6 librerie storiche di Parigi

Per chi non riesce a resistere al profumo di carta e inchiostro e agli scaffali polverosi pieni di libri, non può perdersi le librerie storiche di Parigi. Questi luoghi sospesi nel tempo sono gemme nascoste tra i vicoli degli antichi e pittoreschi quartieri della capitale francese. Ecco le 6 librerie storiche di Parigi da non perdere.

Parigi le 6 librerie storiche

Librarie Jousseame

A colpire sono subito gli splendidi mosaici, opera dell’artista italiano Giandomenico Facchina, le intriganti sculture neoclassiche e le vetrate. I bibliofili ameranno sfogliare uno dei 40.000 titoli (dal 17°al 21° secolo) originali di questa libreria.

Librarie Delamain

Risale al 1700 ed è la più antica libreria di Parigi. Dal 1906 si trova nell’attuale sede a pochi passi dal Louvre. Tra gli scaffali di questa libreria nei secoli passati avreste potuto imbattervi in personaggi come Mitterand, Colette e Jean Cocteau.

The Abbey Bookshop

Per giungere a questa libreria bisogna percorrere le stradine del quartiere latino, tra l’odore del caffè e dei croissant e il profumo dei libri antichi sulle bancarelle. Questo delizioso negozio vende libri rari, antichi e nuovi. Fu fondato nel 1989 dal bibliofilo canadese Brian Spence. Conserva intatti gli esterni d’epoca, ma a renderlo così affascinante sono i suoi interni. La cosa che più colpisce è la posizione precaria dei libri. Qualcuno disse che “questo non è un negozio pieno di libri, ma un edificio di libri”.

Bouquinistres

Passeggiando lungo la Senna è impossibile non notare i Bouquinistres, i rivenditori di libri usati e antichi per chi la Senna fu definita come “l’unico fiume al mondo che corre tra due scaffali”. Sono circa 240 ed espongono 300.000 libri antichi, ma anche riviste, francobolli, per oltre 3 km lungo il fiume. Sono stati dichiarati patrimonio mondiale dell’UNESCO.

Librerie du Passage

Vogue Francia l’ha definita una delle 9 librerie più affascinanti di Parigi, questo luogo è dedicato ai libri rari. Ha un’aria di piccola bottega di un’altra epoca e al suo interno ha 30.000 volumi antichi dedicati alle belle arti.

Shakesperare & Co.

Dicono che sia la libreria più famosa e bella di Parigi. Specializzata in libri in lingua inglese, The Guardian l’ha nominata una delle 10 librerie indipendenti più belle del mondo. Fu aperta nel 1951 da George Withman. Ospita eventi come il sunday tea.

Acque costose: i 7 brand di acqua più costosi al mondo

 Vi siete mai chieste quali sono le acque più costose al mondo? Forse No visto che noi italiani risultiamo essere il popolo che punta a spendere un euro o poco più per una bottiglia d’acqua minerale. I giapponesi, invece, sono quelli che spendono di più al mondo: per una singola bottiglia d’acqua sono disposti a sborsare cifre da capogiro. Incredibile vero?

Le acque più costose al mondo sono un prodotto di nicchia davvero affascinante. Alcuni promettono miracoli, altri sono state volutamente trasformate in un prodotto di lusso (e non parliamo dell’acqua Evian dedicata a Chiara Ferragni accessibile a tutte le tasche). Ecco i 7 brand di acqua più costosi al mondo.

7 brand di acqua fra le più costose al mondo

Acqua di Cristallo Tributo a Modigliani

Senza dubbio è questa la bottiglia d’acqua più cara al mondo. Ben 60.000 euro per 750 ml di contenuto – la battuta all’asta per la versione prodotta per il Guinness World Record. Più che placare la sete, svuota le tasche! Quest’acqua proviene dalle isole Figi, dai ghiaccia dell’Islanda e dalla Francia con aggiunta di 5 mg di polvere d’oro 24 carati. La bottiglia è stata ideata da un famoso designer Fernando Altamirano e la forma della bottiglia rappresenta la statua o meglio il bozzetto dello scultore toscano Amedeo Modigliani.

Kona Nigari

Un altro prodotto giapponese. L’acqua viene raccolta da una sorgente sui fondali delle isole Hawaii e si dice che abbia virtù salutari uniche e rare: riduce lo stress, rende la pelle luminosa e tonica e fa dimagrire. Prova per credere! Ha un costo di 402 euro a bottiglia.

Fillico

Le bottiglie hanno un design accattivante: sono caratterizzate da una corona d’oro che richiama alla regalità e all’esclusività. Proviene da Osaka e la versione luxury costa 195 euro.

Bling H2O

Rifinita a mano con cristalli Swarovski, ha un prezzo molto più basso delle precedenti bottiglie. Costa solo 36 euro. Usata abitualmente dai vip hollywoodiani che la considerano uno status symbol, quest’acqua proviene da una sorgente in Tennessee.

Veen 5

Quest’acqua proviene invece dall’Europa, dalla Finlandia precisamente dal Circolo Polare Artico, ed è considerata la più pura esistente al mondo. Ha un costo di 20 euro a bottiglia.

Thousand B.C.

Proviene da uno sperduto luogo al largo delle coste del Canada, più precisamente a un ghiacciaio situato a 200 km a Nord di Vancouver. Ha un costo di 15 euro a bottiglia.

Tasmanian Rain

Come suggerisce il nome, quest’acqua proviene dalla pioggia della Tasmania. Ha un costo di 4,50 euro e viene raccolta in bottiglia direttamente dal cielo.

Giacconi invernali: come sceglierlo in modo furbo

L’inverno sta arrivando e dobbiamo farci trovare preparati per affrontarlo anche con i capi d’abbigliamento giusti. Se siete ancora alla ricerca del giaccone invernale perfetto per voi qui proviamo a darvi i consigli su come scegliere i giacconi invernali e non farvi trovare impreparati al freddo.

Come scegliere il giaccone invernale

La scelta del giaccone invernale deve essere fatta con accuratezza e senza fretta valutando oltre al gusto personale, che indica l’espressione, della nostra personalità, anche la funzionalità dello stesso. Vanno valutati per questo motivo tre aspetti fondamentali durante l’acquisto:

  • imbottitura
  • tessuto di rivestimento
  • tasche e cappuccio

Imbottitura

Se cercate un giaccone invernale caldo, ma soprattutto leggero, le piume d’oca o similari sono il tipo di imbottitura che fa per voi. Chiaramente il costo varia a seconda del peso del giaccone, ed è più elevato rispetto alle imbottiture sintetiche.

Un’altra cosa importante da ricordare è che se si vuole acquistare un giaccone invernale in piume d’oca, è che questo tipo di materiale non può essere lavato se non a secco. Quindi valutate con molta attenzione il materiale esterno del giaccone, meglio se impermeabile. 

I pro dell’imbottitura sintetica, invece, riguardano sicuramente il costo e la resistenza all’acqua, oltre ad essere una scelta animal friendly.

Tessuto di rivestimento

Ogni tessuto ha un diverso livello di impermeabilità, questa caratteristica è molto importante e va scelta in base al tipo di clima del luogo in cui verrà indossato. Da preferire i tessuti pre-trattati molto impermeabili, soprattutto se il clima è umido e piovoso.

Tasche e cappuccio

Le tasche nel giaccone invernale sono sempre molto comode, in particolare se vi sono anche quelle interne dove inserire gli oggetti di valore, documenti e soldi, per tenerli al sicuro.

Il cappuccio infine è una comodità importante da tenere in considerazione, soprattutto in vista di acquazzoni improvvisi, se non amate portare con voi l’ombrello o se soffrite di mal di testa e di orecchie. Potete scegliere un cappuccio a vista oppure a scomparsa, anche se solitamente quello a scomparsa è molto sottile e composto da un solo strato di tessuto impermeabile, sicuramente utile per riparare dalla pioggia e dal vento, ma non dal freddo.

Trucco maschile Halloween, come realizzarlo in 10 step

Anche se quest’anno vivremo la notte di Halloween da casa e sui social, realizzare un make up a tema per molti di noi è quasi d’obbligo, soprattutto se si desidera celebrare con un tocco glam la famosa festa made in USA.

Il trucco che ci è piaciuto di più (e a prova di Instagram) è stato quello realizzato dal Global Artist di Urban Decay, Stefano Tambolla. Come ci ha raccontato lui stesso “Urban Decay ha deciso quest’anno di realizzare dei look “back to classics” ispirandosi a dei look Halloween iconici ma rivisitati in chiave più edgy. Io ho optato per uno skull ma in una versione più horror-glam. Il nome del look è “Galaxy Skull”, ovvero un teschio con dettagli brillanti, quasi spaziali, in questo caso realizzati applicando il nostro Heavy Metal Glitter Gel”.


Ecco i passaggi e i prodotti utilizzati. Chi ha voglia di mettersi alla prova?

BASE

Step 1: iniziamo dalla base applicando All Nighter Face Primer per garantire una lunga tenuta del makeup

Step 2: applichiamo Stay Naked Liquid Foundation – utilizziamo una shade molto chiara rispetto al nostro incarnato

Step 3: applichiamo Stay Naked Concealer (in questo caso sempre shade chiara) nella parte del contorno occhi per attenuare le occhiaie

Step 4: per finire con la base e opacizzare tutta l’area del viso, applichiamo Stay Naked Powder Foundation

DETTAGLI: OCCHI, LABBRA E NASO

Step 5: utilizziamo la matita occhi 24/7 Perversion Glide on Eye Pencil e creiamo una mappatura delle zone dove andremo a colorare, ovvero gli occhi, labbra e sopracciglia (possiamo essere anche non troppo precisi). Andiamo poi a definire il tutto conPerversion Waterproof Fine Point Eye Pen.

Step 6: applichiamo come base occhi Eyeshadow Primer Potion per una lunga tenuta dello smokey eye

Step 7: per realizzare uno smokey eye intenso utilizziamo 24/7 Perversion Glide on Eye PencilPerversion Waterproof Fine Point Eye Pen e Lash Freak Mascara.

Step 8: andiamo poi a dare un tocco di colore al nostro smokey eye utilizzando le shades Hexed e Third Eye della Stoned Palette, applicandole sui lati esterni dello smokey

Step 9: per delineare i denti utilizziamo Heavy Metal Glitter Eye Gel – shade Disco Daydream all’interno, passando prima Stay Naked Concealer Customizer Pure White in modo tale da rendere i glitter più evidenti

FINISH

Step 10: ultimiamo il nostro look con All Nighter Setting Spray, per garantire una durata estrema al nostro makeup

#MITPARADE Le fashion #collab celebrano le icone dell’arte e della musica pop

Continua il nostro viaggio tra i fashion brand che si raccontano attraverso i valori della musica e dell’arte. Due forme di espressione che non conoscono confini e nazionalità, ma sono fatte di colori e di frequenze, scandiscono il tempo e influenzano stati d’animo. Ci tengono uniti grazie a un ritmo che batte all’unisono o un’immagine che va dritta a cuore ed è proprio questo il motivo che li rende indispensabili: perché ci fa sentire vivi. Oggi più che mai il loro ruolo ci ricorda da dove veniamo e quanto questo può essere d’impulso per non mollare. Allora vestiamoci di questi valori: di bellezza, di musica, di arte.

Un messaggio positivo condiviso dalla nuova campagna Kappa che ha come protagonista HELL RATON, che porta avanti il valore di squadra e dell’antica saggezza popolare che l’unione che fa la forza. Una dedica allo spirito di squadra, a chi vince spalla a spalla, come insegna il logo del brand.
Essere una squadra significa giocare la stessa partita, allenarsi correndo verso la stessa porta, dividere il merito con qualcuno che s’impegna per il tuo stesso obiettivo. Il nuovo giudice di X Factor racconta la sua idea di squadra, con il suo progetto, Machete Gaming, legato agli Esports. Dopo appena un anno ha già un enorme successo sui social e nella piattaforma Twitch, dove i gamer si sfidano.

Sostenendo la capacità di unire i ragazzi, anche nel corso degli allenamenti -“Gli Esports sono esattamente come un vero sport” – Manuelito ci svela la sua passione per il mondo del videogioco oltre a quello per la musica che già conosciamo, e il successo raggiunto della sua label, grazie al suo carisma innato che rende cool qualsiasi cosa in cui si lanci. Il sesto senso vincente di due generazioni positive, Z e Millennials, un omaggio a chi trova nelle passioni comuni, un modo di sentirsi parte dello stesso team.



Moleskine, nel rispetto del suo DNA, dichiara la sua attrazione per il mondo dell’arte, con una nuova limited edition che celebra una degli esponenti femminili di maggior impatto del 900, Frida Kahlo. La sua sua lotta e il suo amore per la vita sono stati la sua più grande fonte d’ispirazione, che riscontriamo nelle sue potenti opere d’arte, oggetto di grande interesse per tutte le generazioni.
Nelle sue parole tutta la sua resilienza, l’affermazione dell’Io e il suo attaccamento alla vita, a dispetto della Pelona (la morte) che ha danzato attorno al suo letto nel corso della  sua quasi intera esistenza. Non è un caso se a questo spirito ribelle, Moleskine dedica la sua attenzione. Nelle due edizioni limitate e un cofanetto speciale, le parole potenti di una donna che aveva dentro tutto il fuoco del Messico e pensieri, come un fiume in piena, di uno spirito ribelle. Questa edizione è un inno alla libertà.

Vans, marchio simbolo degli sport d’azione, sigla per la seconda volta la sua collaborazione con il Museum of Modern Art (MoMA). T-shirt, giacche, sneakers e accessori diventano tele d’artista per catturare tutta la forza dell’espressionismo astratto delle opere selezionate per questo straordinario progetto, disponibile in tutto il mondo a partire dall’11 novembre.

Dal cubismo al costruttivismo di Lybov Popova, all’urlo straziante di Edvard Munch (1895), che a distanza di più di un secolo, lancia un messaggio di grande attualità. Dal rivoluzionario dripping di Jackson Pollock, pioniere dell’action painting, che conquistò l’interesse di Peggy Guggenheim, alle esplosive trapunte che urlano per la difesa dei diritti civili di Faith Ringgold. “Faith Ringgold ha lavorato a stretto contatto con il team di designer Vans e con la squadra del MoMA per raccontare una storia attraverso i dettagli, introducendo i bordi trapuntati per contestualizzare il suo lavoro in Vans.” Ha dichiarato Angie Dita, responsabile Global Footwear Design for Lifestyle Footwear di Vans.

Questa Classic Slip-On, prende ispirazione dalla prima serie di dipinti astratti di Ringgold, “The Windows of the Wedding”, realizzata negli anni ’70. Sul fianco è incisa una citazione di Ringgold, stampata con la sua calligrafia: “My mother said I’d have to work twice as hard to go half as far” (Mia madre mi disse che avrei dovuto lavorare il doppio per raggiungere anche solo la metà dei miei obiettivi).

Una capsule collection firmata Ciesse, ha un sapore street e si abbandona in un’esplosione di graffiti. La collezione, che prevede l’uscita di altri due pezzi, esprime la perfetta sintesi tra l’appartenenza di J-Ax al sogno americano delle due ruote, il suo spirito ribelle e desideroso di libertà e l’alto standard qualitativo di Ciesse Piumini, senza spostare l’attenzione dal tema del dinamismo urbano in armonia con le esigenze di sicurezza, comfort e stile.

La capsul è stata attivata sulla pagina IG del cantante martedì 27 ottobre, con uno SWIPE UP collegato direttamente al sito di Ciesse Piumini, per preordinare la street jacket in edizione limitata. Solo un’anticipazione in vista della messa in vendita degli altri due modelli, a partire da novembre solo in alcuni store selezionati.

Talent to watch: i gioielli della Capitale di Flavio Bellantuono

Una libera rappresentazione di mondi fantastici, pensieri che prendono il volo, amabili ossessioni. Sono sculture da indossare i gioielli di Flavio Bellantuono. Quelli che lui definisce “istantanee dell’immaginazione umana”, forgiati per farli vivere dentro la materia, come se custodissero in sè un soffio vitale.

Romano di nascita, appartiene a una terza generazione di orafi. Il nonno lasciò negli anni 50 la Puglia per trasferirsi a Ostia e aprire una delle prime gioiellerie del quartiere. Un diploma all’Istituto Europeo di Design, seguito da un corso di alta formazione in design del gioiello al Politecnico di Milano che gli hanno fatto ottenere le prime esperienze presso aziende di settore all’estero e una specializzazione nella progettazione 3D. Evoluzione necessaria nel design e strumento di precisione, assume un ruolo di grande importanza nella sua carriera, perchè diventa la materia della sua cattedra nel 2018 alla Made in Italy school, prima di intraprendere un nuovo percorso formativo presso la scuola di Arti Ornamentali San Giacomo e diventare orafo.

Una vera luxury experience quella del 2019 alla Damiani Academy nei laboratori di Valenza, che ha segnato la fine di un lungo capitolo della sua vita e l’inizio di un sogno: il brand Bellantuono Gioielli e un riconoscimento che ha consolidato la sua figura nel panorama degli argentieri e gioiellieri dell’Alma città di Roma con il premio “Armando de Simoni”.

Da dove nasce la passione per la gioielleria. Quanto e come l’esperienza di tuo padre ti ha formato?

Mi sono mosso all’interno del mondo della gioielleria come fosse il mio habitat naturale, fin dalla nascita, anche se da adolescente non avevo ancora maturato la scelta d’intraprendere questa strada. Durante il liceo ho sviluppato una passione per la storia e la letteratura, elemento ancora visibile nelle mie creazioni. Io e mio padre abbiamo sempre avuto idee e visioni molto diverse sul lavoro. Lui m’immaginava all’interno dell’azienda, come designer, cosa che per un periodo ho fatto. Oggi so che la mia strada è sicuramente un’altra; voglio che i pensieri a cui riesco a dare forma portino il mio nome.

Tra le tue diverse esperienze professionali, quali senti ha più influenzato il tuo lavoro di oggi?

Ogni esperienza lavorativa e ogni corso di formazione hanno dato il loro contributo per comprendere le strade da intraprendere e le scelte giuste da fare, nell’ottica di aprire un mio marchio. Con la mia esperienza aziendale, durante la quale ho disegnato e progettato gioielli per il mercato americano, ho imparato ad allontanarmi dal concetto di gioiello classico e dalle forme commerciali italiane, per sperimentare strutture uniche.

Quali sono i jewel designer per te di riferimento e ispirazione? 

In realtà guardo poco ai miei colleghi, le mie fonti di ispirazione sono le storie e la Storia. Dovessi dirti, però, un brand che ammiro, ti citerei Pomellato.

Quale il plus di lavorare con la tecnica 3D? E come riesci a combinarla con tecniche più tradizionali?

Scultura in cera del busto dell’Imperatore Adriano, realizzato a mano

Trovo che nella lavorazione tradizionale, che sia a banchetto direttamente in metallo, o scultura in cera, si possa trovare più facilmente l’anima del gioiello. Come nel disegno, l’opera avrà sempre l’impronta dell’artigiano che l’ha creato. Ma ad oggi è fondamentale saper usare entrambe le tecniche. La progettazione 3D permette di creare forme con una precisione che sarebbe molto difficile, se non impossibile, con le tecniche tradizionali.

Raccontami i tuoi pezzi “signature” che rappresentano momenti importanti nella tua carriera

Il mio primo anello, realizzato durante il mio primo corso come designer allo IED di Roma. È nato con lo scopo di realizzare un nuovo tipo di anello di fidanzamento. Sono ancora molto legato a questa idea, perchè il primo amore non si scorda mai!

Il secondo anello è il simbolo della voglia di mettermi alla prova e ricominciare con un progetto tutto personale, dopo l’uscita dall’azienda per cui ho lavorato. La collezione Urania rappresenta il punto di partenza per la creazione di un mio brand.

Il pendente meridiana è il mio primo gioiello amuleto, e fa parte della collezione “Radici”, gioielli che sono ispirati alla cultura classica. Al contrario dell’antico strumento per misurare il tempo, questo gioiello cristallizza un attimo per farlo diventare eterno, come la pietra centrale incastonata al centro che sostituisce lo gnomone.

Quando hai deciso di lanciare il tuo marchio e come lo stai sviluppando?

Quale momento migliore se non durante una pandemia? (L’umorismo è la via più rapida per ridere di una cosa, per poi cambiarla, diceva il life coach statunitense Richard Bandler).
Scherzi a parte, l’idea era quella di cominciare a sviluppare alcuni modelli, per poi partire appena sarei stato pronto. Dopo l’esperienza del 2019 alla Damiani Academy, la mia vita si trovava ad un bivio: rientrare all’intero di un’azienda o perseguire il mio sogno. Se adesso ci stiamo facendo questa chiacchierata è perché ho deciso di combattere perché la mia visione prendesse forma. La pandemia che stiamo vivendo, purtroppo, sta rallentando programmi e aspettative di tutti, ma ho già cominciato a farmi conoscere e far conoscere le mie opere tramite i social e le fiere artigianali a cui ho avuto l’occasione di partecipare.

Tre parole per definire il tuo stile?

Descrittivo: studio approfonditamente la fonte a cui s’ispira la mia idea, e mi piace trasferire i dettagli di ogni forma a cui mi sono ispirato; lavoro accuratamente per portare più elementi possibili del mondo che voglio raccontare sul mio monile, proprio come una scultura.
Evocativo: il gioiello ha una responsabilità, quello di custodire una storia, la storia della persona che li indossa.
Originale: le mie forme sono inedite e rivoluzionarie rispetto all’idea di gioiello classico a cui siamo abituati.

Quali sono i personaggi che vorresti portassero tuoi gioielli?

Se parliamo di target, vorrei che i miei gioielli fossero indossati da chiunque cercasse un nuovo linguaggio per raccontarsi. Non sono semplici accessori, ma simboli portatori di un significato. Se invece parliamo di personaggi del mondo dello spettacolo, penso a personaggi che attraverso la loro arte amano “narrare”. Nel mondo della musica, un esempio calzante potrebbe essere sicuramente Levante, se andiamo con lo sguardo all’estero Eddie Redmayne.

Quali sono i tuoi prossimi passi e progetti?

Mi sono da poco iscritto ad un corso di incastonatura per perfezionarmi nel mio lavoro e poter essere sempre più indipendente nelle mie creazioni. Se penso al periodo post covid, vorrei concentrami sulla comunicazione per la mia attività, a cominciare dalle fiere che si svolgono in tutta Italia e danno prestigio alle aziende del Made in Italy in tutto il mercato mondiale.

Tutta l’emozione del Moto Mondiale 2020 si vive in diretta con Docksteps

Tutta l’adrenalina di una gara di Moto3 da provare in prima persona, tra il rombo dei motori e la concitazione di piloti e meccanici. Grazie a Docksteps tutto questa sarà realtà; infatti, il brand permetterà a tutti gli appassionati di assistere alle gare più avvincenti del motomondiale 2020 direttamente dello schermo del loro smartphone. Infatti, sarà possibile essere collegati con il box del Team Boé Skull Rider direttamente dal profilo Instagram del loro racing partner, Docksteps, e vivere la tappa come un vero membro della scuderia, condividendone eccitazione, tensione e gioia.

E non è tutto. I due giovanissimi piloti del team, Riccardo Rossi e Davide Pizzoli, coinvolgeranno i follower in speciali momenti di diretta che renderanno ancora più appassionante l’appuntamento motociclistico.

“Abbiamo deciso di essere parte attiva della scuderia e dei suoi fan condividendo momenti speciali, interviste, approfondimenti ma soprattutto un racconto in diretta con immagini uniche, fiato sospeso, attimi di gioia e di tensione“, ha dichiarato il direttore generale del Gruppo Zeis Exlcesa che ha in porfolio il brand.

E allora, pronti a scaldare i motori sul profilo Instagram di Docksteps?

Fragranze maschili: le note per la stagione autunnale

Una gallery che ha come protagonisti nuovi ma anche iconici statement olfattivi tutti da provare. Ecco le nuove fragranze per uomini affascinanti e che amano osare.

J’ose Homme – Eisenberg

Calda e generosa, questa fragranza moderna riflette perfettamente la personalità del suo creatore; il suo nome è infatti un gioco di parole tra José Eisenberg e il verbo “Osare”. Si caratterizza per un’associazione di note sensualmente provocanti, ma al contempo delicate, come la menta e l’artemisia che abbracciano le ricche note di caffè nel cuore. Lascerà sul finale una piacevole scia calda di ambra e patchouli.

Lil Fleur – Byredo

La fragranza è un’esplorazione di un fiorito tradizionale, nonostante la sua intenzione sia del tutto contemporanea; evoca un mondo inebriante, complesso e misterioso, con un crescendo di emozioni giovanili. Nel cuore c’è rosa damascena fresca e avvolgente, accompagnata da note di cassis, tangerino e zafferano. Infine, al fondo, legni chiari, ambra e vaniglia donano alla fragranza raffinatezza e discrezione.

I vicoli via Fiori Chiari – Trussardi Parfums

Ispirata alla sensazione di libertà, serenità ed eccellenza che si respira passeggiando fra vicoli e viuzze che da Via Fiori Chiari portano a Brera, la fragranza ricostruisce perfettamente questa atmosfera irripetibile, con ingredienti pieni di personalità quali cardamomo, patchouli, anice stellato, elemi e tagete. Nebbia e calore creano una nota di contrasto molto sofisticata.

Impact – Tommy Hilfiger

Una fragranza mascolina, caratterizzata da un’aroma di té dato dall’accordo della pianta di coca, che stimola i desideri più nascosti dentro ognuno di noi e affascina i sognatori. Impact fonde sentori agrumati, fumosi aromatici, un trio di legni preziosi e un tocco potente di akigalawood, estratto di patchouli.

Rōzu Eau de Parfum – Aesop

La fragranza, intensa ma al contempo soave, è caratterizzata da ricche note floreali di rosa, unite a petitgrain, bergamotto, shiso e pepe rosa. Nel suo cuore, l’ylang – ylang si intreccia con note legnose, mentre il gelsomino potenzia la rosa. Sul finale appaiono una traccia di legno di sandalo, estratto di vetiver, patchouli, mirra ambrata e muschio.


Montblanc Legend Eau de Parfum- MontBlanc

Fragranza intensa, dal carattere deciso ed inconfondibile, caratterizzata dalla presenza del bergamotto, della purezza del gelsomino e dall’accordo muschiato. Questa Eau de Parfum ha però una nuova sfaccettatura: le fresche note di foglie di violetta, esaltate dal profumo della magnolia, che sfociano in una scia di vibranti legni e cuoio.

Cypress & Grapevine Cologne Intense – Jo Malone

Colonia intensa ed intramontabile, caratterizzata dal profumo fresco dei cipressi. Proprio quest’ultimo viene enfatizzato da note legnose di viti, radicate in profondità, e ambra, le quali donano un effetto audace ed avvincente.

Black Orchid Parfum – Tom Ford

Un profumo seducente e rivoluzionario, ispirato all’originale Black Orchid Eau de Parfum, con un’espressione più intensa, misteriosa e desiderabile. In questa nuova fragranza, lo ylang – ylang viene amplificato, mentre le note di rum e prugna nera diventano ancora più pronunciate, aumentandone la sensualità.

Angel’s Share – Kilian

Ispirata a liquori leggendari, come il cognac, la fragranza è considerata come un perfetto profumo after-party. L’esordio si manifesta con olio di cognac, declinato con un mix di quercia, cannella e fava tonka, alle quali si affiancano note persistenti di legno di sandalo, pralina e vaniglia.

Eau de Toilette Othoniel Rosa – Diptyque

Una fragranza in edizione limitata che rende omaggio alla regina dei fiori: la rosa piperita accompagnata dal profumo piccante e boisé del vetivèr. Questo omaggio a “La Rose du Louvre”, è stato creato in collaborazione con l’artista Jean-Michel Othoniel.

Un weekend in Alto Adige per staccare da tutto (e da tutti)

Una destinazione in cui concentrarsi su se stessi in un abbraccio intimo con natura e meditazione

È una certezza, all’hotel Pfösl si può trascorrere un weekend nel pieno silenzio dell’idilliaco spazio alpino, tra aria fresca e  profumi del bosco, immergendoci in un mondo di fiabe dove la calma e la tranquillità hanno la supremazia. Ci troviamo a Nova Ponente, in Alto Adige, dove la particolare posizione su questo luminoso altopiano ha permesso un’ eccezionale cura dei particolari, tutti in stile alpino tradizionale: l’accogliente zona bar, la lounge con camino e le sale da pranzo panoramiche, la cucina raffinata e gustosa, la grande zona riposo, l’accogliente oasi relax, lontana dalla città e dalla strada e circondata dalla natura rigogliosa. Non manca ovviamente la spa con il suo grandissimo giardino e la panoramica piscina all’aperto con vista sulle Dolomiti. 

Chi ama la natura può seguire questo semplice programma relax: dalla piscina esterna salina infinity pool di 25 metri può soffermarsi ad ammirare Catinaccio, Latemar e Sciliar, simboli della bellezza dolomitica delle Alpi. Un L’armonico insieme degli ambienti forma una vera e propria isola incantata, dove lo spazio, il tempo, la tranquillità ed i ritmi moderati nel silenzio della montagna sono impareggiabili e preziosi in un ambiente dalla bellezza e dal gusto autentico. 

Per chi invece volesse trascorrere un soggiorno dinamico non mancano le attività: 6 uscite sulle malghe e cime, un’escursione all’alba sul Corno Bianco con Brigitte Zelger (una delle padrone di casa) , proposte individuali per escursioni e sessioni di yoga, rilassamento, meditazioni guidate che permettono di attivare i poteri di auto-guarigione durante il giorno e portare pace e serenità. Tutte le attività organizzate dalla struttura incanteranno chi vuole rilassarsi in un contesto naturale e autentico, sempre nel pieno rispetto delle normative Covid-19.

Tra relax, benessere e meditazione però, abbiamo pensato anche ad una mini guida allo stile insieme all’influencer Eros Luca Grecu (@erosluca). Anche la montagna richiede il suo dress code, dalla passeggiata nel bosco ad una cena e ancora un momento living all’interno di uno chalet. Ecco le nostre proposte.

Da sinistra:

Maxi piumino bianco Khrisjoy, jeans Zara, tronchetti in pelle Carshoe, occhiali Chimi eyewear

Blazer in tartan Asos, pantalone Zara, sneaker Nike Monarch, occhiali Ray-ban

Giacca in panno Zara, jeans Zara, occhiali Hugo Boss

I piedi dell’architetto: la casa per l’uomo milanese

Non esiste una tipologia unica di case dallo stile maschile; anzi, ne esistono tante quante le persone che abitano questi appartamenti. In generale, infatti si pensa che la tipologia di uomo che vive da solo sia unicamente il trentenne che è poco interessato all’arredo e la prima cosa che compra per la casa è un megaschermo.

E’ anche vero che non tutte le case così come i loro proprietari sono uguali… vediamo diverse anime, diversi stili, diverse finezze, ma con alcuni fili rossi che accomunano i loro proprietari.



Materiali e finiture. Il bello del maschio trentenne è che certe scelte le fa di pancia senza pensare a tutti i pro e i contro… Spesso nelle ristrutturazioni ci si frena su alcune finiture o su alcuni materiali per la loro difficoltà nella manutenzione o nella pulizia. Si punta verso i grandi formati che siano legni o lastre in grès e si nota come il decorativo lascia spazio al materico e ai prodotti naturali come parquet e marmo. Anche i materiali di finitura naturali devono avere delle prestazioni high tech.

Colori. Dimenticatevi delle case total white e prive di animo. L’uomo milanese cerca di dare carattere alla propria casa, e la vuole anche quel pizzico modaiola, quindi vediamo in questo periodo il nero deciso, il petrolio, il balena come colori che la fanno da padrone. La carta da parati, da sempre appannaggio delle nonne e delle mamme da pochi anni è tornata in modo preponderante e anche il maschio alfa non disdegna il wall decor.

Dalla casa dei nonni. Noto una moda e un amore per il vintage che sta spopolando. Dalle graniglie a pavimento, alle cornici e decori in gesso liberty, all’oggetto e al mobiletto del mercatino vintage fino al servizio di piatti o di cristallo della nonna, bistrattati dalla generazione precedente, ritornano a gran voce nella casa di tanti uomini milanesi del 2020. Un mix and match tra pezzi contemporanei e vintage per un senso di casa caldo e rassicurante.

Un altro filone sono i maschi “investitori”. Per non sbagliare si muovono tra gli evergreen del design. Pezzi iconici mixati tra di loro come reale investimento nel design. Case belle, quasi musei dell’arte e del design italiano. Attenti a non cadere nell’effetto showroom.

La cucina. Ho visto case di uomini (anche single) con cucine da far invidia ad un ristorante! La cucina domina tutto e deve stupire e abbagliare! L’isola diventa, se lo spazio lo permette, fulcro del progetto della cucina. Anche qui l’innovazione incontra il design, dal frigorifero iconico alla cappa a scomparsa, alla cantinetta dei vini… per non farci cogliere impreparati!

Tecnologia. Abbiamo visto tante anime diverse degli uomini milanesi di oggi. Una cosa li accomuna tutti, la tecnologia. La casa dell’uomo milanese è una centrale nucleare! Ha un concentrato di impiantistica, domotica, controlli remoti, wifi e prese di ogni tipo in ogni punto per poter usare tutti i “giocattolini” tecnologici più all’avanguardia. Hey Google, vero che ho una bella casa?!

Face to face con Pietro Lucerni

Fotografo riconosciuto a livello internazionale e protagonista di numerose esposizioni d’arte, Pietro Lucerni nasce a Milano, il 16 aprile 1973. Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Superiore di Comunicazione Visive di Milano, frequenta un corso di fotografia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. 
Il suo trasferimento oltreoceano segna una svolta fondamentale della sua vita; qui si occupa di produzione pubblicitaria e inaugura la sua prima esposizione di ritratti in bianco e nero. Da questo momento la sua carriera decolla; il fotografo apre  il suo primo studio a Milano e inizia numerose collaborazioni con brand di fama importanti come  G.F. Ferrè, Moschino, Just Cavalli, John Galliano, Replay, Armani, Ducati, Pirelli, Polaroid, Bulgari, Tod’s, Hogan, oltre ai numerosi magazine. Attualmente vive e lavora tra Milano e New York, focalizzandosi principalmente sulla ricerca artistica e sulla collaborazione con Lambretto Factory, una delle realtà più effervescenti del panorama artistico italiano e internazionale.

Come hai deciso di intraprendere questa professione?

Un po’ per caso, come accadono molte cose della vita. Dopo l’Itsos, l’Accademia di Comunicazioni Visive di Milano ho frequentato il CSC di Roma. Il mio sogno era il cinema, o meglio la fotografia nel cinema. Ho avuto l’immensa fortuna di seguire alcune lezioni con Vittorio Storaro, forse il più grande Direttore della Fotografia che il cinema abbia avuto. Senz’altro la più preziosa esperienza formativa per me. Da lui ho imparato il senso della luce e la sua importanza narrativa oltre che estetica. In quel momento ho capito il senso dello “scrivere con la luce”, che è l’essenza della fotografia. Tra l’altro gli italiani sono sempre stati maestri nell’arte della fotografia cinematografica, da cui ho sempre cercato di imparare e di trarre ispirazione. Oltre a Storaro, Dante Spinotti, Tonino Delli Colli, e poi i polacchi, gli ungheresi e i giapponesi come Janusz Kaminski, László Kovács, Kazuo Miyagawa per citarne alcuni. Loro, insieme a molti altri, hanno saputo portare la fotografia a un livello narrativo che va oltre l’illuminare la scena. Hanno trasformato la luce in emozione.

Il cinema è un mondo straordinario, affascinante e magico che racchiude molteplici espressioni artistiche e che tutt’ora rimane una mia grande passione e forse la più grande risorsa per la mia creatività. Tuttavia ho anche capito in tempo utile che, per quanto fosse straordinario, non era il mio mondo. Prima di tutto avrei dovuto vivere a Roma, io invece sono milanese e legato a questa città. Inoltre, la gavetta era lunga, troppo lunga per le mie possibilità. E poi a me piace lavorare da solo o con pochi stretti collaboratori. Il cinema non lo permette. La fotografia, quella di uno scatto per volta, è stata la naturale alternativa. Non un ripiego ma semplicemente una strada più affine, più mia. Ho iniziato a sperimentare, cercando di tradurre le mie passioni in fotografie. Le donne, il corpo, la sensualità e più in generale la bellezza, come valore culturale oltre che estetico, sono da sempre il cuore del mio lavoro. Non riesco a fotografare ciò che non mi piace, e per questo mi sono dedicato quasi esclusivamente a ciò che davvero trovo bello. Penso che la massima espressione di bellezza, in tutte le sue infinite declinazioni, sia femminile. Intendo che per me la bellezza è filosoficamente e concettualmente femminile. E la bellezza è un valore assoluto, universale. Non è soggettiva. Il gusto può esserlo, la bellezza no. Ecco io ricerco la bellezza, in tutte le cose. Mi nutre e mi fa sentire vivo. Poi cerco di fermare un po’ di questa bellezza con la fotografia. A volte ci riesco. Joseph Brodsky ha detto che “una persona è una creatura estetica ancor prima che etica”. Infatti, per me l’estetica e la bellezza sono anche etica.

Che impatto ha avuto la tua esperienza negli Stati Uniti sulla tua carriera?

Era la fine gli anni Novanta ed io ero un ragazzino con tanti sogni, e quello americano era senz’altro uno di quelli. Quando ho preso l’aereo diretto a JFK per andare a fare il mio primo lavoro oltre oceano non riuscivo a credere che qualcuno potesse davvero pagarmi un biglietto per andare fino là. Chi non è di New York lo riconosci subito perché cammina guardando in alto invece che avanti. Guardavo in alto anch’io. Mi sembrava tutto così incredibilmente bello e potente. La potenza è stata la sensazione più forte. Energia pura. Da allora il mio rapporto con gli Stati Uniti non si è mai davvero interrotto. Ho imparato tanto, ho conosciuto persone straordinarie, tanti amici, tanti clienti che lo sono diventati. Devo molto della mia formazione professionale, artistica e anche umana alla mia esperienza negli Stati Uniti. Tornarci è sempre bello ed emozionante. L’America è sempre stato un grande paese, seppur con le sue grandi contraddizioni, o forse proprio per questo. Ultimamente però molto è cambiato, e non in meglio. Spero davvero che l’America possa ritrovare sè stessa e quei fondamentali di democrazia e di unione che l’hanno resa grande. Mi auguro che il voto del 3 novembre sia il primo passo.



Che cosa ti ha spinto a intraprendere questo progetto con Virna Toppi, scegliendo proprio lei come protagonista delle tue opere?

