflettere attraverso la mente malata dello stalker creando quasi un’empatia con lo spettatore. 

THE SINNER 

Sui vari siti dedicati alle recensioni dei film di Netflix, si legge che The SINNER è uno di quei horror Movie così spaventosi che non si riesce a finire di guardare. Si, proprio così, la serie horror racconta di una donna e madre depressa che accoltella un uomo apparentemente innocente, in una tranquilla e ordinaria giornata al mare con la famiglia . Ma cosa si nasconde dietro l’efferato gesto ? E perché la serie di cui è protagonista l’attrice Jessica Biel viene definita “spaventosa” dagli utenti ? Lo scopriremo solo guardandola , ce la farete

BABY

È stata una delle serie più criticate per la forte tematica della prostituzione minorile. Ma a essere criticata, più della tematica stessa, è stata la visione, sostengono alcuni, con la quale è stata sviluppata, considerata troppo superficiale. Ma altri ammettono invece di aver esplorato un mondo sotterraneo in continua crescita, sta di fatto che le vicende delle baby squillo sono da sempre al centro dei media e opinione pubblica e soprattutto dopo questa serie che vi terrà incollati allo schermo data la sua impronta da soap opera. 

Chopard loves cinema

Il brand di orologeria e gioielleria d’oltralpe Chopard è Partner Ufficiale del famoso festival cinematografico di Cannes che da 72 edizioni premia i lungometraggi che hanno fatto la storia del grande schermo. Tra questi, suggeriamo una selezione fatta da esperti della settima arte di sei film tutti vincitori della Palma d’Oro da vedere (o rivedere) in questo periodo.

La dolce vita, di Federico Fellini (1960). Una pellicola allegramente decadente che racconta le scorribande di un eroe edonista, interpretato da Marcello Mastroianni, tra le vie della Capitale nostrana. Iconica per la storia del nostro cinema è la scena in cui Anita Ekberg, con indosso un bellissimo abito nero a sirena, fa il bagno nella Fontana di Trevi. Apprezzato dalla critica e condannato dal Vaticano, questo film è la consacrazione del periodo d’oro del cinema italiano.

Les parapluies de Cherbourg, di Jacques Demy (1964). Vittoria al 17° Festival di Cannes per questo film interamente cantato sulle note del compositore Michel Legrand che cela, dietro i suoi colori pastello, un profondo senso di malinconia. Una vera rivelazione fu l’attrice Catherine Deneuve e la sua interpretazione dalla bellezza innocente.

All that jazz, di Bob Fosse (1980). Questa commedia musicale è una dichiarazione d’amore nei confronti di Broadway. Un turbinio di danza e musica che esalta la teatralità della vita.

Lezioni di piano, di Jane Campion (1993). Primo e al momento unico film con una regia femminile ad aver conquistato una Palma d’Oro. Questa storia cinematografica, registrata tra i bellissimi paesaggio della Nuova Zelanda, rimettono al centro dell’attenzione la natura e l’istinto umano.

Pulp fiction, di Quentin Tarantino (1994). Una delle pellicole più divertenti tra tutte quelle presentate nelle varie edizioni del festival. La vittoria di questo film è stata la scommessa fatta dal Presidente di giuria Clint Eastwood sul futuro del giovane e promettente regista, al tempo al suo secondo film.

Un affare di famiglia, di Kore’eda Hirokazu (2018). La sconvolgente storia di una disfunzionale famiglia giapponese che resta unita solo grazie alla comune propensione ai piccoli furti. 

5 fotografi da seguire su Instagram

Instagram è diventata una piattaforma che permette a fotografi e appassionati di condividere i loro scatti. Sono sempre di più i professionisti che scelgono questo social network per mostrarsi e farsi notare. Se state cercando ispirazione o volete ravvivare il vostro feed, questi sono i fotografi da seguire che abbiamo selezionato nel mese di Aprile.

Sem Gregg

Instagram: @samalexandergregg

Ritrattista e documentarista londinese, gli scatti di Sem Gregg si rifugiano in ambienti complessi che risiedono nelle periferie.
Il suo lavoro è una ricerca per interrompere e mettere in discussione i tabù e celebrare i valori umani universali.

Gray Sorrenti

Instagram: @graysorrenti

Quando la fotografia ti scorre nel sangue, non hai altra scelta che metterti a scattare.
Figlia del leggendario fotografo Mario Sorrenti, Gray è una vera e propria stella nascente della fotografia internazionale.

Michael Oliver Love

Instagram: @michaeloliverlove

Fotografo che porta una ventata di freschezza nel mondo della fashion photography, creando immagini sorprendenti che mirano a sovvertire gli stereotipi di genere, sfidando la mascolinità tossica.

Goblin

Instagram: @nycgoblin

Giovane fotografo e artista surrealista domenicano con sede nel Bronx di NY.
Il suo lavoro spazia dalla fotografia di moda, all’adv, fino a opere con tecniche più complesse.
La sua arte interpreta tutte le sfaccettature della sua personalità: l’amore, la verità e la rabbia.

Dimpy Bhalotia

Instagram: @dimpy.bhalotia

Nata a Bombay e trapiantata a Londra dove trascorre le sue giornate all’insegna della passione per la street photography in bianco e nero.
Tutto è scattato con l’Iphone, grazie al quale riesce a immortalare l’energia che la circonda.

Infertilità e Covid-19, cosa dice la scienza?

Negli ultimi giorni fa discutere molto la pubblicazione dei dati relativi al boom di vendita negli Stati Uniti di home-kit per la crioconservazione di liquido seminale. Sembrerebbe infatti che le due maggiori aziende produttrici (CryoChoice e Dodi) di tali dispositivi abbiano aumentato di circa il 20% il giro d’affari legato all’invio a domicilio di kit di raccolta del liquido seminale, adatti alla crioconservazione. Stando ai dati riportati dal New York Post, questa tendenza sembra coinvolgere anche molte donne, che sempre più cominciano a richiedere la possibilità di poter crioconservare gli ovuli. 

Alla base di questa crescente paura per lo stato di fertilità, sopratutto da parte della popolazione maschile (che in termini percentuali sembra essere anche quella maggiormente contagiata da Saras-Cov-2) vi è un articolo pubblicato recentemente dai ricercatori della Maryland University su Nature Comunications, i quali hanno dimostrato come i livelli di stress psico-fisico, innescato in questo caso dalla pandemia da Sars-Cov-2, possano influire negativamente sulla qualità del liquido seminale. 

Ma oltre all’influenza negativa dello stress secondari alla pandemia sulla qualità del liquido seminale, cosa sappiamo oggi della relazione tra infertilità e Sars-Cov-2? 

Lo chiediamo al Dott. Nicola Macchione, Urologo e Andrologo che presta servizio all’Ospedale San Paolo di Milano, e che in questi giorni si è visto assieme ad altri colleghi impegnato con pazienti dei reparti Covid-19. 

Esiste una relazione tra infertilità maschile e Sars-COV-2?

Studi recenti dimostrano che tale virus è stato identificato in diversi fluidi biologici. Sappiamo infatti che lo si trova nelle secrezioni nasali, nella saliva, nelle feci, nel sangue (1%), ma non nelle urine e nel liquido seminale, anche se gli studi attualmente presenti in letteratura coinvolgono un numero di pazienti molto esiguo per trarre conclusioni affrettate. Infatti, escludere la presenza del Sars-Cov-2 nel liquido seminale è di fondamentale importanza non solo per valutare eventuali sequele sulla fertilità, ma anche per escludere la trasmissione sessuale. 

Quindi il Sars-Cov-2 potrebbe trovarsi nelle secrezioni genitali? 

In realtà al momento possiamo escluderlo, ma sappiamo ancora poco. E noto ad oggi che molti virus (HIV, Zika virus, virus della parotite) raggiungono tranquillamente i genitali e possono essere identificati nel liquido seminale per molto tempo anche dopo la negativizzazione nel circolo ematico degli stessi. Resta da capire se questo passaggio avviene anche per il Sars-Cov-2. 

Sicuramente, per quanto riguarda le donne sappiamo da un recente studio che ha coinvolto circa 10 pazienti, che il coronavirus non è identificabile a livello delle secrezioni vaginali. Andando invece a guardare cosa avviene nei maschi dobbiamo far riferimento ad uno studio eseguito qualche anno fa per un “parente stretto” di questo virus; il Sars-Cov (che nel 2002 contagiò oltre 8000 soggetti, causando il decesso di 774 pazienti). In questo studio si è documentato, valutando reperti istologici testicolari di 6 soggetti deceduti, un quadro di infiammazione severa delle gonadi che in alcuni casi si presentava con un vero e proprio quadro di atrofia della linea cellulare seminale. In tutti i casi riportati però, il genoma del virus a livello testicolare non è stato mai identificato. Questo a dimostrazione che apparentemente i Beta-Coronavirus non riescano ad attraversare la “barriera emato-testicolare” ma siano comunque in grado di indurre una reazione immunitaria tale da poter dare un quadro infiammatorio locale. 

E a proposito del Sars-Cov-2? 

Ad oggi esistono due gruppi di ricercatori che si sono spinti a valutare l’eventuale presenza del Sars-Cov-2 a livello seminale, ma entrambi gli studi presentano molti limiti legati alla numerosità del campione. 

Nel primo studio sono stati arruolati 13 pazienti contagiati da Sars-Cov-2, di cui 12 guariti ed 1 deceduto. L’età media di questi soggetti era tra i 22 ed i 38 anni, e tutti erano rimasti asintomatici e/o pauci-sintomatici. Di questi soggetti è stata eseguita la ricerca su liquido seminale del Sars-Cov-2, ma in nessuno dei campioni è stato trovato il virus. Inoltre del paziente deceduto è stata eseguita una biopsia testicolare ed anche in quel caso non sono state identificate tracce della presenza del Coronavirus. Il secondo studio invece ha coinvolto 34 soggetti contagiati, anche questi paucisintomatici, anche se in 6 pazienti (17.6%) erano stati riportati sintomi testicolari (algie). Nonostante ciò i risultati sono stati praticamente sovrapponibili a quelli del precedente studio, documentando l’assenza di Coronavirus a livello testicolare. 

Perché un virus così contagioso risparmia i testicoli? 

Esistono tre grosse ragioni che in qualche modo possono spiegare l’assenza di Sars-Cov-2 a livello testicolare. La prima sta nel fatto che i livelli di recettori ACE2 e TMPRSS2 a livello della popolazione cellulare testicolare non sono espressi in modo importante, e noi sappiamo che l’ingresso del Sars-Cov-2 a livello cellulare prevede l’interazione della proteina S (Spike) con tali recettori. 

La seconda motivazione invece riguarda la presenza a livello testicolare di un meccanismo di protezione denominato “barriera emato-testicolare” che in qualche modo “isola e protegge” il distretto seminale da quello ematico. Tale sistema è regolato principalmente da giunzioni strette tra le cellule del Sartoli e la lamina basale dei tubuli seminiferi. Questo sistema per esempio, viene a mancare nelle infezioni da Virus Zika, che sembra infettare tali cellule inducendone la morte e quindi facendo venir meno la loro funzione di “protezione”. 

La terza motivazione invece è quella epidemiologica; in questi studi infatti sono stati valutati soggetti pauci-sintomatici e/o addirittura asintomatici; quindi soggetti in cui la carica virale in circolo era teoricamente molto bassa, e per tale motivo verosimilmente “incapace” di raggiungere il distretto testicolare. 

Quindi possiamo evitare una corsa alla crioconservazione? 

Al momento le evidenze sono poche, ma concordanti, per cui mi sentirei di scoraggiare un eventuale corsa alla crioconservazione dei gameti, anche se sugli effetti a lungo termine conosciamo davvero poco. 

Come è cambiato il tuo lavoro negli ultimi mesi?

In questo periodo il mio lavoro è cambiato in modo importante, ho dedicato molte energie al reparto Covid, ma per fortuna visto il calo dei contagi sono ritornato da qualche giorno al mio lavoro da urologo. Ad ogni modo non ho mai abbandonato del tutto la mia specializzazione, ho ritagliato degli spazi per continuare a sviluppare e migliorare il mio lavoro.

Prospettive sulla fase che seguirà al lockdown?

Quando il lockdown sarà terminato spero che vengano ripristinate le attività di prima anche se tutto quello che è accaduto va attentamente analizzato e dovrà guidare una riforma atta a migliorare il nostro sistema sanitario. Dovremo fare in modo che una pandemia del genere possa essere gestita in tempi più rapidi e con un contenimento maggiore dei danni, sia in termini economici sia di vite umane.

1930, il secret bar più secret di Milano

Il suo simbolo è un cerchio imperfetto in Stile Art Nouveau, con quei decori floreali tipici dei primi ‘900; come accedervi rimane un segreto, almeno per voi che non ci siete ancora stati, ma a rivelarvelo toglierei il divertimento perchè il 1930, il secret bar più secret di Milano è davvero una chicca. 

Uno dei modi per tentare di spalancare la porta del proibizionismo è diventare assidui frequentatori del Mag Cafè, altro luogo della stessa famiglia, e meritarvi un invito dagli stessi proprietari. Come? Immaginiamo il cliente perfetto del 1930 come un gentleman che beve come un vero maschio; un dandy che accompagna la propria signora e l’inizia all’arte del bere; ma oggi i tempi sono cambiati e potrebbero ribaltarsi i ruoli; in quel caso il barman si complimenterà con voi! 
Potrete quindi iniziare a collezionare cocktail al Mag per poi ritrovarvi o semplicemente ubriachi, o i fortunati “uomini da bere” del 1930.

L’impatto è deludente, una porticina vetrata vi svelerà una triste ex latteria, o potrebbe sembrare uno di quei bar arrabattati all’ultimo senza budget da investire; ma anche questo è il calcolo diabolico di chi ha voluto, con il 1930, creare un mondo al rovescio, un tempo che volge al passato, una clessidra che si ferma, perchè una seconda porta nascosta vi catapulterà nel caldo universo dei cocktail proibiti


Sono due i livelli del locale, il piano superiore sembra più affollato, luminoso e destinato a gruppi; quello inferiore è la ricetta perfetta per una serata intima in cui è piacevole conversare perchè tutti bisbiglieranno anziché sbraitare, sorseggeranno anziché trangugiare, flirteranno anziché pretendere. 

1930 è uno stille di vita, il cocktail è protagonista, lo si rispetta come un mito, lo si attende come una medicina, e tutto diventa un rito, tra un sorso di whiskey cocktail e un tiro di Montecristo n.2, perchè anche questo è concesso.

Ogni angolo presenta un cimelio de les temps passés, vecchi registratori di cassa su antichi bauli di legno, candelabri in argento a 5 braccia, poltrone in blu velvet incorniciate da drappeggi porpora come una scena a teatro. I mattoni alle pareti riscaldano l’ambiente, su ogni oggetto poggiano foto vintage in bianco e nero, con una Marilyn Monroe ammiccante e infinite scatole di sigarette di ogni dimensione, portate lì da un contrabbandiere sul cui petto è finita una pallottola. 


Le uniche luci sono quelle delle candele, per fortuna, perfette per creare quell’atmosfera pittoresca e silenziosa che è d’obbligo in un locale che vuol essere chiamato “secret bar”. 

Una sedia a dondolo sta accanto alla porta d’ingresso del bagno, utile per chi deve fare il palo e fuggire dopo essersi caricato con uno Sazerac.
Comodo per le ladies che vogliono poggiare giacche o cappotto, nel bagno trovate un manichino in ferro, delle foto d’antan del Naviglio Grande fine ‘800, dei poster in stile Art Déco e un simpatico tariffario della “Madama Gioia”, la donna ad ore che dovrebbe soddisfare desideri e svezzare giovani studenti a cui viene concesso un trattamento speciale con agevolazioni. Insomma non manca nulla per essere un perfetto Peaky Blinders

Prima di salutare con un arrivederci (perchè vorrete assolutamente tornarci) il 1930, scaldatevi l’ugola con un Tom & Jerry, vi verrà servito in un bicchiere di legno senza manici, ha i profumi di casa, del caffè latte prima della buona notte ma alcolico; in questo modo potrete almeno fingere di essere dei bravi ragazzi! 

Benetton: #WeareRainbows

United Colors of Benetton lancia We Are Rainbows, un progetto Instagram concepito dal suo direttore artistico Jean-Charles de Castelbajac per trasmettere un messaggio positivo e solidale in questo periodo di difficoltà.

Tra i brand di abbigliamento, Benetton è conosciuto come uno dei custodi a livello globale della magia del colore. Quando gli arcobaleni sono spuntati sui balconi di tutta Italia, accompagnati dall’hashtag #andràtuttobene, il profilo social del marchio ha risposto con un messaggio solidale: “Restiamo uniti, come i colori dell’arcobaleno”.

Oggi, quel concept fa un altro passo in avanti. Il brand chiederà alla sua community su Instagram di interpretare l’arcobaleno con un disegno, una foto, un video, e postarlo sui propri profili social con l’hashtag #WeAreRainbows e i tag @benetton @jcdecastelbajac.

I contributi migliori saranno ripubblicati sul profilo ufficiale: l’invasione di arcobaleni andrà avanti per alcune settimane, con l’obiettivo di riunire la community Benetton, in Italia e nel mondo, intorno a un simbolo universale di speranza.

Intervista a Jan Michelini, regista di “Diavoli”

Jan Michelini è un regista dal talento internazionale, infatti ha costruito le basi della sua carriera proprio respirando e carpendo i segreti di grandi maestri che lo hanno guidato. Fin da giovanissimo ha cercato di lavorare al fianco di visionari professionisti come Mel Gibson. Si divide tra un set e l’altro senza trascurare la sua bellissima moglie Giusy Buscemi, già Miss Italia, da cui ha avuto due bellissime bimbe.

La sua ultima fatica “Diavoli” è in onda sui canali SKY dal 17 Aprile con Alessandro Borghi e Patrick Dempsey protagonisti.

Dove stai trascorrendo la tua quarantena?

Ovviamente a casa, vivo a Roma e più precisamente a Trastevere, grazie al cielo abbiamo una bella terrazza che permette di avere un po’ di sfogo, e soprattutto con due bambini piccoli che non possono uscire è davvero indispensabile. Nel frattempo, mi sono trasformato in colf.

Diamo che la più grande se ne sta accorgendo perché ogni tanto ci fa capire di voler tornare al nido dai suoi amici, l’altra non se ne rende conto perché ha sei mesi.

Che differenza trovi nel girare una fiction italiana ed una internazionale?

Di base il mio lavoro non cambia, la differenza la fanno solo le risorse che si hanno a disposizione per realizzare il progetto.

Ovviamente in una produzione internazionale avendo più giorni a disposizione si può dare più sfogo alla creatività.

E poi ci sono serie come “DOC: nelle tue mani“ dove invece ti chiedi come fare ad ottenere un prodotto di altissima qualità con meno mezzi, e li posso dire che nascono i veri miracoli.

Ti aspettavi il grande successo della serie “DOC”?

Quando avevo letto la storia scritta da due grandissimi autori, per altro realmente accaduta, ho capito immediatamente che c’era una storia forte con dell’ottimo materiale su cui poter lavorare.

Soprattutto nella fase di montaggio mi son reso conto di continuare a provare emozioni diverse, poi la scelta della messa in onda in un momento così difficile dove eravamo bombardati da immagini di medici ed ospedali.

Credo che il pubblico ci abbia premiato in quanto è una serie televisiva che comunque porta a credere nella speranza.

Il finale invece lo vedremo a settembre?

Sì, quando è scattato il blocco totale ci mancava ancora una settimana di riprese, ed anche una parte di montaggio, ma quello son riuscito a farlo da casa con l’oramai noto “smart working”.

Che hai pensato quando ti è stata offerta diavoli?

Beh, la prima cosa è stata: studia, studia! Era un argomento che non conoscevo assolutamente, non conosco la finanza, non investo quindi era una scoperta anche per me.

Non conoscevo le radici profonde di un territorio di guerra, che giorno dopo giorno può decidere le sorti dei paesi.

È una serie che non da un giudizio morale sulla finanza, anzi permette al telespettatore di farsi una propria opinione e capire quale può essere il bene e quale il male.

Diavoli è un titolo che può essere frainteso, ma non posso ovviamente svelare le vere origini altrimenti svelerei la fine della serie, ma non si riferisce all’entità spirituale diabolica.

La scelta del cast l’hai fatta tu o era già sul tavolo quando sei arrivato?

In quel momento non era ancora definito, ma ci stava lavorando il titolare della prima parte della serie, però devo dire che è stato un lavoro svolto totalmente a quattro mani e chi meglio di Alessandro Borghi e Patrick Demsey per quei ruoli, credo nessuno.

Regista e Miss, è da sempre un connubio che funziona, come vi siete conosciuti?

La prima volta è stato ad un evento di beneficenza dove lei era testimonial, io son andato di corsa giusto per salutare, ed un amico me l’ha presentata, ma non ci siamo assolutamente filati.

Ci sono voluti almeno tre anni di incontri casuali, avevamo entrambi dei pregiudizi a vicenda, che poi con un viaggio in treno sono crollati in un attimo.

Accessori: il best of dei brand sostenibili

La crisi pandemica ha posto l’industria della moda inizialmente di fronte a importanti quesiti. “Come reagiremo a tutto questo” è tra questi il più impellente.

La forza creativa, spinta propulsiva dell’industria, diverrà quindi sempre più protagonista. E di conseguenza saranno sempre più sotto i riflettori i marchi che puntano sulla sostenibilità.

Dunque stop al lusso eccessivo: nessuno spreco è concesso. Le prime soluzioni? Sharing, stock con parti ricambiabili dell’accessorio vendute insieme per customizzarlo, per menzionare alcuni efficaci esempi del nuovo lusso. Scopri in questo articolo la lista dei “brand to watch” su cui noi di Man in Town scommettiamo.

Primo fra tutti Freitag, brand di borse che lancia S.W.A.P., una piattaforma per i suoi clienti che funziona similmente alla celebre app di incontri Tinder. Solo che il match stavolta avviene tra borse. Un primo esempio concreto di sharing sostenibile.

La particolrità di ACBC, marchio di scarpe fondato da Gio Giacobbe ed Edoardo Iannuzzi, sta nella customizzazione durante l’acquisto. Si può scegliere tra diversi colori e inoltre acquistare diverse suole che permettono di avere così quattro modelli al prezzo di uno.

Questo sistema di personalizzazione all’acquisto permette di avere un minor impatto sul numero di produzione e di conseguenza sulla polluzione. Una filera totalmente green è la scelta di All Birds, brand che si focalizza sul welfare degli animali per gli allevamenti in Nuova Zelanda dove produce.

La lana merino cruelty-free, la plastica riciclata per realizzare le stringhe e il cartone second-hand per il packaging permettono a ogni singola sneaker del brand al momento di equivalere a circa 7 chili di emissioni di co2 (la media è di 12). E intendono scendere ancora di molto.

Concludiamo il viaggio di stile green con NO/AN, linea di borse fondata dalla designer finlandese Anna Lehmusniemi. Le sue borse in pelle puntano sulla qualità del materiale cruelty-free e sulla produzione tipica dello slow-fashion unito alla maestria artigianale dei conciai portoghesi.

Minor impatto ambientale, produzioni più contenute, upcycled e molto altro: il vocabolario della moda post-Covid19.

Andrea Dal Corso: «La pandemia come mezzo per reprimere la futilità»

La realtà in questo periodo di emergenza è rappresentata da una certa dualità dell’essere. Ha bisogno di essere rielaborata, per un momento che non appena cesserà, ci farà guardare indietro con uno sguardo impavido, prudente e colmo di accortezza.

Ed è proprio questa la visione a cui si presta Andrea Dal Corso, il talent digitale protagonista di questa riflessione sugli annessi futuri in epoca post Covid-19, influenzato da una voglia prorompente di reprimere la futilità, che svela la sua indole nel voler trasformare le linee d’azione ripetute dal settore moda odierno verso nuovi fronti.

Tratteggia la sua visione del mondo con tanto di spirito disarmante, che esorta: “Ora è necessario definire una volta per tutte i piani globali ecologici e ambientali: nello smaltimento delle plastiche, nel ruolo del petrolio, nella distruzione di habitat naturali, e l’inquinamento delle acque, per arrivare alle disparità sociali, a quel cibo sprecato da molti e sognato da molti altri, alle guerre ancora in atto, dimostriamo di aver capito a pieno che l’evoluzione Darwiniana, accorgendoci che quella di oggi ha tutte le carte in regola per essere un’involuzione.”

In occasione di questo momento di reclusione universale, noi di Man In Town abbiamo voluto approfondire le ripercussioni future che andranno a influire sul piano umanitario e creativo con Andrea. 

Quale è la tua professione?

Sono un imprenditore creativo. Mi occupo di digital strategy e di content creation negli ambiti di travelling, gentleman lifestyle e benessere. Seguo, o meglio, seguivo fino a due mesi fa l’account management e il business growth dell’azienda vinicola messa in piedi con la mia famiglia. Ora mi sto dedicando ad un progetto di cultura digitale che lancerò a giorni assieme al mio team. Ho sempre lavorato nella moda come indossatore, vista da me come una forma d’arte, in quanto mi aiutava ad esprimermi, cosa che faccio attraverso ogni forma di creatività.

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia?

La pandemia ha colpito ogni settore, sicuramente la moda è uno tra i più rilevanti. Ma sono più che certo che le menti creative che competono nel fashion sapranno cogliere questa occasione come un nuovo punto di partenza, un nuovo stimolo che partorirà idee brillanti, eclettiche per i costumi quotidiano. 

Sicuramente nei reparti di produzione dedicato un ampio spazio alla ricerca, ma non come la si intende ora, ossia girare il mondo in cerca di “scopiazzamenti” di vario genere per poi farli propri. Ricerca intesa come vero e proprio studio di nuovi materiali che grazie alla nanotecnologia aiuteranno nella prevenzione di un eventuale futuro scoppio pandemico. 

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilità economica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi?

“Tutto parte dal caos” ebbene oggi possiamo dire che tutto ripartirà, ri-nascerà, ma in maniera nuova e con nuovi occhi. Questo periodo forzato di chiusura in realtà ha aperto le menti di molti. Ha scardinato imposizioni mentali autoimposte guardando a nuovi orizzonti. 

Tutti stiamo prendendo sempre più consapevolezza di due grandi aspetti: 

1. Di quanto stia prendendo sempre più una fascia di mercato il digital business a discapito dell’offline; 

2. Di quanti siamo. Prima eravamo troppo impegnati nelle nostre vite per renderci conto di quante altre vite simili alla nostra vivono realtà similissime alla nostra. Da qui una nuova grande consapevolezza: distinguerci.  Il mondo online per certi versi è più tosto di quello off line, dove non ci sono barriere di spazio. Non posso essere il migliore insegnante di inglese del mio paese soltanto perché siamo in tre o quattro ed io solo quello nato per primo. Le leggi del mondo online non tengono in considerazione lo spazio; forse il tempo detiene ancora una certa importanza, ma occhio, passa molto più in fretta il tempo digital rispetto a quello offline.

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accingersi a un’etica di miglior impatto?

Sicuramente questa tragedia collettiva globale ha sensibilizzato perfino i brand fashion che ancora oggi si affidano ad una produzione con sfruttamento umano, in condizioni davvero disagiate. 

Il “fil rouge” che spero accompagnerà tutte le prossime collezioni sarà di un “Mondo Unito”, un’umanità capace e desiderosa di aiutarsi vicendevolmente se vuole continuare a popolare questo pianeta che sempre più ci fa capire quanto lo si stia mettendo a dura prova. 

Come dicevo, la ricerca verso materiali tecnologici in aiuto alla prevenzione, ma soprattutto una manifattura pressoché autonoma all’interno del proprio Stato. Far girare le rispettive economie, per poi esportarle. Questa sarà la vera sfida che oggi diviene ancora più importante per la ri-partenza. In seconda analisi, dal mio punto di vista bisognerebbe fermare tutta questa spettacolarizzazione e dare un taglio agli sprechi. Basta cambiare decine di vestiti a stagione ma piuttosto puntare a capi che durino nel tempo. Ho apprezzato molto la lettera di Giorgio Armani in cui suggerisce al Mondo di “iniziare a togliere il superfluo e ridefinire i tempi”. 

A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi?

I creativi al giorno d’oggi hanno un’importanza incredibile. Sono quelli che una volta si potevano definire come gli “inventori.”Peccato che ad oggi c’è ben poco rimasto da inventare di nuovo. Si puó sicuramente migliorare il modo con cui comunichiamo e forse la tendenza non sarà più quella di “accorciare” sempre di più le distanze, bensì veicolarle. Trovare il modo per smettere di rendere accessibile tutto a tutti, ma semplificare il processo di condivisione e di ricerca della qualità delle informazioni a chi riesce davvero ad apprezzarla. 

Abbiamo popolato ogni genere di piattaforma con ogni genere di contenuti: personali, culturali, ispirazionali, comici, trash, motivazionali e in molti casi pure tragici come il cyberbullying o il revenge porn. Ora c’è bisogno di fare ordine, i creativi sapranno rendere Semplice ciò che semplice di per sé non è. Un po’ come Piero Angela iniziava di parlare di cultura, Storia e Arte in quel cubo dedicato all’intrattenimento, ma lo faceva in un modo talmente “smart”, termine che ancora non esisteva, da rendere tutto di facile comprensione per tutti.

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19?

Personalmente non sono spaventato, perché so che cercherò di risolvere ogni cosa si prospetti. Non è da confondere con un atteggiamento del tipo: “anche se mi cade il mondo affianco io resto immobile.” Sto educando il mio mindset ad essere pro-attivo, trasmettendo la stessa grinta alle persone che mi seguono attraverso i miei canali. 

Di per sé il nostro quotidiano necessità di nuove abitudini, tornando a quelle pre-pandemia e per certi versi potrà sembrare uno shock uguale o maggiore rispetto a quello di rimanere in casa. Penso che ognuno debba prepararsi già ora mentalmente a 360 gradi. Altrimenti sarebbe come prepararsi lo zaino durante il tragitto verso la scuola. No, lo zaino va preparato il giorno prima, organizzando libri, penne e pennarelli in base alle materie del giorno successivo. 

Ci saranno le stesse misure che stiamo adottando ora per andare in farmacia o a fare la spesa, dovremo soltanto replicarle in ogni aspetto sociale ancora per un po’. Vediamola come una grande lezione di civiltà globale. 

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia?

Ho deciso di non aspettare il “post-epidemia” per capire i cambiamenti del mio lavoro e piangere su tutte le perdite avute in questi due mesi. Da un mese e mezzo sto lavorando ad un progetto digital assieme al mio team che è quasi arrivato alla sua fase di lancio. Ne sono davvero orgoglioso perché ci ho messo anima e cuore e spero rappresenti un piccolo tassello infinitesimale di quella creatività di cui oggi abbiamo bisogno. 

Per quanto riguarda il mio lavoro usuale sicuramente ripartirà a singhiozzo e dovrò quasi continuare ad attingere dai miei risparmi per continuare a pagare spese e investimenti, ma non demordiamo, ogni tempesta troverà luce. 

Riflessioni conclusive? 

Madre Natura ancora una volta ha suonato il suo campanello d’allarme. Se vogliamo continuare a coesistere in questo pianeta dobbiamo invertire la direzione attuale. La pandemia globale è stato il veicolo per fermare un mondo che ha perso la sua rotta alla longevità. Ora è necessario definire una volta per tutte i piani globali ecologici e ambientali: nello smaltimento delle plastiche, nel ruolo del petrolio, nella distruzione di habitat naturali, e l’inquinamento delle acque, per arrivare alle disparità sociali, a quel cibo sprecato da molti e sognato da molti altri, alle guerre ancora in atto, dimostriamo di aver capito a pieno che l’evoluzione Darwiniana, accorgendoci che quella di oggi ha tutte le carte in regola per esser un’involuzione. Sicuramente questo è un periodo di forte introspezione e sta alimentando il nostro livello di empatia. 

Instagram: @andreadalcorso

Rinascere dai fiori, la parola ai Flower designer

A prescindere da quale sia la stagione, l’amore per fiori e piante è universale. In un momento come questo, dove non possiamo gioire dei parchi o dei giardini in fiore, proprio adesso che siamo balzati avanti di un’ora e le temperature sono salite, sentiamo ancora di più l’amore per la natura.

Per portare un po’ di primavera nel nostro quotidiano, abbiamo intervistato tre eccellenze milanesi che hanno fatto della loro passione per le piante e per i fiori un modello di business. Personalità e stili a confronto, tra racconti d’esperienza e nuovi progetti, ci regalano una visione positiva che celebra la rinascita della città.

Del resto, la primavera è una questione di nuovi inizi e non vediamo l’ora di goderne a pieno.

FIORI & POTAFIORI

Rosalba Piccinni – Fondatrice di Fiori e Potafiori
@potafiori

Raccontaci la tua realtà, cosa fai e come nasce la passione per il tuo lavoro?

La mia è una vocazione che nasce dallo stimolo di voler fare qualcosa di bello e di essere felice.

Fin da piccola mi sono dedicata alla musica e ai fiori, studiandoli e amandoli follemente.

Ho iniziato a lavorare come apprendista in un negozio di fiori a Bergamo, la mia città natale, lo stesso negozio che ho rilevato ventiquattro anni fa, li è nato Fiori.

Nel 2009 ho aperto il primo negozio a Milano, in via Broggi, un vero e proprio atelier floreale, dove creo composizioni uniche che parlano di contaminazioni, di arte, architettura e di umanità.

L’ultima mia creazione è Potafiori, lì vive il meglio di me, lo definisco “il bistrot dei fiori”, nel quale fiori, cibo e musica uniscono e intrattengono il mio pubblico, tanto da diventare un posto di riferimento per importanti brand di moda, dell’editoria e la mondanità milanese.

Come descriveresti il tuo stile?

Uno stile essenziale, vero, onesto e attento ai dettagli.

Riutilizziamo le foglie, i tessuti, le corde, gli arbusti, tutto quello che m’ispira, amo comporre utilizzando il materiale che ho attorno.

Quando lavoro, mi piace pensare che stia componendo un’opera d’arte unica e non ce ne saranno altre uguali.

Un elemento che considero magico è la trasformazione spontanea delle cose, come la natura muta, il tempo che passa lasciando il segno, come quando appassiscono le foglie.

Avete mai visto le foglie d’agave appassite? Sono delle piccole sculture con cui di solito riempio enormi vasi di vetro, sono bellissime.

Per me la bellezza è quando associ forme e materiali differenti tra loro e crei armonia.

Come vi state muovendo in questa situazione atipica, dettata dalle restrizioni del COVID-19?

I primi giorni sono andata in crisi ed è proprio nel momento del disagio che viene fuori il talento, e da li ho iniziato a inventarmi di tutto, qualsiasi cosa potesse far stare bene la gente: piante, cibo e musica.

La prima invenzione è stata il “pota-ranges”, che in bergamasco significa “arrangiati”, è un kit in cui trovi tutto l’occorrente per realizzare il tuo centrotavola, poi “l’aperipronto” in cui spedisco un aperitivo sotto vuoto con una buona bottiglia di vino, l’ultima trovata è “la serenata” in cui tramite un QR code la mia voce apparirà a casa vostra per farvi compagnia cantando.

Ci diamo da fare, non siamo solo un negozio di fiori, Potafiori è un modo di vivere.

Se dovessi dedicare una composizione alla città di Milano che si risveglia dal lockdown come sarebbe? Ce la descrivi?

Andrei a recidere io stessa le materie prime e ruberei quello che c’è.

Arbusti di ogni tipo e fiori come le liliaceae, bulbose, narcisetti, il tutto assemblato in un contenitore dal design intrigante, ora che ci penso, potrebbe essere un tubo idraulico, di quelli arancioni per intenderci.

Un inno alle unioni che vanno oltre le religioni e i colori, alla spontaneità, come quella dei fiori che crescono dove capita e si fanno amare così come sono.

OFFFI

Mario Nobile – fondatore di Offfi
@offfimilano

Raccontaci la tua realtà, cosa fai e come nasce la passione per il tuo lavoro?

Tutto quello che si può fare con le mani mi ha sempre dato soddisfazione, dal cambiare una presa elettrica al restaurare mobili.

Ho studiato chimica farmaceutica, ho lavorato in una multinazionale per dodici anni, poi ho mollato tutto, non ne potevo più delle inutili riunioni e conference, dove tutti dicono le stesse cose, ma poi effettivamente nessuno dice niente, è cosi che la gente diventa stronza.

Un giorno, vedendo un negozio di fiori e una persona che li stava confezionando, mi sono reso conto che quel lavoro manuale, da mani nella terra, poteva fare al caso mio.

Così nel 2014 ho deciso di aprire Offfi in via Carmagnola, Isola è il quartiere dove vivo dal 2006 e che all’epoca doveva ancora diventare quello che è oggi.

Nel mio spazio oltre alla vendita al dettaglio di piante e fiori, si progettano allestimenti di tutti i tipi, dai giardini privati agli eventi dedicati alla moda.

Come descriveresti il tuo stile?

Il mio è uno stile naturale, istintivo e molto wild.

Mi piace pensare che i miei mazzi di fiori abbiano quella spontaneità che avrebbe se fossero raccolti un po’ in campagna e un po’ in un bel giardino all’inglese. 

Non amo le composizioni pettinate, quelle non mi rispecchiano proprio, la natura è selvaggia, è leggerezza e armonia.

Come vi state muovendo in questa situazione atipica dettata dalle restrizioni del COVID-19?

Non abbiamo mai chiuso, abbiamo continuato a lavorare.


La consegna a domicilio è sempre andata avanti, tanti mazzi di fiori consegnati a casa.


Le persone vogliono attorniarsi di cose belle, i fiori e le piante non possono che portare un po’ di gioia in questo momento.

Se dovessi dedicare una composizione alla città di Milano che si risveglia dal lockdown come sarebbe? Ce la descrivi?

Me la immagino composta da fiori spontanei, come i papaveri, fiordalisi, tulipani, saponaria, del solidago, tutti fiori di campo che nascono spontaneamente e annunciano la primavera.

Un inno alla rinascita della natura dopo il letargo invernale, freschezza e risveglio.

Forse aggiungerei qualche rosa antica, quelle che fioriscono nei giardini curati da mani esperte, con il loro intenso profumo di limone che ti riporta indietro nel tempo. 

Anche per dispetto a tutti quelli che senza cultura del prodotto e di tutte le verità che esistono, dicono di non amare le rose, per me è solo un preconcetto su un prodotto che è stato banalizzato, ma in realtà non lo conoscono.

D’altronde, non bisogna mica piacere a tutti?

MANIFESTO FLOWERS

Bruno Bugiani – co-founder di Manifesto Flowers 
@manifesto_flowers_milano

Raccontaci la tua realtà, cosa fai e come nasce la passione per il tuo lavoro?

Il sogno di Manifesto Flowers nasce alla fine dello scorso millennio, quando ho incontrato Ken Pope a New York, nel 1999. In quel periodo stavo terminando la mia carriera nella moda, nel corso della quale, dopo un periodo al Teatro alla Scala, avevo lavorato 16 anni per Versace, prima come assistente di Gianni e poi di Donatella, mentre Ken lavorava a New York come graphic designer/art director per varie riviste

Dopo aver lavorato per dieci anni come manager di Eros Ramazzotti, nel 2012 io e Ken fondiamo Manifesto Flowers, che ha unito le nostre passioni, cultura, design, piante e fiori. 

Siamo specializzati in allestimenti di alta gamma, dal wedding ai fashion show, una grossa fetta della nostra clientela arriva dalla moda, probabilmente perché con il nostro passato riusciamo a parlare la stessa lingua.

Io sono il motore creativo, seguo la parte di progettazione e l’immagine, mentre lui si concentra sulla grafica, la cura del cliente e l’organizzazione.

Come descriveresti il vostro stile?

