WEEKLY DIGEST

The fashion news you need to know, from around the world.

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Virgil Abloh: ‘I’m not a Designer’. Continue reading here.

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Mangiare carne rossa rende gli uomini meno attraenti. Continue reading here.

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Il tennis ci allunga la vita, molto più di calcio e palestra. Continue reading here.

Rihanna gatherd and outstanding badgal crew for her Savage x Fentylingerie show. Continue reading here.

HOMO FABER: Il palcoscenico dei migliori maestri d’arte in Europa

Dal 14 al 30 Settembre farà il suo ingresso a Venezia Homo Faber, la prima grande esposizione dedicata alla maestria artigiana europea. L’iniziativa è realizzata dalla Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship ed è in collaborazione con Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, Fondazione Giorgio Cini, la Triennale di Milano e Fondation Bettencourt Schueller.

9. Restoring Art's Masters Restauro dipinti e opere polimateriche_ph credit Andrea Chisesi

Questo evento culturale di rilevanza internazionale intende valorizzare il meglio dei mestieri d’arte, contemporanei e tradizionali, e dei loro legami con il mondo del design. Homo Faber è la celebrazione dell’estro creativo e del talento manuale: dal gioiello alle biciclette su misura, dai mestieri più rari ai più preziosi.

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Il progetto riunisce i più riconosciuti protagonisti dei mestieri d’arte a livello europeo ed è stato sviluppato da un team di progettisti, architetti e curatori di fama mondiale. Gli allestimenti da loro curati consentiranno al pubblico di immergersi in un modo nuovo nel mondo dell’alto artigianato. Il pubblico infatti potrà parlare con i maestri artigiani, visitare le loro botteghe grazie alla realtà virtuale, ammirarli all’opera e lasciarsi ispirare dall’universo dei mestieri d’arte. Durante la manifestazione potremo quindi scoprire le scagliole di Bianco Bianchi, l’arte della seta dell’Antico setificio fiorentino, le legature di Giannini e Kuwata, i mosaici di Scarpelli, i profumi di Aquaflor e l’oreficeria di Pestelli.

Lo spazio dedicato sarà una superficie di quasi 4.000 metri quadrati: un’opportunità unica per esplorare l’isola di San Giorgio Maggiore e il magnifico complesso monumentale della Fondazione Giorgio Cini, compresi alcuni spazi normalmente non accessibili al pubblico.

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BURNING MAN 2018: IL DIARIO DEL FESTIVAL VISTO E RACCONTATO DA RAFFAELE MARONE

Sailors fighting in the dance hall
Oh man, look at those cavemen go
It’s the freakiest show …

Ho iniziato citando un verso di una hit del leggendario David Bowie perché ogni volta che torno nel deserto del Nevada per il Burning Man la canzone “Life on Mars” risuona nelle mie orecchie. Per più di una settimana (dal 25 agosto al 3 settembre 2018), stavolta parafrasando il mondo della celluloide, mi è sembrato di vivere dentro “Mad Max”.

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Lo spirito dell’evento è una sorta di esperimento sociale dove ognuno è libero di poter esprimere sé stesso, un campeggio vero e proprio che dura una settimana, senza nè soldi né connessione con il mondo esterno: ci sono i burners e la sabbia, punto.

Partecipare al Burning Man è un’esperienza incredibile, magica, ti aiuta a conoscere meglio il tuo essere e a sviluppare la nostra spiritualità. La vera occasione per tirare fuori il nostro lato più vero, senza limiti e regole.

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Tornando a cosa fare:

1 – Perdersi tra le installazioni d’arte: ce ne sono a centinaia nella Deep Playa… E’ un’esperienza unica. ce ne sono talmente tante che probabilmente non sono riuscito a vederle tutte.

Ricordo questa bellissima finestra in mezzo al deserto con della musica che suonava da un impianto sotto la sabbia. Accompagnata a questa musica da film di fantascienza si sentivano delle voci, delle telefonate di una coppia di amanti, quindi immaginatevi la scena e la potenza visiva di questa opera: sono rimasto ad osservare ed ascoltare per mezz’ora, sdraiato nel deserto a godermela tutta.

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2 – Il Sunrise delle 6 del mattino al Robot Heart, l’art car per me più bello ed emozionante di tutta la Playa. Un vero e proprio carro mutante, ovvero una vettura trasformata nei modi più creativi, dove dal tramonto alle 9 del mattino suonano i migliori DJ al mondo e fanno ballare centinaia di persone con la loro musica. Ce ne sono molte di art car che suonano ma questa è la mia preferita. La riconosceresti tra mille grazie a questo cuore gigante dove i burners possono salire, arrampicarsi e ballare in cima a 10 metri di altezza.

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Tutti aspettano il tramonto, il deserto si trasforma in dancefloor tra balli e lacrime di commozione.

3 – La visita al tempio è obbligatoria, ogni anno ne costruiscono uno nuovo e diverso dal punto di vista estetico. L’energia che circonda quel posto è talmente forte che molti burners restano li per ore a meditare o semplicemente a rilassarsi, talmente magnetico che non lo lasceresti più. Alcuni addirittura ci dormono invece di tornarsene in tenda o in camper.

Dentro il tempio puoi liberarti da tutti i tuoi pensieri, puoi scrivere lettere e appenderle, puoi scrivere di persone che ami o che odi. semplicemente scrivere di te con pennarelli che trovi dentro. Appena si entra c’è la scritta FREE YOUR SELF e migliaia di foto di burners appese. 

Molte dediche a persone scomparse, addirittura anche per cani e gatti, migliaia di pensieri e ricordi scritti sul legno e fotografie lasciate li, che aspettano di bruciare l’ultimo giorno del burning man. Ovviamente si piange dall’inizio alla fine. Pianti liberatori che a volte ci dimentichiamo come fare “nella vita reale”.

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4 – La meditazione di gruppo è una della cose che consiglio maggiormente. Un’ora di meditation in tenda, sdraiati su tappeti e cuscini e accompagnati da musica dal vivo. Non pratico nè YOGA nè MEDITAZIONE a Milano, ma al festival era la mia attività preferita durante il giorno.

Ricordo questa medizione al camp “Galactic Jungle”: più di 300 persone e come guest Dj Acid Pauli, che accompagnava il tutto con la sua musica. Un vero e proprio viaggio sensoriale. 

  

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5 – La cerimonia finale è incredibile, bruciano l’uomo del burning man, il simbolo di questa utopia che regna per una settimana in una città che non esiste il resto dell’anno. Anticipata da balli e acrobazie compiute da artisti del fuoco, culmina con l’incendio, dura più di un’ora e tutta la comunità (70.000 persone) si stringe per celebrare la fine della settimana più bella dell’anno. Si urla “happy burn” e applausi accompagnano la celebrazione finale: il fuoco è molto alto e riscalda tutti i presenti, la musica degli art car è sempre presente e alla fine di tutto questo sono tutti pronti per vivere l’ultima magica notte prima di tornare alla “vita reale”. Come scritto su un cartello nel mezzo della playa:” WAS JUST A DREAM” (Era soltanto un sogno, ndr).

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K-WAY X KAPPA

Era il 1965, in una giornata di pioggia Leon Claude Duhamel osserva i passanti e pensa ad un’alternativa allo scomodo ombrello: una giacca leggera, pratica e soprattutto impermeabile da indossare nelle giornate uggiose. Il resto come si dice è  storia. Negli ultimi anni abbiamo un rilancio del brand che ha dell’incredibile, grazie anche alle collaborazioni con Versus Versace,  N. 21 e Dsquared2.
Dall’altra parte è Kappa, azienda con focus sportivo fondata a Torino nel 1978,  che è riuscita a cogliere perfettamente il boom dello sportswear. Celebrities come Kendal Jenner iniziano a postare diverse foto sui social con i loro capi ritrovati in qualche mercatino vintage. E’ il momento migliore per rilanciarsi e Kappa diventa uno tra i millennials brand più solidi, collaborando con nomi come Marcelo Burlon e  Gosha Rubchinskiy.
Ed è proprio per la nuova stagione che i due marchi  lanciano un co-branding Kappa X K-Way: una capsule collection colorata e unisex, caratterizzata da maxi loghi e da una vestibilità over. Il tricolore giallo, arancio e blu incontra l’iconica banda Kappa per un sodalizio interno tra due realtà simbolo dello streetwear e dell’outerwear che finalmente trovano un punto di incontro.
Le 6 proposte della capsule collection K-Way X KAPPA (felpe, giacche e pantaloni impermeabili) sono state presentate nel flagship K-Way di Covent Garden a Londra lo scorso 6 settembre con un lancio fortemente social. La co-lab è in vendita nei K-Way store e in selezionati multibrand di tutto il mondo.

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8 e 9 Settembre torna la terza edizione di WardaGarda

Sabato 8 e domenica 9 settembre ritorna WardaGarda per la sua terza edizione. Due giorni aperti al pubblico con degustazioni, mercatini gastronomici, showcooking e una spazio dedicato ai bambini; un calendario fitto di appuntamenti per raccontare l’Olio Garda DOP nel Cavaion Veronese –  nel cuore della produzione –  tra gli uliveti dell’entroterra gardesano. E proprio nel cuore della produzione del Garda DOP, si parla dell’oro giallo che dal 2004 unisce le regioni di Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto e le quattro province di Brescia, Mantova, Trento e Verona dal Medioevo ad oggi. La terza edizione di WardaGarda aprirà la giornata di sabato un convegno sull’olio, il turismo e l’agricoltura, seguito da un ricco programma con degustazioni di olio in abbinamenti dolci e salati, stand gastronomici, una mostra d’arte e un mercatino enogastronomico dove trovare il meglio dei prodotti del lago. WardaGarda è una tra le iniziative di valorizzazione del prodotto oleario, che si estende ben aldilà della semplice spremitura e dell’imbottigliamento. Significa anche conoscenza dell’ambiente da cui proviene il prodotto, tema particolarmente caro al Consorzio di Tutela dell’Olio Garda DOP, che con rigorosi e certificati controlli, garantisce al consumatore un prodotto di qualità, tutelato da abusi, contraffazioni e concorrenza sleale.

vardagardadomenica-30warda-garda-bis-20-1WardaGarda si inserisce appieno in questo programma, offrendo ai visitatori due giorni fitti di iniziative, a partire da un mercatino di prodotti DOP e IGP della regione, degustazioni di olio e vini dei consorzi Chiaretto di Bardolino DOC e Garda DOC, cene e showcooking.

Il festival prosegue con passeggiate tra gli uliveti, mostre d’arte, musica dal vivo e uno spazio dove i bambini potranno divertirsi con il gioco dell’olio; un’ottima occasione per conoscere l’olio e visitare l’entroterra del Garda attraverso uno dei suoi prodotti più rappresentativi.

vardagardadomenica-46Si darà il via al programma, nella mattinata di sabato 8 settembre, con una tavola rotonda moderata da Luigi Caricato, fondatore di OlioOfficina; all’ordine del giorno ci saranno temi da trattare come prodotti certificati, territorio e turismo. A mezzogiorno seguirà un aperitivo a cura di Amira (Associazione Maîtres Italiani Ristoranti ed Alberghi) e Abi Professional (Associazione Barmen Italia), mentre nel pomeriggio (16.30) avrà inizio il mercatino, seguito dalla degustazione di Chiaretto di Bardolino DOC guidata dall’AIS Veneto. Alle 17 ci sarà un laboratorio di assaggi dedicato all’olio, chiudendo poi la giornata con la degustazione di Spumante Garda DOC, sempre a cura di AIS Veneto.

Domenica la giornata si aprirà con l’apertura del mercatino delle 17.00, accompagnata da una passeggiata fra gli oliveti con rientro e partenza a Corte Torcolo. Contemporaneamente torna l’appuntamento con le degustazioni di Olio Garda DOP curate dal Consorzio.

Warda è il termine longobardo da cui deriva il toponimo Garda, che deve la sua origine alle fortificazioni di avvistamento con funzioni difensive sulle colline che circondano il lago, gli stessi rilievi su cui da secoli si coltiva l’olivo. Il Garda è conosciuto proprio per questo come “Riviera degli Ulivi” con le sue costruzioni a terrazze, tra le prime cinque realtà olivicole italiane. Tutte le informazioni sono presenti sul sito www.oliogardadop.it.

PUMA X POLAROID

“InstantPhotography” ha assunto un nuovo significato da quando Polaroid ha commercializzato la sua prima macchina fotografica istantanea negli anni ’40. Ora abbiamo camere che possono stare in tasca, fotocamere che volano e più posti per vedere e postare le foto. La reinvenzione della fotografia ha cambiato il nostro modo di viaggiare, condividere storie, interagire con i nostri amici e catturare momenti. La collaborazione PUMA x Polaroid celebra questa storia di reinvenzione di entrambi i brand. Il pack è una fusione tra la nuova sneaker RS-0 di PUMA e i dettagli di design dell’iconica fotocamera istantanea analogica Polaroid OneStep. Il modello RS-0 Polaroid si ispira alla camera istantanea Polaroid OneStep che cambia il gioco. La tomaia è in pregiata pelle bianca, micro perf vents, lacci piatti da 6 mm, l’iconica grafica Polaroid Color Spectrum sul tallone.

La sneaker Polaroid RS-100 reinventa il modello RS-100 degli anni ’80 con elementi fotografici. Tra i due modelli , la RS-100 Polaroid è la silhouette OG, fedele allo stile retrò, presenta le classiche tonalità Polaroid in stile color block nelle sovrapposizioni in pelle scamosciata, rifinite con dettagli riflettenti, un gioco sul “flash” di una fotocamera. L’iconico arcobaleno Polaroid Color Spectrum con colori e branding è visibile anche sulla linguetta. Il tocco di classe su entrambi i modelli è dato infine da una versione in miniatura di una foto istantanea con co-branding usata come cartellino.

PUMA Polaroid RS-100_02Questa edizione sarà disponibile online al sito PUMA.com, nei PUMA Store e nei principali sneaker e lifestyle stores a partire da sabato 8 settembre.

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APRE A MILANO AUDACE PALESTRE

Passato e presente si incontrano a Milano grazie alla nuova idea dell’imprenditore illuminato Ciro Santucci che rilancia il brand Audace con un progetto fitness unico nel suo genere, dove i valori tradizionalmente legati a questo nome importante si sposano con l’innovazione e con la tecnologia più avanzata disponibile sul mercato, per dare vita a una proposta unica.

Quella del marchio infatti è una storia che parte da lontano, dai tempi dell’Antica Roma dove nel 72 d.C. l’imperatore Vespasiano decide di collegare il Colosseo attraverso una rete di corridoi sotterranei, al Ludus Magnus luogo in cui si allenavano i gladiatori. Nel 1901, in quella stessa area, nasce la prima palestra Audace.

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Oggi i due nuovi centri di Milano si propongono di racchiudere l’intero universo del fitness. Lo spazio è stato organizzato in “fitness boutique” dedicate esclusivamente a una specifica tipologia di attività, dove i corsi sono tenuti solo da istruttori specializzati che propongono anche programmi personalizzati. Ogni boutique ha un’identità e un design unico per far vivere un’esperienza multisensoriale ed estremamente coinvolgente. Si va dalle tradizionali classi di cycling, yoga, pilates alla possibilità di allenarsi con un metodo ispirato al mondo del pugilato che sfrutta particolari sacchi da boxe riempiti di acqua. Naturalmente non manca uno spazio pensato per il workout con i pesi e per la corsa sui tapis roulant. Attraverso una app specifica inoltre verranno registrate tutte le informazioni sul training, dal tipo di esercizi svolti fino al numero di lezioni frequentate. Così si potranno monitorare progressi, risultati raggiunti e vedere i punti acquisiti direttamente dallo smartphone.
Inoltre, da scoprire la formula “Più ti alleni, meno paghi”, che permetterà ai propri iscritti di guadagnare punti per ogni attività fisica che intraprenderanno, da investire nella palestra o da utilizzare per ottenere sconti sia sui prodotti che sul costo dell’abbonamento successivo.

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L’ambiente, di stampo Made in Italy possiede le migliori attrezzature Technogym, l’illuminazione è realizzata e studiata per aggiungere una componente emozionale all’allenamento così come la playlist musicale . Lo stile e i materiali eclettici rimandano ad un’atmosfera underground dal sapore internazionale. Infine, il fitness abbraccia il beauty con una proposta di alcuni trattamenti estetici come massaggi, depilazione laser e bagno turco. Una promessa di wellness a 360 gradi.

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ECO & STREETWEAR A BERLINO: BREAD && BUTTER BY ZALANDO

Si è chiusa la terza edizione di Bread&&Butter by Zalando che all’Arena di Berlino ha presentato oltre 40 marchi con possibilità di fare acquisti tramite il sistema “see now, buy now”, attivazioni per personalizzare prodotti, ma anche intrattenimento musicale, show pop-up, dibattiti e una line-up musicale di primo livello. Un programma ricco di eventi e prodotti esclusivi, il tutto a ritmo di musica e street food. Oltre 70 artisti tra cui evian christ, hamza, kitty ca$h, luciano, paigey cakey, princess nokia, sheck wes, stefflon don, ufo361, yung hurn e molti altri. Tra i Brand Pop-Up visitabili erano presenti tutti i big player del mondo sportswear, da adidas Originals che ha portato a B&&B lo spirito originario anni ’90 dei suoi esclusivi modelli Falcon assieme alla performance live dei MØ.Converse ha accolto il pubblico presso ‘The Converse One Star Salon’ – un salone di bellezza Pop-Up ospitato da ISLA Berlino, con un menù di trattamenti speciali e un servizio di personalizzazione delle sneaker. Un’esperienza multisensoriale per Puma che ha utilizzato la tecnologia degli anni ’80, mentre i tecnici del suono di Roland hanno permesso ai visitatori di agire interattivamente con sintetizzatori come parte di un’istallazione. Tra i debutti invece The North Face che ha giocato sulla contaminazione di spazi aperti, moda, design e musica con un’offerta esclusiva creata appositamente per B&&B. Mentre Timberland ha creato un vero spazio verde, Timberland Park, che ha permesso ai visitatori di riconnettersi con la natura, rilassarsi e scoprire l’impegno del brand nel diventare sempre più un marchio socialmente responsabile. L’attenzione all’ambiente di Timberland tuttavia non si ferma qui. Il brand ha inoltre presentato la capsule collection di Timberland in collaborazione con  il designer inglese Christopher Raeburn. Con un’etica fondata su tre principi etici- REMADE, REDUCED, RECYCLED, Christopher Raeburn sposa perfettamente il costante impegno di Timberland nel creare nuovi prodotti responsabilmente e con un utilizzo sempre maggiore di materiali riciclati, organici e rinnovabili. L’idea di sostenibilità si incontra con artigianalità, qualità e innovazione per la realizzazione dei 17 capi Mainline e gli 11 modelli in Limited Edition, che includono una gamma iconica di pezzi, come shorts e magliette a manica lunga, felpe girocollo e con cappuccio, joggers e pantaloni cargo oltre ad una serie assortita di capispalla. Gli 11 modelli in Limited Edition saranno disponibili in esclusiva nei negozi selezionati a partire da ottobre, mentre i 17 capi appartenenti alla Mainline avranno una distribuzione più ampia e venduti sul sito timberland.com. Ogni pezzo è realizzato utilizzando una gamma di materiali eco-compatibili tra cui cotone organico e PET riciclato (derivato da bottiglie di plastica), sulla base dell’impegno comune nel cercare i materiali più sostenibili e collaborare con partner che producono responsabilmente per ridurre maggiormente l’impatto ambientale. Proprio Berlino sarà inoltre protagonista del progetto “My Playgreen” che, a seguito delle attivazioni passate su Londra e Milano, arriva nella capitale tedesca per il 2018, rafforzando ulteriormente il ruolo chiave della sostenibilità ed evidenziando la dedizione del brand alla riqualificazione degli spazi pubblici urbani esterni.

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BRAND ALERT: DZHUS

L’Ucraina sta sempre di più facendo parlare di sé grazie ai numerosi designer di avanguardia presenti nel territorio e alla Mercedes Benz di Kiev, ormai diventata un establishment nella scena emergente. Un successo planetario quello dei designer dell’est, arrivato durante un periodo di situazione politica critica, che ha dato vita ad una generazione di creativi con un approccio nuovo ed indipendente. Dzhus, della designer Ucraina Irina Dzhus, viene proprio da questo universo: tagli innovativi, indumenti multifunzionali, ispirazione industriale ed un occhio attento all’ambiente danno vita ad un brand d’avanguardia ma funzionale, che ha portato la designer Ucraina a sfilare anche nella capitale francese. Durante gli studi alla Kiev National University of Technologies and Design, Irina Dzhus ottiene un internship presso Krasnova, dove riesce ad entrare in contatto con i complessi processi del mondo fashion e le innovazioni tecnologiche, ambiti poco trattati in ambiente accademico. Al termine dei suoi studi nel 2010 lancia Dzhus, perseguendo una concezione di moda che utilizza il minimalismo privo di ornamenti per trasferire le complesse forme architettoniche della natura nelle sue creazioni, creando delle vere e proprie armature dove le donne possono trovare un rifugio distinguendosi dalle regole del fashion. Dzhus nasce inoltre con il desiderio di portare alla luce una nuova moda interamente dedicata alla natura e all’ambiente, che si configurano non solo come principale fonte d’ispirazione della designer, ma trovano un loro spazio in una nuova corrente di moda animalista, già rivendicata da Brand come Stella McCartney, Vivienne Westwood e Tommy Hilfiger. Escapism, la sua collezione autunno/inverno 2018, prende vita dal concetto di evitare la frustrazione quotidiana, focalizzandosi su una utopia soggettiva ed individuale. Un tipo di innovazione radicale quello che la designer Ucraina ha presentato nella sua ultima collezione, dove utilizzando geometrie astratte, monocromi ascetici, strutture complesse e pezzi multiuso si pone l’obbiettivo di creare un’alternativa al moderno conformismo: creazioni innovative che perseguono forse la più ambiziosa delle mission del brand. Per Irina Dzhus non c’è motivo per un designer di creare dei pezzi già presenti sul mercato, perché lo slow fashion deve poter fornire pezzi unici e spesso multifunzionali, non presenti nei negozi mainstream, e rivolti ad un pubblico attento alle innovazioni e al futuro del fashion. Certo il paragone con Rei Kawakubo, Yoshi Yamamoto e Martin Margiela è piuttosto semplice, ma la Dzhus tuttavia ha più volte affermato che i suoi lavori si ispirano solamente all’ambiente e alle sue forme, indirizzandosi verso un’estetica “Anti-fashion” che non deve e non vuole seguire il trend del momento, ma risaltare la bellezza pura ed essenziale. Una missione che non vuole solo rendere omaggio all’avant-garde, ma vuole farlo utilizzando materiali sostenibili e cruelty- free, vestendo donne intelligenti, aperte ed attente all’ambiente.

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BACK ON TRACK: Il workout per ripartire

Se Settembre può essere considerato come il nuovo Gennaio, perché non esagerare un po’ e crearsi nuovi importanti obiettivi per i prossimi mesi?  Il proposito di tornare in forma con grande vigore è senz’altro uno dei più gettonati ma questo non equivale affatto ad un facile inizio per l’allenamento, soprattutto dopo settimane sabbatiche unite allo shock di tornare alla vita di tutti i giorni.

Iniziamo allora con un circuito suggerito da Stefano Deveteris, personal/fitness trainer e presenter internazionale di Piloxing, il celebre programma made in Los Angeles che fonde Boxing, Pilates & Dance.

La sequenza prevede 4 esercizi per la durata di 30 secondi ciascuno e 10 secondi di recupero tra un esercizio ed un altro. Prima di cominciare, il trainer ricorda che è sempre bene effettuare un riscaldamento con corsetta sul posto e circonduzioni delle braccia per scaldare la parte superiore del corpo.

WALKING PLANK

Partiamo in stazione eretta con le gambe divaricate quanto l’ampiezza delle anche e braccia lungo il tronco, ora flettiamo il busto in avanti, appoggiando le mani per terra gattoniamo in avanti fino ad arrivare in posizione di PLANK con le mani sotto le spalle, le braccia tese e il corpo parallelo al pavimento, da qui eseguiamo un piegamento sulle braccia stringendo i gomiti al busto e torniamo a stendere le braccia, torniamo gattonando con le mani al punto di partenza e ripetiamo l’esercizio più velocemente possibile per 30 secondi.

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LOW BODY SQUAT

Dalla posizione eretta con le gambe larghe quanto le anche e le braccia lungo il tronco, flettiamo le gambe portando il peso al centro del piede, le ginocchia non superano la linea del piede e la schiena mantiene le sue curve fisiologiche, perciò non flettere il busto troppo in avanti! Da qui fare forza sui talloni per tornare poi nella posizione iniziale, contraendo quadricipiti e glutei.

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CORE

Posizione supina (sdraiati a pancia in su) con mani dietro la nuca, stacchiamo il capo e le scapole dal pavimento e portiamo un ginocchio al centro del petto, da qui effettuare una leggera torsione del busto fino a portare la spalla sinistra verso il ginocchio flesso destro, l’altra gamba rimane tesa per terra. Da qui cambiare gamba ed eseguire la torsione dall’ altra parte.

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JUMPING JACK

Con in piedi uniti e le braccia lungo il tronco, eseguiamo un piccolo salto divaricando gambe e braccia per poi tornare nella posizione di partenza.

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INTERVIEW: DENISE CAPEZZA

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Abbiamo incontrato Denise Capezza, che appena rientrata dalle ferie estive ci racconta i suoi luoghi del cuore e come ama passare il tempo fuori dal lavoro. Per chi ancora non la conoscesse, Denise dopo diverse esperienze teatrali e un lungo periodo in Turchia, approda in televisione in Italia diventando nota ai più per aver preso parte alla serie televisiva Gomorra, nel ruolo di Marinella.

Che tipo di vacanza prediligi?

D’estate prediligo banalmente il mare, meglio ancora se su un’isola incontaminata.
Amo i posti non troppo affollati, dove la natura fa da padrona e dove la mente può riposare, per questo motivo almeno in questo periodo cerco di evitare i luoghi  mondani.

Un luogo che hai nel cuore e in cui vorresti tornare

Mi piacerebbe tornare ad Istanbul, città in cui ho vissuto per lavoro per più di tre anni e che è come una seconda casa per me. È unica al mondo perchè ricca di contraddizioni che ho amato ed odiato follemente! È un miscuglio di stili architettonici, culture e popolazioni, una città all’avanguardia, che mantiene le sue tradizioni. Chi va in Turchia in città come Istanbul, Smirne, Ankara e più in generale nelle zone occidentali del Paese, aspettandosi di trovare il mondo arabo e la donna sottomessa si sbaglia di grosso! Scoprirete una città viva ed incredibile, rimarrete stupiti dal fermento artistico e culturale! Caotica e contraddittoria, questo si, ma c’è qualcosa di magico e di nostalgico che ti resta dentro per sempre, un po’ come Napoli, la mia città natale!

Dove hai trascorso le vacanze?

Quest’estate ho scelto di visitare parte del territorio andaluso, patria di Pablo Picasso e Federico García Lorca. Ho cominciato da Malaga, poi mi sono spostata a Tarifa (da cui con mezz’ora di traghetto ho anche fatto tappa a Tanger in Marocco), Vejer de la Frontera, Cadiz e infine Siviglia. È stato un bellissimo viaggio, il sud della Spagna è ricco di storia e di contaminazioni arabe, una regione pittoresca dove antiche moschee, poi trasformate in chiese, si mescolano a giardini profumati, musica, vino e flamenco, creando un’atmosfera unica ed affascinante! Sono poi passata dalla maestosa Siviglia alla mia amata Procida, una splendida isola del Golfo di Napoli, che conserva la sua identità modesta e romantica da sempre. Molti la conoscono per “L’Isola di Arturo”, molti altri la ricordano grazie a “Il Postino”, ultima perla di Massimo Troisi.

Cosa non può mancare nella tua valigia?

Un buon libro e delle scarpe comode.

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La tua beauty routine in vacanza?
Inizio la giornata sempre con un bicchiere d’acqua piuttosto calda, anche d’estate. Proteggo la pelle con protezioni alte ed la idrato costantemente.

Il profumo della tua estate?
L’odore della legna bruciata di un falò.

Un consiglio di stile per la spiaggia?
L’estate è la stagione della libertà, indossate ciò che vi fa sentire belli e a vostro agio.

 Pics: Alessandro Peruggi
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FALL WINTER 2018: ACCESSORI MUST HAVE

Una selezione di brand che abbiamo scoperto alla scorsa edizione di White.

CECCHI DE ROSSI

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La bellezza dell’artigianalità made in Italy. Cecchi De Rossi propone una linea di accessori in pelle che possono essere completamente customized. Un approccio che permette di regalare una vera made-to-measure experience per ogni pezzo della collezione. Ogni pezzo evolve e diventa parte, non solo della nostra vita, ma che delle generazioni future.

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Un brand giovane (è nato nel 2013), fondato dal 25enne, Dario Spallone, di base a Milano. Orologi dal design iconico, con una cura speciale ai dettagli, uno stile anticonvenzionale che riflette l’Italian heritage. Il modello P701 è il must have del brand, dal design unico e moderno.

TOTEM COLLECTIVE

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“La moda fatta diversamente” il claim di Totem Collective, un vero e proprio collettivo di quattro designer Johan Christian Chen, Bohan Qui, David Andersson Sahlin and Daniel Ekström, che realizzano una linea di borse artistiche e genderless. La collezione permanente diventa, quindi, la base per esperimenti di stile e nuovi progetti che aggrega creativi da tutto il mondo in una piattaforma progettuale in continuo divenire

VINCENT GARSON
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Vincent Garson è un designer francese, stilista-modellista formatosi alla Chambre syndicale de la Haute Couture di Parigi. La sua collezione di borse si pone come esempio di oggetto di lusso: si conserva nel tempo, rispettoso del lavoro degli artigiani che lo hanno realizzato, dalle qualità eccellenti. Lavora con pelli francesi che preferisce usare nella loro essenza più raw, sfoderate, mostrando la realtà dei materiali.

NO/AN
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Brand di borse, della designer finlandese, trapiantata a Bruxelles, Anna Lehmusniemi, accoglie al suo interno un concept nuovo, fatto di linee essenziali e materiali pregiati. Il fine ultimo è di avvicinare i clienti ad un diverso concetto di lusso, non fatto di acquisti continui, ma sulla consapevolezza della qualità duratura nel tempo.

 

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IDRATAZIONE H24

Che la vacanza sia al mare, in montagna o in città, la beauty routine femminile ha un caposaldo fisso: l’idratazione. Essenziale al mattino, da rinnovare la sera dopo la doccia o prima del riposo notturno e soprattutto mai tralasciare qualche refresh durante il giorno. Dati gli attuali picchi di temperatura, ecco tre brand da considerare:

The Cream + The Rich Cream by Augustinus Bader
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Partiamo al mattino con due creme viso ad azione idratante per differenti tipologie di pelle, la prima nella versione più leggera e l’altra più ricca. Le loro formulazioni includono il complesso brevettato dal Professor Bader a base di amminoacidi naturali, vitamine e molecole di sintesi naturalmente presenti nella pelle, denominato TFC® (Trigger Factor Complex). Esso veicola i nutrimenti chiave e potenti ingredienti attivi naturali alle cellule della pelle, creando il microambiente ottimale affinché gli innati processi di riparazione e rinnovamento possano attuarsi. Infine è una perfetta base per il trucco. L’abbiamo vista sulla pelle di Priyanka Chopra dove la make up artist Pati Dubroff la posiziona nei punti strategici in cui ottenere un effetto glow evitando la tipica lucidità estiva.

FRESH EAU DE CONCOMBRE by David Mallet
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Uno spray rivitalizzante da utilizzare durante il giorno per capelli e viso a base di cetriolo organico. Concepito per tutti i capelli e adatto a tutte le tipologie di pelle, anche le più delicate, apporta proprietà antiossidanti e rinfresca i capelli spenti. Un vero e proprio boost d’idratazione essenziale per le giornate estive. Il plus: è realizzato con il 97% di ingredienti di origine naturale.

SU After Sun by Davines
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La sera, una crema gel doposole che dona alla pelle nutrimento e idratazione. Contiene estratto di Chinotto da Presidio Slow Food ed Aloe Vera, ricca di sali minerali e sostanze ad azione lenitiva. Accanto all’Olio di Argan, ricco di vitamina E e di vitamina A che assicurano un’azione idratante e nutriente.

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SUMMER 2018: ESPADRILLES IN THE CITY

Nonostante gli ultimi trend propongano modelli di sneakers per tutte le stagioni, ogni estate le città (e non solo) si popolano di sandali ed espadrillas. Una scelta legittima, anche se il tabù dello stile vuole che l’uomo non debba avere mai, o quasi mai, i piedi nudi. Un tabù che Havaianas, per esempio, ha contribuito ad abbattere con il successo delle sue infradito. Quando è preferibile portare i sandali e quando le espadrillas? E come abbinarli al nostro look? Qui alcuni suggerimenti per i vostri look estivi.

Breve storia dei sandali
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Come si legge nel dizionario Treccani: “È una forma assai antica di calzatura (affreschi minoici del 2° millennio a.C.) e fu di uso generale, sia presso i popoli orientali (Egizi, Assiri, Babilonesi, Arabi, Persiani), sia presso i Greci e i Romani… Nella forma più semplice, il sandalo è la calzatura ordinaria di religiosi, e in particolare dei frati francescani e cappuccini”. Una prima versione di sandalo, nello specifico infradito, risale a oltre 3500 anni fa e se ne ha notizia dall’Antico Egitto. Erano calzature designate agli uomini più potenti, solo faraoni e sacerdoti potevano portare calzari in cuoio o papiro intrecciato. Con il passare dei secoli, il sandalo si è diffuso sempre di più arrivando fino ai giorni nostri.

Come e quando indossare i sandali

Per molto tempo i sandali sono stati considerati un accessorio fuori moda, soprattutto per l’immediata connessione con i turisti nord europei, che si ostinavano a portarli, in vacanza, con l’immancabile calzettone di spugna bianco. Oggi i sandali maschili sono tornati di moda e hanno iniziato a varcare le passerelle. Rappresentano una soluzione per gli outfit estivi, sia al mare sia a spasso per la città. Lo dimostra il successo planetario di Birkenstock, che da sandalo ortopedico (la cui origine risale al 1774) è passato a icona con il modello Madrid in suola di lattice e sughero con plantare sagomato e cinturino con fibbia che copriva trasversalmente le dita dei piedi.