Naked Moon è un lavoro nato nella primavera del 2019 quasi casualmente. Pierpaolo Pitacco mi chiamò per parlarmi di una pubblicazione d’arte sul tema della luna per la rivista Ghost di cui era art director. Nel 2019 cadeva il 60° anniversario dello sbarco sulla luna a cui Ghost dedicava un numero speciale. Pierpaolo mi chiese se avessi qualche lavoro sulla luna. Non avevo nulla di pronto ma gli dissi che potevo pensare a qualcosa. Non c’era molto tempo, ma per fortuna a volte le idee arrivano in fretta. Pensavo a qualcosa che avesse a che fare con la luna e con la sua influenza sulla nostra vita. La luna e l’uomo; la luna e il corpo. Ho pensato a come potessi usare la luce della luna per illuminare e avvolgere il corpo. Ho chiesto a mia moglie Elina, che è sempre fonte di ispirazione, di sperimentare con me. Fotografare la luna è complesso e io non ho né l’esperienza né l’attrezzatura adatte. Ho fatto una ricerca delle più belle immagini astronomiche della luna (alcune per gentile concessione della NASA) e le ho proiettate sul corpo di Elina. Il risultato è stato sorprendente. Il gioco di luci e ombre che i crateri lunari disegnavano sulla pelle aveva qualcosa di magico. Era davvero la luce della luna.

Sentivo che ci fosse bisogno di un elemento dinamico e potente, ma allo stesso tempo delicato ed elegante, che completasse l’opera. Mi è istintivamente venuta in mente la danza classica, che è un’altra mia grande passione. Alcuni dei miei migliori amici sono ballerini della Scala, con cui negli anni ho collaborato a diversi progetti artistici. Volevo trovare un modo di fondere la danza con la fotografia per raccontare la luna. Ho chiamato la mia amica e straordinaria ballerina Corinna Zambon che mi ha subito indicato Virna Toppi, prima ballerina del Teatro alla Scala, per questo progetto. Conoscevo Virna artisticamente e per la sua straordinaria carriera internazionale e sinceramente neanche ci speravo che avesse voglia e tempo per dedicarsi a questo progetto e di posare nuda. Corinna mi disse: “Tu chiamala e basta”. Era un lunedì dei primi di marzo. Chiamai Virna che mi disse: “mi piace il progetto e anche il tuo lavoro. Ci sono. Però ho solo due ore di tempo, dopodomani. Verso sera dopo le prove in teatro. Visto che sarò nuda, cosa devo portare, a parte niente…?” Le dissi di portare delle punte. Quando è arrivata in studio ci siamo presentati e le ho raccontato brevemente la mia idea. Le due ore successive sono state luna, silenzio e pura emozione.  Il resto ve lo racconta Naked Moon. L’idea di reinterpretare alcune delle immagini con interventi luminosi con il neon è venuta a me e all’artista lettone Janis Broliss, ancora una volta per caso. Stavamo parlando di come certe forme d’arte rischino di rimanere nell’ombra della multimedialità e del fatto che l’arte forse potrebbe essere più “pop”, senza necessariamente diventare pop-art. Mi piacerebbe che il posto dell’arte fosse anche la casa delle persone oltre che le gallerie. Siccome fotografia significa “scrivere con la luce”, mi è venuto in mente che forse poteva essere interessante anche usare la luce per scrivere sulla fotografia e creare delle istallazioni a metà tra l’arte e il design e che abbiano una doppia vita: fotografie di giorno e neon-art di notte.



Com’è cambiata la tua professione a seguito della pandemia globale che stiamo vivendo? 

Il Covid ha cambiato molto e spostato molti equilibri. Ha influito sulla vita di tutti e su molte cose, in modo diverso. La mia professione stava già subendo un cambiamento e la pandemia ne ha accelerato alcuni processi di trasformazione. La vita è cambiamento ed è in costante evoluzione, che ci piaccia o no. Viviamo un’epoca che in generale predilige la quantità alla qualità e questo ha delle conseguenze, a vari livelli. La fotografia è un media come tanti altri. Può servire a raccontare la realtà, più o meno fedelmente; può essere uno strumento commerciale; può trasmettere emozioni, e creare bellezza; può addirittura diventare arte. Ma può anche servire solo per riempire spazi lasciati vuoti di contenuti, e questo succede spesso. Con la trasformazione digitale molti avevano gridato alla fine della fotografia come una specie di inevitabile sciagura. La fotografia esiste, oggi come ieri, e continuerà a esistere domani. Quello che cambia sono le modalità, gli strumenti, le competenze. Il problema non sono mai i contenitori ma i contenuti. Diffido sempre di chi si schiera in modo manicheo contro qualcosa solo perché non lo conosce. La tecnologia, per esempio, non è nè buona nè cattiva, è uno strumento. È come lo usiamo che fa la differenza. Oggi più che mai, proprio a causa della pandemia e dei limiti che ha posto, ci rendiamo conto di quanto preziosa possa essere la tecnologia per ridurre le distanze, per permetterci di restare in contatto col mondo, con gli affetti, con la cultura. Per permettere ai ragazzi di poter continuare a studiare; o a un medico di fare una diagnosi, o addirittura un intervento, a distanza. Certo non sostituisce l’esperienza reale, il contatto umano o la socialità ma ci offre comunque straordinari strumenti.

Tornando alla domanda direi che la mia professione non è cambiata tanto in funzione del Covid, o comunque non più di altre professioni che prevedono il contatto tra persone.  Direi piuttosto che si stia trasformando, e credo questo sia inevitabile. Trovo che ci sia una netta linea di demarcazione tra essere romanticamente nostalgici (io lo sono molto) ed essere conservatori. Cioè io guido una moto a carburatori che mi regala grandi emozioni ma non per questo disconosco il valore del progresso tecnologico e dei motori elettrici. Ecco direi che questa pandemia, che io mi ero illuso potesse essere una grande occasione di crescita sociale e culturale, ha invece accentuato le distanze intellettuali oltre che fisiche tra chi la pensa in un modo e chi in un altro, come se fosse una gara a chi ne sa di più, quando invece dovremmo cominciare a farci domande piuttosto che pretendere di avere risposte.

Hai già in programma qualche nuovo progetto di cui vorresti parlarci?

Si certo, sto sempre lavorando a qualche nuovo progetto. Qualcuno poi si realizza e qualcun altro rimane nel cassetto. In questo momento mi sto dedicando a qualcosa che ha a che fare con l’interazione tra l’uomo e la natura. Non voglio fare il misterioso, ma non posso dirvi molto di più perché, come vi ho detto, spesso le cose migliori mi capitano per caso. Sto aspettando che capiti. Anche la collaborazione con MINT – Man In Town e con Federico Poletti e Francesca Riggio è iniziata un po’ per caso. Ho conosciuto Francesca molto tempo fa a New York, dove lei tuttora vive e dove ha sempre lavorato con l’arte, il design e la comunicazione. Abbiamo sempre avuto il desiderio di lavorare insieme. Finalmente si è presentata l’occasione anche grazie a Federico. E adesso eccoci qui.

Monna Caterina Wine Resort è il luogo giusto per chi ricerca momenti unici di relax

Immerso in un borgo medievale, Monna Caterina Wine Resort si presenta come un luogo in cui immergersi totalmente e dove è possibile godere della bellezza della natura, dell’arte e della buona cucina. L’antico casolare, nei pressi di Vinci, gode di una panoramica unica, grazie alla sua posizione sul poggio che permette di ammirare un paesaggio mozzafiato. Nel 400 fu l’abitazione della madre di Leonardo Da Vinci, appunto Caterina, immersa in un paesaggio fatto di vigneti e uliveti: quello stesso scenario mozzafiato di cui centinaia di anni fa godeva e che ritroviamo anche nello sfondo della celebre “Gioconda”. Il resort è situato a Vinci, nel cuore della Toscana tra Firenze e Pisa, tra le colline del Montalbano e il Fiume Arno. 

Le camere presentano un arredamento tra design e country: da un lato gli elementi caratteristici del fabbricato rurale e dall’altro l’inserimento di complementi di arredo tra i più contemporanei a tema “leonardesco” con letti flottanti, elementi colorati e trasparenti, vetrate che permettono di illuminare gli ambienti, cura dei dettagli. 

Ma non solo: l’antico resort produce in loco anche una propria gamma di vini, nella cantina Monna Caterina. Il rosso prodotto presenta delle note fruttate di ciliegia, amarena e fiori di violetta con un retrogusto balsamico; il bianco invece ha un gusto vivace esalino, con note agrumate. Per i cultori del vino e dei vigneti, il resort è perfetto per le passeggiate alla scoperta del gusto delle vigne. Non manca il tour alla scoperta degli uliveti: Monna Caterina produce anche un proprio olio d’oliva 100% Made in Italy. 

Un viaggio quindi attraverso la bellezza e le maestranza tutte italiane in un luogo magico, che sa di storia, arte e cultura, dov’è possibile godere di un’esperienza unica, alla scoperta dei sapori e dei profumi. 

3 macellai famosi nel mondo

Sentir parlare di macellai famosi forse non è da tutti i giorni, visto che di solito si parla di Chef Famosi, ma ecco qui 3 macellai famosi nel mondo.

Dario Cecchini

Come può un macellaio della provincia toscana diventare uno dei personaggi gastronomici più celebri del panorama culinario internazionale? È il terzo italiano al mondo, dopo Massimo Bottura e Corrado Assenza, a comparire nella serie cult Netflix “Chef’s Table”. Macellaio da otto generazioni, Dario Cecchini lavora nella storica macelleria di famiglia a Panzano in Chianti,a metà strada tra Firenze e Siena. Definito “il macellaio più famoso del mondo”, da oltre 40 anni porta in alto la tradizione di famiglia.

È fermamente convinto che dell’animale vada usato ogni singolo pezzo, dal naso alla coda, poiché ragiona alla vecchia maniera ossia nel rispetto dell’animale, della sua vita e del suo sacrificio. Ma chi sono gli altri due macellai più famosi del mondo? Scopriamolo insieme.

Lorenzo Bencistà Falorni

La sua Macelleria Falorni è la più antica del mondo. Risale al 1729 ed è collocata in uno dei luoghi più affascinanti della Toscana, Greve in Chianti. Solo nel 1806 però il suo antenato Lorenzo di Angelo Falorni convertì l’osteria di famiglia nella fiorente macelleria che oggi tutti conosciamo. La sua macelleria è meta di turisti inglesi e francesi che si innamorano dei suoi salumi e del ritmo lento e rilassato della terra toscana.

Negli anni’80 l’Antica Macelleria Falorni diventa sede didattica dell’Università di Scienze Gastronomiche, dove si formano e specializzano i maestri macellai di tutta Italia e Europa.

Oggi i salumi del Chianti di Lorenzo dalla Toscana arrivano ai quattro angoli del mondo. L’insegna della storica macelleria è diventata un vero e proprio brand, conosciuto e stimato a livello mondiale.

Salt Bae alias Nusret Gökçe

Il suo locale newyorkese è definito freddo e caro, ma la fama del cuoco macellaio Salt Bae lo rende meta ambita dai foodlover di tutto il mondo. Questo imprenditore turco chef macellaio ha saputo costruire un impero sulla carne.

Degna di nota è la sua Tomahawk, costata di manzo avvolta in foglie d’oro venduta a 650 euro. Prima dei 30 milioni di followers su Instagram e dei ristoranti, questo macellaio è divenuto celebre per un video virale dove mostrava la sua teatrale gestualità nel mettere il sale facendolo cadere a pioggia dall’alto su una bistecca ottomana.

Cravatte: come indossarle e abbinarle ai tuoi look

Le cravatte sono un accessorio che fa una enorme differenza nell’outfit di un uomo. La sua posizione centrale nella figura, completa il look, ma denota anche la personalità di chi la indossa rendendo l’outfit originale e riconoscibile. Oltre a definirne eleganza e stile!

Come indossare la cravatta

Indossare la cravatta è da sempre simbolo di professionalità di un uomo, ma negli ultimi tempi la tendenza è quella di indossarla anche per arricchire l’abbigliamento semi-casual, dando un tocco di eleganza e personalità anche alle mise più semplici.

In questo articolo troverete dei consigli utilissimi per riuscire a scegliere la cravatta giusta da abbinare ai vostri look sulla base di 4 fattori:

  • occasione
  • stagione
  • forma
  • colori

In base all’occasione

Nelle occasioni di lavoro o in occasione di eventi formali, le cravatte dovrebbero avere dei colori neutri di base, come il grigio, il blu, il bordeaux, il nero o il malva. Mentre la fantasia deve essere discreta, come micro pattern, pois, righe, ma potrebbero restare anche in tinta unita. Per il tessuto, invece, la seta darà sicuramente un tocco di lucentezza ed eleganza.

In un ambiente più casual e informale, invece si possono indossare cravatte a fantasia ripetuta o piccoli loghi abbinandole eventualmente, anche con degli abiti spezzati. In questo caso la scelta del tessuto può anche virare sul cotone.

In base alla stagione

Fermo restando che la scelta migliore, soprattutto nelle occasioni formali, è la seta, è importante scegliere la cravatta anche in base alla stagione in cui si intende indossarla. In estate, in situazioni poco formali, si può pensare di indossare una cravatta in popeline di cotone oppure in lino, e scegliere toni di colori accesi e freschi.

In inverno si può optare, invece, in cravatte in lana prediligendo colori scuri, se proprio volete un tocco pop, allora scegliete un motivo floreale.

In base alla forma

Le cravatte hanno anche forme diversificate, e anch’esse hanno delle destinazioni d’uso precise.

La cravatta slim, ad esempio, è più casual, di conseguenza si può indossare sotto degli abiti spezzati e in tutte le occasioni non formali, oppure, ad eventi esclusivi. Essendo di una dimensione ridotta è necessario chela camicia abbia le punte del colletto più corte e ravvicinate.

La cravatta standard, essendo tale, si abbina perfettamente alle occasioni professionali e formali.

Infine, le cravatte più larghe possono essere indossate se il rever della giacca è più stretto, in modo da bilanciare le dimensioni.

Per entrambi i tipi di cravatta, l’ampiezza del colletto della camicia deve essere proporzionale alla grandezza del nodo.

In base ai colori

Le cravatte a tinta unita sono perfette da indossare sia con camicie monocolore, che camicie a fantasia, soprattutto in caso di colori neutri. Nel primo esempio è meglio puntare al contrasto, nel secondo si può scegliere la cravatta di un colore che riprende la fantasia della camicia.

Se si vuole indossare invece una cravatta dai colori accesi, allora è più indicato riequilibrare con una camicia a tinta unita di un colore neutro e delicato, come il bianco, l’azzurro o il rosa. 

Sapone solido: vantaggi e svantaggi

Vintage, profumato, neutro, nutriente: il sapone solido è tornato alla ribalta negli ultimi anni e si conferma essere un degno sostituto del sapone liquido.

Il più famoso e imitato di sempre è il sapone di Marsiglia, la cui ricetta ufficiale fu codificata nel 1906 (gli ingredienti erano: 63% di olio, 9 % di soda e 18% d’acqua), ma ne esistono molti altri ognuno con fragranze diverse sino a quelli per uso curativo/cosmetico come quello con latte d’asina o con argilla per trattare l’acne.

Oggi sempre più persone preferiscono usare la saponetta anziché un detergente liquido: perché? Scopriamolo insieme.

I vantaggi del sapone solido

Sino agli anni ‘50 la saponetta era considerata un lusso alla portata di pochi. Nei decenni successivi è caduta in disuso, superata dai detergenti liquidi in flaconi di plastica, più pratici, ma sicuramente meno ecologici. Questi prodotti quotidiani, infatti, una volta terminati aumentano la quantità di rifiuti in plastica da smaltire.

Ma come ha fatto il sapone solido a scavalcare la moda compulsiva del sapone liquido? Uno dei motivi è che le persone preferiscono un prodotto naturale e non artificiale. Un altro punto di forza è la sua praticità, ad esempio quando si viaggia e si vuole portare solo il bagaglio a mano dove la quantità di liquidi da trasportare è limitata.

Il motivo principale però a sostegno della saponetta è la sua maggiore sostenibilità. Non ha un involucro di plastica nella maggior parte dei casi è in plastica, quindi è un prodotto che rispetta l’ambiente, non inquina e non crea rifiuti da smaltire.

Importante è la scelta del sapone solido anche dal punto di vista economico, sicuramente la saponetta vince, con pochi € si ha un sapone che dura davvero moltissimo.

Bisogna però sempre controllare l’INCI, ossia la lista ingredienti e verificare che siano tutti naturali e che sia un prodotto cruelty free (non testato sugli animali). Per i bambini è molto meglio usare la saponetta poiché prendendola la passano sotto l’acqua e qualsiasi traccia di sporco viene spazzata via. Al contrario premendo l’erogatore del sapone liquido con le mani sporche, restano i residui di germi e batteri sulla superficie.

Gli svantaggi del sapone solido

Rispetto al sapone liquido, la scelta è minore in termini di sapone solidi, anche se ultimamente molti brand hanno iniziato a produrre saponette di qualità in dimensioni e profumazioni diverse.

Un altro svantaggio è che non va lasciata sotto corrente di acqua come la doccia, altrimenti si rischia di consumarla senza averla veramente usata, quindi è bene riporla sempre in un porta saponetta appena non la si usa più.

Biondo platino uomo: 4 motivi per farlo subito

Tingere i capelli è stata per anni prerogativa delle donne, ma negli ultimi tempi, è stato finalmente abbattuto questo clichè e ci siamo abituati a vedere anche gli uomini giocare con il colore delle proprie chiome. Che siano colori pazzi come il verde o il blu, oppure colori più naturali, anche gli uomini si fanno trasportare dalla voglia di vedersi diversi e di azzardare con il colore di capelli e non solo con il taglio.

Uno dei trend del momento per la moda capelli uomo è senz’altro il biondo platino, da Brad Pitt a Zack Efron, da Fedez a Justin Bieber, sono moltissimi gli uomini dello spettacolo e della musica, sia nostrani che d’oltreoceano, che hanno sfoggiato ultimamente una chioma bionda ossigenata. Di seguito vi diamo 4 buoni motivi per convincere anche voi a provare subito questa nuova tendenza.

4 motivi per colorare i capelli biondo platino per un uomo

1 è un colore iconico

Il biondo platino è un colore di capelli iconico, il primo a presentarsi in pubblico con questo colore di capelli fu infatti Andy Warhol. Se volete quindi stupire, ma allo stesso tempo omaggiare in maniera originale il padre della pop art, il biondo platino è senza dubbio il vostro prossimo colore di capelli.

2 il biondo platino ringiovanisce gli uomini

Sembra che il biondo platino abbia il potere di ringiovanire i volti degli uomini, in particolare di quelli con la carnagione più chiara. Non vale la stessa cosa per chi ha un colore di pelle più tendente all’olive, che invece otterrà l’effetto contrario, ma non per questo meno affascinante.

3 camuffa il brizzolato

I capelli sale e pepe non fanno ancora per te? Allora prova ad ossigenare i capelli rendendoli biondo platino, in questo modo i capelli bianchi si camufferanno con quelli platinati, almeno finchè non sarete pronti a lasciare i capelli brizzolati al naturale.

4 colore all’avanguardia

Sia sui red carpet che nello streetstyle, il biondo platino ha ricominciato a spopolare. Simbolo di un look stravagante, deciso e fuori dagli schemi, se sei un uomo che ama seguire i trend del momento ed ami distinguerti, non puoi non provare a tingere i capelli di questo colore.  

Mocassini uomo: con quali outfit indossarli

Il mocassino è una scarpa senza lacci, sempre in voga, molto apprezzata e anche molto versatile. A seconda di come si decide di indossarla rende più sofisticati gli outfit casual, ma può adattarsi anche ad occasioni più formali.

Vediamo in quale stagione è più utilizzata e con quali outfit indossare i mocassini.

Qual è la stagione migliore per indossare i mocassini

Non c’è una stagione migliore per indossare i mocassini, piuttosto fate attenzione nella scelta del modello e del tessuto più adatti alla stagione in cui si intende indossarli.

In primavera ed in autunno è perfetto un modello in pelle o suede, in estate ci si può sbizzarrire anche con la tela, in inverno, infine, prediligete i modelli in pelle, ed impermeabilizzati, magari con una suola più spessa che riesca a resistere alla pioggia ed al freddo. 

Come indossare i calzini con i mocassini

Affrontiamo la spinosa questione del calzino. Indossare il calzino sotto i mocassini non è del tutto sbagliato, ma è opportuno fare delle precisazioni.

Non indossare mai i calzini di spugna o lana e in generale calze di colori chiari.

In estate scongiurate la fuoriuscita di una porzione troppo estesa del calzino, l’attenzione ricadrebbe su quest’ultimo piuttosto che sulla calzatura, piuttosto indossate i salva piedi o i fantasmini, ma assicuratevi che siano davvero invisibili una volta messo il mocassino.

Se l’occasione è del tutto informale, potete anche scegliere di non indossare affatto i calzini. In inverno, invece, ricordate di non utilizzare un pantalone stile Capri, dove il calzino sarà assolutamente troppo visibile e optate per mocassini scuri ma sobri. Le calze invernali da indossare con i mocassini possono essere in caldo cotone, sempre di colore uniforme scuro e sobrio, non esagerate con le fantasie.

Come abbinare i mocassini

Passiamo ora alla scelta dei pantaloni da abbinare ai mocassini.

La prima regola riguarda la larghezza della gamba, il “massimo consentito” è 17 cm di diametro, quindi optate per modelli che scendono dritti o al massimo i modelli slim che si stringono solo leggermente lungo la gamba. Anche se è un accostamento visto molto spesso, evitate i modelli skinny non è proprio un outfit di stile.

Per quel che riguarda la lunghezza, invece, l’ideale è che i pantaloni sfiorino la scarpa, al massimo lasciate solo intravedere la caviglia. È ammesso il risvoltino, di circa 3-4 cm. Via libera anche ai bermuda, che lasceranno cadere l’attenzione su un mocassino sartoriale di qualità.

E la giacca? In abbinamento con un pantalone chino o un jeans, la giacca sportiva o un blazer definiranno il vostro stile casual, ma fine e raffinato, evitate invece di abbinare i mocassini agli abiti eleganti da cerimonia, in quel caso c’è bisogno di un modello di calzature più elegante.

Per lui: consigli di regali per lei

Annosa questione rimane quella dei regali alle donne, perchè oggi la donna se ha un desiderio corre a prenderselo, perchè il suo umore è mutabile quanto il clima, perchè per sè vuole sempre il meglio. Ma c’è qualcosa che possiamo dire le accomuni tutte, senza errori, ed è l’impegno costante nella lotta contro il tempo, che si quantifica nel numero di creme che posseggono nel bagno, nella fiala magica che hanno provato in quel determinato centro estetico. E allora quando si tratta di regali, se si punta sulla cosmesi non si sbaglia, perchè oggi i brand che propongono prodotti validi ed efficaci che hanno risultati da spa ma da fare a casa sono infiniti, e così i marchi che producono cosmesi professionale. Li vediamo insieme con l’obiettivo di ricevere dalla vostra lei l’effetto WOW!
Dr. Jart + Cryo Rubber con acido Ialuronico Idratante
E’ la maschera del futuro! In soli 30 minuti, grazie alla concentrazione di ingredienti specifici, si ottiene visivamente una pelle più fresca, più radiosa e più idratata, questo grazie al particolare metodo di Dr.Jart + che utilizza una maschera in gomma ispirata alla Crioterapia che abbassa la temperatura della pelle per aumentare il flusso sanguigno e favorire l’assorbimento degli ingredienti. Si lasciano in frigorifero per 20 minuti sia la fiala che la maschera prima dell’applicazione, poi si procede e ci si rilassa con una buona tazza di tè verde; già dalla prima applicazione la pelle risulterà più compatta, la concentrazione di acido ialuronico e di complessi prebiotici modellano l’ovale del volto, il caolino elimina il sebo e riduce le macchie rosse del 28,1%. E’ la maschera più innovativa sul mercato e costa solo 12,00 Euro, la trovate da Sephora.
www.sephora.it

Rigaud Paris – Candela Metallic
Niente di meglio per creare atmosfera ad una romantica serata; da sempre sinonimo di lusso, le candele Rigaud Paris sono le uniche al mondo che rilasciano davvero un aroma nell’aria persistente. Cliente fidata fu l’elegantissima Jacqueline Kennedy, che una volta scoperte le porto’ alla Casa Bianca, e con lei Liz Zaylor e Frank Sinatra, ma se restiamo a casa nostra scopriamo anche che in Vaticano, oltre a incensi e mirra, si diffondono le fragranze di Rigaud Paris, avvolte da preziosi bicchieri in vetro con apposito piattino, facili da spostare da una zona all’altra del Palazzo, con quel rito nostalgico delle vecchie candele che si spegnevano con una piccola campana di metallo. Il sapore della tradizione e l’innovazione della ricerca. Oggi Rigaud si fa moderno con uno scrigno metallico brillante!.
Prezzo della candela Metallic Medium 170 g – Euro 54,00
Qui trovate i concessionari esclusivi Rigaud

Foreo Luna3
Quando il marito è molto attento a ciò che fa la moglie, anche nel momento dello skincare, nasce FOREO LUNA3, così ci riporta il fondatore Filip Sedic che vedeva la sua dolce metà poco contenta per l’utilizzo di prodotti sbagliati; per accontentarla ha creato lui stesso il device FOREO LUNA3 e ha fatto felici tutte le donne del mondo!
E’ la rivoluzione in campo cosmetico, una vera spa a portata di mano, utile per la pulizia del viso e come massaggiatore rassodante; per cui anziché infiniti e costosissimi trattamenti nei centri estetici, con questo piccolo oggetto la vostra compagna avrà i benefici di altrettante applicazioni e per sempre! Si collega all’App Foreo For You e si impostano le preferenze di utilizzo: pulizia o massaggio. La pulizia si effettua inumidendo la pelle e applicando il micro-foam cleanser di FOREO, si accende il dispositivo e si passa sul viso con movimento circolari scivolando su e giù per il naso; in questo modo i micro pallini elimineranno delicatamente make up e sebo evitando abrasioni e pulizie troppo aggressive. Per un trattamento ottimale si finisce con il massaggio rassodante in combinazione con il siero Foreo che si picchietta su viso asciutto, ora le pulsazioni T-Sonic rilasseranno i punti di tensione muscolare, le linee di espressione saranno attenuate e i prodotti verranno assorbiti più profondamente.
No, non è una magia, è il Foreo Luna3 e lo trovate sul loro sito a 199,00 Euro.
www.foreo.com/it

Eisenberg Paris – J’ose
Si chiama “Io oso” ed è proprio il caso di dirlo, dite addio ai profumi commerciali che mille altre donne indossano per le strade e correte ad acquistare J’ose di Eisenberg Paris; la fragranza dalle note insolite, particolari e speciali che daranno un tocco di personalità al look della vostra lei. Se avete buon gusto è il gift perfetto perchè racchiude la nota seducente dell’Artemisia, del Bergamotto, Menta e Gelsomino, che lasciano spazio a quelle insolite del Caffè Moka, per esplodere in una persistenza che sa di Ambra e Patchouli, che vi porterà in viaggio verso mete orientali, calde e avvolgenti. Chissà che possano essere il preludio ad una bellissima serata…
www.eisenberg.com

Q Studio – Fondotinta 3D HD
E’ l’unico modo per abbandonare le app di post produzione, e si applica nella realtà: parlo del fondotinta 3D HD di Q Studio, la perfetta fusione di skin-care e make-up.
Non solo protegge la pelle dall’inquinamento e dagli agenti atmosferici (grazie ad un mix di alghe marine micronizzate e amino acidi, il depollutine), ma la sua formula con SPF 15 garantisce un ottimo fattore di protezione solare; usato quotidianamente attenua visivamente le rughe grazie al Chondicare, un peptide sintetico che ha forte azione rigeneratrice e anti-età.
Pur avendo una consistenza leggera, si mescola al colorito della vostra pelle rendendolo omogeneo e uniforme, quindi minimizzando le piccole imperfezioni e regalando alla pelle una nuova luce! 2 in 1, cosa chiedere di più?
Lo trovate sull’e-shop del sito www.qstudiomakeup.it a 39,00 Euro

Natasha Denona – Mini Zendo Palette
E’ stata creata a mano dalla make up artist di fama internazionale Natasha Denona, tutte la vogliono e infatti va a ruba sui siti di Sephora, è la mini palette Zendo dai toni bronzati, perfetti per i colori dell’autunno.
Cos’ha in più rispetto agli altri ombretti? L’attenzione verso le donne e la loro sensibilità, e parliamo della pelle, perché questa formula evita di seccare le palpebre e formare quelle fastidiose rughette sull’occhio dopo qualche minuto di applicazione; i pigmenti utilizzati sono di massima qualità e di colore puro, perle minerali e senza parabeni. Sono facili da stendere e si prestano a infinite varianti di trucco: opaco, per sfumature, i metallici per un finish eccentrico o per una serata speciale, da fissare con pennello umido o con la punta delle dita. E’ pratico perchè mini e si può portare in borsetta.
Euro 25,00 da Sephora

Teaology – Matcha Tea Ultra-Firming Ampoules
Miracoloso senza esagerazioni, le fiale di Teology sono un vero e proprio trattamento lifting, meglio del botox! Migliori perchè naturali, sono un concentrato ricchissimo di una pianta utilizzata dall’antico popolo Inca che già ne aveva scoperto i benefici magici e in fatto di ricerca il brand Teology è foriero, sempre aggiornato e sempre attento a quelli che sono gli elementi innovativi del tutto naturali; non troverete alcun prodotto Teaology che contenga sostanze chimiche o parabeni. La pianta magica si chiama Acmella Oleracea e ha davvero un’azione similare al botulino; unita all‘azione rimpolpante dell’acido ialuronico e al potere antiossidante del Te’ Matcha (firma del brand è l’utilizzo di tutti i tipi di tè nei prodotti), questo mix è una bomba! Ogni fiala può servire per due o tre applicazioni, da picchiettare con i palmi della mano sul viso (evitiamo l’uso del cotone anche per limitare l’inquinamento), assorbe immediatamente, e il risultato lo si vede all’istante. Ottimo quindi per una serata speciale!
Euro 34,00 la confezione da 7 fiale sul sito www.teaologyskincare.com

 

Brand alert: Canada Goose x Y/Project

Y / Project, il celebre marchio d’abbigliamento parigino, e Canada Goose, uno dei principali produttori di abbigliamento luxury, hanno collaborato per la realizzazione di un’esclusiva capsule collection unisex. Presentata inizialmente alla Paris Fashion Week 2020, la capsule si compone di 6 pezzi, fra cui parka asimmetrici, maglioni e berretti reversibili; quest’ultima rispecchia a pieno gli stili più iconici di Canada Goose, reinventati attraverso lo stile caratteristico di Y / Project.



La collaborazione sarà presentata in anteprima il 23 ottobre 2020 a 9 partner commerciali internazionali, quali Ssense, Browns, Mytheresa, Leclaireur, Modes, Tsum, Joyce, Galeries Lafayette China, Boon the Shop. Sarà invece disponibile presso tutti gli altri rivenditori selezionati a partire dal 28 ottobre 2020.



Per celebrare l’arrivo della capsule nei negozi, il direttore creativo di Y / Project, Glenn Martens, ha collaborato con il fotografo francese Arnaud Lajeunie e lo stilista britannico Robbie Spencer, direttore esecutivo di Dazed & Confused, per creare una serie di immagini iconiche, ispirate a racconti leggendari, che rispecchiassero le origini di Canada Goose. La campagna, trasmessa a partire dal 23 ottobre in occasione del lancio della capsule collection, riflette la filosofia di Y / Project, che incoraggia l’espressione individuale, la versatilità e il divertimento, onorando il design senza tempo e la leggendaria esperienza outdoor di Canada Goose.

Tancredi Galli: il tiktoker che sbarca al cinema

Ha solo 21 anni Tancredi Galli (Roma 5 Agosto 1999)  e per lui tutto comincia nel 2014, anno in cui in cui apre il suo canale YouTube diventando rapidamente una webstar grazie ai vlog, alle video reaction e ai commenti sui videogiochi, che sono del resto uno dei suoi passatempi preferiti, in particolare Call of Duty. Lo abbiamo incontrato poco prima del suo debutto al Festival del Cinema di Roma con il film Cosa Sarà per la regia di Francesco Bruni, dove recita il ruolo di Tito, figlio diciassettenne del protagonista interpretato da Kim Rossi Stuart.



Come è iniziato il tuo percorso?

Il mio percorso è stato piuttosto lungo, ho iniziato un po’ per gioco facendo video su YouTube con i miei amici. Avevamo solo 13 anni e giravamo questi video per divertimento, senza però pubblicarli. Dopo qualche anno, io e il mio gruppo abbiamo preso strade diverse ed è proprio in quel momento che è iniziata la mia carriera. Ho iniziato a chiudermi nella mia stanza e girare video in completa autonomia, senza nessuno che potesse aiutarmi. Inaspettatamente, ho raggiunto un numero di seguaci elevatissimo, che mai avrei pensato di ottenere. I follower non erano di certo il mio obiettivo; lo facevo per hobby e per passione.

L’avvento di Musical.ly, che oggi prende il nome di Tik Tok, mi ha dato l’opportunità di conoscere tre nuovi amici, Diego, Gian e Lele ( con cui Tancredi forma la Crew Q4. ndr) con i quali sono riuscito a trasformare ciò che prima era solo un gioco in una vera e propria professione. Al momento, loro sono diventati i miei soci , anche se non mi piace definirli tali perché in primis sono rimasti degli amici. Questa collaborazione ha richiesto una riorganizzazione del nostro “mondo” e l’introduzione di nuove e precise regole. Sono molto fiero ed orgoglioso di ciò che siamo riusciti a costruire insieme.

Quando hai capito che dal mondo digital saresti voluto passare al mondo della recitazione?

Inizialmente non mi rendevo bene conto di tutto ciò che mi stesse accadendo, non ci prestavo molta attenzione. Ho iniziato a prendere tutto più seriamente solo quando sono stato selezionato per recitare in un film; è proprio in quel momento che ho capito che la mia passione per il cinema si sarebbe potuta trasformare in una vera e propria professione.

Oltre al cinema, sei appassionato di videogiochi, disegni e fumetti. Come convivono questi elementi nella vita di tutti i giorni?

Ho sempre avuto una passione per i videogiochi, essendo l’unico figlio maschio della famiglia passavo tanto tempo a giocarci da solo. Per quanto riguarda la mia vena artistica, sicuramente mi è stata tramandata da mia mamma, che si diletta nella pittura, così come la passione per il cinema e la moda. Lei è certamente un punto di riferimento molto importante nella mia vita.

Su Instagram hai un seguito di 1 milione di follower, mentre su TikTok sfori il milione, arrivando ad un 1,7 milioni di seguaci. Che rapporto hai con il tuo seguito?

Come dicevo precedentemente, il mio percorso è stato piuttosto lungo; con il tempo, ho imparato a rapportarmi con loro. Essendo quotidianamente in contatto, siamo riusciti ad instaurare un legame molto forte, tanto è vero che spesso ci scambiamo anche messaggi. Chiaramente sento di avere una forte responsabilità nei loro confronti, infatti cerco di rendere pubblico solo ciò che può essere un buon esempio per loro, tralasciando invece le parti più brutte e tristi della mia vita.

Che rapporto hai con la moda?

Ho sempre avuto uno stile un po’ particolare, per così dire alternativo, che si è sviluppato durante gli anni trascorsi al liceo artistico. Inoltre, essendo cresciuto in una famiglia composta esclusivamente da donne (mamma e due sorelle), sono stato quasi obbligato ad entrare in contatto con il mondo della moda. Spesso mia madre si divertiva a vestirmi in maniera piuttosto bizzarra, facendomi indossare i più svariati capi di abbigliamento. A 16/17 anni, ho invece iniziato a sperimentare un po’ da solo. Adesso, dopo il mio trasferimento a Milano, il mio stile si è un po’ modificato; ho acquistato nuovi capi più vicini allo streetwear, che non avevo mai considerato prima d’ora.

Ultimamente diversi brand e designer si stanno sempre più interessando a quella che è la nuova generazione. Hai già dei progetti futuri?

Si, ho già alcuni progetti piuttosto imminenti; sabato parteciperò al Festival del Cinema di Roma, dove sfilerò per la prima volta su un Red Carpet, in occasione della presentazione del mio primo film (Cosa sarà). Sono molto felice ed entusiasta di anticiparvi che il mio outfit sarà di MSGM, un brand che mi piace moltissimo. Ci vediamo sul Red Carpet!

Special thanks MSGM

Il rituale del bagno caldo: 5 prodotti da scoprire ora

Il rituale del bagno caldo ha origini molto antiche. Dalle terme in epoca romana, che rappresentavano un luogo in cui trascorrere il proprio tempo libero in totale relax, e ancora prima in Giappone, dove veniva chiamato “Ofuro” , un valido rimedio contro lo stress. Ancora oggi, il bagno caldo viene considerato come uno dei modi migliori per scacciare le energie negative accumulate durante la giornata. Scoprite di seguito la nostra selezione per un rituale da bagno perfetto.


Balancing Room Diffuser – Susanne Kaufman

Questa fragranza per ambienti naturale è l’ideale iniziare al meglio il nostro rituale da bagno; infatti, renderà l’ambiente profumato ed accogliente. La sua formulazione si avvale di una miscela di oli essenziali dalle proprietà altamente riequilibranti e benefiche, quali l’arancia, il limone e la lavanda, che si mescolano con il profumo della noce moscata e dello ylang ylang. La fragranza si chiude in un fondo di patchouli e olio d’incenso.

Fireside – Noble Isle

Il nostro rituale prosegue con un viaggio olfattivo nel cuore della Gran Bretagna. Unendo fragranze raffinate ad estratti naturali autoctoni delle isole britanniche, il brand fa si che ogni prodotto regali una sensazione unica, così da vivere ogni volta un’esperienza irripetibile. Fireside è una fragranza caratterizzata da un delicato aroma speziato di cannella e olio di cipresso, con vaniglia ed estratti di barbabietola biologica del Galles.



Schiuma da bagno delicata – Parco1923

Per un momento di relax da regalarsi ogni giorno, ecco la schiuma da bagno delicata di Parco1923. Sviluppata da un’antica ricetta erboristica per la preparazione di un bagno rilassante. La sua formulazione è caratterizzata da estratti di bacche di ginepro e di betulla, noti per le loro proprietà sebo bilancianti, e da estratti di angelica, caprifoglio e menta acquatica, dalle proprietà rinfrescanti e decongestionanti, perfetti per rilassare i muscoli e tonificare la pelle.