Mi piace pensare a una frase di una giornalista che in un suo articolo ci definiva così: “Manifesto Flowers è l’avanguardia Italiana più provocatoria”. Ecco, così! Sicuramente la provocazione è uno dei nostri punti di forza, oltre al gusto raffinato nelle forme e nei colori.

Studiamo ogni lavoro singolarmente, realizzandolo ad personam, sulle linee guida dettate dal cliente.

Come vi state muovendo in questa situazione atipica, dettata dalle restrizioni del COVID 19?

La situazione odierna ha costretto tutti a ripensare le proprie attività, in attesa che tutto migliori e che il mercato del fiore torni a essere fondamentale insieme all’industria degli eventi e del wedding.

Abbiamo inventato la “Bouquet Couture”, nuova linea di omaggi acquistabili su richiesta, proprio per distinguerci dai tanti prodotti in serie ordinabili da internet. Decidiamo insieme ai clienti i colori e i fiori che lo comporranno, bouquet perfetti come un abito su misura.

Il mercato on line è molto importante, specie oggigiorno, e trovo giusto che Manifesto Flowers cavalchi quest’onda a suo modo, mantenendo la nostra creatività e qualità

Se dovessi dedicare una composizione alla città di Milano che si risveglia dal lockdown come sarebbe? Ce la descrivi?

Più che una composizione, lancio un’idea, sarebbe bello che produttori, grossisti e floral designer si unissero per donare alla gente nei vari punti della città fiori e piantine, per far accendere il desiderio di una città più green, ridando un senso di normalità e speranza alle persone. 

Speriamo che il mondo impari qualcosa da questa pandemia.
Non vorrei che tutto torni com’era, perché com’era prima, era sbagliato.

Consiglio rasoio barba: 4 modelli da usare a casa

Stai cercando un buon rasoio da barba ma non sai quale scegliere fra tanti modelli? Non preoccuparti, sei nel posto giusto. In questo nuovo articolo ti presentiamo i 4 rasoi da barba più idonei per radersi a casa da soli ottenendo un risultato perfetto. Ideali anche da portare in viaggi vacanze o lavoro.

I 4 modelli di rasoi da barba migliori per una rasatura perfetta

1. SweetLF Wet & Dry Rasoio Elettrico Barba Uomo Ricaricabile Rasoio Barba Impermeabile a 3 Testine Rotanti:

Ottimo rapporto qualità prezzo per questo modello di rasoio barba adatto all’uso in casa. Le testine sono molto flessibili per adattarsi alla forma del viso in modo del tutto naturale. Il dispositivo si può risciacquare facilmente sotto l’acqua del rubinetto e può essere adoperato perfino sulla pelle asciutta.

2. Philips S1131 Rasoio Serie 1000, Sistema Lame PowerCut, Testine pivotanti 4 direzioni, Facile pulizia (One Touch Open):

Questo rasoio da barba è perfetto per radersi da soli e in tutta sicurezza. Le sue lame permettono di accorciare la barba uniformemente per un effetto finale ultra preciso (si muovono in ben 4 direzioni). Un dispositivo molto pratico e funzionale anche grazie all’impugnatura ergonomica di cui è dotato.

3. FLYCO Rasoio Elettrico Uomo FS339EU Ricaricabile IPX7 Impermeabile

Tagliarsi la barba da soli a casa sarà un gioco da ragazzi grazie a questo dispositivo FLYCO. Dispone di lame ad alta precisione con cui è possibile eseguire una rasatura ultra precisa e confortevole. Utile la presenza di display a led per mostrare la percentuale di batteria.

4. TECDO Rasoio Elettrico Barba Uomo Impermeabile

Questo dispositivo dispone di 5 testine rotanti ed è l’ideale per catturare con estrema precisione anche i peli più duri. Consente di ottenere una rasatura accurata e precisa e funge anche da taglia capelli.

Testina rotante o lamina oscillante

Nella scelta del rasoio da barba da usare a casa è importante anche la scelta fra testina rotante o lamina oscillante. Entrambi sono ottimi la differenza è più che altro nelle abitudini personali: la testina rotante è ideale per chi si rasa quotidianamente, mentre la lamina oscillante è ideale per chi fa la barba ogni 2/3 giorni.

Cambio di stagione: come farlo in 3 mosse

Una delle attività che spesso crea stress e che viene puntualmente posticipata a data da destinarsi è il cambio di stagione, ovvero riorganizzare l’armadio facendo spazio all’abbigliamento primaverile ed estivo o viceversa passare da quello estivo a quello autunnale e invernale.

Soprattutto se la famiglia è numerosa e vi sono bambini piccoli, il cambio di stagione, richiede più tempo e organizzazione anche anticipata.

Ecco i migliori consigli per riorganizzare l’armadio in modo del tutto efficace, con soli 3 semplici mosse.

Come fare il cambio di stagione in 3 mosse

Elimina il vecchio e fai spazio al nuovo: cambio di stagione

La parola d’ordine è “fare spazio”, organizzando al meglio ogni ripiano, mensola e cassetto dell’armadio perché infatti, se questi spazi sono gestiti male, il risultato finale sarà caotico. Inoltre risulterà difficile trovare quello che si cerca o aggiungere eventuali nuovi acquisti. Quella del cambio di stagione deve essere anche l’occasione per trovare il coraggio di buttare finalmente via quei capi d’abbigliamento che sono stati indossati poche volte (e di cui l’armadio è spesso pieno).

Il decluttering degli armadi è un’arte e una terapia allo stesso tempo che fa bene anche allo spirito.

Cambio di stagione: riordina per categoria

Il cambio di stagione risulta molto più semplice e divertente se si ha un criterio per farlo. Ad esempio, si può scegliere di posizionare gli indumenti in base alla categoria (pantaloni, jeans, gonne, camicie, T-shirt e così via), per colori o, ancora, per abbinamenti. Quella di riorganizzare il guardaroba per abbinamenti è una strategia molto utile a chiunque debba uscire di casa presto al mattino e non abbia voglia di pensare a cosa mettere già dalla sera prima. Infatti, basterà tirare fuori dall’armadio i capi precedentemente combinati fra loro per avere l’outfit pronto per quella data occasione.

Cambio di stagione: “Accantona” l’abbigliamento invernale

Ora che l’armadio è perfettamente organizzato con i capi primaverili ed estivi, bisogna occuparsi di quelli invernali. Se si ha a disposizione più di un armadio, uno di questi può essere utilizzato per riporre gli abiti fuori stagione; se invece si ha meno spazio, per i capi più ingombranti si può optare per il sottovuoto degli abiti basta attrezzarsi con i sacchetti sottovuoto per abiti oppure per la sistemazione in scatole di plastica, contenitori ermetici o ancora valigie non in uso. Nel caso di contenitori o valigie, se non avete posto nell’armadio e, riponete le scatole del cambio abiti sotto il letto, ricordate di porvi delle etichette con scritto cosa vi avete riposto, così al successivo cambio sarà più semplice sapere da quale partire.

Checco Zalone: i film più belli del comico italiano

Checco Zalone è un comico italiano, nato a Bari nel 1977, che è riuscito coi suoi film a raccontare con il sorriso e la sua comicità innata, i pregi e i difetti della nostra società riuscendo a superarsi sia nelle trame dei suoi film sia nel box office, segnando volta per volta un traguardo sempre più importante alzando l’asticella dell’incasso dei suoi film.

Ecco i suoi film che hanno avuto più successo in questi anni.

5 film più belli di Checco Zalone

Cado dalle Nubi – 2009

Cado dalle Nubi è il primo film con cui Checco Zalone esordisce al cinema nel 2009. Lo ha portato al successo in breve tempo, un film comico amato da molti e allo stesso tempo odiato da altri. Come dichiarato dallo stesso Zalone nasce da uno spunto autobiografico.

Che bella giornata – 2011

Dopo il sorprendente esordio di due anni prima, nel 2011 Che bella giornata sorprende tutti arrivando a incassare ben 43 milioni di euro. Il film rappresenta la pietra tombale del cinepanettone, dimostrando di avere una comicità nazionalpopolare alla portata di tutti. Checco Zalone ripropone troppi elementi già visti in Cado dalle nubi.  Uno Zalone che, va detto, ha dalla sua un pizzico in più di malizia.

Sole a catinelle – 2013

Sole a catinelle completa la “trilogia meteorologica” della coppia Nunziante-Medici, con i titoli ad esprimere con onestà gli intenti degli stessi film.  Poco scurrile e sempre più cinico, agevolato da una serie di gag esilaranti e giochi di parole brillanti, il personaggio di Checco Zalone perde l’alone dell’ingenuità e la giustificazione dell’ignoranza, imponendosi come un consapevole e cinico arrivista, incapace di educare e crogiolarsi in un comodo e immeritato benessere.

Quo Vado? – 2016

Quo Vado? il miglior film di Checco Zalone. Il mito sacro del posto fisso, quasi un’entità divina da venerare sempre e comunque, spinge Medici a guardare l’Italia dall’esterno e a ridere delle nostre disgrazie come solo le migliori commedie riescono a fare. Irriverente e disinibito, Quo Vado?  Ciliegina sulla torta quel record di incassi davvero difficile da eguagliare e superare.

Tolo Tolo – 2020

Tolo Tolo farà storcere il naso a chi si aspetta la solita pacca sulla spalla da Checco Zalone. Perché Tolo Tolo non è un bentornato. È un “vaffanculo”. Un film arrabbiato con la grettezza dei razzisti, con la burocrazia italiana, con i nostalgici del fascismo, con gli allergici al diverso. Per questo Tolo Tolo è forse il film meno riuscito dal punto di vista comico, ma che rientra comunque nei film più belli di Chezzo Zalone. Noi applaudiamo il coraggio.

“Shooting the mafia”, il docu-film su Letizia Battaglia

Oggi ha 85 anni, un caschetto rosso fiamma con una frangia liscia, gli occhi vispi e curiosi di una brillantezza adamantina, tendenti verso il basso, come nascondessero un velo lucido di tristezza. 
Letizia Battaglia è la fotoreporter italiana che ha raccontato meglio di chiunque altro la mafia palermitana attraverso le immagini. Immagini che non ti lasciano scampo, ti buttano al muro con violenza e ti attaccano quello stordimento che precede la luce; guardi le foto di Letizia Battaglia e piangendo capisci “questa è mafia”. 

Nasce il 5 marzo del ’35 ed è, come tante, destinata ad essere donna, donna palermitana, tutta pentoloni e bimbi e pannolini, padri ossessivi e morbosi che vedono nell’altro uomo lo spodestamento del potere di padre di famiglia, destinata ad un marito geloso che minaccia violenza se abbandona il tetto coniugale. La Battaglia, come chi porta in sé dei semi molto grandi, è destinata alla pazzia, che la costringe un anno in istituto psichiatrico, una reclusione che invece sarà la sua salvezza, la placenta di una forza creatrice che la porterà ad essere chi è ora, quella donna con in grembo la macchina fotografica a raccontare la verità. 

Nel documentario “Shooting the mafia” del 2019 diretto da Kim Longinotto, la grande fotografa si racconta con onestà intellettuale, con una dolcezza emotiva di chi ha imparato a conoscersi e accettarsi, di chi ha fatto quello che la sua natura le imponeva di fare; una donna che, una volta ottenuta la libertà, ha preso il volo. Via dalle costrizioni ignoranti, via dalle limitazioni aspre, via dalle forzature, ha trovato la strada, quel grande seme che implorava di germogliare dentro di sé è fiorito, e noi ringraziamo per averci regalato pagine di storia, fonti memorabili e indelebili che raccontano le gesta e la lotta di grandi eroi: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

Giovanni Falcone @ Letizia Battaglia


Letizia Battaglia inizia la sua carriera per “L’Ora” di Palermo, quotidiano in cui il suo sesso è ancora il sesso debole. A forza troverà lo spazio dignitoso e meritato, quando sui luoghi del delitto, quelli che percorreva non senza paura per fotografare i fatti, urlerà contro poliziotti, carabinieri e colleghi che la spintonano e l’allontanano umiliandola, che anche lei è lì per una causa nobile e giusta, anche se è nata donna. 

Sarà spettatrice dei fatti più truci della storia, di una Italia corrotta e mangiata dallo schifo della mafia, soffrirà le ingiustizie che si trova costretta a fotografare, innocenti morti perchè testimoni di assassinii, presenti quando non avrebbero dovuto esserci, messi lì per sfortuna di vita; ragazzi sterminati con un colpo alla testa; madri disperate e senza forza che piangono la morte dei figli, portati via da un cancro che lo stato non riesce a debellare. Sono immagini che Letizia Battaglia ha scattato ma che sente con più struggimento e tristezza dentro i suoi ricordi, sono le foto che hanno fatto il giro del mondo sui giornali, ma che lei spesso non avrebbe voluto scattare, come segno di rispetto verso le famiglie dei defunti, come successe alla morte di Falcone e Borsellino: 

Ero sul luogo dove esplose la bomba, vedevo un’auto che era volata sopra un albero e i pezzi del corpo di Borsellino sparsi sulla strada. C’era la pancia lì di fronte a me e non ho fotografato, non ho potuto. Oggi mi pento e non voglio pensarci. Mi pento delle fotografie che non ho fatto. La gente non capiva che noi eravamo lì per amore, a immortalare il dolore ma per amore del nostro paese.” 

Ed è per amore del mio paese che decisi di entrare in politica. Ma una deputata guadagna molti soldi per accettare di avere le mani legate. Non potevo fare niente, avevo assistito a tutte quelle morti e non potevo fare niente.”

Letizia Battaglia è stata la prima donna europea a ricevere nel 1985 il Premio Eugene Smith, riconoscimento internazionale istituito per ricordare il fotografo di Life. Nel 1999 riceve il Mother Johnson Achievement for Life. Ha esposto in Italia, Francia, Gran Bretagna, Brasile, America, Canada, Svizzera; la sua ultima mostra risale al 2019 ed è una monografica di tutta la sua carriera, esposta alla Casa dei Tre Oci di Venezia. 

Shooting the mafia” è il documentario di Kim Longinotto (2019) che ripercorre la sua vita di fotoreporter e gli amori che l’hanno accompagnata in questo doloroso/amorevole compito.

Dinosauri: i 4 più cattivi predatori mai esistiti

I dinosauri sono creature che da sempre affascinano migliaia di persone e anche il grande pubblico che ha potuto apprezzarli come protagonisti di numerose pellicole cinematografiche o che possono ammirarli in ricostruzioni o reperti in molti musei di storia naturale.

Non solo i dinosauri sono anche fra i giochi preferiti dei bambini e presenti nei loro cartoni animati preferiti.

Certo è che molti generi di questi grandissimi cacciatori sono stati davvero spaventosi e pericolosi.

Ecco nello specifico i 4 dinosauri più cattivi e spietati di sempre.

1. Spinosauro, il più grande dinosauro della storia

Fra i dinosauri carnivori più grandi di tutti c’è di certo lo Spinosauro che poteva raggiungere i 18 metri di lunghezza e pesare fino alle 9 tonnellate, chiamato così proprio per via delle spine che percorrevano la sua schiena e che potevano arrivare anche a più di due metri di lunghezza. Era un dinosauro in grado di nuotare e che si nutriva prevalentemente di pesci presso i fiumi.

2. Tyrannosaurus Rex, il dinosauro più cattivo mai esistito

Il Tyrannosaurus Rex, anch’esso di dimensioni imponenti (la sua lunghezza poteva raggiungere i 12 metri per un peso di quasi 7 tonnellate), aveva un cervello molto sviluppato, denti affilati e arti inferiori lunghi che gli permettevano di correre veloce. Era un abile predatore proprio grazie alla sua dentatura affilata ma spesso aveva la tendenza ad approfittarsi di prede cacciate da altri animali.

3. Velociraptor, il dinosauro più veloce di tutti

Fra i più veloci dinosauri si ricorda sicuramente il Velociraptor che già per il suo nome rimanda alla parola latina “velox” ovvero veloce; “raptor” invece fa riferimento al suo essere predatore. Pur non avendo delle dimensioni così eccessive (fino a 2 metri di lunghezza e un peso massimo di 15 kg) e anche se nell’immaginario collettivo non è possibile credere che sia stato un dinosauro feroce, in realtà è probabile che questa specie fosse molto più intelligente delle altre nel cacciare le prede, avvantaggiata anche dall’artiglio ricurvo utilizzato per imprigionarle.

4. Carcharodontosaurus, il superpredatore dalla grande velocità

La specie dei dinosauri Carcharodontosaurus si divide in due: Carcharodontosaurus saharicus e il Carcharodontosaurus iguidensis.Il suo nome significa “rettile dai denti di squalo”, nome che ne identifica la sua ferocia grazie alla dentatura (12 cenimetri) che aveva e alla grande velocità.Era lungo circa 13 metri e altro oltre 5 metri di altezza, con un peso intorno alle 8 tonnellate. Il cranio di questo dinosauro è di 1,66 metri, misura che deriva da un ritrovato dello stesso da parte di un paleontologo statunitense nel 1995.Si nutriva di dinosauri erbivori, come i sauropodi, uno dei più grandi mai esistiti.

40ine collage: l’arte di Caterina Adele Michi ai tempi della quarantena

Caterina Adele Michi è nata in Toscana nel 1995. Viene da una famiglia dove la ricerca del bello è sempre stata oggetto di interesse: i suoi genitori, primi sostenitori del suo talento, la incoraggiano nel frequentare l’Istituto Marangoni di Milano dove si laurea come creative director e fashion stylist nel 2018.

In questo periodo di stallo imposto dal covid-19 la creativa ha dato vita a 40ine collage, un progetto visivo in cui realizza collage appunto per musicisti, brand e influencer tra cui Tommy Kuti, Helen Nonini e Fabri Fibra.

Michi vanta collaborazioni presso testate prestigiosi e collaborazioni con brand di moda (emergenti e non) per la creazione di contenuti.

Dal 2019 lei e la sua metà creativa (il consulente d’immagine Davide Turcati) fanno team e hanno lavorato come stylist per artisti del calibro di Luchè, Mondo Marcio, Doll Kill e molti altri.

I lavori pensati per il neonato progetto colpiscono per l’impatto visivo sospeso tra l’iconografia punk inglese e la wave californiana, uniti a quel pizzico di creatività italiana, ossia l’heritage culturale di Caterina.

Cosa farai dopo il lockdown: Francesco Gennaro

Il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 potrebbe durare ancora qualche settimana ma ciò non ha impedito ai milanesi di meditare su un futuro positivo e un ritorno alla normalità.

Abbiamo selezionato 5 creativi che hanno fatto di Milano la loro casa e a cui abbiamo domandato: Che cosa farai appena potrai uscire? Quali sono le abitudini che più ti mancano?

Un paesaggista, un interior designer, una stylist, un visual artist e un fotografo ci hanno raccontato le loro esperienze in questo delicato momento e la loro voglia di revenge.

Francesco Gennaro – Interior designer 

@francesco_gennaro

Camminare su un filo teso tra la vita del ‘prima’ e la vita del ‘poi’.
Così penso alla mia quarantena, un tempo sospeso in cui riscoprire me stesso e sognare il momento in cui le mura domestiche non definiranno più il mio perimetro.

Si, vorrei uscire e se quel giorno fosse domenica, andrei a fare colazione da Sissi.
Un’intima pasticceria in stile bohemien, proprietà di una famiglia italo-senegalese.
Ho nostalgia del colore rosa che predomina lo spazio, ricoprendone pareti, tovaglie e grembiuli del personale, anche se ciò che mi manca di più sono le sue brioche, uniche.

Una volta riempita la pancia, la mia domenica proseguirebbe, probabilmente, con una passeggiata in Brera, il quartiere che preferisco.
I miei occhi curiosi, non vedono l’ora di ammirare le vetrine dei negozi unici: inizierei da RobertaeBasta per ammirare i nuovi pezzi di modernariato, annuserei le fragranze di Diptyque per scegliere quella che più si addice a questo momento di “revenge”, e mi specchierei nelle ceramiche di Richard Ginori.

A mancarmi non sono solo le passeggiate, ma anche la sensazione di “benessere” che provo in Fondazione Prada, struttura progettata dallo studio OMA, che stimo molto.
È uno spazio unico nel suo genere, una perla in mezzo a una città che corre sempre, dove l’arte contemporanea trova un ampio respiro.

Il posto perfetto per concludere il mio pomeriggio culturale, sarebbe sicuramente l’Osservatorio, galleria fotografica e distaccamento della Fondazione, sito in Galleria Vittorio Emanuele.
Finita la visita, mi concederei un aperitivo da Marchesi, storica pasticceria dalle pareti verde pistacchio e dalle ampie vetrate ad arco attraverso le quali ci si affaccia sulla frenetica galleria, vorrei che fosse davvero gremita di gente, come me la ricordo.

Infine per rendere speciale una cena qualunque sceglierei un’atmosfera conviviale, un ambiente che ispiri familiarità, come quello che sa offrire la Trattoria “da Mauro il Bolognese” sui Navigli, che considero un vero gioiellino.

Cosa farai dopo il lockdown: Lorenzo Rebediani

Il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 potrebbe durare ancora qualche settimana ma ciò non ha impedito ai milanesi di meditare su un futuro positivo e un ritorno alla normalità.

Abbiamo selezionato 5 creativi che hanno fatto di Milano la loro casa e a cui abbiamo domandato: Che cosa farai appena potrai uscire? Quali sono le abitudini che più ti mancano?

Un paesaggista, un interior designer, una stylist, un visual artist e un fotografo ci hanno raccontato le loro esperienze in questo delicato momento e la loro voglia di revenge.

Lorenzo Rebediani – Architetto Paesaggista e co-founder di Rebediani Scaccabarozzi Paesaggisti

@lorenzorebediani
www.vslr.it

In questi giorni di disorientamento viviamo una dimensione emozionale inedita, perché le premesse del mondo di ieri sembrano non valere più. 

I presupposti della mobilità globale e senza limiti, la densità di offerta e di servizi che tanto amiamo della nostra città, tutto ciò che plasma l’egemonia del modello spaziale metropolitano, è ora in discussione.
 
Se penso ora a Milano, svuotata dei suoi valori, la immagino come una grande mappa nuda. 
Ma nel giro di qualche settimana, la torneremo ad abitare.

La nostalgia dei luoghi sarà sicuramente uno degli strumenti che ci guiderà nel processo di riappropriazione della città e penso sia un bell’esercizio quello di immaginare una giornata milanese in alcuni dei nostri luoghi preferiti, quelli cui adesso aneliamo come alla libertà: se il desiderio sarà alla base della ricostruzione, e lo sarà, dovremmo prepararci a desiderare bene.

Subito m’intrufolerei in Via Corsico, a due passi dal Naviglio Grande, dove trovo la concentrazione di eccellenze che mi rende Milano simpatica e superba. Faccio una breve passeggiata e incrocio tre dei locali che preferisco: la mia gastronomia, la Macelleria Masseroni, il mio ristorante: 28 Posti e il mio cocktail bar preferito Elita Bar

Esaudito il desiderio di ritorno alla mondanità, andrei a visitare la Fornace Curti, non molto distante, che dal ‘400 è il luogo della tradizione lombarda di terracotta, dove aleggia un’atmosfera tuttora magica che intreccia sapere artigiano, storie d’arte e architettura.

Infine vorrei tornare ad Abraxa, nel cuore di Nolo, un giardino disegnato lo scorso anno da me e Vera Scaccabarozzi, in collaborazione con Space Caviar. 

Poiché “a garden is not an object but a process” (Ian Hamilton Finley) ci prendiamo cura dei nostri progetti anche dopo la realizzazione, seguendone l’evoluzione nel tempo e monitorandone lo sviluppo ecologico.

Nato da una corte industriale, questo giardino è stato progettato come uno spazio sperimentale d’intrattenimento e agricoltura urbana per creativi, architetti e designer, secondo un modello di conversione virtuosa delle periferie in spazi di grande qualità urbana.

Man in skirt |la gonna della “discordia”|

Lunga, corta, nella foggia di tunica, saio, chitone o toga, la gonna maschile è stato il capo privilegiato da popoli, civiltà, tribù, re e guerrieri. Ha padroneggiato nei templi, nelle corti, nelle agorà e sui campi di battaglia.

Ma al grido di “libertè, egalitè, fraternitè”, nel 1786, il pantalone diventa la bandiera dei rivoluzionari e la gonna viene messa definitivamente alla “gogna”.

Nel moderno Occidente, culla delle democratiche libertà, è ancora socialmente sconveniente per l’uomo indossare la gonna, indumento relegato all’immaginario femminile e sinonimo di scarsa virilità.

Ma la faccenda, a prima vista lapalissiana, diventa machiavellica a una seconda lettura. Che per dirla riadattando una frase di “Match Point”, è incredibile come cambiano i punti di vista se il giudizio scivola da una prospettiva ad un’altra.

Pensiamo al kilt. Il principe Carlo, Sean Connery, Ewan McGregor o Gerlad Butler vestiti di tutto punto con tanto di kilt e calze al ginocchio fanno molto “William Wallace”, temerari e tenebrosi, perché da orgoglio patriottico “It’s a kilt, not a skirt”.

Non me ne vorranno gli scozzesi, ma il gonnellino tartan, simbolo tradizionale della terra delle Highlands non si discosta molto, al pari di quello femminile, da un pezzo di stoffa arrotolato intorno alla vita. Ma sconfinando dall’amor di patria, tranne se non sei Axl Rose o Lenny Kravitz dei bei tempi, non di rado, ma difficilmente avremo come vicino di casa un kilted man. Ma il cortocircuito è geo-temporale.

Se pensiamo ai Masai avvolti nei loro sgargianti drappi colorati (lo Shuka) e agghindati con monili di perline e fili di ferro la prima cosa che ci verrà in mente non sarà di certo l’immagine di una tribù di femminei uomini in gonnella, ma tutt’altro, di guerrieri, cacciatori ed abili combattenti. Il nostro “alibi” è il retaggio culturale che veste un popolo dei suoi costumi ma che, trattandosi di una tradizione autoctona, non attecchirebbe sui non “figli della Savana”.

Così come, da utopistici quali erano, per gli hippie la gonna incarnava a giusta ragione l’immagine di una futura società senza diversità di genere; per i punk, nel loro essere ribelli, era un simbolo di disprezzo verso gli schemi e i modelli imposti dalla società; David Bowie, in quanto incarnazione dell’eccessivo glam rock, sfoggiando pellicce bianche, lustrini, piume, zatteroni e gonne, negava l’abito come espressione della personalità.

Nel 1984 si gridò allo scandalo quando l’irriverente Jean Paul Gaultier debuttò con la sua prima collezione maschile “L’uomo-oggetto”, mettendo in discussione i clichè dell’abbigliamento e vestendo l’uomo ruvido e macho con gonne, maglioni scollati e t-shirt da marinaio con la schiena scoperta. Ma poi a ben pensarci è moda.

Così come se Joaquín Cortés balla in gonna è arte, se Billy Porter si presenta agli Oscar con un’ampia gonna nera è spettacolo, se l’uniforme maschile della Flotta Astrale di Star Trek è un mini-abito, lo Skant, allora è fantascienza. Tirando le somme, nella società odierna l’accettazione dell’uomo in gonna (o il suo rifiuto) è legata essenzialmente a fattori storico-culturali, ambientali, religiosi, etici e creativi, laddove viene meno la “giustificazione” del suo essere indossata, il naso inizia ad arricciarsi.

La sua decontestualizzazione porta all’ilarità, al disagio o alla diffidenza. Se chiediamo ad uomo di indossare una gonna “rimarrà pietrificato all’idea di sembrare effeminato”, come ha ben scritto su TheGuardian la giornalista Arwa Mahdawi. In un Occidente che l’ha consacrata icona di femminilità, non è ancora arrivato il momento per la cultura maschilista di accoglierla nel suo guardaroba.

Un giorno, forse, si realizzerà la speranza idealistica di David Hall “dare all’uomo più libertà senza inutili stravaganze, ma senza piatto conformismo”. Dall’altro canto anche quando Elizabeth Smith Miller, la prima donna ad indossare i calzoni nel 1851, si presentò in pubblico con ampi pantaloni alla turca fu colpita con verdure e palle di neve, insultata dagli uomini e accusata di oltraggio alla decenza.

La gavetta è stata lunga, ma oggi finalmente anche una donna in pantaloni può dare di sé un’immagine di forza, potere e carriera. Magari, in un futuro prossimo, lo sarà anche per l’uomo con indosso una gonna. 

Il fashion post Covid-19

Parlano retailer e imprenditori: Giacomo Vannuccini, Giovanni Romano e Zack Moscot

Giacomo Vannuccini – Tricot – Chianciano Terme

Come vedi il futuro del retail moda dopo la pandemia? 

Il futuro lo vedo positivo. Serviva un momento di pausa per ristabilire il giusto ordine delle cose. La moda non si ferma e mai si fermerà, dovremmo essere solo un po’ più attenti e ripensare a certe logiche produttive.

Quali sono le mosse che secondo loro il sistema moda dovrebbe attuare

Non esistono mosse rivelatrici: navighiamo a vista, con la speranza che questa epidemia finisca e si ritorni a vivere tranquilli. L’unica cosa da fare è ciò che è stato fatto: spostare tutto a settembre, fiere e fashion weeks. Anche per le collezioni, sarebbe magnifico ricevere le nuove collezioni con un mese di ritardo, in modo tale da garantirci più tempo per la vendita delle vecchie.

Retail fisico e online? 

Oggi l’online è obbligatorio: mentre il fisico purtroppo rimane chiuso e non sapremo quando riusciremo a riaprire, l’online rimane una certezza.

Giovanni Romano – Direttore di NOB Showroom – Parigi


Come vedi il futuro del retail moda dopo la pandemia?

Un futuro umano e interattivo in cui la tecnologia avrà un ruolo sempre più importante.

Ogni comunicazione tra gli individui sarà supportata e agevolata da nuove tecnologie che andranno a modificare tutte le modalità relative all’universo retail moda. Si potrà così  provare virtualmente un capo e vedere se la taglia va bene, fino a informarsi sulle nuove tendenze e novità di prodotto.

Quali sono le mosse che secondo loro il sistema moda dovrebbe attuare

Come sta accadendo in Asia, penso che sicuramente anche negli altri paesi la tecnologia, e in particolare il live streaming e ogni forma di interazione tra gli attori della moda, dovrà essere implementata come. Inoltre saranno necessari dei fondi dedicati allo sviluppo di tutte queste nuove tecnologie necessarie per sviluppare al meglio un business in maniera ancora più personalizzata e per questo efficace. Penso anche a fibre ottiche per accelerare gli scambi di dati e anche i poli di formazione dedicati alle relative professionalità che queste tecnologie innovative richiederanno. Per facilitare questo il primo step dovrebbe essere snellire e velocizzare il sistema burocratico italiano.

Come il digital può supportare il vostro lavoro?

L’emergenza del Covid-19 a Milano ha costretto Parigi a una controffensiva immediata. Noi abbiamo pensato di creare una realtà digitale  in cui buyer e clienti fossero direttamente interconnessi agevolando il processo B2B e prolungando la campagna vendite almeno fino a giugno. Oggi il digital può veramente supportare la moda e per questo abbiamo pensato a un vero e proprio Virtual Showroom. Grazie a V-Rroom, NOB inizia un percorso nuovo. Si potranno mostrare ai retailer le collezioni più in linea con i loro bisogni, esplorare con video e funzioni interattive l’universo dei designer e la loro creatività, fino alla produzione e digitalizzazione degli ordini. Tutto questo supporta e si affianca al lavoro dello showroom tradizionale, rafforzando il fattore umano che resta l’elemento principale, anche in un sistema interattivo che ci impone la distanza.

Zack Moscot, Vice President & Chief Design Office Moscot Eyewear.

Come vedi il futuro della moda dopo la pandemia?

La moda è in continua evoluzione, ma prevediamo che i comportamenti dei consumatori e i modelli di acquisto cambieranno a causa della pandemia. Lo shopping di lusso online è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi anni, poiché i clienti si sentono più a loro agio nell’acquistare beni di lusso e abbigliamento o accessori comodamente da casa. Tuttavia, Moscot che ha una distribuzione sia nella moda che dagli ottici, sarà sempre legato ai negozi fisici per provare le montature o fare gli esami oculistici. Ci aspettiamo la crescita di una esperienza omni-channel con punti di contatto diversi per i nostri punti vendita sia fisici che digitali: i nostri clienti potranno provare in negozio, fare acquisti online, quindi magari ordinare online o ritirare il prodotto in negozio. In generale pensiamo che i clienti diventeranno più a loro agio con gli acquisti online e potranno relazionarsi con il personale attraverso diversi canali di comunicazione.

Come state reagendo a questa crisi?

Come azienda a conduzione familiare con una storia di oltre 105 anni abbiamo affrontato molti periodi difficili e altre pandemie nel corso del tempo. Ad esempio la prima generazione è sopravvissuta all’influenza spagnola, mentre la seconda è riuscita a superare la grande depressione, distribuendo occhiali gratuiti durante quei periodi così difficili. Abbiamo imparato dai nostri predecessori e crediamo negli stessi valori morali. Abbiamo superato l’11 settembre e altri eventi tragici con la resilienza e restituendo forza alla nostra comunità. Oggi abbiamo lanciato una nuova iniziativa di solidarietà per combattere il Covid-19 e forniamo ai medici americani in prima linea occhiali gratuiti (con e senza prescrizione). Durante i periodi di crisi, sosteniamo le nostre comunità e prendiamo cura della salute degli altri. Questa situazione è particolarmente difficile per i nostri negozi Moscot per via del lockdown, ma stiamo facendo tutto il possibile per rimanere operativi e sopravvivere a questa crisi, soprattutto tenendo i dipendenti in azienda, che sono parte della nostra famiglia. Teniamo molto al nostro personale, alcuni dei quali sono stati con noi per oltre 50 anni e prevediamo di uscire da questa pandemia più forte di prima.

Il tuo messaggio di solidarietà …

Come marchio globale siamo grati per il modo in cui tutti stanno lavorando insieme per combattere questa pandemia. Speriamo che le cose tornino alla normalità e siamo qui e saremo sempre qui per soddisfare i bisogni anche “ottici” delle persone.

Profumi d’autore: quando l’arte incontra l’alta profumeria

Visionari, futuristici, i nuovi artisti profumieri ci portano in un mondo fatto di nuove fragranze e profumazioni tutti da scoprire. Un viaggio attraverso “il naso” dei maestri del profumo in versione 4.0, in cui scopriamo i trend e le novità del momento in fatto di fragranze.

Tra le nuove tendenze ci sono le profumazioni di Andrea Maack, artista poliedrica esperta in scultura, pittura , fotografia: tre fragranze unisex per gli olfatti più ricercati , “Soft tension”, “Dual” , “Craft” . Le caratteristiche olfattive sono legate a combinazioni aromatiche di muschio, legno di cedro, pepe , patchouli e zenzero. Il packaging è originale perché rappresentano le creazioni artistiche di Maack. 

Innovative e nuove sono le idee del profumiere tedesco Geza Schoen di Escentric Molecules: ha realizzato il proprio profilo con un’unica molecola di sintesi “Iso e Super”. Un solo ingrediente, quindi, che è in grado di generare un vero e proprio effetto: il loro successo è dovuto alle composizioni del tutto originali che hanno come comune denominatore un unico componente profumato. Si divide in Escentric 01/ Molecule 01, Escentric 02/ Molecule 02 e Escentric 03/ Molecule 03. Tra gli effetti che scaturiscono dai profumi vi è quello sensuale e piccante, caldo e profondo, radioso e leggero , avvolgente e raffinato. 

Rinomati e preziosi sono le creazioni di Goti, un nome che già si conosce per l’alta manifattura dei gioielli che crea: la loro linea è composta da un mix di materiali come l’argento, l’ottone , la pelle e altre leghe che rendono i gioielli unici e futuristici.
Un’impronta di qualità e cura tipiche del Made in italy con creazioni all’avanguardia . Tra le fragranze più identificative del brand c’è Alchemico, distinto in “fuoco”, “terra”, “acqua” e le varie profumazioni di Smoke che abbraccia diverse note come il melograno, il cedro, zenzero, ebano, incenso, in un turbinio di profumi Made in italy.

Cosa farai dopo il lockdown: Alessia Fagioli Galeone

Il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 potrebbe durare ancora qualche settimana ma questo non ha impedito ai milanesi di meditare su un futuro positivo e un ritorno alla normalità. Abbiamo selezionato 5 creativi che hanno fatto di Milano la loro casa e a cui abbiamo domandato: Che cosa farai appena potrai uscire? Quali sono le abitudini che più ti mancano?

Un paesaggista, un interior designer, una stylist, un visual artist e un fotografo ci hanno raccontato le loro esperienze in questo delicato momento e la loro voglia di revenge.

Alessia Fagioli Galeone – Stylist e Fashion editor Nordstrom 

@alessiafagioligaleone

Solo l’idea di una revenge quarantine mi riempie il cuore di gioia, inoltre vorrei che quel giorno fosse sabato, perché è il mio preferito. 

Riattiverei subito i cinque sensi in quei luoghi a me cari che mi darebbero la giusta carica per ricominciare, un po’ come quando riparte un nuovo anno.

Mi sveglierei presto, mi manca quel momento in cui tutti dormono e posso godere a pieno del mio quartiere, andrei a comprare i fiori freschi da Potafiori, per poi addentare un cannolo siciliano da LUbar che mi porterebbe subito con la mente in Sicilia e io amo il mare.

Un salto da Passatempo per regalarmi qualcosa che scandisca le ore di questa nuova era, qualcosa di surreale, un orologio. 

Un rifornimento consistente da Aesop che produce prodotti naturali per la cura del corpo, perché un altro processo innescato da questa quarantena è stato prendermi cura della mia mente e del mio corpo, ho avuto più tempo da dedicarci.

L’Hangar Bicocca è tra le cose che mi sono più mancate, vorrei vedere una delle loro mostre underground e avanguardistiche, terminando la visita con uno sguardo alle torri di Kiefer.

Ho trovato molto valida l’iniziativa delle mostre virtuali, ma l’emozione che si accende quando puoi vedere un’opera dal vivo è un’altra cosa.

Chissà se le sale cinematografiche proiettano qualcosa d’interessante, vorrei vedere un film al cinema e stare seduta lì, sulle poltrone rosse di velluto con lo schermo gigante davanti ai miei occhi, mi manca non andarci.

Finirei la giornata in un ristorante unico, da Arlati, dove mangerei il mio piatto preferito: l’insalata di carciofi e parmigiano stagionato 36 mesi.

Voglio festeggiare, voglio rivedere i volti che mi mancano e i luoghi che per tante settimane ho desiderato.

L’entusiasmo credo sia incontenibile.

Earth day: le iniziative dei brand

Anche gli attori del fashion diventano protagonisti in questa giornata, ecco una selezione di brand internazionali con campagne dedicate al tema.

Tokyo James

Il marchio Tokyo James è radicato nella natura, per noi è un momento di riflessione su ciò che conta davvero e che abbiamo dato per scontato.

Come marchio, prendiamo questa giornata per apprezzare ciò che ci è stato dato e ciò che possiamo fare per proteggere la terra attuando pratiche migliori e sostenibili.

Facciamo la maggior parte della nostra produzione in Africa, il che significa che possiamo ricambiare a una delle società più valorose della terra.

Designer: Tokyo James 
Instagram: @tokyojamess
Sito: http://www.tokyojames.co.uk/

Davi Paris

Il nostro pianeta è un fragile patrimonio ricco di biodiversità, e l’umanità ha bisogno di prestare più rispetto e gratitudine. Il tema della Giornata della Terra 2020 è l’azione per il clima, e gli enti dell’industria della moda stanno iniziando a rendersi conto della responsabilità che hanno nei confronti di questo tema.

Come piccolo marchio, l’impatto sull’ecologia di DAVI è limitato, soprattutto perché stiamo cercando di stare attenti a minimizzare gli sprechi, a reperire i tessuti e a lavorare su un piano ridotto per fabbricare abiti senza tempo e vestibili indipendentemente dal sesso.

