Mina: 15 curiosità sulla grande e misteriosa cantante

Mina è una grande e indiscussa cantante che ha fatto la storia della canzone italiana. Nasce a Busto Arsizio il 25 Marzo del 1940, a soli tre anni la famiglia si trasferisce a Cremona. A 13 anni il padre la iscrive alla Canottieri Baldesio ed è qui che dimostra di avere talento.

Quest’anno compie 80 anni ed è anche conosciuta come la “Tigre di Cremona”.

Le sue canzoni più famose sono senz’altro: Ancora – Se telefonando – Amor Mio.

15 curiosità su Mina

La vita privata e professionale di Mina è anche piena di curiosità ve ne lasciamo ben 15 da leggere.

1. Mina durante la sua carriera ha venduto oltre 150 milioni di dischi durante tutta la sua carriera.

2. E’ riuscita a imporsi nella televisione italiana negli anni sessanta, nonostante l’ostracismo subito per la nascita del suo primo figlio Massimiliano, avuto da un uomo già sposato. Grande scandalo nell’Italia perbenista degli anni sessanta.

3. Ha inciso dischi in varie lingue, fra queste vi è anche il turco potete trovare il video di Mina su youtube.

4. Ha continuato la sua carriera discografica anche essendosi ritirata dalle scene all’apice del suo successo. Il ritiro risale all’ormai lontano 23 Agosto 2978.

5. E’ stata tra le prime cantanti italiane, ad apparire in diretta streaming agli inizi degli anni 2000, mandando in tilt server per le troppe persone collegate per ammirarla.

6. Mina fu la prima artista in Italia ad indossare la minigonna in spettacoli televisivi e nei concerti, qui durante il programma televisivo Doppia coppia nel 1970.

7. Alla fine degli anni sessanta rifiutò l’invito di Frank Sinatra di cantare in America, per la sua fobia di prendere l’aereo, negandosi un successo oltre oceano.

9. E’ molto superstiziosa, con un attenzione maniacale evita ogni possibile gesto scaramantico.

10. Ha la doppia cittadina Italiana e Svizzera, risiede a Lugano dal 1980.

11. Nel 2018 è diventata bisnonna per il suo primo pronipote Axel, avuto dal figlio di Massimiliano Pani

12. Ha avuto due figli da due differenti uomini.

13. Ha inciso più di 1560 canzoni

15. E’ una donna molto timida nonostante la sua avvenenza fisica

16. E stata anche attrice tra gli anni 60 e 70 partecipando a molti film in voga in quel periodo i musicarelli

Infine come forse già saprete Mina e Celentano sono davvero grandi amici, anche se in passato qualcuno provò a dire che fossero amanti.

Il webinar Cuoio di Toscana crea innovazione

La formazione delle risorse che rappresentano il futuro del nostro paese è una missione di grande responsabilità, soprattutto in un’epoca di profonda rivoluzione in cui tutto ha assunto una valenza digitale. L’innovazione e le strategie di comunicazione più evolute ci rendono più solidi nel panorama del mercato mondiale e più competitivi, ma quello che ci rende diversi e unici sono le nostre tradizioni e le maestranze che hanno dato al nostro paese una posizione di grande rilievo nella produzione delle manifatture di lusso.

Per questo motivo assume un valore di primo piano chi s’impegna a non interrompere il ciclo della formazione, come Cuoio di Toscana con gli studenti del Corso di Laurea in Scienze della Moda e del Costume, all’interno della facoltà di Lettere e Filosofia de La Sapienza di Roma, ponendo l’attenzione sulla produzione del cuoio: dalla suola con tutte le sue caratteristiche distintive, fino ai segreti della lavorazione che garantiscono un risultato d’eccellenza del prodotto, certificato di distinzione del nostro Made In Italy.

La data del 3 giugno seguirà il successo della prima dell’11 maggio nel webinar dal titolo “Il cuoio da suola: caratteristiche e lavorazioni” in cui verranno analizzate tematiche di fondamentale importanza per un consorzio che rappresenta la vera eccellenza italiana nel mondo. Processi di produzione immutati nel tempo, come la concia vegetale che assicura al cuoio resistenza, traspirabilità ed ecosostenibilità, stile e creatività sono la conditio sine qua non per raggiungere il livello d’eccellenza che rende il prodotto italiano unico e insostituibile. Per concludere con il tema della tracciabilità sull’intera filiera produttiva, certificando gli elementi che mantengono il legame con la tradizione e la necessaria innovazione per rispondere alle nuove esigenze di mercato.

I libri “Couture” di Assouline: tra stile, artigianato di lusso e “Art de Vivre”

Chi sono Prosper e Martine Assouline? “Librai del lusso”, “maestri dell’haute couture editoriale”, esteti eclettici volti al culto di una bellezza voluttuaria incarnata nell’opulenza del più pregiato degli accessori, il libro. Sono loro i fondatori, pioneristici e avanguardisti, dell’omonima casa editrice icona del luxury publishing mondiale e i precursori di una “cultura del lusso” personificata nel libro di nicchia, un object d’art da arredo e collezione. Che poi lusso non è sinonimo di ricchezza ma, come ben scriveva Franca Sozzani in suo editoriale, “lusso oggi sottintende esclusività, quasi unicità e non perché è per pochi, ma perché è speciale. Il lusso è la ricerca, la possibilità di sperimentare nuove strade, di trovare nuove soluzioni che non siano troppo ovvie e già viste”. 

E animati dallo spirito di questa “nouvelle vague”, agli inizi degli anni 90, i coniugi Assouline portano l’intuitiva e moderna visione dei libri illustrati su un mercato ancora troppo tradizionalista e manchevole di pubblicazioni “modaiole”. Nel 1994 Prosper e Martin decidono di dedicare un libro fotografico al loro albergo preferito La Colombe D’Or, un piccolo rifugio amato anche da Jacques Prévert appena fuori il paesino di Saint-Paul de Vence, conosciuto nel mondo come un luogo intimo dove l’art de vivre provenzale si sposa con una sbalorditiva collezione privata di arte moderna, “per noi è la quintessenza del lusso, un luogo dove si possono mangiare semplici pomodori circondati da quadri di Picasso e Léger”. Dopo questa dedica d’amore, con la fortunata serie “pilota” Memoire de Mode, omaggio ad alcuni grandi stilisti, scelgono un edificio di Park Avenue, nella New York internazionale e cosmopolita, come headquarters del loro ricettacolo di stile e cultura, la Maison D’Édition Assouline. E nel 2014 aprono il loro primo flagship nel cuore della trafficata Piccadilly Circus, in una vecchia banca progettata da Sir Edwin Lutyens nel 1922. 

Un’univoca filosofia di congiunzione è alla base delle oltre 1500 pubblicazioni del marchio Assouline: una riconoscibile identità grafica, un savoir faire editoriale, una contemporanea e immediata narrazione visuale. Ma anche:

Il sapere osservare un “soggetto” da una prospettiva diversa, inedita, come accade in Dinner with Jackson Pollock”. Un percorso fotografico tra le stanze e il giardino della dimora di Springs a Long Island, lo studio di Pollock, i ritratti e le pietanze che l’artista e sua moglie, Lee Krasner, amavano offrire ai loro ospiti. Scoprendo così un “Jack the Dripper”, non solo pittore, ma anche un baker amante di impasti e torte fatte in casa, dedito alla pesca, al giardinaggio e alle primizie di stagione. Il libro – con prefazione di Francesca Pollock, nipote del pittore – illustra una cinquantina di ricette che collezionano gli spunti scritti a mano da Lee Krasner, le creazioni di Pollock e le ricette tradizionale di sua madre Stella, ma anche molti suggerimenti di amici celebri.

Ostentare il lusso con un elogio al luxury bookmaking artigianale, come accade in The Impossibile Collection of Bentley”. Un pregiato coffee table book da $ 1,450.00 rilegato in pelle avorio per celebrare, in pompa magna, il centenario della famosa casa automobilistica britannica fondata nel 1919 dal giovane ingegnere Walter Owen Bentley. Un elegante tour fotografico attraverso 200 pagine, 150 illustrazioni e 100 rivoluzionari e gloriosi modelli Bentley dalla 3-Litre che vinse Le Mans alla lussuosa S2 fino alla coupé Continental GT.

Progettare Special Edition, come in Mosques: The 100 Most Iconic Islamic Houses of Worship”. Un libro, in sole 300 copie, realizzato in seta, velluto ed intrecci di fili d’oro che accompagna i lettori all’ingresso dei 100 edifici di preghiera più significativi del mondo, per celebrare la grande bellezza delle meraviglie architettoniche. I luoghi di culto, da tempo immemore, sono stati il segno della “grandezza umana”: più nobile e sontuoso è il tempio, più nobile è la società. E di questo spirito di magnificenza non fanno eccezione le imponenti architetture delle moschee islamiche con i loro pregiati decori, smalti, intagli, marmi e ceramiche. 

Parlare di stile, come in Gaetano Savini: The Man Who Was Brioni”In un’epoca in cui Savile Row era sinonimo di stile degli uomini, un italiano, Gaetano Savini, ha reinventato la moda maschile con il marchio di lusso Brioni, e la sua lungimirante eredità viene celebrata in questa spettacolare edizione illustrata. Piena di lettere, fotografie e aneddoti personali, questo volume racconta il marchio conosciuto come “il Dior dell’abbigliamento maschile”. 

Viaggiare con l’immaginazione, come accade con il volume oversize dedicato ad AIUla”. Un viaggio, in formato XXL, nella fertile e remota Valle di AIUla, in Arabia Saudita, con le sue oasi incontaminate, i dipinti rupestri, le maestose tombe scavate nelle rocce, le aspre montagne e i suggestivi canyon.

“Noi amiamo i libri più di qualunque altra cosa. Sono la testimonianza del presente e del passato. Sono eredità e innovazione. Sono ciò che resta nella fugacità del digitale”.

5 fotografi da seguire su Instagram – seconda parte

La fine del lockdown ha suscitato una grande voglia di novità e cambiamento. Come per un “nuovo inizio”, vogliamo circondarci di visioni, racconti e immagini che grazie all’abilità dei loro autori riescono a catturare in attimo qualcosa da incidere nello spirito.

Questi sono i 5 fotografi provenienti da tutto il mondo, selezionati durante il mese di Maggio e che vi consigliamo di seguire subito su Instagram.

Tom Johnson 

@tomjohnsonstudio

Fotografo londinese che unisce moda, documentario e ritrattistica creando immagini sorprendenti in ambientazioni autentiche. 

Oltra a una versione diversa e personale della Scozia, le sue storie raccontano di donne bodybuilder, nasi rotti, circensi e monaci tibetani che giocano a basket ai piedi dell’Himalaya.

© 2020 all rights reserved by Tom Johnson

Cedric Roux

@cedricroux

Nato a Parigi, ha scoperto di amare la fotografia a New York, città che gli ha suggerito lo stile e il gusto che vediamo oggi nelle sue foto.

Colore, sensazioni e momenti della vita di tutti i giorni, Cedric Roux mescola sociale ed estetica.

I dettagli delle sue foto riescono a rivelare l’improbabile e il paradossale delle situazioni che viviamo tutti i giorni.

© 2020 all rights reserved by Cedric Roux

Stefanie Moshammer

@stefanie_moshammer

Stefanie Moshammer è un’artista austriaca, nata a Vienna nel 1988 e che ha vinto il C / O Berlin Talent Award nel 2017.

Lo stile fotografico di Stefanie si colloca tra documentario e fotografia concettuale con un approccio spettacolare e visionario che le permette di raccontare la bellezza e la crudeltà, la verità e la menzogna, il bene e il male, in completa libertà.

© 2020 all rights reserved by Stefanie Moshammer

Myles Loftin

@mylesloftin

A soli 22 anni Myles Loftin riconosce il potere delle immagini e cerca di utilizzare quel potere per creare un cambiamento positivo.

Con una pratica che fonde ritrattistica, arte e fotografia di moda, le sue foto trasudano un senso di vitalità, libertà e giovinezza, keywords simbolo della New York in cui vive.

Loftin affronta temi di oscurità, identità, ritraendo individui emarginati, spesso membri della comunità LGBTQ.

© 2020 all rights reserved by Myles Loftin

Elias Boetticher

@eliasboetticher

Fotografo e cineasta con sede a Berlino e Basilea.

Nelle sue foto appaiono ombre solitarie, paesaggi metropolitani e architetture provenienti da tutto il mondo.

Dallo stile puro e minimalista, Elias preferisce inserire pochi elementi nei suoi scatti, tutto è studiato alla perfezione per catturare l’essenza e la complessità di un momento, uno stato d’animo o un luogo.

© 2020 all rights reserved by Elias Bötticher

The Collection of Light

Si chiama Branta, l’innovativa capsule collection di Canada Goose che vede come protagonisti cinque capi per l’uomo e per la donna, interpretati da James Clar, il visual artist di Brooklyn che fonda la sua “weltanschauung”, la sua visione creativa del mondo, sugli effetti che la luce e la tecnologia hanno sulle nostre vite e sulla nostra percezione della realtà.

James Clar, visual artist

Tessuti innovativi e finiture di alta manifattura vengono illuminate da dettagli riflettenti che seguono le lunghezze e le raffinate forme della collezione, ispirate alla
lunghezza d’onda dello spettro elettromagnetico della luce. Perseguendo il fine ultimo dell’artista che, con grande ottimismo, vuole sottolineare il valore che ha l’interazione tra luce, arte e funzionalità e l’impatto positivo che ha su di noi quando l’accogliamo.

Ispirata all’opera di Clar “The Art of Light”, i 5 capi di Canada Goose rappresentano una contemporanea fusione di arte e funzionalità, realizzati in Ventile® tessuto antivento e resistente all’acqua ma leggero e morbido al tatto e pratici per seguirti nei luoghi che più desideri, dentro uno zaino o una borsa a tracolla.

Un’altra straordinaria iniziativa, permeata di luce e tecnologia è stata lanciata su Instagram: si tratta un filtro AR interattivo che emula la natura attraverso la luce. Il filtro “Elements of Spring” genera raggi di luce intorno all’utente in un ambiente reattivo e virtuale. Mentre l’utente si muove, i raggi di luce cadono e lo spettro dei colori cambia, simboleggiando gli elementi della primavera – vento, sole, pioggia – e la frequenza con cui essi possono cambiare.
La capsule collection Branta spring summer è disponibile online su www.canadagoose.com e in selezionati store in Cina continentale e Hong Kong.

Buyer focus: il retail secondo Duomo Novara

In un periodo non semplice per il retail, abbiamo intervistato Paolo Bassani, giovane fashion buyer della boutique Il Duomo Novara, una delle vetrine più belle d’Italia e indirizzo di culto per tutti gli amanti del fashion, che, ora più che mai non potrà mancare nella nostra shopping map.

Come avete reagito a questo lungo lockdown?

Non abbiamo voluto permettere alla paura di prendere il sopravvento e annebbiare la ragione. In un primo momento abbiamo rallentato la macchina, anzi l’abbiamo proprio spenta. Dapprima il negozio fisico e in seguito anche i magazzini e gli uffici. Le sirene delle ambulanze scandivano le ore della giornata e interrompere tutte le attività è sembrata l’unica cosa da fare. Una pausa, il silenzio. Limitare la diffusione del virus era l’unico obiettivo, a maggior ragione in queste aree duramente colpite. Lavorare non era possibile e non era giusto.

Non appena la fase critica è stata superata abbiamo riaperto il canale e-commerce le cui vendite hanno permesso un parziale recupero, seppur con tempi e ritmi lenti e progressivi.

Come vi siete attrezzati sul digitale e come sarà il vostro e-commerce?

L’e-commerce Duomo esiste da poco più di un anno perciò è in continua sperimentazione. Vogliamo che sia fluido e modulabile, che diventi uno spazio dove sì fare shopping, ma anche una pagina dove lasciarsi ispirare dalle novità, da dei mondi, da persone e da idee veicolate attraverso la lente de Il Duomo pur rispettando l’immagine dei singoli brand.

Ci sono molti siti e-commerce e spesso hanno la tendenza a essere simili tra di loro: la standardizzazione è un effetto che vogliamo assolutamente evitare.

Nel concreto abbiamo un team che si occupa dello shooting, dei contenuti e dell’aspetto “estetico”. Sia chiaro, è ancora un progetto appena nato e spesso è tutto mosso da una certa artigianalità delle idee ma non vogliamo forzare i tempi. 

Come gestirete le vendite alla riapertura?

Il pericolo di svendere un’intera stagione è in agguato e ogni brand del lusso sta reagendo in modo più o meno impattante. Non abbiamo mai creduto nel potere salvifico di una scontistica aggressiva perché è all’origine della svalutazione di un qualsiasi oggetto di lusso, non limitatamente alla moda ma anche in relazione a un’automobile, a un gioiello, a un orologio.

L’acquisto di un nuovo abito o di un paio di scarpe non è solo una risposta a un bisogno reale ma soprattutto la realizzazione di un desiderio ed è inevitabile che sia perciò proprio il desiderio il motore fondamentale che muove tutto. E gli sconti svalutano il desiderio. Lo neutralizzano.

Oggi lo scenario è però piuttosto “impazzito” e bisognerà trovare un equilibrio per rimanere competitivi senza svalutare. Parallelamente i brand hanno chiuso la produzione per un lungo periodo e molte consegne sono state annullate o posticipate.

Come pensi evolverà in generale il retail post covid?

Il retail stava attraversando un periodo di difficoltà già prima dell’avvento del virus che ne ha decretato definitivamente l’esigenza di rinnovamento. Noi consideriamo l’e-commerce elemento imprescindibile del business ma non ci vogliamo arrendere all’importanza del negozio come luogo della bellezza, crocevia di immagini e suggestioni. Un luogo altro rispetto al classico negozio di abbigliamento, un luogo dove si respira lusso informale e distinto – come sono i tratti delle clienti e dei clienti novaresi – ma orientato alla modernità. Focale è quindi l’esperienza che ne deriva: all’asettico pacco consegnato dal corriere fa da contrappunto un mondo di relazioni e attenzioni che rendono l’esperienza dello shopping indimenticabile. I clienti italiani hanno bisogni diversi dai clienti americani o asiatici e quindi ci saranno conseguenze diverse da paese a paese. Sicuramente soffrirà molto chi negli ultimi anni non si è dotato di un massiccio supporto on-line o chi non ha instaurato con la propria clientela un rapporto forte e sincero. Probabilmente soffriranno molti department store.

L’auspicio è però che venga elaborata una sintesi tra il Mondo Vecchio pre-virus e un Mondo Nuovo moderno, realmente sostenibile, non solo attraverso vaghe iniziative strumentali. Così come è necessario che le aziende trovino una sintesi tra il rispetto dei conti economici di fine anno e il ritorno a un’umanità vera.

Ad ogni star le sue sneakers

Identità, la parola chiave: le sneakers della nuova stagione celebrano la personalità di ognuno di noi con modelli di tendenza pronti a far parte del nostro guardaroba. Dalle sneakers multicolor, ai classici rivisitati, passando per le collaborazioni tra brand e artisti. Abbiamo pensato a una selezione di scarpe super trendy che rispecchiano il carattere di alcuni volti noti dello spettacolo.

Converse 

Capacità di reinventarsi e stile iconico, perfetto per le personalità che non vogliono rimanere in sordina ma vogliono farsi notare. Un modello, quello rivisitato in collaborazione con Carhartt, che vede protagoniste le iconiche Chuck Tylor, trasformate in prodotti unici attraverso la sua capacità di rimodellare i tessili upcycling. Mille giacche, pantaloni e tute da lavoro in tela Carhartt provenienti da un rivenditore di moda vintage con sede in Uk suddivise in tre colori, navy, black e brown e poi tagliate a farfalla per creare pannelli unici per scarpe Chuck 70, in vendita dal 28 maggio. 

La personalità che si abbina a questo tipo di scarpe è quella di Mahmood, grazie alla sua forte identità, mai scontata. 

Nike (x Travis Scott Air Max 270)

Un design che ci riporta indietro nel tempo: le iconiche Air Max oggi rivivono una luce nuova ma fedeli al loro DNA vintage. Colori in sintonia con la passione di Scott per i capi vintage, materiali ispirati all’outdoor e swoosh aggiuntivo sulla punta. Un modello che si appresta a ridiventare nuovamente iconico, grazie alla sua forte personalità. 

Un’identità che secondo noi potrebbe essere rappresentata appieno dall’attore Luca Argentero, bellissimo sex symbol dal carattere deciso e dalla bellezza senzatempo. 

Cromier

Un nuovo design che strizza l’occhio al lifestyle e all’urban chic: le scarpe targate Cromier raccontano una storia fatta di materie prime, pellami italiani, lavorazione Made in italy. Color black, inserti di rete che rendono i modelli tridimensionali e con effetti ottici unici. Tra i modelli di tendenza per la nuova stagione quelli declinati in arancione e verde. 

Stile urban e carattere metropolitano che rispecchiano la personalità di Bruno Barbieri, chef e presenza costante di Masterchef Italia. 

Vans 

Iconiche, riconoscibili alla vista, oggi più che mai amate per il loro carattere forte è inconfondibile. Vans lancia una nuova edizione limitata delle Fast Times Slip-on con la sua collezione Anaheim Factory, omaggio a una delle scarpe più pop di sempre. 

Silhouette reinterpretata a partire dal design e dalla struttura: la stampa a motivo Fast Times sul nastro riprende l’iconico check in bianco e nero. 

Identità riconoscibile e stile urban. A rispecchiare le caratteristiche di questo modello iconico, l’irriverente Fedez

Adidas Originals 

Tutti abbiamo almeno un paio di Adidas nel nostro guardaroba, e oggi, l’iconico brand sportivo lancia le nuove Stan Smith in pelle total white con effetto embossed, con le iconiche strisce tono su tono e il tallone rosso. Linee geometriche appena accennate dai colori che caratterizzano un modello prettamente vintage, anni ‘80 per le Continental 80. Due modelli, unico stile riconoscibile e perfetto per le personalità che amano le impronte di stile iconiche, proprio come i modelli Adidas. 

A rispecchiar appieno il mood di questo modello lo sportivo Filippo Magnini, perfette per le sfide di tutti i giorni.

Bally 

Il brand propone sneakers super leggere con suola chunky dotata di tecnologia Vibram Arctic Grip, che permette di mantenere una presa salsa anche nelle condizioni atmosferiche più ostili. Design e prodezze tecnologiche, un mix che decreta il successo di questa sneakers perfetta per gli animi avventurieri. Tra i colori delle Nuove Bally il rosso intenso, il bianco, il giallo, il blu navy. Particolare attenzione alle scuole speciali create con tecnologia Arctic Grip che si possono applicare a qualsiasi scarpa tramite degli elastici, trasportabili. 

Animo moderno e spirito creativo, la sua identità potrebbe essere associata a quella di Ben Affleck attore pluripremiato. 

Wushu

Il brand, da sempre ispirato alle arti marziali, lancia i nuovi modelli con un’impronta stilistica che richiama l’immaginario orientale. Le scarpe sono frutto di un mix di materiali tecnici, impreziositi da dettagli in velluto, doppi lacci, con una gamma di colori che va dal total black e total white a match di colori eclettici. Personalità e carattere moderno, con una storia di bellezza che si collega a volori orientali di saggezza e spiritualità.

Mood giovanile e carattere eclettico perfette per una personalità come quella di Stefano De Martino, ballerino e showman italiano talentuoso.

 

Edo Ferragamo: il video musicale a sostegno della Croce Rossa Italiana

Il cantautore Edo Ferragamo lancia un nuovo video musicale giro sulla Fifth Avenue a Manhattan, in collaborazione con 20 artisti internazionali fra cui: Jordin Sparks, American Authors, Joe Bastianich, Marc E Bassy, Brothers Page, Alex Aiono, Gazzo, Christian de Sica, Saturnino Celani, Gianluca Pellerito, Fabrizio Sotti, Sad Alex, Victoria Kuhne, Nikko ielasi, Y.loh e Letizia Gambi.

L’uscita della cover del celebre brano “Fix You” dei Coldplay è alla base in una raccolta fondi a sostegno della Croce Rossa Italiana, in prima linea nella battaglia contro il Covid-19 su tutto il territorio nazionale. Questo è reso possibile da volontari ed operatori che lavorano senza sosta per garantire soccorso, supporto sanitario e logistico, ma anche psicologico.

Il progetto è di Edo Ferragamo, un cantautore e polistrumentista italiano che vive a New York. Ha studiato al Berklee College of Music ed ha poi intrapreso una carriera da solista negli Stati Uniti. Attualmente sta lavorando all’uscita del suo primo EP, ma si è già esibito sul palco con numerosi artisti disco di platino tra cui Fedez, Anastacia, Antonis Remos e Nile Rodgers.

Il video, disponibile sul canale YouTube, vede insieme visual artists, musicisti ed attori statunitensi, europei e latino americani, i quali fanno leva sulla loro popolarità ed apprezzamento per raccogliere fondi ed aiutare le persone maggiormente colpite da questa pandemia. In merito al progetto afferma: “l’Italia e Firenze, la mia città natale, sono tra le zone più colpite al mondo. A causa dei divieti internazionali di transito e delle quarantene molti di noi sono lontani da casa, ma vogliamo contribuire comunque alla nostra maniera, con la nostra musica. Con questa cover di gruppo vogliamo trasmettere un messaggio di speranza e fornire un vero supporto alle comunità più colpite da questa crisi.”

Intervista a Federico Massaro: “sono un nerd cresciuto da artisti”

Abbiamo incontrato Federico Massaro, giovane modello di successo che colleziona campagne pubblicitarie e sfilate. Noi ci siamo conosciuti nel gennaio 2018, quando eri ancora alle prime armi.
Dovevamo scattare un servizio di moda a Ferrara, forse il tuo primo servizio di moda per un vero cliente..

Che ricordi hai di quell’esperienza? Avevi avuto altre esperienze prima di quel giorno?

Federico: Quando ero piccolo mia mamma aveva tentato di farmi fare il modello. Una volta mi sono trovato sulle pagine di Vogue bambini, cosa di cui lei andò da allora molto fiera. A parte quella volta, insieme a te è stata la mia prima esperienza, o almeno la prima da modello adulto. Quel giorno ero molto curioso di capire come fosse realmente quel mondo e come si differenziasse l’essere modello dall’essere attore. Nella mia testa all’epoca erano due cose molto più simili di quanto poi ho avuto modo di scoprire.

Come hai iniziato la tua carriera di modello? qualcuno ti ha scoperto?

Federico: Era un’estataccia: avevo avuto un po’ di problemi di famiglia, così andai in Duomo a Milano vestito con l’unico blazer che avevo, un vecchio capo di Zara blu scuro che mi fu regalato da un amico di mio padre. Avevo in mente di cercare lavoro in un ristorante, perché per un attore alle prime armi non è facile vivere a Milano… Quando una ragazza, Ewa Ades, mi bloccò gridandomi “hey tu! Lo vorresti un lavoro? Penso che spaccheresti…”. Io risposi che guarda caso quel pomeriggio ero uscito in cerca di un lavoro, ma quando mi disse che si trattava di moda io le risposi che non ero interessato. Da quel giorno ne parlammo innumerevoli volte, fino a quando dopo 3 mesi mi decisi a provare. Nessuno si poteva immaginare che questo lavoro funzionasse a tal punto, o meglio, forse Ewa, ma decisamente non io. Da allora Ewa è la mia agente.

Ricordo quando ci siamo conosciuti che ti definivi nerd, in che senso ti senti nerd?

Federico: Assolutamente. Sono stato cresciuto da artisti, ma forse proprio per questo ho sempre portato avanti le mie passioni e sempre fatto cose che mi piacevano a discapito di ciò che gli altri considerassero come “cool”, “figo” o alla moda. Vado pazzo per i fumetti, i manga, gli anime, la cultura popolare videoludica e letteraria da “Star Wars” a “Il signore degli anelli” alle serie come “One piece”, “Dragon Ball” “Ken il guerriero” e mille altre. Sono sempre stato “Fede” e non smetterò mai di esserlo.

Hai fatto il liceo artistico, finito quello che percorso di studi hai seguito o stai seguendo?

Federico: Ho studiato un po’ di architettura per poi provare fisioterapia e alla fine ho avuto il coraggio di fare ciò che mi avevano da sempre consigliato e che ho sempre sognato, ovvero recitazione.

Hai un sogno nel cassetto?

Federico: Tanti, ma non nel cassetto! Non mi è mai suonato bene come modo di dire, mi è sempre parso come qualcosa di passivo. Anche se a volte con difficoltà, preferisco provarci sempre. Uno dei miei sogni più grandi è di poter aiutare le persone che amo a migliorare la loro vita, di essere il loro bastone, appoggio e ispirazione, come lo sono, e sono sempre stati, i miei nonni per me. 

Hai un fisico molto curato. Che sport fai? 

Federico: Ho fatto molti sport differenti, ma nessuno di essi con il fine di avere un bel fisico. Ho sempre seguito le mie passioni e questo ha contribuito a farmi amare l’attività fisica in generale. Intrapresa la carriera da modello, per poter restare all’interno di certe taglie, ho dovuto abbandonare diversi sport, ma non è detto che in futuro io non li riprenda. Nella mia vita ho fatto Football Americano, Basket, Judo, Jiu-jitsu, Kendo, Kali, Silat, Canioning, Sub, Vela, Windsurf e anche altri, sopratutto arti marziali e sport legati all’acqua, Il mio elemento. Attualmente faccio H.E.M.A., ovvero arti marziali storiche europee e vado in palestra.

Seguendo i tuoi video sui social sembra che ti piaccia cucinare, segui una dieta particolare?

Federico: Niente di particolare, ma cerco di evitare la carne, il pesce e i loro derivati il più possibile, cercando di mangiare tutto ciò che so fare bene: come la verdura, i legumi e la frutta.

Versace, Armani e Dolce e Gabbana, sei un modello molto amato dai big della moda italiana. Che tipo di moda piace, come ti vesti?

Federico: Nella mia vita privata mi vesto comodo e con cose che mi fanno sentire a mio agio, non seguo nessuna moda, metto ciò che mi fa star bene. Per andare al lavoro e ai castings sono solito mettere dei jeans. Se devo comprare una cosa deve piacermi, se non sono convinto fino in fondo, piuttosto torno a casa a mani vuote. Quando invece mi innamoro di qualcosa lo metto sempre fino a quando si rompe.  Ho un debole per le giacche molto lunghe che, essendo nerd, amo definire “stile Matrix” e mi piacciono molto gli occhiali strani e originali.

In particolare hai fatto numerosissimi lavori per Dolce e Gabbana e sei diventato tra i loro modelli di punta. Tra le tante campagne, la più curiosa credo sia “Millenialskin 4 men”, la prima pubblicità per il trucco da uomo. Un passo importante anche per la storia del costume. Come lo vedi il trucco sugli uomini, tu ti trucchi?

Federico: Sono molto contento che anche riguardo a questo stiano svanendo molti pregiudizi. Personalmente non ne faccio uso, ma trovo bello avere la possibilità di poterlo fare e non doversi per forza sentire occhi giudicanti addosso. Sono pro a qualsiasi cosa non nuoccia a nessuno e permetta di esprimere meglio se stessi, sentirsi più a proprio agio o entrambe le cose.

Si sente spesso parlare della moda come un posto in cui i modelli scendono a compromessi.
Tu hai avuto esperienza spiacevoli?

Federico: Penso che la Moda sia un mondo bellissimo, ma non è un mondo perfetto e privo di corruzione. Sì, mi è successo che qualcuno provasse ad approfittarsene, succede spesso, sopratutto all’inizio. Quando si comincia questo lavoro si è spesso naive e certa gente potrebbe provare a sfruttare la cosa a proprio vantaggio. Per fortuna si impara in fretta ad evitare certe situazioni. In questo settore, come in tutti gli altri, ci sono persone fantastiche, persone orribili e tutto quello che di grigio sta nel mezzo: quello che importa è chi si sceglie di essere. Mio nonno era solito dire “se non trovi la persona che cerchi, sii la persona che volevi trovare”.

I tuoi genitori e parenti cosa pensano della tua carriera ? Sono contenti?

Federico: Sono contenti e penso anche preoccupati, spesso sentono il mio successo più di quanto lo senta io.

Cosa consiglieresti ad un giovane ragazzo che vuole fare il modello?

Federico: Quando io iniziai ero pieno di domande, ma tutte queste domande mi sono servite a capire chi fossi e chi volessi diventare. Forse gli suggerirei di guardarsi dentro in modo sincero e di cercare di capire se e quanto questo sia quello che desidera davvero e il perché.

In poco tempo ti sei costruito un grosso pubblico social, secondo te come è stato possibile?

Federico: Mi è sempre piaciuta l’idea di mostrami per quello che sono sui social… tutto qui. Di modelli che “fanno i modelli” il web è già pieno. Sono me stesso, scrivo i miei pensieri sui post o metto delle frasi significative per me e che mi parlano personalmente. Amo immedesimarmi nelle altre persone e amo l’idea che esse possano farlo con me a loro volta. A volte pubblico cose inerenti al lavoro, ma non troppo. Non sono il mio lavoro.

HyperFocal: 0

Cosa hai fatto durante questi giorni di quarantena? Hai sei consigli per le persone che si annoiano e che sono demoralizzate dalla situazione?

Federico: Ho studiato come girare ed editare video. Ho cercato tra le mie passioni qualcosa che io potessi portare avanti anche da casa. Avendo internet le possibilità sono infinite. In più mi sono allenato da casa cercando sul web tutti gli esercizi che potessero essere fatti anche senza attrezzature specifiche.

Per vedere l’intervista a Federico Massaro:

Longlife health clinic: i consigli della Dott.ssa Lucia Magnani ai tempi del Covid-19

A Castrocaro Terme esiste un vero e proprio tempio della cura del corpo e della mente: la Longlife Health Clinic (www.luciamagnanihealthclinic.it) creato e diretto dalla dott.ssa Lucia Magnani. Una sontuosa struttura con i muri dalla fantasia zig-zag dove l’uomo torna protagonista e, sopra ogni cosa, il suo benessere. Trattamenti per rivedere stili di vita errati, meditazione e gestione dello stress. Un luogo imperdibile per chi ama l’equilibrio interiore. Abbiamo avuto la fortuna di scambiare alcune battute con la sig.ra Magnani circa come comportarsi di fronte alla pandemia ancora in atto e le abbiamo chiesto dei consigli per fronteggiare questo terribile nemico comune globale.

1. Perché la detersione del corpo e del viso è fondamentale durante la pandemia? 

Il virus di cui parliamo oggi è un virus aereo che si sposta attraverso le goccioline di saliva che vanno nell’aria e che possono entrare facilmente in contatto con la pelle, motivo per cui tutte le norme adottate in questo periodo ci spingono a lavare frequentemente le mani. Sappiamo ormai molto bene che servono 30/40 secondi per lavarle con sapone ed un metodo abbastanza attento e scrupoloso. Oltre a questo non bisogna tralasciare di lavare i capelli che inevitabilmente, con il loro movimento, possono farci entrare in contatto con le particelle depositate sulla cute e sui capelli stessi, attraverso le fessure del viso, principalmente naso e bocca. 

È importante quindi che il viso sia deterso. Le forme di detersione sono quelle comuni, lavarsi con il sapone ed usare latte detergente. Vorrei però dare un suggerimento: sulla pelle c’è un film idrolipidico, un microbioma molto importante che ci protegge. Questo microsistema naturale funge da barriera verso gli altri microrganismi e non possiamo far alterare la pelle con l’utilizzo di saponi o detergenti troppo aggressivi. Suggerisco quindi di lavare il viso con una crema nutriente naturale da utilizzare come un normale sapone che risciacqueremo dopo aver strofinato il viso con un prolungato massaggio. 

2. Quali novità ci saranno per la riapertura di Longlife Health Clinic dopo il covid? 

La riapertura riproporrà i nostri percorsi di attenzione allo stile di vita per salute, benessere e lunga vita. Da tempo Longlife Formula ha messo al centro del suo percorso la valutazione dello stress ossidativo responsabile dei processi di invecchiamento e infiammazione generalmente descritto dal nostro organismo, la prevenzione, la corretta alimentazione, a un corretto movimento e momenti di relax. Per far questo agiamo a più livelli. Alla riapertura però il nuovo focus sarà concentrato sulla difesa del sistema immunitario che inizia con una corretta alimentazione e con gli integratori

Basato su un’alimentazione cardinale principale della salute nella quale verranno privilegiati nutrienti specifici per stimolare il sistema immunitario. Oltre a questo, siamo partiti dalla ricerca di tutti quegli elementi nutritivi contenuti nella frutta, nella verdura e in altri alimenti importanti per la difesa del nostro sistema immunitario: le vitamine C, A, D, i minerali, l’omega 3 ed alcuni aminoacidi specifici. Proponiamo una dieta con cibi nutrienti che contengano questi principi attivi e a tutto questo aggiungiamo le nostre tisane stimolanti. 

Ovviamente facciamo attenzione anche agli alimenti da ridurre e in alcuni casi da escludere totalmente: sale, salumi, dolciumi, carni grasse, formaggi, zuccheri e alcolici. 

Molto importante è anche il relax e stiamo inserendo corsi di yoga e meditazione, sfrutteremo i nostri ampi spazi: il nostro parco e le aree attrezzate, per respirare all’aperto senza poi dimenticare il valore indubbio delle nostre terme messo in evidenza attraverso dei trattamenti stimolanti per il sistema immunitario tra cui le cure inalatorie con acque sulfuree e salsobromoiodiche he potenziano i nostri naturali meccanismi di difesa e aumentano la produzione di anticorpi al livello delle vie respiratorie. 

Abbiamo il privilegio di avere nella nostra Health Clinic questa componente termale preziosissima che contribuisce a creare uno stato di relax, di benessere e di salute. 

Questi sono i capisaldi del nuovo percorso per il rafforzamento del sistema immunitario ottenuti grazie anche al lavoro preziosissimo dei nostri medici e specialisti che, ad personam, sono pronti a suggerire altre eventuali attività come l’ozono terapia ad esempio, e tutti gli aspetti che vengono attentamente calibrati per quello che riguarda la prevenzione. 

Questo filo conduttore del rafforzamento delle difese immunitarie serve per difenderci da qualsiasi aggressione esterna, dalla più semplice alla più complessa. 

Un altro percorso che sto definendo per la riapertura della Lucia Magnani Health Clinic, è legato alla respirazione e a tutte le tecniche utili per ridare energia al nostro corpo soprattutto in questo periodo in cui l’energia è diminuita per le ragioni che sappiamo. Per migliorare le tecniche di respirazione andiamo dalle semplici passeggiate alla ginnastica più complessa fino alle più moderne terapie di riabilitazione respiratoria. 

Il nostro percorso chiamato LONGLIFE RIABILITAZIONE RESPIRATORIA sarà totalmente focalizzato su questo tema. Inoltre proseguiranno i nostri 7 classici percorsi Relax, Clean, Weightloss, Evergreen, Restart, Sport ed Energy con proposte di 3 giorni, 7 giorni, 15 giorni. 

3. Un percorso giusto per l’uomo? 

Io mi sono sempre focalizzata sulla persona e qui studiamo e analizziamo caso per caso dando risposte specifiche seppur diverse sia per l’uomo che per la donna. 

Abbiamo tutte le capacità e gli specialisti per affrontare il settore maschile in tutte le sue sfaccettature e siamo veramente attenti a qualsiasi esigenza dell’universo maschile. Tra i nostri clienti abbiamo l’uomo business che necessita un’attenzione al relax ed ha anche bisogno di rimettersi in forma e ritrovare energia fisica e mentale, ed abbiamo l’uomo sportivo che aiutiamo spesso nel modo di fare sport, un modo più adeguato. Penso ai ciclisti ad esempio, il percorso sport li aiuta a migliorare potenza e resistenza, forma e prestazioni fisiche anche nel caso del solo ciclismo dilettantistico. 

Per l’uomo consiglio vivamente il percorso energy e il percorso sport anche se l’uomo è molto attratto dal percorso evergreen

4. Lei ha studiato anche gli integratori, quali sono quelli giusti in questo periodo? 

Gli integratori sono il pilastro del nostro sistema Longlife Formula

Ne abbiamo diversi ma quello che in questo periodo è il più efficace e il più completo in senso generale è decisamente l’integratore Agecore che va a sopperire eventuali carenze importanti da colmare e stimola le difese immunitarie. Le molecole antiossidanti e non succitate sono tutte presenti nell’ integratore anti stress ossidativo “AGECORE plus” di Castrocaro. La sua somministrazione quotidiana (2 caps /die, 1 + 1 ai pasti principali riesce a riequilibrare, in 10 giorni, lo stress ossidativo ematico, evidenziato da analisi specifiche effettuate presso Long Life Formula di Castrocaro. Per il riequilibrio del GSH (glutatione ridotto) sono necessari circa 2 mesi. 

Insieme ad Agecore consiglio anche i Tremat, gli Omega3, che hanno un’elevata capacità di essere assorbiti dall’organismo.

Brand to watch: LETASCA

Soprattutto per gli stranieri, made in Italy è un concetto spesso associato a significati che incontrano il desiderio per un gusto raffinato e di autenticità. Nonostante le profonde crisi e le acquisizioni, sembra però che la nostra etichetta possieda ancora una grande forza. Ecco una realtà dal dna italiano che negli ultimi anni si è distinta grazie ad uno spirito innovativo e con la capacità di creare nuove storie.

LETASCA è un marchio milanese lanciato nel 2015 dall’architetto e designer Edoardo Giaroli che si costruisce sul concetto di fondere funzionalità ed estetica in un capo d’abbigliamento dalla forte identità. Letasca interpreta il menswear contemporaneo con un’attitudine utilitaristica che unisce “forma e funzione”.

Fusione, contaminazione, architettura, viaggio, rigore degli equilibri geometrici e creatività danno vita al progetto. Il LETASCA VEST è il gilet che ha reso il brand iconico e l’ha fatto vestire a celebrità in giro per il mondo. 10 tasche per contenere tutti gli oggetti quotidiani. Con la collezione SS20, LETASCA s’ispira a quattro codici di stile: icone, army-tech, caccia e “neo-formal” – sempre con un approccio totalmente contemporaneo e dedicato agli esploratori urbani. Come i pendolari che usano la bici per spostarsi in città, ai quali è dedicata la collaborazione con Pirelli Cycle-E, realizzata con materiali impermeabili e riflettenti.

Nei giorni del lockdown invece, il brand ha attivato una campagna instagram che racconta in parte il suo focus. Si chiama #DailyQuarantineAdventures e l’invito è stato quello di scegliere dal nostro guardaroba alcuni capi per interpretare i vari mood quotidiani che hanno caratterizzato il lungo periodo di isolamento, taggando ovviamente alla fine il brand sui social.

Ripartire con stile

Dopo un periodo di riposo forzato, ma previsto da un senso civico importante e necessario, stiamo riprendendo con non poche difficoltà la nostra quotidianità. Noi proviamo a darvi qualche suggerimento con un’aria forse un po’ leggera, ma che non dimentica certo che se il peggio è forse passato dobbiamo continuare a lottare insieme contro questo nemico invisibile. Questi sono alcuni suggerimenti per un rientro al lavoro con stile, e per regalarci con un po’ di shopping piccoli momenti di svago.


Dolce&Gabbana

L’occhiale da sole pilot dallo stile audace riprende una tendenza best seller del brand arricchendola di innovazioni. La tecnologia step injection in fibra di nylon garantisce una splendida leggerezza anche nei volumi bold, per un modello che non vuole passare inosservato, sia nella versione giallo fluo trasparente che nella variante in nero e crystal.  

Bottega Veneta

Modello caravan con decorazioni in metallo e ponte plastico. Le aste sottili presentano un motivo a forma di nastro sfrangiato e  logo inciso al laser. La montatura è esaltata da finiture a contrasto lucide ed opache.