Shower Oil – & Other Stories

Continuiamo il nostro percorso con un buon idratante corpo; infatti come ben sappiamo, con l’arrivo dei primi freddi è necessario nutrire a fondo la pelle. Declinato in tre fragranze, il nuovo Shower Oil & Other Stories include due ingredienti chiave: i semi di cotone e l’avena, ingredienti specificamente selezionati per le loro proprietà altamente idratanti e per il loro effetto nutriente.

Tomato Candle – Malin and Goetz

Per completare e rendere l’atmosfera ancor più rilassante ed accogliente, che cosa c’è di meglio di una candela dal profumo intenso e duraturo? Tomato Candle è una candela ispirata al familiare profumo di pomodori coltivati nell’orto di casa, realizzata con oli profumati di alta qualità e una miscela di cera vegetale. Il profumo fresco deriva da un mélange di erbe appena raccolte, quali basilico aromatico, lavanda e foglie di menta, che si intrecciano con la ricca dolcezza di un pomodoro perfettamente maturo. Note di legno di cedro e pepe verde rendono l’aroma ancora più morbido e pulito.

Alla scoperta della Firenze dei sensi e sensuale: 5 cose da vedere

Il capoluogo toscano, culla di cultura, storia e arte, è l’emblema della città italiana perfetta per una gita di piacere. Proprio il piacere è il filo conduttore delle cinque esperienze che si prenderanno in esame. Perché Firenze è un luogo dove l’armonia tra uomo e paesaggio trova la massima celebrazione, ma è anche una città viva e godereccia. Trovare dei tour che permettano di scoprire la città attraverso i cinque sensi è un ottimo modo per coglierne la natura più autentica.

 

5 cose da fare e vedere a Firenze

Vediamo cosa visitare a Firenze, prendendo in considerazione i tour di realtà apprezzate come destinationflorence.com, portale ufficiale rivolto a turisti, ma anche ai residenti, su tutto ciò che si può fare a Firenze, per vivere un’esperienza originale nella città toscana.

  1. Firenze da vedere: il tour a piedi
  2. Sensualità a Firenze, una città da amare
  3. La culla dell’artigianato, esplora Firenze col tatto
  4. Firenze da gustare: un trionfo di sapori
  5. L’armonia della natura: i giardini profumati di Firenze

 

Firenze da vedere: il tour a piedi

Il senso più stimolato quando si visita Firenze è la vista, perché si viene immersi nella bellezza ovunque si posi lo sguardo. Le opzioni certamente più economiche, ma non per questo meno interessanti per scoprire Firenze, sono i tour a piedi, che conducono alle varie perle della Firenze del Rinascimento. Piuttosto che avventurarsi in autonomia, poter contare su guide turistiche certificate che spiegano nella propria lingua, consente di concentrarsi esclusivamente sui luoghi più affascinanti della città. Le guide racconteranno da una prospettiva locale tutti gli aneddoti più interessanti legati a monumenti conosciuti in tutto il mondo.

 

Sensualità a Firenze, una città da amare

Uno dei tour di Firenze più particolari è quello che guida alla scoperta di una città proibita. La Firenze delle case chiuse narra storie di amori leciti e illeciti, unioni romantiche ma anche tradimenti fatali. Una guida esperta condurrà tra i vari luoghi della Firenze meno conosciuta, partendo dalla colonna dell’Abbondanza in Piazza della Repubblica. Questo tour si snoda idealmente attraverso i vari intrighi amorosi di una città tra le più romantiche al mondo e permette di imparare le curiosità legate alle Madonne fiorentine. Come si addice a un tour simile, la conclusione porta alla scoperta di un cocktail sensuale, nato a Firenze, ti rende omaggio tuttora al suo inventore, il conte Camillo Negroni.

 

La culla dell’artigianato, esplora Firenze col tatto

L’artigianato rappresenta un’eccellenza del capoluogo toscano, in particolar modo in settori legati alla produzione di accessori e gioielleria. Il tour dedicato esplora l’Oltrarno ed è l’opzione migliore per scoprire una zona di Firenze spettacolare, dove è possibile districarsi tra botteghe artigiane e capolavori artistici. Con il tour proposto da Destination Florence, uno dei più validi operator della città, ci si cala nei mestieri della tradizione. Partendo dalla splendida Piazza Pitti, si visitano alcuni dei laboratori tuttora in attività, dove artigiani esperti si dedicano alla realizzazione di gioielleria in oro e argento, stampe e incisioni. Con il supporto di una guida locale, il tour raggiunge un altro punto di interesse, spesso tralasciato dagli itinerari di massa, la meravigliosa Piazza Santo Spirito, che ospita negozietti e studi d’arte. Toccare con mano la maestria degli artigiani fiorentini non è mai stato così semplice e divertente.

 

Firenze da gustare: un trionfo di sapori

Un corso di cucina a Firenze è un’esperienza tra le più ambite. Guidati da uno chef si scoprirà il patrimonio gastronomico toscano, scegliendo solo gli ingredienti migliori per preparare poi le pietanze della tradizione. Il corso di cucina si svolgerà in un luogo accogliente che metterà subito a proprio agio e, prima dell’inizio del corso, si potranno stuzzicare le bontà sul tavolo. Imparando a preparare squisiti piatti della tradizione, come le bruschette, la pasta arrotolata a mano, sughi e dessert, si potrà cenare con una pietanza deliziosa di cui si sono imparati a conoscere i segreti. Il tutto, ovviamente, innaffiato da un buon bicchiere di vino toscano.

 

L’armonia della natura: i giardini profumati di Firenze

Come testimoniano l’Officina Santa Maria Novella e la tradizione dei maestri profumieri di Firenze, i giardini della città sono un laboratorio naturale di ricerca, dove i nasi più affermati scoprono le essenze da cui ricavare i profumi migliori. In particolare sei giardini di Firenze, celati dietro maestosi palazzi, sono spazi verdi e botanici tutti da scoprire. I più famosi, tra cui il Bardini, il Boboli e il Giardino delle Rose sono luoghi in cui arte, architettura e natura si fondono maniera armonica. Il tour proposto da Destination Florence offre la possibilità di utilizzare un minivan Mercedes lussuoso e, con una guida esperta, lasciarsi coccolare da questi punti d’osservazione naturali nel centro della città.

Oltre a essere una spettacolare città d’arte, Firenze può essere scoperta attraverso una lente diversa, più immediata e sensuale. Per tutti coloro che vogliono farsi guidare da olfatto, tatto, vista e gusto nell’esplorazione di Firenze, i tour che abbiamo visto sono il perfetto punto di partenza.

Sesso ai tempi del Covid: le buone regole da seguire

Una “guida pratica al sesso sicuro covid-free”, un decalogo chiaro e puntuale realizzato insieme al Dott. Nicola Macchione (@md_urologist) con le illustrazioni di Antonio Colombini (@scombinanto) per cercare di rendere “semplici”, “intuitivi” e “fruibili” le 10 regole da rispettare a letto (e fuori) in questo periodo di contagi da Covid-19. Cresce, in tal senso, il numero di annunci online: dagli annunci trans a Bologna (ad esempio) a quelli gay a Milano e Roma.

Proprio qualche giorno fa alla trasmissione di @instarai2 @giovanirai2 sono state illustrate alcune regole da rispettare per avere rapporti durante questo periodo. I messaggi trasmessi, sebbene dall’alto valore scientifico, avevano la pecca di avere un potere comunicativo “nullo” o quasi utili per gli addetti ai lavori ma non per il pubblico a cui quella trasmissione è indirizzata. Questi consigli diventati virali sul web, grazie anche a @trash_italiano e al super commento di @chiaraferragni , si sono dimostrati utili per far emergere il problema, ma non per spiegarlo.

Quando il covid sarà passato, per chi volesse trasgredire, può dare uno sguardo al sito Bacirosa.

Ecco allora come questa review ha lo scopo di rendere l’argomento “sesso sicuro & covid free” comprensibile a tutti . Godetevele, con attenzione!


1 – Sei il miglior partner per te stesso. Per cui è arrivato il momento per qualcuno di rispolverare le vecchie tecniche di autoerotismo e per altri di continuare su questa strada. Tale pratica sessuale, oltre a riservare grandi soddisfazioni (può essere praticata anche in coppia) ha il vantaggio di essere covid-free.

2 – Il secondo partner più sicuro rimane colui che condivide lo stesso tetto; a patto che sia consenziente e ne abbia desiderio (due condizioni fondamentali per avere una sana attività sessuale)

3 – Lavare accuratamente le mani ed i sex toys prima e dopo i rapporti sessuali, mai come questa volta è obbligatorio! Infatti queste norme, che valgono sempre, in questo periodo devono essere un “must”- niente distrazioni!

4 – Il sexting non è mai stato così bello! Infatti, mai come in questo periodo il sexting può riservare un piacere inaspettato, sicuro e se fatto nel rispetto delle regole e delle leggi non nuoce a nessuno!

5 – Rimming, meglio la prossima volta! Una via certa di trasmissione del Sars-Cov-2 è quella oro-fecale, per cui in questo momento meglio evitare pratiche dove il cavo orale viene a stretto contatto con il perineo posteriore .

6 – Famolo mascherati! Talvolta indossare una maschera in certe situazioni, può accendere nuove fantasie e fare da “booster” per la nostra sessualità – provare non costa nulla!

7 – Al diavolo le smancerie; stavolta niente baci! Tagliate con i preliminari, è tempo di andare subito al sodo!

8 – In due a letto si sta molto bene, ma c’è chi ama gli #assembramenti è utile accorciare la #guestlist .

9 – Prima di finire in camera da letto, facciamole due chiacchiere. Informati sempre in merito a sintomi suggestivi per contagio da Covid e/o chiedi se il/la/i partner abbiano avuto contatti con soggetti contagiati.

10 – Oltre il covid c’è di più! Il Sars-Cov-2 è in questo momento la patologia da evitare, ma come questa ve ne sono delle altre, altrettanto gravi e famose. Usa le precauzioni di sempre come condom o diga dentale.

“RI-SCATTI”, al PAC la mostra delle prostitute che raccontano la strada

RI-SCATTI: PER LE STRADE MERCENARIE DEL SESSO – LA MOSTRA FOTOGRAFICA AL PAC DI MILANO 

Se ne parla ma mai abbastanza e soprattutto ci sono ancora moltissime zone d’ombra perchè paura e delinquenza cercano di occultare: è la prostituzione di strada, rappresentata al Pac di Milano con la mostra “ RI-SCATTI”. 
All’Associazione Lule Onlus che opera da più di vent’anni in aiuto alle vittime della tratta di esseri umani a scopo sessuale, verrà devoluto il ricavato della vendita di foto, in esposizione fino al 25 ottobre 2020“Ri-scatti: per le strade mercenarie del sesso”, vuole far luce su una realtà disperata e indicibile presente nell’area metropolitana di Milano, dove ragazze straniere sono schiave obbligate a vendere il proprio corpo per potersi guadagnare da vivere. 

Sette tra queste donne, tre rumene, due nigeriane e due transgender peruviane, si sono prestate ad un workshop di fotografia notturno tenuto in un camper, per poter dar vita ad un racconto di immagini che è quotidianità, disperazione, orrore, solitudine e rassegnazione. Sono scene di vita quotidiana, la strada poco illuminata che è il luogo di lavoro, la piazzola che si paga 4000 euro, spese aggiunte al viaggio e al traghettatore (2000 euro + 400); oltre a quelle per vitto e alloggio (circa 1000 da dare allo sfruttatore), e 40 euro al giorno per il passaggio di andata e ritorno da casa alla piazzola, scortate come fossero assassini, controllate a vista da mane a sera. Un debito enorme da cui non ci si separa più, delle manette per la vita, infilate molto spesso dagli stessi fidanzati, uomini che le raggirano con false speranze, con la promessa di elevare il loro stile di vita e di risolvere i problemi economici che hanno al loro paese, luogo dove probabilmente hanno lasciato figli e famiglia. 

Hanno dai 19 ai 50 anni, vivono nell’hinterland milanese con mezzi da robivecchi, i bagni colmi di prodotti di bellezza acquistati al discount, saponi e shampi per levar via la memoria di dosso; nelle stanze i peluche della loro infanzia, unico legame con un mondo genuino e pulito che non hanno più, forse quei pupazzi di pelo sono il vero simbolo di speranza che hanno, più della Sacra Bibbia che tengono dentro al comodino

La cucina è un momento sacro, possono fare davvero quello che a loro piace e cioè cucinare le ricette della loro terra; dalle foto riconosciamo chi viene dall’Africa e chi dall’Est a seconda degli ingredienti che usano, chi carne e chi zenzero, chi aromi e chi spezie; ma in tutte rimane la rabbia verso l’uomo, questo essere ambiguo un po’ carne e un po’ bestia, e la loro rivalsa la vediamo rappresentata in una banana tagliata a pezzetti, chiaro simbolo di evirazione. 

Anche i polli squartati e lasciati alla camera a “gambe aperte” raccontano il loro dolore, carne da macello pronta ad essere usata, picchiata, abusata e buttata via; sonodonne lacerate e traumatizzate quelle che si raccontano, hanno il coraggio di andare avanti perchè dall’altra parte del mondo hanno lasciato un pezzo di cuore, i loro figli, è solo questo che le aiuta a sperare che un giorno ce la faranno e torneranno da loro ad amare la vita e riconciliarsi con loro stesse.

I numeri che escono da questo progetto sono impressionanti e vale la pena citarli: sono 9 milioni i clienti in Italia, 1 su 3 chiede prostitute di strada; l’80% di loro chiede di non usare il preservativo e il 43% tra questi ottiene risposta affermativa. Il 12% delle prostitute è sieropositiva; il costo medio di una prestazione sessuale per nigeriane è di 15/20 euro e di 30 euro per le donne dell’Est; i clienti italiani sono il 35%, preceduti dagli spagnoli 39%, seguiti da svizzeri 19%, austriaci 15%, olandesi 14%, svedesi 13%. 

Il reclutamento di queste donne avviene nel loro paese, adescate da un medio lungo corteggiamento, lo sfruttatore si finge fidanzato intento ad aiutarle e preoccupato per il futuro di entrambe; iniziano così una serie di richieste che prevedono lo sfruttamento e la vendita del corpo dietro regole ferree e codici consuetudinari che portano la donna ad uno stato totale di sottomissione. Nell’organizzazione del racket ROM questi uomini reinvestono i proventi delle attività illecite nella droga e nel traffico di armi. 

Inutile dire quanto sia importante far luce su questo argomento, ancora circondato da macchie scure; ricordiamo che lo sfruttamento della prostituzione è un reato disciplinato dalla legge n. 75 del 1958 e che il sistema italiano in aiuto alle vittime di tratta è considerato come un esempio da seguire a livello internazionale; ma i numeri non tendono a diminuire. 

La mostra del PAC, curata dal conservatore Diego Sileo, ha un risvolto charity e ha messo un seme a sostegno delle vittime di strada, su un terreno che speriamo, un giorno, possa far nascere solo cose belle.

Manintown presenta Pietro Lucerni + Janis Broliss

Per i mesi di Ottobre-NovembreDicembre Progetto Nomade + Manintown Gallery presenta la mostra personale del fotografo Pietro Lucerni, che ha lavorato insieme all’artista Janis Broliss per dare vita a opere in cui la fotografia si unisce alla Neon Art.

Come racconta lo stesso Lucerni: ”Insieme abbiamo pensato di lavorare su qualcosa che desse tridimensionalità  e ‘luce’ alla fotografia con un elemento che fosse capace di esaltarne profondità e significato. Il neon, oggi più che mai, ha un valore iconico e artistico oltre che artigianale, continua a far parte di suggestioni e atmosfere, diventando una presenza scenica rilevante capace di trasformare anonime ambientazioni in luoghi iconici e suggestivi”. Soggetto delle opere è Virna Toppi, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano, che è ritratta in posizioni dinamiche ed estremamente plastiche, enfatizzate dalle luci dei neon.

3QUARTERS nasce nel 2015 ad Atene ed è un marchio innovativo di moda sostenibile. Il brand è specializzato nella produzione di accessori, utilizzando materiali riciclati. Ispirandosi ai principi del design sostenibile, si focalizza intenzionalmente su una produzione su piccola scala, ponendosi come obiettivo l’incremento della consapevolezza riguardo la moda sostenibile e rispettosa nei confronti dell’ambiente. La nuova collezione di compone di 10 diversi accessori: da zaini e borse eleganti, ma al contempo comodi e capienti, adatti ad un uso quotidiano, a pochette di varie dimensioni, adatte per ogni occasione e necessità.

Opening event: 24 ottobre 2020, orario 18.30-21.30 

Aperto fino al 20 dicembre, dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 18.00

Mattino e nei weekend su appuntamento: [email protected]

#MITPARADE – Poker di cashmere

Filati nobili dalle origini antiche, le cui materie prime vengono da molto lontano. Ma i più esperti a lavorarlo e a trasformarlo in esemplari di eterna eleganza sono tutti italiani e hanno fatto la storia della maglieria del nostro Paese.
Grande classico del guardaroba maschile, la cui leggerezza e impalpabilità custodiscono il prezioso segreto di un filato sottile che dura nel tempo, capace di tenere lontani il freddo dal caldo per 12 mesi l’anno.  Sarà per questo che un cashmere è per la vita.

È dai confini del mondo che provengono le materie prime scelte di Lanificio Colombo, che diventeranno filati solo attraverso sapienti mani, i 94 cicli di lavorazione e 18 controlli intermedi, frutto di continui esperimenti compiuti da un instancabile laboratorio di ricerca e sviluppo, supervisionato direttamente dallo sguardo appassionato dalla famiglia Colombo. La stessa che ha girato il mondo come una squadra di esploratori per trovare la migliore qualità di cashmere, che oggi non a caso viene definito bio-cashmere. Sempre la stessa che da anni protegge costantemente quei luoghi con progetti nobili come le loro fibre. È l’esempio dell’Inner e dell’Outer Mongolia in cui l’azienda s’impegna a proteggere l’ambiente e le popolazioni che li abitano.

Attraverso la Sustainable Fibre Alliance ha stabilito un Codice di condotta e di salvaguardia applicato dalle comunità di pastori con lo scopo di preservare e rigenerare i pascoli nel rispetto delle biodiversità, adottando sistemi di allevamento volti a rispettare il welfare degli animali e tutelare comunità e generazioni future di pastori, supportandoli economicamente contro i rischi causati dalle critiche condizioni climatiche.

Completa la sua missione la Chain of Custody Project che ha lo scopo di fornire la tracciabilità completa della fibra dall’allevatore al prodotto finito, attraverso l’intera filiera produttiva. Il primo esempio di filiera bio, certificata delle fibre nobili.

Il suo nome, dal latino “ego malo”, significa “io preferisco” e fa riferimento all’eccellenza, a quello che loro definiscono “un cashmere di sublime fattura italiana” che attira il favore di un pubblico attento ed esigente.

Rispetto per la tradizione e proiezione verso il futuro sono gli elementi su cui punta la collezione in corso: i pattern che hanno caratterizzato la storia della maison fiorentina sono protagonisti dei modelli di quest’autunno-inverno, in una versione fresca e contemporanea. “Heritage & Future” è un inno al Made In Italy e alla sua capacità di rinnovarsi dalle sue stesse radici.

Il suo sfumato degradé è come un documento di riconoscimento di Malo, una particolare lavorazione che necessita di una preparazione alla mulinatura, ovvero l’abbinamento di filati di colori diversi per ottenere l’effetto sfumato. Questa stagione trova la sua massima espressione nel lupetto in cui sono state create 4 diverse mulinature, la cui esecuzione comporta oltre 80 minuti di lavoro.

È di origine inglese, invece, la storia di Drumohr, brand acquisito, ormai da più di dieci anni, dal gruppo Ciocca che al prestigio di un marchio scelto nientemeno che dalla famiglia reale, aggiunge innovazione nei cicli di produzione e un gusto contemporaneo in continua evoluzione. Un’accurata ricerca volta ad offrire varietà nei pesi e nelle lavorazioni delle fibre nobili scozzesi come il garzato, il cashmere coccola, cashmere nuvola, geelong brush.

Una vera rivoluzione estetica per un grande classico come il cashmere, nelle sue inconfondibili fantasie come il biscottino, originariamente chiamato “razor blade” e tanto amato da Gianni Agnelli che lo rese un’icona d’eleganza. Si accompagna a questa, la scelta di colori ispirati al mondo della natura, dalla succosa palette dei frutti di bosco, all’arancio del foliage, alle sfumature di verde dei boschi e ai blu delle profondità marine.

È la XIV generazione a portare avanti l’indiscussa qualità del cashmere di Piacenza 1733. Dal biellese, terra di telai che dà lustro a una delle nostre eccellenze di maggiore successo nel mondo.
Un’azienda di grande valore anche per la sua costante attenzione verso l’innovazione, soprattutto in un anno particolare come quello che stiamo vivendo, in cui si è rivelato di particolare importanza l’uso della tecnologia, in un settore caratterizzato da una lunga tradizione come quello del tessile. Rivoluzionario è stato infatti “Hei Viroblock NPJ03”, un trattamento capace di inibire la replicazione di batteri e virus sui tessuti, ottenuto grazie alla lunga ricerca effettuata insieme a HeiQ (vincitore quest’anno Swiss Technology Award and Swiss Environmental Award).

Ma il migliore equilibrio, si sa, si raggiunge nel movimento costante. E lo sa bene l’azienda biellese che da tempo è impegnata diligentemente nel rendere sostenibili i suoi cicli di produzione, allineandosi agli standard globali che rispondono alla reportistica GRI – Global Reporting Initiative.

L’occasione è stata Milano Unica, evento internazionale di straordinaria importanza per le aziende di moda di tutto il mondo che vogliono fare qualità e innovazione, nel corso della quale Piacenza 1733 ha presentato il suo Primo report di sostenibilità: un goal importante che punta ad eliminare gradualmente l’uso in produzione di sostanze chimiche tossiche dal ciclo di produzione, coinvolgendo tutto il personale dell’azienda a tutelare l’ambiente nel rispetto dei principi del welfare.



Il trend delle mascherine: l’emergenza stimola la creatività

Che il coronavirus rappresenti un cambiamento permanente delle abitudini è una domanda al centro di molte polemiche, in cui ogni teoria sembra meno probabile dell’altra.

I periodi di crisi, nazionale o globale, portano inevitabilmente al ridimensionamento delle necessità, accompagnato dalla nascita talvolta di bisogni totalmente nuovi. È proprio in periodi del genere che le aziende e le attività produttive si trovano a rispondere al cambiamento, rispettando la nuova domanda del consumatore. Il settore moda è particolarmente allenato in questo ambito, abituato da decenni, in particolare dall’insorgenza del fenomeno del fast-fashion, a rispondere tempestivamente agli ultimi trend stagionali o a delinearne di nuovi. Una delle ultime “tendenze”, se così può essere definita, è certamente rappresentata dalla mascherina personalizzata: sono molte le aziende produttrici di mascherine con stampe a fantasia, in grado di soddisfare la necessità di proteggersi pur mantenendo un tocco casual e personale.


Fra le ultime idee ispirate dall’emergenza spicca la camicia “Rotta Di Collo”, frutto della creatività della sartoria Parafioriti Confezioni & Co. di Lorena Fantozzi, con base a Gambettola in Emilia-Romagna. L’azienda, specializzata in produzione di abbigliamento donna conto terzi, vanta un’esperienza ventennale nel settore fashion, collaborando con alcune tra le maggiori case di moda italiane. In seguito all’emergenza CoVid19 il sistema produttivo ha subito un cambiamento ed è stato concentrato sulla produzione di mascherine di protezione. La nuova mission aziendale è quella di unire la qualità della sartoria Made in Italy alla necessità della mascherina come mezzo di protezione. Il motto del progetto, che è stato brevettato circa 3 mesi fa, è “Proteggersi con stile ai tempi del Covid19” – un pelo fatalista se vogliamo, ma è innegabile la contemporaneità dell’idea e del capo in sé. La camicia presenta infatti una mascherina nascosta sotto al colletto che può facilmente essere sganciata, aperta e indossata. La mascherina presenta la stessa fantasia della camicia alla quale è abbinata, oltre che essere interamente fatta di cotone biologico. Il capo presenta una serie di vantaggi, primo fra i quali spicca il fattore estetico. La comodità è sicuramente un altro dei punti di forza del progetto, in quanto i bottoni del collo della camicia fungono da gancio per il mezzo di protezione, evitando così di metterlo in borsa o intorno al braccio, dove spesso e volentieri viene dimenticato.


Vale sicuramente la menzione il caso di “Vattinn’”, la prima cravatta che si trasforma facilmente in mascherina. La safety tie nata dall’ingegno dell’azienda napoletana Ulturale presenta in corrispondenza del codino una mascherina che può rapidamente essere aperta e indossata. Ciò che contraddistingue Vattinn è anche la metodica di lavorazione: la cravatta ha infatti subito un procedimento antibatterico agli ioni d’argento, il che garantisce un tessuto “100% incontaminato”. L’accessorio è ora disponibile in tre diverse varianti cromatiche e in vendita sul sito internet aziendale.


Un’altra realtà che ha contribuito allo status di mascherina come accessorio è lo storico negozio genovese Ghiglino 1893, il quale ha creato una linea di cover 100% seta per mascherine. Si tratta sostanzialmente di copri mascherine a fantasia realizzate con le sete delle cravatte Ghiglino 1893. Le cover presentano nel retro un’apertura nella quale è possibile inserire la mascherina chirurgica, al fine di garantire la massima sicurezza al cliente. Per i veri fan dell’eleganza classica la mascherina può essere inoltre abbinata al fazzoletto da taschino.

Mostre da scoprire: “Ingressi Contingentati – a selection of”

In occasione dell’inaugurazione del nuovo studio di GruppoTre, l’architetto Filippo Chiesa Ricotti ospita, dal 27 al 29 ottobre nella sede di Via Ruggero Boscovich a Milano, “Ingressi Contingentati – a selection of”, una parte della mostra “Ingressi Contingentati” dell’artista Giorgio di Palma. La mostra sarà visitabile gratuitamente dalle ore 10:00 alle ore 18:00 solo su appuntamento.

Trait d’union fra la mostra e l’inaugurazione del nuovo studio è il lockdown.  “Ingressi Contingentati” è infatti un progetto realizzato durante la quarantena, che si compone di una serie di oggetti, altorilievi e sculture dall’aspetto “fumettistico”. È un viaggio in una dimensione temporale atipica, dove molte delle ceramiche si fondo tra passato, presente e futuro.  

Presso GruppoTre saranno esposti gran parte degli oggetti che compongono il progetto (da qui il titolo “Ingressi Contingentati – a selection of”), ai quali è affidato il compito di raccontare quanto successo durante il lockdown. Si tratta di oggetti che sono entrati a far parte della nostra vita e che oggi contraddistinguono il nostro quotidiano.

Anche l’inaugurazione del nuovo studio ha subito un grave ritardo a causa del lockdown; infatti, l’apertura, prevista per la scorsa primavera, è stata rimandata a maggio. È proprio da questa drammatica esperienza che è nata una visione più intima del vivere i propri spazi domestici. Da qui l’interpretazione di nuove esigenze in una riscoperta della casa, che coniuga smart living e smart working, senza però prescindere dall’utilizzo di materiali sostenibili.

Il percorso di Andrea Pittorino, giovane talento del cinema italiano

Giovanissimo ma già piuttosto famoso, Andrea Pittorino inizia a recitare a soli 4 anni. Comincia tutto con Un ciclone in famiglia, show diretto da Carlo Vanzina, vestendo i panni di Ambrogino. Nel 2008 ha poi partecipato alla serie Mogli a pezzi, ma l’abbiamo visto anche in Le segretarie del sestoDov’è mia figliaDon MatteoIl tredicesimo apostoloLe tre rose di Eva e Squadra Antimafia – Il ritorno del boss. Andrea è stato anche fra gli attori di L’Aquila – Grandi speranze e ha recitato anche sul grande schermo. Gabriele Muccino, ad esempio, l’ha scelto per recitare in Gli anni più belli interpretando il ruolo di Paolo Incoronato. Una lunga carriera, non sempre facile e che ha richiesto numerosi sacrifici, ma nonostante i momenti di blocco e di maggiore incertezza, ha sempre ritrovato in se stesso la conferma di una passione che lo spinge ad andare avanti in questo percorso come racconta nella nostra intervista.

Stylist: Stefania Sciortino – Assistente: Rosamaria D’Anna 

Fotografo: Davide Musto – Assistenti : Dario Tucci, Emiliano Bossoletti 

Grooming: Marta Ricci per Simone Belli Agency

Location: Palmerie Parioli – Thanks to: Sonia Rondini

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Total look Dior, sunglasses Spektre, rings Bernard Delettrez

Come è iniziata la tua carriera da attore?

La mia carriera da attore inizia all’età di 4 anni, con la partecipazione alla fiction “Un Ciclone in Famiglia”, tuttavia, essendo così piccolo, di quel periodo ho ricordi piuttosto offuscati. Nonostante i miei genitori non abbiano mai fatto parte del mondo dello spettacolo, mio padre ha sempre avuto una passione per l’arte vedendo in me del potenziale e spingendomi in questo campo. La prima produzione della quale ho memoria è “Don Matteo”dove interpretavo il ruolo di Agostino, un bambino orfano ospite della Canonica. Ho poi preso parte a svariate serie televisive e all’età di 10 anni, ho girato il mio primo film che sarebbe poi stato presentato nelle sale cinematografiche italiane, “Mai Stati Uniti”. Questo mi ha permesso di visitare parte degli Stati Uniti in compagnia di mio padre. Dopo aver lavorato ad altre due produzioni cinematografiche e alla serie “Le 3 rose di Eva”, all’età di 12 anni, è arrivata l’opportunità che sognavo da tutta la vita: il mio primo film da protagonista, “La vita possibile”.

Nonostante io non abbia mai studiato recitazione, ho sempre avuto un carattere molto sensibile e ricettivo e questo sicuramente mi ha aiutato durante gli anni. Ho avuto una vita speciale, diversa da quella degli altri miei coetanei poiché, sin da molto piccolo, alternavo la scuola al lavoro e avevo già molte responsabilità.

Tra i personaggi che hai interpretato, c’è un ruolo in cui ti sei rivisto in modo particolare?

Il personaggio di Valerio, protagonista de “La vita possibile”, mi ha influenzato moltissimo. All’età di 13 anni, a seguito di questa produzione cinematografica, ho deciso di mettere in stand-by la mia carriera da attore, rinunciando così a moltissime proposte lavorative. Ho preso questa decisione perché ero stanco di dover essere diverso dagli altri, a volte addirittura negavo di fare l’attore, definendomi un ragazzo di borgata, proprio per provare un brivido di normalità. Come segno di protesta, vi è stato un periodo durante il quale ebbi delle forti crisi interiori e decisi di rasarmi i capelli, proprio perché ero convinto che in quelle condizioni nessuno mi avrebbe più proposto un lavoro da attore. Inoltre, non sono mai riuscito a costruire delle vere amicizie, tranne pochissime, sicuramente a causa della mia vita così diversa da quella degli altri adolescenti.

Durante questo periodo di transizione però, mi sono reso conto che mi mancavano terribilmente il mio lavoro. Proprio per questo poi ho ripreso a recitare.

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Look Dior, Sunglasses BOSS

Quale ruolo ti piacerebbe interpretare?

Ho sempre sognato di fare film dove esista anche il “nudo”, come avviene in produzioni quali Shame di Steve McQueen, Love di Gaspar Noè, il Cattivo Tenente di Abel Ferrara e molti altri ancora. Credo esista sempre un modo per raccontare la nudità, senza cadere nel volgare.

Che rapporto hai con i social?

Con i social ho un rapporto molto conflittuale, ancora non ho ben chiaro il ruolo che questi possono e potranno avere nella mia vita. Vi è stato un lungo periodo, mentre giravo un film diretto da Gabriele Muccino, durante il quale ho deciso di eliminare completamente tutti i social, whatsapp compreso, per entrare meglio nel ruolo di Paolo, un ragazzo di altri tempi. È in questo lasso di tempo che mi sono reso conto di non aver sentito in alcun modo la mancanza di queste piattaforme e anzi, credo che la mia vita in quel periodo fosse addirittura migliore. Penso che i social non siano un buon mezzo di comunicazione per i giovani, poiché rubano tempo che si potrebbe dedicare ad altre attività. Queste piattaforme possono essere utilizzate per esprimere messaggi, ma questi ultimi non potranno mai essere così forti come lo sono quelli trasmessi tramite musica, cinema e libri.

Che rapporto hai con la moda?

Non ho mai fatto moda nella mia vita, se non qualche servizio fotografico per la presentazione di nuovi film. Il mio primo vero shooting è stato proprio questo, con Manintown. L’esperienza si è rivelata incredibile, c’è stato subito un buon feeling con tutte le persone dello staff.  Ci siamo capiti perfettamente e abbiamo lavorato molto bene insieme.

Quali sono 3 capi che non possono mai mancare nel tuo guardaroba?

Generalmente mi vesto in maniera piuttosto semplice, oggi indosso una t-shirt e un maglioncino nero, un paio di jeans neri di Diesel e un paio di sneakers di Tod’s. Inoltre, vi sono anche degli accessori che non possono mai mancare, quali anelli e collane. Diciamo che nei miei outfit non rinuncio mai ad un paio di jeans e alla mia cintura nera con le borchie. Indosso anche camicie e giacche piuttosto eleganti, mentre un capo che proprio non mi piace è la tuta. Per quanto riguarda colorazioni e fantasie, prediligo colori neutri come il nero, il bianco e il blu.

Quando vivevo a Londra compravo spesso nei mercatini di Camden Town, mi piace inserire anche pezzi low cost nei miei look.

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Look MISSONI, Cappello in pelle con visiera Louis Vuitton

Ami viaggiare? Consigliaci una meta in cui recarci appena si potrà riprendere a farlo.

Mi piace tantissimo viaggiare. A mio parere, le tre città europee più belle sono Roma, Londra e Parigi. Un’altra città che mi è rimasta particolarmente nel cuore è Kyoto, in Giappone, con le sue case tipiche e i moltissimi alberi rosa durante la fioritura.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Puoi svelarci già qualcosa?

Non so che cosa mi riserverà il futuro, perché attualmente non ho ancora progetti confermati. Posso però dirti che vorrei fare tante cose, non solo nel cinema ma anche in altri frangenti. Ho un bisogno estremo di creare e ho molte idee, ma per ora non voglio ancora svelare nulla. Spero solo che tutti i miei sogni si possano realizzare presto.

These (chunky) boots are made for walking: come gli stivali “esagerati” sono passati dalle sfilate alle collezioni a/i 2020 dei brand di riferimento

Si parla da tempo di un declino incombente, se non già in atto, delle sneakers chunky, che negli ultimi anni hanno rappresentato una cartina di tornasole dei cambiamenti nel fashion system. Le scarpe massicce, tuttavia, oltre a infarcire i cataloghi dei brand hanno ormai contaminato, con le loro forme grosse e sgraziate, il design di altre calzature, da ultimo quello degli stivali comparsi in gran numero nelle collezioni della stagione odierna.

Il capofila di questo sdoganamento dei chunky boots è stato probabilmente Daniel Lee, artefice del rilancio in grande stile di Bottega Veneta: nel 2019 i BV Lug – stivali al polpaccio dall’imponente para sagomata – sono diventati un autentico tormentone tra addetti ai lavori e celebrities assortite. Del resto il designer inglese, vincitore nel 2019 di ben quattro riconoscimenti ai British Fashion Awards, dal suo debutto al timone della maison l’anno precedente ha inanellato una serie di borse e calzature instant cult. In effetti le sfilate dell’autunno/inverno 2020 se da un lato prevedevano, dopo l’abbuffata di felpe, tracksuit et similia, il ritorno a mise sofisticate, dal piglio formale, dall’altro certificavano di avere ormai assimilato i codici dello streetwear. I boots stagionali si distinguono così per i volumi esagerati, che trovano massima espressione nella suola, dai contorni sinuosi o, al contrario, risultato dell’innesto di più strati uno sull’altro.

È sufficiente comunque uno sguardo alle passerelle di riferimento per rendersi conto della pervasività di questa silhouette nell’odierno footwear, iniziando da Bottega Veneta, of course: nel suo défilé a/i 2020 le mise maschili, severe, allungate e ben accostate al corpo, vengono completate da ankle boots bombati dal fondo tondeggiante. Spostandosi da Fendi, invece, rubano la scena gli stivaloni dall’enorme para dentellata, con il motivo FF inciso sulle estremità; sono ciclopiche anche le piante dei modelli Versace, che ricordano le galoche antipioggia, contraddistinti dal finish lucente e dalla gomma nella parte inferiore.
Diversa l’interpretazione di Sarah Burton per Alexander MqQueen, secondo cui gli ankle boots vanno abbinati a cappotti, trench e completi dal taglio millimetrico; stringati o pull-on, hanno puntali tinti in colori metallici e una suola oversize scanalata, piuttosto sinuosa.


Backstage at Sacai Men’s Fall 2020

Credits Photo 4: Alessandro Garofalo for NOWFASHION, Credits Photo 5: Photo Vanni Bassetti/WWD


Da Sacai gli outfit sapientemente decostruiti di Chitose Abe prevedono Chelsea in vitello liscio o hiking boots scamosciati, entrambi con suola a triplo strato. Non manca di estro nemmeno la proposta di Dries Van Noten, che completa il suo caleidoscopio di pattern, stampe e decorazioni con stivali dalla base svettante, a mo’ di platform. Persino il guardaroba uber luxury di Hermès adotta le peculiarità dei chunky boots, pur temperandole: nella collezione della griffe i carrot pants sartoriali, stretti alla caviglia, evidenziano proprio gli stivaletti scuri in pelle lavorata, provvisti di spessa suola carrarmato.

Chi apprezzasse le qualità dei boots in questione potrà scegliere tra un’ampia varietà di opzioni, a partire ovviamente da quelle dei marchi menzionati: il modello Tire di Bottega Veneta, ad esempio, versione riveduta e corretta dei suddetti Lug, di cui mantengono gambale alto, doppio tirante, elastico laterale e para ipertrofica aggiungendo, però, un outsole in gomma disponibile in diverse colorazioni, dal vermiglio al verde acceso. Oppure l’anfibio nero Versace, chiuso da lacci bianchi e innestato su un fondo di dimensioni extra, solcato dal profilo di quella greca tanto cara alla maison; più lineari i Chelsea boots in suede firmati McQueen, bordati da una suola flat, nelle nuance del sabbia, blu e total black.

In generale i brand sembrano seguire due approcci opposti: uno massimalista, teso a esasperare le proporzioni già considerevoli degli stivali chunky, aggiungendo inoltre materiali inconsueti, cromie d’effetto, loghi e così via; l’altro meno incline alle esagerazioni, che limita la dose di eccentricità alla suola, appariscente di per sé, prediligendo tomaie sobrie ed essenziali.


