The Perfume Collection di Zara Home: storia di un successo annunciato

Non c’è donna e uomo che non conosca Zara, la catena di fast fashion che ha rivoluzionato la moda, e che ha costretto le grandi maison a scendere in campo con più collezioni all’anno per placare la fame di novità. Tra i fan di Zara non tutti conoscono Zara Home, ovvero i monomarca dedicati alla casa, che mandano in visibilio gli appassionati di interior design, questo perché i negozi in questo caso sono localizzati solo in poche città italiane.
Da sempre, tra tovaglie stampate con fantasie irresistibili, mille varietà di cornici e contenitori per la casa, esiste nei corner di Zara Home una linea di fragranze per interni: candele, spray ed incensi, anche questi gettonatissimi a cui si é da poco aggiunta una nuova linea di Eau De Toilette unisex: The Perfume Collection, destinata a diventare un sicuro successo, soprattutto tra gli amanti dei profumi, merito dei nomi altisonanti dei creatori. Perché in questo caso per le fragranze di Zara Home sono stati scomodati due dei nasi, o maestri profumieri, più importanti del mondo Alberto Morillas e Jérôme Épinette. Il primo, Alberto Morillas, é colui che ha creato CK One per Calvin Klein, Acqua di Giò per Giorgio Armani, Opium di Yves Saint Lauren. Il secondo, Jérôme Épinette é più specializzato nelle fragranze di nicchia, suoi diversi profumi di Byredo, Atelier Cologne e Frapin, solo per citarne alcuni.
Le sei Eau de Toilette di The Perfume Collection, racchiuse in un flacone di vetro colorato da 100 ml, disegnato da Fabien Baron, uno degli art director più importanti del mondo, e sono disponibili al prezzo di 35,99 euro cadauna nei negozi Zara Home Italia, Zara Home di tutto il mondo e su Zara Home on line. Ma scopriamole meglio insieme

1. Tonka Wood di Jérôme Épinette, é un chypre floreale con note di testa di bergamotto, limone, ribes. Cuore: violetta, iris. Note di fondo: vetiver, fava tonka e fiori pralina.
2. Floral Mistery di Jérôme Épinette, é un floreale orientale con note di testa di limone, ribes, loto. Cuore: peonia, bambù, magnolia. Note di fondo: legni bianchi, ambra e rosa pesca.
3. Absolutely Sublime di Jérôme Épinette. Note di testa di bergamotto e mate. Cuore violetta e tè nero. Fondo: zucchero di canna e legno di guaiaco.
4. Aqua Bergamota di Alberto Morillas, é un agrumato fresco e frizzante con note di testa di bergamotto verde, aroma di mandarino, limone primofiore. Cuore: neroli, ribes nero. Note di fondo: acero.
5. Cuir Velvet di Jérôme Épinette, é un boisé speziato con note di limone, zenzero, pepe di cayenna, geranio, lavanda di Provenza, elemi, patchouli, legno di sandalo australiano e note marine.
6. Evitorial Twist di Alberto Morillas. Note di testa di salvia e fiori di lavanda. Cuore: zenzero, cedro. Note di fondo: cardamomo e muschio.

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LE COQ SPORTIF E TITOLO DI NUOVO INSIEME PER L’AUTUNNO 2016

Per festeggiare il 20° anniversario Titolo ha deciso di collaborare ancora per una volta con l’amico di lunga data le coq sportif, al fine di creare una loro versione della LCS R1000. Caratterizzato da contrasti dei colori e giochi di opposti come il logo Titolo protagonista assoluto sulla scarpa destra, e l’iconico triangolo di le coq sportif presente sulla sinistra. Dopo il grande successo della prima collabarozione nel 2015, sono pronti di nuovo insieme per l’autunno 2016.

www.lecoqsportif.com
en.titoloshop.com

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OMA, The Design Museum apre la nuova London Home

The Pan-European Living Room Luke Hayes

The Design Museum ha aperto al pubblico la sua nuova casa in Kensington High Street.
Da un palazzo modernista del 1960, la nuova costruzione architettonica nasce dagli sforzi di Oma, Allies and Morrison, Arup e John Pawson.
Oma ha progettato anche l’installazione “Pan- European living room”, che ospiterà l’exhibition “Fear and love: reaction to a complex world” curata da Justin McGuirk.

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Ecco le Winter Jacket di Sergio Tacchini

Sergio Tacchini propone una selezione di capispalla da indossare per l’inverno, giacche pensate per sfidare le giornate più fredde sia in montagna che in città.
Il design prende ispirazione dal mondo dello sport, le forme e i volumi sono infatti studiati per garantire la massima vestibilità e comfort, mentre i tessuti performanti spaziano da materiali tecnici in micro ripstop e interni in softshell. I colori stagionali sono sulle tonalità del nero, dei grigi e del blu. Sono giacche dall’anima sportiva, rivisitate in chiave urbana, che ben si adattano ad un uso cittadino.

www.sergiotacchini.com

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M. Cilento & F.llo: l’importanza delle radici

Real Razza di Persano

M. Cilento & F.llo” è uno di quei luoghi in cui il diktat della moda non è mai esistito. Una sartoria dove l’aria che si respira ha il profumo della tradizione. L’atelier nasce a Napoli nel 1870. Da allora, ben otto generazioni si sono susseguite al timone e, ancora oggi, sempre un Cilento, Ugo, dediziosamente porta avanti la storia di famiglia. In quasi 237 anni nulla è cambiato nell’artigianalità del prodotto e nella ricerca continua, dove arte e know-how italiani sposano gusto e sobrietà anglosassone. Gli abiti, le cravatte, e le camicie vengono confezionati rigorosamente a mano. Come un tempo. La storica sede di Via Medina cede il posto, nel 2015, alla nuova showroom/museo di Via Riviera di Chiaia 203. Un vero e proprio passaggio di consegne, che sancisce il nuovo corso dell’azienda partenopea, incarnata anche dalla nuova collezione proposta per il 2017 e curata personalmente da Ugo Cilento. Collezione che ribadisce l’indissolubile legame tra questo atelier e la sua terra. Una linea di cravatte e foulard, in edizione limitata, interamente ispirata all’arte e alla storia napoletana, dalla Cornucopia – omaggio alla scagliola napoletana del ‘700 – al Real Passeggio di Chiaia, attraverso le piante officinali del Real Orto Botanico, risalente ai primi dell’800, fino al mito della sirena Parthenope. A spiccare, però, sono le cravatte e i foulard che Ugo Cilento, da grande appassionato del mondo equestre, ha voluto tributare a tre razze equine appartenenti al Regno delle Due Sicilie: la Real Razza di Persano, la Salernitana e la Napoletana. “La nostra ricerca mira a valorizzare i tanti tesori nascosti del nostro patrimonio. Abbiamo pensato di rendere omaggio a un’antica tradizione equina e di dare anche slancio alla rinascita di uno straordinario sito dimenticato come la Reggia di Carditello, dove queste razze venivano allevate”, racconta Ugo. Solide radici e occhi aperti al mondo fanno di “M. Cilento & F.llo” una delle realtà imprenditoriali italiane più longeve, ambasciatrice internazionale del Made in Naples.

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Cinecult: E’ solo la fine del mondo di Xavier Dolan

Quando l’attrice Anne Dorval lo presentò all’attore e regista Xavier Dolan, reduce dal successo di ‘J’ai tué ma mère’, Dolan aveva accolto con incredulità e scetticismo il copione di ‘E’ solo la fine del mondo’(Juste la fin du monde), testo di una pièce teatrale del 1990 di Jean-Luc Lagarce. Ma reduce dalle fatiche del suo capolavoro ‘Mommy’ il cineasta francese, ormai osannato dalla critica e dal pubblico internazionale anche per film come ‘Laurence Anyways’ e ‘Tom à la ferme’ ha riconsiderato la sua decisione di non affrontare quella pièce e ha scelto di dirigere e trasporre per il cinema l’opera traendone un film ad altissimo impatto emotivo distribuito in Italia da Lucky Red. Il film, che ha valso a Dolan il Gran Premio della Giuria conferitogli nell’ambito dell’ultimo festival di Cannes, è un dramma sui conflitti famigliari che hanno impedito al giovane Louis (Gaspard Ulliel) scrittore di successo, di confrontarsi con i suoi parenti più stretti per ben dodici anni. La sua omosessualità e ora la sua malattia che tornato in famiglia Louis intende rivelare alla fine di un pranzo, sono solo il pretesto per rivivere nostalgie e rimpianti viscerali che ancora lo legano alla sua vecchia casa, al fratello Antoine (un grandioso Vincent Cassel) complessato e nevrotico, e alla fragile sorella Suzanne (Léa Seydoux) che il protagonista quasi non ha visto crescere. Forte e cerebrale il rapporto con la madre, interpretata da una pirotecnica Nathalie Baye: il film si dipana in una serie di dialoghi e di primi piani serrati che non danno tregua allo spettatore che percepisce la tensione latente come una lama affilata di coltello. I personaggi fra i quali la confusa cognata di Louis Catherine (una Marion Cotillard in stato di grazia) vivono ciascuno in un isolamento fatto di fragilità, rimpianti e incomunicabilità, ciascuno segregato in un muro di gomma che impedisce alle emozioni di esternarsi nella maniera più giusta per costruire un circolo di affetti sano e armonioso nel senso più pieno. Fra ipocrisia borghese e riscatto psicologico il film è un’eccellente prova attoriale e di regia in cui Dolan sembra aver superato sé stesso con una maggiore eleganza espressiva, una maturità artistica e un’asciuttezza che non precludono ma anzi valorizzano la drammaticità e il disagio esistenziale quasi bergmaniano del protagonista. Da vedere.

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Se il turismo diventa social

ME Milan Il Duca

Grazie al progetto #inLombardia365, promosso da Explora- DMO di Regione Lombardia, con la partecipazione di Camera di Commercio di Milano e di Unioncamere Lombardia, il turismo lombardo compie un balzo in avanti e diventa 2.0. In occasione della sua quindicesima tappa, la partnership istituzionale ha messo in risalto l’algida bellezza della città di Milano, colta in una prospettiva del tutto inedita. Una Milano vista attraverso gli scatti di talentuosi influencer e instagramer internazionali, postati poi sui loro profili social. Il programma, inserito all’interno dell’Anno del Turismo in LOMBARDIA 2016-2017, si propone di illustrare in 365 giorni il territorio regionale in tutte le sue peculiarità e sfaccettature. Al coinvolgimento dei blogger e degli influencer internazionali, che condividono senza filtri la loro esperienza corredata dall’hashtag #inLombardia365, è affidato l’upgrade del progetto. In questo modo l’iniziativa assume una rilevanza globale e coinvolge attivamente gli utenti di tutto il mondo. In particolare, il photowalk “#ViewsofMilan” ha permesso di catturare, dall’alba al tramonto, panorami mozzafiato dalle suite degli hotel più prestigiosi della città. Uno su tutti il Town House Galleria, che offre una vista particolarmente suggestiva in questo periodo dell’anno, grazie alle luci che illuminano la volta della Galleria Vittorio Emanuele II e all’albero adornato di cristalli e luci cangianti. Gli scatti fotografici realizzati durante questo tour saranno raccolti in una mostra temporanea, che andrà in scena nell’anno nuovo. L’obiettivo di far diventare la Lombardia la prima meta turistica d’Italia non sembra poi così lontano.

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Blue & Lonesome, i Rolling Stones sono più blues che mai

Gli Stones sono tornati e lo fanno nel loro unico stile. L’album “Blue & Lonesome”, uscito a inizio dicembre, arriva a distanza di undici anni dall’ultimo lavoro in studio, “A Bigger Bang” del 2005, ed è un ritorno alle origini. O meglio, un viaggio nel blues.
12 tracce di grandi classici rivisitati in chiave Rolling Stones, come a dire: “Ehi blues, ti ricordi di quando giovani e scapestrati ti suonavamo in quell’appartamento di Chelsea? Non ci sfuggi”. Infatti, il richiamo presente in tutto il disco è a quegli inizi degli anni ’60, quando macinavano concerti nei pub londinesi, Brian Jones era ancora tra noi e si consumavano le orecchie ascoltando Muddy Waters o Eddie Taylor.
Per questo viaggio nel tempo di 45 minuti di puro, autentico blues, gli Stones hanno scomodato persino Eric Clapton, che suona la chitarra in “Everybody Knows About My Good Thing” (cover del brano di Little Johnny Taylor). Il suono è la prima cosa che colpisce. I riff di Richards sono quanto mai graffianti, la voce di Mick perfetta e potente; da incanto l’assolo di armonica in “All of your love”.
Sembra un disco che arriva da un’altra polverosa epoca, ma è quanto mai attuale, ripulito dall’anima povera e intrisa di dolore tipica della musica blues. Gli Stones hanno rivitalizzato il genere dandogli una svolta sexy, ammiccante, spregiudicata come nel video del primo singolo estratto, “Ride ‘Em On Down” – versione originale di Eddie Taylor – con protagonista Kristen Stewart. Arrogante e bad girl, la Stewart scorrazza per le strade di un’assolata Los Angeles a bordo di una vecchia Mustang blu, fregandosene di tutto e di tutti, compreso un poliziotto che prova a fermarla. In sottofondo partono in contemporanea il rullo di Charlie Watss e il riff di Richards, con la voce di Jagger che aggiunge quel tocco in più che fa venir voglia di ballare.
Quindi, lunga vita ai Rolling Stones e al blue,s che è più vivo e rotolante che mai e la band lo ha capito, come in altre occasioni, prima degli altri.

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Il fashion food arriva al cuore

Kris Torta alle carote

“Attraverso il cibo si parla al cuore delle persone, lo hanno capito anche i marchi di moda e del lusso”. Parola di Anna Marconi, ideatrice e fondatrice di Taste of Runway, il blog di fashion food che oggi è diventato un vero e proprio punto di riferimento di lifestyle.

Come vedi la relazione tra cibo e moda e il crescente interesse per il mondo del food?
Negli ultimi anni ho assistito a un grande cambiamento, a un interesse profondo verso il mondo del food. Specialmente da parte della moda. Quando ho lanciato Taste of Runway, nel 2011, non esisteva nulla di tutto quello che vediamo oggi, il connubio fashion-food non c’era. Prima di dare vita al sito, e quindi alla mie ricette, ho speso molti mesi a fare ricerca e ho capito che sul web, tantomeno nel mondo fisico, non esisteva nulla del genere. Così ho capito che era la strada giusta da intraprendere. Poi, nel corso dei mesi e degli anni la tendenza è esplosa, gli chef sono diventati star televisive, il fashion system ha iniziato a creare eventi che ruotano attorno al food. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe, ad esempio, nata “La vendemmia di Montenapoleone”? Anche i brand del lusso hanno capito che attraverso il cibo si parla al cuore delle persone.

Quali sono le ultime tendenze moda che hai interpretato nelle tue ricette?
Per ora sto lavorando sulla collezione fall-winter. Si vedrà molto tartan entrare nella mia cucina, un tocco di giallo mischiato ai colori tipicamente invernali e anche dell’argento che, con la carta stagnola, ci sta una meraviglia.

Non solo food, ma anche drink & people, come evolve il progetto?

È in continuo movimento. Sono passata dal fashion-food, al lifestyle, al creare intere collezioni di drink, a incontrare persone per poi cucinare i loro look. L’ultima rubrica nata grazie ad una collaborazione un po’ misteriosa è “La Jole in cucina”, una donna senza età che fa bene da mangiare, ma che ama male. Ci terrà compagnia a lungo con le sue ricette sentimentali e con lezioni di vita quotidiana. Taste of Runway nel 2011 era un blog pieno di speranze e sogni, oggi è un mini-magazine, ma sogni e speranze non sono passati.

Il tuo piatto e drink preferito?
Tantissimi! Amo preparare da mangiare, passo intere giornate davanti ai fornelli. Se proprio dovessi scegliere ti direi la pizza fatta in casa, quella che devi curare per ore prima di poterla assaporare in tutta la sua meraviglia. Anche i carciofi ripieni, la crema di zucca e patate e le polpette vegetariane. Sono la maga delle polpette e sul sito ci sono tantissime ricette. Drink preferito? In assoluto il Margarita, con sale affumicato.

Quali i tuoi posti preferiti da visitare e da gustare a Milano, Londra, Parigi e New York?
Milano sta offrendo tante novità dal punto di vista culinario e non solo. I luoghi sono tanti, ma cerco di organizzarli in una giornata. Colazione: Pavé. Pranzo: alla Latteria di via San Marco. Pomeriggio: Fondazione Prada, Mudec, o Armani Silos e una passeggiata a caso nella città correndo anche il rischio di perdersi. Cena: fusion da Wang Jiao (da provare le loro tagliatelle di riso fatte in casa).
Londra. Coffee works in Islington, un luogo molto carino dove poter lavorare. Ottolenghi per cena, cucina israeliana e medio orientale molto cool, Barbican e Tate Modern come musei. Shoreditch e East London per uscire la sera.
Parigi. Un classico al caffè de Flore. Museo al Palais de Tokyo, 404 e Petit Lutetia come ristoranti. Bon Marché per lo shopping.
NY. Per mangiare: Eleven madison park, The musket room (265 elizabeth street –  una stella michelin), Spice market (403 West 13th Street – meatpacking) asiatico fusion, chef’s table brooklyn fare (3 stelle michelin – 18 posti – solo prenotazione). Cocktail da apotheke. Maison premiere (ostriche e assenzio. ambiente stile anni ’20).

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Alla scoperta di Ciatu

Avviare una nuova attività imprenditoriale durante un grande periodo di crisi, e in una terra da sempre afflitta da alti tassi di disoccupazione, a molti può sembrare un azzardo, invece….Tutto é nato dalla voglia di Andrea Spatola di rimanere nella sua terra e valorizzare il territorio siracusano e i vecchi mestieri. Galeotto fu l’incontro con un “maestro saponaro”, uno dei pochi e ultimi che perpetua l’antica tradizione di produrre il sapone con olio di oliva e soda, un vecchio metodo che consente di ottenere un prodotto di qualità elevatissima, ma che richiede un lungo procedimento. Dall’incontro nasce Ciatu, che in siciliano vuol dire “Respiro Mio” o “Anima Mia”, (modo affettuoso con cui le nonne apostrofano i nipotini) ed é un nuovo brand che unisce il meglio del made in Italy: materie prime eccellenti, il savoir fare degli artigiani italiani e la creatività del bel paese. Nonostante sia sul mercato da poche stagioni questa linea di skincare e bodycare é in forte ascesa e, grazie alla qualità dei prodotti e al passaparola, la si può trovare in selezionate profumerie, destinate a crescere, e presto nello store del British Museum di Londra.
Ciò che rende unico Ciatu é che il brand é 100% made in Sicilia. I prodotti sono interamente realizzati a mano da artigiani del siracusano, piccole aziende familiari, utilizzando materie prime del territorio, come l’olio d’oliva, quello di mandorle dolci spremuto a freddo e il miele, tutti provenienti da coltivazioni biologiche. La linea é profumata con essenze naturali autoctone siciliane quali: arancia, limone, mandorla, zagara, ed é priva di parabeni, grazie all’utilizzo di flaconi bianchi che non fanno passare la luce ed evitano il processo di ossidazione. L’attenzione al dettaglio, alla sicilianità e alla qualità continua nel packaging, anche questo made in Sicilia; le etichette, che vengono attaccate a mano, sono stampate in una tipografia locale, così come le bellissime illustrazioni che ricoprono il packaging sono create da artisti siciliani. Disegni che ritraggono reperti archeologici e opere d’arte appartenenti al patrimonio culturale siciliano, corredati da un testo che ne spiega la storia, e che hanno fatto vincere a Ciatu un premio al prestigioso International Design Awards. E pensare che Andrea prima di creare Ciatu stava quasi per gettare la spugna ed era pronto a lasciare la sua terra in cerca di lavoro…

ciatu.it

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La Green fashion di FERA LIBENS

Il cammino verso un futuro sostenibile si può finalmente percorrere con scarpe alla moda. Direttamente dal programma Speed Mi Up, incubatore d’impresa nato dalla collaborazione tra l’Università Bocconi, la Camera di Commercio di Milano e il Comune di Milano, prende vita l’idea di due giovani imprenditori, Federico Guenzi e Francesco Virtuani, che hanno creato il brand di calzature FERA LIBENS, imperniato sui loro profondi principi etici, rivolti in particolare alla tutela degli animali. L’eccellenza artigianale e il gusto tipico del Made in Italy si rinnovano, attraverso l’utilizzo di un materiale all’avanguardia e funzionale come l’Alcantara, interamente prodotto in Italia, che sostituisce la pelle, mentre la suola è in gomma, il guardolo in tunit e l’intersuola in microporosa. L’obiettivo è quello di fornire ai clienti più esigenti, amanti del fashion luxury, un’alternativa classica e di design rispetto alle calzature che si trovano comunemente in commercio e che utilizzano componenti di origine animale. Un piccolo, importante contributo per uno sviluppo economico sostenibile.

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CHRISTMAS WISHLIST BY MARCO CARTASEGNA

Il Natale è sempre più vicino. Per i vostri regali last-minute ecco 5 idee per lui, dalla tecnologia ai libri.

1. Questa nuova compatta con obiettivo intercambiabile di SONY è una bomba! È un po’ pricy, ma vi da delle foto dalla resa massima senza essere esperti smanettoni di fotografia.

2. Un sogno: avere una week-end bag di Goyard. La maison francese ti permette di personalizzare in tutto il prodotto, interamente fatto a mano, come loro tradizione dal 19esimo secolo.

3. Se come me non puoi vivere senza musica, le BeoPlay H8 di Bang e Olufsen sono un prodotto indispensabile. Belle da far impallidire tutte le concorrenti sul mercato, sono anche wireless e ovviamente fanno il loro dovere con un suono di altissima qualità.

4. Un ombrello di Pasotti non passa di certo inosservato, e aiuta ad affrontare con un po’ più di voglia le tristi giornate di pioggia.

5. Per Natale è sempre bello ricevere un libro, di quelli che ti tengono incollati e ti fanno emozionare come nessuna serie tv riesce a fare! Il Maestro e Margherita è un classico che ho letto un paio di volte, un capolavoro.

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Continua inarrestabile il successo di Chef Rubio

Vista la grande popolarità che ha acquistato negli ultimi tempi, Discovery Italia manderà in onda in prima tv assoluta e in esclusiva su DMAX canale 52 a Natale il film-tv “Unto e Bisunto – La vera storia di Chef Rubio”.
Inoltre in libreria è disponibile “Le ricette di Unti e Bisunti” il libro edito da Rizzoli che raccoglie oltre 100 ricette tra quelle raccontate da Chef Rubio nelle 3 stagioni del programma di Dmax Unti e Bisunti.
Non perdetevi queste news, e capirete come mai questo uomo piace così tanto.

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NIKE PRESENTA AIR FORCE 1 ULTRAFORCE MID

La Nike Air Force, una scarpa che ha l’innovazione della performance per il basket incisa nel suo DNA, resta al centro dello stile sportivo e di ciò che Nike definisce “la nuova generazione di Force” — una gamma di modelli per il lifestyle, che include ora la Air Force 1 UltraForce Mid.
Il risultato è una scarpa traspirante con listelle riflettenti sulla linguetta e sul retro, che sono state inserite nella Nike Air Force 1 UltraForce Mid, così da renderla più facile da indossare.

 Nike.com

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Fashion For Like: uomini che “seguono” la moda

Nick Wooster, Oliver Cheshire, Gianluca Longo sono soltanto alcuni degli IT name di una generazione di trendsetter che, tramite la propria pagina social e un post iconografico, riescono a spingere, veicolare o “illuminare” una tendenza.
Perché anche la moda maschile, complice l’antesignano Bryan Boy una sorta di papà dei venturi fashionblogger, passa attraverso il canale – o l’hashtag – della visibilità e della condivisione.
Che siano paesaggi urbani, contesti industriali o momenti di vita quotidiana, nella giungla avventurosa del man’s fashion si muove una varietà di fauna non indifferente.
Galeotto fu The Sartorialist, cominciando a fotografare outfit di uomini in giacca e cravatta, che discutevano davanti ad una scrivania: nasceva così, pochi anni fa, quell’esigenza social di avere un panorama estetico di riferimento, un mondo tutto declinato al maschile che, seppur con qualche azzardo e nei guizzi più estremi, rappresentasse un abbecedario di stile, una vasca-contenitore da cui piluccare idee e trendy tips.
Jonathan Daniel Pryce (@garconjon), ad esempio, coniuga perfettamente ricerca e fotografia: i suoi scatti in giro per il mondo, immortalando look e angoli di bellezza, incorniciano perfettamente l’Uomo nel suo habitat contemporaneo. Un raggio di luce fra i palazzi suburban inglesi, un set fotografico, ogni dettaglio, contribuiscono alla grandiosità dell’insieme: il bisogno di avere uno stile, un’identità.
Che abbia un sapore più gentleman, su tutti gli outfit dandy di Matthew Zorpas (@matthewzorpas), o si armonizzi con accenti e noti grunge, virando in geometrie e contorni di pura avanguardia come i look proposti dal giovanissimo Karlmond Tang (@karlmond), poco importa: il focus nella moda maschile al tempo dei social resta comunque quello di prendere ispirazione, di scavare e poi di scegliere, trovando il coraggio di affermare un personalissimo senso della moda sul self, oltre ogni auspicabile Like.
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Cinecult: Paterson di Jim Jarmusch

Per Paterson, ‘il cellulare è un guinzaglio’, il tempo è ‘la quarta dimensione’ e ‘E’ sempre un altro giorno. Il sole sorge ogni mattina e tramonta tutte le sere’. Queste poche citazioni tratte dal film ‘Paterson’ scritto e diretto magistralmente da Jim Jarmusch e distribuito da Cinema di Valerio De Paolis racchiudono già da sole l’essenza di una pellicola d’autore acclamata come ‘film della critica’ dal Sindacato Nazionale dei Critici Cinematografici Italiani con questa motivazione: “commedia anti modernista e caustica che conferma e rinnova una volta di più la poetica del regista, in grado di fondere con estrema naturalezza lirismo e abituale quotidianità”. Paterson (Adam Driver), che si chiama come la città dove vive e lavora nel New Jersey, Stati Uniti, è un uomo fortunato: conduce una vita tranquilla appagato nel lavoro e negli affetti. Il suo lavoro di conducente di autobus, apparentemente abitudinario, gli consente di guardare il mondo e la società da vari punti di vista e con la percezione di un vero poeta dato che nelle pause fra una corsa e l’altra il protagonista scrive versi molto intensi. Inoltre convive, innamorato e riamato, con l’eclettica creativa Laura (Golshifteh Farahani) che si veste in bianco e nero, sogna di diventare una cantante country imparando a suonare una chitarra anch’essa bianca e nera ed è abilissima nel preparare deliziosi cupcake, sempre in tema con la sua ossessione per il black and white. La poesia di Paterson è nelle piccole cose, apparentemente ordinarie, è nel mondo della cultura black e del club dove si reca ogni sera a bere birra e a osservare la ‘commedia umana’ che gli scorre davanti agli occhi, è nella visione della vita che, secondo il protagonista, è strutturata come una scatola da scarpe, ama le poesie di Emily Dickinson, i versi di William Carlos Williams e le opere di Dante e Petrarca: Jarmusch è un grande fan della letteratura e della storia del nostro paese, passione forse trasmessagli da Benigni all’epoca di ‘Daunbailò’. Spassoso e davvero esilarante Marvin, il bulldog-personaggio di Laura e Paterson che dispettosamente fa in mille pezzi il taccuino dove il protagonista geniale ha messo nero su bianco le sue poesie. Il film fa riflettere sulle vite favolose e creative, cariche di talento e di passione vissute da persone che svolgono lavori ordinari e trasmette sensazioni positive nella reiterazione dei gesti quotidiani che lo sottraggono alla banalità e lo elevano all’eccezionalità dei sentimenti più autentici e di un’introspezione mai stucchevole. Da non perdere.