Lacoste

Uno spirito chic e rilassato caratterizza l’uomo Lacoste SS20. Linee classiche, leggerezza e colori freschi, uniti a dettagli curati e di lusso creano una collezione adatta a tutte le occasioni. Navy, bianco e verde rappresentano i colori classici lacoste che uniti al khaki danno vita ad una palette estiva perfetta!

Salvatore Ferragamo

Borsa da week-end in cuoio nabuk.

Nardini

Dopo aver messo a punto una formulazione innovativa ed unica nel comparto grazie alla collaborazione con un primario laboratorio di dermocosmesi, Nardini, la più antica distilleria d’Italia e leader dal 1779 nel mercato delle grappe e dei liquori di eccellenza, ha deciso di convertire nuovamente una parte della produzione realizzando N-gel, il proprio gel detergente mani alla grappa ad azione igienizzante.

Fila

Maglia in tuta e woven pants abbinati.

Marsupio rosso con maxi logo.

Atelier di Monica

Cover mask 100% seta basic o fantasia.

Veja

Realizzate in gomma amazzonica, le suole di questi modelli, datati ad almeno dieci anni fa, hanno assunto naturalmente con il passare del tempo una tonalità morbida, color burro. Nova High Top è una sneaker vegana al 100% ed è prodotta nel sud del Brasile.

New Balance

New Balance reintroduce per la primavera 2020 la 992, uno dei modelli cult della categoria lifestyle Made in USA. Grazie ai materiali premium e alle tecnologie presenti la New Balance 992 si riconferma come un classico modello lifestyle dotato di un comfort imbattibile.

Testoni

Tote bag design in morbido vitello nero a conciavegetale. Particolare chiusura con calamite lateral.

 Sneaker bassa in morbido vitello bianco con giochi di bucature

Canali

A definire lo stile naturalmente disinvolto del brand è il verde che riassume al meglio tutti questi aspetti, declinato nei suoi toni più intensi. Colore che simbolicamente rimanda alla speranza, alla positività e alla fortuna. 

Con la collaborazione di Massimiliano Benetazzo

Nasce OriginalItalia, eCommerce slow per le aziende del vino

Narrare la storia di realtà vitivinicole e i loro prodotti, questo l’intento di OriginalItalia, il portale eCommerce “slow” che dà voce ai piccoli produttori di vino italiani. 

Una nuova piattaforma e-commerce slow che attraverso un sistema innovativo e tradizionale allo stesso tempo ha come obiettivo quello di cambiare la percezione del vino italiano nel mondo, dando valore alle piccole realtà e con loro anche i valori connessi alla produzione di vino italiano. 

Autenticità, qualità e unicità i valori alla base del progetto: i piccoli produttori vinicoli italiani hanno così la possibilità di promuovere le proprie eccellenze. Non solo un e-commerce per la vendita dei prodotti, ma anche un portale attraverso cui raccontare storie, tradizioni e passioni delle cantine aderenti. 

Alla base, anche il rispetto dell’ambiente e di tutte quelle realtà che producono vino pensando al bene del pianeta: il progetto accomuna realtà che dal cognato alla vinificazione prediligono dei processi come la vendemmia manuale, la riduzione dei solfiti, le buone pratiche di risparmio energetico e la gestione dei rifiuti. “Vogliamo dare la giusta visibilità alle piccole realtà produttive italiane – spiega Marino Casucci, CEO di OriginalItalia Srl – frutto della biodiversità di questo pianeta attraverso il prodotto che più dà gusto e passione: il vino”. 

Tra i produttori che hanno partecipato virtualmente alle presentazione del progetto: Massimo Palmieri della Tenuta San Marcello (Marche), Lidia Serra e Stefano Gabellini della Tenuta La Viola (Emilia Romagna) ed Enrico Druetto (Piemonte).

Intervista a Miguel Gobbo Diaz: “fuori dalle scene conduco una vita bucolica”

Miguel Gobbo Diaz, attore italiano di origini Domenicane, ma la sua città è Vicenza, anzi il veneto come ci confermano il suo accento ed i suoi oramai imperdibili TikTok.

La gavetta lui l’ha fatta ed anche seriamente, dopo due tentativi è riuscito ad entrare nell’ambitissimo Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove ha studiato e si è diplomato.

Oramai il Grande pubblico lo riconosce per la serie TV di RAI1 “Nero a metà” di cui è protagonista e di cui sta per arrivare la seconda stagione.

Dimmi subito qualche news sulla seconda stagione?

Non posso dirti troppo, però è finita, ed è pronta, stiamo solo aspettando la data della messa in onda, che doveva già essere programmata, poi con il lockdown, ovviamente i palinsesti hanno inevitabilmente subito dei cambiamenti.

La buona notizia è che la RAI sta mandando proprio in questi giorni la replica della prima serie così chi se la fosse persa, può recuperare.

Parlami del tuo personaggio in “Nero a metà”

Il mio ruolo è quello di Malik Soprani e sono un poliziotto, il quale si ritrova a lavorare con Carlo Guerrieri che sarebbe Claudio Amendola, il fatto è che non vanno assolutamente d’accordo, anzi non si sopportano proprio, e poi tra una tensione l’altra risultano funzionare molto bene come coppia e come squadra.

Per chi ti segue sui social, la tua è una vita bucolica!

Si, ho la fortuna di avere i miei che vivono in campagna in Veneto, tre giorni prima della chiusura dell’Italia ero a Roma e poi mi son detto magari salgo su per un weekend in quanto poi avrei dovuto girare un progetto nuovo e non sarei più potuto risalire.

Poi è successo il delirio che tutti noi conosciamo e son fortunatamente rimasto qui e con l’occasione ho potuto aiutare mio padre con qualche lavoretto riscoprendo i valori della natura.

Quindi hai preso le usanze della tua regione, si beve senza domani?

Beh, diciamo che da ragazzino si, ora però molto meno anche se non posso negare che qui gli aperitivi con gli amici sono sempre importanti.

Qui c’è una vera e propria tradizione del vino ne dello Spritz.

Ti sei mai dovuto scontrare con un pregiudizio nei confronti della tua pelle?

Sinceramente no, ho avuto pochi amici neri, ho sempre avuto amici della zona di Vicenza, forse son stato fortunato ma non saprei, però penso che a volte i pregiudizi ce li creiamo noi, e magari basta distogliere l’attenzione e non dare importanza ad un solo primo sguardo.

Difficile che io non sia simpatico, ma può succedere.

Come ti sei avvicinato a questo mestiere?

Decisamente per caso, a scuola, non conoscevo esattamente il teatro, poi un pomeriggio mi hanno offerto la possibilità o di fare i compiti o di fare teatro, e la scelta è stata facile, a me non piaceva studiare.

Da li ho iniziato con quel corso di recitazione e non mi son più fermato.

Manintown Live Talks

Appuntamento fisso di questo periodo sono le dirette instagram settimanali sulla nostra pagina @manintownofficial per raccontare volti noti e talenti emergenti del mondo del cinema, sport, food e cultura. Ecco gli appuntamenti di questa settimana da non perdere!

Claudio Sona

Claudio è un modello e influencer, reso celebre dalla trasmissione televisiva Uomini e Donne. La popolarità arriva immediatamente per lui, amato sui social e con un enorme seguito soprattutto per la sua spontaneità e simpatia. Non si lascia però chiuse altre porte, motivo per il quale non ha rifiutato alla carriera da influencer.

Mercoledì 27 Maggio alle 17.30 in dialogo con @stefano_guerrini

Ludovica Bizzaglia

Ludovica è una giovane e talentuosa attrice italiana, diplomata al liceo linguistico. Esordisce nella sitcom Appuntamento al Tubo e poco dopo otterrà ruoli in altre pellicole come Amore 14, diretto da Federico Moccia, la commedia Sharm el Sheikh, un Natale al Sud. La vediamo recitare anche in numerose serie tv, fra le quali Un posto al sole e L’allieva. Nel 2019 partecipa al video musicale di Irraggiungibile e di Senza farlo apposta ed inoltre pubblica il suo primo romanzo: Abbi cura di splendere.

Giovedì 28 Maggio alle 17 in dialogo con @massibenet

Alessandro Egger

Alessandro è un modello e attore italo-serbo. Inizia la sua carriera in giovane età, infatti a 13 anni è protagonista di uno spot televisivo. Attualmente è uno dei volti principali delle sfilate di moda Dolce & Gabbana, ma ha da sempre intervallato la carriera da indossatore con ruoli cinematografici e serie tv. Lo vediamo comparire in Un medico in famiglia, Pechino Express, The Band. È molto attivo sul suo profilo personale Instagram, nel quale oltre ai lavori da modello, si diletta a pubblicare contenuti innovativi e curiosi: recentemente interpreta Alexandra, la sua versione femminile.

Venerdì 29 Maggio alle ore 17.30 in dialogo con @fabrizioimas

Federico Cesari, protagonista di Skam Italia

Il pubblico lo conosce e lo segue nel ruolo di Martino Rametta in «SKAM Italia», una fortunata serie ora molto seguita su Netflix che parla alle nuove generazioni affrontando tematiche molto attuali, come sesso e bullismo. Federico è una vera promessa del cinema italiano, che già a ventitré anni può vantare un percorso di tutto rispetto. Romano di nascita, classe 1997, la sua carriera inizia prestissimo a soli 12 anni, quando ha interpretato Andy nei Cesaroni.

Prima di Skam, l’abbiamo visto in diversi ruoli, dalla tv (Tutti i pazzi per amore 2, La Guerra è Finita) al cinema dove ha partecipato a produzioni  di Pupi Avati (Il figlio più piccolo) e Non c’è campo di Federico Moccia. Personaggio per natura molto social e seguito su Instagram. Ecco il racconto del suo percorso.

Tutto inizia con una piccola partecipazione in un film di Pupi Avati, che come ha raccontato l’attore “è iniziata un po’ per gioco, ma pian piano la consapevolezza di ciò che facevo è cresciuta ed è diventata una vera passione”.

In Skam invece emerge una maggiore consapevolezza del suo ruolo, oltre ai diversi temi trattati, che si diversificano nelle varie stagioni, l’obiettivo è quello di raccontare i ragazzi in modo vero, privo di filtri e di sguardi adulti e moralisti sulle loro vite. È uno spaccato della quotidianità di tantissimi giovani, con vite semplici, con elementi di certo radicati nei nostri anni, ma con tante dinamiche che sono familiari anche alle generazioni più grandi.

 “Spero che questo prodotto piaccia e possa raggiungere un pubblico più vasto possibile, visti i temi trattati; mi auguro che la gente non sia solo spettatrice, ma che riesca ad entrare nel punto di vista dei personaggi, visti comunque i fatti che stanno accadendo questi giorni lo ritengo più che necessario”.

Nella serie si parla di religione, sessualità e bullismo e Federico oltre a combattere in prima persona i pregiudizi, pensa sia molto importante per il soggetto vittima di discriminazioni avere un ambiente familiare attorno in cui sentirsi libero di essere se stesso completamente, senza paura di essere giudicato. “Purtroppo è più facile a dirsi che a farsi e un ruolo molto importante in questo è svolto dalle associazioni”. 

La speranza per il futuro da parte sua, è quella che il cinema continui a seguire la via che ha già intrapreso, ossia dare spazio a tanti giovani che hanno passione e talento da offrire. “Nella mia wish list inoltre, vorrei lavorare con Luca Guadagnino, Lars Von Trier, Ludovico Bessegato e tanti altri…”

Credits photo: Davide Musto

Esercizi per la memoria ecco come allenarla

In molti hanno problemi di memoria e allenarla non può che far bene, per essere sempre attivi e favorirne l’attenzione anche col passare degli anni.

Gli esercizi per allenare la memoria sono spesso sotto forma di giochi mentali, che sono anche divertenti e intrattengono il tempo.

In questo articolo, riveleremo alcuni esercizi per la memoria che effettivamente funzionano e perché migliorano le funzionalità del cervello.

4 esercizi per allenare la memoria

Esercizio di osservazione a 4 dettagli

Gary Small, esperto di neuroscienze e comportamento umano, parla di memorizzare quattro dettagli delle persone che si incontrano in pubblicano e di ripeterli in seguito a distanza di pochi minuti.

Questo tipo di allenamento della memoria viene chiamato dagli scienziati “allenamento passivo”, poiché non si sta chiedendo al proprio cervello semplicemente di ricordare, la sua funzione principale per sopravvivere.

Questo esercizio per allenare la memoria andrebbe fatto iniziando il primo giorno osservando 4 dettagli di una persona che si incontra, il secondo giorno passare a due persone, ovvero 8 dettagli – 4 per persona e cosi via sino ad arrivare a quante più persone e dettagli possibili.

Più sforziamo il nostro cervello a ricordare, maggiore sarà lo sviluppo della nostra memoria. Provateci potreste avere risultati sorprendenti.

Questo esercizio può essere fatto anche osservando dettagli di oggetti che ci circondano, ma farlo su dettagli di persone sconosciute e diverse ogni giorno e soprattutto che sono in movimento permette di sviluppare anche grande abilità sociale.

Ripeti e ricorda ciò che la gente dice nella tua mente

Oggi in pochi ascoltano veramente chi gli parla, nel senso lo ascoltano col cuore e ragionano con attenzione su ciò che l’altro dice. Questo è in un certo senso molto triste, perchè pensare che chi ci annuisce in realtà non abbia ascoltato una parola di ciò che abbiamo detto di certo non fa piacere a nessuno.

Ecco da questa triste realtà nasce un esercizio per allenare la memoria, che si basa sull’ascoltare davvero e con attenzione ciò che l’altro dice e ripetendole sottovoce o nella mente.

Se questo esercizio lo fate con ogni persona che vi parla durante la giornata dopo qualche settimana di esercizio la vostra memoria sarà davvero aumentata.

Osservare e fotografare con la memoria

Ricordare una serie di cose può per molti essere complicato e difficile, per questo allenare la memoria è fondamentale. Per farlo si deve pensare al cervello come ad una sorta di macchina fotografica che scatta e memorizza. Quindi osserva ciò che devi ricordare con molta attenzione, ripeti i nomi delle cose ad alta voce e crea una catena di immagini che li colleghi fra loro in modo da associarle una alle altre, come per creare una storia.

Prendere appunti scritti

Un ultimo esercizio che forse vi riporterà ai tempi della scuola è quello di prendere appunti scritti. Può sembrare banale ma appuntare su un foglio dei dettagli, poi chiuderlo e ripetere ad alta voce quanto scritto nello stesso ordine è davvero efficace per sviluppare la memoria.

True Detective: personaggi della serie tv

True Detective è una serie televisiva statunitense,  che ha debuttato il 12 gennaio 2014 sul canale via cavo HBO e scritta da Nic Pizzolato.

Non è la solita serie televisiva dove la storia continua e gli intrepreti sono sempre gli stessi, qui è concepita con innovazione, in ogni stagione la storia cambia così come i personaggi e anche i luoghi. Nella prima stagione siamo in Louisiana, nella seconda stagione siamo a Los Angeles nella contea immaginaria di Vinci, nella terza stagione invece siamo invece in Arkansans e precisamente nell’altopiano di Ozark.

Si basa sulla storia di alcuni detective della polizia e della loro lotta per la cattura dei criminali attraverso metodi non convenzionali. Mentre lavorano ai casi più complicati, gli agenti cercano di affrontare i propri demoni personali.

Alcuni personaggi hanno lasciato un segno nella serie e sono ricordati dai fans della serie con affetto ecco quali sono:

Personaggi della serie True Detective più importanti

Tra i personaggi che hanno lasciato un segno nella serie ecco i più importanti:

  • Il Premio Oscar Matthew McConaughey è il detective Rustin Cohle, ruolo per cui ha ricevuto critiche molto positive.
  • Rustin “Rust” Cohle, conosciuto come The Taxman (l’esattore) dai suoi colleghi per la sua abitudine a portare sempre con sè un quaderno per gli schizzi e gli appunti.
  • Woody Harrelson è il detective Martin “Marty” Hart, il partner di Rust. L’interpretazione di McConaughey è stata elogiata dai critici, a ragione peraltro, ma Harrelson non è stato da meno.
  • Martin “Marty” Hart ama dire di sè che è un “regular type dude”, un tipo nella norma, ma in realtà lavorare con Rust gli farà capire di non essere così ordinario.
  • Lisa è una stenografa, e lavora in tribunale. E’ una “vecchia” conoscenza di Marty
  • Kevin Dunn (già visto in Veep) è il sindaco Ken Quesada
  • Maggie e Martin hanno due figlie, Audrey e Maisie. L’indagine andrà a intaccare la loro relazione in modi non prevedibili
  • Michelle Monaghan è Maggie Hart, la moglie di Martin
  • Vince Vaughn qui raffigura il boss criminale Frank Seymon, un ruolo differente da quelli precedenti dove si vede in protagonisti demenziali e comici.

Tanti altri sono i detective e i protagonisti di questa serie televisiva di successo, che non basterebbe questo articolo per enunciarli tutti.

Il tuo preferito della serie qual è?

Scarpe Nike passate alla storia: ecco 4 i modelli famosi

Nike è la multinazionale statunitense con sede a Beaverton, in Oregon che è senza dubbio il produttore di abbigliamento sportivo, scarpe sportive e attrezzature sportive più popolare sul mercato.

La sua storia inizia nel lontano 1971 e negli anni ha creato dei design di calzature innovative che anno dopo anno sopportano ogni tipo di prova di durata nel tempo, lasciando ai piedi di che le porta traspirazione e assoluta comodità.

Le scarpe Nike in particolare sono molto amate dai ragazzi e vi sono modelli carinissimi anche per i bambini fin dai primi anni di vita.

Alcuni modelli delle scarpe Nike sono passati alla storia e ancora oggi alcuni di noi le tengono gelosamente nell’armadio come un ricordo.

Scopriamo insieme quali sono le Nike passate alla storia.

5 modelli di scarpe Nike passate alla storia

Nike Air Force 1

Originariamente introdotta nel 1982 come sneaker da basket, la Nike Air Force 1 rimane un classico ai giorni nostri, ma è più riconoscibile come un’icona streetwear pur mantenendo le sue radici grazie alla fascia in pelle con ammortizzazione Air elastica nella suola centrale.

Nike Air Max 1

La Nike Air Max 1 è un scarpa che si può definire pioniera nel settore calzaturiero grazie all’Air Max-cushioning presente sulla suola centrale, che rivela la prima unità d’aria visibile vista in una sneaker e che ha fatto da capo alla linea Air Max che dura da decenni.

Nike Air Max 90

Un’altra scarpa classica della linea Nike Air Max è l’Air Max 90 progettata da Tinker Hatfield ed è stata introdotta nel 1990 e rimane fedele alle sue radici da corsa originali con una tomaia scollabile e stracolma completata dall’iconica suola Waffle.

Nike Air Max 95

Continuando il lignaggio Air Max è la Nike Air Max 95 progettata per rappresentare il corpo umano con la tomaia a rete rappresentata dalla pelle. I pannelli sono i muscoli, i loop di pizzo per le costole e il solonda per la colonna vertebrale.

Nike Air Max 97

Ispirata ai Bullet Trains giapponesi ad alta velocità, la Nike Air Max 97 ha scosso il mondo della corsa con la sua innovativa unità Nike Air a lunghezza intera presente sulla suola centrale che porta il comfort a un livello completamente nuovo.

Uomini gay famosi nella storia: 6 celebrità omosessuali

Come ormai tutti sanno l’omosessualità significa essere attratti dallo stesso sesso e se negli anni passati era una condizione che veniva nascosta da molti, oggi è vissuta alla luce del sole senza problemi da nessuno.

Gli uomini gay si trovano anche fra le celebrità storiche che tutti conosciamo ma forse non lo sapete anche se siete dei loro ammiratori, fra questi vi sono uomini gay famosi nella storia ecco quali sono.

6 uomini gay famosi nella storia: celebrità omosessuali

Johann Joachim Winckelmann

Di origine tedesca fu fra i primi uomini omosessuali della Germania ad essere dichiarato omosessuale. Studiava il mondo classico e amava la medicina, fu insegnante privato e vice-presidente di un liceo. Si narra che andò a vivere con uno dei suoi allievi con cui aveva precedentemente condiviso momenti di passione sessuale

Hans Christian Andersen

Chi non conosce questo grande personaggio storico? L’ideatore della Sirenetta, nacque a Copenaghen nel 1805. All’epoca l’omosessualità era da nascondere e tacere, per questo Andersen narra proprio nella Sirenetta la passione proibita verso un uomo. Si dice fosse innamorato del principe Eric, notizie trapelate da una corrispondenza con il Gran Duca di Weimar.

Alan Turing

Conosciuto come il primo creatore di un computer era un uomo gay a cui vennero somministrati grosse quantità di ormoni allo scopo di “curare” la sua condizione di omosessuale. A causa di questa condizione si suicidò. Se volete sapere di più sulla sua vita potete vedere il film ispirato ad Alan Turing dal titolo The Imitation Game – interpretato da Benedict Cumbernatch.

Truman Capote

Autore conosciuto per il romanzo Colazione da Tiffany, Truman Capote fu: attore, scrittore, giornalista e sceneggiatore. Dichiarò la sua omosessualità facendo scandalo visto che all’epoca ancora questa condizione sessuale non era argomento per la società perbenista.

Michel Foucault

Filosofo francese di grande successo, non visse la sua omosessualità molto bene, andò infatti in analisi durante la sua adolescenza e tentò il suicidio più volte per questo motivo. Superò poi questa fase e negli anni settanta divenne l’uomo omosessuale di riferimento proprio per il movimento gay che iniziava a farsi strada.

Brunetto Latini

Infine citiamo Brunetto Latini poeta, scrittore e politico italiano, citato anche nella Divina Commedia di Dante che lo pone nell’Inferno nel girone dei Sodomiti per il suo orientamento sessuale.

Artic Monkeys: storia e canzoni della band del momento

Gli Artic Monkeys sono una band indie rock di origine inglese (di High Green Sheffield per l’esattezza …) di cui negli ultimi anni si fa un gran parlare. Hanno scalato le classifiche mondiali negli ultimi anni facendosi amare da molti fans.

Il gruppo ha ottenuto il grande successo nel 2006 con l’uscita del loro primo album intitolato Whatever people say I am, that’s what I’m not. Questo album ha perfino battuto il numero di copie vendute dagli Oasis. Ma cosa sappiamo di più degli Artic Monkeys? ​

Ecco le informazioni più importanti che siamo riusciti a reperire sulla band.

Storia degli Artic Monkey

Il gruppo musicale formato dal cantante Alex Turner, dal chitarrista Jamie Cook e dal batterista Matt Helders, nasce nel 2005 con una casa di produzione musicale indipendente, ovvero la Bang Bang Records. Tuttavia, il grande pubblico conosceva già gli Artic Monkeys poiché la band, negli anni precedenti, aveva iniziato a divulgare le sue canzoni tramite i social. Originariamente, il cantate originale della band era  Glyn Jones, sostituito poi dal timidissimo Alex Turner.

Hanno avuto ben 6 Britt Awards e 2 nomination per i Grammy Awards.

Gli Artic Monkey sono anche molto conosciuti per essere stati una delle primissime band emerse tramite il web, un mondo dove le persone e i gruppi musicali possono ottenere successo in poco tempo e arrivare a tutte le persone del mondo.

Nell’ottava stagione dei fumetti “Buffy l’ammazzavampiri” vengono citati, e il loro brano Brianstorm fa parte della tracklist del videogioco “Guitar Hero 5, R U Mine, mentre il brano Do I Wanna Know è nel gioco “The Crew”

Canzoni famose degli Artic Monkey

Come già accennato, il primo album degli Artic Money è Whatever people say I am, that’s what I’m not, edito nel 2006 e con ben 300.000 copie vendute in soli 5 giorni.

Altri album di successo sono At the Apollo uscito nel 2008, Humbug uscito nel 2009 e il più recente Tranquility Base Hotel & Casino del 2018.

Le canzoni più belle degli Artic Monkey sono anche le più famose. Ecco quali sono:

– I Wanna Be Yours

– Mardy Bum

– Knee Socks

– When the Sun Goes Down

– Do I Wanna Know

– Why’d You Only Call Me When You’re High?

– I Bet You Look Good On The Dancefloor

Se non le avete ancora ascoltate vi consigliamo di farlo, potresti diventare dei loro nuovi fans.

Dieta per combattere il colesterolo alto

Il colesterolo alto o meglio chiamato LDL o cattivo può essere un grosso problema per la salute, i rischi di averlo alto possono compromettere la funzionalità del sistema cardiocircolatorio. Tenerlo sotto controllo facendo regolari esami del sangue è fondamentale. Qualora sia alto o ai limiti è consigliato seguire una dieta per combattere il colesterolo alto.

Ecco qualche consiglio utile per un piano alimentare idoneo se si soffre di colesterolo alto.

Consigli alimentari per combattere il colesterolo cattivo

Il colesterolo LDL obbliga a consumare cibi a basso contenuto di grassi saturi e zuccheri semplici, poiché il metabolismo di grassi e zuccheri è correlato.

Una dieta per combattere il colesterolo alto dovrebbe essere ad alto contenuto di fibre, fra i 25 ei 40 grammi al giorno, ricca di frutta e verdura sempre e solo di stagione (due porzioni per tipo al giorno) e di alimenti dall’effetto ipocolesterolemizzante come ad esempio avena, soia, lupini e noci.

Preferire pasta, pane e riso integrali che contribuiscono ad assorbire zuccheri e grassi. Come cereali è possibile consumare orzo, farro e avena.

I legumi sono consentiti ma come piatto completo al posto di pesce, carne, uova e derivati del latte. La carne è consentita solo se privata della pelle come ad esempio il pollo, agli affettati invece deve essere tolto il grasso e sono da preferire quelli magri come di pollo o tacchino. Fra i latticini sono consentiti solo quelli parzialmente scremati o totalmente scremati, i formaggi da preferire sono quelli freschi a basso contenuto di grassi, quelli stagionati meglio evitarli.

Il pesce azzurro è da privilegiare grazie all’elevato contenuto di Omega 3 così come il salmone.

Condire i cibi con olio extra vergine di oliva o olio di riso e con minima quantità di sale.

La cottura deve essere senza aggiunta di grassi, preferire quindi cottura alla piastra, alla griglia o al vapore.

Qualora i livelli di colesterolo LDL non siano preoccupanti è possibile consumare con moderazione anche crostacei e molluschi.

Su consiglio del medico infine è possibile assumere degli integratori a base di steroli vegetali per aiutare ad abbassare i valori di colesterolo.

Cibi sconsigliati in caso di colesterolo alto

La dieta per combattere il colesterolo alto vede il divieto di consumare condimenti come burro, panna o lardo e ogni alimento che li contenga. Le frattaglie di animali sono vietate e anche gli insaccati con alta presenza di grassi saturi come salame, mortadella e salsiccia.

No a salse come maionese, ketchup, senape etc… Da evitare anche i junk food come crocchette di pollo, patatine fritte ed ogni tipo di cibo fritto.
Sconsigliato anche il consumo di cibi confezionati e prodotti da forno oltre a latticini con grassi saturi elevati, latte intero o yogurt intero.

Chi soffre di colesterolo alto è indispensabile che mantenga un regime alimentare sano ed equilibrato e che durante l’acquisto dei cibi legga con attenzione l’etichetta per verificarne gli ingredienti.

Patrick Swayze curiosità sul protagonista di Dirty Dancing

Patrick Swayze è stato un grande attore, cantante e ballerino statunitense, è nato a Houston nel 1958 e deceduto nel 2000 a causa di un tumore al pancreas.

È senz’altro entrato nei ricordi dei fans grazie alla sua recitazione in Dirty Dacing e come non ricordare anche Ghost-Fantasma del 1990, un film che ha fatto versare molte lacrime. Citiamo anche Point Break – Punto di rottura del 1991 differente dai due precedenti ma sempre di grande impatto per la bellissima recitazione.

A distanza di 10 anni i film di Patrick Swayze vengono sempre rivisti con piacere da tutti e lasciamo il segno nel cuore.

Vediamo ora alcune curiosità su Patrick Swayze.

7 curiosità su Patrick Swayze protagonista di Dirty Dancing

Ecco le 7 curiosità su Swayze

1. Nel 1991, Swayze è stato nominato da People Magazine come “l’uomo più sexy al mondo”.

2. Il primo grande successo nella carriera di Patrick Swayze fu il classico dramma di coming-of-age The Outsiders. Swayze ha interpretato Darrel “Darry” Curtis, il fratello maggiore del protagonista del film. Stranamente, prima delle riprese, Swayze è stato incoraggiato dal regista del film a trascorrere una notte nella casa dove è ambientato tutto il film.

3. Patrick Swayze e Jennifer Grey nonostante sono riusciti a creare grande alchimia e intesa in Dirty Dancing, sembra che non fossero poi così affiatati nella realtà. Si portavano dietro un’antipatia da un film precedente.

4. Parlando di C. Thomas Howell il coprotagonista di The Outsiders, lui e Swayze si trovarono a recitare insieme in due film diversi l’anno dopo. Questi film erano Alba Rossa e Grandview.

5. Patrick Swayze era il secondo di cinque figli del ballerino e coreografo Patsy Swayze e del disegnatore di ingegneria Jesse Swayze. Sua madre fu molto orgogliosa quando vide suo figlio eseguire la famosa scena di ballo nel finale di Dirty Dancing.

6. Parlando dei fratelli di Swayze, non era l’unico a lavorare nel mondo dello spettacolo. Suo fratello minore Don Swayze ha avuto una lunga carriera come attore di carattere. Le serie televisive in cui è apparso includono The Young and the Restless, Days of Our Lives, Longmire, Criminal Minds, True Blood e The X Files.

7. Prima che la sua carriera di attore decollasse, Swayze era un ballerino affermato. Si è formato all’Harkness Ballet e alla Joffrey Ballet School, entrambe situate a New York.

#TalkingToTheUniverse – Sophie Usunier e Flos.

“Il codice Morse è una forma ante litteram di comunicazione digitale.
Un linguaggio fatto di punti, linee e pause.
E se trasformassimo le nostre parole in luce?”.

Così Sophie Usunier con #TalkingToTheUniverse ci invita a trasformare le nostre parole in luce e le case in cui viviamo in teatri che si affacciano sulla strada. Non ci vuole molto: una lampada e il codice Morse.

In questo modo, la luce si spoglia della sua funzione – per vedere – diventando bagliore che diffondere magia e creatività.

Sophie Usunier con #TalkingToTheUniverse ci invita a prendere parte a questo progetto artistico, in collaborazione con Flos, un brand che con la luce ha costruito la sua storia, e che aderisce ad un’iniziativa volta a supportare creatività, cultura e vicinanza sociale.

Il codice Morse è un sistema che trasmette lettere, segni di punteggiatura e numeri per mezzo di codici a intermittenza. Tuttavia, a differenza dei moderni codici binari che usano solo due stati (comunemente rappresentati con 0 e 1), il Morse ne usa cinque: punto (•), linea (—), intervallo breve (tra punti e linee che formano una stessa lettera), intervallo medio (tra lettere) e intervallo lungo (tra parole).” 

Una linea è uguale a tre punti (lasciare accesa la luce contando 3 punti a mente).

Lo spazio in una stessa lettera è di un punto.

Lo spazio tra ogni lettera è di 3 punti.Lo spazio tra due parole è di 7 punti.

#TalkingToTheUniverse ci porta a riflettere su questo momento storico che vuole limitare la nostra socialità.

Ci invita a dichiarare le nostre emozioni, a comunicare quello che pensiamo, senza timore delle restrizioni sociali, ricordandoci che nei momenti difficili possono nascere idee geniali.

Credits:

Creative Production Company: C41Artist: Sophie Usunier
Executive Producer: Barbara Guieu
Creative Producer: Alessandro De Agostini
Creative Director: Leone Balduzzi
C41 Magazine Editorial and Creative Director: Luca A. Caizzi
C41 Magazine Head of Content: Riccardo Fantoni Montana
Art Project Coordinator: Rossana Ciocca #artcitylab
Music: Gianluca Di Ienno “Pianologues” ©️ MU74 – 2020

Gli attori si riuniscono: alziamo la voce

Ci sono molti lavoratori, uomini e donne, che vivono numerose difficoltà dovute, come è noto, alla chiusura forzata durata ormai quasi due mesi e mezzo, e proprio in tale contesto, certe sensazioni di disagio e di isolamento vengono esasperate al punto che, spesso, capita che si crei un bivio che ti pone di fronte a due strade: la via dell’arresa o la via della lotta animata dalla propria passione, rinvigorita da quell’elemento dal quale non si può prescindere, la condivisione come forza comune. È questa la strada intrapresa da ‘Attrici e Attori Uniti’, una comunità di lavoratrici e lavoratori professionisti dello spettacolo in tutte le sue declinazioni che si riconoscono nella cultura etica del lavoro, nei suoi oneri e onori, nei suoi doveri e nei suoi diritti. Ad oggi conta più di 2000 membri. Essa agisce attraverso un confronto costante che è il fattore determinante di disparati tavoli di lavoro (comunicazione, azione, normative) che vedono fiorire tematiche importanti destinate ad uno spazio aperto in modo da poter cogliere delle proposte necessarie e concrete; il loro comunicato, rivolto al ministero, è espressione della volontà di non arrendersi, di affermare i diritti che vedono negati e di creare un movimento che ponga le basi per l’affermazione di tutele che non ci sono da troppo tempo.

Vedere con gli occhi della realtà la figura di chi ha la capacità di strapparci emozioni da sopra un palco appare cosa non semplice, infatti capita sovente di sottovalutare la vera dimensione all’interno della quale si muove l’attore. È doveroso andare oltre il palco, lo è per tutti noi, ma lo è ancor di più per chi ricopre un titolo politico, che ha, proprio nel termine della propria professione (politica), il significato di città, luogo di molti. Chi fa parte del mondo dello spettacolo vive di un’abnegazione quotidiana, continua che include uno sforzo psicologico e fisico estenuante, vi è una durezza riposta, dissimulata felicemente dalla gioia di fare della propria passione un mestiere.

Ci sono più di 10000 persone dello spettacolo che chiedono di istituire un dialogo con il governo, una maggiore vicinanza rispetto al contingente e difficile momento, ma soprattutto rispetto al futuro del sistema culturale del paese; una maggiore sensibilizzazione e presa di coscienza delle assenze di tutele porterebbe all’adozione di provvedimenti di sostegno emergenziale che, se in vigore, avrebbero evitato una serie di illeciti intercorsi da parte delle imprese per i quali ‘Attrici e attori uniti’ chiedono l’attivazione di un Osservatorio Nazionale. L’unione, si sa, fa la forza, e compatti la comunità chiede che si accendano i riflettori sui criteri di assegnazione di finanziamenti straordinari, con l’obbligo di onorare i contratti interrotti; non devono mancare, sottolineano, le garanzie sul versamento dei contributi e un sistema che si opponga totalmente a situazioni di sfruttamento che incredibilmente ancora esistono. 

Lo slancio di tale fenomeno ha posto le basi per l’idea di una campagna, chiamata ‘Tiriamo fuori la voce’, che ha l’intento di rinforzare le ambizioni culturali e artistiche e che, ora più che mai, necessita di un corpo normativo che valorizzi le loro prospettive. La comunità ‘Attrici e attori uniti’ risponde all’iniziativa del MiBACT di partecipare nella sezione ‘La cultura non si ferma’ con contributi e hashtag vari, attraverso la lettura senza voce dell’Infinito, la stessa opera cara al ministero che aveva voluto festeggiare il bicentenario della poesia Leopardiana facendola leggere a 22 cantanti di fama. La lettura senza voce allude chiaramente alla mancanza di voce appunto di cui è sprovvista tale categoria e che ha deciso di unirsi per segnare, con forza e grande impegno, un momento che può rappresentare una grande svolta per l’intero movimento. 

Ogni azione volta a sviluppare un legame con la cultura deve essere rispettata e se tale azione, come in questo caso, da semplice erudizione diventa parte integrante di una propria personalità morale allora merita davvero di essere vissuta. 

Netflix: i programmi più visti in Italia

Tante le serie tv Netflix che hanno cambiato le nostre giornate e ci hanno tenuto incollati allo schermo nei giorni di quarantena. Ma oggi che il lockdown sembra essere terminato, vogliamo tirare le forme e consigliarvi quelli sono i 10 programmi più visti in questo momento in Italia. 

Gli italiani, si sa, sono un popolo di sognatori e amano emozionarsi e seguire intrighi e storie complicate, quasi come a voler rivedere le vicende di vita quotidiana raccontate in una serie. Ma cominciamo a ritroso:

10 “Non ho Mai”

Migliorare il suo status sociale, é questo l’obiettivo della protagonista di questa serie. Una ragazza indo- americana, Devi, alle prese con la vita e le avventure quotidiane, che dovrà con fatica vivere. Amici, famiglia e sentimenti non le renderanno le cose così semplici. 

9 “Natale da Chef” 

Una commedia tutta italiana, con regia di Neri Parenti. Al centro della storia uno chef, Massimo Boldi, che si crede un genio della cucina ma che, in realtà, é tutt’altro: i suoi piatti sono tutto fuorché mangiabili. Le cose si complicano quando é invitato a partecipare alla gara d’appalto per preparare la cena del G7. Nel cast anche Dario Bandiera e Rocco Munoz. 

8 “Too hot too handle”

Dimenticatevi gli show dove dei giovanissimi sono rinchiusi in una villa di lusso a far baldoria, Too Hot To Handle supera i di gran lunga questo genere di show. I protagonisti, sì, sono dei giovani e bellissimi ragazzi, ossessionati dal sex appeal: ma pensate a cosa potrebbe succedere se gli venisse vietato loro qualsiasi forma di contatto sessuale. I dieci concorrenti condivideranno alla fine il premio finale di 100 mila dollari, sempre se non venisse decurtato man mano che uno di loro non infranga le regole. Uno show che vi terrà incollati allo schermo, nonostante l’alto tasso di “trash”. 

7 “Summertime” 

Una serie ispirata ai romanzi di Federico Moccia in cui gli adolescenti fanno da protagonisti in storie che si intrecciano e amori passionali. Al centro della serie due giovani, l’uno dall’altro proveniente da ambienti totalmente diversi, che si innamorano durante un’estate sulla riviera adriatica. Una teenager drama perfetta per chi ama sognare gli amori e le vicende giovanili delle estati. 

6 “White Lines”

Serie televisiva spagnola che vede protagonista Zoe Walker, una ragazza che cerca a tutti costi la verità sulla scomparsa del fratello Axel mentre lavorava come DJ a Ibiza. La sorella decide di recarsi nel luogo della scomparsa dove ben presto imbocca una via di pericoli e degrado. Adrenalinico e intrigante. 

5 “Into the night” 

Un gruppo di persone si ritrovano dirottate su un volo da Bruxelles a Mosca, il quale si dirige a ovest nel tentativo di sopravvivere a un evento catastrofico solare che uccide tutti gli organismi viventi durante le ore di luce del giorno. Per chi ama il tema “fantasy” con catastrofi naturali, vi terrà incollati allo schermo. 

4 “Vis à vis – Il prezzo del riscatto”

É la storia di Macarena, una donna che, aggirata dal suo capo, commette crimini manipolazione e appropriazione indebita nell’azienda in cui lavora. Viene scoperta e accusata di quattro reati fiscali, per i quali è provvisoriamente detenuta nella prigione di Cruz del Sur. Lì scopre un mondo fatto di pericoli e agguati, alla ricerca del suo “spazio” vitale. 

3 “The last dance”

Una docuserie per appassionati di sport e delle vicende legate alla carriera di Michael Jordan e alla storia dei Chicago Bulls degli anni ‘90 con filmati inediti della stagione 97-98. Un tuffo nel passato in una delle vicende più seguite dell’ultimo secolo raccontate da una troupe cinematografica della NBA Entertainment. 

2 “La missy sbagliata”

La trama racconta di un uomo che conosce per caso una donna bellissima e spinto dall’amico decide di invitarla a un evento aziendale alle Hawaii. Si accorge però troppo tardi di aver scritto alla donna sbagliata, un’omonima fuori di testa che aveva incontrato tempo addietro durante un appuntamento al buio non andato bene. Da qui una serie di vicende ed equivoci che vi terranno incollati allo schermo. 

1 “Skam Italia” 

Un dramma adolescenziale raccontato attraverso l’occhio di ragazzi alle prese con la propria identità, le prime cotte, i problemi familiari e le questioni di genere, il revenge porn, il femminismo. Quattro stagioni che decretano il successo di Skam, inizialmente cancellata, ma poi rinnovata con la quarta serie. Un successo, quello di Skam, che è sicuramente uno specchio dei giovani di oggi con paure ed emozioni proprie dei millennials alle prese con la vita quotidiana.

Con Isola Design District il Fuorisalone arriva online

Il mondo del design si trova costretto a rimandare una delle tappe più attese di ogni anno da designer, studenti, addetti ai lavori, curiosi, grandi e piccini. Il Salone del Mobile e la Milano Design Week torneranno più sorprendenti e forti di prima il prossimo anno, ne siamo certi, ma diciamocelo, mancherà un po’ a tutti la Milano ancor più caotica del solito in quei caldi giorni di aprile che inaugurano la bella stagione. L’energia che si respira per le vie della città, fuori dalle aree espositive, padiglioni ma anche negozi, piccoli e grandi studi appartiene ormai al capoluogo lombardo, che ospitò il primo Salone negli anni Sessanta.

Le scorse edizioni del Fuorisalone avevano visto il quartiere Isola, uno dei più recenti di Milano (Porta Nuova), una delle aree più gettonate della manifestazione con migliaia di visitatori e designer da tutto il mondo tra sperimentazione, tecnologia e creatività. 

Il team organizzativo del distretto non si è mai arreso e lavora da settimane al processo di digitalizzazione dell’evento, in mente già da tempo vista l’attuale situazione ed emergenza sanitaria. Il programma è davvero interessante e coinvolgente, al centro della scena designer della propria community e brand emergenti ai quali viene dato spazio, dialogo e visibilità tramite il web. Gabrile Cavallaro, Project Manager di Isola Design District, è entusiasta di come il progetto si sia espanso e sia cresciuto nel tempo, da evento di quartiere a luogo internazionale d’incontro che, per quest’anno, avverrà con modalità diverse e del tutto tecnologiche. 

La piattaforma sarà online da metà giugno e verrà lanciata insieme ad una gamma di eventi in live streaming dal 16 al 21 del mese, date nelle quali si sarebbe dovuta tenere quest’anno la manifestazione.

Il sito online – isoladesigndistrict.com – si dividerà in quattro sezioni.

Isola Design Community: selezionati designer e studi di design avranno la possibilità di creare una loro pagina dove poter dialogare, tramite un tool di direct messaging, con futuri clienti, buyer e fan durante tutto l’anno. Una vetrina digitale per creare nuove relazioni. 

Isola Design Magazine: una versione evoluta del precedente blog con contenuti costantemente aggiornati e novità del distretto e sul mondo del design nazionale e internazionale. 

Isola Digital District: l’interfaccia grafica animata vi porterà a spasso tra le vie del quartiere. Basterà cliccare su un edificio o un oggetto per accedere a contenuti, mostre in realtà virtuale, talk ed eventi. I designer, oltre a presentare i propri progetti, potranno vendere online i loro pezzi e organizzare dei veri e propri lanci di prodotto. 

Isola Virtual Locations: qui brand e aziende creeranno le proprie sedi virtuali e organizzare mostre o installazioni in 3D. Gli utenti potranno navigare tra gli ambienti della location, interagire con i pezzi esposti, scoprire contenuti inediti e anche acquistarli. 

L’iniziativa non sostituirà l’evento fisico ma lo arricchirà ancor di più estendendolo con un piano di sviluppo a lungo termine e godendo, inoltre, del supporto di realtà digitali internazionali e partner d’eccezione. Per rimanere aggiornati, conoscere i primi designer, i brand emergenti e tutte le altre novità basterà seguire @isoladesigndistrict su Facebook ed Instagram. 