Rientrano senz’altro nella prima categoria i Monolith Prada, dal nome esplicativo visto che si tratta di combat boot dall’enorme para frastagliata, muniti di minuscolo pouch logato da agganciare, in caso, al cinturino apposito; una particolarità che probabilmente ha contribuito a renderli all’istante un feticcio fashionista, al pari della “concorrenza” di Bottega Veneta. Di tenore simile i modelli griffati Burberry e 1017 Alyx 9SM, nell’ordine uno stivaletto in pelle spazzolata avvolto dalla maxi suola tricolore (nelle sfumature del senape, mattone e rosso brillante); e un boot dal côté futuribile, espresso attraverso il mix di materiali sintetici (neoprene, nylon, PVC ecc.), la texture opaca della tomaia e l’alternanza, sulla pianta, di pieni e vuoti, linee nette e ondulate.

Il filone minimal annovera invece stivali di Jil Sander, Both e Grenson. I primi racchiudono tutte le prerogative del Chelsea boot, ad eccezione del “solito” fondo dilatato al massimo, rifinito con una suola Vibram; le specificità dei classici stivaletti alla caviglia sono rispettate anche dai secondi, sui quali si alternano superfici lucide e mat grazie all’impiego di nappa e gomma. Gli ultimi, declinati in una calda gradazione di marrone, si distinguono per l’allacciatura con occhielli rubata alle scarpe da trekking; per il resto, sono scarponcini puliti, robusti, in linea con la tradizione di un marchio che, per quanto riguarda la calzoleria made in Uk, è un’istituzione.

Chiude la rassegna la variazione sul tema di Hunter: gli stivali waterproof per antonomasia sono in questo caso arricchiti dalla para sovradimensionata; uno strato aggiuntivo che, certamente, aiuta a mantenere riparato il piede, ammiccando però il giusto alle ultime novità in fatto di calzature maschili. Dopotutto pure un’azienda ultracentenaria come quella britannica, sostanzialmente estranea alla frenesia di tendenze, show, street style e altri riti della moda, subisce in una certa misura l’attrattiva dei chunky boots.

Streetwear: brand to watch

In pochi decenni la cultura Hip-Hop (dunque lo streetwear) è passata dall’essere una subculture di nicchia a una forza dominante nella cultura mainstream. Harlem, la cultura skate, l’NBA hanno attraversato gli oceani, declinandosi con il savoir-faire e la migliore cultura europea. Il risultato? La nascita di brand streetwear espressione del miglior metissage culturale, di ibridazione e scambio, capaci di cogliere i migliori tratti da entrambi questi mondi soltanto in apparenza inconiugabili, ma in realtà più simili di quanto si pensi.

Abbiamo selezionato per voi quattro brand emergenti streetwear di cui, scommettiamo, sentiremo parlare.

BASEDODICI

L’idea di Basedodici è quella di far nascere qualcosa di diverso, di unico e nuovo nel suo genere. Qualcosa che a primo impatto può sembrare simile a tante altre realtà, ma con quel pizzico di diversità, fantasia e creatività che questo giovane brand si impegna sempre a trovare. Le collezioni di Basedodici nascono dalla ricerca di un collegamento trascendentale tra moda e arte, mediante capi esclusivamente Made in Italy, realizzati con precisione e cura dei dettagli. Il nostro paese, riconosciuto in tutto il mondo per l’arte, è da sempre simbolo della Moda. Basedodici con le sue collezioni, grazie a un incessante dialogo con gli artisti del momento, propone uno streetwear genuino ed autentico.

HG/LF

HG / LF nasce nel 2019 a Milano, da Lorenzo Del Serra e Letizia Grace. Più artisti che designer, hanno fin da subito posto l’accento sull’individuo, conferendo alle proprie creazioni un’estetica sovversiva. Silhouettes androgine decostruite e tagli sartoriali. Attitude punk e sostenibilità. Look genderless. L’obiettivo della label è quello di utilizzare la propria piattaforma per comunicare tematiche di interesse comunitario.

HUGE UNDERGROUND BUSINESS

Diversi input culturali e tematiche sociali attraverso sperimentazioni che incoraggiano le connessioni umane: questo il diktat di Huge Underground Business. Fondato due anni fa da Alessandro e Jamila, i designer propongono un design funzionale attraverso tessuti hi-tech e di alta qualità. Grafiche uniche come stampe: questo il codice stilistico di questo giovane marchio.

PLUS QUE MA VIE

Heritage veneziano e celebrazione delle sottoculture: l’imprinting di stile di Plus que ma vie è questo. L’espressione di sé e la libertà comunicativa sono due concetti cardine dell’indagine stilistica della label. La comunità globale che sta costruendo con dedizione il marchio ben apprezza il prodotto made in Italy essenziale e timeless proposto.

New faces: tra tennis e moda con Alessandro Coppini

Ha solo 22 anni ma le idee molto chiare sul suo futuro Alessandro Coppini, tennista professionista dal cuore metà italiano e metà spagnolo. Impegno e sacrificio sono stati la base per raggiungere tutti i suoi traguardi sportivi, ma anche l’approccio per una carriera nascente tra moda e televisione.

Production & interview Massimiliano Benetazzo

Photographer Alan Pasotti

Styling Veronica De Rosa

Talent Alessandro Coppini

Total look Joma


Come è iniziato il tuo percorso nel tennis?

Fino all’età di 14 anni ho praticato calcio ad alti livelli, solo in un secondo momento mi sono avvicinato al tennis. È stato uno sport in cui mi sono trovato bene sin da subito perché al contrario di ciò che avviene nei giochi di squadra, tutto dipende da te, nel bene e nel male, senza la collaborazione di nessun altro. In breve tempo sono migliorato molto, probabilmente grazie anche alla mia condizione atletica. Così da passione, si è trasformato in una vera e propria professione.

Tra le competizioni svolte quale per te ha un significato particolare?

Ho vinto molti tornei a livello nazionale e non ne ricordo uno in particolare. A livello internazionale invece, ci fu un torneo disputato con un amico, durante il quale siamo riusciti ad arrivare entrambi in finale. Inoltre, ho vinto molte tappe di un altro torneo molto importante, disputato a Como, il quale dava la possibilità di prendere parte ad una competizione con tennisti di altissimo livello.

Sulla base della tua esperienza è più semplice affrontare uno sport individuale o uno di squadra?

In realtà sin da piccolo ho sempre amato gli sport di squadra. Il problema maggiore è sempre quello di trovare il gruppo giusto, infatti, sono necessari connessione e affiatamento poiché se vengono meno, non si riusciranno a raggiungere i risultati sperati. Ad oggi quindi preferisco l’individualità, perché mi permette di contare solo sulle mie forze.

Quando ero piccolo, amavo il calcio ed ero anche piuttosto bravo. Per un periodo, ho giocato nel Milan ma non essendo mai stato valorizzato al massimo, ho deciso di cambiare ed intraprendere una strada diversa. C’è stato un periodo in cui, tutti i giorni, andavo a scuola e praticavo sia tennis che calcio, sacrificando quindi la mia spensieratezza e investendo quasi tutto il mio tempo sul mio futuro da sportivo.

Occhiali Bally, orologio Hugo Boss, giacca e t-shirt talent’s own

Raccontaci la tua giornata tipo..

Nonostante il periodo difficile che stiamo attraversando, mi alleno comunque tutti i giorni qui a Milano. Durante la giornata, che per me inizia alle 8.30 e termina verso le 17.30, mi alleno sia a livello fisico sia in campo, anche se in questo periodo mi sto focalizzando principalmente sulla preparazione fisica in palestra.

In che modo il tennis è stato influenzato dalla pandemia?

Il tennis è stato bloccato, esattamente come tutti gli altri sport, nonostante non vi sia un contatto fisico diretto fra gli atleti. Alle competizioni prendevano parte molte persone, provenienti dai luoghi più disparati del pianeta, e quindi non consentivano il rispetto del distanziamento sociale e delle norme anti-covid. Tutta questa situazione ha avuto un impatto terribilmente negativo a livello economico, psicologico e morale, e ha fatto sì che molti atleti abbiano deciso di lasciare.

Quale è il tuo sportivo di riferimento?

Sicuramente il mio modello è Rafael Nadal, sia a livello tennistico che a livello umano.

Tra i viaggi che hai fatto, quale destinazione ricordi con piacere e ci consiglieresti di visitare?

Sicuramente le isole Canarie, in particolar modo Gran Canaria. Ho trascorso lì un periodo di sole due settimane per un torneo, ma è proprio qui che ho disputato le competizioni migliori a cui io abbia mai preso parte, ottenendo ottimi risultati. Inoltre la popolazione locale ti fa sentire a tuo agio e le spiagge sono bellissime.

Che rapporto hai con la moda? Quali sono i capi a cui non rinunceresti mai?

Ho uno stile che si divide tra street, casual e sportswear. Essendo un’atleta, indosso molto spesso capi tecnici sportivi. Allo stesso tempo mi piace vestirmi bene, essere comodo, senza troppe pretese. In determinate occasioni, prediligo invece un abbigliamento più elegante, indossando un completo e dei mocassini.

Dove ti vedi fra 5 anni?

Voglio continuare ad impegnarmi e dare il 100%, con la speranza, un giorno, di arrivare in alto. Allo stesso tempo sto muovendo i primi passi nel mondo della moda, altro ambito che mi piacerebbe coltivare di pari passo con il tennis. Cercherò di dare sempre il massimo e poi vedremo cosa mi riserverà futuro.

Questo è Sedda: Manintown visita in anteprima il suo nuovo studio

Special content direction, production & interview Alessia Caliendo

Photographer Matteo Galvanone

Pittorico, surrealista e irriverente; con i suoi uomini impomatati, zoo antropomorfi e enormi balene Pietro Sedda è il primo tatuatore italiano a dare una forte impronta iconografica settoriale. Non c’è da meravigliarsi se i collezionisti del tatuaggio d’autore anelano il momento in cui il suo ago inciderà la propria pelle per un’opera che si esula da qualsiasi trend del momento ma destinata a restare eterna. Artista poliedrico negli ultimi dieci anni è riuscito a firmare anche oggetti d’arredo, ceramiche, collezioni moda e packaging di cosmetici. 

Manintown è il primo a visitare il suo nuovo studio che segna una tappa più intima dell’artista che si lega ad un contesto storico architettonico in contrasto con la precedente identità, ugualmente eclettica ma decisamente più underground.

Visitando il tuo spazio si percepisce un forte melting-pot di influenze culturali, variazioni sul tema e riferimenti stilistici che continuano a contaminare anche il tuo estro, sempre fedele alla propria identità ma in continua evoluzione. Come ama definirsi il Pietro Sedda del 2020 all’alba della sua nuova avventura?

Non amo le definizioni. Vivo nel flusso creativo giorno dopo giorno mirando ad una progettualità che renda i clienti felici di indossare o possedere la mia arte. Non ho alcun obiettivo in questo momento ma sicuramente sono molto fiducioso.

Un artigiano e ricercatore che approda di continuo in Oriente, nello specifico in Giappone. Quanto è stato difficile, per un cultore del viaggio, progettarlo e riprogettarlo nel pieno di una pandemia globale?

Sono molto affascinato dalla cultura orientale, più che dal punto di vista del tatuaggio, che non mi appartiene ma che apprezzo molto come estetica, quanto alla filosofia di vita. Ero in India poco prima che venisse proclamata la pandemia, e proprio questo ultimo viaggio mi ha dato la spinta per riprogettare gli spazi. Sono attratto dai colori vibranti, dall’opulenza e dalla minuziosità dei particolari e perché no magari ciò mi guiderà verso un mondo di tatuaggi a colori, così come agli esordi.

La pittura olandese del Seicento, le incisioni botaniche dell’Ottocento, Max Ernst, Giorgio De Chirico e i tuoi uomini baffuti in dieci, cento, mille varianti proprio come Lina Bo Bardi per Fornasetti, e ancora marinai d’altri tempi allo prese con lo studio della zoologia marina, come sei approdato ad uno stile del tutto unico e personale che ha fatto breccia nel cuore dei cultori sopraffini?

Tuttora non so darmi una spiegazione, la mia poetica ha avuto un effetto domino subendo costanti evoluzioni. Adesso ho sete di nuovo quindi staremo a vedere in quali visioni riuscirò ad esprimermi al meglio.

Gli smottamenti mondiali che stiamo vivendo hanno influenzato in qualche modo le tue creazioni o sei riuscito a tutelare il mondo onirico delle tue fantastiche visioni mantenendo la loro collocazione in un contesto atemporale?

Durante la quarantena mi sono rimboccato le maniche e ho disegnato, acquerellato, dipinto per la gioia dei miei collezionisti che non aspettavano altro. Le illustrazioni non hanno sentito minimamente il peso del blackout, anzi, è stato un momento utile per esularmi dedicato interamente alle mie riflessioni e alla mia arte.

Rosenthal, Gum, Fritz Hansen Pietro Sedda è un brand italiano che fa incursioni e incisioni nell’ambito dell’oggettistica, della cosmesi, dell’abbigliamento e dell’interior design. Quale altra fusione creativa ti piacerebbe sancire?

Non ho desideri particolari al momento ma voglio divertirmi ed essere costantemente stimolato. Approfondirei il tema delle ceramiche e non mi dispiacerebbe esplorare il mondo del food. Ecco un piatto gourmet mi manca!

Artigianalità e sostegno, i brand da non perdere

C.a.p.a.f. 


Tra i primi in Italia a creare borse in rafia e vimini quando ancora il design non li aveva eletti protagonisti con la sedia dei ’70, l’azienda C.a.p.a.f. utilizzava materiali naturali per creare delle elegantissime borsette fatte a mano già dal ’46. 
Oggi quei modelli sono diventati delle icone del marchio, che da allora ha implementato la sua collezione per forme e abbinamenti materici differenti. Midollino, rafia, vimini, cotone ritorto, juta, lana e pelle al servizio delle mani esperte di Giuliano Bonechi, che con sua moglie segue le orme del padre fondatore di C.a.p.a.f., già allora creatore di secchielli ultra moderni, cestini con manici rigidi e clutch dalle preziose chiusure a gioielli, un innovatore avanti con i tempi. 

C.a.p.a.f. 

Fabio Rusconi


Dalla città dei grandi artigiani, Firenze, arriva anche il brand Fabio Rusconi, il connubio equilibrato tra gusto, qualità e tendenza. 
Le scarpe di Fabio Rusconi fanno del suo punto forte l’eccellenza dei materiali, che conferiscono alla scarpa una calzata comoda e duratura nel tempo. Sono accessori per donne femminili e alternative, che sposano l’originalità al classicismo, la storia alla modernità. 
Must have della stagione Primavera Estate 2021 la stringata in pelle morbida con tacco basso e punta quadrata, un po’ collegiale un po’ Mary Poppins. 

Maison Falneur

Indossarla è come abbracciare la propria nonna, mentre è intenta a fare la maglia; Maison Flaneur ha il sapore della memoria, della tradizione e delle cose fatte bene, è l’azienda veneta diretta da Valeria Cremonese. 
Non c’è capo che non porti con se’ l’orgoglio dei processi di cento anni fa, quello dei filati su telai manuali e del metodo senza cuciture, chiamato oggi seamless.
Quando il maglione è una seconda pelle.

Maison Flaneur 

Roberto Collina

Se esiste il re delle fibre nobili, quello è Roberto Collina, brand che già nei ’50 si distinse per la specializzazione nella produzione di maglieria di qualità, oltre che per lo spiccato senso imprenditoriale. Made in Italy ma venduto in tutto il mondo, Roberto Collina regala capi unici in mohair, cashmere, angora, alpaca, cammello, lana merinos super lingh, seta, ice-cotton. Insomma ce n’è per tutti i gusti e tutte le tasche. 

Roberto Collina 


Gilberto Calzolari

Gilberto Calzolari è sempre in prima linea quando si tratta di eco-sostenibilità, ecco perchè ogni collezione rispetta l’ambiente senza tralasciare la poeticità che la contraddistingue. Così la sua persona, così i suoi abiti, Gilberto Calzolari è idea e valore, è moda e green, è rispetto e anticonvenzionalità. 

Gilberto Calzolari 

Made For A Woman di Eileen Akbaraly

Moltissimi paesi nel mondo vivono ancora situazioni di grave disagio economico, sociale e politico; tra questi purtroppo c’è anche il Madagascar, dove però non mancano le donne combattive che da lì hanno preso sangue e cuore, e che hanno voglia di lottare e aiutare e far sapere al mondo di quanto bisogno c’è nel far luce a questo disagio. 
Made For A Woman di Eileen Akbaraly è il brand portavoce di un piccolo gruppo di donne che vivono un presente vulnerabile, ma che con l’aiuto di chi utilizza la moda può sperare in un futuro migliore. Sono lavoratrici che producono a mano delle bellissime borse in rafia (e cappelli) con pigmenti naturali, sono donne che attraverso il lavoro sentono di essere utili acquistando autostima e quel sorriso che cambia la giornata. La fondatrice del brand è attiva nel paese con programmi educativi e di empowerment. E’ davvero il caso di dire che le donne hanno una marcia in più. 

Made For A Woman di Eileen Akbaraly

Alla Portugal Fashion Week le nuove generazioni si raccontano. Tra sfilate en plein air e nuovi codici di comunicazione

Un’occasione non sprecata per la 47a Fashion Week portoghese. La presenza di pubblico ridotto, resa necessaria dalle nuove norme di sicurezza che rispondono alla emergenza pandemica in corso, rappresenta il punto di partenza per elaborare un nuovo linguaggio che racconti questa speciale edizione. La suggestiva cornice di Porto, a capital do norte (la capitale del nord), è teatro di performance al di sopra delle aspettative, per il pubblico presente e per chi ha seguito le dirette streaming, grazie a codici più intimisti, che ci hanno mostrato gli aspetti più profondi dei percorsi creativi dei designer.

Cortometraggi e performance si fondono in uno spettacolo che dà libero arbitrio a talento e immaginazione. Suoni e visioni d’avanguardia mettono in discussione inutili lustrini e una perfezione ormai decadente, per puntare i riflettori sugli aspetti più profondi della personalità di ogni collezione e scoprire le loro storie, costruzioni e qualità. Da Milano a Porto ci mostrano la moda nuova, tra fisica e digitale, espressiva più che mai.

David Catalan
Sahariane in ispirazione jungle che con le sue varianti cromatiche ci trasportano in un viaggio esotico tra le dune del deserto e le foreste tropicali, atmosfera resa ancora più intensa dai caratteristici copricapi della legione straniera e il richiamo alle divise rivisitate in chiave ottimista con i pantoni più vivaci della scala cromatica.

Ernest W. Baker
Un film che ci fa scoprire, con la discrezione di chi osserva dallo spioncino, un processo creativo che ha come punto di partenza un album di ricordi, di affetti, dei delicati e quanto mai importanti anni dell’adolescenza, fatti anche di momenti di preziosa solitudine con le nostre passioni giovanili. Sentiamo l’urgenza di tornare a uno stato d’innocenza, semplicità e valori familiari.

Di un’antica formazione fatta di affetti importanti, dell’ascolto affamato dei racconti dei nonni che hanno vissuto rapporti più semplici e onesti, al riparo dalle continue distrazioni dei social media. La cultura che abbiamo ereditato dai nostri antenati è parte di ciò che siamo, ogni nostra scelta ha conseguenze e responsabilità nei confronti di chi ci sta vicino.

Estelita Mendonca
Il nome già la dice tutta: “Outburst“, caos, big bang. Un concetto fondamentale per creare il vero rinnovamento. Una nuova società, un nuovo modo di vivere, necessitano come condizione primaria un caos virulento e contagioso che investa l’ambiente e la società umana. Da qui il mix violento di materiali e colori, sui tagli vivi ben visibili sulla pelle, materiali tecnici fluo, elementi rubati al mondo del fitness diventano couture. Le maglie destrutturate nella scelta pastello cadono sui fisici super-maschili e mettono in evidenza le forme plastiche del corpo. Un impermeabile si fonde con gli elementi di un kway, tshirt in pelle con un tascone in tulle, parola d’ordine contaminazione, per raggiungere qualcosa di nuovo, una nuova virilità.

Katty Xiomara
Anche questo è il caso in cui un film riesce ad entrare dentro l’anima più profonda della collezione. Un viaggio intimo che narra i dettagli di un capo: ogni singola piega, uno scollo, la leggerezza di un tessuto che accarezza la pelle. L’atto del vestirsi è una preparazione a una nuova esperienza per l’abito stesso. Perché l’abito ha una sua ragion d’essere, ha una relazione unica con il corpo e la vita che gli diamo, vive le nostre stesse esperienze, vibra di luce e muove le ombre, corre tra le sue pieghe e i suoi tagli, si accascia quando soffriamo e sente gli abbracci che riceviamo. Come avesse anima e corpo.

Forme romantiche disegnate da voile e macramè, abiti goffrati in vita o midi plissé e legati da nastri che mettono in evidenza corpo e femminilità in un’atmosfera glam rock new romantic, completata da calze a rete e biker. Raccontata attraverso la straordinaria regia di Monica Santos.

Marques’Almeida
Moda ad alto impatto per la donna digitalizzata. Tagli asimmetrici dai profili sfrangiati fluttuano insieme ai movimenti rapidi del corpo di una donna eclettica e dinamica. Sicura nei suoi maxi-voile come sculture, abiti a rete, maglie oversize destrutturate che cambiano il nostro modo di concepire le forme, il corpo è libero di esprimersi dentro volumi inconsueti che prendono vita, per donne in prima linea, protagoniste di una metropoli iperattiva.

Pe De Chumbo
Talento e femminilità nel trionfo dei filati, del ricamo, e del macramé. Una delle eccellenze coltivate da questo paese trova la sua massima espressione in questa collezione che lo sviluppa in un’infinita varietà di tagli e strutture. Abiti romantici con preziose maniche e gonne a ruota, body sensuali e giubbini dal gusto rock. Il tutto personalizzato da maxifiori dipinti, con uno stile riconoscibile come un marchio. La sera si sviluppa tra fili e frange che ricordano il procedimento iniziale della tessitura: la materia prima è in primo piano per ricordare il suo valore assoluto, su abiti svuotati e liberi dalle forme canoniche che raggiungono il più alto livello di sensualità.

Miguel Vieira
Da un giardino segreto a un cocktail in riva al mare. É il mondo spensierato e fresco di Miguel Vieira. Un desiderio di libertà e di bellezza come ancora di salvezza, che questa volta riguarda tutti i paesi del mondo, espressa con volti di ogni nazionalità carichi di carisma e personalità. Nello stile si trova una via d’uscita, una porta verso la poesia, grazie a sciarpe in paillettes e tessuti di pregio per giacche doppiopetto che cadono impeccabili o mostrano fodere insolite che parlano di lusso. Stampe digitali contemporanee su blazer trench spalmati per brillare sempre e ovunque.

Leandro Cano lancia la linea uomo

Eclettico e promettente , il giovane fashion designer Leandro Cano, madrileno d’origine , lancia la sua visione artistica della moda creando per la prima volta una collezione Uomo . 

Con “Siempre a tu vera” (Sempre dalla tua parte ) Leandro Cano debutta nel mondo del menswear scollegando ogni cliché e proponendo una “visione artistica” , é così che la chiama, attraverso la creazione dei suoi capi. Una collezione che ha in se quindi  un monito di speranza , già dal suo nome, per il periodo difficile che tutti noi stiamo attraversando a causa della pandemia da Covid -19. 

Una vera espressione artistica quella del designer andaluso che si traduce in capi innovativi, creati con materiali di prima qualità , dallo stile ricercato e visionario. 

Con Siempre A Tu Vera , Leandro Cano si appella alle grandi donne che si sono distinte nella societa come ispirazioni e modelli da seguire per il progresso . Così, l’uomo protagonista oggi nelle sue creazioni , mascolino e senza pregiudizi di ruolo, sicuro di se è pronto a lasciarsi travolgere dalla forza di queste donne.  

L’uomo Leandro Cano si presenta spavaldo, determinato, super moderno, proprio come i dettagli che indossa. 

I pezzi chiave della nuova linea menswear è composta da dei veri e propri pezzi artistici come le tute elastiche con stampe concettuali, la maxi camicia dalla lunghezza esagerata che presenta stampe astratte  , bomber oversize in neoprene   declinata in verde bottiglia e abbinata a leggings con applicazioni a forma di stella , giacche “cropped in rafia color crema abbinata a pantaloni a vita alta con stampe. I materiali di qualità impiegati per la creazione dei capi sono: organza , pelle, neoprene , tessuti tecnici , jacquard e rafia . 

Non mancano proposte eccentriche come le scarpe platform by Musseo, (create dietro la direzione creativa di Leandro Cano) , collane placata in oro con maxi lettere e intimo “imbottito”, totalmente rosa, che incorona l’uomo Leandro Cano come simbolo dei tempi moderni in cui l’io si scompone per assumere nuovi connotati grazie ai capi che indossa . Non una questione di generi , ma di natura creativa e stilistica che scompone la figura dell’uomo per dare vita, invece , a una nuova immagine , specchio della molteplicità di sfaccettatura che l’uomo contemporaneo presenta. 

Storia Fiat 500: automobile diventata icona italiana

Come la Tour Eiffel a Parigi, la Statua della Libertà a New York, le piramidi al Cairo, così il simbolo dell’Italia agli occhi del mondo intero è non solo il Colosseo, ma la Fiat 500. Si perché Non è una semplice auto, ma la storia di un popolo.

L’utilitaria più famosa del mondo, la city car più amata di sempre, ha una storia lunga quattro generazioni. Siete curiosi? Scopriamola insieme.

Come è nata al Fiat 500

La prima 500, datata 1936, fu “commissionata” da Benito Mussolini a Giovanni Agnelli, fondatore della Fiat e senatore del Regno d’Italia. Il volere del Duce era di fornire alla popolazione una vettura indistruttibile e ad un prezzo popolare. Nacque così la “500 A”, ribattezzata Topolino, perché le linee frontali ricordavano il muso del roditore.

Fu un grande successo, nonostante il prezzo non popolare.

La versione successiva “500 B” era dotata di riscaldamento, rendendo così superfluo dotarsi di coperte durante i viaggi invernali.

La versione più famosa della Fiat 500 fu la Giardiniera Belvedere, a quattro posti e fiancate rivestite in legno. La versione successiva nel 1949 fu la “500 C” dove comparvero tratti stilistici moderni, come i fari incassati nella carrozzeria e la ruota di scorta a scomparsa.

Il modello più famoso risale però al 1957 ed era destinato alle famiglie operaie. Fu ribattezzata “l’auto del popolo”. Dalle dimensioni lillipuziane (la lunghezza complessiva era a stento 3 metri), l’auto non piacque subito: era priva di cromature (molto amate all’epoca) e costosa. Dopo 3 mesi dal lancio fu affiancata una versione nuova che andava a 90 km/h e aveva una dotazione più ricca. Così iniziò l’epopea della Fiat 500!

Nel 1958 fu la volta della Berlina e Berlina Tetto Apribile. L’anno della consacrazione fu il 1960, quando ci fu il debutto della wagon Giardiniera e della Commerciale.

Nel 1968 fu il momento di Ercolino, un modello di Fiat 500 raffinato e con sedili reclinabili, il sogno di molti Italiani.

La 500 non ha mai abbandonato il cuore degli Italiani. Nel 2007 è nata la nuova 500 Dolcevita: intelligente, elegante, stilosa, audace e sportiva. Successivamente proposta in versione elettrica persino, la 500 resta la city car più amata di sempre.

Sono passati diversi anni da quando è uscita la prima Fiat 500 e ad oggi sono cambiate molte cose ovviamente infatti è possibile trovare anche il modello ibrido.

Viaggiare nello spazio: ecco quando e come sarà possibile

Sin da quando l’essere umano ha scoperto che esiste altro oltre al pianeta sul quale vive, la curiosità e il sogno di viaggiare nello spazio lo accompagna e lo spinge a rendere reale questo desiderio. I primi biglietti per viaggiare sino alla luna, infatti, furono venduti addirittura nel 1954, dall’agenzia di Thomas Cook, ancora prima che il primo lancio nello spazio fosse realizzato.

Dopo quasi 70 anni dalla vendita di quei biglietti, SpaceX ha in programma l’organizzazione della prima vacanza nello spazio per la fine del 2021.

Viaggiare nello spazio già dal 2021

Sono sette fino ad oggi i “comuni cittadini” che sono riusciti a realizzare il sogno di viaggiare nello spazio. Il primo fu mister Tito Dennis, il quale nel 2001, grazie ad un investimento di circa venti milioni di dollari, riuscì a raggiungere la Stazione Spaziale a bordo di una navetta russa rimanendo in orbita per otto giorni.

Ovviamente la possibilità economica non è l’unico requisito, il viaggio nello spazio richiede anche una preparazione fisica e psicologia adeguate affinché non si verifichino reazioni indesiderate all’esperienza, di per sé particolare e impegnativa.

Nel 2019, però, la NASA ha dichiarato che la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), sarebbe stata aperta per missioni private con finalità commerciali spendendo circa 60 milioni di dollari. I visitatori potranno restare in orbita per un mese, non potranno recarsi alla stazione per più di due volte nell’arco di un anno, per un massimo di dodici persone per volta.

Ecco quindi che la SpaceX, azienda aerospaziale fondata da Elon Musk, ha dichiarato negli ultimi mesi, che sono in fase di collaudo, Dragon e Falcon 9, rispettivamente capsula e razzo che avranno il compito, già dalla fine del prossimo anno, di trasportare, i primi fortunati “turisti spaziali”. Per un totale di 10 giorni, due dei quali passati a viaggiare tra la Terra e la Stazione Spaziale Internazionale, potranno soggiornare per circa otto giorni proprio all’interno della Stazione, in orbita nello spazio.

L’imprenditore Richard Branson, il fondatore della Virgin, ha previsto anche un sensibile ribasso dei prezzi nel giro di poco tempo, promettendo, con la sua Virgin Galactic, voli spaziali della durata di 90 minuti al prezzo di 200 mila dollari tra pochi anni.

Ma anche in Europa, la francese ApoteoSurprise, azienda specializzata in proposte di matrimonio, si sta attrezzando per non rimanere indietro, e sta già progettando entro fine 2021, proposte in orbita attorno alla luna, alla modica cifra di 125 milioni di euro.

Buon viaggio nello spazio!

Simboli vichinghi: significati dei più famosi

La cultura della popolazione nordica o vichinga è da sempre considerata una delle più affascinanti. Merito sicuramente delle valorose gesta in battaglia, e delle numerose conquiste ottenute grazie alla sapiente esperienza nella navigazione. Una delle peculiarità distintive dei norreni è la simbologia, ricca di significati e molti simboli evocativi, infatti, avevano una valenza specifica e molto profonda, i simboli vichinghi sono oggi molto studiati e tornati in voga anche per la realizzazione di diversi oggetti esoterici.
Attualmente la cultura nordica sta vivendo di un periodo di grande interesse, grazie a serie tv, film, giochi in voga negli ultimi anni e i suoi simboli sembrano perfetti per essere impressi sulla pelle.

I simboli vichinghi più famosi e i loro significati

Il martello di Thor
Tra i simboli più famosi c’è sicuramente il Mjölnir, il martello di Thor, il mezzo con cui il figlio Odino annienta i giganti e i suoi nemici. Nella cultura vichinga era simbolo di protezione in battaglia, ma, in pochi sanno che Thor usava il suo martello anche per benedire le coppie e augurare loro fertilità, e per consacrare persone in divinità.

Il triplice corno
Il Triskell, invece viene associato al re degli dèi norreni, Odino. Il triplice corno o trischele è simbolo di saggezza e astuzia, la stessa che Odino usò per ingannare la gigantessa Gunnlöð e bere l’idromele magico (il mead of poetry).

Il nodo di Odino
Un altro dei simboli vichinghi associato al dio Odino è il Valknut, che letteralmente significa “nodo del guerriero ucciso”. Formato da tre triangoli che rappresenterebbero gli inferi, il mondo terreno e il paradiso, viene chiamato anche nodo di Odino sembra che questo simbolo venisse utilizzato nelle cerimonie funebri per far sì che i guerrieri caduti fossero accolti nel Valhalla.

La bussola vichinga
La bussola vichinga, o Vegvisir, invece è composta da diverse rune, e veniva utilizzata per fornire una guida alla persona che potrebbe perdere la strada. La bussola veniva spesso usata sulle navi, vero punto di forza del popolo vichingo, per far sì che le navigate e i viaggi seguissero la rotta giusta e tornassero in porti sicuri senza perdersi. Questo è fra i simboli vichinghi spesso viene confuso con l’Aegishjalmr, l’elmo del terrore, che invece serviva per fornire protezione in battaglia ai valorosi guerrieri vichinghi.

L’albero della vita Yggdrasil, infine, è l’albero della vita. Per alcuni un frassino, per altri una quercia, l’albero è comunque il simbolo vichingo dell’interconessione fra i nove regni dell’universo secondo la religione celtica. Nella mitologia nordica questo albero dovrebbe sorgere direttamente dalla sorgente da cui nasce tutta la vita.

Cioccolato salato: 3 motivi per provarlo

Forse non tutti lo sanno, ma il cioccolato o meglio il cacao nasce amaro e salato. Quello che consumavano i Maya era tutt’altro che dolce e risultava poco appetibile ai palati europei.

Come ci illumina Girolamo Benzoni in un passo dell’Historia del mondo nuovo (1565), i Maya erano soliti bere il cioccolato con acqua e peperoncino.

La scoperta del “cioccolato dolce” si deve alle suore messicane di Oaxaca che al cacao aggiunsero lo zucchero di canna. Da qui l’arrivo in Spagna e in tutta Europa compresa l’Italia.

Ma che fine ha fatto il cioccolato salato? Scopriamolo insieme.

Cioccolato salato nelle ricette italiane

Come suggerisce Ernst Knam, l’unico “re del cioccolato”, è importante esplorare nuovi orizzonti del piacere culinario facendo un uso più ardito del cioccolato nelle ricette salate.

Noi italiani ovviamente non siamo da meno e abbiamo pensato da nord a sud di utilizzare il cacao amaro per realizzare ricette salate, fra questi troviamo la Sicilia che con il cacao amaro

condisce la caponata di melanzane, in Emilia Romagna si impastano le tagliatelle e gli gnocchi, in Toscana si cucina il “cinghiale in dolceforte”, a Roma “la coda alla vaccinara”, in Calabria “le melanzane al cioccolato”, a Napoli il sanguinaccio e in Friuli i “cjalson” (ravioli ripieni di uva passa, cioccolato amaro, spinaci, ricotta, erba cipollina, grappa e marmellata).

Vi abbiamo convinto a provare il cioccolato salato? Ancora no? Ecco allora perché provarlo!

Il primo motivo è senza dubbio la possibilità di apprezzarlo in tantissime ricette salate, dai primi piatti ai secondi, da Nord a Sud, in un tripudio di sapori nuovi tutti da scoprire.

Il secondo motivo è che, a differenza di quello dolce, ha meno calorie ed è più “salutare”. I benefici quindi sono maggiori perché si cede al piacere del cioccolato senza doversi sentire in colpa per la dieta e la silhouette.

Il terzo motivo è la voglia di stupire gli ospiti. Nelle festività natalizie potete cimentarvi nella preparazione dei cioccolatini al sale come antipasto sfizioso.

Vi basteranno pochi semplici ingredienti: cioccolato fondente, sale grosso, pepe rosa, scorza di limone e olio extravergine d’oliva. Ernst Knam propone di osare aggiungendo tra gli ingredienti anche parmigiano reggiano di vacche rosse e aglio nero o più semplicemente rosmarino e zenzero fresco.

Colletti della camicia: ecco i diversi modelli per il tuo stile

La camicia è uno degli indumenti più amati ed utilizzati da uomini e donne. A seconda di come è indossata, riesce a adattarsi ad uno stile elegante piuttosto che casual ed è un capo di cui proprio nessuno può fare a meno.

Per gli uomini la camicia è l’indumento versatile per eccellenza salvando tutti gli outfit da ogni dubbio. Con i dettagli giusti nessuna camicia risulta scontata, anzi un uomo con la camicia giusta risulta sempre curato ed attento ai dettagli.

Ma sapevate che secondo le regole di stile ogni colletto ha una sua destinazione d’uso?

Nell prossime righe vedremo nel dettaglio i vari tipi di colletti ed il loro corretto utilizzo.

7 modelli di colletti della camicia

Colletto all’italiana

Il colletto all’ Italiana, è quello più diffuso oltre che il più classico. È composto da: collo stretto, alette rigide e leggermente più lunghe e strette rispetto ad altri tipi colletto. Il collo all’italiana viene utilizzato sia per un look casual che per un look informale ed elegante. In quest’ultimo caso deve essere accompagnato da una cravatta. Nel caso è consigliato scegliere di fare a quest’ultima un nodo medio o grande (Windsor).

Colletto diplomatico

Il colletto diplomatico è il più elegante e rigoroso di tutti: è composto da due piccole alette molto pronunciate nella parte anteriore, e viene utilizzato soprattutto per abiti da cerimonia come il tight o il frac. Questo tipo di colletto deve essere tassativamente usato con papillon e abbinato a dei gemelli sui polsini.

Colletto alla francese

Il collo alla francese è simile al colletto all’italiana, ma questa volta le vele sono leggermente più corte ed ampie. Le camicie con questo tipo di collo sono utilizzate in contesti informali donando un look più contemporaneo e leggero, da utilizzare anche senza cravatta. Attenzione se cercate questo colletto in Francia, perché lì viene chiamato collo all’italiana!

Colletto club

Il colletto Club, di origine inglese, come suggerisce il nome, è un sinonimo di élite. Composto da alette arrotondate, viene spesso abbinato a cravatte con nodi piccoli, ma dona un look ricercato anche se lasciato aperto.

Colletto botton down

Il Botton Down, è un tipo di colletto che presenta i bottoni anche sulle alette. Questo è il collo perfetto per uno stile più sportivo e casual, infatti va indossato p senza papillon né cravatta. Perfette con questo tipo di colletto le camicie in jeans o quelle con stampe a quadri.

Colletto alla coreana

Quello alla coreana è forse il collo che tutti riconosciamo senza sbagliare! È composto da una singola banda alta circa 3 cm senza alette né risvolto, questa particolarità dona alla camicia un look radical chic e informale, perfetto se abbinata al lino.

Colletto Camp collar

Camp Collar, è un tipo di collo composto da alette molte ampie rimarcate da revers che sono poste subito sotto, molto in voga negli anni 50’ e 60’ è adatto look vintage o situazioni estive. Si adatta solamente a per le camicie con stile hawaiano.