Un modello che poi è stato interpretato dai più importanti fashion designer, da Phoebe Philo e Riccardo Tisci fino a Rick Owens. Oggi i sandali iconici del brand sono disponibili in tantissime varianti di colore e pattern, come il camouflage che si estende su straps e suola. Non solo comfort, Birkenstock presta più attenzione al design con la capsule di sandali con il velcro a una fascia e il modello Rotterdam a due fasce. Di natura più tecnica e uso sportivo i sandali Teva, marchio nato dall’intuizione di Mark Tatcher, uno studioso di geofisica, che mentre lavorava come guida per un’attività di rafting, si rese conto della mancanza di una calzatura che potesse garantire una perfetta aderenza sulle superfici bagnate e al tempo stesso assicurasse leggerezza e comfort a chi la indossava.

L’idea, semplice ma geniale, fu quella di abbinare ai tradizionali sandali infradito un’allacciatura alla caviglia, che impedisse al piede di scivolare e lo mantenesse sempre in una posizione idonea per evitare gli infortuni. Da qui sono nate una serie di calzature pensate per tutti gli uomini che amano dedicarsi attivamente allo sport, come gli appassionati di trekking, mountain bike e walking.

I modelli Teva sono stati rivisti da alcuni brand, come Valentino, che li ha trasformati in sandali urban per attraversare la città con semplici cinturini in velcro con logo VLTN da abbinare con camicia leggera e shorts sartoriali. Per scegliere e abbinare il sandalo bastano poche avvertenze da tenere a mente, per evitare cadute di stile. Di sicuro in estate l’abbinamento sandalo e pantaloni corti è un’accoppiata vincente, un binomio perfetto per un look casual da città o da mare. I pantaloni possono avere una lunghezza variabile a seconda del fisico e dei gusti, mentre il modello di sandalo scelto condiziona il tipo di shorts o pantaloni da indossare.
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L’idea, semplice ma geniale, fu quella di abbinare ai tradizionali sandali infradito un’allacciatura alla caviglia, che impedisse al piede di scivolare e lo mantenesse sempre in una posizione idonea per evitare gli infortuni. Da qui sono nate una serie di calzature pensate per tutti gli uomini che amano dedicarsi attivamente allo sport, come gli appassionati di trekking, mountain bike e walking.

I modelli Teva sono stati rivisti da alcuni brand, come Valentino, che li ha trasformati in sandali urban per attraversare la città con semplici cinturini in velcro con logo VLTN da abbinare con camicia leggera e shorts sartoriali. Per scegliere e abbinare il sandalo bastano poche avvertenze da tenere a mente, per evitare cadute di stile. Di sicuro in estate l’abbinamento sandalo e pantaloni corti è un’accoppiata vincente, un binomio perfetto per un look casual da città o da mare. I pantaloni possono avere una lunghezza variabile a seconda del fisico e dei gusti, mentre il modello di sandalo scelto condiziona il tipo di shorts o pantaloni da indossare.
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Star del jet set internazionale le scelgono come scarpe estive e vacanziere, personaggi come Salvador Dalì e Grace Kelly. Nel 1972 grazie alla collaborazione con Yves Saint Laurent, viene disegnato il modello femminile con la zeppa, una tappa che segna il successo della scarpa in tutto il mondo. Oggi le espadrillas sono proposte in mille varianti, dalle più classiche con gamma di colori brillanti, a quelle in camoscio traforato di Bottega Veneta rinforzate con suola in gomma; canvas e cotone nei modelli di Riviera che le propone con suole rivestite in pelle e colori che evocano lo stile della Costa Azzurra degli anni 50.

Nella rivisitazione dei classici le espadrillas di Thomas Mennell sono in camoscio dai colori intensi, suola rinforzata e nappino per aggiungere un twist imprevisto. Tra i modelli più modaioli quelli con stampe di Gucci o in morbida pelle scamosciata nera e occhi monster di Fendi, che alla suola di iuta ha aggiunto uno strato di gomma per affrontare al meglio le strade della città o la spiaggia.

Quando indossare le espadrillas
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Il primo consiglio per l’abbinamento delle espadrillas maschili è quello di indossarle, soprattutto se di colore chiaro o neutro, sotto un pantalone scuro, anche gessato, purché lasci la caviglia scoperta. La camicia bianca è d’obbligo se vi state preparando a una serata elegante, se preferite uno stile più casual, invece, optate per una semplice T-shirt. Naturalmente, quando si parla di abbinamento, non ci si riferisce soltanto ai modelli e ai colori degli abiti da accostare alle vostre scarpe, ma si tratta anche di capire quali tipi di corporatura siano più adatti al tipo di scarpa che stiamo considerando.
L’uso delle espadrillas è sconsigliato, infatti, a tutti coloro che hanno caviglie robuste. Per gli amanti dei colori accesi, le espadrillas sono le scarpe perfette per esprimere la propria creatività. Abbinarle non è affatto difficile: un semplice jeans metterà in risalto il colore scelto. Le espadrillas con i pantaloni più corti, come i bermuda, sono perfette per ottenere un look casual. Anche in questo caso la camicia serve a dare un po’ di charme in più, soprattutto se si vuole evitare il cosiddetto stile da spiaggia.

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Per i più sportivi basta una polo colorata per completare l’outfit all’insegna della praticità. Non bisogna tralasciare nemmeno il materiale con cui le vostre espadrillas sono confezionate, pelle o suede saranno indispensabili per avere un look più ricercato, mentre per il tempo libero e i look più casual date libero sfogo con denim o canvas.

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SUMMER WORKOUT

L’abitudine di abbandonare l’allenamento durante l’estate è una pratica diffusa ma molto sbagliata. In questo periodo il riposo e la maggiore quantità di tempo da dedicare al nostro corpo è più ampia e proprio per questo sarebbe opportuno ripassare con un ritrovato livello di concentrazione alcuni degli esercizi base che siamo abituati a svolgere nelle palestre durante l’anno con accortezza e precisione.
Il trainer Alessandro Demaria ci spiega come perfezionare 2 esercizi molto noti, il piegamento sulle braccia e la trazione alla sbarra per ottenere il massimo del beneficio e restare in una forma impeccabile anche durante le vacanze:
Piegamento sulle braccia (Push up)

Un grande classico che può essere utilizzato come riscaldamento prima di altri esercizi per il petto oppure come allenamento a corpo libero da fare almeno 10 volte per 4 serie tenendo ben presenti queste indicazioni: Le scapole sono in protrazione completa, ad ogni ripetizione il naso deve toccare a terra e infine mantenere la retroversione del bacino per tutta la durata del movimento.

Trazione alla sbarra (Pull up)

In questo caso è importante mantenere una depressione e retrazione delle scapole. Distendere le braccia ad ogni ripetizione e toccare sempre la barra con lo sterno. 4 serie per 6/8 ripetizioni.

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3 WELLNESS DESTINATIONS

Dopo mesi di sforzi per raggiungere le vacanze in perfetta forma, accade che una volta raggiunte le destinazioni delle ferie, i più passano le giornate in beato ozio fra cene luculliane, gelati king size e fuoripasto a tutte le ore. Per evitare gli “eccessi da vacanza” sempre più strutture, in ogni parte d’Italia, offrono pacchetti integrati che prevedono, oltre al soggiorno, una serie di attività sportive da svolgere all’aria aperta a contatto con la Natura abbinate a “menù benessere”.

Per rimanere in forma in montagna cambiando ogni giorno attività c’è Movimënt, un comprensorio in Alta Badia (Bolzano) nel cuore delle Dolomiti. Si tratta di un’isola verde, a 2000 metri di altitudine, raggiungibile solo dagli impianti di risalita, dove fare arrampicate il freeclimbing, il parapendio fino allo speed hiking, il trick ski, lo slackline e il tiro con l’arco. L’Alta Badia ha una forte tradizione culinaria, infatti, è l’area geografica più piccola d’Europa con la più grande concentrazione di ristoranti stellati. In appena 7 km, si trovano un 3 stelle Michelin, il St. Hubertus a San Cassiano, La Siriola (2 stelle) sempre a San Cassiano, e La Stüa de Michil (1 stella) a Corvara. Per chi preferisce il mare la meta che mette d’accordo benessere e gola è Borgo Egnazia, a Savelletri di Fasano (Brindisi). Qui, oltre al golf che si pratica sul campo da 18 buche, si trovano delle offerte molto particolari. Una è Fùre che si pratica all’aperto e prevede attività a contatto con l’ambiente circostante. Così si saltano i muretti a secco, ci si arrampica sulle piante d’ulivo, si gioca a ping pong o si prova un numero di giocoleria. In mezzo alle colline toscane ma con vista sul mare c’è la Tenuta La Badiola nel cuore della Maremma Toscana, a 7 Km da Castiglione della Pescaia e dalla costa tirrenica. Già residenza estiva del granduca di Toscana Leopoldo II di Lorena (si può dormire nella sua camera situata ne L’Andana) oggi è un resort 5 stelle dove si può scegliere fra mille attività che vanno dal golf all’equitazione, allo yoga. Oltre ai piatti “healty”, dalla cucina dello chef stellato Enrico Bartolini, escono i dolci pensati per completare i percorsi benessere della Spa Espa. Infatti a ogni specifico programma nella Spa sono abbinati una particolare torta o mousse e speciali tè o infusi a base di erbe, che agiscono in maniera complementare al trattamento. Un percorso benessere in grado di appagare e coinvolgere tutti i sensi.

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SOS SCOTTATURE

Eritemi e scottature in estate sono dietro l’angolo. Nel caso di arrossamenti più gravi per correre ai ripari bisognerà utilizzare anche creme a base di cortisone, se invece gli arrossamenti sono comuni le regole a fine giornata sono semplici: lavare con acqua fresca la zona interessata e abbondare nell’idratazione con alcuni prodotti che contengono agenti lenitivi. Ecco una selezione dei migliori doposole assolutamente da avere.

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THE RETURN OF MORCHEEBA

The British pioneers of ‘90s trip-hop are back with a new album, Blaze Away .

INIZIAMO CON IL NOME: COSA SIGNIFICA BLAZE AWAY?
Probabilmente sai che Morcheeba in gergo significa “più marijuana” e a Londra, se qualcuno ti chiede se può rollarsene una la risposta è questa e il senso è “certo fai pure”.

L’ALBUM VEDE ANCHE ALCUNE IMPORTANTI PARTECIPAZIONI, CE LE RACCONTATE?
Ci piace collaborare con personaggi e artisti diversi, non ci poniamo limiti. Abbiamo con noi il rapper inglese Roots Manuva, ospite della title-track ‘Blaze Away’, il cantautore e musicista francesce, Benjamin Biolay, canta con noi in ‘Paris Sur Mer’. Mentre in ‘Summertime’, disinvolto pezzo pop arricchito da richiami , è impreziosito dalla scrittura di Kurt Wagner dei Lambchop. La sezione di ottoni degli Zion Train è ospite ancora una volta – c’erano anche in “Big Calm” – nella track di ‘Love Dub’.

COME PENSATE CHE LA BAND SI SIA EVOLUTA DALL’INIZIO?
Nelle prime registrazioni, eravamo timidi e la nostra musica un po’ acerba. Ora il nostro suono è diventato meno impostato. Abbiamo aggiunto più di un tocco grezzo come ad esempio usando la batteria live in alcune tracce, piuttosto che usare battiti programmati.

CHE TIPO DI STILE MUSICALE RITENETE RAPPRESENTI LA VOSTRA ESTETICA MUSICALE?
È difficile scegliere un solo stile perché ci piace sempre mescolarlo, passando dal trip hop al rock psichedelico, passando per il blues, il country e il soul. Fino al rap che ora impazza.

PARLIAMO DI MODA. QUAL È IL VOSTRO STILE, IN PARTICOLARE SUL PALCO?
Skye: “disegno e cucio tutti i miei vestiti per il palcoscenico. Le collezioni che creo s’ispirano agli album che creiamo. Quindi sì, penso che corrisponda. Ross è molto vicino a un look più sportivo del mio, da qualche accenno rude boy dei primi tempi, fatto di polo jeans e anfibi, ha attraversato un periodo in cui usava camicie stampate microfantasia e jeans più slim in stile 70. Ora anche per le foto dell’album abbiamo optato per look monocromatici, io in bianco, lui con giacca sahariana con collo alla coreana, piuttosto che un abito couture nero per me che si accompagna a un look più combat e militare per lui. Per il lancio dell’album indosserò un abito da me realizzato interamente con le mitiche zip YKK, nostro partner di lancio e anche Ross, che non vuole dire nulla al momento, sta pensando a qualcosa.”

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QUALI SONO I TUOI PROSSIMI PROGETTI? OBIETTIVI DA RAGGIUNGERE?
Mi sto davvero godendo il tour in questo momento, promuovendo Blaze Away. Abbiamo viaggiato per la prima volta in Sud Africa, che è stata un’esperienza incredibile, siamo riusciti a fare un safari e a vedere gli animali. Abbiamo anche visitato per la prima volta il Marocco. E presto suoniamo in Israele per la prima volta. Ci sono così tanti altri posti in cui vorremmo andare come ad esempio l’Islanda e il Giappone.

QUALCHE VIDEO MUSICALE IN PREPARAZIONE?
Stiamo lavorando ad alcune idee per il prossimo singolo che si chiama ‘It’s Summertime’. È una canzone molto brillante e positiva, con la promessa di un momento di romanticismo. Ci piacerebbe che il video non fosse un video ovvio e solare ambientato in spiaggia.

COSA NE PENSATE DEI SOCIAL MEDIA E COME LI USATE?
Abbiamo creato una nuova pagina Instagram dedicata ai fan chiamata#MorcheebaMobsters, un modo per far vedere cosa facciamo ed entrare in contatto con i fan direttamente. Le nostre pagine personali non hanno una vera strategia e in generale non ci piace condividere troppo della nostra vita personale.

AVETE SCELTO DI PUBBLICARE UN’EDIZIONE LIMITATA IN VINILE, PENSATE A UN REVIVAL DEI VINILI?

Il vinile è stato popolare, certamente nel Regno Unito, per un certo numero di anni. Puoi persino comprarlo nei grandi supermercati. Era popolare averlo come opera d’arte per incorniciare anche i dischi delle proprie icone, ma ora le persone stanno effettivamente tornando ad apprezzare il suono, ci sono locali a Londra dove puoi ascoltare e ballare sulle note della sola musica analogica. È una bella esperienza organica ascoltare il vinile. Ed è bello possederlo fisicamente, come un oggetto prezioso, anziché ascoltare musica semplicemente in streaming.

QUI IN ITALIA “ROME WASNT’ BUILT IN A DAY” È STATA UN SUCCESSO. CI RACCONTATE COSA VI HA ISPIRATO?

Per fare qualcosa di bello ci vuole tempo. Dal creare fisicamente qualcosa, fino a costruire una relazione, che sia di amore o di amicizia, non cambia, ci vuole tempo e dedizione. Da un semplice proverbio volevamo lanciare un messaggio ben preciso: in un mondo che correva (e che corre) prendetevi il tempo per coltivare ciò a cui tenete di più, e sarete ripagati.

COSA NE PENSATE DELLA BREXIT? COME SI STA VIVENDO NEL REGNO UNITO?
Adoriamo vivere nel Regno Unito. È incredibilmente deludente che non restiamo nell’Unione europea. Non ci sono parole.

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QUAL È L’ESSENZA DELLA FELICITÀ PER VOI?
Essere umili, essere in grado di godersi le cose semplici della vita e apprezzare le piccole cose. E apprezzando ciò che hai, concentrandoti sul positivo. Ogni giorno.

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ALL ABOUT VODKA: 3 SUMMER DRINKS

Scopriamo tre drink suggeriti da Maurizio Stocchetto del Bar Basso, che interpreta per MANINTOWN Mama Vodka, la vodka scandinava fondata da Pauline Birch, una giovane donna di Copenhagen che adora il cibo, i drink e la vita sociale. Spirito nordico anche nel design della bottiglia in puro cristallo con la scritta in rosso.
A Milano il Bar Basso è da sempre un luogo di riferimento per la moda e il design: Maurizio Stocchetto, il figlio dell’inventore del Negroni Sbagliato, nato da per errore nei primi anni settanta quando il padre Mirko, preparando un Negroni a un cliente al banco, ha usato lo spumante al posto del gin. Maurizio, che porta avanti la tradizione dello storico locale, ha scatenato la sua fantasia con tre cocktail tutti a base Mama vodka.

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Travel Suggestions

Per il romanziere francese Gustave Flaubert, viaggiare ti rende modesto: solo così potrai capire il piccolo posto che occupi al mondo. Dall’altra parte del globo gli diede ragione (forse senza saperlo) il suo collega Mark Twain, che in America scriveva: «Visioni ampie e genuine sugli uomini e sulle cose non possono essere acquisite vegetando in un piccolo angolo di terra per tutta la vita».
Viaggiare con la fantasia, per i due autori, sarebbe stato abbastanza? Forse no. Ma avrebbero cambiato idea vedendo con quali aiuti, oggi, possiamo correre fra metropoli e paesaggi sconfinati nelle pagine degli ultimi travel book. Scrutando cosa accade fra i ghiacci o tra i popoli dell’Himalaya, prima di partire per grandi avventure. O ammirando esempi di décor marocchino anche seduti sul divano. A chi ora volesse invece unire il viaggio all’insolito, si consigliano gli ultimi volumi d’artista illustrati: dalle più celebri architetture parigine alle quattro destinazioni scelte quest’anno da Louis Vuitton per le sue guide. Perché l’immaginazione, proprio come il viaggio, non conosce confini.

 

 
All the Buildings in Paris: That I’ve Drawn So Far di James Gulliver Hancock
Ed. Universe Publishing
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Tutto a Parigi è un’opera d’arte. Anche gli stessi palazzi. Facile capire perché Hancock, artista nonché autore di All the Buildings in New York e All the Buildings in London, si sia fatto rapire dalle sue architetture per riproporle con sguardo personale («Ma allontanandomi da qualsiasi cliché», spiega l’autore). Il risultato sono illustrazioni giocose, vivaci e veritiere, che non mancano di fornire piccoli aneddoti, date e numeri sui monumenti più noti: Louvre e Notre-Dame, Tour Eiffel o Musée d’Orsay. Per scoprire una Ville Lumière come non l’avete mai vista.

 
My Himalaya – 40 Years among Buddhists di Olivier Föllmi
Ed. teNeues
Ramelli Paris Cover 3.indd

Il Times Magazine l’ha citato come uno dei quindici fotografi migliori al mondo. Nato nel 1958, Olivier Föllmi scopre l’Himalaya a 17 anni: una passione che non lo lascerà più (come racconta il titolo stesso). Con generosità creativa infatti, oggi Föllmi ci offre tanti spunti per esplorare luoghi lontanissimi con l’istinto del viaggiatore e il sentimento della spiritualità. Così esperto da essere tornato più volte su quelle vette con ruoli differenti (da guida alpina ad allievo di grandi monaci buddisti), fra i suoi scatti risuona proprio la bellezza mutevole di popoli e panorama. Che conquisterà amanti del trekking e appassionati di meditazione.

 
Living in Morocco di Barbara & René Stoeltie
Ed. Taschen

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L’effetto evocato è subito chiaro: antiche notti arabe in un contesto contemporaneo. A riproporre ciò che di più affascinante il Marocco porta all’immaginazione ci hanno pensato i coniugi Stoeltie, fotografo e scrittrice, già galleristi ma ora uniti dalla passione per il viaggio. In queste pagine si trova proprio tutto: mosaici intricati, case ricche di storia, giardini paradisiaci e colori da capogiro. Quello che apprezzerete? L’amore per il dettaglio. Pavimenti immortalati fino alle più variopinte piastrelle, stanze dagli angoli segreti e alcove che, in un attimo, vorranno solo farvi immergere nei loro cuscini con una tazza di the.

 

Born to Ice di Paul Nicklen
Ed. teNeues
Ramelli Paris Cover 3.indd

Che questo volume abbia tanto da dire lo dimostra la prefazione scritta da una star (e attivista) come Leonardo DiCaprio. Dedicata proprio agli scatti di un fotografo National Geographic, noto per il suo amore per oceani e salvaguardia dei poli. Questione di Dna, spiega anche il titolo alludendo all’infanzia di Nicklen: cresciuto in una delle uniche famiglie non inuit di un piccolo insediamento tra i campi di ghiaccio del Canada settentrionale. Abile nel ritrarre la meraviglia degli iceberg, ma anche i cambiamenti climatici che hanno mutato la vita di uomini, piante e animali. Dopo aver visto queste immagini, prenotare una vacanza in rompighiaccio sembrerà un’ottima soluzione.

 
Route 66 di Thomas Ott
Louis Vuitton Travel Book
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Come ogni anno, le ultime destinazioni selezionate da Louis Vuitton per i suoi Travel Book sono attesissime. In questi volumi, artisti più o meno noti illustrano secondo la proprio creatività mete fino a quel momento sconosciute. Insieme a Cuba, Praga e Roma, nel mirino è oggi anche la Route 66, autostrada statunitense percorsa da Ott in 3 settimane: 4.500 km da Chicago a Santa Monica. Per questo fumettista svizzero amante di atmosfere dark, è stato facile trasportare i colori degli States fra schizzi in bianco e nero, quasi decadenti, per arrivare a “un’America perduta sulla strada”. I romantici pensierosi, inclini a indagare ogni attimo della vita, troveranno spunti di riflessione.

 

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weekly digest

The fashion news you need to know, from around the world.

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Sfide: jeans classici o strappati? Continue reading here.

Come l’Intelligenza Artificiale sta rimodellando l’industria musicale. Continue reading here.

00_story_beyonce_burberryOf Course Beyoncè is the First Star to wear Riccardo Tisci’s New Burberry. Continue reading here.

‘A Dress Is Like a Passaporto, No?’ Welcome to Pierpaolo Piccioli’s Valentino. Continue reading here.

How to Sell Your Sneakers Online: The Ultimate Beginner’s Guide. Contiue reading here.

Creme solari: come scegliere quella giusta

Creme solari 2018, come orientarsi? In crema, spray, olio, waterproof, antirughe, idratante, in tubetto, travel size e maxi formato, quello delle creme solari è un mercato sempre più vasto.

Come scegliere quella giusta?

Innanzitutto è necessario sfatare un mito, non è vero che le creme solari ad alta protezione non fanno abbronzare. I prodotti con elevato SPF (Sun Protection Factor) non fanno altro che prolungare il tempo in cui possiamo rimanere al sole senza scottarci. È fondamentale scegliere le proprie creme solari in base al fototipo di appartenenza e naturalmente alla destinazione. Di seguito alcuni suggerimenti.

È appena arrivata in Italia Miami Beach Suncare, l’esclusiva linea solare ufficiale di Miami Beach, utilizzata sulle assolate spiagge da tutti i baywatch, contengono l’esclusiva formulazione “triple blend“ a base di estratti naturali dell’oceano (alghe marine, cavolo marino e corallo marino) che potenziano l’efficacia degli schermi solari, tutti i prodotti sono ipoallergenici, cruelty free e senza parabeni.

Biosthetique soleil, ottima linea di Suncare, ampia scelta per ogni fototipo, lo spray invisible SPF6 o SPF30 è molto pratico, perché una volta spruzzato non deve essere distribuito sulla pelle, è resistente all’acqua e non unge. Anche in questo caso, come per tutti gli altri prodotti della linea soleil, viene integrato con un attivatore di abbronzatura che, oltre a stimolarla, protegge le cellule e il dna della pelle, grazie ad un complesso di principi attivi a base di semi di girasole. Cruelty fee e senza parabeni. Comfront Zone Sun Soul Cream SPF50+, il nuovo solare di Comfront Zone è disponibile nel formato maxi da 200ml, altissima protezione, resistente all acqua, il che lo rende adatto a chi passerà la maggior parte delle vacanze in barca . Della linea fa parte anche il mini stick per aree sensibili come naso e orecchie, sempre con le stesse caratteristiche, a ciò si aggiungono anche l’azione antiage per prevenire l’invecchiamento cutaneo. Sempre cruelty free.

Huile Solaire Roucu della Ligne St. Barth, solari molto particolari quelli di St. Barth, perché pur avendo una protezione bassa, sono estremamente protettivi e testati sull’omonima isola caraibica, il che li rende adatti non solo ai soli più intensi ma anche alle acque più limpide e cristalline.

FIVE REASONS TO PRAISE THE MODEL S

“Fare le cose vecchie in modo nuovo – questa è innovazione.” Da questa citazione di Joseph Schumpeter, uno dei maggiori economisti del XX secolo parto con quella che è stata la mia “Tesla Experience”. Dopo quattro giorni a bordo della Tesla ModelS 100D ho una visione diversa del concetto di automobile. Innanzitutto perché non nasce da una casa automobilistica tradizionale e si capisce subito dal pensiero creativo e tecnologico, ma anche funzionale che si cela dietro l’auto. La mente dietro qusto piccolo capolavoro di design e ingegneria ad alti livelli è Elon Musk, filantropo e businessman famoso per essere l’imprenditore che ha stravolto tre settori chiave dell’economia, quello automobilistico con Tesla Motors, quello dell’astronautica con SpaceX e quello dell’energia rinnovabile con Solar City. Sotto la sua “guida” l’auto realizzata assomiglia quasi a un device, sicuramente smart, ma che come tutti gli altri richiede una carica…quasi costante! Precisando che sono un’amante della guida sportiva, dei cavalli e del sentire il rombo di un motore a benzina o della bellezza del cambio manuale, sia che sia tratti di Porsche 356 degli anni 50’ o di una Aston Martin vintage, che guido quasi quotidianamente, ero incuriosito dall’idea di provare la forza della Tesla.

La mia esperienza con la Model S rappresenta quello che significa vivere l’auto nella vita di tutti i giorni, tra spostamenti di lavoro, traffico cittadino, parcheggi…il tutto tra meeting, email e telefonate, ma anche viaggi!

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1) DISTINGUERSI E RISPETTARE L’AMBIENTE Se guidi una Tesla vuol dire che sei un innovatore, ti piace distinguerti, hai un’attitude tecnologica…e nonostante la totale assenza di sound dell’auto che si aggira nella città nel più totale silenzio, gli occhi delle persone sono su di lei, perché oggi è l’auto di rottura, il desiderio di tanti…Millennials in primis! All’interno uno schermo a cristalli liquidi per navigare in rete, ascoltare musica, consultare il manuale. Come un vero computer di bordo che si connette anche al telefono. Manca solo che parli e poi sembra di avere a che fare con Kitt della serie Supercar. E in più non inquina.

2) SUPER POTENZA 3, 2, 1…Via! Si parte, la Tesla ha una coppia che gli consente prestazioni da super sportiva, con uno 0-100 che va da 2,7 secondi a 4,4 secondi (a seconda della versione che guidate)…i vostri passeggeri a fine corsa pagheranno il biglietto potete starne certi! Questa potenza nella guida di tutti i giorni si traduce in un’accelerazione immediata nelle partenze e nei sorpassi!
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3) ALLA GUIDA CON LA APP Always Connected: con l’app Tesla si puó controllare in qualsiasi momento a distanza l’auto…ad esempio io non ricordo mai se ho chiuso l’auto. Gestire i comandi è un grande aiuto per trovare l’auto in un parcheggio, farla lampeggiare, suonare, vedere la posizione precisa, ma ancora più interessante permettere di accendere il climatizzatore e trovare la temperatura ideale quando entrate in auto.
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4) GUIDA E PARCHEGGIO ASSISTITO Drive Experience: i sistemi di supporto alla guida sono numerosi, dall’autopilot a cruise control adattivo, al Lane Assist, fino alla configurazione di sospensioni e profilo di guida. Così tanti che non sono riuscito a provarli tutti, in fondo a chi non piace guidare e avere il controllo pieno dell’auto?! La guida è con cambio automatico, che è posizionato a lato del volante, vicino alle frecce.
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5) TEMPI DIVERSI Molte persone vedendomi con una Tesla mi hanno chiesto subito quale fosse l’autonomia, dove si ricarica ed hanno espresso dubbi sull’utilizzo di un’auto elettrica nella vita di tutti i giorni. Chi guida una Tesla sa bene che le opportunità di ricarica sono costanti e spesso gratuite, le città offrono numerosi punti tra parcheggi privati, hotels e colonnine Supercharger di Tesla (60% di carica in circa 30 minuti). Serve solo pianificare al meglio i momenti di ricarica che spesso corrispondono proprio agli orari di non utilizzo del mezzo (di notte, durante le ore di lavoro, pausa pranzo…proprio come già avviene con lo smartphone!). Inoltre il sistema di bordo avvisa sempre il guidatore quando c’è bisogno di ricaricare e il livello di batteria è sempre presente a monitor. Le batterie inoltre sono due, c’è anche quella di riserva in caso di emergenza.

Ora è tempo di lasciarci, apro il baule, scarico le mie valigie di questi ultimi 4 giorni tra Milano e Bologna e lascio la chiave a forma di auto che è l’ennesimo dettaglio di design di quest’auto.

Photography: Vincenzo Traettino

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5 fragranze da portare in viaggio

Si dice che i profumi estivi più amati dagli uomini siano sempre stati agrumati. Un massima forse destinata però a non essere più un dogma. Quest’anno ci avviamo verso  il superamento del tabù sull’uso dei fiori nelle fragranze maschili, generalmente riservati al mondo femminile. Sciolto questo nodo dunque lanciamoci in nuove scelte:

 

Belgravia Chypre by Penhaligon’s
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Ricco e sofisticato bergamotto, muschio di quercia, patchouli. Ma con una sorprendente inflessione di Lampone, pepe rosa e rose.

 

Lost by Miller Harris
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Le felci si fanno strada attraverso muri e cemento, la loro intensità verde si abbatte vivacemente sullo sfondo grigio degli edifici. In LOST, questa intensa macchia verde è in contrasto con la forte presenza del rabarbaro selvatico rosa, che rende i sensi frizzanti.

 

Editions M.R Eau De Cologne Acid
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Fresca e fluttuante, questa fragranza ha un accordo aromatico che ricorda una torta al limone, bilanciato dai rari elementi naturali dei fiori leggeri e dei legni. In testa limone e bergamotto, arancia amara e cognac. Cuore di lavanda e valeriana mentre in coda patchouli, cumarina  e legno di quercia.

 

Bois d’argent by Dior
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Un’allure Dior affusolata accompagnata da una persistenza iconica, a fior di pelle. Questo profumo ha l’eleganza di una assoluta di Iris che si mescola a muschi sensuali, immersi in una misteriosa scia di incenso. È una composizione intrisa di contrasti che gioca su una florealità nobile, su una dolcezza agitata.

 

Champ de Fleurs by L’artisan Parfumeur
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Frizzante e gioioso, la nota di testa di Champ de Fleurs esalta l’amarezza del pompelmo e la luminosità di una pera succosa. Il delicato accordo fruttato si fonde poi con i petali di Gelsomino e di Giglio . Gradualmente, il Cedro bianco lascia il posto alle note di Muschio e Ambra che avvolgono il bouquet con una dolcezza infinita.

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BRAND ALERT: YIWO

È un dato di fatto, siamo ormai nell’era dell’uomo sensibile e skinny oriented che preferisce un look sartoriale e avvolgente piuttosto che t-shirt con stampe e pantaloni comodi, e questo indirizzo lo ritroviamo ormai anche nelle palestre.

Che fine hanno fatto le maglie larghe con grafiche che ricordano i tipi muscolosi da spiaggia californiana degli anni 80? Per non parlare delle canotte alla Arnold Schwarzenegger, che tra specchi e bilancieri trovavano il loro ambiente naturale.

Questo l’interrogativo a cui cerca di rispondere il nuovo brand made in USA che verrà lanciato domani al Dover Street Market di New York. Si chiama Y,IWO(“yeah, I work out”) e prevede una collezione già acquistabile online di magliette, canotte e pantaloncini assolutamente non aderenti e slim fit, ma con un taglio regolare, un cotone spesso 100% made in USA che ci ricorda gli autentici workout di un tempo, dove i risultati leggendari erano i veri protagonisti e non l’abbigliamento del bodybuilder.

Il concept del brand è quello di fornire dei compagni di allenamento ideali per spingere i pesi e farsi i muscoli, alta qualità ma con basso profilo senza l’esigenza di creare abbigliamento tecnico. I pantaloncini e le maglie sono comode e allo stesso tempo resistenti, così tanto da poter essere utilizzate come un asciugamano a fine sessione. Da portare in palestra e indossare in strada. Anche le t-shirt sono di cotone pesante e non aderenti ma sempre comode. Le felpe sono chiaramente oversize, calde e mai strette. I pantaloncini da squat sono pensati appositamente per avvolgere quadricipiti, glutei e cosce, di nylon leggerissimo e con tasche pratiche. Gli altri pantaloncini da training sono invece in cotone, hanno un taglio classico e sono super confortevoli con una chiusura a cordoncini e tasche funzionali. La nuova collezione è acquistabile online da Agosto oppure per chi fosse a NY presso Dover Street Market. Non ci resta che testarla tra un piegamento e l’altro.

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A BEARD IS A BEARD

Photographer: Matteo Engolli
Stylist: 3
Grooming: Matteo Bartolini @Freelancer Agency
Stylist’s assistants: Anastasia Mariani and Fabiana Guigli
Thanks to Cristina Florence Galati
Models: Luca Maurino @Boom Milano, Giulio Lotti @Elite Models, Ludwig @Crew Models, Simone D’Angelo @Brave Models

Special Thanks for the location to Stefano terzuolo and GUM, Corso Italia 46 Milano.

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BEAUTY ALERT: Consigli per il grooming maschile

Boldking

Conosciuto per il suo particolare modello di mercato,  questo brand non solo vende tutto il necessario per il grooming ma prevede anche l’acquisto di un vero e proprio programma di rasatura in cui le ricariche vengono automaticamente spedite a casa. Partendo con uno starter pack di un rasoio e 4 lamette ad esempio, si può decidere di acquistare un pacchetto a seconda delle volte che ci si rade durante la settimana.

IMG_1503Al resto pensa tutto Boldking che spedisce l’occorrente periodicamente a casa senza dover aspettare il corriere, (la confezione entra perfettamente nella cassetta della posta). Depennate quindi dalla lista della spesa l’acquisto delle lamette usa e getta. Le lame sono uniche e flessibili per raggiungere i punti più difficili come sotto al naso, e il prezzo è davvero competitivo rispetto alla media delle ricariche dei rasoi manuali.  Infine, un occhio particolare all’ambiente,  poiché le confezioni sono di cartone e le lamette esaurite possono essere rispedite all’azienda e venire così riciclate.

Lab Series

The Grooming OilUn nuovo grooming oil 3 in 1 che riunisce in una miscela olivello spinoso, jojoba e olio di mandorle dolci il tutto arricchito con vitamine, conferendo alla rasatura maggiore piacevolezza e donando a pelle e barba  il triplo dell’idratazione.