Tempo di sole

L’estate è alle porte e anche quest’anno ci abbronzeremo, restano solo da capire e sperimentare le nuove modalità che dovremo affrontare nei prossimi mesi. La cosa certa è l’importanza della protezione, la nostra pelle infatti necessita ora più che mai di uno schermo contro i raggi potenti del sole estivo, tra città, mare e montagna.


Comfort Zone Water Soul Eco Sun Cream Spf 30

Crema solare sostenibile per viso e corpo formulata per minimizzare l’impatto dei filtri solari sull’ambiente acquatico. La formula very water resistant con filtri UVA e UVB fotostabili di ultima generazione, non idrosolubili e privi di nanotecnologie assicura protezione efficace per la pelle e un ridotto impatto ambientale.

Caudalie Paris Créme Solaire Visage Anti-rides 

Protegge la pelle con filtri di origine minerale buoni, non dannosi. Contiene un pool di antiossidanti (Polifenoli di vinaccioli d’uva, Estratto di Abete Rosso, Vitamina E), è nutriente e rigenerante e ha un’azione lenitiva grazie all’Acqua d’Uva Bio. Inoltre, è dotata di un profumo che trasporta in mete esotiche, che fanno sognare.

BioNike Defence Sun Spray Transparent Touch

Adatto a tutta la famiglia, Defence Sun Spray Transparent Touch è ideale per chi desidera la massima praticità d’uso e una fotoprotezione ottimale ad ampio spettro contro gli effetti dannosi dell’esposizione solare. Così la pelle resta idratata e protetta, senza compromessi.

Insìum

La nuova gamma di protezioni solari IN/ SUN (SPF 15, SPF 30 e SPF 50) prevede formule “amiche” dei coralli e della pelle, con filtri solari rispettosi delle barriere coralline e testati per garantire una protezione sicura ed efficace bloccando i raggi UVA/ UVB/ IR. Resistenti all’acqua, includono un COMPLESSO di attivi (OLEO-TIROSINA, LUFFA CYLINDRICA SEED OIL, OLEIC ACID) in grado di accelerare ed intensificare l’abbronzatura e ripristinare la barriera cutanea. 

Shiseido Expert Sun Protection Face & Body Lotion

Questa protezione aumenta la sua efficacia a contatto con calore, acqua e sudore e contiene una tecnologia antinquinamento che la rende perfetta per difendere la pelle anche in città. La formula Blue Conscious ne limita la dispersione nell’acqua e aiuta a proteggere l’ambiente. 

Diego Dalla Palma Crema Doposole Antirughe Riparatrice 

Dopo l’esposizione al sole, la crema dona alla pelle un profondo senso di sollievo e nutrimento, restituendole morbidezza ed idratazione. Le sue minuscole particelle dorate riflettono delicatamente la luce, esaltano la luminosità dell’incarnato e si adattano a qualsiasi tipo di carnagione. È arricchito con Bronzup, che favorisce il prolungamento dell’abbronzatura.

Eisenberg Paris Soin Solaire Anti-Âge Visage Spf 30 

Ideale per pelli chiare e sensibili e/o esposizione intensa. L’emulsione è cremosa e leggera. L’alta protezione aiuta a mantenere la pelle idratata riducendo la secchezza cutanea. Ha un’azione antiossidante.

Korff Sun Secret Air Anti-age e Protezione Fluido Ultralight Viso Spf 30 

Texture fluida e ultraleggera, dal tocco asciutto e dall’assorbimento immediato. La formula ha un’efficacia idratante ed è arricchita con DNA Safe Complex, che preserva la pelle dalla formazione delle rughe, filtri UVB-UVA, Vitamina E ed estratto di Anguria dalle proprietà idratanti. 

Davines SU Conscious Sun Screen Spf 30  

Crema solare SPF30 per viso e corpo, resistente all’acqua. Formula di ultima generazione, con filtri a minore tossicità acquatica e a ridotto accumulo nelle acque. Protegge la pelle minimizzando l’impatto sull’ambiente marino. Con olio di Abissinia, per rinforzare la barriera lipidica della pelle. Contiene il 72% di ingredienti di origine naturale.

EVY Technology Daily UV Face Mousse Spf 30

Un prodotto da usare quotidianamente che aiuta a rinforzare la pelle sensibile per far fronte all’aria inquinata di città, all’aria condizionata ed, ovviamente, ai raggi solari e che dura 3 volte in più rispetto ai normali filtri solari. Il prodotto è arricchito con vitamina C ed E, acido ialuronico, collagene ed altri nutrienti attivi che aiutano a prevenire macchie di iperpigmentazione ed invecchiamento precoce della pelle causato dal sole.

#vocealtalento, il podcast di Mondoffice a sostegno della cultura

Mondoffice, azienda italiana leader nell’e-commerce di prodotti e servizi per ogni ambiente di lavoro e professionalità, lancia il podcast #vocealtalento disponibile dal 15 Maggio su Spotify, Spreaker, Apple Podcast e Google Podcast, affermando la sua volontà di sostegno ai giovani talenti della recitazione e alla narrazione italiana di qualità.

https://open.spotify.com/show/3cdpQy1yO3Pc2mn8pBDUr4?si=2yYPcgEeQYSiwyxgCMNttQ%20

Da sempre attenta ad ogni esigenza legata al mondo professionale, Mondoffice ha coinvolto 10 professionisti da poco diplomati alla Civica Scuola di Teatro Paolo Grassi, per realizzare un primo ciclo di racconti brevi, narrati via podcast, sulla vita di variegate attività e spazi di lavoro. #Vocealtalento riconferma l’attenzione di Mondoffice al merito, alla cultura, ad un settore, quello dello spettacolo, fortemente penalizzato dalle misure della pandemia, e al suo target primario, le persone al lavoro, in un momento storico in cui esigenze personali e professionali interagiscono in modo sempre più stretto.

I 10 episodi di #vocealtalento saranno programmati sulle piattaforme di podcast, sui social e sul blog Mondoffice dal 15 maggio. Apre la programmazione un episodio iconico della vita d’ufficio: “Fantozzi” di Paolo Villaggio, a cui seguiranno 9 racconti di autori del calibro di Sveva Casati Modignani e Andrea Camilleri. Un’esperienza di ascolto rivolta agli smart worker, a un momento di condivisione in famiglia o per chi ha voglia di trasformare il tragitto casa-lavoro in un viaggio nella narrazione di qualità. Firma il progetto Swan&Koi, impresa milanese di mktg e comunicazione, associata UNAcom.

Tie-Dye, il must della primavera 2020

Un tempo il tie-dye era una cosa da scuola elementare, di lavoretti “fai da te” donati a genitori e nonni in occasioni speciali. In seguito, è diventato la cura alla noia da scuola media – una soluzione casalinga, fotogenica (e non troppo costosa) per ragazzini che preferivano ai braccialetti dell’amicizia le magliette abbinate. Ora più che mai questa tecnica è diventata un vero e proprio trend per la Primavera/Estate 2020. Infatti, il tie-dye si è aggiudicato il timone dei trend più fortemente desiderati di quest’anno, elevando la moda ad uno status nuovo, che si sta già diffondendo sulle nostre pagine Instagram e nei nostri negozi preferiti. 

La nuova mania inizia lo scorso Settembre (durante le passerelle Primavera/Estate 2020), quando R13, Prabal Gurung ed Eckhaus Latta presero d’assalto la Settimana della Moda di New York con pezzi fatti con questa metodologia. Certo è che questi articoli innovativi assomigliavano poco ai loro antenati.

Rispetto agli indumenti lavorati tie-dye degli anni scorsi che rievocano immagini degli anni ’60 e ’70, o ricordi di quando si intingevano a caso magliette scadenti in tinture ricche di colore, quello contemporaneo è un ibrido che sembra fresco e provocante. Una volta le sfumature distinte non si mescolavano per creare tonalità nuove ed efficaci; erano nettamente divise, fungendo più da stampa che da fusione cromatica.

Il risultato? Un trend dinamico, hot, che sembra pulito ma strutturato, anticonformista ma fatto su misura, all’avanguardia ma contemporaneo. La reinvenzione del tie-dye ci racconta una storia di enorme confronto: un paragone che però trionfa (decennio dopo decennio), che eleva (il nostro dilemma dello stile cupo attraverso una psichedelia di colori) e che funziona sempre negli anni (se abbinato correttamente).

Il tie-dye spesso è collegato alla puerile ricerca di piacere del party bus di Ken Kesey. Gli stilisti di numerosi brand però si rifiutano di porre fine a questo trend (esempio lampante: la collezione iconica di Loewe P/E 2020) e, siccome numerose personalità di spicco di ogni tipo se lo concedono, non è destinato meramente alle stagioni da festival. Anche se questo trend del 2020 è stato in lavorazione per tutta la durata dell’isolamento globale, esso ha già preso lentamente piede in molti negozi di moda (grandi e piccoli). Allo stesso modo, comprando articoli di design e convenienti, potrai dare un’incredibile occhiata alla perfetta composizione di tie-dye (e nel mentre mostrare a tutti i migliori look “off-duty”).

Ecco nella gallery seguente una vera full immersion!

Delivery d’autore, a Milano il Food & Beverage si reinventa

Anche se la fase due ha dato un sospiro di sollievo, ancora non possiamo godere a pieno della socialità a cui siamo abituati, e si sa, Milano vive di aperitivi e cene fuori. Ci sono delle realtà, diverse tra di loro per stile, gusto e proposta, ma che in comune hanno la voglia di raccontare nuove storie e tracciare nuovi orizzonti. Sono degli storyteller, imprenditori appassionati, ricercatori sopraffini, ma anche delle brillanti brigate.

Raccontano storie fatte di cibo buono e sostenibile, influenze messicane che stanno dettando le nuove tendenze in ambito F&B, di street food e cocktail d’autore.

Un occhio di riguardo al take away e al delivery, rigorosamente creativo e sostenibile, capace di portare nelle nostre case una ventata di energia positiva. Di seguito i posti più cool che abbiamo intervistato e vogliamo raccontarvi:

Soulgreen 
Piazzale Principessa Clotilde – Milano
@soulgreenitalia

Stefano Percassi – Founder

Come nasce Soulgreen?

Soulgreen nasce da un’idea, o forse meglio dire da un sogno, di Stefano Percassi. L’intento era ed è quello di soddisfare precise esigenze in un mondo in continua trasformazione. Lo stile di vita odierno è faticoso e stressante, vogliamo offrire un servizio teso a rispondere a un modo di nutrirsi sano. La nostra cucina può aiutare non solo noi stessi ma anche la natura. Crediamo che ogni singola decisione possa avere un impatto positivo sul nostro pianeta. Per questa ragione scegliamo fornitori e produttori che condividono i nostri valori. Uno dei più importanti per noi è la sostenibilità. Il nostro approccio è Plastic-Free, scegliamo di utilizzare packaging compostabili e biodegradabili. Scegliamo di offrire acqua gratuitamente, perché l’acqua è un bene di tutti.  Vogliamo restituire concretamente un po’ della nostra fortuna, “Proud To Give Back” è il nostro programma di charity, che garantisce acqua e cibo ai bambini in difficoltà nel mondo.

Cosa si ordina da voi?

La nostra cucina è plant-based, quindi principalmente composta da prodotti di origine vegetali, e i nostri piatti sono studiati per essere bilanciati a livello nutrizionale. Quasi tutto il menu è gluten free. Abbiamo un menù volutamente variegato con influenze provenienti da tutto il mondo, i nostri piatti spaziano dalle bowl, ai ramen, passando ai burger e wrap, ai bites e appetizers e infine i dessert. Ovviamente non possono mancare le eccellenze del nostro paese – come i nostri noodles o gli spaghetti con sugo alla norma.

Tutto è rivisitato in chiave Soulgreen.

Avete riaperto dopo un periodo di blocco, com’è stato tornare a lavoro?

Siamo rimasti chiusi per pochi giorni dopo che è stato dichiarato il lockdown in Italia. Non riuscivamo a stare con le mani in mano! Ci siamo presi qualche giorno per capire come far lavorare i nostri dipendenti in sicurezza, ma non solo, abbiamo “riammesso” a lavoro solo coloro che non dovevano utilizzare i mezzi di trasporto pubblici per non metterli ulteriormente a rischio. I ragazzi del nostro staff erano impazienti di avere novità sulla riapertura e avevano voglia di tornare a lavorare. Oltre a Deliveroo con cui lavoriamo da tanto, la novità di questi giorni è la consegna a domicilio che facciamo direttamente noi, ci siamo quindi organizzati per consegnare e garantire il nostro standard di servizio per “tutta la filiera” anche per il take away. 

Delivery, avete studiato un concept ad hoc? 

Fortunatamente il nostro format e il nostro menu hanno sempre avuto un’ottima resa anche per il Take Away. Come offerta in menu abbiamo semplicemente ridotto la scelta, che solitamente è composta da più di 100 piatti, per ridurre al minimo gli sprechi alimentari – cosa a cui teniamo molto. Abbiamo dato più spazio ai nostri best seller e agli ingredienti stagionali. In parallelo stiamo lavorando a diversi progetti, come dei kit per preparare le nostre ricette a casa, dei box con tutto il necessario per un aperitivo con cocktail o vini biodinamici, cesti di frutta e verdura di primissima scelta, la stessa che utilizziamo nel nostro ristorante

Qual è il vostro best seller?

Le nostre BOWL, Italian Bowl, Lebanese Bowl, Thai Bowl e Asian Bowl.

Chihuahua Tacos
Piazza Ventiquattro Maggio – Milano 
@chihuahuatacos_

Alessandro Longhin – Founder

Come nasce Chihuahua Tacos?

Sono Trevigiano di origine e terzo figlio di una famiglia di globe trotter, dopo qualche anno vissuto tra Messico e Africa Orientale mi sono traferito a Milano per laurearmi in Comunicazione e pubblicità. Sono stato co-founder di The Botanical Club e di Champagne Socialist. A Marzo del 2019 ho deciso di uscire – in parte – dal gruppo da me co-fondato per dedicarmi all’apertura di “Chihuahua Tacos”, un tacos/mexican bar focalizzato sul far divertire e intrattenere i propri clienti con una proposta autentica di street food messicano e di cocktail a base di mezcal e tequila. 

Il nostro motto è “ridiamo un sacco ma non scherziamo per niente”.

Cosa si ordina da voi?

Da Chihuahua Tacos i protagonisti sono senza dubbio loro, i tacos, fatti rigorosamente con tortillas artigianali di mais italiano – come vuole la tradizione  e proposti in tante irresistibili varianti tutte gluten free e con salse e topping artigianali: dalla carnita mexicana al pastor come ad Oaxaca, dalla variante più californiana con il pescado a quella leggera e fresca vegetariana. Tostadas, quesadillas ed elotes completano il menu assieme ad una selezione di cocktail in puro stile messicano a base tequila e mezcal, come il Paloma o il Margarita, e vini naturali freschi e divertenti: tutto il necessario per farsi trascinare dal ritmo tropicale e sfuggire alla frenesia della città.

Avete riaperto dopo un periodo di blocco, com’è stato tornare a lavoro?

Siamo ripartiti con più energie di prima e con nuovi progetti nella nostra route map. Innanzitutto il delivery ci sta dando grandi soddisfazioni e stiamo ricevendo moltissimi feedback positivi. Abbiamo studiato il nostro packagin perché fosse il più funzionale possibile per mantenere i nostri tacos caldi e belli – e stilisticamente riprendessero lo stile mexican cool di Chihuahua Tacos. Ovviamente tutti i nostri packaging sono plastic free ed ecologici. Abbiamo inserito nuove proposte come la Fiesta Mexicana per riportare a casa l’esperienza di una festa messicana con tortillas, toppings, salse e condimenti tutti preparati da noi. Diamo così la possibilità ai nostri clienti di organizzare cene e aperitivi a casa con gli amici divertendosi a costruire con pochi semplici passi i propri tacos a piacimento.

Stiamo studiando nuovi piatti e nuove proposte ideate ad hoc per il delivery e per il take away, ad esempio pensiamo ad un set mexican per i pic nic con tacos, le nostre cervezas artigianali Chihuahua, la shopping bag in canvas e tutto il necessario per un mexican pic nic all’aria aperta.

Quale è il vostro best seller?

Sicuramente i tacos, il più amato da grandi e bambini è il Suadero Brisket morbidissimo e succoso di manzo cotto a lungo e a bassa temperatura con gli aromi messicani e poi servito in tortillas con una salsa nera affumicata e un crumble di patate fritte. 

Attenzione, provoca dipendenza!

Il Nemico 
Via Piacenza, 20 – Milano 
@il_nemico_milano

Andrea MarroniMaddalena MontiRobi Tardelli – Co-founders

Come nasce il Nemico?

C’era un bar di fronte al Dabass, il nostro primo locale, che puntavamo da qualche tempo, appena si è liberato ne abbiamo approfittato e ci siamo fiondati in questa nuova avventura. L’idea era di avere più spazio dedicato a chi volesse fare un aperitivo e stuzzicare qualcosa senza bisogno di prenotazione, al Dabass quando cala il sole, iniziano le cene e gli aperitivi cedono il posto a chi ha prenotato per magiare. Volevamo creare uno spazio ancora più informale, che rispecchiasse il nostro animo rilassato ma sempre vigile, con qualche serata di spettacolo dal vivo e cibo semplice che facesse d’accompagnamento ai nostri cocktail.

Cosa si ordina da voi?

Da noi puoi ordinare da bere: drink, vino e birra.

Dalle vetrine, come in un vero bacaro veneziano, puoi scovare e ordinare tramezzini e paninetti, mentre dalla cucina serviamo piccoli piatti caldi: come il baccalà mantecato, il vitello tonnato e le braciole alla messinese.

Avete riaperto dopo un periodo di blocco, com’è stato tornare a lavoro?

Durissima! Abbiamo riaperto con il delivery che possiamo dire: è un altro mestiere e stiamo imparando a farlo ora. Il nostro forte è sempre stato il rapporto diretto con il cliente, l’atmosfera che si riesce a creare. Ci siamo sempre divertiti ad accontentare le richieste del cliente, a riconoscere e a soddisfare i suoi desideri sul momento. Vogliamo ripartire, riaprire le nostre porte, incontrare i nostri clienti e amici e farli accomodare nei nostri salottini anni 70.

Delivery, avete studiato un concept ad hoc? 

Non siamo tipi da concept, né da format. Quindi proponiamo quello che sappiamo fare, facendo sentire la nostra vicinanza al cliente, mettendo nel sacchetto un pensiero in più, un messaggio – qualcosa che possa accompagnare i nostri piatti e i nostri drink, regalando un momento di piacere a chi ci manca e a cui manchiamo noi. Vogliamo, per quanto possibile, continuare a curare i rapporti con i nostri clienti, anche semplicemente rispondendogli al telefono per salutarli ed esaudire le loro richieste. Proprio per questo, al momento non usiamo piattaforme dedicate al delivery, ma comunichiamo con i nostri canali diretti.

Quale è il vostro best seller?

Il Tardelli: un sour con estratto di zenzero fresco – questo è il drink che in questi anni abbiamo venduto di più, sia al Dabass che al Nemico. Tra i panini? quello con il pastrami home-made è davvero buonissimo.

Il piatto caldo? Direi le braciole alla messinese…a prova di siciliano.

Agua Sancta
Corso Garibaldi, 110 – Milano 
@aguasancta

Fabio Morelli – Co-Founder

Come nasce Agua Sancta?

Agua Sancta nasce dall’amicizia tra Fabio Morelli e il cuoco messicano Juan Alessi.

Grazie all’aiuto dei due fratelli imprenditori HU proprietari del locale Chinesebox e all’inserimento nella squadra del bartender Christian Gazzoni, abbiamo voluto creare un luogo che punta sulla proposta drink& food latina.

Cosa si ordina da voi?

Noi siamo un cocktail bar con una selezione di taco e platillos messicani dall’influenza mediterranea. 
Il nostro locale è situato in Corso Garibaldi, crocevia di turisti e di abituè della movida milanese, che da noi possono rilassarsi bevendo un buon cocktail e gustare ricette autentiche messicane, proposte in sinergie a ingredienti nostrani che vanno a rendere internazionale un’esperienza locale.

Avete riaperto dopo un periodo di blocco, com’è stato tornare a lavoro?

La pausa imposta si è fatta sentire e anche se fisicamente siamo stati fermi per un mese, mentalmente ci siamo messi subito all’opera. Abbiamo sviluppato un app per il delivery, studiato e messo in atto una campagna di comunicazione e marketing puntando sui passaparola dei social, che ha fatto incrementare la nostra popolarità, in un momento in cui tutto il nostro settore, specialmente quello dei cocktail bar si stava fermando.
Abbiamo pianificato e realizzato un nuovo layout per il dehor esterno in modo da massimizzare i coperti per quando potremo riaprire. Stiamo rivedendo i turni dei dipendenti, in modo da garantire la loro sicurezza per lavorare insieme, allegramente, come piace a noi.

Appena potremo aprire, saremo operativi dalle 8:00 del mattino alle 5 del mattino dopo, dalla colazione fino all’alba.

Delivery, avete studiato un concept ad hoc? 

Per il delivery abbiamo da subito puntato sul concetto di aperitivo messicano e ora che è già passato più di un mese dall’inizio, proporremo una formula accattivante che comprende una porzione di guacamole e nachos accompagnati da 4 margarita al prezzo davvero conveniente. Inoltre con la pianificazione di un delivery notturno, stiamo preparando delle soluzioni che copriranno tutte le fasce orarie, anche quelle più impegnative.

 Quale è il vostro best seller?

Abbiamo ideato Aqua Sancta: un signature drink servito in un bicchiere a forma di teschio che prende il nome del locale, consiste in un margarita a base di tequila infusa agli agrumi, lime, triple sec e sciroppo d’agave, da accompagnare ai nostri tacos, in particolare il più venduto è il taco di tinga de pollo, che dopo l’assenza nel menu di quest’inverno ritornerà in quello estivo. 

Dallo sportivo all’uomo d’affari: ad ognuno il suo orologio

La perfezione non è di questo mondo, e questo concetto è valido anche per gli orologi da uomo. Non esiste infatti un modello che sia idoneo per ogni occasione, e tra l’altro molto spesso si dimentica che l’orologio stesso non è un semplice accessorio. Parliamo infatti di uno status symbol vero e proprio. Scegliere in mezzo al mare dei modelli in commercio può non risultare semplice, ma si devono tenere bene a mente alcune regole stilistiche e qualitative. Tutti gli orologi da uomo delle migliori marche su Bluespirit ad esempio, sono coperti da una garanzia di 24 mesi per qualsiasi difetto di conformità. Ad ogni modo, per scegliere il modello corretto è importante conoscere la propria personalità. Sportivi, uomini d’affari, impiegati alla scrivania di un ufficio: ad ogni uomo il suo modello.

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Orologio da uomo: lo sportivo
Come anticipato, ogni situazione richiede un preciso modello tra le migliori marche di orologi da uomo. È impensabile infatti che uno sportivo possa indossare un orologio elegante e viceversa. Addirittura esistono modelli che sono progettati in maniera specifica per alcune discipline sportive. Una persona amante della corsa ad esempio, potrebbe avere necessità di funzioni come il contapassi, il cardiofrequenzimetro e il contacalorie. Un alpinista invece, avrà bisogno di altimetro e barometro. Un sub infine, dovrà ricorrere ad un modello in grado di misurare la profondità dell’acqua. In comune, tutte queste tipologie hanno un certo tipo di progettazione, le dimensioni del quadrante digitale che solitamente sono piuttosto importanti, i cinturini in gomma, e una grande resistenza all’usura.

L’orologio perfetto per l’uomo d’affari

Un orologio sportivo con il cinturino in gomma non è certamente l’ideale per essere indossato dall’uomo d’affari. Le esigenze sono ben differenti, e in determinate occasioni l’apparenza è tutto. Innanzitutto, sono da mettere al bando i quadranti digitali. La scelta infatti, deve necessariamente ricadere su quelli analogici a lancette. In seconda battuta dobbiamo tenere presente che i cinturini metallici non sono idonei agli eventi eventi più formali. L’uomo d’affari infine, non dovrà scegliere cinturini in pelle grezza, perché questi sono destinati ad outfit casual.

Orologi da uomo: il tecnologico

Negli ultimi anni abbiamo assistito a una rivoluzione tecnologica che ha colpito anche il mondo degli orologi. Si sono quindi diffusi modelli che possono essere collegati agli smartphone attraverso la connessione bluetooth, divenendo una sorta di succursale di quest’ultimi. Antenna GPS, fotocamera, lettore mp3, cardiofrequenzimetro, gestione delle chiamate e degli SMS, controllo delle fasi del sonno: sono solamente una piccola parte di tutte le funzionalità di questi concentrati di tecnologia. In commercio possiamo trovare un numero pressoché indefinito di questi smartwatch, anche molto differenti tra loro nell’estetica. Dobbiamo ammettere che questi modelli, essendo così di tendenza, rompono in molti casi le regole tipiche dei dress code più comuni. Ad ogni modo, per determinate occasioni di classe, è sempre opportuno far ricadere la scelta su modelli più eleganti e meno sportivi.

Come indossare un orologio da uomo

Scegliere l’orologio perfetto per ogni occasione, può risultare complesso. A prescindere dalla tipologia però, è sempre opportuno optare per modelli di qualità, in grado di durare nel tempo, e non solo di misurarlo. In seconda battuta, anche il modo in cui si indossa un orologio è importante. Innanzitutto la scelta fra il polso sinistro è quello destro è personale, ma dovrebbe ricadere su quello debole, ovvero sulla mano meno utilizzata. L’orologio inoltre non deve essere portato né troppo stretto perché potrebbe risultare fastidioso, ma nemmeno troppo largo, perché non è elegante vederlo scendere di continuo verso la mano.

European Vampire: il nuovo mondo di Lorenzo Sutto

Il cantante e modello Lorenzo Sutto, e il producer Mark Ceiling hanno portato alla luce del mondo musicale il loro nuovo album European Vampire. La gemma che darà lo slancio a questo nuovo esperimento è Tom Ford, singolo che è stato lanciato il 5 maggio 2020. 

European Vampire è un progetto che trova nella profondità della passione e nella sua conseguente inesorabilità le colonne portanti di questa esperienza, forgiata dalla amicizia tra il cantante e modello Lorenzo Sutto e il producer Mark Ceiling. 

Proprio il cantante, aveva in cantiere questa idea sperimentale da molti anni, nella convinzione che tale progetto, si potesse incanalare più virtuosamente in un contesto segnato dalla fantasie cinematografiche che in una prospettiva musicale.

European Vampire è un coacervo di realtà che sembra non obbedire a nessuna regola precisa, la cui linearità è da scovare brano dopo brano, e così, veniamo toccati dalla personalità di un romantico antagonista simile a qualcuno che abbiamo già incontrato. 

Il vampiro rappresenta l’incarnazione delle forze sotterranee, divoratore di una luce che proietta un mondo corrotto e delirante, questo è EV. Esso perversa con la sua presenza gli evanescenti palcoscenici quotidiani, gli After party di moda, i giochi di potere e il loro piacevole godimento.

Il suo ruolo è di attento spettatore, con lo sguardo di chi ha negli occhi la brama di vivere, che rinasce ogni volta, e che invano cerca di dominare. EV è pervaso dalla consapevolezza delle sue nefandezze, e proprio la riconoscenza di esse, lo eleva fino a diventare uno spirito etereo, immateriale, condotto quasi alla trascendenza. 

Ogni traccia dell’album simboleggia un passo del percorso metaforico che vede coinvolto EV e, quindi, l’evoluzione di un essere che prima è stato traviato dalle leggi dell’immoralità per diventare, poi, lui stesso corruttore e solo alla fine capace di affrancarsi dalle corde della depravazione.

Tom Ford è la prorompente giovinezza che ha sete di potere, escogitando una fervida perfezione, intesa come il più alto senso di partecipazione alla vita: EV è una kermesse musicale che lascia spazio ad una fantasia distopica, costellata da quella frenetica dissolutezza che attira e cattura. Il legame con la moda appare evidente, oltre per l’omaggio dell’omonimo marchio, anche per l’uso della lingua francese che richiama i gli after party parigini. 

Dalle note che risvegliano una vivacità primordiale, accompagnate da un velato tono di malinconia, European Vampire sembra portarti a spasso nel tempo.

Eyewear: i modelli per i gentlemen moderni

Forme iconiche, lenti ultra high tech, design sofisticato, questa l’essenza dei nuovi occhiali da sole di tendenza per il perfetto gentleman moderno che ama lo stile e ha carattere, una personalità che si esprime attraverso scelte ben definite. Tanti i modelli che dettano i trend di stagione, da quelli che celebrano lo stile maschile “sartoriale” con montature classicheggianti, ai modelli più rock, passando per quelli dall’impronta futuristica con lenti colorate e dal design accattivante. 

Ecco una selezione di novità e pezzi iconici del mondo dell’eyewear. 

Nella gallery: Mykita, Italia Independent, Kyme, Fede Cheti, Rayban, Prada, Dolce & Gabbana, Giorgio Armani, Silhouette, Neubau, Izipizi.


MYKITA

Il brand propone modelli iconici con montature super moderne che strizzano l’occhio alle forme vintage e che interpretano un remake nuovo, fresco, anche attraverso le rifiniture, ora opaca, ora lucente. Ultraleggeri e super hi tech, gli occhiali contemplano diversi stili: il modello aviatore, declinato nelle versioni in oro con lenti verdi e in acciaio con lenti scure, a mascherina tondeggianti o squadrate, tondi con montature dal design avanguardistico. Come quelli della collezione creata in collaborazione con Maison Margiela che insieme reinterpretano le forme iconiche con una radicale sperimentazione e un approccio ai materiali unconventional

ITALIA INDEPENDENT

Il marchio italiano punta tutto sui materiali creando, tra le altre, una collezione totalmente in velluto, unisex e dal carattere moderno, con lenti sfumate, e design iconico. Ultraleggeri e dal carattere vintage, le proposte della Capsule Collection “Satisfaction”: i modelli sono ispirati alle atmosfere anni ’70 e al mito delle rock star pensati per chi vuol dimostrare a tutti la propria personalità, camaleontica ma fedele allo stile originale. 

KYME

Design italiano, carattere cosmopolita, le linee di occhiali da sole del brand Made in Italy sono ispirate ai modelli classici ma con un twist tutto moderno. Tante le novità: dai modelli rounded con lenti fumé, a quelli dalle montature maculate e declinate in diverse tonalità. Non mancano i modelli dalla forma più squadrata con lenti colorate e montature ultraleggere. 

FEDE CHETI 

Tra gli accessori ‘essentials’ dello stile maschile non possono mancare le lenti da vista creati con materiali pregiati e che sfoggiano una particolare identità, grazie al design delle montature come quelle tonde declinate in varie nuance che vanno dal blu scuro al cobalto. Non mancano i modelli più casual, con montature più quadrate e i colori più accesi come il verde acido con lenti fume a contrasto. Fede Cheti coniuga tradizione ed heritage con un occhio puntato sui materiali utilizzati per la creazione delle Line, come anche il mood, fresco, giovanile, nuovo. 

PRADA

Geometrici e dal design contemporaneo, Prada ci propone un modello, declinato in varie palette, super squadrato con una forma geometrica definita e dalla montatura in metallo, le aste ultraleggere e una versione pop, direttamente dalla passerella. 

DOLCE & GABBANA

Le proposte del duo italiano celebrano lo stile da gentleman maschile che ama i dettagli e i vezzi di stile. Proprio come le loro proposte: i celebri modelli classici sono declinati in varie tonalità, dal marrone, al nero, passando per il grigio e il blu notte. Forme iconiche come quelle da aviatore, tonde, squadrate o a mascherina che celebrano lo stile casual e classico allo stesso tempo con un’impronta tutta italiana. 

GIORGIO ARMANI 

Stile inconfondibile e audacia nel design, i modelli di Giorgio Armani hanno un effetto “eye-catching” grazie a trasparenze, metalli utilizzati e texture che delineano i profili degli occhiali da sole della nuova stagione. 

Direttamente dalle passerelle, la linea si presenta con i più svariati modelli: da quelli in stile vintage con rifiniture in oro, a quelle ispirati alla moda contemporanea creano un effetto modellante del viso grazie alla loro particolare forma, passando per i modelli iconici e in stile sartoriale con un forte richiamo all’heritage del marchio. 

SILHOUETTE 

La collezione Futura per Silhouette si presenta come una reinterpretazione in edizione limitata di Futura eyewear, un classico cult degli anni ‘70, con il suo stile futurista. Un’icona nel campo dell’eyewear da sole che oggi rivive una nuova luce grazie a una rivisitazione. Questa nuova collezione unisce il glamour tipico degli anni ’70 e le tecnologie ultralight del futuro. La palette di colori si attenua rispetto alla prima versione progettata, e le lenti particolari permettono di percepire i colori in maniera brillanti con contrasto intensificato. 

NEUBAU (Ecosostenibili) 

Innovativa e dal design futuristico, la collezione del brand Neubau, Côte du Soleil, brand che ha messo a punto il primo procedimento di stampa 3D per i suoi occhiali utilizzando un materiale totalmente naturale, attraverso il ‘Natural 3D’. Una collezione, quindi, 100% biobased che utilizza un olio estratto dai semi della pianta di ricino, che viene polverizzato. La stampante 3D realizza strato dopo strato la montatura senza alcuno scarto e il materiale in eccesso viene riutilizzato nelle produzioni successive.

Tre modelli occhiali da sole che celebrano il mito della riviera francese degli anni Sessanta con un richiamo al film cult di Jacques Deray “La Piscina”.

IZIPIZI

Colori vivaci e delicati che uniscono il minerale e il fruttato. Una collezione in movimento, con la novità che le stanghette sono lavorate come onde, donando un tocco di leggerezza ai diversi modelli. Giochi di texture tra le stanghette e la montatura, questa nuova collezione ispirata alla natura ritmerà l’estate con 5 colori inediti.

Orologi d’alta gamma: le proposte dalle Maison

L’alta orologeria ci porta in un viaggio attraverso il mondo dei segnatempo, oggi sempre più orientati verso il futuro. Il design, le prodezze tecniche, i materiali utilizzati raccontano storie di alta manifattura, passione, stile.

Si perché le nuove proposte dai maestri orologiai stupiscono e incantano per le loro caratteristiche più uniche che rare, tra materiali pregiati e sfide tech vi presentiamo i nuovi orologi di alta gamma per gli uomini che amano completare il proprio look con un vezzo di stile senzatempo. Ecco la nostra selezione. 

SEIKO

La maison che nel mondo dell’ orologeria si è distinta per aver creato segnatempo ancora oggi cult, arricchisce la scia dei classici con le creazioni della linea Presage, i tre modelli Prestige: quello dal calibro 6L35 con cassa in acciaio antigraffio da 39,5 mm, con quadrante nero intenso realizzato con un particolare rivestimento in lacca Uruguay  derivato da una linfa d’albero giapponese anti corrosione.

Gli altri due, invece, sono realizzati in collaborazione con i maestri di Riki Watanabe, master giapponese nella creazione di orologi ad alta qualità. Stile lineare e moderno, entrambi montati con un calibro 6R35, con una riserva di carica pari a 70 ore. 

Quadrante smaltato disponibile in due colori bianco e marrone, vetro zaffiro bombato antiriflesso, cinturino in pelle di cavallo, nero per il quadrante bianco e marrone per la versione dello stesso colore. 

F.P. JOURNE 

Tra le invenzioni iconiche della maison c’è sicuramente l’aver realizzato orologi da polso altrettanto iconici che funzionano con l’apporto della risonanza acustica: due movimenti indipendenti installati uno accanto all’altro, assorbono la loro energia separatamente e dividono il tempo attraverso due bilancieri ritmati in opposizione che, per il fenomeni della risonanza, si sincronizzano.

Il suo Chronometre á Résonance , creato nel 2000, oggi rivive una nuova luce sviluppando con altrettanta precisione le funzioni principali e i meccanismi. Tra le caratteristiche il brand punta sulla cassa (dal diametro di 40 o 42 mm) in platino o in oro e il quadrante in oro bianco o oro. Le due lancette sono in argento guilloché cloud de Paris e il bracciale in pelle, oro o platino. 

HUGO BOSS 

Stile minuzioso e design, Hugo Boss lancia un orologio dal profilo classico della linea #Dare , per coloro che amano le sfide difficili. Il modello del brand riprende i codici classici dell’orologeria rileggendoli con un occhio nuovo e innovativo: il quadrante su due livelli ha indici in rilievo e lancette abbinati anche alla ghiera. Il quadrante blu notte viene abbinato al cinturino in pelle chiara. 

Ma c’è di più: Hugo Boss lancia anche BOSS Horizon, un orologio tributo al design moderno, con dettagli minimal e super slim. Eleganza total black, con maglia sottile che completa la forma della cassa.

Sono i segnatempo della Casual Collection di HUGO, sintesi perfetta della personalità e dello stile unconventional di chi li sceglie come il cronografo Invent, dal design essenziale e dalle linee pulite, che gioca con le combinazioni di colori a contrasto e affida la fantasia al cinturino, da scegliere nella versione a maglie lucide oppure nel modello in pelle decorata con logo.

L’attenzione si ferma sulle lancette a cromie pop che risaltano sul quadrante testurizzato di 46 mm di diametro e sugli indici sovradimensionati: un combo perfetta che diventa finitura casual di una creatività con la quale misurare anche lo scorrere del tempo.

Intervista a Moisé Curia

Moisé Curia, è un attore giovane con un curriculum vitae di tutto conto, ha in iziato a lavorare appena uscito dal Centro sperimentale di Roma, e come dice lui, è anche stato molto fortunato, aggiungo un vero talento.

Di origine calabrese, dopo aver iniziato da una gavetta particolare ovvero facendo l’artista di strada con la serie TV “Braccialetti rossi” raggiunge il pubblico italiano facendo breccia al cuore di tutti.

Lo abbiamo apprezzato in “Pezzi Unici” diretto da Cinzia TH Torrini al fianco di Sergio Castellitto, di cui si attende una speranzosa seconda stagione visto il successo della prima.

Hai sempre avuto la passione per la recitazione?

Direi proprio di sì e la conferma la ebbi dopo essere stato accettato al centro sperimentale di Roma, e proprio frequentando I corsi di recitazione incontrai Giacomo Campiotti, il quale stava per girare una miniserie per Raiuno “Non è mai troppo tardi”.

Era il mio primo provino appena uscito dall’Accademia, lo presi e diventare uno dei protagonisti della serie.

Il tuo picco di popolarità lo raggiungi con la serie cult “Braccialetti Rossi”…

Proprio lo stesso regista Giacomo o a chiamarmi ad interpretare uno dei personaggi della serie di Raiuno “braccialetti rossi”, da quel momento a me e a tutti gli altri ragazzi del cast posso dire che hai cambiato la vita. È stato quasi uno shock passare dall’essere un signor nessuno all’essere riconosciuto continuamente per la strada. E dopo questa esperienza sono iniziate ad arrivare proposte lavorative veramente interessanti.

Sei reduce da un grande successo di Rai1, te lo aspettavi?

Si, aver avuto l’opportunità di lavorare con una grande regista come Cinzia TH Torrini in “Pezzi Unici”, è stata un’esperienza meravigliosa, non c’è ancora nulla di confermato però visti gli ascolti della serie ci sono tutti presupposti per una seconda.

Cinzia lascia molta libertà agli attori ma appena esci dall’idea che lei si è fatta del personaggio si incazza veramente tantissimo, devo ammettere che mi ha sgridato parecchie volte. Il ritmo thriller che ha voluto dare alla storia credo che sia la componente che ha tenuto i telespettatori inchiodati alla domenica sera.

Parlami del tuo film in uscita, appena riapriranno i cinema..

È un film molto duro, in quanto è una denuncia contro la pedofilia. Il mio personaggio è veramente difficile in quanto interpreto il rapitore della bambina non che il pedofilo.

Nel film in generale non viene nulla di esplicito e tutto implicito, un ruolo decisamente lontano da me, un tossico un pazzo un pervertito, senza svelare troppo posso dire che in tutto questo malessere c’è anche una sorta di poesia.

Nel cast insieme a me c’è Valeria Golino, c’è Cosima Stratan che ha vinto la Palma d’oro a Cannes con un film che si chiama oltre le colline, e poi molte star da Ukraina e tedesche in quanto il film è tutto girato nell’est Europa.

Che rapporto hai con la moda?

A me piace tantissimo la moda, mi è capitato svariate volte di partecipare a servizi fotografici di moda e devo dire che mi diverto tantissimo, infatti a volte mi confronto con la mia fidanzata su come vestirmi e devo ammettere che è una passione per il tessuto delle camicie.

Cosa ti rende più felice nella vita?

Sicuramente la mia fidanzata Lara, è stato un incontro bellissimo, pensavo di aver raggiunto tanti obiettivi nella mia vita, invece quando l’ho incontrata in un locale a Torino ho capito che forse mi manca qualcosa.

Ma la cosa più bella è che quell’incontro non è mai terminato siamo stati legati fin dal primo momento.

E cosa ti fa arrabbiare di più?

Non amo che non ha il coraggio di parlare in faccia, amo la chiarezza, soprattutto in un ambiente artistico. Mi infastidiscono le persone che arrivano ad un obiettivo per non so quale motivo senza lo studio la preparazione e la professionalità.

La tua vacanza ideale?

Sono nato a Rossano Calabro, quindi per me in una vacanza ci deve essere per forza al mare. Se dovessi cambiare vita andrei a vivere ai Caraibi con solo il mare davanti a me e la mia fidanzata al mio fianco.

Manintown Live Talks

Appuntamento fisso di questo periodo sono le dirette instagram settimanali sulla nostra pagina @manintownofficial per raccontare volti noti e talenti emergenti del mondo del cinema, sport, food e cultura. Ecco gli appuntamenti di questa settimana da non perdere!

Miguel Gobbo Diaz

Miguel è un attore originario di Santo Domingo, ma naturalizzato italiano. Dopo essersi diplomato al Centro Sperimentale di Roma, ha preso parte nel film La grande rabbia di Claudio Fragasso come protagonista diventando sempre più popolare. È molto attivo anche sui social: nel suo profilo instagram, infatti, il giovane pubblica foto che riguardano il suo lavoro e le altre sue passioni, tra cui la chitarra.

Venerdì 22 Maggio alle 17.30 in dialogo con @fabrizioimas

Federico Massaro

Federico è un giovane modello milanese che negli ultimi anni è diventato tra i volti maschili preferiti dai brand e sullo scenario social, anche grazie alle sue campagne per Dolce & Gabbana.

Sabato 23 Maggio alle 17.30 in dialogo con @manuelscrima

Hennessy lancia la sua nuova piattaforma digitale

Luoghi, persone, Savoir faire attraverso una serie di contenuti che uniscono arte, intrattenimento, web series live e TUTORIAL, questa l’essenza del nuovo sito di Hennessy, maison tra leader nella produzione di cognac. Nasce hennessy.com. 

Un hub digitale globale per rimanere in contatto con i propri seguaci, è questo il motivo che ha spinto la maison Hennessy a creare un sito web che conta già tante visualizzazioni.  “Il nuovissimo Hennessy.com – spiega Laurent Boillot, Presidente e managing director della maison- rafforzerà le capacità di interazione e scambio con la nostra community: dall’illustrare come nasce un cognac allo svelare collaborazioni entusiasmanti con personalità artistiche importanti, provenienti da ogni campo creativo”.

Tra le collaborazioni con diversi artisti si possono ammirare: il pezzo monumentale creato dall’artista Zhang Huan per il Capodanno cinese, le limited Edition di street artists come Felipe Pantone e Vhils, il regista Ridley Scott solo per citarne alcuni. 