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Tom Tom Touch: un braccialetto fitness per misurare massa, grassa e magra

Il suo nome è TomTom Touch ed è uno smartband, che permette a chi lo indossa di ricevere costantemente informazioni sulla propria forma fisica, come la frequenza cardiaca al polso, di rilevare i passi, i tempi di attività e le calorie bruciate, la distanza percorsa e le ore di sonno. Non si tratta certo del primo braccialetto studiato per seguire l’attività fitness: sul mercato se ne possono trovare, ormai, di tutti i tipi. Qual è, quindi, la novità? TomTom Touch misura anche la percentuale di massa grassa – ovvero la totalità di lipidi presenti nel corpo umano – e di massa muscolare – cioè la parte di massa di un organismo che esclude il grasso di deposito. Il tutto nella maniera più facile, e ovviamente smart, possibile: semplicemente toccando un pulsante.
Ed ecco che è possibile visualizzare tutti i traguardi raggiunti dal nostro organismo, perché se è vero che l’attività fisica fa bene al corpo e alla mente, indipendentemente dai manigliotti dell’amore, fa sempre piacere sapere di aver perso quel centimetro in più: «TomTom Touch rende gli altri rilevatori obsoleti – rivelano dalla casa madre – perché rileva non solo i passi, il sonno e la frequenza cardiaca, ma anche la composizione corporea. Se vuoi essere più forte, in forma e snello devi conoscere tutte queste informazioni».
Il dispositivo, acquistabile sul sito ufficiale al costo di 149 euro, ha un’autonomia di cinque giorni ed è impermeabile, consentendo di indossarlo anche sotto la pioggia, è touchscreen e permette di visualizzare direttamente sullo schermo le notifiche relative al proprio smartphone, per quanto riguarda gli SMS e le chiamate.
Lo smartband personalizzabile, grazie a cinturini di diversi modelli e colori, è integrato dall’applicazione TomTom Sports, dove è possibile registrare obiettivi e risultati, e di leggere statistiche e progressi. Secondo l’azienda, «Indipendentemente dal telefono che si utilizza, si potrà creare un account e analizzare le statistiche, impostare e visualizzare gli sviluppi sul computer. Se il cellulare è compatibile si potrà anche scaricare e utilizzare l’app TomTom MySports, sincronizzando i dati tramite Bluetooth, per essere sempre aggiornati sui miglioramenti, pure sullo smartphone».

www.tomtom.com

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Spartan race, streetwork e kravfit, dagli sport del momento nascono spunti per il guardaroba

Le nuove discipline sportive, mutuate nella quotidianità cittadina, entusiasmano gli addicted e accendono la curiosità di coloro che amano superare i propri limiti nel daily workout. Certo, la temerarietà di affrontare le fredde giornate non manca a coloro che decidono di praticare sport estremi, anche se inseriti in un contesto urbano. Inoltre, tali novità diventano ispirazione per i brand nella creazione di prodotti ad alto tasso performante ed estetico. La gara ad ostacoli numero uno al mondo, la Spartan Race, è da poco sbarcata in Italia. Sfida tutti coloro che vogliono oltrepassare i proprio limiti e si basa su 3 format di competizione: 5km (Sprint), 13km (Super) e 20km (Beast), da coprire affrontando fango, acqua, fuoco e ostacoli. Alcune label hanno puntato molto su questa pratica sportiva, progettando abbigliamento in grado di offrire supporto e dinamicità e garantendo la massima libertà di movimento. Tomaie ergonomiche che aderiscono perfettamente al suolo, anche nei casi di permeabilità; drenaggi integrati che permettono all’acqua di fuoriuscire facilmente dalla scarpa e tessuti auto-traspiranti altamente elasticizzati, sono le caratteristiche fondamentali di questo sportswear (altri eventi su roger.com).
Alla base della Spartan Race c’è una buona preparazione atletica che un’altra disciplina, come lo Streetwork, può fornire. Nato da un’idea di Claudio Ciolli, lo Streework è la fusione di diversi sport e può essere svolto sia in città, che in montagna o al mare. Si possono utilizzare muretti, panchine, alberi e tutto quello che la Natura ha da offrire per fare workout, sia autonomamente che guidati da un coach. Ogni singolo allenamento dello streetworker è definito Round e ogni palestra o centro sportivo che lo pratica viene chiamato Garage. Immancabili nel guardaroba degli appassionati di questa disciplina sono quegli indumenti dal design a compressione. In grado di avvolgere e riscaldare il corpo, proteggendolo dalle intemperie, offrono supporto e riducono la rigidità muscolare. La maggior parte di essi, inoltre, sono realizzati in tessuto antimicrobico e con traforatura al laser, per prevenire la formazione di cattivi odori e per mantenere la pelle fresca e asciutta. Le stesse caratteristiche tecniche, unite a finiture idrorepellenti per tenere sotto controllo l’umidità e a speciali dettagli anti-abrasione, sono presenti nelle proposte messe a punto per il Kravfit, la neodisciplina che prende spunto dalle pratiche di autodifesa. Iriada Gjondedaj, la sua ideatrice, presidente dell’Associazione Sportiva Krav Maga Defence Solution, trasforma in passi le migliori tecniche della difesa personale, combinandoli con la passione per il fitness e per la musica. Un programma che prevede un’alta intensità cardiovascolare, una buona dose di tonificazione e flessibilità, nonché una forte carica, per reagire automaticamente in modo difensivo. Le nuove tendenze di sportswear così performanti si riflettono anche sulle ultime passerelle del ready-to-wear e coinvolgono pure il settore ottico e tecnologico. Un esempio su tutti, grazie a speciali lenti avanguardistiche si possono tenere sott’occhio gli allenamenti.

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S&X By Rankin: un profumo che osa

S&X nasce dalla collaborazione dell’iconico fotografo Rankin con la fragrance designer Azzi Glasser, creatrice del proprio brand The perfumer’s Story by Azzi.
Il profumo è la traslazione di immagini e percezioni: ciò che Rankin riesce a fare con l’obiettivo, catturare l’essenza in fotogrammi, Azzi sa farlo col senso olfattivo, racchiudendo in un flacone il desiderio di qualcosa di provocante, misterioso ed eccitante.

 www.theperfumersstory.com

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MILANO, APRE SAKEYA LA PRIMA “HOUSE OF SAKE” ITALIANA

SAKzzzzzzzzzxzxzxzxzxzx<zx<EYA segue l’esperienza internazionale delle principali capitali del life-style mondiale, da New York a Londra, dove da tempo esistono ed hanno grande successo location dedicate al consumo ed alla divulgazione del Sake.
SAKEYA nasce grazie all’intraprendenza di Lorenzo Ferraboschi e Maiko Takashima, fondatori di Sake Company, principale distributore italiano di etichette d’alta gamma e della Sake Sommelier Association. SAKEYA è un progetto che gode del patrocinio diretto delle prefetture giapponesi, interessate a promuovere all’estero il proprio territorio. Un punto di riferimento per gli appassionati di Sake e di cultura giapponese. La cantina di Sake più grande d’Europa, la cucina sapiente dello chef Masaki Inoguchi, uno staff giapponese ed italiano di altissimo livello, un concept friendly che unito alla cura del servizio fa di Sakeya un luogo speciale.

www.sakeya.it

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CHRISTMAS SUGGESTIONS

Ha collaborato Orsola Amadeo

E il (gentle)man che piace tanto a MANINTOWN? Non lo abbiamo dimenticato. Perfetti per chi ricerca l’eleganza anche a Natale gli occhiali della The MOSCOT Clip Collection. In particolare ci siamo innamorati del modello ZEV tartarugato, a forma rotonda, da vero dandy intellettuale.

Se si parla poi di dandy non può mancare una pochette che spunta dal taschino della giacca, abbiamo scelto questa di Belsire, con disegni paisley blu su base, ovviamente, rossa.

Eleganza al maschile è anche sinonimo di cravatta e quelle del nuovo marchio Loïc et giL ci sembra rappresentino al meglio quello charme discreto, ma irresistibile, che da sempre rende questi accessori i compagni ideali dell’uomo in tutti i suoi momenti sociali. Qualità altissima, seta di Como e confezione italiana, mentre il cervello dell’azienda è a Ginevra e i decori delle cravatte provengono direttamente dall’esperienza di Paolo Luban, fondatore del marchio e collezionista d’arte astratta. Loïc et giL esiste in tanti motivi, in mille raffinate nuances, dal mint green al powder pink, dal military green al magenta, dal cold grey al green tea, ed esiste in due taglie (M da 150cm e L da 160cm), praticamente su misura. Un regalo così vi farà fare un figurone.

Anche un orologio deve essere nelle wish list degli uomini attenti allo stile. Ci piace questo di David Nicholson con cinturino in pelle dark brown effetto vissuto e dettagli in oro. Davvero superchic.

Mentre i più ricercati apprezzeranno la pregiata Cigar-Box in legno proposta da Berluti. In questo caso il contenuto è a parte.

E con un buon sigaro, dopo il cenone di Natale perché non un bicchiere di un ottimo liquore ambrato? Il rum guatemalteco Zacapa®, considerato tra i migliori al mondo, presenta Zacapa Royal, un distillato d’eccellenza affinato in botti d’eccezione, fatte di rovere francese e provenienti da quattro foreste in passato appartenute ai reali di Francia, conosciute col nome di Le Bois du RoyTM. Il liquore è stato meticolosamente distillato da Lorena Vasquez, che ha selezionato i rum più rari e maturi e ha sviluppato, applicando il Sistema Solera, un lento processo di invecchiamento che utilizza diversi tipi di botti per dare al liquido una complessità e intensità di note unica. Per intenditori e buongustai.

Per finire non può mancare il mondo beauty. Un cugino o un collega un po’ vanitoso lo abbiamo tutti e noi abbiamo pensato anche a lui.
L’Erbolario propone Black Juniper, Ginepro Nero, un linea che comprende Profumo, Lozione Deodorante, Shampoo Doccia, Sapone Profumato e Lozione Dopobarba. Prodotti tutti all’insegna della protezione della cute, in cui è protagonista l’effetto energizzante del Ginepro, unito di volta in volta ad altri elementi naturali che hanno qualità detergenti, sebo-equilibranti, idratanti e così via.

Un’idea regalo anche da Aesop, azienda da 29 anni nel mondo beauty, che propone i Kit Regalo della collezione intitolata “Pursuits of Passion”, che celebra sei naturalisti a lungo idolatrati per i loro scritti e i loro lavori. Le custodie dei kit sono decorate con le illustrazioni dell’artista norvegese Bendik Kaltenborn. La gamma è composta da un trio di formulazioni nutrienti per la Cura dei Capelli, quattro prodotti per la Cura delle Mani e del Corpo, e un set di prodotti della linea per la Cura del Viso Parsley Seed. Potete saperne di più su aesop.com.

Ce n’è davvero per tutti i gusti. Noi abbiamo adocchiato già qualcosa, speriamo di aver fatto nascere anche in voi alcune idee. Non ci resta che augurarvi: Buone Feste!

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Sennheiser a Miami: shape the future of Audio

In qualità di Official Audio Partner di Art Basel a Miami, Sennheiser, l’azienda leader nella tecnologia avanzata di strumenti audio, presenta Sound Tank, la scultura mobile di 4000 watt, realizzata dall’artista tedesco Nik Nowak in collaborazione con il leggendario bassista di Miami Nil Case.
L’opera, parte del progetto Future Audio Artist Program fa vivere ai visitatori una sorta di esperienza sensoriale, grazie anche alla tecnologia AMBEO, che permette l’ascolto in 3d per una vera e propria immersione nel mondo del suono.

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NICOLE FEDELE, VANTO MADE IN ITALY DEL PARAPENDIO

Derivato del paracadute, il parapendio è un mezzo per volare sempre più attraente. Sembra un hobby più che uno sport, eppure fondendo le due accezioni potremmo definirlo semplicemente “passione”. Da sempre associato a un’idea di libertà, il parapendio è, invece, una vera e propria disciplina sportiva e come tale ricca di competizioni, nazionali ed internazionali, che comportano coppe e medaglie. Il vanto di casa nostra, però si chiama Nicole Fedele. Classe 1984, è una giovanissima friulana che ha già collezionato tante qualifiche: pilota biposto e competitrice di alto livello, aiuto-istruttore e guida esperta per il volo libero in Friuli e Slovenia. Innumerevoli le sue premiazioni, tra le ultime, nel 2015, medaglia di Bronzo individuale Campionato Mondiale FAI, 1° posto femminile, 10° posto assoluto Nordic Open e record del mondo di distanza in linea in Brasile con un volo di km 401 (prima donna al mondo a rompere il muro dei km 400). Conosciamo meglio questa giovane esperta.

Nicole, come ci si innamora del parapendio? In particolare, cosa le ha fatto scattare il “colpo di fulmine” per questa attività?
È stato amore a prima vista, come ho alzato gli occhi al cielo e ho visto per la prima volta questo “oggetto volante” che veleggiava fra le nuvole il mio pensiero è stato: “Qualunque cosa sia, voglio farlo anch’io!” E da lì tutto ha avuto inizio. Ovviamente non tutti si appassionano al parapendio nella stessa maniera, né lo vivono con lo stessa intensità. Per alcuni è un modo come un altro per staccare la spina, uscire dalla routine quotidiana, condividere un pomeriggio o una giornata con gli amici mentre per altri è una sfida continua, un gioco in cui non si smette mai di imparare, uno strumento per testare i propri limiti e cercare di migliorarsi, un veicolo silenzioso con cui scoprire luoghi remoti e ancora inesplorati.

Riesce a descrivere e a farci comprendere a parole la sensazione del volo?
A parole è difficile anzi oserei dire impossibile descrivere le sensazioni che il volo può trasmettere. Vi invito a guardare un breve video, girato di recente, che secondo me rende perfettamente l’idea di cosa si provi a stare sospesi, da soli in mezzo alla natura più vera ed incontaminata, sentire l’adrenalina pura che scorre nelle vene e l’energia che ti avvolge come un’aura invisibile.

Le è mai capitato di trovarsi in pericolo o vedere qualcuno in situazione di pericolo durante il volo? Come ha reagito?
Posso dire che in 15 anni di volo ne ho vissute e viste parecchie. Spesso fa più effetto vedere dall’esterno un altro pilota vivere situazioni di pericolo, perché non sai mai se sarà in grado o nella condizione di poter reagire prontamente, pertanto osservi quello che accade con un senso di totale impotenza. Certo è che in questo sport l’esperienza si fa quasi sempre sul campo – forse dovrei dire “in cielo” – dai libri si possono apprendere molte nozioni, ma la pratica è un’altra cosa. Non esiste un vademecum che ti insegna come comportarti in una determinata situazione, piuttosto che in un’altra. Spesso tutto accade nell’arco di pochissimi secondi ed è fondamentale avere la prontezza e l’esperienza per saper reagire nella giusta maniera, evitando di peggiorare le cose. A distanza di qualche anno gli incidenti che ho avuto non li vedo più come un’esperienza negativa, ma fanno parte del bagaglio di esperienza che mi porto dentro: mi hanno insegnato che non bisogna mai abbassare la guardia e mai sfidare troppo la Natura.

È uno sport adrenalinico per eccellenza. Cosa consiglia a chi vuole intraprenderlo?
Il modo migliore, ovvero quello più sicuro, per avvicinarsi a questo sport è quello di fare un volo in biposto con un pilota abilitato e possibilmente esperto e/o frequentare un corso presso una scuola di volo certificata dall’Aeroclub d’Italia.

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A Natale al cinema, una valanga di film sotto l’albero

Babbo bastardo 2

Natale sta arrivando e con esso non solo una valanga di dolci e di doni. Sotto l’albero ad animare le giornate di festa troveremo anche tanti film, lungometraggi festosi e divertenti carichi di positività e ottimismo da vedere e rivedere. Cominciamo dai classici che sono un’occasione da non perdere, protagonisti di una stagione dorata del cinema hollywoodiano. In testa alle preferenze di grandi e piccini troviamo ‘Mary Poppins’, l’allegra istitutrice dalla borsa magica e ‘Tutti insieme appassionatamente’ sul miracolo della famiglia e dell’amore, entrambi interpretati dall’icona childish Julie Andrews. A seguire in programma per i più romantici i cult ‘Bianco Natale’ del 1954 e ‘La vita è meravigliosa’ del 1946 fino a ‘Scrooge’ tratto da ‘Canto di Natale’ di Charles Dickens, storia di un avaraccio molto facoltoso e cinico che considera il Natale una fatuità. Gli faranno cambiare idea degli spiriti in visita. E veniamo ora al menu dei film proposti dalle sale cinematografiche per il Natale 2016. Ci sono i film italiani e quelli di animazione ma anche le saghe fantasy e fantascientifiche il tutto all’insegna della comicità, degli effetti speciali e della fantasia. Dall’Italia con furore arriva una sfilza di commedie brillanti. Da ‘Un Natale al Sud’ di Federico Marsicano con Massimo Boldi e Paolo Conticini ambientato in parte nel Salento passando per ‘Natale a Londra-Dio salvi la regina’ di Volfango De Biasi con Lillo e Greg e Paolo Ruffini nel ruolo di chef impegnati nella missione di rapire i cani di Sua Maestà, fino a ‘Poveri ma ricchi’ diretto da Fausto Brizzi con Christian De Sica, Lucia Ocone e Anna Mazzamauro su una famiglia folkloristica del Lazio che vince una grande somma alla Lotteria e decide di andare a fare la vita da ricchi a Milano e ‘Non c’è più religione’ di Luca Miniero (già regista di ‘Benvenuti al Sud’) in cui Claudio Bisio, Alessandro Gassman e Angela Finocchiaro cercano di rinnovare e salvare la tradizione del presepe in una piccola isola del Sud. Non ultimo ‘Fuga da Reuma Park’ la commedia futuribile diretta da Aldo, Giovanni e Giacomo. Per chi lo avesse perso alla Festa del Cinema di Roma dove si è aggiudicato il Premio speciale conferito dal pubblico c’è l’intenso ‘Captain Fantastic’ diretto da Matt Ross e distribuito in Italia dalla Good Films con un impareggiabile Viggo Mortensen, padre progressista e un po’ hippy e la sua ‘squadra’ di rampolli addestrati per sopravvivere nella foresta incontaminata e orfani di una mamma emotivamente problematica. Sempre dalla festa del cinema di Roma arriva nelle sale ‘Florence’ diretto da Stephen Frears e distribuito da Lucky Red, storia vera tratta dalla vita di una diva brillante che decide di dedicarsi al bel canto pur essendo completamente stonata. Cast da grandi occasioni: una grande Meryl Streep e un magnetico Hugh Grant proiettati negli anni’40. Per i patiti della fantascienza c’è ‘Rogue One-a Star Wars Story’ della Walt Disney Studios Motion Pictures, lo spin-off della saga di ‘Guerre Stellari’ nel quale un gruppo di ribelli è impegnato a rubare i piani della ‘Morte Nera’, arma di distruzione di massa in costruzione. Dedicati ai fan dell’animazione ‘Una vita da zucchina’, ‘Oceania’ spettacolare della Disney, ‘Rock dog’ sulle avventure di un giovane mastino tibetano, gli episodi nuovi di ‘Peppa Pig’ e il poetico ‘Le stagioni di Louise’ di Jean François Laguionie basato sulla memoria e i ricordi di un’anziana signora persa in un paesaggio surreale, film che si avvale nel doppiaggio in italiano della voce di Piera degli Esposti. Cinico e spassoso ‘Babbo bastardo 2’ distribuito da Koch Media in cui il premio Oscar Billy Bob Thornton torna al cinema nei panni del rapinatore Willie Soke che, ritrovandosi col suo assistente di un tempo Marcus (Tony Cox) decide che forse è giunto il momento di tornare sulla retta via ma fino a che punto riuscirà a mantenere i buoni propositi? Divertente anche ‘La festa prima delle feste’ distribuito dalla Universal Pictures International Italy diretto da Will Speck e Josh Gordon con Jason Bateman, Olivia Munn e Jennifer Aniston in cui per scongiurare la chiusura di una società e il conseguente licenziamento dei dipendenti il fratello scapestrato dell’amministratore delegato decide di radunare i colleghi e organizzare un’epica festa di Natale nel tentativo di fare colpo su un potenziale cliente, e concludere così una vendita che potrebbe salvare i loro posti di lavoro. E ciliegina sulla torta, il film imperdibile con Kevin Spacey e Christopher Walken diretto da Barry Sonnenfeld distribuito da Lucky Red in cui un miliardario cinico e molto dedito alla carriera cerca di recuperare il rapporto con la famiglia trasformandosi accidentalmente in un gatto. Buona visione e buon Natale cinefilo a tutti!

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Nike sfida i limiti della corsa con Breaking2

Abbattere il muro delle due ore nella maratona dei 42,195 km. È questa la sfida, mai tentata prima e dal sapore quasi impossibile, lanciata da Nike. Il team Breaking2, composto da esperti appassionati e con esperienza di biomeccanica, coaching, design, ingegneria, sviluppo dei materiali, alimentazione, psicologia e fisiologia dello sport, sta lavorando meticolosamente già dal 2014 allo sviluppo di una calzatura che permetta agli atleti selezionati di affrontare qualsiasi variabile contingente della gara e di esaltare il loro grande potenziale. Il keniano Eliud Kipchoge, l’etiope Lelisa Desisa e l’eritreo Zersenay Tadese sono i tre idonei e coraggiosi atleti che tenteranno l’impresa, prevista nel 2017. La competizione è aperta.

www.nike.com

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Liu Jo Uomo rinnova la partnership con il Bologna Fc

Il Bologna Fc 1909 e Liu Jo Uomo annunciano il rinnovo della partnership che li vede collaborare dal 2015 anche per la stagione 2016-2017. Per il secondo anno infatti Liu Jo Uomo vestirà la squadra e la società fornendo la nuova divisa ufficiale e una selezione di capi informali. Il mondo Liu Jo è da sempre vicino alle eccellenze e l’unione con il Bologna Fc è in perfetta sintonia con i valori dell’azienda: dinamicità, teamwork e passione. La recente apertura del nuovo Store Liu Jo Uomo nel centro di Bologna rafforza ulteriormente la presenza del brand su un territorio da sempre attento all’innovazione e alle tendenze.

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CHRISTMAS SUGGESTIONS

Ha collaborato Orsola Amadeo

Una gallery per i regali natalizi last minute? Diciamoci la verità, nessuno è mai preparato così in anticipo sui regali da fare a Natale e alzi la mano chi lo è quest’anno! Noi abbiamo pensato di suggerirvi qualcosa, non tanto per dei piccoli cadeux da comprare all’ultimo momento, ma proprio per quei disperati, come il sottoscritto, che non hanno ancora iniziato ad acquistarne uno. Mentre scriviamo, visto che questa gallery è, ovviamente, declinata al maschile ci è venuto da chiederci: “E se pensassimo anche a cosa vorremmo farci regalare o, ancor meglio, cosa ci potremmo regalare noi, senza stare ad aspettare che qualcuno abbia una illuminazione divina e capisca cosa desideriamo?”. Insomma, questa è una gallery di suggerimenti di regali natalizi, scegliete voi se per parenti o amici, oppure se il regalo decidete di farlo a voi stessi!

Iniziamo questa carrellata con una tradizione natalizia: il maglione della nonna, quello con grafiche terrificantemente di stagione, da indossare rigorosamente in questo periodo. Sono molti i fan di questi capi a volte improponibili, per questo la National Basketball Association (NBA), dopo il grande successo dello scorso anno, ritorna con la propria collezione di maglioni “brutti” e natalizi: gli NBA Ugly Sweater! In 30 colorazioni diverse, pari alle squadre NBA, da sfoggiare a partire dal terzo venerdì di dicembre, cioè il 16, ovvero l’ “Ugly Christmas Sweater Day”, che impone un dress-code obbligatorio sia per l’ufficio, sia per il tempo libero. Li trovate online all’indirizzo nbastore.eu. Non proprio stilosi, ma sicuramente divertenti e a tema.

Rimaniamo in tradizione, con il colore di stagione: il rosso. Questa volta, però siamo decisamente più allineati con lo stile, perché si ispira alle lacche cinesi il colore che per Ports 1961 va a spezzare l’imperante nero e ci ha conquistato la proposta del marchio disegnato da Milan Vukmirovic: il backpack ricamato ton sur ton, con il motivo a stelle caro al designer. Da mettere subito in wish list e usare anche dopo la stagione natalizia.

Il rosso torna in tante proposte, alcune più legate al guardaroba e altre più alla nostra casa e al lifestyle.
Si va dall’indispensabile, per questi freddi, beanie in lana di Canada Goose, in cui il colore natalizio è spezzato da piccole grafiche bianche quasi a ricordarci che la neve è dietro l’angolo, al giaccone di Haglofs, marchio svedese le cui proposte ci fan pensare subito alla montagna. Quindi, se i monti sono la vostra destinazione suggeriamo per voi, o come regalo per chi farà parte della vostra comitiva, le racchette da neve di Ferrino o la spiritosa berretta imbottita di Brekka, con tanto di paraorecchie.

Innovativa, come da dna del marchio, la proposta di Oakley, piacerà a chi ama gli sport invernali alle prese con temperature proibitive. La tecnologia delle lenti riscaldate Prizm Inferno utilizzata per evitare l’appannamento, grazie ad un modulo di alimentazione leggero, integrato alla maschera Line Miner, e alla pressione di un semplice bottone. Un riscaldamento in tre minuti, che fa evaporare l’umidità, ma non è sgradevole per chi sta indossando la mascherina per sciare. Sembra quasi avveniristico, invece è più che attuale.