Come Pre-Shave : Protegge la pelle preparandola alla rasatura rendendola morbida

Come Olio da rasatura: assicura maggiore precisione e lubrifica la pelle rendend lo scorrimento della lama più fluido

Come Prodotto di cura della barba: Leviga la barba rendendola morbida e idratata, più piacevole al tatto e splendente.

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WEEKLY DIGEST

The fashion news you need to know, from around the world.

The 6 Male Instagram Stars Taking China by Storm. Continue reading here.

BANNER-3

The End of Ugly Cool: A Review of Paris Menswear. Continue reading here.

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Pull Up or Shut Up! This New Label Is Inspired by 1980s Bodybuilders.

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Come nascono i nuovi trend dell’industria della moda? Continue reading here.

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Red Bull espande il suo programma per le arti a Detroit con residenze e sovvenzioni per gli artisti.

CASAVO LA APP PER VENDERE CASA IN TEMPO RECORD

In Italia i tempi medi per concludere la vendita di un immobile sono tra i più lunghi e stressanti rispetto alla media in Europa. Casavo, nuova start-up milanese propone una valida alternativa capace di abbattere il tempo di vendita degli immobili, offrendo una valutazione in 24 ore. Garantisce inoltre la conclusione della vendita entro 30 giorni con solo due visite per ogni singolo immobile, permettendo un notevole risparmio di tempo e stress. Casavo non compete con il tradizionale mercato immobiliare, ma al contrario collabora con le agenzie per espandere il proprio network.

Abbiamo incontrato Giorgio Tinacci (Co-founder & Managing Director di Casavo) per farci raccontare come è nato e si è sviluppato il progetto.

Come è nato il tuo progetto?
L’idea è nata a termine dei miei studi, a maggio dell’anno scorso ho iniziato a studiare un businnes-trend immobiliare già presente e consolidato sul mercato anglo-americano dove sostanzialmente si vuole semplificare l’esperienza di vendita immobiliare,  in un mondo legato a schematiche di vendita e di pensiero piuttosto tradizionale. Mi sono quindi chiesto perché non portare questa nuova categoria di business in Italia. Il mercato immobiliare italiano è un mercato molto grande, basti pensare che i privati detengono il 90% dei beni immobiliari sul suolo, in Germania per esempio sono al 50%. Questo potenziale però è ancora legato alle dinamiche tradizionali con gli stessi operatori di sempre e sostanzialmente poco digitalizzato. I tempi del mercato immobiliare sono inoltre molto lunghi rispetto a quello europeo, a Milano che è uno dei mercati più dinamici abbiamo dei tempi medi di vendita di sei mesi. Ho iniziato a discutere il tema con un investitore tedesco che ci ha aiutato a far partire il progetto. Per me questo era una sfida molto interessante, perché coniugava da un lato quello che è prendere un modello di business tradizionale e industrializzarlo tramite una piattaforma tecnologica, dall’altro è un modello che crea una nuova categoria di mercato, quindi non è un innovazione incrementale ma radicale, e allo stesso tempo un business molto capital intensive.
Quale il plus che offrite alla vostra clientela?
Se un cliente vuole vendere casa l’opzione è andare verso il processo di vendita tradizionale, può decidere se affidare la vendita a un intermediario oppure no;  probabilmente venderà l’immobile nei sei mesi che è il tempo d’attesa di questo mercato, non sapendo precisamente a quale prezzo chiuderà. Deve inoltre coinvolgere parti terze, l’agenzia, periti e notai. In sostanza è un processo molto lungo con diversi aspetti da gestire, noi l’abbiamo voluto semplificare. Il cliente può vendere l’immobile all’azienda tramite il sito, è poi l’azienda che si fa carico del rischio finanziario per trovare un’acquirente finale. Siamo una società immobiliare vera e propria che offre la possibilità al cliente di vendere quell’immobile in un mese. Non ci sono commissioni, ma viene fatto a fronte di uno sconto sul prezzo medio del mercato del 8 % per come si presenta l’immobile in quel momento. Puoi accedere al nostro servizio tramite il sito, inserisci i dati del tuo immobile e noi ti facciamo un’offerta d’acquisto oppure puoi entrare in contatto con noi tramite un’agenzia immobiliare partner. Valutiamo l’offerta, e se viene accettata effettuiamo una perizia di 5 giorni, se va a buon fine è possibile proseguire con l’acquisto dell’immobile in tempo record.

State acquisendo immobili solo a Milano o anche in altre città italiane?
La nostra strategia geografica segue un modello di business che ha senso solo nelle aree metropolitane, laddove ci sia un certo numero di acquisizione immobiliari annue e una certa densità immobiliare. Ad oggi siamo attivi su Milano ma apriremo a Roma da ottobre di quest’anno e nel prossimo anno non escludo di esser presenti anche su altre città. Le città assimilabili sono Torino, Bologna, Palermo e Napoli ma ci sono una serie di fattori da valutare.

Quante immobili riuscite ad acquisire al mese in media?
Durante il mese di luglio ne abbiamo acquistate cinque, arriveremo a dicembre ad un tasso di dieci sulla singola città. Puntiamo a un tasso di venti entro il prossimo anno su Milano.

Hai qualche informazione su quale tipologia di clienti utilizza il vostro sito?
Per ciò che riguarda il genere, non è molto differenziato, sono maggiormente famiglie o coppie, uomini e donne. Ci sono però dei fattori che accomunano la tipologia di cliente che decide di affidarsi al nostro servizio, ne ho individuati quattro. Il primo è il cliente del cambio casa, la persona che ha bisogno di vendere la casa per comprarne una nuova. Il secondo è il cliente che ha ottenuto l’immobile grazie a un’eredità e non ha legami affettivi con la casa che vuole monetizzare. La terza categoria sono persone che, a causa di eventi particolari come il divorzio o una re-location all’estero, giudicano il processo di vendita molto lunga e stressante. L’ultima tipologia sono clienti che hanno bisogno di liquidità per ovvie ragioni economiche, ci sono casi dove se la casa dovesse finire all’asta perderebbe molto più di valore che se venisse acquistata da noi, quindi gli offriamo un’alternativa veloce.
E quali sono i prossimi obbiettivi?
Vogliamo evolvere ancora di più la piattaforma a livello tecnologico. Oggi il cliente inserisce i dati sul sito e viene poi contattato da noi con l’offerta preliminare, nella piattaforma che abbiamo in fase di testing, il cliente inserisce i dati e il sistema stesso sarà capace di elaborare istantaneamente la cifra preliminare che siamo disposti ad offrire. Sarà un servizio gratuito in più che offriamo, qualsiasi persona che vorrà vendere un immobile può avere una valutazione preliminare in maniera veloce e gratuita.

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PERFORMANCE ATLETICA: KOMBAT NAPOLI 2019

Kappa® rivoluziona ancora una volta il mondo dell’abbigliamento tecnico sportivo presentando la nuova Kappa Kombat™ Napoli 2019. La Kombat™ si evolve ancora e grazie alla collaborazione con la SSC Napoli  mettendo a punto un tessuto tecnico dalla grafica aggressiva e impattante ispirata alla natura più selvaggia.

Il principio tecnico dello stop stopping, la funzione anti trattenuta che ha rivoluzionato le maglie da calcio, trova un’espressione potente nel design animalier delle nuove divise della squadra. Dal pattern geometrico delle emerge il volto di una pantera ruggente, mentre la pelle dei rettili ispira la texture delle maglie dei portieri, che sul dorso si arricchisce e si completa con la testa di un serpente.  

Tessuti ultraleggeri e cuciture in nylon stretch per dare ancora più elasticità, traspirabilità e comfort. Il materiale particolarmente morbido e fresco dona al corpo un comfort singolare per una maglia da calcio e d è dotata di Hydroway protection che garantisce traspirazione e smaltimento facilitato del calore corporeo e un efficace raffreddamento. Il principio tecnico dello “stop stopping” che ispira tutta la filosofia progettuale Kombat™ conquista un livello di efficacia superiore: la trattenuta risulta più evidente all’arbitro e l’interruzione del movimento più difficile. Le linee sono ancora più asciutte, i tagli ergonomici e fitting. Il design resta pulito e ricercato con nuovo colletto con bottoni, pattern ispirato al mondo animale e banda con ripetizione del logo Omini applicata sul lato.

Ogni dettaglio ed elemento di personalizzazione è studiato per annullare gli sfregamenti sulla pelle e garantire il comfort totale. Lo scudetto termo applicato sulla maglia è stato realizzato con patch ad alta definizione con effetto tridimensionale con base in poliestere ed inserti in silicone (cerca informazioni sui trasporti a Napoli e sugli Orari della Circumvesuviana di Napoli).

 

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Il menswear secondo Riccardo Grassi

Riccardo Grassi scommette sull’uomo dall’anima street&fashion più evoluta e lo fa con il nuovo progetto RG Man, show-room interamente dedicato allo stile maschile nella sua versione più avanguardista. Un progetto ambizioso che prima di tutto vuole essere un contenitore di novità e fucina di nuove tendenze, già a partire dallo spazio pensato per far risaltare le collezioni. Oltre ai brand già in scuderia con importanti linee uomo, come N°21, Drome e MSGM, si è aggiunto Fumito Ganryu, designer giapponese che è stato ospite all’ultimo Pitti Uomo, e rappresenta il casualwear innovativo. Proprio questo stilista visionario ha ispirato e spinto Riccardo Grassi a creare il nuovo spazio dedicato a un menswear contemporaneo. Così RG Man ospita il debutto europeo di Ground Zero, ad esempio, il brand street leader in Cina, ma anche le sneaker del newyorkese Joshua Sanders, le t-shirt e felpe di The Saint Mariner disegnate dal tattoo-artist Pietro Sedda, Alchemist, ormai sotto le luci della ribalta per le sue incredibili lavorazioni, fino alle più sovversive creazioni del russo Tigran Avetisyan.

TIGRAN AVETISYAN SS19
TIGRAN AVETISYAN SS19

Proprio nel suo headquarter in Via Piranesi, dove a breve aprirà anche un B&B dal design curato e un ristorante, abbiamo incontrato Riccardo Grassi per farci raccontare come è nato questo progetto.

Come è nata l’idea di questo nuovo spazio dedicato all’uomo?
Avevamo già una parte uomo con i brand più contemporary come MSGM o N°21, alla quale abbiamo aggiunto Fumito Ganryu, un designer molto raffinato, che è una via di mezzo tra un mondo street molto pulito e l’innovazione tecnologica. Abbiamo poi selezionato delle piccole realtà con collezioni che avessero un’identità molto precisa e soprattutto dei pezzi significativi, che diventassero un po’ l’oggetto particolare da mettere in negozio. Credo che nel menswear funzioni più l’oggetto e la storia che è dietro, lo storytelling, che il total look. Questa moda delle  “limited edition” sta influenzando il mercato in maniera potente. Abbiamo già avuto una risposta molto forte dal parte del mercato asiatico, perché loro comprano e apprezzano molto l’item particolare.

Come ad esempio Tigran Avetisyan, il designer russo con la T-shirt nella cornicie, che ha anche collaborato con Comme des Garçons…

Sì, per due volte e abbiamo portato anche un altro ragazzo russo, Walk of Shame, che fa donna e va fortissimo. Come ti ho detto sul contemporary eravamo già coperti, e volevamo affrontare la sfida dei giovani creativi: il nostro obiettivo è offrire ai negozi qualcosa di veramente speciale e unico.

Pietro Sedda
THE SAINT MARINER SS19

Anche lo spazio è stato pensato in modo molto diverso dagli altri, da chi è stato progettato?
Volevamo che questo spazio fosse molto più “raw”, per dare più importanza alle collezioni con un ambiente più crudo. Sono contentissimo ci sia un negozio così oggi. Lo spazio è stato progettato da Christian Rizzi, un giovane visual molto bravo. Credo sia il momento giusto per  dare un contesto speciale sia per la donna che per l’uomo. L’importante è che ci sia un vero  contenuto, altrimenti perché il negoziante o il cliente finale dovrebbero comprarti? Vogliamo ampliare il menswear perché credo ci sia molto spazio in questo segmento; oggi sono nati in tutto il mondo una serie di negozi molto forti che hanno fatto evolvere la corrente dello streetwear. Poi magari si evolvono in altro, senza tradire lo street, magari con proposte più colorate e pop ed è questo ciò che rappresenta il mondo giovane, quello dove si muovono i ragazzi. Ed è questo quello che vorremmo portare avanti noi in questo momento.

E quanto pensi che influisca il mondo dei social in questo mondo?
Tantissimo, questi mondi parlano la lingua dei social media, con Tigran Avetisyan ho fatto metà ordini solo inviando quel frame ai negozi. E’ un messaggio forte che arriva e si capisce, ed è virale tramite Instagram.

ARTICT EXPLORER
ARTICT EXPLORER

E cosa ne pensi della Milano Fashion Week uomo?
Milano è diventata più una destinazione per lo shopping che per la Fashion Week. Abbiamo una reputazione shopping enorme, con negozi che attirano clienti da tutto il mondo. A Milano c’è tutto in maniera molto completa, c’è un amore incredibile verso la città da parte degli stranieri, purtroppo per quanto riguarda la parte “momenti moda” deve dare una sterzata fortissima e capire come catturare questa parte giovane di cui parlavamo prima.  A Pitti, per esempio, ce la stanno facendo, sono due realtà molto diverse, ma credo si possa fare anche a Milano; la gente è pronta, le stesse persone che considerano Milano alla pari di Londra o di Berlino. Però vogliono vedere più vitalità, più show-room e multibrand forti. Siamo comunque costretti anche noi a migrare a Parigi durante le campagne vendite per sviluppare un business che nella capitale francese è sempre più attraente.

Quindi Parigi è ancora sul podio?
E’ potente perché è comunicativa e poi ha una lunga tradizione. Ma per la gente la moda a Parigi non è così cool, come a Milano. E questo è un plus in più che abbiamo, questa bellissima Milano contemporanea, la Milano dei bei locali e delle mostre, un fenomeno che è stata notati più dai turisti che dai milanesi. Le zone si stanno rivalutando e il mood che si respira è molto interessante e vivace.

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Fabio Canino, dalla TV alla produzione di vini, con un occhio attento al sociale.

Ho di recente avuto la possibilità di conoscere Fabio Canino, durante una conferenza alla quale entrambi eravamo invitati a Mantova. Ovviamente da showman istrionico quale Canino è, l’incontro ha coinvolto moltissimi argomenti, ben oltre il tema della conferenza stessa, e ho potuto confermare l’ottima opinione che mi ero fatto di lui seguendolo come giudice, mai fazioso o eccessivo, a “Ballando con le stelle”, show che gli ha dato una notorietà mainstream, ma anche in precedenti avventure televisive e radiofoniche, dove la sua ironia ha sempre rivelato uno sguardo particolarmente acuto e attento sul nostro quotidiano, su quello che ci circonda, che sia politica, tematiche LGBTQ, o più genericamente pop culture. Autore anche di libri, come il recente “Rainbow Republic”, mi ha sorpreso venire a sapere che recentemente alle sue molte attività si è aggiunta quella di produttore di vini. Incuriosito, grazie anche ad un legame preciso che la produzione di questi vini ha con problematiche sociali importanti, ho deciso di intervistarlo per farvi conoscere questo aspetto così inatteso. Ecco quindi la mia chiacchierata con Fabio Canino.

Come ti sei avvicinato a questo progetto così diverso dal tuo normale ambito professionale? Come è nata l’idea e in che modo sei coinvolto?

In realtà per un toscano come me non è lontana la cultura del vino e quindi della terra di provenienza. L’idea è dei miei due amici, adesso soci, Bruno Tommassini ed Edoardo Marziari coppia da 40 anni, stilisti di gran successo per griffe internazionali che, vivendo in una splendida tenuta in Toscana vicino ad Arezzo, avevano iniziato a produrre del vino per gli amici. L’enologo che seguiva la produzione però notò che il vino era di alta qualità e consigliò di ampliare la produzione inserendo altre uve e quindi producendo altri tipi di vino.
Sono nati così i bianchi, i rossi e i prosecchi sotto il nome di Vinocchio e Uvagina. Nomi volutamente provocatori ed ironici che però richiamano chiaramente il progetto che questi vini promuovono: tolte le spese di produzione una parte degli introti va a tutte le associazioni che si occupano di contrastare il bullismo, ed in particolare il bullismo omofobico. Il progetto mi piacque subito, tanto da entrare in società con loro! Io, Bruno ed Edoardo sappiamo di essere stati fortunati nella vita, di essere privilegiati e questo ci sembra un bel modo per restituire un po’ di quello che abbiamo avuto, creando la società Prodigiodivino.

Quanto è importante in questo momento storico affrontare argomenti come questo?
Importantissimo! Il bullismo è un gravissimo problema che esiste da sempre e solo negli ultimi anni si cerca di parlarne e cercare di arginarlo. È sempre stato sottovalutato, come fosse una bravata tra giovani, ma in realtà i danni di chi viene bullizzato sono danni psicologici seri. Vorreste mai avere un insegnante che è stato bullizzato? Un avvocato, un politico o un datore di lavoro che ha subito bullismo? Chiaramente no! Perché  spesso ripagano con la stessa moneta, trasformandola in  mala autorità e non autorevolezza.

Una piccola domanda sul lavoro per il quale ti conosciamo e seguiamo. Quali dei tanti progetti, fra televisione, cinema e teatro, ti è più caro?
Sono molto legato al teatro, con il quale tutto è partito, ma un programma tv è rimasto nel mio cuore, sia per il successo del programma stesso, sia per le belle persone che mi ha fatto conoscere. Sto parlando di Cronache Marziane che andò in onda su Italia Uno anni fa.

Prima di lasciarti. Dove troviamo i vini e dove troveremo te in futuro?
Potete trovare i vini in mille posti, da Eataly, in varie enoteche e ristoranti in Italia, ma si possono acquistare anche via Amazon o sul nostro sito www.prodigiodivino.com dove troverete anche tutta la nostra storia.
Per il mio futuro professionale, oltre allo storico programma su Radio2 Miracolo Italiano con La Laura che riprenderà a settembre, e a cui sono molto affezionato, sto iniziando a scrivere il mio secondo romanzo e finalmente torno a teatro con ben due spettacoli. Un musical e uno spettacolo molto comico di cui però è ancora troppo presto per parlarne. Stay Tuned!

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BRAND TO WATCH: VICTOR LI DEBUTTA A NEW YORK

Nato negli Stati Uniti e cresciuto in Cina, Victor Li si forma alla Parsons School of Design per lanciare insieme a Claudia Li il proprio brand, che ha recentemente debuttato alla New York Fashion Week. Un progetto in cui si fondono e incontrano oriente e occidente, unitamente a ispirazioni al mondo dell’arte e alle culture con cui il designer è entrato in contatto grazie ai numerosi viaggi in giro per il mondo da New York all’Asia arrivando fino in Italia La collezione presenta un mix di capi dai più formali a look casual, adatti al tempo libero e perfetti per viaggiare. Le linee sono semplici e i dettagli diventano il punto focale su cui si concentra l’attenzione, come ad esempio il fiocco che viene applicato su giacche, trench e camicie, rivisitazione della pochette da taschino. Linee semplici e vestibilità confortevoli per un total look che spazia dal bianco, ai toni del beige e del marrone passando per il rosa e il grigio. Grande attenzione alla scelta dei tessuti più pregiati, selezionati attraverso un’accurata ricerca in Italia, Francia e Giappone.

ritratto VICTOR LI
In occasione della sua presentazione, lo abbiamo incontrato a New York per conoscere meglio il suo percorso

Raccontami un po’ del tuo background. Come è iniziato il tuo amore per la moda maschile?
Sono nato negli USA, ma cresciuto in Cina. Ero molto interessato all’arte e ho iniziato a studiare disegno da bambino. Sapevo che avrei fatto qualcosa di artistico, nella mia carriera futura, ma non sapevo se l’artista o il designer. Sono venuto in America al primo anno di scuola superiore e ho cominciato a focalizzare i miei interessi. Ho frequentato un programma pre-universitario in fashion design alla Parsons e una programma in arte alla Cooper Union, che ha confermato il mio amore per il design. In seguito ho preso il diploma in arte alla Parsons.

Chi è il tuo designer preferito/chi ti ispira?
Miuccia Prada. Per me, Prada è arte indossabile.

3 aggettivi che descrivono il tuo stile come designer.
Sofisticato, unico, abbigliamento per la prossima generazione.

Dove ti vedi tra 5 anni?
Business e design hanno la stessa importanza per me. Spero di creare un movimento culturale, uomini che apprezzano e amano il mio lavoro e spero di continuare a lavorare su questo ad ogni collezione. In cinque anni, speriamo di avere una base di clienti fedeli sparsi per il mondo, che continuano a sceglierci stagione dopo stagione.

Come vedi evolvere la moda maschile?
Io disegno per me, e per coloro che apprezzano la sensazione data da capi di alta qualità, uomini che apprezzano un capo, i suoi dettagli come le nostre stoffe ricercate in Italia e Giappone. Vorrei dare una prospettiva nuova e fresca su ciò che la nuova generazione vuole indossare, oltre lo streetwear quotidiano.

Hai girato il mondo, dove ti senti a casa? Qual è la tua città preferita?
Casa è dove c’è la mia famiglia, ma la mia vita si svolge a New York. La mia città preferita è Tokyo.

Parliamo della collezione: cosa ti ha ispirato e come scegli i materiali?
Dato che era la mia prima collezione, e molto personale, è come se avessi disegnato per me stesso. Viaggio parecchio e volevo che il mio lancio comprendesse dei capi che siano funzionali per quello stile di vita, pezzi che porterei e indosserei durante un viaggio estivo. Abbigliamento pratico, ma un po’ più speciale che tradizionale.

Perché hai scelto New York per il lancio?
Perché sono americano, il brand è di New York, di base in questa in città.

Ci hai detto che il tuo pezzo preferito della collezione è il trench. Da dove hai preso l’ispirazione per disegnarlo?
Per questa stagione abbiamo giocato con dettagli intrecciati e sovrapposizioni. Per me, molti trench hanno un sapore un po’ troppo maturo per i giovani di oggi. Cerco di farne una versione più attuale e divertente.

Se potessi scegliere di vestire una celebrity, chi vorresti?
Timmothee Chalamet.

La moda è…?
Moda è lifestyle. Moda è ciò che scegli di indossare, ciò che decidi di mettere in valigia per un viaggio.

 

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Paolo Stella si racconta: MEET ME ALLA BOA

Ha appena pubblicato il suo libro “Meet me alla boa”, non solo un influencer ma un personaggio a tutto tondo, che debutta con il suo romanzo d’esordio.
Paolo Stella non smette di sorprenderci e noi lo avevamo già intervistato lo scorso gennaio.

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Un’allure audace e disinvolta, temperata da un sorriso timido e rilassato. Paolo Stella inizia gli studi di architettura per proseguire a Roma con la carriera di attore, prima di diventare uno dei maggiori influencer di moda e lifestyle da 260mila follower. La fondazione di Lampoon sancirà l’avvicinamento al mondo del fashion e della rete, che prenderà forma nel 2016, con la nascita della Grumble Creative, società di strategia per web marketing.

Come definiresti un influencer?
Chi non influenza le persone, ma è in grado di raccontare una storia attraverso le immagini, con un contenuto e una strategia creativa.

Quale sarà il social network del futuro?
Instagram. Per almeno altri 15 anni. È il migliore per fare brand awareness.

C’è un lato negativo della tua professione?
Sì, quello del venire costantemente giudicato e spesso in modo superficiale. Aggiungo, però, che ultimamente la situazione è rientrata, poiché sono passato a lavorare su contenuti meno legati a una visione estetica e più giocati sull’ironia.

Quanti dei tuoi consigli sono sinceri e non sponsorizzati?
Non c’è niente di fake nel mio profilo. Con il tempo, ho capito quanto la gente che segue il web abbia un sesto senso molto sviluppato per ciò che è vero. Per questo, ogni volta unisco il lavoro al mio linguaggio, investendo quindi, su una forte personalizzazione.

Parliamo di età. Come immagini il tuo lavoro e quello degli influencer in generale in un futuro lontano?
Funzioneranno solo coloro con un solido punto di vista. Per quanto mi riguarda, fare creative direction è l’evoluzione stessa dell’influencer.

Conta più apparenza o sostanza?
Una bella faccia funziona sempre, ma solo per un periodo perché dopo stanca.

Quante ore impieghi per preparare i tuoi look?
Quattro minuti, se esageriamo! Non faccio quasi mai scatti solo di look, ma di lifestyle ed ho le idee molto chiare. Non voglio parlare dei brand, ma investire in un progetto creativo e creare una storia attorno a loro.

Quali app utilizzi per ritoccare le foto?
Snapseed ad esempio. In generale uso le app in modo compulsivo e mai i filtri di Instagram.

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GOOP: THE BUSINESS LIFE OF GWYNETH PALTROW

Ebbe in inizio con una newsletter, inviata dalla propria cucina, nel 2008. Così l’attrice Gwyneth Paltrow ha dato il via a un business che, dopo 10 anni, è diventato un vero e proprio fenomeno: Goop.com.
Un sito di lifestyle, in cui vengono pubblicato consigli sulla cucina, la salute, il benessere, le finanze. L’intento iniziale era quello di rendere accessibile – o almeno, di far si che potesse esserlo a tutti – uno stile di vita agiato; l’etica di Goop è semplice: avere cose belle costa, trovare cose belle è spesso frutto di un privilegio, ma anche se non si è privilegiati , è possibile avere ciò che si desidera.

Ad oggi Goop comprende una beauty company, una manifattura d’abbigliamento, una compagnia pubblicitaria, una casa editrice, una produzione di podcast e un portale web dedicato al benessere e alla salute, per un fatturato annuo di 250 milioni di dollari.

Un cambiamento non da poco, per Gwyneth Paltrow, che da attrice riconosciuta e acclamata si è re-inventata ( o forse è cresciuta) in una business woman di successo che fattura 250 milioni di dollari.

Ma ripercorriamo alcuni step nella carriera di Gwyneth come attrice e imprenditrice.



L’abbiamo vista lo scorso aprile sul grande schermo in “Avengers: Infinity War” nei panni di Virginia Pepper Potts, la segretaria e fidanzata di Iron Man. Negli ultimi anni è uscita dal mondo Marvel solo per recitare in Mortdecai e Tentazioni irresistibili, il primo passato alla storia come il più grande flop tra i film con Jonny Depp, il secondo finito nel dimenticatoio.
L’attrice statunitense è tornata alla ribalta sulla stampa americana da qualche giorno per due motivi: il primo è che si sospetta sia lei la famosa amante di Jay-Z citata due anni fa da Beyoncè in “Sorry”, il secondo è una sua conferenza alla Bussiness School di Harward che ha fatto storcere il naso a non pochi.

Goop, la newsletter settimanale di lifestyle di Gwyneth Paltrow, si è trasformata negli anni in un sito web e successivamente in una piattaforma e-commerce che propone collaborazioni con diversi brand, ha aperto temporary shop e lanciato l’edizione cartacea arrivando a stimare un valore di 250 milioni di dollari. Ma come è arrivata una piccola newsletter mainstream New-Age ad avere così tanto successo? 
Inizialmente Goop forniva principalmente consigli base sul life-style, come tecniche di Detox e meditazione, ma dal 2014 in poi la Paltrow comincia a somministrare consigli di medicina alternativa, come ad esempio trattamenti di bellezza a base di puntura d’ape, mono-diete più o meno dannose per l’organismo spacciate per terapie contro i parassiti e lavande intime a base di caffè che hanno fatto infuriare i medici statunitensi dall’East alla West coast.

Da molti giudicata come una e vera e propria operazione commerciale che mira ai click più facili, in pieno scandalo mediatico dovuto alle critiche dei medici, nel 2015 Goop lancia anche diversi prodotti cosmetici che ripromettono di risolvere molti problemi, il più dei quali di carattere medico, con la cosmesi o la medicina alternativa. La star del cinema americano, vincitrice di un premio Oscar per Shakespeare in Love, ha inoltre organizzato i Goop Health wellness summit, delle vere full-immersion nel mondo di Goop andate tutte sold-out, con biglietti da 500 a 4500 dollari.

Ma non è sempre stato tutto rose e fiori: nel 2016 Goop è finito sotto indagine per problematiche legate al marketing dei prodotti; proponeva infatti sul suo sito prodotti descritti come trattamenti, cure e prevenzioni per malattie autoimmuni, poco dopo ricevette una lettera dalla TINA (TruthInAdvertising.org) per la stessa motivazione, e dopo la replica modificò i contenuti del sito. Le controversie legate a Goop, sono d’altro canto totalmente in linea con il pensiero dell’attrice, orgogliosamente antivaccinista, la Paltrow non ha mancato di esprimere anche opinioni negazioniste sulla correlazione tra Hiv e Aids. 
La sua presenza alla Business School di Harward non è oggettivamente criticabile dal lato economico, che è proprio quello che la prestigiosa università statunitense si propone di insegnare, sono pochi infatti i lifestyle magazine che possono vantare 250 milioni di dollari di fatturato. Per ciò che concerne il lato wellness e strettamente medico consigliamo invece di prendere con cautela i consigli dispensati nelle numerose rubriche, confrontandosi sempre con medici e professionisti del caso. Questa in generale è una regola di buon senso da seguire per tutti i siti e news che girano sul web e vanno verificate, soprattutto quando si propongono diete o trattamenti, che vanno oltre i semplici suggerimenti di bellezza.

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En plein di IED Roma con grande show alle Terme di Diocleziano

I 34 nuovi talenti della moda di IED Roma debuttano in passerella in una cornice aulica della capitale fra passato e futuro, in una dimensione transepocale e tecnoromantica.

Afteromance è quel momento magico, sospeso tra la fine di una festa e il ritorno alla realtà. Questo il tema a cui si ispira e da cui trae il nome la sfilata di debutto dei talenti 2017/2018 dei Corsi di Fashion Design e Design del Gioiello dell’Istituto Europeo di Design di Roma (IED Roma), ambientata nella splendida cornice delle Terme di Diocleziano (aula x – Via delle Terme di Diocleziano). In un’atmosfera dove simbolicamente la coscienza allenta il controllo, la mente si abbandona e i contorni delle immagini si confondono, prendono corpo, come delle apparizioni, le creazioni dei 34 giovani designer e neo diplomati IED Roma. In passerella sfilano progetti che ravvivano la cura e l’attenzione della sartorialità italiana con l’innovazione della ricerca compositiva, tessile e tecnologica sotto la guida dei docenti dell’Istituto. Il gioco di parole del titolo aggiunge all’energia trasgressiva sprigionata, l’eleganza sofisticata della romance, in una visione del futuro che affonda le sue radici in un passato glorioso e importante. “In questa collezione – dichiara Paola Pattacini, Coordinatrice della Scuola di Moda IED Roma e Product manager con esperienze al fianco di Max Mara, Gianfranco Ferrè e Dior – gli studenti portano in passerella le capacità acquisite negli anni di studio, ognuno seguendo il proprio talento e le proprie inclinazioni: l’impulso creativo, l’attenzione per la modellistica, la sperimentazione sulla materia, la cura per il dettaglio, la passione per le lavorazioni e i ricami svolte da alcuni in prima persona. Abilità che li orienteranno nel loro prossimo percorso lavorativo.” Simboli, metafore, archetipi popolano il set delle Terme di Diocleziano dove i giovani designer, attraverso il linguaggio della moda, indagano temi universali quali ad esempio l’identità per Lorenzo Di Giambattista la cui ispirazione nasce dalla favola del Brutto anatroccolo o la potenza dei significati nelle maschere di Lian Ting o ancora la riscoperta della carica eversiva di alcune figure femminili come Jane Austen per Margherita Longoni e di Zelda Fitzgerald per Arianna Pacchiarotti. La forza e la vitalità “sfrontata” dei look street si alterna alla grazia disinvolta di abiti da sera indossati a piedi nudi, alla sensualità e all’impalpabilità dell’intimo in un caleidoscopio di suggestioni. Le musiche che accompagnavano la sfilata sono state studiate e composte dagli studenti del Corso di Sound Design IED Roma.

“Negli ultimi due anni stiamo rafforzando la collaborazione tra le diverse scuole IED, con incentivi anche alle tesi interdisciplinari che coinvolgono corsi concernenti ambiti accademici e tematici diversi come nel caso di fashion e sound design” prosegue Nerina Di Nunzio, Direttore IED Roma “La forza di IED è proprio quella di essere un network guidato sempre da una comune cultura del progetto che sta alla base del metodo formativo IED. Una visione che da più di 50 anni caratterizza la progettualità dell’Istituto Europeo di Design”. Infine Arianna Pacchiarotti per Intimo e Mare, Margherita Longoni nell’abbigliamento e Francesca Di Pietro per la pellicceria sono stati selezionati da CNA Federmoda per partecipare a un workshop che si concluderà con la presentazione della collezione durante la prossima fashion week di Altaroma.

 

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AUTUMN STYLE

I nostri primi suggerimenti di stile per l’autunno che verrà.
La giacca doppio petto è tornata vincente nel guardaroba maschile.perché non indossarla con un maglione a collo alto, al posto della classica camicia?

Coat, turtleneck sweater and trousers Doppiaa, sunglasses Moscot Originals
Coat, turtleneck sweater and trousers Doppiaa, sunglasses Moscot Originals

Il completo gessato sempre e comunque. Un ‘evergreen’ capace di rinnovarsi, come queso che abbiamo scelto per voi.

Suit and shirt Ssense, socks Sara Borghi, shoes Antony Morato
Suit and shirt Ssense, socks, shoes Antony Morato

Sexy anche in inverno? Con questo gilet di Jonathan Scarpari si può. E i muscoli son ben in evidenza!

Waistcoat Jonathan Scarpari, trousers Michael Coal, socks Sara Borghi, shoes Stonefly
Waistcoat Jonathan Scarpari, trousers Michael Coal

Il ruggine, uno dei colori di questo inverno. Noi lo abbiamo scelto per il capospalla, elegante, ma anche molto giovane.

Coat Allegri, sweater Seventy, trousers Entre Amis
Coat Allegri, sweater Seventy, trousers Entre Amis
Sporty and confy, ma con tigri e fiori a decorare i capi. Creatività e personalità non vanno in vacanza in inverno!
Sweater and trousers Antony Morato, socks Sara Borghi, shoes Watson&Parker
Sweater and trousers Antony Morato, socks Sara Borghi, shoes Watson&Parker

Effetto broccato per un vero young and modern gentleman.

Suit Barena, t-shirt Antony Morato
Suit Barena, t-shirt Antony Morato

Mescolare texture e disegni tipici della sartorialità maschile. Via libera a righe, checks e pied de poule.

Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, trousers Entre Amis, glasses Pugnale, shoes Rucoline
Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, trousers Entre Amis, glasses Pugnale, shoes Rucoline

Un accessorio cool, come gli occhiali. Ma il dettaglio vincente rimane il sorriso.

Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, glasses Pugnale,
Coat Doppiaa, sweater Bikkembergs, glasses Pugnale.


Photographer: ChiacchioPtashko

Stylist: 3
Grooming: Mary Parpinel
Stylist assistants: Fabiana Guigli, Anastasia Mariani

 

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Universo Assisi dal 21 al 29 luglio: una rassegna per scoprire tutti i luoghi di un’Assisi laica

Tutti conoscono Assisi come meta di pellegrinaggio di fedeli e credenti, come il luogo di Francesco, santo venerato in tutto il mondo. Eppure Assisi ha anche tanti luoghi “nascosti” agli occhi di pellegrini e turisti, luoghi nascosti che sono protagonisti del festival Universo Assisi 2018, fino al 29 luglio, per scoprire un’ “Assisi laica”. “Universo Assisi – A Festival in Secret Places” è un grande evento che unisce la musica contemporanea, poesia, letteratura, filosofia, cinema di animazione, teatro, architettura e danza. Arti performative dalla dirompente portata saranno protagoniste e veri e propri attivatori dei luoghi meno consueti e più affascinanti del territorio assisano, in un’ottica di valorizzazione del territorio. E’ il caso del Complesso ex Montedison di Santa Maria degli Angeli, finora sconosciuto Un lancio in una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale, una location simbolo del patrimonio architettonico post-industriale.

universo assisi
Il festival è stato ideato dalla Città di Assisi e organizzato in collaborazione con Fia, Fondazione internazionale Assisi (presente il presidente Giulio Franceschini), giunto alla 2° edizione ma  con eventi di assoluto livello. Il sindaco di Assisi Stefania Proietti, con deleghe alla Cultura e al Turismo racconta il progetto : “L’edizione di quest’anno rappresenta anche un primo passo verso un’operazione di recupero del patrimonio archeologico industriale”.

Il direttore artistico della manifestazione Joseph Grima incalza: “L’obiettivo è rendere Assisi un luogo d’incontro e ispirazione per i maggiori protagonisti internazionali di architettura, letteratura, musica, teatro ed arti visive”.

Performance di assoluto livello: è stato il caso del vibrante “Solo Piano” alla luce della luna del sagrato dell’abbazia di San Pietro di ieri sera.

“Sono venuto ad Assisi molto tempo fa, negli anni 80 e fu una scoperta inaspettata, un’esperienza molto intensa, qualcosa di molto diverso da tutto quello che ho visto in giro, eppure io viaggio parecchio. Sono stato affascinato oggi dalla chiesa di San Pietro, che ho conosciuto per la prima volta per il concerto, un’esperienza ancora nuova in una cittadina che già conoscevo ma che continua a sorprendermi. Sono stato molto preoccupato quando ho sentito del terremoto ma mi sembra che la città si sia ripresa alla grande” racconta il Maestro. “Cosa provo per Assisi? Viaggio molto e talvolta non mi rendo neanche conto di dove sono, dove mi sveglio la mattina. Ma quando sono il questa cittadina sento qualcosa di diverso, il calore dell’audience, il feeling con le persone. Ma la cosa che davvero mi entra dentro è il silenzio di questa meravigliosa città piena di storia, carico più di mille parole. Mi sento a mio agio, come nella musica: ascoltare ha più senso di tante descrizioni, spiegazioni, racconti, il senso del tutto sta nel vivere il momento, per questo l’esperienza che ho provato oggi ad Assisi è qualcosa che sento molto vicino a me. Non riesco a definire “il mio lavoro” come qualcosa che possa esprimere facilmente, è importante che mi senta in armonia con l’ambiente intorno per esprimermi sul palco, questo è il mio vero modo di raccontarmi ed Assisi mi è cara per questo, sulla mia stessa lunghezza d’onda”.

foto michele placido
Non resta che aspettare un altro grande evento ideato e prodotto in esclusiva per la città di Assisi: Michele Placido dedica un’opera irripetibile, Gloriosus Franciscus, un viaggio attraverso la produzione artistica, musicale e poetica dedicata al santo patrono della città di Assisi San Francesco.Uno spaccato di vita del Santo e della storia dell’Ordine, uno spaccato dedicato alla ricerca spirituale ma anche storica ed estetica dell’epoca. Michele Placido ha saputo raccogliere le tracce francescane disseminate negli ambienti musicali e letterali europei, tra l’uso del latino e quello del volgare, in un’unica direzione spirituale e ne ha tratto un’opera teatrale di livello, dedicata ad Assisi. Un unicum eccezionale per il prossimo 29 luglio. Lo spettacolo prevede l’esecuzione filologica di brani musicali originali e testi dedicati al Santo conservati negli archivi e nelle biblioteche europee, a partire dal Sacro Convento di Assisi. L’ ensemble di musica antica è curata da Anonima Frottolisti, un pool di musicisti riunitasi in Assi per riscoprire  il repertorio composto tra XV e XVI secolo, l’Umanesimo musicale, ancora oggi così vivo nell’architettura, nell’arte, nelle biblioteche, negli archivi. L’idea è proprio degli artisti di Anomina Frottolini e di Carlo Maria Bosco, produttore artistico assisano che attualmente si occupa dell’ O.A.T (Open Arena Theater) di Milano presso l’ex area EXPO. I costumi sono stati realizzati da Daniele Gelsi, costumista, sarto specializzato per il cinema e fiction TV, soprattutto storici, come  nel caso della coproduzione internazionale Los Borgias (2006, i cui costumi ottengono in Spagna la nomination ai Premi Goya), La figlia di Elisa – Ritorno a Rivombrosa (2007), Il falco e la colomba (2009), Il commissario Nardone (2012).

Acquisto biglietti:
On line su ticketitalia.com e presso tutti i rivenditori ticketitalia autorizzati. Sarà possibile prenotare anche i biglietti ad ingresso gratuito, ma con prenotazione obbligatoria.
Galleria le Logge, in Piazza del Comune (piano terra di Palazzo dei Priori), ad Assisi, presso l’info point seguente orario: fino al 17 luglio, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18.30, dal 18 fino alla fine del festival, dalle 10 alle 21.

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Muore Oksana Shachko fondatrice di “Femen”

È stato rinvenuto ieri nel suo appartamento di Parigi il corpo senza vita di Oksana Shachko, fondatrice del movimento femminista “Femen”. Si parla di suicidio, l’ultimo post di Instagram recita “Siete tutti Fake”.

La Schacko fonda il movimento nel 2007 a Kiev e ha iniziato con lo slogan “L’ucraina non è un bordello”, con cui voleva combattere, attraverso la lotta politica del gruppo, la cattiva reputazione dell’Ucraina post sovietica in tema di prostituzione. Il movimento proponeva l’utilizzo del corpo nudo come strumento per attirare l’attenzione mediatica; le fondatrici hanno spiegato che in uno stato come l’Ucraina il femminismo tradizionale non avrebbe funzionato, hanno così deciso di adattare la lotta al modello ucraino spogliandosi perché era l’unico modo per essere ascoltate.

Qualche anno dopo il movimento si trasferisce in Francia, dove le attiviste ottengono asilo politico in seguito alle manifestazioni di solidarietà in favore delle Pussy Riot, altro movimento femminista russo, che al tempo finì sotto i riflettori per una serie di problematiche legate al governo russo di Vladimir Putin.

Femen activist Inna Shevchenko sits with her computer in an apartment in Kiev
Oksana è stata la prima attivista del gruppo ad aver manifestato in topless, attirando numerosi consensi ma altrettante critiche dovute all’atto, dai più considerato osceno. La Schacko si è così difesa: “Non dovrebbe spaventare il seno, è meraviglioso, è il simbolo della maternità. Se una donna allatta suo figlio per strada non dovresti sentirti spaventato e con le nostre proteste è la stessa cosa.” Nel 2014 era stata estromessa dal gruppo da Inna Schevchenko e si era dedicata alla pittura, con la quale comunicava la sua lotta per l’emancipazione femminile.  L’attuale leader Inna Schevchenko ha dato la notizia della morte quest’oggi, ricordandola così. “Oksana è una delle più grandi donne della nostra epoca, una delle più grandi combattenti che hanno lottato duramente contro le ingiustizie della nostra società, che ha combattuto per se stessa e per tutte le donne del mondo. Siamo sopravvissute alla foresta bielorussa insieme dopo essere state torturate e abbiamo camminato per le strade di Parigi formando un nuovo battaglione di donne combattenti. Oksana ci ha lasciato ma è qui e ovunque. Lei è in ognuna di noi, è nella sua pittura attraverso la quale esprimeva le sue doti artistiche. È nella storia del femminismo”.

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THE DOCTOR IS IN: ANTONIO SPAGNOLO

Noto a molti per la partecipazione a format televisivi di grande successo e il contatto con diversi vip, il Dottor Spagnolo ha un’idea di bellezza ben distante dai modelli che spesso il piccolo schermo ci propone.  La chirurgia deve essere utilizzata a scopo migliorativo ma senza sconvolgimenti della persona, solo così si raggiungerà una “percezione armonica”. Vediamo allora insieme a lui la relazione che intercorre tra chirurgia estetica e benessere.

 

La tua concezione di bellezza?

La bellezza per me, è la percezione armonica di un corpo quando viene osservato e la chirurgia plastica deve solo favorirla o preservarla. Quando vedi qualcuno e dici :”che bella/o!” è perché ti da una sensazione di benessere nel guardarlo, per questo cerco di dare armonia a quello che vedo senza esagerare e stravolgere l’aspetto di una persona.

Il rapporto degli uomini con la chirurgia?

A differenza delle donne, che sono più pigre nel tenersi in forma e ricorrono più facilmente alla chirurgia, l’uomo ha più paura. Gli uomini curano molto il proprio corpo con palestra e dieta, quindi vengono da me solo quando hanno difetti molto evidenti da correggere, ad esempio vanno molto naso e orecchie. In generale se pur in aumento la percentuale di uomini è ancora minore rispetto alle donne.

La tua routine di bellezza?

Non amo curarmi eccessivamente con creme e lozioni, non mi piace e non consiglio all’uomo di esagerare troppo da questo punto di vista. Personalmente, mi concentro su capelli e barba perché sono gli elementi fondamentali che rendono un uomo ordinato. Vado dal mio barbiere di fiducia una volta a settimana e mi affido completamente a lui quanto a look e prodotti.

Cambieresti qualcosa di te?

Ho già cambiato chirurgicamente quello che non mi piaceva e non lo tengo nascosto, come solitamente molti fanno. Ora sono contento del mio aspetto e questa consapevolezza mi permetterà di vivere serenamente il passare degli anni.

Siamo vicinissimi alle vacanze, dove trascorrerai l’estate?

Amo il mare e il sole, quindi mi dividerò tra la Grecia che resta il mio primo grande amore ed esplorerò Bali e dintorni.

Cosa porterai sicuramente in valigia?

Costumi a pantaloncino, tantissimi bermuda e crema solare rigorosamente con protezione 50.

 

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Reda Active LIFEPROOF, la nuova frontiera dell’actiwear

Da sempre attenti alla qualità e all’ambiente grazie all’impiego di energia solare, filtraggio delle acque e gestione e controllo diretto di tutta la filiera produttiva, Reda, la storica azienda Biellese leader nel settore tessuti di lusso, lancia Reda Active LIFEPROOF,  una nuova membrana composta da polimeri resistenti ma biodegradabili nel tempo. La membrana si adatta bene allo sviluppo di prodotti moda sportswear e actiwear dove, oltre al design, è importante la funzionalità e performance dei capi che spaziano dai kway e scarponi di Rossignol, giubbotti antivento, t-shirt fino ai caschi e scarpe firmate Barracuda. La nuova creazione dell’azienda biellese è stata presentata al pubblico in anteprima assoluta durante Pitti Immagine Uomo 94 nella cornice di  I GO OUT, spazio dedicato al mondo dell’outdoor, e successivamente a Milano Unica, il Salone Italiano dei tessuti e degli accessori di alta gamma.

“Siamo molto contenti di prendere parte a questo nuovo e originale progetto lanciato da Pitti Immagine per presentare la nostra nuova membrana Reda Active LIFEPROOF, – ha affermato Ercole Botto Poala, Amministratore Delegato di REDA. “La nostra azienda è da sempre molto attenta alla sostenibilità e crediamo sia fondamentale preservare l’ambiente riducendo al minimo gli sprechi e progettando capi sempre più eco-friendly”.
Reda, da sempre impegnata nel menswear lancia una sfida eco innovativa, dimostrando ancora una volta che innovazione tecnologica e sostenibilità possono andare a pari passo e lo fa indirizzandosi verso il mondo activewear e athleisure.

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Sotto una serie di prodotti sportswear con vari tessuti Reda Active.

DEEJAY Xmasters, il summer event dedicato all’action sport

Si è concluso il 22 luglio a Senigallia la VII edizione dei DEEJAY Xmasters, l’unico summer event italiano interamente dedicato agli action sport che ha visto più di 80.000 persone partecipare nel corso della nove giorni, alla scoperta delle oltre 30 discipline sportive rappresentate nel villaggio di 40.000 mq.

Il primo weekend si è acceso con la Coppa Italia di Stand Up Paddle Racing e Paddleboard della FISW Surfing, alla quale ha partecipato anche il Campione d’Italia Leonard Nika. Show mozzafiato con il Motocross Freestyle e le esibizioni del Team DaBoot, che riunisce i migliori piloti del panorama nazionale ed internazionale, e grandi emozioni grazie alla presenza dell’atleta della Nazionale di Surf Roberto D’Amico che ha presentato al pubblico The Island, il suo ultimo video.

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Aperto fin dal primo giorno il DEEJAY Xmasters Skate Park, un’area di 400 mq dedicata agli skater e alle BMX. Tra le numerose altre iniziative il Campionato Italiano di Beach Rugby della LIBR con il primo, storico campionato di Beach Rugby riservato ad atleti sordi ed organizzato dalla FSSI (Federazione Sport Sordi Italia). E poi ancora windsurf, kitesurf, vela, balance board, surf, Stand Up Paddle, test off road, big air bag, wake skate, parkour, parapendio, flyboard e molto altro. Per nove giorni i partecipanti hanno avuto solo l’imbarazzo della scelta tra quale attività scegliere e provare!

Spazio anche alle tematiche ambientali con la rinnovata collaborazione tra DEEJAY Xmasters e Simbio, unite nella campagna Be Active Stop Plastic. Tante le attività in programma, tra le quali un appuntamento quotidiano con la pulizia della spiaggia, la proiezione di corto e mediometraggi sulla situazione dell’inquinamento dei nostri mari e la collaborazione con One Ocean Foundation, la Fondazione che ha anche redatto la Charta Smeralda, impegnata in quei giorni nel tour di sensibilizzazione nei confronti della tutela del mare partito da Trieste e diretto a Genova. Rimanendo in tema, per il primo anno DEEJAY Xmasters ha collaborato con l’Ocean Film Festival Italia, la rassegna cinematografica che presenta corto e mediometraggi dedicati alla bellezza dei nostri oceani. Free diving in acque incontaminate, surf di big waves, vela tra gli iceberg della remota Disko Bay: tante storie di esplorazione e avventura in ambienti remoti e selvaggi, su cui grava però l’ombra dell’inquinamento prodotto dall’uomo e in particolare della plastica.

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NABA: GRADUATE SHOW 2018

L’Apollo Club di Milano è stato cornice dell’ evento di chiusura dell’anno accademico di NABA – Nuova Accademia di Belle Arti con la sfilata di una selezione di studenti del Triennio in Fashion Design e del Biennio Specialistico in Fashion and Textile Design.

Il tema “CULT – From Gods to Goods” ha raccolto le collezioni di 30 giovani designer emergenti del Triennio in Fashion Design che hanno avuto la possibilità di presentare a pubblico e stampa le loro creazioni. Una prestigiosa giuria – composta da giornalisti, influencer, esperti e aziende del settore – ha visionato e selezionato i migliori progetti, regalando così agli studenti l’opportunità di sfilare durante il Fashion Show finale.

Ecco una selezione di giovani designer da tenere sicuramente sott’occhio.

BAO FENGXUE
Dopo aver studiato ingegneria a Shanghai, si è specializzato in Fashion Design and Engineering. A Milano ha conseguito un ulteriore diploma in Fashion and textile design, ampliando in maniera considerevole le sue conoscenze nell’ambito. La sua collezione SCAN ME, si concentra sulla tecnologia che permea la nostra società, in cui tutto viene codificato attraverso codici: come codici a barre e QRcode.

CAMILLA SANNI
Da Genova a Milano, passando per gli USA e la Cina.  Camilla propone una collezione ironica in cui sottolinea lo sforzo dell’uomo contemporaneo di presentarsi sotto una luce, spesso diversa, da quella reale.
i suoi capi sono avvolti da un’aura un po’ snob, in cui fa trasparire la necessità di presentarsi per ciò che si è, senza badare troppo al giudizio altrui.
Camilla Sanni (1)

CHEN YIHUA
Non ha dubbi, fin da bambino ha sognato di fare il fashion designer ed ha seguito questo sogno fino in fondo. La collezione proposta si ispira al periodo della corsa all’oro. Un mix di stili da ogni parte del mondo, proprio come un mix infinito di culture si è ritrovato sotto lo stesso cielo californiano alla ricerca della fortuna dorata.
Chen Yihua (1)

FRANCA TOMAINO
Figlia d’arte, ha conseguito un diploma presso la scuola svizzera SAMS (Scuola d’Arti e Mestieri della Sartoria) a Lugano e dopo un periodo in giro per l’Europa si è iscritta alla NABA. La sua collezione CLAY, celebra artisti che hanno lavorato con l’argilla, quali Maria Martinez, Shoji Hamada e Bernard Leach. Come l’argilla i suoi capi si mixano, affondando in dettagli provenienti da culture diverse, creando un’unica entità.
Franca Tomaino (2)

IGNACIO RODRIGUEZ
Nato in Spagna, da genitori della Repubblica Dominicana, e cresciuto tra Messico e Spagna, Ignacio vanta dentro di sé un ritrovo di culture diverse, arricchito dal suo soggiorno a Milano. Influenzato dal cavaliere d’Eon, presenta una collezione menswear, per un uomo che non ha paura di esplorare e giocare con il suo lato femminile.
Ignacio Rodriguez (2)

MARCO BYNICHAKIS
Nato in Grecia ma cresciuto in Italia, da sempre appassionato di arti, frequentando la NABA scopre la sua passione per la moda ed il design. Nel processo creativo ama utilizzare l’ironia come mezzo di riflessione, tentando di sviluppare dialoghi tra l’Io (individuo) e il prossimo. Baci rubati di Truffault e il MAI68 francese hanno ispirato questa collezione, ne è derivato un gioco ironico tra rivoluzioni, tra sanculotti del passato e del presente, tra la protesta gridata e quella personale che sbeffeggia i canoni borghesi nonostante ne faccia parte.
Marco Bynichakis

SAPIR OZ
Da Israele a Milano. Una collezione pensata per l’uomo moderno che si deve destreggiare nella giungla urbana. Ogni outfit presentato ha un nome, e al suo interno combina vari elementi: natura, landscape urbano e dettagli tratti dal mondo militare. Gioca con gli opposti: morbidezza contro durezza, masse contro leggerezza, ordine contro camouflage.

Sapir OZ®Riproduzione riservata

INTERVIEW: FILIPPO BOLOGNI

Un sorriso carismatico, la faccia da bravo ragazzo, animo rock’n’roll.

Questa l’irresistibile alchimia, con l’aggiunta di una gran parlantina e una lista contatti da far impallidire anche gli head of communication più navigati, dietro al successo del giovane PR Filippo Bologni. Fiorentino, vanta esperienze con importanti colossi del lusso. Digital PR ed entertainer, dopo varie esperienze al fianco di note PR milanesi, Filippo sente che i tempi sono maturati per spiegare le vele da solo e a marzo 2018 si lancia come freelance che già vanta nel portfolio brand come Oscar Tiye ed emergenti come Riccardo Comi, al quale è particolarmente affezionato.

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Se non fossi stato un pr, cosa ti sarebbe piaciuto fare?
Fin da piccolo ho sempre voluto fare lo chef. Il problema è che tutt’oggi non so cucinare nemmeno una pasta al pomodoro.

La tua cucina preferita?
Cinese al primo posto. Poi quella di mamma.

Un tuo talento segreto?
Non me la cavo assolutamente male con il disegno. E poi sono un pallavolista nato!

Il tuo capo d’abbigliamento preferito, se riesci ad individuarne uno, quale è?
Ti direi la felpa con il cappuccio. Ci sono mattine in cui è meglio non farsi vedere!

Un posto che ti piacerebbe visitare che ancora non hai visto?
Assolutamente Tokyo. E’ un sogno che ho fin da bambino.

Cosa ti piace di più della fashion week?
I miei eventi! Si può dire? No dai, scherzo! Il fatto che riesco a vedere, anche solo per un secondo,  tutti i miei amici che non vivono in Italia e far festa con loro.

Stilista preferito?
In questo momento sono ossessionato dal lavoro che Mike Amiri sta facendo con la sua linea. Lo sento mio dal primo all’ultimo capo. Anche se, se potessi, mi vestirei YSL da capo a piedi ogni giorno.

Hai qualche rituale?
Ogni mattina appena sveglio devo ascoltare della musica anni 80, altrimenti inizio male la giornata.

Cosa farai dopo l’intervista?
Fumerò una sigaretta promettendomi che è l’ultima. L’ho fatto anche 30 minuti fa.

Photography: Mauro Maglione

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Cinecult: Il sacrificio del cervo sacro di Yorgos Lanthimos

Il genio visionario del regista di ‘The Lobster’ affronta un tema tragico e dai risvolti ironici e surreali ispirandosi alla ‘Ifigenia in Aulide’ di Euripide e alla scelta di Abramo. Risultato: un film memorabile per drammaturgia e impatto scenico.

Grottesco, vibrante, sensuale e surreale con esiti talora strazianti. E’ potente e lascia il segno in tutti i sensi ‘Il sacrificio del cervo sacro’, l’ultimo film dell’acclamato e talentuoso regista Yorgos Lanthimos già ammirato per ‘The Lobster’ in cui aveva ancora una volta scelto come protagonista Colin Farrell. La pellicola distribuita da Lucky Red trasuda un cinismo sublimato in complessa tragedia ricca di stimoli e spunti di approfondimento. La trama è all’apparenza estremamente semplice: il cardiochirurgo Steven Murphy (Colin Farrell) conduce una tranquilla vita borghese con la bellissima moglie Anna (il premio Oscar Nicole Kidman) e i figli la teen ager Kim (Raffey Cassidy) e il piccolo Bob (Sunny Suljic). Senza farlo sapere alla famiglia Steven frequenta Martin (un formidabile ed enigmatico Barry Keoghan già visto in ‘Dunkirk’ di Christopher Nolan), un adolescente sedicenne che ha da poco perso il padre, ha una madre molto turbata e sensuale (Alicia Silverstone) e sembra avere delle strane facoltà. L’intreccio si complica quando Martin viene presentato alla famiglia del chirurgo: una serie di strani eventi cominciano a flagellare la felice vita del nucleo familiare che da alveo di normalità si evolve sempre più in un nido di vipere. La storia, avvincente e sanguigna, prende forma in un crescendo di tensione e mistero fino allo zenith finale del tutto imprevedibile. Ispirato al dramma di Euripide ‘Ifigenia in Aulide’ il film denso di allegorie e di spunti di humour nero, mette in scena con il linguaggio ricco e possente mutuato dall’omaggio al maestro Stanley Kubrick le passioni e gli impulsi ancestrali di un padre devoto che vede pian piano crollare le sue certezze fino a trovarsi nella situazione biblica di Abramo, con un rovello psicologico restituito allo spettatore in modo estremamente felice. Il gusto dell’inquadratura studiata e solenne e la visione drammatica della figura del giovane Martin davvero sorprendente rendono il film stimolante e meritevole di essere visto, con interesse e spirito riflessivo. Notevole l’incipit del film con la vivificante musica di Schubert.

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Mete da scoprire: Week end a Porto

Porto è la seconda più grande città portoghese, adagiata sulle rive del Douro, conosciuta in tutto il mondo soprattutto per il famoso ed omonimo vino addolcito dal Brandy. Nonostante la vicinanza con l’oceano, Porto ha un sapore completamente diverso dalle città del sud del paese: l’architettura è piuttosto variegata, ma presenta elementi gotici e un utilizzo massiccio del granito che contribuiscono a darle un’aria più cupa rispetto alla capitale. Come spesso accade, esiste una grande rivalità tra le grandi città di un paese, in questo caso tra Porto e Lisbona: i portoghesi sono soliti dire che a Porto si lavora, a Braga si prega, a Coimbra si studia, ma alla fine i soldi finiscono tutti a Lisbona. In effetti la capitale sembra essere più sviluppata della sorella del nord, anche se, grazie alla fine dell’austerità e alla grande crescita del turismo in Portogallo, Porto sta ritornando agli antichi fasti, riscoprendosi capitale del design e della cultura. Siamo andati a scoprire per voi questa gemma nascosta ai confini d’Europa e raccolto alcuni indirizzi da non perdere in città.

I siti storici e turistici

Partiamo da quei luoghi storici che sono meta immancabile per ogni turista che passi da Porto: abbiamo la stazione dei treni di São Bento, con la sua maestosa volta ricoperta di Azulejos, la Capela das Almas e la Igreja De Santo Ildefonso, decorate anche loro con le tipiche piastrelle portoghesi. Immancabile la passeggiata sulla riva del fiume Douro (la Ribeira) e sul ponte Dom Luís I, per poi arrivare sull’altro lato del fiume, dove si trovano le migliori cantine di vino Porto. Infine, ci sono le viste incredibili offerte dalla terrazza della cattedrale (Sé do Porto) e dalla Torre dos Clérigos, mentre chi volesse immergersi nella natura può optare per i freschi e pacifici Jardins do Palácio de Cristal.

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L’architettura

Porto è una delle mete preferite per gli amanti e studiosi di architettura per via della sua grande diversità negli stili: barocco, neoclassico, gotico, ma soprattutto contemporaneo. Álvaro Siza, nato a Matosinhos, piccola città costiera nei pressi di Porto, e tutt’ora in vita, è l’architetto portoghese più premiato (e probabilmente anche il più conosciuto). Nella città di Porto e dintorni è possibile visitare numerose tra le sue opere, come la Casa de Chá da Boa Nova, costruita interamente su rocce oceaniche e oggi riconvertita a ristorante di lusso, le Piscinas das Marés, realizzate sulla costa oceanica e riempite solo d’acqua salata, e il museo d’arte contemporanea Serralves, sempre attivo con proposte artistiche d’avanguardia e circondato da un bellissimo spazio verde.

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Casa da Música

Altro splendido esempio di architettura moderna in contrasto con lo stile antico circostante è la Casa da Música, progettata da Rem Koolhaas dopo una sfida con i migliori studi di architettura contemporanei e costruita nel 2001, quando Porto era capitale della cultura europea. La Casa da Música è uno dei fulcri culturali della città, il ricco programma musicale viene eseguito principalmente nella sontuosa Sala Suggia, dedicata a Guilhermina Suggia, violoncellista portoghese con discendenza italiana, una delle prime donne ad intraprendere una carriera professionale come violoncellista. Oltre ai concerti, la Casa da Música offre anche visite guidate all’intera struttura, indispensabili per poter accedere a tutti gli spazi e conoscere il significato delle varie scelte architettoniche e, una volta per mese, si trasforma in club e ospita un party eclettico in cui ogni sala propone un genere musicale differente.

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Il piatto locale

Piatto tipico di Porto non adatto ai deboli di cuore è la Francesinha. La leggenda vuole che il suo inventore, Daniel da Silva, un emigrante portoghese ritornato da Francia e Belgio, cercò di adattare il Croque Monsieur, tipico sandwich francese, al gusto portoghese e che aggiunse la salsa piccante proprio in onore delle donne francesi, che a sua detta erano le più piccanti che avesse mai conosciuto. La Francesinha è un piatto composto da due fette di pane farcite da strati di carne, formaggio, pane, salsiccia e uovo, il tutto ricoperto da una salsa a base di pomodoro, birra e peperoncino e circondato da patatine fritte. Tra posti consigliati dove sperimentare il piatto più famoso di Porto è il Café Santiago. Per chi volesse orientarsi su qualcosa di più leggero consigliamo il Food Corner, posto molto in voga tra i locali e che riunisce vari stili di cucina sotto lo stesso tetto.

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Le barberie

Uno dei tratti tipici di un po’ tutto il Portogallo sono le barberie tradizionali, rimaste immutate per decine e decine di anni, e che ancora oggi mantengono quel fascino del luogo senza tempo. Se volete dare il meglio nelle vostre foto ricordo, la migliore in città è la Barbearia Porto, dove i portoghesi si rasano e pettinano sin dal 1946. Specializzati in tagli tradizionali, curano con minuzia ogni singolo dettaglio, tanto che un trattamento completo capelli e barba dura circa un’ora e mezza, specialmente se avete richiesto un taglio sfumato sui lati. Attesa che verrà completamente ripagata dalla sensazione di freschezza che proverete dopo la rasatura con panni caldi e dallo stile che sfoggerete grazie alla nuova pettinatura, perfezionata da un tocco di brillantina.

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Souvenir

Una delle piaghe del turismo moderno sono i negozi di souvenir copia incolla pieni di prodotti made in China, che di locale hanno poco o nulla. Per chi volesse portare a casa un pezzetto di Portogallo, ma farlo con stile, il posto giusto è A Vida Portuguesa. Questo negozio nasce originariamente a Lisbona, dove ne esistono addirittura tre, dalla mente della giornalista Catarina Portas, decisa a riportare in vita quei marchi e quei prodotti portoghesi che ne avevano segnato l’infanzia, spariti poi dal mercato per via della concorrenza con le multinazionali. In questo negozio si possono trovare profumi cosmetici tradizionali portoghesi, come il dentifricio Couto o la colonia Musgo Real, ma anche cibi tradizionali, porcellane e tessuti, tutto rigorosamente made in Portugal.

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Livraria Lello

Per chi ama leggere e scoprire luoghi dallo spirito retrò c’è la Livraria Lello, una delle librerie più antiche del Portogallo, inaugurata nel 1906. La Livraria Lello è un luogo dall’aspetto magico e maestoso, nonostante le dimensioni decisamente contenute, e pare che J.K. Rowling la frequentasse spesso durante il suo soggiorno in Portogallo, traendone ispirazione per l’ambientazione dei suoi libri. Dal 2015 la libreria applica una politica piuttosto inusuale: all’ingresso viene richiesto il pagamento di 4€, poi convertibile come sconto sull’acquisto di un libro. Nonostante le critiche pare che l’idea stia funzionando, tenendo sotto controllo l’afflusso di turisti e trasformando sempre più visitatori da semplici curiosi a lettori di libri.

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Dormire a palazzo

Tantissimi gli indirizzi dove sperimentare lo stile di vita portoghese.  Se volete un’atmosfera casalinga ma all’insegna del design minimal e della natura, da provare Casa 1015 (http://casa1015.pt) , una vera e propria casa con uso cucina completamente attrezzata progettata dall’architetto Eduardo Souto de Moura che ha vinto il premio Pritzker. Questa struttura – pensata per pochi ospiti alla volta – combina l’architettura contemporanea con gli elementi tradizionali della zona. Di sapore totalmente diverso, per vivere nello splendore di un antico palazzo, è Palacio Fenizia (www.palaciofenizia.com), situato nel cuore del centro storico di Porto, vicino Rua Santa Catarina e il mercato di Bolhao, una delle residenze più romantiche della città.  Ha 5 spaziose suites che sorprendono per le pareti decorate e gli stucchi originali e I decori tradizionali portoghesi ( azulejos ) uniti alle linee moderne degli arredi. E’ una delle poche dimore che ha conservato lo charme delle Residenze Borghesi del primo 900. L’idea è di creare una guesthouse con giardino d’inverno e una design gallery, dove si possono comprare arredi, oggetti di design e scoprire talenti portoghesi, socializzando con gli ospiti e i clienti abituali della galleria.

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Shopping e designer da scoprire

Porto non è solo una città ricca di monumenti e paesaggi, ma offre un interessante panorama di negozi sparsi per la città che possono offrire una straordinaria esperienza di shopping. Si parte dai multibrand più modaioli come Fátima Mendes e Fashion Clinic sulla Avenue Boavista dove potete trovare tutti i big brand, fino a concept store come Wrong Weather, che vende numerosi designer emergenti portoghesi e una selezione di marchi sportswear e streetwear  più consolidati. Da diversi anni Porto è anche la città dove si svolge la Portugal Fashion Week (due volte l’anno) che è uno dei più importanti eventi fashion della Penisola Iberica. Tra i brand menswear consolidati e vera star della Portugal Fashion è Miguel Vieira, designer che produce le sue collezioni dal 1988, un talento che è stato riconosciuto a livello internazionale da diversi premi importanti, come il “Golden Globe for the Best Fashion Designer”. La sua è una  collezione uomo luxury e sofisticata sia nei tessuti, sia nei tagli, che si accendi di un tocco rock&roll. Tra gli altri talenti della moda portoghese è Hugo Costa, che ha anche recentemente debuttato alla fashion week di Parigi e si caratterizza per uno stile decostruito e giocato su colori molto intensi. Tra le promesse in ascesa e già distribuiti anche fuori del Portogallo sono nomi come Estelita Mendonça, David Catalán, Inês Torcato che lavorano tutti su un concetto di moda casual ma più sperimentale grazie al mix di materiali insoliti dove il classico si unisce al tecnico.

La vita notturna

La vita notturna a Porto è frizzante e, meteo permettendo, viene vissuta sempre all’aperto e bicchiere alla mano. È piuttosto comune visitare diversi bar durante la stessa notte, anche perché la movida portuense regala spesso sorprese inaspettate, come la Capela Incomum, bar situato proprio all’interno di un’ex cappella religiosa, il Bop café, che ospita una collezione mastodontica di dischi in vinile e il Cataraio, locale dedicato alla birra artigianale, che è ancora un costume di nicchia in Portogallo. Per chi poi non riesce a concludere una serata senza prima sudare almeno un po’ sulla pista da ballo, il club migliore della città è il Plano B, che da anni ospita i migliori artisti e Dj, definendo il suono della città.

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CASUAL EXCHANGE

 

Photographer Antonino Cafiero
Stylist Michela Caprera
Model Giosuè Napolitano @Elite Models
Make up Karin Borromeo @WM Management
Hair Mara Li Quadri @CloseUp Milano using TIGI
Stylist Assistant Paola Nerilli

 

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THE BEAUTY LOCKER: Roberto De Rosa

Per un globetrotter l’inizio dell’estate non può che rappresentare l’inizio di un intenso periodo di viaggi nelle località più disparate. Allo stesso tempo però sappiamo che ogni destinazione richiede una routine di bellezza idonea e prodotti specifici da cui non ci si può separare. Abbiamo chiesto al nostro influencer Roberto De Rosa i suoi essentials di stagione.