A mio parere, produrre in modo più intelligente e fare shopping in modo più intelligente è la chiave per preservare gli ecosistemi del pianeta che sono così stimolanti per i progetti del brand.

I fiori, gli animali, le forme organiche e gli effetti visivi creati dalla natura sono sempre celebrati nelle mie collezioni, e la mia speranza è che ogni volta che qualcuno indosserà DAVI sarà il promemoria per le persone intorno a me che la natura ha bisogno di essere rispettata e amata.

Designer: DAVI PARIS 
Instagram: @davi_paris
Sito: https://www.daviparis.com/

Valenti

Oggi sono 50 anni dal giorno in cui è stato istituito ufficialmente l’Earth Day.

Il 22 Aprile è un giorno che rende tutti più vicini, perchè milioni di persone che ogni giorno combattono battaglie diverse, si riuniscono per affrontarne una di valore comune.

Che tu combatta contro l’inquinamento delle fabbriche o delle centrali elettriche, contro la desertificazione o l’estinzione della fauna selvatica, stai lottando per l’idea di voler rendere il Pianeta Terra un posto migliore per noi e per le generazioni future.

Grazie all’Earth Day, siamo tutti più informati, sensibili alle tematiche ambientali, propensi alla responsabilizzazione verso un consumo sostenibile, favorendo così la green economy.

VALENTI crede nel potere delle capacità manuali.

Ogni indumento viene cucito singolarmente con cura, evitando gli sprechi di energia e di materiali; per gli indumenti a diretto contatto con la pelle vengono scelti tessuti con fibre naturali.

Un’idea green con cui cimentarsi è sicuramente dare seconda vita ai capi re-inventandoli (da una vecchia camicia posso ricavarne un top), oppure utilizzare coloranti naturali anziché quelli già pronti all’uso che si trovano nei negozi o online (per esempio il colore rosso si può ricavare dal melograno, il giallo dalla camomilla, il marrone dal the, il vede dagli spinaci, il viola dal mirtillo).

Non resta che sperimentare!

Designer: VALENTI
Instagram: @valenti_official

Sabato Russo

“Non bisogna aver paura dei cambiamenti, ogni nuovo inizio è la fine di un’altro inizio. Il messaggio è chiaro, la natura protegge se stessa, forse abbiamo dimenticato i valori fondamentali di questa nostra temporanea permanenza. Ascoltiamola con coraggio. La terra è un paradiso. L’inferno è non accorgersene!”

Designer: Sabato Russo
Instagram: @sabatorusso
Sito: https://sabatorusso.it/

Federico Cina

Siamo ospiti di questo pianeta da migliaia di anni, senza portargli rispetto. 

Da quando le macchine hanno sostituito le braccia dell’uomo, abbiamo perso il contatto diretto con la nostra terra, usandola e consumandola a nostro piacimento. 

In queste settimane stiamo combattendo una battaglia senza precedenti contro un nemico invisibile: un virus che ha costretto l’uomo ad allentare il proprio dominio e infine a fermarsi completamente; mentre Madre Natura, silenziosa, continua indisturbata a dedicarsi al suo processo di auto-rigenerazione e auto-trasformazione. 

Chissà, forse, anzi molto probabilmente, una volta superata questa terribile situazione, l’uomo assumerà un comportamento più responsabile nei confronti della terra, dimostrandosi finalmente maturo e all’altezza di essa. 

SE NON CAMBIEREMO LA TERRA SI STANCHERÀ DI OSPITARCI! 

Designer: Federico Cina
Instagram: @federicocinaofficial
Sito: www.federicocina.it

Phipps

Quanto siamo fortunati a vivere su questo pianeta?  Il mondo è più grande, più strano, più potente e più bello di quanto chiunque di noi possa comprendere.  Il marchio PHIPPS è stato fondato sui principi del rispetto e della curiosità per questo pianeta – esplorando il rapporto dell’uomo con la natura e il nostro ruolo di amministratori della terra.

Designer: Phipps 
Instagram: @Phipps.international
Sito: https://phipps.international/

Carlota Barrera

Con gli eventi come la Giornata Internazionale della Donna, penso sia un peccato che dobbiamo avere un giorno speciale per la Giornata della Terra, come se fosse qualcosa che merita la nostra attenzione solo una volta all’anno come parte di un calendario di comunicazioni. Per me, riconoscere e lavorare per affrontare i danni che abbiamo fatto al nostro pianeta dovrebbe essere una preoccupazione quotidiana.

Da parte nostra, credo fermamente che, oltre a cercare di alleviare i danni che abbiamo fatto al pianeta, dobbiamo anche cambiare radicalmente il nostro comportamento – specialmente il ritmo con cui consumiamo.

Il lusso a cui aspiriamo come marchio è un lusso senza tempo e sottile, nella speranza che quando qualcuno compra uno dei nostri pezzi sia un investimento a lungo termine. Cerchiamo anche di utilizzare i materiali in modo da poterli utilizzare (ad esempio nelle giacche di pelle) e abbiamo sempre avuto un’affinità con l’artigianato, celebrando i talenti che si stanno perdendo.

Forse è più una sostenibilità umana e sociale che ambientale, ma per noi è comunque importante.

Designer: Carlota Barrera
Instagram: @carlotabarrera
Sito: https://www.carlotabarrera.com/

Sustainable fashion: la moda celebra i 50 anni dell’Earth day

Abbracciamo la terra” questo il monito dell’Earth Day che nella giornata del 22 aprile celebra il suo cinquantesimo anno del lavoro di sensibilizzazione ed educazione ambientale, a tutela del pianeta. 

Un  grido volto a prendere coscienza dell’importanza che la natura ricopre nelle nostre vite. Una nuova coscienza ambientale, quindi, che viene auspicata anche e soprattutto dal mondo della moda, oggi impegnata nella creazione di collezioni e iniziative “sostenibili”, per un mondo sempre più green. 

Oggi il lockdown, nonostante abbia messo a dura prova l’essere umano, ha permesso al pianeta di “respirare” grazie al calo significativo dell’inquinamento. Il mondo della moda, da sempre ritenuto come uno dei principali settori che inquinano, oggi si muove verso una rotta sostenibile con tantissime iniziative.

A cominciare da Vestiaire Collective con il suo ‘Wardrobe Reality Check’: per tutto il mese chiede a tutti gli amanti della moda di creare un armadio ‘sostenibile’ attraverso una challenge.

Vestiaire invita attraverso il sito, a vedere quale sia il reale impatto sull’ambiente di ciò che si ha nel proprio guardaroba in termini di tipo di materiali, trattamenti e sistemi di lavaggio utilizzati compresi, ma non solo: lancia il re-selling dei capi inutilizzati, “vera forma di shopping sostenibile” secondo Vestiaire.

Per l’appunto sono state coinvolte alcune delle top model americane tra cui Arizona Muse (e altre colleghe), a rivedere il proprio guardaroba e a rivendere, quindi, i loro capi il cui ricavato andrà in beneficienza. 

Anche il portale eBay e Legambiente lanciano una campagna comune per promuovere l’acquisto sostenibile: durante la ‘Earth Week’ che va dal 20 al 26 aprile, per ogni oggetto messo in vendita da utenti privati sulla piattaforma con l’hashtag #eBayDonaPerTe e venduto entro il 26 maggio, eBay devolverà 1€ a Legambiente.

Per l’occasione, eBay lancerà inoltre ‘eBay Sostenibile’: una pagina del proprio sito interamente dedicata a iniziative green, con una gamma di prodotti eco-friendly.

Anche Napapijiri è da sempre impegnata nella lotta alla sostenibilità con il lancio di Infinity Rainforest con la creazione di una giacca totalmente riciclabile grazie alla sua composizione monomateriale.

Ma non solo, Napapijri invita i clienti che acquistano la particolare giacca a restituirla dopo due anni in modo da poterla trasformare in nuovi filati e nuovi prodotti. E di trasformazioni dei filati Dondup per l’occasione lancia la sua 3D Stretch Couture: una selezione di capi realizzati con una fibra di nylon riciclata , proveniente dal recupero delle reti da pesca dimenticate sui fondali marini.

Una collection dalle tonalità vibranti fucsia, viola, rosso , lime , blu.  Con una linea interamente realizzata con materiali riciclati la “Green Collection PQ-Bios”, anche PiQuadro si serve dell’utilizzo di Econyl, un filo di nylon ricavato dalla trasformazione dei rifiuti come reti da pesca e fibre tessili per creare delle linee di accessori. I materiali ricavati vengono prima rigenerati, poi trasformati per creare  un prodotto nuovo, eco-sostenibile.  

Tra i brand del fashion anche FALCONERI pone il suo contributo alla salvaguardia ambientale prendendo parte  attivamente a organizzazioni a tutela dell’ambiente e delle persone a favore degli interessi di consumatori e produttori mantenendo l’integrità del cashmere. Ed è proprio grazie al cashmere, la seta che Falconeri crea le sue collezioni a tutela dell’ambiente ponendo al centro l’importanza di vestire “green”. 

Con una collezione interamente realizzata con materiali riciclati la “Green Collection PQ-Bios”, PiQuadro si serve dell’utilizzo di Econyl, un filo di nylon ricavato dalla trasformazione dei rifiuti come reti da pesca e fibre tessili creando così accessori da viaggio totalmente eco-sostenibili, riciclabili all’infinito.

Ma anche packaging e merchandising sono pensati al fine di evitare l’utilizzo di materiali inquinanti, scegliendo quindi carta, inchiostri e cotone tutto totalmente green. 

Anche Patrizia Pepe si schiera a favore della salvaguardia dell’ambiente lanciando una capsule collection che strizza l’occhio al pianeta: i capi sono realizzati con un cotone organico privo di elementi chimici. Le “Emo Teen” che rappresentano le varie sfaccettature dell’universo femminile: spiritual, healthy, conscious, rebel, glam. 

Anche i capi sporty diventano eco-friendly: Freddy lancia una linea totalmente Made in italy con capi pensati per lo yoga in partnership con Brugnoli, azienda specializzata in tessuti tecnici come il poliammide lavorato attraverso la tecnologia Br4. Il risultato è un tessuto elastico, innovativo e leggero pensato per i capi da yoga, con jogger pants, top, leggings, felpe e t-shirt. 

Non solo moda: anche il campo dell’home decor ha lanciato creazioni a tema “earth“  Buccellati, infatti, ha creato dei componenti per l’arredo a tema, come portacenere, svuota tasche, oggetti per la casa che raffigurano elementi naturali come animali marini, piante, fiori. 

Earth Day compie 50 anni. Lo speciale reportage di Ricky A Swaczy

In occasione della Giornata della Terra, che promuove la formazione di una nuova coscienza ambientale, abbiamo pensato di raccogliere alcune immagini ispirazionali.  Il 2020 è inoltre un anno speciale perché si celebrano i 50 anni dell’Earth Day.

Lo speciale reportage di Ricky A Swaczy (Creative director e Founder di Wabisabi Culture) coglie l’essenza di una natura magica e illusoria, che anche dall’oscurità svela la quiete dell’arte della contemplazione. Una cornice di vita transitoria. Il potere evocativo della Natura impermanente.

Instagram: @wabisabiculture

Earth day 2020, parlano gli influencer

Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. La Giornata della Terra, momento fortemente voluto dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promosso ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 192 paesi del mondo.

Quest’anno abbiamo voluto riunire i pensieri di fotografi, designer e influencer con immagini rappresentative di questo evento. Ecco come alcuni influencer italiani affrontano questo tema nella quotidianità e riscoprono attraverso i loro viaggi come la natura influisce positivamente su di noi e quindi la necessità di proteggere il pianeta.

Anselmo Prestini (@anselmoprestini)

“Nella mia attività di influencer, che si manifesta prevalentemente in viaggi, ho sempre avuto un occhio di riguardo per i luoghi e gli animali che vedevo. Ho collaborato più volte con WWF, supportandoli nella campagna di raccolti fondi per aiutare i koala. Ho sempre appoggiato campagne no profit, come ad esempio più brand che hanno svolto attività social a favore del plastic free. Penso che oggi CSR sia la chiave strategica per ogni brand”.



Ludovica Ragazzo (@ludovicaragazzo)

“Amo partecipare a progetti green e mi piace quando la moda aderisce a queste iniziative mostrando come l’essere più attenti al nostro pianeta non voglia dire andare contro corrente o meglio “contro trend”. Dovrebbe essere una cosa che va di pari passo. Penso non ci sia cosa più bella e necessaria di mostrare amore, rispetto e gratitudine per la nostra terra”. 


Treedom Trees x Intimissimi.

Gloria Bombarda (@gloriabombarda)

“Amo la natura in tutte le sue forme e proteggerla per me é fondamentale. Cerco di stare sempre attenta ai prodotti che uso e alle aziende che scelgo. A casa, provo ad utilizzare pochissima acqua sotto la doccia, consumare poco detersivo, e ovviamente rispetto la raccolta differenziata ! Le piccole accortezze possono aiutare molto la terra”.



Chiara Sbardellati (@chiarasbardellati)

“Fin da piccola ho sempre avuto un legame molto profondo con la natura e quando viaggio cerco di svolgere attività che mi permettano di entrare in contatto con essa. L’esperienza a Maison Elephant a Bali è stata unica. Lo staff è composto da persone speciali che dedicano la loro vita a salvare questi elefanti dalla cattività, entrando cosi in sintonia con questi pachidermi così da diventare una cosa sola”.



Lorenzo Bacchin (@lorenzobacchin)

“In questo momento sono preoccupato in particolare per i nostri mari e di tutte le preziose specie che li popolano. Si stima che ogni anno più di un milione e mezzo di animali muoia a causa dell’inquinamento degli oceani, fenomeno che è diventato una crisi globale. Oggi, nella giornata mondiale della terra, invito le persone a riflettere, con la speranza che acquisiscano più consapevolezza e che nel loro piccolo facciano il possibile per vivere nel rispetto della natura, adottando stili di vita sostenibili”.



Alessandro Magni (@ale_magni)

“In occasione della giornata della terra ricordo quei momenti che ho trascorso sul Mar Morto durante un viaggio in Israele, una sensazione unica. Non solo per l’esperienza speciale che ho provato galleggiando nelle sue acque e per i diversi benefici alla pelle e al sistema nervoso dovuti alle sue proprietà benefiche, ma anche perché ero circondato da un paesaggio surreale in cui ho percepito un incredibile senso di libertà e di attaccamento alla natura. La terra in quei luoghi mi ha trasmesso tanta energia”.



Roberto De Rosa (@robertoderosa)

“Dobbiamo preservare il nostro pianeta per poter continuare a godere del lusso della libertà. Solo unendo le nostre forze potremo vincere la sfida e continuare a beneficiare di tutte le risorse che il mondo ha da offrire”.


Consigli di bellezza: LAFCO New York

Fondato nel 1992 da Jon Bresler a New York, il brand LAFCO abbina l’artigianato tradizionale agli ingredienti più puri per creare fragranze per la casa e prodotti per la cura personale. La collezione di lusso di saponi, lozioni, diffusori e candele è composta da oli essenziali di provenienza rigorosa. I prodotti vengono creati a mano utilizzando allo stesso tempo un’antica tecnica di produzione botanica e una tecnologia all’avanguardia. Le fragranze sono pensate per evocare una reazione emotiva e sensoriale. Abbiamo incontrato il fondatore e qui potrete trovare la nostra conversazione: 

Come e quando avete sviluppato e avviato il vostro brand? Quali sono i valori e la filosofia che ci sono dietro?

Il nostro fondatore, Jon Bresler, ha avuto l’idea di creare il brand LAFCO dopo aver lasciato New York City per trasferirsi in Svizzera negli anni ’90. Vivendo in Europa, ha scoperto e si è innamorato delle tradizioni del continente che avevano a che fare con l’aromaterapia e la botanica. La sua passione per il viaggio, unita al nuovo amore per le fragranze e l’artigianato del mondo antico, l’hanno portato a visitare le bellissime città dell’Italia, del Portogallo e della Grecia. E fu proprio lì che ebbe le sue prime esperienze grazie alle quali propose alcuni brand unicamente europei al mercato americano; brand come Santa Maria Novella, Claus Porto e Karres Natural Skin Care, oggi tutti riconoscibili a livello mondiale. Nel 2010 Jon inaugurò la sua prima linea di fragranze, LAFCO New York, basata sulle tradizioni europee, ma con una svolta moderna Newyorkese. 

La nostra idea principale è sempre stata quella di creare una piena ambientazione con gli elementi dello stato d’animo, del profumo e del colore. Disegniamo le nostre fragranze per la casa avendo questi dettagli in mente e poi li associamo con un preciso luogo della casa o un tipo di ambientazione. Per esempio, la nostra candela alla camomilla e lavanda ha un profumo calmante, e il colore del contenitore in vetro è un beige neutro e caldo che evoca l’effetto rilassante di una camera da letto. La fragranza della nostra candela Office, invece, combina note di rosmarino ed eucalipto, entrambe essenze rinvigorenti e rivitalizzanti. Il colore del vetro è un verde vibrante, colore stimolante, che rende questa candela una scelta perfetta per l’ufficio. 

Dato che LAFCO New York affonda le sue radici nella botanica, nelle fragranze naturali e nella skin care e visto che la nostra filosofia è quella di creare dei prodotti che abbiano un buon profumo (e che siano buoni per voi), per noi era molto importante utilizzare gli ingredienti più sicuri e più puliti che avessimo a disposizione. Infatti, creiamo le nostre candele bruciando una miscela di cera di soia, senza petrolio. La fragranza dei nostri diffusori per ambienti non contiene alcol, quindi non solo non è dannosa per voi, ma il profumo dura anche più a lungo. Inoltre, tutto il vetro delle nostre candele è soffiato a bocca, utilizzando le tecniche delle più antiche fabbriche di vetro della Boemia. Ogni pezzo di vetro è una creazione unica come i nostri clienti!

Quali sono i vostri prodotti chiave?

Signature Candle è una nostra creazione originale, ha un tempo di combustione di 90 ore e viene colata qui negli Stati Uniti.

Signature Diffuser è un diffusore a bastoncini per ambienti che ha un design innovativo che gli permette di essere completamente ricaricabile; è un lusso ecologico! Il contenitore in vetro è lavorato artigianalmente e può essere utilizzato per molti anni. 

Hand Care Collection (sapone liquido + crema per le mani + saponetta) viene lavorato artigianalmente in Italia ed in Portogallo. Inoltre, questa collezione utilizza ingredienti naturali, senza solfati, para beni od olio di palma che sono delicati per la vostra pelle così come per l’ambiente. 

Possiamo avere un messaggio di speranza e di supporto per le altre medio-piccole imprese che da New York sono arrivate in Italia? 

Visto che in questo momento gli affari stanno rallentando e ci siamo dovuti fermare tutti insieme a causa dell’invito alla pubblica sicurezza, la nostra speranza è quella di riuscire a ricordare alle persone che nel mondo c’è ancora molta bellezza. Ora più che mai, le persone stanno cercando il loro brand preferito per prendere ispirazione e scappare. Sentiamo che la nostra missione, così come quella di tutti i brand, è di continuare ad essere connessi con i nostri clienti durante questo periodo impegnativo e aggrapparci alle loro idee e alle loro storie. Supereremo questa oscurità insieme e mentre lo faremo, impareremo una lezione preziosa che non rafforzerà solo noi, ma anche le nostre imprese. 

Scegli i tuoi 5 prodotti preferiti e spiega perché lo sono

Feu de Bois 3 Wick Candle: il mio studio di New York City non ha un camino, ma credo che sarà la prossima cosa che metterò. Infatti, amo come le note legnose del cedro e del sandalo si combinano tra di loro per creare l’effetto caloroso del fuoco scoppiettante durante le fredde sere d’inverno. Durante l’estate invece, questa candela mi ricorda i falò della mia infanzia. Mi piace tantissimo e la accendo tutto l’anno.

Amber Signature Candle: L’ambra è sempre stata una fragranza dalla quale sono stato attratto e questa candela cattura perfettamente la sua essenza. Il colore blu intenso del vetro la rende moderna e intramontabile allo stesso tempo.

Sea and Dune Classic Disffuser: il nostro Classic Diffuser ha un nuovo design che abbiamo introdotto solo quest’anno. La piccola taglia del diffusore gli permette di adattarsi anche agli spazi più piccoli, come una stanza per gli ospiti o un armadio. A volte non ho il tempo di accendere una candela e questa è una fantastica soluzione per dare un po’ di profumo alla stanza. La fragranza Sea and Dune ti trasporta in una casa sull’oceano. Portatevela dietro come regalo ovunque voi andiate e vi garantisco che il/la padrone/a di casa vi inviterà ancora e ancora. 

Discovery Trio: è semplicemente stupendo! Se state facendo shopping online, la vera sfida è che non potete sentire la fragranza attraverso il computer. Quante volte vi siete imbattuti in un prodotto online e avete desiderato di poter sentire il suo profumo? Il Discovery Trio è l’idea che abbiamo pensato per voi. Selezionate 3 fragranze di candele a vostra scelta. Ogni campioncino è una mini-candela, così potrete provare il prodotto prima di comprare il pieno formato. È un bellissimo regalo per tutti coloro che hanno difficoltà ad acquistare per gli amici!  

Wick Trimmer + Snuffer: Ho un’ossessione per le candele (chiaramente), quindi capisco quanto sia importante prendersi cura di esse. La mia regola d’oro è che devi tagliare lo stoppino ogni volta che accendi la candela. Altrimenti, nella cera si creeranno dei buchi e il vetro diventerà di un color nero fumo. E non c’è niente di peggio! Il nostro Wick Trimmer + Snuffer è un design ingegnoso che il nostro team ha creato per spegnere la fiamma della candela e tagliare lo stoppino contemporaneamente. Nessun disordine e soprattutto la vostra candela si accenderà perfettamente. 

Dove si possono trovare i vostri prodotti? 

I prodotti LAFCO si possono trovare in molte boutique, hotel e Spa negli Stati Uniti. Inoltre, sono disponibili nei grandi magazzini come Neiman Marcus, Saks Fifth Avenue e Bloomingdales. Ovviamente consegniamo anche in tutto il mondo grazie al nostro negozio e-commerce LAFCO.COM

Marco Scomparin: «Spero che la moda torni a preferire la creatività»

Lo sappiamo, saper emergere nel mondo della moda non è un gioco da ragazzi. Non è qualcosa che viene improvvisato, o semplicemente una sequenza di episodi che si avverano per puro caso.

Difatti, per ottenere il tripudio nel bramato fashion world e gestire la propria immagine (sapendo incrementare la risonanza favorevole di un’audience a tutti gli effetti) occorre fruire un mix di intelligenza, perspicacia, buon tempismo e stile.

Lo sa bene Marco Scomparin che, oltre alle sue migliaia di follower, è diventato un vero e proprio imprenditore, operando sia in ambito digital marketing che delle pubbliche relazioni.

Il giovane ci tiene a distinguersi per la sua coerenza stilistica e per l’impronta dei suoi look originali. Inoltre, racconta la sua esperienza in settore moda come un percorso che mira a “riflettere sul temperamento contrassegnato dalle offerte di supporto e di condivisione, annesso alle competenze ed esperienze che possono essere utili a tutta la comunità.” 

Ma il mantra di Marco recita: “La mia più che una visione è una speranza. Spero che la moda impari da questa situazione, e ritorni a prediligere la creatività ai diktat imposti dal consumismo. Fra niente e troppo esiste tutto un gradiente di possibilità che potrebbe soddisfare tutti, anche perché in termini di aderenza alla verità, troppe informazioni equivalgono di fatto a una sola informazione, quindi tant’è. Occorre dissociarsi dal filone di pensiero global, e va affrontata la creatività con un approccio più specifico, inseguendo i veri valori.” 

Il suo grande cavallo di battaglia si rivela essere: “comunicare e condividere” innegabilmente con buon gusto. 

Il talent possiede una caparbietà fondata su principi che vogliono puntare ad accrescere un vero senso di integrità sociale, specialmente nella sfrenatezza numerica che vige nel settore attinente agli influencer. “È un guaio per la società, che certi principi che si vorrebbero tenere saldi siano invece così malfermi, e mi riferisco proprio all’onestà, alla parola data, al senso dell’onore, valori che anche volendo non torneranno forse mai di moda.”

Mille sono i quesiti da affrontare, ecco perché abbiamo approfittato per parlare a Marco su come vede evolvere la moda e la comunicazione dopo questa particolare situazione.

Di che cosa si occupa la tua professione?

Sono un comunicatore. A volte lo faccio nelle vesti di PR, altre in quelle di Influencer. Comunicare e condividere sono necessità imprescindibili per me. 

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia?

La mia più che una visione è una speranza. Spero che la moda impari da questa situazione, e ritorni a prediligere la creatività ai diktat imposti dal consumismo. Ormai non c’è più tempo per sviluppare nuove idee, Non si tratta più di SS e FW, per il semplice fatto che c’è una pletora infinita di capsule collection, poi avviene la cruise, la fall, ci sono i co-branding, poi a qualcuno viene in mente di fare la sfilata fuori calendario in capo al mondo e successivamente c’è l’Alta Moda. Non oso immaginare come possa fare un creativo a incrementare idee sempre nuove se la sua creatività è sempre messa a dura prova, a maggior ragione quando le idee sono messe a dura prova con ritmi da catena di montaggio.

Questo meccanismo malato, inevitabilmente, porta tutti i brand a copiare l’un dall’altro, creando i famosi fenomeni di massa.

Umanamente non è possibile avere delle idee brillanti costantemente, e la moda, presa nel vortice di continuo guadagno, ha forse strizzato eccessivamente i propri creativi. Abbiamo davvero bisogno di 4-6-8 collezioni all’anno che sono oggettivamente poco interessanti? Poniamoci questa domanda. Secondo me fra niente e troppo esiste tutto un gradiente di possibilità che potrebbe soddisfare tutti, anche perché in termini di aderenza alla verità, troppe informazioni equivalgono di fatto a una sola informazione, quindi tant’è.

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilità economica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi?

Un cambiamento molto importante e positivo già lo abbiamo visto. L’obiettivo dei social è sempre stato quello di promuovere in qualche modo la propria attività, questo concetto è però recentemente slittato su una ben più nobile offerta di supporto e di condivisione di competenze ed esperienze che possono essere utili a tutta la comunità.

Da Giorgio Armani, per arrivare a Bulgari e a Versace per citare i big, fino alle piccole aziende che in qualche modo sono riuscite a convertirsi per produrre mascherine, guanti, igienizzanti, etc. Questo è un grande segno di cambiamento, ed è anche un’ottima occasione per creare nuove e più solide connessioni con il pubblico. Il ToV non è più:“Cosa posso fare per te?”, ma è diventato: “Di cosa hai bisogno da me/dalla mia azienda in questo momento difficile?.” 

Non pensavo di vedere tanta solidarietà, e questo è positivo perché essere uniti è la nostra unica vera forza e con i social lo possiamo fare anche meglio.

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accostarsi a un’etica di miglior impatto?

La moda è la seconda industria più inquinante al mondo, quindi per essere più etici bisogna innanzitutto inquinare meno! La moda è noto, ha una sovrapproduzione elevata di prodotto, che spesso troviamo negli outlet alla metà della metà della metà del prezzo di cartellino originale. Abbiamo davvero bisogno di questo? Il surplus smaterializza il valore del prodotto ma anche quello psicologico.

Soprattutto nel lusso, la produzione consapevole (a partire dalle materie prime), la sostenibilità, e il rispetto verso i propri dipendenti dev’essere un ingrediente necessario domani più che mai. 

Inoltre, come si fa per l’educazione sessuale, anche per quanto riguarda la sostenibilità, sarebbe utile andare per le scuole e insegnare alle generazioni di domani il valore di questa scelta di vita che oggi viene considerata un vezzo per vendere un po’ di più o giustificare un prezzo più alto, mentre domani quando i ghiacci si saranno sciolti, e in estate avremo 60 C° all’ombra, forse ci toccherà più da vicino.

A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi?

Questa è una domanda che si stanno facendo tutti, dal fast fashion al lusso. Sicuramente un modo è quello di stare più vicino al cliente finale, avvicinarsi a lui con un’experience sempre più unica dall’offerta disponibile.

Quando un cliente si sente speciale ed è felice, tende a voler ripetere l’esperienza per provare nuovamente il senso di appagamento generato. Io penso che mai più di adesso sia necessario massimizzare la cultura e i valori dei singoli clienti. Occorre diversificare il prodotto con un’offerta che si muove sempre più inseguendo le esigenze dei clienti e non andare avanti come un treno secondo il trend del momento.

Quindi occorre dissociarsi dal filone di pensiero “global” ma va affrontata la creatività e quindi la vendita di prodotti con un approccio più specifico, inseguendo le culture locali mercato per mercato.

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19?

L’aspetto peggiore sarà sicuramente quello economico: molte aziende (non solo del settore moda) saranno in crisi e probabilmente non tutte riusciranno a reinventarsi con dinamiche che permettano loro di sopravvivere anche in una dimensione di social distancing. Per quanto mi riguarda invece, è la nuova metodologia del lavoro che mi spaventa: io sono un uomo di pubbliche relazioni, quindi contatto umano e di rapporti fisici, reali; di pranzi fuori e di colazioni incastrate in agenda.

Penso che per quanto viviamo nell’era della velocità, in qualche modo il mio lavoro cambierà: non prenderò più sei voli al mese, non riuscirò più a fare 100 eventi all’anno o comunque saranno eventi di altro tipo: ci sarà un approccio più digitale che però perderà inevitabilmente quel contatto umano che fa della mia professione un elemento indispensabile per ogni azienda.

Potrò ancora stare 15 ore in ufficio? Forse no perché ci dovremmo andare a scaglioni o a turni. Sicuramente non faremo più una fashion week come quella che abbiamo visto a Febbraio 2020 a Milano. Non ci saranno più duemila presentazioni e duemila sfilate, tanto più che non sappiamo nemmeno se ci saranno le sfilate a settembre, e quindi occorreranno nuovi approcci soprattutto per noi che facciamo di lavoro pubbliche relazioni. 

Indubbiamente questo virus è stato in qualche modo un’opportunità per molte aziende di capire se lo smart working funziona per il loro tipo di business. Magari qualcuno avrà pensato, da domani, di applicarlo al 50% dei dipendenti così da abbassare molti consumi perché tanto la gente lavora di casa e comunque rende allo stesso modo.

Il controllo del padrone sul dipendente deve in qualche modo evolvere e voltare pagina su risultati che puntano al raggiungimento degli obiettivi e non tengono conto delle ore lavorate. Ciò che è certo è che il mondo comunque cambierà e sta già cambiando perché la gente non uscirà per i prossimi sei mesi, o non sarà in grado di farlo allo stesso modo. Infine dobbiamo pensare che ci sono degli impedimenti che vanno oltre il nostro piccolo orticello, perché è vero che sono tutti bravi ad approvare la strategia di marketing e PR in videocall con rallegramento collettivo della dirigenza, ma all’interno della moda non lavorano solo il design, le PR e il Marketing.

Non me ne faccio niente della strategia vincente se non ho qualcuno che mi cuce le borse da vendere. Perché alla fine gira sempre tutto intorno al prodotto, non dimentichiamocelo.

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia?

Il destino di un comunicatore è di sapersi innamorare di ogni prodotto e di ogni cliente al fine di saperlo proporre al meglio. Il cambiamento è intrinseco della comunicazione: oggi l’olio di palma è buono e domani non lo è più. Ieri la famiglia tradizionale era rappresentata con la mamma sorridente che infornava il pane aspettando che il marito tornasse a casa dall’ufficio, mentre oggi la mamma è un avvocato di successo e il papà invece va a prendere le bambine a scuola di danza o, ancora, ci sono due papà e nessuna mamma o due mamme e nessun papà. E come si suol dire, de gustibus non disputandum est. Il mio lavoro cambierà come è sempre cambiato nel corso della storia, ma forse lo farà un po’ più velocemente rispetto al solito.

Riflessioni conclusive?

Prima di questa pandemia, in molti casi la noia di vivere aveva raggiunto livelli tali che la gente aveva cominciato a seguire con interesse personaggi improbabili, senza arte né parte, giusto perché avevano bisogno di uno svago e distrazione.

L’intrattenimento in alcuni casi aveva raggiunto livelli così bassi da ridurre inevitabilmente il livello generale di alcune categorie. Molto spesso ho sentito frasi del tipo “gli influencer non hanno più nessun tipo di credibilità” oppure “tutti si comprano i follower, non voglio investire in questo settore falso e plagiato”.

Non dico che questo non accada mai, il mondo non è perfetto, ma ci sono personaggi che spostano movimenti di migliaia di persone, che in pochi giorni raccolgono milioni di euro per ampliare ospedali o che riescono a sensibilizzare una nazione su temi fino a prima lasciati nell’ombra. La credibilità è la base di ogni brand e l’influencer è colui che può dargliela e rendere un prodotto realmente credibile.

Certo la scelta non è facile, la fuffa c’è (ma non si vede), ed è per questo che esistono dei professionisti capaci di consigliare al meglio le aziende al fine di scegliere ambassador veritieri, onesti e che realmente possano avere un impatto sul loro brand. Questa pandemia in un certo qual modo ha determinato una piena affermazione degli influencer o meglio, dei social network e degli influencer, intesi come i canali in cui si sono rifugiate le persone per avere conforto e per impegnare il proprio tempo in queste giornate infinite.

Sembra inoltre, aver determinato la rottura tra gli influencer capaci di influenzare grazie alla bontà dei propri temi, delle proprie opinioni e di riflesso anche dei propri numeri, rispetto ai presunti tali, che negli anni addietro si sono avvalsi di servizi per gonfiare le numeriche ma che, alla fine, si sono di fatto sgonfiati durante la pandemia. Abbiamo visto infatti che, i personaggi che non ha avuto nulla da dire, non sono riusciti a intrattenere il pubblico adesso che è più attento. 

È un guaio per la società, che certi principi che si vorrebbero tenere saldi siano invece così malfermi, e mi riferisco proprio all’onestà, alla parola data, al senso dell’onore, valori che anche volendo non torneranno forse mai di moda perché in fin dei conti non lo sono mai stati a prescindere dal settore in cui si opera, al di là dell’importanza data e delle dichiarazioni di facciata. E tuttavia, che sarebbe un mondo senza principi morali? Temo esattamente questo, quello di sempre.

Instagram: @marcoscomparin

Cosa farai dopo il lockdown: Marcello Arena

Il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 potrebbe durare ancora qualche settimana ma questo non ha impedito ai milanesi di meditare su un futuro positivo e un ritorno alla normalità. Abbiamo selezionato 5 creativi che hanno fatto di Milano la loro casa e a cui abbiamo domandato: Che cosa farai appena potrai uscire? Quali sono le abitudini che più ti mancano?

Un paesaggista, un interior designer, una stylist, un visual artist e un fotografo ci hanno raccontato le loro esperienze in questo delicato momento e la loro voglia di revenge.

Marcello Arena – Fotografo

@marcello_arena

Vivo a Milano da sette anni, mi ricordo ancora il primo quartiere “a sud” in cui abitavo, prima di trasferirmi dall’altra parte, “a nord”.

Posso dire di aver vissuto questa città da tutti i punti di vista, in lungo e in largo.

È una città che mi ha dato tanto, mi ha fatto correre fin dal primo giorno e non mi sarei mai aspettato che da un momento all’altro si fermasse e con lei tutti noi.

Ho bisogno di spazio, di stare all’aperto, di riprendere contatto con la natura e se domani potessi uscire, farei una passeggiata al parco Lambro vicino casa, è uno di quei posti talmente “infiniti” da perdersi.

Mi siederei su una panchina vicino alla cascata che c’è nel parco e ricomincerei a respirare per riprendermi l’aria che mi è stata tolta.

Uno dei quartieri che mi manca è quello di Paolo Sarpi, vorrei fare un brunch da Otto, ordinare i miei piatti preferiti e gioire della spensieratezza che un po’mi sfugge.

Da lì m’incamminerei verso la Galleria Sozzani, in Corso Como, la raggiungerei a piedi per vedere se tutto è cosi come me lo ricordo.

Vorrei vedere una mostra del fotografo David Sims, purtroppo in Italia non lo espongono mai.

Uscendo dalla galleria mi fermerei allo store di 10 Corso Como, ho bisogno di cose belle e di farmi ispirare, un salto al bookstore per comprare compulsivamente riviste e libri, mi piacerebbe trovarne uno di Paolo Roversi che ancora non ho.

Un veloce caffè da un’amica in Cairoli per poi terminare la giornata da Ugo, il mio bar preferito sui navigli e chiederei al cameriere un paio di Hugo con quel sapore di fiori di sambuco e menta, mi ricorda la primavera che forse non c’è ancora stata.

La solidarietà glamour di The Children for Peace

La onlus diretta da Debra Mace e dal pr Massimo Leonardelli The Children for Peace aiuta da sempre i bambini del terzo mondo affinché abbiano un presente migliore e possano vivere un brillante futuro. Essa è attiva in paesi poveri o in via di sviluppo dove il soccorso umanitario rappresenta un’emergenza improrogabile.

Questo innanzitutto grazie a un team di medici e virologi straordinari che mettono a disposizione la loro conoscenza viaggiando insieme ai suoi fondatori in paesi come la Colombia, Uganda, la Siria e via dicendo.

The Children for Peace ha inoltre attivato un programma speciale per la prevenzione e la cura stessa dell’Hiv in questi paesi. Grazie ai suoi fondi sono già stati realizzati ambulatori pediatrici, asili nido e scuole per l’infanzia.

Ambassador della ONG è l’ex top model (nonché presidente della Women Management) Piero Piazzi. Deus ex machina di questa incredibile organizzazione è Massimo Leonardelli. La sua è una storia straordinaria, segnata da una sola e grande vocazione, ovvero quella di mettere al servizio del prossimo le sue conoscenze per dare vita a qualcosa di immenso valore umano che ha trovato nella Onlus la sua perfetta espressione.

Ogni persona che collabora con il pr infatti deve necessariamente fare anche qualcosa per la sua Onlus. Se non avviene questo scambio umano non si intrattiene in nessuna conversazione: the Children for Peace è la sua creatura, e come ogni padre desidera il meglio per la sua creatura.

I nove anni trascorsi in seminario poco più che adolescente hanno gettato i semi di questa sua vocazione nell’aiutare il prossimo. Madre Teresa, Sophia Loren, Anna Wintour: bastano questi tre nomi che hanno segnato il suo percorso umano e professionale per comprendere.

Noi di Man in Town abbiamo scambiato quattro chiacchiere durante il lockdown con Massimo Leonardelli.

Quanto meno abbiamo, più diamo. Sembra assurdo, però questa è la logica dell’amore”.

Mi pareva opportuno iniziare con un pensiero di Madre Teresa, che hai personalmente conosciuto. Un messaggio di speranza in un momento delicato come questo. Come stai personalmente reagendo?

Un proverbio africano dice “Se pensi di essere troppo piccolo per fare la differenza, prova a passare la notte con una zanzara“

Reagisco secondo il  proverbio ,perché nel grande  e nel piccolo gesto ognuno di noi può fare qualcosa per aiutare. In famiglia, nella comunità. Certo viviamo un momento strano, difficile e ci sentiamo inermi, però e esattamente in questi momenti che bisogna dare il meglio di se stessi, la forza e il desiderio di reagire deve essere presente in ognuno di noi.

Sono tante le frasi che abbiamo ascoltato in questi giorni , gli aiuti morali che ci vengono dati ,fra le tante  quella che mi ha colpito maggiormente e mi ha dato forza è quella Papa Francesco “siamo tutti sulla stessa barca”,questa ricerca del sostegno l’uno nell’altro 

Le giornate le passo leggendo, vedendo film, lavorando sia per the Children for Peace che per i miei clienti. Ha un senso di colpa a rimanere a casa. E poi trovo che le giornate passano troppo velocemente! 

La Onlus che hai fondato nel 2005 con Debra Mace, the children for Peace, cosa sta affrontando in questo periodo? C’è un modo per aiutarla concretamente?