Capelli crespi uomo: come risolvere il problema in 5 mosse

Il crespo mina l’orgoglio che provi nei confronti dei tuoi capelli? Segui questi piccoli consigli per eliminare quella fastidiosa nuvoletta dalla tua chioma!

Perché si hanno i capelli crespi?

Molto spesso il crespo è sinonimo di capelli secchi e disidratati. Oltre alla nuvoletta che si forma attorno alla testa, al tatto sembrano ruvidi ed hanno un aspetto spento ed opaco. Per tutte queste ragioni sono difficili da pettinare e da gestire.

Indipendentemente dal genere, il crespo è spesso ereditario, anche se fattori climatici, stress e trattamenti aggressivi possono peggiorare la situazione.

Molti uomini sono riluttanti all’utilizzo di specifici prodotti per capelli, senza parlare poi delle profumazioni, che troppo spesso incontrano più i gusti femminili piuttosto che quelli maschili.

Per questo abbiamo deciso di selezionare 5 mosse contro i capelli crespi che possono essere facilmente riproducibili anche da chi è alle prime armi o cerca qualcosa di rapido e facilmente reperibile.

5 mosse per eliminare i capelli crespi uomo

1 Partire dall’alimentazione

I capelli secchi tendono per genetica a perdere idratazione durante la giornata, andando così ad incresparsi. Se il problema è l’idratazione della chioma, corta o lunga che sia, sarebbe opportuno innanzitutto bere molta acqua e seguire un’alimentazione ricca di cibi ad alto contenuto di acqua. Inoltre per renderli lucidi e forti è importante dare al nostro organismo il giusto apporto di grassi buoni, come l’omega3 e l’omega6.

2 Gel d’aloe

Una volta assicurati che la nostra alimentazione è bilanciata, possiamo passare alla cura vera e propria del capello. Un valido aiutante è l’aloe. Facilmente reperibile, e con moltissime funzionalità, il gel d’aloe vera (prendetelo il più puro possibile) può essere applicato sui capelli bagnati anche a partire dalla cute. La sua azione idratante aiuterà i capelli a non rilasciare umidità durante la giornata, evitando così l’effetto crespo.

3 Aceto di mele

Un altro buon alleato contro i capelli crespi e in favore della lucentezza dei capelli è senz’altro l’aceto di mele. Anch’esso economico e facilmente reperibile, è anche facilissimo da usare. Basterà diluire 2-3 cucchiai in un litro di acqua non troppo calda, e fare un ultimo risciacquo prima di dedicarsi all’asciugatura, i risultati saranno visibili dopo pochissime applicazioni.

4 Olio di cocco

L’olio di cocco è molto nutriente e può essere utilizzato anche puro come impacco pre-shampoo per nutrire e disciplinare i capelli. Ricco di vitamine A ed E, quest’olio riesce a proteggere molto bene i capelli, rendendoli morbidi e setosi. Oltre all’utilizzo in purezza può essere mescolato con burro di karitè e gel d’aloe per creare un balsamo super nutriente. Un piccolo consiglio è quello di lasciarlo agire almeno per 15 minuti, magari tenuto al caldo da una cuffietta.

5 Asciugacapelli al minimo

Usare l’asciugacapelli al minimo della potenza e del calore può sembrare una banalità, ma se volete evitare di avere capelli crespi, dovete imparare a dosare l’intensità e il calore del getto. Preferite una intensità ed un calore medio, non tenete troppo vicino al cuoio capelluto il phon e come ultimo tocco, passate un getto di aria fredda su tutti i capelli, in questo modo aiuterete le cuticole dei capelli a richiudersi, riuscendo a mantenere l’idratazione più a lungo.

Ratched, la serie tv di Netflix tra sadismo e compassione

Siamo in una California impacchettata degli anni ’40, con i divanetti dei bar color verde menta, le donne dalle acconciature morbide e ondulate che le fanno sembrare delle docili mogliettine, gli abiti casti con i fiorellini e gli eleganti cappelli bon ton. Persino l’ospedale psichiatrico dove si svolge tutta la storia ha qualcosa di perfidamente perfetto, troppo per essere una gabbia di matti: nessuno strilla o corre per i corridoi, le siringhe non vengono lanciate a fiondate come si vede negli altri film del genere, le infermiere sorridono e dispensano favori…di ogni genere. Ratched, la serie di Netflix in onda dal 18 settembre cattura subito l’attenzione per questa sua ambiguità, che si sposa perfettamente alla protagonista Mildred Ratched, l’infermiera che si ispira allo stesso personaggio di Qualcuno volò sul nido del cuculo.



Tanto dolci sono i suoi occhi, sempre bagnati e velati da una misteriosa nota nostalgica, mesta tristezza, che si fatica a crederla parte dei cattivi, eppure l’infermiera dimostrerà, puntata per puntata (sono otto totali) di essere protetta da una barriera molto alta che la separa da ogni sentimentalismo o compassione, da ogni essere umano fuorché uno, suo fratello Edmund Tolleson, internato nella clinica perchè colpevole di una strage omicida di quattro preti. 

Sarà Mildred a pianificare la salvezza del fratellino, stretta nei suoi abiti pastello sartoriali, nei guanti ton sur ton e in quei fili di perle che ci si chiede come un’infermiera possa cambiarsi d’abito così spesso come fosse un’illusionista. Poco credibile ma la costumista meriterebbe un Oscar!



I colori della fotografia sono accessi e talvolta fluorescenti, si accendono come la pazzia nella mente dei malati, talvolta fastidiosi come un neon accecante, come quello che illumina le esecuzioni macabre del dottor Hanover, il direttore della Clinica di Salute Mentale di Lucia. Sono pratiche sperimentali contro la follia, sono la lobotomia transorbitale e l’idroterapia, che consiste nel trasferimento del corpo del paziente da una vasca piena d’acqua a 48° a un’altra ghiacciata, un’ustione dentro un’altra ustione, metodi che in alcuni casi affascinano la sadica infermiera e in taluni la ripugnano, lasciandoci così il dubbio sulla sua vera personalità.

Agghindata come una moderna Crudelia De Mon, la ricchissima ereditiera Lenore Osgood interpretata da Sharon Stone è una donna in cerca di vendetta, la pelle bianca come il suo caschetto, una scimmietta come sua più alleata compagna e un figlio privo degli arti che è legato da un filo rosso al dottore sperimentatore. Personaggio estremamente affascinante, peccato gli si abbia dato poco sfogo e nessun approfondimento psicologico. 

Difficile invece strapparsi di dosso i panni di Miranda in “Sex and the city“, Cynthia Nixon con la sua Gwendolyn Briggs inscena l’assistente del candidato Governatore della California, una donna emancipata e avanti con i tempi, lesbica e senza paura di nasconderlo corteggerà la silenziosa Mildred. Noi ce la immaginiamo ancora avvocato e con bimbi ai tempi della poppata, impacciata nella sua ex storia con l’occhialuto piccoletto, qui invece è decisamente più intraprendente. 

La fine della prima serie è palesemente l’inizio di una seconda; e allora vi lascio allo stridio dei violini alla sigla iniziale, godetevi il rumore. 

Pernod Ricard supporta i bar italiani nella post-pandemia

PERNOD RICARD, LA MULTINAZIONALE DISTRIBUTRICE DEI PRODOTTI LUSSO MONDO BEVERAGE, A SUPPORTO DEI BAR ITALIANI CON PROGETTI DI PROMOZIONE


Pernod Ricard è vicino ai bar italiani con il progetto #LIFTTHEBAR, fornendo ai propri clienti non solo gli aiuti necessari per rispettare le limitazioni imposte in questa fase contingente di post-pandemia ma soprattutto mettendo a punto una serie di iniziative articolate, mirate e flessibili.

#LIFTTHEBAR è la dimostrazione di una vicinanza che prende forma, attraverso:

MY SOCIAL BAR, masterclass dedicate ai gestori dei locali per padroneggiare nel modo più efficace i canali social. Tre sessioni tramite la piattaforma Zoom – a luglio, settembre e ottobre– al fine di promuovere la propria attività e dare potenza ai propri profili, validi strumenti di comunicazione e promozione sul lungo periodo.

Supporto pratico e funzionale offerto dalla partnership con la piattaforma Safeorder.net: 6 mesi di abbonamento gratuito per i migliori clienti Pernod Ricard.
I bar creano il loro menu digitale e segnalano l’offerta dei loro servizi a cui i consumatori accedono dallo smartphone. Con pochi click si ordina e si paga comodamente dal proprio device. Un servizio e un modo per evitare l’assembramento, il contatto con il personale, e le code alla cassa.

Safeorder permette anche l’attivazione del take away con notifiche sms.

E a proposito di Take away, è stato creato un funzionale kit d’asporto “Happy Hour” monouso, un vassoio con il porta bicchiere e una vaschetta per finger food e tutto ciò che serve per rendere un aperitivo indimenticabile. A completare il kit bicchieri personalizzati Beefeater London Dry Gin, Absolut, Havana Club e Jameson Irish Whiskey.

#LIFTTHEBAR by Pernod Ricard: i locali sono una risorsa per tutti, non solo commerciale, ma anche sociale e culturale, e come tale vanno valorizzati e sostenuti.

Per rimanere aggiornati sul progetto, sulle masterclass, seguite la pagina instagram @pr_bartenderexperience ed il sito www.prexperience.it

Ecco il “Mare Fuori” di Matteo Paolillo

Matteo Paolillo, giovanissimo talento made in Salerno, ha iniziato a lavorare prestissimo, infatti sin dal secondo anno di Centro Sperimentale si è ritrovato sul set. Lo abbiamo conosciuto nella serie TV al fianco di Elena Sofia Ricci “Vivi e lascia vivere”, ed ora lo possiamo apprezzare in “Mare Fuori” su RAI2 di cui oltre ad essere protagonista ne è anche interprete della colonna sonora, ma non cercatelo come Matteo, in Musica lui è Icaro.

Hai iniziato a lavorare subito durante il centro sperimentale..

Verso la fine del secondo anno mi son ritrovato sul set di “famosa”, film uscito in sala a luglio scorso, e poi il terzo anno devo dire che frequentato poco perché tra il set di “Vivi e lascia vivere” e poi di “Mare fuori” ho praticamente sempre girato.

In quale momento hai capito di voler fare l’attore?

C’è un momento che ricordo e racconto sempre, perché è stato davvero il momento in cui ho capito di aver avuto la cosiddetta chiamata con il sacro fuoco della passione per la recitazione. Quando abitavo a Salerno, la mia città, collaboravo con una compagnia con cui facevo un laboratorio teatrale, e siccome ero molto appassionato a volte mi portavano a fare degli spettacoli in giro.

Un giorno andammo a fare una rievocazione storica a Marina di Camerota, con una scenografia molto suggestiva in quanto noi recitavamo all’interno delle grotte della baia ed il pubblico era sulle barche, alla fine dello spettacolo mentre tornavamo sulla terra ferma, ero davvero stanchissimo e guardando le stelle, ho capito quanto ero felice in quel momento, e di voler replicare al più presto quella sensazione per tutta la vita.

Che rapporto hai con la moda?

Sono sempre stato uno che non ha mai fatto la corsa al brand per forza, soprattutto al liceo quando invece l’unico obbiettivo per i ragazzini è proprio quello. Ho un rapporto molto stretto con i personaggi quindi anche quando vado in giro cerco di mantenere un filo conduttore, potrei dirti in maniera filosofica che la mia moda varia in base alla mia essenza.

Cosa puoi dirci di “MARE FUORI”, come mai si chiama così?

La serie è ambientata nel carcere minorile ed i ragazzi vedono il mare che sta li di fuori, quindi per uno che ci è cresciuto davanti è una vera e propria sofferenza vedere le sbarre di per sé inoltre non potercisi tuffare amplifica il dolore.

Come è successo che sei anche interprete della colonna sonora di Mare Fuori?

Stavo facendo la doccia e pensavo da Edoardo, il mio personaggio di “Mare fuori”, ed ho iniziato a canticchiare il ritornello di quella che poi ne sarebbe diventata la colonna sonora, uscito dalla doccia ho immediatamente chiamato il mio producer dicendogli di voler fare un demo e provare a vedere che ne sarebbe uscito fuori.

Per gioco l’ho mandata al gruppo chat della produzione della serie e quando son tornato sul set la stavano già cantando tutti.

E su richiesta del regista sono stato ben felice di concedergli il brano.

Hai un nuovo singolo in uscita?

Esattamente, è uscito circa un mese fa ed ora sto cercando di mettere insieme anche l’album, ma preferirei essere notato da qualche etichetta discografica, da non doverlo pubblicare in maniera indipendente. Devo anche dirti che però quando canto uso lo pseudonimo di Icaro, questa è una scelta che ho fatto tre anni fa per distinguere le due cose, quindi se mi cercate su Spotify sapete come fare. 

Sacred Nature: la linea bio-rigenerativa che fa bene al pianeta

Continua il trend della sostenibilità anche per le aziende del mondo beauty. Queste realtà infatti, sono sempre più sensibili all’aspetto Green e oggi più di ieri utilizzano ingredienti a chilometro zero, formule pulite e non testate sugli animali e confezioni riciclabili al 100%. La cosmetica “verde” fa passi da gigante in questo ambito, e il pianeta ringrazia.

Sacred Nature è la nuova linea di Comfort Zone composta da formulazioni bio-rigenerative per viso e corpo concepita per divenire il manifesto dell’impegno del brand sul fronte della sostenibilità. Un sistema skincare efficace, sicuro sulla pelle, e, al contempo, attivo nell’importante missione di rigenerare la Terra, mitigando la crisi climatica che interessa il pianeta.

Questo sistema skincare è concepito sia per pelli giovani che mature, aggredite dal cambiamento climatico e dallo stress ambientale, punta a ripristinare luminosità, tono e la resilienza ottimale della cute grazie all’elevato contenuto di estratti naturali antiossidanti. Inoltre è “bio-rigenerativa”, parte quindi dalla consapevolezza che non è più sufficiente ridurre al minimo l’impatto ambientale ma è necessario contribuire attivamente a rigenerare il pianeta per mitigare la crisi climatica.

Per esempio, lo sviluppo delle formulazioni ha seguito un nuovo approccio orientato a favorire la biodiversità e il principio di circolarità, per l’approvvigionamento delle materie prime sono state selezionate piccole aziende agricole italiane, ma anche il packaging è stato realizzato adottando unicamente vetro trasparente, metalli e carta riciclata, materiali per cui esistono effettivi canali per il riciclo a livello internazionale.

Infine, è complessivamente CO2 negative, grazie all’insieme di scelte progettuali e produttive e alla compensazione della COattraverso l’iniziativa “Ethio Trees”; aderisce a 1% for the Planet: l’1% del fatturato viene infatti destinato a progetti di sostenibilità ambientale e sociale.

Editorial: Inattendue

E’ il gioco dell’espressività che esplode in mirabolanti capriole e istintivi gesti. Libero dalla staticità delle pose e dalle sovrastutture stilistiche, il fotografo diventa il direttore d’orchestra di un assolo Adagio Andante Allegro Vivo.

Photographer Elodie Cavallaro

Special contents director, producer & stylist Alessia Caliendo

Grooming Carla Curione 

New talent Nicolas @ The Lab Models

Styling assistant Andrea Seghesio

Camicia bowling Tintoria Mattei 
Bermuda Cargo cinque tasche Tintoria Mattei 

 

Calze Sarah Borghi, Stringate Soho Renaissance

Pantalone cargo CP Company



Camicia bowling Tintoria Mattei 
Robcap con visiera in pelle Muhlbauer

Disembody: la mostra in cui il corpo diventa protagonista

Si chiama Disembody la mostra fotografica di Manuel Scrima presentata alla Fabbrica Eos a Milano a inizio Ottobre e prolungata fino al 19 Novembre dato il grande successo riscosso durante le ultime settimane.

L’esposizione, a cura di Chiara Canali, raccoglie un corpus di lavori inediti di grande formato (100×100 e 50×50 cm) stampati su lastre di vetro e plexiglass montate assieme, in una sovrapposizione di più livelli che ricreano la complessità dell’immagine finale. Sarà presente, inoltre, un pavimento a mosaico, costituito da un puzzle di 400 mattonelle di pietra tagliate a mano, che riportano le stampe fotografiche con i soggetti creati dall’artista. Le mattonelle sono composte da materiali a base quarzo, prodotte da Stone Italiana, una delle aziende più all’avanguardia nella produzione di quarzo e marmo ricomposto.

Noi abbiamo incontrato il fotografo che ci racconta nell’intervista il suo percorso e l’ispirazione per Disembody, per cui tra l’altro sono previsti degli sviluppi futuri…

Quando hai iniziato a fotografare e con quali intenzioni?

Quando mio padre regalò una macchina fotografica a mio fratello maggiore. Avevo credo 6 anni e andammo subito allo zoo a scattare foto eccezionali: noi con le tigri. L’intento era già quello di creare un mondo immaginario, alla Sandokan. Già i miei primi scatti non erano le banali foto di famiglia, che ad esempio faceva mio padre, ma volevano essere qualcosa di nuovo. Poi, da allora, non ho mai smesso.

Se intendi quando ho iniziato a fotografare a livello professionale, è nel 2006. Terminata l’università ho subito trovato lavoro, un buon lavoro a tempo indeterminato, eppure non ne ero soddisfatto. Con grande disappunto della famiglia e sconcerto degli amici, ho lasciato tutto per andare a vivere in Africa e tentare la carriera di fotografo e regista. Ho passato 3 anni in Africa per fare ricerca su me stesso a contatto con quella che era la cultura più lontana dai miei orizzonti formativi. Ho vissuto tra le popolazioni tribali della Rift Valley (Kenya, Etiopia, Uganda e sud Sudan), la culla dell’umanità, e in questi posti ho toccato con mano la sapienza e la spiritualità. L’incontro con queste culture mi ha fatto riflettere. Chi sono? Cosa voglio? Cosa mi accomuna e cosa mi distingue dai miei simili? Lo scopo della vita è sempre quella di conoscere se stessi.

Cos’è per te la fotografia?

È uno strumento che mi è utile per ricreare qualcosa che ho sognato o immaginato. Qualsiasi soggetto è un pretesto per avvicinarsi al senso della vita. Ma chi sono davvero ancora non l’ho capito. Mia madre è belga, di origini francesi, e mi ha educato in un modo molto diverso dagli altri miei coetanei italiani. Mio padre è arbëreshë, appartenente a una etnia che ha resistito in Italia quasi intatta per 500 anni. Seppur io sia nato in Italia, non mi sono mai sentito del tutto italiano, anche se ho respirato fin da bambino la cultura del nostro paese. Credo che l’incertezza dei riferimenti favorisca la creatività.

Quale macchina fotografica utilizzi e che particolari accorgimenti tecnici usi?

Di solito utilizzo macchine Nikon e mi trovo bene. Per realizzare le foto della serie Disembody utilizzo un grande telo retroilluminato e una luce laterale dura, ad esempio una parabola come diffusore. Ciò che più conta è che tutto sia geometricamente allineato e simmetrico in ogni foto: che l’asse ottico passi esattamente nel centro del cubo che fotografo e che il soggetto sia parallelo al piano focale della macchina fotografica. Una volta che tutto è ortogonale ci si può lasciare andare alla libera ispirazione. Sono pignolo e perfezionista.

In che modo la tua fotografia si rapporta con la cultura classica e umanistica?

È più forte di me: la mia fotografia è sempre ispirata dalla cultura classica o neoclassica. Quando non seguo i canoni di bellezza classici lo faccio consapevolmente per creare un’immagine di rottura, per violare le regole dall’interno. Non posso prescindere dalla mia formazione, dal gusto che ho formato durante l’adolescenza, anche se so che il mondo va avanti e la mia ricerca è in continuo dialogo con il contemporaneo. In fondo, la mia esigenza è anche comunicativa, non è confinata nella torre eburnea dei miei sogni personali. 

Quali sono i fotografi o gli artisti a cui ti ispiri?

Non mi ispiro a fotografi, ce ne sono tantissimi bravi, ma la mia ispirazione arriva dall’arte o a volte dalla musica. Non posso dire di ispirarmi a qualcuno in particolare. Trascorro la maggior parte del tempo in viaggio e quando posso visito velocemente e distrattamente gallerie, musei, città d’arte. Per vedere e assimilare il più possibile. Da bambino ho ereditato da mia madre belga l’amore per la pittura simbolista, misteriosa e inquietante, di Fernand Khnopff. Quando frequentavo il liceo ero fanatico della pop art di Andy Warhol: non avevo il diario dei calciatori, ma quello di Keith Haring. Oggi, complice la sovraesposizione di Internet, devo ammettere di essere piuttosto frastornato da mille cose diverse, senza riuscire a concentrami. Rimpiango la sicurezza di gusto che avevo da adolescente. Non so se peggiorerò o se si arriverò a un momento in cui potrò focalizzarmi ancora come prima della frammentazione culturale indotta dal web.

Cosa significa per te la rappresentazione del corpo nudo?

Ciò che ci accomuna tutti come essere umani è la forma del corpo, ma è anche ciò che ci rende diversi gli uni dagli altri. Il corpo umano è un simulacro, un mondo di perfezione ipnotica. Ne sono attratto. È il soggetto più interessante che io possa immaginare. Non voglio rappresentarlo come è già stato fatto da altri, voglio trovare il mio linguaggio. Per farlo ho fotografato più di 50 soggetti diversi componendo i corpi a formare ideogrammi, maschere, figure casualmente simili alle immagini di Rorschach. 

In che modo la tua ricerca si relazione con il tema dell’erotismo?

Il sesso e la morte sono le pulsioni profonde che governano ogni nostra azione. Ma l’impulso va sublimato! Ecco perché nelle mie foto l’erotismo risulta velato e nascosto. Mi porto dietro un’educazione chiusa rispetto a queste tematiche e inconsciamente disapprovo tutto quello che è ostentato ed esplicito. È infatti la prima volta, con questa mostra, che espongo al pubblico una serie di fotografie di nudo, fotografie erotiche. Per tanti anni ho evitato sistematicamente il tema, finché non ho trovato un modo per me interessante di affrontarlo.

In un’epoca di mercificazione del corpo, vorrei restituire all’anatomia umana il suo erotismo originario.

In che modo la tua fotografia si rapporta con il mondo delle immagini divulgate sui social network?

Questa mostra è anche una protesta contro l’estetica dei social, che vivo e viviamo tutti i giorni. Copro i corpi perché reagisco alla bruttura e alla decadenza delle immagini di oggi e all’estrema esposizione sessuale sui social. Da qui deriva quell’urgenza di classico, di riserbo stilistico, di forma ideale e filtrata, non esposta alla volgarità e all’improvvisazione stilistica. Non sfugga poi che tutte le opere sono quadrate come le foto su Instagram: è come un Instagram censurato. 

La tua professione di fotografo di moda ispira la tua ricerca personale oppure sono due ambiti di lavoro distinti?

Sono cresciuto con il mito di Warhol, che non faceva distinzione tra arte commerciale e arte da galleria. Anche la fotografia di moda rientra nella mia ricerca personale, anzi è fondamentale per creare nuovi stimoli, proprio perché limita la libertà espressiva e comporta uno sforzo maggiore per ottenere ciò che si vuole. Inoltre, il continuo confrontarsi con altri professionisti – stilisti, stylist, art director, scenografi, truccatori – fa crescere e suscita nuove idee. Scherzando dico a me stesso che in questa mostra non ci sono abiti perché ne fotografo già abbastanza. 

10. Cosa ti piacerebbe fotografare in futuro?

Sto preparando l’evoluzione di Disembody. Fotografo sempre quello che prima immagino, cercando di conferire forma a sogni di bellezza lungamente accarezzati. Citando l’Ode a Psiche di John Keats, il poeta romantico innamorato del classico: «Sì, ti costruirò un tempio, in qualche remota regione della mia mente».

I cestisti di Parco Dora: “Non siamo nel Queens ma nella città italiana underground per eccellenza”

Settembre 2020 Parco Dora. Esterno Giorno.

Nell’area postindustriale, fiore all’occhiello del recupero urbano sabaudo, luogo in cui fino agli anni Novanta sorgevano i grandi stabilimenti produttivi della Fiat e della Michelin, vive un esemplare centro di aggregazione spontanea dove l’integrazione, la passione per lo sport e per la musica creano un’atmosfera tutta da documentare. I cestisti di Parco Dora decidono di incontrarsi per fare due tiri poco dopo il lockdown e per avere uno svago nel tran tran quotidiano. C’è chi nella vita studia o sogna di approdare come modello a Milano, chi fa lo chef in uno dei migliori ristoranti di Torino o chi fa il DJ; amici di infanzia, e non, dei quartieri limitrofi, qui ognuno è benvenuto. 

Sono tutti Millenial o della Generazione Z, dall’amatore al giocatore professionista, e li incontriamo in un momento storico in cui il racconto del tessuto sociale multietnico è fondamentale. Moussa Niang, Alioune Moussa Mbodji, Smail Souissi, Kevin Idahosa, Junior Ouattara e Ibrahima Seck si sono divertiti con noi ad indossare le ultime collezioni Fall/ Winter dei migliori brand italiani, tra cui alcuni Made in Turin, proprio come loro.

Special content direction, production & styling Alessia Caliendo

Photographer Matteo Galvanone

Styling assistant Andrea Seghesio

Giacca e pantaloni in denim tie dye MSGM, t-shirt logata Lacoste, sneakers bicolor MSGM, bucket hat Levi’s



Bomber in vinile Slam, kway color block Lacoste, marsupio Marni visto su Zalando.it 


Total look Acne Studios, canotta da basket stylist’s own


Total look Lotto, sneakers urban Giuseppe Zanotti


Felpa con dettagli in tessuto tecnico Fila, felpa con cappuccio e cappello in lana stylist’s own


Giubbino in denim Levis’s per Lego, felpa con cappuccio stylist’s own, occhiale da vista squadrato Pugnale

MIT Parade: occhiali e design, nuovi masterpiece da collezione

Tra le nuove frontiere del lusso c’è l’esigenza di andare al di là dei puri canoni della bellezza, spinti dal desiderio di qualcosa che ci distingua, che ci renda nuovi. Non parliamo solo di stile, ma di elementi che custodiscono una storia più profonda, per concept, materia e luce, da avere un impatto di vera forza e positività sul nostro stato d’animo.

Su questi elementi, si basa lo studio di due fratelli di origini siciliane che hanno fatto della loro ricerca nel campo visivo una vera e propria missione, portando l’energia del sole della loro isola in ogni loro creazione del brand Siens Eye Code. Una vera e propria rivoluzione quella effettuata da Stefano e Roberto Russo, visionari ed eclettici che hanno sovvertito i codici estetici, permeando questi oggetti e chi li indossa, di un carattere magnetico.

Ma in cosa consiste concretamente questa rivoluzione? Nello stabilire un bilanciamento tra l’essere umano e il mondo circostante con la sua energia, attraverso lo studio dei sensi che vengono influenzati, o meglio, resi più forti, più autentici, anche con l’uso di un paio di occhiali fatto di materiali inconsueti, alta tecnologia, arte e artigianato, il tutto funzionale ad ottenere un rapporto esclusivo con l’occhio e quindi la mente con tutte le sue innumerevoli percezioni.

Sono creature di luce, in tutta la loro gamma cromatica, gli elementi della collezione “Here And Now”, attraversando i colori primari dello spettro, fino a raggiungere gli ultravioletti. Il colore viola diviene così inteso come un codice di apertura e connessione tra il fisico e il metafisico, tra il mondo interiore e quello esteriore di chi lo indossa, creando uno stato di balance e armonia.

Here And Now di Siens Eye Code

La perfezione dell’asimmetria è l’elemento che conquista la nostra attenzione, negli occhiali di Emanuele Pugnale. Solo 10 grammi di puro talento creativo, con frontale in acciaio spennellato a mano e naselli sono in titanio e materiale aerospaziale.

Sulla massima copertura punta la mascherina rimeless di Diesel Eyewear, compatta ed elegante, la mascherina in iniettato come le aste in cui è presente il logo. Anima in metallo, design dal fascino rock ma con dettagli per nulla scontati, animati dai codici del design industriale che li proietta verso un nuovo futurismo.

Quando sei un’icona del mondo dell’orologeria come Omega, un logo sul più accattivante degli occhiali non è abbastanza. La precisione è nel Dna dei segnatempo ed esige una cura dei dettagli, tali da rendere quel pezzo riconoscibile fra mille. La ghiera degli orologi accompagna il profilo di questo straordinario esemplare, trasferendo tutta l’anima del brand nella struttura elegante e contemporanea in metallo e iniettato.

Sono passati più di 30 anni da quando il professor Ferdinand Alexander Porsche creò il suo P’8478: il primo occhiale da sole al mondo con lenti intercambiabili. Oggi il suo P’8928, finemente ridisegnato da un nuovo shape, presenta delle lenti performanti, per affrontare ogni condizione di luce. Una simbiosi eccellente tra design e funzionalità, un’attitude sempre fedele al mondo Porsche Design.

Due opposti per i modelli da vista: dalla leggerezza impalpabile di Silhouette con le sue lenti senza montatura, ormai un segno di riconoscimento per il brand, consacrato a questo look che non cede al tempo. Alla montatura spessa, ipercontemporanea di Kime optical, un’imposizione di personalità, severa e sofisticata.

Woc: l’artista made in Turin che ha stregato Virgil Abloh

Special content direction, production, styling & interview Alessia Caliendo

Photographer Matteo Galvanone

Manintown incontra IN ESCLUSIVA Woc, pseudonimo di Flavio Rossi, artista e designer under 30 che indaga gli infiniti valori simbolici ed estetici che l’immagine ha acquisito nell’era contemporanea. Con la sua tecnica a spray, l’artista mette in scena una rassegna mediatica delle immagini apparse nel web e maggiormente discusse dal pubblico, rendendo eterna un’iconografia altrimenti destinata ad essere fagocitata dalla rapidità della comunicazione Internet. Dal 2018, grazie ad un fortuito incontro virtuale, collabora con Virgil Abloh per il brand Off White nella realizzazione di edizioni limitate.

Woc un ibrido tra la generazione Z e i Millenial e l’indagine sulle immagini iconografiche che diventano iconoclaste tratte dai baluardi della generazione anche antecedente. Come si svolge la tua ricerca ispirazionale e come entri nel loop creativo?

Tutto ciò che dalle mie mani può diventare un prodotto artistico è tratto dalle immagini che mi circondano. La ricerca parte dallo scroll sui social, dal web, dalla TV e dall’attualità, con il focus su tutto ciò che può essere viralmente pop. Sicuramente in essa c’è una forte componente tratta dai ricordi dell’infanzia.

Grazie ai social il tuo getto a spray, più dissacrante delle viralità ASMR, è stato notato da Virgil Abloh che ti ha reso uno dei suoi pupilli per la realizzazione delle grafiche per Off White diventando anche un tuo collezionista. Parlaci del vostro connubio artistico.

Nel 2017 mi stavo approcciando al mondo delle sneakers ed enfatizzavo la mia passione disegnando una serie di sketch dedicati ai modelli must have. Ho iniziato a disegnare svariate Nike finchè, grazie alle Air Max, taggando Virgil, ho ricevuto un suo direct. Sin da subito ha apprezzato i miei lavori dandomi una commissione per Off White. Ad ora posso confermare che molte grafiche del brand sono mie e lo stesso è diventato un collezionista del Woc artista.

Non solo Off White ma anche Nike e Slam Jam per il recente lancio delle Slam Jam x Nike Travis Scott’s “Cactus Trails” e ancora la direzione creativa del brand Italia90, quanto sono importanti le collab per un artista poliedrico come Woc?

Ci tengo particolarmente a questo discorso. Secondo la mia visione un artista non è obbligato ad avere una multidisciplinarietà creativa però, al giorno d’oggi, è un bene essere aperti a vari supporti espressivi. I tempi che corrono ci consentono di essere poliedrici portando l’arte in prodotti più “commerciali” che a loro volta ci consentono di dar voce al lato meramente artistico.

Italia90, un brand, un collettivo torinese, nato con l’obiettivo di rendere il connubio arte e moda più contemporaneo di ciò che già viene definito tale. Alla soglia del lancio di PRIMO TEMPO, la sua collezione d’esordio, raccontaci le peculiarità che la rendono unica nel mondo dell’upcycle.

Siamo un gruppo di creativi local dove la figura del leader non esiste. Siamo contaminati da influenze e sinergie nate sin dai tempi del liceo Cottini e diamo frutto alle nostre idee nella maniera più spontanea possibile. Ogni capo porta con sé una piccola storia prestando particolare attenzione all’upcycling. Ricontestualizziamo, ricreaiamo e riplasmiamo senza sosta.

Nonostante abbia un quarto di secolo, WOC ha già all’attivo molte exhibition presso le art gallery più visionarie del nostro Paese. Quali saranno i suoi prossimi step?

Sicuramente proseguirà la collaborazione con NOIR Gallery, la mia galleria di rappresentanza a livello globale. Non ho ancora progetti ben definiti, ma sono ambizioso nel dire che spero in collaborazioni commerciali sempre più importanti.

Pazzi per le jacket potatoes? Tranquilli c’è Dume

Che siate a Torino per piacere o affari è d’obbligo una tappa da Dume, nei pressi del famoso mercato di Porta Palazzo, crocevia di tante etnie, suoni e sapori.

Il giovanissimo chef Andrea, ispirandosi al territorio e alle materie prime locali sperimenta nella versione Made in Italy uno dei classici della cucina anglosassone: la jacked potato. Dal ripieno con le polpette domenicali della nonna alla versione veggie, tutti potranno trovare il proprio ripieno su misura.

“L’approccio gourmet e la particolare cura dei dettagli nella scelta dell’arricchimento del menù, dove spiccano le focacce, il vitello tonnato (abbiamo clienti che vengono solo per assaggiarlo!) e la pasticceria homemade”, spiega Edoardo, zio di Andrea e suo partner in crime, “ci differenziano dalle altre realtà similari. Il sogno potrebbe essere quello di diventare un franchising ma la strada è ancora lunga. La nostra dedizione nella scelta degli ingredienti e la ricerca delle eccellenze regionali ci portano via molto tempo. Siamo, inoltre, molto operativi sui social e il customer care per noi è fondamentale. Pre-Covid era abitudine donare ai nostri clienti una piantina aromatica per ogni recensione.”

Una delle tante coccole, così come la curata selezione musicale che accompagna l’experience culinaria.

Il teatro a Roma riapre con la Sala Umberto

Per la prima volta si torna a teatro dopo il lockdown a Roma e lo si fa con una nuova commedia ispirata al “Gioco delle parti” di Pirandello. I protagonisti sono due colonne portanti del teatro italiano: Gianluca Guidi e Giampiero Ingrassia.

Prima dell’inizio dello spettacolo il produttore Alessandro Longobardi, con la voce rotta dalla commozione, spiega la difficoltà di una stagione così incerta. Tuttavia, la voglia di riprendere una certa normalità oramai lontana era talmente forte da mettere insieme tutti, anche se a personale ridotto, con l’idea di regalare momenti di evasione e spensieratezza, di cui tutti quanti noi abbiamo tanto bisogno. Il distanziamento rende il teatro il posto più sicuro dove poter godere dello spettacolo; può sembrare strano all’inizio, ma poi capisci che ci si può abituare a tutto pur di poter gioire come un tempo, che sembra anche troppo lontano.

Lo spettacolo è meraviglioso, unico ed ironicamente superbo, interpretato Guidi ed Ingrassia, che proprio a pochi giorni dal debutto erano stati interrotti a causa pandemia. L’emozione di entrambi a fine spettacolo è decisamente arrivata al cuore di tutta la sala. Sapete che cosa vuol dire rimanere fermi per otto mesi, ecco la risposta la avrete solo rivivendo la magia del teatro.ù

La trama: Siamo in prova, sul palco dove dovrebbe andare in scena “Il gioco delle parti” di Pirandello. Maurizio, il regista dello spettacolo, sta aspettando un tecnico per il montaggio e il puntamento delle luci, ma si presenta Carmine, un siciliano di mezza età, indolente che non sa nulla dello spettacolo. Passando dall’irritazione all’interesse, Maurizio è costretto a ripercorrere tutto il testo per farglielo capire e la discussione gli fa nascere l’idea di una regia pulp. Tanti i personaggi dello spettacolo che sono intervenuti per sostenere gli amici in scena, da Pino Strabioli, Alda D’Eusanio, Christian De Sica, Fabio Canino, Claudio Insegno, Giorgio Borghetti e Lorella Cuccarini.

AllegroItalia Golden Palace, una struttura che strizza l’occhio alle eccellenze del Made in Italy grazie alle imperdibili suite tematiche

Ma la vera novità che lo rende unico nel suo genere sono le suite tematiche arredate in collaborazione con i più famosi brand italiani. Si tratta di appartamenti interattivi situati tutti sul quinto piano dell’edificio Golden ONE, ovvero il Business Floor, accessibile esclusivamente con il pass. 

Credits: Robert Emmet Bright e Alessandro De Crignis

Credits: Robert Emmet Bright e Alessandro De Crignis

Noi di Manintown li abbiamo visitati per voi:

Superga 2750

Un’esplosione di colori e giochi incentrati su un’icona del design italiano: la Suite Superga 2750 nasce dalla collaborazione di Allegroitalia con l’azienda produttrice della prima scarpa da tennis al mondo con suola in gomma naturale vulcanizzata, creata a Torino nel 1925.  

Del Cioccolato (Gobino)

La Suite del Cioccolato si sviluppa su una superficie di 55 mq ed è realizzata in collaborazione con Guido Gobino. Si tratta di uno spazio innovativo per offrire un’esperienza sensoriale golosa all’insegna dell’autentica ospitalità italiana.

For Maserati

Pensata per tutti gli amanti dell’automobilismo italiano di lusso, si compone di una zona living con gioco di arredi storici, pezzi unici per vivere e toccare con mano la storia e la cultura dell’automobile sportiva, e di una zona notte, per trascorrere un’emozionante soggiorno tra i ricambi originali Maserati da scoprire, come una vera caccia al tesoro, tra gli arredi.

Venini

Non una semplice camera ma una vera e propria rassegna delle opere dei più importanti mastri vetrai dello storico brand muranese. Un percorso visivo che si snoda fra tutti gli spazi della suite: dal salotto ai corridoi, dai bagni alla camera da letto, illuminata dall’originalissima lampada ad abaco.

Prosecco Bottega Gold

Un viaggio interattivo alla scoperta del territorio con degustazioni in camera. Tutti gli spazi, dall’ampio soggiorno al bagno in marmo, respirano di aromi e sensazioni uniche, rievocando suggestioni dei filari indorati dalla luce del sole. 