Cosa prevede la tua beauty routine estiva?

Da un po’ di tempo prendo tutte le mattine un cucchiaio di collagene diluito nell’acqua e poi uso prodotti specifici dedicati all’idratazione. Al momento come crema quotidiana mi trovo bene con Vichy, al mare uso i solari della linea Dior Bronze con spf 15 e come doposole Elizabeth Arden.

Cosa non può mancare nella tua valigia?

Le valigie sono la mia specialità e riesco a farle anche 5 minuti prima di uscire di casa per un viaggio, porto sempre i capi essenziali a seconda della destinazione in cui vado. In estate non possono mancare canotte, cappellini, t-shirt e costumi a pantaloncino.

Il luogo che attualmente hai nel cuore?

Nel mio cuore restano costantemente il sud Italia, Napoli la mia città natale e la costiera, tuttavia non posso non menzionare anche Istanbul e Los Angeles città che sento davvero mie e nelle quali vorrei passare molto tempo nei prossimi anni.

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IN VIAGGIO CON OTTAVIO MISSONI Jr

Ottavio Missoni Jr, primogenito di Vittorio Missoni, è un vero esploratore e amante dei viaggi su due ruote. Una passione che ha ereditato dal padre e lo porta a visitare in modo avventuroso paesi lontani. Non a caso colleziona motociclette, mentre tra un impegno aziendale e l’altro, progetta i suoi viaggi grazie alle sue App preferite.

Cosa non manca mai nella tua valigia?
Come capo, la giacca in maglia Missoni, ha un uso sia sportivo sia formale, a seconda di cosa ci abbini, inoltre la pieghi e una volta fuori non ha bisogno di essere stirata. E’ un capo fondamentale per un pigro come me nel fare la valigia! Io credo che ormai gli essential non sono più degli oggetti, come succedeva in passato, ma le App che hai sullo smartphone. Oltre alle solite note che utilizzo, TripAdvisor su tutte, trovo utilissime per i mie viaggi più avventurosi “zaino in spalla”, iOverlander, per i bivacchi last minute, e l’app della Farnesina, per la sicurezza e la pianificazione.

Valigia morbida vs rigida?
Trolley rigido per i viaggi con spostamenti aerei, piccolo o grande a seconda della durata del viaggio. Borsone morbido adattabile a zaino per i viaggi in moto o in barca.

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Raccontami del tuo ultimo viaggio.

Atene-Gibilterra: non é l’ultimo viaggio, ma senz’altro l’ultimo con la V maiuscola. Da Atene a Gibilterra in sella a una moto, attraversando Macedonia, Albania, Bosnia, Croazia, Slovenia, Italia, Francia, Spagna e Portogallo. Ho percorso circa 8000km di cui un buon 30% su strade di montagna sterrate.

Quando viaggi ascolti musica? Come occupi il tempo degli spostamenti?
In aereo guardo tantissimi film, non per combattere la noia del viaggio, ma perché é una delle rare occasioni che ho per guardarmi un bel film in pace! Guidare per me è un piacere, anche per lunghe tratte e se sono solo, una buona playlist basta per tenermi compagnia. Johnny Cash per me rappresenta l’emblema dei road trip con pezzi come Folsom Prison Blues. Poi mi piace anche Tom Petty con I won’t back down.

Parlami del tuo prossimo viaggio.
Quest’estate assieme alla mia fidanzata vorrei partire per la Mongolia su una Fiat Panda 4×4 primo modello. Sono circa 16.000 km; la durata del viaggio stimata é di un mese e l’itinerario prevede l’attraversamento di Slovenia, Croazia, Serbia, Bulgaria,Turchia, Georgia, Azerbaijan, Mar Caspio (in nave), Turkmenistan (piccolo e poco noto stato dell’Asia centrale ndr), Uzbekistan, Kazakistan, Russia e Mongolia. Di giorno in giorno valuteremo dove pernottare, non sempre ci sarà un tetto sopra di noi, spesso dormiremo in tenda. Vedere le notti stellate nei deserti del Karakum e del Gobi, o su un altipiano mongolo, non ha prezzo… Inoltre sfrutteremo la visibilità del nostro viaggio per raccogliere dei fondi per una Onlus a noi cara e documenteremo il viaggio su una pagina web dedicata.

Documenti i tuoi viaggi con Instagram? 
Utilizzo Instagram, ma non ne faccio abuso. Documento i miei viaggi, ma metto pochi scatti, quelli che secondo me sono i più rappresentativi, poi se c’é qualche situazione simpatica, ecco che scattano le stories.

 Il tuo viaggio ideale e il posto che vorresti visitare prossimamente?
Mi piacerebbe attraversare il Sud America in moto, da Panama a Capo Horn nella Terra del Fuoco. La civiltà Inca mi ha sempre affascinato, così come la storia socio-politica dell’Argentina. Inoltre consiglio come lettura in merito sui viaggi in Sud America  “I diari della motocicletta” di un giovane Ernesto Guevara.  Viaggiare significa esplorare, avventurarsi, incontrare persone che hanno culture, usi e costumi differenti dai nostri; fantasticare prima della partenza su quello che vedremo, capire se l’idea che abbiamo di un posto é poi effettivamente quella corretta o se invece l’informazione é deformata dalla realtà. Ma viaggiare significa anche staccare la spina dalla routine quotidiana: mio papà diceva sempre che il vero lusso non lo si trova nei beni materiali, il vero lusso é avere il tempo necessario da dedicare a se stessi e alle proprie passioni.  Chiaramente per un viaggio così di tempo ne serve molto!

Qual è la destinazione che ti è rimasta nel cuore e perché?
Il deserto del Merzouga tra Marocco e Algeria, un posto che vale la pena visitare. In un’area non troppo estesa hai la possibilità di goderti svariati panorami e morfologie di terreno, dune, montagne, fiumi, steppa. Lì ho corso una gara in moto e purtroppo non potevo fermarmi a fare scatti, ma mi piacerebbe tornarci da turista. Lì ho visto il più bel tramonto di sempre, sulle dune.

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Qual è l’accessorio che non può mancare nella tua valigia?
Il GPS di Garmin. Ha un database di informazioni ricchissimo, dalle strade urbane ai piccoli sentieri sterrati di montagna, inoltre segnala ristoranti, alberghi, ospedali, pompe di benzina. Con il software a casa pianifico gli itinerari, inoltre posso tracciare rotte e registrare i punti in cui transito in tempo reale.

I prodotti beauty che porti sempre con te?
Dedico davvero poco tempo alla cura del mio corpo. Il mio beauty viaggio é composto da rasoio elettrico, spazzolino/dentifricio, deodorante e una crema idratante. Non utilizzo creme o lozioni specifiche e, per i prodotti corpo, mi affido a ciò che trovo negli hotel. Non manca mai il profumo: il Tuscan Leather di Tom Ford.

Il tuo consiglio per una valigia stilosa ma funzionale.
Recentemente sono passato a un borsone misto pelle e tessuto molto resistente con i due manici adattabili a zaino in spalla. E’ davvero funzionale, lo sfrutto in ogni situazione e condizione meteo. É prodotto da Deus Ex Machina, il che rende una valigia già bella ancora più cool.

 

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STYLE SUGGESTIONS: POLO CLASSICA O A FANTASIA?

I capi che meritano il titolo di fashion classic sono pochi, ma la polo fa sicuramente parte di questi. Meglio conservarne l’allure iconico con la versione classica o aggiornarla con le fantasie più trendy del momento?

Breve storia della polo

L’esatta origine storica di questo capo non è certa, è indubbiamente nata in parallelo con il gioco del polo, in particolar modo quando, alla fine del XIX secolo, questo sport divenne molto comune in Inghilterra e i giocatori iniziano a indossare un vero e proprio completo da gioco. L’abbigliamento da polo era costituito da magliette in cotone e a maniche lunghe alle quali fu presto aggiunto un colletto simile a quello delle camicie, ma fermato da dei bottoni, per far in modo che questo non svolazzi fastidiosamente durante il galoppo sul campo. Non molto più tardi, John E. Brooks, nipote del fondatore del brand americano Brooks Brothers, durante un viaggio di lavoro in Inghilterra, vedendo una partita di polo notò il particolare dei collari dei giocatori; colpito dalla novità e tornato in patria, decise di applicarla alle sue camicie, che presero il nome di button-down. Nel 1896 il modello venne lanciato sul mercato e Brooks Brothers chiama questa camicia: l’originale polo shirt. Secondo altri invece l’ideazione della polo spetta al campione francese di tennis René Lacoste, che inventò una camicia a maniche corte e funzionale, una “maglia da tennis” destinata a diventare vero cult.

Quando parliamo di classicità in questo ambito è impossibile non pensare per l’appunto alla leggenda del tennis francese René Lacoste, al quale molti danno il merito di aver inventato la polo moderna. Un po’ come nel gioco del polo, anche nel tennis l’abbigliamento era poco pratico e confortevole. Le maglie avevano maniche lunghe che venivano rimboccate e colletti button-up, ma il gioco necessitava di funzionalità, così Lacoste progettò un’alternativa adatta alle sue esigenze: una t-shirt a maniche corte e soprattutto in piqué di cotone che donava traspirabilità. La indossò per la prima volta nel 1926 (in occasione del campionato US Open, che vinse) e vi applicò un piccolo disegno di un coccodrillo quando i giornali iniziarono a soprannominarlo “l’alligatore”, forse per il suo naso pronunciato o forse per la sua passione per i borsoni in coccodrillo. Si dice che questa polo fu il primo capo d’abbigliamento sportivo ad avere un brand visibile, così dal 1933 la polo Lacoste inizia ad essere venduta regolarmente. Da quel momento in poi la polo sostituì il classico abbigliamento precedentemente utilizzato per il tennis e poco dopo anche nel gioco del polo, dove si scelse di adottare camicie in piqué di cotone, tessuto che permetteva di tenere alzato il colletto evitando scottature sul collo.

Pochi anni dopo Lacoste si ritirò dal tennis professionistico e nacque La Société Chemise Lacoste, fusione delle idee del tennista francese con il produttore di maglieria Andrè Giller, la quale produceva questo nuovo classico sportivo in differenti colori che venne presto venduta nei grandi magazzini di fascia alta ed indossato anche fuori dai campi da gioco. Negli anni ’50 un’altra leggenda del tennis, Fred Perry, creò una sua versione di polo sfidando l’originale Lacoste e divenne il capo di punta tra i teenagers del momento, permettendo il salto da indumento da sport a capo alla moda. altro evento significativo è nel 1967 quando il newyorkese Ralph Lauren diede vita ad un nuovo brand di abbigliamento casual, uno stile classico e timeless. Capo chiave delle sue collezioni, strettamente legate allo sport del polo, era la polo shirt. Gli anni ’80 furuno l’epoca d’oro di questo indumento, con una sfida costante tra i brand, che vede in testa proprio Polo Ralph Lauren  grazie a un indiscussa qualità. Nel corso degli anni le polo sono state adottate come divisa anche nell’ambito del golf e ora la polo è un capo diffuso nel mondo occidentale diventando un classico americano, simbolo di uno status e di uno stile di vita.

La polo classica

Icona dell’abbigliamento casual e informale, la polo è un indumento versatile che non può mancare in nessun guardaroba. Luchino Visconti la indossava in una celebre foto del 1960, Gianni Agnelli la portava al mare in compagnia di Jackie Kennedy. Non c’è nessun dubbio che la polo sia da sempre sinonimo di un’eleganza casual e che sia diventata negli ultimi anni anche un caposaldo della tendenza athleisure. Perché, se le polo restano tuttora la divisa ufficiale per tennisti e giocatori di golf, è pur vero che i modelli più chic si ritrovano anche negli ambienti lavorativi più smart dove, soprattutto con la bella stagione, il caldo intenso spinge tutti a preferirle alle camicie. Le nuove polo sono realizzate in cotone garzato o punto riso, rasato finissimo o lavorato piquet e uniscono al piacere e al comfort della maglia, l’eleganza e la vestibilità del collo applicato dall’effetto camicia. Uno dei vantaggi delle maglie in piquet di cotone, inoltre, è la proverbiale traspirabilità, che le rende indispensabili in estate. Aristocratica rivale della T-shirt, oggi si impreziosisce e può essere indossata anche in ufficio con giacche monopetto, blazer destrutturati e pantaloni su misura in cotone. Ovviamente solo se l’etichetta aziendale lo permette. Altro brand iconico nato da subito come punto di riferimento nel mondo del Gioco dei Re è La Martina, azienda fondata da Lando Simonetti a Buenos Aires nel 1985. Partendo dalla classica polo il brand ha poi sviluppato un guardaroba total look in grado di riflettere un lifestyle legato alle club house e ai campi da polo.

Polo a fantasia

L’occasione perfetta per indossare polo colorate o con fantasia è invece il tempo libero. Oltre all’abbinamento con pantaloni chino e mocassini, un’altra ipotesi molto diffusa prevede i classici bermuda e le scarpe da barca. Ma non solo, la polo è particolarmente abbinabile anche a jeans e pantaloni in cotone o lino su misura. In tinta unita crea un raffinato effetto preppy, da sfoggiare eccentricamente a contrasto, o con il rigore del ton sur ton. La versione a righe, invece, regala un sofisticato gusto à la marinière da completare con pantaloni blu navy. Le polo da uomo si possono indossare anche la sera: il look total white è un irrinunciabile delle nottate in riva al mare, i toni denim si prestano per le occasioni in città e le proposte verdi a maniche lunghe si sposano bene con dei jeans scuri. Senza contare tutte le più recenti varianti con righe multicolor, zigzag, scacchi e rombi, che aggiungono un twist a questo capo intramontabile. Non abbiate paura del colore, le polo acquistano maggiore personalità con colori accesi, soprattutto quando splende il sole e siete in momenti di relax con un bel drink in mano. Infine, attenzione particolare meritano gli spacchetti laterali: nel primo caso può essere indossata sia dentro che fuori i pantaloni così come quando ha gli spacchetti simmetrici. In generale la preferiamo fuori dai pantaloni, perché il rimbocco va in antitesi con il dna casual e morbido di questo capo, anche quando la indossate con un blazer o un completo dalle linee sartoriali. Nel caso di spacchetti asimmetrici meglio indossare la polo dentro i pantaloni per evitare un effetto poco armonico. Per quanto riguarda la giusta misura invece teniamo presente che la mezza manica deve arrivare a metà bicipite; la cucitura della manica deve combaciare con l’attaccatura della spalla, mentre nella parte posteriore la polo deve arrivare esattamente sul fondoschiena.

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MAISON CILENTO 1780, SARTORIAL EXCELLENCE

La Maison Cilento, fondata a Napoli nel 1780 da Martino Cilento, da più di 100 anni fa la storia della sartorialità italiana, realizzando capi e accessori artigianali di grande eccellenza, unicità ed eleganza.
Le cravatte sette pieghe foderate e sfoderate, sono da sempre l’elemento distintivo di Cilento 1780: rispetto a quella classica richiedono tre ore di lavoro e il doppio del tessuto normalmente utilizzato. La pregiata seta twill, prima di essere orlata da grandi artigiani Italiani, viene ripiegata su sé stessa sette volte, lavorazione che può essere eseguita solo a mano.

Le proposte  per il periodo estivo sono le cravatte sette pieghe sfoderate e in garza a giro inglese. Le tecniche di lavorazione e i materiali utilizzati per il loro confezionamento rendono queste due tipologie di cravatte particolarmente adatte all’estate. In particolare, la cravatta in garza a giro inglese è realizzata utilizzando un tessuto pregiato che richiede l’assoluta necessità di antichi telai e manodopera altamente specializzata.

Ricercatezza e bellezza sono le qualità che definiscono l’intera collezione conta circa 400 proposte tra cui quelle dedicate alle professioni, sport, arte, animali, scaramanzia e tipicità partenopee. Il codino è l’elemento distintivo: ogni cravatta riporta infatti dei mini motivi ricamati su di esso, dettaglio che la rende un pezzo unico.

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FASHION FROM GERMANY: ALEXANDER ROYS

Un nuovo brand uomo, una collezione contemporary disegnata dal tedesco ALEXANDER ROYS che ha presentato la sua seconda collezione al WHITE di Milano lo scorso giugno.

ALEXANDER ROYS prende ispirazione dal futuro e dalla connessione con la tecnologia, esplorando come l’umanità si pone nei confronti della rivoluzione tecnologica che ha preso piede recentemente e come questa influenza la vita di ogni giorno. Per la collezione SS2019, il designer si concentra, quindi, sullo spirito accellerato dell’era digitale, con richiami al futurismo ed al gruppo musicale tedesco elettronico Kraftwerk. Un momento storico in cui lo stile di vita che conduciamo, e l’uso massiccio dei social media, non rende più possibile la chiara distinzione tra il pubblico e il sociale, nascondendo la vera, privata identità di ogni fruitore. Non ogni aspetto della propria persona è reso chiaro e visibile, in un meccanismo psicologico interiore che ci spinge a nascondere parti del nostro essere che non riteniamo adeguati, o che sono causa di insicurezza.

 Una sorta di armatura che ci poniamo addosso e che viene egregiamente espressa visivamente in questa collezione.
ALEXANDER ROYS rende pienamente il contrasto tra il desiderio di esporsi e quello di nascondere parti del proprio essere: trasparenze e dettagli dal sapore militare si mixano in capi sapientemente realizzati in Italia, contrapponendo materiali tecnici, come il PVC trasparente, alle più fini lane che, a loro volta, sono abbinate a tessuti di nylon. Una contrapposizione resa ancora più evidente dal concept del lookbook, le cui foto sono state scattate da Michael Ullrich.
Ed ecco che ne nasce una collezione che unisce il tailoring più raffinato, con l’abbigliamento militare e lo sportswear, dando vita a uno stile dal sapore un po’ erotico e perverso.
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Photography: Michael Ullrich.

BRAND ALERT: EXEMPLAIRE

Nato nel 2012, dalla partenership tra Jean-Victor Meyers e Louis Leboiteux, EXEMPLAIRE, si pone il fine di creare oggetti da vivere. Se le prime intenzioni erano quelle di realizzare accessori in pelle e maglieria luxury, oggi il brand si presenta con una collezione RTW da uomo, completa di accessori e una fragranza. EXEMPLAIRE, spiega la propria filosofia ed il proprio stile attraverso tre semplici step:

Il significato degli oggetti: 
l’expertise manifatturiera, il lusso tangibile nei materiali, la cura per l’enviroment. Il brand francese aspira, ed ispira, ad un’idea di luxury che tende a durare nel tempo, con capi che si modellano e trasformano, accompagnando la persona che li possiede.

L’idea del viaggio: esemplificato nella collezione “Travel Accessory”, il riferimento al viaggio è una costante per EXEMPLAIRE. Ciò si traduce, anche, in una rete di distribuzione che rende facilmente accessibili i prodotti a ogni cliente.

Reinterpretazione contemporanea del lusso: ogni capo o oggetto del brand deve essere contemporaneo al tempo in cui viviamo. Nonstante ciò è importante l’uso delle tradizionali tecniche di produzione, che assicurano la bellezze e l’ unicità di ogni design.

Un marchio giovane, su cui tenere un occhio che mixa con perfetta sapienza la qualità di brand come Loro Piana ed Hermès, con lo spirito rock e avventuriero di Saint Laurent e Dior Homme.

 

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Endless Italian Summer Coast Society e Ramazzotti @ Full Milano

Gli spazi del nuovo Full Milano Concept Store hanno ospitato un evento con due protagonisti d’eccezione: Coast Society e Ramazzotti. Così ha commentato Davide Jais, founder di Coast Society, che presenta la nuova collezione Riviera: “Volevo un evento che potesse celebrare l’estate, Milano, il lifestyle Italiano e comunicare l’Italianità di Coast Society fondato proprio a Milano nel 2014.  La cornice del nuovo store Full Milano e i cocktail estivi di Ramazzotti sono stati il setting perfetto per celebrare la collezione Riviera e incontrare clienti e amici del marchio che hanno potuto vedere e toccare la collezione e apprezzare la grande ricerca dei materiali e i canoni estetici che contraddistinguono il nostro abbigliamento resort e che non sono percettibili online”.

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L’evento «Endless Italian Summer» in partnership con Ramazzotti ha voluto sottolineare l’Italianità del marchio e la sua passione per il Made in Italy. Due valori condivisi con Ramazzotti che, con i suoi 200 anni di storia rappresenta un’icona dell’Italian lifestyle e si propone oggi in chiave moderna con tre signature summer cocktails dal sapore unico conferitogli dall’amaro, equilibrata miscela di erbe, spezie, fiori e frutti.

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Numerosi gli ospiti intervenuti all’evento tra cui alcuni influencer come Fabio Attanasio (The Bespoke Dude), Fabrizio Oriani, tanto per citarne solo alcuni.

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MILANO: I LOCALI E I CONSIGLI PIU’ COOL

Il fondatore di GUM Milano ci propone una nuova selezione dei locali più cool di Milano.

PORTAL CLUB
L’apertivo mi piace prenderlo al nuovo nato della famiglia Deus, il PORTAL CLUB. Un membership club aperto da martedì a domenica dalle 18:00 all’1 ( 2.00 nel week end ), un salotto con cinema per massimo 40 persone alla volta, con camino davanti al quale si trova una proposta di food&beverage. Oltre a una ricercata selezione di vini e champagne offre una drink list firmata Fabio Spinelli e ogni cocktail è realizzato da Morris Mau. Al Portal Club al classico aperitivo si sostituisce il concetto di food pairing. Non ci sono buffet, ma prodotti di nicchia che possono essere acquistati da una vetrina frigo e consumati in loco o a casa. Mentre dalla cucina è possibile scegliere due piatti, che cambiano periodicamente. Il mio preferito? Le acciughe. Come fare per provarle? Basta farvi invitare. Provate a passare al Deus, fatevi un giro al The Portal Bar (sulla sinistra del bancone del Deus), e se siete così splendidi da meritarvi la chiave eccola arrivare in un attimo.

Portal Club – giardino segreto Via Genova Thaon di Revel, 3, 20159 Milano MI

MERCATINO PENELOPE
Mercatino Penelope è il mio punto di riferimento quando sono alla ricerca di qualche pezzo vintage da aggiungere alla mia collezione. Oltre alla ricerca oggettistica vintage puoi trovare una vasta scelta di mobili di modernariato dagli anni 50 agli anni 70. Qui ho trovato parte degli arredi e oggetti che compongono il mio salone in corso Italia. Oggetti in ottone e vetro degli anni 40, 50 e 60, ma anche mobili di modernariato (anni 50-70), e pezzi di ricerca più contemporanei. Il focus è tutto sul design, anche se è possibile trovare anche qualche abito e accessorio. Il punto di forza di questo mercatino è la cura con cui vengono scelti ed esposti i pezzi, più o meno uniformemente per genere ed epoca. Lo consiglio senz’altro a chi non ha voglia di perdere molto tempo a “spulciare” tra gli oggetti dato che i mobili troppo vecchi o quelli eccessivamente demodé non vengono nemmeno proposti.

Mercatino Penelope – Via Macedonio Melloni, 6, 20129 Milano MI

DEPURAVITA
Quando ho voglia di depurarmi, la mia certezza è Depuravita. Un’innovativa start-up con sede a Milano ma dall’animo internazionale, così come la sua founder e mente visionaria Sandra Nassima. L’idea di una dieta detox a base di succhi naturali e biologici arriva da oltre oceano e viene importata in Italia con una prospettiva differente, ancora più completa e con una maggiore attenzione per la salute. Un’azienda dall’anima green con una grande passione: il benessere che viene dalla natura. La proposta di Sandra è una linea di prodotti in continua evoluzione: succhi pressati a freddo, zuppe, frullati, integratori superfood, tè depurativi, cosmetici vegan, tutti rigorosamente certificati BIO. Motivo per cui non ho potuto rinunciare alla sua proposta per il mio salone Black Silk Depuravita x GUM Salon. Una special detox water Black Silk è ideale per idratare l’organismo e sostenere al meglio i regimi dimagranti, offrendo un alto contenuto di vitamine e sali minerali. Black Silk, Grazie alla sua speciale composizione naturale ( acqua alcalinica, cetriolo, sciroppo d’acero, spinaci e carbone vegetale ,) è un sorso di benessere per pelle, capelli e organismo nel suo complesso, senza rinunciare al gusto e alla leggerezza.

Depuravita – https://www.depuravita.it/

KAMPAI
Per mangiare invece, la mia proposta è il nuovo Kanpai, a pochi passi da Porta Venezia, un autentico izakaya, il tipico indirizzo nipponico in cui bere bene e poter stuzzicare qualcosa nell’informalità di un ambiente che strizza l’occhio al design. Un locale giapponese in cui potersi rilassare tra un drink creativo e uno dei piatti, visionari nella loro semplicità, di Jun, già sous chef di Gong. Le tre sale da cui è costituito ricreano ambienti totalmente differenti, benchè accumunati da un’eleganza discreta che guarda con interesse all’arte contemporanea. Pochi piatti compongono il menù ideato dalla chef Jun. Dagli spiedini alle portate signature, fino ai classici della tradizione nipponica, qui è possibile concedersi uno spuntino chic o fare una cena completa. Il mio preferito, Shimesaba, sgombro marinato in aceto di riso; Da provare anche la drink list proposta da Samuele, molti i twist sui grandi classici della miscelazione, che affiancano stravaganti creazioni a cui è impossibile resistere. Qui gli amanti del sake saranno accontentati ampia e di livello la situazione di etichette, ma non mancano altre chicche tra whisky, gin giapponesi, vini naturali.

Kampai – via Melzo 12 – Milano

 

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Golf e auto d’epoca si incontrano:BMW Golf & Classic Car

Due mondi che non potevano non incontrarsi. Ed ecco una giornata dedicata allo stile e alla passione per avvicinare al golf i collezionisti di auto d’epoca, organizzata a Roma dall’Olgiata Golf Club lo scorso 1 Luglio con uno sponsor importante.  La prima edizione del BMW Golf & Classic Car, un evento che ha radunato insieme i giocatori con i collezionisti di auto d’epoca in una competizione combinata. Il concorso di eleganza dedicato alle autovetture in gara, precedentemente selezionate tramite un apposito Comitato e tutte costruite prima del 1979, ha visto sfilare venti autovetture di cui la più “anziana”, una Lancia Augusta del 1935 che si è aggiudicata il Premio del pubblico, in abbinamento col giocatore Franco Properzi, essendo stata la più votata.

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Tra gli altri riconoscimenti, “The best of the show” è andato alla Mercedes Cabrio 190SL Cabriolet del 1962 (cilindrata1897); la prima tra le auto aperte (carrozzeria cabrio-roadster) è stata una Jaguar E-Type aperta del 1960 (cil 4200); prima tra le auto chiuse (carrozzeria mono-due-tre volumi chiusa) una Jaguar E-Type del 1958 (cil 3800). La classifica delle vetture italiane ante-guerra ha visto premiare la già menzionata Lancia Augusta (cil 1200); in quelle post-guerram la migliore è risultata una Ferrari Dino 246 GT Berlinetta del 1972 (Cil 2400). Tra le straniere (costruttore non italiano) ancora una Jaguar E-Type aperta, classe 1964 (cil 4200), mentre nella categoria “vetture senza tempo” prima classificata è stata una Mercedes SL30024u Roadster del 1992 (cil 3000). Nessun premio assegnato invece alle “sportive cuore da corsa” per mancanza di concorrenti.

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A vincere i premi di “coppia” tra golfisti e automobili sono stati invece, nell’ordine: 1°) PIERLUIGI BERETTA, su MERCEDES 190 SL del 1962;  2°) XAVIER SANTIAPICHI su JAGUAR E-TYPE del 1958 di Carboni Motorsport; 3° PRISCA TARIFFI su JAGUAR E-

TYPE 1960 di Carboni Motorsport.

Nella classifica golfistica tradizionale FILIPPO CELLI si è aggiudicato il 1° lordo, mentre i primi netti di categoria sono andati a ANDREA DI CASTRO     (1° cat), ELEONORA BARBIERI   (2° cat) e SABINA PANNUNZIO        (3° cat), il 1° Ladies            a FRANCESCA FIORELLINI          e il 1° Seniores a MARCO ZONCHELLO.

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 “Con questa iniziativa – ha dichiarato infine Giovanni Sernicola, presidente dell’Olgiata Golf Club – siamo orientati a far conoscere e sperimentare il gioco del golf anche agli amanti delle auto d’epoca e ringraziamo BMW Roma, punto ufficiale della lavorazione di vetture “classic”, per averci fornito l’opportunità di scoprire anche modelli rari ed unici in esposizione”. Presenti infatti, fuori competizione, oltre a moto d’epoca, una 3.0 CSL  e 503 cabrio.

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ME.LAND, un nuovo brand da conoscere

Si chiama ME.LAND il progetto di Frédéric Robert e  si ispira ad un bravo ragazzo con il cuore ribelle! Il designer è l’autore della prima sneaker di Lavin e dopo diverse esperienze presso celebri maison come Kenzo, Dior, Hermès, ha ideato una nuova collezione in cui rivisita le forme essenziali delle sneakers maschili aggiornate con un’incredibile leggerezza e un mix di ispirazioni, materiali e colori.  Le scarpe sono disegnate a Montmartre a Parigi e prodotte in Italia da un’azienda familiare che combina la qualità artigianale con il rispetto delle aspettative dei clienti di oggi. La forma e il comfort delle calzature infatti sono il risultato dell’insieme di anni per lo sviluppo del design del prodotto che rispetta le regole della migliore tradizione calzaturiera.

Il designer parigino spiega di aver investito tutte le sue risorse finanziarie nel progetto quando ha capito che “Sul mercato esistono la sneaker e il prodotto formale, mentre io credo nel casual-chic con una sua originalità, semplice e colorato. Ho chiamato i miei amici manifatturieri italiani, conosciuti quando lavoravo per altre griffe, ed è nata la prima collezione. So bene che le grandi aziende hanno bisogno di quantità e molti modelli: un piccolo brand come il mio, invece, può cambiare ogni settimana”. Lo stilista dichiara di essere “ambizioso, ma realista. Devo dire che se sono al punto in cui sono, lo devo ai manifatturieri italiani”.

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PEOPLE WE LIKE: THOMAZ DE OLIVEIRA

Photographer: Alisson Marks 
Stylist: 3 
Stylist assistant: Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming: Gianluca Casu
Model: Thomaz De Oliveira @I Love Models Management

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4 TRATTAMENTI PER RISVEGLIARE LA PELLE

Nonostante la bella stagione sia di per sé foriera di vibrazioni positive dentro e fuori di noi, la pelle dopo il lungo letargo invernale ha bisogno di essere risvegliata con prodotti e trattamenti specifici. Nella beauty routine quotidiana è fondamentale l’idratazione, ma prima di arrivare verso il tanto sospirato lettino in spiaggia è sempre di aiuto ricaricare la nostra pelle con le giuste strategie. Ecco alcuni spunti:

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Un tocco rilassante @Club10 Principe di Savoia

Si chiama Recover Touch ed è un trattamento antiossidante, nutriente e a base di vitamine. Si comincia con un rituale di pulizia composto da un peeling lasciato in posa sul viso e stimolato dal getto di vapore. Di seguito una pulizia meccanica che andrà a preparare la pelle. Subito dopo viene applicata una maschera composta da una miscela di oli e crema della linea Renight di Comfort Zone, per un massaggio viso e collo all’insegna del relax e dal tocco delicatissimo.  Il percorso si chiude con l’applicazione di siero e crema Renight, molto ricche nella texture ma non grasse per dare alla pelle il giusto livello di idratazione e luminosità. La pelle appare immediatamente distesa e radiosa.

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Un bagno rigenerante @QC Terme Dolomiti

Sotto le cime dolomitiche del Catinaccio un nuovissimo centro termale ideale per risvegliare mente e corpo. A beneficiarne prima di tutto la nostra pelle, con l’acqua solforosa della sorgente Alloch, unica fonte del Trentino  che rende così piscine e spazi esterni ideali per praticare quel “forest bathing” che in Oriente viene assimilato ad una forma di medicina preventiva. Oltre alle piscine, possiamo scegliere i più classici massaggi QC terme, le zone umide e le suggestive sale relax a tema, perfette per una rigenerazione totale.

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Un massaggio sensoriale @Bulgari spa

Il massaggio personalizzato by Bulgari è un rituale che prevede l’utilizzo di tecniche specifiche, musica, aromi e prodotti differenti secondo l’esperienza desiderata. Il trattamento viene svolto con i prodotti di Amala, marchio di trattamenti per viso e corpo completamente certificato NATRUE perché 100% naturale e ha tre focus specifici: Calm, per favorire il rilassamento, Heal per offrire sollievo da fatica, dolori e jet-lag e infine Energize, per rinvigorire.

Jacuzzi 

Un rituale giapponese @Shiseido Spa Milan

Un viaggio ideale nel quartiere di Ginza a Tokyo all’interno del prestigioso Excelsior Hotel Gallia, un hotel Luxury Collection a Milano. Il Deep Cleansing Detox Facial è un rituale ideale per purificare e idratare la pelle. Questo trattamento viso opacizzante e detossinante riequilibra e reidrata in un’ora e viene svolto secondo i più alti protocolli giapponesi con i prodotti iconici della linea Shiseido men.

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ROBERTO DE ROSA napoletano DOC, successo internazionale

Il cuore partenopeo, Roberto De Rosa (@robertoderosa), se l’è tenuto stretto durante il viaggio sull’Oriente Express che l’ha portato ad Hong Kong e che gli ha permesso di diventare una ‘yǐngxiǎng zhě’, cioè una persona capace di influenzare i gusti e dettare tendenze. Raggiunto il successo anche in Italia, Roberto sogna di approdare al cinema e dimostra che i napoletani, come si suol dire, hanno davvero una marcia in più.

Il tuo percorso è iniziato in Asia, in Cina, ad Hong Kong precisamente. Cos’è che ha affascinato l’Oriente tanto da farti diventare un influencer seguitissimo?
Il mio successo come influencer è nato in Asia, esattamente in Cina. Erano tempi diversi, parliamo di quattro anni fa, e io rispecchiavo il classico ragazzo della porta accanto, occidentale, nell’immaginario estetico degli asiatici.