La situazione in questo momento in Africa diciamo è ancora “stabile“, in Uganda dove siamo presenti in maniera molto attiva la situazione è ad oggi di 55 contagiati, le autorità hanno preso diverse misure di restrizione, perciò tutti a casa, vietate le messe, l’assembramento di persone, nessun mezzo pubblico etc.

Ed è qui il grande problema: la povertà aumenta, non c’è cibo, abituati per la loro realtà a vivere la giornata facendo lavori occasionali, riempire i contenitori d’acqua per guadagnare circa 1 euro al giorno, avendo cosi la possibilità di dare un pasto alle propria famiglie. Penso ai bambini, agli orfani. 

Stiamo cercando di far fronte a questa emergenza grazie all’aiuto dei nostri sostenitori, grazie a Piero Piazzi nostro Ambassador e grande amico stiamo raccogliendo fondi per il centro di GULU. Qui “limitarsi “è un lusso inaccessibile, l’economia prende forma lungo le strade vendendo i  prodotti dell’orto,  questo è il grande incubo, mi spaventa molto!

Tornando alla moda, so che stai lanciando un neonato progetto di charity e moda/arte online. Ci puoi svelare qualcosa in anteprima?

È un progetto che nasce con il desiderio di coinvolgere giovani artisti nelle diverse sfere: cucina, arte, design, fotografia e musica

L’obiettivo di …(il nome sara svelato a breve) è supportare una maggiore alchimia sociale tramite iniziative di beneficenza a livello nazionale ed internazionale.

I beneficiari della nostra organizzazione saranno bambini e ragazzi in difficoltà, legati ad associazioni e non.

I ragazzi che aderiranno eccellono in diversi ambiti, e sono desiderosi di dare una mano tramite la condivisione del proprio tempo e delle proprie esperienze.

Una forte diversificazione in termini di contenuti sarà il motore che darà continuità al progetto durante l’anno e fungerà da linfa vitale nei canali social.

I principi cardine sono l’autodeterminazione, intesa come la possibilità per un ragazzo di immaginare un futuro diverso da quanto consentito dalla sua condizione. 

I modelli della nostra raccolta fondi 2.0 premieranno sia chi riceve sia chi dona, tramite un sistema di reward fisico (vendita di t-shirt, oggetti di design, arte), multimediale (vendita di immagini), ed esponenziale (eventi).

Attraverso la vendita ci sarà anche una vetrina per far si che i giovani artisti si facciamo conoscere.

Questo modello incentiverà sia le donazioni che l’adesione alla nostra iniziativa e nasce dalla consapevolezza della capacità di spesa ridotta del nostro target di donatori, basato su ragazzi che studiano o si trovano alle prese con le prime esperienze lavorative.

Questo team working è composto da giovani ragazzi che sono il nostro futuro e permettimi di ringraziare il mio teamd  di collaboratori nonché gli artisti emergenti che seguo. Mac, Francesca, Federico, Lorenzo e tanti altri che sono sicuro aderiranno a questa iniziativa!

Ti sei fatto un’idea di come la moda, altra tua grande passione ma soprattutto il tuo lavoro, reagirà al covid-19? 

Ha ragione il Signor Armani quando dice “basta agli sprechi. E importante rivalutare l’essenziale rispetto al superfluo” Questa è sempre stata la mia idea, il mio pensiero Credo fermamente nella ripresa della moda e delle sue filiere, sono un ottimista per natura, ci saranno dei cambi certo, molto più tecnologia per quanto riguarda la parte “esteriore” sfilate etc.

Mentre sul mercato ci sarà sicuramente una maggiore attenzione al prodotto, un intimismo più forte … non può non esserci la fisicità del capo e del prodotto, penso agli show room, ai negozi.

Si sono sicuro che ci riprenderemo! Sono molto deluso dal governo da come tratta la moda in questo periodo. Poi abbiamo un sistema moda che trovo perfetto, iniziando dal Presidente CNMI Carlo Capasa che afferma “Sapremo rialzarci“

E poi il mondo dell’editoria, penso a quello che ha fatto e sta facendo la Conde Nast, Simone Marchetti sta facendo un lavoro incredibile con Vanity Fair, cosi come GQ con il direttore Giovanni Audifreddi, e poi la copertina bianca di Vogue, grandissima idea di Emanuele Farneti. E, last but not least, voi di Man in Town che state facendo dei contenuti per intrattenerci in queste giornate un po’ giù di corda.

La moda c’è e continuerà ad esserci, forse ancora più “presente”

Pierpaolo Piccioli, Anna Wintour e Sophia Loren sono soltanto alcuni dei nomi che hanno segnato la tua brillante carriera. Concludiamo con qualcosa di più leggero, un aneddoto legato al loro grande cuore parlando di cosa hanno fatto per aiutare la tua Onlus.

Permettimi di ricordare il momento incredibile della passata edizione del GCFA..Sophia Loren e il Signor Valentino!

Quello è stato un momento unico…

Quando il giorno prima il Signor Valentino e il Signor Giammetti sono venuti al Hotel Château Monfort a Milano per incontrare Sophia Loren sono stato preso da un ‘emozione unica, la commozione di rivederli insieme.. ho pianto dalla gioia e pensavo alla prima volta che vidi la Loren da Valentino.. la stessa identica emozione rivissuta 30 anni dopo! 

Tanti sono i personaggi che da sempre ci aiutano, Pierpaolo Piccioli è un uomo eccezionale, con una sensibilità incredibile, grazie a lui abbiamo aperto una parte dell’ambulatorio a Gulu e tutto questo mettendo a disposizione per le sue sfilate di Alta Moda 2 posti che sono andati all’asta ..

Cosi come Piero Piazzi che ha coinvolto le grandi modelle e modelli , con Giovanni Gastel che ha offerto un ritratto dietro una generosa offerta … poi il libro di Amina Marazzi e di tutti i sostenitori da sempre di Children

In Africa esiste una parola UBUNTU che si significa “ Io sono perché tu sei “ un individuo non è niente senza gli altri esseri umani , include tutti .accoglie le nostre differenze e le valorizza

Ecco perché dovremmo essere tutti UBUNTU.

#InsiemeSiamoPiùForti

Un video per invitare le piccole-medie aziende della moda a riunirsi: insieme saremo una delle più grandi aziende d’Italia

Made in Italy significa eccellenza, resa possibile dal lavoro eccezionale fatto ogni giorno all’interno di un’estesa rete di aziende piccole e medie della moda. La pandemia globale ci ha però messi davanti a un momento di pausa, nel quale ci siamo resi conto che le nostre realtà non sono isolate, ma parte di un’unica grande comunità. Un universo di persone che condividono sfide imprenditoriali ma anche sogni, come quello di poter rappresentare l’eccellenza italiana nel mondo.

Dal movimento #InsiemeSiamoPiùForti – partito in modo spontaneo da migliaia di PMI italiane di cui WHITE si è fatto portavoce –  è nato il manifesto che è diventato ora un video emozionale.  Il concept del video, sviluppato dall’agenzia creativa MM Company, ripercorre le diverse filiere produttive del fashion per lanciare una riflessione su come ripensare l’intero sistema. Dalle scene quotidiane del lavoro in azienda a quelle più creative, il video vuole raccontare l’alchemica combinazione di elementi che compongono il Made in Italy: creatività, patrimonio culturale, lavoro di squadra, produzione qualitativa, idee.  

“L’eccellenza del Made in Italy, del quale WHITE è indiscusso ambasciatore, è resa possibile da quattro pilastri: artigianalità, design, autenticità e capitale umano – racconta Marco Magalini, art director dell’agenzia di consulenza creativa MM Company –. In questo video abbiamo cercato di condensare questi aspetti, lanciando un messaggio chiaro: ‘da soli siamo già eccellenti, ma assieme saremmo straordinari’. Il che non significa perdere la propria identità e autonomia come piccola azienda, ma associarsi permetterebbe agli imprenditori piccoli e medi di affrontare con un potere contrattuale maggiore certe istanze comuni”. 

Il percorso nelle eccellenze produttive italiane vede Milano come capitale da cui ripartire per la rinascita economica. E si conclude con un messaggio che diventa anche un appello: “Uniamoci ora, per formare una delle più grandi aziende d’Italia”.

#INSIEMESIAMOPIÙFORTI

Per info e unirti al movimento:

http://www.whiteshow.com/insieme/

10 album da riascoltare in quarantena

La musica, si sa, é catartica, ci consola, ci rallegra, é una musa ispiratrice e anche un rifugio dove “nascondersi” nei momenti di nostalgia. E in questo periodo così difficile per il mondo intero, non possiamo far altro che consolarci ascoltando gli album che hanno fatto la storia e quelli che, invece, diventeranno dei cult. 

Ecco, quindi, una lista di 10 album in cui immergersi e che faranno da sottofondo alle vostre giornate in isolamento: alzate il volume del vostro dispositivo e abbandonate la negatività ascoltando l’album che più vi piace. 

Trovate anche il link per un ascolto “on the go” tra gli album che abbiamo scelto . 

Pink Floyd – Wish you were here (1975) 

É il nono album in studio del gruppo rock inglese Pink Floyd . Probabilmente dedicato a Syd Barrett ex membro della band, l’album esplora i temi dell’assenza , dell’industria musicale e del declino mentale di Syd. L’album ebbe subito  successo raggiungendo la prima posizione nella Billboard 200 per ben due settimane. L’album ci riporterà agli anni del progressive rock! 

The Beatles – Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band (1967)

Ottavo album della band leggendaria , é considerato come uno degli album più importanti del ventesimo secolo . L’album si caratterizza per la complessità di stile, testi , contenuto, scelte creative e tecnologie utilizzate. Un’icona del cosiddetto periodo “psichedelico” , premiato con ben quattro Grammy Awards. Immergetevi nel fantastico mondo dei Beatles, 

George Michael – Faith (1987) 

É il primo album solista dell’ex membro degli Wham! , prodotto e scritto dallo stesso George Michael . É il tipico album anni ‘80 ascoltato anche dalle generazioni successive, divenuto un cult per la musica pop di quel periodo. Tra le hit più ricordate c’è “I want your sex”, chiaro riferimento a Prince per sonorità e ritmo.  Da ascoltare in modalità “chilling “ per i vostri momenti di relax. 

Frank Ocean – channel ORANGE (2012) 

É l’album di debutto del cantautore americano e si affaccia sul grande mondo della “black music” . Ricco di generi , l’album si presenta come un capolavoro della musica del suo genere, in cui a far da protagonista sono le parole, i testi quindi, e la sua voce. Perfetto per chi vuol immergersi nel sound “black” . 

Madonna – Confessions on a dancefloor (2005)

È il decimo album in studio della cantante americana che si discosta dal precedente, (American LIFE ). Le sue sonorità dance sono tipiche degli anni ‘70 e ‘80  con un occhio alla musica elettronica contemporanea. Strutturato come un DJ set , le tracce sono un continuum musicale : sono suonate continuamente senza interruzione. Le canzoni attraversano un viaggio : le prime sono allegre e divertenti per poi mutare in “oscure” con  testi che descrivono sentimenti e situazioni personali. Portate il volume al massimo e cominciate a ballare. 

Radiohead – OK Computer (1997) 

Musica sperimentale e testi astratti , questi i cardini del terzo album della band britannica m considerato dalla critica come uno dei migliori album rock di sempre. L’album diede una svolta grazie alla sua impronta rock alternativa , malinconico  e atmosferico . Un salto nel passato in cui la musica rock sveglierà i vostri animi. 

Rosalía – El Mal Querer (2018) 

É il secondo album dell’artista spagnola che scala subito le classifiche mondiali , diventando uno degli album più ascoltati di tutti i tempi. Il segreto ? L’artista mixa sonorità pop, r’n’b, folkloristiche in un complesso filo di musica sperimentale in cui la cantante ci porta in un viaggio che attraversa il ritmo del flamenco e delle sonorità spagnole , per approdare a un mix in cui la tradizione spagnola viene impreziosita da impronte contemporanee , elettroniche, tra le digitali. Perfetto per le giornate in cui vi viene voglia di ballare. 

Sade- Love Deluxe (1992)

Sonorità pop arricchite da un’impronta sfacciatamente jazz con un ritmo decisamente anni ‘90. 

Un album che scava a fondo l’animo umano , con le sue fragilità ma non solo: il disco declina tutte le sfaccettature dell’amore. Precursore di quello che poi avremmo chiamato “trip-hop” . 

L’album è da ascoltare in sottofondo a una cena, un momento speciale, grazie alle sue sonorità sensuali e non scontate. 

Lucio Battisti – Una donna per amico (1978) 

La sua musica risuona anche oggi, soprattto oltre oceano , in cui Battisti sembra essere uno dei simboli della musica italiana nel mondo . Il tredicesimo album di Battisti , è rimasto per ben quattordici settimane nel picco delle classifiche divenendo uno dei più grandi successi del cantautore. Da cantare a squarciagola , magari organizzando delle sessioni di karaoke in quarantena. 

Queen – A night at the Opera (1975)

Quarto album del gruppo musicale britannico, viene definito dalla critica come  l’album migliore della loro discografia”. Il disco abbraccia una varietà di stili musicali non indifferenti come ballate, music hall, hard rock, rock progressivo, inciso con vari strumenti come l’arpa, il banjo, l’ukuele. Non a caso viene inserito nella Grammy Hall of Fame grazie al suo successo planetario. Da ascoltare per chi ha bisogno di una carica esplosiva! 

Cosa farai dopo il lockdown: Alessandro Simonini

Il lockdown dovuto all’emergenza Covid-19 potrebbe durare ancora qualche settimana ma questo non ha impedito ai milanesi di meditare su un futuro positivo e un ritorno alla normalità. Abbiamo selezionato 5 creativi che hanno fatto di Milano la loro casa e a cui abbiamo domandato: Che cosa farai appena potrai uscire? Quali sono le abitudini che più ti mancano?

Un paesaggista, un interior designer, una stylist, un visual artist e un fotografo ci hanno raccontato le loro esperienze in questo delicato momento e la loro voglia di revenge. Cominciamo con il primo:

Alessandro Simonini – Visual artist 

@alexandrosimonini

L’emergenza, senza mezzi termini, ci ha costretto a comprendere quello che etimologicamente è: l’emergere in superficie di ciò che è sommerso. 

Una volta fuori, sarà proprio la staticità di questo momento, non senza difficoltà, a far ri-emergere la Milano che ho scelto otto anni fa e che amo.

Lo studio, in Porta Romana, sarà la mia prima meta dopo la quarantena. 

Insieme agli artisti con i quali lo condivido, ripenseremo allo spazio e alle modalità di fruizione in vista dell’apertura, durante la seconda edizione di Walk-In Studio festival

Perché l’arte in mostra è negli atelier, disseminati per la città, e da lì trae le sue origini e si sviluppa.

Sempre in zona raggiungerei a piedi, passando per il Duomo, la storica Libreria Esoterica in Galleria Unione, lì si che faccio girare l’economia.

Poi senza dubbio cena da Alhambra in Porta Venezia, dove lasagna e spezzatino di seitan farebbero ricredere anche Hannibal Lecter.

Dulcis in fundo, il mio augurio per la rinascita, sarà riprendere le passeggiate al Monumentale, luogo magico di Milano, nel rispetto di una morte troppo strumentalizzata ma latrice di cambiamento che forse, al servizio dell’eternità e più rivoluzionaria che mai, reclama la sua personale revenge.

Melograno: proprietà benefiche per il corpo

Quali sono i benefici del melograno? Ecco perché sceglierlo.

Si ritiene che il melograno provenga dall’Iran, terra che per secoli fu il sostentamento dell’antica civiltà persiana e che la sua coltivazione risale ai tempi preistorici. Il nome melograno deriva dal latino e significa “mela con semi”, in effetti a guardarlo assomiglia a una grossa mela rossa.

 L’Italia è uno dei principali produttori mondiali di melagrana, il frutto del melograno. Questa produzione è concentrata principalmente al sud, dove sempre più territori sono dedicati alla coltivazione del melograno biologico. Ma perché questa pianta è così richiesta in tutto il mondo? Quali sono i benefici del melograno?

Tutti i benefici del melograno

Ciò che rende il melograno una pianta unica e con proprietà incomparabili è la sua ricchezza di sostanze fitochimiche come i flavonoidi e gli antociani. La maggior parte di queste sostanze sono pigmenti naturali con la funzione di proteggere la pianta dalla luce ultravioletta, dai batteri e dai parassiti.

Ecco 4 proprietà del melograno che devi conoscere.

1. È una pianta antitumorale

Il melograno è un valido alleato nella lotta contro il cancro. Questo si deve all’azione degli antociani che impediscono lo sviluppo delle cellule tumorali nell’organismo. In particolare questa pianta aiuta a prevenire tumori come il cancro al seno e il cancro alla prostata.

2. Previene le malattie cardiovascolari

Il consumo regolare del frutto del melograno è un buon modo per ridurre il rischio cardiovascolare, poiché impedisce la concentrazione e l’ossidazione del colesterolo “cattivo” (LDL) e migliora l’elasticità delle arterie. Lo si può trovare sotto forma di succo da bere o di capsule da ingerire, spesso associato anche ad Omega 3 e 6.

3. È digestivo, purificante e disinfettante

Il melograno contiene anche pectina, una fibra solubile che funge da purificante del corpo. Inoltre la sua ricchezza di tannini idrolizzabili aiuta a sgonfiare la mucosa dell’intestino e il suo contenuto di acido citrico lo rende un buon disinfettante, molto utile ad esempio in caso di diarrea infettiva.

4. È persino afrodisiaco

Nell’antica Grecia, la piantagione del primo melograno era attribuita ad Afrodite, quindi il suo frutto era legato al desiderio. Inoltre, il melograno, come altri frutti con abbondanti semi, è simbolo di fertilità in tutto il mondo (in Cina soprattutto). Uno studio dell’Università di Edimburgo ha scoperto che il succo di melograno aumenta i livelli di testosterone del 30%. 

5. Previene la sindrome premestruale

Il melograno è ricco in vitamina C ed E, beta-carotene e selenio, questo lo rende ideale per trattare gli sbalzi d’umore della sindrome premestruale e della menopausa come ad esempio le vampate di calore.

Reunion Friends: tutto quello che c’è da sapere

Reunion Friends è una nuova versione di Friends la serie TV durata per bene 10 anni e il cui ultimo episodio è andato in onda 15 anni fa. Raccontava le vicende personali, familiari e lavorative dei personaggi, sei amici che alla fine lasciavano uno storico appartamento del sud di Manhattan per andare all’avventura di una nuova vita e prima di partire si giurano a vicenda di non perdersi di vista col tempo.

A maggio è previsto un ritorno dei personaggi per celebrare 25 anni dal debutto, indiscrezione rilevata da un mega selfie di gruppo apparso sui social dai protagonisti della serie. Selfie condiviso da Jennifer Aniston che fu lanciata grazie alla serie TV Friends.

Friends vinse, nel 2002 nell’edizione degli Emmy Awards, il premio come “miglior commedia” con l’ottava stagione nell’edizion

Se non vi ricordate le ultime puntate della serie prima di vedere la nuova messa in onda potete rivederle su Netflix.

Vediamo ora qualche curiosità su questa serie sui cui i telespettatori spesso si sono rivisti nelle vicende e nei rapporti fra i protagonisti.

4 curiosità su Reunion Friends

  1. Indiscrezioni dicono che non sarà una vera e propria nuova serie ma una sorta di intervista dei personaggi che hanno rappresentato le storie 15 anni fa. La presentatrice delle interviste potrebbe essere Ellen DeGeneres.
  2. Le star di Friends all’inizio avrebbero rifiutato di partecipare per poi invece accettare una cifra pari a 2,25 – 2,5 milioni di dollari a testa. Sembra che non tutti torneranno ad essere presente e che la più entusiasta sia la Aniston.
  3. Nella serie Friends vi furono comparse anche di attori di spessore come Julia Roberts, Bruce Willis, Reese Witherspoon ma al momento non si sa se parteciperanno alla Reunion Friends o la loro entrata sarà a sorpresa.
  4. Lo speciale di Reunion Friends sarà messo in onda dalla nuova piattaforma streaming HBO Max da Maggio 2020.

Non resta ai fans di Friends che rivedere le repliche della loro amata serie e aspettare il lancio della Reunion Friends per scoprire quali dei personaggi parteciperanno veramente e come verranno rivissute le puntate della serie originale che non erano poche ma raggiunsero il numero di ben 236.

Breitling lancia un webcast con una collezione che dà la carica

Breitling, top di gamma nell’universo dei segnatempo, si conferma ancora una volta tempestivo nelle iniziative legate a tutti gli appassionati dei meccanismi di precisione, con un webcast straordinario che vede come protagonista il Ceo dell’azienda Georges Kern e gli highlights delle nuove collezioni.

Da sempre impegnato in attività straordinarie a scopo benefico, come la gara ciclistica, nel 2018, della squadra di Triathlon per fornire biciclette a una comunità con limitate possibilità di trasporto, o la partnership con Ocean Conservancy volta ad aumentare la consapevolezza globale nella lotta contro l’inquinamento dei mari. L’universo di Breitling non si ferma neanche in quest’occasione, perché il movimento è la sua essenza, il suo impegno costante e la sua missione.
Godetevi l’energia del webcast e le suggestive immagini che raccontano il mondo del Chronomat B01 42, della capsule collection Superocean Heritage ’57 e del Navitimer Automatic 35.

Breitling Chronomat, icona degli anni 80, con il suo modello braccialato e chiusura a farfalla, è un perfetto compagno per ogni occasione, in grado di adattarsi da uno stile casual fino al tuxedo.
Il Chronomat Frecce Tricolori Limited Edition s’ispira all’orologio realizzato insieme alla celebre pattuglia militare italiana delle Frecce Tricolori, sviluppato e lanciato nel 1983.
Altra collaborazione da collezione è il Chronomat Bentley, creato con la grande marca britannica di automobili di lusso. È dotato di una cassa da 42 millimetri in acciaio inossidabile e un quadrante verde con contatori cronografici neri a contrasto.

Un altro gioiello in sere limitata è il Superocean Heritage ’57 caratterizzato da un design molto particolare, ispirato al primissimo esemplare prodotto nel 1957, una reinterpretazione modern-retrò del classico orologio da immersione. Il suo twist contemporaneo ci riporta allo stile di vita disinvolto della vita da spiaggia dei surfisti che ha conquistato le generazioni degli anni 60 e ne ha definito stile e cultura. Un’esplosione di colori su una cassa di 42 mm in acciaio, gli indici e le lancette delle ore e dei minuti sono rivestiti di Super-LumiNova® nelle gradazioni dell’arcobaleno in giallo, verde, blu, indaco, viola,rosso e arancione.
La sua edizione limitata è composta da soli 250 pezzi e sul fondocassa è riportata l’incisione «One of 250».

Intervista al brand strategist Yossi Fisher: il mondo della moda post Covid

Abbiamo intervistato Yossi Fisher, brand consultant e stratega creativo, che anche in questo periodo delicato continua a portare avanti i marchi e a condurre progetti a livello internazionale con clienti e associazioni. Ecco alcune riflessioni inerenti alla fase che sta attraversando il fashion system.

Sei connesso con tanti creativi in tutto il mondo. Quale è il sentimento generale delle persone in questo momento?

Al momento circolano molte emozioni e nessuno nega le incertezze di questi tempi. Ciò che sto notando è che mentre per alcuni questo periodo sta causando grandi problemi alle loro carriere lavorative o ai loro affari, la maggior parte delle persone lo sta usando come un modo per capire realmente cosa li rende felici e cosa vogliono tornare a fare o meno quando tutto questo sarà finito. In fin dei conti, sembra un momento di grande riflessione e le persone lo stanno usando per fare un passo indietro e ridefinire su quali valori sono costruiti i loro affari o le loro carriere lavorative e qual è la loro rilevanza progressiva, come se stessero navigando in una nuova serie di panorami industriali.  

Come pensi che riuscirà il mondo della moda a superare la crisi e a ripensare al suo proprio modello?

Il mondo della moda al momento è obbligato a fare un grande passo indietro e a rivalutarsi nella sua totalità. Ogni cosa, dalle strutture freelance ai contenuti, dalla produzione alla manifattura, dal retail al design passa per il Live streaming, così come le Fashion Week, le dinamiche delle Pubbliche Relazioni e le iniziative digitali… e questa è solo la punta dell’iceberg. Inoltre, essendo un sistema, tutte le componenti della moda influiscono anche sulla sua economia e su come l’industria opera nella sua totalità. 
La moda, per questo, sarà costretta a fare un grande passo indietro per poi poter andare avanti. 
Essendo un’industria collettiva, ognuno di noi ha percepito in un modo o nell’altro il suo momento di “pausa forzata”, ma fino ad ora non c’era ancora stato nulla che avesse veramente portato il cambiamento in tutti i suoi canali, rendendo così questo periodo molto stimolante. 

Se mi chiedessi se c’è troppo romanticismo e non abbastanza praticità in questo periodo, ti risponderei che io credo che questa crisi sarà il catalizzatore per delle pratiche economiche più sane e per degli stimoli per delle iniziative di salute mentale, specialmente tra le comunità creative e freelance. Molte persone che appartengono a questi circoli stanno già ripensando al perché si siano messi per così tanto tempo in giri di incertezze finanziarie e mancanza di stabilità lavorativa. Dato che hanno trovato nuovi interessi e hobbies che li rendono felici durante questa pausa forzata, molti si stanno chiedendo che cosa vorranno fare veramente una volta finito tutto. 
Per quanto riguarda le varie imprese, avranno bisogno di umanizzare ancora di più le loro pratiche e dovranno affrontare molte questioni. Ad esempio, se negoziare valori etici per margini più elevati e vendere più prodotti sia sostenibile a livello emotivo e ambientale e come le loro catene di distribuzione e le loro pratiche verranno analizzate dai consumatori e se saranno considerate dei valori e dei cambiamenti umani. 

Sono consapevole che molti pensano che la sostenibilità sarà una forza trainante, ma anch’essa ha le sue sfide: specialmente per la sua tendenza ad avere dei costi molto elevati nei confronti dei consumatori che condividono i suoi valori, ma non si possono permettere i prezzi dello slow fashion. 

Dato che siamo in un mondo con sempre meno persone impiegate e una situazione finanziaria difficile, molte imprese dovranno riformulare strategicamente le loro perdite se stanno progettando di anticipare la curva e di contribuire a ridefinire il settore. 

Come vedi il futuro del retail (negozi fisici vs negozi digitali)?

Siamo ancora molto lontani da un mondo completamente online, ma senza dubbio ci stiamo evolvendo. Il mondo fisico e quello digitale giocheranno un ruolo molto importante nel futuro del retail, ma entrambi dovranno essere ancora più focalizzati sul consumatore. Gli spazi fisici, probabilmente, dovranno ridimensionarsi, integrare più componenti digitali, tenere meno scorte e trattare i loro spazi come esperienze piuttosto che solo come luoghi in cui comprare. Esperienze di brand dinamiche all’interno del punto vendita, che gravitano molto più attorno alla loro cultura rispetto che ai prodotti e che rappresentano un modo per spronare i consumatori a tornare. 
Le iniziative online e digitali dovranno diventare più personali. Attualmente nello shopping sull’e-commerce manca un po’ di personalizzazione e di suggestioni emozionali coinvolgenti, quindi avere dei brand specialists potrà dare l’opportunità di fare dirette con proiezioni programmate, presentazioni e flussi di raccolta (a tu per tu con i vip o sessioni collettive, dove i consumatori potranno intervenire con domande per comprendere meglio i loro acquisti) che saranno un buon modo per approfondire la comunità, fidarsi e condurre conversazioni D2C. 

Sicuramente assisteremo a più confusione e distorsione del mercato mentre ciascuno troverà il suo orientamento. Il retail fisico dovrà ridimensionarsi per investire più a fondo nei suoi ecosistemi, mentre il mondo digitale dovrà avere maggiori investimenti di prova visto che la profondità delle sue fondamenta e delle sue strutture è ancora in fase di esplorazione. 

Io credo che i brand vincenti dei prossimi 6-18 mesi saranno quelli che promuoveranno un approccio più etico e un modello di business più focalizzato sul cliente. 

Hai iniziato a fare alcune conversazioni in diretta con designer e imprenditori. Cosa hai ricavato da questi dialoghi? 

Mi sono piaciute le dirette Instagram “Talks & Zoom Session” di cui ho fatto parte in questo periodo. Infatti, lì mi è permesso condividere consigli, strategie e approfondimenti con molte comunità e piattaforme (come ad esempio qui su MANINTOWN). 
Tuttavia, più di ogni altra cosa, sto cogliendo queste opportunità per ascoltare meglio le persone con cui mi sono impegnato e le domande che sto ricevendo dal mio seguito collettivo. 

Avere un approccio empatico in queste conversazioni mi ha permesso di prevedere di cosa avrà bisogno il mondo dopo il Covid-19. Una cosa che ho notato è l’approccio umano con cui si sono svolte queste conversazioni in diretta. Siamo tutti vulnerabili durante questo cambiamento globale ed è ovvio essere così interconnessi. Ognuno di noi, infatti, deve ricordarsi che nonostante stiamo attraversando una serie di nuove sfide, lo stiamo facendo insieme. In particolare, i social media e le comunità online ci stanno offrendo supporto in molti modi ed è una cosa parecchio bella da vedere. 

Qual è il tuo consiglio per le imprese e per i brand che vogliono ricominciare? 

Ora come ora l’intelligenza emotiva è molto più importante del quoziente intellettivo. Il futuro delle imprese e dei brand, infatti, non saranno i prodotti o i servizi, ma sarà l’empatia. Avere empatia d’ora in avanti sarà fondamentale e soprattutto sarà lo strumento più importante a nostra disposizione. Le persone e le imprese che stanno per uscire dallo scenario sono quelli che non si sono solo focalizzati sui loro problemi, ma coloro che hanno cercato di risolvere anche quelli degli altri. 

Per una boutique, ad esempio, una buona idea potrebbe essere quella di creare un’iniziativa o una campagna per le persone che si sono trovate recentemente ad essere disoccupate, offrendogli un outfit completo e una consulenza per il CV (magari offerta da un professionista esternalizzato). In questo modo quando le imprese riapriranno e cominceranno ad assumere ancora, queste persone saranno pronte e ben equipaggiate per accaparrarsi il mercato e migliorare le loro vite di nuovo.

Per le aziende CBD, invece, forse è il caso di integrare nella loro cultura una sessione di meditazione, dei video-esercizi, dei consigli giornalieri e una dieta sana per promuovere un corpo sano. È importante, infatti, cercare dei modi per aiutare gli altri nella loro salute mentale, proporre iniziative gratis di auto miglioramento e fornire delle risorse per nutrire e supportare gli spazi mentali delle persone. 
Tutte queste idee dimostrano che a tutte le imprese realmente importa dei consumatori ed è ciò di cui le persone hanno bisogno, più di ogni altra cosa. 

Anche innovare le iniziative di apprezzamento dei consumatori attraverso canali digitali e fisici sarà una componente fondamentale per avere un grande successo nel tempo, così come approfondire l’apprezzamento della comunità e rafforzare le relazioni con i clienti. Per offrire una strategia di partenza, inoltre, le imprese dovrebbero porsi delle domande come: che cosa interessa ai consumatori? Che cosa migliorerebbe le loro vite? Come potremmo fargli capire che i loro valori si allineano ai nostri? Come potremmo farlo in un modo che non sia la vendita diretta? Come potremmo umanizzare il nostro approccio?

Questi sono dei consigli di salute e delle azioni empatiche che non servono solo a farci riacquistare fiducia nei brand, ma ancora più importante, servono a farci riavere fede nell’umanità. 

yossifisher.com; IG: @yossi_fisher

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Gabriele Esposito: «iniziare a capire la vera essenza della vita»

Figlio Italiano, adottato dall’arte, innamorato della danza: Gabriele Esposito, classe 1997, si racconta in un flusso di idee continuo, con tanto di spirito lungimirante. “La moda ha sempre avuto la grande forza di essere d’impatto, e forse la gente dopo tutto questo avrà bisogno di leggerezza e trasparenza.” 

Un po’ come Penelope nell’Iliade Troiana, il sogno gli reca conforto, echeggiando passioni che mirano al di là dell’ideale fashion, ma che puntano a superare la contingenza dell’ordinario. 

Stigmi, critiche e schemi: Gabriele li varca. Anzi, data l’attuale contaminazione che sta sfasando il mondo, ci narra i giudizi e pareri sul futuro del settore creativo a ridosso della sue due più grandi passioni: la danza e la moda. 

Passioni che si respirano sui suoi profili social, con l’intento di illustrare intrecci tutti da scoprire.

Di che cosa si occupa la tua professione? 

Io sono un ballerino. In più, da un anno a questa parte, ho iniziato a lavorare nel mondo della moda, come digital talent. 

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia? 

Penso che in generale per tutti i settori sarà difficile rialzarsi, proprio perché questa epidemia ha portato allo sgretolamento di molti settori, e soprattutto quando si parla dell’ambito artistico, è sempre e purtroppo messo in secondo piano, anche se forse siamo quelli che costantemente cercano di mutare, e soprattutto la moda con il passare degli anni ha avuto una metamorfosi in base al momento storico, politico e sociale. Io voglio essere positivo. 

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilità economica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi? 

Cambieranno molte cose secondo me, la gente ha bisogno di realtà, mescolata a quel pizzico di magia e immaginazione, quella che penso tutti noi in questo momento vogliamo, chi non sogna, di riuscire ed avere quanto meno una vita simile a quella che conduceva prima, l’essere umano ha bisogno avere la propria routine, immagina se da un giorno all’altro questa non si possa più condurre, saremmo tutti spiazzati ed è quello che è successo ora. Quindi cambierà secondo me anche il modo di comunicare. 

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accingersi a un’etica di miglior impatto? 

Diciamo che secondo me la moda ha sempre avuto la grande forza di essere d’impatto, forse la gente dopo tutto questo avrà bisogno di leggerezza e trasparenza, sicuramente non sarà semplice, ma questo settore ha sempre avuto un capacità di comunicazione eccezionale, anche grazie alle fantastiche persone che ci lavorano, certo dovranno reinventarsi nuovamente, ma un artista non vede l’ora di “fare la muta.” 

A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi? 

Dalla parte creativa, secondo me, c’è a chi questa situazione può aiuterà tanto, è vero che per creare si ha sempre bisogno di stimoli, ricerca, viaggi, persone, però tutta questa situazione può aiutare a capire realmente quali sono le nostre capacità, senza flussi esterni. Quindi questo grande uragano potrà portare alla realizzazione di materiale veramente fantastico. 

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19? 

Non cosa mi spaventa di più, è una situazione così strana e che secondo me farà cambiare tanto le nostre abitudini, soprattutto all’inizio, quindi non saprei. La cosa che varierà sarà l’approccio con le persone, tutti avremo un cambiamento drastico, anche quello che prima era un semplice abbraccio avrà un valore diverso da quello di prima, quindi non è tanto la paura, ma sarà quasi strano quello che per noi prima era la normalità. 

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia? 

Il mio lavoro cambierà sicuramente, anche se sono sempre pro ai cambiamenti, non so cosa mi aspetta perché secondo me, finché non si potrà ritornare ad una vita quasi normale, nessuno saprà. 

Riflessioni conclusive? 

La conclusione è che adesso abbiamo tutti tanto tempo da investire su noi stessi e che invece di buttarci giù, possiamo spendere per sperimentare e studiarci. Non è facile, lo so, chi di noi non ha avuto un momento di down in questa quarantena, ci sta e forse ci fa anche bene, rigenerare tanta energia che magari spendevamo in cose inutili, così da canalizzare ora, nelle cose essenziali, in tutto quello che ci piace. 

Abbiamo la fortuna di poterci chiudere tutti nel nostro fantastico mondo, magari scoprirne di più, e iniziare a capire che bisogna essere un po più leggeri nella vita e non crearci degli enormi castelli. 

Instagram: @gabesposito

Photo courtesy of Alessia Tamburro (@alessiatamburro)

Manuel Otgianu: “Il mondo della moda è in prima linea in questa “guerra” contro il Covid-19”

Il passato non si dimentica mai. Ne basta solo un piccolo accenno per rammentar ricordi, e trasportare la mente allo stato del presente. Ed è proprio questo su cui riflette Manuel Otgianu, il talent digitale che ricalca l’utilizzo dei social come vincolo di supporto che, nonostante la crisi dovuta alla pandemia attuale, sono in grado di portare un pizzico di leggerezza nei momenti di calamità.

Come lui, l’onda dei paladini digitali lo fanno sembrare facile, ma la vera difficoltà sta nel trasmettere un messaggio di positività capace di infondere moralità.  

Di che cosa si occupa la tua professione?

Comunico attraverso i canali social le mie passioni, confrontandomi quotidianamente con le persone che mi seguono. I contenuti che realizzo parlano di moda lifestyle e viaggi.

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia?

Sono e saremo tutti pronti ad adeguarci alle esigenze che si presenteranno una volta tornati alla normalità. E non vedo l’ora che accada!

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilitàeconomica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi?

Ancora una volta l’utilizzo dei social si è dimostrato di grande aiuto. Sono state avviate campagne di raccolta fondi, veicolati messaggi importanti e aiutate molte persone a sentirsi meno sole in una situazione di emergenza come questa. Qualcosa probabilmente è già cambiato.

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accingersi a un’etica di miglior impatto?

Per adesso mi concentrerei sulla situazione attuale, il mondo della moda è presente in prima linea in questa “guerra” contro il Covid-19. Oltre alle importanti donazioni in termini economici, i più grandi gruppi hanno convertito i propri stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso, mascherine e gel disinfettanti. E tutto questo è davvero meraviglioso!

A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi?

Credo che in questo momento tutti i creativi si stiano impegnando a realizzare contenuti più interattivi per aiutare le persone ad avere qualche momento di leggerezza durante queste particolari giornate. Quindi il tutto è meno patinato e più reale, più leggero e sicuramente più divertente!

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19?

Non vedo paure legate al termine di quest’epoca, ma solo sollievo. Ciò che mi ha spaventato è realizzare quanto siamo fragili.

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia?

Cambierà proporzionalmente a come usciremo da questa epidemia. Probabilmente in un primo periodo le esigenze saranno diverse, ma tutti non vediamo l’ora di tornare alla normalità.

Riflessioni conclusive?

#stayhome, e usciremo presto!

instagram: @ulmn

Gli occhiali da sole must have della Primavera-Estate

Che stagione estiva sarebbe senza gli occhiali da sole!

L’estate, nonostante il Covid-19, finalmente è alle porte. C’è da tenere alto lo spirito! Come? Indossando un bel paio di occhiali da sole. Sperando che l’essere accecati dal sole non sia appunto solo un miraggio.

Torneranno i weekend in spiaggia, seppur questa stagione turistica non sia nata sotto un cielo particolarmente favorevole. E di occhiali da sole ce n’è per tutti i gusti.

Retro? Presenti all’appello! Preferite invece rompere gli schemi e optare per un design d’impatto? Ecco per voi gli occhiali dalle lenti ottagonali. E via dicendo.

Ecco una selezione dei migliori occhiali da uomo primavera-estate selezionata per voi da Man in Town.

SALVATORE FERRAGAMO

Allure vintage e maestria artigianale: il savoir faire della Maison fiorentina è ben espresso in questa montatura rettangolare dotata di struttura metallica full-rim con ciliare in acetato e ponte in metallo textured.  

Il classico logo Ferragamo inciso sulla lente destra conferisce al modello un ulteriore tocco di classe. Disponibile in Light Gold/Black con lenti verdi tinta unita, Light Ruthenium/Tortoise con lenti marroni tinta unita e Dark Ruthenium/Striped Brown con lenti blu tinta unita. Le aste, di diversi spessori, sono impreziosite da una lamina in smalto nero o Havana, un Gancino in metallo e terminali in acetato abbinati al colore delle lenti. 