Per il viaggio anche il trolley rigido di Mandarina Duck acquisisce una tonalità cromatica indiscutibilmente intonata al Natale. Siete amanti delle moto o conoscete qualcuno che lo è? Fra i regali potremmo allora consigliarvi i guanti in pelle da moto con dettagli protettivi di Dainese, ma anche il casco di Nolan N21 Visor, per scooteristi, e anche per chi usa moto un po’ più turistiche, la visiera ultrawide infatti è antigraffio, protettiva e consente una visuale maggiore. Il dettaglio che ci ha conquistato? Il design che ammicca al vintage, pur essendo tutto all’insegna della contemporaneità.

Se il lui a cui volete fare un regalo è amante della velocità, però pure un po’ pantofolaio? Perché non regalargli un modellino storico della Maserati da esibire sulla scrivania? O, ancor meglio, il libro “Maserati: The Evolution of Style”, edito da Rizzoli, che traccia il percorso di questo nome importante dalla nascita nel 1914, grazie ad Alfieri Maserati e ai suoi tre fratelli, Bindo, Ernesto ed Ettore, fino ai giorni nostri.

Il regalo perfetto per l’amico che ama la musica? Di Teac il giradischi rosso a cinghia 33/45 con uscita phono, linea e USB. E se l’amico – o il fratello o voi stessi, ma ci siamo capiti – ama la fotografia? La Nikon Coolpix B500 garantisce un’elevata qualità dell’immagine, coniugata alla semplicità d’uso. Un potente zoom ottico mette il fotografo al centro dell’azione, mentre il controllo zoom laterale assicura stabilità. Se si aggiungono un monitor inclinabile, per punti di vista davvero esclusivi, e la possibilità di mantenere connessa la fotocamera allo smart device con SnapBridge, è facile capire che un regalo così potrebbe essere molto gradito.

TO BE CONTINUED…

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HIDE&JACK: LE SNEAKERS MADE IN ITALY

Creato dal giovane imprenditore veneto Alberto Franceschi, HIDE&JACK è il marchio ispirato a “Lo strano caso del dr. Jeckyll & Mr Hyde”. Filo conduttore delle collezioni è infatti la reinterpretazione contemporanea e giocosa del concetto di dualismo, che vuole sottolineare come il modo di vestire di ciascuno possa nascondere una doppia personalità. Minimal sneakers che mostrano tratti forti e decisi attraverso il contrasto di colori di suole e tomaie, rimanendo fedeli al 100% alla tradizione del Made in Italy nell’utilizzo dei materiali.

hideandjack.com

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MICHAEL PARTOUCHE TRA ROCK E PROFUMI

Ha il côté del musicista rock, per lungo tempo é stato il chitarrista di una band, i Rodeo Massacre, che suonava psychedelic rock. Capelli lunghi, grande cappello nero, corpo tatuato, fisico emaciato, jeans cuciti addosso, di nero vestito. Difficile immaginarselo con un camice bianco dietro il bancone di una farmacia, eppure Michael Partouche oltre a essere un rocker è un farmacista, solo che a un certo punto la musica è diventata così importante che ha mollato il lavoro sicuro per dedicarsi completamente al rock trasferendosi nella città mecca dei musicisti: Londra. Come spesso succede il gruppo si scioglie per divergenze creative e Michael ritorna a Parigi a fare quello per cui ha studiato, ma soffre per la stanzialità e per l’assoluta mancanza di creatività che caratterizza quel lavoro. Che fare dunque? Come unire le sue due carriere? La risposta gli viene naturale. Creare una linea di profumi che racchiuda le sue esperienze. Nasce così ROOM 1015, il cui nome si ispira a quello di una stanza d’albergo, dell’Hyatt Hotel, resa famosa durante un tour degli Stones negli anni ’70, quando Keith Richards quasi la distrusse. Leggenda vuole che da allora le band che suonavano a Los Angeles avessero l’abitudine di prenotare la stanza per fare feste dopo il concerto….

Musicista e farmacista, ha seguito le orme di qualcuno in famiglia? In realtà no, nella mia famiglia non ci sono farmacisti e solo mio zio suona la chitarra, ma non é un musicista.

Quando é nato l’amore per la musica? Già da piccolo, a sei anni, amavo il rock. I miei qualche anno dopo mi hanno regalato la mia prima chitarra, poi quando hanno visto che mi piaceva suonare e non era una passione momentanea é arrivata la mia prima Gibson, con la promessa però che avrei portato avanti anche gli studi in una materia che mi avrebbe assicurato una professione.

Perché farmacia? Da ragazzo mi sarebbe piaciuto fare il veterinario ma per essere ammessi alla facoltà bisognava avere una media alta, e io non l’avevo, così scelsi farmacia.

Le piaceva? Mi sono accorto di avere una passione per la cosmesi, oltretutto era uno degli indirizzi della facoltà, insieme a farmacia industriale e farmacia classica, solo che la musica prendeva molto del mio tempo. Al terzo anno al momento di scegliere l’indirizzo di specializzazione sono stato titubante perché la cosmesi mi attraeva ma l’unico modo per potermi dedicare alla band era proseguire gli studi in farmacia classica, perché una volta laureato avrei avuto la possibilità di lavorare con degli orari tali da continuare a suonare.

Come mai una linea di profumi e non di cosmesi? Perché la profumeria é il giusto mix tra i miei studi in farmacia e il mio lato creativo. E’ stata una scelta che é venuta naturale.

Crea lei i profumi? No io partecipo al processo insieme a due nasi talentuosi, le profumiere di Flair Anne-Sophie Behaghel e Amélie Bourgeois, anche se sto cercando di imparare il più possibile in modo da essere più indipendente, il fatto di non essere un profumiere però mi permette di confrontarmi con diversi nasi e questo é stimolante.

Qual l’ispirazione dietro ROOM 1015? La musica naturalmente, la mia storia.

Al suo strumento ha dedicato una fragranza di ROOM 1015, la prima giusto? Sì, Electric Guitar. Ho cercato di riprodurre il profumo della mia prima Gibson: l’odore del legno, del metallo delle corde, della laccatura, la vernice, un profumo unico che mi porto ancora dietro. Ho aggiunto poi un tocco vintage, leggermente polveroso con le note di iris e noce moscata. Nella fragranza ci sono poi anche note di limone, salvia, legno di cedro, legno di quercia e muschio. Volevo che fosse fresco ed elettrico.

Le fragranze di ROOM 1015 hanno una firma olfattiva? Tutte hanno tra gli ingredienti il muschio e il bergamotto. Amo le fragranze fresche e semplici, facili da indossare.

Prima di fondare la sua linea quale era il suo profumo preferito? Per 13 anni ho usato CK One, che incarna perfettamente il tipo di fragranza che amo.

Bella l’idea sul sito di ROOM 1015 di far fare le review dei profumi ai musicisti, tatuatori ed altri creativi. In realtà stiamo lavorando a delle collaborazioni con artisti…..di cui ancora non posso svelare niente.

A proposito di cosmesi ci parla dei prodotti che usa per la sua beauty routine. Ho sempre amato curarmi. Per il viso uso Hydraskin di Darphin, che alterno a Hydrating B5 di SkinCeuticals, un siero a base di acido ialuronico. Per radermi i prodotti di Truefitt & Hill. Per i capelli shampoo e balsamo di Davines e per lo styling i prodotti di Bumble and Bumble.

Colleziona qualcosa? Chitarre e vecchi amplificatori.

Social media, siti internet app cosa consulta di più? Facebook e Instagram e poi un App creta da mia moglie Nowwhere che raccoglie i consigli dei creativi, musicisti, tatuatori, etc su dove mangiare, dato che siamo sempre tutti perennemente in viaggio per lavoro….

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Gaetano Pesce in mostra a Firenze: il mondo è donna

Espone a Firenze fino all’8 febbraio, nelle tre nuove sale del Museo del Novecento, l’architetto e designer Gaetano Pesce. La mostra, intitolata “Maestà tradita”, non è stata inaugurata dall’artista per motivi di salute, ma l’opera inedita – la maestà tradita, appunto – grande scultura di donna, è stata presentata in Piazza Santa Maria Novella di fronte alla famosa basilica progettata da Leon Battista Alberti per la famiglia Rucellai nel 1470. Pesce avrebbe voluto posizionare la sua opera in Piazza della Signoria, ma il sindaco della città, Dario Nardella, non ha dato il consenso. In attesa della grande scultura, nel museo sono esposte varie opere inedite dell’artista, ormai famoso in tutto il mondo, opere dedicate alla donna. Ogni sala, attraverso odori, suoni, sostanze liquide, elementi vari, denuncia la difficoltà di essere donna ancora oggi, nonostante la forza creatrice che l’identità femminile porta con sé. Entrando ci attende una enorme UP rivestita di variopinti indumenti femminili, mentre di fronte troviamo delle UP a strisce bianco e nere incatenate a guisa dei carcerati a significare la libertà impedita alle donne ancora osteggiate e vilipese da una società maschilista. La up o upchair è stata progettata da Pesce nel 1969 e rappresenta la maggiore testimonianza del design radicale degli anni 60/70. Esposta nei musei di arte contemporanea più importanti, la Up rappresenta, oltre la ricerca di forme e materiali nuovi, un modo di parlare politicamente della condizione delle donne vittime dei pregiudizi degli uomini. La up 5 richiama nella sua forma il grembo materno, simbolo di protezione, mentre la sua forma avvolgente e sinuosa trasmette il senso della fertilità come nelle Veneri paleolitiche. La up è quindi un elogio alla donna, la quale è continuamente sollecitata però ad ingoiare bocconi amari. L’artista ha posto su dei blocchi dei pezzi di pane, degli stecchini e un contenitore con del fiele invitando a rischio e pericolo ad assaggiarli. Grande sostenitore dell’universo femminile (“Il mondo è donna”) Pesce affronta un tema attualissimo con grande esperienza e amore. Inoltre, l’evento della collocazione della scultura più importante è avvenuto alla presenza di Vittorio Sgarbi e Sergio Risaliti, organizzatori e curatori della mostra.

www.museonovecento.it

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Natale firmato If Bags

If Bags, marchio italiano nato da un’ idea di Isabella de Felice (industrial designer), Francesca Mesiano (scenografa) e Claudia Legnani (imprenditrice) ha aperto la strada dello shopping alternativo. Per questo Natale 2016 ha deciso di regalare colori e grafiche a tema per rendere lo stile urbano ancora più unico. La collezione si declina in zaini, borsoni, quaderni e pockets, tutti caratterizzati da un gioco di materiali come ecopelle monocolore, strati di jeans, felpa e sughero. Il brand rappresenta un perfetto connubio tra design e moda, coniugando una linea minimal e riconoscibile alla più ampia personalizzazione, con infinite combinazioni possibili.

www.ifbags.it

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Cinecult: Sully di Clint Eastwood

In America, qualche anno dopo la tragedia dell’11 settembre i media e l’opinione pubblica definirono ‘miracolo’ l’ammaraggio nelle acque del fiume Hudson di un aeroplano pilotato dal capitano Chesley ‘Sully’ Sullenberger che il 15 gennaio del 2009 salvò da morte certa 155 persone compreso l’equipaggio di un aereo infortunato a causa dell’impatto di uno storno di uccelli nei motori. Da questa storia il 4 volte premio Oscar Clint Eastwood ha tratto ‘Sully’ un film distribuito dalla Warner Bros. Pictures drammatico, intenso e ricco di risvolti sociologici e privati molto interessanti anche per capire i meccanismi del consenso e la formazione della pubblica opinione in America. A interpretare il ruolo dell’eroe ‘Sully’ artefice del miracolo è Tom Hanks vincitore di 2 premi Oscar affiancato nel cast da Laura Linney che interpreta la moglie Lorraine e da Aaron Eckhart nel ruolo del co-pilota di Sully Jeff Skiles. Tom Hanks con la sua capacità di penetrazione psicologica del personaggio riesce magistralmente grazie anche alla formidabile regia di Clint Eastwood, che affronta la vicenda con realismo e obbiettività, a cogliere le sfumature e le evoluzioni di un uomo che dopo l’accaduto fu sopraffatto da mille dubbi e incertezze. Dopo l’evento infatti Sully venne messo sotto inchiesta da una commissione ministeriale dell’aviazione civile per capire se il suo operato corrispondeva agli standard ufficiali di un pilota esperto e responsabile. La commissione gli dette ragione alla fine. Il film evidenzia la discrasia palese fra il giudizio della gente e della stampa che non tarda a definire Sully un eroe(anche se Sully si definisce solo “un uomo che ha fatto il suo lavoro al meglio”) e il processo del sistema rigido e diffidente, troppo ancorato a regole procedurali divenute ancora più pressanti per la salvaguardia della sicurezza nazionale dopo il disastro delle Torri Gemelle. Aldilà delle simulazioni digitali con cui vengono ricostruite le dinamiche della situazione Tom Hanks fa dire a Sully davanti alla commissione:“Vi siete dimenticati il fattore umano”, un fattore che è l’unica incognita in grado di rimescolare le carte quando bisogna gestire al meglio una situazione critica. Clint Eastwood ha analizzato in modo decisamente interessante e con grande asciuttezza espressiva il contesto emotivo che circonda Sully dopo l’evento dell’ammaraggio e l’atteggiamento di chi mette in discussione le decisioni di un uomo intuitivo e intraprendente che dopo tutto ha salvato delle vite. Una bella prova d’autore.

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Paura di volare? Ci pensa l’app Skyguru

C’è l’acrofobia, la paura delle altezze. La claustrofobia, quella degli spazi ristretti. L’aracnofobia, quella dei ragni. E poi l’aerofobia, l’angoscia di prendere l’aereo. L’applicazione SkyGuru, lanciata lo scorso settembre per iOS e sviluppata dal pilota e cofondatore Alex Gervash, nasce proprio per far fronte a quest’ultimo timore. Il funzionamento dell’app, che entro fine anno dovrebbe diventare disponibile anche su Play Store, è molto semplice: basta scaricare, due ore prima della partenza, il pacchetto di informazioni relativo al volo sui cui ci si imbarcherà, inserendo alcuni dati come il numero e le altre notizie richieste. Ed ecco che sul proprio smartphone appaiono tutta una serie di dati utili, incluse le condizioni meteo o le eventuali turbolenze. Durante il volo, queste informazioni restano costantemente aggiornate, proprio come se si avesse il pilota vicino: «Prima del decollo – spiega Gervash – quando avete ancora la connessione internet, inserite i dettagli relativi al numero del volo. Tutte le informazioni necessarie verranno scaricate sul vostro dispositivo. Una volta a bordo, impostate la modalità, In Aereo. Utilizzando i sensori dell’iPhone, l’applicazione saprà il momento esatto del decollo, perché il modello si sintonizza con l’orario di partenza. I sensori dello smartphone aiutano a spiegare cosa sta accadendo in ogni momento del viaggio, mentre l’app commenta il processo per tutta la durata del tragitto». L’idea di Gervash, che è anche specializzato in psicologia, nasce dal voler aiutare e rassicurare la fidanzata, una delle moltissime persone che soffrono di questa fobia. Secondo il pilota, essere costantemente aggiornati su ciò che accade durante il volo dovrebbe aiutare a superare questa paura. Di cosa si serve Skyguru per le proprie previsioni? «Utilizziamo – continua – la previsione d’aviazione professionale, che è valida 18 ore. Ovviamente, più tempo passa dalla previsione, meno accurate diventano le informazioni. In ogni caso, al momento della partenza, SkyGuru e il pilota hanno a disposizione gli stessi dati»

myskyguru.com

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Sorprese sotto l’albero, i consigli per farla felice

Arriva Natale e la domanda sorge spontanea. Cosa le regalo quest’anno?
Ecco che allora noi di MANINTOWN corriamo subito in soccorso con rossetti, borse, scarpe e profumi. Accessori che, se agli occhi di un uomo possono risultare incomprensibili, faranno sicuramente brillare gli occhi della vostra “lei”.
La caccia al regalo è appena cominciata e voi ragazzi non fatevi cogliere impreparati, sorprendetela!

Photos: Giorgia Fanizza
Stylist: Orsola Amadeo

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CHRISTMAS WISHLIST BY FRANK GALLUCCI

Il Natale è alle porte e i tempi per i regali si abbreviano: 5 idee regalo per il gentleman 2.0 che vive tutti i giorni un lifestyle a 360 gradi.

1.Orologio con nato strap

Siamo già pieni di orologi con cinturini in pelle e in acciaio…il nato strap rappresenta un concetto di heritage che proviene da lontano.

 2. Portacarte

Diamo un taglio netto a tutti i portafogli gonfi di carte e biglietti da visita.. nell’era digitale tutto gira su smartphone: è arrivata l’ora di non alterare le tasche dei nostri abiti con i volumi già ridimensionati.

3.Valigia

Un tocco di importanza in più denota una certa cura verso se stessi per cui perché non darla nei confronti di un elemento al quale pochi rivolgono massima attenzione?

 4. Cappotto grigio

Cappotto nero, blu o camel? No, il nuovo che avanza è assolutamente il grigio chiaro, colore poco convenzionale ma che apre le porte ad una nuova tipologia di inverno, cioè una stagione cupa avvolta da colori vivi.

5. Coffe table book

Oggi come non mai anche l’universo maschile è alquanto attento al mondo dell’interior design…divenuto un elemento di arredamento, questo libro molto spesso più fotografico che da lettura ne riempie alcuni spazi arricchendoli grazie ai propri volumi.

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IL POLSO DELLO STILE

Essere uomini di polso vuol dire avere in pugno l’eleganza. A cominciare dai gemelli. In italiano si chiamano, appunto così, in francese bouton de manchette (letteralmente bottoni da polsino), in inglese cufflinks (che può significare anche manette). Già le sostanziali differenze semantiche mettono in evidenza le nebulose origini di questo elegantissimo accessorio maschile. Alcuni fanno risalire la loro creazione al periodo post-rinascimentale, altri spostano in là di qualche decennio la fortunata ideazione, ma sono tutti concordi nell’attribuirne la patria potestà all’Inghilterra. Come sempre, gli stilemi di eleganza maschile più significativi provengono da oltre Manica. E poi si spargono a macchia d’olio a tutte le latitudini, anche se la successiva e definitiva denominazione di “gemelli da polso”, tutt’ora in uso, scaturisce a Versailles nel 1778, agli albori della rivoluzione francese. Pari e patta, perciò, tra le due nazioni nella guerra dello stile. Tacciati di scarsa praticità o di presuntuosa eleganza, in realtà i gemelli sono fra i dettagli di abbigliamento più significativi per l’uomo, perché sono anche simboli di legame duraturo forgiato nel metallo, meglio se prezioso, dato che la loro forma primaria prevedeva due coppe o bottoncini uniti da una catena. Relegati per molto tempo nella sfera dell’accessorio da cerimonia – oggi fanno quasi sorridere quelle immagini seppiate degli sposi immortalati sul sagrato della chiesa forniti d’immancabile coroncina, per lei, e gemelli d’ordinanza, per lui – oppure semi dimenticati in un cassetto del secrétaire, in attesa di essere tramandati di padre in figlio, adesso i gemelli brillano di luce nuova e, soprattutto, di una diversa chiave interpretativa. Accanto agli immancabili di forma squadrata o a scudo con decorazioni classiche da fin de siècle, magari preziosamente smaltate, diventano protagonisti quelli più ironici e scanzonati, soprattutto da quando li hanno scoperti gli stilisti a completamento dei loro total look. Ed eccoli, quindi, riapparire riletti in chiave ironica, dove si trasformano in piccole matite o rappresentano mini ombrelloni da spiaggia; in versione guerrafondaia, con abbondanza di biplani e cingolati da prima Guerra Mondiale; in dandy style, con le bombette british o gli stivali da caccia alla volpe. Non mancano nemmeno i richiami al fast food più fashion, con hamburger e patatine fritte che occhieggiano golosi sui polsini. Comunque, e in ogni caso, rappresentano anche una significativa espressione di perizia interpretativa, basti pensare a cosa si riesce a rappresentare su superfici e dimensioni così contenute. Temprati nell’acciaio, cesellati nell’oro o nell’argento, intinti negli smalti o illuminati da piccole pietre preziose, i gemelli sono, oggi più che mai, anche una forma di linguaggio per immagini, che può discretamente rappresentare emozioni e stati d’animo.

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Snoblesse, la card che regala moda

Un packaging accurato, che racchiude un’idea brillante. Ideale per lo shopping Natalizio e non solo. Nella scatolina azzurra c’è Snoblesse, la prima gift card legata al fashion system, che regala il lusso di scegliere. Se dentro la confezione c’è la prima tessera/regalo connessa al mondo della moda, dietro c’è una start up di ultima generazione. La felice intuizione è venuta a Gyorgy Konda e Gilberto Genga, due manager con una formazione di customer experience e un passato da Bain & Company. Le premesse sono note a tutti, perché a chiunque è capitato di ricevere un regalo, sì griffato, ma assolutamente non gradito. Per ovviare all’inconveniente, e salvare il malcapitato di turno dal fare “buon viso a cattivo gioco”, Konda e Genga hanno creato, appunto, Snoblesse. Questa gift card, di fatto, si può caricare dell’importo che si vuole – taglio minimo di 100 euro – ed è spendibile nel circuito delle boutique legate all’iniziativa. In più, è utilizzabile anche nei periodi di promozioni e di saldi; il credito è frazionabile presso i differenti negozi che aderiscono al network di shopping ed è cumulabile con altri strumenti di pagamento, qualora il valore del regalo sia superiore all’importo della card. Se poi, nemmeno i negozi possono soddisfare le esigenze ci si può rivolgere allo SnobShop, on line da Natale 2016. Attualmente il circuito degli store raggiunti conta 150 punti vendita in tutta Italia, con una particolare concentrazione su Roma e Milano. I marchi coinvolti nell’iniziativa vanno dalla Belstaff a Trussardi, passando per Pal Zileri, Gallo, Brooks Brothers, Fratelli Rossetti e Jeckerson, giusto per citarne alcuni. La gift card è disponibile anche in versione digitale.

www.snoblesse.com

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Blauer Eyewear per VisionOttica

VisionOttica, network di ottica con oltre 260 punti vendita in tutta Italia, distribuisce in esclusiva la prima collezione Blauer Eyewear per uomo e donna. Gli occhiali sono ispirati a quelli della polizia americana, sia nella caratteristica forma a goccia, sia nello specchiato.
La collezione di Blauer Eyewear comprende 18 modelli da vista e 18 da sole, disponibili in tantissimi colori e sfumature sia nelle montature che nelle lenti. Le montature vanno dalle classiche a gatto a quelle più glam squadrate, a quelle rotonde anni ’70 e a quelle con dettagli in metallo, stile aviatore. Per quanto riguarda le fantasie invece, immancabili il maculato, il militare e l’effetto ambrato. La collezione comprende anche i modelli da vista clip-on a cui, con un semplice “click”, vengono applicate delle lenti protettive trasformandosi così in occhiali da sole super trendy.

visionottica.it

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Pablo Picasso alla National Gallery di Londra: consigli per il weekend in città

Woman in a Hat (Olga) by Pablo Picasso, 1935; Centre Pompidou, Paris. Musée national d’art moderne.