Insomma una novità per tutti gli appassionati che sicuramente vi terrà incollati al vostro schermo grazie alle tante news che Hennessy veicolerà attraverso la sua nuova piattaforma con contenuti che sveleranno i segreti e il know how dietro l’arte della creazione del cognac.

Ma non solo, la maison vi porterà anche attraverso l’originale mondo dei cocktail, con tutorial e masterclass che sveleranno particolari dell’arte della miscelazione e nello specifico su come creare cocktail storici anche a casa. 

L’attenzione che genera il cambiamento: Nicola Lamberti

Ambientalista, influencer e futuro ingegnere – abbiamo intervistato Nicola Lamberti.

Su instagram parla di sostenibilità, di consapevolezza, d’impegno civico e di come possiamo contribuire positivamente e regolarmente ad aiutare il nostro pianeta.

Ci racconta com’è nato il suo amore e il rispetto per la natura, di come la moda può essere eticamente sostenibile e di come il green-washing è un’arma imperdonabile.

Le sue foto e i suoi messaggi ricordano che ogni giorno facciamo delle scelte e queste possono mettere in pericolo o salvare il nostro futuro. 

Ig: @lambert.nic

Parlaci di te, come nasce la tua attenzione alla sostenibilità?

Fin da piccolo ho amato la natura incondizionatamente; leggevo riviste e libri che parlavano di ambiente, scienza e attualità – m’informavo – poi quando ne avevo la possibilità, spingevo i miei familiari a fare gite fuori porta ed escursioni. 

Mi piace stare all’aperto, ammirare la natura, la bellezza che ci circonda e la terra, il contatto con qualcosa che devi salvaguardare, mi fa stare bene.

In questi anni ho imparato diverse discipline legate alla natura come: il surf, lo snowboard, l’arrampicata e ognuna di queste ha suscitato in me una sempre maggiore sensibilità sul tema della sostenibilità ambientale. 

Che cosa fai tutti i giorni per dare il tuo contributo?

Sono un amante della conoscenza, credo che da questa possa nascere il cambiamento di cui ognuno di noi ha bisogno, per cui ogni giorno m’informo e cerco di migliorarmi. 

Dalla scelta di usare un semplice spazzolino in bamboo, alla partecipazione a un evento che sensibilizza lo spreco alimentare. 

Tutto quello che faccio poi, in questo momento in cui i social hanno un notevole impatto sulla comunità, lo condivido con i miei cari e sui miei canali. 

Secondo te ci stiamo impegnando abbastanza da salvare la terra?

A mio parere sembra stiamo percorrendo la strada giusta, anche se siamo ancora ben lontani dal nostro obiettivo. 

Noi giovani abbiamo ben compreso la problematica ambientale ma la questione potrebbe non essere del tutto chiara per tutti.

Nel 2015 abbiamo partecipato al summit di Parigi, condividendo e accettando l’accordo di restare sotto i 2°C. Secondo le analisi dell’associazione ambientalista sarebbero 14,3 i miliardi di euro l’anno che potrebbero essere eliminati o rimodulati, in modo da incentivare l’innovazione e ridurre le emissioni e invece, vengono disposti come sussidio alle fonti fossili.

Pensi che e qualcuno non prenda troppo sul serio questa situazione?

Negli ultimi periodi è semplice trovarci di fronte a delle campagne pubblicitarie ingannevoli. 

La problematica ambientale fa scalpore negli animi umani e questo implica che ogni azienda cerca in qualche modo di essere sostenibile, ma sappiamo che il green-washing è uno dei fenomeni più diffusi in questo periodo.

Come possono i consumatori essere più attenti?

Ogni giorno noi consumatori abbiamo la possibilità di scegliere se essere attenti o no. 

Al supermercato abbiamo la possibilità di comprare prodotti a km zero, abbiamo la possibilità di evitare di comprare prodotti confezionati con la plastica, abbiamo la possibilità di scegliere di muoverci con mezzi di trasporto pubblici o comunque meno inquinanti, abbiamo la possibilità di comprare capi sostenibili. 

Poi avremmo tanti doveri quotidiani, più che possibilità, come fare la raccolta differenziata, evitare di buttare le sigarette a terra e tante altre cattive abitudini che andrebbero superate.

Parliamo di moda sostenibile, in che direzione stiamo andando?

L’industria del fashion è il secondo settore più inquinante al mondo ed io credo che, essendo l’italia, la capitale della moda, la direzione che stiamo prendendo è ottima. 

CNMI sta sostenendo l’industria tessile sostenibile, e le numerose startup che puntano in quella direzione. 

Molti grandi marchi italiani hanno presentato capsule collection sostenibili e io mi auguro che nei prossimi mesi rendano anche tracciabile la produzione in filiera, in modo da essere sempre di più trasparenti. 

Ci sono dei brand che apprezzi per la loro visione ecologica ed etica?

Negli ultimi mesi ho conosciuto moltissime start-up sostenibili italiane. 

Ho collaborato con “Acbc” che produce scarpe completamente scomponibili e sostenibili.

Al WSM di Gennaio ho conosciuto i ragazzi di “Staiy” una piattaforma e-commerce completamente dedicata allo shopping sostenibile. 

Sono entrato in contatto con “WeAreWuuls” che oltre a produrre in modo sostenibile  compensano il loro impatto ambientale donando il 5% del loro ricavato all’associazione per la conservazione dell’orso marsicano tipico dell’Abruzzo.

Che consigli ci daresti per rispettare di più il pianeta? 

Per l’Earth Day ho chiesto alla mia community di instagram a cosa non sarebbero disposti a rinunciare della terra; ognuno di loro mi ha risposto con una foto oppure un pensiero. 

Ho scritto una lettera e li ho taggati tutti. 

Il giorno dopo ho chiesto ad ognuno di loro, cosa da quel giorno, avrebbero promesso di fare per non perdere quello che più gli piace della terra. 

A volte credo che ci manchi la consapevolezza dei nostri piccoli gesti quotidiani, e proprio qui io mi sento di dare il mio consiglio, sono questi gesti a fare la differenza. 

Diventare consapevoli e conoscere cosa accade nella “nostra” via, nel “nostro” quartiere, nella “nostra” città, è fondamentale perché la conoscenza genera attenzione e l’attenzione genera cambiamento

Cuffie wireless cosa sapere prima di comprarle

In commercio ci sono tante versioni di cuffie wireless, è più difficile comprare quelle giuste per le proprie esigenze. Le cuffie wireless sono auricolari senza fili e hanno costi e caratteristiche diverse. Per un non esperto non è facile scegliere il modello per questo in questa mini guida vi vogliamo dare alcune informazioni utili da sapere prima di comprarle.

4 cose da sapere prima di comprare le Cuffie Wireless

Qualità audio

La prima cosa da considerare nell’acquisto di cuffie wireless è la qualità audio, in fondo le cuffie con o senza fili nascono per riprodurre, suoni, musica e chiamate. Per chi è amante delle cuffie coi fili la prima cosa da considerare è che le cuffie coi fili hanno una qualità audio maggiore, rispetto alle cuffie wireless, quindi per avere la stessa riproduzione audio e non rimanere delusi, evitate di considerare un prodotto a basso costo. Puntate su un modello più costoso e con prestazioni più alte.

Controllo delle cuffie wireless

Un aspetto molto importante per le cuffie wireless sono i controlli. Se siamo abituati a cambiare canzone, a rispondere a una chiamata o ad aumentare volume con un semplice tocco è importante scegliere una cuffia senza fili che abbia queste funzioni. Spendendo un po’ di più si può comprare un modello con sensori touch.

Compatibilità con altri dispositivi

Un altro aspetto fondamentale è la compatibilità delle cuffie con altri dispositivi. Ovvero quelli con i quali si potrà connettere tramite Bluetooth. Alcune cuffie, più moderne, usano anche l’NFC per collegarsi a uno smartphone.

Autonomia delle cuffie

Passiamo ora a un aspetto fondamentale che varia in base alle nostre esigenze: la durata della batteria. L’ideale è un modello che abbia autonomia dalle 4 alle 7 ore, in particolare se le usate per lavorare tutto il giorno. Le cuffie wireless con una durata superiore alle 10 ore di autonomia rientrano nelle top di gamma.

Tipo di connessione

Nel momento in cui si valuta l’acquisto di cuffie senza fili è fondamentale sceglierle in base al tipo di connessione. Vi sono quelle a infrarossi che non permettono molta capacità di movimento, di solito entro 10 metri. A seguire vi sono quelle a radiofrequenza e quelle Bluetooth. Quindi valutate di quanto vi dovete spostare mentre le utilizzate e sulla base di questo parametro selezionate quelle che farebbero al caso vostro.

Valutazioni personali da fare prima di acquistare le cuffie wireless

Infine vi ricordiamo di porvi queste domande e di rispondervi sulla base delle vostre risposte sarete indirizzati ancora meglio all’acquisto delle cuffie wireless che vi possono servire:

  • per cosa vi servono le cuffie? Ascoltare musica, lavoro, scuola, gaming, conferenze online sport …
  • dovete collegarle alla TV? Al PC? Smartphone?
  • Cuffia tradizionale o auricolare?
  • Budget a disposizione?

Auto elettriche 2020: 7 modelli in uscita

Nonostante le auto elettriche esistano già da molto tempo, sembrerebbe che il 2020 sia l’anno ideale per acquistare un’auto elettrica a buon prezzo.

Sono in arrivo infatti diversi incentivi nazionali di cui poter beneficiare per passare ad un’auto ibrida. Tra l’altro, quest’anno l’offerta è molto variegata. Vediamo allora i migliori modelli di auto elettriche da non perdere per il 2020.

7 modelli di auto elettriche da non perdere nel 2020

1. ID Volkswagen 3

Questa berlina dalle dimensioni di una Golf, è costruita su una piattaforma a motore posteriore completamente nuovo, beneficia di un passo lungo e aumenta lo spazio in cabina. Eccelle in termini di manovrabilità e risposta a bassa velocità e, sembrerebbe colpire gli alti standard anche per quanto riguarda la raffinatezza di guida.

2. Peugeot e-208

La versione completamente elettrica della 208 supermini, è una delle novità più eccitanti in arrivo quest’anno. Ottime sia le sue prestazioni che la praticità di guida. Una favolosa ibrida dagli interni molto eleganti e raffinati.

3. Hyundai Kona Electric 64kWh

Questa vettura viene fornita con prestazioni accelerative molto più forti rispetto ai suoi rivali. Oltre ad essere abbastanza veloce, la Kona Electric risulta anche molto pratica e maneggevole. Il suo abitacolo è leggermente ribassato e restrittivo, mentre le sue gomme sono a basso attrito.

4. Kia Soul EV

Il crossover compatto e squadrato di Kia ritorna per la terza generazione sotto forma di veicolo elettrico. Pur non essendo particolarmente sportiva, la Kia Soul EV si guida bene e ha un fascino stilistico che non passa di certo inosservato.

5. Nissan Leaf

Il 2020 sarà anche l’anno della nuova Nissan Leaf con un 25% di aumento della capacità di batteria. Il modello è anche più potente rispetto ai precedenti e offre un’esperienza di guida fluida e confortevole.

6. Renault Zoe

La Renault lancia sul mercato la Renault Zoe una citycar elettrica con un restyling rinnovato. Monta una batteria da 52 kWh e autonomia che arriva sino a quasi 390 km.

7. Volvo XC40

La casa automobilistica svedese per la prima volta punta su una vettura elettrica la Volvo XC40. Un crossover elegante, con trazione integrale, due motori elettrici per ogni asse. Potenza complessiva 408 cavalli, con un’autonomia di 400 km.

Ricetta per fare il pane a casa a prova di uomo

Il pane è un cibo che non manca su quasi nessuna tavola, accompagna diversi cibi fra cui in particolare affettati, formaggi e verdure.

Farlo a casa non è difficile, richiede solo tanto amore durante la preparazione dell’impasto e un buon forno per la cottura.  Se disponete di un forno a legna da esterno, ovviamente è consigliato cucinarlo li.

Le ricette per realizzare il pane a casa sono diverse, ogni tradizione tramanda le sue modalità di preparazione da nord a sud d’Italia. Senz’altro gli ingredienti base sono: farina, sale e acqua.

Vediamo una ricetta per fare il pane a casa a prova di uomo.

Come fare il pane a casa a prova di uomo

Ingredienti per una pagnotta

  • 300 gr di farina 00
  • 100 gr di farina di semola
  • 1 cucchiaino di Sale
  • 1 cucchiaio di Olio extra vergine di oliva
  • 200 ml Acqua tiepida
  • Lievito di birra (o lievito madre)
  • Zucchero un pizzico

Preparazione del pane a casa

Mettere la farina 00setacciandola in una terrina di medie dimensioni, aggiungervi il sale e mescolare. Aggiungere poi la farina di semola e unire gli ingredienti fra loro. Preparare una tazza con acqua e intiepidirla, sciogliervi ora all’interno il lievito di birra e una punta di cucchiaino di zucchero. Mescolare sino a sciogliere lievito di birra e zucchero.

Unire ora l’acqua con zucchero e lievito alla farina e mescolare sino ad amalgamare il tutto.

Ora cospargere il piano di lavoro con un po’ di farina e porre il composto sopra, impastare il tutto sino ad ottenere una pagnotta uniforme che non sia né troppo molle né troppo dura. Più si impasta migliore sarà il risultato finale.

Mettere la pagnotta ottenuta nella ciotola e coprirla con carta velina, lasciare riposare in frigorifero per 24h. Tirarla fuori e tenerla a temperatura ambiente, sempre coperta con carta velina, per 2h. A questo punto porre la pagnotta su una teglia da forno su una base di carta da forno e inciderla a piacere a croce o a strisce lunghe.

Infornare, in forno preriscaldato a 200°, e cuocere per circa 30 minuti in forno ventilato.

Lasciate raffreddare e consumare, o a piacere mangiare il pane anche caldo.

La pagnotta di pane si può conservarsi per 3 giorni se ben riposta in un sacchetto per il pane o potete congelarla a fette e consumare quando serve semplicemente scongelando a temperatura ambiente o nel forno.

5 migliori film con Tom Hanks da vedere e rivedere

Tom Hanks è stato uno degli attori più premiati a Holliwood, ha recitato ruoli lasciando il segno, e non c’è un solo film di Tom Hanks che non meriti di essere visto almeno una volta. Fare una lista ei migliori non è senz’altro facile ecco quelli che abbiamo scelto di consigliarvi.

5 migliori film con Tom Hanks

Philadelphia

Questo film è memorabile perché è la prima volta che viene raccontata la storia una persona affetta da Aids. Tom Hanks interpreta la parte di un avvocato omosessuale malato di aids, che fa causa al proprio studio legale per averlo licenziato a causa della malattia. Fu un film epocale perché dava un volto a un flagello come l’Aids, valse il suo primo premio oscar e innumerevoli premi in giro per il mondo.

Forrest Gump

Un film molto particolare in cui Tom Hanks, un uomo dall’apparente aspetto di disabile, percorre le epoche e i migliori eventi della storia contemporanea. Come non ricordare le sue battute e gli incontri memorabili con i personaggi della storia americana. La fra più famosa del film passata alla storia è “La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita” Da rivedere non una ma mille volte.

Salvate il soldato Ryan

La pellicola, incentrata sullo sbarco in Normadia nel 6 giugno 1944, ottiene buoni consensi di critica e ottimi incassi. La missione è salvare il giovane soldato americano James Francis Ryan.

Il miglio verde

Un film pietra miliare nella storia del cinema americano. In questo film Hanks interpreta Paul Edgecomb ex capo delle guardie del braccio della morte nel penitenziario di Cold Mountain, che racconta le vicende della “permanenza” presso il carcere di John Coffey. Uomo di colore alto due metri, condannato a morte per il brutale omicidio di due gemelline di nove anni.

Cast Away

Pellicola del 2001, il regista è Robert Zemeckis, racconta di un dirigente dalla promettente carriera che si ferma all’improvviso durante un viaggio di lavoro in Malesia, quando un incidente aereo lo conduce su un’isola deserta nel bel mezzo dell’oceano.

Il racconto prosegue raccontando come Chuck riesce a sopravvivere disperso e solo su un’isola deserta. Questo è stato uno dei ruoli più impegnativi di Tom Hanks, ma di una riuscita a dir poco straordinaria.

Ci sarebbero tanti altri film per proseguire la lista.

Qual è il tuo film preferito interpretato da Tom Hanks?

Burlesque: dove nasce e chi sono le ballerine più famose?

Il burlesque è senz’altro uno degli show più famosi e seguiti al mondo. Nasce in Inghilterra, intorno al XVIII secolo, ed è caratterizzato da balli con un sottile umorismo e un po’ di nudità. Ovviamente, questo genere di spettacolo – che potremmo definire satirico – fece non poco scalpore a quei tempi; ciononostante ben presto divenne un vero fenomeno di massa.

Ecco chi sono le ballerine di burlesque più famose in tutto il mondo.

5 Ballerine di burlesque famose

Sally Rand

Una delle ballerine burlesque più famose di tutto il mondo è sicuramente Sally Rand. La bellissima e super affascinante ballerina anni 30 sapeva spogliarsi con sensualità ed ironia – come poche altre – ed era sempre estremamente femminile e mai volgare. Oltre che danzatrice, Sally fu anche una brillante attrice hollywoodiana. La sua vita privata è nota al grande pubblico soprattutto per essersi sposata più volte (ben 4 per l’esattezza). Morì nel 1979 lasciando un piacevole ricordo tra i suoi fans.

Heather Renée Sweet

Heather Renée Sweet, nota con lo pseudonimo di Dita Von Teese, è una ballerina burlesque degli anni 2000 divenuta famosa per aver portato sul parco una performance del tutto nuova: il fetish softcore. D’altra parte, Heather amava particolarmente lo stile pin up tipico degli anni 40 che portava spesso nei suoi spettacoli. La bella statunitense è stata anche una modella fetish e showgirl. Il suo look retrò con capelli nero corvini (tinti il suo colore naturale era biondo) e le labbra rosso scarlatto l’hanno sempre caratterizzata. Conosciuta anche nel mondo dello spettacolo per essere stata sposata con Marilyn Manson.

Gypsy Rose Lee

Conosciuta con il nome d’arte di Rose Louis Hovick, la statunitense Gipsy Rose Lee negli anni trenta ricevette il titolo di “Regina dello spogliarello”. Potremmo quasi definirla la ballerina di burlesque più famosa di tutti i tempi, tanto da aver ispirato poi le future ballerine​ pin-up​ Betty Grable e Tempest Storm.

Marie Luise Fuller

Questa ballerina conosciuta nel mondo col nome di Loïe Fuller fu prima di tutto una danzatrice in teatro che diventò a seguire una ballerina di burlesque. E’ stata fra le donne del primo ‘900 ad essere considerata fra quelle che lanciarono la danza post moderna con coreografie colorate e abiti larghi e ampi realizzati in seta.

Chi è Eric Yuan fondatore di zoom

La pandemia da covid-19 ha obbligato molte persone a familiarizzare all’improvviso con strumenti come le videochiamate sicuramente diffuse già prima, ma non considerati “popolari”.

Tra le piattaforme che più si sono fatte notare in questo settore, anche in Italia, c’è sicuramente Zoom. Scopriamo di più sul suo fondatore Eric Yuan.

Eric Yuan chi è

Il fondatore di Zoom è tra le 178 persone diventate miliardarie nel corso dell’ultimo anno.

La storia di Eric Yuan inizia però molto lontano da miliardi e tecnologie a disposizione di milioni di persone in tutto il mondo. Figlio di ingegneri minerari, nasce nella provincia dello Shandong. Alla Shandong University of Science & Technology studia matematica applicata e informatica, prima di sposarsi a 22 anni mentre sta frequentando un master.

Sono proprio gli anni dell’università e del fidanzamento, con quella che sarà poi sua moglie, a dare a Eric la scintilla per immaginare Zoom, come racconta lui stesso nel 2017.

“Ho immaginato per la prima volta Zoom quando ero una matricola universitaria in Cina e dovevo fare un viaggio di dieci ore in treno per vedere la mia ragazza. Detestavo quei viaggi e immaginavo altri modi in cui avrei potuto parlare con lei senza essere per forza costretto a quel genere di spostamenti”.

Nel 1997 Eric ottiene il via libera per andare in America grazie a un impiego come ingegnere presso WebEx, società nata da un paio di anni che aveva come obiettivo la realizzazione di un sistema per permettere riunioni online.

Nel 2010 Eric comincia a porsi delle domande, causa anche la sua insoddisfazione, e arriva alla conclusione che il servizio offerto da Cisco/WebEx, secondo lui, non è all’altezza.

Così nel 2011, Eric Yuan lascia Cisco dopo un anno passato a provare a convincere i propri capi della necessità di migliorare la piattaforma. La moglie non manca di sollevare qualche dubbio, a cui però Eric risponde così: “So che ora diventa un viaggio lungo e molto difficile, ma se non ci provo, so che me ne pentirò”.

Per i primi due anni la società era di fatto solo un piccolo team composto da altri ingegneri che avevano lasciato la Cisco, esattamente come lui.

Siamo nel 2019 quando è il momento della quotazione al Nasdaq e a seguire all’inizio di quest’anno (2020) ecco che Zoom raggiunge la sua popolarità e con lui il suo fondatore.

Ken il Guerriero: dove vederlo in streaming

Ken il Guerriero è un manga realizzato da Tetsuo Hara e Buronson, uscito per la prima volta in Giappone nel 1983. Sono state realizzate due serie animate e un lungometraggio animato oltre a ben 5 film che sono usciti dal 2006 al 2008.

Questo manga unisce al suo interno le arti marziali, tristezza, amore, amicizia, dolore e sacrificio. Ha avuto molto successo fra gli anni 80 e 90 in Italia su tutti i palinsesti, dove è apparso per la prima volta nel 1987.

Ken il Guerriero – La leggenda di Hokuto è uscito in Italia la prima volta nel luglio 2008.

Non li hai ancora visti? O li hai visti e li vuoi rivedere? Puoi farlo vedendo Ken il Gurriero in streaming. Ecco dove

Dove vedere in streaming Ken il Guerriero

Su Netflix dal 1° Febbraio 2020 puoi vedere tutti e 5 i film della saga Ken il Guerriero-La Leggenda.

Altre piattaforme su cui vedere la saga sono Tim Vision a noleggio, su Rakuten TV sempre a noleggio e su Prime Video in abbonamento.

Ogni film ha una sua storia da raccontare con sempre come protagonista Kenshiro e sono:

  1. Ken il Guerriero – La leggenda di Hokuto
    Kenshiro decide di combattere contro il Sacro Imperatore, che si autoproclamato. Il tutto finirà in un duello con lo stesso.
  2. Ken il Guerriero – La leggenda di Julia
    Julia deve affrontare il suo destino con il suo amico fedele cane Tobi. Kenshiro, Rei e suo fratello Ryuga sono delle figure importanti per la ragazza.
  3. Ken il Guerriero – La leggenda di Raoul
    Kenshiro si vede affrontare da suo fratello maggiore Raoul e quest’ultimo affronta anche l’esercito con a capo Nanto.
  4. Ken il Guerriero – La leggenda di Toki
    Toki non può più nascondere il suo passato da pacifista di Toki, si trova così costretto ad inventare l’uso a fini medici dell’Hokuto Shinken. Raoh suo fratello viene imprigionato, ma non prima di litigare con Toki.
  5. Ken il Guerriero – La leggenda del vero salvatore
    Kenshiro viene catturato dagli schiavi e resta con loro per proteggere i più deboli.

Pablo Escobar: 7 curiosità sul narcotrafficante più famoso

Pablo Escobar nasce a Rionegro il 1 Dicembre del 1949  da una famiglia contadina e umile e muore il 2 dicembre del 1993 a Medellìn durante un tentativo di arresto. E’ stato il più grande e ricco narcotrafficante colombiano, non solo purtroppo anche un sanguinario boss del cartello colombiano di Medellin e chiamato il “Re della Cocaina” per via del suo patrimonio stimato in oltre 40 milioni di dollari. La sua fama di criminale non lo ferma e viene eletto anche alla Camera dei rappresentanti nel 1982, anche se la carriera politica dura ben poco.

Ma cosa non sapete di Pablo Escobar? Ecco 5 curiosità su di lui.

7 curiosità su Pablo Escobar

Rubava lapidi

La carriera da criminale inizia da adolescente quando rubava lapidi, per poi passare ad automobili, contrabbando di elettrodomestici e poi diventare un narcotrafficante.

Amava le auto

Partecipò da giovane a diverse gare automobilistiche.

Elastici costosi

Pablo avvolgeva le mazzette di contanti con elastici e spendeva ben 2500 dollari al mese per comprarli.

Bruciò 2 milioni di dollari

Alcuni raccontano che durante un suo periodo di latitanza bruciò ben 2 milioni di dollari per riscaldare la figlia dal freddo delle montagne in cui si rifugiò.

Zoo privato

A Puerto Triunfo fece realizzare uno zoo privato con giraffe, leoni, elefanti e altre 1500 specie. Non solo vi erano anche statue di animali preistorici, una pista di atterraggio, moto di lusso e automobili da collezione. Ben 5 mila ettari dove Pablo Escobar andava a “riposare”. All’ingresso dei questo eden vi era il velivolo utilizzato per la prima consegna di droga negli Stati Uniti.

Scia di sangue alle spalle

Sono stati calcolati oltre 4 mila decessi in vent’anni della carriera criminale di Pablo Escobar fra cui anche 200 giudici, un candidato presidente, decine di giornalisti e moltissimi poliziotti.

Signore del calcio

Escobar per ripulire il denaro sporco fece costruire numerosi stadi e finanziò squadre locali. Questo permise all’Atletico Nacional di Medellin di vincere la Coppa Libertadores. La squadra partecipò anche alla finale di Coppa Intercontinentale nel 1989, ma perse a pochi minuti dalla fine dei supplementari. Vinse il Milan di Arrigo Sacchi con in gol su punizione di Evani.

Dopo ben 22 anni dalla sua morte vengono ancora realizzate serie TV, film e scritti libri che ne raccontano la sua storia e la sua ascesa al poter come il narcotrafficante più famoso al mondo.

Into the Wild: la vera storia del protagonista del film

Sono trascorsi 28 anni dall’impressionante morte di Chris McCandless, il protagonista di Into the Wild, nelle lontane terre dell’Alaska. Un ragazzo con la passione per il pellegrinaggio divenuto simbolo di libertà. Una storia drammatica ed emozionante che vogliamo rivivere insieme a voi.  

Se vuoi conoscere la vera storia di Chris McCandless non ti resta che leggere qui.

La vera storia di Chris McCandless

Christopher Johnson McCandless, il suo nome completo è noto anche con lo pseudonimo Alexander Supertramp, nacque il 12 Febbraio del 1968. Apparteneva ad una famiglia molto ricca e facoltosa con la quale nutriva un cattivo rapporto.  Il giovane ragazzo, il giorno dopo la sua laurea in Storia e Antropologia, decise di abbandonare tutto ciò che possedeva, dai soldi all’auto, cambiando persino la sua identità.

Quindi inizia il suo pellegrinaggio rinunciando al suo tenore di vita agiato, “… ma solo per un periodo …” ha sempre sostenuto Chris.

Il viaggio

Dopo aver attraversato gli Stati Uniti, nell’aprile 1992, Chris arriva in Alaska dove trascorrerà la sua vita da solo, per circa 3 mesi. La sua dimora è un piccolo autobus abbandonato, che nel suo diario chiama Magic Bus​​. La principale fonte di sostentamento del ragazzo erano le piante, ma anche piccoli animali e bacche.

La morte

La morte di Chris viene collocata intorno al 18 agosto 1992. Il cadavere viene ritrovato da alcuni cacciatori circa 112 giorni dopo l’inizio della sua avventura nella foresta dell’Alaska. Chi di competenza ha stabilito che Chris è morto di inedia, ovvero a causa di una prolungata mancanza di alimenti. Ma vi sono anche altre ipotesi secondo le quali il ragazzo sarebbe morto avvelenato, dopo aver ingerito delle piante velenose. Ciò che più colpisce è che il protagonista di Into the Wild stava tornando indietro. All’ultima persona che lo ha visto ha dichiarato di “… voler vivere nella natura solo per qualche mese”.

Sulla storia di Chris McCandless è stato fatto anche il film, che prende il nome stesso del libro e continua ad ispirare molte persone che vivono insoddisfatte e vorrebbero vivere in modo più ecologico e meno artificioso. McCandless ha potuto vivere per una parte della sua esistenza un’esperienza unica in totale libertà e lontano dal mondo consumista. Che dire se oggi fosse ancora qui senz’altro avrebbe moltissime cose da raccontare dei suoi giorni a contatto con la natura incontaminata.

“Il piccolo Barman”, la chiave di Flavio Angiolillo

Il piccolo Barman” è un altro di quei messaggi che la vita invia per insegnarti che è meglio spogliarsi dai pregiudizi e iniziare a ”sentire” le cose per come sono profondamente, non per come appaiono. Anche io, pronta in questa fase della mia vita a mettermi in discussione, pronta per nascita a crocifiggermi per gli errori commessi, devo ammettere pubblicamente che anche su questo libriccino mi sbagliavo. Perchè il mio primo pensiero è stato credere “ma cosa potrà mai insegnarmi un libretto sui cocktail e sulla vita di un barman?”, quando ho passato trentasei anni a leggere i grandi classici della letteratura? Come può uno sconosciuto scribacchino arrivare al mio cuore quanto i personaggi di Tolstoy o i flussi di coscienza di Proust? Ma più sfogliavo le pagine, più il mio sorriso si apriva, labbra in corrispondenza con il cuore, come avviene quando si crea la foto perfetta, ponendo sulla stessa linea di mira mente, occhi e cuore, come diceva Henry Cartier-Bresson.

Una piccola scoperta da leggere in una notte, magari sorseggiando un Lagavulin on the rocks e giocando a immedesimarsi nel cliente tipo, perchè questa bellissima fiaba, che ci porta con dolcezza alla storia di tutti noi illustra, testo e immagini, tutte le caratteristiche dell’essere umano che si presenta al bancone di un bar. 

La voce narrante è quella di un bambino che a 6 anni aveva già grandi sogni, disegnava una bottiglia rossa e dentro ci metteva le espressioni allegre di un adulto che si sollazza con l’elisir alcolico, quello che dona l’allegria. Un bambino curioso che crescendo non ha smesso di sognare, un piccolo adulto vispo e fantasioso che osserva un barman dal cuore grande e il flusso di anime che quest’ultimo incontra. Li studia senza giudizio e ascolta le loro conversazioni; passeranno da quel pezzo di teatro (il Backdoor43, il bar più piccolo del mondo) individui dai differenti caratteri: “il politico” borioso che pensa di comandare il mondo intero; “la donna d’affari” che rifugge la compagnia maschile per poi trovarsi a desiderarla; “il vanitoso” egocentrico tatuato e alla moda che non ha orecchie se non per le vuote lusinghe; “il saggio viaggiatore” che, taccuino alla mano, annota tutti i bar in cui è capitato… E il piccolo Barman, questo simpatico ometto dal ciuffo oro e bizzari baffetti, è così aperto alla vita da essere capace, con grande umanità e compassione, di accogliere i clienti e servirli donando loro una grande servizio: l’ascolto

Mi piace immaginare che lo spocchioso politico, una volta chiusa dietro di sé quella porticina e ingollato l’ultimo goccio di alcool, possa tornare in solitudine cambiato, riflettendo sulla conversazione con quell’omino tanto dolce dalle ingenue e sincere domande. Mi piace pensare che dentro quei bicchieri colmi di ghiaccio non si riassumano solo i nomi di altisonanti distillati e corposi liquori, ma piccole scintille di consapevolezza, come se l’appuntamento al Backdoor43 fosse più una seduta psicanalitica che il passo verso la dipendenza. 

Il piccolo Barman” è nato dall’idea di Flavio Angiolillo, dal sogno visionario di un imprenditore che ha le grandi doti comunicative del barman modello, scritto per mano del professionista Claudio Gallone, giornalista e consulente filosofico, e illustrato dalla mano caricaturista di Serena Conti, che ha colorato con brillantezza i personaggi che il protagonista incontrerà. 

Flavio Angiolillo, con delicata generosità, ci invita a guardare il piccolo mondo dietro il bancone di un bar, ci fa conoscere le persone che ha ascoltato, i problemi che ha scacciato con un colpo di Pina Colada, ci accompagna nel magico mondo in cui il suo mestiere è il più bello del mondo quando, conoscenza e consapevolezza sono dei fiori che vanno coltivati con passione e dedizione. Sono questi i due ingredienti base per essere un bravo barman, di quelli che ti sorridono quando vai a casa loro, che ti chiedono quali sono i tuoi desideri, quelli che si interessano sui tuoi gusti e che ti danno, anche il tempo di un drink, l’illusione che le brutture del mondo non esistano più, che sapere se preferisci whisky o gin sia più importante della tua posizione sociale, di quelli che ti fanno un cocktail come se mescolassero dentro un quarto di gentilezza, tre quarti di ascolto e una goccia di amore, di quelli che quando li saluti ne senti già la mancanza perchè sì, il cocktail era buono, ma lui di più. 



“Il piccolo Barman”, Giunti Editore

Beachwear per l’estate

Da qualche settimana stiamo immaginando come saranno le nostre vacanze al mare, tra distanze di sicurezza e spiagge su prenotazione non sarà semplice districarsi durante la stagione estiva. Per quanto riguarda l’outfit invece, non serve sforzarsi troppo. Anche per questa stagione, molti brand ci stupiscono con nuovi colori e fantasie originali che accontentano tutti, dagli amanti del boxer ai professionisti dell’abbronzatura con lo slip. Non mancano infine le mascherine da abbinare, destinate per forza di cose a diventare un accessorio fondamentale per completare il nostro look, in città come al mare.


SAFE MILANO

RED

ORLEBAR BROWN

HTC LOS ANGELES

FRED PERRY

MOOSE KNUCKLES

ANTONY MORATO

ELLESSE

VILEBREQUIN

HAND PICKED

MANUEL RITZ

“The last dance”, il documentario che tutti aspettavamo

C’è un documentario, del quale si parlava già da molto tempo, che è il protagonista indiscusso dello scenario televisivo mondiale, che ha catturato l’attenzione degli appassionati di basket e non. Stiamo parlando di “The last dance”, distribuito in oltre 190 Paesi e trasmesso, in Italia, dalla piattaforma Netflix.

Il regista, Jason Heir, condizionato dalle esigenze commerciali dipese dalle restrizioni legate al coronavirus, è stato coinvolto in una rapida corsa contro il tempo per poter trasmettere il documentario che non è stato ancora completato e colmare così il vuoto lasciato dall’assenza degli eventi sportivi.

The last dance è uno spettacolo nello spettacolo che racconta, con la voce dei protagonisti, l’epopea sportiva di una squadra diventata un’icona senza tempo, i Chicago Bulls, ed è così che subito prende la scena l’uomo divenuto trascendenza di un’immagine andata ben oltre alle imprese fatte sul parquet di pallacanestro, Michael Jordan, e non poteva che essere lui il protagonista di aneddoti che fanno letteralmente impazzire chi ama lo sport.

La scelta del titolo del documentario è ineluttabilmente legata ad un’espressione usata dalla mente che faceva capo a quel coacervo di personalità così diverse ma complementari tra loro, Phil Jackson, allenatore di quei strepitosi Chicago Bulls, al quale, poco prima dell’inizio della stagione 1997/1998, venne chiesto di recarsi nell’ufficio del General Manager Jerry Krause, il quale gli disse tranchant che quella sarebbe stata l’ultima stagione. La cassa di risonanza della notizia fu forte quanto la consapevolezza che per Jordan e compagni sarebbe stato, appunto, l’ultimo ballo.

Mobilità sostenibile: monopattini ed e-bike , la linea Ducati

Il mondo é in forte cambiamento in seguito alla grande pandemia che ha attanagliato l’intero globo. Oggi il mondo chiede il nostro aiuto e ci invita a  una collaborazione affinché possa essere un mondo migliore. Ecosostenibilità la parola chiave, sopratutto nel settore dei trasporti.

Sette nuovi prodotti e un nuovo modo di percepire gli spostamenti: é così che Ducati realizza in partnership con MT Distribution, una gamma composta da quattro monopattini elettrici e tre e-Nike pieghevoli a maschio Ducati, Ducati Corse e Scrambler®. Il design è moderno, accattivante. 

Questo potrebbe essere una svolta per chi cerca una soluzione sostenibile ai mezzi tradizionali che inquinano l’ambiente. E per incentivarne l’acquisto anche il Governo mette a disposizione dei fondi: “nei comuni superiori a cinquanta mila abitanti – si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei ministri – é riconosciuto un buono mobilità , pari al 60% della spesa sostenuta e comunque non superiore a cinquecento euro”.

In particolare il bonus si riferisce all’acquisto di biciclette , segway, hoverboard, monopattini e monowheel. Alcuni modelli di monopattino ed e-bike saranno disponibili anche presso i concessionari Ducati e nel Ducati Shop Online. Per maggiori informazioni su acquisto e reperibilità dei prodotti visitare il sito www.mtdistribution.it.

É arrivato il momento di pensare e vivere sostenibile, una volta per tutti. Soprattuto spostarsi, oggi, farà la differenza.

Intervista a Paolo Borghi – Il suonatore di Hang

Era il 1976 quando, per le strade di Berna, alcuni musicisti provenienti dall’isola caraibica di Trinidad suonavano una sorta di tamburo metallico, lo steelpan. «Non si può definire musica. Era una specie di bagno di suoni», ricorda Felix Rohner (l’artigiano inventore dell’hang insieme a Sabina Schärer).

«Tutti ballavano attorno ai musicisti. Sono rimasto colpito dall’effetto di questo strumento sulla gente e così il giorno dopo ho cercato di costruire una sorta di tegame da questo tamburo metallico». 

Da quel giorno Rohner, ha creato diversi tipi di pentole di acciaio e dopo anni di tentativi, modifiche e miglioramenti riuscì a mettere a punto l’”archetipo”, il primo esemplare. Così nel 2000 dalla fusione del gong, del ghatam, del tabla e dei cimbali tibetani prende forma un disco lenticolare a percussione metallica formato da due semisfere di acciaio, l’HANG, che in dialetto bernese significa “mano”.

Il suono, infatti, viene emesso tramite il contatto corporale con il metallo. I polsi, i palmi e le dita toccano e sfiorano a mani nude il corpo dello strumento che, nelle sue vibrazioni ferrose, emette all’udito suoni trascendentali, mistici e intensi con il suo effluvio armonico di colori tonali.

Sulla strada di questo ancestrale “suono idiofono” ci imbattiamo nella storia di un busker dell’hang, Paolo Borghi. Emiliano, classe 1983, performer autodidatta, costruttore di strumenti inusuali e ricercati, musicoterapista e ideatore del metodo di rilassamento Sonum Sound Healing. 

Raccontaci il tuo primo incontro con l’Hang. E di come, questo strumento, ti abbia cambiato (professionalmente) la vita.

Il mio primo incontro con l’Hang è avvenuto 14 anni fa, sbirciando per caso la stampa di un foglio A4. Durante una chiacchierata col fidanzato della mia vicina di casa, anche lui appassionato di percussioni e in attesa del momento “giusto” per acquistare questo strumento, mi disse: “Il suono dell’Hang? E’ una figata!”.

Sulle prime non mi sono fidato della sua opinione. Non essendo riuscito a sentirne il suono, non mi colpì. Il vero e proprio colpo di fulmine avvenne solo dopo. Facendo delle ricerche di musicoterapia mi imbattei in uno strumento simile, lo steeldrum.

Lo cercai disperatamente, ma risultando introvabile mi spinsi più in là con delle ricerche incrociate fino a scoprire l’esistenza dell’Hang e del suo fantastico mondo. L’incontro con questa percussione ha dato il via a ciò che, ora, è la mia vita professionale.

Ero un falegname, costruivo scale in legno, e questo strumento mi permise di intraprendere dapprima il mio percorso lavorativo come suonatore di Hang e, successivamente, di integrarlo e completarlo con la musicoterapia.


Se dovessi spiegare a chi non hai mai visto o sentito il suono di un Hang, emozionalmente come lo descriveresti? 

Ricco, affascinante e armonico. Questi sono i 3 termini che maggiormente descrivono il suono unico dell’Hang. Un suono che rapisce i sensi, tocca l’emotività e, talvolta, può risultare anche sconvolgente.

Spiegare a parole l’impatto di questo suono non è facile. Per me è come un’onda che ti investe per poi lasciarti andare. Coloro che costruiscono gli Hang sostengono che sta tutto all’ascoltatore capire e percepire l’effetto del suono dell’Hang sul proprio “Io”.


Come performer hai viaggiato molto, ma qual è stato il luogo che ti ha dato di più. Quello in cui come musicista ti sei sentito più a “casa”? 

Sembrerà strano ma il luogo dove mi sento più a casa è proprio casa mia! La mia terra mi ha sempre fatto sentire a mio agio.

Tra i luoghi che mi sono entrati nel cuore ci sono la “Casa della Musica” di Quito e “Casa Bocelli” dove ho avuto l’onore di partecipare ad un evento di beneficienza. In quell’occasione ho potuto respirare davvero aria di “Musica” tra i tanti ospiti celebri di quella serata, tra i quali John Legend, Lyonel Ritchie e lo stesso Andrea Bocelli.

Se, invece, parliamo di un luogo unico allora parliamo della Biblioteca Solvay di Bruxelles. Una biblioteca difficilmente visitabile, in quanto privata, un luogo dove l’architettura in legno e le grandi ricchezze bibliografiche sono contenute in un ambiente di pregio e fascino. Parlando, invece, del luogo dove mi sono sentito più in “simbiosi” con la natura è stato Cape Town. Una città dove ho vissuto e dove ho sentito il reale attaccamento alle origini della musica a percussione.

Quali messaggi si celano dietro le note delle tue due ultime composizioni “Shap Shap” e “Okeanòs”?  

“Shap Shap” e “Okeanòs” nascono in questo periodo di quarantena dovuta al Coronavirus, quindi da un punto di vista emotivo hanno un significato particolarmente importante.

Specialmente “Shap Shap”, che in lingua Xhosa significa “Va tutto bene”, è un messaggio di speranza e di positività e proviene dal lembo più meridionale dell’Africa, da un luogo vicino al Capo di Buona Speranza dove i due oceani, Indiano e Atlantico, si uniscono alla terra.

“Okeanòs”, invece, è un brano composto dal mix di ritmo e dolcezza, che ricorda la divinità greca, il Titano Oceano, capace di dominare e placare anche le peggiori tempeste marine per riportarle allo stato di “Calma”.

Qual è il brano, o i brani, ai quali sei più legato? E perché?

Ci sono diversi brani a cui, per motivi diversi, sono particolarmente legato. “Electronic Flight” mi è entrata nel cuore perché è nata di “getto”. In poco più di una giornata ho composto la ritmica di uno dei brani di maggior successo.

Per il significato, invece, tengo particolarmente a cuore “Antika Goree”, un brano che si intreccia alle origini della musica a percussione ma soprattutto si lega alle “Ninne Nanne” che le donne africane cantavano ai propri piccoli per lenire i dolori provenienti dal rapporto conflittuale della popolazione con la loro terra d’origine. Non posso nascondere, però, che anche “Ametista” e “Verso il Sole” siano entrati nel mio “Io”. 

In un momento “entropico” e disarmonico, come quello che stiamo vivendo, forte è il bisogno di riarmonizzare il nostro equilibrio interiore, da musicoterapista quale consiglio puoi dispensarci da poter mettere in pratica mentre siamo ancora a casa?

Il segreto per affrontare questo periodo disarmonico? Cercare l’armonia. L’armonia si può raggiungere anche e soprattutto attraverso la musicoterapia.