THE BESPOKE DUDES EYEWEAR

TBD Eyewear è una collezione ecofriendly dal design senza tempo, realizzata a mano in Italia. caratterizzati da una montatura color terra in bio acetato, un materiale che deriva dalle fibre del cotone e del legno, biodegradabile e riciclabile al 100%. Le lenti verdi degli occhiali da sole unite alla forma rotonda ben si prestano come accessori di outfit classy e sartoriali.

KYME

il modello di Kyme Sunglasses è perfetto per la clientela non convenzionale che ama essere al centro dell’attenzione per le scelte di stile. La forma delle lenti infatti non vi farà certamente passare inosservati! Si tratta di un paio di occhiali da sole in acetato avana scuro effetto tortoise, lenti ottagonali verde acquamarina.

AIRDP STYLE

omaggiano gli anni Settanta gli occhiali da sole di AirDp Style. Della loro gamma di occhiali ci ha molto colpiti il pilot in versione monoscocca Lion Xnet. Realizzati con due materiali all’avanguardia (ultem e acciaio medicale), sono per questo motivo ultraleggeri. Il design esagonale conferisce al look di questi occhiali da sole una grinta contemporanea.

FIELMANN

Prezzo democratico e stile hipster per gli occhiali da sole unisex con montatura in acetato color giallo-nude di Fielmann.

Profumi uomo: essenze di primavera

Le essenze di questa primavera, con un solo spruzzo riusciranno a calmare i nostri sensi aiutandoci ad affrontare al meglio il periodo che stiamo attraversando. La nostra selezione si ispira ad un viaggio ideale, fatto di aromi e note profumate che ci portano lontano.


Copper – Comme des Garçons

Composto da ingredienti provenienti da tutto il mondo come il galbano raccolto sulle montagne iraniane, i luminosi granelli di pepe raccolti in Perù, i rizomi di intenso zenzero del Madagascar distillati in olio, l’ambra artificiale, la vaniglia naturale e la mirra etiope che si armonizzano in un singolo profumo e fanno trasparire un tocco di sensualità.

Bal d’Afrique – Byredo

È ispirato alla Parigi della fine degli anni ‘20 ed è un vibrante melange di avanguardismo e cultura popolare africana che ha segnato un’epoca colorata di eccessi e euforia sulle note di un jazz melodico.


Beau De Jour – Tom Ford

È un fresco fougère aromatico amplificato da un ibrido energetico di lavanda. Il cuore pulsa con l’inflessione delle erbe del rosmarino africano e del floreale geranio verde con il suo sottile accento di menta. Patchouli e ambra creano una base terrosa di legno radioso con un sensuale calore muschiato, elevando ulteriormente la rinfrescante nozione di mascolinità della fragranza.

Impact – Tommy Hilfiger

È una fragranza mascolina che fonde sentori agrumati, fumosi aromatici e un trio di legni preziosi, aggiungendo un tocco potente ed inconfondibile di Akigalawood®, estratto di patchouli.


Good girl gone Bad Eau Fraîche – Kilian

Il profumo si apre con luminose note di fiori d’arancio dal Nord Africa, accanto a rose dalla Turchia e Marocco. È un drydown moderno e vellutato, con un caratteristico muschio floreale. A metà tra il narcotico e l’arioso.


Wisteria & Lavander Cologne – Jo Malone

Il glicine a cascata incornicia una fragranza di carattere, creando un nostalgico quadro viola. Questa morbida presentazione floreale della lavanda inglese è intrecciata con glicini dolci ed eliotropio polveroso. Un trio pittoresco, avvolto in un muschio bianco pulito e delicato.


Coeur de Cologne – Mizensir

Coeur de Cologne è un’eau de parfum che racchiude tutto ciò che si desidera da una colonia, assicurando una persistente sensazione di freschezza grazie alle note di bergamotto, neroli, limone, essenza di fiori d’arancio, liatrix e incenso.

Erolfa Millesime – Creed

Erolfa coglie la sua perfezione nell’equilibrio tra i componenti moderni ed una base classica, ricreando il profumo dell’aria marina, tonificante ed inebriante allo stesso tempo Oceanico, fresco ed erbaceo. Note marine, erbacee ed agrumate con mandarino, sandalo, bergamotto ed ambra grigia. Ideale dopo la lunga pausa invernale.

Eau Fraîche Homme – Eisenberg Paris

Un soffio rivitalizzante animato nelle note di testa dal pompelmo e raggiunto nel cuore dalle note fresche del dragoncello e della salvia. La sensualità speziata del ginepro e dello zenzero, temperata da una lavanda moderna e discreta, dona forza e rilievo. Infine l’eleganza del vetiver e del sandalo.

UNORTHODOX: L’incursione ribelle della gioventù Ebrea spopola su Netflix

Unorthodox è una delle serie Netflix del momento che ci racconta la storia di una giovane ragazza ebrea in cerca di ribellione. 

https://www.youtube.com/watch?time_continue=1&v=-zVhRId0BTw&feature=emb_logo

La protagonista è infatti Esther Shapiro, detta Esty, diciannovenne nata a New York all’interno di una comunità ortodossa chassidica chiamata Satmar. Viene sposata da un uomo, ma il matrimonio è alquanto infelice poiché i due coniugi non riescono ad aver figli. Tale fatto spinge il marito a procedere col divorzio. Poco dopo l’accaduto, Esty scopre di essere incinta, e vola dalla madre a Berlino per cominciare una nuova vita con tanto di nuove conoscenze, dando il via ad un cammino di emancipazione, non privo di intralci. 

Con queste premesse, Netflix ha lanciato la prima miniserie in lingua yiddish, idioma ebraico parlato in varie puntate (nonostante gran parte dei dialoghi siano doppiati in italiano). La trama è ampiamente ispirata ad una storia vera, quella di Deborah Feldman e ripresa dall’autobiografia di Unorthodox: The Scandalous Rejection of My Hasidic Roots, che ritrae il trambusto presente nel microcosmo gerarchico Ortodosso. 

Inoltre, l’ambientazione delle scene filmate a Berlino sono state create volutamente dagli autori. Nel contempo, la protagonista Shira Haas sembra essersi calata perfettamente nella parte, cimentando la miniserie in una mise en scène d’impatto che evoca i cliché della cultura Ebraica. 

A voi,  5 motivi che esplicitano il perchè questa serie è da non perdere…

Nulla è ciò che sembra;

Una storia di dolore e di rinascita, di una semplice ragazza alla ricerca della felicità;

Tutti i precetti, benché possano risultare lontani dai costumi odierni, ricostruiscono tematiche sociali in vigore al giorno d’oggi;

I temi dell’emancipazione vengono ripercorsi con costanza;

Le moribus vitae, in altre parole, le tradizioni di vita creano un mix dinamico,     rivoluzionario e di continua scoperta.

Yoga: le posizioni da poter fare anche da soli in quarantena

In un periodo di forzata quarantena si moltiplicano i corsi online di yoga, che se da un lato possono essere utili specialmente per chi ha già le basi, dall’altro potrebbero rivelarsi pericolosi se eseguiti da principianti.

Quando si pensa allo yoga ci vengono in mente un caleidoscopio di posizioni, alcune apparentemente semplici, altre sono evidentemente complesse.

Per iniziare ad avvicinarsi a questa disciplina vogliamo mostrarvi la tecnica di base del saluto al sole con alcune modifiche (utili per chi ha problemi articolari), come si insegna nell’ashtanga yoga, una forma di yoga tradizionale con approccio dinamico detto anche  meditazione in movimento in cui si coordina il respiro (ujjayi) e le posture (asana) prese attraverso un fluire attivato da uno stato di profonda concentrazione. 

Grazie all’esperienza di Annelise Annelise Disnan, studiosa ed esperta di discipline orientali e direttore di Om Shanti Yoga Studio di Milano vi mostriamo le tecniche di base che prevedono 9 posizioni di cui vi spieghiamo i relativi benefici sul corpo che potete provare anche da soli a casa. 

Per chi avesse poi voglia di proseguire questo percorso è possibile frequentare un vero e proprio corso online sui fondamenti dello yoga che trovate a questo link e su instagram, oltre ai corsi di meditazione e quelli più avanzati. 

Riscaldamento e posizioni di apertura pratica  – Eka Pāda vīrāsana 

Eseguiamo questa postura per scaldare e allungare il muscolo quadricipite e riscaldare l’articolazione del ginocchio. Si piega un ginocchio, portando la gamba verso dietro. Chi non ha problemi alle ginocchia ed è molto allungato può stendere totalmente la colonna a terra. Chi ha problemi all’articolazione deve necessariamente sedersi su un blocco, mattone di sughero o un supporto come un libro o un dizionario,  prima di effettuare la posizione (asana).

Questa posizione porta all’allungamento del muscolo iliopsoas e del quadricipite e aiuta nella  purificazione dell’apparato digerente, favorendo l’eliminazione dei metaboliti di scarto con benefici sul sistema linfatico. Ha anche un’azione drenante per le gambe ed è quindi utile per le vene varicose

Āñjaneyāsana

Passiamo all’allungamento dello psoas portando una gamba fra le mani, la testa cade verso il basso con il collo morbido. L’altra gamba  rimane dietro con il ginocchio a terra e il piede appoggiato sul dorso, in linea con il ginocchio. Se la postura è stabile si completa sollevando il torso e portando le braccia in alto unendo i palmi delle mani. Questa asana aumenta l’energia generale, riapre le nadi (nella tradizione indiana le vie attraverso le quali passa il prana inteso come energia vitale o soffio, che alimenta tutte le parti del corpo).  Si allunga il muscolo ileopsoas, si apre il petto aumentando la capacità inspiratoria, si tonificano milza e reni.

Dopo aver scaldato i muscoli e le articolazioni possiamo iniziare con il SALUTO al SOLE A – sūrya namaskāra. Nel video troverete la versione base, con le posture modificate che possono essere  eseguite da tutti, e la versione avanzata per coloro che praticano con costanza da anni.

Concluso il Saluto al Sole A potete eseguire le seguenti posture:

Eka Pāda uttānāsana

Allunghiamo la catena miofasciale posteriore. Partendo con il bacino frontale, portiamo un piede dietro posizionandolo a 45 gradi dietro la propria anca, per poi scendere con le mani verso terra rimanendo con il petto aperto e l’ombelico in dentro (Uḍḍīyana Bandha). L’asana ha il beneficio di smobilizzare il grasso sui fianchi, rinforzare e tonificare la muscolatura delle gambe ed eliminare il muco dalle vie respiratorie.  

Parśvakoṇāsana A

Una delle posizioni laterali fondamentali della pratica. Si prende divaricando ampiamente le gambe, girando un piede verso l’esterno e, mantenendo il tronco laterale, si scende con il ginocchio a 90 gradi per portare la mano a terra. La posizione completa prevede il braccio in alto con lo sguardo verso la mano. Altrimenti possiamo fermarci con il gomito sul ginocchio (come in foto) e l’altro braccio lungo il fianco. La posizione aiuta a rinforzare schiena e gambe, corregge squilibri dell’allineamento posturale, riallineando lo scheletro. Rinforza il sistema respiratorio e tonifica il sistema nervoso.

Utthita Astha Pādāṅguṣṭhāsana

Questa è una posizione in cui andiamo ad allungare profondamente le gambe, mantenendo un forte equilibrio. Il piede che rimane a terra deve essere ben radicato con le dita separate fra di loro. Per mantenere l’equilibrio è importante attivare l’uddiyana banda (contrazione dei muscoli addominali), portando l’ombelico verso la colonna. Le spalle devono rimanere aperte con le scapole vicine verso il basso.  Aiutandosi con  il braccio si porta un ginocchio al petto, rimanendo immobile per 5 respiri per poi aprire il ginocchio lateralmente e rimanere altri 5 respiri. La posizione completa prevede l’aggancio dell’alluce con la mano, per portare la gamba tesa verso l’alto, prima frontalmente e poi lateralmente. La posizione dà forza e flessibilità alle gambe, incrementa l’equilibrio psicofisico, rinforzando l’articolazione della caviglia. Infine purifica e tonifica i reni.

E per finire dopo il saluto al sole,  due asana di chiusura, molto utili ed energetiche.

Dwi Pāda Pitham 

Questa posizione serve a rafforzare la nostra schiena. Ci sdraiamo a terra con le ginocchia piegate e premendo uniformemente sui piedi, tenendo l’ombelico in dentro verso la colonna (per proteggere la schiena) inspirando portiamo il bacino verso l’alto senza divaricare le ginocchia. Le braccia rimangono a terra ai lati del corpo, le spalle sono a terra aperte e lontane dalle orecchie, le scapole appiattite. Questa posizione può essere tenuta 5 respiri, per poi scioglierla e ripeterla per 3 volte. La versione completa prevede l’estensione totale della colonna, posizionando le mani ai lati della testa, con un inspiro ci solleviamo da terra per entrare nel ponte (Ūrdhva Dhanurāsana)

L’asana rinforza la schiena, la muscolatura dei glutei e gli ischio crurali (muscoli posteriori delle gambe). Ne beneficia il sistema linfatico, l’apparato gastro intestinale favorendo la riduzione e ristagno delle tossine.

Sālamba Sarvāṅgāsana 

Questa posizione porta energia e un profondo benessere, si tratta di un’inversione per cui tutti i nostri organi interni ne beneficeranno. Ci sdraiamo a terra e con un inspiro portiamo entrambe le gambe e il bacino verso l’alto, sostenendo la colonna, che dovrà rimanere dritta, con le nostre mani. I gomiti rimango a terra in linea con le spalle, non dobbiamo lasciare che si aprano. Se ci sono problemi di cervicale possiamo posizionare una coperta sotto le spalle per creare un piccolo spessore, lasciando però il collo fuori dal coperta. Porta il tuo sguardo direzionandolo verso le dita dei piedi che puntano al cielo,  non ruotando mai la testa. La posizione permette la purificazione completa dei canali che defluiscono dolcemente. E’ un aiuto per il sistema venoso e un allenamento per il sistema arterioso. Libera dalle paure psico-fisiche ed emotive. Molti organi traggono benefici: gola, tiroide, apparato genitale, polmoni ed è utile anche per chi ha vene varicose e per combattere l’insonnia.

Fine della pratica – Śavāsana

Alla fine della pratica ci si sdraia a terra con i palmi verso l’alto e le gambe che cadono per fuori  nella postura rilassante di śavāsana, mantenendo gli occhi chiusi e focalizzandosi sul respiro naturale si rimane completamente fermi e inattivi per almeno 5 /10 minuti.

Buona Pratica, ma senza esagerare!

Namastè

Francesco Cristiano, la creatività come un divenire di idee inaspettate

Il mondo di cui parla Francesco Cristiano è quello della moda e del suo futuro, e,  più accuratamente, quello dell’introspezione. La sua è una visione che predilige la creatività nel vero senso dell’essere.

Si racconta demarcando l’autenticità e la naturalezza trattando tematiche che vogliono accingersi al cambiamento. Richiama un’indole di creatività come strumento esponenziale, che inciti rinnovamento spirituale per suscitare uno sguardo critico sulla vita.

D’altro canto, vivendo in un mondo ricco di imperfezioni, abbiamo sempre bisogno di inseguire cambiamenti, purché superino la mediocrità. 

Di che cosa si occupa la tua professione?

La mia professione da Visual Merchandiser si occupa di realizzare non solo l’aspetto estetico delle vetrine, ma anche di tutto il punto vendita. Per farlo, oltre alla grande passione e creatività, serve tanta ricerca e immaginazione.

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia?

La creatività è sempre stata e sempre sarà un divenire di idee inaspettate, una pagina bianca da colorare. Questo periodo buio sarà sicuramente di ispirazione. Di una cosa sono certo, l’e-commerce è il futuro.

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilità economica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi?

Vivere oggi senza più like, condivisioni e stories, forse sarebbe meglio. Le piattaforme social continueranno a stupirci sempre di più, coinvolgeranno in maniera esponenziale sempre più persone. Le aziende non vorranno più un tuo Curriculum ma semplicemente sapere il tuo user Instagram.

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accingersi a un’etica di miglior impatto?

Una moda più eco-sostenibile per salvaguardare l’intero pianeta, riducendo sempre di più l’impatto ambientale e magari un ritorno alla vera produzione Made in Italy.

A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi?

Verso una creatività pura e dinamica. Non é semplice, bisognerà a mio parere seguire l’intuizione per avere il coraggio di raggiungere obiettivi che possano però nello stesso tempo essere affini con ciò che accade intorno a noi: una creatività che sia rinnovamento spirituale e di ispirazione per uno sguardo critico sulle vite.

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19?

Il ritorno alla vita frenetica.

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia?

Nulla cambierà del mio lavoro dopo l’emergenza, torneremo a vivere ma ci sarà molta più consapevolezza in ogni gesto che faremo, cambieremo le nostre abitudini tornando a dare più valore ai sentimenti.

Riflessioni conclusive?

Magari dopo questa esperienza torneremo ad apprezzare i piccoli gesti e avremo più rispetto reciproco anche per chi ha idee o visioni differenti dalle nostre. Sicuramente la moda ci aiuterà a vivere il futuro con leggerezza, quello di cui abbiamo più bisogno.

Instagram: @francesco_cristiano

Le aziende food che fanno del bene

In un clima di incertezza, disorientamento e imprevedibilità normativa e prospettica, le aziende food si stanno dando da fare per aiutare gli eroi del Covid-19: i medici, gli ospedali, i pazienti colpiti e i parenti, che in questo momento vivono una situazione ben più difficile del #iorestoacasa.

  • Il Gruppo Illva Saronno, multinazionale italiana conosciuta per il liquore Disaronno, ha deciso di riconvertire parte della sua produzione per realizzare gel disinfettante per mani. 100.000 bottigliette formato mignon 50 ml del brand Disaronno sono state trasformate in confezioni tascabili di gel igienizzante e donate alla Fondazione Banco Farmaceutico. Sono la Caritas di Roma, di Milano, di Firenze e di Palermo, Opera San Francesco per i poveri (Milano), Fondazione Progetto Arca (Milano), Fratelli San Francesco (Milano), Centro Astalli di Roma e di Palermo, Banco Farmaceutico Cosenza le associazioni che stanno beneficiando del prodotto. 
  • La gastronomia più celebre di Milano, Peck, ha donato tutto il ricavato della vendita delle sue colombe artigianali dell’ultima settimana al Policlinico di Milano. Due le varianti: la “Classica” e “Ai 3 cioccolati”, rispettivamente a 30 e 34 euro. L’importo raccolto contribuirà a potenziare le nuove aree di Terapia Intensiva dell’Ospedale, permettendo alla struttura di curare sempre più pazienti affetti da Covid-19. 
  • Prepara un cocktail a casa tua e fai del bene. Tu pensa al ghiaccio e alla tonica ed ENGINE spedirà a casa tua il Kit ENGINE Oil inclusive, la speciale confezione per il tuo cocktial da preparare a casa, che include il gin biologico prodotto nelle Langhe nella sua irriverente tanica di olio motore, un secchiello da gran premio e i bicchieri di latta più rumorosi del mercato.Tutti i profitti di questa vendita saranno destinati alla raccolta fondi del Cesvi per l’Ospedale di Bergamo. 
  • Offrire una cena a chi ne ha più bisogno con pochi clic: grazie a TheFork e Banco Alimentare arriva l’unico ristorante prenotabile e “aperto” in tutta Italia che lo rende possibile.Per tutto il periodo dell’emergenza da COVID-19 sarà attiva sulla sua app la possibilità per gli utenti di offrire un pasto a un’altra persona o famiglia effettuando una donazione libera al Banco Alimentare. Attraverso un vero e proprio “ristorante virtuale” creato da TheFork sulla sua applicazione, gli utenti potranno “prenotare” un pasto e offrirlo ai più bisognosi, con la possibilità di lasciare un messaggio solidale sotto forma di recensione. L’iniziativa che prende il nome di “Cena Sospesa” si ispira all’usanza campana del “caffè sospeso” e della più recente “spesa sospesa” che si sta diffondendo per fronteggiare le difficoltà economiche generate dal lock-down.
  • Il Gruppo Barilla ha effettuato una donazione di oltre 2 milioni di euro per l’Ospedale Maggiore di Parma con il fine di migliorare le attrezzature e le funzionalità della terapia intensiva, alla Protezione Civile e alla Croce Rossa per acquistare dispositivi medici e logistici per fronteggiare l’emergenza, e serviranno per munire di ventilatori polmonari le strutture mediche regionali dell’Emilia Romagna. «L’Italia che resiste siamo tutti noi: sono le persone che operano anche nella filiera alimentare, sono tutti i lavoratori che con senso di responsabilità ci permettono di continuare a portare i nostri prodotti nelle case degli italiani. E sono, soprattutto, i medici, gli infermieri e tutti gli operatori a cui siamo immensamente grati per il lavoro straordinario che stanno facendo per fronteggiare l’emergenza», ha dichiarato Luca Barilla, Vicepresidente del Gruppo Barilla. 
  • Zuegg, storica azienda veronese del settore delle bevande, ha donato 250 mila euro a favore delle strutture sanitarie dell’Azienda ULSS 9 Scaligera e distribuirà 150.000 succhi di frutta, in segno di solidarietà e sostegno agli operatori della Protezione Civile. 
  • Coca-Cola ha fatto una donazione di 1,3 milioni di euro alla Croce Rossa Italiana e inoltre sta offrendo i propri prodotti a 10.000 operatori sanitari in prima linea per l’emergenza. Infine, a nome dei dipendenti dello stabilimento siciliano di Sibeg saranno donati 80mila euro all’Azienda Ospedaliera Universitaria Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania per acquistare apparecchiature e dispositivi medico-diagnostici per i reparti di Terapia Intensiva e Rianimazione. 
  • Insieme per cucinare il giorno di Pasqua all’Ospedale Sacco di Milano: sono il gruppo di ristoranti Miscusi e lo chef due stelle Michelin Pino Cuttaia, un pranzo speciale per circa 100 tra medici e infermieri che lottano in prima linea. “Rendere le persone felici, diffondendo lo stile di vita mediterraneo è la nostra missione di vita, fatta di piccoli gesti quotidiani. Nel buio iniziale del Covid (abbiamo 300 persone a casa), cercavamo una luce e così abbiamo iniziato a portare pasti agli ospedali per sostenerli ed evitare di sprecare quello che avevamo in magazzino. Giorno dopo giorno l’emozione dei medici ci ha dato ancora più forza e da allora non ci siamo mai fermati, tanti amici ci hanno scritto per offrirci il loro aiuto così abbiamo abbracciato la solidarietà di chi condivide i nostri valori. Pino Cuttaia, tra i primi. Un amico che, come solo lui sa fare, con un semplice sugo ha raccontato un’emozione che ti rende felice” ha spiegato Alberto Cartasegna, fondatore e CEO di Miscusi. 

Frabu, il sito italiano di riferimento per lo shopping online

Uno store online con un’ampia scelta di prodotti di abbigliamento di grandi marchi made in Italy a prezzi accessibili a tutti. E al tempo stesso un sito moderno e funzionale, dalla semplice user experience.

Frabu, la piattaforma globale innovativa con la più vasta offerta di capi 

Se oggi lo shopping online è una componente fondamentale della vita di tutti noi, appassionati di moda e non solo, la risposta del web è data da un universo popolato da siti di e-commerce che non si differenziano l’uno dall’altro. In questa giungla virtuale Frabu si distingue, proponendo una realtà innovativa e di alta qualità, capace di soddisfare le necessità degli e-shopper. Questi infatti sono sempre più esigenti e alla ricerca di prodotti raffinati ai migliori prezzi e a un’esperienza di acquisto intuitiva ed efficiente. In effetti Frabu, piattaforma italiana di shopping online è in grado di offrire tutto questo. 

In primo luogo, l’e-store propone una scelta ampia, curata e variegata di abbigliamento, calzature, borse e accessori per uomo e per donna delle migliori marche italiane e internazionali. Ma Frabu non si limita a vendere, ma realizza i desideri degli amanti della moda e del lusso, facendo vivere loro una vera e propria shoppping experience.

Con un sito moderno e all’avanguardia, veloce e di utilizzo intuitivo, mette subito a proprio agio l’acquirente, guidandolo, coccolandolo e accompagnandolo fino alla ricezione del prodotto a casa propria. Pensato per una fruizione multi-device ottimale, su computer, tablet e mobile, permette di dedicarsi allo shopping ovunque ci si trovi e in qualsiasi momento della giornata. Prestando grandissima attenzione al cliente, gli offre tutti gli strumenti per selezionare l’articolo più adatto ai propri bisogni, ad esempio supportandolo nella scelta della giusta taglia: una tabella ultra dettagliata con indicazioni precise è disponibile all’interno di ogni scheda prodotto, azzerando così il margine di errore. La wishlist poi è un utile escamotage per evitare gli acquisti di impulso. Si possono infatti salvare i capi preferiti nella lista dei desideri e tornare in un secondo momento per concludere l’acquisto. Tramite il servizio di newsletter infine, è possibile rimanere sempre aggiornati sulle novità e ultime tendenze e non perdersi nemmeno una delle tantissime promozioni di Frabu. 

Frabu, uno store online con le migliori marche, ai migliori prezzi

La vasta offerta di capi e accessori di abbigliamento sulla boutique online Frabu include articoli pregiati made in Italy e non solo. 

Tra i brand italiani e internazionali in vendita sul sito di e-commerce ci sono: Gucci, Guess, Tommy Hilfiger, Hugo Boss, Adidas, Burberry, Diesel, Calvin Klein, Laura Biagiotti, Coach, Woolrich e Lanvin, solo per citarne alcuni.

Una delle peculiarità dello store digitale però sono i prezzi, sempre molto competitivi. La filosofia del marchio infatti, è quella secondo la quale i prodotti di qualità debbano essere accessibili a chiunque sia in grado di apprezzarli. Frabu è quindi una piattaforma globale che non conosce rivali nel suo settore. A testimonianza di ciò, gli influencer più genuini de fashion system si fanno portavoce del suo mondo, convinti che si tratti davvero della realtà di shopping di moda e lusso online migliore in circolazione. Frabu offre loro la possibilità di vivere un’esperienza di shopping unica e rivoluzionaria.

“The artist is present”, Citazionismo da videoclip

L’arte “democratizzata”, diversamente accessibile e poliespressiva la ritroviamo, piacevolmente, anche tra le scelte di setting di molti musicisti che fanno del citazionismo artistico una scelta estetica per il background dei loro videoclip. 

Ecco una selezione di video “matching” per allenare l’occhio all’arte

DRAKE “Hotline Bling”

“Hotline Bling”, diretto da Julien Christian Lutz, in arte Director X, e coreografato da Tanisha Scott, è un video dallo stile minimale, ipnotico e a cromie grafiche. Il rapper canadese e i suoi ballerini si muovono e danzano in cangianti lightbox, spazi a ritmate policromie che si ispirano alle geometrie di luce dell’opera sensoriale “Breathing Light” di James Turrell. Un omaggio al visionario artista di Pasadina, esponente del movimento “Light and Space” in voga negli anni 60, che ha fatto della luce e della percezione visiva il materiale della sua arte.

JAY-Z “Picasso Baby”

Un video della durata di 11 minuti diretto dal regista statunitense Mark Romanek e girato nella Pace Gallery di Chelsea a Manhattan. Jay-Z si cala nei panni del performer, sceglie il tempio dell’arte contemporanea newyorkese come “stage show” e tra i visitatori coinvolti spuntano gli attori Taraji P. Henson e Alan Cumming, il rapper Wale, il filmmaker Judd Apatow, il critico Jerry Saltz e l’artista concettuale serba Marina Abramovic, alla cui celebre installazione “The Artist is Present” si ispira l’intero progetto performativo del videoclip “Picasso Baby”.

WHITE STRIPES “Fell in love with a girl”

Un video in stile “De Stijl” interamente realizzato con i Lego. Il gioco dei colori primari e delle loro geometrie rimanda visivamente alla corrente artistica del Neo-plasticismo e al suo fondatore Piet Mondrian. “Il rosso dei vestiti e della bocca, il giallo dei piatti della batteria e della cintura della chitarra, il bianco dei volti e il nero deciso di occhi e capelli, sono colori primari incastrati dentro strutture altrettanto “quadrate”: i cubi del Lego.”

BEYONCÈ E JAY-Z “Apeshit”

Un video “ad opera d’arte” diretto da Ricky Saiz e ambientato nella suggestiva cornice parigina del Louvre. La scena iniziale si apre nella Sala degli Stati dove Mr e Mrs Carter, ieratici e statuari dinanzi al quadro della Gioconda, ci accompagnano in un susseguirsi magnetico e conturbante di tableau vivant, cortocircuiti visivi e solenni capolavori. Da Beyoncè che balla in abito bianco ai piedi della Nike di Samotracia alle ballerine nude ispirate alle modelle di Vanessa Beecroft, dalla sfinge di Tanis alla Venere di Milo, dalla Pietà di Rosso Fiorentino al Ritratto di nera di Marie-Guillemine Benoist considerato un manifesto dell’emancipazione dei Neri e del femminismo.

KENDRICK LAMAR, SZA “All The Stars”

Colonna sonora del film della Marvel, Black Panther, e un video caleidoscopico curato dallo stesso Lamar sotto la direzione di Dave Meyers. Scene cinematografiche intrise di spunti artistici come la pittura dorata su fondo nero, timbro stilistico dell’artista britannica-liberiana Lina Iris-Viktor, la simbologia della cultura africana e un richiamo alle “Infinity Mirror Rooms” dell’artista giapponese Yayoi Kusama.

HOLD YOUR HORSES “70 Million”

“70 Million” è un giocoso video parodia che mette in scena una carrellata di 24 famosi quadri ironicamente interpretati dai sette membri del gruppo franco-americano: dalla Nascita di Venere alla Splendida Olympia di Manet, dalla morte di Marat alle serigrafie di Warhol.

KANYE WEST “Famous”

Il video è un “blow up” su un’installazione di 13 sculture di cera che rimanda, a sua volta, al dipinto “Sleep” del pittore realista Vincent Desiderio. La telecamera è fissa su un letto enorme e inquadra i corpi nudi e dormienti di altrettante statue-celebrities: Kanye West, Kim Kardashian, Taylor Swift, Rihanna, Amber Rose Donald Trump, Caitlyn Jenner, Bill Cosby, Ray J, Chris Brown, Anna Wintour, e George Bush. 

RIHANNA “Rude Boy”

Un video “urban” costruito intorno all’uso di greenscreen e diretto da Melina Matsoukas. Colori bright, forte mood anni ‘80 ed echi espliciti al mondo dell’arte contemporanea: dalla pop art di Andy Warhol passando per i graffiti di Keith Haring e alla foto scattata nel suo studio newyorkese da Annie Leibovitz fino ai simboli riconducibili alle opere di Jean-Michel Basquiat, come la celebre corona a tre punte.

Stile comfy da quarantena: accessori e capi comfy per stare in casa

Ci sono tanti aspetti positivi di questo periodo così difficile. Persino lavorare da casa ha dei vantaggi: non bisogna necessariamente svegliarsi all’alba, imbattersi in un treno pieno di gente o dover rimanere bloccati in mezzo al traffico. 

Comodamente da casa, si possono oggi svolgere certi lavori in Smart Working comodamente dalla propria scrivania. Si, “comodamente”, in una nuova versione dello stile “casalingo” che potremmo definire “comfy”. In questa quarantena, vestirsi e abbellirsi potrebbe essere una delle cose più creative della giornata, quindi spazio alla fantasia. 

Ecco alcuni capi e accessori super trendy per avere stile, anche in quarantena. 

FELPE

Con cappuccio o senza, la felpa è uno di quei capi che si possono indossare anche con un pantalone dal taglio classico, chino o cropped. A tinta unita o con stampe, è uno dei pezzi simbolo dello streetwear, perfetto per star in casa in versione “comfy”. 

Dai modelli classici con logo, passando per le felpe con inserti in nylon e stampe a contrasto, a quelle ispirate agli anni ‘80 dai colori soft.  Non mancano i modelli bomber e gli smanicati.

Brand: Tommy Hilfiger, Automobili Lamborghini, Hunter, Boggi Milano, Peak Performance, Custo Barcelona

T-SHIRT 

Tra le t-shirt più cool, da indossare anche in modo casual sotto un blazer o addirittura sotto a una felpa, ci sono quelle con stampe, a righe, ma se si preferisce rimanere più formali, é bene scegliere quelle a tinta unita. Ecco alcune selezionate per voi. 

Brand: Tommy Hilfiger, In the box, Mango Man

PULLOVER

Tra i capi di tendenza da indossare per le giornate di quarantena/Smart working ci sono sicuramente i pullover: freschi, comodi e super trendy. Soprattutto se si presentano con tonalità sgargianti, a righe, con dettagli preppy, lavorati o a manica corta. 

Brand: Re-Hash, Tagliatore, Mango Man, Boggi Milano, In the box, Zilli Sport

PANTALONI  

Dai modelli jogger, passando per i cargo, fino ai modelli super comfy: durante i vostri momenti giornalieri passare da uno stile a un altro è un attimo, basta trovare il giusto compromesso tra comodità e trend del momento. Tra i colori più in voga del momento: blu navy, grigio e le sue sfumature, beige. 

Brand: Mango Man, Zilli Sport, Boggi Milano, Hunter, Automobili Lamborghini 

ACCESSORI 

Tra gli accessori di tendenza, per stare comodi in casa, c’è sicuramente la ciabatta che rivive oggi una nuova vita grazie a materiali, tessuti, colori di tendenza. Sicuramente l’effetto ciabatta / calzino non è ciò che tutti vorremmo vedere, ma in vista della bella stagione si potrebbero indossare scalzi. 

Brand: Birkenstock, Hunter, Automobili Lamborghini

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Andrea Zelletta: «La cosa che mi spaventa di più del contesto sociale attuale è l’incertezza che ci separa dalla normalità»

Tratti armoniosi, fisico scolpito e sguardo limpido: Andrea Zelletta con il suo look da star-sensation ha all’attivo una carriera da modello, influencer con 500 mila followers e per di più fa il Dj a tutto campo. I suoi punti di forza? Affascinante, certo, ma anche competente e appassionato.

Parla di responsabilità collettive, di cambiamenti doverosi e si narra attraverso i canali social con empatia ed entusiasmo. Nel vestire, porta un mix nonchalantche sposa tradizione e contemporaneità.

Un’icona digitale moderna che fin dagli esordi apprende la moda “come arte, lo stilista come un grande artista e l’espressività come l’atto finale”, siamo riusciti ad indurlo a trattare temi che spaziano dalle ripercussioni in campo digitale post-epidemia al futuro del settore moda. 

Di cosa si occupa la tua professione? 

Faccio il modello e Dj. Lavoro nella moda da diversi anni è un mondo che mi è capitato ma che mi è subito piaciuto. Fare il modello significa mettere a disposizione il proprio corpo, le proprie forme a ridosso dei grandi marchi, dei capi d’abbigliamento in sfilate e servizi fotografici. Questo il significato comune io, invece, lo intendo in modo più profondo. La moda per me è arte, lo stilista un grande artista e la loro grande espressione è l’atto finale: la sfilata, il servizio fotografico. Da qui prendo il significato del mio lavoro che per me è essere parte della loro espressione. Ad accompagnarmi in ogni occasione è la consapevolezza di essere importante per l’atto finale del lavoro di un artista e per la sua riuscita. Questo mi stimola sempre a dare il massimo un mondo che mi sono andato a cercare è quello della musica, da sempre una mia passione. Infatti da più di un anno impiego le mie giornate a fare il Deejay, mixando, selezionando dischi per preparare le serate previste da calendario della mia agenzia. Ho vissuto il periodo che ha preceduto questa emergenza globale, il weekend nei clubs dove era prevista la mia performance, durante la settimana, a far musica e a studiare progetti per il tour estivo. L’attuale situazione non mi consente di far pronostici su quando potrò tornare in consolle nei locali e su quando si potrà tornare a ballare e a vedere i clubs pieni. La priorità in questo momento è che la vita di tutti sia tutelata. Aspettare per me non è un problema, perché sono convinto che quando tornerà tutto alla normalità, entrare nei locali, calpestare il palco della console, fare il mio dj set e vedere le folle ballare sarà ancora più bello. 

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia?

Sicuramente il mondo della moda, il mondo creativo, non essendo settori di sussistenza, sentiranno la crisi più di altri. Leggevo qualche giorno fa che secondo una recente indagine le vendite del comparto caleranno del 30 %. Beh, di fronte a un dato del genere è difficile essere ottimisti. Sicuramente sarà determinante per la ripresa, l’evoluzione dell’emergenza di un’economia molto importante per il settore, quella degli Stati Uniti che ad oggi non lascia ben sperare. Io credo in generale che il segmento luxury avrà una ripresa più veloce mentre tutto quello che non lo è, avrà una ripresa più lenta. La gente andrà mediamente alla ricerca di abiti più duraturi e eviterà di mettere le mani al portafoglio spesso come faceva prima. Sono fiducioso di una cosa, che l’aumento degli investimenti nel digitale potranno velocizzare la ripresa. Nella moda è ormai risaputo che sia fondamentale, sia come marketplace visto che l’e-commerce era un canale di vendita in crescita già prima del Covid-19, sia come canale di promozione visto che buona parte degli investimenti pubblicitari dei grandi marchi si concentrano su Social e Influencers. 

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilità economica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi? 

Il Covid-19 ci ha costretto alla distanza forzata e la gente si è rifugiata in quello di cui disponeva. I Social ma più precisamente tutte quelle App di video conferenza. Al momento è questo lo scenario che si va sempre più a definire. Quando si tornerà alla normalità, buona parte di questa tendenza è destinata a rimanere, la restante tornerà alle vecchie abitudini, quindi all’utilizzo classico dei Social. Sicuramente questa situazione ha inciso in tutti i mondi. Penso a quello food in cui il delivery fino a qualche tempo fa era una moda diffusa nei grandi centri, ora è diventato un servizio indispensabile anche in quelli piccoli. Queste sono le cose a cui mi vien subito da pensare perché tra le cose più vicine a me ma si potrebbe impiegare molto altro tempo a raccontare come questa emergenza in poche settimane ha rivoluzionato le abitudini mie e di tutta la gente. 

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accingersi a un’etica di migliore impatto? 

Sembra che la moda in questo momento abbia capito che non sia il momento di vendere, ma sia il momento di far del bene. Tutti i grandi stilisti donano risorse economiche e producono mascherine o camici. In questo momento è questa l’etica vincente, di migliore impatto, di una moda che manifesta estrema vicinanza alla gente. Tutto questo sono sicuro che aiuterà i grandi marchi a ripartire. Mi viene da pensare a Armani, a cui sono particolarmente legato, che ha annullato la sua sfilata durante la fashion week quando si iniziava solo a parlare dei primi contagi, che ha messo in campo ingenti risorse economiche e ha trasformato in poche settimane fabbriche di capi di alta moda in fabbriche per camici monouso da donare al sistema sanitario italiano. Se dovessi pensare invece all’etica nella moda domani, vedo temi della sostenibilità e della trasparenza della filiera sicuramente tra quelli che si faranno spazio nel settore. 

A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi? 

In questi tempi il settore creativo punta a creare nella gente la consapevolezza che è un mondo che per riuscire deve fare del bene. E va sempre più verso quella direzione. Non si acquisterà un prodotto ma si acquisteranno dei valori. E’ un mondo che senza valori non può stare in piedi; è un mondo che ora più che mai sta cercando di guadagnarsi la stima della gente perché scegliere un capo piuttosto che un altro significherà sceglierlo sì per il brand ma anche per i valori che questo ha espresso. 

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19? 

La cosa che mi spaventa è l’incertezza che ci separa dalla normalità. Questa situazione è per tutti nuova e non si sanno le cose come andranno esattamente. Non esiste nessuno, neanche gli esperti, in grado di dirci come si evolverà l’emergenza e quindi nessuno in grado di capire quando effettivamente ognuno di noi potrà tornare alla vita di qualche settimana fa. Purtroppo è un timore con cui ho imparato a convivere. Provo a non pensarci condividendo il mio tempo con Natalia, la persona che amo e impiegandolo facendo quello che mi piace di più: musica, tanta musica e forma fisica. 