Alla National Portrait Gallery di Londra si possono ammirare, fino al 5 febbraio 2017, più di 80 lavori del maestro spagnolo Pablo Picasso. In questa esposizione si trovano i ritratti di famiglia dell’artista, di amici, mogli e amanti oltre a divertenti caricature del periodo giovanile. L’arte di Picasso è, in queste opere, estremamente vitale, dotata di grande spirito di osservazione ma anche di tenera ironia.
Con Picasso è iniziata l’era degli artisti che hanno qualcosa da dare prima che da dire, egli trasforma la visione del mondo particolareggiata, personale ed oggettiva in espressione di generica energia, ciò che conta per lui nella opera di un’artista non è ciò che comunica ma il suo complessivo tasso di vitalità. La sua continua ricerca di nuovi modi di dipingere lo porta ad esplorare realtà diverse con cui rappresentare i dipinti. Nell’exhibition della National Gallery si può vedere la moglie Olga ritratta in un gioco di trasformazioni cubiste, l’autoritratto giovanile del pittore, semplice e diretto, la donna con le mani unite ci guarda con occhi curiosi, la malinconia del periodo blu attira e stupisce il visitatore, mentre il ritratto di Gustave Coquiot è dipinto con occhi dardeggianti ispirato a Toulouse lautrec. Le donne sono comunque le protagoniste di questa mostra, una giusta ricompensa in quanto muse ispiratrici della sua longeva carriera artistica.

www.npg.org.uk

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TUSCAN SCENT: LA NUOVA FRAGRANZA DI SALVATORE FERRAGAMO

Qualità, creatività e attenzione ai dettagli: i valori inconfondibili della celebre azienda fiorentina, leader in tutto il mondo, hanno portato oggi alla creazione di un’iconica collezione ispirata all’autenticità del territorio e ai profumi più intensi della Toscana: White Mimosa, Golden Acacia, Incense Suede e Leather Rose sono le fragranze che accompagano i valori etici e morali della maison. Il flacone, con tappo realizzato a mano in pregiatissimo legno di radica, incarna il concetto di autenticità e raffinatezza, rendendo unico ciascun pezzo. L’iconico Gancino incastonato nel tappo richiama i caratteri dorati sul nero elegante del flacone.

parfums.ferragamo.com

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Loïc et giL, la Svizzera detta le nuove regole d’eleganza maschile

La passione per l’arte, la ricerca della cravatta perfetta, l’amore sconfinato per i figli sono i punti cardinali di questa nuova griffe di cravatte su misura, che dalla Svizzera vuole raggiungere gli armadi degli uomini più chic del mondo. Andiamo con ordine. Dietro la raffinata estetica di questo accessorio al maschile di Loïc et giL – no, non è un’errore l’iniziale del secondo nome minuscola, ma una precisa scelta grafica – si cela la scelta creativa di Paolo Luban, ginevrino doc, manager legato all’alta finanza, appassionato intenditore d’arte ed esteta raffinato. Non riuscendo a trovare una cravatta che rispondesse ai suoi rigorosi criteri di selezione, Luban ha deciso di fondare, nel 2015, un nuovo marchio dedicato all’eleganza da annodare al collo. È nato così Loïc et giL. Nel marchio si ritrovano lo stile desiderato da questo raffinato intenditore, riunito ai nomi dei suoi figli che compongono il logo, ma è anche il compendio della capacità produttiva made in Italy e della creatività svizzera, perché il manager impiega le migliori sete comasche e le manifatture italiane, con i disegni che provengono dalla sua esperienza in qualità di collezionista d’arte e profondo conoscitore. Infatti, alcuni fra i più bei motivi presenti in collezione sono ispirati alle opere pittoriche di François Morellet, esponente di spicco dell’astrattismo d’Oltralpe, o alle espressioni artistiche di maestri del calibro di Enrico Castellani e Klaus Staudt. Attualmente le cravatte sono disponibili sia nello store online, che presso alcuni selezionati department store come Harvey Nichols a Londra.

www.loicetgil.com

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Cinecult: Free State of Jones di Gary Ross

Dopo Dallas Buyer’s Club, il premio Oscar Matthew McConaughey continua a rappresentare un filone cinematografico impegnato per una Hollywood alternativa e di frontiera. In un momento in cui l’America sembra a rischio discriminazione con l’esito delle ultime elezioni presidenziali il divo-antidivo della mecca del cinema ha scelto di interpretare il coraggioso Newton Knight nell’epopea utopistica ‘Free state of Jones’, pellicola diretta da Gary Ross autore e cineasta già noto a tutti per film come ‘The Hunger Games’ e ‘Pleasantville’. Il film, distribuito da 01 Distribution per Rai Cinema racconta la storia vera della ‘compagnia’ di contadini e schiavi neri liberati ovvero ‘il libero stato di Jones’ che fu costituita durante la Guerra di Secessione dal fabbro Newton Knight per bandire i privilegi dei ricchi e lo sfruttamento dello schiavismo che già dopo la fine del conflitto che portò Lincoln alla presidenza degli United States, dette vita al Klu Klux Clan. “Noi non apparteniamo a nessun paese ma siamo noi il nostro paese” proclama nel film Matthew/Newt (Newton Knight) che non crede nella guerra e nella schiavitù e nel 1864 era seguito da 250 persone fra cui donne e bambini anch’essi armati per sostenere le loro ragioni di egualitarismo contro le angherie delle truppe sudiste che reclamavano a titolo di imposte quantità immense di grano, vettovaglie e altri beni preziosi per la sussistenza dei contadini della Contea di Jones e delle aree limitrofe al Sud Est del Mississippi. La comunità rimase in piedi anche dopo la Guerra fra Nord e Sud degli Stati Uniti per portare avanti fra le altre cause, la campagna per il diritto di voto delle persone di colore. Newton Knight fu una figura rivoluzionaria anche nella sfera privata tanto che avendo sposato una schiava liberata Rachel (la bellissima e talentuosa Gugu Mbatha-Raw) venne demonizzato dagli altri concittadini degli Stati del Sud. Fino a produrre conseguenze giuridiche anche negli Stati del Sud nel pieno degli anni’50 del Novecento quando a un discendente dell’eroico Newt viene impedito di contrarre matrimonio con la sua amata perché nato da persone non totalmente ‘bianche’ nel loro albero genealogico. Notevole la tensione drammatica e il realismo delle scene che documentano gli scontri bellici durante la guerra in cui Newt perse un nipote-la mortalità infantile e dei giovani era molto frequente e diffusa a quei tempi-e degna di menzione anche la scena nella quale il protagonista entra in una chiesa per ‘giustiziare’ il comandante in capo della guarnigione che tormentava i suoi proseliti. Il film, carico di tensione civile e ideologica e molto riuscito nella ricostruzione degli ambienti e dell’atmosfera dell’epoca, impartisce una lezione di storia e dignità umana ancora attuale contro ogni forma di privazione e ingiustizia civile e sociale. “Siamo tutti schiavi di qualcun altro-dice Newt- ma un figlio di Dio non può essere schiavo e ha diritto di raccogliere e godere di ciò che semina nella sua terra”. Fa riflettere a tale proposito la dichiarazione di John Stauffer, professore di storia della civiltà americana all’università di Harvard che dice : “Questa non è una storia sulla schiavitù ma di ribellione e per molti aspetti questi due termini sono all’opposto”. Come dargli torto?

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Vype lancia Pebble con Fedez

Là dove c’era un negozio di abbigliamento, ora c’è Vype. A fine novembre, in Darsena, una delle zone più blasonate, ma ancora cool di Milano, ha aperto il nuovo store del marchio Vype con il lancio di Pebble, sigarette elettroniche compatte, tascabili e di tutti i colori. Ospite d’eccezione, all’inaugurazione, Fedez, che ha confermato di aver provato tante strade per smettere di fumare e di aver trovato la soluzione perfetta proprio con queste e-cigarette che porta sempre con sé, anche durante i live di XFactor. “La parte meccanica ormai è assodata, quindi penso che questa nuova fase concentrata sul design sia più che giustificata”, ci ha detto, infatti, in esclusiva. Proprio parlando del programma in onda su Sky, dove il rap, secondo Fedez, vive ancora una fase macchinosa perché il talento della scrittura non è riconosciuto quanto quello della voce, ci ha confidato che non esclude una collaborazione con Manuel Agnelli, con il quale ha creato un rapporto artistico che va al di là delle telecamere, così come con Alvaro Soler. In attesa del suo nuovo disco con J-Ax – in uscita a gennaio 2017 – Fedez sostiene questa variante firmata Vype, che vede le sigarette elettroniche pen già storia superata, e che potrebbe diventare presto il must have perfetto per tutti quelli che vogliono liberarsi dal vizio del fumo. Nel corso della serata inaugurale sono intervenuti anche writer e street artist, a cui è stata affidata la grafica di cappelli, magliette e scarpe, a sancire un incontro tra il mondo delle sneakers e delle T-Shirt, quello dell’arte di strada e quello della tecnologia e, perché no, quello salutistico. L’allestimento, le luci e la struttura del negozio, simboleggiano un legame con la città e saranno, di volta in volta, personalizzati da street artist internazionali.

www.govype.com

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KENDRICK LAMAR INTERPRETA la CLASSIC LEATHER LUX di REEBOK

Reebok Classic continua la collaborazione con il rapper statunitense, che ha realizzato la sneaker Classic Leather Lux in limited edition.
La Classic Leather ha la tomaia in pregiata pelle verde oliva, che richiama simbolicamente il detto secondo cui “mixing Red and Blue makes Green” (dall’unione di rosso e blu nasce il verde): al verde del dollaro, Kendrick Lamar contrappone un messaggio positivo, trasformando le parole in un appello all’unione di fazioni differenti per dare inizio al cambiamento, allo sviluppo e al progresso della comunità.
Insieme alle tradizionali scritte RED e BLUE sul tallone, la tomaia verde rafforza il desiderio di integrazione e neutralità promosso dal rapper. La suola in gum crea un inedito contrasto cromatico con la tomaia in tinta unita, mentre rimane il logo Starcrest sulla linguetta.

http://www.reebok.it

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Moncler affida a Spike Lee un prezioso tributo a New York

Moncler ha inaugurato il primo flagship store USA, nel cuore pulsante di New York, nella prestigiosa Madison Avenue.
Per l’occasione, il brand ha fatto realizzare un video-musical dal forte e intenso impatto narrativo dal celebre regista newyorkese Spike Lee: uno short film musicale intitolato “Brave“, che viene dal motivo portante “Brave Suffering Beautiful”, del Musical Off-Broadway “Total Bent” di Stew & Heidi Rodewald.
Lo Short Movie vuole essere un tributo di Moncler all’eclettismo e all’inesauribile energia vitale di New York col suo potere di ispirazione, evoluzione e bellezza.

www.moncler.com

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https://youtu.be/sAfgWQNWSEg

NEW BALANCE INAUGURA IL PRIMO FLAGSHIP STORE IN GAE AULENTI

New Balance ha inaugurato il primo flagship store a Milano con un party a porte chiuse: il negozio, situato al piano terra della Torre Unicredit, in Gae Aulenti, è parte del progetto urbano di Porta Nuova. Progettato dall’acclamato architetto César Pelli, il grattacielo domina lo skyline come uno dei più alti d’Italia. Con una estensione di oltre 700 mq, il negozio è versatile e spazioso, disposto su due piani e dominato da un’imponente architettura interna – una maestosa scala centrale progettata dal team di retail design di New Balance. Disposti lungo le pareti di tutto il negozio, schermi digitali che mostrano i benefici dei prodotti New Balance, gli atleti del brand e gli editoriali più rappresentativi. Uno schermo più grande caratterizza la parte alta della scala, andando a sottolineare l’imponenza di questa struttura di design.

www.newbalance.it

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Un uomo nuovo

Prima è arrivato il metrosexual. La storia è costellata di uomini particolarmente attenti al proprio guardaroba e a un aspetto fisico così levigato dai prodotti di bellezza e profumato da competere con il gentil sesso, dai nobili alla corte del Re Sole ai primi divi di Hollywood. Vi dice niente il nome di Rodolfo Valentino? Nella seconda metà degli anni Novanta, però, in un mondo dello stile in preda al rilancio dei grandi nomi della moda – su tutti il Gucci di Tom Ford – che in quanto a edonismo sensuale potrebbe riempire un libro, si affaccia una figura maschile nuova per quegli anni, figlio dei macho man alla Sly Stallone o alla Schwarzy, tutto palestre e muscoli, che il mensile americano Details chiamò, appunto, metrosexual. Indiscutibilmente un uomo, senza ambiguità, ma che ha acquisito abitudini femminili, anzi sembra avere accettato un suo lato intimo più vicino alle donne. E in copertina appare David Beckham, bello come un Apollo, campione sul campo, ma nel privato attentissimo al suo look, dalla chiara abitudine al taglio di capelli, manco fosse Linda Evangelista, e con la propensione a presentarsi alle soirée in matching outfits con la compagna Posh Spice. Un uomo più femminile? Forse, sicuramente meno sfacciatamente testosteronico.
Poi è arrivato il ‘No Gender’. In realtà, già agli inizi degli anni ’90 in pieno periodo ‘Heroin Chic’, Calvin Klein lanciando CK1 ci aveva provato, chi non ricorda la campagna con Kate Moss e uno stuolo di ragazzi e ragazze, tutti dalla sessualità imprecisata, dal look intercambiabile, decisamente fluidi nelle scelte sentimentali, così come nel guardaroba. Ecco che negli ultimi anni, in pieno revival Ninenties, si sono moltiplicate collezioni genderless, quasi asessuate, dove il minimalismo estetico allude a una quasi negazione delle differenze fisiche, oltre che di stile, fra uomo e donna. Questo ci porta alle ultime sfilate. Se la gonna non è mai stata completamente digerita da ‘lui’, sono però entrati nei codici vestimentari maschili comuni il rosa, le stampe floreali a profusione, i decori e gli embellishment che neanche nei paramenti sacri o in una processione dedicata alla Madonna. L’uomo in leggings, o meggings, è immagine comune e diffusa nei centri urbani, mentre pizzi, merletti e fiocchi su di lui non sono più una novità. A dimostrazione che, dopo i tanti traguardi giustamente raggiunti dalle donne dal Novecento in qua e il profondo cambiamento a cui sono andate incontro, ora è la figura maschile ad essere insicura e in totale divenire, incerta e pronta forse a scoprirsi cambiata, chissà… magari in meglio?

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L’Extra gusto del nuovo blend griffato Chivas Regal

Un’esperienza sensoriale che viaggia attraverso il tempo, lo spazio e il gusto. Così si potrebbe definire Chivas Regal Extra, il nuovo e lussuoso blend distillato da Chivas. Il tempo perché questo whisky è denso di storia e la si percepisce a ogni sorso. Lo spazio perché la sensazione olfattiva alle note di pere mature, toffee, cioccolato e zenzero travalica qualsiasi esperienza. Il gusto perché la nuova miscela di whisky maturati nelle botti di sherry Oloroso e di malti Chivas, regala al palato accenti di pere mature sciroppate, caramello, vaniglia, cannella e mandorle, che si stemperano in un finale intenso e dolce. A dare vita a questo nuovo distillato di stile è stato il master blender Colin Scott, che ha selezionato i whisky più rari e preziosi, custoditi nelle cantine Chivas Regal. L’Extra ha un’origine rigorosamente scozzese, è nato infatti nella distilleria più antica presente nelle Higlands, la Strathisla distillery, che risale al 1786. Al di là delle nobili origini e del gusto importante, questo blend dimostra un carattere eclettico, tant’è che Max Verner, global brand ambassador di Chivas, ha sviluppato una vera e propria carta dei cocktail, che spaziano dai sapori fruttati a quelli più frizzanti, da quelli intensi e sofisticati ai più corposi e aromatizzati.

www.chivas.com

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TRIUMPH & BARBOUR per una giacca in esclusiva

Per l’autunno-inverno 2016 Triumph Motorcycles si unisce a Barbour International per dar vita a un capo sofisticato e leggero: la nuova Triumph Barbour, una giacca dall’anima vintage che unisce il perfetto stile Barbour all’attenzione per le performance tecniche che ci si aspetta da una giacca firmata Triumph Motorcycles. Realizzata con tessuto in carbonio combinato a morbida pelle di agnello, la Triumph Barbour – sviluppata sia in versione maschile che femminile – è costruita a multi-strati.

www.triumphmotorcycles.it

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Tendenze in pista

C’è chi, dopo le vacanze estive, per il bollettino neve è proprio ossessionato e con novembre agli sgoccioli gli amanti della montagna iniziano letteralmente a tribolare. Che siate sciatori esperti, amatoriali o alle prime armi, sicuramente non bisogna essere impreparati a un ipotetico invito in baita o a una giornata sulla neve. Ecco di seguito i nostri consigli per essere attrezzati in maniera adeguata e in linea con le tendenze di stagione.

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PRIMARK PRESENTA LA COLLEZIONE UOMO PRIMAVERA/ESTATE 2017

Per la primavera/estate 2017, Primark attinge ad un poliedrico mix di ispirazioni, dando all’abbigliamento formale tradizionale un tocco più morbido e casual. La transizione dall’autunno alla primavera cambia in modo naturale con le tonalità più scure della linea Noir Sands, che svolge un ruolo da protagonista prima di concedere la scena a Concrete Cargo, le cui proposte generano l’autentica sensazione delle giornate più calde, da trascorrere all’aperto. Via via che avanza la stagione si vira verso lo street style di epoche passate entrando in Concrete Bloc, focalizzato sullo stile immediato copiato dalla strada alla quale si aggiunge una corrente sotterranea di funzionalità sportive. Tranquillità e comfort sono il tratto principale di Dusty Cargo, dove le tonalità si sovrappongono e si abbinano creando un look monocolore; le linee sono più allungate e i modelli oversize. Lo stile formale ma rilassato fa il suo ritorno nel guardaroba maschile con Villa Vesuvio, facendo riferimento ai grandi alberghi degli anni Cinquanta della Costiera Amalfitana.

www.primark.com

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MYKITA+AMBUSH®

I famosi brand Mykita e Ambush collaborano per creare un modello unico nel suo genere: VERBAL esprime l’animo di entrambi i brand, indipendente e con la volontà di spingersi sempre oltre. Con un design accattivante, materiali d’avanguardia e una combinazione di colori unica, la collaborazione si assicura l’esclusività della loro estetica. La prospettiva invertita di VERBAL riflette il mondo al contrario. Le lenti a specchio sono invertite, leggermente concave anziché convesse, presentando una visione del mondo sotto-sopra per chi li osserva, creando un’estetica industriale e geometrica, ispirata alla pop art.

mykita.com

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A Venezia per la mostra Paolo Venini e la sua fornace

È dedicata a Paolo Venini, imprenditore illuminato e creativo, la mostra autunnale de LE STANZE DEL VETRO: in mostra 300 opere che raccontano la sua forza creativa e di alcuni dei vari artisti che negli anni lo hanno affiancato, tra cui Tyra Lundgren, Gio Ponti, Riccardo Licata, Ken Scott, Massimo Vignelli e Tobia Scarpa. Paolo Venini e la sua fornace, a cura di Marino Barovier è aperta al pubblico sull’Isola di San Giorgio Maggiore dall’11 settembre 2016 all’8 gennaio 2017, e documenta la produzione nata da specifiche scelte dell’artista che hanno portato, ad esempio, a serie come i vetri Diamante o quello zanfirico di cui vennero proposte alcune varianti soprattutto tra il 1950 e il 1954. Fino al 30 novembre 2016, in concomitanza con la mostra Paolo Venini e la sua fornace, rimarrà aperto al pubblico anche il padiglione temporaneo Glass Tea House Mondrian” progettato dall’artista giapponese Hiroshi Sugimoto, la prima opera architettonica di Sugimoto a Venezia.

Paolo Venini e la sua fornace
Venezia, Isola di San Giorgio Maggiore

11 settembre 2016 – 8 gennaio 2017
www.lestanzedelvetro.org

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La bellezza nel piatto

Non è difficile meravigliarsi a Roma. Non tanto per i monumenti, quelli si sa, abbondano, quanto per i piccoli segreti che i vicoli celano. Piazza del Fico, ad esempio, rappresenta uno dei tre vertici del «triangolo delle bevute», con piazza della Pace e via della Fossa. Qui, incastonato tra i Rioni Ponte e Parione, nel cuore del centro storico, tra Piazza Navona e il Chiostro del Bramante, si trova un albero di fico che ha poco più di 30 anni ed è stato piantato da Piero Serafini, presidente del circolo degli scacchi. Ogni mattina i partecipanti al circolo degli scacchi si radunano e, sino a sera, giocano con scacchiere portate da casa. E’ uno “show” che attira l’attenzione di tutti coloro che passano per questa piazzetta e che si fermano a bere o mangiare qualcosa al Bar del Fico, punto di ritrovo dei romani e non, da tantissimi anni. Qui, sono presenti i più importanti piatti della cucina romana, reinterpretati dallo chef Giuseppe Claudio Fruci. Tra i più gettonati il parfait al burro d’arachidi, una sorta di semifreddo goloso e avvolgente servito a -16/-18 generalmente a fine pasto. Un dessert facile e veloce dal gusto americano presentato qui da Alice Margherita Bedini, pasticciera del Bar del Fico.

Ingredienti per 4 persone:

4 tuorli
150 g di zucchero
60 g di burro di arachidi liscio
50 g di acqua
230 ml di panna liquida da montare
5 g di gelatina (colla di pesce)
100 g di acqua
400 g di zucchero
150 g arachidi salate

Difficoltà media

Tempi di preparazione 30 minuti + 2 h per il raffreddamento

Ammorbidire la colla di pesce nell’acqua fredda. Nel frattempo, preparare uno sciroppo portando a bollore 50 g di acqua con 150 g di zucchero. Portare alla temperatura di 121 °C e spegnere il fuoco. Versare i tuorli nella planetaria, montare e aggiungere subito lo sciroppo di acqua e zucchero a filo. Montare fino a triplicare il volume iniziale. Strizzare bene la colla di pesce e aggiungerla alla panna. In una ciotola capiente, montare la panna semi ferma. Stemperare il burro d’arachidi nella panna. Iniziare ad aggiungere, poco per volta, il composto di panna e burro di arachidi ai tuorli montati. Mescolare con una spatola con movimenti lenti, dal basso verso l’alto, per non smontare. Versare il composto negli stampini monoporzione e lasciarli in congelatore per almeno 2 ore. Nel frattempo preparare il croccante: versare in una pentola 100 g di acque e 400 g di zucchero. Portare a bollore fino a ottenere un caramello biondo. Aggiungere le arachidi tostate e saltarle in padella. Spegnere i fuoco e versare il composto tra due fogli di carta forno col mattarello. Maneggiare con attenzione il croccante in fase di raffreddamento perché molto caldo. Assemblare il dolce togliendo il parfait dagli stampini monoporzione e aggiungendo un po’ di croccante.

Come cantava Mina? “Dammi il cucchiaino / Fai assaggiare un pochettino / Ma che bontà, ma che bontà / Ma che cos’è questa robina qua /Ma che bontà, ma che bontà…” Appropriato per il parfait che andrete a mangiare.

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TruePlaces: l’app su misura per il viaggiatore moderno

“Per un viaggio da vivere e raccontare”. Nasce così l’applicazione TruePlaces, frutto del lavoro dell’italiana TruePlacesItaly: scelto il punto di partenza e di arrivo, l’app crea infatti un itinerario guidato su cui sono segnalate le principali attrazioni turistiche e di interesse. Per non perdersi nulla e avere, appunto, un viaggio “da vivere e da raccontare”.
Ma come nasce TruePlaces? «Dall’idea dei due soci fondatori, Enrico Mirotti e Michelle Fabbri – spiega il team – che lavorando sempre a stretto contatto con gli operatori del settore turistico e con i turisti stessi, si sono accorti negli anni, grazie anche all’esperienza di Assunta De Cristoforo e Fabio Fabbri, della necessità sempre più stringente di creare uno strumento che potesse supportare il turista nella fase di progettazione del viaggio; uno strumento che potesse ordinare, organizzare e proporre in maniera logica ed ottimizzata tutte le informazioni relative alle eccellenze – storiche, culturali, paesaggistiche, enogastronomiche – dei vari territori».
Qual è la novità? «L’approccio innovativo – sono le loro parole – fondato sul concetto di slow tourism, mette in primo piano le bellezze del nostro Paese, anche quelle meno conosciute. Dodici categorie permettono di filtrare i risultati secondo le esigenze e gli interessi di chi viaggia. Le mete sulla mappa rispondono a diversi criteri: dalla cultura, con castelli e borghi, chiese, case di personaggi, patrimonio Unesco, ai motori, passando per la buona gastronomia e l’enoturismo, il wellness, la natura, il divertimento, e anche lo shopping. Che sia un viaggio di piacere, culturale, enogastronomico o di divertimento, TruePlaces fornisce i consigli più opportuni suggerendo i luoghi da visitare, le strutture dove soggiornare e le attività da svolgere per godere di una nuova esperienza di viaggio nei territori meno conosciuti o da riscoprire, tra monumenti, città, botteghe, ristoranti e agriturismi».
I fondatori sono il modenese Enrico Mirotti, classe ’71,  la giovanissima 19enne Michelle Fabbri, mente “social” del gruppo, e Assunta De Cristofaro, partner e direttore tecnico di una delle principali agenzie di viaggio incoming in Emilia-Romagna. Qual è il loro obiettivo? «Fornire al turista – spiegano – uno strumento per creare il proprio itinerario e trasformare quello che può essere un semplice trasferimento logistico in un viaggio, un’esperienza alla scoperta di territori meno conosciuti, pieni di storie, di persone e di esperienze da vivere e da raccontare».
TruePlacesItaly si basa sulla curiosità. Sulla curiosità del viaggiatore di scoprire angoli nascosti, scorci paesaggistici, botteghe, piccoli ristoranti e agriturismi da sogno. «La caratteristica e il differenziale dell’app sta nell’idea di non concentrare le segnalazioni su un unico territorio/città – dice il team – ma proporre al viaggiatore i gioielli da scoprire lungo il percorso dall’inizio del viaggio alla meta prescelta. Il viaggiatore che ha voglia di scoprire nuovi punti di interesse può pianificare il suo viaggio o decidere di ‘improvvisare’ e sfruttare la funzione AroundMe che, grazie alla geolocalizzazione, suggerisce le tappe più vicine e interessanti».
Gli obiettivi sono essenzialmente due: «Comunicare con il turista già in fase di progettazione di viaggio e mettere in risalto le eccellenze del territorio sia come prodotto sia come posizione geografica».
Per un viaggio vissuto in chiave moderna. «Il presupposto fondamentale – concludono quelli di TruePlacesItaly – è non basarsi più sulla sola località di arrivo scelta dall’utente ma guidare davvero il viaggiatore che ha voglia di scoprire lungo il suo tragitto».

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Junya Watanabe lancia un trench iper-innovativo

Coniugare fashion, design, eco-friendly e funzionalità nello stesso capo non è cosa semplice: ma l’allievo di Comme des Garcons, Junya Watanabe, designer eclettico e visionario, ci è riuscito alla perfezione: il trench da lui realizzato ha quattro piccoli pannelli solari posizionati sulla schiena, due sul davanti e degli speciali strumenti di rivestimento interno che permettono di ricaricare la batteria del vostro i-phone quasi scarico.
La linea estetica del trench non perde di gradevolezza ed armonia mentre la funzionalità del capo resta il suo vero marchio di fabbrica.
Il trench di Watanabe è disponibile anche sulla piattaforma e-commerce di ssense.com

Images: Kenta Cobayashi

www.ssense.com/en-us/feature/this-is-your-final-look

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ISTITUTO SECOLI LANCIA LA PRIMA EDIZIONE DI THE MENSWEAR DESIGN CONTEST 2016

Credits Photo: Enrico Labriola

L’Istituto Secoli di Milano lancia il primo contest internazionale The menswear design contest 2016 dedicato alla moda maschile e rivolto a studenti e appassionati di moda non professionisti. La partecipazione, gratuita, prevede la realizzazione di un figurino moda ispirato al tema “ibrido”e la sua contaminazione di diversi generi, da caricare sulla piattaforma dedicata e farsi votare. La scadenza è prevista per il 18 dicembre 2016, il premio in palio è un soggiorno a Firenze e gli ingressi al Pitti Immagine Uomo di gennaio 2017.

https://www.facebook.com/IstitutoSecoliEvents/app/421020321355269/

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AIR MAX 97: “LA SILVER” E LA NASCITA DI UNA ICONA

Dopo la sua presentazione nel 1997, Air Max 97, la mitica e ineguagliabile Silver, è diventata un elemento imprescindibile del guardaroba italiano: con il 20°anniversario della Air Max 97 ormai imminente e in vista dei festeggiamenti esclusivamente dedicati all’Italia che seguiranno la riedizione limitata del mese scorso, alcuni di coloro che ne sono stati affascinati fin dall’inizio hanno condiviso i loro ricordi e pensieri su questo modello iconico.
Per celebrare i 20 anni di Air Max 97, lunedì 28 novembre al Teatro Vetra, a Milano, ci sarà un Beat Contest che vedrà sfidarsi diversi giovani, al termine del quale verrà eletto il beat vincitore di 97 BPM, si alterneranno artisti italiani e internazionali come il rapper britannico SKEPTA e i giovani della scena italiana tra i quali Sfera, Ghali, Charlie Charles, Dark Polo Gang, Sick Luke, Rkomi. Per avere accesso alla celebration e a vivere questa experience con Nike, occorre registrarsi al seguente link gonike.me/AM97Silver.

www.nike.com

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FOOT LOCKER E FOOT LOCKER KIDS LANCIANO LA ‘WEEK OF GREATNESS’

Foot Locker Inc., il retail numero uno con base a New York -specializzato nello sportswear – lancia la campagna “Week of Greatness” con cinque nuovi spot con protagonisti il quarterback dell’NFL Tom Brady, il giocatore dell’NBA Carmelo Anthony, il rapper Ja Rule, il point guard dell’NBA Kyrie Irving, e le star del calcio Gareth Bale e Anthony Martial. In tempo per l’arrivo della stagione invernale, la “Week of Greatness” offre un range completo di nuove proposte di sneaker di tutti I top brand in vendita da Foot Locker.

www.footlocker.com

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https://youtu.be/MsJ2kGLiq3M

La passerella a Silicon Valley

Durante la fine degli anni ‘90 il grande pubblico ha scoperto il cyberpunk, fenomeno letterario nato a metà del decennio precedente e considerato un sottogenere della fantascienza. Pochi ricorderanno l’intricata storia del film Matrix (con gli outfit dei protagonisti Keanu Reeves e Carrie-Ann Moss, che quasi alludevano a una capsule di Gareth Pugh), mentre sono molto conosciute le importanti opere di scrittori illustri come William Gibson e Bruce Sterling (è anche grazie a loro se oggi esistono serie Tv come Black Mirror e Westworld). Il mondo del cyberpunk era inquadrato, perlopiù, in un futuro prossimo in cui la tecnologia entrava, anche letteralmente, nella mente delle persone. Tutto sembrava ancora lontano, anche perché una vera connessione con la moda sembrava fantascienza. Chi poteva davvero pensare che a breve ci saremmo vestiti come un Otaku?
L’ultima fashion week ha dato il via a qualcosa di più concreto. La collezione S/S 2017 di Chanel, ideata dal multitasking hero Karl Lagerfeld, ha installato il virus. La sfilata intitolata “Data Center” ha rappresentato in modo emblematico il connubio futuribile tra maestria artigianale e tecnologia. Di certo non è stato il primo, ma che un brand globale sia uscito con uno statement del genere ha implicato aprire un nuovo capitolo. Quello della wearable technology.
Nell’analizzare questo fenomeno si deve fare un passo indietro, precisamente nel 2015 nasce a San Francisco la Silicon Valley Fashion Week. Il format è unico, tre giorni di spettacolo ibrido tra sfilate, trade show e puro entertainment. Un calderone di contaminazioni semantiche. Così superando le reazioni incredule del pubblico, sono apparsi sulle passerelle della Silicon Valley capi interamente stampati in 3D, capispalla come se Balmain avesse creato i costumi per Star Wars, fino ad accessori per metà reali e per metà in realtà aumentata. Quest’anno si è svolta la seconda edizione e, tra le tante impressioni, era fortemente percepibile un diverso approccio creativo rispetto al lavoro degli stilisti di moda: gli abiti non sono un layer identificativo, ma plasmano il proprio significato per assecondare necessità tecnologiche e funzionali di cui non potremo più fare a meno. E’ come se prima del nostro corpo decidessimo di vestire la nostra identità. O la sua alterazione digitale.
Il design di una “smarthole hoodie” potrebbe aiutarci a non dover sollevare continuamente le maniche per interagire con il nostro smartwatch. O una biker jacket a led potrebbe visualizzare sul nostro corpo l’ultimo status di Facebook. Ecco, forse questo magari no, ma è interessante immaginare sino a dove un connubio design-tecnologia si possa spingere. E siamo appena agli inizi.
La Silicon Valley Fashion Week è comunque una visione postmoderna e stimolante che tanto strana non sembra più. Potrebbe diventare, a breve, una nuova fonte d’ispirazione molto fertile. I magazine di moda stanno iniziando a parlarne, e io mi chiedo già: a quando i primi hashtag #svfw tra i post di Brian Boy?