Credi che, senza il successo ottenuto in Cina, saresti arrivato lo stesso dove sei ora?
La mia fortuna è stata Hong Kong. Prima di arrivarci, già frequentavo il web italiano e ho avuto grandi esperienze anche qui: non venivo da un mondo completamente sconosciuto. Sicuramente l’Oriente mi ha dato una forza che qui sarebbe stata difficile da trovare, e mi ha permesso di tornare in Italia più forte di prima e con delle skills che gli altri non avevano. Credo che chiunque si affacci ora su questo settore, non troverà le nostre occasioni: è molto più difficile adesso.

Come si evolverà la figura dell’influencer? Cambia di giorno in giorno, se non di ora in ora, è un mondo super veloce. Basti pensare che meno di sette mesi fa ho ricevuto una proposta da Fox Channel per un programma televisivo, ancora non ci credo!

Quale sarà il social del futuro?
Non esiste ancora, non credo sarà qualcuno di quelli attuali. Presto finirà anche Instagram, com’è già capitato per MSN e per MySpace.
Dei tuoi post su Instagram, quanti sono sponsorizzati dai brand e quanti invece sono spontanei?
Il mio Instagram non è certo un centro commerciale. Cerco di ispirare le persone che mi seguono, affrontando anche diversi argomenti, come quello del senza glutine e del lifestyle. Sulla mia pagina, a parte la sponsorizzazione, si può notare la vita vera, quella di un ragazzo della porta accanto.

Photo Ryan Simo
Styling 3
Grooming Susanna Mazzola
Photo assistant Alessandro Chiorri
Stylist assistants: Cristina Florence Galati, Paula Anuskha, Verena Kohl

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STUMBLE AND FALL

 

Photographer: Marco Bertani
Styling: Carlotta Borgogna
Model: Gabriel Daum @ Elite Model
Grooming: Isabella Sabbioni
Stylist Assistant: Chiara Masciadri
Digital Operator: Marco Moretto
Props Set: Rusted Vintage

 

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MILANO PRIDE 2018: IL FLASHMOB ARCOBALENO

Ancora una volta, come da tradizione degli ultimi anni, il flashmob di Angelo Cruciani si è concluso in Piazza Oberdan con un tripudio di bandiere arcobaleno.

Il messaggio di quest’anno è un potente inno a quella sensazione di unità e appartenenza ad un unico Paese, appartenza ad una stessa bandiera e agli stessi diritti sociali, civili e umani. Ne è nato un flashmob emblematico – Bandiera tricolore e arcobaleno – un solo stendardo, con i colori italiani da un lato e rainbow dall’altro, volto a indicare il legame che lega ognuno di noi al proprio paese, a prescindere dalla provenienza, dal colore della pelle o dall’essere alternativi o meno.

Molte bandiere, infiniti colori, diverse sfaccettature: una sola identità globale.
Usando le parole di Cruciani: “Viviamo un periodo di crisi, ma noi siamo colore, gioia e inclusività“. Il desiderio di costruire un Paese migliore, in cui la fratellanza è la base delle relazioni sociali e nessuno è escluso.

Siamo un Italia azzurra, tricolore e arcobaleno.

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Photography by Manuel Scrima

L’AMORE LIBERO, SENZA ETICHETTE

Diverse le iniziative che in questi giorni si sono sviluppate in occasione del Milano Pride 2018, manifestazione che si terrà a Milano il 30 Giugno. Non potevano quindi mancare attività speciali anche da parte dei più noti brand del sistema fashion che per questa ricorrenza hanno creato delle capsule collection divertenti e originali dedicate a questa giornata.

 

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Desigual

La marca si unisce al Gay Pride per festeggiare l’autenticità e la libertà di amare senza condizioni. Desigual ha quindi creato una maglietta ispirata ad una stampa d’archivio per rivendicare l’amore libero e senza etichette. La Tshirt riprende uno dei simboli più emblematici della marca, creato negli anni 80: le figure di un uomo e una donna nudi che si tengono per mano. Per l’occasione, la coppia raffigurata non è più solo una, ma tante e molto diverse. La Tshirt è disponibile sul sito desigual.com. Una parte del ricavato servirà per sostenere iniziative del gruppo LGBT.

 

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Converse

Portate in vita con gli artisti LGBTQ +, le storie d’amore hanno fatto da sfondo alla Pride Collection 2018 di Converse.   La collezione footwear è composta da 4 modelli, una Chuck Taylor All Star Platform Hi con una paltform multicolore ispirata alla Pride Flag e al logo di Happy Hippie Foundation, una Chuck 70 Hi con tomaia multicolor e la Chuck Taylor All Star con una tomaia in tela stampata con pois glitterati. La collezione apparel è composta da una felpa, coordinata ad un track pants e una t-shirt con due varianti colore. Le scarpe sono state disegnate da Miley Cyrus e tutti i proventi netti della Converse Pride Collection supporteranno i partner della comunità giovanile LGBTQ + a livello globale.

 

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eBay con Adidas in favore della fondazione Albert Kennedy Trust

Dal 3 luglio parte la campagna ‘Prouder’ di Adidas grazie all’apporto di creatori della comunità LGBTQ + e sostenitori tra cui Elton John, Kate Moss, Marc Jacobs, David Beckham e tanti altri. Ogni personaggio coinvolto ha contribuito a disegnare la sua personale versione delle iconiche Adidas Samba e ogni paio sarà messo all’asta su eBay a favore della fondazione Albert Kennedy Trust. L’asta per le 30 paia di sneakers sarà accessibile da tutto il mondo, Italia inclusa, a partire dal 3 luglio e attiva per 10 giorni. 

 

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A|X ARMANI EXCHANGE E MARTIN GARRIX A MILANO

A|X Armani Exchange sta animando la città di Milano con una speciale iniziativa che vede come protagonista il DJ di fama internazionale Martin Garrix, testimonial del marchio, e che coinvolgerà con appuntamenti imperdibili tutto il capoluogo.

Prima tra tutte un tram personalizzato che dal 23 Giugno si sta muovendo per tutta la città, fermandosi ogni giorno per due ore, dalle 17.00 alle 19.00, in Piazza Castello. Durante la sosta si può salire sul tram, completare il proprio look acquistando, nel corner dedicato, uno dei capi iconici del brand e farsi scattare una foto nel photo booth allestito a bordo. Tra tutte le foto scattate, ne saranno estratte trenta. L’iniziativa durerà ancora per poche ore e i fortunati vincitori potranno incontrare personalmente Martin Garrix durante il Meet & Greet previsto sul tram nel pomeriggio di oggi 29 giugno, in Piazza VI Febbraio, prima del grande concerto che il DJ terrà all’Ippodromo San Siro.

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3 FRAGRANZE PERFETTE PER L’ESTATE IN CITTÀ

Si dice spesso che non esista un modo migliore per scoprire una città che a piedi. In effetti, quale è un’altra via per conoscere veramente una città piuttosto che perdersi nelle sue strade? Si potrebbe anche dire che non sia presente un modo migliore di viaggiare che con il potere del profumo, anche in estate, quando pensiamo che le città possano regalarci solo arsura e smog. Scopriamo allora tre fragranze che ci faranno viaggiare il luoghi diversi da indossare durante le passeggiate nelle nostre giornate cittadine:

793675019636_MARYLEBONE_WOOD_100ML_BOTTLEMarylebone by Penhaligons

Ispirata ad un celebre quartiere residenziale londinese, questa fragranza si caratterizza per il tocco secco del legno di sandalo affumicato. Il vetiver con muschio e un patchouli tiepido e cremoso sono usati per creare un capolavoro materico.

Wander_through_the_parks_bottleWander by Miller Harris

Sempre da Londra, una fragranza ispirata al concetto di foraggio urbano, ossia ingredienti che si possono veder crescere in modo selvatico in città. Wander ci riporta alle ortiche verdi dei parchi londinesi, con i loro profumi verdi e sfavillanti. In testa pompelmo rosa, cuore di fico, ortica e galbano e per concludere una coda di patchouli e muschio.

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Champ de Baies by L’Artisan Parfumeur

Un pezzetto di campagna in città. È imponente l’intrico di more selvatiche e lamponi inaspettati che regala una sensazione rinfrescante come se la composizione fosse immersa nell’acqua. L’impressione è creata dal sorbetto fresco come le note di una varietà giapponese di pera con un accordo di rabarbaro rosa e corteccia di bergamotto che evoca un grande bicchiere di tè freddo. Al centro, le bacche si avvolgono intorno a un cespuglio di Gelsomino mentre muschio bianco e ambra portano morbidezza alla pelle. Un tocco di cedro e patchouli offre infine un accordo elegante.

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A Milano sfila il maschio tecno-romantico

Nell’arco di un weekend lungo in un calendario sempre più co-ed l’uomo si rilassa e divaga in un romanticismo dal retrogusto hi-tech alla ricerca di una nuova concezione dell’eleganza.

Fantasie psichedeliche alla ‘Ready Player One’ di Spielberg, spunti romantici da love story con tanto di cuori appassionati in un contesto barocco, nuove ibridazioni come il completo gessato e la blusa da dandy ma in lamé lavanda, fisici sempre più efebici alla conquista dei plutocrati sempre più giovani. Le 64 collezioni che hanno animato la kermesse di Milano Moda Uomo, con la benedizione e l’apprezzamento del presidente di CNMI Carlo Capasa, definiscono un nuovo vocabolario che occhieggia allo heritage senza trascurare un nuovo glamour per un uomo sempre più giovane, connesso e tecno-romantico che prenda una posizione nella storia che stiamo vivendo con una distopica accezione della sartoria.

Classico e anticlassico convivono e collidono come da Ermenegildo Zegna Couture dove Alessandro Sartori fa un ottimo lavoro di ricerca sulla ‘divisa’ casual affermando la sovranità di uno stile che non offre fianco a critiche. Lo stilista presenta la sua nuova evoluzione del guardaroba contemporaneo, unendo il concetto di sportswear alla cura per i dettagli e al craftsmanship del mondo Couture. L’atelier si trasforma in un laboratorio, ma conservando l’umanità e il calore artigianale e dando vita a nuove categorie: neologismi sartoriali che derivano dallo scontro armonioso di mondi opposti.

Ermenegildo Zegna Couture
Ermenegildo Zegna Couture

Classico e anticlassico coesistono anche da Miuccia Prada che a Via Fogazzaro fa sfilare una collezione che prende le distanze dagli stereotipi dell’eleganza per estrarre un’idea di stile che sia semplice, elegante e mai strana. Bei cappotti, pull con trecce, bizzarri cappelli da esquimese e fantasie che la stilista non vorrebbe definite ‘psichedeliche’ sfilano fra cubi di plastica cerata e l’atmosfera è sempre creativa e dadaista, la collezione non delude mai per quanto è attuale pur nella sua coerenza con il DNA della maison.

Prada
Prada

Versatile per essenza è l’uomo Versace che reinventa codici come il gessato da manager sdrammatizzandolo con nuovi volumi. E’ un uomo dalla forte personalità che abbina la lana e il lamé, patchwork floreali e nappa lucida come vinile, pelle stampata effetto pitone, con la borsa icon che si porta su fluidi pigiami nel segno di una sensualità ritrovata. E’ un uomo street e couture che è allergico alle regole e non rifiuta di farsi notare.

Versace
Versace

Understatement totale invece per l’uomo di Giorgio Armani che riscopre il piacere di un bel gilet, di giacche colorate di verde e turchese, di completi doppiopetto ringiovaniti e smitizzati e di cappelli estivi come la fedora.

Giorgio Armani
Giorgio Armani

E tecno-romantico è senza dubbio l’uomo di Dolce & Gabbana, principesco e regale sia nella passerella tradizionale che in quella più intima dove sfilano uomini prestanti in intimo accessoriati da una panoplia di borse e gioielli per definire il lessico del ‘Naked King’ come l’hanno chiamato i due stilisti della maison. In passerella al Metropol sfila invece tutto il campionario dell’estetica del duo: il gessato, il pizzo, i bomber ricamati, lo streetstyle, marsine e broccati e tanti messaggi d’amore e di commistione di generi per ampliare sempre di più il concetto di Dolce & Gabbana family.

Dolce&Gabbana
Dolce&Gabbana

Da segnalare il progetto Diesel Red Tag stavolta affidato alla regia creativa di Glenn Martens e l’ascesa di Palm Angels insieme allo sporty chic ispirato al tennis di Plein Sport. Echi tibetani da Wolf Totem, il brand esotico disegnato dallo stilista Colin Jiang che osa il pvc trasparente e i dettagli metallici, capi laserati e grande souplesse per una collezione interessante e multiforme.

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I 3 BRANDS EMERGENTI PORTAVOCE DELLA BELLEZZA ANTINCONVENZIONALE.

Cosa è la bellezza oggi? Quali valori la definiscono? Queste domande sono la nostra croce e delizia, specialmente nelle ultime giornate. I canoni classici della bellezza sono stati stravolti dalla moda sin dal passato, basti pensare a personalità all’avanguardia come i leggendari “Sei di Anversa”, che hanno fornito nuovi codici per interpretare la bellezza, manipolarla, dandogli nuova linfa vitale. I valori di bellezza intesa in modo classico sono stati capovolti. E’ tempo di ridefinirne i canoni, con intelligenza e quell’irresistibile voglia di ribellione. E’ per questo che il nostro fashion radar segnala oggi tre giovani brand che si sono distinti per la loro interpretazione anticonvenzionale della bellezza, ognuno con un modo di intenderla e narrarla assai originale.

Analizziamoli uno ad uno. Maroussia Rebecq è la fondatrice del collettivo artistico Andrea Crews, il cui quartier generale si trova nel coloratissimo quartiere Marais, nella capitale francese. Propone una moda unisex, con un particolare richiamo all’inizio degli anni Duemila, periodo in cui si è codificata quell’estetica internet-wave tanto cara ai millennials. Rivive la french-core dei gabber ed il loro indiscutible allure streetwear, proposto con materiali classici come il tartan ad esempio, dettagli trompe l’oeil oppure presi dal mondo biker per la collezione autunno inverno 2018, che dà nuovo significato al concetto di streetwear-couture.

E’ sempre sull’ondata dell anti-establishment che Carlo Volpi crea i suoi raffinatissimi e dissacranti capi di maglieria. Public Code è il suo marchio e la collezione AW18 “24H Delivery” riflette sulla scomparsa delle sottoculture, fornendo un senso alla definizione di “uncool”, facendo propria quella sensazione di disagio che si ha davanti alle imposizioni culturali medio-borghesi. Le stampe raffigurate sui bellissimi item si ispirano alle insegne dei take-away urbani, luoghi probabilmente cari al designer, in quanto più reali e realmente vissuti.

Anche nell’ultimo caso sono gli affetti e la memoria a comporre l’universo stilistico del brand Simon Cracker. Simone Botte, designer del marchio, si autodefinisce “talentless”, e rivive attraverso la moda i ricordi di quando seguiva il nonno che lavorava come imbianchino in un appartamento di periferia. La bellezza stavolta, nella sua collezione AW18 “Amedeo”, è intesa attraverso un ricordo speciale: i tessuti barocchi dell’appartamento rivivono sui suoi capi, così come finissaggi che ricordano gli indumenti sporchi dell’imbianchino. Che sia una forma di attivismo, una sensazione di malessere oppure un ricordo speciale, questi giovani creativi hanno qualcosa in comune: certamente il coraggio di essere sé stessi, in un modo del tutto fuori dall’ordinario.

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Dalla lirica al cinema, a tu per tu con Mario Acampa.

Mario Acampa (classe 1987) un percorso tra musica, fiction, teatro e cinema. Un personaggio dai molti talenti e grandi passioni, come l’opera lirica (nel 2015 firma la sua prima regia del Il piccolo Principe) per poi scrivere e dirigere nel 2017 il primo Opera Show al mondo “La vestale di Elicona” in cui si intrecciano opera lirica, balletto, prosa, musica dal vivo e arti visive. Dopo numerosi ruoli nelle fiction italiane accanto a Luciana Littizzetto, Marco Giallini, continua la sua formazione tra New York e Los Angeles e, grazie al suo curriculum internazionale, vola a Budapest sul set di Ron Howard accanto a Tom Hanks nell’ultimo film “Inferno”. A giugno vedremo Mario Acampa nel film Ulysses dove recita insieme alla star americana Danny Glover (tra gli altri protagonista in Arma Letale), a Dark Odyssey. Abbiamo incontrato Mario a Milano, dove è stato modello per un giorno, per scattare la collezione di Antonio Marras che lo ha vestito per il suo nuovo programma di Sky Classica Tao Tutti all’Opera.

Sei attore internazionale in teatro, cinema e tv, e conduttore. Se dovessi scegliere, qual è la cosa ti appassiona di più?
E’ difficile per me decidere cosa mi appassiona di più, ho sempre sentito sin da piccolo l’esigenza di comunicare e di farlo attraverso l’arte. In alcuni momenti ho pensato di farlo meglio con un solo mezzo, ma la verità è che ho capito che mi piace alternare il teatro, il cinema e la tv e la scrittura. Sono strumenti molto diversi tra loro, ma alla base c’è come minimo comune denominatore la stessa voglia di esprimermi e di suscitare emozioni e riflessioni in chi mi ascolta o mi guarda e insieme a loro c’è la voglia di provarle anche io! Il teatro ha la potenza del pubblico dal vivo ed è un’ incredibile palestra, ma se ti sforzi di sentire la presenza del pubblico anche sul set e se ricerchi la verità dei personaggi che interpreti, capisci che ogni occasione per fare arte è semplicemente una benedizione e va vissuta come tale e con lo stesso impegno e curiosità.

Sei anche laureato in legge. Quando hai capito che il mondo dello spettacolo sarebbe stato il tuo lavoro?
Da piccolo ero ferrato nelle imitazioni e poi ho sempre cantato, recitato, ballato, presentato. Durante gli anni del liceo mi sono iscritto a un corso di teatro a scuola e lì ho capito che avrei voluto continuare a fare arte e soprattutto che mi faceva stare bene. Poi giunse il momento di scegliere cosa fare dopo il liceo. I miei genitori non erano affatto favorevoli alla carriera artistica in modo esclusivo, così decisi di iscrivermi a Giurisprudenza perché è una materia che mi ha sempre affascinato. La legge è intorno a noi ed è alla base della nostra vita sociale e ne è espressione, per certi aspetti come l’arte! Poi mentre frequentavo l’università il richiamo del teatro si è fatto più forte, ho fatto una scuola e poi sono diventato Primo attore allo Stabile Privato di Torino. Lo sono stato per 7 anni e da lì è partito tutto. La Rai, il cinema…

Hai lavorato in Italia, ma anche a New York e Los Angeles. Come è stato entrare in personaggi che parlano una lingua straniera?
Recitare in inglese per me è esattamente come recitare in italiano, il lavoro che faccio sul personaggio è lo stesso e ho imparato che la lingua non è mai un ostacolo per l’arte, perché va dritta al cuore. Ho iniziato a studiare inglese da piccolo, mi piaceva sapere il significato delle mie canzoni preferite. E poi ho cominciato a vedere i film e le serie in lingua originale. Non pensavo che sarebbe mai stato utile conoscere l’inglese per il mio lavoro di attore, e poi ho incontrato a Roma la mia actor coach americana che mi ha consigliato di andare a Los Angeles e appena ho potuto sono volato in America. Dopo poco ho firmato col mio manager attuale proprio ad Hollywood e il sogno è diventato realtà. Essere sul set con Tom Hanks diretto da Ron Howard o con Danny Glover è stato incredibile.

Negli Stati Uniti è in uscita il film “Ulysses”, girato a Torino, a fianco di Danny Glover. Com’è il tuo personaggio, il dio Hermes?
Di sicuro il dio Hermes è stato il ruolo più intenso e complicato che io abbia mai fatto. In questa rivisitazione dell’Ulisse, Hermes è un transessuale con un passato di abusi e violenze. Il suo rapporto con Eolo è di schiavitù mentale e fisica. Ho cercato di entrare nel personaggio senza giudicarlo, senza provare pena o compassione o distacco, ma solo cercando di ricostruire nella mia testa tutti i tasselli che l’hanno portato a diventare ciò che è. Alla fine ci ho ritrovato gli stessi sogni di chiunque altro, le stesse paure. E così quell’Hermes che mi aveva tanto spaventato in prima lettura, è diventato una parte di me, quella parte che cerca di vincere, di lottare per i propri ideali e di riconquistare la propria libertà anche a costo della vita, ma con la convinzione di riscattarsi contro l’ingiustizia. Io lo trovo avvincente. Poi di sicuro essere accanto a star di Hollywood come Danny Glover (arma letale), Udo Kier e Skin è stato un grande stimolo. Sapere che la mia interpretazione sia stata definita “inspiring” e cioè ispiratrice di forza ed energia è meraviglioso. Spero che sia così per tutti gli italiani che dal 14 giugno andranno al cinema, così come per gli spettatori in tutto il mondo.

Quali sono gli attori a cui ti sei ispirato nella tua carriera decennale?
Se posso dirtene un paio direi Totò ed Eduardo De Filippo. Il primo perché mi ricorda quando mio padre da piccolo mi leggeva “A Livella” di Totò interpretandola, è stato forse mio padre il primo ad avviarmi all’arte senza saperlo! E poi Totò era uno spirito libero, che lasciava entrare la sua essenza in tutto ciò che faceva. Vorrei avere un briciolo della sua personalità. E il secondo, De FIlippo, perché credo rappresenti esattamente ciò che significa “tragicommedia della vita”. Eduardo riesce a far pensare, ridere e piangere allo stesso tempo e questo credo sia ciò che deve fare un buon attore se vuole rappresentare la realtà.

Ora sei in onda su Sky con il programma “Tao Tutti all’Opera”, in cui indossi gli abiti di Antonio Marras. In quali tratti della collezione ti rispecchi di più?
Antonio Marras ha capito esattamente lo stile che volevo dare alla trasmissione e ne rappresenta lo spirito. Personalmente mi ritrovo molto nel risvolto sorprendente dei suoi outfit, in una camicia bianca c’è sempre un dettaglio che ti colpisce e che ti lascia sospeso. Oppure nei completi, dalla vestibilità e dal taglio ipermoderno, ma con zip inaspettate e nello stesso tempo con tessuti della tradizione. Per questo Marras esprime esattamente il concept di TAO- Tutti all’opera, e per questo sono felice di indossare le sue creazioni. Antonio è carnale nei suoi abiti e non ha paura di lasciare il segno proprio come vorrei facesse TAO, una trasmissione pensata per divulgare l’opera lirica anche a chi non è un esperto. L’opera ha origini popolari e come tale deve arrivare a tutti. Ho cercato di lasciare la tradizione rivisitandone i modi, proprio come fa Marras con i suoi vestiti. E poi siamo alle OGR di Torino, un posto meraviglioso in cui prima si riparavano treni e oggi sono Officine di arte e cultura.

Nella vita di tutti i giorni, invece, che stile prediligi?
Amo la comodità, i pantaloni con le pence a vita alta dalla vestibilità over, le tasche alla francese, le t shirt con i dettagli ricercati, le camicie bianche, le scarpe colorate, le valigie e le borse in pelle consumata, gli occhiali. E poi le giacche in tartan, i cardigan bon ton, le righe larghe e i cappeli a falda larga. Insomma credo di essere uno spirito libero anche nel vestire; non mi piacciono le categorie e le linee di demarcazione. Lascio che i vestiti “cadano” sul corpo, come si dice, così come lascio che gli eventi mi sorprendano.

Che ruolo hanno i social network nella tua professione?
Nella mia professione credo che i social abbiano lo stesso ruolo che hanno per tutti gli altri, cioè sono un amplificatore del nostro ego. Quello che decidiamo di mettere in mostra è una scelta non solo di stile, ma anche di consapevolezza di sè. Ciò che pubblichiamo è spesso filtrato dalla nostra razionalità e non è sempre un bene, perché non sempre arriviamo agli altri come vorremmo o come crediamo razionalmente. Io personalmente come si può vedere, non ho filtro, posto sui miei social esattamente ciò che mi accade quotidianamente e mi espongo per ciò che sono. Mi fa stare bene perché non voglio prendere in giro chi mi segue. Mi piace condividere i miei momenti belli e brutti con chi sostiene ogni giorno il mio sogno e mi dà la possibilità di farlo con un applauso o guardando una mia trasmissione o un mio film.

Un sogno nel cassetto? E prossimi progetti
Per ora sogno un tiramisù gigante, un film con un ruolo folle, una trasmissione in radio o tv dove posso cantare e presentare e giocare come faccio nella vita, una pizza infinita, e la pace nel mondo. Dici che fa troppo Mr. Italia?In cantiere ci sono tante cose belle, tornerò in teatro a breve con uno spettacolo sulla vita di Nureyev che ho scritto e diretto “Processo a Nureyev” e poi mi aspetta ancora TAO per un’intera stagione su Sky e poi vedremo…

 

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Photographer Davide Bonaiti

Mario Acampa veste Antonio Marras.

MONTBLANC #MY4810: IL MUST HAVE PER GLI ESPLORATORI URBANI

La celebre Maison di lusso ha svelato le sue nuove valigie ispirate all’Esplorazione Urbana durante il Pitti Uomo a Firenze. Sedi delle presentazioni: la Limonaia e il giardino di Palazzo Corsini in una location urbana e dinamica per presentare la nuova collezione di valigeria #MY4810. Lo spazio ha ospitato skaters, graffiti artists e DJ, in un mix di stili e culture. L’attore Adrien Brody, le modelle Toni Garrn e Winnie Harlow, il DJ Tinie Tempah, che si è esibito con una performance musicale speciale durante la serata, e non sono mancati gli influencers come Valentina Ferragni, Luca Vezil, Carlo Sestini, Andrea Marcaccini, Giotto Calendoli, Matthew Zorpas ed esponenti dello sport come il golfista Jason Day e i ballerini Gabriele Esposito e Eric Underwood che si sono uniti a Nicolas Baretzki, CEO di Montblanc International per festeggiare durante il cocktail party.

Realizzate in Italia, le nuove valigie sono di cinque diverse misure e si caratterizzano per le alte prestazioni, il design contemporaneo e la versatilità. Un tributo all’esplorazione e al desiderio di viaggiare, pensando ai moderni globetrotter. All’interno dei giardini di Palazzo Corsini gli skaters si sono esibiti su un half pipe personalizzata Montblanc sulle tracce musicali elettroniche-pop dei DJ The Spectacular Now, mentre una crew di graffitti artists ha trasformato un’installazione di trolley #MY4810 in un’autentica opera d’arte. Nell’area digitale interattiva gli ospiti hanno potuto fotografare i migliori ricordi della serata attraverso GIF animate da condividere con gli amici.

Questi nuovi accessori sono decisamente un simbolo di mobilità globale e abbinano un’accurata funzionalità e artigianalità ad uno stile contemporaneo.

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FINAMORE 1925: UNA GRANDE OPERA

Finamore 1925, marchio storico d’alta sartoria partenopea, traduce per la sua nuova collezione un’idea in immagini: dar risalto al connubio tra due storie, con radici antiche salde nella tradizione napoletana. Da una parte, un messaggio di ricerca sartoriale, espressione di un percorso lungo quasi un secolo; dall’altra, il patrimonio rappresentato dall’eccellenza del Teatro di San Carlo di Napoli, di cui il brand è Sponsor ufficiale.

Per celebrare questo sodalizio, Finamore vara la capsule collection Opera: camicie da smoking costruite rigorosamente a mano e tinte in capo, dove il classicismo è stemperato da forme di pettorine meno squadrate, nelle varianti a nido d’ape o plissé, abbottonatura coperta e non, e dalla scelta di colori inediti come il blu scuro. Una linea che mira a rendere fruibili, anche nel tempo libero, camicie il cui immaginario è legato tradizionalmente ad abito elegante e papillon. Si tratta di un’operazione coerente con l’obiettivo lanciato dallo stesso Teatro di San Carlo, il più antico d’Europa: coinvolgere il pubblico dei giovanissimi per educarlo a comprendere e accogliere un patrimonio che rappresenta nel mondo una ricchezza tutta italiana.

Il video di lancio della collezione ci racconta di un giovane musicista si muove in una stanza affrescata, con la musica suonata da un grammofono a fare da sottofondo. Una voce tenorile canta l’aria “Là ci darem la mano”, tratta dal Don Giovanni di Mozart, trasportandolo in un’altra epoca. L’eleganza del fraseggio dà il passo al suo percorso attraverso le sale, in un alternarsi tra classico e innovazione, analogico e digitale, tradizione sartoriale e musicale – mai così vicine – entrambe da indossare.

 

 

MANINTOWN & COAST SOCIETY RIVIERA @ FULL MILANO CONCEPT STORE

MANINTOWN vi aspetta al concept store FULL MILANO per  l’evento «Endless Italian Summer» in partnership con Ramazzotti, una serata all’insegna del Made in Italy.

Nell’occasione sarà presentata la collezione Coast Society Riviera nella cornice dello storico Palazzo di Corso Venezia 45 che oggi accoglie Full Milano, un salotto dedicato all’uomo dove la ricerca per il bello e la celebrazione dell’eccellenza del Made in Italy trovano spazio.

La collezione riconferma i canoni estetici tanto cari al brand, secondo la volontà di affermare uno stile resort ispirato al classico e al sartoriale maschile ma che restituisce una visione risolutamente contemporanea del beachwear nella sua visione più ampia con un tocco di dandysmo.

Al pantaloncino da bagno iconico Porfirio, si accostano nuovi modelli di polo e camicie dai tessuti ricercati insieme ad accessori  in grado di completare l’offerta del marchio.

Per la serata Ramazzotti, azienda che vanta 200 anni di storia e vera icona dell’Italian lifestyle,  propone tre signature summer cocktails dal sapore unico conferitogli dall’amaro, equilibrata miscela di erbe, spezie, fiori e frutti.

Un omaggio non solo al lifestyle Italiano ma anche a Milano. Ramazzotti è infatti la più antica casa dell’Amaro fondata a Milano nel 1815 da Ausano Ramazzotti in un quartiere non distante dal fulcro della moda milanese e rappresenta oggi l’eccellenza del Made in Italy nel mondo.

 

DOVE  CORSO VENEZIA 45 – MILANO

QUANDO MARTEDI’ 19 GIUGNO – DALLE 19.00 alle 22.00

 

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GLI ARTIGIANI DELL’OLTRARNO A FIRENZE

Durante le giornate di Pitti Immagine Uomo 94, dall’11 al 15 giugno alla Galleria Ceri di Firenze si è tenuta l’esposizione “Work Where – Artisans of the Oltrarno” che racconta l’artigianato fiorentino. Una serie di ritratti del fotografo polacco Marcin Gierat affianca i volti degli artigiani del capoluogo toscano agli spazi in cui lavorano. Il progetto mira a documentare il patrimonio artigianale della città Firenze, un knowhow unico al mondo da preservare e trasmettere alle nuove generazioni. Tecniche di lavorazione, ma anche storie e aneddoti,  rappresentano un bacino culturale che è un vero e proprio archivio umano.

La tecnica adottata dal fotografo per i ritratti in mostra é la sintesi del rapporto fra arte, tecnologia e artigianato. Grazie alla scelta del collodio umido un sistema di stampa artigianale che nasce più di due secoli fa, falegnami, sarti, bronzisti e gli altri artigiani dell’Oltrarno diventano figure senza tempo. La patina che copre le immagini dei loro visi e luoghi di lavoro non é quella del tempo ma é lo spessore dell’esperienza, é l’aura visibile del fascino della storia del lavoro e dell’uomo. La fotografia diventa così il mezzo per documentare ma anche quello per narrare, non si limita a mostrare ma va più nel profondo superando i suoi limiti artistici. Il concetto di riproducibilità dell’opera che vede la fotografia come arte minore o più simile al design, cade nella tecnica usata da Gierat e si sposta nelle arti come scultura e pittura.

Il progetto, creato in collaborazione con Danilo Ceri che lo ospita nel suo spazio, nasce da Alessandro Possati curatore e ideatore della mostra, che da anni si pone il fine di rappresentare l’artigianato in una forma contemporanea. In questa collaborazione con l’artista polacco nato a Krakovia nel 1978, riesce a dimostrare la sua teoria di epica contemporanea del lavoro artigianale, in modo concreto ed efficace.  Non a caso viene promossa da A.I. Artisanal Intelligence, la struttura che da anni fa ricerca e promozione della cultura artigianale Made in Italy.

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BEAUTY REMEDIES CONTRO IL CALDO

L’estate e il caldo sono alle porte, e se per i più fortunati le prime settimane di vacanza sono già dietro l’angolo, per tutti gli altri invece si preparano due mesi bollenti tra percorsi cittadini e ore passate in macchina dove nei momenti più caldi si raggiungono abitualmente i quaranta gradi. Oltre al monito di bilanciare e adeguare la vostra alimentazione e idratazione al periodo, eccovi alcuni prodotti in linea con la stagione e che regalano un piacevole senso di refrigerio.

Hydramemory Serum by Comfort Zone

Siero dall’azione idratante intensiva e prolungata. Applicato prima della crema, potenzia la routine di idratazione quotidiana stimolando la sintesi di acido ialuronico. La texture “sorbetto” ultraleggera perfetta anche con il caldo disseta immediatamente la pelle regalando una piacevole sensazione di freschezza. La pelle è visibilmente più idratata.

Hydro-Master Gel by Shiseido

Un gel fresco per il viso ad effetto splash. Questo prodotto oltre ad idratare la pelle offre anche un’azione lenitiva prevendendo le irritazioni dovute alla rasatura.

 

Clean Up Daily Shampoo by Tigi Bed Head

Arricchito da estratti di palma nana, semi di girasole, citronella e mentolo, idrata e districa i capelli lasciandoli luminosi e freschi.

 

Naturaltech Detoxifying Scrub Shampoo by Davines

Shampoo trattante che grazie alla combinazione di tensioattivi delicati di origine naturale e particelle di scrub, pulisce delicatamente la cute con azione antiossidante.

Lebon Toothpaste

Una routine naturale e molto fresca anche per il nostro sorriso con la nuova collezione WHITE TRIBE ad effetto sbiancante. I gusti dell’estate sono Rhythm is Love a base di menta, ylang-ylang e yuzu, Fearless Freedom con ribes nero e menta e infine Back to Pampelonne che unisce alla menta il gusto esotico del mango. Tutti i dentifrici Lebon sono 100% naturali e veg friendly.

 

 Icy Body Gel Verbena e Menta by L’Occitane

Un gel che si fonde sulla pelle donando refrigerio immediato , la sua formula contiene mentolo e regala al corpo un incredibile effetto rinfrescante, lasciando un leggero profumo di verbena. Per un effetto ancora più strong basta farlo riposare in frigorifero tutta notte.

 

Erborian

Ispirata alle maschere idrogel, Erborian Spray-To-Mask risveglia anche la pelle più stanca. Grazie a una gomma di origine naturale, forma una pellicola gel che libera i principi attivi sulla pelle. Arricchita con un complesso contenente Ginseng, Liquirizia ed Equiseto, noto per le proprietà idratanti, la maschera procura un’immediata sensazione di freschezza, per una pelle rivitalizzata. Ottima a fine giornata.