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia? 

Il graduale ritorno alla normalità non permetterà subito di vedere i soliti eventi e le solite sfilate. I DJ si esibiranno dalle proprie case in diretta streaming sui social e si accontenteranno di performance in locali più piccoli. Le sfilate saranno fatte senza assembramenti sugli spalti e tutti si accontenteranno di leggere i media, e di vedere i video delle stesse su Youtube. Quando non ci saranno restrizioni, parte dell’importanza che sta acquisendo l’online rimarrà invariata mentre per il resto, torneranno ad avere importanza gli eventi e le sfilate offline che permetteranno di rivivere le emozioni che solo loro sanno regalare. 

Riflessioni conclusive? 

Intanto vi ringrazio per l’intervista. È stato un modo per pensare e toccare degli argomenti a me cari. Colgo l’occasione per dire di essere fiero di esser capitato nel mondo della moda perché sta dimostrando al mondo intero, nel momento più difficile, di far del bene e che l’arte della moda è anche questa. E poi per raccontarvi che la mia passione per la musica è diventato il mio lavoro che sicuramente tornerò a fare con più motivazione di prima. Non mi resta che mandare un saluto dando a tutti appuntamento, quando la salute di tutti sarà messa al sicuro, nei clubs d’Italia dove metterò musica e potrò vedervi di nuovo ballare. Non so quando tutto questo potrà accadere ma dipende da noi. Per far sì che questo accada il prima possibile, ora l’imperativo è: rimanere a casa! 

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Come finisce American Sniper: la vera storia

American Sniper è un film TV uscito nel 2014 che racconta l’autobioigrafia di Chris Kyle, il film è stato diretto da Clint Eastwood che ne è rimasto affascinato dalla storia scritta nel best-seller che ha venduto nel 2020 oltre 1,2 milioni di copie.

Gli attori principali sono: Bradley Cooper come protagonista e a seguire Sienna Miller, Luke Grimes, Kyle Gallner e Sam Jager. 

Il film ha vinto anche il Premio Oscar come miglior montaggio sonoro e ha ricevuto 6 nomination agli Oscar nel 2015.

Cosa racconta davvero questa pellicola di successo? Ecco la vera storia

America Sniper la vera storia

Chirs Kyle era un ragazzo che voleva fare il cow-boy ma poi è diventato il cecchino americano più infallibile della storia. Nel suo ruolo da cecchino il Pentagono ha confermato ben 160 uccisioni.

American Sniper racconta la storia di questo militare americano e le sue incredibili vicende. Il protagonista del film Bradley Cooper ha interpretato in modo minuzioso i racconti descritti nell’autobiografia “American Sniper: The Autobiography of the Most Lethal Sniper in U.S. Military History”.

Nel film le immagini rappresentano episodi drammatici degli scontri a fuoco come ad esempio quelli fra il 2003 e il 2009 nel conflitto iracheno dove il militare era presente.

In American Sniper non vengono raccontati solo gli episodi di guerra, ma anche la vita vera del cecchino statunitense, come ad esempio la dura realtà di chi vive in prima persona una guerra. Le conseguenze private e pubbliche che scatena essere un cecchino e anche quelle mentali.

Clint Eastwood porta i telespettatori a conoscere anche il disturbo post-traumatico da stress che colpisce i reduci di guerra, i rumori della guerra che rimbombano nella testa in ogni momento e soprattutto nei in quelli silenziosi. La difficoltà di mantenere l’autocontrollo una volta rientrati nella vita “normale” e la difficoltà a dividere la vita lavorativa da quella privata.

Porta riflette anche sulla libertà di circolazione delle armi negli Stati Uniti.

Chris Kyle nel suo libro raccontò anche alcuni episodi che invece sono stati smentiti dalle controparti citate e anche questo fa parte della realtà di un uomo che vive vittima dei demoni della guerra. 

Il film continua raccontando come Kyle trova poi una sua dimensione dopo il congedo cercando di supportare i reduci di guerra colpiti dal disturbo post traumatico, il rientro a casa e il dover metabolizzare quanto accaduto e il doverci vivere per sempre.

American Sniper termina con l’omicidio di Kyle avvenuta il 2 Febbraio del 2013 per mano di Eddie Ray Routh un reduce della guerra che lo stesso Kyle stava aiutando a superare i disturbi del comportamento e il suo reinserimento sociale.

Routh, un giovane psicolabile, uccise Kyle con ben 13 colpi di pistola. Questa morte si può definire quasi uno “scherzo” del destino per un cecchino che ha ucciso molte persone durante il suo servizio da militare.

Downton Abbey: 10 curiosità sulla serie tv

Quando ci si appassiona a una serie TV e ai suoi personaggi si vuole sapere tutto di essa perché si entra così in empatia con la storia e gli intrighi della stessa che non si riesce a viverla a pieno se non si approfondiscono certi aspetti. Voi conoscete tutto di questa serie tanto amata?!

Iniziamo col dire che è una serie TV brittanica, che prende il nome dalla tenuta in cui è ambientata Downton Abbey, nello Yorkshire e narra le vicende della famiglia Crawley. L’ambientazione è nel Ventesimo secolo e racconta di l’epoca attraversata dai dolori delle guerre e dei cambiamenti sociali che hanno portato.

Scopriamo ora le curiosità di questa serie TV.

10 curiosità su Downton Abbey

  • La serie TV è stata scritta da Julian Fellowes che ha dichiarato di essersi ispirato ai racconti e alla struttura di altre serie molto amate come: E.R –  Chichago Hope e Thirtysomething.
  • Gli spettatori raggiunti sono stati oltre 120 milioni in ben 200 paesi nel mondo
  • Ha vinto premi e avuto ben 59 nomination in soli cinque anni compresi il Golden Globes e il prestigioso BAFTA. E’ la serie non americana ad aver raggiunto anche il maggior numero di candidature agli Emmy Awards.
  • Downton Abbey ha il primato per essere anche la prima serie TV inglese ad essere entrata nel Guinnes dei Primati nel 2011.
  • Ha il 14° posto nella classifica delle serie TV meglio scritte dalla Writers Guilds of America.
  • La Duchessa di Cambridge è una fan di Downton Abbey e anche la Regina Elisabetta II che sarebbe stata anche ospite a HIghclere Castle quando giravano le riprese e avrebbe corretto alcuni errori sul set come ad esempio le medaglie al valore presenti sui Soldati della Prima Guerra Mondiale ma che erano di quelli delle Seconda.
  • Il 15 aprile 1912 è la data della puntata pilota della serie TV e corrisponde con la stessa in cui affondò il Titanic
  • Alcuni dei costumi di scena sono davvero dell’epoca, acquistati in negozi di antiquariato scozzesi e mai stati lavati per via della delicatezza e la paura di rovinarli, per questo girano voci che sul set non ci fosse un odore molto piacevole
  • Scrivania nella sala della musica e le sedie sono appartenute nella realtà a Napoleone Bonaparte.
  • Nel libro “The World of Downton Abbey” del 2011 di Jessica Fellowes è scritto che ogni episodio della serie è costato circa 1 milione di sterline.

I Soprano: che fine hanno fatto i personaggi principali

I Soprano sono una serie TV che è stata amata da molti, uscita vent’anni fa con sei stagioni e ben 86 episodi è terminata nel 2007 con un finale leggendario. Raccontava la storia di questa famiglia con a capo un boss mafioso nel New Jersey influenzando la nascita di una nuova televisione made in USA.

Gli attori del cast dei Soprano che fine hanno fatto voi lo sapete? Ecco che vi portiamo alla scoperta dei personaggi principali e della loro vita dopo la serie TV.

Personaggi principali de i Soprano ecco che fine hanno fatto

James Gandolfini – Tony Soprano

Il personaggio principale della serie dei Soprano che rappresentava un boss mafioso con attacchi di panico che doveva svincolarsi fra la famiglia e le sue esigenze e la mafia. Un boss spietato ma anche tenero patriarca con un lato emotivo non indifferente. James Gandolfini è deceduto a soli 51 anni per un infarto durante una vacanza a Roma nel 2013.

Edie Falco – Carmela Soprano

Edie Falco era la moglie di Tony Soprano che decise di chiudere un occhio sull’infedeltà del marito e non solo anche sugli affari dello stesso e i loschi guadagni. Lotta per crescere i figli in un ambiente violento e immorale. Dopo i Soprano ha recitato nella serie Nurse Jackie e 30 Rock.

Jamie-Lynn Sigler – Meadow Soprano

Nella serie i Soprano interpretava la figlia del gangaster. Oggi lavora in TV per lo più ed ha dichiarato di essere affetta da una forma di sclerosi multipla.

Robert Iler – AJ Soprano

Aj è il figlio minore di Carmela e Tony, lotta per soddisfare le aspettative del padre, ma non ci riesce e dovrà lottare contro la depressione. Al termine della serie i Soprano Robert Iler non è apparso molto in televisione e a soli 16 anni nel 2001 è stato arrestato per rapina a mano armata e possesso di marijuana.

Lorraine Bracco – Jennifer Melfi

Jennifer Melfi avrebbe dovuto essere la moglie di Tony nella serie, ma avendo interpretato un ruolo simile in un’altra serie preferì interpretare il ruolo della psichiatra di Tony. Lo aiutava nella sua ansia ed emozioni represse, la stessa nella serie TV era disgustata dal boss mafioso ma allo stesso tempo affascinata dallo stesso.

Al termine dei Soprano Lorraine Bracco ha recitato in molte altre serie come: Rizzoli & Isles, Long Island Confidential, I Married a Mobster e Blue Bloods, e come doppiatrice in Bojack Horseman.

Cocaina: ecco gli effetti collaterali al cervello

La cocaina è una sostanza stupefacente ottenuta dalle foglie della coca, pianta che arriva dal Sud America in particolare: Colombia. Bolivia e Perù. Agisce come potente stimolante del sistema nervoso centrale, vasocostrittore e anestetico, ma non senza effetti collaterali anche gravi come quelli che dà al cervello.

Le droghe si sa hanno diversi effetti collaterali sull’organismo, alcune di queste come la cocaina ne hanno anche sul cervello e sono stati dimostrati anche da studi scientifici.

Vediamo meglio quali sono.

Effetti collaterali della cocaina sul cervello

La cocaina ha effetti psichici sul sistema nervoso centrale e questi si dividono in quattro diversi stadi a seconda della dose che si utilizza e della frequenza di utilizzo.

Gli effetti psichici della cocaina sono:

  • disforia ovvero sintomi come malinconia, apatia, tristezza, anoressia, insonnia e difficoltà di concentrazione/attenzione
  • paranoia con allucinazioni e anche stato di sospettosità eccessivo
  • psicosi con allucinazioni, insonnia, perdita di controllo degli impulsi e disorientamento
  • euforia con aumento della performance cognitiva e motoria, anoressia, stati di insonnia e ipervigilanza

Fra gli effetti collaterali della cocaina vi sono anche tachicardia e ipertensione, presenza di tremori e contrazioni muscolari oltre a un ritardo nello svuotamento intestinale e vescicale.

Studio sui danni al cervello per assunzione di cocaina

Uno studio italiano sulla cocaina, pubblicato sulla rivista Brain, eseguito in sinergia fra studiosi dell’Università Cattolica di Roma e dell’Università dell’Insubria di Varese, afferma che l’abuso di cocaina altera la plasticità simpatica. 

In parole più semplici la cocaina altera la capacità di comunicazione tra neuroni, questo è alla base delle alterazioni del comportamento dovuto alla dipendenza da cocaina. Il test che lo ha confermato è stato fatto sui topi con somministrazione di cocaina per cinque giorni consecutivi. Sono stati poi studiati nel comportamento e anche loro hanno mostrato un aumento di attività motoria e progressivo livello di eccitazione, lo stesso che causa negli esseri umani la sostanza. 

In altri topi invece è stata somministrata cocaina insieme a D-serina e questi invece non hanno mostrato variazioni nel loro comportamento.

Questo ha fatto concludere quindi che la cocaina diminuisce i livelli di D-Serina che è la causa degli effetti collaterali che avvengono sul cervello.

Al momento gli studiosi affermano che non è ancora possibile pensare ad una somministrazione di D-Serina come terapia contro la dipendenza da cocaina, poiché gli studi devono continuare, vanno valutati eventuali effetti collaterali anche della terapia e vanno presi in considerazioni anche gli effetti psicologici della droga sugli esseri umani, che non possono essere valutati sui topi.

#iorestoacasa e mi vesto: i consigli degli influencer

In questo lungo periodo casalingo abbiamo trasferito all’interno delle mura domestiche tutte (o quasi) le attività che eravamo abituati a svolgere fuori casa. Dalla chiamata di lavoro al workout, dall’aperitivo alla pizza del sabato sera. Ecco allora 12 #inspo di stile direttamente dagli influencer che ci raccontano i loro look da copiare al volo ed esibire in qualsiasi disparata occasione che la quarantena ci offra.

Roberto De Rosa (@robertoderosa)

“Per il mio look di casa scelgo sempre pantaloni eleganti , ma casual ( in questo caso Asos ) e con l’arrivo della primavera è perfetta una camicia a mezze maniche di Margiela da portare rigorosamente scalzo”.

Alessandro Magni (@ale_magni)

Alessandro ci suggerisce un look casual, con pantalone in tuta morbido ma fit, da portare con una camicia di jeans aperta. “Un outfit perfetto per la mia routine di questi giorni alternata tra momenti di smart-working e home-workout”. 

Alessandro Calzoni (@alessandrocalzoni)

Per Alessandro la routine resta la stessa anche a casa con un pantalone casual e un basic bianco. “Lo stile sportivo è spesso sinonimo di comodità, ma credo basti porre un minimo di attenzione in più ai materiali e alle linee, per non rinunciare al tuo gusto e al comfort. È la semplicità che rende le cose estremamente personali”. 

Anselmo Prestini (@anselmoprestini_)

Eleganza, comodità, vivacità: questi sono i criteri che Anselmo tiene in considerazione quando decide di passare una giornata a casa e in questo periodo, diventano aggettivi caratterizzanti della sua quotidianità. Da qui la scelta di indossare un pantalone in cotone morbido abbinato ad una t-shirt e a una giacca dalle tonalità chiare, entrambe Dolce&Gabbana. 

Federico Piccinato (@federico_piccinato)

“In casa la parola d’ordine per me è comodità, per questo la vivo giorno e notte in tuta!”. Il total look è LACOSTE.

Andrea Dal Corso (@andreadalcorso)

“Lo stare a casa non mi pesa! Sfrutto questo periodo per trovare il mio Balance tra corpo e mente”. Operazione da svolgere rigorosamente con la comodità di una tuta. 

Federico Corvi (@federicocorvi)

“Il jeans Levis strappato rappresenta il mio stato d’animo in questo momento e sopra una T-Shirt Off-White che con quel prefisso “Off” mi suscita quella voglia di partire e viaggiare che fa parte della mia natura”. Completano il look gli accessori, un berretto Carhartt per tenere al caldo i pensieri, l’anello Miracle Store e ai piedi un paio di classiche Birkenstock.

Lorenzo Bacchin (@lorenzobacchin)

“Oggi sto utilizzando il mio tipico outfit da vacanza, una camicia oversize (in questo caso di Lacoste) rubata dall’armadio di mio padre e dei pantaloni in lino comprati da Mango un anno fa prima di partire per Lanzarote.”

Marco Scomparin (@marcoscomparin)

“Ormai la tuta è diventato un capo d’abbigliamento slegato dalla mera attività fisica, ed è per questo che si sposa perfettamente sia alle attività outdoor ma anche allo stare in casa comodi ma sempre cool”. Il look total black si compone di pantalone e scarpe Off-White e una felpa Burberry. Occhiali Salvatore Ferragamo per godere del tramonto, meglio se davanti ad un aperitivo!

Marco Castelli (@castellimarco)

Comodo e sofisticato Marco, nel total look del suo brand Marco Castelli Collection. Non può mancare l’orologio preferito di Breitling e a completare tutto il peluche Karl Lagerfeld in palette con l’intero outfit.

Luca Macellari Palmieri (@lucamacellaripalmieri)

“Sfrutto queste giornate per lavorare all’aria aperta sin dal mattino, quindi un maglioncino in cotone e gilet leggero in piuma per quando è più fresco. I pantaloni sono in cotone morbido con pence e per completare il look un paio di sneakers.”

Nicolò Ferrari (@nicolo_federico_ferrari)

“T-shirt, felpe e pantaloni in cotone sono l’ideale per sentirsi a proprio agio in casa ma anche per brevi uscite e passeggiate all’aperto”. L’outfit da casa è firmato Givenchy, che nelle sue collezioni comprende sempre qualche pezzo comodo da poter usare anche in queste occasioni.

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ART & CO.: Il lockdown trasforma lo spazio espositivo in stanza virtuale

​Lo scorso 9 marzo presso gli uffici Crescenzi & Co. si sarebbe dovuta tenere la personale del famoso fotografo e art director, ​Pablo Arroyo​. Le cose purtroppo sono andate diversamente a causa dell’emergenza ​COVID-19​.

Dopo un rinvio lungo più di un mese, grazie alle competenze nell’organizzazione eventi e le moderne tecnologie disponibili, la mostra si sposta in rete per creare uno spazio ​Art & Co. virtuale, tridimensionale, nel quale poter entrare fisicamente per ammirare le foto di ​Pablo Arroyo​.

Questo è un esempio di come un’agenzia di ​Live Communication stia cercando di reagire alla ​crisi del settore degli eventi, tra i più colpiti e penalizzati dall’emergenza Coronavirus e dalle conseguenti misure di sicurezza, come il ‘social distancing’, che caratterizzeranno le nostre abitudini per molto tempo.

Dalle 18.30 alle 19.30 di venerdì 10 aprile sarà possibile accedere al vernissage attraverso qualsiasi dispositivo (connesso ad una rete internet) utilizzando il link che sarà pubblicato lo stesso giorno ​sui social di Crescenzi & Co​. Una volta entrati nella pagina sarà sufficiente inserire il proprio nome e scegliere il proprio avatar per ​muoversi in 3D all’interno della stanza, comunicare con gli altri ospiti, farsi un selfie e ovviamente ​ammirare le opere dell’artista. La capienza massima sarà di 50 invitati​.

Art & Co. ​è un progetto Crescenzi & Co.,​ agenzia innovativa fondata nel 2014 da Luca Crescenzi e Michele Modica che offre soluzioni per gli eventi e la comunicazione. ​Art & Co. ​è naturale espressione della visione artistica dell’agenzia. ​Luca Crescenzi e ​Michele Modica hanno così creato uno spazio espositivo all’interno dell’ufficio col triplice obiettivo di ​animarne gli spazi, sostenere progetti artistici e stimolare creatività​. In questa occasione, e probabilmente per altre occasioni future, ​Art & Co. ​si svilupperà anche virtualmente.

Le opere di ​Pablo Arroyo saranno comunque esposte all’interno degli uffici ​Crescenzi & Co. fino a lunedì 6 luglio 2020​. Nella sezione ​Art & Co. del nostro sito ​www.crescenziandco.com è possibile vedere una breve selezione delle fotografie, fissare un appuntamento per una visita dal vivo (quando sarà permesso) e richiedere informazioni per l’acquisto.

La sua personale, intitolata ‘​10.04.20​’, racconta la fascinazione per la fotografia in bianco e nero, dalla grana aggressiva, a volte sporca, dall’assenza di ritocco, dal mood dark, notturno, e per i visi particolari. Fotografare soggetti maschili è sicuramente più facile, più immediato, ma non è una sua priorità, solo un caso.

“I social media e le nuove tecnologie, hanno reso la fotografia estremamente popolare e accessibile. Patinata, perfetta, super ritoccata – racconta ​Pablo Arroyo – Da fotografo professionista ho deciso di allontanarmi da quel tipo di immagine per lavorare su uno stile e una tecnica più articolata, che appartiene più al passato. Ne pulito, ne perfetto”.

Pablo Arroyo ama realizzare fotografie di moda, ma non necessariamente legate a questa perché spesso vincolate alla necessità di mostrare i capi d’abbigliamento in funzione della vendita, in una perfezione quasi artificiale.

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Stile in giardino: Home Gardening che passione!

Nonostante la necessità di rimanere tra i confini delle proprie case, una delle buone notizie di queste ultime settimane per molti di noi è stata la scoperta aver saputo ritrovare una connessione speciale con la terra e la natura.  Sempre più persone, infatti, trovano ispirazione dall’impegno per la cura di fiori e piante, scovando le più idonee, resistenti e in grado di offrire un ricambio di ossigeno in appartamento, oppure, per chi ne ha la possibilità e qualche metro quadrato di terra, nel creare un piccolo orticello con pallet e cassette da frutta, facendo tesoro delle giornate di sole sempre più frequenti. Abbiamo scoperto che questi ultimi giorni hanno visto crescere la ricerca di “idee per il giardino di casa” del 62% in Italia su Pinterest.

Anche gli utenti di Pinterest si sono sbizzarriti a elargire consigli su come crearsi una piccola serra homemade e dare un nuovo fascino al vostro giardino usando pochi oggetti di riciclo come tessuti, vecchi vasetti o bottiglie che possono trasformarsi in romantiche lanterne, ruote da bici ormai in disuso saranno complementi straordinari per le vostre aiuole.

Per chi non volesse fare a meno di essere cool anche con le mani sporche di terra, ecco per voi una selezione di capi e accessori fatta ad hoc per l’occasione.

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Primavera 2020: suggerimenti di stile

Nell’attesa di poterci godere all’aperto la primavera vi proponiamo la nostra gallery con alcuni capi e accessori chiave da fare nostri questa stagione.

Montblanc Cuffie Smart

Caratterizzate da prestazioni avanzate, pieghevoli e compatte, queste eleganti compagne di viaggio completano l’offerta di prodotti da viaggio tecnologici di Montblanc per rendere gli spostamenti di lavoro e di piacere perfetti, produttivi e divertenti. 

Porche Design 

Questo modello di occhiali da sole Porsche Design serie “Fusion” è caratterizzato da forti contrasti nella forma e nel materiale. Le altissime performance della plastica RXP® incontrano il prezioso metallo dando vita ad un gioco cromatico tra superfici lucide e opache. 

2Jewels

Bracciale formato da una sequenza di elementi esagonali ispirati, nella forma, ai bulloni. La collezione si sviluppa attraverso quattro differenti modelli, ognuno d’acciaio che lascia spazio ad incursioni di colore. Acciaio PVD nero e acciaio PVD blu si alternano per conferire quel twist 2.0 tipico di questa linea.

Fiorio

La cravatta tinta unita è un classico per l’uomo pratico e schietto che non vuole sbagliare l’abbinamento con l’outfit e punta su una semplicità ricercata. Realizzata a mano in Italia con i migliori tessuti tra cui pregiate sete, morbidi cashmere e lane di alta qualità.

Pugnale Eyewear

Modello di occhiali da sole in cui la parte frontale in acciaio è abbellita da una texture che rappresenta il mood della collezione. La clip-on dona sobrietà e luminosità.

MCS
MCS sulla Route 66
Colmar
Tommy Hilfiger
Intimissimi x Mickey Mouse

MCS

Polo in puro cotone che ci fa pensare ad una stagione che spinge su un casualwear grintoso ed elegante, che esprime emozioni da biker, sposando un country chic maschile inconfondibile.

MCS Route 66

La nuova collezione estiva di MCS si ispira alla Route 66, l’highway statunitense pensata per collegare Chicago a Santa Monica. Tra i tanti capi, troviamo questa giacca classics in denim che può essere portata anche sovrapposta o mixata.

Colmar

Top di gamma della collezione Colmar Originals primavera estate 2020 è il piumino uomo con cappuccio dotato di gancio porta chiavi. Il capo è realizzato in tessuto argentato con trattamento idrorepellente ed imbottito in piuma naturale.

Tommy Hilfiger

T-shirt in cotone biologico tinta navy blazer con logo firma. Può essere utilizzata come loungewear, ma anche per uscire.

Intimissimi

T-shirt pratica e versatile che aiuta a colorare queste giornate di ozio forzato tra video call ed esercizi per il work out. Appartiene alla nuova capsule di Intimissimi di cui l’inconfondibile Mickey Mouse è il protagonista.

North Sails
Moscot
Marina Militare
Falconeri
Falconeri

Falconeri

La maglieria resta il cuore pulsante della collezione, leggerissima per la frescura primaverile e le sere d’estate, declinata su classici girocollo dall’appeal senza tempo. Le magliette alternano rigati marinière e tinte unite come il celeste e il blu marino.

North Sails

Sailor Jacket reinterpretata in chiave contemporanea con dettagli fluo, realizzata in nylon riciclato con trattamento Teflon resistente all’acqua e con interno in microrete traspirante.

Moscot

Occhiali da sole ispirati agli anni ’70, ma realizzati in chiave moderna. I KORVA-TT sono un modello aviatore più sottile e più elegante e sono perfetti per chi ha uno spirito libero.

Marina Militare

Felpa in puro cotone della nuova Capsule Palombari Collection di Aviazione Navale. È dotata di apertura full zip con bordini di fettuccia e interno garzato. Dal carattere grintoso e dinamico, è perfetta per nuovi look di stagione.

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Stoccolma, la città del design

Considerata la città più verde d’Europa e una delle più avantgarde, Stoccolma detta le tendenze nel panorama dell’arte, della moda e del design. Tradizione, innovazione e consapevolezza sempre crescente di uno stile di vita etico e sostenibile hanno fatto di questa capitale la meta preferita di architetti, designer e trend lovers di tutto il mondo.

Con questa guida vi porteremo in giro per le 14 isole che compongono la città, in una full immersion nello stile nordico e una selezione dei migliori luoghi da esplorare, in cui acquistare i brand scandinavi più ricercati.

Fotografiska
Stadsgårdshamnen 22, 116 45 

www.fotografiska.com
@fotografiska

Fotografiska è il più grande museo di fotografia al mondo, in mostra troverai fotografi di livello mondiale come Annie Leibovitz, David LaChapelle e Sarah Moon oltre a stelle emergenti.
Il ristorante, situato all’ultimo piano, serve piatti creativi, da gustare con una vista panoramica sulla città. 

Moderna Museet
Exercisplan 4, 111 49 

www.modernamuseet.se
@modernamuseet

Annoverato come “il museo per il futuro”, Moderna Museet raccoglie, conserva, condivide ed espone arte moderna e contemporanea.
L’edificio progettato dall’architetto spagnolo Moneo è situato a Skeppsholmen e gioisce della natura incontaminata dell’isola che ne fa da cornice.

Svenskt Tenn
Strandvägen 5, 114 51 

www.svensktten.se
@svensktten

Svenskt Tenn è situato a Strandvägen 5 dal 1927, lungo la bellissima strada costiera.
Il flagship store è un manifesto per gli amanti dell’interior design e dei complementi d’arredo.
Tessuti intramontabili, stampe dai colori brillanti e splendidi mobili, raccontano la maestria e la tradizione del made in sweden.

Nordiska Galleriet
Nybrogatan 11, 114 39 

www.nordiskagalleriet.se
@norkiskagalleriet

Nordiska Galleriet è considerato uno dei punti di riferimento in Europa per scoprire le ultime novità e approfondire le proprie conoscenze sul design e sugli interni, con particolare attenzione al design scandinavo.
Una vera e propria esposizione museale che vive su un pavimento a scacchi.

Blås & Knåda 
Hornsgatan 26, 118 20 

www.blasknada.com
@blasochknada

La più grande selezione del paese di tazze, scodelle, pentole e brocche.
Una boutique gallery che raccoglie ed espone un vasto assortimento d’idee, stili e forme per gli appassionati di vetro e ceramica d’autore.

Grandpa 
Södermannagatan 21, 116 40 

www.grandpastore.com
@grandpastore

Non lasciarti ingannare dal nome: Grandpa è uno dei negozi più cool di Stoccolma. 
Offre una combinazione di moda, accessori, decorazioni per la casa e gadget unici.
Nonostante le dimensioni piuttosto ridotte del negozio, assicurati di avare parecchio tempo per curiosare.

Uniforms for the Dedicated 
Krukmakargatan 24

se.uniformsforthededicated.com
@uniformsforthededicated

Uno store dedicato alla sartoria e allo streetwear con una direzione sostenibile ed eco friendly.
Uniforms for the Dedicated offre una selezione di abbigliamento per tutti i giorni che unisce la sensibilità scandinava alle influenze army e sporty. 
I capi sono costituiti principalmente da materiali organici, riciclati e biologici. 

Stutterheim
Åsögatan 136, 116 24

www.grandpastore.se
@grandpastore

Stutterheim Raincoats è un marchio svedese fondato a Stoccolma nel 2010. 
Da allora, la visione del marchio è stata quella di creare capi impermeabili, belli e funzionali con la massima qualità. 
Imperdibile una visita al loro flagship store.

Eytys
Norrlandsgatan 22, 111 43 

www.eytys.com
@eytys

Per gli appassionati deI marchio svedese unisex, Eytys, consigliamo una visita al nuovo store che si ispira alla scultura minimalista e all’architettura brutalista. 
Costruito su una base di colori monocromatici e linee pulite, dove sneakers, arte e design convivono in perfetta armonia.

Byredo
Mäster Samuelsgatan 6

www.byredo.com
@officialbyredo

Byredo è la casa di profumi più famosa della Svezia, fondata da Ben Gorham. Nel piccolo flagship store del marchio, nel mezzo del quartiere dello shopping di Stoccolma, puoi trovare e annusare tutti i loro profumi, nonché i prodotti per la cura della pelle, saponi e candele profumate.

Oaxen Krog & Slip
Beckholmsvägen 26, 115 21 

www.oaxen.com
@oaxenkrog

Terminiamo il nostro viaggio a Stoccolma nella zona storica di Djurgårdsvarvet, dove un capannone in rovina è stato ristrutturato per ospitare Oaxen.
L’edificio ospita due ristoranti, il bistrot Oaxen Slip e il raffinato ristorante Oaxen Krog.
La cucina è rigorosamente svedese, ingredienti local, piatti buoni e accompagnati da drink a base di gin da loro prodotto.

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Fare tanta attività aerobica non aiuta a dimagrire

Fra i tanti credo che ruotano ricorrenti intorno al mondo del fitness, quando si parla di dimagrimento, c’è anche questo: fare tanta attività aerobica (cardio) aiuta a dimagrire più velocemente. Molto spesso è facile e quasi scontata l’associazione PESI = METTERE MUSCOLI,  CARDIO = DIMAGRIMENTO ASSICURATO; non è tutto cosi semplice, soprattutto quando si tratta del nostro organismo. Ci spiega tutto il personal trainer Gionata Raffaelli.


Quale la differenza tra dimagrire e perdere peso?


Cominciando da quest’ultimo ricordo che “perdere peso” nell’accezione comune significa salire sulla bilancia e vedere sempre i numerini che calano verso il basso. Ma cosa stiamo “perdendo”: Grasso? Acqua? Muscoli? “Dimagrire” significa (per definizione) perdere massa GRASSA  mantenendo e/o aumentando quella MAGRA (muscolo).

Fare attività aerobica/cardio non aiuta a dimagrire?

Vorrei sottolineare il fatto che l’attività aerobica di per se è uno “strumento” utile a creare dispendio di energia e quindi andare a bruciare più calorie; ma quello che ti fa dimagrire come sempre è il DEFICIT CALORICO.
Va da se che a questo punto l’alimentazione impostata correttamente torna (di nuovo) prepotentemente in primo piano: se non hai un piano nutrizionale logico, settato in deficit calorico e con la ripartizione dei macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) più giusta per te, l’attivita cardio può anche essere inutile o, al massimo far bene all’apparato cardiaco.
Ti dirò di più, spesso nelle programmazione che faccio finalizzate alla crescita muscolare, maschile o femminile indifferentemente, consiglio sempre 1-2 sessioni aerobiche a settimana: mi sembra già di sentire qualcuno dire “ ma come, se vuoi creare muscolatura non puoi fare aerobica.

Cosi come il deficit calorico fa perdere massa grassa, cosi il surplus calorico (mangiare di più rispetto a quanto si consuma) fa innescare processi di ipertrofia; per cui se una persona vuole correre mentre “fa massa” ben venga, purchè di tutto ne sia tenuto di conto in modo tale da creare un piano di allenamento e di alimentazione specifico.

Quali i comportamenti errati per dimagrire?

Se, nell’intento di dimagrire, inizi ad avere comportamenti “distruttivi” come circa  l’80% delle persone ha, allora si che diventa un problema. Togliere i carboidrati, iniziare a mangiare poco di tutto ( nei casi migliori si va a vanti a frutta  e verdura e basta), poche proteine perché fanno ingrossare, si inseriscono ore interminabili settimanali di attività aerobica, di fare sala pesi si smette o si diminuisce molto perche anch’essa, come le proteine, fa ingrossare, ecc ecc. Ovviamente poi il peso, cosi facendo, lo perdi, la bilancia qualche numero in meno te lo da e ti senti super appagato ma ad energia come stai? Spesso sfinito a fine giornata. Senza dimenticare l’estetica, avrai qualche kg in meno ma i tessuti tendono a diventare flaccidi, un “mini te stesso”. Tenendo un comportamento casuale e drastico come quello sopra descritto rischi solo di creare un divario enorme di calorie tra quelle che realmente necessiti e quelle che invece stai dando all’organismo; stare sempre in quella situazione metterà il tuo organismo in una situazione di stress/allerta perpetua che in tutta risposta bloccherà il tuo metabolismo.

Ricordiamo che quando siamo in deficit e calorico vogliamo dimagrire, l’attività aerobica è utile come strumento per massimizzare la perdita di calorie e quindi il dispendio di energia, ma la cosa fondamentale è avere impostata un’alimentazione idonea a te ed il tuo stile di vita.

Quanto è importante l’allenamento con i pesi in un processo di dimagrimento?

Se vuoi ottenere un vero dimagrimento devi anche NECESSARIAMENTE inserire qualche allenamento in sala pesi, bisogna che il tuo fisico sia sottoposto a tensione e resistenza muscolare. Bisogna lavorare tanto con i pesi certo, ma soprattutto nei fondamentali (uomini e donne qui si differenziano ovviamente in alcuni aspetti), impostando il giusto volume di lavoro che deve essere ciclizzato di mesociclo in mesociclo; l’obiettivo è mantenere forza e tono muscolare (nei neofiti, addirittura, è possibile innescare processi di ipertrofia).

Meglio utilizzare macchinari o allenarsi a corpo libero?

La logica dovrebbe essere meno macchinari e più corpo libero (con bilancieri e manubri), in quanto non solo permettono di lavorare con più peso (quindi mantenere più tono e forza come detto sopra) ma anche di “chiamare in causa” con un solo movimento più gruppi muscolari assieme e, quindi, avere un dispendio maggiore di energie e, quindi bruciare più calorie!

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www.triplaasystem.com

Simone Pollastri: «Date importanza al tempo, lavorate su voi stessi, e non fermatevi mai»

Solare, determinato e indubbiamente ingegnoso: Simone Pollastri, classe 1998, è più di ciò che sembra. Con il suo mix di stile e predisposizione in ambito digitale, oltre a costruire il proprio percorso da solo, oggi conquista i propri fan attestando che ci si può dedicare a molteplici passioni allo stesso tempo.

Siamo riusciti ad avere un po’ del suo prezioso tempo per riflettere sull’evoluzione in campo mediatico, futuro della moda e i cambiamenti che influiranno sulle esperienze nel settore creativo post-epidemia. 

Di che cosa si occupa la tua professione?

La mia professione si occupa di comunicazione, advertising e mondo del fashion. Nello specifico io sono un videomaker/director che opera nel campo della moda. Mi occupo di fashion film, campagne di advertising per vari brand come Moonboot, Superga, Dolce & Gabbana, Guess, Sara Giunti, Ermanno Scervino, LIUJO e tanti altri con i quali ho collaborato nel corso degli anni. Ho 21 anni, vivo a milano e come spiega la mia bio di instagram “both sides of the camera” di lavoro mi occupo anche di altro, lavorando come influencer e modello con l’agenzia Wannabe Management che mi rappresenta. Grazie ad essa, ho portato a termine progetti molto belli come campagne per Vans, Ellesse e tanti altri progetti digital che mi vedono in veste di talent per l’appunto. Una sorta di doppia personalità: davanti e dietro la telecamera. 

Come vedi il futuro del mondo della moda e dell’ambito creativo post-epidemia?

Mi ritengo fortunato perché per il tipo di lavoro che faccio come talent posso lavorare ovunque da casa o in giro per il mondo. Cosa diversa invece per quanto riguarda lato video in cui i progetti richiedono la mia presenza sul set etc. Sicuramente questo scenario che stiamo affrontando in questo periodo porterà a cambiamenti nel settore della moda, nuove tipologie di lavoro che prenderanno sempre più piede vedi lo smart working, nuovi canali di comunicazioni nuove piattaforme, una tipologia diversa nell’approccio a progetti di vario genere. Bisogna prendere questo periodo storico e farne tesoro per il futuro, imparare da quello che sta succedendo adesso per migliorarsi e migliorare tutti insieme una volta ripartiti. Spero fortemente che quello che stiamo vivendo in questo periodo serva soprattutto a far capire l’importanza di portare contenuti autentici in grado di sensibilizzare le grandi masse che seguono i talent su tematiche di vita concreta reale di tutti i giorni, non del “sogno Instagram” passatemi il termine che si cerca di far credere. Alla gente serve autenticità. 

Con l’avvento dei social, in particolar modo nel corso di questo periodo di instabilità economica e sociale, a tuo parere quale sarà lo scenario che cambierà maggiormente da ora in poi?

Una cosa che mi ha fatto riflettere molto in questo periodo è che nonostante io con i social ci lavori, prima che questa epidemia scoppiasse il social era visto come lo strumento che divideva le masse, la gente, l’opinione pubblica andava a togliere importanza alla relazione pubblica. Mentre adesso che ci troviamo chiusi in casa costretti a dare un nuovo valore al tempo, viene dato un nuovo valore anche ai social che sono visti invece come strumento di unione per informare e unire un popolo intero. Sicuramente il mio settore, così come tanti altri, sta subendo e subirà una forte battuta d’arresto dovuta a questa situazione e probabilmente lo scenario sarà quello di un settore che si ripartirà ma basandosi in gran parte il mondo della moda su eventi, relazioni pubbliche, sfilate, progetti, experience etc avrà bisogno di un pò di tempo prima che questa grande macchina torni a funzionare a pieno regime.

Quali sono le mosse che secondo te il sistema moda deve attuare per accingersi a un’etica di miglior impatto?

Cercare di diventare l’intero settore moda più SOSTENIBILE possibile. Come? Riducendo gli impatti ambientali per l’intero settore sulla produzione, utilizzando materiali riciclabili ed eco-sostenibile e cercando di ridurre al minimo i consumi. Ci sono già molte grandi azienda che hanno abbracciato questa policy per esempio Diesel con la quale ho avuto modo di collaborare ha lanciato la sua collezione Diesel-Up cycling for fatta di materiali riciclati da altri capi e messi insieme per formare un capo iconico. Ma adesso devo dire in generale che il settore moda essendo avanguardista è molto propenso a politiche di questo gente favorevoli all sostenibilità e come Diesel ci sono tante altra realtà. 

 A tuo parere, verso che rotta si sta orientando il settore creativo? E cosa punta a raggiungere in questi tempi?