Photos – Courtesy of Betabrand’s Silicon Valley Fashion Week?!

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Musica e moda, tre artisti a cui ispirarsi

Blood Orange
Inclassificabile, geniale, inimitabile nello stile e nella musica, Devontè Hynes, nome di battesimo di Blood Orange, è un concentrato di pura arte. Nato a Londra da genitori della Sierra Leone, il padre, e della Guyana, la madre, è un intellettuale, legge anche 5 libri contemporaneamente, ha conosciuto il jazz da Eric Dolphy, abita nell’East Village e rifiuta qualsiasi etichetta. Non definitelo indie, perciò, vintage o qualsiasi altro aggettivo possa venirvi in mente, perché, forse, è impossibile. “Spesso mi metto vestiti da donna” ha confessato, alternando con disinvoltura skinny jeans a corte T-shirt anni ’80, che lasciano intravedere l’ombelico. Adora i cappelli – da quelli in pelle nere stile Black Panthers ai cappellini da baseball – e gli occhiali da sole, rigorosamente vintage. Si veste di pelle, giacche e pantaloni, ma anche con jeans, salopette, magliette basic o colorate, camice dal sapore rétro. Freetown Sound suo terzo album in studio uscito questa estate, ha ricevuto gli elogi della critica ed è una combinazione perfetta di sintetizzatori anni ’80, r’n’b e suoni caraibici. Un mix apparentemente scollegato, ma che come il suo senso estetico, dà vita ad uno stile particolarissimo ed unico.
Benjamin Clementine
Completamente diverso invece il percorso artistico di un altro musicista inglese. Benjamin Clementine abbandona Londra ancora adolescente per trasferirsi a Parigi dove comincia a suonare ovunque, nelle piazze, in metropolitana, nei bar parigini, ai matrimoni. Questa vita dura per quattro anni, finché non viene scoperto da un talent scout. Storia già sentita, se non che, in questo caso, ci troviamo davanti a un talento cristallino e non a una delle sempre più frequenti apparizioni di artisti destinate a durare il tempo del singolo di turno. Il suo brano del 2013, I Won’t Complain, è stato recentemente scelto per lo spot del profumo Mr. Burberry e Clementine, altissimo, molto magro e con una grazia innata, è diventato un’icona di stile. Taglio di capelli squadrato all’insù, Benjamin ama i lunghi cappotti dalle forme classiche, i pantaloni sartoriali, le maglie girocollo; mentre le camice sono minimal e abbottonate fino al collo. Uno stile british con una piccola eccezione: suona scalzo, a contatto con la terra, semplicemente perché così, “sto da dio”. At Least For Now è uno degli album più intensi dello scorso anno, romantico, impulsivo, elegante, sembra quasi che Leonard Cohen abbia incontrato Chopin. Classe ’88, voce da tenore e autodidatta, suona pianoforte, “lo comprò mio fratello, era un piano verticale Yamaha”, sax e chitarra.
Chet Faker
Più precisamente l’ex Chet Faker, dal momento che quest’anno ha deciso di tornare ad usare il suo nome di battesimo, Nick Murphy. Comunque lo vogliate chiamare, questo ragazzone australiano, diventato famoso nel 2013 con la cover di No Diggity dei Blackstreet, è la quint’essenza dello stile hipster. Barba folta, cappellino di lana, T-shirt stropicciata, lo stile all’apparenza casuale si bilancia con il suo sound chill-wave che richiama James Blake o i Four Tet. Polistrumentista dalla voce avvolgente e a tratti straziante, si è imposto sulla scena indie australiana grazie all’album Built on grass, del 2014. Il passaggio di quest’anno al nuovo lavoro come Nick Murphy, con il singolo Fear Less, è una svolta verso influenze elettroniche. Nonostante non gli piaccia particolarmente essere definito artista hipster, gli elementi di genere continuano ad essere ben presenti: capello lungo, barba, camicia a quadri (accompagnata dalla t-shirt trasandata), zaino e stivaletto. Un personaggio da cui prendere ispirazione in questa parte finale dell’anno, da ascoltare magari mangiando cioccolato.

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SORAYA SHARGHI

Ámadāi (2015)

Politica, sentimento, femminilità e femminismo, forza e coraggio, si incontrano e lottano con la fantasia del suo incredibile talento.
Intervista con SORAYA SHARGHI, artista iraniana oggi residente a San Francisco.

V: Come definisci il tuo modo di fare arte?
S: Uno dei temi più importanti nella mia pittura durante questi anni e che continua a essere cardine, vede me ritratta da piccola. Figure dei cartoni animati, ricordi d’infanzia. Ho creato i miei di personaggi aggressivi e “cute”, per indagare e descrivere la tensione che vivo tra la religione e le mia personale concezione sugli stereotipi, associati alla cultura musulmana. Nei miei lavori cerco di giocare con queste due realtà attraverso l’umorismo. Esplorando il concetto di “Diversità”.

V: Trovo che I tuoi lavori siano impressionanti, super espressivi, l’uso che fai del colore è scioccante, i soggetti evocano condizioni emotive forti e sono vivi; simbologia, immagini oniriche spalmate e mescolate dal tuo pennello sulle tele…..Ci vedo Jonas Wood, ma con più fantasticheria, Tom Wesselmann e qualche vago riferimento alla pop art americana degli anni ’70.
Ho ritrovato nei tuoi personaggi, le figure di Kara Walker e le sue ombre in silhouettes, e anche i colori e una texture alla Wangechi Mutu…..Ti ispiri osservando la pittura degli altri?S: Certo!, Film , libri e altri artisti mi ispirano per fare arte. Adoro Kara Walker, ammiro Wangechi Mutu. Imparo dalla bellezza e le idee degli altri e cerco di tenere gli occhi aperti. Tra i miei artisti preferiti ci sono Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Frida Kahlo, Yayoi Kusama, Laylah Ali, Mathew Barney, Katharina Grosse and Mike Kelley, ma anche Barry McGee, Cindy Sherman, Shahzia Sikandar, James Turrell, Takashi Murakami e Paul McCarthy…….!

V: Pensi che diventare artista si riferisca sempre ad un cammino controverso e difficile? O può essere un processo spontaneo e lineare?
S: Non é mai facile, il processo non è mai lineare. Devi e hai bisogno di sfidare e scontrarti con differenti situazioni. È necessario prendersi il rischio e avere a che fare con il rischio stesso. L’arte ha un grosso impatto sulle persone, la cultura, il mondo. E porta ad prendersi un sacco di responsabilità. Essere artista è una controversia continua e penso dipenda dalla definizone che si da’ all’arte, nonostante la pressione sociale o familiare. L’atto di “fare” arte è tutto. È la più bella sfida e la ricompensa è grande. Anche se significa soffrire e andare contro a delle difficoltà. L’arte di per sé non è sempre sofferenza. La situazione della vita lo è. Come giovane artista, una sofferenza è quella di aver bisogno di soldi per trasferire le mie idee in arte e questa è la parte più difficile e richiede tempo. Quindi non è facile essere artista.

V: Come ti poni verso la situazione politica del tuo paese, l’Iran? Come pittrice, scultrice, come artista, donna, comunicatrice….
S: Sono partita dall’Iran appena un anno e mezzo fa, avevo 25 anni. I concetti di “sguardo postcoloniale” e l’ “essere diverso,” menzionati da Edward Said nel suo ORIENTALISMO sono entrati nei miei studi ed è stato coinvolgente, trasformativo, una sfida che mi ha chiamato a mettermi in gioco. La questione aperta sul nucleare tra il mio paese e il resto del mondo che è sotto gli occhi di tutti, porta il mio paese ad attraversare difficoltà economiche, e ad essere punito dagli Stati Uniti e dai paesi occidentali con gravi sanzioni. Nel mio paese c’è il terrore della guerra, l’orribile e terrificante prospettiva di una Terza Guerra Mondiale. Vogliamo la Pace. Non posso tacere. Io parlo attraverso la mia arte. Come iraniana, come donna e come artista. Spero che una giorno ci sia la pace nel mondo.

V: Innamorata della filosofia e attenta verso la politica, quali letture sono per te prioritarie?S: Mi piacciono i romanzi di Kafka, filosofi come Walter Benjamin, Sigmund Freud, Heidegger, Lacan, Michel Foucault, Judith Butler, Edward Said, and Spivak. Adesso sto leggendo di Joseph Campbell THE POWER OF MYTH: HEROES OF A THOUSAND FACES.

V: Opportunità in San Francisco?
S: È fantastico essere qui. È fantastico avere la possibilità di creare la mia arte e conoscere le opinioni degli altri e le loro interpretazioni del mondo in differenti contesti socio-culturali. È una sfida e forse è una forza. Infatti penso che le limitazioni portano a sviluppare ancora più creatività. Ma sono semplicemente felice di essere qui e di avere questa opportunità.

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Sûrface protegge la pelle di chi vive in città

Un nuovo Rinascimento nel mondo del beauty ha ormai preso piede. Dopo anni di monopolio delle grandi multinazionali è un continuo nascere di nuovi brand di nicchia che trovano grande interesse dei consumatori, sempre più attenti ed informati, grazie ai social e al web. Marchi che spesso nascono dall’esigenza di trovare un determinato prodotto che non si riesce a reperire sul mercato, e che negli ultimi anni ha dato vita ad un fenomeno che vede non addetti al settore mettersi in gioco; affidandosi a professionisti, o ritornare a studiare per creare la linea dei sogni. Li accomuna l’utilizzo di materie prime selezionate e di altissima qualità e la rinuncia a sostanze inutili e dannose come parabeni e siliconi. Filosofia sposata in pieno da Sûrface nuovo brand italianissimo di skincare e bodycare pensato per chi vive in città e la cui pelle è soggetta maggiormente ai danni ossidativi. Alla base della linea la camellia japonica dalle proprietà anti-invecchiamento e purificanti che protegge dagli elementi ambientali della città e contrasta gli effetti di smog e inquinamento. Un brand di prodotti unisex pensato per chi ama l’approccio olistico, ricco di principi attivi, privo di coloranti e profumi e naturalmente di oli minerali, solfati, parabeni & Co.

www.surfacecares.com
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WALKING IN PARIS

Photographer: Stefania Paparelli
Stylist: Nicholas Galletti
Stylist Assistent: Ariane Haas
Groomer: Giulia Cohen @ B Agency
Models:
Ryan Keating @ Metropolitan
Timothée P. @ Metropolitan
Casting: Simo Bart

@All Rights Reserved

L’esclusiva edizione limitata di Kyme per “Degli Effetti” speciali

Da sempre attento al design di qualità, il giovane brand eyewear di Altamura, Kyme, ha realizzato una speciale limited edition in esclusiva per la boutique romana Degli Effetti, impegnata nella ricerca e nelle crescita di giovani talenti. Il marchio dall’energia travolgente, come suggerisce il nome di matrice greca che significa “onda”, per questa edizione limitata ha rivisitato e attualizzato il tradizionale modello con forma a goccia in voga negli anni ’70, dando vita a Beverly, un occhiale moderno con montatura in metallo dorata o argentata, resa unica da dettagli in acetato di cellulosa e da particolari lenti da sole bubble e transition che cambiano colore alla luce del sole.

kymesunglasses.com

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LA GUERRA OLTRE LA NOTIZIA: IL NUOVO LIBRO DI ILENIA MENALE

“La guerra oltre la notizia è un libro che permette di vedere attraverso gli occhi di due grandi inviati di guerra, Franco Di Mare e Toni Capuozzo, la storia e gli eventi bellici ma da un’altra prospettiva: da un punto di vista emozionale e non solamente storico. Ho voluto scrivere di questo aspetto avvalendomi dell’aiuto di due grandi reporter per consentire a tutti di capire davvero cosa sia la guerra oltre la notizia”. Così Ilenia Menale, giovane giornalista napoletana racconta il suo primo libro. Il testo vuole emozionare e sensibilizzare il lettore che si calerà nella figura del reporter di guerra e vivrà, attraverso gli occhi di chi l’ha vissuta, le emozioni, lo stress, la paura, la rabbia della guerra. Il libro ha ottenuto il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio e contiene interviste a due reporter di grande rilievo: Franco Di Mare, noto giornalista Tg1 e conduttore di Uno Mattina e Toni Capuozzo, conduttore dello storico programma Terra! Su Rete 4. Entrambi hanno storie personali da svelare ed emozioni da raccontare. Tra le tante le presentazioni del libro: il giorno 11 dicembre alle ore 19,00 presso la Fiera della piccola e media editoria “Più libri più liberi” dialogherà con l’autrice Franco Di Mare mentre il 15 dicembre alle ore 18,30 presso il Teatro Comunale di Formello, alle porte di Roma, saranno presenti insieme all’autrice Massimo Cinque, autore Rai e docente Luiss e Giovan Battista Brunori, Vice Caporedattore Esteri e Vaticanista Tg2. Un ottimo regalo di Natale che contiene un messaggio d’amore ma anche di speranza. “Sono molto felice del supporto che ho avuto dal mio Editore, Mattioli 1885, ma anche da Di Mare, Brunori e Capuozzo e da Massimo Cinque che mi ha aiutato a rendere sempre diverse le mie presentazioni. Quando chi ti è vicino crede nel tuo progetto, non senti la fatica e superi facilmente gli ostacoli. Certo, non è stato semplice. Mi sono commossa più volte scrivendo ma questo l’avevo messo in conto”. Non a caso allora in quarta di copertina racconta il lavoro Giovan Battista Brunori: “Il libro conduce il lettore ad andare oltre i luoghi comuni sulla guerra e a confrontarsi con le esperienze concrete del giornalista che compie in condizioni proibitive il proprio lavoro, per amore della verità. Un documento su un mestiere affascinante ma difficile che mette a dura prova le emozioni e i sentimenti dell’inviato che, prima che un professionista, è un uomo che sceglie di denunciare – a rischio della sua incolumità personale – l’assurdità della violenza dell’uomo sull’uomo.”

La guerra oltre la notizie ed. Mattioli 1885
Per informazioni: [email protected]

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Smart work? 5 musthave per lavorare dovunque

La cultura del lavoro sta cambiando faccia e anche in Italia sempre più datori hanno cominciato ad allentare la presa, consci che il rendimento dei propri dipendenti non sempre dipende dalla presenza fisica in ufficio, anzi. Diverse ricerche, come quella sviluppata dalla Dell and Intel Future Workforce Study 2016, hanno dimostrato che la possibilità di gestire il proprio tempo e parte del lavoro anche da remoto, migliora notevolmente la qualità della vita e di conseguenza la produttività. Vivendo in una società sempre più veloce, sta diventando quasi insostenibile conciliare i tempi privati con quelli lavorativi e, in questo scenario che si fa sempre più attuale, la presenza della tecnologia sta avendo un ruolo sempre più importante. Potrebbe non essere abbastanza, ma è certo che sia un buon trampolino di lancio, del quale bisogna riconoscere i vantaggi e accettarne le sfide. Una su tutte, l’impossibilità di sostituire l’efficacia di una comunicazione face-to-face, ma d’altro canto è riconosciuto da tutti il vantaggio non indifferente nell’eliminazione dei tempi legati agli spostamenti da casa all’ufficio e viceversa. Come fare a gestire, allora, questa nuova libertà? Basterà avere a portata di mano tutti gli strumenti essenziali per rimanere concentrati, per organizzarsi, rispettare le consegne e ritrovarsi coni più tempo libero.

  • Cuffie PXC450 Sennheiser

Non sarà solo la propria abitazione a diventare il luogo di lavoro, ma potranno esserlo caffetterie, hub, coworking. Per rimanere concentrati, dunque, le cuffie PXC 450 Sennheiser sono l’alleato perfetto, visto che sono dotate di NoiseGard, un sistema di compensazione del rumore che riduce efficacemente fino al 90% il frastuono ambientale. Inoltre, l’innovativa nuova funzione TalkThrough permette di comunicare con i vicini senza togliere le cuffie. Autonomia di 16 ore.

en-us.sennheiser.com

  • Router Wi-Fi D-Link 510L

La comunicazione oggi viaggia veloce e lo fa in rete. Avere un accesso Internet sicuro e stabile diventa quindi un must per chiunque lavori da remoto o compia molti spostamenti. Con il router D-Link 510L la connessione Internet e la sua condivisione saranno veloci e protette, così da poter lavorare in tranquillità, grazie alla tecnologia Wireless AC. Inoltre, grazie alla batteria interna ad alta velocità, il router è in grado di ricaricare anche i dispositivi collegati.

www.dlink.co

  • MobileVision Bamboo

È un organizer, ma è anche una stazione di ricarica per dispositivi. Il MobileVision è un semplice supporto in legno che diventerà essenziale sia per conservare documenti di lavoro in ordine, che per ricaricare pc, smartphone e altri dispositivi elettronici. Grazie a dei magneti i dispositivi sono stabili, mentre la base profonda nasconde ordinatamente cavi e fili alla vista. L’ordine visivo può aiutare a mantenere lo spazio di lavoro organizzato e pronto per emergenze.

www.mobilevisionus.com

  • Smart Writing Set Moleskine

Scrivere su carta, memorizzare e condividere in digitale. Niente di più facile e comodo grazie allo Smart Writing set firmato Moleskine. Tutto il sistema è composto da più parti collegate tra loro ed essenziali per il funzionamento completo: un Paper Tablet, una Moleskine Pen+ e la Moleskine Notes App, disponibile sia per iOS che Android. Con questi tre semplici oggetti che s’integrano fra loro prendere appunti, fare schizzi per un nuovo progetto o inviare email scritte a mano sarà veloce ed efficace.

store.moleskine.com

  • Huawei MateBook

Design ultra sottile, leggerezza e compatibilità: questi gli ingredienti del nuovo Huawei MateBook, che sembra davvero essere il compagno ideale per ogni viaggio e per chi non lavora mai nello stesso posto. Sebbene abbia un sistema Windows, caratteristica che potrebbe far storcere il naso a molti, promette di essere un ottimo sostituto ai pc portatili con fino a 8GB di memoria RAM LPDDR3, fino a 512GB di SSD ad alta velocità e processore Intel® di sesta generazione. Solo 640 gr di peso e 6,9 mm di spessore da avere sempre con sé.

consumer.huawei.com

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MANDARIN ORIENTAL MILANO: DUE PREMI PER IL DESIGN

European Hotel Design Award 2016, prestigioso riconoscimento che il magazine inglese Sleeper assegna ogni anno al meglio del design e dell’architettura alberghiera in Europa, ha premiato Mandarin Oriental, Milan come miglior candidato per le categorie Interior Design of the Year – Bar e Interior Design of the Year – Spa, grazie ai progetti elaborati da Antonio Citterio Patricia Viel Interiors. European Hotel Design Award 2016 ha scelto Mandarin Oriental per le categorie Bar e Spa riconoscendo il progetto avanguardistico e ricercato, in linea con gli standard di creatività, innovazione ed eccellenza del concorso che premia tredici diverse categorie di design. La giuria, formata da esperti del settore che rappresentano le varie discipline coinvolte, seleziona ogni anno i migliori nuovi progetti in tutta Europa.

www.mandarinoriental.it

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LA SCELTA VINTAGE DI PANERAI

Tornano dagli anni Trenta i Radiomir 3 Days Acciaio, a cui l’Orologeria Panerai dedica due Special Edition, disponibili in due diverse varianti, una con il quadrante nero e una in un esclusivo marrone sfumato che suggerisce la presenza dei segni lasciati dal tempo. Un ritorno storico, che permette al pubblico e ai collezionisti più attenti di riscoprire un affascinante capitolo della storia Panerai. Questi orologi si caratterizzano per la presenza di una lunetta dodecagonale in acciaio satinato, con gli angoli smussati e lucidati e la stessa incisione dei modelli storici, realizzata con i caratteri dell’epoca. Il quadrante, dalle linee pulite ed essenziali, presenta una struttura a sandwich che valorizza al massimo la leggibilità dei grandi indici a cifra o lineari, mentre sul retro della cassa, un largo oblò con il vetro zaffiro consente di ammirare il movimento a carica manuale. Inoltre entrambi i nuovi Radiomir 3 Days Acciaio sono impermeabili fino a 3 bar (circa 30 metri di profondità).

www.panerai.com

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Un emoji al giorno: Con Comme des Garcons ora si può

Comme Des Garcons, il famoso brand giapponese che si contraddistingue per fantasia ed innovazione, ha lanciato pochi giorni fa la nuova App Emoji Comme Des Garcons per iMessage.
L’applicazione, disponibile su Apple Store, comprende un pacchetto di 24 espressioni originali e divertenti per rendere i messaggi uno scambio di tempo estremamente piacevole.
Fra le varie faces, ovviamente, non poteva mancare quella di Babbo Natale con tanto di cappello rosso in testa.

www.comme-des-garcons.com

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JCRT: dal web la nuova avventura di Jeffrey Costello e Robert Tagliapietra

Hanno entrambi imparato l’arte della sartoria dalle nonne che, per puro caso, avevano tutte e due lavorato per Norman Norell negli anni Sessanta, ma loro si sono incontrati solo nel 1994, quando Jeffrey Costello, nativo della Pennsylvania, si è trasferito nella Grande Mela. Subito dopo l’incontro con Robert Tagliapietra, newyorchese e laureato alla Parson’s, i due sono diventati fra i protagonisti della scena creativa della Downtown Manhattan. Con il marchio Costello Tagliapietra hanno solcato le passerelle della New York Fashion Week, sono apparsi su Vogue e altre testate prestigiose e sono stati finalisti per due anni consecutivi dell’importante CFDA Awards/Vogue Fashion Fund. Molti i premi vinti e i riconoscimenti, poi la decisione di sospendere la linea e intraprendere un’altra strada, un progetto che prende il nome dalle loro iniziali, cioè JCRT, e parte da un capo di abbigliamento che da sempre li caratterizza tanto da renderli iconici: la camicia a scacchi. JCRT nasce sul web, inoltre ha una caratteristica molto peculiare, ogni modello di plaid shirt è associato a un vecchio vinile che, in qualche modo, ha segnato e influenzato i due stilisti. Incuriositi, non potevamo non fare una chiacchierata con Jeffrey e Robert per farci raccontare meglio il progetto.

Mi potete raccontare come è nato questo progetto? Mi sembra chiaramente legato al modo in cui vi vestite, con un capo che, da subito, vi ha reso particolarmente riconoscibili.
Alla chiusura del nostro marchio di abbigliamento femminile Costello Tagliapietra, lo scorso anno, ci siamo presi un po’ di tempo per valutare desideri e direzioni da intraprendere. Abbiamo anche avuto un paio di offerte come direttori creativi per altri marchi, invece poi, si è presentata l’occasione con nuovi partner che ci hanno chiesto cosa avremmo voluto fare e la risposta è stata immediata: camicie a quadri. Veniamo entrambi da famiglie di sarti e per questo siamo innamorati allo stesso modo della sartorialità, così come lo siamo del design. Entrambi indossiamo plaid shirts tutto il tempo, le avevamo addosso persino quando ci siamo incontrati per la prima volta. Ci piace la storia del plaid e la possibilità di portare questo tipo di indumento nel futuro.

Come siete arrivati all’idea di mettere in relazione i colori e il tipo di camicia con i vecchi dischi e le loro cover?
Abbiamo una vasta collezione di vinili e tutti e due andiamo a curiosare nei negozi di dischi quando viaggiamo. Passiamo ore a cercare fra pile di vecchi 33 giri, nella speranza di scoprire, magari, un disco che abbiamo cercato per anni. C’è una magia in quelle copertine che abbiamo voluto trasmettere attraverso le camicie. È bello indossarne una e avere questo tipo di connessione emotiva mentre la si indossa per tutta la giornata. Queste camicie ci trasportano al momento in cui abbiamo preso in mano quegli album per la prima volta ed è una sensazione che speriamo di trasmettere anche agli altri.