 

Miller Harris

Il profumo energizzante ed esaltante di Tea Tonique in questo hand wash, lascia le mani perfettamente pulite e fresche, da usare prima della lozione per le mani. L’edificante e inebriante profumo di Tea Tonique si unisce al burro di karitè lasciando le mani ricostituite e idratate.

SUNCARE-CLEAR-STICK-UV-PROTECTOR 

Clear Stick UV Protector spf 50+ by Shiseido

Uno stick solare trasparente dalla texture fresca e piacevole in un pratico formato on-the-go, da applicare direttamente sulla pelle nelle zone più sensibili.

Aesop protective facial lotion spf 30

A base di Té Verde e Vitamina dai potenti effetti anti-ossidanti, riduce i danni quotidiani causati dagli agenti inquinanti e dall’esposizione al sole con una texture piacevole ideale al mattino prima di uscire. Il Pantenolo lenitivo protegge dalla luce, mentre i nutrienti emollienti Coco-Caprylate e Squalano calmano e idratano la pelle.

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BEST OF PITTI: I MIGLIORI 10 EVENTI

Volge al termine l’edizione di Pitti uomo 94 che ha animato Firenze con uno degli eventi più internazionali che mai, capace di attirare nel capoluogo toscano i grandi esponenti del sistema moda maschile. Di seguito una selezione tra i migliori eventi che i brand hanno organizzato all’interno della manifestazione.

Enrico Coveri

La Maison Enrico Coveri compie 45 anni, l’occasione eccellente per una rilettura d’autore dell’immenso patrimonio creativo e stilistico di Enrico. L’azienda  ha infatti affidato a Maurizio Galimberti, fotografo di fama internazionale, la rilettura dell’archivio storico; un progetto innovativo e affascinante che, per la prima volta nella sua carriera, mette a confronto Galimberti con il mondo della moda. E per la prima volta l’azienda affida il suo mondo all’interpretazione di un obbiettivo fotografico. Il progetto prevede una cinquantina di opere confluite in una mostra itinerante ed è stata presentata a Firenze, a Palazzo Coveri lo scorso 12 Giugno.

Birkenstock

Comfort all’aria aperta per Birkenstock che ha scelto lo storico Giardino Torrigiani per uno showcase dove presentare tutto il mondo del brand, dalla nuova collezione SS19 ai letti, fino alla linea di Natural Skincare. On show 58 look uomo e donna caratterizzati da colori neutri. Non solo gli iconici sandali del brand, ma anche sabot (sia in versione classica, sia rivisitata) sneaker (sempre nei toni neutri) e alcuni modelli di scarpe chiuse con una suola speciale in sughero. Qualche accenno di colore ravviva i modelli timeless, dove sono anche stati rivisti alcuni dettagli come le fibbie. Un approccio innovativo per far evolvere il sandalo verso un vero e proprio lifestyle brand.

Roberto Cavalli

Paul Surridge, nuovo direttore creativo di Roberto Cavalli, debutta a Pitti Uomo 94 con la sua prima collezione menswear alla Certosa del Galluzzo, monastero alle porte di Firenze. Una location unica e mai aperta al pubblico che sottolinea il legame con la città natale del fondatore, che a Pitti Uomo è stato ospite ben tre volte, tra cui a giugno 2006 con una memorabile sfilata su Ponte Vecchio. Lo show si apre con un viaggio nel segno del bianco con giubbotti e chiodo in pitone, giacche destrutturate con jacquard animalier astratti e ricami a mano punto croce. Il designer ha saputo rileggere il dna del brand, ma ripensandoli con influenze sportswear e dettagli sartoriali. Il saper fare e l’artigianalità – come le stampe e i ricami – restano alla base di una visione consapevole del passato, ma tutta rivolta al futuro. Proprio l’idea di un’eleganza tutta italiana con l’uomo che veste l’abito in lino bianco tipicamente estivo anima l’immaginario di Paul  Surridge. Dopo il bianco,  non potevano mancare le stampe che invadono pelle e nylon, dai trench gli abiti, con motivi maculati e giungla sbiancati dal sole e messi fuori fuoco.

Band of outsiders

Band of Outsiders, brand icona per l’uomo internazionale che non prende troppo sul serio il mondo della moda, tra i favoriti di celebrities e influencer, ha lanciato la sua prima presentazione all’interno del programma ufficiale di Pitti Immagine Uomo. La collezione segna la quarta collaborazione del Design Director Angelo van Mol e del Brand Director Daniel Hettmann per il brand, ed è ispirata ad una gita scolastica in Italia. Questa stagione vede una serie di partnership molto attese, tra cui l’etichetta sportiva cult Sergio Tacchini e il marchio di occhiali tipicamente britannico Kirk Originals. La scenica presentazione si è tenuta il 13 giugno nel Cortile della Polveriera.

Lardini

L’azienda Lardini ha festeggiato alla P.O.P. Arena, l’anniversario dei suoi 40 anni di attività a Pitti Uomo 94, con un breakfast dove il fiore Lardini è stato il protagonista. Un incontro colorato, spensierato, a ritmo di musica, per festeggiare la 40 esima primavera dell’azienda, che dagli anni 90 con il suo marchio è conosciuta in tutto il mondo. Durante il breakfast sono state esposte le giacche create dall’ufficio stile appositamente per questo anniversario, che per l’evento sono state declinate in svariati colori, come rosso, giallo, verde, blu.

Moncler

La nuova collezione Moncler 7 Fragment firmata dal musicista, produttore discografico e designer giapponese Hiroshi Fujiwara è stata divisa in due parti. Questo primo lancio di Giugno è caratterizzato da riferimenti musicali propri del designer, come la parola Backstage, appartenente al mondo dei concerti, che domina su un lungo soprabito, sia nella versione beige che in nero, ed è presente anche sul retro di altri capi della collezione. Stickers removibili portano invece la dicitura Moncler Fragment. L’iconico tessuto imbottito, unito ad una giacca jeans, diventa protagonista di un vero a proprio abito. Tutta la collezione è contraddistinta da una palette di colori dal bianco, al color polvere, al verde militare. Il maxi evento di lancio si è tenuto mercoledì 13 giugno presso il meraviglioso Museo Nazionale del Bargello e ha visto la partecipazione, tra i tanti, anche di Suzy Menkes, Steve Aoki e Adrianne Ho.

Carlo Pignatelli

Carlo Pignatelli ha festeggiato a Firenze il cinquantesimo anniversario alla carriera, presentando le nuove Collezioni Uomo Sartorial 2019 e Cerimonia 2019, insieme ad un’anteprima della Collezione Cerimonia Donna 2019. Il cocktail esclusivo, tributo al savoir faire artigianale dal sofisticato aplomb, si è tenuto a Palazzo Capponi Vettori in occasione del “Salon of Excellence”, l’appuntamento organizzato in sinergia con la Camera Italiana Buyer Moda, in concomitanza con la 94ma edizione di Pitti Uomo. Creazioni couture celebrative dell’immaginario creativo della Maison hanno ripercorso i temi che hanno ispirato il Grande Maestro, nel corso dei 50 anni della sua carriera e che hanno guidato la creazione di abiti concepiti come opere d’arte: il cinema, il teatro, i personaggi che hanno segnato la storia e il costume, icone di stile e protagonisti di sogni passati, presenti e futuri.

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Herno

Herno ha celebrato 70 anni presentando Library, un progetto che invita ad esplorare passato, presente e futuro, a ribaltare la “scatola” e il mondo nascosto dietro il “gancio”, iconico elemento della rinascita di un brand che continua a fare la storia del Made in Italy. Dal 1948 ad oggi. L.I.B.R.A.R.Y., acronimo di Let Imagination Break Rules And Reveals Yourself, è un percorso di 100 metri per 8 di altezza attraverso l’archivio del marchio, rivisitato dagli studenti del Polimoda e dell’Osaka Fashion Institute, dalle visioni concettuali dello Studio Azzuro, con la regia di Anomalia Studio e con il soundtrack del maestro Gianandrea Noseda, il tutto sotto l’egida del Comune di Firenze e di Pitti Immagine.

Allegri

Tra le nubi bianche, collocate su un azzurro palcoscenico viene presentata la nuova collezione Spring Summer 2019 di Allegri. Per questa edizione di Pitti, il brand attraverso un’installazione che ricorda il surrealismo magrittiano, racconta il passaggio dal clima rigido alla bella stagione, dalla pioggia al sereno, dal non colore dell’inverno al colore dell’estate. La storia di una collezione dedicata ad un urban traveller che oggi più che mai è diventato un worldwide traveller e trascorre gran parte del suo tempo in viaggio tra le nuvole, a bordo di un aereo. Dinamicità e funzionalità per assecondare le esigenze di protezione e comfort, un nuovo concetto di design dove i tessuti  altamente performanti sono il focus.

Tombolini

Con un simpatico live show a cui ha partecipato anche l’attore e show man Paolo Ruffini, Tombolini ha dato un’anticipazione della nuova collezione SS19, lavabile, travel o senza cuciture, che si colora degli elementi della Natura. La famiglia Tombolini rinnova la sua storia e la sua tradizione per dare vita al nuovo progetto TMB, che per la collezione  primavera/estate  trae ispirazione dalle forme e dai colori degli elementi: il grigio rimanda all’aria, il blu all’acqua e il beige alla terra.

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ELEGANCE IN THE POOL: FABIO SCOZZOLI

Photographer Alisson Marks
Stylist 3
Stylist assistant Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming Gianluca Casu

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IL PRINCIPE RANOCCHIO DEL NUOTO ITALIANO: FABIO SCOZZOLI

Viso da bravo ragazzo e fisico statuario. Fabio Scozzoli, classe 1988, campione europeo e mondiale nei 50 e 100 m rana. Sui social è riservato, ma gli piace condividere le sue passioni, i viaggi e qualche momento con la sua Martina Carraro, anche lei nuotatrice specializzata nella rana, e il loro cane. Agli Assoluti di Riccione il nuotatore azzurro ha migliorato il proprio record italiano dei 50 rana col tempo di 26”73, terzo crono mondiale della stagione sulla distanza.

Quando hai sentito saresti diventato un nuotatore?
È stato quando ho finito le scuole superiori. A livello giovanile ero un buon nuotatore, ma non ero un campione. A diciannove anni, quando mi sono diplomato, ho vinto anche i miei primi Campionati Italiani Assoluti ed è stato il culmine della crescita di quegli anni. Poi mi sono trasferito dalla mia vecchia squadra di Forlì a Imola, dove c’era un allenatore ungherese molto bravo, che mi ha cresciuto nella prima parte della mia carriera, dai sedici ai venticinque anni. In seguito ho avuto un anno di transizione, dovuto a un infortunio al ginocchio, poi sono andato ad allenarmi un anno in Austria. È stato molto stimolante ritrovarmi in un ambiente internazionale, entrare in contatto con altre culture, compresa la cucina, che è anche una mia grande passione

Come hai scelto lo stile rana?
È venuto naturale. Cercano sempre di insegnarti tutti gli stili, e poi, un po’ per le proprie caratteristiche fisiche e un po’ per capacità, viene fuori il tuo indirizzo, in cui ottieni i risultati migliori. Ero bravo a fare un po’ tutto, fino all’età in cui ho avuto l’esplosione nello stile rana.

Maestri o persone che sono stati particolarmente importanti nella tua vita?
Il mio babbo è sempre stato per me un grande punto di riferimento. Un esempio di calma, forza e serietà. A livello sportivo ho sempre ammirato molto Pippo Inzaghi, in cui mi sono sempre un po’ rivisto, perché era un calciatore dalle doti tecniche magari non eccelse, ma che con il lavoro e la dedizione ha ottenuto risultati incredibili.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
I Campionati Europei di questa estate a Glasgow, e quello sarà l’appuntamento finale della stagione. Si punta lì.

La tua playlist del momento?
Nell’ultima playlist che ho creato ci sono i Maroon 5, poi un po’ di musica dance con Calvin Harris, Afrojack, i Chainsmokers, e poi Hardwell, Rocky, David Guetta, Avicii, Martin Garrix. La canzone obsession del momento è “Shed a Light” di Robin Schulz, David Guetta e Cheat Codes. 

L’ultimo libro che hai letto?
Mi piace leggere libri che potremmo definire tecnici, in questo momento mi interessa molto il campo dell’alimentazione. In futuro mi piacerebbe diventare allenatore, quindi sto cominciando a documentarmi e a studiare le teorie, le tecniche e le metodologie di allenamento. Mi piacciono anche libri sulle auto, meccanica e sono appassionatissimo di Formula 1. Seguo molto Motorsport.com e lì leggo numerosi articoli. Mi è piaciuta moltissimo la trilogia de “L’ombra del vento”, una sorta di giallo storico, che mi ha preso da subito.

Il tuo piatto preferito?
Da buon romagnolo: le tagliatelle al ragù. So cucinare molto bene anche la carne, grazie al marito di mia sorella, che addirittura guarda in tv i maghi del barbecue e cuoce la carne con il termometro per controllare la temperatura.

Cosa non manca mai nella tua valigia?
Per me è essenziale avere sempre un costume perché, quando non viaggio per gare o allenamenti, vado in vacanza al mare. Nella mia valigia non mancano mai i costumi firmati Jaked e le sneaker Saucony. 

Raccontami del tuo ultimo viaggio.
Tra i miei ultimi viaggi é stato molto breve, in Puglia, a Santeramo in Colle vicino a Bari. Sono stato invitato per dare la possibilità a giovani e meno giovani di allenarsi con me per un giorno. Ho avuto la possibilità di provare le specialità culinarie di Santeramo, in particolare la carne di cavallo in ogni sua forma. Una cosa imperdibile!

Quale l’accessorio che non può mancare nella tua valigia?
La lametta per la barba e le mie comode Saucony.

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Le tonalità brillanti di Corentin Fila

 

Corentin Fila è un giovane attore parigino sulla via della grandezza. Il suo lavoro con André Techiné lo ha portato al successo, convogliando l’interesse del cinema francese sul suo considerevole talento e impegno. Gli insider del cinema d’oltralpe stanno già parlando del suo prossimo ruolo nel film francese “Volontaire” (in uscita il 6 giugno in Francia), che potrebbe cementare il suo status come nuova star degli schermi francesi. Ha parlato con noi, tra le altre cose, di televisione, typecasting e Téchiné.

 

Hai lavorato in tv e in film che hanno avuto un notevole successo da parte della critica. Che consiglio vorresti dare ai giovani attori, riguardo le differenze e i vantaggi di lavorare in questi due campi?
Immagino dipenda dai progetti, ma in generale la difficoltà con la televisione è la ricerca di risultati, che non impiega molto tempo. Mentre con il cinema “d’autore” puoi fare la stessa scena anche quindici o venti volte, con la tv la stessa scena la puoi rifarla al massimo cinque. Quindi sarebbe meglio essere subito pronti. Nel cinema puoi permetterti di sperimentare, di annaspare un po’ per diverse riprese, e puoi trovare la via giusta provando diverse cose: nel cinema sei un po’ più focused sulla ricerca.

 

Ogni attore teme un po’ la possibilità di cadere in un ruolo fisso. Nella tua carriera, hai mai sentito la pressione di conformarti ad un certo tipo di ruolo? Cosa fai per scongiurare l’evenienza?
Come giovane attore mixed-race avrei potuto temere di essere limitato a determinati ruoli, da giovani cittadini. Ma nel mio primo film – quello che mi ha portato ad essere riconosciuto su larga scala – (“Quand on a 17 ans”) interpretavo un contadino adottato, che viveva nelle montagne e omosessuale. Nulla di più lontano del clichè del giovane spacciatore. Quel film era pure diretto da André Téchiné, uno dei più grandi registi, e questo – credo- mi ha un po’ salvato dall’essere associato ad un’immagine fissa.

Il trailer di “Volontaire” dà l’impressione che la preparazione degli attori sia stata particolarmente dura. Come ti sei preparato? Come hai svolto le tue ricerche?
Diane Rouxel, la protagonista del film, e io abbiamo passato un po’ di tempo presso il comando della marina nella base Forfusco in Lorient. È stato incredibile. Politicamente parlando, sono più vicino all’ala sinistra, e avevo molti pregiudizi riguardo il mondo militare, ma ho incontrato persone meravigliose e un grande senso di umanità. Questa esperienza resterà con me. Fisicamente è stata anche parecchio dura. Io pratico boxe tre o quattro volte, ed ero già abbastanza in forma, ma Diana ha fatto un lavoro impressionante. Fantastico: non usa quasi mai uno stunt!

In “Mes Provinciales” interpreti il ruolo di Mathias: uno studente seducente e idealistico che vive di arte. Tu, in altre interviste, hai paragonato Netflix al cibo del McDonald’s, dicendo che lo usi come pillola per dormire. “Mes Provinciales” sta già raccogliendo molte critiche positive, per la sua cinematografia austera e la recitazione naturale. Come Mathias, ti limiti al consumo di prodotti intellettualmente alti? O hai qualche guilty pleasure? Cosa ti deprime nel cinema mainstream? E cosa trovi interessante, o promettente, nel cinema contemporaneo?
Di certo io cedo a qualche compromesso, rispetto al mio personaggio. Credo che Mathias sarebbe inorridito da metà delle cose che guardo. Non mi considero un esperto, ma è vero che ciò che mi colpisce del cinema d’autore è la sensibilità del punto di vista. L’idea di condividere con il regista una visione del mondo che può non essere piacevole, ma deve essere espressa. Ma credo che la gente dovrebbe guardare qualsiasi cosa voglia, è orrendo essere troppo elitari. Fortuna che il cinema mainstream esiste. Gli ultimi film grandiosi che ho visto sono del giapponese Ryusuke Hamaguchi: “Senses 1 & 2.”, il tipo di film che ti fa riflettere sulla percezione degli altri nel mondo.

André Téchiné è conosciuto per la carica emotiva dei suoi film, per l’esplorare le complessità di amore e desiderio. È un regista “serio” eppure i suoi lavori hanno una carica di leggerezza e realismo che tendono ad essere chiusi. Cosa ti ha sorpreso nel lavorare con lui, e cosa hai imparato riguardo alla professione di attore?
Lavorare con lui, diventarne amico, è stato un regalo eccezionale, Andrè è un vero gentleman del cinema in Francia e, a settantacinque anni, ha ancora una vena da bambino che lo rendo assolutamente sensibile, inoltre è molto modesto. Ha spesso parlato con me di “Organized Chaos” riguardo quale fosse il modo migliore per girare certe scene: “Organized” perché il dialogo è ripetuto più volte e “chaos” perché un po’ di anima deve uscire dall’attore, e la scena sarà eccezionale.

Da mattina a sera, descrivici il tuo sabato ideale a Parigi.
La mattina vado a lezione di boxe, al 10° Arrondissement, poi cammino un po’ da solo lungo il Canal St Martin, prima di andare a bere qualcosa con i miei amici in Rue du Faubourg St Denis ( a meno che non abbia un’altra lezione di boxe la mattina seguente).

Quale ruolo da film classico ti piacerebbe interpretare? Perché? E come lo faresti a modo tuo?
Questa è una domanda molto difficile, o forse non ho abbastanza immaginazione ma, sinceramente non riesco a pensarne uno solo. Amo tutti i film di Jim Jarmush. Forse ssceglierei i primi – come “Permanent Vacation” o “Stranger than Paradise” come classici – ma sono talmente perfetti che non li cambierei in nulla. Quindi non ho una vera risposta…

Moda e cinema sono universi differenti, ma hanno qualcosa che li collega. Cosa hai imparato durante i tuoi anni da modello?
Non credo che lavorare nella moda mi abbia aiutato come attore. Posare e recitare sono cose completamente diverse: posare è più una questione di attitudine, al contrario della recitazione, per cui devi sentire davvero qualcosa. E soprattutto, non dovresti preoccuparti di risultare bello mentre reciti. Non dovresti affatto.

Tua madre era un’insegnante e tuo padre un artista. Cosa hai imparato da loro che ti ha aiutato nel tuo percorso?
Mio padre era un regista congolese con tantissimi amici africani artisti che venivano spesso a casa. Benchè non fossi molto legato a lui, ringrazio per la possibilità avuta di ascoltarli analizzare il mondo così tante volte, qualcosa che mi ha influenzato. Da bambino, ero spesso sul set, anche se ho vaghi ricordi di quei momenti. A dir la verità credo che la mia sensibilità venga da mia madre, con cui ho condiviso molto della mia vita.

Se un fashion editor dovesse descrivere il tuo stile, che parole userebbe?
Non ne ho idea. Metà dandy, metà austero, o metà nulla. Rilassato, credo.

Quale canzone ti fa sempre sentire meglio?
“Origin of Man” di The Budos Band.

Quando leggi il giornale o un magazine, cosa ti rende pessimista riguardo il futuro? Cosa ti fa credere che è tutto rovinato per le prossime generazioni?
Oltre che l’ambiente – per quanto riguarda l’umanità – nulla è completamente rovinato. Non sono completamente pessimista. Quello dei migranti è una questione che mi preoccupa molto. Ho lavorato per un mese e mezzo in un campo per rifugiati e mi ha dato una speranza incredibile. Con l’associazione inglese “Good Chance” abbiamo organizzato workshop di teatro con i migranti ogni giorno e il sabato davamo show di improvvisazione aperti ai Parigini. Forse è un po’ ingenuo da dire, ma quello scambio mi ha dato speranza e mi ha fatto capire che l’animo umano non è così cattivo. Nemmeno i nazisti o i reazionari sono completamente andati. Credo molto nella virtù degli incontri. Nessuno dovrebbe chiudersi in sé stesso. Vivere una vita aperta alle prime volte e ai nuovi incontri, questa è la chiave.

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Talent: Corentin Fila
Interview: Matthew Hicks
Photographer Francesco Brigida
Stylist: Nicholas Galletti
Groomer: Richard Blandel @ B Agency

GUARDIANI: ONESOUL, MANY PERSONALITIES

Il nuovo corso del progetto sneaker diventa digital

Nello scorso numero vi avevamo parlato del nuovo progetto sneaker Onesoul firmato Guardiani, una trainer di design che unisce spirito active e inclinazione formale, che si caratterizza per la sua forma affusolata, lo strap con accessorio lo spoiler a contrasto. Una sneaker dall’animo unisex ma dalle mille declinazioni, dagli utilizzi differenti e adatta a look diversi. Proprio come è sfaccettato l’uomo MANINTOWN, l’essenza della sneaker è proprio questa: strizzare l’occhio alle tendenze, la versione high-top a calzino ne è un esempio, pur mantenendo un aspetto sleek ed elegante che la rende versatile anche in abbinamento a un completo da ufficio o da sera. Il progetto sul modello di punta della casa si è poi sviluppato, grazie all’interpretazione di questa con il video manifesto (chiamato appunto Onesoul, many personalities e di cui abbiamo parlato sul nostro sito) a cura di Senio Zapruder, in cui vengono esplicate le varie personalità e i vari archetipi delle sottoculture e di Instagram, che hanno ispirato il design di questa sneaker, eviscerando dunque quali siano le “molte personalità” che compongono e/o a cui è rivolta la sneaker Onesoul. La sneaker diventa sempre più virale e oggetto di cult della rete.

In esclusiva presentiamo invece qui il nuovo modello ONESOUL KNITTED high top (preview della collezione fw18 e già disponibile sull’online store di Guardiani), uno stivaletto athleisure di design, unisex  in linea con il trend del momento, protagonista del video dal sapore minimal che trovate online su manintown.com.

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La Onesoul knitted high-top, ovvero la sneaker calzino evoluzione del modello iconico della casa, è pensata per chi è sneaker addicted, interamente realizzata in maglia stretch cucita a tubolare il modello riporta le stesse caratteristiche distintive del modello base: lo strap in tessuto gommato con fibbia in metallo che riporta il logo del brand e lo spoiler a contrasto.
La socksneaker Onesoul è disponibile in due versioni unisex: nera con spoiler rosso e verde con spoiler stampato legno. Nel video, è centrale il tema del genderless, che viene letto questa volta in chiave minimalista. Qui si alternano infatti due figure identiche, che inizialmente ne sembrano una sola e che solo dopo metà video si dividono e interagiscono tra loro.L’alternarsi architettonico del bianco e nero della Onesoul knitted high-top ruba la scena e cattura l’obiettivo, grazie alla forza visuale del suo design.

Screenshot 2018-06-15 16.15.37Questo modello insieme alla preview della prossima collezione primavera estate 2019 sarà visionabile per gli addetti ai lavori al Pitti 94, nello stand Alberto Guardiani (Pad. Centrale K18) e nello showroom milanese del brand, a Palazzo Serbelloni, Corso Venezia 16.

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MANINTOWN A PITTI UOMO 94 E A MILANO CON DUE EVENTI

L’edizione onpaper di MANINTOWN raddoppia con 4 uscite l’anno.

In occasione di Pitti Uomo 94 torna il formato tabloid con contenuti speciali dedicati ai due principali eventi “uomo” tra Firenze e Milano, oltre a una preview di quanto vedrete nel numero in edicola a settembre (in uscita intorno al 20 settembre durante Milano Moda Donna) che vede come protagonista della cover MAX IRONS, attore e figlio d’arte del grande Jeremy Irons.

Con 4 edizioni vogliamo dare maggiore continuità al progetto onpaper, che rappresenta un importante completamento del nostro magazine online.

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Come la scorsa stagione MANINTOWN vi aspetta inoltre a Milano Moda Uomo con due importanti eventi.

Il primo evento – sabato 16 giugno , dalle 18.00 alle 24.00 – è frutto della collaborazione con STUDIOZETA.ORG: THE HAPPENING vi invita a scoprire le collezioni uomo di STUDIOZETA a ritmo di musica.


Cocktail party e dalle 22.00 DJ SET by THOMAS COSTANTIN

SABATO 16 GIUGNO | H. 18.00 – 24.00

STUDIOZETA & MANINTOWN – VIA FRIULI 26

 

Il secondo evento nasce dalla collaborazione con lo store FULL MILANO e il brand COAST SOCIETY.

Vi aspettiamo martedì 19 giugno, dalle 19.00 alle 22.00 per scoprire i nuovi spazi del concept store FULL MILANO e la collezione COAST SOCIETY

MARTEDI’ 19 GIUGNO | H. 19.00 – 22.00

FULL MILANO – CORSO VENEZIA 45

 

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Sano e buono, ecco il drink dell’estate

C’è una onda “healthy” che tocca le vite di tutti noi. Si cercano vacanze salutari, cibi sani, pratiche sportive in sintonia con il ritmo del corpo. Questo trend ha toccato anche un settore che sembra lontanissimo dalla salubrità, quello dei cocktail. «Il requisito più importante per chi fa mixologia – spiega Davide Pinto, proprietario del locale torinese Affini, di Vermuth Anselmo, di Gin Taggiasco Extravirgin e ideatore della manifestazione ToDrink – è saper rispondere alle esigenze di mercato. Quindi le nuove tendenze che si vedono oggi e che sono già in atto con processi di consolidamento sono sicuramente legati al wellness. Ovvero la mixologia che guarda a tutte quelle materie prime che possono essere di qualità ma con dei principi attivi. Penso alla carota rossa, allo zenzero, alla curcuma. Molti di questi ingredienti sono legati all’idea di estrazione o di smoothies (bevanda di frutta o verdura frullata a cui si aggiunge acqua e yogurt magro o latte di soia ndr). Quando hanno incontrato la mixology hanno conosciuto un nuovo ingrediente: l’alcool. Con questi cocktail si risponde ad altre due esigenze che ho incontrato in questi anni: la riduzione sempre più drastica degli zuccheri e della quantità dell’alcool nei preparati. Mentre anni fa le persone chiedevano “aggiungimi dell’alcool nel drink”, oggi l’attenzione è più rivolta a quanto il miscelato è equilibrato. C’è una nuova cultura sullo scegliere un drink perfetto per la quantità di alcool, di zuccheri e materie prime che fanno bene. È di questi giorni l’uscita di “Cocktail low alcohol. Nuove frontiere della miscelazione” un libro di Diego Ferrari dedicato proprio alla miscelazione a basso contenuto alcolico. L’alcool è un ingrediente che mantiene un ruolo di protagonista ma diventa anche un collante fra tutti gli altri ingredienti della ricetta senza sovrastarli».

Davide Pinto

Questo trend interessa anche i giovani?
Sì, la cultura del bere bene sta toccando anche la fascia dei ragazzi. Anche i giovani cercano drink di qualità. Questa tendenza la vediamo in tutte le aziende di alcolici che in questi ultimi anni stanno raccontando le materie prime usate nelle loro preparazioni.

Quali sono le nuove frontiere della ricerca?
Molte aziende stanno lavorato sulla qualità delle materie prime così oggi abbiamo liquori di altissima eccellenza. Ci sono cocktail bar che hanno centinaia di tipi di gin a cui va affiancata un’acqua tonica all’altezza. E questo porta a una ricerca anche nelle acque toniche che impiegano materie prime del territorio. Per esempio in alcuni miscelati si usa l’acqua di fiori di arancio amaro della Vellebona (Imperia) che è un presidio Slow Food, oppure l’Ulivar un liquore alle olive calabresi che nasce nel piccolo comune di Oriolo, nell’Alto Jonio Cosentino o ancora il Jefferson (amaro calabrese premiato come migliore al mondo ndr), un mix di rosmarino di Montalto Uffugo, origano di Palombara, limoni di Rocca Imperiale, arance amare e dolci e i pompelmi di Bisignano, bergamotto di Roccella Ionica e genziana della Sila. Altro esempio è il Taggiasco ExtraVirGin che unisce il Ginepro dell’Alta Valsusa con l’Oliva Taggiasca.


Quali sono i requisiti che deve avere un buon barman?
Un buon barman conosce il proprio territorio. A Torino, per esempio, non può mancare la conoscenza dei liquori alpini, dei vermuth o dei vini della provincia. Un drink nato qua si chiama “Americano Sbagliato” tiene insieme vermuth, il vino Freisa Rosso Villa della Regina e l’Alpestre (fatto con 33 erbe tra cui genepì, verbena, menta, salvia, valeriana, iberico, camomilla, limone, arnica, genziana, issopo e tanaceto) ed è diventato a New York molto di moda tanto che Joe Bastianch lo propone da Manzo, il suo locale all’interno di Eataly Fifth Avenue.

Oltre agli chef, in tv sono approdati anche i bartender. Quanto quello che vediamo sullo schermo corrisponde alla routine di tutti i giorni?
In tv si vede solo il lato più accattivante del nostro lavoro. La gran parte è caricare e scaricare casse di bottiglie, studiare, sperimentare. Quindi i giovani che approcciano, e che rimangono, in questo mondo sono persone che si addestrano alla fatica e che sono consapevoli dei sacrifici che si richiedono a chi fa questo lavoro. Spero che i “nuovi arrivati” si allontanino dal modello star e sappiano che esiste una cultura del lavorare quotidiano e del saper essere un buon bar-manager. Perché prima di tutto un barman è un manager che conosce i prodotti e sa quanto costano e a quanto devono essere rivenduti e che sa gestire il personale. C’è tutto un lavoro all’oscuro della televisione o dei post sui social che è parte importante di questo lavoro.


L’alcool entra sempre più prepotentemente in cucina come ingrediente o come bevanda a tutto pasto, che ne pensa?
L’alcool in cucina è sempre stato usato. A Torino c’è un piatto storico che è il riso al rum. Quindi vedo questa tendenza come una riscoperta. Ormai anche i ristoranti, al posto della bollicina a inizio pasto, offrono un vemuth di benvenuto. C’è una maggior consapevolezza di dove può essere collocato un liquore nel momento in cui si va a pasteggiare. Questo mi gratifica perché c’è una grande cultura sui vini e molto spesso non c’è altrettanta conoscenza sugli spirits. I liquori finalmente hanno trovato la giusta collocazione anche all’interno della ristorazione. Quando poi sai collocare perfettamente un liquore all’interno di un pasto lo si utilizza anche per sperimentazioni in cucina.

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Cinecult: La truffa dei Logan di Steven Soderbergh

Torna in grande stile sul grande schermo il regista di ‘Sesso, bugie e videotape’ e di Ocean’s 11,Ocean’s 12 e Ocean’s 13 con una commedia spassosa, paradossale, dagli esiti imprevedibili e piena di colpi di scena.

Dopo il passaggio alla Festa del cinema di Roma nella selezione ufficiale arriva nelle sale italiane l’ultimo capolavoro di Steven Soderbergh, regista sorprendente e visionario: ‘La truffa dei Logan’. Distribuito da Lucky Red il film racconta di una ‘rapina da contadinotti’ messa a segno da due fratelli sempliciotti e un po’ sfigati, Jimmy Logan (Channing Tatum) e Clyde Logan (Adam Driver) e da un galeotto dall’aspetto teutonico, l’ineffabile e testosteronico Joe Bang (Daniel Craig) che coinvolge nella impresa anche due fratelli un po’ svitati e moralisti, Sam e Fish. Jimmy e Clyde non hanno niente da perdere: Jimmy era una promessa del football finita a lavorare in miniera che lo ha nel frattempo licenziato e con una menomazione al ginocchio, mentre Clyde ha perso una parte del braccio a causa di una mina in Iraq e lavora in un bar dove fa i cocktail con un braccio solo. Inoltre Jimmy è divorziato dalla più bella del liceo Bobby Joe(Katie Holmes) che si è presa l’affidamento esclusivo della figlia Sadie (Farrah Mackenzie), amante dell’arte culinaria e dei concorsi di bellezza ai quali scalpita per partecipare, vanitosa e sagace com’é. La trama si svolge fra il West Virginia, la terra dei Logan, e il circuito Charlotte Motor Speedway che i fratelli Logan decidono di depredare durante una gara Nascar collegandosi in modo ingegnoso al caveau. Alla banda cui partecipano anche due evasi dal carcere Joe e Clyde, si unisce la sorella dei Logan Mellie (Riley Keough, impareggiabile) che nella vita fa la truccatrice e mette lo smalto sugli scarafaggi ma che nello sviluppo del plot ha un ruolo decisivo, come si capisce solo alla fine del film. La commedia piena di ritmo, di colpi di scena e di esilaranti gag è un ritratto talora cinico, talaltra bonario dell’America più trash e cafona dove le bambine si esibiscono nei talent show truccate da adulte, dove nei bar si ritrovano gli spacconi dei social che giocano a fare gli influencer, e potrebbe essere paragonata per il suo spirito pop e coloratissimo a un affresco corale un po’ kitsch e surreale dell’eclatante fotografo David LaChapelle. Il tratto saliente della commedia, per ovvi motivi associata alla trilogia di Ocean’s 11, Ocean’s 12, Ocean’s 13, è il paradosso: l’America è la terra delle mille contraddizioni e delle infinite possibilità, soprattutto quando la si guarda con una ironia al vetriolo come fa il regista. Interessante il ruolo di Hilary Swank che interpreta l’agente FBI Sarah Grayson che ficca il naso ovunque, riuscendo a ricostruire i fatti con grande talento investigativo ma senza mai trovare uno straccio di prova. Perché alla fine la vicenda del colpo gobbo al circuito automobilistico ha dei risvolti che non ci si aspetta.