Una disciplina che trova il suo essere proprio nell’ascolto della musica, e dei suoni, come strumento riabilitativo sulle emozioni di cui il nostro animo ha bisogno per stare bene. La musica suscita diversi sentimenti ed emozioni: dal pianto alle urla di liberazione alla felicità.

Affidarsi alla musica risulta, quindi, di importanza rilevante specialmente in periodi dove il nostro “io” è messo maggiormente alla prova e necessita di una profonda pulizia e trasformazione. Il mio consiglio è quello di creare delle playlist personalizzate che rispondano alle necessità individuali nei vari momenti della vostra giornata.

Progetti lasciati in sospeso in attesa di essere realizzati? 

Da buon ex falegname sono abituato a “programmare” le mie attività ed i progetti a seconda del tempo a disposizione, quindi, fortunatamente non ho mai avuto grandi progetti pendenti e sospesi.

Attualmente, nel periodo di stop forzato delle mie attività, ho approfittato per andare ad affinare le mie tecniche sonore seguendo a mia volta dei corsi, ho dato una rinfrescata alla mia immagine ed al mio brand e mi sono sperimentato su alcuni aspetti che non avevo avuto il tempo di provare, come ad esempio le dirette social sulla mia pagina facebook.

“Tutto questo ti darò”

Il thriller vincitore del premio Bancarella 2018 racconta le molteplici sfumature della malvagità umana.

Il titolo del primo thriller a tematica LGBT di Dolores Redondo – già conosciuta al grande pubblico grazie alla sua trilogia Baztán – anticipa il tema principale che guiderà tutto il racconto: l’amore smisurato può essere un dono e un’implicita responsabilità verso la persona amata ma, come il rovescio della medaglia spesso impone, il sentimento più puro può rivelarsi condizionato dalle circostanze, trasformando l’autenticità dell’Amore (assoluto) in dubbio; un’incertezza che si insinua gradualmente nell’anima di chi ama fino a portare al cinismo più impulsivo.

Ė proprio questo sentimento ambiguo a percuotere Miguel sin nelle viscere: non appena riceve la notizia più amara della sua vita – la morte del suo devoto marito – il protagonista comincia a scoprire una serie di misteri legati alla vita di Alvaro e alle circostanze della sua improvvisa morte che mettono in discussione quindici anni di vita vissuta insieme.

Il desiderio di verità e la volontà di recuperare quello che di buono sembra ancora appartenere ad Alvaro, spingono Miguel ad una ricerca delle reali cause del dramma del marito nella speranza che, come in brutto sogno, ci si risvegli dal torpore e tutto il male celato trovi una sua giustificazione, affrancando così il defunto amato dagli ultimi anni di silenzi e segreti. 

Un Twin Peaks contemporaneo, come lo definisce “La Razon”, in cui la Galizia fa da sfondo con tutte le sue molteplici contraddizioni sociali, dove la storia di un apparente incidente stradale si mescola alla cultura delle tradizioni di un territorio e di una comunità che ha tanto da raccontare.

Dolores Redondo ci catapulta nella sua terra tra tradizioni cattoliche della nobiltà e misticismo popolare, dipanando il sorprendente plot tra dimore incantate appartenenti alle più antiche famiglie di marchesi galleghi e villaggi di vignaioli che tirano a campare grazie soltanto al proprio lavoro.

Un thriller che va oltre l’indagine microscopica dei dettagli e degli indizi e che approfondisce il complesso meccanismo dell’universalità del male e le contraddizioni dell’amore. 

Il romanzo è acquistabile cliccando qui.

I ristoranti 3 stelle Michelin post-pandemia

Come cambierà la ristorazione dei 3 stelle Michelin post-pandemia – ne parliamo con gli chef.

Se c’è un settore che ha subìto fortemente l’attacco da pandemia è senza dubbio la ristorazione, e più nello specifico quella stellata. Anzitutto perchè la pizzeria o il ristorante sotto casa hanno subito trasformato il servizio in asporto, fattibile appunto per un certo tipo di cucina a cui la media degli italiani si affaccia, ma cosa succede per quelle strutture d’élite dove il sistema prevede l’accoglienza al parcheggio, il benvenuto alla porta, l’accomodamento al tavolo, il sommelier, il maitre, i camerieri…? Un tipo di cucina che coccola non solo il palato del cliente, ma che lo accompagna passo passo in un mondo fatto di atmosfere, ricerca, cura del dettaglio, eleganza, storia, e sappiamo tutto questo ha un certo prezzo. Ci rispondono gli chef stellati in persona che a seconda delle regioni in cui sono collocati, mostrano preoccupazione o spirito di adattamento.

Norbert NiederkoflerExecutive Chef del Ristorante St. Hubertus *** (all’Hotel Rosa Alpina, San Cassiano in Badia Bolzano) mostra la sua preoccupazione a causa della chiusura delle frontiere.

“Il nostro ristorante si trova in un luogo di villeggiatura, tendenzialmente frequentato da una clientela estera in vacanza o in viaggio per affari. Oggi gli affari si fanno su una skype call, non è possibile viaggiare, per di più si lavora in smart working e il rito della cena, tattica comunicativa che mette a proprio agio il cliente tra una chiacchierata informale e un bicchiere di vino (e che ottiene ottimi risultati), non è più fattibile.”

Avete ipotizzato una data di riapertura? 

“Non ci sono delle specifiche che arrivano dai decreti, per ora l’11 giugno pare sia una data valida per le riaperture in ambito ristorazione, ma non sappiamo ancora quali dovranno essere i prossimi investimenti per la fattibilità di una ripresa.”

Parla delle strutture in plexiglass ad esempio? 

“A partire dai vetri in plexiglass, dal materiale da rifornire agli addetti in sala e a chi sta in cucina (guanti e mascherine), dal distanziamento tra i tavoli e il numero possibile da ospitare per sala, dall’investimento in nuovi mezzi di comunicazione. Siamo chiusi dal 3 marzo 2020 e solo nell’Hotel Rosa Alpina 110 dipendenti sono a casa; le spa sono inutilizzabili, gli impianti sciistici chiusi. Prima riapriremo, prima sapremo se ci sarà ancora un futuro per noi.”

La scelta di un servizio delivery potrebbe essere un salvagente?

“Difficile sostenere un sistema come il nostro con un delivery, per noi la soluzione è la riapertura delle frontiere europee, 700 milioni di persone che fanno girare l’economia. Se lavoriamo uniti e tutti nella stessa direzione, ci salviamo, altrimenti si rischia il crollo.”



 
Bobo Cerea, insieme al fratello Chicco Cerea, executive chef di “Da Vittorio*** (Brusaporto, Bergamo)

Come sarà il mondo della ristorazione post Covid-19? 

“Sarà un mondo sicuramente diverso, ma proprio per questo ricco di sfide. Il nostro è stato uno dei settori che ha maggiormente risentito di questa situazione. Tutti, in primis noi ristoratori, dovremo imparare ad adattarci, cambiare un certo modo di vivere la cucina e la sala e dovremo essere bravi a intercettare e interpretare le nuove esigenze e modalità di consumo da parte dei nostri clienti. Ma siamo anche convinti che all’uscita da questo tunnel ci aspetti un periodo di creatività e di voglia di sperimentazione, sia da parte nostra che da parte di chi verrà a trovarci. In questo momento il comfort food ci fa sentire protetti, ci ricorda momenti piacevoli e ci aiuta a superare lo scoramento, ma appena sarà possibile di nuovo tornare al ristorante, il cliente avrà voglia di assaggiare piatti nuovi. 

Quali aiuti concreti arrivano dal decreto Cura Italia? 

“I decreti fin ad ora hanno interessato le PMI, quindi stiamo attendendo di ricevere indicazioni più precise con il nuovo decreto in uscita in questi giorni.”

Tra i ristoranti, gli stellati soffriranno probabilmente più degli altri a causa degli stop ai trasporti e le riunioni a distanza, con diminuzione della clientela business, come reagirete alla riapertura? 

“Non siamo in grado in questo momento di fare previsioni accurate. La clientela business rappresenta un target importante per la nostra attività ma, dopo tutti questi anni, chiunque sia venuto al “Da Vittorio” sa che non sarà mai trattato come un semplice cliente, ma come un membro acquisito, anche per un solo pranzo o una sola cena, di una famiglia grandissima e allargata. E siamo convinti che, nei limiti del possibile, proprio come un familiare, la voglia di tornare a trovarsi sia tanta. Cercheremo il più possibile di venire incontro a tutte le esigenze e richieste che ci verranno fatte e di far sentire di nuovo chi sceglierà il nostro ristorante, parte della nostra famiglia.”

Per gli stellati il delivery può essere una soluzione? 

“Il delivery è LA soluzione, in questo momento. Non più un servizio aggiuntivo, ma un sistema fondamentale per mantenere viva e vivace un’attività come la nostra, oltre che il modo migliore per continuare a relazionarci con la clientela. Non appena Da “Vittorio” ha dovuto chiudere, abbiamo avviato il nostro delivery “Da Vittorio At Home” che ogni settimana prevede 3 menù diversi (di carne, pesce, vegetariano) da quattro portate, arricchiti da snack di benvenuto, cestino del pane e amenities. Inoltre, proponiamo anche un menù speciale con un nostro cavallo di battaglia (come l’orecchia d’elefante). Per rendere l’offerta ancora più completa abbiamo appena inserito nella selezione anche la wine list per il migliore abbinamento di vino. Stiamo inoltre valutando un arricchimento dell’esperienza, nel pieno rispetto delle norme governative, che può prevedere la messa a disposizione di cuoco, camerieri, sommelier o barman.

Come state affrontando il periodo di quarantena forzata? 

“Da una parte, con il ristorante chiuso, stiamo lavorando con i ragazzi della brigata per mettere a punto i nuovi piatti che inseriremo nel menù alla riapertura. Dall’altra, siamo impegnati nella gestione della mensa per l’ospedale da campo allestito dagli Alpini presso la Fiera a Bergamo. Ci è sembrato naturale renderci disponibili e dare il nostro contributo attivo, perché la città dove siamo nati, cresciuti e che tanto ci ha dato sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua storia e noi non potevamo stare a guardare senza fare nulla. E siamo davvero commossi dalla risposta di aziende e colleghi a seguito del nostro appello social per l’invio di materie prime e prodotti per poter gestire quotidianamente la mensa: ci sono arrivate così tante derrate che è addirittura difficile stoccarle. Ecco perché, in collaborazione con Alpini, Comune di Bergamo e Italtrans, stiamo provvedendo alla distribuzione delle eccedenze alla famiglie più bisognose. Questa quarantena ha messo tutti davanti a molte difficoltà, ma ci ha mostrato anche un rinnovato e profondo senso di solidarietà e comunità.” 

L’ipotesi di strutture in plexiglass per il distanziamento sociale nei ristoranti, pensate possa essere una soluzione o un problema? 

“L’utilizzo del plexiglass al ristorante non ci sembra davvero la risposta al problema del distanziamento sociale. A maggior ragione in un ristorante come il nostro, dove l’accoglienza è stata sempre uno dei nostri fiori all’occhiello. Valuteremo alternative per l’interno del ristorante, ad esempio distanziare i tavoli, ma abbiamo la fortuna di avere un bellissimo dehors che sicuramente ci aiuterà. Inoltre, stiamo trasformando l’area piscina della nostra Cantalupa in un ristorante pop up, dedicato alla pizze gourmet e al bbq, il tutto accompagnato da bollicine e birre artigianali locali. Forse le barriere in plexiglass possono avere un senso all’interno delle mense aziendali, dove il rischio di assembramento è più alto, ma non sicuramente in un ristorante fine dining. 




Niko Romito, ristorante Reale, Castel di Sangro ***

Tornerà la ristorazione quale luogo di ritrovo e simbolo di rappresentanza sociale, o si dovrà adeguare ad un concetto più semplice?

“E’ difficile ipotizzare uno scenario, la verità è che questo momento storico ha profondamente e repentinamente influito sulla socialità e ognuno di noi elaborerà questo impatto in maniera diversa e personale. 
Credo che il futuro a breve termine post-pandemia sarà il momento più difficile, un limbo in cui bisognerà cambiare i modelli di servizio, di ospitalità. Dobbiamo imparare a socializzare in un modo completamente diverso che va contro la natura stessa dell’uomo, c’è il tema della fiducia, della paura, della salute.
Come ristoratore il mio primo obiettivo sarà quello di garantire la sicurezza dal punto di vista sanitario, sia per i clienti che per il personale. Alla riapertura i locali dovranno rispettare i vincoli e le norme governative e ministeriali; la distanza tra i tavoli e quella interpersonale, l’igiene e la sanificazione saranno ancora più maniacali. 
Il primo criterio di scelta delle persone sarà quanto quel ristorante ottempera a determinati standard, poi verrà la preferenza gastronomica. Non credo che i clienti avranno alcun problema ad adeguarsi a delle regole anche rigide, poichè saranno fondamentali per la salute pubblica.

Se penso a Spazio Milano il cui fascino, oltre all’offerta gastronomica, è proprio la condivisione degli spazi comuni, l’idea risolutiva è quella di fare i turni, cosi facendo i coperti sarebbero limitati ad ogni turno, ma facendo girare i tavoli 2 o 3 volte riusciremmo a mantenere l’organigramma della struttura.

Per ALT a Castel di Sangro, che è il mio format di ristorazione su strada, stiamo pensando ad una APP da cui puoi ordinare un lunch box e ritirarlo mentre passi da lì.
Bisogna pensare a come ottimizzare i modelli, al loro modo di fruizione mantenendo la loro identità.”

I ristoranti stellati saranno più o meno in difficoltà rispetto a strutture dove il servizio d’asporto era già in uso?

“Tra i miei ristoranti, senza dubbio il “Reale” è quello che più si avvicina agli standard sanitari e di sicurezza che saranno i dogmi del post coronavirus, se prendiamo come riferimento la Cina che è già in questa fase: i coperti sono pochi e già ben distanziati per la natura stessa del servizio che è fluido e discreto e poi si colloca al di fuori dei grandi agglomerati urbani, in un luogo incontaminato, vergine, circondato dalla natura e dal silenzio. 

Certo un’importante percentuale dei clienti del Reale è internazionale, ma così come gli stranieri non potranno venire in Italia, gli italiani abituati a spendere all’estero rimarranno a casa, con la voglia di scoprire le bellezze del nostro paese, che è il più bello del mondo. I flussi turistici cambieranno e noi italiani avremo voglia di vedere luoghi a casa nostra che magari non avremmo mai considerato, l’Abruzzo ad esempio è una regione meravigliosa e poco conosciuta, ma che ha tanto da offrire.  

Il delivery nell’alta ristorazione non è sostenibile dal mio punto di vista, ma certamente un ristorante stellato cha ha una visione gastronomica di un certo tipo e che porta avanti una ricerca importante, è nelle condizioni di studiare dei piatti di qualità ad hoc per essere deliverati mantenendo tutte le caratteristiche di gusto, temperature, patrimonio nutrizionale di una cucina espressa di grande qualità.”

Come state reagendo alla chiusura oggi e di conseguenza alla mancanza di clientela? 

E’ una situazione che riguarda tutto il mondo, purtroppo non la si combatte; bisogna ottimizzare i modelli e cambiare i dogmi del servizio, con il delivery e l’asporto studiando non solo il piatto, ma tutti gli strumenti che fanno parte del processo: dal packaging inteso anche come soluzione tecnica che garantisce i parametri di qualità di ogni singolo prodotto che non può essere servito pochi istanti dopo essere cucinato come avviene normalmente in un ristorante. Bisogna preservare temperature, consistenze, gusto. I miei studi vanno in questa direzione al momento.”

Quali sono i mezzi di vendita? 

“I mezzi di vendita oggi sono delegati alla comunicazione che deve informare, rassicurare e deve essere concreta e fattuale.”

Il web in questo caso è un valido sostegno (come mezzo comunicativo)? 

“Il web in questo momento è garante non solo della circolazione delle informazioni, ma anche della nuova socializzazione tra le persone. Le statistiche dicono che l’utenza delle varie piattaforme di video conference e acquisti online sono cresciute esponenzialmente.”

Quali sono gli aiuti concreti dello Stato nel settore ristorazione?  Sarete costretti a effettuare tagli? 

“Queste due domande sono interconnesse tra di loro, i tagli che ogni ristoratore/imprenditore dovrà fare dipendono fortemente da quali aiuti lo Stato metterà a disposizione e anche dalla storia imprenditoriale di ogni singola realtà.

Certamente i ristoranti e i locali che hanno una storia recente soffriranno maggiormente, ogni locale dovrà fare le sue analisi e i primi due o tre mesi dalla riapertura dipenderanno anche dalla forza economica dei singoli soggetti, ma senza un aiuto governativo, senza agevolazioni tante realtà difficilmente potranno mantenere lo stesso organico.”




Un’alternativa però l’ha trovata con Spazio Bar e Cucina a Roma, con un’ampia offerta prenotatile su Deliveroo.it per portare nelle case dei romani il suo ristorante.

“Mi sono interrogato più volte su quale fosse la strada da percorrere in questo momento storico così surreale per certi versi. I momenti di riflessione come questo, ti spingono a ragionare su come poter risolvere delle esigenze e dei bisogni quotidiani che, da un giorno all’altro, sono completamente cambiati. Io sono un cuoco, ho dichiarato che non cucino a casa perché cucinare per me non vuol dire solo fare un piatto buono, vuol dire aprire le porte dei miei ristoranti e accogliere i miei ospiti in un mondo fatto di sapori, di gusto, di gesti e di attenzioni che diventano un’esperienza totalizzante, che deve vivere nella memoria di chi ha riposto la propria fiducia in me.
Le porte dei miei ristoranti non posso ancora riaprile, ma ragionando con il mio team, abbiamo capito che abbiamo tutti gli strumenti, le conoscenze e le competenze per portare il nostro ristorante nelle case di tutte le persone che vorrebbero ritornare a bere il caffè e la nostra brioche come facevano ogni mattina, di chi veniva a pranzo con amici o colleghi per condividere l’antipasto con un buon bicchiere di vino, di chi passava per ritirare una pagnotta calda con il nostro pollo fritto, di chi, come tutti noi, vuol riassaporare uno scampolo di normalità.”

Intervista a La Persia: “anche un uomo può essere paragonato ad un fiore”

Quante volte ci è capitato di camminare per la strada e con la coda dell’occhio rimanere ipnotizzati da un uomo vestito in maniera eccentrica, non convenzionale, chiedendoci quale sia la sua storia, la sua vita, il suo carattere e dandoci anche delle risposte eppure un famoso detto popolare dice “l’abito non fa il monaco”. 

Gianluca ha 23 anni è nato e cresciuto nella provincia di Trieste e da 4 anni risiede a Milano, sta per conseguire gli studi in fashion design ed il suo primo amore è stato il Plastic Club luogo in cui ogni sabato sera da vita ad una sua performance e luogo che sin dagli anni ’80 ha riunito i ghettizzati con lo scopo di crearne un vero e proprio culto. 

In una società che tende ad etichettare tutto ciò che ci circonda, Gianluca ha deciso di vivere la sua vita senza alcun tipo di barriera esprimendo la propria identità e fluidità di genere come pretesto politico e sensibilizzazione per i diritti di ogni comunità. 


Quale è stata la tua prima sensazione entrando al Plastic Club? 

Faccio parte di una generazione social e di conseguenza da adolescente guardavo le foto di quel locale online anche se non c’ero mai stato.

Il primo sabato al Plastic me lo ricordo perfettamente, forse è stata una delle poche volte in cui mi sono sentito nel posto giusto al momento giusto, si prova una sensazione di accettazione ed è come se fosse tramandato un senso di appartenenza, di non sentirsi sbagliati.

Probabilmente credo siano state queste sensazioni che mi hanno affascinato e ad oggi sono contento di farne parte. 

Siamo abituati, erroneamente, ad etichettare le persone, ad oggi quale sarebbe la tua etichetta? 

Non amo le etichette e non penso di utilizzarle anche in questo momento, credo che siano solo un mezzo utilizzato dalla società per definire qualcosa che crea un disagio, che non sappiamo spiegare o che siamo abituati a vedere in un modo ben definito e di conseguenza l’essere umano circoscrive quella persona in un determinato ambiente ed idea condivisibile dalla maggioranza. 

Questa è la difficoltà che provo io tutti i giorni quando cammino per la strada, la gente mi guarda e non mi capisce. 

Quando hai capito ed accettato ciò che eri?

Io dico sempre che per me tutto è partito dalla strada, non mi sono mai dichiarato ma ho vissuto questa mia fluidità con un senso di non appartenenza.

Abitavo in periferia e la sera uscivo con una gonna sopra i jeans, la mia famiglia non ha mai supportato le mie scelte ma arrivato a Milano ho preso coscienza di ciò che ero senza alcun tipo di timore.

Come mai hai scelto di chiamarti “La Persia” e cosa rappresenta per te? 

Cercavo un nome che mi rappresentasse, poi ho pensato che tutti mi hanno sempre chiamato con il mio cognome ovvero “Persia” ed ho deciso di aggiungere un articolo femminile per giocare sulla mia fluidità e dare, se vogliamo dire così, un tono alla figura del mio personaggio. 

Faccio molta difficoltà a scindere Gianluca da “La Persia” in quanto siamo molto simili, credo però che La Persia sia una versione extra di me, è il personaggio notturno che mi permette di fare le cose che di giorno non immaginerei mai di fare, parlandosi chiaro, nonostante io ami i miei look del sabato sera non mi sognerei mai di andare a prendere un caffè con gli amici in corsetto e tacco a spillo o forse sì ma farei solo scandalo, invece io vivo la mia femminilità in altri modi, penso sia più rivoluzionario un uomo con giacca, cravatta ed una gonna che si sente sicuro di se.

La Persia non è uno stereotipo, mi da la possibilità di abbattere dei preconcetti che esistono nella mia mente ed è in grado di dar vita ad un effetto domino sulla gente rendendola libera. 

A chi sono dedicate le tue performance del sabato sera? 

Credo per lo più che siano dedicate a qualunque categoria di persona che si senta ancora oggi ingabbiata in una definizione.

Io cerco di fare il possibile, nel mio piccolo, per liberarsi dei preconcetti, che sia una ragazza che non ha alcun timore a mostrare la sua peluria ascellare o un ragazzo che abita in periferia che vorrebbe poter indossare la gonna e mettersi l’ombretto.

Io per lo più non sono una drag-queen e vorrei che la gente capisca che un uomo in gonna non è obbligatoriamente omosessuale o voglia diventare una donna, magari ha solo il coraggio di abbracciare la sua parte femminile e che male c’è?

Il gender-less è entrato negli ultimi anni nelle maggiori case di moda, a cosa credi sia dovuto questo cambiamento e presa di posizione?

Il gender-less nella moda è sempre esistito, partendo dagli anni ’70 con l’introduzione dell’unisex come rivendicazione dei diritti femminili ed anche negli anni ’80 furono lanciate sul mercato le prime gonne da uomo ma non furono capite, non eravamo ancora pronti e non lo siamo tuttora. 

Vivienne Westwood ha sempre combattuto per sdoganare questi preconcetti ma probabilmente solo con il manifesto creato da Alessandro Michele con Gucci si è riuscito a smuovere qualcosa nel settore fashion e all’interno della società.

Non capisco perché un uomo non possa essere paragonato ad un fiore come una donna, perché l’uomo deve essere rude e potente mentre la donna deve essere leggera e soave, chi ha deciso che un uomo non possa essere potente indossando del pizzo? 

Molto di quello che vediamo oggi sfilare in passerella è frutto di proposte creative passate ritenute avanguardiste, non credo che la società sia ancora pronta ed aperta ma almeno ci stiamo provando. 

Quale sarà la prima cosa che farà Gianluca e di conseguenza anche La Persia al termine della self-isolation?

Gianluca sicuramente vorrà tornare nel suo studio creativo a fare ciò che ama, passeggiare con amici e tornare a socializzare responsabilmente. 

Per La Persia la situazione è più complessa essendo probabilmente i locali notturni le ultime attrazioni a poter riaprire, speriamo comunque nel poter ricalcare quel piccolo palcoscenico e sfoggiare tutti i look che ho cucito durante questi giorni chiuso in casa.

Ho voglia di intrattenere le persone e quindi stiamo pensando di creare un nuovo progetto ma non posso ancora rivelare nulla. 

Fare un film a casa contro la noia: il progetto di ASVOFF LOCKDOWN FILM FESTIVAL

“A shades view on fashion film” questo il significato della sigla ASVOFF, evento nato nel 2008 con l’intento di creare un nuovo genere di film, quello Del Fashion Film. Oggi, in occasione, del lockdown mondiale lancia un’iniziativa a cui possono partecipare tutti, ma online questa volta.

Diane Pernet, critica di moda e mente creativa del Festival, invita tutti a creare un film fai-da-te durante la quarantena con l’intento di comunicare in modo artistico scene di vita quotidiana. “Rendetelo personale – raccomanda Diane Pernet – come se lo stesse facendo per la vostra famiglia e i vostri amici. Può essere tutto ciò che cattura ciò che state vivendo durante il blocco. Fuori dalla finestra, il cane, il gatto, il marito, il fidanzato, la compagna, una figlia” ha spiegato. 

La scadenza è prevista per il 14 maggio e il filmato potrà essere girato anche con uno smartphone. Diane Pernet invita anche a disporre dei diritti di pubblicazione per la musica inserita nel video che può avere una durata libera che va dai 30 secondi ai 9 minuti.

Per gli utenti che intendono prendere parte al progetto è necessario cliccare sul link ASVOFF LOCKDOWN MOVIE in cui si potrà  scaricare il modulo e compilarlo.

Il video verrà pubblicato sulla Network FNL (app disponibile su Android e iOS) per il voto di People’s Choice, cioè scelti dal pubblico. Inoltre, i film selezionati verranno caricati su FNL e su www.ashadedviewonfashionfilm.com.

Intanto, per scoprire chi sono tutti i finalisti in gara seguite il profilo ufficiale @asvoff. 

Mettetevi a lavoro e create il vostro fashion film per immortalare questo periodo, difficile, ma raro. 

Davide Marello : “Il mio marchio è un album di ricordi della mia vita”

Viviamo in un’epoca in cui ognuno vuole tutto e subito, crediamo di poter raggiungere i nostri obiettivi semplicemente perché ci crediamo ma se ci fermassimo a pensare, apprendere e migliorare per poi continuare ad inseguire i nostri sogni?

C’è chi trova sin da subito la propria strada e chi ha bisogno di tempo e d’esperienza per capire come raccontare la propria storia. 

Davide Marello è nato e cresciuto ad Asti, a 18 anni si è trasferito a Milano e dopo aver intrapreso gli studi di moda presso l’istituto Marangoni con varie esperienze per piccoli e grandi brand, ha presentato il suo marchio Davi Paris lo scorso giugno a Parigi dove attualmente risiede, un traguardo che ogni giovane designer sogna, eppure è solo l’inizio di questa storia.


Quando hai capito di voler diventare un designer?

Ho avuto la fortuna di crescere con una nonna sarta che probabilmente mi ha trasmesso l’amore per la sartoria ed in più, subito dopo la maturità, credevo che Milano e la moda sarebbero state il mio escamotage da un lavoro d’ufficio sedentario. 

Stiamo parlando di un periodo, quello di fine anni ’90, in cui la moda aveva un forte impatto sulla società, era il periodo delle top model e di Gianni Versace, mi affascinava la visione di una femminilità esuberante, l’approccio al colore e l’idea di mischiare il sacro con il profano. 

Sicuramente il mio primo imprinting estetico è stato Versace mostrando il suo amore per la Magna Grecia ed io ho sempre avuto una passione per la mitologia confrontata con l’arte contemporanea, probabilmente ho iniziato questa carriera pensando di lavorare sulla moda femminile grazie a lui poi con il tempo ed esperienza ho affinato la mia estetica e gusto scoprendo la mia strada. 

Qual’é stata la scintilla che ti ha spinto a dar vita ad il tuo brand “Davi Paris”?

Credo che la scintilla sia stata il potere della moda sulle persone, il poter essere attirati da un abito e riuscire a mutare la percezione che gli altri hanno di noi stessi. Con la moda puoi sottolineare il tuo carattere ma anche trasformalo o semplicemente nasconderlo, sono stato affascinato da questo aspetto sin da piccolo.

Ho subito anche il fascino della fotografia grazie ad Helmut NewtonRichard Avedon e Steven Meisel che riuscivano a trasmettere emozioni e stati d’animo con delle semplici immagini. 
Io in realtà non ho mai pensato di voler dar vita ad una mia visione, ho sempre amato lavorare su dei progetti già esistenti e riutilizzare l’archivio di un brand per dar vita ad una nuova storia, probabilmente ho capito con il tempo di esser pronto a fare un grande passo ed avere un’idea ed una visione tale da poter far ascoltare anche la mia storia.

Ho sempre pensato che prima di entrare in guerra uno debba essere munito delle proprie armi per essere in grado di difendersi ma anche di attaccare e alla fine sono sceso in campo anche io. 

Cosa ti ha spinto verso la moda uomo e a chi si rivolge “Davi Paris”?

La mia prima esperienza con la moda uomo è stata con Giorgio Armani, credo di aver appreso molto su come si formi un’immagine ben precisa dell’uomo e come questa possa seguire dei codici predefiniti ma ho anche capito che la condivisione ed il confronto con le nuove generazioni sia essenziale. 

Mi piace rivolgermi ai ragazzi più giovani perché credo che la moda sia freschezza e contemporaneità ma al tempo stesso cerco di creare una via di fuga dalla monotonia della realtà, ho voluto dedicare un momento di evasione a tutti gli uomini con la camicia popeline azzurra perché in questi anni ho capito che anche il maschio alpha ha l’esigenza di mostrare un nuovo aspetto di se stesso e proprio per questo il mio primo capo fu una camicia con stampa floreale. 

Ho voluto formulare il mio progetto anche con una certa fluidità di genere, io dico sempre che la mia collezione è maschile perché mi piace pensare ad un uomo che voglia indossare qualcosa di diverso che pesca un po’ per tessuti e forme associate al mondo femminile ma che mantiene un sottile equilibrio.

Devo dire che sono rimasto anche un po’ sorpreso da vedere i miei capi indossati da rapper e trapper anche se trovo stupendo il poter utilizzare la moda per esprimere quella vena estrosa che appartiene alla cultura show-off della black music è molto interessante vedere come le persone possano interpretare il mio messaggio più romantico e legato a Parigi adattandolo alla propria storia.

Sono stato sempre etichettato come designer sartoriale avendo lavorato a lungo per Alessandro Michele e Boglioli ed in questa mia collezione ho voluto strapparmi un’etichetta mostrando un nuovo aspetto della mia creatività per poter magari stupire. 


Perché la decisione di presentare la tua prima collezione a Parigi?

La scelta di Parigi è stata una scelta naturale, dopo aver lasciato la direzione creativa di Boglioli ho voluto prendere un momento solo per me, staccarmi dai ritmi frenetici della moda così ho colto l’occasione per abbandonare la mia comfort zone per vivere un’esperienza a Parigi, una città che ho sempre idealizzato, molti miei amici designer mi raccontavano delle loro brutte esperienze in questa città ma io invece l’ho subito amata, trovo che sia un luogo che mi assomiglia molto. 

Parigi è una città romantica, melanconica, culturale e con una leggera vena nostalgica senza trascurare la bellezza dell’arte antica in perfetta armonia con quella moderna, purtroppo in Italia siamo molto attaccati al passato non riuscendo a dar spazio alla contemporaneità. 

Ho voluto che Davi Paris fosse un progetto più onesto possibile per questo motivo ho ritenuto giusto presentarlo nella città che più mi rappresenta. 
 
Quale è la tua definizione di “designer”?

Per me il designer è colui che riflette nella moda ciò che vive. 

Io amo viaggiare e prendere spunto da altre culture ed al tempo stesso scopro ogni giorno nuove cose nella mia città cercando di essere molto lucido per far si che le mie esperienze personali incidano col giusto peso sul mio progetto.

Credo che il mio marchio abbia tanto di me, del mio vissuto e del mio passato, mi dico sempre che Davi Paris è un po’ come un vecchio album fotografico di ricordi della mia vita che condivido con il mondo. Il designer di successo è colui che interpreta una storia ed un’estetica per rompere gli schemi. 

Cosa ti manca di più di Milano? 

Milano per me rappresenta l’Italia, la forza che trasmette, la meritocrazia e lo scambio perché è una città che se sei in grado di “dare” ti restituisce tutto. 

Se devo esser sincero mi manca, mi manca come noi italiani siamo in grado di affrontare e risolvere i problemi, l’artigianalità ed il nostro know-how che dovremmo tutelare soprattutto in questo momento di crisi. 

Ricordi la tua prima camicia stampata e a cosa ti sei ispirato? 

Per me è stato un colpo di fulmine, era un vecchio archivio di una stamperia, una stampa con dei grossi fiori nei toni del rosa, cipria, azzurro, una sorta di camouflage floreale al limite tra il maschile ed il femminile, mi fece pensare subito ad una gonna plissettata che indossava sempre mia nonna, ecco il potere dei ricordi e della fotografia che riaccendono delle sensazioni.

Ho voluto darle il nome di mia nonna “Rita” e per me è stato come un talismano o portafortuna, un bel ricordo. 

Avendo intrapreso un percorso di studi universitario nel settore moda, cosa consiglieresti ai ragazzi che oggi sognano di diventare designer? 

Credo che i requisiti fondamentali per un designer siano l’umiltà e l’ambizione ed è molto difficile farli coesistere in quanto spesso l’ambizione ti porta a non essere umile e a voler bruciare le tappe. 

Noto che questa nuova generazione tende a volere tutto e subito, il successo istantaneo non esiste, per crescere bisogna applicarsi con la cosiddetta “gavetta” per costruire la propria strada ed affinare la professionalità, serve capacità di resilienza e tanta personalità.

Ad oggi, specialmente dopo questa grandissima crisi, bisogna essere molto attenti a ciò che si fa e per tutti coloro che vogliano aprire un marchio credo debbano valutare ogni singola decisione partendo da un messaggio molto forte e concreto e non solo poesia. 

Quale sarà il cambiamento di Davi Paris al termine della self-isolation?

Non so quale sarà la svolta del settore moda e tantomeno del mio brand, credo solo che in futuro ci sarà molta più selezione per far continuare a far scegliere il proprio marchio. 

Io sto cercando di far crescere il mio progetto nella maniera più organica possibile, non voglio che cresca troppo in fretta, preferisco che inizialmente sia un messaggio più intimo e congruo con la mia visione per questo motivo son riuscito a contenere i danni che questa pandemia ha apportato al nostro settore.

Mi manca poter toccare con mano i tessuti, avere un confronto umano con il mio team ma non credo che la mia creatività ne abbia risentito, son pronto a rimettermi in gioco, bisogna continuare a convincere le persone che tu sia il progetto da salvaguardare.

Interior & Furniture design: le contaminazioni estetiche di Tommaso Spinzi

Di origini comasche, Tommaso Spinzi si definisce un Interior & Furniture designer. Dopo aver  trascorso molti anni tra la Svizzera e gli Stati Uniti, facendo base per poco meno di un decennio a Melbourne decide di tornare in Italia stabilendosi a Milano, che sempre di più, a livello internazionale è la capitale del design. Proprio per questo, Spinzi Design, la sua nuova “casa” è uno spazio aperto alla città, un laboratorio in divenire, ma anche un racconto visuale e materico delle esperienze del giovane designer, affascinato da sempre dai motori e amante dell’arte. 

“Cerco di contaminare il mondo Interior e Furniture con quello del Lifestyle maschile , come potete notare su entrambi i miei account instagram @tommasospinzi @spinzidesign”. “Il primo, racconta il mio tempo libero e tutto l’universo che mi circonda e incuriosisce , il secondo e’ piu orientato all’interior design e ai servizi che offriamo con Spinzi Design.”

Tra Milano e Como, Tommaso possiede due spazi galleria, contenitori delle sue passioni e luoghi in cui nascono progetti e collaborazioni con brand automotive , furniture e fashion. L’importante è che abbiano sempre un filone artistico che li accumuna con una visione. Una sorta di fusion che il lifestyle contemporaneo e il nostro mondo ci porta a creare.

La contaminazione tra design e auto deriva poi da una sfrenata passione per il settore automotive, e in generale per i mezzi di trasporto. “Mi piace creare un link e un’influenza per questa passione quando disegno pezzi d’arredo , anche perchè sono parte integrante del mio stile di vita”.

“Vedo certe auto come sculture che tagliano l’aria , forme con un fascino ineguagliabile”. Proprio per questo il designer non disdegna l’auto anche in un contesto living , così come un componente meccanico di stile ed eleganza maschile, basti pensare alla Porsche 911 presente nel suo loft. Questo tratto sembra distinguere il suo studio nell’approccio all’interior design, aprendo questo concetto anche al mondo degli appassionati di auto.

Tra i progetti più recenti c’era in previsione una presentazione di pezzi e collaborazioni per il Salone del mobile che ora si e’ spostato sul Fuorisalone virtuale che si terrà dal 15 al 21 giugno. 

Gli aggiornamenti verranno poi comunicati sui canali social e qualora sia consentito si potrà visitare Spinzi Design proprio durante in giorni dell’evento.

www.spinzi.com

Credit photo SajinPark

Corum Admiral Bronze: L’orologeria dedicata al mare

Trendy, chic, sportiva la collezione Admiral celebra l’amore per la nautica: un tributo al mare con una linea di orologi di alta gamma pensati per l’uomo che ama lo sport, ma che non rinuncia alla qualità e allo stile. 

È con la creazione di Admiral 42 Bronze che Corum vuole celebrare non solo il suo DNA, ma anche esaltare il design nautico. La collezione si compone di due nuovi modelli, custoditi in una cassa in bronzo, per rendere omaggio alla bellezza e allaforza dell’ottone utilizzato sulle navi storiche.

Il look dei due orologi è prettamente vintage, si può notare dalla rifinitura spazzolata sulla cassa e la lunetta segnatempo. I dodici indici richiamano il mondo nautico ma non solo: anche il colore dei cinturini in alligatore si ispirano al mare grazie alle tonalità blu navy e verde “mare”.

Impermeabile fino a 50 metri, l’Admiral 42 Bronze è l’orologio perfetto per tutti gli appassionati di vela.

Insomma oggi chi sceglie un orologio di alta gamma vuole affermare al mondo il proprio stile, ancora di più se esso è legato alle nostre passioni . 

Abbiamo anche pensato a una selezione di capi perfetti per i segnatempo Corum. 

POLO IN MAGLIA – Dries Van Noten

PANTALONI SLIM FIT BEIGE – Dolce & Gabbana

MOCASSINI IN PELLE – Santoni 

FEDORA IN GROSGRAIN- Borsalino 

OCCHIALI DA SOLE – Fendi 

Fashion film: Fences

Nella nostra società, i pregiudizi sono sempre più frequenti e si presentano con molteplici sfaccettature. Solitamente, la maggior parte delle persone tende a giudicare una persona dalla sua apparenza ed è proprio qui che nasce il pregiudizio. Ognuno di noi dovrebbe imparare a sperimentare prima di giudicare, guardare oltre l’apparenza, ai colori e agli stereotipi. Dovremmo provare a capire che la diversità non è una cosa sbagliata, un motivo per essere considerati ridicoli o qualcosa di cui avere paura, piuttosto un elemento che ci arricchisce e che ci rende unici ed inimitabili. Questo mini film racconta la storia di un ragazzo che si sente solo, isolato e perso. Un ragazzo che nonostante il periodo difficile, sarà in grado di trovare un modo per cambiare, cercando approvazione dove aveva sempre trovato distacco.


Team

Art director and stylist : Simone D’Angelo @simondangel

Video : Andrea Riva @andrearivavideo

Visual consultancy: Stefano Guerrini @stefano_guerrini

Models:

Simone D’Angelo ( agency: brave models)ig @simondangel

Luca Maurino(agency: boom models) ig @luca_maurino

Thiago Perri (agency: major models) ig @thiagoperri

Demba (agency: indipendent mgmt) ig @kingdeemboyz

Voice:

 Leo Mel ig @eyestodream (agency: Fashion Model)

Music mix and master :

 Lee Hook ig @madleehook

Production 

Mad light creative ig @madlightcreativestudio

Models  wear:

Simone :necklace clocks and colours, plaid shirt Timberland, belt Diesel, jeans Siviglia, shoes Zara

Luca: necklace Clocks and colours, hat Adidas, plaid shirt diesel, suit Champion, shoes Champion

Demba: hat Nike, trousers Versace, shoes Nike

Thiago: necklace Clocks and colours, shirt zara, trousers armani, shoes Adidas

Alex Prequel, tra tattoo e viaggi

Alex Prequel (@alexprequel_tattoartist) è un tatuatore specializzato nello stile Abstract e Watercolor con base in Italia anche se partecipa a molti convegni sui tatuaggi in tutto il mondo. Ha iniziato la sua carriera nel 2013, a 22 anni, in modo davvero naturale perché è sempre stato a contatto col mondo dell’arte. Disegnava sin da bambino, prima il diploma al Liceo Artistico e poi a vent’anni il suo primo tatuaggio. Da allora, i tatuaggi sono certamente aumentati e l’amore per il disegno e la passione per questo lavoro si sono uniti definitivamente.

Raccontaci la tua formazione e come sei arrivato al mondo del tattoo

Disegno fin da piccolo, sono sempre stato portato e affascinato dal disegno. Ho frequentato e mi sono diplomato al Liceo Artistico ed è lì che ho imparato veramente a disegnare, ho sperimentato tante varie tecniche negli anni quali: matita, carboncino, pantoni, acquarello, acrilico, riproducevo ritrattistica anche su modelli dal vivo e ho fatto anche modellato con argilla e un po’ di scultura. 

Dopo il liceo ho frequentato quasi 2 anni di Università in Design industriale del prodotto, interrotto poi perché è subentrata la passione per il tatuaggio e da subito mi sono concentrato su questa professione che ormai svolgo da quasi 7 anni. 

Come stai vivendo la quarantena?

Inizio a lamentarmi a livello lavorativo, come tutti penso. Il mio lavoro è la mia passione, quindi oltre al fattore incassi, mi manca proprio svolgere ciò che amo fare. Fino ad ora ero speranzoso di riaprire il mio Studio e poter riniziare a Tatuare da Maggio, invece il desiderio e la voglia si prolungano fino a Giugno a quanto pare. Stringiamo i denti. 

Comunque cerco di rimanere attivo il più possibile artisticamente parlando anche da casa e penso molto a progetti futuri. Per quanto riguarda la routine da quarantena non male dai, lavoro e ho lo Studio nelle Marche a San benedetto del Tronto ma abito in provincia Abruzzese, e fortunatamente sono abbastanza circondato da parchi e praterie. Solitamente amo il caos delle grandi metropoli ma in questo periodo mi ritengo fortunato a trovarmi qui, posso prendere una boccata d’aria in tranquillità mettiamola così, al contrario della gente che si trova a Milano o Roma magari. 

Come cambierà il tuo lavoro post Covid-19?

Noi Tatuatori professionisti siamo già pronti a riaprire, lavoriamo da sempre con tutte le preoccupazioni e le protezioni necessarie che prescindono da questa situazione Covid. Non vedo l’ora di ricominciare a lavorare ma spero il governo si accorga di noi tatuatori e ci faccia riaprire prima di Giugno, perché nel periodo estivo solitamente abbiamo un grande calo di richiesta. Infatti, la gente si espone al sole e va al mare e si tatua di meno, dato che non è per niente indicato fare queste cose con dei tatuaggi fatti da poco tempo. Quindi se così fosse, sarebbe come stare fermi 6 mesi, non solamente 3. Speriamo bene, dipende anche dalla risposta che darà la clientela. 