La Civiltà di Confucio

La suite la Civiltà di Confucio nasce in collaborazione con l’Istituto Confucio dell’Università di Torino con l’intento di diffondere la cultura cinese grazie ad un ambiente che possa far immergere l’ospite nella tradizione di questo Paese.

In studio con l’architetto: i tips per una casa instagrammabile

L’estetica di Instagram ci insegue ormai giornalmente. Tutto diventa instagrammabile, anche le nostre case. Per scattare delle belle foto in grado di attirare l’attenzione dei nostri follower allora, dobbiamo essere i primi ad amarle e a saperle valorizzare.

Abbiamo chiesto qualche suggerimento creativo all’Architetto Filippo Chiesa Ricotti, ( @filippochiesaricotti) fondatore dello studio di architettura e interior design GruppoTre (@gruppotrearchitetti). Dopo aver concluso due settimane alla Milano Design City dentro il “touch point” di Archiproducts Milano, dove trasmettere la bellezza degli interni (anche attreverso i social) si è rivelato quanto mai importante, ci svela alcune dritte per avere una perfetta #dreamhouse. 

Photo credits: Filippo Chiesa Ricotti


#coolness. La foto perfetta lo è anche perché il soggetto vale davvero la pena di essere immortalato. Avere un pezzo di design iconico da fotografare come un oggetto vintage unico o un quadro stravagante può diventare il punto focale dello scatto acchiappa like!

#instaflower. Se i colori sono in palette, la foto è ben bilanciata, tutto è ordinato ma manca ancora qualcosa, piante o fiori freschi possono essere l’elemento per lo scatto perfetto! Il tocco di verde o di colore, così come una bella pianta ci fanno stare bene in casa e donano un aspetto unico alla foto.

#nordicstyle. Il bianco prorompente dello stile nordico ha invaso da tempo Instagram e Pinterest. Il fatto che abbia tutto questo successo lo si deve alla sua grande presenza nelle immagini, infatti dona alle case una luminosità che abbinata al calore del legno ci fa subito sentire a nostro agio.

#ihavethisthingwithfloors. Se amate pavimenti e foto dall’alto andate davvero sul sicuro. L’unica accortezza è che tutto sia ordinatissimo. Nello scatto dall’alto, un bel pavimento protagonista della foto, magari con i vostri piedi, sarà l’ingrediente vincente per il post social.

#bathroomstyle. Il bagno è certamente un luogo instagrammabile. Le vasche freestanding sono molto scenografiche, ma anche le docce grandi e particolari risultano sempre molto invidiate! Questa stanza può avere molto carattere se decorata con bellissime piastrelle geometriche, essere elegante e senza tempo con il marmo, oppure minimal in resina. In questo modo lo stile sarà unico e se l’ambiente è ordinato diventerà un set perfetto per gli scatti più belli.

#vintage. Avere in casa arredi e oggetti vintage e dal fascino retrò è un vantaggio in più per raccontare l’atmosfera con stile, soprattutto se si riesce a creare contrasti con elementi di design contemporaneo e più moderni. L’effetto ottenuto sarà quello di un ambiente dotato di una forte personalità e originalità.   

LabSolue, la biblioteca olfattiva del Magna Pars Hotel di Milano

C’è chi uccide per crearne uno, come nel romanzo bestseller di Patrick Suskind; chi lo porta con sé tra le lenzuola, come la divina Marilyn; chi lo utilizzava per riti sacri, come gli Antichi Greci: stiamo parlando del profumo, accessorio fondamentale e voce specchio della personalità.

Per celebrare il profumo, il brand LabSolue ha dato vita ad una vera e propria Biblioteca Olfattiva, un laboratorio ricco di preziosi oli essenziali, ampolle da strega e provette da chimico, una badiale raccolta di profumi ispirati al territorio italiano presentati nella speciale occasione della Milano Fashion Week 2020.

L’esclusivo laboratorio, nella moderna cornice del Magna Pars Hotel di Milano, nasce per volere di Giorgia ed Ambra Martone, sulle tracce di Marvin, storico marchio cosmetico di famiglia fondato nel ’45 dal nonno Vincenzo Martone; un magico luogo dove affondare naso e cuore, una finestra sul mondo dei ricordi, un viaggio sensoriale del tutto personale. All’arte dell’antica farmacia, dna del brand, si unisce il bisogno di bellezza e distinzione, quella ricerca che a volte dura tutta una vita, in cui il profumo diviene estensione del sé e del proprio stile, una caccia al tesoro che gli specialisti del laboratorio Labsolue potranno portare a buon fine.

Percorrerete le quattro isole del Laboratorio, iniziando dai delicati aromi fioriti, passando tra le piante fruttate e aromatiche, per finire nei maschili sentori caldi e legnosi. Padronale l’armadio in legno ispirato al memorabile laboratorio farmaceutico di Marvin, custodisce pezzi d’epoca degli anni ’50 e ’60 appartenenti all’archivio di famiglia. Accomodàti sulle eleganti poltroncine in velluto senape e bordeaux, sfogliando volumi da collezione in tema, potrete partecipare all’incantevole preparazione del vostro profumo, la miscela giusta LabSolue che contenga tutti i vostri ricordi.

Conservata in un vaso di vetro ambrato, la vostra fragranza sarà impreziosita da un’etichetta realizzata con vecchi clichet artigianali con decori a caldo e da un tappo in vetro smerigliato con uno speciale sigillo dove è raffigurato un alambicco contenente la lettera “M”, logo storico di Marvin. Tutta la Linea LabSolue si compone di Eau de Parfum, diffusori, candele e i prodotti sono tutti re-fill re-use. E inoltre LabSolue Perfume Laboratory ha recentemente aperto un suo spazio nel cuore del centro storico di Roma, in Via di Monserrato, un luogo magico per uno shopping tutto all’insegna dell’artigianalità artistica e della ricerca.

                                                                   

Nulla sveglia un ricordo quanto un odore – Victor Hugo

Chignon maschile: come farlo e come mantenerlo fermo

Chi pensa che lo chignon sia una prerogativa dell’hairdressing femminile dovrà ricredersi. Questo mito è stato sfatato da tempo e il man bun è a tutti gli effetti l’acconciatura più cool e più amata dagli uomini con i capelli lunghi. A tratti hipster, a tratti macho, ma anche un po’ samurai.

Lo chignon consente agli uomini “capelloni” di mostrare i lineamenti del viso, ma anche di avere un’acconciatura perfetta per le occasioni mondane e gli eventi formali, in cui vanno bandite le chiome selvagge e disordinate. Ma come si realizza uno chignon maschile? Scopriamolo insieme.

Come realizzare uno chignon maschile

Sfoggiato con fierezza dai divi di Hollywood sul red carpet (da Jason Momoa a Chris Hemsworth) e dai calciatori dentro e fuori il campo (Zlatan Ibrahimovi docet), lo chignon maschile dona praticamente a tutti. Biondi o bruni, capello liscio o mosso, chioma afro poco importa, l’importante è realizzare un man bun a regola d’arte e l’effetto sarà wow.

Fondamentale è realizzarlo sui capelli puliti per evitare effetto trasandato e selvaggio. Se avete capelli mossi o crespi, consigliamo di passare la piastra sulle lunghezze e rendere così la chioma lucida, morbida e “domabile”.

Il secondo step prevede di fare una coda (alta o bassa a seconda che si voglia uno chignon alto o basso all’altezza della nuca).

Il terzo step consiste nell’annodare la coda su sè stessa aiutandosi con l’elastico.

Se preferite un look più sofisticato (in caso di un matrimonio o un evento importante), potete applicare un prodotto gel o crema per rendere lucida la chioma (effetto wet come dice l’hairstylist) e garantire anche una maggiore tenuta.

Se invece l’occasione è informale (un party in spiaggia o una passeggiata al parco), allora andrà bene anche un man bun trasandato con ciocche che escono ribelli dallo chignon.

Attenzione alla barba che deve essere ben curata e mai trasandata (l’effetto uomo della giungla è sempre dietro l’angolo) se volete sfoggiare un’acconciatura con chignon.

Il risultato di un man bun ben riuscito? Spirito selvaggio e vena sexy garantita. Il tocco in più? Lo scrunchie, il fermacoda in velluto o in stoffa abbinato all’outfit.

Come curare i baffi: 5 mosse per averli impeccabili

Se nell’antichità la loro forma era un simbolo di status sociale, oggi i baffi sono un trend di stile che esprime molto della personalità di un uomo. Un paio di baffi ben curati possono essere il tocco in più che dona fascino, audacia e sex appeal ad un uomo.

Che sia classico folto o leggero alla Salvator Dalì, i baffi sono un’icona di stile. In Oregon ogni anno si tiene il Campionato Mondiale di Barbe e Baffi dove vengono sfoggiati i più bizzarri provenienti dai quattro angoli del globo. Come curare i baffi per averli ordinati e impeccabili? Ecco i nostri consigli

5 mosse per avere baffi impeccabili

C’è da premettere che rispetto alla barba, i baffi richiedono più impegno: una volta alla settimana vanno sistemati e c’è bisogno anche di una maggior pulizia. In commercio sono disponibili numerosi prodotti per la cura dei baffi.

Il primo step è quindi la pulizia quotidiana con un prodotto specifico. Esistono balsami con o senza risciacquo, shampoo (sapevi che i baffi vanno lavati?), ma anche creme e cere che aiutano a fissare la forma.

Il secondo step è dotarsi degli strumenti adatti per sistemarli. L’ideale è una forbice corta di 4-5 cm. Puoi servirti di una lametta per pulire i baffi nel punto di incontro tra labbra superiore e inferiore.

Il terzo step è sfoltire i baffi. Dopo averli accorciati in modo omogeneo con la forbicina ad hoc, mantenendola perpendicolare al viso, è necessario sfoltirli con il regola-barba.

Il quarto step è pettinare i baffi per verificare che ci sia qualche imperfezione da sistemare.

Infine il quinto step è fissarli con una cera apposita che garantisce una tenuta ottimale.

Stili di baffi

Esistono diversi stili di baffi tra cui scegliere in base al proprio gusto personale:

  • Chevron: poco elaborato e facile da mantenere, questo stile classico e dall’effetto naturale è stato reso celebre da Tom Selleck.
  • BeadStache: si tratta del tipo di baffi precedentemente visto uniti a una barba corta di 5 millimetri.
  • Baffo inglese: richiede tanto tempo e tanta manualità. SI addice meglio a una barba folta. Per l’effetto appuntito sulle estremità serve una cera.
  • A manubrio: è il baffo all’inglese ma allungato
  • A ferro di cavallo: forte e audace, è lo stile di Hulk Hogan o Samuel L. Jackson nel film Pulp Fiction
  • A penna: reso celebre in epoca moderna da Brad Pitt

Come curare un tatuaggio: 6 consigli importanti da seguire

La cura di un tatuaggio appena fatto è davvero molto importante per scongiurare l’insorgere di infezioni. Possiamo dire che la parte di pelle appena tatuata ha subito un trauma ed è particolarmente delicata, quindi dobbiamo dedicarle attenzione e soprattutto fare le mosse giuste utilizzando dei prodotti specifici.

Vi diamo 6 consigli per far sì che il vostro tatuaggio guarisca velocemente e perfettamente.

6 consigli per curare un tatuaggio

1 come comportarsi subito dopo aver fatto un tatuaggio

Non rimuovere la pellicola prima di 3-4 ore dalla fine della seduta. In questo modo la pelle resterà idratata e riparata dallo sporco e dalla polvere. Con le mani pulite e disinfettate, eventualmente con l’aiuto di acqua tiepida, si può iniziare a rimuovere la pellicola ed asciugare con un asciugamano pulito la zona tatuata, facendo attenzione a non sfregare. Applicare la pomata o la crema antibiotica, se non fornita direttamente dal tatuatore, fatevi consigliare da lui quale acquistare in farmacia. Ripetere l’operazione almeno 2-3 volte al giorno.

2 far guarire in fretta il tatuaggio

Per una corretta guarigione ci vogliono almeno 10-20 giorni, in questo periodo è consigliato lasciare respirare la pelle, quindi evitate di tenere la pellicola per giorni e giorni dopo. È importante che si protegga la zona da sfregamenti e che non entri a contatto con elementi che provochino infezioni, ma è altrettanto importante che cicatrizzi correttamente.

3 cosa indossare

Nei giorni immediatamente successivi al tatuaggio, come appena detto, è importante lasciar respirare la pelle. Ovviamente non sempre si può lasciare la parte tatuata scoperta, quindi nel momento in cui avete la necessità di coprirlo, fatelo con garze e bende traspiranti e sterili e scegliete abiti in tessuti naturali e anallergici, come il cotone.

4 fare la doccia quando si ha un tatuaggio appena fatto

Per lavarvi preferite docce brevi finchè il tatuaggio non è guarito ed utilizzate un sapone dal pH neutro, onde evitare di irritare la zona recentemente tatuata. Ovviamente siate super delicati sul tatuaggio.

5 cosa fare se si formano delle crosticine

È abbastanza normale che nel processo di cicatrizzazione del tattoo si formino delle crosticine. Nel caso si formino, non toccatele, ma aspettate che cadano da sole. Evitate anche di grattarvi, anche se sentite prurito (che è del tutto normale ad un certo punto della cicatrizzazione), piuttosto applicate una crema lenitiva.

6 Come comportarsi in estate

Se avete appena fatto un tatuaggio evitate per qualche tempo sport acquatici ed esposizioni al sole. Quando deciderete di farlo, anche quando il tatuaggio è completamente guarito, prediligete delle apposite creme protettive, o creme solari con spf 50. Vi consigliamo di applicare la crema, se waterproof ancora meglio, almeno 30 minuti prima dell’esposizione al sole di modo che gli attivi siano ben assorbiti dalla pelle. Subito dopo il bagno riapplicate la crema il prima possibile, anche se resistente all’acqua. Subito dopo l’esposizione al sole è opportuno reidratare la pelle con una crema idratante senza profumo e poco aggressiva per mantenere i colori brillanti.

Septum piercing: tutto quello che c’è da sapere

Da qualche anno impazza la moda del septum, un anello che fuoriesce da entrambe le narici del naso, e che tanto piace soprattutto al pubblico più giovane. Tutti ci siamo chiesti se sia un punto particolarmente delicato da perforare e se e quanto possa essere doloroso. In questo articolo, vi raccontiamo tutto ciò che c’è da sapere sul septum piercing.

Cos’è il septum piercing

Il septum piercing, è un piercing che prevede la foratura della membrana che divide le due narici. La perforazione, quindi, a dispetto di quanto potrebbe sembrare dal nome, non avviene sul setto nasale vero e proprio, ma su una zona di connessione di tipo “molle” e non ossea.

Ciò non significa, però, che le cose vadano prese alla leggera. La forma e la conformazione del naso, e della parte interessata, cambiano da persona a persona, il piercer deve fare perciò molta attenzione a dove e come effettuare l’operazione (sì, è paragonabile ad una piccola operazione) affinchè non ci siano complicazioni.

Innanzitutto quindi vi consigliamo di rivolgervi ad un professionista, che vi accolga in uno studio e che siate certi segua tutte le norme igieniche ed utilizzi solo materiali sterili ed adeguati.

Come si esegue il septum piercing

La procedura è di per sé rapida e non prevede la fuoriuscita di sangue. Di norma, il piercer, con una speciale pinza chirurgica, stabilizza la parte di membrana interessata. Dopodichè con un ago sterile, rivestito di un tubo (anch’esso sterile) perforerà la membrana che collega le due narici. Una volta fatto fuoriuscire l’ago, si passerà all’inserimento dell’anello anallergico. 

Quali sono i rischi del septum piercing e come si disinfetta

La procedura non è pericolosa, ma, come già accennato, si tratta di una zona delicata del volto, quindi è possibile che si soffra qualche fastidio e gonfiore nei giorni successivi. Ciò che si deve scongiurare è il rischio di infezioni. Per questo è opportuno che la zona venga tenuta pulita e disinfettata attraverso l’uso di una specifica soluzione salina. Durante i primi giorni sono del tutto normali delle secrezioni bianche, segno della cicatrizzazione corretta della ferita.

Consigliamo sempre di rivolgersi al proprio medico nel caso in cui ci si renda conto che c’è qualcosa di anomalo.

È sconsigliato cambiare l’anello inserito dal piercer prima che sia passato un mese dall’operazione, ed è sempre opportuno che si scelgano materiali anallergici.

Come pulire il septum piercing

Si dovrebbe pulire il piercing almeno due volte al giorno attraverso un batuffolo di cotone imbevuto di soluzione salina che va tamponato delicatamente attorno a tutta l’area del septum. Le eventuali crosticine vanno prima ammorbidite con la soluzione salina, e poi, eventualmente rimosse. Durante la pulizia l’anello dovrebbe essere mosso delicatamente da un lato all’altro. Nel momento in cui sarà possibile rimuovere il piercing, perché guarita completamente la ferita, allora la pulizia riguarderà anche l’anello.

Quanto costa un septum piercing?

L’operazione costa solitamente attorno ai 60€, ai quali va aggiunto il costo del gioiello che sarà inserito all’interno del foro. vi consigliamo di acquistarne uno anallergico e di buona qualità, il piercer di certo potrà aiutarvi nella scelta.

Capodanno: 3 mete per una pausa relax

Brindisi di mezzanotte in acqua tra coccole e totale relax? Quest’anno per Capodanno, al classico cenone e alla festa in piazza, scegli un festeggiamento rilassante per allentare lo stress ed esorcizzare il nuovo anno che ti aspetta.

Un Capodanno alla SPA è la scelta giusta per le coppie e per chi desidera rilassarsi e trascorrere momenti speciali in dolce compagnia. Romanticismo, raffinatezza e tranquillità sono la ricetta perfetta per la notte di San Silvestro.

In Italia da nord a sud c’è una vasta scelta di strutture benessere e anche tanti pacchetti offerte tutti da scoprire. Il nostro consiglio è di scegliere una struttura che coniuga il benessere del corpo con la bellezza della location.

3 mete per un capodanno relax

Capodanno in Spa in Toscana

La Toscana è una regione ricca di proposte interessanti per l’ultimo giorno dell’anno. Per chi non desidera allontanarsi da Firenze consigliamo il centro benessere e spa Asmana Wellness World con piscine interne ed esterne, un pool bar, saune secche ed umide, area relax e un vero e proprio hamman. Altrettanto bello è l’Hotel Villasanpaolo dove il Capodanno si festeggia in acqua. Il pacchetto include il cenone, il pernottamento, kit di benvenuto e massaggi.

Capodanno in Spa in montagna

Per chi ama la neve e non vuole rinunciare al piacere dell’ultima sciata dell’anno, perché non scegliere una spa in montagna? Fuori nevica, ma il Capodanno si trascorre al caldo in una bella sauna o piscina rilassante. La meta ideale sono le Terme di Merano in Alto Adige con ben 25 piscine e numerosi trattamenti benessere adatti per tutte le esigenze. Favolosa è l’immensa area saune dove trascorrere momenti intensi di piacere tra getti aromatizzati, cromoterapia, percorsi vitali (c’è persino una sala piena di neve dove provare l’ebbrezza del freddo con il corpo riscaldato).

Capodanno alle Maldive

Per chi detesta la neve e il freddo e vuole trascorrere l’ultimo dell’anno in totale relax, può optare anche per una bella vacanza di mare in un resort alle Maldive dove brindare in tutta tranquillità a mezzanotte in bikini dopo aver preso la tintarella tutto il giorno! Un’esperienza assolutamente da provare almeno una volta nella vita.

Pedicure uomo: come curare i piedi di lui

Sempre più uomini dedicano grande attenzione al proprio benessere e al proprio aspetto fisico. Non solo la manicure, ma anche la pedicure non è più una fissa esclusivamente femminile. Cari uomini se vi state chiedendo come fare la pedicure uomo ecco i nostri consigli e vi troverete senz’altro dei piedi da urlo.

Come fare la pedicure maschile

La pedicure uomo non si differenzia in realtà da quella femminile, se non fosse per l’unica eccezione che gli uomini difficilmente usano colori vivaci sulle unghie, ma un semplice smalto lucido trasparente a parte in rari casi dove l’uomo adora vedere le unghie dei propri piedi colorate!

Il lavoro perfetto si sa lo fa l’estetista esperta del settore, ma quando non è possibile ecco in soccorso il fai da te in pochi semplici passi.

Step by step di una pedicure uomo perfetta

Il primo passaggio da fare è l’esfoliazione piede per piede. Potete anche usare lo scrub corpo. I granuli levigano la pelle rendendola immediatamente più bella e liscia. Questo step è necessario per preparare i piedi alla pedicure vera e propria.

Il secondo step è il pediluvio. Per farlo basta riempire d’acqua calda una bacinella ed aggiungere un cucchiaio di sale grosso o zucchero di canna e qualche goccia di olio essenziale di eucalipto, tea tree o lavanda. Oltre che purificativo sarà anche molto rilassante! Se soffrite di duroni o calli è bene fare un pediluvio ogni sera in acqua tiepida per 15-20 minuti. E’ necessario tenere in ammollo i piedi per 10 minuti e poi usare una pietra pomice per levigare talloni e le parte più ruvide. Non sfregare mai i piedi con asciugamano ma tamponare!

Il terzo step è la lima. Non usate tagliaunghie o forbicine che rovinano le unghie, ma limate in modo orizzontale le vostre unghie per accorciarle.

Il quarto step riguarda le cuticole. Non vanno tagliate, ma semplicemente spinte indietro con un bastoncino, ma bisogna fare attenzione per non rischiare microlesioni.

Quinto step lo smalto. Qui la scelta è molto personale uno smalto lucido trasparente e anche  rinforzante va bene a tutti. In caso di infezione da funghi bisogna usare un apposito smalto acquistato in farmacia.

L’ultimo e sesto step è la crema piedi. L’ideale è usarne una con menta o tea tree o timo per un effetto anche rinfrescante e antimicotico. Si può anche usare olio di mandorle dolci e massaggiare i piedi. Il risultato saranno piedi curati, morbidi e sani.

Tequila: 3 cocktail da preparare per occasioni speciali

Già solo nominandola, si immaginano sole, spiagge e palme sotto la cui ombra si può sorseggiare un cocktail ghiacciato. In effetti, questo antico distillato derivante dall’agave, è un simbolo del calore e dello stile di vita messicani. Molti sono i cocktail nati partendo proprio dalla Tequila come base alcolica, di seguito vi diamo le tre ricette evergreen (e ve ne raccontiamo una breve storia), per cocktail classici, ma che riscuotono sempre un gran successo.

3 cocktail con la tequila

1 Margarita

Non potevamo non partire dalla bevanda nazionale, il Margarita. Mescolate 3,5cl di Tequila, 2cl di Cointreau e 1,5cl di succo di lime. C’è chi è pro, chi contro l’uso dello shaker, quindi, a voi la scelta. Servite su un bicchiere con i bordi ricoperti di sale e godetevi la serata.

La storia del Margarita, però non è così lineare. Una delle leggende narra che nel 1941 Don Carlos Orozco inventò questa bevanda in onore di Margarita Henkel, figlia dell’ambasciatore tedesco. La seconda, invece, racconta storia di Carlos Herrera, detto “Danny”, che inventò questo cocktail per l’attrice Majorie King. Infine, l’aggiunta del sale sul bicchiere, viene attribuita a Margaret Sames., nel 1948.

2 Tequila sunrise

Se state pensando di andare ad Acapulco o a Cancun, preparatevi ad essere accolti, come da tradizione, da un bicchiere di Tequila Sunrise.

Nato in realtà nell’Arizona degli anni Trenta, il Tequila Sunrise è stato creato per un cliente che voleva ricordare l’alba sul deserto. Gene Sulit, l’inventore, ebbe la geniale idea di sostituire il Rum con la Tequila. La ricetta moderna, però nasce negli anni settanta in California, e prevede 4,5 cl di tequila, 9cl di succo di arancia, 1,5 cl di granatina (bibita analcolica a base di melagrana. Così preparato, il Tequila Sunrise venne servito a Mick Jagger nel 1972, che ne rimase così colpito da dedicargli un tour, Cocaine& Tequila Sunrise Tour, che ne consacrò la fama.

3 Long Island Ice Tea

1,5 cl di vodka, gin, tequila e rum bianco, con aggiunta di Triple Sec, 3cl di sciroppo di zucchero, 2,5 cl di succo di limone e una goccia di cola. Il nome deriva dal sapore di tè freddo che gli conferiscono gli ingredienti analcolici, ma come avete visto dai primi ingredienti, il Long Island è tutto fuorchè analcolico. Proprio per l’associazione di sapore al tè freddo, si pensa che sia nato per eludere i controlli durante gli anni del proibizionismo, ma non è così. Sembra più verosimile la storia che vede Robert Butt come padre di questo cocktail, nel 1970.

Design & innovazione al Salone Nautico di Genova

E’ considerato l’appuntamento più rappresentativo di un settore che rappresenta l’eccellenza del Made in Italy con oltre oltre 200mila metri quadrati quasi interamente all’aperto tra terra e acqua a disposizione e 5 aree espositive: area TechTrade dedicata alla componentistica e agli accessori, Sailing World dedicata alla vela, Boat Discovery per i motori fuoribordo, Yacht e Superyacht e area Living the Sea. Questa è stata un’edizione davvero speciale, non solo è il primo appuntamento fisico del settore in periodo post Covid-19, ma il salone festeggia anche i 60 anni. L’evento – organizzato da Confindustria Nautica, l’Associazione di categoria aderente a Confindustria che dal 1967 ha la rappresentanza istituzionale di tutta la filiera della nautica da diporto – ha ospitato i più importanti nomi della nautica mondiale. Per le imbarcazioni a motore sono stati presenti Amer Yachts, Arcadia, AzimutBenetti, Gruppo Ferretti con la FSD – Ferretti Security Division, Gruppo FIPA, Pardo, Princess, Sanlorenzo, Sunseeker, VanDutch; per la vela, Beneteau, Dufour, Hanse, Jeanneau, Nautor’s Swan, Mylius Yachts, Solaris e Vismara. Una nuova area sarà dedicata alle Superboat.

Tantissime le novità presentate e le novità in cui innovazione tecnologica e design sono protagoniste, mentre si registra una prima attenzione verso la sostenibilità. Nelle contaminazioni con il design è stato l’atteso Magellano 25 Metri presentato da Azimut Yachts, un progetto nato dalla collaborazione con Vincenzo De Cotiis, artista e architetto di fama internazionale, che ha disegnato gli interni della barca in linea con il suo inconfondibile linguaggio. Lo yacht si caratterizza anche per l’uso diffuso del carbonio e si avvale delle più recenti tecnologie, come il sistema di sanificazione attiva dell’aria basato su un brevetto della NASA e la funzionalità Hotel Mode che garantisce prolungate soste in rada a zero emissioni. L’incontro con Vincenzo De Cotiis nasce, tra le altre cose, da un comune legame con la vetroresina: imprescindibile materiale costruttivo per Azimut Yachts e materiale tra i più amati dall’artista. In questo yacht la vetroresina conosce una nuova vita diventando elemento di design. Altro progetto d’interni firmato dallo studio newyorkese Bonetti/Kozerski Architecture per il nuovo modello Oasis 40 M di Benetti. Il superyacht Oasis 40M è la nuova ammiraglia del Salone, nonché la barca più fotografata grazie all’incredibile beach area a poppa che diventa un’elegante lounge con infinity pool. Lo yacht si sviluppa su 4 ponti con 5 cabine per 10 ospiti e 4 cabine per 7 membri dell’equipaggio. E non potevano mancare le barche trasformabili di Evo Yachts che ha presentato in anteprima mondiale il suo nuovo progetto: Evo R6 Open. Lungo 18 metri, questo modello è dotato di ampi spazi per vivere il mare all’aria aperta. Rispetto alla versione classica, il nuovo Open si distingue per un roll-bar in acciaio, composto da un alettone sospeso che funge da collegamento tra i due montanti: il risultato è un’imbarcazione ancora più sportiva e che comunica una maggiore idea di leggerezza. L’elemento caratterizzante è la zona beach lounge con le sponde laterali ‘XTension’ che, aprendosi sul mare, aumentano lo spazio a disposizione di ben il 40% e consentono di creare nuovi scenari di vita, oltre che di realizzare uno spazio che può accogliere un tender di 2,85 metri di lunghezza.

Al Salone Nautico di Genova anche alcuni importanti debutti come Antonini Navi, che nasce da un cantiere attivo nella produzione di piattaforme petrolifere, poi specializzatosi nella carpenteria e lavorazione dell’ alluminio, fino a quando dieci anni fa circa la nuova generazione della famiglia Antonini ha fatto evolvere l’azienda. Questo ha portato anche alla trasformazione di un cantiere del Muggiano a La Spezia – uno dei più grandi con vista mare sul territorio – per dare vita a un progetto di super jacht personalizzabili. Al Salone Nautico di Genova Antonini ha presentato i modelli in scala di UP40 Crossover e U4P0 Explorer, i due concept che saranno realizzati grazie a una piattaforma modulare in acciaio con cui è possibile scegliere la tipologia dello yacht durante il processo costruttivo. Entrambi i concept sono caratterizzati da un design armonioso e innovativo e progettati da Fulvio De Simoni, pluripremiato architetto che ricopre un ruolo di primo piano nel team del cantiere. Così ha commentato Aldo Manna,  Partner e Sales Director di Antonini Navi: “Il boat show ligure, che ospita i principali protagonisti del settore nautico, rappresenta per noi la location ideale per illustrare il nostro progetto. Partendo da un Gruppo solido, con un importante bagaglio di conoscenze tecniche e commerciali nel mondo dei superyacht, e dalla posizione strategica del Golfo di La Spezia, il nostro Cantiere mira a conquistare questo settore grazie a un’offerta basata su affidabilità, competenza ed esperienza ai massimi livelli. Grazie alla flessibilità del metallo, materiale customizzabile al 100%, noi partiamo da un foglio bianco e grazie ai nostri tecnici e interior designer possiamo realizzare tutte le richieste dell’armatore”.

Guardano alla sostenibilità Amer Yachts che lo scorso anno ha iniziato il suo cammino di riduzione della vetroresina introducendo nella propria produzione il composito con la fibra sostenibile e riciclabile Filava stampando la timoneria del nuovo F100 e progettando un’implementazione del nuovo materiale nella componentistica di bordo del nuovo Amer 120 che sarà varato nel 2021. Il COVID 19 ha rallentato i test di certificazione, tutt’ora in corso in ENEA con la collaborazione di RINA, per l’inserimento di FILAVA nel capitolato standard di costruzione del composito, ma lo stop forzato non ha fermato Amer Yachts nel proseguire la sperimentazione insieme agli storici stampatori creando una sezione di poppa del progetto di scafo completo disegnato da Massimo Verme che sarà realizzato interamente in Filava e parteciperà al Solar and Energy Challenge dello Yacht Club di Monaco nel 2021. Ma le novità non sono finite. Grazie alla collaborazione con la SEALENCE, questa nuova proposta di Amer yacht si arricchisce dei jet elettrici DeepSpeed, presentati al Salone di Genova 2019 e che rappresentano una delle propulsioni più evolute oggi sul mercato, in grado di raggiungere un altissimo livello di efficienza energetica, impensabile fino ad ora.

E sempre nell’innovazione green è la prima barca a idrogeno h2boat, che ha riscosso forte attenzione, visto che il mondo nautico è tra i più impattanti sull’ambiente. Grazie a un brevetto italiano sviluppato dall’Università di Genova è stato realizzato un sistema che accumula l’energia per i servizi di bordo e la propulsione tramite un impianto a idrogeno. Un progetto ambizioso e in via di sviluppo che potrebbe rendere l’intero settore meno inquinante.

Video Render di Antonini Navi Utility Platform 40–UP40 – Il nuovo brand del gruppo spezzino presenta uno scafo modulare adattabile a tre diversi tipi di superyacht

Thanks to @gonuts_communication @salonenauticogenova

Brand alert: VALENTINO GARAVANI ROCKSTUD X

Valentino Garavani Rockstud X è un progetto speciale che celebra il decimo anniversario degli iconici accessori Valentino Garavani Rockstud. Rockstud X diventa una tela bianca per nuovi paesaggi immaginari. Un open lab che ospiterà collaborazioni con designer, marchi e artisti internazionali che daranno la propria interpretazione della rinomata “Stud”. Il numero romano “X”, che indica il numero 10, può essere anche inteso come firma collettiva e fattore moltiplicativo.

La sua storia inizia dieci anni fa e da allora incarna un segno riconoscibile della Valentino contemporanea. La «Stud» è il simbolo essenziale dell’universo degli accessori Valentino, la forma quadrata e cruciforme e la personalità metallica rendono omaggio a Roma e al Palazzo Romano caratterizzato dal “bugnato”. Pierpaolo Piccioli continua il suo processo di ri-significazione dei codici iconici della Maison, dove convivono realtà e sogno, high and low, punk e bourgeois, Couture e street.

L’ultima interpretazione del Direttore Creativo della famiglia Rockstud è Valentino Garavani Roman Stud, un’audace e sofisticata evoluzione dell’iconica borchia introdotta con la Collezione Diary. Le borchie sono ingrandite in una versione macro a significare espressività non convenzionale. Diventa un segno sottile per definire la nuova community Valentino e l’attitude romantico, punk e non conformista.

L’open lab inizierà con una conversazione tra Pierpaolo Piccioli e il noto designer britannico Craig Green, che porterà il suo approccio distintivo per re-interpretare l’iconica borchia, dando vita a un pezzo inaspettato. Questa è la prima di molte collaborazioni e contributi alla celebrazione di Rockstud, un dialogo creativo aperto tra Pierpaolo Piccioli e il mondo contemporaneo artistico, culturale e della moda.

Credit for Pierpaolo Piccioli official Portrait: by Inez & Vinoodh – Courtesy of Valentino Spa

Credit for Craig Green official Portrait: by photographer Jack Davison

La dipendenza da Paola Bonacina

PAOLA BONACINA – COLLEZIONE SPRING SUMMER 2021 


Se esistesse un vocabolario della moda dedicato alle bag, alla parola femminilità ci sarebbe Paola Bonacina, brand di borse dalla produzione Made in Italy. 

Ad ogni collezione rinnova quel tocco vezzoso e insieme elegante che è il suo tratto distintivo; le linee per questa stagione, la Primavera Estate 2021, sono essenziali ma arricchite da tessuti preziosi: abbiamo la seta cangiante, declinata in verde menta, pink, giallo, black e verde smeraldo. La fibbia è circolare e ricca di strass, una perfetta forma media adatta per una serata speciale o per regalare un tocco glamour al più semplice dei look.

Il successo della chiusura ad orologio con combinazione delle precedenti collezioni, torna anche quest’anno, sulle forme classiche e sempre moderne, con tracolle a catena gold. 

I pellami sono il punto di forza del brand Paola Bonacina, che inserisce la novità della biscia d’acqua nella linea Black and White, dove la clutch fa da padrona. Forza e carattere per questo bianco e nero evergreen, seducente e grintosa e adatta a tutte le ore del giorno.

Ma la bellezza non finisce qui, dentro, come un goloso dolce che da’ soddisfazioni nel cuore del cioccolato, le borse Paola Bonacina sono completamente foderate e presentano l’etichetta gold del marchio. Ogni dettaglio è pensato ed è rifinito sartorialmente, nulla è lasciato al caso, tutti gli accessori diventano importanti e unici.

Una volta indossata una bag Paola Bonacina si avrà la sensazione di aver trovato finalmente un capo must have, come succede per una bella camicia, quella giacca che vi calza a pennello o per quel vostro jeans preferito. E non vorrete più farne a meno!

Berluti Home & Office Objects: un homeware dal fascino senza tempo

Il celebre brand menswear Berluti lancia sotto il proprio direttore creativo Kris Van Assche la nuova collezione Berluti Home & Office Objects, in seguito ad una collaborazione con alcuni dei big europei del settore Home & Design.

Impregnata di una lunga tradizione tecnica e artistica vestita da sontuosa e irresistibile modernità, la collezione presenta oggetti dal design risalente ai vari decenni tra gli anni ’50 e il 2000, risultato di più di 400 anni di know-how. I nomi che figurano nella collaborazione sono di per sé sinonimo di eccellenza: tra questi troviamo Simon Hasan, Bottega Ghianda, Werkstätte Carl Auböck e San Lorenzo Silversmiths.

L’homeware di Berluti si compone di oggetti dai toni brillanti e dal fascino senza tempo: dalle cornici per foto ai contenitori di Bottega Ghianda fino ai particolarissimi vasi di Simon Hasan, ogni elemento di questa collezione invita l’occhio a perdersi nelle forme e delle sfumature che giochi di colore e materiali, maneggiati da mani dall’esperienza secolare, sono stati in grado di creare. La Berluti Home & Office Objects Collection include un portariviste e un tagliacarte di ottone del 1950 rifiniti a mano nella tipica pelle Venezia di vitello, un set di scatole disegnate da Carl Auböck II e Carl Auböck III nel 1951 dalla forma rettangolare ricurva, interamente foderate e cucite a mano con coperchio in pelle Venezia di vitello, un portamatite, un portapenne, un sottomano da scrivania, un cestino di pelle Venezia di vitello e un orologio da scrivania in bronzo dalle attente rifiniture in pelle Venezia di vitello e ottone, il tutto degli anni ’60. Da Afra & Tobia Scarpa un set di Boxes rettangolari squadrate del 1972 e una serie di tre Cartoccio Bowls del 1996, risultato di un processo creativo che ha trovato libero sfogo in un design dell’aspetto spontaneo, in grado di mostrare le proprietà dell’argento puro e il pregio del rivestimento esterno in morbida pelle Venezia di vitello.

Uno dei pezzi più emblematici è sicuramente il set di 5 vasi di Simon Hasan, realizzati attraverso una specifica tecnica artigianale con la quale Hasan lavora ormai da più di 10 anni. La lavorazione prevede il riscaldamento in acqua della pelle conciata su stampi di legno. La cucitura è poi fissata con hardware di acciaio inossidabile e le forme sigillate dall’interno grazie all’azione della resina, prima di essere rifinite con l’emblematica patina Berluti applicata esclusivamente a mano. La collezione assume una connotazione tridimensionale: lo stesso direttore creativo ha dichiarato che l’innovazione di Simon Hasan, la tradizione di Carl Auböck e Bottega Ghianda insieme al lusso dell’argento di San Lorenzo rappresentano l’asset che “dovrebbe fungere da base per ciascun progetto di Berluti”. Kris Van Assche ha dichiarato in un intervista con il Financial Times che “la collezione sembra una sfilata di moda, in cui alcuni pezzi riflettono la storia del brand mentre altri il suo futuro” e ancora – “Ho lavorato con due obiettivi fin dal mio primo giorno a Berluti 2 anni fa: da un lato spingere il brand verso una direzione più fashion-forward, dall’altro coltivare la sua artigianalità e il suo DNA”.