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Happy birthday Matthew Zorpas!

Ogni compleanno rappresenta un traguardo, un momento di bilancio, di riflessione per capire in che senso sta andando la tua vita. Allo stesso tempo però bisogna pensare all’organizzazione della festa, che in fin dei conti è la parte migliore. Lo sa bene Matthew Zorpas che ha celebrato i suoi 31 anni con un vero spettacolo durato un intero weekend nella città di Barcellona.

Circondato dagli amici più cari e da tutto quello che lo rende grato e felice, il weekend danzante è partito il 25 Maggio con un cocktail presso la Library Room del Cotton House Barcelona. Il dress code era formale e chic. I festeggiamenti sono continuati il pomeriggio del giorno seguente al Libertine, Casa Bonay, questa volta con un mood di stampe tropicali per concludersi la sera al Mary Boone, questa volta con un tocco di gold, maschere e a tutto volume!

Il weekend è stato un successo e proprio il festeggiato ha stilato una lista di elementi essenziali per la riuscita di un party come: pianificare con cura la location, creare un mood board per l’evento, stabilire personalmente orario, cibo, ottima musica e scattare tantissime foto, ma soprattutto circondarsi dagli amici giusti, la vera chiave di tutta la serata!

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Sananda Maitreya

A tu per tu con Sananda Maitreya, parlando di musica, moda e vita.

Hai scelto da solo come chiamarti. Cosa significa per te questo cambiamento?
Il cambiamento di nome significava una nuova opportunità per ottenere un nuovo karma! Avevo fatto tutto ciò che potevo con l’identità precedente ed era diventato chiaro che, a tutti gli effetti, non rappresentasse chi fossi. È sempre stato di fondamentale importanza per me essere un uomo libero. Io sono un sognatore, non uno schiavo. Sapevo che avrei avuto bisogno di essere libero, per realizzare ciò che sentivo fosse la volontà del cielo per il mio lavoro su questo pianeta che Dio ama. Sananda Maitreya lavora per Dio, punto. Non sono mai stato troppo legato a prendere ordini da quelli che non potevano vedere la mia visione così chiaramente come me. L’industria possedeva la mia vecchia anima, quindi con preghiere e molte meditazioni, è stato deciso che avremmo creato una nuova identità e messo la nostra fiducia e fede nei pieni poteri del mio sogno.

Sei stato un pugile professionista e poi una superstar della musica soul, conosciuto come Terence D’Arby. Cosa ti porti dietro da queste esperienze passate?
La mia esperienza come pugile ha confermato i miei istinti da guerriero. Anche se non è mai stata la mia professione, sono stato un campione Golden Gloves nella mia giovinezza. Questo sport mi ha insegnato che non ero una femminuccia. Ho anche imparato il valore della disciplina, la dedizione, la passione. Tutte qualità che mi avrebbero aiutato a sopravvivere a questi anni pazzi da “superstar”, mentre stavo diventando un uomo desideroso di assumermi la responsabilità della mia stessa vita.

Come descriveresti il tuo sound in tre parole?
Tre parole? ‘D’, ‘LISH’, ‘US’!

Come sviluppi il tuo processo creativo? Quali sono le tue fonti di ispirazione?
Il mio processo creativo è semplice, seguo le maree. Quando vengono le idee, uso la mia esperienza, l’immaginazione e i miei talenti per esplorare dove vuole andare l’idea. Non ho mai dettato all’ispirazione, voglio che l’idea mi porti dove vuole andare. È tutta una questione di meditazione. Ti alzi, fumi, preghi, lavori. Per tutto il tempo sono grato persino di avere un lavoro da contemplare. E un altro semplice trucco per lavorare è lavorare sempre. Sono un workaholic e abbastanza orgoglioso di esserlo. 

Quali artisti ti hanno aiutato a dare forma alla tua musica?
Wow, questa è una domanda ricca perché sono stati tanti! Principalmente i grandi cantautori e produttori. Sono stato per lo più influenzato da coloro che erano responsabili di come la loro musica meritava di essere, dal momento che era evidente che fossero padroni dei loro doni. Rod Stewart, James Brown, The Beatles, The Stones, Jimi Hendrix, Sam Cooke, Frank Sinatra, Hank Williams, Nat King Cole, Ray Charles, Led Zeppelin, Joni Mitchell, Stevie Wonder, Prince, Abba, Miles Davis, Duke Ellington, Elvis, Cream, The Who, Marvin Gaye, Al Green, Steely Dan Aretha Franklin, Patsy Cline e ancora molti altri.

Come è cambiata la tua musica con l’avvento di Internet?
Internet era un futuro che avevo previsto già nei primi anni ’90 come la mia salvezza e il mio cammino verso la libertà. Ma attenzione, paghiamo un pedaggio pesante per viaggiare sulla strada della libertà. Tuttavia era un prezzo che ero disposto a investire perché ho visto Internet come il mezzo che avevo sognato per anni, un luogo in cui potevo essere libero di essere il più creativo possibile senza non dovermi più preoccupare di qualsiasi altra considerazione se non di ciò che meglio si adattava all’arte.

Com’è il tuo rapporto con i social media? Hanno un ruolo importante nella tua carriera?
Sì, i social media giocano un ruolo immenso nella mia relazione con persone che hanno una mentalità simile alla mia. La mia musica è stata supportata fin dal primo giorno da una generazione di fan entusiasti di essere coinvolti nella mia evoluzione e progresso nel mio viaggio nello spazio/tempo come artista. È stato fantastico fin dall’inizio. Era quello che stavo cercando. Adoro la flessibilità che dà. Il contatto diretto è più intimo.

Com’è il tuo rapporto con la moda?
Il mio rapporto con la moda sta migliorando!

Suoni e ti esibisci con diversi strumenti, come unisci tutti questi per creare nuovi suoni?
Riesco a creare nuovi suoni fidandomi di ciò che sto facendo mentre lo faccio. Se lo sento, allora ho fiducia in quello che sento e poi semplicemente seguo il processo. È istruttivo ricordare che non devi conoscere cosa stai facendo, fintanto che ti diverti a farlo. Qualunque cosa stia facendo si rivelerà sempre abbastanza presto, se non ora.

Quali sono i tuoi progetti futuri?
I miei piani futuri sono di continuare a promuovere “PROMETHEUS & PANDORA” con alcuni concerti nella prossima estate e di godermi il tempo che ho, essendo sposato con una donna meravigliosa e con i nostri due figli favolosi. La maggior parte dei miei più cari amici in campo musicale sono ormai deceduti. Riesco spesso a sentire i loro fantasmi che mi ricordano di apprezzare tutto questo di più. Quest’estate inizierò a celebrare il fatto di essere sopravvissuto per oltre 30 anni alle varie fasi di notorietà che ho incontrato. Sarò lieto di essere accompagnato dalla più talentuosa e amabile Luisa Corna.

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Photographer: Manuel Scrima
Stylist: Veronica Bergamini
Grooming: Stefania Pellizzaro
Photographer Assistant: Lorenzo Novelli
Styling Assistant: Chiara Piovan
Label Manager: Francesca Francone Maitreya

ONESIE HOT MINUTE

Photographer: Lucie Hugary
Stylist: Nicholas Galletti
Groomer: Richard Blandel @ B Agency
Model: Etienne Robert @ Elite Paris

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Cinecult: Loro 1 e Loro 2 di Paolo Sorrentino

Ambizioso e impavido il regista e fine cineasta napoletano Paolo Sorrentino si cimenta stavolta nell’impresa ardua di raccontare attraverso fatti di finzione, più o meno reali o verosimili, un personaggio complesso e pregnante come Silvio Berlusconi. Secondo il regista che ha diviso il film in due capitoli il primo più allegorico e leggero, il secondo più intimo e politico pregnante Berlusconi lo è, anche se non ha usato questo termine per definirlo, in quanto somiglia al torero di Hemingway che compare in ‘Fiesta’. E come il torero plaudito dalla sua corte multiforme non ha paura di affrontare l’arena dell’opinione pubblica fra consensi e dissensi altalenanti e il giudizio castrante seppur legittimo della magistratura e di un establishment di sinistra poco incline alle sue serenate.

La cinematografia surreale e visionaria si riverbera nell’estetica magniloquente firmata da Paolo Sorrentino, che potrebbe essere anche il David LaChapelle del cinema internazionale soprattutto in questi due film, ‘Loro 1’ e ‘Loro2’, distribuiti per l’Italia dalla Universal Pictures. Due capitoli di un’unica saga grottesca quanto tragica, comica quanto pensosa e carica di pathos. Entrambi i capitoli iniziano in Sardegna e sviluppano i fatti che si sono svolti in Italia fra il 2006 e il 2010 con un Berlusconi intento nella seconda parte ‘Loro 2’ a convincere i famigerati sei senatori a passare dalla sua parte per conquistare l’ambita maggioranza.

Se il primo film racconta l’ascesa di Berlusconi e con lui di alcuni personaggi si potrebbe supporre Sandro Bondi, Daniela Santanché e il ‘talent scout’ Giampaolo Tarantini (ma sono solo supposizioni) con forse Stefano Ricucci e Francesca Pascale e sicuramente Noemi Letizia, nel secondo capitolo arriva il dramma, lo scontro e la separazione fra il re del Bunga Bunga e il corifeo delle olgettine da un lato ovvero Silvio Berlusconi spudorato e gaudente impersonato da un sempre sublime Toni Servillo e dall’altra una eloquente Elena Sofia Ricci che, interpreta Veronica Lario e durante la discussione clou del secondo film svela la vera natura di Berlusconi: “Sei rimasto il solito piazzista”. Ma se il film in 2 atti che non punta un dito accusatorio in modo netto-almeno non è l’intento dichiarato del regista-su Berlusconi sottolinea una cosa è che la per così dire la ‘forza’ e la‘grande risorsa’ del leader di centro destra, la sua abilità di venditore di cui dà un saggio efficace proprio all’inizio di ‘Loro 2’.

Fra feste, bambole, menestrelli, sprazzi di saggezza politica e non e il grande silenzio della magione in Sardegna che avvolge tutto, presidiata da un personaggio enigmatico interpretato da Dario Cantarelli c’è un bello spazio per far venire in superficie le verità, le emozioni, i sentimenti che definiscono l’anima di Silvio Berlusconi. Sullo sfondo accanto alla poetica fotografia di Luca Bigazzi che tutto scolpisce, un cast d’eccezione, composto fra gli altri da Ugo Pagliai Anna Bonaiuto, da Fabrizio Bentivoglio e Riccardo Scamarcio, da Kasia Smutniak e Roberto Herlitzka.

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SPRING SUGGESTIONS OF STYLE

I nostri nuovi suggerimenti di stile per la stagione calda. All’insegna del tempo libero.

Think pink! Anche con un look sportivo un tocco di rosa illumina la primavera e l’estate!

Un’idea da copiare: mescolare righe e micropattern, così come diversi toni del blu!

La borsa perfetta per l’estate: maxi! Per accompagnarvi nelle tante avventure che vi attendono: dal mare alla montagna.

Dare to mix and match! Mondi e colori diversi possono trovare twist inaspettati nel vostro guardaroba.

Altro colore vincente di questa stagione calda: orange is the new black!

Siate spiritosi sempre, anche nel look: è il passe-partout per una estate spensierata.

Photographer: Alisson Marks
Stylist:: 3
Stylist assistant: Cristina Florence Galati and Emanuela Cinti
Grooming: Gianluca Casu
Model: Matteo Festuccia

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A Torino il drink è servito

A Torino il prossimo sarà un week end ad alto tasso alcolico. Infatti al Museo Nazionale del Risorgimento italiano si terrà To Drink, la prima manifestazione organizzata dall’associazione Spiriti Indipendenti e dalla scuola di formazione professionale di EvHo, dedicata al bere di qualità. Al salone torinese le più grandi aziende internazionali di beverage porteranno in degustazione i loro prodotti, per mostrare i nuovi trend della mixology, della distillazione, della liquoristica, della produzione birraia artigianale e della viticoltura italiana e internazionale.

Oltre ai grandi marchi internazionali saranno a Torino anche le piccole produzioni provenienti da tutta Italia, che organizzeranno degustazioni esclusive di spirits in purezza e miscelati. Attenzione particolare verrà riservata naturalmente al Vermouth, storica eccellenza del capoluogo piemontese.

To Drink ospiterà anche i vini della provincia di Torino, l’eccellenza vitivinicola torinese proposta in degustazione oppure miscelata da grandi bartender. Il tour di degustazione comprende anche un’area dedicata alla produzione di birra artigianale dove il pubblico potrà assaggiare le eccellenze di alcuni tra i migliori mastri birrai italiani.
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Joaquín Sorolla: un pittore fra moda e dipinti

Quando nasci in una famiglia di commercianti di abiti e hai la vena artistica ti si presenta un bivio: o disegni abiti o dipingi personaggi ben agghindati. Joaquín Sorolla, pittore impressionista spagnolo, ha scelto la seconda opzione e ha rappresentato nelle sue opere il meglio delle tendenze degli anni a cavallo fra la fine dell’800 e i primi del ‘900. Il suo amore viscerale per la moda unito alle sue conoscenze tecniche hanno fatto sì che i suoi dipinti siano una sorta di catalogo di vestiti, gioielli e accessori.

Il pittore però non si è limitato a dipingere le tendenze del suo periodo, ma le ha riportate anche attraverso fotografie, schizzi e lettere, che sono pieni di riferimenti a diversi aspetti del vestire. A sottolineare questa capacità del pittore valenciano di rappresentare gli abiti e gli accessori del suo tempo con una precisione maniacale c’è la mostra “Sorolla e la moda” che si chiuderà il 27 maggio nelle due sedi madrilene che la ospitano: il Museo Nazionale Thyssen-Bornemisza e il Museo Sorolla. Per realizzare questa esposizione, curata da Eloy Martínez de la Pera, i due musei hanno riunito oltre 70 opere provenienti da musei e collezioni private nazionali e internazionali, alcune delle quali esposte per la prima volta al pubblico, insieme a una selezione di accessori e vestiti dell’epoca.
Così accanto al dipinto “Clotilde con traje nero” in cui la moglie-musa Clotilde è ritratta abbigliata con un abito nero, c’è il manichino con indosso un abito nero in cotone e taffetà proveniente dal Metropolitan Museum of Art  di New York.

Attento alle novità in ogni particolare della vita della borghesia della sua epoca, Sorolla non poteva non dedicare alcune delle sue opere alla vita da spiaggia. Infatti fu proprio nella seconda metà del XIX secolo che vennero scoperte le virtù benefiche dei bagni di mare. Molti dipinti hanno come sfondo le spiagge di Zarauz, Santander, San Sebastián, della Costa Brava come “Clotilde en la playa” che è accostato a un abito bianco in pizzo e cotone proveniente dal Victoria and Albert Museum di Londra, o “Sobre la arena” che è abbinato a un long dress di Paul Poiret in garza di seta e tulle di cotone.

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DA MILANO A ROMA: 5 MOSTRE FOTOGRAFICHE DA NON PERDERE

Una stagione intensa per gli appuntamenti sparsi in Italia, da Milano a Torino, passando per Roma, con la fotografia contemporanea, che esplora tematiche diverse.  Vi proponiamo una selezione, in giro per l’Italia, di cinque mostre fotografiche assolutamente da non perdere.

A Milano, domenica 20 maggio e fino al 10 giugno, debutta Christian Boaro con la mostra “The Naked Truth”, allestita negli spazi del PlasMA, la galleria d’arte del Plastic – storico club milanese – inaugurata nel 2014. Una selezione di Polaroid scelte tra gli scatti di oltre dieci anni, che indagano le unicità, le imperfezioni fisiche e le fragilità dei soggetti – presi dalla strada, dai social, dai club e dagli incontri di lavoro – che hanno acconsentito a mettersi a nudo davanti alla camera. Non solo fisicamente, perché la bravura di Boaro sta nel farsi specchio e catturare, con uno sguardo quasi documentarista, l’intima essenza d’ognuno: un’incrinatura nello sguardo, un braccio lasciato cadere a coprirsi. Un’eterogeneità di forme, sessi e sessualità, giovani e meno giovani, che nel proprio insieme aspira, idealmente, a rappresentare il mondo.
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Il Museo Ettore Fico di Torino, in collaborazione con Fundacion Mapfre di Madrid, organizza fino al 29 giugno una vasta retrospettiva su Duane Michals, uno dei fotografi contemporanei che ha rinnovato il linguaggio fotografico con maggiore intensità, in bilico tra poesia e fotografia. Michals interpreta quest’ultima non come strumento di memoria visiva, ma come mezzo per la ricerca di ciò che non può essere visto, che rimane nascosto e lo fa introducendo la tecnica della sequenza per raccontare storie immaginarie e iniziando a disegnare a mano, sulla superficie delle sue copie, brevi testi che fungono da contrappunto o integrazione alle immagini. Come lui dice: «Non mi interessa la stampa perfetta. Mi interessa un’idea perfetta. Idee perfette sopravvivono a stampe scadenti e a riproduzioni economiche. Possono cambiare le nostre vite». Non importa quale sia il mezzo, ciò che conta per lui è non ripetere mai se stesso, inventare nuovi modi di comunicare con il resto del mondo, raggiungere il profondo dell’essere o ridere di se stessi.

Ancora per pochi giorni, fino al 27 maggio, l’incantevole Palazzo Pallavicini di Bologna presenta Vivian Maier, una delle fotografe più apprezzate di questo secolo sulla base delle foto dell’archivio Maloof Collection e della Howard Greendberg Gallery di New York. Il lavoro della Maier, rimasto nell’ombra fino al 2007, è venuto alla luce dopo che John Maloof, figlio di un rigattiere, acquistò un box a un’asta, da cui emersero effetti personali femminili e una cassa contenente centinaia di negativi e rullini, tutti ancora da sviluppare. L’originalità di Vivian Maier si esprime nel catturare particolari e dettagli evocativi della quotidianità raccontando così la strada, le persone, gli oggetti e i paesaggi e nell’ossessione per la propria figura, imprimendo la sua ombra, il suo riflesso, la sua silhouette nello scatto. La mostra, divisa per sezioni (infanzia, autoritratti, ritratti, vita di strada, forme e colore), contiene 120 fotografie in bianco e nero, di cui 10 in grande formato, 90 di formato medio più una meravigliosa sezione di 20 foto a colori relativa alla produzione degli anni Settanta dell’artista.

Di nuovo a Milano, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini presenta, fino al 22 luglio, L’ITALIA DI MAGNUM. Da Cartier-Bresson a Paolo Pellegrin, una raccolta di 150 immagini di venti tra i più importanti maestri della fotografia del XX secolo. L’esposizione, curata dal direttore di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, Walter Guadagnini, con il patrocinio del Comune di Milano e il sostegno di Rinascente, celebra i settant’anni di Magnum Photos, una delle più importanti agenzie fotografiche del mondo fondata da Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, David Seymour, George Rodger e William Vandivert. Organizzata per decenni, la mostra racconta cronaca, la storia e il costume del nostro Paese dal dopoguerra a oggi: il funerale di Palmiro Togliatti, l’affermazione in Italia nel turismo di massa e le discoteche romagnole degli anni Novanta, per citare alcuni esempi. Un affascinante intreccio di fotografie celebri e di altre meno note, di luoghi conosciuti in tutto il mondo e di semplici cittadini, protagonisti delle vicende sociali, politiche e culturali italiane, che si fa tentativo di rileggere il passato e il presente per cercare di interpretare la complessa fisionomia della contemporaneità.

Per festeggiare il 50° anniversario del 1968, il Museo di Roma in Trastevere ospiterà fino al 2 settembre la mostra fotografica e multimediale “Dreamers 1968. Come eravamo, come saremo” ricostruita, grazie agli archivi storici di quell’anno da AGI Agenzia Italia, che ha recuperato il patrimonio di tutte le storiche agenzie italiane e internazionali. Non solo occupazioni e studenti, ma anche e soprattutto la dolce vita, la vittoria dei campionati europei di calcio e le altre imprese sportive, il cinema, la vita quotidiana, la musica, la tecnologia e la moda. Come scrive Riccardo Luna, curatore insieme a Marco Pratellesi, sul catalogo della mostra: «Questa non è una mostra sul passato ma sul futuro. Sul futuro che sognava l’ultima generazione che non ha avuto paura di cambiare tutto per rendere il mondo migliore […] quello che ci ha colpito sono gli sguardi dei protagonisti, l’energia dei loro gesti, le parole nuove che usavano». Oltre all’esposizione sarà organizzato un ciclo di eventi e incontri estivi, che si svolgeranno nel Chiostro del Museo, dedicati ai principali momenti musicali, sportivi, politici, culturali e cinematografici che hanno caratterizzato l’Italia nel 1968.
DREAMERS 1968 - ADRIANO MORDENTI - IL TERREMOTO DEL BELICE, MACERIE DELLE CASE DISTRUTTE

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L’HOMME JACQUEMUS, A GIUGNO IL VIA UFFICIALE

Piccoli indizi rilasciati dall’inizio dell’anno, ma la notizia è qui: Jacquemus si appresta a lanciare una collezione di menswear.

Simone Porte Jacquemus è il re degli hints e del non detto, per settimane con l’hashtag #newjob ha tenuto il mondo della moda sospeso, tra curiosità ed eccitazione. Rumors e speculazioni non si sono fatte attendere, tra chi lo vedeva da Cèline e chi lo sapeva già da versace. Lo scorso febbraio, alla fine del suo show, eccolo uscire a ringraziare il pubblico con una felpa che dice “#newjob L’Homme Jacquemus”.
Il beniamino della moda francese contemporanea, ha lanciato la sua prima collezione nel 2009 a soli 19 anni, aggiudicandosi il prestigioso LVMH Prix nel 2015. Uno stile classico, quello della donna Jacquemus, che rielabora i concetti semplici dell’estetica francese – righe, chemisier, blazers – in un’ottica che si muove tra commerciale e concettuale. Decostruttivismo e poetica.

La notizia ufficiale, di una linea maschile, è però arrivata pochi giorni fa attraverso il suo account Instagram, una foto da lui scattata del rugbista francese Yoann Maestri. La collezione verrà presentata durante la settimana della moda parigina, il 25 giugno prossimo in Costa Azzurra.

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Una nuova avventura per il designer naive, che si lancia una sfida: creare e imparare qualcosa di nuovo, sulla base dell’avventura che è stata la moda donna, alla scoperta di sé stesso e di quello che sarà l’Homme Jacquemus.

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Insta Grammar Cars: quando le foto di Instagram diventano un libro

@camdenthraser, courtesy of Lannoo Publishers

Nel periodo di maggior successo di Instagram, la casa editrice belga Lannoo Publishers ha deciso di raccogliere in una serie di libri il meglio dei post del social network del momento, in modo da non perdere ciò che di più bello l’applicazione ha da offrire. Automobili e tecnologia sono i protagonisti di Insta Grammar Cars, e la ragione è chiara: le automobili classiche e vintage costituiscono la nuova moda del momento, catturata da fotografi amatoriali che, con la loro creatività, possono fornire un’interessante punto di vista ed essere d’ispirazione per i più appassionati. In questa raccolta si possono scoprire ritratti di macchine meravigliose delle più grandi case automobilistiche, alternati da frasi ispirazionali. Si tratta di auto del calibro di Porsche, Lamborghini, Cadillac, Jaguar e tante altre, a cui si accompagnano quote di persone influenti, come Henry Ford, il principe Filippo, Francoise Sagan e Alexandra Paul.

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Una mostra d’archivio per celebrare i 50 anni di Ermenegildo Zegna nel prêt-à-porter

Uomini all’Italiana 1968. La confezione Zegna: dalla sartoria all’Industria è il titolo dell’esposizione ospitata dal 6 maggio al 28 ottobre 2018 a Casa Zegna a Trivero (Biella), dove ha sede lo storico lanificio del Gruppo, aperto da Angelo Zegna nel 1910. Con questa mostra d’archivio, la rinomata Casa di Moda italiana celebra il cinquantesimo anniversario del suo ingresso nel settore Ready-to-wear, onorando una storia che da sempre è volta ad anticipare e a cogliere profondamente l’identità maschile in perenne cambiamento. Il pubblico è immerso in fotografie, materiali d’epoca e capi d’abbigliamento vintage che raccontano il percorso del marchio dalla commercializzazione artigianale alla maestria sartoriale, che lo hanno eletto uno dei maggiori brand maschili di lifestyle di lusso a livello internazionale. Gli abiti storici del marchio, creati tra il 1968 e il 1970, sono indossati dai busti Bonaveri, divenuti ormai sinonimo di manichino nell’ambito della moda haute de gamme a livello mondiale. È stato proprio intorno al 1968 che i fratelli Angelo e Aldo, figli di Ermenegildo Zegna, hanno sentito l’esigenza di avvicinarsi al ready-to-wear, modernizzando la loro offerta, senza mai rinunciare all’eccellenza. L’esposizione ripercorre l’inizio di questo percorso, fino a esplorare il concetto di Italian Lifestyle, ricercato in tutto il mondo.

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Mille Miglia, la corsa più bella del mondo.

Siamo stati a Brescia con Chopard che dal 1988 è partner storico e cronometrista ufficiale della Mille Miglia, la leggendaria gara automobilistica inaugurata novant’anni fa. Dal 16 al 19 maggio, quattrocentoquaranta equipaggi si sono affrontati su un percorso lungo mille miglia (circa 1.600 km), seguendo il tracciato storico da Brescia a Roma e ritorno, toccando Ferrara, Cervia, San Marino, Siena, Parma e il celebre circuito di Monza.

Fedele alla tradizione avviata nel 1988, Karl-Friedrich Scheufele, co-presidente di Chopard e pilota appassionato di auto da collezione, ha concorso anche in occasione di questa nuova edizione in un percorso che si è aperto giovedì 16 maggio e si è concluso a Cervia. La seconda tappa ha condotto i concorrenti  fino a Roma, per riscoprire la città dei sette colli al calare della notte. Venerdì 18 direzione Toscana, con i suoi paesaggi incantevoli, per poi proseguire verso Parma, in Emilia Romagna. Infine, il sabato mattina, i piloti hanno iniziato il ritorno verso Brescia, dove c’era ad attenderli un pubblico ancor più caloroso.

Dalla partnership di lunga data con questo evento sono nati gli orologi Mille Miglia e ogni anno il brand presenta una serie limitata e numerata. Il modello di questa edizione è il Mille Miglia 2018 Race Edition con un quadrante bouchonné e contatori che s’ispirano a quelli dei cruscotti storici. In questa versione sono disponibili “solo” 1.000 esemplari in acciaio e 100 esemplari in acciaio e oro rosa 18 carati.

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Corse spaziali: La nuova Adidas Solarboost

Si è chiusa lo scorso weekend la due giorni di Adidas dedicata al lancio delle nuove SOLARBoost running. Sabato 19 Parco Sempione e l’arco della Pace hanno visto protagoniste una serie di attività sportive e all’insegna del divertimento mentre Domenica 20 i più temerari hanno corso la Polimi Run, una corsa di 10 km che si sviluppa in un percorso tra le due sedi del Politecnico di Milano.

Noi c’eravamo, e abbiamo provato le nuove SolarBoost insieme a Saverio Ricciuti, personal trainer e strenght coach di Adidas Runners. Saverio, con i suoi programmi di allenamento ha accompagnato i corridori per tutta la settimana con delle sessioni serali di workout all’interno del parco, testando poi i risultati durante il weekend di sport.

Protagonista indiscussa di tutta la settimana è stata proprio la nuova scarpa, ispirata alle scoperte ingegneristiche della NASA e costruita all’insegna della funzionalità. L’elemento di spicco è la Tailored Fibre Placement, una tecnologia pionieristica che permette di disporre in maniera mirata le fibre composte da materiale Parley (un materiale innovativo ottenuto da rifiuti riciclati, che vengono recuperati prima che possano raggiungere gli oceani). Nasce così un prodotto senza precedenti in termini di comfort, calzata e sostegno, proposto in un formato leggero, che permette ai runners di muoversi sicuri a qualsiasi velocità e su qualsiasi distanza. È proprio questa la sensazione che si prova appena indossata, infatti la nuova tomaia  è progettata per avvolgere il piede in modo preciso nei punti in cui è necessario ottima per i professionisti e ideale per i principianti perché ha una calzata che mette subito a proprio agio. Non resta dunque che metterla alla prova.

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FRAGRANZE MEDITERRANEE

È un dato di fatto, baie e calette italiane sono tra le più belle del mondo, così il mediterraneo diventa una fonte inesauribile d’ispirazione. Ogni terra che si affaccia sul mare porta con sé aromi particolari, legati alle tradizioni e alla flora del luogo. Perché non ritrovare questi profumi anche nelle fragranze che ci accompagneranno questa stagione? Eccovi alcuni suggerimenti dal cuore meditarraneo da scoprire:

Acqua di Parma, Chinotto di Liguria

L’ingrediente principale di questa fragranza ha leggendarie origini orientali, ma è italiano da secoli, anzi ligure. Amaro e dolce al tempo stesso, è il centro di delizie di pasticceria e irresistibili bevande amaricanti. Chinotto di Liguria è il respiro della natura ligure che cresce rigogliosa sulle rocce a picco sul mare. Il cuore della fragranza fiorisce di gelsomino e geranio, rinfrescandosi con le note dinamiche e vibranti del cardamomo e rosmarino. Nel fondo sopraggiungono il silenzio e la pace del patchouli e del muschio.

Hermes, Un Jardine en mediterranee

Il primo Parfum-Jardin Hermès creato nel 2003, in sintonia con il tema dell’anno: il Mediterraneo. Un viaggio emozionale, una passeggiata olfattiva in un giardino in riva al mare, traboccante di alberi e di fiori, pieno d’ombra e di luce, di mormorii e di silenzi, di emozione e di pace. L’alchimia della creazione ne fa un luogo immaginario accessibile a tutti tramite la magia del profumo. Con la sua fragranza legnosa, verde, fruttata, è un mosaico di sensazioni olfattive, visive e tattili.

Chanel, Eau de Cologne

Appartiene alla collezione Les Exclusifs che racconta una storia di fragranze che parlano tutte il linguaggio di Chanel. Questo significato singolare e universale fonde, come nessun altro, il passato, il presente e il futuro.  Notiamo subito Esperidi e il neroli che per tradizione rappresentano la colonia, ma la qualità è così rara e i composti sono così finemente assemblati da farle perdere un po’ della sua modestia. Più fine, più nervosa, ha già un tono fiorito e leggero. Ma sempre generosa, regala grandi spruzzi di innocente voluttà.

Dolce&Gabbana, Velvet Cypress

Una fragranza legnosa, agrumata e fresca ispirata al cipresso italiano dei paesaggi mediterranei. La dose vigorosa di cipresso riflette la sua sfaccettatura frizzante in un’elegante essenza legnosa agrumata fresca. Il cipresso italiano è uno dei tratti più iconici dei giardini mediterranei. A chiudere l’eleganza del legno di Cedro per un omaggio alla campagna italiana di fine estate.
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Tom Ford, Neroli Portofino

È la rivisitazione di un’Eau de Cologne classica ispirata alle acque azzurre e splendenti, alla freschezza della brezza marina e alla verde della vegetazione che fa da cornice alla Riviera italiana. L’esordio è di olii agrumati come il neroli tunisino, limone siciliano, mandarino invernale siciliano e bergamotto. Lavanda, fiore d’arancio, rosmarino e ambra conferiscono alla fragranza la ricca complessità che la contraddistingue creando un effetto che non può passare inosservato.

Kilian, Intoxicated e Vodka on the rocks

Appartengono alla collezione Addictive State of Mind e sono l’ideale per accompagnare con un tocco lussuoso e irriverente le serate estive. Del resto, questi profumi accattivanti con ingredienti e oli squisiti non possono che suscitare pensieri pericolosi. Come la miscela afrodisiaca di Intoxicated con vaniglia, geranio e bergamotto, oppure Vodka on the rocks con la suggestione orientale del cardamomo e del coriandolo uniti a rosa e mughetto.

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ALLA SCOPERTA DI WRAD: MODA E INNOVAZIONE SOSTENIBILE

Matteo Ward, Silvia Giovanardi e Victor Santiago sono i tre giovani imprenditori e creativi dietro a WRAD, non solo un brand emergente, ma un vero e proprio movimento che si fa portavoce di temi importanti, per innescare una rivoluzione sostenibile nel mondo fashion e che sarà presente a WHITE di giugno 2018 in qualità di special guest. Una rivoluzione, la loro, che inizia con una semplice t-shirt, la GRAPHI-TEE, vincitrice del prestigioso RedHot Design Award “Best of the Best 2017”, uno dei più importanti riconoscimenti del design mondiale, che ha premiato questo progetto tutto Made in Italy grazie all’utilizzo della tecnologia circolare, una risposta innovativa all’utilizzo di sostanze chimiche nei processi di tintura incentrata sul recupero della grafite, un tipo particolare di scarto industriale atossico. Il design di GRAPHI-TEE è ispirato alla tradizione e riprende una tecnica di tintura tramandata nei secoli dagli abitanti di Monterosso Calabro, un piccolo centro in provincia di Vibo Valencia che ospita l’unica miniera di grafite presente in Italia. In questo modo si crea un prodotto di qualità, atossico e particolarmente morbido in jersey jacquard di cotone organico certificato GOTS sviluppato per GRAPHI-TEE da Walter Corriga di Tessile EcoBio, e soprattutto si crea consapevolezza del problema reale e sempre più urgente dell’inquinamento, di cui il mondo della moda che fa uso di sostanze chimiche e tinture tossiche rappresenta uno dei principali responsabili. Dopo le GRAPHI-TEE, un programma di ricerca e sviluppo ha portato allo sviluppo della tecnologia g_pwdr, co-sviluppata con ItalDenim e Alisea Recycling Projects, che riduce l’impatto ambientale della produzione del denim nella fase di tintura del 94% in termini di consumo d’acqua, emissioni di CO2 e utilizzo di sostanze chimiche.

What’s Real? è il nome della collezione FW 18 di WRAD, presentata alla SEEK Contemporary Fashion Trade Show di Berlino, caratterizzata dal colore greyphite, ottenuto sempre dal recupero dalla polvere di grafite, a eccezione di due look speciali realizzati con tessuti militari riciclati.

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