Sei appassionato di viaggi, raccontaci i tuoi luoghi del cuore nel mondo

Vietnam – Mua Caves Ninh Binh: è una montagna con 2 piccoli templi sopra e un dragone, si trova nel ben mezzo del nulla, nella zona di Tam Coc, si cammina parecchio e per arrivare qui in cima, si devono salire più di 500 gradini, ma non gradini normali sono circa 50 cm l’uno, si arriva in cima con il fiatone ma la vista lascia ancor più senza fiato. È un esperienza mistica perché devi sudare per raggiungerà la vetta e poter ammirare ciò che ti circonda. 

Amsterdam – Kees de jongenbrug: adoro questo ponte nel centro di Amsterdam nella zona Jordan. È uno spettacolo da vedere, tutto si incrocia: le strutture caratteristiche della città, il canale, le barche, le bici. È uno scenario che descrive perfettamente il mood di Amsterdam. 

Miami Beach –  Lummus Park: da premettere che amo tutta Miami e Miami Beach, ma mi concentro su questo parco perché è strategico per godersi a pieno l’atmosfera Sunshine, percorre tutto l’Ocean Drive, quindi da un lato si ha la vista dell’immenso Oceano e delle lunghe spiagge e dall’altra tutti i possibili locali, ristoranti, bar, hotels tutti in stile Art Decó. 

NYC – the high Line: La High Line è un parco lineare sopraelevato, situato nella parte West side di Manhattan nel quartiere Chelsea, mi piace in modo particolare perché oltre ad essere rilassante passeggiare lì, e proprio suggestivo camminare tra i vari grattacieli che si trovano ai lati del parco e poter ammirare le strade piene di vita sottostanti all parco. Offre una visuale diversa perché è a metà strada tra il vedere NYC nella tua piccolezza dal basso camminando per strada, oppure vederla completamente dall’alto di un grattacielo. Qui puoi ammirare sia in alto che in basso. 

San Francisco – Golden gate Bridge: è un ponte sospeso che sovrasta il Golden Gate, lo stretto che collega l’Oceano Pacifico con la Baia di San Francisco. Per quanto mi riguarda penso sia il ponte più bello che esista, soprattutto per il luogo in cui si trova, tutto ciò che lo circonda è mozzafiato. Visto dall’alto sembra come se venisse fuori dall acqua. In lontananza da qui si ha anche una bellissima vista di San Francisco. 

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The Savile Company: l’atelier per il gentleman contemporaneo

Quando si parla di sartorialità spesso si pensa all’immagine di vecchi sarti, abiti impeccabili ma pensati per l’avvocato o il manager classico e un po’ old style. 

Da un’idea di artigianalità ma riletta in chiave moderna e anche digital Alessio Cursi, imprenditore e amante del bien vivre, ha pensato a una piattaforma verticale di prodotti e servizi sul mondo “su misura” dedicata a nuovi Gentleman.

Alessio Cursi, fondatore di The Savile Company

Così è nato The Savile Company, un atelier per abiti e accessori su misura nel cuore di Milano (in via Rovello 18) ma anche un club di prodotti e servizi esclusivi per i propri clienti.

Racconta lo stesso Alessio Cursi, perfetto esempio di globetrotter 2.0: “Grazie a un ampio network di artigiani e realtà straordinarie rigorosamente Made in Italy riusciamo ad avere accesso ad un mondo di stile e design in grado di sviluppare progetti one-off esclusivi”. Da qui sono nate tante collaborazioni esclusivi con brand e aziende come Mini, Stilnovo, Holland&Sherry, Sacs, e Zagato, tanto per citarne solo alcuni.

The Savile Company è  un nuovo modello di business integrato (retali-digital) dove contenuti editoriali, prodotti e servizi BeSpoke si fondono in esperienze di acquisto e consumo uniche. E precisa Cursi, che è in prima linea impegnato nella supervisione creativa e produttiva: “ Vogliamo supportare i nostri clienti nella creazione di uno stile personale, trovando soluzioni e risposte ad hoc per le loro esigenze.

Ci basiamo su un’accurata scelta di tessuti e materiali, che culmina nel design e nello styling del prodotto, per ottenere il perfetto abito e accessorio ‘sartoriale’. Presentiamo un’offerta vasta e strutturata, che comprende tutto il mondo del tailoring ‘su misura’.

E grazie alla nostra rete di maestranze dislocate su tutto il territorio italiano, siamo in grado di offrire l’eccellenza su tutti i prodotti e categorie merceologiche: dalla sartoria con abiti, capi spalla, camicie, polo fino a tutta una serie di  accessori – sempre su misura – come  cinture, scarpe, cravatte, borse, fino alle valigie.”  

Un progetto che vuole portare una ventata di modernità  a un mondo che vede oggi la nascita di una nuova generazione di uomini che sono alla ricerca di qualità senza compromessi, ma con forme e materiali più ‘aggiornati’ e abbinamenti meno consueti.

E proprio per questo The Savile Company sviluppa, inoltre, “capsule collections” e “private label” dedicate, prodotte sulle specifiche necessità dei committenti.

I clienti possono infine ‘reinterpretare’ e recuperare abiti del passato, come il cappotto del “nonno” magari realizzato da sarti di un tempo con fitting over ma di  ottima qualità con spalle giganti che si usava portare un tempo, o il pantalone tanto amato ma con fondo molto largo non più adatto ai tempi.

Grazie a sapienti maestri anche questi capi possono essere trasformati, integrandoli con qualche capo per sostituire la giacca o il pantalone di uno spezzato oppure semplicemente giocare con cravatta, pochette e camicia.

Un Atelier dove la dimensione umana e artigianale incontra lo stile moderno e senza tempo, supportato dal digital e dalla cultura di un saper fare rigorosamente italiano.

www.thesavilecompany.it
Via Rovello 18, Milano
@thesavilecompany

Miss Universo: le vincitrici più famose della storia

Uno dei concorsi più famosi di bellezza di sempre è Miss Universo, che dal 1952 seleziona, a livello mondiale, bellezze femminili che si sfidano sulle passerelle per aggiudicarsi il titolo.

Il titolo viene assegnato dopo diverse prove che le Miss devono sostenere, le selezioni sono diverse durante il concorso e al termine fra le rimanenti viene chiesto loro cosa vogliono fare il mondo e quale pensano sia la loro missione poi come Miss Universo.

Ma quali sono le vincitrici di Miss Universo più famose del mondo? Le più note della storia ci sono Corinne Tsopei, Marisol Malaret, Lara Dutta ma non solo …

Le Miss Universo più famose di sempre

Ecco chi sono i nomi più celebri della storia di Miss Universo da quando questo concorso è attivo.

1. Carol Morris, 1956, STATI UNITI

Carol Morris è nata e cresciuta nello Iowa, stato federato degli Stati Uniti d’America. Tutt’oggi la modella, che ha 64 anni, è ancora attiva nel mondo della moda occupandosi dell’organizzazione del concorso miss Iowa USA.

2. Corinna Tsopei, 1964, GRECIA

Corinna Tsopei è una delle Miss universo più famose del mondo, ma è anche un’attrice greca. Oggi la bellissima greca è molto attiva nella lotta contro i tumori del sangue nei bambini.

3. Marisol Malaret, 1970, PORTO RICO

Classe 1949, Marisol Malaret non è famosa soltanto per essere stata incoronata Miss Universo, ma anche per aver lavorato negli anni successivi come conduttrice televisiva e radiofonica.

4. Kerry Anne Wells, 1972, AUSTRALIA

La prima donna australiana a vincere il titolo di Miss Universo è stata Kerry Anne Wells, di cui non si hanno molte notizie sulla vita privata. Ciò che sappiamo però è che dopo l’incoronazione, la bella australiana, ha avviato una fortunatissima carriera come stilista.

5. Lara Dutta, 2000, INDIA

L’affascinante modella e attrice indiana Lara Dutta ha vinto il concorso di Miss Universo edizione 2000. La lista dei film per cui ha recitato è lunghissima. Le pellicole più famose sono Billu del 2009, Don 2 del 2011 e Blue del 2009.

6. Zozibini Tunzi, 2019 , Sud Africa

Zozibini Tunzi è la prima Miss Universo sudafricana di colore, nel 2019 ha visto questo titolo oltre a quello di Miss Sud Africa. Lotta per contro la violenza di genere e ne ha creato anche una piattaforma. Sostiene la bellezza naturale e incoraggia le donne ad amarsi così esattamente come sono.

Helbiz ed eFarma.com fanno team per combattere il covid-19

Un servizio di consegna di un kit Prevenzione Covid-19 nato dalla collaborazione tra Helbiz ed eFarma.com attivo nelle città di Milano, Roma, Torino, Verona, composto da una maschera certificata KN95 e un Gel Igienizzante.

Helbiz, Inc. è una azienda di trasporto intra-urbana italo-americana che ha il nobile l’obiettivo di risolvere il problema del trasporto del primo miglio / ultimo miglio nelle aree urbane ad alto traffico in tutto il mondo. 

Con l’ausilio delle app di Helbiz e eFarma.com è ora possibile acquistare a portata  il clic per il costo di 15 euro.

Ogni acquisto sostiene la Fondazione Humanitas (per una somma paria  3 euro ad ogni pagamento effettuato) per la Ricerca che li metterà a disposizione degli operatori dell’ospedale. L’attività non ha profitto né per Helbiz poiché la consegna è gratuita né per eFarma.com in quanto i prodotti del kit sono venduti al prezzo di costo.   

 

“Helbiz è l’unico operatore di micromobilità in Italia che ha deciso di lasciare i propri mezzi elettrici a disposizione delle istituzioni e organizzazioni di volontariato. – dichiara Salvatore Palella fondatore di Helbiz – Abbiamo voluto dimostrare che la nostra società e i nostri servizi sono utili anche in momenti di un’emergenza come il Covid-19. In questo caso abbiamo sviluppato, in una sola settimana, una sezione della nostra app per rispondere alla specifica esigenza di protezione dei cittadini, ma stiamo già pensando e programmando nuovi progetti per la fase di riapertura in cui con il distanziamento sociale la mobilità delle persone sarà un elemento centrale”.    

Roberto Cagliero, Direttore Fundraising Fondazione Humanitas per la Ricerca aggiunge: “Le mascherine sono diventate un bene di prima necessità anche per gli operatori sanitari. Ringraziamo Helbiz e eFarma per questa iniziativa e per la generosità nei confronti dei nostri professionisti”.

Abbiamo scambiato alcune domande con il fondatore di Helbiz.

Partiamo dal trend topic: il covid-19. La sua azienda ha stipulato un accordo con la Fondazione Humanitas di Milano, come funziona esattamente ?

Appena abbiamo constatato l’emergenza ci siamo subito adoperati per poter fare qualcosa attivamente. Gli utenti delle città di Milano, Torino, Roma e Verona possono acquistare direttamente dall’app Helbiz un Kit di prevenzione, composto da una maschera protettiva KN95 e da un gel igienizzante mani, che verrà recapitato al domicilio in meno di 8 ore.

Tutta l’operazione è non-profit e con l’acquisto di ogni kit verranno donate alla Fondazione Humanitas per la ricerca 3 maschere professionali.

Torniamo a voi. Come nasce Helbiz?

Siamo partiti dalla California, una delle prime aree a riconoscere l’importanza strategica della micro-mobilità in quel periodo. Successivamente abbiamo deciso di investire in aree dove il fenomeno non era particolarmente sviluppato: siamo stati i primi a introdurre il monopattino elettrico in Italia, un percorso non privo di difficoltà che, però, grazie ad un importante accordo con le istituzioni, ci porta ad essere il primo player di micro-mobilità, dove contiamo più di 750.000 iscritti.

La sostenibilità è un tema a cui é stato sempre vicino ? cosi si può fare di più ?

Assolutamente si, sono convinto che in questo momento ogni imprenditore debba modulare il suo concetto di business anche in funzione della sostenibilità. Nel nostro caso, trattandosi di mobilità, il rapporto diretto con il miglioramento della qualità dell’aria é assolutamente visibile, proprio in questi giorni che siamo costretti a vivere in assenza di traffico abbiamo la conferma tangibile di quanto sia forte l’impatto che ha sull’ambiente la mobilità tradizionale.

I partner di Helbiz spaziano dallo sport all’organizzazione di concerti , chi le piacerebbe coinvolgere ?

Siamo in contatto con partner di portata nazionale, che spaziano nei settori più diversi. Il nostro obiettivo é quello di creare un network di servizi di reciproco interesse, al fine di integrare la qualità del nostro servizio all’interno di realtà altrettanto lungimiranti.

Cerchiamo di offrire sempre il meglio alla nostra clientela che si sta sviluppando in modo esponenziale, a partire dalla scelta dei partners.

Dove sta volgendo lo sguardo l’azienda? i prossimi obiettivi ?

L’esperienza maturata con successo nel panorama della micro-mobilità ci porta ad individuare altri elementi che possono esser utili a migliorare il nostro business. In primis, integrando altri prodotti al ventaglio di servizi offerti, in modo da ampliare il nostro ecosistema.

In secondo luogo, abbiamo in programma l’espansione in alcune città strategiche che sono oggetto di attento studio già da tempo da parte nostra: non puntiamo solo alle grandi città, ma anche alle medio-piccole realtà italiane che hanno necessità del nostro servizio: ecco perché abbiamo deciso di lanciare il Franchising di Helbiz con WM Capital.

La moda come reagisce alla mobilita eco?

Sono convinto che la mobilità sostenibile prenderà sempre più piede nel mondo della moda, che ogni anno sposta milioni di visitatori nel nostro paese. La mobilità di queste persone è una priorità, ma anche l’ambiente lo è.. perché non conciliare le due cose?

Lei era presente al Green Carpet Fashion Award di Milano , come vede il futuro della moda?

Vedo un futuro di cambiamenti. Come dimostra il Green Carpet, il tema della sostenibilità nel campo della moda è molto sentito. Le persone di questi tempi sono sempre più attente a alle tematiche ambientali e tendono a prediligere aziende che attuano comportamenti sociali responsabili. I brand devono percepire questo cambiamento e farsi promotori di comportamenti virtuosi.

Orologi sportivi: i modelli per chi ama l’avventura

Sportivi, ultra tech e smart gli orologi di nuova generazione presentano tutte le caratteristiche per chi ama l’avventura ma non solo. Da quelli pensati per il mondo nautico , e alle avventure sottomarine , fino agli sport outdoor con tanto di misuratori che indicano la qualità delle prestazioni. Ecco le proposte dalle maison per l’uomo che ama lo sport e non rinuncia ai vezzi di stile.

GARMIN QUATIX 6

Stile nautico, e raffinata tecnologia nella creazione di modelli all’avanguardia, Garmin lancia il modello Quatix 6. In grado di collegarsi in modalità wireless ai chartplotter, che mostrano i dati dell’imbarcazione direttamente sull’orologio. Uno sportwatch perfetto per la barca ma anche abbinato al daily wear urbano. 

Il nuovo Garmin incarna l’identità dell’uomo al passo con la tecnologia e lo stile: oltre a ricevere messaggi, email , messaggi di testo e notifiche, consente di effettuare pagamenti contactless, ascoltare musica con cuffie Bluetooth ed è dotato di funzioni legate al fitness e allo sport. Cassa da 47 mm, display a colori con retroilluminazione a LED. 

Due le versioni del Quatix 6: una con cassa in polimero rinforzato, lunetta e fondello  in acciaio satinato e l’altra Titanium in cui fondello e lunetta sono in titanio. I  bracciali sono entrambi sostiuibili in modo rapido grazie alla tecnologia Quick Fit e il vetro Corning Gorilla per il modello quatix 6 e in zaffiro per il Titanium. 

Entrambi dispongono di funzionalità per chi esplora il mondo della nautica come: velocità, profondità, comando dell’autopilota ed è possibile anche rimanere sempre connessi per far sapere in ogni istante dove ci si trovi in tempo reale. Perfetto anche per le richieste di soccorso. 

Tra le opzioni disponibili anche quelle che fanno da misuratore sulle attività di fitness d sul livello di saturazione di ossigeno nel sangue grazie a funzioni multisport. 

SEIKO PROSPEX 

Ispirati al misterioso mondo del mare di notte e realizzati totalmente con un aspetto “black” i nuovi orologi subacquei della linea Prospex, in edizione limitata , sono perfetti per coloro che amano lo stile senza rinunciare alla funzionalità. 

Dal blu notte, al nero corvino, le tonalità si ispirano al carattere cangiante del mare dopo il tramonto, affascinante e seduttore, per l’uomo che ama le immersioni notturne e il mondo Marino visto con gli occhi della notte. 

La cassa, interamente nera, il quadrante con accenti Rossi è una impermeabilità fini a 300 metri ma c’è di più: data l’impossibilità di percepire le colorazioni più chiare a causa della poca luce sott’acqua, la lancetta dei secondi e l’indicazione “300m” rossa scompaiono negli abissi, per dare spazio a elementi necessari a quelle quote. 

Il vetro è in zaffiro antiriflesso, la lunetta in ceramica nera per favorire l’elevata leggibilità sott’acqua. 

Tra i modelli “diver” ne derivano due che combinano praticità e design:  cassa d’ acciaio con rivestimento IP nero , con design iconico, soprannominato “Sumo”, presenta delle lancetta arancioni che permettono di essere viste anche con scarse condizioni di visibilità. Entrambi resistenti all’acqua fino a 200 mt. 

POLAR

Ideale per gli sport “outdoor” ,grazie alla sua leggerezza e alla sua particolare resistenza della batteria. Ma c’è di più , questo orologio “multisport” si presenta con un design robusto e leggero: il Polar Grit X supera i test di resistenza US military- grade  con 40 ore di autonomia. 

Inoltre dispone di un sistema di rivelazione della frequenza cardiaca dal polso, il Polar Precision Prime.

Tre le novità del nuovo modello di casa Polar c’è anche la funzione Hill Splitter che permette di regolare l’intensità su percorsi con inclinazione variabile, riconoscendo in automatico tratti in salita e discesa, così da migliorare le prestazioni grazie alla conoscenza dell’analisi effettuata su ogni pendenza. 

È possibile anche creare un corretto piano di integrazione e idratazione durante il percorso sportivo grazie a un sistema che consente il riepilogo di consumo di calorie effettive, il FuelWise. Possibile anche consultar le previsioni meteo e dettagli atmosferici. Queste sono solo alcune funzioni del complesso ventaglio di possibilità che Polar offre agli amanti dello sport come: misurare la potenza di corsa, analizzare il carico di lavoro, analizzare il dettaglio del sonno. 

Candlelight Memorial, la memoria accende la rinascita

ASA-Associazione solidarietà Aids / ALA onlus Milano / Anlaids sezione Lombarda / Arcobaleno Aids / CIG Arcigay Milano / Fondazione Lila Milano Onlus / Milano Check Point / NPS Lombardia / Plus Onlus e HIV-Education saranno uniti virtualmente domenica 17 maggio 2020 per il Candle Light Memorial.

L’International AIDS Candlelight Memorial si tiene la terza domenica di maggio in 115 Paesi ed è un momento per ricordare le tante vittime dell’AIDS, un’opportunità per onorare coloro che hanno dedicato la propria vita ad aiutare le persone colpite dall’HIV e per mobilitare le nostre comunità esprimendo solidarietà e fratellanza. 

Impossibile in questa giornata non ricordare anche alle vittime del Covid-19, un nemico invisibile che ci ha mostrato quanto potente possa essere la forza dell’impegno sociale. Per proteggere le nostre famiglie e le nostre comunità da una pandemia ancora in corso, le iniziative di quest’anno non prevedranno assembramenti ma non per questo saranno meno pubbliche e luminose. 

Non saremo sole e soli, saremo tutte e tutti uniti nel ricordo. Per questo abbiamo scelto un hashtag di speranza #LaMemoriaAccendeLaRinascita per tutte le azioni che daranno vita al CandleLight Memorial di domenica 17 maggio.

Scopri come partecipare all’evento postando una tua memoria o foto sugli account Facebook e Instagram @laMemoriaAccendeLaRinascita e seguendo la diretta facebook che racconterà la nostra iniziativa, alle 17:00 sulla pagina FB di @MilanoPride;

In qualunque modo sceglierai di esserci, faccelo sapere taggando la pagina Instagram @laMemoriaAccendeLaRinascita e utilizzando gli hashtag #CandleLightMemorial2020 e #LaMemoriaAccendeLaRinascita

Chi è ricordato non muore mai.

Unisciti a noi mentre illuminiamo il mondo in questi tempi difficili.

SCARICA IL COMUNICATO E SCOPRI COME PARTECIPARE ALL’EVENTO.

Manintown Live Talks

Tre dirette instagram settimanali sulla nostra pagina @manintownofficial per raccontare volti noti e talenti emergenti del mondo del cinema, sport, food e cultura. Ecco gli appuntamenti di questa settimana da non perdere!

Manuele Mameli

Manuele è un giovane make-up artist con una carriera brillante e un portafoglio clienti da capogiro. Abbiamo imparato a conoscerlo attraverso Chiara Ferragni, tra selfie su Instagram e scatti mozzafiato alle sue opere di make-up, ma la live di oggi sarà l’occasione per scoprirlo più da vicino.

Lunedì 11 maggio alle 17 in dialogo con @stefaniasciortino


Filippo Marsili

Nato a Roma, il 22 gennaio 1998 ha solo 21 anni. La sua carriera di attore è appena iniziata e i suoi primi progetti  hanno preso il via proprio tra 2019 e il 2020. Il più imminente, è rappresentato dalla seconda stagione della serie italiana Netflix Baby.

Venerdì 15 Maggio alle 17.30 in dialogo con @fabrizioimas


Matteo Oscar Giuggioli

Dopo gli studi di recitazione ed essersi fatto le ossa sui palcoscenici più importanti di Milano, nel 2017 debutta sul grande schermo nel film Gli sdraiati di Francesca Archibugi. Nel 2018, interpreta Tom in Succede di Francesco Mazzoleni  e poi la televisione con Un passo dal cielo 5, la serie cult di Rai Uno. Attualmente lo troviamo nelle vicende di Vivi e lascia vivere sempre sulla rete ammiraglia.

Sabato 16 Maggio alle 17.30 in dialogo con @massibenet

Food for thought & fun. Il nuovo progetto social di Michele Chiocciolini

Il nuovo progetto social @micolovescooking di Michele Chiocciolini.

Un creativo poliedrico che ha saputo caratterizzare il suo brand grazie all’amore per l’architettura, il colore e la qualità tutta artigianale, ma sempre nel segno della contemporaneità.

Sono le creazioni di Michele Chiocciolini, che insieme alla sorella Francesca ha lanciato nel 2012 un brand di borse e di recente anche il primo flagship store nel cuore di Milano in via Stoppani 12.

La formazione di Michele parte dalla laurea in architettura cui si aggiungono la passione per la pittura e grafica con una visione della moda ispirata dalla cultura Pop & Graffiti e alle atmosfere anni Ottanta della New York di Keith Haring, Basquiat e Madonna. Una visione che ha saputo trasferire nelle sue collezioni e nei disegni che rappresentano sempre con ironia il suo immaginario.

Tra le altre passioni è da sempre la cucina, che ci racconta lo stesso designer: “Ho sempre amato cucinare, l’ho sempre fatto per gli amici; ho rubato l’arte con gli occhi dalla mia mamma e dalle nonne e ciò che mi ha sempre divertito di più era la creazione di piatti con quello che trovavo in frigorifero”.

Da questo amore per la convivialità e dal periodo di forzata quarantena Michele inizia a intrattenere i suoi amici cucinando in diretta dal suo account Instagram personale. Decide, quindi, di declinare questa sua filosofia anche nel food e nasce il progetto instagram @micolovescooking che diventa una nuova espressione di creatività che inizierà a condividere con tanti ospiti selezionati in diversi ambiti professionali.

E precisa Michele in merito alla nascita di questo progetto: “Questo momento storico ha reso ancora più forte il concetto di uguaglianza tra le persone, qualunque rilievo e ruolo ricoprano nella nostra società, tutti siamo vulnerabili allo stesso modo. Sulla base di questo principio, che mi è sempre appartenuto, ho scelto di chiacchierare con tante persone, ognuna con delle specialità che appartengono ad ambiti professionali diametralmente diversi”.

Anche noi di MANINTOWN abbiamo chiacchierato con Michele, che non solo ci ha raccontato di questa nuova passione, ma anche dedicato uno speciale burger di Quinoa. Godetevi quindi la lettura e provate la ricetta di MicoLovesCooking. 

Come vive un creativo il lockdown? Raccontaci la tua giornata in questi mesi

La mia quarantena è all’insegna della riscoperta. Da poco sono a Milano in pianta stabile e non ho ancora effettuato un trasloco definitivo delle mie cose dalla casa di Firenze. Certo è che ho portato con me i miei piccoli tesori, le scatole con foto, biglietti, appunti e disegni di questi ultimi anni.

Tanti progetti e idee realizzate e adesso stipate in scatole di latta. Ripercorrere a ritroso questi anni di intenso lavoro  è stato un passatempo divertente. Dopo aver dedicato tempo alla lettura e ai film che mi ero perso, ho curato le piante del ballatoio e cominciato un po’ ad allenarmi. Ma la cosa che più mi ha coinvolto in questo periodo è stato il mio amore per la cucina creativa.

Come è nato il progetto che unisce food e social?

Cucinavo dal mio instagram personale e molti apprezzando mi chiedevano ricette e consigli! Ho deciso così di aprire un nuovo profilo @micolovescooking dove incontrare e intervistare in modo molto democratico persone che destavano in me curiosità e interesse e che sono diventate amiche anche dopo l’intervista.

Inoltre la diretta Instagram fatta nei due appuntamenti quotidiani 12:30 e 19.00 non solo regalava loro un piatto, ma inspirava in me un disegno. Una ricetta disegnata in chiave pop secondo il mio gusto grafico da regalare all’ospite stesso.

Come scegli i personaggi e le ricette?

Il taglio che segna la scelta degli ospiti di “cucinando e conversando” è molto trasversale e democratico. Sono persone che provengono da ambienti lavorativi diversi, spesso da spettacolo, moda, cinema, food, ma non è detto.

Una nota che deve contraddistinguerli è la creatività e il mio spiccato interesse. Dopo una diretta Instagram dove  gli ospiti  parlano e io cucino, dedicherò loro una ricetta e un disegno speciale.

Quali le ricette cui sono legati particolari ricordi?

La ricetta  del mio cuore è il tortello di Castagno d’Andrea fatto da mia nonna Jole con le patate di mio nonno Stefano. Indubbiamente la cosa più buona del mondo!

La ricetta che hai pensato per i lettori di MANINTOWN?

Vi dedico un panino molto speciale! Con un burger di Quinoa, green salad, french fries & tomato ketchup, sweet and sour cucumbers, mustard e cheese. E come caratteristica fondamentale del mio Mico’s burger per MANINTOWN un panino al sesamo a forma di cuore … come il cuore Chiocciolini.

Come evolverà il tuo brand post Covid -19? 

Io e mia sorella Francesca, socia del mio brand, avevamo già prima della pandemia iniziato a riflettere su un concetto di moda più sostenibile. Lo avevamo fatto in modo spontaneo e naturale. Parlo di un’etica nella  produzione.

Abbiamo cercato di fare collezioni mirate, destinate a rimanere nel tempo come continuative, allontanandoci dall’idea di moda veloce e temporanea che si possa bruciare sui social nel giro di pochi post per poi fare cose nuove. Post Covid continueremo a disegnare e creare meno cose, purché ben fatte e rigorosamente Made in Italy.  

Accanto a ciò espanderemo il nostro progetto ad un mondo più completo fatto di altre sfaccettature della mia vena creativa, come la grafica e anche la cucina! Stay tuned…

La moda del “distanziamento sociale”

“Il futuro inizia con una scintilla, un’intuizione. Una nuova consapevolezza che spezza le catene del passato e ispira la tecnologia a immaginare nuovi mondi” afferma Ridley Scott. 

Quando questi nuovi mondi incontrano il progresso tecnologico e la ricerca creativa, allora è legittimo pensare e creare futuri possibili, come già sta accadendo nel mondo della moda.

Gli abiti si digitalizzano, diventano 3D, si costruiscono intorno a materiali ibridi, sensori e dispositivi interattivi, si rivestono dei progressi tecnologici per diventare interfaccia tra corpo e società.

Diventano strutture composite, non solo per le forme, spesso articolate, ma soprattutto per la loro composizione materica. In questo sincretismo gli abiti si aprono ad astrazioni geometriche, si articolano in figure fitomorfe e invadono il corpo con innesti ed estensioni che sembrano creare protezioni interne o, al contrario, gusci-corazze esterne.

È il 1960 quando due medici americani, Nathan S. Kline e Manfred E. Clynes, coniano il termine cyborg per suggellare l’ibridismo dell’uomo-macchina, di colui che incorpora deliberatamente componenti esogeni per estendere la fusione autoregolatrice dell’organismo in modo da adattarlo ai nuovi ambienti, demarcando la linea di confine e di conflitto tra uomo e spazio.

Non è solo fantascienza, anche nella moda si stanno delineando inedite forme di abiti potenziati, trincerati dietro la tecnologia, che fanno da apripista a nuovi scenari comunicativi.

La figura stessa del fashion designer è in fase di ridefinizione, diventa sempre più un maker, sempre più un costruttore di forme che nella gestazione progettuale stabilisce un rapporto di cooperazione con informatici, scienziati e ingegneri, che attinge al mondo sartoriale così come al design industriale, alla biologia sintetica, alle nanotecnologie e alla simulazione numerica.

Il giornalista Bradley Quinn, autore del libro “Fashion Futures”, da anni sostiene che gli abiti, per come li conosciamo oggi, appartengono già al passato e che la vera sfida è quella di creare un dialogo di inclusione tra ciò che indossiamo e le tecnologie che usiamo ogni giorno. 

“La moda futura ci darà una nuova pelle multisensoriale che incorporerà le tecnologie più all’avanguardia potenziando le nostre capacità fisiche ed intellettuali”.

E se quello che prima era solo sperimentazione visionaria, progettazione borderline o rappresentazione distopica, nello scenario della moda post-covid, diventasse una possibile realtà?

Creare, attraverso un abito implementato di tecnologie, un livello di omeostasi tale da consentire all’uomo di adattarsi e di fronteggiare, nella sua nuova condizione di essere autoregolante, l’habitat esterno.

Alcuni fashion designer hanno già concretizzato l’idea di abito a “distanziamento personale”, creazioni “prossemiche” attente alla difesa dello spazio e alla distanza relazionale. 

Pensiamo agli abiti robotizzati del progetto Possible Tomorrows di Ying Gao, che collegati ad un sistema di riconoscimento delle impronte digitali si animano solo in presenza di persone le cui impronte non sono riconosciute dallo scanner; allo Spider Dress 2.0 della designer viennese Anouk Wipprecht rivestito di sensori di prossimità e di zampe elettroniche che si impennano quando qualcuno si avvicina troppo; allo Smoke Dress che emette fumo in caso di invasioni di campo del proprio spazio fisico o emozionale; oppure al Defensible Dress, realizzato dallo studio di design HÖWELER + YOON, che si indossa sotto gli abiti e suona quando qualcuno si avvicina troppo.

Abiti concepiti come barriere protettive in difesa di minacce esterne e di interazione con l’ambiente circostante. Armature urbane che delimitano il contatto grazie ad aperture aeree, come le architetture tridimensionali dell’avveniristica Iris Van Herpen.

Volumi mutanti che si contraggono in intrecci futuristici, biomimetici e zoomorfi, trame che sembrano liquefarsi in forme organiche e figure prismatiche, stampe 3D, resine sintetiche, vetro, ceramiche e metalli che assecondano il mutamento del corpo e ne sfruttano le possibilità ispirandosi all’ambiente circostante.

In questa dimensione la moda potrebbe diventare anch’essa campo di attuazione delle sperimentazioni condotte in altri ambiti, fortificandosi con le innovazioni tecno-scientifiche per ridurre i limiti umani, creando strutture autosufficienti indossabili come una seconda pelle. 

Essere vegetariano: 5 motivi per fare il grande passo

L’alimentazione vegetariana prevede il consumo di tutti i cibi di origine vegetale e di alcuni derivati da animali come le uova, il latte e i formaggi. E’ vietato mangiare carne e pesce, in poche parole è vietato alimentarsi con animali.

Se stai pensando di diventare vegetariano ma non hai ancora avuto l’input giusto per fra il grande passo, ti forniamo 5 motivi che potrebbe spingerti ad affrontare questo nuovo percorso alimentare e ad intraprendere un nuovo stile di vita.

5 motivi per essere vegetariano

Questi a seguire sono 5 motivi per essere vegetariani, ve ne sono moltissimi altri ed è una scelta da fare con consapevolezza.

Cruelty-free

Il primo motivo per essere vegetariani è quello collegato all’essere cruelty-free. Non consumare carne vuol dire non acquistarla e in questo modo si smette di finanziare gli allevamenti intensivi, dove gli animali crescono in modo crudele e in condizioni disumane. Gli spazi in cui sono costretti a vivere sono molto piccoli rispetto alle loro dimensioni, non vivono quasi mai allo stato libero. Insomma le loro condizioni di vita sono davvero orribili.

Limitazione del consumo di sostanze tossiche

Non consumare carne ed essere vegetariani permette di limitare l’assunzione di sostanze dannose per l’organismo. Gli animali in allevamento sono sottoposti a continua somministrazione di antibiotici e altre sostanze come ormoni e anabolizzanti in dosi massicce. Queste sostanze possono a lungo andare creare diversi scompensi nell’organismo umano come ad esempio lo sviluppo precoce nei bambini, in particolare nelle bambine, in cui si verifica la comparsa del ciclo mestruale precoce.

Per quanto riguarda invece il consumo di pesce, la sua esclusione dall’alimentazione riduce il rischio di intossicazione da mercurio che accumulandosi nell’organismo umano è la causa di diverse malattie gravi. I pesci sono purtroppo ricchi di mercurio a causa dell’inquinamento dei mari causato dall’uomo stesso.

Digestione più leggera

Consumare cibi vegetali permette una digestione più facile e spesso più veloce, questo fa sentire più leggeri e meno gonfi, riducendo i problemi digestivi e in alcuni casi anche le gastriti.

Riduzione dell’insorgenza di malattie

Diversi studi scientifici hanno dimostrato come un’alimentazione vegetariana riduca l’insorgenza di malattie gravi. Alimentazione vegetariana e attività fisica ponderata sono due fattori che viaggiano di pari passi per un corpo più sano e più a lungo.

Maggior lucidità mentale

Consumando cibi più facili da digerire e con una presenza ridotta di sostanze tossiche si abbassa il livello di acidità del nostro organismo. Questo permette di avere più energia e una mente più libera. Il risultato è maggiore lucidità mentale.

Vi lasciamo con questa famosa frase del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach

“Siamo quello che mangiamo”

Occhiali da vista per uomo: come scegliere il modello giusto

Devi acquistare un nuovo paio di occhiali da vista? Per rendere questa scelta il meno complicata possibile, facciamo il punto di quali sono le indicazioni da seguire per non sbagliare acquisto per quanto riguarda gli occhiali da vista per uomo.

Da prendere in considerazione vi sono senz’altro tre fattori decisivi per non sbagliare: la forma della montatura e il colore della montatura.

La forma della montatura

Innanzitutto concentriamoci sulla montatura. Questa non può non tenere conto della forma del viso. Il segreto sta tutto qui, ovvero nel trovare la montatura che dia il giusto equilibrio alle forme del volto.

Se è troppo grande farebbe stonare il viso, se troppo piccola potrebbe creare problemi alla vista stessa.

Montatura e forma del viso ecco le indicazioni.

1. Viso quadrato

Se il tuo viso è quadrato avrai sicuramente le mascelle pronunciate. Quello che dovrai fare è puntare su un paio di occhiali da vista non troppo possenti, magari dalla forma rotonda o ovale.

2. Viso tondo

Hai il viso rotondo? Nessun problema! Scommetti su un paio di occhiali da vista squadrati, in modo tale da “accordare” le linee e la sagoma del volto.

3. Viso ovale

Se invece il tuo volto è ovale, quindi presenta diverse curvature ed è piuttosto allungato, è meglio scegliere un paio di occhiali da vista rettangolari, che faranno apparire il tuo viso otticamente più grande e meno prolungato.

4. Viso triangolare

In presenza di un viso triangolare e con il mento appuntito, è bene ammorbidire e levigare otticamente le linee del volto con un paio di occhiali da vista delle forme rotonde.

Il colore della montatura

E per quanto riguarda il colore della montatura? Scegliere il colore degli occhiali da vista per un uomo è più semplice di quanto si possa credere. Basterà porre attenzione alla carnagione.

Quindi sei hai una pelle chiara puoi scegliere una montatura nei toni scuri del blu o del nero, mentre in caso di pelle scura, puoi giocare tranquillamente con più tonalità come il verde, il giallo, il rosso, l’arancio e il beige.

Nella scelta della montatura tieni anche conto del lavoro che fai, se devi essere sempre impeccabile e in giacca e cravatta scegli un colore della montatura che sia consono anche a questo dettaglio. Se ti piacciono i colori puoi optare per la stessa montatura ma in due colorazioni diverse, così da averne un paio per il lavoro e uno per il tempo libero.

Abito uomo cerimonia estiva: 4 cose da sapere

Assistere a una cerimonia estiva vestiti eleganti e alla moda ma senza sciogliersi, senza trovarsi delle imbarazzanti macchie di sudore e senza avere un malore, può sembrare qualcosa di impossibile, ma in realtà così non è. Con i giusti accorgimenti qualsiasi uomo può partecipare a questi eventi sfoggiando un look che non abbia nulla da invidiare a quello degli altri invitati. Vediamo qualche prezioso consiglio al riguardo …

Ecco 3 cose da sapere per essere l’invitato di nozze perfetto anche in estate.

Vestirsi per un matrimonio in estate: 4 consigli per lui

1. I tessuti da preferire

Uno degli errori più comuni da evitare quando si deve scegliere cosa mettere a un matrimonio in estate è quello di indossare abiti che non permettono alla pelle di “respirare”. I vestiti più comodi sono quelli fatti di materiali che offrono una buona traspirabilità. Alcuni di questi tessuti sono il cotone (assicurati di acquistare 100% cotone) e il lino, super leggero come pochi altri materiali.

2. I migliori accostamenti di colore

Ok, estate è sinonimo di colori e luminosità, ma attenzione: riserva gli accostamenti eccessivi e stravaganti per i look da spiaggia. Stai partecipando a una cerimonia, no a un cocktail sul mare. In questi casi è sempre meglio prediligere un abito che comprenda i colori della stessa tonalità, magari giocando con le diverse gradazioni (ad esempio abito blu e camicia azzurra). Senz’altro i colori scuri sono quelli più adatti alle cerimonie, ma se queste sono in estate con una temperatura molto alta puoi anche optare per un completo in lino di colore chiaro, come ad esempio un beige con una camicia chiara e una cravatta in tonalità.

3. Le scarpe

Quando ci si presenta ad una cerimonia si prediligono scarpe eleganti, queste spesso sono però anche poco traspiranti, quindi accertati di acquistare un modello che sia da cerimonia ma anche traspirante e di indossare dei fantasmini così il piede non risentirà troppo del calore estivo.

4. Abiti da NON indossare

Un ultimo consiglio che vogliamo darti per quanto riguarda gli abiti maschili più adatti alle cerimonie estive riguarda i modelli da evitare. A meno che non sia espressamente richiesto dallo sposo, andrebbero evitati lo smoking e il frac perché abiti troppo impegnativi per un cerimoniale estivo che dovrebbe essere il più leggiadro possibile. Inoltre questi modelli prevedono l’indosso del nero, colore troppo pesante e inadatto per l’estate.

Se sei in confidenza con gli sposi, chiedi se possibile portare magari un abito meno elegante (sempre consono però a una cerimonia) per poterti cambiare dopo le foto di rito con gli sposi, ricorda nel caso di portare con te anche un paio di scarpe di cambio.

Tommy Hilfiger contro Covid-19

10.000 T-shirt classiche bianche a supporto dello sforzo sanitario pubblico in Europa e negli Stati Uniti. Questo è il contributo rivolto agli operatori sanitari impegnati nell’assistenza ai pazienti affetti da COVID-19: i loro Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) possono infatti generare un calore tale da spingerli a cambiare fino a tre T-shirt in un turno. 

Questi aiuti rientrano nell’impegno della società a favore dei soggetti e delle comunità colpite dalla pandemia globale di coronavirus. 

Per dimostrare la sua solidarietà agli operatori in prima linea, Tommy Hilfiger lancerà anche una capsule collection in edizione limitata di T-shirt e felpe, disegnate in collaborazione con il proprio pubblico. I fan del brand la scorsa settimana hanno potuto visitare le pagine Instagram @TommyHilfiger @TommyJeans e votare i loro modelli preferiti.

Le proposte vincenti saranno presentate a maggio e potranno essere successivamente acquistate sul sito tommy.comin alcuni mercati selezionati. Il 100% degli incassi sarà devoluto alla sfida globale contro il COVID-19.

“Queste circostanze straordinarie chiamano in causa ognuno di noi, perciò rimanere uniti è il modo migliore per andare avanti”, ha dichiarato Tommy Hilfiger. “Anche noi vogliamo dare il nostro contributo e assistere chi ne ha più bisogno. Il nostro spirito di determinato ottimismo è oggi più presente che mai. Incoraggiamo tutti a rimanere a casa per continuare a sostenere coloro che si stanno prendendo cura di noi”. 

Fitness application: le migliori app per allenarsi a casa

Mantenersi in forma è indispensabile per la salute e non solo per avere un corpo tonico e snello da mostrare agli altri. Non sempre per ci si può iscrivere in palestra o farsi seguire da un personal trainer, per via dei costi o del tempo che si ha a disposizione, per questo ci si chiede come potersi allenare a casa?!

La risposta è semplice basta utilizzare le fitness application, ovvero le app per allenarsi a casa. Ve ne sono moltissime e ogni giorno ne esce una nuova, ma ecco che vi indichiamo qui quali sono le migliori.

5 migliori app per allenarsi a casa

Le fitness application sono tante e ne troverete di molte se vi collegate allo store delle app sul vostro tablet o smartphone, alcune sono a pagamento altre sono free, qui vi lasciamo le 5 migliori app per allenarsi a casa selezionate fra quelle gratis.

Nike Training

L’applicazione Nike Training è completamente gratuita e per un allenamento aerobico adatto a tutti. Si può scegliere fra diverse intensità di allenamento. Tramite video vengono mostrati gli esercizi da fare, così è tutto molto più chiaro e semplice anche per chi non si è mai allenato.

In questa app per allenarsi a casa si trova anche lo strenght yoga un programma di 7 minuti total body detox da scrivania, ideali per i principianti.

Adidas Training by Runtastic

Con questa app Adidas Training si realizza un programma allenamento sulla base dei propri obiettivi e delle proprie esigenze. Spiegato più semplicemente si può avere un programma personalizzato se si desidera rimanere in forma, uno se si vuol perdere peso o se si vuole aumentare la massa muscolare e cosi via.

Si sceglie a seguire l’intensità di movimento.

L’allenamento a ca sa viene seguito con un allenatore vocale guida ed è anche questa fitness application gratuita.

Virtuagym Fitness

Questa app ha un database con 4000 esercizi e vari allenamenti ideali per allenarsi a casa, tutto è supportato da un persona trainer virtuale che permette di capire la corretta posizione ed esecuzione degli esercizi.

Keelo Strenght Hiit Workouts

App fitness che offre allenamenti agli utenti sulla base degli attrezzi disponibili in casa e sulla base del grado di allenamento. Gli allenamenti sono veloci e ad alta intensità. Gli esercizi si eseguono facilmente grazie ai video interattivi che li illustrano.