Di questi tempi secondo me la creatività rimane sempre un arma a nostro favore, a cui far fronte se affiancate ad una buona iniziativa per lanciare un messaggio che possa aiutare o essere di conforto o di informazione alle persone. Quindi credo che i talent in un momento come questo debbano sentirsi stimolati e in dovere di mettere a disposizione la loro creatività, unire le forze per cercare di trasmettere un qualcosa di reale, che sia un messaggio positivo o di informazione di qualsiasi tipo farlo arrivare a più gente possibile. Ad esempio, sto partecipando in questi giorni ad una bellissima iniziativa proposta da Lacoste che ha deciso di affidare la gestione della sua pagina social alla creatività dei talent al fronte di creare una community di persone con scambi di idee  e opinioni di ogni tipo. Si disegna l’iconico coccodrillo di Lacoste sotto una nostra nuova interpretazione e lo si condivide sui nostri canali social creando un vero e proprio engagement e si mette a disposizione la nostra creatività per il brand. Un gesto semplice ma che può portare anche solo un sorriso o un po di felicità per tutte quelle persone che vogliono abbracciare l’iniziativa. 

Cosa ti spaventa di più appena cesserà l’epoca Covid-19?

Non è il cosa mi spaventa di più, perché come già dicevo prima sono convinto e ho già messo in contento che il nostro settore ripartirà, seppure con calma e con i suoi tempi, ma ripartirà e torneremo con il tempo a pieno regime. Ma il discorso è proprio questo, ovvero che non sappiamo di quanto tempo in realtà stiamo parlando di quando si ripartirà di quando si potrà tornare alla normalità e questo mi spaventa molto. Non è il cosa mi spaventa di più, perché come già dicevo prima sono convinto e ho già messo in contento che il nostro settore ripartirà, seppure con calma e con i suoi tempi, ma ripartirà e torneremo con il tempo a pieno regime. Ma il discorso è proprio questo, ovvero che non sappiamo di quanto tempo in realtà stiamo parlando di quando si ripartirà di quando si potrà tornare alla normalità e questo mi spaventa molto. 

Come cambierà il tuo lavoro dopo l’epidemia?

Non credo cambierà radicalmente perché come dicevo prima faccio un tipo di lavoro che mi consente di lavorare circa ovunque da casa dalla palestra in viaggio. Di certo all’inizio saranno ridotti gli eventi di moda ci sarà meno possibilità di relazionarsi con persone del settore per poi ripartire piano piano. Per il resto credo che cambieranno le tipologie di progetti per lo meno all’inizio viaggi per lavoro e progetti simili saranno in stand-by e inizierà a prendere piede a livello lavorativo anche Tik Tok che ormai è una realtà assodata già da tempo. 

Riflessioni conclusive?

Spero che questo tempo possa servire ad ognuno di noi per riprogrammarsi, rimettere ordine nella propria vita e soprattutto dare un nuovo valore al tempo e non sprecarlo mai. Inoltre credo che questo momento ci debba insegnare l’importanza delle piccole cose, in un momento così difficile per tutti il sapere di non essere soli, ma di avere i familiari, un abbraccio un sorriso sono tutti piccolo destri che nella vita di tutti i giorni non ce ne rendiamo conto ma adesso iniziamo ad assumere un significato speciale. Date importanza al tempo, lavorate su voi stessi, organizzate i vostri progetti futuri, ma non rimanete fermi. Mai.

Instagram: @simpll8

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Cinque articoli nel guardaroba maschile che può indossare anche una donna

Ci sono capi che hanno la forza di pervadere il tempo e lo spazio divenendo dei veri e propri cult dello stile maschile. Oggi, grazie alla moda, si abbattono i confini di genere e si predilige sempre più l’identitá libera, “genderfluid” che ci permette di muoverci continuamente tra i binari dello stile maschile e femminile , che talvolta diventano uno solo. 

Ma quali sono i capi del guardaroba maschile che può indossare anche una donna ? Abbiamo pensato a una mini guida al femminile per la ricerca di uno stile androgino: ecco i 5 articoli che potete “rubare” dall’armadio del vostro uomo per costruire il vostro stile con dettagli “mannish” senza tempo. 

Il blazer

Icona del guardaroba maschile, ma non solo, il blazer é forse il capo che tutti possiedono nel proprio armadio: é versatile, comfy, e può essere indossato in svariate maniere. Indossate il blazer del vostro lui, meglio se di qualche taglia più grande, come un mini-dress a cui potete aggiungere una maxi cintura in vita , per dare risalto alla silhouette ed essere al passo con i trend. 

Trench da ufficio

Meglio se oversize e lungo fino al polpaccio : il trench da ufficio vi riporta a quello stile londinese che tutte amano. E chissà, magari potrete creare l’effetto sorpresa  con minigonne e stivali alti, esagerati.

Camicia bianca

Ricordate quelle scene dei film dove lei indossa la camicia di lui in un modo super sexy? Ecco oggi potrete farlo anche voi, soprattutto nella stagione estiva. Indossate una camicia oversize come un vestito o ancora su dei pantaloni skinny fit e il gioco è fatto . La camicia bianca é uno dei capi must da avere assolutamente nel guardaroba. 

Chiodo vintage

Il chiodo in pelle é sicuramente uno dei capi più rappresentati dalle case di moda : lanciato dai fratelli Scott a New York , pensato per le sottoculture biker ha fatto subito capolinea nelle passerelle degli stilisti divenendo un vero e proprio evergreen del guardaroba maschile. Da indossare rigorosamente oversize , su abiti, jeans e pantaloni dal taglio maschile. 

Cappello falda larga

Tra gli accessori che potete rubare dall’armadio maschile c’è sicuramente il cappello “Fedora” , icona di stile alla Humphrey Bogart in Casablanca, diventato un must have grazie anche a Borsalino. Questo accessorio é sicuramente uno dei pezzi che potrete indossare sempre, un evergreen che non passa mai di moda. 

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COVID-19, monitorare i cittadini ma senza oltrepassare i limiti

La tempesta perfetta sembra ergersi dinanzi a noi. L’emergenza sanitaria che l’Italia sta vivendo, come il mondo intero, ci trasporta verso una dimensione inedita, in cui le nostre certezze da nipoti e pronipoti del secondo dopoguerra si paralizzano davanti alle insidie e alle ansie generate dal nuovo Coronavirus.

Un nemico invisibile quanto capace di mettere in discussione i diritti e le libertà che sino ad oggi sono stati i pilastri della nostra democrazia. Come fosse un processo di fusione nucleare, i diritti e le libertà garantiti dalla nostra Costituzione collidono tra loro per dare forma a nuovi paradigmi.

In forza dello stato di emergenza, dunque, al fine di tutelare il diritto alla salute del singolo e della collettività(art. 32 Cost.), il Governo ha gradualmente limitato il diritto di circolazione e soggiorno dei cittadini sul territorio nazionale e internazionale (art. 16), il diritto al lavoro (artt. 4, 35 e ss. Cost.), la libertà di culto religioso (art. 19), il diritto di riunirsi in pubblico e di manifestare e le attività sindacali (artt. 17 e 39), il diritto di sciopero (art. 40), il diritto di agire e difendersi in giudizio (art. 24), il diritto di sposarsi e creare una famiglia (art. 29), il diritto all’istruzione (artt. 33 e 34), la libera iniziativa economica (art. 41), il diritto di proprietà (art. 42 e ss.) e il diritto di voto (art. 48 e ss.).

Una compressione dei diritti e delle libertà che richiede un’attenzione da parte di tutti i cittadini e non dei soli addetti ai lavori. Infatti, non è concepibile un restringimento del raggio di tutela delle libertà costituzionali dei cittadini in nome di una seppur grave emergenza sanitaria, in totale assenza di qualsivoglia garanzia dal potere.

Le ragioni sono da rinvenirsi nella natura insita nello stato di necessità che, per definizione, deve avere una portata limitata nel tempo. Tale limitazione deve prefigurare una salvaguardia della sfera personale dell’individuo nella sua dimensione umana in tempo di normalità.

Perché quando l’emergenza passerà, la libertà e dignità dell’uomo dovrà uscirne indenne per consentire a tutti noi di poter ripartire e di lasciarci alle spalle questi momenti tragici il più veloce possibile.

Una delle considerazioni assunte da una parte della classe politica del Paese, negli ultimi giorni, consiste nella necessità di sospendere le norme sulla privacy vigenti nel nostro ordinamento. Una tendenza pericolosa che mina proprio la dignità umana, in nome di uno stato emergenziale che tra emotività e frustrazione annebbia la mente di coloro che dovrebbero guardare oltre la quarantena.

A ciò si aggiunga che tale posizione denota una scarsa consapevolezza della normativa e, ancor più rilevante, una totale mancanza di sensibilità sulla materia e sulle radici di questa. È necessario, infatti, ribadire che il diritto alla privacy è un diritto fondamentale sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

La tendenza a voler “sospendere” o – nella declinazione più garantista – “derogare” le norme sulla protezione dei dati sorge dalla necessità di monitorare gli spostamenti dei cittadini sul territorio nazionale. Questo controllo vuole essere un potente mezzo con il quale contrastare la diffusione del contagio da Covid-19.

App dedicate, braccialetti, monitoraggio tramite GPS, triangolazione tramite celle telefoniche e droni: gli strumenti a disposizione sarebbero tantissimi e, oggi, il Ministero dell’Innovazione è al lavoro per fare sintesi e realizzare quanto necessario.

Un controllo sistematico dei cittadini non poteva non interessare l’operato dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali che, da giorni, dimostra una elevatissima sensibilità e lucidità sul tema del rapporto tra privacy e salute, aprendo all’uso di queste tecnologie purché attraverso un approccio coscienzioso di quelli che sono i principi su cui si fonda il nostro ordinamento.

Tra questi, vi è il principio di proporzionalità che può essere inteso come la necessità di applicare misure di monitoraggio nei limiti di quanto utile a raggiungere l’obiettivo prefissato, per un tempo limitato e con adeguate misure di sicurezza.

Per fare questo, come già sostenuto ampiamente da Antonello Soro, Presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, serve un atto normativo ad hoc che delimiti il perimetro di applicazione di queste misure al solo periodo dell’emergenza, senza intaccare il patrimonio giuridico ed umano che il nostro Paese ha accumulato nel corso degli anni, grazie anche alla irraggiungibile lungimiranza di giuristi italiani come il compianto Prof. Stefano Rodotà.

Quindi il nostro Paese non può emulare nessuno dei modelli attuati tra la Korea del Sud e la Cina. È necessario che l’Italia segua un modello proprio, all’altezza dei valori e dei principi che la nostra Costituzione sancisce e preserva.

Nessun diritto è di ostacolo ad un altro, salvo l’incapacità di chi è chiamato ad agire e a compiere scelte importanti per il presente e il futuro di tutti noi.

Testo di Rocco Panetta, avvocato e partner di Panetta & Associati, studio leader nell’assistenza all’azienda nel settore delle nuove tecnologie. Anche Country Leader Italia della IAPP, International Association of Privacy Professionals.

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I dieci film più eleganti di tutti i tempi

Ci sono film che rimangono nell’immaginario collettivo per sempre, divenendo dei  cult senza precedenti grazie a un mix di elementi quali la regia, gli attori, la trama ma anche e soprattutto lo stile.

Vi conduciamo in un viaggio che attraversa l’eleganza cinematografica di alcuni dei film più belli della storia del cinema , con un invito a sognare in questi giorni di quarantena. Scegliete il vostro look da film preferito e rivivete le emozioni che questi bellissimi cult movies ci hanno regalato. 

Il grande gatsby (2013)

Baz Luhrman dà vita a uno dei film più eleganti di tutti i tempi, con una rappresentazione cinematografica in cui lustrini, party e paillettes fanno da filo conduttore. È la storia di J. Gatsby , misterioso milionario celebre per le sue feste sfarzose e per il suo amore impossibile  per Daisy, moglie dell’ex campione di polo Tom Buchanan. Una carrellata di 40 costumi in perfetto stile anni 20 realizzati dalla costumista Catherine Martin in collaborazione con Miuccia Prada. 

American Gigolo (1980)

Julian, famoso Gigolo di Los Angeles, si innamora di Michelle, moglie di un politico locale. Dopo la morte di una delle sue clienti viene uccisa, il protagonista viene assalito dalle indagini del detective Sunday e capisce di essere vittima  delle macchinazioni del senatore Stratton, marito della sua amante. 

Il successo di questo cult movie lo si deve anche alla scelta di ingaggiare il bellissimo Richard Gere e vestirlo Giorgio Armani: la scelta dei completi sartoriali indossati nel film non è casuale. Erano i tempi in cui Armani lanciava a livello internazionale la sua linea ready-to-wear. 

La Dolce Vita (1960) 

Personaggio centrale é il giornalista Marcello Rubini (Marcello Mastroianni) che vive in un mondo provo di valori, cinico , caotico in cui regna la sua insopportabile noia di vivere. Il protagonista segue le gesta di una star di Hollywood (Anita Ekberg) e di una ricca ereditiera (Yvonne Furneaux). Lo stile rappresentato supera i confini temporali e ci riporta al glamour italiano per eccellenza. Come dimenticare il lungo abito nero di Anita Ekberg nella fontana di Trevi. 

A single man (2009) 

Adattato dal romanzo di Cristopher Isherwood  e con la regia di Tom Ford, il film ha come protagonista Colin Firth , nei panni di George professore inglese gay che insegna in California e che ha perso il suo partner. Il dolore lo porta a trovare conforto nella sua più cara amica Charley (Julianne Moore). Il debutto di Tom Ford come regista va oltre la passerella: nel film look sartoriali per Colin e stupendo lavoro di trucco e parrucco sull’attrice protagonista, in perfetto stile anni 60. 

Moulin Rouge (2001)

La storia d’amore più raccontata di tutti i tempi , vede come protagonisti Nicole Kidman nei panni di Satine e di Ewan Mc Gregor , nei panni dello scrittore squattrinato in una Parigi Bohémien di inizio 900. I due destano scandalo per il loro amore furtivo. Un tripudio di paillettes, corsetti e lustrini in una Parigi romantica e bohémienne . 

Il talento di Mr Ripley (1999) 

È la storia di Tom Ripley (Matt Damon) un giovane educato che si reca in Italia alla ricerca di Dickie (Jude Law) quando riesce a trovarlo resta affascinato dallo stile di vita che conduce l’uomo  in compagnia della sua fidanzata , così lo uccide e ne assume l’identità. Un thriller psicologico in cui è anche  lo stile anni ‘50 a decretarne il successo. 

Ragazze a Beverly Hills  (1995) 

In uno scenario tipico dei college americani, negli anni in cui il grunge diventa must tra le passerelle e le sottoculture di strada, questo film racconta la storia di Cher, ragazza più popolare del liceo che cerca di far innamorare due insegnanti riuscendoci. Ma quando prova a far lo stesso con due propri amici , i risultati non sono quelli sperati. Un cult i completini con stampe check in perfetto stile anni ‘90. 

Marie Antoinette (2006) 

Diretto da Sofia Coppola, questo cult movie è ricordato per i sontuosi costumi e le scene super eleganti nella corte della regina di Francia Maria Antonietta (Kristen Dunst), divenuta tale dopo la morte di re Luigi 15esimo. Maria Antonietta rappresenta l’epitomo di bellezza, ricchezza e lusso : centinaia di look in perfetto stile seicentesco realizzati da Milena Canonera, vincitrice del premio Oscar per i miglior costumi di scena. 

The Danish Girl (2015) 

Ispirato a una storia vera, il film si concentra sull’amore indissolubile e il desiderio irrefrenabile di un uomo che a tutti costi vuol cambiare sesso, ambientato nel 1930. 

Il film ha come protagonista Eddie Redmayne nei panni di Lili Elbe , prima persona a essere identificata come transessuale e a subire un intervento chirurgico per il cambio di genere. Paco Delgado è il designer che accompagna il protagonista in questo suo “viaggio “ tra i due sessi ma anche lo stile danese degli anni ‘20.  

La la land (2016)

La storia di due artisti innamorati si complica quando cominciano a raggiungere il successo. Il film, divenuto un cult anche per l’identità da “musical” , ha come protagonisti Ryan Gosling ed Emma Stone, in una esilarante interpretazione divenuta subito celebre in tutto il mondo. “La la land” è sia un riferimento alla città di Los Angeles sia al significato di essere nel “mondo dei sogni”. Lo stile è ispirato alla golden age degli anni 50/60 di Hollywood in un percorso cromatico collegato alle emozioni e alle esperienze dei protagonisti.  

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La storia della pittrice Dora Carrington nel film di Christopher Hampton


Gli amori platonici non sono nuovi nell’Inghilterra primi ‘900; pensiamo al matrimonio tra Virginia Woolf, scrittrice lesbica, sposata a Leonard Woolf, editore omosessuale; nella Bloomsbury intellettuale non era così desueta la relazione tra amori impossibili, o meglio, impossibili da consumare fisicamente. 
Similare il caso della pittrice Dora Carrington, raccontato nel 1995 dal regista Christopher Hampton nel film “Carrington “, 2 premi al festival di Cannes tra cui “miglior attore” a J. Pryce.

Dora è un’artista vivace che dipinge per il piacere di farlo, non ha come fine ultimo la mostra o il denaro; è una ragazza dal fisico androgino e dal carattere irrequieto, e il suo motto è “libertà”. 
Scoprirà tardi i piaceri del sesso, rifiutando per quattro anni le avances fisiche del suo fidanzato di allora Mark Gertler, pittore inglese molto lodato dalla critica del tempo. Dora nel frattempo ha già conosciuto Lytton Strachey, scrittore, critico e saggista del gruppo di Bloomsbury, pacifista e omosessuale dichiarato. Lytton è un uomo barbuto, porta occhiali da gran pensatore, possiede la calma di un vecchio saggio, l’intelligenza del lettore e inevitabilmente Dora se ne innamorerà, lasciando Mark e iniziando, in una nuova casa, un periodo di promiscuità e triangoli amorosi. 


Nonostante le prime reticenze di Lytton, che pensa alla convivenza come causa della fine di tutti gli amori, i due andranno a convivere; negli anni susseguiranno le intermissioni di altri uomini a partire da Ralph Partridge, ex ufficiale tutto d’un pezzo che Dora sposerà per tenerlo legato a Lytton, per amor suo, al loro fianco nel viaggio di nozze a Venezia. 


In un percorso Ivoryano, nelle immense vallate di Brenan dove la pittrice ritrarrà i suoi uomini, irrompe una nuova figura maschile, si tratta di Gerald Brenan, romantico personaggio, amico di Ralph, che diviene presto amante di Dora. I tradimenti della pittrice sono solo accenni di una instabilità e di una fragilità che non tarderanno a presentarsi; gli uomini sono interscambiabili, le permettono di sentirsi viva e giovane, come nella relazione con Beacus Penrose, un aitante capitano che la prende con forza e con virilità, il primo a farle notare il suo lato maschiaccio, chiedendole di “indossare reggicalze e calze nere o testa di moro, per risaltare la forma delle gambe”. 


Tutti si innamorano di Dora, ma il suo cuore è rapito dallo spirito di Lytton, che morirà di cancro allo stomaco, lasciando Dora in una profonda depressione. Gli uomini che l’hanno amata vorranno salvarla ma lei, dopo un primo tentativo di suicidio, riuscirà a lasciare tutti con un colpo di pistola, raggiungendo Lytton in un luogo dove forse, il loro amore, potrà essere esclusivo, lontano dalla gelosia a cui nessuno dei due ha mai creduto.

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“Viaggi da Camera” Fondazione Nicola Trussardi

I giorni caratterizzati dal lockdown, che ormai, diciamolo, hanno superato di gran lunga i tempi previsti da una quarantena, prendono sempre più le sembianze di una nuova normalità, in cui l’isolamento si rivela un’occasione di osservare tutto da molto più vicino.

Il racconto di uno spazio intimo acquisisce un valore sempre maggiore, e se invitiamo la nostra creatività a superare i limiti del perimetro che ci circonda e ad affondare il pensiero al di là della nostra intimità, il risultato potrebbe raggiungere un valore estetico completamente nuovo, come quando i tagli di Lucio Fontana sprigionarono le infinite possibilità espressive della materia della tela.

L’idea, promossa dalla Fondazione Nicola Trussardi, invita artisti del panorama contemporaneo a raccontare la propria visione intima tra le mura della propria stanza, per provare a scoprire nuove mappe della fantasia e nuovi punti di fuga, che sfociano nella piattaforma online della Fondazione, attraverso il sito e suoi canali social. https://www.fondazionenicolatrussardi.com/viaggi/

I nomi che hanno già aderito al progetto: Marco Belfiore, Carlo Benvenuto, Simone Berti, Maurizio Cattelan, Andrea Contin, Genuardi/Ruta, Massimo Grimaldi, Emilio Isgrò, Luisa Lambri, Marcello Maloberti, Domenico Antonio Mancini, MASBEDO, Marzia Migliora, Giuseppe Penone, Diego Perrone, Gabriele Picco, Paola Pivi, Farid Rahimi, Marinella Senatore, Elisa Sighicelli, Federico Tosi, Patrick Tuttofuoco, Grazia Varisco, Nanda Vigo, Luca Vitone.

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La moda sostiene la battaglia contro il Corona Virus

L’industria della moda continua a scendere in campo per fronteggiare la pandemia in corso dando concreto aiuto a strutture ospedaliere, personale medico-infermieristico e a tutti coloro che sono oggi impegnati in prima linea nella battaglia contro il Covid-19.

Nonostante i primi segnali positivi ci abbiano fatto tirare un piccolo sospiro di sollievo, non è ancora il momento di abbassare la guardia e cantar vittoria ma capire come uniti si possa riuscire a vedere la luce in fondo al tunnel. 

Ecco alcune delle iniziative dei grandi della moda (e non solo), simboli di trasparente umanità.

La Camera Nazionale della Moda, grazie al contribuito dei suoi associati, dona 3milioni di euro dando vita al progetto solidale “Italia, we are with you”, aperto a tutte le associazioni di settore e brand. Tramite il Commissario straordinario per l’emergenza e la Protezione Civile verranno donate mascherine chirurgiche, reagenti e indumenti protettivi per tutti gli ospedali che ne avranno necessità a partire da quello creato nell’ex Fiera Milano, aperto recentemente, ed al quale anche Moncler ha contribuito con 10 milioni. “Milano è una città che ha regalato a tutti noi un presente straordinario. Non possiamo e non vogliamo abbandonarla” — queste le parole di Remo Ruffini, Ceo a Ad del Gruppo.

La famiglia Zegna, da sempre vicina a tematiche filantropiche e alla sostenibilità, dona insieme al suo top management 3 milioni di euro alla Protezione Civile Italiana a favore di medici, ricercatori, infermieri, volontari e tutti coloro che stanno lavorando incessantemente per sconfiggere il virus. Non solo, parte delle linee produttive degli impianti del brand, tra Italia e Svizzera, sono state adibite per la produzione di mascherine mediche. Stessa cifra anche per la famiglia Benetton, destinata a quattro ospedali italiani.

We are all in this together”. Con questo chiaro messaggio Gucci, dopo aver accolto l’appello della  Regione Toscana per la produzione di oltre 1 milione di mascherine e camici, chiama all’azione tutta la sua community digitale per intervenire con donazioni a favore del Dipartimento della Protezione Civile, in collaborazione con Intesa San Paolo, ed al fondo solidale a supporto dell’OMS. Il marchio dona, inoltre, un milione di euro per ciascuna delle campagne di crowdfunding.

Giorgio Armani, uno dei primi a muoversi in campo per fronteggiare il virus, continua con le sue donazioni raggiungendo un totale di 2 milioni di euro e sostenendo anche l’ospedale di Bergamo, quello di Piacenza e quello Versilia. In più converte tutti i suoi stabilimenti produttivi italiani nella produzione di camici monouso destinati agli operatori sanitari. 

Sostengo all’ospedale Columbus Covid 2, nuova area all’interno del Policlinico Gemelli di Roma, da parte di Valentino Gravani e Giancarlo Giammetti con la donazione di 1 milione di euro attraverso la loro Fondazione. 

La tutela dei dipendenti

L’incombere del Covid-19 ha scosso gli equilibri interni di tutte le aziende con conseguenti difficoltà, paure e incertezze che toccano da vicino tutti i dipendenti. Chanel, dopo la Francia, decide di non ricorrere alla cassa integrazione per i suoi dipendenti Italiani (circa 1100) affinchè non gravi sui conti pubblici, garantendo loro il 100% del salario. Non solo, la filiale italiana della maison ha destinato 1.3 milioni di euro alla lotta contro il virus.

Donazioni sugli acquisti. Questo il contributo del Gruppo Aeffe. All’interno degli store online di Alberta Ferretti, Moschino e Philosophy di Lorenzo Serafini verrà donato il 15% di ogni transazione  effettuata all’Istituto Clinico Humanitas di Milano e all’AUSL RomagnaDiesel contribuisce allo stesso modo e lancia l’hashtag #Braveactionsforabetterworld.

Il sostegno della moda sul versante internazionale 

Ralph Lauren porta il suo contributo con 10 milioni di dollari per le categorie più deboli e vulnerabili. In più, parte della somma supporterà la raccolta aperta dal Cfda, il Council of Fashion Desingers of America, producendo mascherine e camici.  Anche Mayhoola, il gruppo di cui fanno parte Valentino, Balmain e Pal Zileri, supporta la Spagna nella gestione dell’emergenza sanitaria destinando 1 milione di euro all’ampliamento dell’Hospital Covid-19, struttura costruita in tempi record all’interno della fiera di Madrid. Lvmh donerà 10 milioni di mascherine alla Francia, per un valore di oltre 5 milioni di euro e alcune delle sue fabbriche cosmetiche stanno già producendo gel igienizzanti idoralcolici.

Ristabilire nuove priorità nel quotidiano e contribuire, ognuno a modo proprio, con la consapevolezza che gli sforzi e l’impegno di oggi possano farci ripartire al più presto, con più grinta e forza di prima. E’ questo ciò che possiamo e dobbiamo fare. 

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Scherzi telefonici: i migliori video su Youtube

Chi da ragazzino non ha mai fatto scherzi telefonici e poi da adulto ne ha subiti? Alcuni sono spiacevoli è vero, ma altri sono davvero molto divertenti e fanno fare delle grasse risate.

Il web è pieno di video divertenti da guardare quando si ha voglia di farsi due risate o da cui poter prendere spunto anche se si vuole fare uno scherzo divertente a qualcuno. I più cliccati sono sicuramente gli scherzi telefonici che possiamo trovare in gran quantità su Youtube. Ma quali sono i più esilaranti?  Abbiamo selezionato i migliori video di scherzi telefonici che puoi guardare su Youtube per tante fantastiche risate.

I più divertenti scherzi telefonici su Youtube

Ecco quelli che secondo noi sono i migliori video di scherzi telefonici su Youtube.

1. Scherzo telefonico alla prof d’italiano

In questo scherzo telefonico la youtuber Anna Mancuso telefona alla professoressa di italiano dicendole che è incinta e che è stata sbattuta fuori casa. La docente ci casca in pieno e non si sottrae dal dare preziosi consigli alla giovane alunna. A nostro avviso oltre che divertente il video è molto tenero perché fa comprendere quanto può essere profondo il rapporto tra docenti e alunni. 

2. Scherzo telefonico a Marco Masini

Famosissimo scherzo telefonico degli anni ’90 firmato rete 105. Nel dettaglio lo speaker si finge capo ultras e chiama Marco Masini tifosissimo della Fiorentina  rivendicando dei soldi. Il cantante abbocca senza pensare nemmeno un attimo che possa trattarsi di uno dei tanti scherzi di Giacomo Valenti. Consigliato vivamente.

3. Scherzo telefonico – bambino natale – Frank Matano

Se non lo hai ancora visto non puoi perderti il memorabile scherzo telefonico fatto da Frank Matano ad un utente casuale. Nella telefonata il comico modifica la sua voce come fosse un bambino e finge di essere il piccolo nipote della signora al telefono. Inutile dire che centra in pieno il tentativo. La signora crede davvero di stare chiacchierando con il nipote.

4. Scherzi telefonici alle 2 di notte! Frank Matano

Gli scherzi telefonici di Frank Matano sono sena dubbio i più seguiti su Youtube. Vale la pena ricordare la volta in cui chiamò la gente alle 2 di notte con scuse varie. Il video è super esilarante e conta quasi 13.000 di visualizzazioni.

UFO: avvistamenti che mettono in crisi la NASA

Gli avvistamenti UFO sono uno dei fenomeni più curiosi della storia umana. Sebbene la maggior parte siano stati spiegati dalla scienza, rimangono ancora dei casi irrisolti che continuano ad affascinare i curiosi e su cui restano ancora molte domande e non vi sono spiegazioni scientifiche.

Ecco una serie di avvistamenti UFO che sono passate alla storia e su cui la scienza ancora non trova risposte.

Gli avvistamenti UFO che la NASA non può spiegare

Gli avvistamenti UFO sono tutti documentati dalla NASA, alcuni vengono resi di dominio pubblico, altri sicuramente no e non lo sapremo probabilmente mai. Certo è che alcuni sono senza spiegazione e fra questi quattro sono certamente fra i più caratteristici.

1. La notte ufficiale degli UFO

La notte ufficiale degli UFO è un avvistamento che ha avuto luogo a maggio del 1986 in Brasile e che ha coinvolto un buon numero di autorità del paese. Tutt’oggi la scienza non è in grado di spiegare l’origine e l’entità dei 21 UFO che durante la notte bloccarono il traffico aereo delle città principali.

2. Le luci di Phoenix

Undici anni dopo accadde qualcosa di simile a Phoenix negli Stati Uniti, nel 1997.  Il fenomeno viene chiamato Luci di Phoenix ed è l’avvistamento più popolare della storia, il più documentato ed anche il più difficile da spiegare dalla scienza moderna. Nello specifico la notte del 13 marzo gli abitanti dell’Arizona intasarono le linee delle forze dell’ordine dopo aver avvistato delle strane luci spostarsi per la città.

3. Carosello di Washington

Molto prima, nel 1952 e nel bel mezzo della crisi comunista, uno dei più grandi avvistamenti UFO della storia ebbe luogo a Washington DC. In realtà si tratta di più avvistamenti di massa (con tanto di testimonianze) che si sono registrati negli Stati Uniti tra luglio e agosto del 1952.

4. La battaglia di Los Angeles

E come dimenticare la famosa battaglia di Los Angeles avvenuta durante la seconda guerra mondiale? Era la notte del 24 febbraio 1942 quando in molti avvistarono delle strane luci e presenze nei cieli degli Stati Uniti. Inizialmente si pensò alla risposta militare americana a seguito di un attacco giapponese. Ma dopo la smentita l’idea di un’invasione aliena si fece sempre più evidente.

Sfondi per Instagram: dove trovarli gratis

Sei alla ricerca di sfondi per Instagram gratis e belli? Sia che ti servano per i post, per le stories o per l’immagine di profilo siamo qui per dirti dove trovarli in modo del tutto gratuito.

Sicuramente conosci già l’efficacia che le immagini su Instagram offrono per diventare un Influencer degno di nota, per sorprendere e persuadere il pubblico. In questo caso, lasciamo la teoria alle spalle e passiamo alla pratica. Ecco dove reperire gratuitamente gli sfondi per Instagram.

Dove scaricare sfondi per Instagram gratis

1.Sfondi per me

App disponibile sia per iOS che per Android, davvero ben fornita di immagini. C’è anche la versione “Sfondi animati per me” molto utile per creare storie animate su Instagram

2.iLikeWallpaper

App sviluppata per iOS dove si possono reperire gratuitamente tantissimi sfondi per Instagram originali. Permette di cercare le immagini che desideri in base alla categoria di interesse.

3.Wonderwall

Wonderwall è un App per Android che contiene la migliore fotografia naturalistica e paesaggistica di tutti i tempi. Nuovi sfondi vengono aggiunti ogni giorno. Ovviamente tutte le immagini sono di ottima qualità oltre che bellissime.

4.Minimalist wallpapers

Per gli utilizzatori Android a cui piacciono gli sfondi minimalisti questa è l’app ideale. Contiene una ricca collezione di immagini minimaliste in HD ma anche di wallpaper anime. Tutti gli sfondi sono talmente unici e belli che avrai difficoltà a distogliere lo sguardo dallo schermo.

5.Interface Lift

Sito web che contiene oltre 3800 sfondi esclusivi, tutti di tendenza e di qualità. Anche questo sito dà la possibilità di cercare lo sfondo Instagram desiderato secondo diverse categorie. Con una vasta collezione di immagini originali puoi trovare facilmente il tipo di sfondo gratuito che desideri su Interface Lift.

6.Dream wallpaper

Sito semplice, ben fornito e parecchio intuitivo. Per di più le immagini sono tutte di elevata qualità e adatte a molteplici dimensioni di schermo. Con Dream wallpaper la risoluzione ideale per il tuo dispositivo viene selezionata automaticamente.

7. Wallhaven

Sito Web di sfondi gratuiti per Instagram straordinari e unici (che non vedrai da nessun’altra parte). Puoi cercare le immagini cercando per parola chiave, visualizzando gli ultimi aggiunti, aprendo una pagina casuale di sfondi o selezionando un colore.

Il principe William desidera rimettersi la divisa da pilota e avviare soccorsi per l’emergenza coronavirus

Per rendersi utile durante le pratiche d’emergenza sanitaria, il principe Wlliam vuole tornare a pilotare gli elicotteri-ambulanze con cui ha salvato vite umane dal periodo 2014-2017. Sta di fatto che nonna Elisabetta potrebbe dir di no: perchè ora piu’ che mai, la monarchia necessita di lui. 

Giunti agli estremi di una pandemia d’impatto alquanto risolutivo, ora piu’ che mai il Regno Unito come il resto del mondo lotta contro l’emergenza coronavirus. Il principe è pronto per tornare a salvare vite umane, rischiando tutto per rimettersi la divisa e a lottare per il paese.

Secondo la stampa britannica, il membro della royal family si è avviato a un call center del servizio medico nazionale Britannico nel sud di Londra. Una fonte inglese, The Sun, rivela che “William ha preso seriamente in considerazione l’idea di tornare a lavorare come pilota di ambulanza aerea per aiutare durante questa pandemia. Sa che l’intero Paese sta facendo la sua parte, vuole essere utile anche lui.”

Un desidero che gli fa gran onore, ma che potrebbe essere al contempo materia di calibro irrealizzabile. La nonna regina potrebbe negargli il permesso. Perchè il secondo erede al trono, in questo momento, per la corona è piu’ importante che mai: il papa’.

Ebbene si, Carlo d’Inghilterra è appena guarito dal coronavirus: il fratello Harry, dopo l’addio alla royal family, si è ritirato a vita privata in California con la moglie Meghan e il piccolo Archie. Resta alquanto difficile dunque che William possa ritornare a coronare il suo sogno di volare. Per ora rimarra’ in isolamento in Campagna, in attesa di istruzioni. 

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Carlo d’Inghilterra “guarisce” dopo 7 giorni d’isolamento

In diretta da Clarence House, l’erede al trono, risultato positivo al covid-19 pochi giorni fa, è guarito. 

Il Regno Unito tira un sospiro di sollievo. Dopo che il premier Boris Johnson è diventato infetto al coronavirus pochi giorni dal’annuncio del lock-down in Bretagna, torna operativo il Principe Carlo: stando a quanto riporta la note di Clarence House, l’erede al trono risulta “guarito e di buona salute.” Sette giorni dall’essere risultato positivo al covid-19, è stato ribadito il fatto che puo’ uscire dall’auto isolamento, come da istruzioni governative Britanniche.

Avendo presentato sintomi lievi, Carlo ora lavorera’ da casa uscendo solamente per necessita di tipo essenziale. Attualmente si trova nel territorio di Balmoral insieme alla moglie Camilla, che risultava negativa al test. Nonostante tutto, sia il principe che la moglie convivono in due case diverse, appunto per evitare rischi di contagio. 

Tra i fatti certi di questa malattia, è che i contagiati possono rischiare di trasmetterla per un periodo anche post-guarigione. 

La news è oramai confermata: il principe carlo è guarito.

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Addio a Sergio Rossi, il maestro delle calzature Made in Italy

Morto all’età di 84 anni Sergio Rossi, fondatore del brand omonimo, aveva contratto il coronavirus. Un grande imprenditore del distretto romagnolo calzaturiero che ha dato il nome a uno dei marchi più noti del made in Italy.

La sua storia non può prescindere da quella di San Mauro Pascoli, paesino dell’Emilia Romagna noto per la nascita di Giovanni Pascoli, poeta cantore della natura e del quotidiano. Gli anni del secondo dopoguerra vedono la trasformazione del territorio con la sua vocazione calzaturiera.

Il successo dei ciabattini, che giravano per i paesi e le fattorie, determina il cambiamento e il progressivo abbandono delle più tradizionali attività di agricoltura e allevamento. Grazie a lui il paese si trasforma in grande bottega artigianale specializzata nella produzione dei sandali, poi venduti nei piccoli negozi sulla riviera.

Da questa prima attività artigianale nasce e si sviluppa un’industria fiorente, che si specializza sulla calzatura femminile di alta moda. Insieme ai calzaturifici, nello stesso distretto di San Mauro Pascoli nascono e prosperano piccole aziende specializzate nella fabbricazione di semilavorati – suole, tacchi e fondi – e laboratori per il taglio delle tomaie a mano e a macchina.

Un vero artigianato industriale che ha saputo imporsi sul mercato globale, puntando tutto sulla qualità di materiali e manifattura oltre che sull’originalità del design. Così nel 1958 a San Mauro Pascoli viene costruita la Mir Mar, il primo calzaturificio di dimensioni industriali, mentre sono in pieno fermento le vicine città balneari come Rimini, poi celebrata da Federico Fellini nel suo Amarcord.Proprio da questa vicinanza culturale con il grande regista è nata una curiosa leggenda: nel capolavoro “La Dolce Vita” (1960) le décolleté indossate da Anita Ekberg sembrano essere quelle di Sergio Rossi, che proprio in quegli anni costruisce la sua fortuna puntando sulle calzature femminili.

Questo è il contesto da cui inizia l’avventura di Sergio Rossi, che segue le orme del padre, sapiente calzolaio, da cui riprende l’attività nel 1956, realizzando i primi sandali a mano. Proprio da questa storia di autenticità prende ispirazione Riccardo Sciutto, Amministratore Delegato del Gruppo Sergio Rossi, nominatoda Andrea Bonomi, fondatore e presidente di Investindustrial, gruppo finanziario indipendente che acquisisce il 100% dell’azienda dal Gruppo Kering.

Sergio Rossi torna in mani italiane e grazie alla visione di Sciutto inizia il percorso per il rilancio del brand. Il 2016 con la collezione sr1, ispirata a modellia punta squadrata dei primi anni Novanta rappresenta il nuovo inizio, nel segno dell’estetica più genuina del marchio.

Un percorso in cui è centrale la rilettura in modo contemporaneo della propria eredità. Aveva dichiarato nel 1988 Sergio Rossi: Sin dagli inizi della nostra attività industriale abbiamo concentrato tutti gli sforzi nellaricerca della forma, elemento che nella scarpaè di primaria importanza… Dopo la forma, l’attenzione si concentra sugli altri due elementi che completano la struttura di una scarpa di successo: lo stile e la qualità. 

Una volta calibrati alla perfezione i tre ingredienti, il successo diventa semplicemente una logica conseguenza”. Oggi grazie al museo aziendale “Living Heritage” è possibile rivivere tutte le tappe salientidi Sergio Rossi attraverso una selezione di oltre 300 forme in legno tra le più rappresentative e innovative del brand.

Dalla forma del primissimo sandalo “Opanca” del 1966 alle forme a pianta larga e tacco basso degli anni Settanta, alle forme affusolate dei décolleté, fino all’intramontabile pump “Godiva”: una rappresentazione significativa della storia di questo straordinario artista-artigiano della forma. Ancora prima delle importanti campagne fotografiche, Sergio Rossi affida la sua immagine ad artisti e illustratori che hanno creato per lui illustrazioni e disegni riconoscibili e dal tratto ironico.