Perché un e-commerce?
Ci permette di vendere i prodotti al costo a cui li venderemmo ai negozi. Siamo in grado di dare ai nostri clienti una camicia a 125 dollari escludendo questo intermediario, altrimenti potrebbe costare tra i 250 e i 550 dollari al dettaglio. Non volevamo fare sacrifici in merito ai tessuti utilizzati o al processo di realizzazione del capo, ciascuna delle nostre camicie è tagliata a mano singolarmente e poi cucita con cura utilizzando dettagli, bottoni e tessuti di alta qualità. Con JCRT possiamo anche realizzare plaid di grandi dimensioni che, se fatti tradizionalmente, consumerebbero fino a sette yarde di tessuto al fine di risultare perfetti, se consideriamo che per una yarda il costo è di dodici dollari arriveremmo alla cifra a cui vendiamo le camicie solo con il materiale! In caso di vendita al dettaglio si è sempre preoccupati di tagliare il più possibile i costi in modo da poter soddisfare le esigenze dei negozianti, piuttosto che quelle dei clienti; con JCRT la camicia va direttamente dalla macchina da cucire al cliente, quindi non ci sono proprio tagli di nessun tipo.

Come e con cosa si può indossare una camicia a scacchi in modo disinvolto? In quali occasioni?
Una camicia a quadri può essere indossata ovunque se abbinata con la giacca, il completo o i pantaloni giusti. È perfetta insieme ai chinos o a un paio di jeans, ma sembra altrettanto interessante con giacca e cravatta. Abbiamo voluto creare una camicia a quadri che ricordi uno chemisier in termini di taglio e finitura, in modo che possa risultare confortevole in ufficio, così come quando la si mette durante il fine settimana.

Un’avventura nello stile al maschile dopo tanti anni nella moda femminile e un progetto che, ai miei occhi, è molto personale. Verrebbe da pensare che l’idea nasca da una sorta di delusione del precedente percorso…
Siamo molto orgogliosi di ciò che abbiamo realizzato nella moda femminile. La nostra decisione di chiudere la linea Costello Tagliapietra è stata determinata dal modo e dalla direzione in cui sta andando l’industria del fashion system. La necessità del settore di avere un flusso costante di prodotti e la sua generale mancanza di attenzione alla qualità, ha reso i nostri obiettivi sempre più difficili da raggiungere. Invece, entrambi siamo ispirati dal processo di realizzazione di un capo e dalla manualità, che dice molto su chi siamo e su come progettiamo. È stato anche scoraggiante notare come il fashion system spesso si esalti per marchi di bassa qualità, mentre altri, per noi più interessanti, non ottengono lo stesso credito.

Continuerete anche con alcune proposte declinate al femminile?
Ci sarà l’introduzione di sempre più pezzi per lei nel corso del tempo. Noi li vediamo come qualcosa che si pone a metà strada fra la linea Costello Tagliapietra e quello che abbiamo realizzato nelle nostre collaborazioni con Uniqlo e Barneys Co-op.

Quando possiamo dire che un uomo è elegante? Che cosa è l’eleganza per voi?
C’è eleganza quando la persona ha fiducia in se stessa e si comporta in modo da mostrarlo. Per noi, il termine italiano sprezzatura esemplifica questa attitudine ed è un modo molto più moderno di mostrare eleganza.

Ha ancora senso la parola lusso al giorno d’oggi?
Oggi il lusso è cambiato. Non siamo sicuri di essere qualificati per dire veramente quello che è diventato, ma in passato era sinonimo di una qualità superiore e di artigianato. È stato qualcosa di più di una semplice tendenza, era un cimelio di famiglia ed era un modo di vivere. Il lusso era sinonimo di qualcosa di aspirazionale, non perché lo indossava una stella dei reality, ma perché era qualcosa di cui prendersi cura e da amare.

Cosa non deve mancare in un guardaroba maschile?
Una camicia a quadri, naturalmente!

Progetti e sogni per il futuro?
Siamo davvero entusiasti di veder crescere JCRT, di offrire nuovi prodotti, tra cui pantaloni e capispalla, e di poter realizzare in pieno il potenziale di questo marchio.

www.jc-rt.com

@Riproduzione Riservata 

Perceptive Variations: non perdetevi la mostra milanese

Photo by Jill Schweber

Davanti alla molteplicità dell’esistenza, non potremo fare a meno di porci un’importante questione: che cosa significa “Io” oggi?
Perceptive Variations, la seconda mostra fotografica del progetto THIS IS ME NOT BEING YOU – TIMNBY, a cura di Micaela Flenda in collaborazione con The Candy Box, Studio Modulo e Graficartiere, indaga come la contemporaneità, la tecnologia e I social media abbiano creato nuovi esseri, corpi, icone, divinità fittizie, che racchiudono in sè l’esigenza esoterica di un’identificazione collettiva. Il desiderio feroce di identità è tornato urgente e necessario e la collettiva composta da 8 autori internazionali: Linda Brownlee, Cristina Coral, Can Dagarlsani, Parker Day, Polly Penrose, Katrin Olafs, Camille Rouzaud e Jill Schweber, lo dimostra magnificamente.

Dal 23 al 26 Novembre 2016
via Circo, 1 Milano
Opening 23 Novembre ore 18.30-21.00

@Riproduzione Riservata

Tweed Walk: A spasso nel buon gusto

Seconda tappa presso Ulturale

Successo meritato e confermato per la seconda edizione della Tweed Walk, organizzata da Stilemaschile e andata in scena all’ombra del Vesuvio, sabato 19 novembre. Questa volta è toccato a Napoli, capitale indiscussa dell’eleganza e dell’artigianalità maschile, fare da scenografia alla passeggiata culturale dei gentiluomini in Tweed. Tre tappe hanno scandito questo tuffo nel mondo del bespoke. Il primo appuntamento si è tenuto nella showroom-museo di M. Cilento sulla Riviera di Chiaia, tempio di stile italiano e tradizione inglese. Il secondo si è svolto presso la boutique Ulturale, in Via Carlo Poerio 115, marchio di cravatte divenuto famoso per lo scaramantico ‘cornetto’ contro la mala sorte, nascosto all’interno di ogni cravatta dal gusto fortemente partenopeo, dove hanno trovato spazio anche alcune pipe ultracentenarie di Savinelli. La terza ed ultima tappa ha avuto luogo nella sala eventi di E.Marinella, in Via Riviera di Chiaia 287, dove il Gran Maestro Giancarlo Maresca, massimo esperto di costume maschile, ha presentato agli ospiti la collezione “Archivio”, dedicata ai pattern storici di casa Marinella dagli anni ’30 agli anni ‘80, frutto di un lavoro di ricerca sugli antichi archivi riportati alla luce per la gioia degli appassionati. “La Tweed Walk si prefigge di promuove l’educazione, il buon gusto e il rispetto per il nostro patrimonio artistico, valori culturali, etici ed estetici al contempo, di cui si sente fortemente la mancanza”, spiega Alfredo de Giglio, direttore di Stilemaschile. Questo salotto dedicato alla cultura maschile, con base a Roma, vuole riscoprire, preservare e condividere questo grande codice genetico di stile, attraverso la creazione di eventi, attività culturali e convegni.

www.stilemaschile.it

Photo credit: Alessio Fusco

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Cinema e moda complici nel nuovo revival

Café Society courtesy of Warner Bros. Pictures

Realtà e finzione, passato e presente, mito e quotidiano non sono termini di una dicotomia ma di un’endiadi. Lo conferma il fatto che il cinema che fa volare la nostra fantasia e la moda che appartiene al nostro vissuto reale, intrecciano i loro ruoli sempre più spesso, soprattutto per definire personaggi maschili che abbiano una solida credibilità, preferibilmente ambientati nel passato. Non a caso il vintage futuribile è la grande tendenza del gusto e del costume attuale e infonde nuova linfa non solo nella vita, ma anche in alcuni film sul grande schermo. Sull’onda di questo tormentone che volge lo sguardo al futuro con un occhio legato al passato e a un mondo a volte fantastico ricreato sulla base di spunti fumettistici collegati alla realtà attuale, le liaison fra moda maschile e cinema sono state e sono tuttora molteplici. Armani ha creato il guardaroba di Richard Gere per il film ‘American Gigolò’ manifesto della nuova virilità anni ‘80 e ha trionfato a Hollywood con i costumi del film ‘Gli intoccabili’, che si rifà all’epoca di Al Capone. Neanche una decade prima Ralph Lauren, negli anni ’70, rilanciò lo stile rétro dei ruggenti ’20, disegnando gli abiti di Robert Redford per ‘Il grande Gatsby’, che recentemente sono stati ideati da Brooks Brothers per il remake del film con Di Caprio. Poi c’è anche chi dall’ufficio stile di grandi maison è passato a dirigere film, transitando dietro la macchina da presa: è il caso del visionario texano Tom Ford, vincitore con il film da lui scritto e diretto ‘Animali Notturni’, del Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia 2016, un riconoscimento importante per un cineasta alla sua seconda prova, dopo l’esordio con il multi premiato ‘A single man’ del 2009. Anche in questa seconda avventura, che forse condurrà i suoi attori protagonisti Amy Adams e Jake Gyllenhaal a vincere gli Oscar come migliori attori protagonisti, Ford ha voluto avvalersi della costumista Arianne Phillips, che ha collaborato spesso con Madonna e ha firmato già il guardaroba dei protagonisti di Kingsman con Colin Firth, tutto incentrato sulla sartorialità inglese di Savile Row. Il sequel sarà svelato nelle sale nel 2017 e prevede ancora i costumi della Phillips sul set. In ‘Animali notturni’, ambientato nel Texas e a Los Angeles, un film in cui la stessa idea di mascolinità si trova messa in discussione attraverso la visuale del protagonista, come osserva la Phillips, “Tom capisce che c’è un rapporto tra quello che indossiamo e la nostra identità”. E così gli abiti di scena diventano una seconda pelle alimentando una sorta di spirito di emulazione nello spettatore, incantato dalla visione estetizzante del regista, molto apprezzata in ‘The single man’ dove l’elegantissimo Colin Firth appariva un dandy anni ’60. Due film molto romantici e ambientati negli anni ’30, ‘Genius‘ di Michael Grandage e ‘Café Society‘ di Woody Allen, rinnovano l’alchimia fra cinema e moda maschile esaltando il ruolo del passato come guida e chiave di lettura del presente. Nel primo film i cappelli Borsalino anni ’30 e i cappotti doppiopetto con i revers a lancia di Colin Firth fanno da contrappunto agli abiti elegantemente sciatti e quasi logori di Jude Law nel ruolo di Thomas Wolfe, mentre in Café Society si descrive la mondana frivolezza della società dell’epoca jazz. Il film, che si svolge fra New York e Los Angeles, presenta il protagonista Jesse Eisenberg infilato in giacche da smoking immacolate, pantaloni a vita alta e con al collo cravatte ampie nel segno di un’esibita ed edonistica ricercatezza tipica di un’epoca dominata dallo charme del playboy da silver screen. E per chiudere il cerchio, non è raro vedere casi di attori che anche al di fuori dal set scelgono i canoni di un’eleganza un po’ vintage, ma in fondo senza tempo. Benedict Cumberbatch che sul set di ‘Doctor Strange‘ sfoggia un ampio mantello rosso molto costruito e icastico per far sognare le platee, sul tappeto (sempre rosso) sa interpretare abilmente la modernità di un completo blu scuro di Giorgio Armani Made to Measure che agli anni ’30 si ispira da sempre.

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Abstract Expressionism: report dalla mostra di Londra

Jackson Pollock, Blue poles, 1952

Fu nel 1946 che il critico d’arte Robert Coates coniò il termine abstract expressionism, espressionismo astratto, facendo riferimento ad un nuovo fenomeno affacciatosi nell’arte al quale aderì una generazione di artisti dalla metà del 1940, nativi americani nonché migranti in fuga dall’Europa, artisti che avevano come comune denominatore le due guerre mondiali, la grande depressione, la guerra civile spagnola, la devastazione della bomba atomica e la conseguente guerra fredda. I primi lavori riflettono perciò il periodo nero legato a queste tristi vicende. Nel 1958 il museo d’arte moderna di N.Y organizzò la mostra The new American painting, presentando alcuni dei più famosi artisti espressionisti e nel 1959,oltre ad altre città europee, anche la Tate Gallery di Londra ospitò questa mostra. Oggi è la volta della Royal Academy of Arts, che, fino al 2 Gennaio 2017, ospita la mostra Abstract Expressionism, che raccoglie circa 150 opere tra dipinti, sculture e foto dei maggiori espressionisti astratti. Ad attendere il visitatore all’esterno, le sculture di David Smith, mentre nei grandi saloni interni fanno bella mostra le opere del maestro Pollock, col suo stile di ping, ovvero il modo di dipingere facendo colare il colore da dei fori o spargendolo con un bastone o pennellom, le grandi tele di Rothko, De Kooning, Barnett Newman, nonché Joan Mitchell con il dipinto luminoso in cui fa riferimento a Cezanne e alle ninfee di Monet. Ciò che accomuna questi artisti, oltre al clima di difficoltà storico -politico vissuto, è la rottura con la tradizione dell’arte realista e l’abbandono della serenità del figurativo per affermare una sofferenza totale e una successiva fiducia quando l’America si lascia alle spalle il periodo della guerra. Sottolineato dal curatore della mostra David Angam, “Non è facile interpretare questa corrente artistica” ma possiamo provare ad andare oltre le apparenze, come dice Rothko, e mettersi in discussione davanti a ciò che sembra evidente, non cessando di ricordare che le opere di questo movimento hanno ispirato artisti divisi fra l’angoscia del passato e la speranza di un futuro migliore.

Abstract Expressionism
Royal Academy of Arts
24 settembre 2016- 2 gennaio 2017
www.royalacademy.org

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Debutta a Los Angeles la Nuova Originale Jaguar XKSS

Sembrava essere finito tutto con un incendio ma la voglia di far crescere l’amore per il classico e per le auto d’epoca è proseguita fino ad oggi e il risultato ha un fascino british inestimabile.

La supercar dalle linee inconfondibili sta tornando sul mercato, ma solo per nove fortunatissimi collezionisti: dopo quasi 60 anni infatti, dall’incendio nella fabbrica delle British Midland del 1957, Jaguar ha presentato in questi giorni a Los Angeles nove nuovi esemplari di XKSS, esattamente quelle andate perse nelle fiamme. Rifinite con una colorazione Sherwood Green, le splendide XKSS saranno completamente nuove, ma i numeri del telaio corrisponderanno a quelli di fine anni ’50. Una vera chicca per gli intenditori che vorranno spendere 1 milione di sterline per averne una.

Jaguar non è nuova alle repliche di modelli considerati timeless: solo qualche anno fa infatti, i tecnici dell’azienda britannica avevano riportato alla luce sei Lightweight E-type. Questa volta ancora di più, per la XKSS, la mimesi con le linee dell’epoca è perfetta: carrozzeria in lega di magnesio, freni a disco Dunlop con pompa Plessey su tutte le ruote caratterizzate da cerchi a doppio corpo rivettato in lega di magnesio. Completano il gioiello, il motore Jaguar D-type a 6 cilindri in linea di 3,4 litri e 262 CV e i dettagli dell’interno, dal legno del volante, alla grana dei sedili in pelle, fino alle manopole in ottone sul cruscotto della XKSS.

Dunque, aspetto vintage e anima tecnologica per le nuove XKSS, sicuramente tra i modelli più importanti nella storia del giaguaro. Per intenditori, ma non solo.

www.jaguar.it

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Cinecult: Animali notturni di Tom Ford

ph. merrick morton-universal pictures international 

Vivamente consigliato ai lettori e agli utenti del nostro portale dedicato allo stile di un uomo in tutti gli aspetti della vita, questo film, ‘Animali notturni’ può essere tranquillamente definito un autentico capolavoro e sicuramente la pellicola che segna la maturazione nell’olimpo di Hollywood e nella tecnica cinematografica di Tom Ford, noto al mondo come uno stilista sensibile e visionario e un cineasta di successo alla sua seconda, pregevole prova dopo il pluripremiato ‘A single man’. Il film, distribuito da Universal Pictures, insignito del Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Venezia descrive nella forma di un thriller romantico l’evoluzione del legame d’amore di una coppia divorziata che si trova a scoprire verità inattese dopo tanti anni di distanza. La gallerista d’arte Susan Morrow (Amy Adams) riceve dall’ex marito Edward Sheffield (Jake Gyllenhall), romanziere sensibile e tormentato, una prima copia del manoscritto che racconta la tragica e violenta storia di un padre di famiglia Tony Hastings (sempre interpretato da Gyllenhaal) che sulla strada per una vacanza perde la moglie e la figlia in seguito all’incontro-scontro con una gang di delinquenti on the road che sequestrano, stuprano e uccidono le due donne. Tony inseguirà gli assassini con l’aiuto del laconico tenente Bobby Andes (il candidato all’Oscar Michael Shannon) che cercherà la via più illegale e eterodossa per ottenere vendetta. Il romanzo si chiama ‘Animali Notturni’ ed è ispirato in modo latente alla figura di Susan che, quando erano insieme Edward era solito chiamare appunto ‘animale notturno’ perché irrequieta e incline all’insonnia. Il film sovrappone con sottile maestria due livelli narrativi apparentemente inconciliabili, il romanzo e la realtà e cioè rispettivamente il pathos e la suspence da un lato e la complessa trama delle relazioni umane e sentimentali. Le due dimensioni drammaturgiche sono legate dal tema della vendetta dello scrittore verso la sua ex moglie che lo ha abbandonato per condurre una vita tranquilla, solida ma borghese e noiosa accanto al marito Hutton che le è infedele, un uomo d’affari playboy interpretato dall’avvenente Armie Hammer. Il film ricco di suggestioni visive e costruito in modo impeccabile sia nella sceneggiatura sia nei bei dialoghi rivela tutto il talento espressivo di Ford che convoglia nel cinema la sua sensibilità estetica, evidente nella fotografia ricercata e nei costumi, e lo sviluppo di una concezione della mascolinità fragile, precaria e vulnerabile che insegue sia Edward che Tony e che ha molto toccato nel profondo Gyllenhall, candidato all’Oscar per questo film insieme a Amy Adams, dalle indimenticabili chiome fulve. Del film ricorderemo in particolare una battuta: “chi scrive ha il compito di tenere vive le cose perché grazie alla scrittura possano sopravvivere e durare per sempre”, efficace, realistica e romantica come questo magnifico film da vedere e rivedere.

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TOP TEN – @SIMONEDECHECCO – INVERNO SULLE ALPI

Cover:Alpina Dolomites Gardena Health Lodge & Spa

Inverno e neve. Silenzio e adrenalina.
Le Alpi affascinano da sempre per eleganza, dinamicità ed accoglienza.
Soggiornare lungo l’arco alpino può essere un’esperienza da percorrere, magari, a tappe che conquisterà sportivi e cacciatori di “belle vie”.

Alpina Dolomites Gardena Health Lodge & Spa, Compatsch  (Bolzano)
Una struttura architettonica che si fonde armoniosamente con il magnifico ambiente circostanze delle Alpi di Siusi.
A sorprendere gli spazi ampi e luminosi e la strepitosa vista panoramica sul più grande altopiano d’Europa.

Hotel La Perla, Corvara in Badia  (Bolzano)
Per gli amanti della buona cucina uno dei ristoranti più rinomati dell’Alta Badia è La Stüa de Michil, situato all’interno dell’hotel La Perla di Corvara, premiato con una stella Michelin. La cucina propone un menù realizzato con prodotti biologici, equosolidali e locali. Candele, opere d’arte originali e oggetti di antiquariato sono la cornice di questo ambiente intimo.

Alpenroyal Grand Hotel, Gourmet & Spa Dolomites, Selva Alta Val Gardena (Bolzano)
Considerato il miglior resort per lo sci in Italia, l’hotel offre facile accesso a una vasta area sciistica con ampie piste e panorami meravigliosi. Oltre a sciare nelle aree del Massiccio del Sella è possibile intrattenersi con lo slittino, pattinando o organizzando escursioni in carrozza.

Grand Hotel Billia, Saint Vincent (Aosta)
Lo splendore della Belle Époque accoglie i turisti chic nel cuore delle Alpi italiane. Da provare i 1.800 metri quadri dell’area relax, con piscina interna-esterna per un’insolita nuotata invernale all’aria aperta. Se si soggiorna a Saint Vincent è impossibile non fare una puntata al Casino de la Vallée.

Kulm Hotel St. Moritz, St. Moritz (Engadina)
La fama di Sankt Moritz, quale meta turistica elegante e raffinata, è irrimediabilmente legata all’inaugurazione del Kulm Hotel, nel 1856. Da allora, Sankt Moritz è diventata una ricercatissima località sciistica grazie anche alla vista meravigliosa sulla valle dell’Engadina.

Gstaad Palace, Gstaad  (Berna)
L’elegante edificio arroccato sulla parete superiore delle alpi bearnesi ha ospitato, nel corso degli anni, molti personaggi del jet set internazionale. Il lobby Bar è il cuore di questo luogo dove gli ospiti si ritrovano per ascoltare musica dal vivo o sorseggiare champagne fino a tarda notte.

The Chedi Andermatt, Andermatt (Valle di Orsera)
Immerso nella bellezza naturale delle Alpi svizzere, The Chedi è elegantemente circondato dai tipici chalet di Andermatt, un affascinante villaggio senza tempo nella Valle di Orsera. Insolito il ristorante interno giapponese, che ad alta quota offre una scelta di sushi, sashimi e tempura.

Hotel Guarda Golf, Crans Montana (Canton Vallese)
Situato su un altipiano affacciato sul campo disegnato da Jack Nicklaus, integra alla perfezione ospitalità e svago per tutti i cultori del golf. Velluti, pelle e boiserie accolgono i golfisti ad alta quota in ogni momento dell’anno.

Widder, Zurigo (Zurigo)
Nove abitazioni medievali, decorate con stucchi e affreschi, completamente riallestite in chiave contemporanea e arredate da grandi maestri del design come Charles e Ray Eames e Joseph Hoffmann. Il Widder Bar è rinomato nel mondo del jazz per i sorprendenti concerti, in cui big del calibro di Diana Krall e Benny Green intrattengono gli ospiti.

Hotel Le K2, Courchevel (Savoia)
L’Hôtel Le K2 Palace costituisce un vero e proprio villaggio, costituito da un edificio principale e dalle sue villette adiacenti, incastonati nella montagna ed integrati perfettamente nel paesaggio. L’hotel e le suite-chalet sono sparsi lungo il pendio e si affacciano sulla valle offrendo incredibili viste panoramiche.

Tutti gli hotel sono The Leading Hotels of the World

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Cinecult: Roberto Bolle l’arte della danza di Francesca Pedroni

Ha danzato davanti alla Regina Elisabetta II d’Inghilterra e a Papa Giovanni Paolo II. Appassionato, carismatico e apollineo, Roberto Bolle è considerato l’artista che ha regalato all’arte della danza l’entusiasmo riservato finora alle star del pop. In questo docu-film di Francesca Pedroni ‘Roberto Bolle l’arte della danza’ presentato in anteprima al 34esimo Torino Film Festival, distribuito da Nexo Digital e nelle sale italiane fino al 23 novembre, l’étoile del balletto si racconta fra realtà e intimismo rivelando aspetti inediti di quella che è a oggi una grande star della danza internazionale, ambasciatore dello stile italiano nell’arte della performance del balletto in tutto il mondo. Il film è impostato come un tour che documenta le tappe dell’itinerario artistico di Bolle sullo sfondo di tre location d’eccezione: l’Arena di Verona, il Teatro Grande di Pompei, le Terme di Caracalla a Roma. Un tour rappresentato attraverso immagini esclusive tratte dal palcoscenico come dal backstage degli spettacoli. Il film è anche un ritratto dell’uomo e dell’artista Bolle attraverso il suo galà ‘Roberto Bolle & Friends’ che associa l’étoile a dieci eccezionali danzatori di tutto il mondo scelti dallo stesso Bolle per avvicinare la danza a un pubblico di migliaia di spettatori: Nicoletta Manni, del Teatro alla Scala, Melissa Hamilton, Eric Underwood, Matthew Golding del Royal Ballet di Londra, i gemelli Jiři e Otto Bubeníček, rispettivamente del Semperoper Ballet di Dresda e dell’Hamburg Ballett, Anna Tsygankova del Dutch National Ballet di Amsterdam, Maria Kochetkova e Joan Boada del San Francisco Ballet, Alexandre Riabko dell’Hamburg Ballett. Ad arricchire il film interviste, riprese delle varie fasi di lavoro, spettacoli, riflessioni personali dell’artista, nel tentativo di approfondire il tema del rapporto totalizzante tra un uomo e la sua arte. Perché Bolle, stakanovista della disciplina, si affida alla danza accettando fino in fondo ciò che impone al corpo e allo stile di vita. Il film ci introduce quindi in un percorso che alla scoperta di emozioni vere alterna la preparazione atletica alle prove dello spettacolo, l’organizzazione del tour alla scelta degli artisti e dei brani degli spettacoli. Per usare le parole dello stesso Bolle : “La danza è il fuoco che ho dentro. Mi ha formato, mi ha dato un’identità.
L’uomo che sono ora lo devo alla danza”. Elegante e smart Bolle è stato anche scelto da varie maison di moda per interpretarne lo spirito. Un modello da seguire e da emulare per chi voglia essere gentleman in town.

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TURISTI NON PER CASO: 14 MUSEI MONOTEMATICI IN GIRO PER IL MONDO

Photo Credit: Underwater Museum, Cancun

1) Agorà della Scherma, Busto Arsizio
Più che un museo, è un vero e proprio centro di cultura dedicato allo sport più elegante per eccellenza – Scherma. Racconta tramite una ricchissima collezione di stampe antiche, sciabole, fioretti e vasta iconografia la storia di questo sport dall’antichità ai nostri giorni.
“Must visit” per capire perché la spada è il simbolo antichissimo del potere e della giustizia, terrena e divina; per scoprire le regole dei duelli ed imparare a puntare al futuro.

2) Gelato Museum Carpigiani, Bologna
Il Museo è dedicato alla storia, cultura e tecnologia di questa delizia gastronomica dalle sue lontanissime origini fino alle modernissime macchine dei nostri giorni. Se siete fortunati, la visita si concluderà con una generosa sessione di degustazione nel “Gelato University” dove ristoratori provenienti da tutto il mondo vengono ad imparare l’Arte Gelataria.
“Must visit” per vivere almeno una volta nella vita questa esperienza a dir poco deliziosa

3) Museo dell’ombrello e del Parasole, Gignese
Il Museo da tutti i tempi. Qua l’ombrello aperto non porta sfortuna, anzi.
Il museo ti racconta la storia di questo oggetto dalle sue origini ad oggi con particolare attenzione anche ai materiali usati, alle tecnologie per la loro costruzione e all’evoluzione della moda.
“Must visit” perche è una passeggiata nel tempo che ti arricchisce con la sua affascinante storia.