Green Carpet Fashion Awards 2020, tra digitale e sostenibilità

Premi e riconoscimenti per i protagonisti green dell’industria della moda, sempre più vicina a scelte etiche e sostenibili, dai materiali usati fino alla capacità di fronteggiare cambiamenti e reinventarsi. Tutto pronto per l’edizione 2020 dei Green Carpet Fashion Awards, il 10 Ottobre.

La manifestazione, giunta alla sua quarta rappresentazione e organizzata da Camera Nazionale della Moda Italiana, insieme ad Eco-Age, agenzia di consulenza e comunicazione di Livia Firth, con il supporto del Ministero degli Affari Esteri della Cooperazione Internazionale e di ICE Agenzia, sarà interamente digitale.

Rinascita e sostenibilità’ le tematiche al centro dell’evento. Parole chiave come simboli di speranza, direttive per un mondo più etico con uno sguardo volto verso il futuro del nostro pianeta. Cliccando qui potrete immergervi nella piattaforma interattiva creata ad hoc per l’occasione, tutta all’insegna della tecnologia, tra filmati cinematografici proposti con realtà aumentata, ologrammi ed effetti speciali. Un modo sicuramente diverso e mai visto prima d’ora di vivere la premiazione, che dal 2017 – I° edizione dei GCFA, illumina Piazza della Scala di Milano. I visitatori potranno guardare da vicino gli abiti sulla passerella verde e sfogliare le guide glamour-green create da make-up artist e stilisti.

Novità e anticipazioni

Immancabile il Red Carpet, che si terrà in maniera del tutto nuova con il primo Green Carpet Digitale al mondo. Non solo, le celebrities partecipanti condivideranno i loro look online promuovendo scelte di acquisto etiche. Presente anche l’attore Robert Downey Jr. che prenderà parte all’evento presentandone i momenti di apertura e di chiusura in diretta Youtube.

Saranno in 5 i premiati, un numero ridotto rispetto al passato, con le statuette in oro etico realizzate da Chopard. A proposito di premi: Zendaya vince il GCFA Visionary Award. L’attrice, ballerina, cantante, modella e attivista è un grande esempio per le generazioni più giovani e non solo. Promotrice, con la sua immagine e la sua brillante carriera, di inclusività, uguaglianza e diversità nell’industria.

Durante la serata interverrà, anche, il Presidente del Consiglio Italiano Giuseppe Conte con un messaggio per l’occasione incentrato sulla capacità artigianale del Made in Italy e sull’importanza della resilienza. Diretta dal regista Giorgio Testi, la cerimonia sarà trasmessa in tutto il mondo sabato 10 ottobre su Sky Uno in Italia, Sky Arts nel Regno Unito, Sky Atlantic in Germania, Tencent in Cina e sul canale Youtube di Fashion Channel in tutto il mondo.

Per voi una speciale intervista a Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, che si racconta pieno d’entusiasmo e orgoglio per la nuova edizione dei GCFA e un pizzico di nostalgia per quelle passate.

Carlo Capasa

Presidente Lei ha vissuto nascita e crescita dei Green Carpet Fashion Award, sin dall’inizio. Ha un ricordo particolare che porta con sé? 

Il ricordo più emozionante che possiedo risale ad un istante particolare dell’edizione 2017 dei GCFA. L’iconico momento dove Miuccia Prada, Giorgio Armani, Pierpaolo Piccioli e Alessandro Michele erano insieme sul palco. Oltre che grandi designer e forti personalità, mi piace definirli come veri alfieri della sostenibilità della moda italiana nel mondo. Lo scatto ha fatto il giro del web con migliaia di likes ricevuti sui social, diventando una delle immagini simbolo della prima edizione.

Qual è stata la sfida più difficile nel gestire la Camera Della Moda e i vostri progetti in un periodo come quello che abbiamo affrontato? 

La Camera della Moda vive di costanti relazioni nazionali ed internazionali. Una grande sfida che ci siamo trovati a dover affrontare è connessa alle restrizioni nei trasporti e al non poter comunicare fisicamente con tutti i nostri interlocutori. Abbiamo trasformato il fisico in digitale, così siamo riusciti ad arrivare ovunque portando contenuti ed emozioni, dando la possibilità a tutta la community di accedere ai nostri progetti, per una moda più inclusiva. Ne sono un esempio le recenti Settimane della Moda, quella di luglio che abbiamo chiamato Milano Digital Fashion week e quella di settembre, versione Phygital (fisica – digitale).

Con China we are with you siamo arrivati, invece, in terra asiatica nel mese di febbraio offrendo una copertura mediatica totale della nostra manifestazione, raggiungendo oltre 400 milioni di visitatori cinesi. Un omaggio per il nostro grande pubblico orientale, purtroppo lontano.

Ricordo Piazza della Scala nel cuore di settembre come un salotto verde, la sicurezza, gli ospiti attesi, il duro lavoro del dietro le quinte. Quanto le manca non poter vivere la cerimonia dal vivo? Spera nella prossima edizione live?

Per quanto l’edizione 2020 sia un’esperienza nuova per tutti noi e per quanto la moda sia interessata a tutte le frontiere della tecnologia e dell’innovazione nulla è equivalente all’evento fisico. Ci sono istanti insostituibili come le strette di mano, il tappeto rosso, gli incontri e l’emozione che trapela dagli sguardi. Ricordo le sarte di Valentino, gli artigiani di Ferragamo e Chiara Vigo, maestra del bisso marino, ma anche l’elegante determinazione di Stella McCartney, la classa eterna di Sophia Lauren e…..potrei andare avanti all’infinito. Scoperte uniche, lontane nel loro quotidiano dai riflettori, insieme a big della moda. E’ un mix di emozioni inspiegabili che mi mancheranno tanto e che spero di vivere presto.

Pierpaolo Piccioli e le sarte della Maison Valentino

Millenials e Generazione Z hanno dimostrato molto interesse per gli show online dell’ultima fashion week, quelli con avatar inclusi, da Moschino a GCDS. Cosa piacerà, secondo lei, ai più giovani di quest’edizione dei Green Carpet Fashion Awards?

Abbiamo lanciato un messaggio forte e interessante dimostrando, ancora una volta, di esser pronti ad affrontare le sfide nel migliore dei modi. Gli show di cui parla ne sono stati un esempio. Dei GCFA, oltre le star amate dai giovani come Robert Downey Jr, piacerà la realtà aumentata, gli ologrammi e la produzione, che sfrutterà le migliori tecnologie disponibili (a cura di Northouse Studio). Penso sia molto interessante per loro, che amano questo mondo e per noi più adulti uno stimolo a credere nel futuro e nelle nuove generazioni.

Vostro partner d’eccezione è Eco-Age. Qual è il principale punto di forza della vostra collaborazione con l’agenzia di Livia Firth? Come è cambiato il vostro approccio alla sostenibilità?

Livia è una grande professionista che ha sposato la causa della sostenibilità sentendola, nelle sue sfaccettature, fortemente vicina a sé. Il rapporto tra Eco-Age e CNMI è sempre in evoluzione, un costante scambio formativo e umano con l’obiettivo di render il pianeta un posto migliore, ognuno tramite il proprio contributo. Livia è una persona molto attenta ai dettagli e piena di energia, una donna che lavora con un team altamente valido. Un tassello di entusiasmo e competenza aggiunto alla nostra associazione.

Insieme alla sostenibilità il Fashion System sta inglobando sempre di più tematiche come Empatia e Solidarietà, presenti anche ai GCFA. A suo avviso quanto i brand di moda oggi sono più vicini alle persone? A che punto siamo e quanto c’è ancora da fare?

I valori stanno cambiando e l’industria della moda sta diventando sempre più vicina ad un sistema valoriale dal DNA più emotivo e profondo; spero e credo che negli anni a venire questo continui e si amplifichi esponenzialmente, coinvolgendo ancora più attori che credano nel riconoscere le diversità come punto di forza e abbattere ogni barriera. Noi, ad esempio, nel 2019  abbiamo lanciato il Manifesto della diversità e dell’inclusione. Non dimentichiamoci, inoltre, che la filiera della moda è scesa in campo sin da subito per fronteggiare la pandemia producendo mascherine, camici, macchinari ed effettuando cospicue donazioni economiche.  Nessuno si è tirato indietro. La Camera Nazionale della Moda ha raccolto, inoltre, 3 milioni di euro che ha destinato alla Protezione Civile.

MIT PARADE un podio di scarpe iconiche in evoluzione

Le abilità nascoste dietro la costruzione di una scarpa, sono l’aspetto più autentico del comparto calzaturiero del nostro Paese. Le personalità più audaci dei protagonisti di questo settore, sono quelli che sanno creare un prodotto unico, a dispetto di chi pensa che sia già stato fatto tutto.
Sono coloro che sanno raccontare la storia che si cela dietro a un materiale, del suo perché e della sua relazione con la forma, quella giusta, che sia lo specchio di una tendenza o la risposta tecnica a un’esigenza storica, a nuovi stili di vita. Quello che importa è che sono delle figure chiave per il nostro Made In Italy.

Lavorano con una dedizione paragonabile a quella che si può mettere nella creazione di un’opera d’arte, seguendo percorsi creativi ed esperimenti che si ripetono più e più volte prima di raggiungere la piena soddisfazione. Sono evoluti, perché rispettano la qualità richiesta dal nostro miglior classico, ma sanno fare innovazione, dal ciclo di produzione e all’estetica. Attenzione, però, a farvi catturare dalla loro personalità perché potreste rimanerne folgorati.

Sneakers d’autore
Si chiamano RBRSL e sono dei veri pezzi da collezione. Presentate durante l’ultima fashion week milanese, rappresentano il punto d’arrivo di una ricerca stimolante e senza freni, per liberare la materia in nuove forme che fondono design industriale e moda, sotto la direzione creativa di Valentina Curzi.

Nogender – no season – noage, RBRSL si distingue già per la sua fedeltà al concetto di upcycling rigorosamente Made In Italy, in cui ogni singola particella di materia di scarto viene recuperata e diventa elemento di distinzione di una nuova creazione. Nulla viene buttato via, ma riprende vita tra linee architettoniche e nuove tecniche in cui la materia rinnovata è protagonista assoluta di una rivoluzione culturale che non ha limiti di utilizzo e trasformazione. Nascono così Lamp, una lampada realizzata con gli scarti delle suole e Painting, quadri ricavati dal dripping utilizzato per personalizzare la tomaia, a far compagnia a queste luxury shoes che hanno già il sapore di uno status symbol.

Urban outdoor boot
Ha uno spirito da esploratore, legato ai colori autunnali della terra e del deserto.
E risponde a un’esigenza di comfort e carattere allo stesso tempo, con la sua struttura imponente, che ci riporta direttamente ai primi avventurieri che hanno sfidato le vette. Con una forma alleggerita da fondi in gomma di ultima generazione, la sua versione metropolitana è rivestita da pelli bottolate di pregio e inserti in lana o soffice vitello nel caso di Car Shoe, che avvolgono il collo del piede e ben si adattano a stringhe e dettagli sofisticati che le collocano direttamente sull’olimpo delle calzature di lusso.
Caratterizzati da una fibbia e una lavorazione brevettata Piuma Rapid gli hiking di Amedeo Testoni, un procedimento rivoluzionario, interamente eseguito a mano che garantisce leggerezza e un isolamento impeccabile.

Classico di nuova generazione
Disponibile da Gennaio 2021 l’esplosiva collezione di Berluti creata in collaborazione con il ceramista Brian Rochefort, che fa seguito a una passione del direttore creativo Kris Van Assche. Con una forza sperimentale progressiva, visioni creative ispirate a vulcani e piante esotiche, tecniche e pratiche dei decori delle tanto apprezzate ceramiche, si trasferiscono su accessori e tessuti, dalle sue preziose scarpe al total look.


“In questo momento, la collaborazione sembra come un modo significativo di creare qualcosa di nuovo. Come una specie di nerd delle ceramiche, io ho ammirato per tantissimo tempo l’espressione artistica di Brian Rochefort, e sono abbastanza fortunato da possedere uno dei suoi lavori. Non potevo essere più che entusiasta all’idea di interpretare la sua visione attraverso le lenti di Berluti”, commenta Kris Van Assche.

Valerio Logrieco: sogno una carriera televisiva

È un modello ma ha il viso da attore Valerio Logrieco, classe 1988 con alle spalle diversi lavori importanti tra cui Dolce e Gabbana e Carlo Pignatelli. I più attenti lo ricorderanno sul piccolo schermo durante una puntata di ”Ciao Darwin” del 2016 all’interno del ”Team Italiani”, dove aveva sfilato in intimo ed era stato acclamato dal pubblico femminile, e nella fiction di canale 5 ”Furore 2”, trasmessa su Canale 5, in cui ha vestito i panni di un ragazzo napoletano che tentava di conquistare la protagonista. Oggi continua con determinazione lo studio per la carriera televisiva, alternando lavori nella moda, allenamenti in palestra e un lavoro in radio come speaker.

Photographer: Paolo Rutigliano @paolorutigliano
Stylist: Stefano Guerrini @stefano_guerrini
Stylist’s assistant: Salvatore Pezzella @sasy_pezz
Grooming: Mara Bottoni @marabottoni_makeup
Models: Valerio Logrieco @valerio_logrieco

Come hai iniziato?

Ho iniziato nell’ormai lontano 2011 partecipando e vincendo a mia sorpresa un concorso di bellezza su convincimento della allora mia ex ragazza invece molto avvezza a frequentarne. Da lì un talent scout presente tra il pubblico mi contatta su un social proponendomi la carriera di modello su Milano e di li a poco mi sono trasferito per la prima volta in una grande città inseguendo i miei sogni parallelamente agli studi universitari.

Pro e contro di questo mestiere?

È un lavoro che ti da molto ma allo stesso tempo ti toglie molto. Ti da la possibilità di viaggiare, conoscere persone nuove, rappresentare il proprio paese per brand a livello mondiale, ti aiuta a crescere e responsabilizzarti stando sempre in giro e spesso da solo, acquisire sicurezza in te stesso e grandi soddisfazioni considerando l’elevata concorrenza. Ma al contempo la vita privata viene sacrificata e non esiste un reale criterio di meritocrazia essendo la moda basata su parametri soggettivi, ci sono grossi sacrifici per tenersi sempre in forma pur non avendo uno stile di vita stabile e bisogna combattere quotidianamente sui molteplici pregiudizi che ci celano dietro la professione del modello.

Cosa hai imparato in questi anni?

Da piccolo ero molto insicuro e timido, indubbiamente questo lavoro ti mette di fronte a situazioni e contesti in cui devi avere un ruolo o impersonificare un mood a seconda della tipologia del lavoro pertanto mi ha sicuramente aiutato a sapermi rapportare con la gente, ampliare la mia mente proveniendo da un piccolo paese di provincia, responsabilizzarmi e saper badare a me stesso fin da giovanissimo.

L’esperienza più bella?

In quasi 10 anni di carriera faccio davvero fatica a ricordarne uno in particolare. Ho avuto la fortuna e forse anche il merito di aver lavorato con brand molto prestigiosi, da Armani a Laura Biagiotti, da Guess a Bikkembergs, ma sicuramente rappresentare un Dolce e Gabbana attraverso sfilate e poi campagna pubblicitaria in tutto il mondo nel 2018 è stata la mia più grande soddisfazione.

Cosa fai nel tempo libero?

Nel tempo libero mi piace molto viaggiare e dedicare tempo a me stesso allenandomi in palestra o cercare di migliorarmi apprendendo una nuova lingua o nuove skills, ma ho una passione del tutto insolita che mi porto dietro da più di 10 anni: coltivo piante carnivore e sul mio balcone ho una vera e propria piantagione con tante specie tropicali.

Cosa non può mancare nel mio guardaroba?

Sono abbastanza casual e a seconda dell’occasione mi piace contestualizzarmi ma sono un collezionatore di cappellini americani e nel mio armadio ne ho più di 50. È una delle prime cose che metto in valigia.

Città del cuore e perche?

Ho avuto la possibilità di viaggiare molto e visitare posti bellissimi ma resto del parere che l’italia è il paese più bello del mondo sotto ogni punto di vista. Sono Pugliese di Bitonto (bari), ma vivo a Milano da anni che rappresenta maggiormente la mia personalità e ritengo di aver raggiunto un perfetto equilibrio e compromesso poiché mi sento molto cosmopolita ma al tempo stesso ho la consapevolezza di avere una seconda residenza al mare nella mia amata Puglia quando voglio.

La vacanza che ricordi e perché?

Ho speso secondi in più per pensare a questa risposta e devo ammettere che faccio davvero fatica perché per ognuna ho dei ricordi indelebili, ma per forza di cose devo menzionare la mia vacanza in Croazia con i miei amici di sempre on the road totalmente all’avventura. È stata la mia prima vacanza all’estero a 19 anni e molto significativa per me perché oltre ai bellissimi ricordi che ho di essa, l’ho guadagnata con i miei risparmi e mi rende molto orgoglioso avendo impostato la mia vita così per tutto quello che ho conseguito negli anni a venire.

Progetti e sogni per il futuro?

Sono un sognatore nato e credo molto in me stesso, diversamente non avrei fatto questo lavoro decidendo di investire tutto su di me. Sono consapevole di essere un bel ragazzo oggettivamente e mi ha aiutato ad avere successo nel campo della moda e anche se non sono riuscito a dare seguito professionale agli studi essendomi laureato in Scienze Politiche. Mi piace poter mostrare altro rispetto al mio bel faccino e avere un ruolo in tv come conduttore televisivo sarebbe per me un sogno, il perfetto connubio per le mie capacità e attitudini e mi sto già attivando per questo lavorando in radio come speaker.

Rasatura: i prodotti giusti per un grooming perfetto

Nonostante molti uomini siano fan delle barbe lunghe e folte, ve ne sono altrettanti che vanno controtendenza e puntano su un aspetto pulito e ordinato. Che siate fan della barba o meno, è necessario scegliere i prodotti giusti per ottenere il risultato migliore. Ecco a voi allora i prodotti che non posso mancare negli step della vostra routine di rasatura questa stagione!


PREPARARE LA PELLE: Davines

Questo olio pre rasatura della linea Pasta & Love di Davines è perfetto per preparare la barba alla rasatura o, da asciutta, per modellarla e ammorbidirla. La sua formulazione, con estratto biologico di alchechengi, olio di mandorla e di jojoba, fornisce protezione alle pelli più delicate, senza appesantirle, e facilita lo scorrimento del rasoio, rendendo il procedimento più confortevole. Si contraddistingue per un packaging 100% riciclabile.

RASATURA CON LAMETTA: Eisenberg

Il gel è certamente un trend in fatto di rasatura con lametta, soprattutto se può essere utilizzato anche per la detersione. Quello di Eisenberg ha una formula fresca e leggera, adatta sia per una detersione del viso quotidiana ma anche per una rasatura facile, veloce e confortevole. E’ un prodotto ideale per tutti i tipi di pelle ed ha un’efficace azione anti-età.

IL RASOIO ELETTRICO: Braun

Per gli amanti dell’elettrico, il nuovo modello Serie 7 è ideale per una rasatura precisa, anche nelle aree più critiche. La rivoluzionaria testina Flex a 360° è totalmente flessibile e garantisce un contatto costante con la pelle, adattandosi perfettamente a viso e collo. Inoltre, è caratterizzato da una nuova impugnatura ergonomica e facile da maneggiare, con l’obiettivo di ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo.

IL DOPO RASATURA: Clinique

Alla fine del nostro rituale di grooming, un prodotto fresco è quello di cui abbiamo bisogno. Questa crema-gel idratante è adatta per reintegrare i lipidi della pelle e rafforzare la sua naturale barriera, donando comfort ed idratazione per 72 ore. La sua formula contiene Cica, perfetta per riparare e lenire la pelle irritata e disidratata. Dopo l’applicazione, avremo un aspetto liscio e luminoso.

Fenomeno Tik Tok: 6 fashion brand da seguire

Lo sappiamo tutti, i social oggi hanno rivoluzionato il modo di fare business da parte del fashion system, prima con Facebook, poi il boom su Instagram, oggi il nuovo protagonista é Tik Tok.

Da semplice piattaforma per teenagers, il social network si è trasformato in breve tempo in un vero e proprio canale di marketing, spopolato soprattutto durante i mesi di lockdown. Oltre un miliardo di utenti in tutto il mondo con oltre due miliardi di download, oggi TikTok conquista anche i brand della moda mondiale detenendo oggi una quota di mercato maggioritaria. Da Dolce & Gabbana, passando per Burberry, Fashion Nova, Tory Burch, Prada che ha recentemente lavorato con il numero uno dei TikToker Charli D’Amelio raggiungendo ben 5,7 milioni di like, senza aver un proprio profilo ufficiale.  Tante le strategie di marketing ai tempi di TikTok che spopolano tra le case di moda, pensate per raggiungere in modo più efficace gli utenti della Gen-Z, fetta di mercato dei più giovani, principali fruitori del social network. 

Ma quali sono i brand di moda che hanno spopolato sulla piattaforma più discussa del momento ? Ecco la nostra analisi.  

Calvin Klein

Già lo scorso anno il brand americano ha ingaggiato nomi come Shawn Mendes, Noah Centineo, Kendal Jenner solo per citarne alcuni, per la campagna #myCalvins che ha raggiunto in poco tempo engagement  dieci volte di più rispetto alla precedente campagna del 2015 che vedeva come protagonista Justin Bieber. Come anche la campagna in occasione del Pride con #proudinmyCalvin, ricevendo più di 16 mila visualizzazioni. 


ASOS 

Il brand colosso online ASOS, a fine agosto ha lanciato una challenge alla sua community ingaggiando influencer britannici e statunitensi. Una campagna durata tre settimane con l’hashtag #AySauce, utilizzando un mix di annunci nel suo feed e un’esperienza di realtà aumentata interattiva. Agli utenti è stato chiesto di mostrare tre capi a loro scelta, dando vita a un look in 15 secondi. Il tag ha attualmente 3,3 milioni di visualizzazioni. 


Ralph Lauren 

Per celebrare i campionati di tennis degli Us Open nel 2019, il brand americano ha chiesto ai suoi utenti su TikTok di condividere un momento in cui hanno vinto una sfida nella vita reale, utilizzando l’hashtag #winningRL, con una campagna con Diana Silvers. Attraverso la serie di video era possibile acquistare pezzi della collezione , raggiungendo 821,1 milioni di visualizzazioni.


Gucci 

Sbarcato lo scorso febbraio, il brand conta già 253 mila followers, a cominciare già dalla prima campagna per promuovere le sneakers Tennis 1977 #accidentalinfluencers. Da lì in poi Gucci ha condiviso short video di personaggi alle prese con divertenti #guccimovies, fino ai video realizzati dalla cantante britannica Celeste Waite, protagonista della sfilata Gucci autunno/inverno 2021.


Burberry 

Il brand inglese é stato uno dei primi a sbarcare su TikTok. Burberry, diretto da Riccardo Tisci, conta oggi più di 23 mila followers, ha lanciato la campagna #TBchallenge, invitando i suoi utenti a filmarsi ricreando il logo TB con le mani, raggiungendo migliaia di views e follower. 


Crocs

Tra i brand che hanno creato più engagement sul social, Crocs con le sue campagne interattive, tra cui la challenge “thousandDollsrCrocs: il brand, avvalendosi della collaborazione del rapper Post Malone, ha invitato gli utenti a personalizzare le proprie Crocs e pubblicare un video utilizzando lo slogan “Come as you are”. Più di 2,5 miliardi di visualizzazioni e più di cento mila followers in una settimana. 


Doppio compleanno al Salone Nautico di Genova con la limited edition di Breitling

Le ultime ore al 60° Salone Nautico di Genova, sono state scandite da un segnatempo che ha sempre avuto un occhio di riguardo per il mondo del mare e ben 60 motivi per festeggiare.

L’ottimismo e la volontà sono il motore che ha tenuto vivi gli ingranaggi di Breitling.
Cosa ci contraddistingue in un periodo storico così controverso, se non la capacità di cogliere un’opportunità per dare il proprio contributo all’ambiente. “Le occasioni fanno le rivoluzioni”. Lo sa bene la casa svizzera che ha scelto la mostra più importante del mondo, sull’eccellenza della nautica, per celebrare il 60° anniversario del suo prodotto più vicino al mondo del mare e ai suoi fondali: il Superocean, sviluppato nei suoi primi esemplari per cronometrare le regate veliche, si è, in poco tempo, evoluto in un cronografo tecnico da immersione per gli appassionati delle alte prestazioni.

Un messaggio positivo che si realizza nella capsule del Superocean Automatic 44, composta da 60 esemplari con fondello inciso con il logo ufficiale del 60° anniversario del Salone nautico, in cui compare il simbolo dell’infinito. Quest’orologio, automatico con cassa 44 mm, è molto amato dagli imprenditori del mondo della nautica e appassionati del mare.

Nel corso della celebrazione il campione di surf italiano Roberto D’Amico ha raccontato la sua esperienza di pulitura delle spiagge resa possibile anche grazie alla partecipazione di Breitling nell’impresa. “E’ un onore portare addosso un prodotto che non ha un impatto negativo sull’ambiente, anzi lavora attivamente per la sua difesa”. L’impegno dell’atleta continua con la sua iniziativa itinerante “Roby Clean Up” che va avanti da un anno ormai, per la pulizia approfondita di spiagge e fondali in cui la partecipazione della gente del luogo, in giro per il mondo, è sempre più attiva ed energica. Un documentario in 4K che racconta quest’impresa di grande valore etico, è fase di completamento. Un tema molto caro per chi, come lui, sente il mare come una seconda casa. Non vediamo l’ora di vederlo.

Breitling Superocean con cinturino in Econyl

Una collaborazione che sigilla questo patto di salvaguardia dell’ecosistema marino, è la collaborazione con Giulio Bonazzi, visionario presidente e AD di Aquafil che agisce su due fronti: ritira materiali di scarto dalle industrie e collabora con Healthy Seas nel recupero delle reti da pesca fantasma, per rigenerarle in accessori e tessili in Econyl senza alcuna limitazione stilistica, a loro volta 100 per cento riciclabili.

Un’azione che si svolge in 7 paesi diversi e 3 continenti, raccogliendo più di 40.000 tonnellate di nylon e risparmiando il 90% di co2.
Partnership come queste sono da ritenersi una priorità, perché educare le coscienze ad avviare nuovi cicli produttivi per salvare il nostro pianeta genera un beneficio comune.

In cover Patrizia Aste Ceo di Breitling con Roberto D’Amico, atleta della nazionale italiana di surf

Foreo Ufo2, una spa a portata di mano

Si fa strada sempre più l’esigenza di ritagliarsi del tempo nella beauty routine; curare il proprio corpo diventa un rito quotidiano che ha a che fare con il benessere e non solo con la bellezza. A questa esigenza risponde FOREO con un apparecchio rivoluzionario, UFO2, rivoluzionario perchè tiene in considerazione la richiesta ma anche il problema del tempo, e offre a questo proposito l’innovazione di un trattamento da spa in 90 secondi. Ebbene, 90 secondi, una formula di “Power Beauty” che lo smart device UFO2 regala per la gioia di tutte le donne che hanno poco tempo a disposizione ma esigono massimi risultati.

L’ultima innovazione svedese si presenta come un piccolo disco di design, pezzo anche piacevole da mostrare come accessorio nel nostro bagno, che dona, attraverso una tecnologia di altissimi livelli, una lucentezza immediata alla nostra pelle, già al primo trattamento.

Tramite la tecnologia Hyper-Infusion, termoterapia e crioterapia, la luce Led a spettro completo formato da 8 colori diversi, e le pulsazioni T-Sonic TM, UFO2 potenza esponenzialmente l’efficacia di una maschera viso, portando il calore, gli effetti e le termodinamiche di una skincare da centro benessere. Sembrava impossibile e invece FOREO ha fatto centro un’altra volta, dopo la creazione del primo dispositivo di successo UFO.

https://www.instagram.com/p/CDrA5YPiSqD/?utm_source=ig_web_copy_link

UFO2 si collega all’App che vi seguirà passo passo dandovi consigli di utilizzo; le maschere apposite riportano sulla confezione la scritta Power Activated Mask, e si diversificano per esigenze di pelle e di giornata (night and day)

Con movimenti circolari che attraversano tutto il viso, UFO2 inizierà a scaldarsi grazie all’effetto termoterapico, le pulsazioni T-Sonic aiuteranno il prodotto all’assorbimento in profondità regalandovi un leggero massaggio facciale.
Per le più esigenti FOREO ha lanciato una linea di ingredienti luxury e nutrienti, la Farm To Face Collection e la Caviar Fusion, l’unione del caviale all’oro 24 carati per un effetto antiaging.

https://www.instagram.com/p/CFRwhTvgugT/?utm_source=ig_web_copy_link

A sottolineare il successo di UFO2, Victoria Beckam che in passerella decide di preparare la pelle delle modelle in backstage con il dispositivo FOREO, nella Fashion Week di Londra e New York; così come la guru del make up Huda Kattan con i suoi 47 milioni di follower.

La spa a portata di mano oggi non è più utopia, FOREO UFO2 è ergonomico e sta in un palmo, permettendo così con facilità l’applicazione delle maschere; prima di un evento speciale o dopo la pulizia al viso quotidiana, una maschera per la notte sarà una piccola coccola a cui non vorrete più rinunciare; la pelle risulterà più morbida e subito più sana dopo soli 90 secondi!

https://www.instagram.com/p/CGA2tcinMhA/?utm_source=ig_web_copy_link

Vacanze a ottobre: quattro hotel di lusso

Gli hotel più lussuosi sono pronti ad accogliere i loro ospiti italiani e internazionali che vogliono concedersi un week end in puro relax. In montagna, al lago o in città. Da Parigi ad Avelengo, passando per Zurigo e Corvara. Ecco la nostra fast list di resort a cinque stelle, dove potersi immergere nel silenzio della natura circostante, ritrovare il benessere con esclusivi trattamenti in spa, concedersi una cena gourmet o svegliarsi con un’incantevole vista sul lago.

Avelengo – San Luis Retreat Hotel & Lodges

Per un week end alpino all’insegna della tranquillità. Il San Luis Retreat Hotel & Lodges si trova a 1400 metri, sull’altopiano di Avelengo (Bz), sopra Merano, nella silenziosa natura di montagna. I proprietari si chiamano Alex e Claudia Meister (possiedono anche l’Hotel Irma a Merano che vanta 91 anni di storia) i quali, spinti da una grande passione, la stessa della loro famiglia, hanno deciso di dare vita a un progetto unico in Alto Adige. Qui alloggerete in deliziosi chalet indipendenti o casette (su uno o più livelli) tra gli alberi costruiti intorno a un lago naturale di 5800 mq, realizzati in legno di Mondholz, il cosiddetto legno lunare, perché lavorato secondo le fasi lunari affinché conservi le proprietà di resilienza e l’energia positiva. Sono arredati all’interno con materiali come il lino biologico e il loden, le pareti sono in argilla e il tetto in ardesia. Grandi vetrate, sauna privata e caminetto rendono il tutto sublime.

La ristorazione fonde la cucina tradizionale altoatesina insieme ai sapori mediterranei (da provare le mele stufate, il pesce pescato a lenza e la vasta selezione giornaliera di 45 diversi tipi di formaggi), mentre la colazione viene servita privatamente negli chalet e comprende tra le varie leccornie pane fresco, marmellata fatta in casa e miele. Da non perdere il bagno nella piscina coperta mentre vi rimbomba nelle orecchie lo scoppiettio della legna del camino accanto, o nella piscina riscaldata all’esterno. In alternativa c’è la Jacuzzi in mezzo al lago, oppure i tanti benefici della sauna finlandese e di quella bio al fieno.

Via Verano 5 – 39010 Avelengo (BZ)

sanluis-hotel.com

Corvara Alta Badia – La Perla

Una grande Casa di montagna, nel cuore delle Dolomiti. Da oltre sessanta’anni i proprietari, i signori Anni ed Ernesto Costa, garantiscono ai loro ospiti, provenienti da ogni angolo del mondo, una calda ospitalità. La Casa è l’Hotel La Perla di Corvara, alle pendici del Sassongher, che nel corso del tempo si è trasformata accogliendo le nuove generazioni. La struttura offre ai propri clienti una spa dove si potrà beneficiare di momenti di totale benessere tra saune, bagno turco, Kneipp, idromassaggi e piscina. Questo hotel conserva la storia, la tradizione e la cultura locale, grazie anche agli arredi e ai particolari che creano uno stile inconfondibile, come i letti a baldacchino, i pezzi di antiquariato e le sottovesti antiche. Ma qui la chicca è la Casa sull’albero: una piccola capanna di legno nel giardino della Casa, in cui è possibile gustare un aperitivo a base di champagne e snack prima di provare la cucina dello chef Nicola Laera, nella Stüa de Michil, il ristorante gourmet stellato Michelin.

Str. Col Alt 105 – 39033 Corvara in Badia (BZ)

laperlacorvara.it

Zurigo – La Réserve

Da gennaio 2020,La Réserve Eden au Lac ha una nuovissima veste, frutto del genio creativo di Philippe Starck che ha rimodernato una delle location più storiche della svizzera, proprietà dell’uomo d’affari Michel Reybier.

La Réserve Eden au Lac Zurich è un luogo senza tempo, rispettoso e insolente, serio e stravagante. Un moderno e immaginario yacht club in riva al lago“, afferma Starck. Uno scenario che si arricchisce di una serie di elementi che rinviano all’universo nautico. Il legno rosso cesellato ricorda lo scafo di una barca, fotografie e dipinti di barche a vela e capitani sono stati sparsi in tutto l’hotel, si trovano perfino gondole e una collezione di barche in resina fino a remi disposti qua e là come dopo una regata. Un luogo incantevole e accogliente che dispone di 40 camere e suite eleganti e moderne. Il plus? Il ristorante La Muña ha una terrazza sul tetto alberata con una vista spettacolare sul lago, le Alpi e il centro storico della città.

Utoquai 45, CH-8008 Zürich

lareserve-zurich.com

Parigi – Mandarin Oriental

Dopo una temporanea chiusura a causa della pandemia, il Mandarin Oriental di rue Saint-Honoré a Parigi ha appena riaperto le porte ai suoi clienti. A pochi passi da Place Vendôme, è ideale per lo shopping, oltre a essere un luogo straordinario per la sua eleganza contemporanea parigina. Tra i servizi, la meravigliosa spa con i trattamenti Guerlain e Mandarin Oriental, una piscina 14 metri per 4 e uno spazio fitness. Per chi volesse ammirare la ville lumiere dall’alto, l’hotel offre la possibilità di prenotare escursioni giornaliere personalizzate in elicottero, in collaborazione con la compagnia aerea Helifirst.

Ma per una vera esperienza di lusso, c’è il Parisian Apartment, la mega suite di 430 mq situata al sesto piano, a metà tra lo stile Haussmann e art déco, con 4 camere e relativi bagni insieme a una terrazza di 230 mq con salotto e zona pranzo. A celebrare la riapertura, al Bar 8 dell’hotel è stato allestito un pop-up Belvedere vodka, qui potrete degustare il cocktail creato con Heritage 176, il nuovo distillato della maison polacca. Senza dimenticare di prenotare una cena gourmet al ristorante Sur Mesure, ad opera dello chef Thierry Marx.

251 Rue Saint-Honoré, 75001 Paris

mandarinoriental.com

Milano Design City: Spinzi Design

Durante la Milano Design City, che si sta svolgendo proprio in questi giorni fino al 10 Ottobre, Spinzi Design presenta le nuove collezioni Lamé, Meccano e Planar presso il suo Spazio, in via Regaldi 6, Milano, e presso lo Spazio Siam, in via Santa Marta 18, Milano.

Il percorso continua anche nella nuova galleria Manintown + Progetto nomade in via Felice Casati, 21, un nuovo spazio in cui convivono amore per la cultura, commercio e condivisione anche social. Il progetto è nato grazie all’unione di due realtà: da un lato MANINTOWN magazine, che esplora le passioni maschili fondato nel 2014 da Federico Poletti, dall’altro PROGETTO NOMADE, un nuovo contenitore itinerante che si ispira alla passione per l’arte, il design e la collezione di pezzi anni 50  di Christian Pizzinini e Antonio Lodovico Scolari.

L’obiettivo per Tommaso è quello di suscitare un senso di bellezza ed originalità nei luoghi nei quali siamo soliti vivere, ogni giorno. I suoi lavori del resto, sono sculturali e creano un collegamento tra automotive interior e moda. Scopriamoli nelle gallery.

Lamé (Divano modulare)

Una collezione di sedute dall’aspetto tecnico, nelle quali si vuole unire il mondo “metallico” dei motori a quello “caldo” del design e della moda. La struttura, al tatto solida, ricorda i motori usurati dal tempo ed è completamente in contrasto con l’imbottito soffice ed accogliente. Insieme evocano l’idea di solidità eterea.

Planar (Tavolo) 

Una collezione che unisce la leggerezza delle superfici piane dei velivoli alla natura morbida delle finiture. Questi tavolini sono vere e proprie opere d’arte che combinano la purezza dei materiali invecchiati dal tempo a dettagli molti raffinati, che regalano luminosità ai colori più scuri.

Meccano (Lounge Set)

Una collezione unica, ricca di pezzi spigolosi ma allo stesso tempo eleganti, classici ma al contempo innovativi. Si ispira al mondo delle costruzioni, evoca l’universo automobilistico e rappresenta perfettamente l’approccio intimo di Spinzi al Design.

Photo Credits Pietra Studio

Loewe Show-on-the-Wall: quando i contenuti digitali arricchiscono la show experience

Il brand di origine spagnola decide di donare un’anima mainstream alla presentazione della Primavera Estate 2021 dandole voce grazie ad eventi trasmessi sui propri canali social. Gli artisti coinvolti hanno avuto il compito di creare un’esperienza atta a valorizzare i key code del brand con tangibili risvolti culturali. Una maratona no stop che ha visto l’alternarsi vari nomi di spicco del panorama mondiale intervallati dall’intervento del direttore creativo Jonathan Anderson.

Adam Bainbridge, produttore musicale angloasiatico, conduttore radiofonico e insegnante con base a Londra, ha diretto un’interpretazione dello ‘Spem in Alium’ di Thomas Tallis, scelta come colonna sonora di Show-on-the-Wall. Una registrazione esistente de ‘The Tallis Scholars’, il complesso musicale pluripremiato più celebre al mondo di rinascimentale polifonia, è stata mixata con i contributi di Kindness, la compositrice e cantante americana Hanna Benn, il pianista e compositore francese di origine malgascia Mathis Picard, il Dj-cantante e performer svedese Robyn, e l’interprete jazz Vuyo Sotashe. 