Tra i primi non poteva mancare l’illustratore e stilista eclettico Alberto Lattuada, che con le sue creazioni e battute ha animato il mondo della moda italiana per oltre cinquant’anni. Poi è la volta di Miguel Cruz, che oltre a creare alcune illustrazioni per pubblicizzare Sergio Rossi nei primi anni’70, è anche stilistache si avvale della collaborazione di Sergio Rossi per la creazione delle calzature da abbinare ai look e abiti delle sue collezioni.

Sempre disegni di grande forza e incisività sono quelli realizzati dallo svedese Mats Gustafson, nome diventato celebre per le importanti collaborazioni con Hermès, Dior e Yohji Yamamoto, oltre che con magazine del calibro di Vogue e Harper’s Bazaar. Quando il marchio arriva al successo scatta il momento di realizzare vere e proprie campagne pubblicitarie che definiscono l’immaginario e la donna Sergio Rossi.

A immortalare le sue scarpe per renderle icone di stile sono chiamati fotografi italiani e internazionali che hanno fatto la storia della fotografia. Si passa da immagini still life dove è protagonista il prodotto, a quelle ambientate e più seducenti grazie anche alla presenza ditop model.

Dai grandi maestri italiani come,per citarne solo alcuni, Piero Gemelli, Oliviero Toscani, Fabrizio Ferri, Giampaolo Barbieri, Marco Glaviano, fino ai più celebrati talenti stranieri, come Albert Watson, Miles Aldridge, Patrick Demarchelier, Steven Meisel, Michel Comte e Peter Lindbergh. Il gotha della fotografia con Helmut Newton in prima fila rende immortale lo stile modernista di Sergio Rossi.

Con lui scompare un pezzo di storia del made in Italy e una figura carismatica della calzatura italiana.

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Claude Sautet vi racconta la donna in “Nelly e Monsieur Arnaud”

Nelly e Monsieur Arnaud”, un film di Claude Sautet


Nelly vende baguette, è di una bellezza dolce e sensuale, di quelle bellezze che vestono chi non sa d’esserne portatrice, difatti Nelly, come molte donne inconsapevoli, ha sposato un fannullone, un uomo che passa le giornate sul divano a guardare la tv, in attesa che la mogliettina torni a casa e adempia pure ai suoi obblighi da coniugata. 

Nelly presto riceve, da un conoscente di una sua cara amica, la somma di denaro che coprirà tutti i suoi debiti, come dono, come un regalo, un gesto di quelli che, anche alla più ingenua delle donzelle, lascia il punto di domanda e molti puntini di sospensione.

Il gentiluomo è un ex magistrato che ha avuto fortuna negli affari immobiliari, le proporrà di fargli da dattilografa, offrendole una fissa retribuzione, dettandole il libro che avrebbe sempre voluto scrivere e avendo così l’opportunità di starle accanto ogni giorno. Troverà il tempo di sedurla con lo sfoggio del potere, con le parole, con cene sontuose, con l’eleganza di un uomo d’altri tempi.

Alla bella Emmanuelle Béart hanno consegnato un copione bianco con moltissimi “OUI” e “NO”, detti a labbra serrate, alla francese, ma forse a lei basta presenziare in questa pellicola di Claude Sautet, che lascia alla donna il ruolo misterioso e magnetico, persuasivo e sfuggente.

Non uno dei suoi film migliori, ma di Sautet sappiamo che il silenzio è una componente onnipresente, nei suoi personaggi distaccati, introversi, guardinghi, come in Stéphane, il liutaio di “Un cuore in inverno”. 

Piuttosto noioso se non fosse per il magnetismo della Béart che ci attacca allo schermo a seguire ogni suo movimento, e per una scena rivelatrice che Sautet descrive in maniera eccellente: 

Una sera Nelly e Monsieur Arnaud cenano insieme in un ristorante stellato, l’età media della clientela è molto alta e la ragazza non passa certo inosservata accanto all’anziano signore, che tutti conoscono per fama. Lei indossa un tubino nero, degli orecchini di perle e un disinvolto chignon (ça va sans dire); l’alcool, uno Chateau d’Yquem del ’61, fa il suo gioco, e i due si ritrovano a flirtare scherzosamente per le insistenti occhiate dai tavoli vicini: tutti pensano che lei sia una prostituta e questo la diverte. 
Salutato Monsieur Arnaud, Nelly chiama in piena notte l’uomo che da tempo la corteggia, l’editore di Arnaud, a cui, fino a quella sera, non si era mai concessa, e si lascia andare ad un gioco che era già stato iniziato da un altro uomo.

Ecco, questa scena descrive perfettamente la donna dal punto di vista della donna, le bugie, le contraddizioni, i capricci, i desideri. Nelly sa che può trovare un corteggiamento antico, maturo ed elegante da Mr Arnuad e sa che può rivelare il suo lato istintivo con Vincent, l’editore, che l’accoglierà con l’ardore di un giovanotto. Nelly, dopo aver lasciato il marito, prende tutto, ma dovrà fare i conti con i sentimenti, quelli che fanno radici con lo stesso silenzio con cui lei si burla degli altri, per poi fare rumore quando sta per perderli. 

Le migliori app per mindfullness e meditazione

Pensate ancora che l’individualismo, un antico dogma che gli anni ’80 con il paleoconservatorismo ha perpetrato nelle menti, sia ancora l’unica strada percorribile? Sembra ora, più che mai, con questa situazione di pandemia che ci sta facendo ripensare al modo in cui trattiamo il nostro ambiente, ma anche al modo in cui il sistema economico sta collassando e, ultimo ma non meno importante, al modo in cui trattiamo e curiamo il nostro corpo, che abbiamo effettivamente bisogno di un refresh per percorrere nuovi percorsi. E soprattutto, avere una nuova mentalità. Questo è un modo di concepire la vita tipico dell’est.

Queste persone (diversamente dall’ovest che si è sempre concentrato sul sviluppo delle macchine) ha una tradizione secolare di conoscenza approfondita dello studio del corpo. Prepararsi ad ascoltare il proprio corpo e gli altri è una pratica rivoluzionaria. Probabilmente la più efficace in tempi di crisi come questo.

La tecnologia ci aiuta come sempre! Esistono diverse app e siti Web sulla meditazione e la consapevolezza disponibili a portata di download su tablet e telefoni cellulari. Che cosa stai aspettando? La tua rivoluzione spirituale inizia ora! Myfitnesspal, ad esempio, offre suggerimenti per rimanere sani e attivi. Il sito specifica immediatamente che la meditazione non solo aiuta la concentrazione, ma anche le prestazioni atletiche. inizialmente propone tre tecniche per avere più meditazione nella nostra vita, poi va più in profondità. Invece l’app Serenity si concentra sulla meditazione quotidiana.

La proposta inizia con il livello 1 (base), per passare all’espansione (livello 2) fino alla meditazione continua (livello 6). Ma questo è solo l’inizio: poi c’è il corso avanzato di meditazione che comprende 24 passi. L’app ha una grafica intuitiva. Infine segnaliamo Simple Habit: App per la meditazione. È un’app di meditazione quotidiana per le persone indaffarate. Il punto di forza è la schermata iniziale che offre vari aiuti all’utente: dal dormire meglio alla riduzione dell’ansia. Quindi, dopo aver selezionato il tuo obiettivo, imposti l’orario e accedi al corso con un piccolo pagamento.

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Olimpiadi di Tokyo, tutto rinviato al 2021

Le Olimpiadi di Tokyo slittano al 2021, l’ha confermato il Comitato Olimpico Internazionale (CIO). I Giochi Olimpici inizialmente previsti per quest’anno, dal 24 luglio al 9 agosto, si spostano esattamente di un anno per far fronte all’emergenza che stiamo affrontando a livello mondiale a causa della pandemia di Covid-19. Con quest’annuncio tutto il mondo dello sport dovrà riorganizzarsi interamente per creare un nuovo calendario di attività.

Nella nota ufficiale del Comitato Olimpico di legge “Questa decisione è stata presa in conformità a tre considerazioni principali e in linea con i principi stabiliti dal Comitato esecutivo del CIO il 17 marzo 2020: proteggere la salute degli atleti e di tutti i soggetti coinvolti e supportare il contenimento del virus Covid-19; tutelare gli interessi degli atleti e dello sport olimpico; il calendario sportivo internazionale globale”. Inoltre nel medesimo comunicato è confermato che tutti gli atleti già qualificati e i posti di quota già assegnati ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020 rimarranno invariati.

“L’umanità si trova attualmente in un tunnel buio. I Giochi Olimpici di Tokyo possono essere una luce alla fine di questo tunnel”. Sono le parole piene di speranza del presidente del CIO, Thomas Bach che prosegue con dei ringraziamenti. “Voglio ringraziare le Federazioni Internazionali per il loro supporto unanime e i Comitati Olimpici Nazionali per l’ottima collaborazione e il loro supporto nel processo di consultazione degli ultimi giorni. Vorrei anche ringraziare la Commissione Atleti del CIO, con la quale siamo stati in costante contatto. Con questo annuncio, sono fiducioso che, collaborando con il Comitato Organizzatore di Tokyo 2020, il governo metropolitano di Tokyo, il governo giapponese e tutti i nostri stakeholder, possiamo affrontare questa sfida senza precedenti”.

Nel frattempo la fiamma olimpica non sarà più esposta al pubblico a Fukushima, un luogo simbolico e duramente provato. L’esposizione era prevista fino alla fine del mese ma visti gli avvenimenti è stato scelto di interromperla senza fornire ulteriori dettagli su eventuali prossime esposizioni e senza indicare in quale posto sarà conservata la fiamma in questo periodo.

I Mondiali di Atletica, in programma nell’agosto del 2021 a Eugene (Oregon), slitteranno a loro volta al 2022 per lasciare il posto alle Olimpiadi. “Le nuove date sono state approvate dopo lunghe discussioni tra tutti gli interessati” ha commentato in un comunicato il World Athletics. Sorte diversa per il torneo di Wimbledon che, per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, non si disputerà.

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Occhiali, ispirazioni retrò

Può essere uno degli accessori più esclusivi del guardaroba maschile, spesso frutto di un’accurata ricerca e complemento di elevata raffinatezza per il viso e per l’intero outfit. L’eleganza è uno degli aspetti che ci consentono di avere successo nell’intrecciato gioco delle parti.

Le lenti perfettamente tonde regalano al viso un’affascinante allure da intellettuale, non a caso sono passati alla storia come i classici occhiali di John Lennon o dei volti più accattivanti di Hollywood come Johnny Depp.

In Italia fanno la loro prima comparsa grazie ai vetrai veneziani del 1200, noti per le loro capacità di rendere convesso il cristallo di rocca che in tale forma si rivelò utile come lente d’ingrandimento, chiamate all’epoca “roidi da ogli” (lenti rotonde per gli occhi). I primi ad essere portati sul viso, un paio di secoli dopo, avevano preziose montature in corno, cuoio, tartaruga o fanone di balena. Per fortuna col tempo sono state create montature di altissima manifattura in metallo (anche pregiato come oro e argento) e acetato, senza dover ricorrere allo sfruttamento di qualsiasi specie animale.

Creati da abili mani di artigiani, leggeri e stondato, con ponte ricurvo o alcuni rivisitati in titanio satinato o in acetato spesso, sfumato multicolor in una chiave di lettura contemporanea, alcuni esemplari riproducono fedelmente l’astina ricurva dietro l’orecchio.

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Self care: i rituali beauty per casa

Una gallery dedicata a prodotti viso corpo ideali per dedicarsi del tempo a curare la propria routine di bellezza.

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Yes To Cocumber

Anatomicals ASOS Exclusive Face Mask Pack

Tris di maschere ideali per purificare, rimpolpare ed illuminare la pelle del viso.

Frank Body Caffeinated Hair Mask

Maschera all’estratto di caffeina perfetta per ricostruire, idratare ed ammorbidire tutti i tipi di capelli donandogli forza e lucentezza.

Oh K! Bamboo Water Sheet Mask

Maschera in tessuto agli estratti di bamboo da applicare la sera prima di un bagno caldo per idratare la pelle del viso.

Psychic Sisters Amethyst face roller

Rullo per il viso in ametista adatto a tutti i tipi di pelle per disintossicarla, levigarla e purificarla. Stimola anche il sistema linfatico e promuove la circolazione sanguigna.

Yes To Cucumbers Calming Paper Mask

Maschera per il viso agli estratti vegetali che contiene un’azione emolliente e rilassante per la pelle (e per l’anima!)

This Works Deep Sleep Pillow Spray

Spray rilassante da spruzzare sul cuscino prima di addormentarsi per favorire il sonno e per svegliarsi più riposati.

Sunday Rain Massage Oil White Jasmine

Olio per massaggi profumato al gelsomino bianco ideale per idratare ed illuminare la pelle.

Sunday Rain Himalayan Massage

Palla di sale dell’himalaya perfetta per massaggiarsi la schiena, le gambe, i piedi o il collo e per rilassarsi dopo una giornata impegnativa.

Calm Club tea infusion water bottle

Bottiglia riutilizzabile in vetro doppio strato ideale per tè ed infusi da bere durante la giornata casalinga.

Calm Club foot work reflexology kit

Kit per massaggi ai piedi composto da uno strumento in legno, calze e un libretto di istruzioni. Quest’ultimo spiega l’antico sistema di massaggi cinesi che consiste nell’esercitare pressione su specifici punti del piede favorendo così il rilassamento e il benessere di tutto il corpo.

Cowshed
Cowshed
Frank Body
Evolve
Incausa
Barberians

Cowshed RELAX Calming Bath & Shower Gel

Bagnoschiuma rilassante a base di oli essenziali di eucalipto e di lavanda per nutrire la mente e lenire la pelle durante una doccia o un bagno caldo quando ti senti sfinito.

Cowshed RELAX Calming Diffuser

Diffusore per ambienti agli aromi di eucalipto e lavanda ideale per rilassarti dopo una giornata estenuante.

Frank Body Caffeinated Face Moisturizer Pouch

Crema per il viso all’estratto di caffeina perfetta per idratare la pelle, rimpolparla e tonificarla.

Evolve Radiant Glow Mask

Una maschera viso al cioccolato così gourmand e naturale che dovrai trattenerti dal mangiarla direttamente dal vasetto! (disponibili su www.plentiness.com)

Incausa

Se non sei sicuro quale profumazione scegliere o vuoi un assortimento di incensi diversi questo è il bundle che fa per te. (disponibili su www.plentiness.com)

Barberians

Lavamani esfoliante. L’effetto peeling viene dato da cellulosa naturale che si dissolve in acqua. Non ci sono microplastiche.

SA.AL.&CO UOMO

The 041 Intense Moisturizer è una crema idratante densa e ricca, composta solo da ingredienti naturali di alta qualità, che rimpolpa e dona comfort a una pelle secca e stressata.

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“Battere il virus con la creatività” 8 domande a Mauro Porcini

Mauro Porcini arriva in PepsiCo nel 2012 come primo Chief Design Officer di sempre. Di origini italiane, vive a New York e oggi condivide con noi la sua esperienza durante l’epidemia di Covid 19.
Mauro è un esperto di design e di global branding, sostenitore del Made in Italy e dello stile italiano. Durante questa pandemia globale gli abbiamo chiesto qual è suo punto di vista, la sua esperienza e un messaggio per aziende e privati.

1.Una fonte d’ispirazione o un riferimento?

Probabilmente per molti posso sembrare abbastanza ovvio, ma prima di tutto i miei genitori. Mi hanno insegnato l’importanza della cultura, della conoscenza e dell’apprendere con curiosità. L’arricchimento culturale dello studio, l’interessamento e la lettura sono i valori più importanti che la mia famiglia mi ha trasmesso. La mia famiglia ha da sempre amato le persone di cultura: insegnanti universitari e personalità televisive che in qualche modo contribuiscono a dare rilevanza ad alcuni aspetti culturali della nostra vita.

Un valore molto importante che mi hanno insegnato è la necessità di essere una brava persona. I miei sono devoti cattolici, molto cristiani, molto religiosi. Mio padre è architetto e pittore, da giovane ero circondato da dipinti nella mia casa. Ciò è stata una grande fonte di ispirazione per me dal punto di vista artistico e, da bambino, ho potuto disegnare molto. E’ stato davvero divertente per me disegnare con lui e imparare tutti i tipi di tecniche. Mia madre invece era innamorata della letteratura, della scrittura e della lettura e adora scrivere poesie con contenuti religiosi.

I miei genitori sono totalmente non tecnologici, ma hanno capito come creare un blog. Pubblicano diversi libri, dipinti, schizzi di poesie. Sono stati d’ispirazione per tutta la mia vita.

 2. La tua definizione personale di design…e come lo hai applicato nelle tue esperienze professionali? 

Il design è completamente incentrato sulle persone. Si tratta di capirne i bisogni e i desideri. Pertanto, comprendere quello che è importante, ciò che è rilevante, ciò che è significativo per le persone e quindi creare soluzioni. Potrebbe essere un prodotto, un servizio, un marchio, un’esperienza: tutte le soluzioni che risolvono quei bisogni e quei desideri e sogni. Questo è ciò che fanno i designer.

Per fare questo, dobbiamo comprendere tre dimensioni. Una è il mondo degli esseri umani, psicologia e antropologia. Semiotica e semantica, quindi comprensione delle persone. La seconda dimensione è il business: come fare branding, distribuzione, come lavorare con i clienti: è importante perché una volta comprese le esigenze dei clienti, devi anche trovare un modo per creare soluzioni che possano essere vendute. La terza dimensione è la tecnologia: quella del prodotto, per fabbricarlo. Il prodotto deve essere realizzabile, vendibile e devi avere le tecnologie giuste per fare tutto questo.
La connessione tra persone, strategie e la tecnologia è la chiave per poter essere un buon designer.

3. Come vivi a New York e come influenza il tuo lavoro? Quali sono gli altri luoghi che ti ispirano o ti rilassano?

Amo profondamente NY, la definisco la capitale delle capitali. Persone da tutto il mondo vengono a New York per fare affari, creare e ispirare. C’è una densità di persone incredibili con grandi idee e un’irresistibile spinta a cambiare il mondo che non puoi trovare in nessun’altra città. Questo la rende una straordinaria “piazza” dove le persone con idee incontrano persone con risorse per renderle possibili.

Avere questa densità di persone con idee, unità ed energia sorprendenti per far accadere le cose è molto stimolante, ma allo stesso tempo potrebbe essere faticoso. Hai sempre il desiderio di essere fuori, unirti e incontrare queste persone che possono ispirarti.

Per compensare questo, ho una casa dove posso fuggire nella natura a 2 ore di distanza dalla città, negli Hamptons. Adoro svegliarmi e vedere cervi nel giardino e sentire il suono del camino scoppiettante. Nella mia vita sono sempre stato in una sorta di sospensione tra due mondi: da un lato una piena energia della città e dall’altra tutta l’energia della natura, li amo entrambe e un equilibrio dei due è ciò con cui mi sento a mio agio.

4. Come stai affrontando la situazione del coronavirus e quali stereotipi o preconcetti vorresti combattere?

(Mauro fa un respiro profondo e sospira, so che si sta preparando per esprimere la sua opinione onesta con molta empatia. Se segui Mauro sul suo account IG, sai già che i suoi post sono spesso pieni di messaggi di coinvolgimento sociale e sensibilità umana. L’impatto del problema del coronavirus, la carenza sanitaria di personale e attrezzature, l’impatto che questa pandemia ha sul nostro paese e sugli altri, è un tema che ha profondamente a cuore).

La situazione del virus Corona è strabiliante in tanti modi diversi. Nessuno se lo aspettava. Nessuno capisce come affrontarlo: è spaventoso e difficile da capire. Il problema è che molte persone stanno sottovalutando l’entità di questa crisi. Come italiano che vive a New York, il mio messaggio è “Sveglia! Questo non è solo qualcosa che sta accadendo in Italia”.

L’Italia ha il secondo sistema sanitario con le migliori prestazioni al mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità. Gli Stati Uniti sono molto indietro: ci sono molti meno letti d’ospedale. I miei pensieri e le mie preghiere vanno a tutte le famiglie e tutti gli individui che sono stati e ne saranno colpiti. Dobbiamo assicurarci di essere al sicuro come individui, famiglie e se abbiamo un team o delle aziende è necessario dare la priorità alla sicurezza di queste persone. Dobbiamo anche trovare modi per mantenere le esigenze aziendali di base, in particolare in settori specifici: sistema sanitario, alimenti e bevande, produzione e consegna, produzione di qualsiasi attrezzatura di sicurezza, nonché informazioni e intrattenimento.

La soluzione è stare a casa. Molti di noi dovranno essere in prima linea nella lotta contro questo virus. Alcuni di noi potrebbero essere in grado di lavorare da remoto, mentre molti altri no.

Nel mio caso sto leggendo più libri che stavo pianificando di leggere e per i quali non ho mai avuto tempo, ho ricominciato a disegnare. Sto anche scrivendo il mio libro. In realtà, scrivo questo libro da anni. Ma ora sono completamente dedicato a questo.

Il mio obiettivo è crescere e diventare migliore come professionista e anche come essere umano. Quindi è così che reagisco a questo virus e come lo sto combattendo.

5. Il tuo messaggio di solidarietà ed energia per superare questo momento

Il mio messaggio di solidarietà è: battere il virus con la creatività. Come ho già detto, stiamo vivendo una tragedia con un bilancio di vittime molto pesante, ma abbiamo anche l’opportunità unica di riavere indietro il tempo nella nostra vita per rallentare, investire su noi stessi e crescere come esseri umani imparando nuove cose. Leggi il più possibile. In breve, fai qualcosa che avresti sempre voluto fare, ma non hai mai avuto il tempo di fare.

Questo è il modo in cui batteremo questo virus a livello emotivo. Ovviamente, dobbiamo ancora combattere ovviamente questo virus in un modo più pratico e contenerlo.

Usiamo la creatività per migliorare noi stessi, per crescere e infine condividerla anche con gli altri per ispirare quante più persone possibile in questo momento di difficoltà.

6. Parliamo del Made in Italy, di cui sei un grande sostenitore, come vedi evolvere il ruolo del designer nelle attività future in un mondo in cui l’interazione fisica sembrano essere sempre meno prevalenti?

Oggi esiste un nuovo materiale con cui i designer possono giocare e con cui hanno bisogno di giocare e sono byte e gigabyte di informazioni che puoi tradurre in tanti modi diversi: video, contenuti digitali.

Come funziona la comunicazione tra dispositivi? Qual è l’interfaccia utente e in che modo i prodotti si connettono tra loro creando dialoghi tra loro? In che modo gli esseri umani si collegano con quei prodotti, dai loro termostati intelligenti alla tecnologia indossabile per i loro smartphone o dispositivi del futuro che interagiranno con la loro casa, i loro vestiti e la loro auto. Studiamo la connessione di tutti questi dispositivi. Anche quando è intangibile progettiamo il modo in cui interagisci con loro e quanto sia facile da usare e intuitivo. Creiamo qualcosa che alla fine della giornata può essere sintetizzato e definito come un’esperienza e quindi c’è una sua componente fisica e c’è anche una sua parte immateriale.

Alla fine, tuttavia, facciamo esattamente quello che stavano facendo i designer del passato. Comprendiamo le persone, i loro bisogni, i loro desideri e creiamo soluzioni che sono significative per loro, dove il materiale non è solo legno metallo o plastica ma anche intangibile come byte e l’esperienza immateriale delle persone con questi contenuti fatti di byte e questi prodotti fisici che alcuni come trasportano, ricevono o inviano i contenuti.

7. Hai viaggiato in tutto il mondo per educare i brand e i loro professionisti sulle migliori pratiche: un consiglio ai marchi in questo momento di stallo e crisi?

La mia raccomandazione a qualsiasi marchio in tutto il mondo in questo momento è quella di essere sensibile ed essere parte della conversazione globale. Di creare un contenuto autentico. Deve essere allineato alla promessa del tuo marchio, a ciò che rappresenti. Deve essere pertinente per il tuo pubblico di destinazione. Partecipa alla conversazione, invia un messaggio specifico che invoca energia e positività o offri soluzioni che possono essere informative o divertenti. Offri valore al tuo pubblico in modo informativo, divertente e autentico possibile, in linea con le tue promesse, il tuo posizionamento e con il tone of voice tipica dei tuoi marchi.

8) Ultimo ma non meno importante, Mauro, parliamo delle tue SCARPE. Hai lasciato temporaneamente New York per rimanere a casa negli Hamptons, per ritirarti e seguire le linee guida dettate dal concetto di “Distanziamento sociale” per combattere la diffusione di questo terribile virus. Le tue amate scarpe (da te e noi) sono ora in quarantena?

Mi mancano le mie scarpe a New York! Ho la mia raccolta di emergenza, sai, qui in America alcune persone hanno raccolte di pomodori e fiori e biscotti e patatine per usarle in caso di catastrofi, io ho quella delle mie scarpe, circa 50 paia. In questo modo, sai, mentre le altre coppie, restano a New York riposando ed essendo al sicuro, godrò altrettanto in sicurezza, godendo di questa raccolta più piccola qui…

Ci scherza, ma Mauro è davvero un amante delle scarpe e ha una collezione di circa 350 scarpe, di cui 50 ora in quarantena con lui, il resto nel suo appartamento a New York.

Vogliamo che Mauro si riunisca presto in sicurezza con le sue amate scarpe in quarantena, curioso di vedere cosa progetterà dopo, e auguriamo a tutti voi di stare al sicuro, riposare e lavorare su un futuro migliore utilizzando la Creatività per sconfiggere il virus!

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Come affrontare la quarantena. I consigli di 6 influencer

GLI INTERVENTI DI 6 INFLUENCER CON PSICOLOGI, PERSONAL COACH, SCRITTORI, IMPRENDITORI

Si dice che la disperazione crei delle occasioni, o forse è meglio dire che nella disperazione c’è chi sa utilizzare le proprie risorse per trovare soluzioni al problema. 
L’emergenza Coronavirus sta colpendo tutti, indistintamente, tutti i mestieri, tutte le classi sociali, tutte le razze, ed è inevitabile che in momenti come questi emergano le persone in grado di fare qualcosa di utile, mentre la massa rimane nell’ombra. Anche i social network fanno sentire la loro voce, luogo in cui le tendenze, fino a ieri, volgevano al brutto, al volgare, al superficiale. I social network, frittata di influencer che si pasticciano il corpo mostrando solo una reale assenza di contenuto che è diventata una moda, oggi paiono rifiorire. E siamo certi che ci sarà da domani una inversione di tendenze, una nuova primavera che guarda al bello, al contenuto di qualità, alla condivisione intelligente e matura. E allora chi ha qualcosa da dire finalmente oggi può contribuire alla causa ognuno con le proprie velleità; quindi non solo tutorial che mostrano come inserire un bottone dentro un’asola, ma interventi concreti con psicologi, sportivi, imprenditori

Dall’agenzia Venicemesh 6 influencer hanno cercato di dare il proprio contributo intelligente per alleggerire questi giorni di quarantena forzata. Abbiamo fatto una chiacchierata con ciascuno di loro: c’è chi ha discusso con psicoterapeuti che danno consigli alle coppie su come affrontare le distanze obbligate; chi ha registrato interventi con agricoltori che hanno mostrato le reali difficoltà del settore e le misure da adottare; ci sono studenti costretti a utilizzare nuovi metodi di studio per portare avanti tesi ed esami, e sportivi senza attrezzi che si ingegnano nella creazioni di strumenti per l’allenamento. 

6 personalità diverse, 6 mestieri diversi, 6 modi di sfruttare al meglio il nostro tempo e trasformarlo da difficoltà a risorsa. 

Ambra Ronconi @ab_ambra 

Ambra è una psicologa ipnoterapeuta che durante la quarantena ha avuto modo di fare una chiacchierata con una collega psicoterapeuta familiare. 

Qui alcuni consigli per coppie e famiglie, a partire dal servizio gratuito che offre l’ordine degli psicologi, disponibili per video-chiamate e assistenza in un periodo di forte stress. 

Per la coppia che vive nella stessa casa:

  • Rispettare gli spazi: “imparare a bussare”, accettare i momenti della giornata in cui ciascuno dedica il proprio tempo in linea alle esigenze e ai gusti. Gli spazi sono intesi come “aria vitale” dell’individuo.
  • Ritagliare i momenti di condivisione: decidere insieme lo spazio della giornata in cui concedersi tempo, può essere una cena, il momento del pranzo, la visione di un film insieme.

    Per le coppie distanti: 
  • Prima regola: Congelare ogni sorta di conflitto
    Per le coppie separate in questo momento è opportuno non rimuginare il passato, perchè non potersi vedere e risolvere quindi la questione vis a vis, porta a rancori e accumuli di rabbia. 
  • Non colpevolizzare l’altro: Evitiamo frasi del tipo “Tu hai detto … Tu hai fatto”, sostituendole con “Io mi sento…” Raccontiamoci imparando a cambiare la prospettiva dello stare insieme, raccontiamoci per conoscerci.
  • Condivisione: possiamo fare delle video-chiamate che accorciano le distanze, vedere delle serie tv nello stesso momento per poi discuterne, leggere un libro insieme e parlare dei temi, cenare insieme in video-chiamata, per rendere la vita di coppia il più normale possibile. 
    La condivisione nella coppia è fondamentale e rinforza il rapporto. Un buon dialogo è un ottimo inizio. 

    Consigli su come affrontare l’epidemia:
  • Seguire le informazioni da fonti attendibili, evitare le fake news, che creano ansia e smarrimento.
  • Strutturare la giornata in modo che la settimana sia una settimana lavorativa, quindi mettere la sveglia, lavarsi, truccarsi, vestirsi esattamente come se ci si appropinquasse al luogo di lavoro. Tenere il pigiama tutto il giorno allunga la percezione del tempo e ci si affatica più facilmente. Organizzare il tempo significa anche concedersi il riposo, per cui il fine settimana è dedicato al relax.
  • Gestire la fame: avere molto tempo a disposizione porta alla noia, che crea spazi vuoti spesso riempiti dalla corsa al frigorifero. Impariamo a controllare la fame e a regalarci solo piccoli sfizi all’ora dello snack, una volta al giorno. 
  • Tenere un diario. Questo consiglio è valido soprattutto per le persone ansiose. Permette di scaricare tensione e di allenare la mente all’operazione; è inoltre un valido modo per imparare a conoscerci meglio e più profondamente.

Gloria Bombarda @gloriabombarda

Gloria ci porta nel mondo dei libri insieme alla scrittrice Felicia Kingsley.
Per Gloria i libri sono come un biglietto gratis per fare il giro del mondo. Leggere permette di viaggiare con la fantasia senza limiti di spazio. In questo periodo sta leggendo “Un albero cresce a Brooklyn”, della scrittrice statunitense Betty Smith, una New York inizi ‘900 dove i piccoli negozianti, il macellaio di fiducia, il barbiere, le bancarelle, sono i luoghi abitudinari che creano l’atmosfera del romanzo.

E allora il consiglio è quello di essere positivi e leggere libri che aiutino a questa attitudine, un modo valido per concedersi distrazione e momenti di gioia.

E-book o cartaceo? 
Qui sta a voi, c’è il classicista che ama ancora sentire il profumo della carta e tastarne la ruvidezza tra le mani; avere il piacere di sottolineare le frasi che tornerà a leggere chissà quando nella vita, scrivere degli appunti a margine, collezionare pezzi della propria crescita intellettuale/culturale. 
In questo caso aiutiamo le piccole librerie, che in alcuni paesi fanno anche consegne a domicilio. 

Per gli spiriti innovativi, gli e-book sono un’ottima soluzione risparmio. Costano meno, non occupano spazio, e soprattutto sono soggetti a continue promozioni. 
Essere una booklover, ci confida Gloria, avvicina ai follower e crea un legame di credibilità e durevolezza.

Paola Bettinaglio @paola_bet 

Paola ha tenuto una diretta Instagram con Elisa Vianello, che si occupa di psicologia infantile e psicoterapia.
Il tema è la filmografia, in che modo influenzano le pellicole in questo momento di difficoltà e panico e i consigli sui film da vedere. 

NO: ai film che argomentano guerra e pandemie, rischiano solo di creare ansie e preoccupazioni. Tutte le informazioni che la nostra mente raccoglie durante la visione, le portiamo a letto con il rischio di creare disturbo al sonno. 
SI: alle commedie, ai film leggeri e a quelli che ci riportano all’infanzia. Italia 1 a questo proposito ha inserito nel palinsesto tutta la Saga di Harry Potter.

Consigli utili: l’App SimulWatch è la nuova applicazione che permette di trovare in modo semplice, all’interno di un sistema di ricerca avanzata, tutti i migliori film in streaming disponibili sulle principali piattaforme quali Netflix, Infinity, CHILI; Amazon Prime Video, iTunes, Rakuten, Google Movie. La cosa divertente è che gli utenti possono chattare tra di loro e commentare i film in diretta!

Andrea Dal Corso @andreadalcorso

Lo ricordiamo tutti nel ruolo di corteggiatore a Uomini e Donne, ma Andrea Dal Corso è anche uno spumantista, cioè colui che si occupa della produzione di vini spumanti. E la chiusura di ristoranti, e grandi catene alberghiere ha vanificato gli sforzi di aziende i cui prodotti vanno deteriorandosi, come per alcuni vini il cui consiglio è quello di berli entro breve tempo per mantenere gli standard di qualità e gusto. Per fortuna, ci confida Andrea, gli e-commerce stanno di contro, alzandosi in richiesta, come rivela Tannico, l’enoteca online di vini italiani più grande al mondo

E il made in Italy è l’altro tema su cui Andrea pone l’attenzione, consapevole di essere un portavoce digitale e di avere la possibilità, se non altro, di influenzare in maniere consapevole e utile le masse che lo seguono, i follower. 
Le aziende vinicole si stanno rendendo conto che il passaggio immediato dalla vendita usuale a quella alternativa, cade sui social network, la comunicazione diventa digitale, gli influencer diventano il mezzo per vendere, il tramite con cui comunicare un prodotto in maniera diversa e innovativa. 

Consigli: prediligete vini italiani, Lugana, Chiaretto, Prosecco… Mai come ora serve aiutare il nostro paese a una rinascita più florida. Inoltre non siamo secondi a nessuno in fatto di vini!

Dove acquistare: cortilia.it è il selezionatore dei migliori prodotti italiani dove poter far la spesa online, e dove trovare frutta, verdura, carni, pesce, pasta, uova, scelti da produttori amanti della natura e del nostro territorio. 

Anselmo Prestini @anselmoprestini_

Come vive uno studente ai tempi del Coronavirus? Come organizza la sua giornata in assenza delle lezioni in aula? Ci risponde Anselmo, 24 anni, studente all’ultimo anno di magistrale allo IULM. 

Se pensavate di trovare un allievo allo sbaraglio che festeggia l’assenza di esami vi sbagliavate: Anselmo è lo studente modello, studia come ogni mattina, ascolta la lezione dal pc dove dall’altra parte dello schermo si collega il professore, oltre ad altri 70 ragazzi che nel frattempo mangiano, giocano col gatto, fanno una partita alla PlayStation. Perchè perdere la concentrazione è un attimo, e a questo proposito viene in soccorso Carlo Merli, psicologo e psicoterapeuta che ci porta all’attenzione della “tecnica del pomodoro“, ovvero quell’oggetto che funge da timer in cui calcolare 20 minuti di totale concentrazione, per poi concedersi 5 minuti di pausa.
E’ un tecnica efficace inventata da Francesco Cirillo, sviluppatore di software e utlizzata da molti imprenditori di successo.

Federico Corvi @federicocorvi

Federico è una di quelle anime avventuriere e spericolate che scelgono lo sport come stile di vita. Federico è uno sciatore professionista del mondo freeride, quei matti che piroettano sulla neve ad altezze folli e una personalità simile non poteva che farci divertire con la sua creatività: infatti, non potendosi allenare nella sua palestra ed essendo costretto alla quarantena a Cortina d’Ampezzo, tra monti e vallate, Federico si è costruito una palestra con le sue mani. 

Attrezzi alla Flintstones, ciocchi di legno come pesi di un bilanciere uniti da una lunga trave, anch’essa di legno; corde fatte di spaghi con un sasso legato al centro che faccia da peso; bottiglie d’acqua per i bicipiti; allenamento su per le montagne trainando una carriola carica, Federico non si ferma e di diverte a creare con la fantasia. 
Federico Colli, tecnico federale di sci alpino e suo preparatore atletico, gli ricorda che alle porte lo aspettano le gare e che è importante mantenere la forza fisica.

Consigli: se non avete una palestra in casa, usate la fantasia e create pesi con i mezzi disponibili

Se avete uno spazio tipo un piazzale, fate dei segni con dello scotch a terra e allenatevi con scatti, percorsi e attività aerobica. Bastano 40 metri quadri. 

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“VADEMECUM” del lettore in quarantena

Riscoprire le proprie risorse, gestire le emozioni negative e applicare il minimalismo digitale sono le tre regole d’oro dispensate dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi per affrontare, con un’auspicata paziente serenità, questi giorni di permanenza domestica.

E se, come dice Leopardi, un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici, allora abbiamo trovato l’antidoto curativo alla noia e alla solitudine. 

Ecco sei “modi” per parlare di libri e lettura durante la nostra quarantena letteraria.

BOOK INFLUENCER

Nella scelta di un libro, anche l’occhio vuole la sua parte! E Stefania Soma, dal gennaio 2015, scatta e pubblica sul suo account Instagram @petuniaollister stilosissimi #bookbreakfast. Foto di libri sul tavolo della colazione che catturano per i loro styling ricercato e per la loro energizzante palette cromatica. Un linguaggio visual-pop che investe anche il bellissimo account di Hikari Loftus, @FoldedPagesDistillary. Un distillato fotografico di libri, più o meno famosi, immersi in ambientazioni caotiche e dettagliate che giocano sulla presenza in scena di oggetti simbolici che ne riprendono la trama.

LA BIBLIOTERAPIA

L’anima si può curare con un buon libro? Sì, e ce lo conferma la filosofia che muove il motore creativo di un originale biblioteca fiorentina, La Piccola Farmacia Letteraria, e del cuore pulsante dei suoi libri che diventano tonici, balsamo per le ferite, messaggi che smuovono montagne o sciolgono rigidità. Una libreria che cura i malori con testi catalogati in base alle emozioni (più che alla trama) e accompagnati da un bugiardino con indicazioni, posologia ed effetti collaterali.

“FREE ENTRY”

L’UNESCO apre, gratuitamente, al mondo le porte della sua World Digital Library, la biblioteca digitale internazionale gestita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura. Una biblioteca virtuale che racchiude nella sua rete 193 paesi in tutto il mondo, 19mila documenti in 7 diverse lingue e un patrimonio intellettuale fatto di libri, mappe, fotografie, filmati, manoscritti e riviste del passato. 

IL “SALOTTO LETTERARIO” SI FA SOCIAL

“Non è la prima volta che l’umanità si trova davanti a un’epidemia di così grandi proporzioni, però è la prima volta che per affrontarla abbiamo la rete. Per questo un gruppo di autori e di autrici ha immaginato uno spazio virtuale dove poter continuare a incontrarci, parlare di libri e di storie e restare forti e coesi anche nella difficoltà”. Da qui nasce la pagina facebook  “Decameron. Una storia ci salverà”. Il primo festival italiano in versione digitale dove per partecipare basta iscriversi all’evento, collegarsi alla diretta e assistere alla presentazione.

AUDIOLIBRI

Se non avete mai ascoltato un audiolibro, è arrivato il momento di farlo. Audible, la società Amazon leader nell’audio entertainment, lancia l’iniziativa #ACASACONAUDIBLE, un catalogo ricco di titoli da ascoltare gratuitamente “per aiutare gli italiani ad abbattere con la mente le pareti delle proprie case e a far volare la fantasia, di grandi e piccoli”.

#IOLEGGOACASA

L’Accademia della Scrittura lancia una campagna social a favore della lettura #ioleggoacasa. Un hashtag che unisce all’unisono gli amanti del “buon libro” e ne disegna la mappa visuale dei loro gusti letterari.

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