4) Museo della Merda, Piacenza
Un museo decisamente poco elegante nel suo nome. Un museo che racconta la storia di un progetto ecologico d’avanguardia abbinato ad un percorso d’arte contemporanea: una scelta volutamente provocatoria, ma sostanzialmente esplicativa per comprendere il senso di un’idea che unisce tradizione e innovazione, arte e tecnologia.
“Must visit” per scoprire qualcosa in più su questa novità piuttosto bizzarra.

5) Ecomuseo delle Grigne, Esino Lario
Si trova nel paesino che a giugno del 2016 ospiterà il Convegno Mondiale della Wikipedia: Wikimania Esino Lario 2016. Paesino idilliaco, dove il tempo sembra di essersi fermato tra le stradine strette e case in pietra ed ogni momento della giornata si vive ancora a suon di campana.
L’Ecomuseo delle Grigne valorizza il rapporto tra l’uomo e la montagna e racconta tramite reperti archeologici la storia di questa montagna severa di nome Grigna.
“Must visit” per scoprire che qui una volta c’era il mare e perché anche Leonardo Da Vinci è stato attirato da queste montagne.

6) Underwater Museum, Cancun
Per visitare questo museo meraviglioso bisogna saper nuotare come minimo in apnea. Si trova nella Riviera dei Maya e si raggiunge a nuoto facendo immersioni, snorkeling, scuba diving. E’ un paradiso dei divers e non solo, ma anche degli amanti dell’arte contemporanea.
Più di 500 sculture sono state adagiate sul fondo di uno dei più bei mari del mondo, al largo delle coste messicane, e sono ormai parte integrante del parco subacqueo: le statue, infatti, sono di un materiale particolare, che attira la diffusione del corallo e della fauna marina.
“Must visit” perché sarà un’esperienza indimenticabile.

7) Museum of broken relationships, Zagabria
Un museo originale e davvero unico al mondo. Il museo dei rapporti finiti: sembra un po’ triste, ma ha il suo perché: per qualcuno può essere come una pastiglia contro quel rancore che ti rimane alla fine di una relazione. La sua collezione è costituita da oggetti, di ogni natura, donati dalle persone nel corso degli anni. Ci sono numerose sezioni che rispecchiano i diversi tipi di relazione, da quelle lunghe e intense a quelle più brevi e leggere.
“Must visit” perché ognuno di noi ha avuto una storia finita…

8) Museo dei Topi “Myshgorod”, Mishkin, Russia
Nella piccola città russa di nome Mishkin, che deve il proprio nome al topolino che si mise a correre sul volto di un antico principe: l’animale iniziò a zampettare sul viso del reale salvandolo da un morso di serpente, c’è un museo, unico al mondo, dedicato solo ed esclusivamente al … topo. E’ diventato uno degli esempi più sorprendenti di come un piccolo paesino sperduto è diventato un’attrattiva turistica per tutti i gusti. Il tema del topolino circonda qualsiasi cosa in questa cittadina.
“Must visit” perché è speciale, una specie di Disneyland tutto russo.

 9) Musèe de la Chasse et de la Natur, Paris
A Parigi, dove i Musei non mancano, ecco un insolito itinerario: Il Museo della Caccia. Contiene le armi, le stampe, ceramiche, mobili e vari oggetti d’arte dedicati ad una passione maschile, la caccia.
“Must visit” perché è in bilico tra un salone di alta borghesia francese e una wunderkammer.

10) Museum of Witchcraft, Boscastle
Museo delle Streghe: il mio PC ha bloccato il sito dicendo che è dannoso per il sistema operativo…eh certo, si tratta di streghe. Un luogo ricco di reperti che raccontano nel profondo la tradizione magica inglese ma anche del resto d’Europa.
“Must visit” per chi vuole scoprire cos’è la vera stregoneria e fare almeno una volta nella vita un giretto sulla scopa volante.

11) Museo di Sherlock Holmes, Londra
Un museo affascinante, visitarlo è come immergersi nelle pagine dei libri di Arthur Conan Doyle e rivivere le avventure di Sherlock Holmes. E chissà se riuscirete a risolvere qualche caso per dire: “Elementare, Watson!”
“Must visit” per conoscere meglio il vero Gentleman, l’icona del passato.

12) National Leprechaun Museum, Dublino
Un museo divertente ed istruttivo che ti racconta in un modo gioioso tutto quello che c’e da sapere sulla mitologia irlandese: fate, lepricani, pentole piene d’oro e arcobaleni. Per un attimo puoi guardare il mondo con i loro occhi e le loro fattezze.
“Must visit” se siete ancora un po’ bambini e volete vivere la giornata tipica di un folletto: simpatico e dispettoso.

13) Il Museo dell’Unione Sovietica, Mosca
Il labirinto interattivo “Back to the USSR” ti fa vivere l’atmosfera della Grande Russia Sovietica. Farete un giro nel tipico appartamento comunale dove vivevano a volte anche 10 famiglie con una cucina in comune. Per uscirne fuori dovrete rispondere a qualche domanda del passato sovietico. Diversamente…”Wellcome back to the USSR”. Per me è stato un tuffo nel passato, e per voi?
“Must visit” per capire al meglio la Madre Russia.

Non vi viene voglia di visitarli tutti?

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Men at work: la moda maschile ai tempi della partita Iva

Red Socs Appeal

La rivoluzione del panorama professionale moderno, che ha scardinato il paradigma della scrivania anni ’70 virando dagli uffici di rappresentanza centralizzati agli open space di periferia, passa inevitabilmente anche dall’abbigliamento: se la ventiquattrore, simbolo di una generazione e icona dell’uomo indaffarato che si destreggia fra banche e appuntamenti, ha lasciato spazio a tracolle baggy, in morbida pelle o tessuti tecnici, a zaini sportivi e pratici da indossare con elmetto e urban bike, sono soprattutto tre i dettagli che segnano la svolta epocale del workwear maschile:

  • socks: il filo di Scozia, appannaggio di una classe sociale abbiente e del lavoro in doppiopetto, è stato bypassato dal cotone più elastico e resistente; la tinta unita, nelle varie nuance dal sapore sobrio e formale, ha ceduto il posto a fantasie pop, dal gusto e dal disegno più disparati: un vero tripudio creativo di pois, pattern geometrici e mille righe.
  • Dalla cravatta alle bretelle: Come accessorio di punta di uno status professionale e sociale piuttosto avanzato, la cravatta ha segnato l’epoca ante 2.0: dall’artigianato d’eccellenza alle 85 possibilità di nodi esistenti, la cravatta è definibile come una vera e propria filosofia dell’abbigliamento. Gli smart-worker, simbolo di una generazione iper-connessa e ultradinamica, sembrano invece preferire l’uso delle bretelle, abbinandole a T-shirt (e non più camicie) e marcando un trend di rilevanza hipster, tocco eclettico di diversità, dettaglio anticonformista che fa di un capo molto âgée un simbolo rivisitato di “disobbedienza” fashion.
  • Gilet: Iniziato ad “accorciarsi” sin dai tempi di Luigi XVI, il gilet è da sempre una prerogativa del guardaroba maschile: se fino a vent’anni fa lo si abbinava di consuetudine al completo giacca-pantalone, rifinitura elegante di un abito da giorno, oggi viene indossato con nonchalance su jeans e bomber sportivi. Interpretato in chiave “rock”, in pelle o in lane mohair dal sapore british, il gilet è un accessorio che fa tendenza, meno impegnativo di una giacca, ma più elegante di una felpa. Il pezzo perfetto per una conference call delle 12.

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Barba e baffi: è il momento giusto per cambiare look

Womo/Bullfrog, Il barber shop Bullfrog in stile anni ’30 offre un servizio di capelli, barba e baffi che intercetta il meglio delle diverse scuole e tendenze.

Corta o lunga, tenuta maniacalmente o semplicemente incolta, la barba è diventata nelle ultime stagioni un complemento di stile per l’universo maschile al pari di accessori d’abbigliamento come occhiali o cappelli, tanto che al giorno d’oggi nessun uomo (o quasi) sceglie di preferire il proprio viso perfettamente sbarbato, se non per esigenze lavorative che impongono una determinata immagine di ordine. Avete deciso di adottare anche voi questo tipo di look? O volete semplicemente rinnovarvi, osando con un bel paio di baffi? Non pensate che basti non radersi, a meno che non vogliate ottenere un’aria sciatta e trasandata. In caso contrario, iniziate acquistando un olio apposito per “domare” la barba selvaggia. Sul mercato se ne vedono sempre di più e per tutte le tasche: servono a fortificarla e a renderla più bella e lucida. Se cresce solo in alcuni punti e in altri restano invece dei fastidiosissimi e antiestetici “buchi”, non disperate: proprio come ogni viso è diverso, lo stesso discorso vale per la barba. Vedete il bicchiere mezzo pieno. Nessuno la avrà tale e quale alla vostra, anche se sarebbe opportuno darle “una forma”, sagomandola in base a come pensate vi possa stare meglio o, semplicemente, al vostro gusto personale. E non dimenticate di curare la vostra pelle, idratandola con le apposite creme per una crescita del pelo più rapida. Oppure affidandovi a oli naturali, come per esempio l’olio di cocco, che è davvero super nutriente. Un altro punto da non trascurare? La vostra chioma, da tenere regolarmente in ordine. Se volete adottare il look barba lunga/capello lungo, dovreste prendervi cura di entrambi. Acquistate un buon balsamo da applicare dopo lo shampoo per qualche minuto, renderà i vostri capelli morbidi e setosi. E se desiderate dare un tocco glamour alla vostra, nuova, bellissima barba, negli States stanno spopolando gli appositi gioielli, da applicare quanto e come più preferite. Acquistabili anche sul web. Siete curiosi, ma avete paura che il nuovo look barbuto possa non fare al caso vostro? Provate. Nel peggiore dei casi, potrete ricorrere alla vostra fedelissima lametta.

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CALCIO FEMMINILE: ESCLUDIAMO I PREGIUDIZI

Uno sport intramontabile quello del calcio. Eppure la maggior parte di noi associa a questa disciplina sportiva il sesso maschile: il calcio è una attività per uomini. Ed ora smentiremo queste credenze meramente popolari perché non solo il calcio femminile esiste ma è anche uno sport che vede la partecipazione di professioniste di ottimo livello. Nulla da invidiare agli uomini, insomma. Anzi, finirà che saranno gli uomini ad invidiare la prestazione sportiva delle donne.
No, non si tratta di una polemica di gender o dell’essere femminista o meno, diciamo solo che le donne smentiscono le credenze ed hanno delle capacità agonistiche davvero sorprendenti, come testimonia la Roma Calcio femminile che, nata ufficialmente nel 1965, dal 1971 è affiliata alla Federcalcio.
Vincitrice di uno scudetto nel 1969 e una Coppa Italia nel 1971 nel 2007 ottiene un Premio Roma Coni come miglior società sportiva del Lazio per gli eccellenti risultati. La Roma Calcio Femminile è inoltre una delle migliori società di calciatrici femminile per la Scuola Calcio. Presieduta da Marco Palagiano, la società ha oltre 100 ragazze tesserate e nella scorsa stagione ha vinto la Coppa Disciplina e numerosi tornei di prestigio. Il Calcio a 11 gioca presso il Danilo Vittiglio del Pro Roma in zona Largo Preneste. Intervistiamo una delle calciatrice il giorno 13 novembre, poche ore dopo il derby di Serie B Roma Femminile – Lazio Women 2015. La vittoria della squadra introduce il clima di entusiasmo con il quale Noemi Visentin, classe 2000 e quindi davvero giovanissima, affronta le domande. Il calcio femminile è davvero da sempre percepito come una disciplina tipicamente maschile. Forse si tratta di un ingenuo sessismo che è tipico degli italiani, donne e uomini di ogni età.
Eppure Noemi, nonostante la sua giovane età afferma convinta: “Ho scelto questo disciplina perché è una rivincita per le donne. Noi sappiamo dimostrare che possiamo essere anche più forti degli uomini”.
Anche Fabrizio Pantanè, preparatore atletico della Roma Calcio Femminile, sembra darle ragione, anche se in modo differente. Sostiene infatti Pantanè che nella sua vita professionale allena anche uomini: “Le differenze di genere a livello strutturale sono soprattutto di natura fisica ma la determinazione delle donne è davvero molto più forte, insuperabile. Le trovo più predisposte al lavoro già a 14, 15 anni. Chi denigra il calcio femminile non sa di cosa parla.” Eppure Noemi parla di una differenza di concezione del calcio femminile che si concretizza proprio attorno a lei, tra i suoi amici, tra i suoi conoscenti. Afferma la calciatrice: “I miei amici maschi non sono d’accordo con questa mia scelta: loro credono che il calcio sia uno sport solo per uomini”. E allora viene spontaneo domandare del rapporto con la famiglia, con il padre in particolare: “Mio padre mi ha sempre sostenuta, da quando avevo 8 anni e già giocavo a calcio. Anche mia madre mi ha sempre supportata ed è sempre stata disponibile con me. Ho anche un fratello che gioca a calcio ed una sorella che, anche se non è giocatrice, mi sostiene e viene sempre a vedere tutte le mie partite”. E’ così entusiasmante sentire parlare Noemi che suona davvero strano pensare che in Italia esistono poche squadre di calcio femminile ed anche pochi investimenti relativi a questa attività sportiva. Forse anche per colpa dei pregiudizi e delle dicerie. Però è curioso pensare che sebbene il calcio sia sport da uomini, Pantanè sostiene: “I numeri che nel nostro Paese riguardano il calcio femminile sono un fenomeno tutto italiano. All’estero la concezione di questa disciplina è completamente diversa.” Che la Roma Calcio Femminile sia una squadra forte e coesa lo conferma anche Noemi eppure se proviamo a fare “l’avvocato del diavolo” e a chiedere se esiste un difetto che si possa associare ad una squadra femminile lei esita e poi risponde ingenuamente: “forse un difetto potrebbe essere la presunzione che a volte domina tra noi”.
Non dovremmo contraddirla ma nello sport la presunzione, a volte è lecita. Però come diceva un grande del calcio, Arrigo Sacchi: “A pallone ci possono giocare tutti. A calcio soltanto in pochi.”
E non ha distinto uomini da donne.

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Alessandro Rimassa: “Con le startup il futuro è di chi lo fa”

Le startup sono considerate un nuovo modo di fare impresa, una rinnovata voglia di mettersi in gioco guardando al futuro, per costruire un domani più ricco e di successo. Eppure questo fenomeno non è così nuovo come si potrebbe credere, ma si era già verificato in Italia, decenni addietro, con la nascita delle tante piccole e medie imprese che avevano formato benessere e ricchezza. Oggi si rivive lo stesso processo, arricchito da idee e strumenti nuovi, sospinto dalla voglia di creare, innovare e costruire. Un iter che sta cambiando la visione della società e del modo di fare impresa, che sono e devono essere sempre più fondati sul digitale e su realtà e concetti chiave come innovazione e condivisione. A parlarne con chiarezza è Alessandro Rimassa, classe 1975, fondatore e direttore di TAG Innovation School, la scuola dell’innovazione e del digitale di Talent Garden, tra i massimi esperti italiani di digital transformation e open innovation, autore di cinque libri e curatore della collana TAG books, edita da Egea.

Come cofondatore di TAG Innovation School, sei immerso nel mondo delle startup. Ci descrivi questo nuovo modo di fare impresa?
Italia, anni ’50 e ’60: tante persone che, con abnegazione, costruivano il futuro attraverso l’apertura di piccole imprese, molte delle quali sono diventate la base del nostro successo come Paese. Siamo tornati lì, le startup sono il riprendere l’idea che il futuro è di chi lo fa e che un Paese è prospero se lo sono le sue aziende. Stiamo vivendo un nuovo periodo straordinario.

Quali sono i punti di forza che le startup devono avere per arrivare al successo?
Prima di tutto il team, poi la capacità di execution, saper cioè trasformare un’idea in un prodotto o servizio. Conta l’idea e servono anche i soldi, ma vince chi sa mettere insieme le persone giuste e si concentra sul fare.

Nel tuo ultimo libro, La repubblica degli innovatori, indichi le regole auree da seguire per fare impresa. Ce ne parli?
Il libro ha un anno e qualche mese e e da allora sono nate tante altre imprese. Quello che conta è agire, fare, non fermarsi. Io ho raccontato storie straordinarie di persone altrettanto straordinarie. Oggi in Italia esiste un movimento del fare, ma manca ancora un vero lascia passare governativo. Non servono leggi e aiuti, servono meno leggi e la libertà di agire, di crescere. Serve la burocrazia zero, perché la vera minaccia per le nostre aziende era e resta lo Stato.

Uno degli elementi fondamentali di cui parli è il team di una startup. Vediamo che molto spesso queste realtà sono estremamente giovani. Che vantaggi offrono ambienti lavorativi di questo tipo? In base alla tua esperienza come affrontano il mondo del lavoro e dell’impresa i giovani italiani?
In Italia siamo spaccati a metà: molti fanno, molti hanno deciso di non fare, di aspettare, sono i famosi Neet di cui parla anche il demografo Alessandro Rosina, a loro dobbiamo dire che: o iniziano ad agire o non potremo più sostenerli. Bisogna dare spazio a chi ha talento e determinazione.

Cosa significa essere uno startupper, un entrepreneur?
Significa rischiare, divertirsi, ottenere successi, imparare dai fallimenti, ascoltare, studiare, sperimentare, riuscire.

Cosa intendi per “innovazione” e quanto è importante per chi vuole costruire qualcosa oggi?
È la capacità di trovare soluzioni nuove che migliorino la vita delle persone, è una sfida enorme e possibile, inventando cose che prima non esistevano.

Quali vantaggi offre lo strumento digitale e quanto è importante utilizzarlo al meglio?
Il digitale non è uno strumento. È ciò che ha cambiato il mondo in cui viviamo, è un approccio differente, è la connessione tra teste, Paesi, servizi, prodotti, produttori, clienti e oggi vale due punti di PIL o forse più. Insomma, o sei digitale o hai volutamente scelto di non esserlo. E se lo fai come impresa, devi sapere che dire no o dire ‘domani’ al digitale significa uccidere la tua azienda.

Un’altra parola chiave oggi è “condivisione”. Perché è diventato un concetto così rilevante?Condivisione è realtà su prodotti e servizi, non per forza su idee e atteggiamenti. Se parliamo di condivisione, per esempio di un’auto, lo facciamo perché ci conviene, non perché siamo più buoni.

Legata ai temi che abbiamo trattato è la realtà dei Talent Garden e di TAG Innovation School, di cui sei il cofondatore. A quali esigenze rispondono e come operano questi due mondi?
Siamo la rete di coworking più grande d’Europa, permettiamo a persone e aziende di lavorare insieme, di collaborare per ottenere successi più grandi e più velocemente. Con la scuola stiamo facendo la stessa cosa, stiamo ,cioè, aiutando allievi, professionisti e aziende a studiare e ad aggiornarsi sul mondo digitale, quello che oggi dà lavoro e permette ai business di crescere. È una sfida e una responsabilità importante, la nostra vittoria non è riempire i corsi per developer, esperti di e-commerce e ux design, nuovi growth hacker e business data analyst: la nostra sfida è aiutare queste persone ad avere lavori migliori, meglio remunerati, in grado di rilanciare aziende e Paese.

Sei anche uno scrittore di successo, a partire dal celebre Generazione Mille Euro. Qual è la tua esperienza nel mondo dell’editoria?
Intanto c’è una sorpresa, che riguarda Generazione Mille Euro, e che arriverà a metà dicembre. Poi c’è una nuova collana di libri che racconta l’innovazione, nata dalla collaborazione tra Talent Garden ed Egea, la casa editrice della Bocconi: TAG books. Curo questa collana con passione, i primi due libri pubblicati sono App Economy di Matteo Sarzana e Fintech Revolution di Matteo Rizzi.

Hai ancora un sogno nel cassetto da realizzare?
Fare di TAG Innovation School la scuola del digitale e dell’innovazione più grande d’Europa. Oggi siamo a Milano, da gennaio apriamo a Roma, poi arriveranno le sedi di Torino e in due capitali estere, tutto entro fine 2017; abbiamo tantissimo lavoro davanti.

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RAY-BAN UNPLUG: un progetto per raccontare la socialità

L’iconico brand di occhiali da sole e da vista Ray-Ban, con la campagna di comunicazione Ittakescourage incoraggia ognuno ad agire rimuovendo gli schermi digitali davanti ai propri occhi per poter riacquistare una visione chiara del mondo reale e riconnettersi ad esso attraverso l’interazione umana.
Dal 4 al 17 Novembre Ray-Ban sarà presente a Milano, all’interno della fermata della metropolitana Duomo con una domination sul mondo Unplug.
Sul sito ufficiale di Ray-Ban è stata documentata l’esperienza Unplug di sette giovani digital influencers, che hanno vissuto 48 ore in un’area priva di segnali radio e di wi-fi in West Virginia, a Green Bank, e hanno testimoniato cosa significhi davvero, nel 2016, vivere disconnessi.

Per maggiori informazioni sulla campagna:
http://www.ray-ban.com/italy/courage

Per maggiori informazioni sull’esperienza Unplug:
http://www.ray-ban.com/italy/courage/unplug/experience

@Redazione Manintown

Starck Paris: la linea di profumi che vi sorprenderà

Philippe Starck non ha bisogno di presentazioni, il suo nome è nell’olimpo dei designer conosciuti in tutto il mondo. Inventore instancabile, sempre alla ricerca di nuove sfide con cui misurarsi, ha da poco lanciato la prima collezione di fragranze: Starck Paris, ma non pensate che sia solo un modo per porre il suo nome su una nuova categoria merceologica. Starck Paris é un viaggio sentimentale alle origini, dove tutto è nato, e che pochi conoscono, ma soprattutto é la sua visione sull’identità di genere. Scopriamolo insieme a lui….

Il suo primo ricordo olfattivo
Avevo 7 anni quando i miei divorziarono, allora nelle famiglie della borghesia si usava che l’uomo, in caso di divorzio, acquistasse una profumeria alla sua ex moglie. Mia mamma era una bellissima donna, tanto che spesso mi fermavano per strada per chiedermi se era un attrice. Lei passava quasi tutto il suo tempo nella profumeria e io spesso marinavo la scuola per stare con lei. Ero affascinato da quel luogo e passavo ore nel retro dove c’era un corridoio lungo e stretto pieno di scaffali ricolmi di creme e profumi. Ricordo che mi arrampicavo sugli scaffali e aspettavo tutto il giorno clienti, in compagnia della musica classica, che mia madre metteva sempre di sottofondo, e dei profumi, che mi inebriavano. Ero un bambino che soffriva di solitudine e li dentro avevo trovato il mio mondo, un mondo fantastico che stimolava la mia immaginazione, E’ stato l’inizio di tutto, perché musica e profumi sono stati fondamentali per lo sviluppo della mia creatività. Ancora adesso quando lavoro ho bisogno di ascoltare la musica, mentre per quello che riguarda i profumi avevo in mente già da tempo di lanciare una mia linea.

Come mai ha spettato tanto per lanciare Starck Paris, la sua linea di fragranze, dato che aveva quest’idea da tempo?
Più di dieci anni fa fui contattato da delle aziende che mi proposero di lanciare la mia linea di profumi ma all’epoca rifiutai perché quello che volevano da me era semplicemente avere il mio nome su un prodotto, su cui però non avrei avuto nessuna possibilità di dire la mia. Non ho creato questa linea di profumi perché ne avevo bisogno per il mio business, ma l’ho fatto per motivi sentimentali, legati alla mia infanzia. Quando le donne entravano nella profumeria di mia madre e io chiedevo loro di acquistare un profumo, ma mi rispondevano che non avevano bisogno in quanto già ne avevano uno. Ai tempi si usava avere un solo profumo, generalmente lo stesso per tutta la vita, era come una storia d’amore, indissolubile. Adesso é tutto cambiato sia per quello che riguarda i sentimenti che naturalmente per i profumi; tutto si cambia e si sostituisce con facilità. Non considero Starck Paris la linea del designer Philippe Starck ma semplicemente la linea di profumi di un uomo che ama le fragranze e che adora proporre ed esplorare.

Che cos’è per lei il profumo?
Uno strumento molto efficiente, un’arma per il cervello. Quando si ascolta una musica che piace ci si rilassa e ci si sente a casa, la stessa cosa succede con il profumo, è un territorio mentale, che ti descrive e protegge.

Come ha scelto i nasi con cui collaborare?
L’azienda che produce i profumi mi ha fatto sentire i lavori di decine e decine di profumieri, dopo aver annusato tutti i campioni ho scelto di incontrare chi si avvicinava di più alle mie corde. E’ stato però solo nella fase del confronto diretto che loro tre in particolare (Dominique Ropion, Daphné Bugey e Annick Ménardo) mi hanno stupito. Non abbiamo mai parlato di profumo eppure erano sulla mia stessa lunghezza d’onda, si é creata un’affinità intellettuale e poetica,  e ho capito che erano loro quelli che cercavo. La nostra collaborazione é destinata a durare.

Da dove siete partiti?
Prima di tutto ho chiesto loro esplicitamente che volevo delle fragranze in cui non si potesse riconoscere la piramide olfattiva, volevo qualcosa di misterioso, ricco, da scoprire ogni giorno. In questi profumi é racchiuso il mio pensiero sull’uomo e la donna di oggi, sull’identità di genere. Quello che vedo sfogliando le riviste femminili mi rende triste, é una donna che non conosco. La donna che io vedo é ricca di sfaccettature ma soprattutto é intelligente e misteriosa. C’è una canzone francese che dice “Non é Maria che amo, ma il mistero che nasconde”.  Peau de Soie é la trasposizione olfattiva della donna che io vedo, ho scelto il colore rosa che vira al grigio, perché rosa è il colore femminile per eccellenza, e il grigio nasconde il mistero. Anche l’uomo che ci propongono é ridicolo, una caricatura di macho, vedi Donal Trump o Sárközy. Amo gli uomini che, come me, hanno un lato femminile che non nascondono, perché ne sono fieri. Penso per esempio all’intuizione, che é fondamentale nel mio lavoro. Ho voluto quindi creare un profumo maschile ma che all’interno avesse sentori femminili, e il cui colore é grigio ma tendente al rosa. Anche se devo dire che molte donne amano Peau de Pierre e l’acquistano per loro. C’è poi la terza fragranza Peau d’Ailleurs che é una sorta di spazio tra i due ma non definito. Al naso ho chiesto di creare il profumo dell’astrazione, della velocità, del vuoto, di un’asteroide.  E’ la mia personale visione del domani, di quando tutto sarà distrutto non ci sarà divisione dei generi e il futuro sarà elsewhere.