7 Min Workout

Fintess application che offre allenamenti ad alta intensità che richiedono solo 7 minuti del proprio tempo. Sono basati sul metodo HICT (high intensity circuit training), ovvero esercizi che permettono di perdere peso e migliorare le capacità cardiovascolari anche con soli 7 minuti al giorno di allenamento. Su questo sono stati anche pubblicati degli studi su riviste scientifiche.

Misteri sulla luna: 3 fatti senza spiegazione

Quante volte ci siamo soffermati ad osservare la luna, il satellite più affascinante di tutti, o a seguirla con lo sguardo dal finestrino del treno o dell’auto? Quante domande ci siamo posti riguardo a questo romantico satellite? Anche molti esperti si interrogano su alcuni fatti inspiegabili e misteriosi che la riguardano e a cui ancora non sono state date risposte.

Infatti, alla luna sono spesso legate delle credenze (influenza sul parto delle donne), delle superstizioni o delle leggende che la rendono ancora più magica agli occhi di tutti.

In particolare, vediamo subito 3 misteri sulla luna ai quali nessun scienziato è in grado di dare una spiegazione plausibile.

1. La connessione della luna con i fenomeni naturali

Non è stato chiarito del tutto il nesso che c’è fra la luna e il verificarsi di catastrofi naturali come i terremoti: secondo alcuni studi, è probabile che i terremoti come quello del 2004 in Indonesia, in Cile del 2010 e in Giappone del 2011 possano verificarsi più frequentemente in nottate di luna piena o con lune nuove. Questo perché, quando la luna è nuova o piena, le maree sono più intense. La comunità scientifica è allo studio proprio per verificare se l’allineamento Terra- Luna-Sole possa dare impulso allo scatenarsi di cataclismi come un terremoto.

2. La luna influenza i comportamenti umani?

E chissà se è vero che, come diceva Shakespeare, quando la luna si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti. Alcune persone hanno vedere una connessione fra la luna e alcuni comportamenti dell’uomo (crisi epilettiche, stati depressivi e così via) che si verificherebbero soprattutto in notti di luna piena: particolare curioso è che tra il 1976 e il 1979 si registrarono in India circa 800 casi di auto avvelenamento in una notte di luna piena.

3. Le credenze popolari e le superstizioni sulla luna

E’ credenza popolare che per avere un vino buono, le varie fasi che vanno dal raccolto dell’uva fino all’imbottigliamento del vino debbano seguire le fasi lunari.

O ancora, che la luna influenzi addirittura l’economia e i mercati finanziari, le nascite, il sesso del nascituro o perfino la bellezza dei propri capelli.

App podcaster: come fare podcast perfetti

I podcast sono degli audio pubblicati in episodi da diversi autori e che possono trattare argomenti come crescita personale, cultura, politica, arte e sport.

Ciò che ha reso molto popolari i podcast non è solo la vasta gamma di argomenti fra cui scegliere ma anche la possibilità di fruire di questi file audio, comodamente dai propri dispositivi (computer, tablet o smartphone), nei momenti più disparati della giornata (sui mezzi pubblici, durante una corsa al parco, in fila al supermercato e così via).

Per tutti coloro che creano podcast, è essenziale conoscere alcune dritte affinché i propri contenuti vengano conosciuti dal pubblico e ascoltati.

Ti svelo i passi per creare un podcast di successo

Consigli per creare podcast perfetti

Conosci l’argomento di cui vuoi parlare e sii autorevole    

La scelta dell’argomento da trattare nei propri podcast è la chiave principale per il successo. Il tema, dunque, non deve essere scelto a caso o “perché va di moda” ma perché si è effettivamente esperti in quel dato campo.

La gente percepirà la preparazione che c’è dietro ogni audio e per questo si affezionerà. Molto probabilmente, chi ascolta i podcast, lo fa per imparare qualcosa da chi si dimostri essere un cultore della materia e non un ciarlatano o un improvvisato.

Rilascia i contenuti con puntualità

Per creare un legame con i tuoi ascoltatori, scegli un giorno e un’ora in cui pubblicare il nuovo podcast così che i tuoi seguaci non si perdano neanche un episodio.

Per essere puntuale nella pubblicazione, fissa con anticipo un calendario con gli argomenti da trattare e i punti essenziali in cui si articolerà il podcast così da non improvvisare del tutto. Se possibile puoi anche pubblicare il tuo calendario editoriale di podcast sui tuoi profili social, così chi ama ascoltarti lo saprà in anticipo e si organizzerà per ascoltarti.

Scegli strumenti professionali

Ed infine, sappi che non contano solo i contenuti ma anche la qualità dell’audio che il pubblico ascolterà. Per questo, per i podcast, avrai bisogno di strumentazione professionale: microfono, software per registrare e per editare gli audio e hosting per la piattaforma in cui pubblicarli.

Infine prima di iniziare a creare i tuoi podcast fatti queste domande e scrivi le risposte, quando avrai risposto a tutto e avrai il materiale per crearli puoi iniziare:

  • argomento di cui parlare
  • nome del podcast
  • creo podcast da solo per sempre o posso coinvolgere o intervistare qualcuno
  • qual è il pubblico a cui mi voglio rivolgere
  • quantità e durata delle registrazioni
  • cadenza: giornaliera, settimanale, mensile

I migliori 5 film demenziali americani scaccia tristezza

In questo nuovo articolo presentiamo una lista di film spassosi da guardare per una carica di buonumore.

Quando non si ha voglia della solita serie TV o di un film troppo impegnativo, perché non rispolverare qualche classico film demenziale americano per una serata spensierata e all’insegna della risata?

Si tratta di film spesso con trame banali ma non per questo simpatici e spassosi per staccare da una giornata pesante e ritrovare subito l’allegria. Ecco subito le migliori 5 commedie demenziali da vedere per scacciare la tristezza e i pensieri dalla testa.

5 film demenziali americani scaccia tristezza

1. Una notte da leoni

Per una serata con gli amici, una maratona di film demenziali a tutto ridere è la trilogia de “Una notte da leoni”, la cui trama parla di un gruppo di amici che si ritrova per un addio al celibato, vivendo divertenti e bizzarre avventure in varie città del mondo (Las Vegas, Bangkok, Tijuana).

2. American Pie

Un classico del genere demenziale è anche la saga di “American Pie” che si compone di otto commedie, di cui quattro “American Pie” e quattro spin off “American Pie Presents”. La trama ruota attorno alle avventure di quattro amici liceali fra feste, sballo, divertimento e amori spesso non corrisposti con avvenenti ragazze molto popolari, che continuano poi anche durante il periodo dell’Università.

3. Eurotrip

Per viaggiare anche un po’ in giro per l’Europa in maniera divertente ed allegra, il film demenziale perfetto è “Eurotrip”: dopo il liceo un gruppo di amici organizza un viaggio con destinazioni le migliori città europee e, fra malintesi, colpi di scena e disavventure, ci sarà molto da ridere.

4. Balle spaziali

Fra i film demenziali non mancano anche quelli che parodiano mostri sacri del cinema come “Balle spaziali”, parodia dei film fantascientifici “Star Wars” e “Star Trek”. Sarà un divertimento rivedere in chiave meno seria e più spassosa i protagonisti delle saghe più geniali e amate di sempre.

5. Scary Movie

Anche la saga di “Scary Movie” composta da cinque film, si diverte a fare parodie di film horror: per tutti i meno coraggiosi, sarà divertente vedere dissacrare in questo modo film terribili e spaventosi.

Da soli o in compagnia questi film demenziali americani, con una birra e dei pop corn, sono l’ideale per scacciare la tristezza.

Consigli di viaggio di un globetrotter

Il mio racconto inizia obbligatoriamente da Marrakech, la città che più di ogni altra rappresenta per me l’essenza stessa del viaggiare. Qui la vita viene fuori nella sua maniera più profonda: un momento ti seduce, quello dopo ti respinge, in un susseguirsi di sensazioni fortissime che ti attraggono e ti disorientano in continuazione.

La Famille è un ristorante vegetariano molto accogliente, che durante i miei giorni di permanenza è stato il mio vero punto di equilibrio: quando mi sentivo sovraccaricato di emozioni, profumi e colori, qui sapevo di poter trovare il mio momento di tranquillità. Ulivi, palme e fiori d’arancio, uno splendore abbagliante nascosto dietro porticine defilate e alte mure: questa è l’essenza di Marrakech. 

Gestito da Stéphanie Giribone, designer francese di gioielli, e dal suo team interamente femminile, La Famille racconta la città marocchina partendo dal palato: pizzette di hummus, formaggi di capra, arance e pere e ricche insalate di farro o quinoa con noci, feta e melograno. Da non perdere.

Un’altra capitale, un’altra città che fonda il suo fascino sui contrasti. Atene è tutto e il contrario di tutto, è storia e modernità, è marmo e asfalto, è bellezza che toglie il fiato e opprimente speculazione edilizia.

La metamorfosi eterna di un paese che si sta rialzando, che guarda al futuro ma che ovviamente non dimenticherà mai il suo passato grandioso: tra cemento e gelsomini, cinema all’aperto e bar dove giocare a scacchi, si cela un’Atene che trasuda storia e voglia di riscatto.

Il cambio della guardia davanti al Parlamento, in Piazza Syntagma, è fra le più curiose e suggestive cerimonie del mondo: l’uniforme e la marcia lasciano davvero a bocca aperta. Ma guai a scherzare con le guardie: questo non è Buckingham Palace!

La Colonna della Vittoria si trova al centro della Großer Stern nel parco del Tiergarten. Siamo nel cuore di Berlino e questo monumento, secondo me, rappresenta esattamente questo. L’anima della città. 

La capitale che più di ogni altra porta su di sé le cicatrici della storia degli ultimi 100 anni, è stata in grado di reinventarsi del tutto, di imparare dal passato per tornare a splendere. 
La Colonna nasce per celebrare la vittoria prussiana nel XIX secolo e oggi è uno dei simboli della città, che, dal 1989 in poi, finalmente libera e unita, ha saputo diventare un faro per tutta Europa. Non è un caso che la Colonna della Vittoria sia anche il punto d’arrivo dell’annuale Christopher Street Parade, manifestazione simbolo della comunità LGBTQIA+.

È la luce che rende magica Lisbona. I colori risplendono di più: il bianco delle case è acciecante, il blu degli azulejos è profondo come quello del mare, che ti abbaglia e ti sorprende alla fine di ogni strada. E poi a dare ancora più fascino c’è la malinconia struggente del fado, il canto antico tradizionale che risuona tra le strade e le vie di questa splendida capitale. 

La mia meta è il Mosteiro dos Jerónimos, vero capolavoro dell’arte manuelina, uno degli edifici storici più belli di tutto il Portogallo. Costruito nel 1500 per celebrare le imprese marinare portoghesi, tra cui quelle di Vasco de Gama verso le Indie, il monumento ci riporta all’epoca in cui il Portogallo era davvero in cima al mondo, una terra di ricchezza, splendore e magia.
Oggi il palazzo è dedicato a San Geronimo, protettore dei marinai.

Questo è, per me, il posto più magico e che più amo di Parigi. L’antica cappella gotica di Sainte-Chapelle, nata come reliquiario nel 1241 per ordine di Luigi IX, oggi nascosta dietro al Palazzo di Giustizia sull’Ile de la Cité. Qui, con un po’ di fortuna fuori dalle orde di turisti, riesco ancora a perdermi tra le vetrate e respirare, davvero, l’atmosfera misteriosa e romantica della città. 

Viste dall’esterno, queste finestre sacre sono tetre, pesanti, gotiche nel senso più drammatico del termine. Ma una volta all’interno della chiesa, dopo aver attraversato la cupa navata e superato la stretta scala a chiocciola, succede qualcosa di unico e inatteso: i colori prendono vita, le finestre riflettono la luce e rivelano uno splendore sorprendente e avvolgente. Un’emozione da provare.

Le meravigliose maioliche della Moschea blu, i mosaici di Aya Sofya e i tesori di Palazzo Topkapi rappresentano davvero la summa di architettura, arte e cultura ottomana: visitarli è praticamente obbligatorio. Ma c’è un posto che mi ha travolto per il suo fascino misterioso e magico: la Basilica Cisterna. Una volta dentro, la meraviglia è palpabile sul volto di chiunque. 

Tesoro di urbanistica e ingegneria bizantina, questa straordinaria cisterna sotterranea consta di 336 colonne in geometrica successione, realizzate per sostenere imponenti soffitti a volta in mattoni, mentre le basi sono immerse nell’acqua scura, increspata solamente dai guizzi di spettrali carpe.

Uno spazio immenso, dal fascino ancestrale e misterioso anche per la presenza di alcuni capitelli scolpiti a testa di medusa che, a cisterna piena, resterebbero sommersi d’acqua e quindi privi di scopo. Un arcano.

Il ritorno è parte integrante del viaggio. E con questa foto torno a casa, torno a Bologna, la dotta, la grassa, la rossa. Città di torri, piazze, chiese e del suo portico di 40 km. E, ovviamente, dei tortellini.

Piazza Maggiore ci apre le porte del centro: questo è il salotto di Bologna, luogo di ritrovo per eccellenza di tutti i bolognesi, della borghesia e dei rivoluzionari, degli anziani e dei giovani, delle famiglie e di chi è a passeggio senza meta. Qui si staglia la Fontana del Nettuno del Giambologna, che rapisce sempre lo sguardo e, a ragione, è oggi uno dei simboli della città. Insieme al complesso scultoreo, imperdibile anche la Basilica di San Petronio, chiesa più importante della città e una delle più grandi al mondo. 

Passando sotto Porta Govese si giunge alla celebre Finestrella delle Moline, che si affaccia su uno dei pochi tratti d’acqua non ricoperti: è “la piccola Venezia”, uno degli angoli più amati.

Instagram Mattia Cappi (@cappi_matti)

Armagnac vs Cognac: quali sono le differenze

Armagnac e Cognac sono i brandy più famosi al mondo prodotti in Francia a base di uva di bacca bianca, nonostante la base sia la stessa e siano ovviamente alcolici sono differenti per vari motivi.

Vediamo quali sono queste differenze che rendono Armagnac e Cognac due brandy tanto amati, anche se Armagnac ha un consumo 20 volte inferiore al Cognac per via della ridotta esportazione.

Armagnac vs Cognac differenze

Differenza nella distillazione

La stragrande maggioranza dell’Armagnac si ottiene con distillazione in alambicchi in rami a ripiani. Il brevetto per queste macchine è stato depositato nel 1818 e, nel corso della sua storia, è stato migliorato dai distillatori. Armagnac deve essere lasciato invecchiare in botti di quercia nera per almeno tre anni a temperatura costante di 15°. L’alcool ottenuto dopo la distillazione, che è di tipo continuo, ha un grado alcolico dal 52% al 72%.

Il Cognac a differenza dell’Armagnac viene distillato in due fasi in alambicchi chiamati “charentais”. Nella prima fase viene fatto bollire per circa 8 ore per ricavare il “brullis” con un percentuale di alcool pari al 20/30%, quanto ottenuto viene poi fatto bollire di nuovo per bene 12 ore e raggiunge il 70/71% di gradazione alcolica. Infine viene fatto invecchiare in botti di rovere per almeno 30 mesi e può essere lasciato anche per 30 anni.

Il tipo di distillazione influisce sul risultato finale dei brandy ottenuti.

La differenza del legno delle botti in cui vengono fatti invecchiare Cognac e Armagnac ne influenza il colore finale.

L’unico procedimento identico che hanno Armagnac e Cognac è la fase prima dell’imbottigliamento, dove i maestri di cantina mescolano a quanto ottenuto durante al distillazione acquaviti di vigneti e annate diverse. Questo ultimo procedimento permette di ottenere un risultato ottimale.

Uve utilizzate per la distillazione di Armagnac e Cognac

Un’altra differenza fra Armagnac e Cognac è l’uva utilizzata, per il primo entrano 4 vitigni differenti che sono Folle blanche, Colombard, Baco Blanc e Ugni Blanc, invece per il Cognac si utilizza di solito solo la Ugni Blanc.

Regione da cui arrivano Armagnac e Cognac

Il Cognac è prodotto solamente nella regione omonomi sita nella parte settentrionale della Francia, mentre Armagnac viene prodotto con uve che provengono dalla Guascogna.

Curiosità su Armagnac e Cognac

Il 1 gennaio del 1950 Italia e Francia hanno stipulato un trattato dove viene stabilito che le uniche acquaviti che potevano prendere il nome di Cognac erano quelle prodotte nell’omonima regione, oltre all’Armagnac che il liquore più antico di Francia. Tutte le altre acquaviti possono chiamarsi solo Brandy

Luis Sepulveda: 4 libri da leggere almeno una volta nella vita

La pandemia da coronavirus ho mietuto molte vittime tra cui Luis Sepulveda, autore cileno di fama internazionale, con la sua scrittura semplice e immediata ha conquistato il mondo. Lo scrittore indagava l’essenza dell’animo umano con il racconto di animali fantastici, ha scritto molti libri di narrativa e non solo. Fra questi ve ne sono 4 che secondo il nostro parere dovete leggere almeno una volta nella vita.

4 libri di Luis Sepulveda da leggere una volta nella vita

Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare

Il libro è una di quelle opere che ogni genitore dovrebbe leggere ai propri figli. Si tratta di un romanzo che lascia lo stesso messaggio di una parabola. E’ il suo libro miglior con una vendita di più di 2 milioni di copie nel mondo, in ogni personaggio c’è il tratto della sua penna. L’uomo è descritto per quello che è nemico e amico al tempo stesso. Una storia che aiuta a comprendere i valori davvero importanti della vita, quelli che non andrebbero mai persi di vista.

Storia di una balena bianca raccontata da lei stessa

L’ultimo libro di Luis Sepulveda è un messaggio corale di amore incondizionato verso la terrà e la sua natura. Il libro ha una narrazione diretta adatta ai bambini più piccoli che potranno così conoscere la vera storia del mare. Il protagonista principale è Moby Dick che narra in prima persona le sue avventure del mare. Consigliato anche per bambini al di sotto dei 9 anni.

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Anche in questo stupendo romanzo, Luis Sepúlveda racconta la storia d’amore tra l’uomo e la natura, narrando dell’unico posto in cui la terra conserva ancora il suo volto primordiale. Il romanzo è ambientato nell’Amazzonia, dove Josè Bolivar racconta la storia di un uomo bianco. Si tratta di una favola dal significato estremamente attuale che consentirà a grandi e piccini di comprendere quanto sia importante l’amore per la terra.

Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza

Questo romanzo è uno dei più complessi dello scrittore cileno, che ricorda l’importanza del ricordo e della memoria. La storia narra di alcune lumache che vivono all’ombra del calicanto, un albero che li protegge dal mondo. Le Lumache non hanno nome e vivono una vita lenta e serena, ma una lumaca si allontana da loro per riscoprire la propria personalità e qui si intrecciano storie di vera bellezza narrativa.

Controllo pre vacanze auto: 4 cose da controllare

Hai appena organizzato le vacanze o sei in procinto di farlo? Vietato mettersi al volante se non hai fatto i dovuti controlli all’auto, soprattutto se starai al volante per lunghe tratte!

La cosa migliore da fare in questi casi è affidarsi un’officina meccanica, ovvero a uno staff di professionisti che possano accertarsi della messa in ordine del tuo veicolo.  Tuttavia, ci sono una serie di controlli che puoi fare da solo per partire con un’auto sicura e in buone condizioni.

Scopriamo subito le 4 cose che non devi dimenticare di controllare alla auto prima di partire per le vacanze.

4 cose da non dimenticare durante il controllo auto pre vacanze

1. La revisione

Prima ancora di partire assicurati di non avere la revisione auto scaduta. In tal caso, rivolgiti a un’officina autorizzata più vicino a te; si occuperà di revisionare il tuo veicolo nel più breve tempo possibile. Le officine richiedono spesso un appuntamento con largo anticipo, quindi non dimenticare di controllare la scadenza della revisione almeno un mese prima di partire, così sarai sicuro di trovare posto, nel caso ne avessi bisogno, per la revisione della tua auto.

2. La ruota di scorta

Controlla inoltre di avere a bordo la ruota di scorta. Anche se non è una cosa obbligatoria (non rischi sanzioni se non ne sei provvisto), riteniamo che affinché il tuo viaggio possa procedere nella sicurezza più totale, la ruota di scorta è importante che ci sia. Verifica anche di possedere tutti gli strumenti che ti serviranno per un eventuale cambio ruota, quindi cric, gilet ad alta visibilità e triangolo di emergenza.

Se non hai la ruota di scorta e nel caso non ne vuoi acquistare una perché la tua auto non ha il posto per metterla, puoi attrezzarti con un kit riparazione gomma auto.

Ruota di scorta o kit riparazione gomma auto non devono comunque mai mancare se stai partendo per le vacanze.

3. L’aria condizionata

Verificare il funzionamento dell’impianto dell’aria condizionata prima di partire per le vacanze è sempre una buona cosa, soprattutto nel periodo estivo. Il caldo infatti potrebbe creare distrazioni al conducente aumentando il rischio di incidenti stradali. Se inoltre hai bambini piccoli, mantenere l’aria fresca se viaggi nelle ore più calde è importantissimo per evitare loro colpi di calore.

4. Il liquido lavavetri

Ricordati di rabboccare il liquido lavavetri in modo da assicurarti un parabrezza sempre pulito e con una visuale nitida. Non utilizzare acqua e sapone per i piatti, ma acquista un sapone lavavetri adeguato, avrai un risultato senza alone e senza schiuma in eccesso.

“Self-isolation can’t stop creativity”

Quando tutto si ferma e si è vittima di una realtà che ha segnato profondamente il nostro quotidiano, l’unica via di fuga è la mente; non importa che tu sia un pilota, un paracadutista o un cameriere perché con la creatività puoi fare ciò che vuoi. 

Se l’arte non conosce epoca o pandemia, gli artisti in questi mesi di lockdown hanno affrontato un cambiamento radicale nel proprio processo creativo, per questo motivo in queste settimane abbiamo chiesto a giovani designer, stylist, fotografi e modelli che ogni giorno sono a stretto contatto con il mondo fashion di raccontarci cosa, ma soprattutto come, stessero affrontando l’isolamento.

In ordine di apparizione: 

–   GIORGIA ANDREAZZA (@centodiciassete – DESIGNER for @giorgiandreazza) 
–   LEONARDO PERSICO (@leonardopersico – STYLIST) 
–   LIZA PLOTNIKOVA (@liza_plotnikova__ – MODEL)
–   MARCELLO ARENA (@marcello_arena – PH)
–   NICOLE VALENTI (@nicolevalenti – DESIGNER for @valenti_official) 
–   UMBERTO MANCA (@umberto_manca – MODEL)

“Questo progetto è dedicato a tutti i giovani ragazzi che nella vita sognano di poter lavorare a stretto contatto con il settore fashion e che in questo difficile periodo stanno cercando di mantenere vivo questo mondo, partendo dalla loro creatività.”

Fashion editor: Francesco Vavallo @francesco_vavallo
Film by Simone Santus @simomlrcw
Powered by @lookmi.it

Lyst Index: i brand e i prodotti più amati

Tra colossi del lusso attenti all’innovazione e al sociale alle new entry che popolano l’universo social. Vince chi si adatta, chi non rimane fermo e sa ascoltare il suo pubblico. Off-White in testa, presenti Valentino, Versace, Burberry, Balenciaga ma anche Asics e Nike

Cosa cercano i consumatori online? Quali sono i pezzi più ricercati e i brand più ambiti? Quanto la realtà che stiamo affrontando crea nuove regole per l’industria della moda? La nuova edizione di Lyst Index risponde a queste e tante altre domande e curiosità. ll report trimestrale, che individua periodicamente marchi e i prodotti fashion più desiderati su scala mondiale, ci propone un’interessante classifica indagando il comportamento di 9 milioni di utenti che acquistano capi e accessori in oltre 12.000 store. L’ultima analisi coinvolge i primi tre mesi del 2020 e vede presenti le conseguenze che l’incombere del Covid 19 ha avuto all’interno del settore e nelle menti di chi acquista.

Hottest Brand – La Top 20 

Con oltre 10 milioni di followers su Instagram e un fatturato di quasi 350 milioni di dollari, Il brand di Virgil Abloh è in assoluto il più ricercato in tutto il mondo. Off-White si piazza stabilmente al top per il 3° trimestre consecutivo, frutto anche del suo importante approccio digitale e al mondo dei giovani, che amano e sostengono il brand e le sue collaborazioni, da Nike a Evian fino ad Ikea. 

Mascherina Off-White

Cresce Balenciaga, il suo recente show per l’edizione autunno-inverno della moda donna di Parigi è stato un determinato connubio tra esperienza, ricerca, arte e stile. Le modelle hanno sfilato sull’acqua in un set cupo ed evocativo, le immagini della passerella francese hanno incuriosito e affascinato la rete come non mai, non solo per gli abiti. Nike al 3° posto, è forse uno dei risultati più interessanti salendo di ben 9 posizioni dalla precedente indagine, le sue iniziative globali e la sua vicinanza a tematiche socialmente rilevanti hanno aumentato in maniera esponenziale le richieste dei consumatori di tute, felpe e sneakers del brand. Gucci, per la prima volta, scende dal podio. L’arrivo di Raf Simon in casa Prada, invece, genera un aumento del 911% delle menzioni sui social per il marchio facendolo salire nel ranking l’azienda.

Nuovo ingresso per Jacquemus, 15° posto, dopo la sua ultima sfilata, tra tante top model e i suoi abiti dai tagli leggeri e voluttuosi, ha visto un incremento di oltre il 1.100% delle menzioni sui social entrando per la prima volta nella classifica Lyst dei 20 brand più cercati online. Spazio anche a Rick Owens e Thom Browne, le altre due new entry.

Prodotti uomo più desiderati

Off-White primo anche qui con la sua mascherina nera riportante il logo a freccia, sold out quasi ovunque. Tanti brand hanno riconvertito i loro stabilimenti per la produzione di strumenti necessari per fronteggiare la pandemia ed hanno effettuato cospicue donazioni volte alle realtà nazionali e internazionali. Questo ha, in discreta parte, influito nelle scelte d’acquisto. Non solo, alcuni hanno pensato di creare delle proprie mascherine brandizzate. Risultato: un’impennata delle ricerche durante il trimestre. Gucci, con la felpa dedicata a Mickey Mouse, si piazza al 3° posto, presenti inoltre VersacePrada, Asics e Nike, che con le sue sneakers dedicate a Kobe Bryant occupa il 4° posto della classifica.

Felpa Gucci

Prodotti donna più desiderati

Bottega Veneta prima con la sua borsa matelassé Cassette, interessante la posizione della shopper di Telfar, 3° posto. Presenti anche brand come AdidasNike con i suoi joggers in pile, New Balance e GanniChanel è in top 10 con l’iconica 2.55 vintage, modello senza tempo tutt’ora ambito e desiderato. Tantissime le ricerche sui siti di second-hand per l’elegante borsa, in particolar modo durante il lockdown. 

Borsa matelassé Cassette Bottega Veneta

Qui per il report completo e le classifiche in dettaglio: https://www.lyst.it/data/the-lyst-index/q120/ 

Fonte: LYST Index 

John Galliano: 5 curiosità sul genio ribelle della moda

John Galliano è uno degli stilisti più influenti del mondo, britannico con una carriera impressionante alle spalle. Ha lavorato per alcuni dei marchi più famosi del mondo, lasciando il suo inconfondibile timbro in ciascuna delle sue creazioni. Tra i brand più prestigiosi ricordiamo Givenchy con cui ha collaborato per un anno e Christian Dior, che lo ha avuto nel suo staff per ben 15 anni.

Lo si può definire un’artista della moda senza precedenti proprio per il suo genio ribelle.

5 curiosità su John Galliano

Ecco quali sono le caratteristiche che rendono John Galliano uno stilista di moda fra i più importanti a apprezzati al mondo, ma non solo anche curiosità su un uomo dai tratti particolari.

1. Galliano crede che un designer famoso dovrebbe arrivare tardi. Questo è il motivo per il quale ha l’abitudine di ritardare sempre l’inizio dei suoi spettacoli.

2. Sebbene sia riconosciuto come un personaggio pubblico abbastanza estroverso, in realtà lo stilista è cresciuto in una famiglia molto conservatrice, quindi quando è arrivato a Londra per la prima volta, ha avuto problemi ad inserirsi nella società, soprattutto a causa della sua indole introversa.

3. Nel 2010 John Galliano ha dichiarato in un’intervista, che le sue due più grandi passioni sono il teatro e le donne che usa come delle vere e proprie muse ispiratrici per le sue proposte.

4.  Tra alcuni dei suoi famosi clienti c’è anche la principessa Lady Diana che optò per un abito da sera nero con dettagli in pizzo, combinato poi con l’inconfondibile girocollo di perle e zaffiri​.

5. Per motivi di salute John Galliano ha seguito una dieta vegetariana, per diverso tempo. Secondo indiscrezioni, lo stilista avrebbe deciso di adottare definitivamente questo stile alimentare, tanto che quando partecipa ad una cena, deve assicurarsi di avere un menù tutto per sé.

6. Fu licenziato dalla Christian Dior a causa di insulti antisemiti e razzisti in un video, fu davvero un duro colpo. Si scusò tempo dopo dicendo che non era lui, che stava male e chi si era curato. Ormai il danno però era stato fatto.

7. Quello che gli costò il posto da Dior e gli fece dire quelle cose fu la sua dipendenza dalla droga. Oggi risolta e grazie a quel brutto periodo oggi indaga di più sulla psicologia delle persone con chi sta a contatto anche per le sue creazioni.

La carica dello Skate and Surf Film Festival arriva online

Lo Skate and Surf Film Festival non si arrende e riprogramma la manifestazione tramite il mondo digitale, dall’8 al 10 maggio.

La rassegna cinematografica punta riflettori sulla scena surf skate internazionale e propone workshop, pellicole inedite, documentari, mostre e tanta musica insieme allo sport dal vivo.

Stesso concept ma riadattato nei mezzi. Luca Merli, ideatore del festival, ed il suo staff, insieme al main partner Vans, non si arrendono e credono con determinazione nel progetto testimoniando una grande capacità di adattamento e si affidano interamente al mondo virtuale. Ripartire dagli strumenti disponibili in un momento difficile vuol dire anche tener attivo il festival, che vive di una fitta rete di relazioni trasversali. Alcune delle iniziative: Art show, radio streaming, film esclusivi e tanto altro ancora. 

Nasce, quindi, il V-SSFF, V come virtuale e sarà in onda in diretta streaming sul sito di SSFF su Vimeo, Facebook ed anche Instagram. 12-13-14 giugno 2020, queste le date che avrebbero visto svolgersi l’evento al Base di Milano che ricordiamo aver accolto da 9000 persone il primo anno e fino a ben 25.000 durante la scorsa edizione. Un vero successo per appassionati e curiosi che decidono di passare la giornata o un paio d’ore tra sport e cultura.  

Spazio anche alla solidarietà. Il V-SSFF supporta EMERGENCY attraverso il ricavato della vendita delle foto d’autore più belle dei suoi archivi, acquistabili direttamente sul sito insieme alle quali sarà possibile, inoltre, effettuare donazioni. Destinatario il nuovo ospedale da campo di Bergamo per sostenere chi è in prima linea nel fronteggiare l’attuale emergenza sanitaria, come medici, infermieri ed esperti che ne gestiranno il reparto di terapia intensiva e sub-intensiva. Tutti i fotografi hanno accolto con piacere ed entusiasmo l’iniziativa. 

Per ogni altra informazione consultare il sito  WWW.SSFF.IT

Cosa ci siamo persi del Salone del Mobile 2020: Foro Studio

Nessuna novità, nessuna nuova lampada, nessuna nuova sedia, tutte le presentazioni sono state rimandate di un anno.

Il Salone del Mobile 2020 è stato una mateora di cui si è parlato tanto prima di depennarlo delle nostre agende, ma nessuno ha detto cosa ci siamo persi.

Abbiamo incontrato i ragazzi di Foro Studio, che ci hanno raccontato il loro punto di vista, in un momento in cui bisogna raccogliere le idee per abbracciare il cambiamento e ripensare il futuro in modo creativo.

https://www.forostudio.com
https://www.instagram.com/foro.studio

Raccontateci un po’ la vostra realtà, come nasce Foro Studio?

Prima di essere degli associati siamo stati e siamo amici, per cui tutto è nato sei anni fa, in modo praticamente spontaneo. Quattro professionisti milanesi che – lavorando in diversi ambiti creativi – hanno deciso di unire le peculiari competenze di ognuno per realizzare progetti che poco dopo hanno portato alla nascita di FORO Studio. Siamo Giuseppe Ponzo, pilastro fondatore e responsabile della pianificazione strategica; Fabio Romenici, interior designer intuitivo e sperimentale; Salvatore Ponzo, architetto poliedrico e visionario; Alessandro Pennesi, designer del prodotto e ricercatore teorico.

Oggi FORO si occupa di architettura, interior design e brand identity; ma anche di product design e grafica. 

Quale è il vostro segno distintivo nel panorama architettura e design?

In maniera del tutto naturale siamo sempre molto attratti dalla sperimentazione con materiali e colori. Nonostante gli ambiti in cui operiamo siano completamente diversi, tutti i nostri progetti sono accomunati dalla volontà di creare il più possibile un’esperienza sensoriale completa e pervasiva, che vada incontro alle aspettative dei fruitori e, in un certo senso, ne ispiri i comportamenti.

Tra tutti, il progetto per le boutique Parah – per i quali abbiamo ricevuto diversi premi internazionali – si è distinto per l’attenzione all’interazione tra materiali, spazio e fruitore.

Quello dei materiali è un campo di ricerca che ci ha sempre affascinato. Abbiamo una materioteca in costante aggiornamento che ci permette di scegliere i materiali con un pizzico di audacia, spesso andando a cercare dei produttori che non hanno mai impiegato un determinato materiale in uno specifico campo di applicazione. C’è da aggiungere inoltre che parte della ricerca la svolgiamo in ambito accademico, al Master in Interior Design alla Naba di Milano, dove siamo docenti di Tecnologia dei Materiali.

Come avete reagito alla cancellazione del Salone del Mobile 2020, cosa stavate preparando?

Abbiamo sperato fino all’ultimo che non accadesse. Come gran parte dei nostri colleghi milanesi eravamo al giro di boa dei preparativi per l’evento per noi più importante in assoluto. Quest’anno sarebbe stato ancora più importante, perché avremmo esordito alla guida di Alpha District, il nuovo e più grande distretto della design week. È un progetto di marketing territoriale per il quale ci siamo preparati per quasi un anno, e che ha già raccolto molti consensi. Primo tra tutti è arrivato il Comune di Milano che – attraverso il patrocinio – ci ha accolto ufficialmente nel circuito della Design Week.

Alpha District copre una parte molto vasta della città, partendo dal Portello – area su cui un tempo sorgevano gli stabilimenti dell’Alfa Romeo – si estende concentricamente comprendendo i quartieri Cagnola e QT8.

L’area ci ha attratto perché è stata fortemente riqualificata negli ultimi anni. Ricca di interventi architettonici d’autore è ancora poco conosciuta e integrata con il tessuto cittadino, e per questo vogliamo portarla alla ribalta attraverso i circuiti della Design Week. 

Il cuore di Alpha District sarà Piazza Gino Valle, la più grande di Milano. È qui  che prenderà posto il progetto delle Cattedrali: una  serie di templi del design che si susseguiranno lungo le direttrici pedonali del distretto e metteranno in mostra una serie di oggetti e progetti che saranno fruibili dal pubblico h24.

Senza perderci d’animo – come è successo per il Salone in fiera – abbiamo posticipato al 2021 tutte le mostre, performance e installazioni che stavamo preparando e siamo molto contenti del sostegno che molti dei nostri partner ci dimostrano malgrado gli stravolgimenti. Insieme stiamo lavorando per trasformare le imposizioni dell’emergenza in opportunità, e siamo convinti che il Salone 2021 sarà tanto diverso quanto straordinario. 

Quali novità ci siamo persi? 

Ci piace pensare che non sia una perdita, quanto una pausa di riflessione. Le novità alla Design Week sono certamente un modo per prendere le misure con il resto del mondo del design, ma anche questa pausa forzata può servire da incubatore per delle nuove idee, tarate su un mondo che – dopo l’emergenza – sarà sicuramente cambiato. In questo senso non abbiamo perso delle novità ma guadagnato delle opportunità.

Sappiamo però gli allestimenti che non ci saremmo assolutamente persi: le tappe obbligate di ogni nostra Design Week sono Hermès, che riesce sempre a sorprenderci con la sua sofisticata semplicità e Nendo, che è sempre un passo avanti.

Nel circuito di Alpha District invece eravamo impazienti di inaugurare Hysteria, una mostra per la quale abbiamo invitato diversi designer italiani a confrontarsi con uno storytelling capace di evidenziare ed esaltare i cambiamenti, l’evoluzione e le storie legate al tema della sessualità femminile e non nel campo del design.

Ci sono modi alternativi al Salone del Mobile per potersi informare sui nuovi prodotti e sulle tendenze?

Certamente, il trucco è non smettere mai di esplorare. In studio dedichiamo molte energie alla ricerca, e cerchiamo di spaziare in ambiti diversi dal nostro. Ad esempio guardiamo sempre con grande interesse al mondo della moda e delle nuove tecnologie. 

Il modo che preferiamo per aggiornarci è viaggiare, ricercare direttamente sul campo, verso città che spesso ospitano anche fiere di settore. Il nostro ultimo viaggio di ricerca lo abbiamo fatto a Tokyo, un luogo straordinariamente avanti per quanto riguarda lo stile e la tecnologia.

Quando invece non abbiamo modo di viaggiare lo facciamo digitalmente. Abbiamo molti canali di riferimento on-line tramite i quali restiamo costantemente up to date.

Come cambierà il vostro modo di pensare e progettare dopo questa epidemia?

Questo periodo ci ha dato modo di fermarci e riflettere, molti cambiamenti sono già in atto e molto altro ancora cambierà negli anni a venire. Ultimamente si parla molto di resilienza, ma siamo più dell’idea che la parola giusta sia antifragilità, ovvero l’attitudine a migliorare quando le cose peggiorano, a cambiare a fronte di fattori di stress esterni al fine di adattarsi, non di proteggersi. Ecco, noi vogliamo avere un pensiero progettuale antifragile e stiamo facendo il possibile per adattarci al mondo nuovo che troveremo tra poco fuori dalla porta.

Attualmente stiamo gestendo il progetto di un displayer da posizionare all’interno di una lounge del Burj Khalifa a Dubai. La produzione in questo momento è ovviamente sospesa, ed essendo un oggetto che fa dell’interazione con il pubblico l’elemento cardine, stiamo lavorando al cambiamento di diversi dettagli per permettere la vendita in maniera sicura e allo stesso tempo efficiente. 

Si parla tanto di esperienze digitali e di come la tecnologia possa evitare le aggregazioni, voi cosa ne pensate?

Pensiamo che il digitale in questo momento abbia subito un’accelerazione di quello che comunque sarebbe stato il suo naturale percorso evolutivo. Sicuramente sarà ancora importante mantenere le distanze e vedremo perciò un balzo in avanti per quello che riguarda le interazioni digitali. Aumenteranno le proprietà dei dispositivi, tendendo ad una fusione totale tra i sistemi virtuali e gli oggetti fisici che farà si che il gap tra virtuale e reale sarà sempre più limitato; trasformando l’user experience di oggi, che interessa solo vista e tatto, in un’esperienza totale che coinvolga una molteplicità di sfumature sensoriali.

In questo senso, sempre parlando della nostra esperienza, stiamo lavorando per convertire i servizi fisici di Flamingo – un food-truck che abbiamo ideato qualche tempo fa – in servizi digitali engaging che vadano a supporto del servizio di delivery.  

Se doveste dedicare un manifesto alla città di Milano che si risveglia, cosa scrivereste o disegnereste? 

Per rimanere in tema con l’esperienza digitale preferiamo dedicare alla città un hashtag, più che un manifesto. 

In un mondo dove la vicinanza sociale è momentaneamente bandita, riunirsi al grido di un cancelletto è qualcosa di inaspettato. A nessuno piace essere etichettato ma in questa nuova condizione siamo tutti riuniti sotto la minaccia di un virus che non fa distinzioni tra gender, sessualità, colore ed età. Ci siamo resi conto che #iorestoacasa e #milanononsiferma sono messaggi virtuali che vanno bene per tutti. 

Questo periodo ci deve insegnare a non dimenticare e su questa idea si fonda il nostro hashtag per la città di Milano: tra le più colpite, le più reattive, la più motivate, la città che ci ha dato l’opportunità di esprimere noi stessi dandoci un’identità e una professione. Ricorderemo che #milanononsièarresa.

Wrestlemania: i lottatori più famosi del wrestling

Il wrestling è uno sport che, sotto forma di show, intrattiene e attira milioni di telespettatori in tutto il mondo.

Nonostante si tratti di lotte “finte”, nel corso degli anni, molti personaggi si sono procurati gravi infortuni e sanguinamenti e forse, è proprio questo che appassiona i fans.

Detto ciò, vediamo quali sono gli atleti di wrestling più famosi di tutti i tempi, anche se tutti hanno il loro lottatore preferito e tifano per lui ad ogni scontro fino alla fine.

5 lottatori più famosi del wrestling

Ecco chi sono i lottatori più conosciuti del mondo del wrestling

1. CM Punk

Molto probabilmente CM Punk è il lottatore più controverso della storia del wrestling. Il combattente, attivo dal 1999 ad oggi, non ha peli sulla lingua: famoso è il suo discorso di addio del 2011, nonostante alla fine della fiera, non abbia mai lasciato la scena. L’atleta statunitense è anche attore e sceneggiatore di fumetti Marvel, oltre che il campione di wrestling più longevo dell’era moderna.

2. Roddy Piper

Piper ha lasciato un vuoto enorme nei cuori di tutti fans quando è morto nell’estate del 2015. Sul ring, il lottatore, ha combattuto una resa dei conti assolutamente mitica contro Hulk Hogan, scontro che ha coinvolto anche la cantante Cyndi Lauper.

3. Shawn Michaels

Per molti Shawn Michaels è il campione dei campioni. Un lottatore con una tecnica e una poesia dei movimenti che solo i veri intenditori di questo sport possono davvero apprezzare. Nel 1998 è stato costretto a ritirarsi a causa delle sue ferite, ma è ritornato nel 2002 per “demolire” Triple H. Ha lasciato il mondo del wrestling nel 2010​.

4. The Rock

The Rock, cioè Dwayne Douglas Johnson, è entrato nel mondo del Wrestling nel 1995. Il suo periodo di punta viene collocato tra il 2000 e il 2004, ovvero quando il lottatore statunitense divenne un vero e proprio Dio dell’intrattenimento. Tutt’oggi continua a fare apparizioni sporadiche.

5. Hulk Hogan

Questo lottatore di wrestling è stato il simbolo della trasformazione di questo sport. Di famiglia di immigrati riuscì con la sua tenacia e la sua forza a scalare la vetta, proprio per questo è stato una rivoluzione e tutti lo ricordano. Vinse il suo primo titolo mondiale nel Gennaio del 1984 al Madison Square Garden di New York.

Hulk Hogan è rimasto in vetta per quasi vent’anni vincendo titoli su titoli

Passione camicia

Sin dall’Ottocento la camicia diviene protagonista nell’abbigliamento maschile. La forma del colletto in quell’epoca rivelava status sociale: più era imponente e vistoso maggiore era il rango sociale cui si apparteneva. E che dire delle stampe? Si giunge così dai colletti inamidati e candidi fino alla rivoluzione stilistica nata negli States grazie all’invenzione della print hawaiana.

La camicia è perfettamente sospesa tra eleganza e pragmatismo. Abbiamo selezionato alcuni marchi indipendenti che realizzano camicie made in Italy. Da seguire immediatamente.

Benevierre 
https://www.benevierre.it/

“La mia passione nei confronti della moda, deriva dall’estrosità di mio padre. Sin da quando ero in fasce, mi ha cresciuto illustrandomi a colpi di chitarra, i suoi gusti e le sue passioni mescolandoli nella vita quotidiana ad educazione e carattere. Il continuo modificare capi di abbigliamento, mi ha portato ad approfondire quel che c’era dietro un indumento: la scelta del tessuto, la manovalanza, il cucire. Curiosità e passione mi hanno spinto a cimentarmi su queste attività. Con tempo e dedizione, ho imparato a cucire a mano ed a macchina, acquisendo l’arte del creare un capo.”

Con queste parole il giovane imprenditore e direttore creativo Andrea Coli descrive il suo progetto Benevierre, che ci ha colpiti per l’allure nostalgico e psichedelico, ma al tempo stesso attualissimo per la scelta della nuance e per i volumi. La camicia artsy che amerete se siete animi gipsy e sognatori.

Giannetto Portfofino 
http://www.giannettoportofino.it/

Un imprinting più sobrio e classico è la scelta di stile del marchio Giannetto Portofino: tinte naturali affiancate ai classici estivi come il turchese, il verde e l’arancione per le nuance. La gamma dei prodotti per la Spring Summer 2020 omaggia anche i fit di Miami (camicia over a mezza manica) e i volumi militari.

Hydrogen
www.hydrogen.it

Attenzione all’ambiente coniugato a materiali hi-tech: questa la formula adottata dal creativo Alberto Bresci del marchio Hydrogen. Con la sua Hydrogen Future Lab ha creato camicie senza tempo dall’allure metropolitano, particolarmente adatte per il suit da ufficio ma anche declinabili per il leisuretime.

Brand alert: Prada

Una news per gli amanti del mondo Prada: dal 7 maggio il drop mensile di Prada Timecapsule è online, solo per 24 ore. 

Cinquanta articoli in vendita, solo per un periodo limitato di tempo, attraverso la nuova piattaforma e-commerce Prada, già presentata in altri paesi e in fase di estensione secondo il calendario di rilancio del nuovo sito prada.com 

In vendita, per la serie lanciata oggi alle ore 15:00,  la classica camicia boxy in stile hawaiano, elemento essenziale del guardaroba targato Prada, oggi in versione unisex con stampe. 

La camicia è in popeline bianca, a maniche corte con bottoni in madreperla e con vestibilitá oversize. La stampa a contrasto si ispira  alle corse automobilistiche. Il motivo della stampa “May”, inoltre, è ispirato a un tema relativo al mese di lancio e include un numero che identifica l’edizione limitata 1/50, 2/50 ecc…

 Il successivo drop è in programma per giovedì 4 giugno 2020.

Home sweet home: riflessioni tra architettura e design con Diego Thomas

La maggior parte di noi lo conosce perché è uno dei giudici di Cortesie per gli Ospiti su Real Time, anche se in realtà Diego Thomas è un architetto specializzato in interior design con percorso professionale di tutto rispetto.

Le passioni per l’architettura, l’interior e l’artigianato nascono fin dai tempi degli studi universitari con un filo conduttore: quello di trovare un’unione armoniosa tra ambiente esterno e interno. Lo abbiamo intervistato in questa pausa dalle scene per conoscere meglio l’uomo e il professionista…

Racconta il tuo percorso professionale e come è nata la tua passione per l’architettura

Immagina che se da piccolo mi avessi chiesto “cosa vuoi fare da grande?” avrei risposto “il gelataio”, ma, attenzione, questo solo fino ai sei anni! Il mio settimo anno fu il vero anno di svolta perché maturai il pensiero innovativo di poter mangiare sempre gelati senza venderli; cambiai così la risposta in “voglio fare l’architetto”.  

Tutti si chiedevano come facesse un bimbo così piccolo a sapere cosa fosse un architetto: dipendeva dallo stile di vita di mia madre, artista, che si divideva tra i suoi quadri e i restauri di vecchie case di famiglia, che amava trasformare insieme agli operai e anche a me, che l’accompagnavo spesso nei cantieri. In linea di principio, quindi, con l’architettura ci sono nato e cresciuto.

Come sei approdato a Cortesie per gli ospiti?

Grazie a un’amica, o grazie a un corniciaio, forse grazie ad entrambi: praticamente una mattina dovevo ritirare un quadro che avevo fatto incorniciare e il corniciaio non lo trovava mentre io aspettavo spazientito.

In quel frangente un’amica d’infanzia mi manda uno screenshot di un annuncio che passava in TV, qualcosa tipo “stiamo cercando architetti simpatici”. Così, per ingannare il tempo mentre il corniciaio ribaltava il suo negozio per recuperare il mio quadro, chiamai il numero dell’annuncio e mi rispose la produzione di Cortesie Per Gli Ospiti.


Il cast di Cortesie per gli Ospiti: l’architetto Diego Thomas, la lifestyle coach Csaba Dalla Zorza e lo chef Roberto Valbuzzi

Mentre, finalmente, mi allontanavo con il mio quadro sotto braccio, prendemmo un appuntamento per un provino nel mio studio. Ne facemmo tre, a strettissimo giro, e dopo circa un mese venni catapultato direttamente dal mio studio di Campo de’ Fiori al set televisivo, e dovetti rapidamente abituarmi a tutte quelle telecamere puntate su di me…

L’errore più frequente che hai riscontrato nelle case viste sino a oggi?

A chi gli chiedeva consiglio, il grande Gio Ponti rispondeva: “Se è un artista se la caverà senza consigli, per l’intuizione e il temperamento. Se non lo è il consiglio è rivolgersi a noi. Gli faremo cose bellissime.” 

L’errore più frequente, infatti, è quello di non investire nella consulenza di un professionista quando si approccia una casa. Molti credono di risparmiare, ma studi scientifici dimostrano che chi si affida a un progettista alla fine risparmia tempo, soldi e fatica, e il risultato sarà sicuramente migliore.

La casa (o le case) che ti hanno sorpreso in positivo?

Tutte le case che ricevono voti sufficienti mi sorprendono in positivo. La mia preferita? Una villa in Puglia, un’antica masseria ampliata con una struttura moderna ma rispettosa del contesto. Il tutto incorniciato da un giardino con vasche e sculture. L’armonia di quel luogo ci pervase tutti e gli abitanti sembravano illuminati dalla bellezza.

Nel backstage di Cortesie, tutto sembra rilassante e facile. Quanto tempo lavori al programma e quale impegno implica? 

Sembra facile ma non lo è! I set cominciano alle 8 del mattino, forse i preparativi anche prima, e terminano la notte tra le 22 e l’una del giorno dopo, tutti i giorni. Dico ”i set”, al plurale, perché sono due al giorno.

Infatti registriamo le puntate incrociandole  con due troupe diverse che si sovrappongono in due location differenti. Solo noi conduttori, gli addetti al trucco, un operatore e un producer facciamo doppio turno trasferendoci da un set all’altro.

I concorrenti, per loro fortuna, sono coinvolti solo parzialmente in tutto questo enorme lavoro di squadra. Il pubblico a casa, infine, vede il risultato condensato in 50 minuti dai montatori che spesso lavorano in casa di produzione a doppio turno: un gruppo di giorno e uno di notte, la mattina si scambiano i cornetti e il cappuccino.

Se potessi avere carta bianca e budget illimitato, come immagini la casa del tuoi sogni?

Con una bella vista.

Quali sono gli architetti e le opere che per te sono stati importanti nella tua formazione?

Penso che ogni architetto abbia dato il suo contributo in positivo ma anche in negativo. Se dovessi farmi disegnare la casa da qualcuno che non sia io, tra gli architetti del passato sceglierei sicuramente Michelangelo, tra gli architetti moderni forse ne sceglierei uno sconosciuto ai più, che praticamente ha fatto un’opera sola: Pierre Chareau con la sua Maison de Verre a Parigi.

Una casa concepita agli inizi degli anni Trenta molto poco instagrammabile ma danzante, dove  la tecnica diventa poesia, un ibrido tra il deco e  la purezza del razionalismo, che portò a un risultato ancora più innovativo per il tempo

Diego nella vita di tutti i giorni: quali sono le tue passioni e il tuo look fuori dalla tv?

In TV sono in vesti ufficiali, con la giacca e a volte la cravatta. Nella vita di tutti i giorni sono più casual: amo sperimentare, anche con i look. 

Quando viaggi per lavoro e per piacere cosa, non può mancare nella tua valigia?

Delle cuffie per la musica, non vivo senza. L’architettura è musica.

Come hai vissuto il lockdown e come prevedi cambierà il post covid anche nel tuo lavoro?

L’emergenza è devastante, sotto tutti gli aspetti. Fortunatamente ho continuato a lavorare: anche se le riprese di Cortesie per gli Ospiti si sono interrotte, ho scritto molto, soprattutto un nuovo libro, e disegnato per portare avanti le progettazioni in attesa che ripartano i cantieri. Lavorare mi ha aiutato a mantenermi vitale.

In questo periodo miei validi alleati sono stati la musica e i libri, oltre che il mio cane che ringrazio perché ogni tanto mi porta a fare la passeggiatina sotto casa, nel centro storico di Roma deserto, dove ci siamo più volte imbattuti in pappagalli e perfino un riccio!

Pensare che gli animali si sono riappropriati dei loro spazi mi ha regalato un sorriso. Nei momenti peggiori, infatti, le uniche notizie confortanti sono quelle sull’ambiente: l’inquinamento che diminuisce drasticamente è un pensiero positivo. 

Un altro risvolto bello della situazione è la riscoperta del vicinato: nell’antico rione dove vivo è capitato di parlare con i vicini della finestra di fronte, siamo arrivati anche a fare aperitivi dai terrazzi intorno. Credo che questi legami rimarranno anche quando, finita l’emergenza, ritorneremo a uscire.

Il confinamento dentro casa ha, poi, messo al centro l’importanza degli interni in cui viviamo. Ho avuto un boom di richieste perché le case sono diventate il nostro unico habitat: fondamentale non solo abitarci al meglio, ma anche lavorarci e studiarci. Le abitazioni, infatti, cambiano e assumono nuove funzioni diventando anche uffici e scuole individuali.

In un’ottica post covid anche il modello di città va ripensato. La concentrazione di funzioni, spazi e persone va rivista in un’ ottica di dispersione che consenta il distanziamento: dalla riorganizzazione degli spazi urbani a un nuovo tipo di mobilità pubblica, fondamentali, ad esempio, le piste ciclabili. Per le città d’arte, il turismo deve forzatamente virare da un sistema pensato per gli stranieri a uno per l’utenza interna, molto diverso. Sto appunto lavorando ad un articolo accademico su questi argomenti.

T-Shirt uomo, è il capo chiave del guardaroba maschile per questa primavera estate 2020

Perfetta per qualsiasi occasione, basic, a tinta unita, a fantasia, con logo, stampa o scritta, è il capo da cui partire per costruire l’outfit maschile perfetto per la bella stagione di quest’anno.

Le T-shirt uomo: su quali colori puntare.

In questo periodo come mai prima la t-shirt è diventata il capo d’abbigliamento più indossato in assoluto. Nella vita domestica qualsiasi outftit infatti punta sulla maglietta a maniche corte. Con joggers o shorts e le immancabili pantofole per la quotidianità casalinga, o con i jeans e le sneakers per lo shopping al supermercato, la tee è diventata ormai come una seconda pelle per tutti gli uomini costretti in quarantena. Con l’arrivo della fase due le cose non sono cambiate e la t-shirt continua ad imporsi come l’articolo d’abbigliamento da uomo must-have della primavera estate 2020. E se la t-shirt è il trend di quest’anno, non ci sono regole o diktat sui modelli da scegliere e da sfoggiare anche solo sul balcone. Tutti i marchi di moda quindi, la declinano nelle loro collezioni maschili in infinite varianti. Per quanto riguarda i colori, il nero e il bianco restano sempre le nuance più scelte e indossate. Ma questo è l’anno anche delle tonalità shock, come il giallo, l’arancione, il pink o il verde, anche nella versione neon, per non passare inosservati. Per questa stagione la moda vuole però che le tinte unite siano sovrastate da scritte, per urlare uno slogan o condividere un messaggio. Oppure sui color blocks si impone il logo del brand, piccolo e discreto, magari ripetuto diventando quasi un pattern, o maxi e di impatto.

Le T-shirt uomo con logo o stampe: quali scegliere

Dal design contemporaneo e dallo stile underground, le t-shirt GCDS con logo da uomo, esemplificano al meglio la logomania del 2020. Nella linea primavera estate del marchio made-in-Italy il logo è stilizzato e riproposto di volta in volta in maniera diversa: in taluni casi è sobrio e di piccole dimensioni ad altezza taschino, in altri è maxi e si impone sul fronte della maglietta diventandone l’elemento protagonista. In alcuni modelli poi, le lettere giocano con le forme e si trasformano dando vita a un layout nuovo e accattivante.

Un altro tormentone del 2020 in fatto di t-shirt poi, sono le stampe e grafiche all over. La collezione K-Hawaii del brand propone t-shirt con svariati e nostalgici riferimenti culturali, come i fumetti manga, sempre di gran voga, o la serie di film di successo Jurassic World, il movie cult degli anni ‘90. Queste icone ritrovano vita su modelli di t-shirt dal look inedito e originale.

Per quanto riguarda il modello e la linea della t-shirt da uomo infine, ancora una volta nessuna regola. Lo stile over da basket, dal mood underground, è di gran tendenza oltre che super comodo. La t-shirt dal taglio basic è un evergreen che si adatta con qualsiasi stile e si abbina ad ogni look. La crop tee poi, è un’alternativa super glamour per i fashion addict che vogliono distinguersi.

Creme corpo: quali usare in primavera

C’è chi resta scettico, ma creme e olii idratanti stanno conquistando anche l’uomo, grazie soprattutto alle formule ultra-rapide e alle profumazioni che sempre di più superano il concetto di maschile-femminile. La primavera è sicuramente il momento ideale per cominciare a provarle in modo da preparare la pelle alla prova costume. Ecco la nostra selezione.


Body Strategist D-Age Cream Comfort Zone

Crema dalla ricca texture per tonificare la pelle e ringiovanirne l’aspetto grazie alla mirata azione rassodante, antiossidante, elasticizzante e nutriente. Include estratto idrolizzato dl noce verde, per un’azione antiossidante che rimane attiva nel tempo, olio dl tamanu biologico e acido boswellico per contrastare l’elastasi e la collagenasi.

Body Active Cream – Comfort Zone

Crema corpo tonificante, lipolitica e antiossidante. Ideale al termine dell’esercizio fisico, contrasta i radicali liberi prodotti durante l’attività, promuove un’azione rassodante e rimodellante e prolunga l’effetto tonicizzante.


The body cream – Agustinus Bader

Trattamento corpo in grado di agire su tutti i segni dell’invecchiamento riparando e rigenerando l’epidermide e idratandola profondamente. Rende la pelle più tonica e la rassoda contribuendo ridurre visibilmente i danni del sole e le smagliature. 

Balsamo rigenerante corpo – Dr. Hauschka

Questo balsamo corpo accompagna in un incantevole viaggio dei sensi. Il pregiato olio ottenuto dalla spremitura a freddo delle mandorle, combinato agli estratti di iperico e di antillide, dalle virtù calmanti e riequilibranti, leviga la pelle secca e sensibile. Gli estratti di cotogna e di antillide regolano l’idratazione della pelle restituendole morbidezza ed elasticità.

Alantoíne body oil – Benamôr

Un olio secco che nasce da una pregiata miscela di lemongrass raccolta a mano con cura e attenzione e preziosi oli naturali di argan, girasole e mandorla dolce. Bastano poche gocce di questo olio nutriente e delicatamente profumato sul viso, sui capelli e sul corpo per ottenere un aspetto raggiante e luminoso.

Aventus Huile Parfumèe – Creed

Dopo la doccia, una spruzzata sul corpo umido ed un leggero massaggio, per una pelle vellutata, morbida e leggermente profumata. Ideale come doposole idratante e fantastico come dopobarba decongestionante perché privo di alcool.

Bal D’Afrique – Byredo

Ispirata alla Parigi della fine degli anni ‘20, la fragranza di questa crema corpo rappresenta un vibrante melange di avanguardismo e cultura popolare africana che ha segnato un’epoca colorata di eccessi e euforia sulle note di un jazz melodico.

Ceramidin Body Butter – Dr. Jart+

Una ricca crema super concentrata per il corpo che apporta un’intensa e profonda idratazione. Una volta assorbita dalla pelle, si scioglie e si diffonde delicatamente per nutrire anche quelle aree particolarmente secche, disidratate e pruriginose durante tutto l’anno.

Cryoform Homme – Eisenberg Paris 

Grazie al suo potente complesso snellente, contribuisce ad eliminare i depositi adiposi. I suoi ingredienti attivi rassodano la pelle e stimolano la circolazione con un effetto freddo. Estratti di piante combinati a canfora, caffeina, eucaliptus e mentolo rimuovono le tossine, drenano e migliorano la circolazione sanguigna.

A tu per tu con il pastry chef Damiano Carrara

Assaggia dolci tutto il giorno, un pasticcino con crema e fragola, un cannolo siciliano con ricotta, un mini bignè al cioccolato, poi qualche fetta di Sacher o una crostata di frutta; dopo il primo boccone sa se la crema è troppo liquida o troppo densa, se la crostata è troppo dolce o il bignè poco ripieno.

Ieri su Real Time in “Cake star”, oggi padrone di casa su FOOD NETWORK con “Fuori Menu”, Damiano Carrara fa il mestiere più bello del mondo. 

Cappotto lungo verde a quadri: Daks London 
Completo color cammello: Caruso  
Cintura: Boggi Milano
Camicia bianca: Canali 
Scarpe stringate: Church’s

Ma dietro grandi risultati ci sono spesso grandi sacrifici e la fame di arrivare e di lasciare il segno, ed è questo il suo caso, quello di una ragazzo di provincia con il marcato accento fiorentino, quello aspirato che piace un po’ a tutti, come lui.

Diciannove anni, un posto fisso da metalmeccanico e la noia che cresce, poi l’apatia, poi la voglia di fuggire.

“Mi rendevo conto che non avrei combinato nulla e non avrei scoperto il mondo, così decisi di prendere il primo treno per Dublino e partire. Mi ritrovai in una città nuova senza conoscerne la lingua, spaesato, una città diversa dalla campagna da cui provenivo, con le mucche e il latte fresco ogni mattina e le uova ancora calde. Cosa fa un ragazzo in Irlanda? Il cameriere, il barman, ci si rimbocca le maniche e si cerca una strada, un sogno, come quello americano che ho rincorso a Los Angeles, Las Vegas, New York, non mi fermavo più, lavoravo 20 ore al giorno.”

Come si svolgevano le tue giornate? 

“Sette mesi in cui a mezzogiorno porti i piatti ai tavoli di chi vuoi diventare, la sera fai i cocktail e la notte costruisci il tuo piccolo business: un laboratorio di pasticceria che oggi è diventato un franchising.”

Pantaloni grigi: Canali 
Dolcevita nero: Sandro Paris
Giacca nera: Karl Lagerfeld
Sneakers nere: Puma x Ralph Sampson  
Guanti neri: Boggi Milano

Oggi in California, dove ti sei trasferito nel 2008, sei proprietario della Carrara Pastries, una pasticceria con 70 dipendenti che ha clienti come le sorelle Kardashian; come ci sei arrivato?

“La sera al locale raccoglievo delle belle mance, gli italiani piacciono all’estero, siamo dei simpaticoni; la mattina entravo a fare il primo turno al ristorante, non senza aver fatto un’ora di attività fisica; sono stato presto promosso manager quindi la sera avevo anche la responsabilità di contare il denaro in cassa; alle 23.00 cenavo con mio fratello, un pasto frugale, una volta in laboratorio ci occupavamo della preparazione dei dolci, finivamo alle 4 di notte, e mi toccava fare qualche chilometro a piedi per depositare i soldi in banca; alle 7 la sveglia, una vita stressante che non auguro a nessuno.

Quale è stato il primo locale dove hai lavorato in America? 

“Cafè Firenze, titolari italiani, e per di più fiorentini, (Jacopo e Fabio), 300 posti a sedere, un ristorante elegantissimo e disperso, il luogo ideale per viverci.”

Con chi hai coltivato il tuo sogno americano? 

“Mio fratello mi ha sempre accompagnato in questo viaggio, lui è il mio migliore amico, il mio braccio destro. Oggi è responsabile del laboratorio, prima di lavorare insieme faceva il pasticcere a Lucca, aveva 24 anni quando ha lasciato tutto per stare con me. Nel lavoro, ha sempre avuto una visione italiana, quel patriottismo orgoglioso da “Italians do it better”, ma io avevo capito che con gli americani era necessario aprire la mente e accontentarli, perchè sono abituati a gusti mixati e meno tradizionali dei nostri. Quando qualche cliente chiedeva un dolce con una ricetta storpiata, lui si infuriava e diventava rosso come un peperone. Abbiamo lavorato molto insieme e sofferto insieme la fatica del lavoro, dormendo solo 3 ore a notte. A pensarci mi vengono i brividi.”

Cappotto lungo cammello: Caruso 
Gilet beige: LBM 1911
Dolcevita bianco: Caruso  
Pantalone Tortora: Caruso 
Scarpa elegante stringata: Canali

Come gestisci ora il tuo tempo?

“Ho imparato a delegare, tendo a fidarmi e ho fatto bene perchè oggi la mia pasticceria dopo 4 espansioni misura 500 metri quadri, con caffetteria annessa. 
Ne ho aperta una a Malibù, una a Los Angeles, e dopo sette anni di business ho tagliato il middle man, ora importo dall’Italia e rivendo a me stesso. Non male, no?!”

Come è nato il successo in America?

“Cercavano pasticceri per un talent show in tv, sono arrivato in finale e poi hanno seguito le ospitate a “Food network star” e successivamente come giudice in altri show. In Italia invece ho ricevuto una chiamata da Magnolia per “Bake Off Italia” presentato da Benedetta Parodi, in cui sono giudice insieme a Ernst Knam e Clelia d’Onofrio, ed eccomi qua.

Ci puoi rivelare le differenze tra la Tv italiana e quella americana? 

“Abbiamo molto da imparare dagli americani in fatto di produzione: in Italia i tempi sono lunghi e dilatati, non abbiamo ancora capito che sistematizzare tutto ci permette di risparmiare tempo e denaro. Sui set ho sempre rubato i mestieri, sono della vergine, sono curioso, preciso e ho sempre voglia di sperimentare.”

Camicia bianca + completo smoking: Caruso  
Scarpe nere: Church’s 
Papillon: Zillì 

Oltre a tuo fratello, delle persone a te care, chi lavora con te?

“Il mio migliore amico, prima faceva il camionista, oggi è un grande pasticcere. Per me è importante mantenere dei legami saldi con il passato. Si chiama Federico, il suo primo tatuaggio è lo stesso che ho io sul braccio, una lunga frase che ci lega di un legame profondo e sincero:
“Il tempo di un altro Negroni e un’altra birra e saremo diventati amici per la pelle, un altro giro ancora avremo deciso di passare insieme tutti i capodanni della nostra vita. La nostra amicizia sarebbe durata il tempo che impiega un fiammifero acceso a bruciarti le dita se lo tengo troppo a lungo; la nostra invece è tutta un’altra storia”. 

Hai altri tatuaggi?

“Un joker, una tigre, un due di picche: a Las Vegas vinsi un torneo bluffando”.

Bluffi anche nella vita?

“Sono onesto, la sincerità per me è una ragione di vita”. 

Come si svolge oggi la tua giornata?

“Sveglia alle 6, un caffè latte, un’ora di allenamento (senza esercizio non mi sveglio), una prima colazione con avena e latte di soia. Dopo la doccia rispondo alle mail, controllo il conto in banca, lavoro, la sera chiamo in America per controllare la gestione delle attività, insomma è tutto incastrato al minuto, come vedi non è cambiato nulla.” (Ride)

Come è nata la passione per la cucina?

“In casa cucinano tutti, babbo, nonna, zia, io mi divertivo a preparare pasta con la Nutella a mio fratello! Poverino.”

In pasticceria cosa ordina un pasticcere?

“Una torta della nonna se sono in Toscana, oppure un Tiramisu’ o il classico bignè, che dovrebbe avere una punta di vaniglia nella crema.”

Maglione turtle neck: Acne Studios 
Pantaloni: Daks London 

Lo sai che fai il lavoro più bello del mondo? 

“Mangio dolci 8 mesi l’anno, 18 dolci al giorno uno dietro l’altro, su un set che ha delle luci da svenimento tanto sono calde, la maggior parte dei dolci che vedi sono immangiabili e se non facessi una dieta costante avrei seri problemi di salute. Facciamo a cambio?!”

Come ti vedi in un futuro prossimo?

“Vivo anno per anno fissandomi sempre obiettivi diversi e quando li raggiungo, li depenno. 
La famiglia per me è importante, ma non un obiettivo se vuoi avere successo; il tempo per il relax per me è ancora lontano. “

Sulla tua vita privata non si sa nulla, né dai tuoi social network, né dalle interviste che rilasci, perchè questo silenzio?

“Cerco di proteggermi, dalla accuse inutili, dalla volgarità, dal pettegolezzo. Il mio lavoro può essere criticato, la mia vita privata no.”

Completo verde: Sandro Paris
T-shirt bianca: Canali

Talent: Damiano Carrara 
Styling/Production: Miriam De Nicolo’
Foto: Marco Onofri 
Special thanks to: Rosa Grand Milano Starhotels (Piazza Fontana, 3)

In copertina (Cappotto lungo a quadri rosso/neri/beige: Canali, Maglione marrone: Caruso, Pantalone sabbia a quadri: Daks London)

Scopri anche l’editoriale “A stylish day with Damiano Carrara” qui.

Couple Quarantine su Instagram

“Lockdown” è stata certamente una delle parole chiave durante la pandemia. Ci siamo chiesti come deve essere stato per chi ha avuto la fortuna (o la tragica sorte per altri) di viverlo in coppia soprattutto per influencer e personaggi noti.

Tra gli influencer ne abbiamo selezionati alcuni per cui il fil rouge delle risposte sembra essere una maggiore introspezione, nuove consapevolezze e priorità.

GIORGIO MERLINO E VERONICA FERRARO

Dall’inno di Italia cantato al balcone passando per i decreti, questa quarantena ci ha visti tutti coinvolti. Voi come coppia come avete reagito?

G: Abbiamo reagito cercando di rielaborare una routine, di ricrearci una nostra quotidianità che ci desse l’energia per affrontare le giornate senza che ci sembrassero  “buttate via”. 
Io personalmente ho ripreso a studiare per dare altri esami che potrebbero tornarmi utili per il lavoro, e che avevo accantonato. 

V: Abbiamo reagito con la consapevolezza di essere molto fortunati a essere in salute, ad avere una casa in cui stare e ad essere insieme. 
Ovviamente rimanere positivi non è stato sempre facile, i momenti di “down” li abbiamo avuti entrambi e li abbiamo tuttora. È un evento inedito per la nostra epoca e la domanda che ci facciamo quotidianamente è “Cosa accadrà dopo?”

Quale è stata la lezione più bella che ti ha insegnato la tua dolce metà durante il lockdown?

G: A differenza di Veronica che è molto socievole, io sono stato sempre un tipo piuttosto chiuso, con la tendenza a isolarsi… in questo periodo ho capito quanto sia importante coltivare i rapporti, non contare sempre solo sulle proprie forze. Veronica mi ha fatto capire quanto sia importante condividere ogni momento felice e, come in questo caso, di sconforto. 

V: Giorgio è sempre stato l’ottimista della coppia. Mi ha insegnato che fasciarsi troppo la testa non serve a niente, che l’umore può condizionare anche la salute e che rimanere positivi è sempre la scelta migliore. 

Interiormente questa chiusura forzata in casa ti ha migliorata/o o comunque ti ha fatto comprendere qualcosa di nuovo?

G: Non particolarmente, ha solo confermato quello che già sapevo ovvero che sia importante godersi ogni momento della vita come se fosse l’ultimo e che i rapporti umani sono davvero l’unica cosa che conta. Quando mancano quelli, il resto è superfluo.

V: Mi ha fatto capire quanto fossi fortunata a fare la vita che facevo, a viaggiare, lavorare facendo ciò che amo, trascorrere tanto tempo con famiglia e amici. Nessuna di queste cose sarà più data per scontato e verrà vissuta mille volte più intensamente di prima.

FILIPPO GRAZIANI E CAT POULAIN

Dall’inno di Italia cantato al balcone passando per i decreti, questa quarantena ci ha visti tutti coinvolti. Voi come coppia come avete reagito?

F: Ci siamo abbandonati l’uno all’altra, combattendo l’ansia e quel senso di impotenza di fronte ad una emergenza cosi grande e sconosciuta.

C: Noi come coppia abbiamo reagito abbastanza bene, non abbiamo mai litigato e siamo rimasti sempre molto uniti. Gli alti e bassi ci sono sempre ma insieme si riescono ad affrontare.

Quale è stata la lezione più bella che ti ha insegnato la tua dolce metà durante il lockdown?

F: Non vorrei sembrare banale ma l’insegnamento più grande è stato che l’amore e l’affetto reciproco sono un arma fenomenale contro la paura.

C: Sicuramente l’imparare a vivere una quotidianità che di solito non abbiamo mai, cercare di svegliarsi ad un orario regolare, fare colazione tutte le mattine, fare workout quasi tutti i giorni.. tutte cose che probabilmente non avrei fatto e sarei rimasta nella mia sregolatezza.

Interiormente questa chiusura forzata in casa ti ha migliorata/o o comunque ti ha fatto comprendere qualcosa di nuovo?

F: Un evento così epocale e devastante non può non provocare cambiamenti dentro di noi, in meglio o in peggio forse è ancora presto per dirlo ma è sicuro che quando torneremo ad uscire guarderemo il mondo con uno stupore totalmente nuovo.

C: Mi ha fatto aprire gli occhi, ho capito che il mondo in cui viviamo è malato, la natura aveva cercato di darci molti segnali, dagli scioglimento dei ghiacciai agli incendi in Australia, l’inquinamento. Ho capito che stavamo sbagliando il nostro modo di vivere e quanto sia importante la comunità rispetto al singolo, quanto è importante non essere egoisti, perché il bene del prossimo è anche il tuo bene. Spero che anche le altre persone abbiano capito qualcosa e abbiano elevato il loro spirito.

MARCO FANTINI E BEATRICE VALLI

Dall’inno di Italia cantato al balcone passando per i decreti, questa quarantena ci ha visti tutti coinvolti. Voi come coppia come avete reagito?

Siamo una coppia da un po’ di anni ormai e mai avremmo immaginato che una situazione simile potesse avverarsi. 
È stata una cosa talmente inaspettata che, come tutti, non eravamo preparati ad affrontare.
Ad essere sinceri siamo stupiti della nostra reazione, perché ci siamo uniti ancora di più ed abbiamo imparato ad ascoltarci di più durante questa quarantena. Abbiamo imparato a lasciar correre quelle piccole cose che ci possono dare fastidio l’uno dell’altro, ma anzi, ci siamo sforzati di riderci su insieme! 
Inoltre abbiamo dato adito alla nostra creatività, escogitando ogni giorno nuove idee per cercare di far sorridere i nostri figli e per rendere un po’ speciale questa quarantena anche per loro, e speriamo che quando da grandi ci ripenseranno, avranno solo il ricordo dei bei momenti trascorsi insieme alla mamma ed al papà.

Quale è stata la lezione più bella che ti ha insegnato la tua dolce metà durante il lockdown?

B: Marco ha un grandissimo pregio: sa far divertire i bambini con niente. Mi ha insegnato a rendere speciale il tempo che trascorriamo con loro e soprattutto mi ha fatto riscoprire quanto sia bello divertirsi insieme a loro. 
Mi ha insegnato che non posso avere sempre il controllo su tutto, mi ha insegnato a lasciarmi andare alle emozioni ed ai momenti, senza dare troppo peso alle cose che mi circondano.

M: Bea è una donna fortissima e molto determinata. Nessuno era mai riuscito a fermarla, tranne la quarantena.
Ma grazie a lei, osservandola in questi giorni, ho imparato che bisogna sempre avere un obiettivo da raggiungere, che sia esso giornaliero o mensile. Se non hai degli obiettivi nella vita rischi di perdere di vista le cose veramente importanti!

Interiormente questa chiusura forzata in casa ti ha migliorata/o o comunque ti ha fatto comprendere qualcosa di nuovo?

La quarantena ci ha fatto capire che ogni tanto è giusto staccare dal lavoro, dalla società e prendersi cura di se stessi e della propria famiglia. Prima del lockdown vivevamo a dei ritmi troppo frenetici, che spesso senza accorgercene, ci portavano ad ammalarci, ad essere più stressati e litigare di più. Grazie a questa quarantena abbiamo riscoperto l’importanza di NOI stessi come persone e come esseri viventi. 
Una mente sana in un corpo sano, mai verità più grande fu detta.

LAURIE HARDING E GILDA KORAL FLORA

Dall’inno di Italia cantato al balcone passando per i decreti, questa quarantena ci ha visti tutti coinvolti. Voi come coppia come avete reagito?

L: Ci siamo preoccupati per le nostre famiglie, i nostri genitori e nonni. E non avrei mai immaginato all’inizio che sarebbe durata cosi tanto e si sarebbe estesa a livello globale.

G: Devo ammettere in modo molto bilanciato, ognuno di noi ha mantenuto i suoi spazi  e le occasioni invece di condivisione sono ancora piu’ intense. Ridiamo moltissimo ! Poi ho provato a far cantare Laurie l’inno di Mameli ma… non è stato un grande successo (l’argomento Bimbe di Conte non è stato neanche toccato!!!)

Quale è stata la lezione più bella che ti ha insegnato la tua dolce metà durante il lockdown?

L: Ho imparato che potremmo anche dividere una cella di una prigione! Siamo stati produttivi, ho studiato dall’italiano al marketing e ci siamo divertiti moltissimo. 

G: Laurie mi ha insegnato che non ho bisogno di tutte le sovrastrutture che la societa’ vorrebbe per noi donne , dalla manicure impeccabile all’abito sempre perfetto. E che sono bellissima anche in pigiama! Piu’ che una lezione , è stata un’infusione di autostima!

Interiormente questa chiusura forzata in casa ti ha migliorata/o o comunque ti ha fatto comprendere qualcosa di nuovo?

L: La gente puo’ essere terribile ed egoista, ma il sentimento di comunità deve prevalere. Ne usciremo tutti insieme, “ Whatever it takes”!!

G: Sicuramente rivedrò le mie priorità. E spegnero’ più spesso il telefono.

Sostenibilità, i brand da non perdere

La tecnologia assumerà un ruolo sempre più centrale, gli sprechi saranno ridotti al minimo e certamente la stampa tenderà a dare maggiore visibilità ai brand emergenti green che promuovono iniziative positive per l’ambiente.

Noi di Man in Town partiamo subito con quello che è il trend imperante presentandovi alcuni marchi ecofriendly che meritano di essere conosciuti.

Il denim rappresenta da sempre il non plus ultra della mascolinità: (+)People è il marchio che dovreste conoscere se amate i jeans. Perchè? Innanzitutto perchè Candiani Denim, leader nel settore del denim sostenibile, è il suo principale fornitore. Inoltre  il brand promuove iniziative benefiche a sostegno dei più bisognosi (ultimo in ordine cronologico quello a sostegno della comunità di Sant’Egidio in questo momento di particolare difficoltà). Senza dimenticare la gamma che vanta oltre 100 modelli pensati per lui e per lei. 

Rifò, progetto pratese, omaggia la maestria dei “cenciaioli”, gli artigiani che sapevano ricavare filati ex novo da capi di abbigliamento preesistenti. I capi “rigenerati” del marchio toscano sono a impatto Zero e colpiscono per il design comfy.

L’aspetto sartoriale dei capispalla di Distretto12, però realizzati con tessuti riciclati ma utilizzando un tessuto riciclato impiegando una filiera a km0 hanno fatto sì che li inserissimo nella nostra wishlist.  

Capi dinamici, comfy, per un’eleganza mai urlata destinata a durare nel tempo. Ecoalf, fondato da Javier Goyene nel 2009, è un marchio  spagnolo antesignano nel mondo della sostenibilità. Javier Ecoalf crea capi in nylon, cotone, lana riciclata per uomo, donna e bambino. Ecoalf ricicla reti da pesca, PET, pneumatici di camion. 

Concludiamo l’elenco con la maglieria di lusso di Artknit: grazie allo sviluppo di un modello digitale senza intermiedari riducono al minimo le emissioni di CO2 lungo tutta la filiera e così il lusso della maglieria diviene accessibile.

Gola profonda: che fine hanno fatto gli attori?

Gola Profonda è un film pornografico, girato negli anni settanta, in America è un film definito cult, perché fu il primo ad essere registrato con un successo planetario, che segnò l’inizio dell’epoca d’oro dei film pornografici in tutto il Mondo.

Cosa racconta il film Gola Profonda

Il film narra della storia della Prostituta Linda insoddisfatta sessualmente delle sue prestazioni. La ragazza decide di parlarne con la sua collega e amica Jenny, che gli offre un aiuto organizzando per lei incontri con degli uomini superdotati, supponendo che il problema sia dovuto alle dimensioni del pene di quest’ultimi.

I tentativi dell’amica sono però vani e a Linda non rimane che rivolgersi a un medico scoprendo con stupore che il suo il clitoride è in gola. Linda decide così di iniziare a lavorare come infermiera offrendo prestazioni ai pazienti, usando una tecnica tutta sua chiamata la tecnica delle “gola profonda”.

Il film costò solo25.000 $, ma realizzò ben 600 milioni di dollari, fu un successo epocale per un film pornografico del genere.

I protagonisti del film erano Linda Lovelace e Tom Remms

La loro vita ebbe fortune alterne rispetto al successo e ai record di incassi del film.

Protagonisti del film Gola Profonda che fine hanno fatto

I protagonisti del film erano Linda Lovelace e Tom Remms e la loro vita ebbe fortune alterne rispetto al successo e ai record di incassi del film.

Tom Remms dopo anni di abuso di alcol e droga, riuscì a disintossicarsi solo nel 1989. Si sposò e si convertì al cristianesimo. Remms fu intervistato per il documentario del 2005 sul film Gola Profonda. Morì nel 2013 a causa di un tumore al pancreas a solo 65 anni.

Linda Lovelace fece altre produzioni hard, tra queste il sequel dello stesso film. Nello stesso anno divorziò dal suo primo marito che l’aveva costretta a recitare in produzioni hard e si sposò con Larry Marchiano dal quale ebbe due figli Dominic nato nel 1977 e Lindsay nata nel 1980.

Uscendo dal filone porno la Lovelace rinnegò totalmente il suo passato di attrice porno e si schierò con le femministe americane contro il mondo dell’hard.

Nella sua autobiografia dichiarò che il primo marito la costrinse a girare film porno, perché la picchiava e la minacciava puntandogli una pistola addosso.

Nel 1996 divorziò dal secondo marito. Linda Lovelace morì nel 2002, in seguito a un incidente d’auto a Denver in Colorado.

Antony Morato approda in Cina con un nuovo e-store

Antony Morato approda in Cina affidandosi alla piattaforma fashion più popolare in Asia. Il nuovo store digitale a gestione diretta, nato sulla sezione Tmall Global di Alibaba, si inserisce nella strategia di sviluppo globale sul territorio.

Il mercato cinese rappresenta infatti una tappa importante nella strategia di sviluppo del brand che, più in generale, spinge sull’acceleratore investendo sul modello dell’e-commerce digital-friendly e sullo sviluppo dei servizi di fulfillment multicanale dell’intera rete vendita. L’obiettivo è quello di implementare i servizi al cliente: consolidare il compartimento retail attraverso punti vendita sempre più sicuri per i clienti e incorporando nei processi di acquisto i servizi web interconnessi al sito aziendale e all’e-commerce.

Lello Caldarelli, presidente del marchio menswear partenopeo afferma: “Abbiamo deciso di dare un segnale positivo, investendo in Cina e confidando nella potenzialità rappresentata dal territorio come frontiera del nuovo mercato 4.0”. “Affidarci ad un partner come Tmall significa avere la possibilità di far conoscere le nostre collezioni e la nostra identità italiana ai consumatori cinesi in un’ottica di sviluppo retail nel prossimo futuro”, continua Caldarelli.

L’iniziativa risponde ai nuovi paradigmi imposti dall’emergenza sanitaria internazionale, ma soprattutto che guarda ai processi di digitalizzazione dei negozi del futuro, sempre più aggiornati e tecnologici.

A Parigi Bob Sinclar suona sull’Arco di Trionfo

Bob Sinclar, non ha bisogno di presentazioni, lui è the King of DJ: Francese, Parigino, produttore con una serie di hit che lo hanno fatto diventare nell’arco degli anni una celebrities di caratura internazionale.

I suoi party ad Ibiza hanno segnato la storia, l’estate 2020 la vede un po’ difficile da celebrare, ma non si è perso d’animo e sin dal primo giorno di lockdown ha voluto dedicare a tutti coloro che lo seguono dei DJ set quotidiani con la sua musica preferita in diretta via social.

Proprio per questo motivo la città di Parigi gli ha offerto una possibilità unica, ovvero quella di suonare sull’Arco di Trionfo, senza pubblico ovviamente, ma regalando la sua musica a tutti via Facebook in una cornice incredibilmente scenografica.

Bob Sinclar
Bob Sinclar

Come stai vivendo la tua quarantena?

Lavoro in studio e mi diverto a suonare per tutti gli amici che seguono i miei live tutti i giorni, ed è meraviglioso ricevere messaggi di amore dalle persone che mi ascoltano.

Sono molto vicino all’Italia per la difficile situazione che sta vivendo, e sentire il loro calore mi fa sentire davvero benissimo.

Prossimamente suonerai sull’Arco di Trionfo, puoi anticipare qualcosa?

Sarà qualcosa di veramente grande, farò un Dj set live, precisamente su uno dei monumenti francesi più famosi al mondo ovvero l’Arc de Triomphe, naturalmente senza pubblico, ma sarà in diretta streming su facebook, e poi successivamente verrà pubblicato su YouTube ed altre piattaforme.

La cosa più bella è che non me lo sarei mai immaginato, mi hanno chiamato per fare questo evento proprio perché stavo facendo i DJ set sui miei canali social.

Questa è una nuova esperienza anche per me, suonare senza pubblico davanti non è qualcosa che ti aspetteresti mai.

Che cosa è successo quando ti sei trasformato da Bob a Cindy in uno dei tuoi Dj set l’altro giorno?

Allora, tutto parte dal fatto che ho un manichino in studio, che io chiamo Cindy, e diciamo che mi fa compagnia mentre suono tutti i pomeriggi, ma gli haters sul web ci sono sempre, così ho iniziato a ricevere messaggi veramente cattivi i quali mi dicevano che quella era una brutta rappresentazione della donna, che era solo plastica e stavo degradando la loro immagine.

Alla fine, mi sono davvero arrabbiato, perché penso di amare le donne più di chiunque altro!

Quindi mi son detto, pensate davvero questo di me? Ok, allora mi vestirò io da Cindy, ho preso il suo vestito, la sua parrucca e suoi tacchi a spillo e mi son divertito. Adoro divertirmi.

Cosa ne pensi di questa #summer2020?

Credo che sarà difficile da celebrare questa stagione, soprattutto per Ibiza, e poi qui in Europa usciremo da questo incubo del virus in momenti diversi, quindi la programmazione è praticamente impossibile.

L’importante in questo momento è essere in salute e poter tornare al più presto nei club a divertirci come abbi amo sempre fatto.

Cosa farai ora che è terminato il lockdown?

Lavoro dodici ore al giorno, quindi forse entrerò in un lockdown mio personale e mi riposerò.