Quale tra le fragranze è la sua preferita? E quale quella di sua moglie?
Mia moglie ama Peau de Soie, io uso Peau d’Ailleurs di giorno e Peau de Pierre la sera, anche se ogni giorno che passa la mia preferenza per Paeu de Pierre diventa più netta.

Le fragranze si adattano al layering?
Non funziona, ho provato, ma i profumi Starck Paris molto molto complessi.

Com’è stato per lei, abituato a lavorare con il senso della vista e tatto, confrontarsi con il territorio astratto del profumo?
Ho amato lavorare a questo progetto perché l’astrazione é bellezza. L’astrazione é infinita e da molta più libertà.

Con quali dei suoi sensi lavora di più?
In teoria lavoro tantissimo la notte. Il mio sub inconscio é molto ricco. Tanto che prima di dormire dico sempre a mia moglie “Ok, andiamo a lavorare”. Sogno tantissimo. Visito mondi sconosciuti, conosco tante persone e a volte mi capita di vedere specie sconosciute. La mattina però mi sveglio esausto.

La linea Starck Paris é distribuita in Italia da Luxury Lab Cosmetics in selezionati punti vendita

www.starck.com

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MERAVIGLIE E PARADOSSI DEL RICICLO

Riutilizzare materiali considerati di poco valore può dare forma a stupefacenti meraviglie e paradossi, parafrasando l’omonimo titolo della mostra ideata da Cecilia Cecchini, curatore scientifico di Plart, il polo museale nel centro di Napoli che ospiterà l’esposizione dal 10 novembre al 7 gennaio 2017.
Ad animare Meraviglie e paradossi. Il design dello stupore, un regista, Andrea Barzini e un architetto, Silvio Pasquarelli, che hanno creato sei grandi busti coloratissimi, posizionati su bianchi piedistalli e realizzati grazie all’assemblaggio di piccoli oggetti di plastica che, però, conservano la loro distintiva forma originaria. I singoli elementi costitutivi sono semplici pezzi della vita quotidiana, selezionati scrupolosamente, catalogati e reinventati con il supporto grafico di bozzetti. Il carattere giocoso dell’esposizione nasce dal contrasto tra l’estrema semplicità dei materiali e la grandezza dei personaggi rappresentati, ovvero Il Re Sole, la Guerra, lEstate, Grace Jones, Donna Felicità e Dà Dà Miracolo, il santo dall’aria frastornata. Si aggiunge ai personaggi una santa, La Beata, che allude all’Estasi della beata Ludovica Albertoni, del Bernini, l’unico oggetto che non fa parte del ciclo di busti. Completano la mostra un catalogo in lingua italiana e inglese, edito dalle Edizioni Fondazione Plart e un cortometraggio realizzato dai due artisti, Preferisco lo stupore, che dà la possibilità al visitatore di conoscere la genesi dell’opera d’arte. Oltre all’aspetto ludico c’è di più. Si mette in mostra la straordinaria capacità della fantasia di raccontare storie inedite partendo da una materia prima umile, che diventa la base inaspettata di una critica al consumismo sfrenato della società odierna. Una mostra che stimola i sensi e l’intelletto.

Meraviglie e paradossi. Il design dello stupore
10 novembre 2016 – 7 gennaio 2017
da martedì a venerdì ore 10.00 – 13.00 / ore 15.00 – 18.00

Sabato ore 10.00 – 13.00
www.fondazioneplart.it

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LE COQ SPORTIF & PARTYFINE: Partnership D.o.c

Le coq sportif presenta una nuova collaborazione con l’etichetta musicale francese Partyfine.
La LCS R800 è stata declinata per l’occasione in un’elegante versione monocromatica.
Sia l’etichetta che il brand parigino hanno voluto creare una sneaker mixando lo stile minimalista, tipico di Partyfine, unendolo al fascino del modello LCS R800, dai dettagli raffinati.
Lo stile rimane minimal: suole interne ed esterne in gomma creano un contrasto con il monochrome, inoltre la suola interna è realizzata in pelle di alta qualità, con i loghi Partyfine e le coq sportif a rilievo. Ciascun paio di LCS R800 sarà accompagnato da un cartellino per il download di un mix esclusivo delle tre più recenti compilation di Partyfine.

www.lecoqsportif.com

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PAUL&SHARK A/I 2017: Green vision

Paul&Shark propone per l’Autunno-Inverno 2016-2017 un look realizzato con materiali e processi di lavorazione che limitino l’impatto sull’ambiente, mantenendo inalterate qualità e performance.
Innovativa tecnologia è proposta dal giubbotto dai colori vivaci con imbottitura Eco Down, una speciale lavorazione dell’ovatta che la rende morbida, traspirante e leggera, un’alternativa ecologica alla vera piuma d’oca.
Un’altra importante novità è rappresentata dall’Eco Cashmere un filato al 100% cashmere realizzato con un procedimento attento alla sostenibilità che permette di mantenerne la purezza e le sue eccezionali caratteristiche.
Completano il look la camicia e i pantaloni in cotone, uniti ad accessori quali le sneakers e la cintura con motivo intrecciato che riprendono nei colori i due capi per un look casual, ma ricercato.

www.paulshark.it

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Cinecult: Knight of Cups di Terrence Malick

Film difficile ma ispirato, pervaso di mestizia e di grande cultura visiva che il regista filosofo Terrence Malick, lo stesso di ‘The Three of life’ e ‘La sottile linea rossa’ sembra assorbire come una spugna e distillare con maestria: tutto questo in ‘Knight of cups’. Distribuito da Adler Entertainment, il film è la narrazione di un viaggio, un’odissea spirituale ed esistenziale di un uomo alla ricerca di un senso, ma per lo spettatore profano resta soprattutto una grandiosa e magniloquente epopea espressiva e poetica fra l’arte, la moda, la fotografia, i nuovi linguaggi figurativi più altisonanti e icastici e l’amore per il cinema puro costruito con perizia tecnica e senso artistico pregnante e sopra le righe. Christian Bale è Rick, autore di commedie che vive a Santa Monica, un uomo irrequieto che desidera qualcosa che vada oltre la vita che conosce ma non sa cosa sia né come trovarlo. Ha rapporti problematici con il padre Joseph (un portentoso Brian Dennehy) e con il fratello Barry (Wes Bentley), legami familiari che si complicano anche a causa della perdita dell’altro fratello Billy. Interessante il ruolo che il regista affida alle figure femminili tutte interpretate da attrici di glamour e notorietà globali in ruolo tuttaltro che accessori: la sfuggente Nancy (Cate Blanchett), la conturbante Helen (Freida Pinto), la sensibile Elizabeth (Natalie Portman), la spogliarellista Karen (Teresa Palmer) che nel film interpreta la metafora della papessa, ma intrigante e un po’ perversa. Nulla sembra soddisfare Rick, né le droghe, né le feste in atmosfere neo-barocche e neppure la carriera. Ma ogni personaggio che incontra lungo il suo cammino, fino al sacerdote cattolico che parla di sommo bene e infelicità come segno della benevolenza divina, sembra servirgli da messaggero o guida. L’azione che si dipana fra le città più estreme d’America, Los Angeles e Las Vegas, fino al deserto è un delirio di immagini, accompagnate da frasi sibilline, una vertigine estetica costruita intorno a una teoria del caos, con impennate apocalittiche ( i disastri ecologici come il terremoto) e la mente concepita come teatro carico di simboli e riferimenti allegorici.
Film visionario e complesso, di notevole spessore.

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Limited edition Italia Indipendent & TheLuxer.com

Italia Indipendent ha scelto TheLuxer.com, E-boutique dedicata a prodotti in edizione limitata e a collezioni esclusive, per ospitare la sua nuova capsule collection di occhiali da sole, che è caratterizzata da due versioni diverse, basate sulla rivisitazione di uno dei modelli di punta del brand di eyewear.
La prima variante presenta un particolare frontale a effetto velluto di un blu scuro e profondo, mentre la seconda è definita da uno speciale trattamento esterno, il cosiddetto “Wood 3D”, che riveste la parte frontale e l’estremità delle aste, conferendo un aspetto tridimensionale, riconoscibile al tatto. Entrambe le versioni propongono delle aste avvolte in tessuto pied-de-poule e sono disponibili nelle combinazioni bianco e nero oppure blu e nero. Questa collaborazione unica vuole essere un omaggio alla tradizione del Made in Italy che sa rinnovarsi e reinventarsi e rafforza l’idea di libertà e autonomia che da sempre contraddistingue Italia Indipendent, attraverso l’offerta di un’esperienza di acquisto esclusiva e personalizzata. Perché, come ribadisce lo slogan, “Essere indipendenti è scrivere ogni giorno la propria storia”.

www.theluxer.com

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I campioni di MANINTOWN: il lottatore Daigoro Timoncini

T-shirt Antony Morato

Quando si parla di sport troppo spesso ci si concentra su realtà molto diffuse, come certi sport di squadra, il calcio su tutti, o il nuoto, poi fortunatamente arrivano le Olimpiadi a ricordare al grande pubblico che esistono molti altri mondi. Daigoro Timoncini forse è un nome che ai più non dice tantissimo, ma è un atleta che ha partecipato a ben tre Olimpiadi: Pechino 2008, Londra 2012 e Rio 2016. Daigoro è un lottatore, specialista della lotta greco-romana, categoria 98 chili, ha gareggiato affiliato al Gruppo Sportivo Forestale e vinto numerosi riconoscimenti e medaglie, in campo nazionale e internazionale. Romagnolo, classe 1985, grinta e passione evidenti per il suo sport, lo abbiamo incontrato per intervistarlo e, come è ormai tradizione di MANINTOWN, abbiamo anche colto l’occasione per chiedergli di diventare un nostro modello. L’esperimento sembra riuscito! L’intervista, invece, è il modo migliore per raccontarvi qualcosa di diverso legato al mondo sportivo. Ecco quindi la nostra chiacchierata con Daigoro Timoncini.

Come ti sei avvicinato allo sport con cui poi sei riuscito ad arrivare alle Olimpiadi?
Mi sono avvicinato allo sport della lotta perché anche mio padre era lottatore. Da piccolo ho avuto modo di cimentarmi in diversi sport, ma questo è quello che mi è sempre piaciuto di più. Forse proprio per questo imprinting familiare.

Riguardando il tuo percorso, quali le soddisfazioni più grandi?
Sicuramente le soddisfazioni sono arrivate con la possibilità di partecipare alle Olimpiadi, sogno che avevo fin da bambino. E se penso che ho partecipato a tre edizioni, devo ammettere che mi riempie davvero di soddisfazione e orgoglio.

Hai partecipato a più di una Olimpiade. Hai un ricordo particolare, un aneddoto da condividere con noi?
Ogni edizione è stata vissuta in modo diverso. Sicuramente la prima a Pechino è stata la più bella perché ho avuto l’opportunità di condividerla con Andrea Minguzzi, che poi ha vinto l’oro nella categoria 84 kg, che è un amico ed è delle mie parti, e con i due partner che son venuti là con noi. Poi la terza che ho condiviso con Beniamino Scibilia.

Gli aspetti più difficili legati allo sport, i sacrifici più grandi?
Sicuramente in uno sport come la lotta i sacrifici più grandi son legati al calo peso (cioè la fatica di dover calare per rientrare nella categoria di peso se si vuole essere competitivi a livello internazionale) e poi alle tante ore di allenamento, ma tutto questo poi è ripagato dalla soddisfazione del raggiungimento di certi obiettivi.

Che cosa consiglieresti a chi si avvicina ad una attività sportiva come la tua o simile?
Consiglierei di non fermarsi alla prima difficoltà, ma di insistere, perché prima o poi i risultati arrivano.

Come ti sei trovato nei panni di modello?
Diciamo che non erano proprio gli stessi di panni, erano sicuramente qualche taglia in più! Scherzi a parte, è stato divertente e mi sono trovato bene sul set con voi. Sicuramente una esperienza inconsueta per uno che non è abituato ai set fotografici.

Ci racconti qual è il tuo stile quotidiano? Cosa ti piace indossare e cosa non può mancare nel tuo guardaroba?
Per quanto riguarda il mio stile quotidiano, essendo uno sportivo mi piace indossare cose molto pratiche e comode, a partire da un jeans con una maglietta o un maglioncino in base alla stagione. E poi, per certe occasioni una bella camicia, da indossare magari con una giacca dal taglio sartoriale, non manca mai.

Conosci e segui la moda? Hai uno stilista preferito?
La moda mi piace, anche se non sempre la seguo, sono un tipo molto classico. Fra gli stilisti mi è sempre piaciuto Giorgio Armani.

Cosa deve indossare lei per catturare il tuo sguardo e quale il suo stile in generale?
Dipende sempre dalla situazione. Non è solo quello che indossa, ma come lo porta, deve avere un suo stile, che sicuramente denota personalità.

Che cosa è sinonimo di eleganza in un uomo per te?
Il modo in cui una persona veste certi abiti e soprattutto certi dettagli.

Progetti e sogni per il futuro?
Sicuramente rimanere nel mondo sportivo e per quanto riguarda i sogni… ci sto lavorando!

Photo: Francesco Menicucci
Styling: 3
Grooming: Alice Taglietti
Stylist’s assistants: Enrico Dal Corno, Martina Bentivogli, Carlotta Sorrentino
Model: Daigoro Timoncini

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Normali Meraviglie. La Mano

Andy Bluvertigo, Cibic Aldo, Serra Annarita

Dal 4 Novembre al 4 Dicembre, Triennale Design Museum presenta la mostra Normali Meraviglie. La Mano, a cura di Alessandro Guerriero e Alessandra Zucchi: l’exhibition celebra l’interpretazione di artisti e designer internazionali di una Mano disegnata da Mimmo Paladino e da lui donata a Fondazione Sacra Famiglia, impegnata nel sostegno a persone con disabilità complesse.
53 artisti e designer di rilievo hanno dunque rielaborato, reinventato e rivestito le sculture alte 50 cm disegnate dagli ospiti del laboratorio di ceramica dell’ente.
Durante la charity gala dinner prevista per il 3 dicembre, le Mani verranno assegnate con una lotteria a chi avrà acquistato i relativi biglietti numerati, già disponibili in vendita.
Il ricavato andrà a favore della Sacra Famiglia per il sostegno dei laboratori occupazionali che la Fondazione promuove e attraverso i quali le persone con disabilità complesse acquisiscono fiducia e trovano occasioni preziose di inclusione sociale.
Al progetto NORMALI MERAVIGLIE per Fondazione Sacra Famiglia, inoltre, è stato appena assegnato da ADI il Premio per l’Innovazione ADI Design Index 2016.

Normali Meraviglie. La Mano
Dal 4 Novembre al 4 Dicembre
Triennale Design Museum
per informazioni: [email protected] 

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RINASCIMENTO SU MISURA

Lanieri, una foto della nuova campagna incentrata sui mestieri d’arte perché, Style is an Italian job

«La trascuratezza nel vestire è un suicidio morale». A tracciare nettamente i confini dell’abbigliamento maschile è ancora lui, Honoré de Balzac, il cui acuminato aforisma mette in evidenza le differenze sociali fra un uomo elegante e tutti gli altri. Oggi più che mai le parole del grande drammaturgo francese ottocentesco sono attuali. Perché si sta vivendo un nuovo Rinascimento dell’eleganza su misura e si pone l’accento su quelle realtà sartoriali che sono la spina dorsale del Bel Paese. Da Nord a Sud è tutto un rifiorire di scuole artigianali, un discettare di tagli e dettagli, una riscoperta di quei valori estetici individuali che differenziano dalla massa. Sì, perché l’abbigliamento personalizzato mette in risalto il gusto di ognuno, allontanandosi recisamente dalla diffusione omologata. E il bespoke cammina spedito anche al di fuori dei circuiti classici in cui era relegato finora, scoprendo nuove vie di comunicazione e sbarcando sul web, con siti indirizzati al recupero di questi valori; tutorial che mettono in risalto la bellezza insita nell’estetica individuale; startup innovative dedicate alla customizzazione. Questo neo-rinascimento estetico è talmente rilevante che anche la Camera Nazionale della Moda Italiana ha voluto sottolinearne l’importanza, con una sezione dedicata nella grande esposizione chiamata Crafting The Future, incentrata sui pilastri fondamentali del made in Italy: artigianato, sostenibilità, design e innovazione tecnologica. In mostra, opifici provenienti da tutte le latitudini del Bel Paese, in grado di dialogare concretamente tra loro attraverso la manifattura di prodotti d’eccellenza.

Così, l’incontro tra un tessuto biellese e una sartoria fiorentina fa riscoprire il piacere di un abito su misura; quello fra un designer piemontese e un atelier romano identifica il nuovo razionalismo dell’abbigliamento maschile, mentre online sbocciano nuove realtà imprenditoriali capaci di raggruppare in un network le espressioni sartoriali che costellano tutto lo Stivale. Detto, fatto. Basteranno pochi clic con il mouse per selezionare la sartoria più vicina al proprio domicilio, fissare un appuntamento in atelier o, addirittura, farsi raggiungere a casa da un maestro artigiano. Oppure ordinarne uno su misura, comodamente seduti a casa, grazie ai siti di manifatture online. Definitivamente tramontata quella polverosa e vetusta immagine che aleggiava attorno alle sartorie, ora si rivalutano le qualità tradizionali e familiari tramandate nel tempo come valore aggiunto al prodotto finale. Si riscopre il sottile piacere di farsi cucire addosso un abito, di calzare un paio di scarpe che vadano a pennello, di annodare al collo una cravatta amorevolmente piegata e orlata a mano e ci si assoggetta compiaciuti alla ritualità insita nelle misurazioni e nelle prove a tu per tu con il maestro sarto.

AGO, FILO E WEB

Si comincia sempre dal tessuto. Questo settore dell’abbigliamento maschile è forse l’unico che tenga ancora conto delle diverse fasi stagionali nella scelta di una stoffa e quindi, nella confezione di un abito. A tale proposito, tre sono i punti focali da tenere sempre ben presenti quando si indossa un vestito su misura, il primo è lo scollo all’altezza dei revers; il secondo è la precisa proporzione esistente tra la manica della giacca e il polsino della camicia; il terzo, invece, è la corrispondenza tra l’ampiezza della gamba del pantalone e la misura del piede, non troppo largo da coprire la calzatura, non troppo attillato e corto da scoprire la caviglia. Il resto sono solo sofismi. A corroborare queste decise regole sartoriali il biellese Vitale Barberis Canonico, uno dei lanifici più antichi d’Europa che vanta oltre tre secoli di ininterrotta storia nella produzione d’alta gamma di tessuti maschili, ha costellato il 2016 con una nutrita serie di conversazioni fra eccellenze sartoriali e produttive. Protagonisti, di volta in volta, oltre ai tessuti del lanificio, le manifatture artigianali napoletane, siciliane, milanesi, messe a confronto per comporre l’abito perfetto. A scoprire le carte dell’eleganza, ad esempio, la scuola napoletana della Sartoria Solito che ha dialogato con il camiciaio Luca Avitabile attraverso le stoffe di Vitale Barberis Canonico e i cotoni del Gruppo Albini, tramite la sua manifattura d’eccellenza Thomas Mason.

Sempre Vitale ha messo l’accento su una delle sartorie più giovani d’Italia, i Vergallo di Varese, officina del bespoke, oggi guidata dai fratelli Gianni e Mariangela Cleopazzo.

Da Varese a Milano il tragitto è breve. Qui, ancora Vitale ha condiviso l’expertise manifatturiera dell’atelier Musella Dembech, che ha raccontato le principali fasi della confezione di un abito.

Se diventa difficile scegliere o selezionare la sartoria più rispondente alle singole esigenze ora c’è Aplomb. Un network che mira a riunire un pool di sartorie di tutta Italia e a offrire all’utente online un servizio di selezione con pochi clic.

Tanti quanti ce ne vogliono per farsi fare un abito su misura da Lanieri (foto d’apertura). Il primo e-commerce sartoriale italiano, che ora è diventato anche un punto di incontro fisico, tramite alcuni atelier sparsi sul territorio e le aperture in corso di Parigi, Bruxelles e Zurigo.
Altro clic sul mouse e si cambia completamente prodotto, senza perdere l’identità sartoriale. Damerini è un progetto leccese di cravatte su misura, solo ed esclusivamente selezionabili in rete.

Chi non rinuncia all’approccio fisico con il cliente è Calabrese, storica griffe napoletana di cravatte. È uno di quei marchi che da quasi un secolo annoda eleganza al collo degli uomini. Alla fantasia interpretativa di Gaetano – esponente della terza generazione di maestri cravattieri – si deve, negli anni ’60, la creazione delle pence, quelle piegoline di tessuto all’interno della punta che incorniciano la fodera. Oggi il marchio ha armonizzato la sua produzione affiancando alle cravatte anche borse e borsoni da viaggio, porta tablet e capsule di beachwear.

Anche i brand storici del made in Italy si fanno promotori di una nuova sartorialità capace di diffondere eleganza. È il caso di Corneliani, che ha lanciato il segmento Sartoria nelle sue collezioni. Pensato per chi fa del dettaglio il vero distinguo, questo slancio produttivo esalta la convivenza fra artigianalità e tecnologia manifatturiera, mirando a sottolineare la complessa costruzione della spalla e del giromanica, arrivando persino a customizzare il packaging.

Invece Maurizio Miri focalizza l’attenzione principalmente sulla giacca, suo cavallo di battaglia sin dagli esordi del 2009. Nel marchio si nota il preciso bilanciamento fra esprit creativo e attenzione al prodotto, senza mai dimenticare l’utente finale perché, «l’uomo elegante è quello di cui non noti mai il vestito», come sottolineava con arguzia W. Somerset Maugham.

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Stella Mc Cartney lancia il menswear: tra funzionalità e sostenibilità

Per la sua prima collezione di menswear, Stella McCartney si è ispirata all’arte iconica e alle sub culture di periodi diversi: i modelli classici di abito mantengono le cromie tradizionali dell’abbigliamento maschile, ma sono anche rivisitati in chiave vintage con particolari e materiali moderni, dando vita a capi comodi dalle proporzioni inattese. La nuova linea declina la quintessenza dello stile British a cui unisce funzionalità e twist estetico, sia per i look formali sia per i capi sportivi. Il trait d’union che accomuna tutte le proposte risiede nell’uso di materiali ecosostenibili, secondo una precisa scelta etica dell’azienda: dalle sneakers in cotone organico e nylon riciclato alle borse da viaggio in eco nylon, persino l’evento è stato organizzato sotto il segno della sostenibilità.

www.stellamccartney.com

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ELEVENTY: PRESENTATA LA CAMPAGNA S/S 2017

Per la campagna uomo e donna SS 2017, Eleventy sceglie lo scenario della Cava di marmo delle Cervaiole – di proprietà di Henraux – situata nel Monte Altissimo in Toscana, legata al nome di Michelangelo Buonarroti che la esplorò nel 1517 e, nel tempo, mèta di artisti internazionali. Una scelta dettata dalla volontà di promuovere luoghi e specializzazioni che esprimono il valore Italia all’estero: 78 scatti a colori di Stefano Guindani ritraggono i modelli che “emergono” dalle pareti del marmo e sospesi nello scenario lunare della Cava raccontano l’eleganza raffinata delle nuove collezioni uomo e donna Eleventy. La nuova campagna è accompagnata da uno short movie girato da Andrea Piu, sotto la direzione creativa di Andrea Mauro, con musiche di Andrea Yazee Production, create per l’occasione.

www.eleventy.it

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Julbo: due proposte di occhiali dal design innovativo

Fondata nel 1888 da Jules Baud a Morez, l’azienda Julbo, sin dalla creazione, ha continuato ad affermarsi nel mercato dell’outdoor con prodotti altamente tecnici e innovativi. Dopo 128 anni di storia, oggi Julbo è uno dei marchi di riferimento nel mercato degli occhiali sportivi e presenta due modelli esclusivi, ideali per un look sportivo da weekend sulla neve ma anche per uno street urban, per uomini e donne 2.0, iper-connessi e dinamici. JULBO MONTEBIANCO è un modello perfetto per i visi maschili medi e grandi: il design assicura leggerezza, praticità e adattabilità ad ogni condizioni climatica. Al modello, elegante e con protezioni laterali amovibili, sono applicate lenti Cameleon, fotocromatiche, antiappannanti e polarizzate per una visibilità perfetta in montagna.

www.julbo.com

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NIKE SPORTSWEAR presenta NIKE TECH FLEECE AEROLOFT

La fusione tra le due innovative tecnologie Nike Tech Fleece e Aeroloft dà vita a capi che si adattano alla temperatura del corpo grazie a fori a taglio laser ed elementi imbottiti in piuma d’oca. Nike Tech Fleece AeroLoft presenta un collo alto – modulabile grazie a due cerniere – e un corpo più ampio per proteggere il busto dalle condizioni climatiche avverse tipiche dell’inverno. La collezione presenta un nuovo strato DWR, resistente e impermeabile, e la combinazione di uno strato Niek Tech Fleece con Elementi Aeroloft imbottiti.

nike.com

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Blauer HT amplia il suo concept di abbigliamento

Dall’ 8 al 13 novembre, a Rho, si accendono i motori dell’EICMA – la più grande fiera per gli appassionati delle due ruote.
Per la gioia di tutti i riders, Blauer HT, che ha sviluppato il suo concept con vari prodotti di abbigliamento e accessori e un progetto di total look ormai distribuito in 24 paesi nel mondo, dopo le inedite felpe, le giacche a vento protettive, le sneakers omologate quest’anno introduce due modelli di pantaloni ( 5 tasche e Cargo) realizzati in due tessuti (Denim e Canvas stretch) sia per la donna che per l’uomo.
Oltre ai pantaloni Blauer HT presenta un nuovo casco integrale per il mototurista, il Force One 800 , e nuove grafiche per i suoi due caschi must : il Pilot ed il Pod.

www.blauer.it

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Sport con stile. Le collaborazioni da non perdere

Ha collaborato Orsola Amadeo

Abbigliamento sportivo? Sempre, ma questa volta con un tocco in più.
Mix unici dai sapori contrastanti e allo stesso tempo armoniosi sono il frutto della coesistenza del mondo sportivo e quello della moda; ecco che da una scarpa, una felpa o un bomber nasce un vero e proprio pezzo unico nel quale convergono equamente elementi tecnici e di stile. Lo staff di MANINTOWN ne ha scovati alcuni e ha selezionato per voi le collaborazioni più cool del momento.

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