A seguirlo ‘Akimbo Stylee’, il documentario su Anthea Hamilton. L’artista e regista cinematografica Ayo Akingbade ha diretto il film sulla creativa britannica che ha creato la carta da parati ‘Sr Jeanne Wavy Boots w. Gazanias and Snails, 2020’ per lo Show-on-the-Wall. Il film è stato girato nello studio di Hamilton a Stockwell a Londra, all’Open School East, Margate dove l’artista risiede, e alla Thomas Dane Gallery, dove espone le sue opere.

A concludere la rapsodia ancora una volta un film, ‘Du Samedi au Mardi’, di Hilary Lloyd, costituito da riprese ed interviste sul set fotografico di Show-on-the-Wall. Il film è stato realizzato tra Londra e, a distanza, anche a Parigi. Lo stile cinematografico di Lloyd consiste nel montare svariati filmati per creare una narrazione dal ritmo compresso. In questo caso il suo obiettivo è stato quello di trasmettere ciò che la regia stava sperimentando in quei tre giorni: l’emozione di fare qualcosa tutti insieme; l’essere liberi e creativi; l’amore, il piacere e l’esuberanza.

Show- on-the- wall on Loewe.com

Highlights dalla phygital fashion week: FROY

Durante la prima Milano Fashion Week phygital, FROY ha presentato la sua nuova collezione SS 21, proponendo a tutti gli spettatori una sfilata digital, trasmessa in streaming sul sito FROY.CLUB e sulla pagina Instagram @FROY_CLUB.

Il brand si ispira a diverse culture che pulsano insieme in un’estetica poliedrica e nelle quali è possibile immergersi alla ricerca di radici comuni. L’approccio del designer Arman Avetikyan consiste nel trovare soluzioni originali, mixando materiali di alta qualità, in un’ottica eco-sostenibile, conciliando tradizioni e tecniche innovative, per creare superfici ibride, versatili e parlanti.

Lʼimmaginario Froy è caratterizzato da 9 personaggi, ciascuno dei quali rappresenta uno stereotipo in cui ognuno può riconoscersi; essi vengono utilizzati dal brand per raccontare, ogni stagione, storie diverse.

Nella nuova collezione SS 21, si incontrano due mondi: il vecchio si fonde con il nuovo, il passato con il futuro. Un punto di contatto di tempi, spazi e culture, che dà vita ad una realtà fatta di elementi discordanti, ma capaci di convivere. È il racconto di un mondo ordinario, ma straordinario allo stesso tempo, proprio come quello in cui viviamo.

Il mondo Froy si proietta sul tessuto attraverso il prisma di una città cosmopolita, popolata da individui ed emozioni diverse. Non si limita allʼutilizzo di lane o cotone, ma sperimenta materiali diversi che, insieme, regalano un effetto unico sulla pelle. I colori, invece, si ispirano alla cultura armena, Paese natale del fondatore del progetto, ed italiana: i toni neutri si sono uniti ai rossi del nostro Paese.

Ecco alcuni look della sfilata:

Dai jeans cuciti in un seminterrato alle migliori boutique multimarca: il successo di Amiri

L’ultima partnership eccellente nell’ambito retail è stata svelata qualche settimana fa da Mr Porter: una capsule collection composta di 31 articoli tra jeans destroyed, felpe con cappuccio e bowling shirt stampate. Del resto la scalata al fashion system di Mike Amiri, fondatore e designer della label eponima, è stata caratterizzata proprio dal sodalizio con i retailer, a partire dalla piccola selezione di denim venduta in esclusiva da Maxfield – mecca losangelina dello shopping di lusso – nel 2014, che di fatto sancì la nascita del marchio. Nel tempo, Amiri è approdato in oltre cento insegne multibrand, da quelle di ricerca come Layers, Antonioli o Patron of the New ai department store, agli e-tailer quali LuisaViaRoma, Matchesfashion e Mytheresa.

L’ingresso nelle migliori boutique ha perciò accompagnato l’evoluzione della griffe, per la quale si potrebbe scomodare l’epopea del sogno americano: un’impresa avviata con mezzi di fortuna e diventata rapidamente un modello di business; se l’anno scorso, in effetti, il giro d’affari dell’azienda ha raggiunto i 60 milioni di dollari, soltanto sette anni fa Mike Amiri cuciva di persona i jeans in uno scantinato nei pressi di Sunset Boulevard.
Prima di mettere la sua firma sul denim, questo 43enne di origini iraniane, crescendo a Beverly Hills, si è potuto immergere nell’atmosfera di grande fermento che, negli anni ’90, animava la metropoli, iniziando a gravitare intorno al Viper Room e ad altri locali simbolo di quella fase.

Dopo le consulenze per alcune aziende di abbigliamento e, soprattutto, dopo aver curato le mise dentro e fuori dal palco di Steven Tyler e Usher, decide di mettersi in proprio, lanciando una griffe in cui condensare le sue ossessioni passate e presenti, musicali in primis. Amiri attinge infatti a piene mani dall’iconografia del rock, codificata dai look di mostri sacri come Jim Morrison, Jimi Hendrix, Keith Richards o Axl Rose, mescolandola però con il repertorio stilistico di surfisti, skater, artisti underground; per dirla con le parole del diretto interessato, si tratta di «California e rock’n’roll, [filtrati] attraverso una lente di lusso». A tutto ciò, il creativo aggiunge la passione per il vintage, affinata fin dall’adolescenza setacciando mercatini dell’usato e negozi second hand, e le lavorazioni sartoriali, indispensabili per infondere ai prodotti una patina lussuosa e giustificare le cifre sui cartellini, che spesso superano abbondantemente i 1000 dollari.

Fatte queste premesse, si comprende meglio la profusione di abiti e accessori délabré, sgualciti ad arte. Per conferire all’abbigliamento un aspetto il più possibile vissuto, Amiri non disdegna soluzioni “estreme”, dichiarando ad esempio di sparare con un fucile alle maglie pur di ottenere gli squarci desiderati. Al di là degli eccessi del caso, si spiegano così i jeans a sigaretta logorati fino allo stremo, tra abrasioni, macchie e patch in tessuto a contrasto; le camicie check in flanella dagli orli grezzi; le giacche percorse da ricami, toppe e grafiche all-over, oppure sottoposte a tinture tie dye per un risultato technicolor; gli stivaletti ornati da fibbie, cinturini stampati o catenelle; le t-shirt used, istoriate con i loghi della band di turno (Guns ‘N Roses, Mötley Crüe, Grateful Dead ecc.) e via discorrendo.

In pratica, un assortimento di capisaldi dello streetwear e urban style, riletti però in chiave deluxe: i pantaloni appaiono sì sbrindellati, ma vantano tele giapponesi o italiane, mentre per la confezione dei vari bomber, overshirt, felpe, biker jacket e sneakers vengono selezionati materiali di prim’ordine (dalla seta alla nappa, passando per cashmere, velluto, suede e quant’altro). Capi realizzati per oltre l’80% nello stabilimento del brand a Los Angeles, da artigiani impegnati in laboriosi procedimenti manuali, seguendo dunque il modus operandi degli atelier delle maison più rinomate.   

Non va poi dimenticato come nel periodo in questione la figura di riferimento per il menswear fosse quella di Hedi Slimane, che trionfava da Saint Laurent tratteggiando il profilo di un giovane bohémien californiano, emaciato, androgino, strizzato in abiti tagliati col bisturi, aderenti come una guaina. Specialmente all’inizio, quando insiste sugli ensemble da rockettaro in libera uscita, è perciò evidente il debito di Amiri con l’estetica affilata di Slimane, tuttavia la qualità di materiali e finiture viene premiata dalla clientela, per non dire dell’aura di esclusività trasmessa da capi esposti negli store più prestigiosi in assoluto. I dati delle vendite superano le migliori aspettative, supportate anche dalla nutrita schiera di fan d’eccezione: tra le celebrities vestite Amiri troviamo infatti Justin Bieber, Michael B. Jordan, J Balvin, Jay-Z, e l’elenco potrebbe proseguire a lungo.

La strada è ormai tracciata: nel 2016 viene introdotta la linea femminile, seguita a stretto giro da calzature e accessori. Anche le istituzioni del settore notano il successo di Amiri, che nel 2018 concorre al premio assegnato dai CFDA Fashion Awards al miglior talento emergente, aggiudicandosi la vittoria, nella stessa categoria, ai Footwear News Achievement Awards. L’anno dopo il Council of Fashion Designers of America lo inserirà nuovamente nella rosa dei candidati.

Da parte sua, la Fédération de la Haute Couture et de la Mode lo invita a partecipare alle sfilate maschili per l’autunno-inverno 2018-19: Amiri debutta nella Ville Lumière portando in passerella una rassegna dei suoi abiti più identificativi, tra vestibilità risicate, giacche in pelle, tuxedo, frange e glitter sparsi ovunque, oltre ovviamente alle “scorticature” ricorrenti negli outfit. Nei cinque show parigini successivi il designer esplora quindi ogni possibile declinazione dello stile à la West Coast, spaziando tra l’ispirazione grunge della collezione s/s 2019 (pullover sformati, tonalità acide, maglie legate in vita, stratificazioni…) e le uscite dal sapore militaresco della sfilata seguente, una sfilza di cappotti strutturati su jeans stretch infilati negli stivali; e arrivando, con la stagione s/s 2020, ad omaggiare gli hippie della Summer of Love attraverso silhouette fluide, pattern psichedelici, pantaloni scampanati e completi color pastello.

Guardando al futuro, Mike Amiri non esclude «un giorno, di disegnare mobili»; considerato il suo cursus honorum, nell’eventualità non potrebbe che celebrare, ancora una volta, il lifestyle della sua California.

Resort in montagna: 4 posti magici per una fuga romantica

Per una coppia di innamorati non c’è nulla di meglio che trascorrere un weekend in montagna: svegliarsi abbracciati sotto un caldo piumone, mangiare caldarroste davanti al fuoco del camino, ammirare dalla finestra le vette imbiancate e la neve che cade soave. Non è la trama di un film, ma un sogno che può diventare realtà e vede voi come i protagonisti! Concedetevi una fuga romantica sulla neve con la vostra dolce metà, tra discese in sci e cene in baita e tante coccole nella spa.

Non sapete quale destinazione scegliere? Niente paura, ci pensiamo noi. Ecco i 4 posti magici per un weekend romantico in montagna.

4 luoghi romantici sulla neve

Weekend romantico sulla neve a Courmayeur

Se cercate un resort elegante e raffinato in una location esclusiva non c’è nulla di meglio della Villa Novecento a Courmayeur. Avrete la sensazione di stare “a casa pur lontano da casa”. L’hotel sembra collocato in una cartolina d’epoca e il caminetto acceso nel salone è il tocco in più per rendere l’atmosfera perfetta. C’è anche un favoloso centro benessere dove trascorrere intense ore di relax e piacere dei sensi.

Weekend sulla neve a Livigno

Scegliete un hotel storico come l’Alexander in pieno centro di Livigno. Oltre alle camere standard, c’è la possibilità di avere uno chalet tutto per voi. Cosa chiedere di più dalla vita? Fatevi coccolare nel centro benessere e prenotate una cena romantica al ristorante panoramico Charming con vista sulla vallata innevata.

Weekend romantico a Cortina

Una camera con vista mozzafiato sulle Dolomiti innevate? Il Boutique Hotel Villa Blu Cortina è ciò che fa per voi. È il rifugio perfetto per una coppia questo gioiello immerso in un’oasi di relax e riservatezza. Le camere con terrazzo panoramico su Cortina d’Ampezzo e le cene a lume di candele allo Chalet Amedeus sono la ciliegina sulla torta per la vostra vacanza da sogno.

Weekend a Madonna di Campiglio

La posizione offre un panorama spettacolare sulle Dolomiti di Brenta. La scelta giusta in questa meta mondana è la camera panoramica con vasca idromassaggio collocata sulla torretta del Panorama Hotel Fontanella.

Scarpe pioggia da uomo: 4 modelli da scegliere

La stagione autunno-inverno porta con sé freddo, ma soprattutto tanta pioggia. Per evitare stress e malanni vari, è importante avere le scarpe giuste per affrontare le noiose giornate di pioggia e i temporali intensi. Il meteo avverso non deve spaventare, l’importante è dotarsi di scarpe comode e impermeabili. Banditi materiali come pellami preziosi (camoscio) o organici come tela, juta e canvas di cui l’acqua è acerrima nemica.

Ma allora quali sono le migliori scarpe pioggia da uomo? Il nostro consiglio è quello di scegliere sempre prodotti 100% made in Italy. Per quanto riguarda i modelli, ci sono diverse opzioni: molto dipende dal gusto personale e dall’outfit che indossate.

Il punto di partenza è senza dubbio lo stivale in gomma, quello dell’infanzia e delle brugherie inglesi, ma rivisitato in chiave moderna e cool. Ecco invece gli altri modelli.

4 modelli di scarpe uomo per la pioggia

Stivaletti da uomo

La scarpa ideale per affrontare il clima piovoso è senza dubbio lo stivaletto (stesso discorso vale per le donne). La pelle è il materiale più indicato e la suola in gomma con tacchetti per rendere la scarpa perfettamente anti-scivolo. In alternativa si può scegliere come materiale il camoscio idrorepellente o la pelle di vitello.  L’altezza dello stivaletto è generalmente fino alla caviglia e i colori disponibili sono tre: nero, grigio, cuoio.

Desert Boot

Una scarpa che non deve mai mancare nel guardaroba invernale di un uomo è la Desert Boot. Per i giorni di pioggia attrezzatevi di una versione in pelle non scamosciata o di tipo nabuk.

Sneakers a collo alto

Le sneakers in pelle a collo alto danno un tocco di personalità e si adattano a qualsiasi look. Se la pioggia non è battente, si può optare anche per sneakers basse in pelle di vitello o nabuk trattato.

Anfibi

C’è una vasta schiera di uomini che non rinuncerebbe mai a un bel paio di anfibi durante la stagione invernale. Da un look casual (jeans e t-shirt bianca e camicia aperta) ad uno elegante (meglio scegliere il modello di anfibi senza carrarmato), queste scarpe sono un evergreen a cui nessun uomo sa resistere.

4 motivi per avere i capelli rasati per sempre

L’uomo rasato riscuote sempre molto successo tra le donne, probabilmente perché dà all’uomo un aspetto più sexy, o perché si associa la testa rasata ad un fisico più asciutto e palestrato. Fatto sta che la rasatura dei capelli piace e non poco. Ma ci sono anche altre valide ragioni per cui un uomo consideri la possibilità di rasare per sempre i capelli, ve ne diamo alcune da valutare.

4 possibilità per avere i capelli rasati

1 senso di ordine

Uno dei motivi per cui un uomo dovrebbe scegliere di rasarsi i capelli in modo definitivo, o comunque a tempo indeterminato, è sicuramente la praticità. Avere i capelli rasati permette infatti di bypassare la fase di styling dei capelli facilitando il senso di ordine che si dà a primo impatto in qualunque situazione.

2 enfatizzare i tratti del viso

Altro valido motivo per rasarsi è quello di enfatizzare i tratti del viso. Come abbiamo detto, la rasatura è considerata moto attraente dalle donne. Probabilmente anche perché il viso della persona in questione resta completamente in primo piano. Senza distogliere lo sguardo dell’interlocutore su un taglio di capelli sbagliato o sullo styling fuori posto, e senza nascondere alcuni tratti e particolarità dietro un ciuffo più lungo, il volto resta sempre il protagonista. Gli occhi, gli zigomi e le labbra vengono bene messi in risalto da un capo rasato e i tratti risultano anche leggermente più spigolosi, così da dare un’aria da “macho” che non guasta mai.

3 si può evitare il parrucchiere

Abbiamo già accennato alla praticità di avere i capelli rasati. Al giorno d’oggi si va sempre di corsa, e gli imprevisti sono all’ordine del giorno. Con i capelli rasati non solo si può saltare la fase dell’asciugatura e dello styling, ma anche l’appuntamento dal parrucchiere. Grazie agli accessori taglia capelli sempre più maneggevoli e pratici, ci si potrà sistemare il taglio in autonomia e facilmente, con il vantaggio di poterlo fare dove e quando si preferisce.

4 si camuffa la calvizie

Ultimo e un pochino scontato vantaggio, è quello di camuffare la calvizie. Circa il 50% degli uomini adulti soffre di questa alterazione della vita del follicolo pilifero che provoca calvizie parziale o totale. Mantenere i capelli rasati, aiuta a camuffare laddove si presentino problematiche di questo genere. Mantenere i capelli cortissimi, permette di “mimetizzare” e per certi versi minimizzare il problema, aiutando gli uomini a sentirsi più sicuri con sé stessi e con gli altri.

Unghie uomo: come curarle e perché è importante

Se è vero che i dettagli fanno la differenza, perché l’uomo dovrebbe rinunciare ad avere unghie curate? In Italia sono sempre di più le sedute mensili di manicure prenotate da individui di sesso maschile, segno che l’unghia pulita, curata e ben levigata non è più solo una preferenza femminile.

Dopo la cura maniacale di barba e capelli, oggi l’universo maschile non può più rinunciare a prendersi cura delle proprie mani. L’ultimo traguardo della cura di sé passa attraverso smalti e limette.

Perché è così importante curare le mani? Perché sono il biglietto da visita di uomo. Le mani sono fortemente espressive ed oggetto di attenzione perenne (sarà forse colpa della famosa gestualità italiana)? Una persona attenta alla cura di sé si presenta come un lavoratore più affidabile sul lavoro e come un partner più attraente.

Come si fa una manicure maschile? Scopriamolo insieme.

Manicure maschile: come curare le unghie uomo

Il primo passaggio per avere mani perfettamente in ordine riguarda le cuticole. Non bisogna affidarsi al “fai da te”, ma ad una brava manicurista che con l’ausilio di un bastoncino in legno d’arancio le spingerà indietro fino a renderle non più visibili.

Le cuticole non vanno mai tagliate!

Il secondo step è il buffer. Di cosa si tratta? Di un mattoncino che viene strofinato sulle unghie per renderle lucide e senza imperfezioni. Il risultato sarà unghie curate, levigate e lucide. Questo strumento va usato sempre prima dello smalto trasparente per aumentare la durata dello stesso.

Per chi soffre di onicofagia, consigliamo di usare un nail polish farmaceutico (ossia un apposito smalto trasparente e dal sapore cattivo venduto in farmacia).

Un altro accessorio immancabile è la lima. E’ necessaria per avere la lunghezza e la forma dell’unghia desiderata. Le unghie uomo non vanno tagliate (il rischio è di averle irregolari), bensì limate. La lunghezza ideale delle unghie maschili deve arrivare all’altezza delle dita e non oltre.

L’ultimo passaggio, assolutamente fondamentale, è idratare sempre bene le mani. Per avere mani idratate si può usare olio di mandorle dolci oppure una buona crema mani idratante con acido ialuronico e olio di argan da usare mattina e sera per mani a prova di carezza!

Crema occhiaie uomo: come curarle e che prodotti scegliere

Sono sempre più numerosi gli uomini che si preoccupano della giovinezza della loro pelle e di usare prodotti estetici per il viso, anche se, ammettiamolo, le rughe sul volto maschile hanno il loro fascino.

L’universo maschile si trova a dover fronteggiare l’odioso problema occhiaie e borse sotto agli occhi. In molti casi è meglio correre subito ai ripari per evitare l’aspetto di un viso poco curato, stanco e per niente affascinante.

Con l’avanzare degli anni, la pelle sotto agli occhi, essendo molto sottile, cede più facilmente, perde collagene ed è soggetta a un progressivo decadimento. Ecco perché è necessario usare una crema occhiaie, non vi è distinzione uomo donna.

In commercio esistono tantissimi prodotti pensati e studiati appositamente per la pelle maschile e per occhiaie e borse sotto gli occhi. Scopriamoli insieme.

Crema occhiaie uomo: quale scegliere?

Nella scelta di una buona crema occhiaie per uomo, non bisogna affidarsi unicamente alle pubblicità, ma informarsi anche sugli ingredienti e le diverse tipologie di prodotti per scoprire quale è la più adatta al proprio tipo di pelle.

Solitamente si tratta di prodotti anti-age e quindi sono ricche di antiossidanti, ma l’ingrediente che deve essere sempre presente è l’acido ialuronico. Questa sostanza rende la pelle più elastica e tesa e attenua le rughe e le linee sottili. Spesso poi tra le componenti troviamo anche l’aloe vera o l’estratto di liquirizia o the verde.

Inoltre è da considerare anche se la crema presenta filtri UVA e UVB per evitare i danni causati dal sole come l’invecchiamento precoce. Infine è opportuno considerare anche se le creme sono realizzate con prodotto naturali, qui va letto con attenzione l’INCI e se siete fanatici dell’ecosostenibile non potete mancare di controllare anche il packaging.

Ma quali sono le migliori creme occhiaie uomo sul mercato? Ecco la top 3:

  • NutrePlus: questo prodotto sgonfia le borse, combatte le occhiaie ed attenua i segni del tempo. Adatta a tutti i tipi di pelle, anche le più sensibili, si applica mattina e sera, non unge e contiene vitamina E;
  • L’Oreal Paris Men Expert Hydra Energetic- Roll on anti-borse e anti-occhiaie: l’effetto ghiaccio garantisce un buon risveglio ed è ottima per sgonfiare le borse sotto agli occhi. Ricca di vitamina C e caffeina, applicarlo è semplicissimo, il che lo rende il prodotto preferito dai consumatori;
  • Collistar Linea Uomo Lifting Contorno Occhi: fresco gel che sgonfia in modo immediato le borse, attenua le occhiaie e dona un effetto lifting istantaneo. Arricchito con caffeina e acido ialuronico.

Auto Nuove Economiche: ecco i modelli da non perdere di vista

Cercare una nuova auto è sempre difficile, rischia addirittura di diventare un dispendio di energia e tempo. Per questo abbiamo deciso di darvi qualche valido consiglio per l’acquisto di auto nuove economiche, fra i segmenti citycar e utilitarie.

I modelli di auto nuove economiche da non perdere di vista

Dacia Sandero

Nel mondo delle utilitarie la Dacia, che fa parte del gruppo Renault, si sta affermando con questo modello sempre più curato nei dettagli.  Molte le motorizzazioni e le configurazioni da scegliere: il modello fra le auto nuove economiche è la versione benzina 1.0 Streetway Access. Lunga 4.06 metri e larga 1,73 metri, è consigliata sia per un uso cittadino, sia per qualche gita fuori porta. Per quanto riguarda i consumi, siamo nella media del segmento, mentre la classe è Euro 6, per rispettare le normative e l’ambiente. Da apprezzare come la Dacia abbia inserito i sensori posteriori e la radio mp3 con bluetooth di serie anche in questo modello.

Hyundai i10

Una piccola citycar, completamente rinnovata nel look, con un prezzo accessibile, anche se leggermente superiore alle altre in elenco, ma giustificato dalla dotazione di serie offerte dalla casa. La versione più economica è ancora una volta il motore 1.0 Benzina con 49.3 KW di potenza, che si presenta una valida scelta per chi guida in città, sia per quanto riguarda i consumi, sia per le prestazioni.

Lunga 3.67m e larga 1.68m, risulta molto agile nel traffico e nelle strade urbane, ottimi anche i freni reattivi e subito potenti. Il vero punto di forza di questa macchina sono le dotazioni di sicurezza che la casa offre di serie fra i quali il sistema anticollisione, il sistema di mantenimento della corsia e il sistema di stanchezza del conducente, tutti equipaggiamenti premium, ma che montati di serie.

Citroen C1

Altra Citycar, presente sul mercato da moltissimo tempo, ma anche questa completamente rivisitata nelle forme, rappresenta un’ottima alternativa. Con la sua lunghezza inferiore ai 3.5m, quindi compatta e leggera dotata anche lei di un motore benzina, risulta scattante e agile nel marasma del traffico cittadino, grazie ai suoi 53KW di potenza. Adatta soprattutto per i meno esperti alla guida o per chi cerca una soluzione comoda per parcheggi e mobilità. Ottimi i consumi sia in città che su tragitti più lunghi, quindi un’auto nuova economica che fa la sua figura.

Oltre alle soluzioni proposte, si stanno affacciando nel nostro mercato anche marchi nuovi, che offrono valide alternative da prendere in considerazione, come per esempio l’orientale Saanyong o l’italiana Dr. Inoltre, non dimentichiamoci che, visti i vari bonus attualmente presenti, fra ecoincentivi e rottamazioni, è sempre bene fare un salto nei concessionari per controllare di persona le offerte presenti, e magari scoprire di potersi concedere uno sfizio che credevamo inaccessibile.

Brand alert: il 75 esimo anniversario della Church’s Consul

Church’s celebra quest’anno il 75 esimo anniversario della Consul, una delle sue calzature più iconiche nonché uno dei modelli più amati del brand, grazie al suo fascino raffinato ed elegante.

Creata nel 1945, questa calzatura deve il suo nome alla classe politica e aristocratica britannica che la indossava. Per questo anniversario speciale, il brand ha creato un’edizione speciale che ripercorre tutte le evoluzioni di questo modello.

Realizzata in pregiata pelle di vitello, ogni calzatura viene lucidata a mano, in modo da esaltare la bellezza originale della pelle; vi è infatti un gioco di contrasti tra la pelle nera e un rinforzo posteriore rosso. Anche la suola è caratterizzata da un elegante bicromatismo, nonché dalla presenza del nome “CONSUL” e dalla data “1945” stampati a mano in color oro. Un’altra particolarità è l’uso di tre chiodini decorativi in ottone, utilizzati per fissare l’estremità del tacco. La spuntatura sull’angolo interno dello stesso ha un significativo valore storico e riproporre questo dettaglio è indice dell’autentica artigianalità di queste calzature.

Il modello è già disponibile in negozi selezionati e online.

Autunno e foliage: i luoghi dove rigenerarsi

Giallo, rosso e arancione. È proprio in autunno che la natura si trasforma, passando dalle tonalità del verde vivido ed intenso alle sfumature più calde e infuocate, come quelle delle foglie che scivolano al suolo. Questo fenomeno si chiama foliage e la montagna è il luogo perfetto in cui ammirarlo e immortalarlo nei nostri scatti social. Questo periodo, inoltre, risulta perfetto anche per rigenerarsi nelle strutture ai piedi delle nostre bellissime Dolomiti. Eccovi alcuni suggerimenti.


Park Hotel MignonMerano

Il lussuoso hotel a 5 stelle, situato nel cuore della città di Merano, si trova a soli 5 minuti dal centro ed è immerso in un grande parco fiorito. Fiore all’occhiello è la sua Spa: 2000 mq dedicati alla cura di sé. L’hotel offre infatti una serie di trattamenti unici, che sfruttano le diverse proprietà dei prodotti di montagna – miele, mele, uva, oli essenziali – per una perfetta remise en forme. Come è noto, la mela è un’eccellenza altoatesina; sfruttando quindi le sue proprietà benefiche, il Park Hotel Mignon ha pensato al pacchetto “A tutta mela”: fino al 10 ottobre, 5 o 7 giorni con 1 bagno alla mela, 1 massaggio corpo parziale e una degustazione di vini. Il 17 e il 18 ottobre, invece, sarà l’uva a trasformare Merano in una cantina a cielo aperto: due giorni all’insegna di tradizione, musica e cibo.


Josef Mountain Resort – Avelengo

L’hotel offre uno dei punti panoramici migliori di Avelengo, la Forest Sauna. In questa costruzione in legno di tre piani vi sono due sale relax, un percorso Kneipp, una spettacolare sky terrace con piscina riscaldata e 11 postazioni idromassaggio. La Forest Spa, invece, è un’oasi di benessere dove eliminare tossine e tensioni ed assimilare energia positiva. E poi c’è la proposta Ayurveda: una serie di trattamenti per ridurre lo stress, ispirati a questa disciplina orientale. Per chi invece desidera rigenerarsi attraverso il movimento all’aria aperta, l’hotel propone il programma “Active&Vital”, che comprende corsi di fitness e workout, yoga e meditazione.


Hotel Winkler – San Lorenzo

Con 3500 m² di wellness, 6 piscine indoor e outdoor, un enorme giardino e ampi spazi comuni, l’hotel Winkler può essere considerato come il regno della tranquillità e della pace, ideale per respirare l’aria pura di montagna. Dal 1° all’8 novembre propone ai suoi ospiti un programma speciale, per ricaricare le batterie: “Restart your life” è il motto della settimana. Fra le varie attività, vi sono in programma decine di Aufguss (gettate di vapore): durante questi giorni, infatti, la grande sauna panoramica diventerà una sorta di palcoscenico, sul quale i più grandi maestri della sauna si esibiranno con rituali differenti. I diversi appuntamenti prevedono anche peeling con sali speciali di alta qualità e una camminata su pigne caldissime.


Falkensteiner Hotels & Residences – Alto Adige

I 4 hotel della catena localizzati in Alto Adige propongono numerose attività volte a rendere questo autunno ancora più suggestivo: “Hike & Bike”, per chi vuole alternare camminate a pedalate, oppure “Hike & Fly”, per chi invece ama l’adrenalina. Le classiche escursioni a piedi e con le biciclette elettriche sono poi garantite in tutti gli hotel. Inoltre, tutte le strutture dispongono di una grande area Spa, composta da piscine interne ed esterne, idromassaggi, saune e biosaune, bagno turco e le sale relax. Infine, la vicinanza alle cittadine di Brunico e Bressanone consente agli ospiti di visitare centri storici, chiese e antichi edifici appartenenti all’impero Asburgico.


Gradonna Mountain Resort – Kals am Großglockne (Austria)

Il resort, interamente costruito in legno di larice e di cirmolo locali, è strutturato come un albergo diffuso ed è composto da un corpo centrale e da chalet affacciati sulle vette degli Alti Tauri. Inoltre, vi è una torre di vetro di 12 piani ospita al suo interno 12 lussuose Suite. Essendo una struttura di eco-design, dalle linee essenziali, all’hotel Gradonna non sono ammesse le auto: una volta arrivati, ci si muove a piedi, con la slitta o con gli sci. (L’hotel, infatti, si trova direttamente sulle piste). A completare l’offerta wellness, 4 piscine interne riscaldate, saune e bagni di vapore, aree relax, un centro fitness e palestre di bouldering e arrampicata.


Bio Hotel Stanglwir – Kitzbühel (Austria)

Il romantico resort a 5 stelle che racchiude al suo interno esperienze uniche, adatte a grandi e piccoli. Dotato di spazi molto ampi, consente ai propri ospiti di ritrovare la propria privacy in ogni momento della giornata. All’insegna del bio e del green, la struttura dispone di prodotti tirolesi a km 0, una vasta area wellness e una moltitudine di attività outdoor e indoor. Lo Stanglwirt ha sempre privilegiato l’aspetto green, che si traduce nell’utilizzo di solo legno e malta di calce per gli edifici e di mobili in legno. L’highlight del resort è senza dubbio la piscina salata esterna e riscaldata più grande d’Europa; inoltre, l’hotel dispone di una SPA che si affaccia sui monti del Kaiser e propone numerosi trattamenti e cosmetici che portano la firma della guru della bellezza Barbara Sturm.

LEVI’S® 1969 517 for Valentino, il denim contemporaneo

Pierpaolo Piccioli rivisita i classici jeans Levi’s®️ 1969 – 517 boot cut, resi estremamente popolari alla fine degli anni ’60, per la collezione primavera / estate 2021 della Maison Valentino.

Il marchio Levi’s®️ è costruito su valori storici e lo show di Valentino incarna perfettamente il principio di uguaglianza costituito da un capo come il jeans, condividendo il racconto di un’estetica esclusiva, romantica e senza tempo.

Il Direttore Creativo di Valentino, Pierpaolo Piccioli, ha riflettuto a lungo su ciò che significasse dare un nuovo valore a dei capi che hanno già di per se una storia, così partendo da simboli, idee, luoghi, atmosfere che provengono da momenti diversi nel tempo ha potuto comunque parlare a una generazione contemporanea legata ancora oggi all’uso del denim.

Rimanendo fedele al rinomato stile 517, Pierpaolo Piccioli concepisce con occhi nuovi uno stile familiare a tutti. Una versione esclusiva, che trasmette tutto il romanticismo della collezione, creata sia per uomo che per donna e che racchiude elementi estetici sia di Valentino che di Levi’s®️.

Un cartellino speciale è stato disegnato per celebrare la collaborazione e l’inizio di una nuova esplorazione della moda. L’originale Levi’s®️ 517 del 1969, come visto sulla passerella dello scorso 27 Ottobre a Milano sarà disponibile nelle boutique Valentino in tutto il mondo a partire dalla primavera del 2021.

MIT Parade – 6 artigiani del lusso per l’uomo contemporaneo

Il ruolo di un accessorio, forgiato da mani esperte, è quello di custodire, attraverso la duttilità dei metalli preziosi, idoli, celebrazioni e affermazioni di personalità. Sono simboli che varcano il concetto di stile per assumersi la responsabilità di un messaggio, uno stato d’animo, ideali, passioni più intime che ci rifiutiamo di confessare attraverso linguaggi più espliciti, ma che ci portiamo addosso in ogni istante della nostra vita.

Sono gli artigiani orafi, protagonisti del panorama contemporaneo dell’alta gioielleria, interpreti di valori estetici e culturali che influenzano lo stile del nostro tempo, attraverso forme geometriche, pesi massicci o al limite del minimalismo.

Collezioni realizzate da maestranze stimate del Made in Italy come Giovanni Raspini che dà vita a sculture vibranti di luce da definirle “argento vivo”. La ricerca di forme sempre nuove caratterizzate da un considerevole tratto materico, rende i suoi monili riconoscibili a prima vista, tra Bambù, Crocodile, catene dalla superficie animalier e riferimenti al mondo marino.
Scavate nell’argento da abili maestranze, alcune forme riescono a trasmettere nella loro immagine, il calore della fucina e il processo di lavorazione.

Simboli spirituali forgiati nell’argento che offrono protezione e danno forza al proprio credo. Ispirati alla cultura buddhista quelli della neonata collezione AC di Nove25, dall’anello tigre che infonde coraggio, all’Unalome, simbolo di un percorso che racconta paure e incertezze della vita, le sperimentazioni e i vizi, per concludersi col raggiungimento della comprensione e la consapevolezza, genesi legata alla vita composta da spirale, linea a zig-zag, linea retta e puntino, evocata attraverso la duttilità dell’argento dalle abili mani degli orafi dell’azienda milanese.

AC deve le sue iniziali ad Andrea Cerioli, influencer che ha creato questa collezione dai toni mistici insieme al brand, per condividere i valori del pensiero buddhista, un gesto intimo ed estetico per non doversene mai separare.

Dalle mani esperte di orafi italiani, nascono le collezioni GG Marmont e Interlocking G. di Gucci, in argento sterling a caratterizzati sempre dalle inconfondibili GG della maison. Anelli, collane e bracciali con catene gourmette o bold rigate e annerite per conferire ad alcuni pezzi quel carattere gotico, che fa da traino nelle tendenze che influenzano l’alta gioielleria contemporanea.

E quando si parla di passioni, non si possono chiudere gli occhi di fronte al mondo del pallone. Lo sa bene il direttore creativo di Bikkembergs Lee Wood che con la serie Geometrics riprende le forme poligonali che compongono il pallone da calcio e le trasforma in luminose maglie d’acciaio per farle brillare su anelli, bracciali e collane multisfaccettate. Con un accordo di cinque anni di licenza con la società Arkano, specializzata nella produzione di gioielli da uomo, si apre una nuova partership volta dare una conferma di eccellenza e di attenzione del brand a tutti gli aspetti del total look, e di una direzione intrapresa verso l’ampliamento di nuove licenze.

La prima linea di gioielli firmata Bikkembergs, appena presentata all’ultima fashion week milanese, è composta anche dalla linea Band, caratterizzata dal logo, celebra la sua identità molto maschile e lineare con bracciali a cinturino in quattro colori, medaglie pendenti e anelli a fascia su cui è protagonista la grafica del brand. Così come nella linea Embossed con lettere del marchio a rilievo.

Dall’appena trascorsa settimana della moda milanese, Futuroremoto dedica la sua Smash Collection allo sport come strada per ritrovare l’equilibrio e ridurre il ricorso alla violenza, uno stile di vita per l’anima in contraddizione con l’aggressività della società contemporanea. Ogni accessorio rappresenta un valore per Gianni De Benedettis che traduce l’inesauribile forza estetica del gesto atletico in piccole sculture gioiello iscritte in forme quadrangolari o circolari, un riferimento grafico per lavorare sui propri limiti e cercare di essere tutti i giorni la migliore versione di noi stessi: “Nelle competizioni da gioco, come in quelle della vita, non abbiamo nemici da combattere ma solo avversari con cui correre”. Quindici pezzi in oro o argento da personalizzare con l’applicazione di diamanti, minuziosamente progettati in 3D.

Il lingotto rappresenta la forma più pura e perfetta in cui sia mai stato presentato l’oro nei secoli di storia. Per questo motivo Lingot D’Amour lo definisce un gioiello legato al valore della verità, per la sua purezza assoluta. Nella sua collezione oro 999,9 ogni lingotto è numerato, quest’elemento costituisce l’unicità di ogni singolo gioiello della collezione realizzata interamente in Italia.

Cover image courtesy of Nove25

Dal Festival di Venezia 77 alle sale dei cinema, ecco i titoli della regia Made in Italy

“MAINSTREAM” di Gia Coppola

Altra Coppola dei Coppola cineasti, Gia fotografa i tempi moderni, in modo volutamente grottesco, attraverso i personaggi dei social network, dei buonannulla con il gusto per il kitsch, volgari perché ignoranti, presi nella corsa alla felicità che dura il tempo di un like.

Un film per tutti che è specchio del disagio sociale, della vanità inutile e vuota, un piccolo seme che porta a riflettere sui temi dell’amicizia, dell’amore, della verità.
Chi recita sui social e chi è il vero purista? “Mainstream” lascia la risposta a tutti noi fruitori di social network. 

“Mainstream” di Gia Coppola

“LE SORELLE MACALUSO” di Emma Dante

Avremmo scommesso in tanti per il Leone d’Oro, ma “Le sorelle Macaluso” si aggiudica comunque il Premio Pasinetti al miglior film e per la migliore interpretazione femminile a tutto il cast. Emma Dante alla regia riporta un’Italia fatta in carne ed ossa, la periferia siciliana degli anni ’80, muri imbrattati e vecchi como’, credenze datate e i servizi di piatti “buoni” della domenica, e cinque sorelle orfane che devono tirare a campare.


C’è tutta la poesia della nostra terra e tutta la forza delle nostre donne, quelle le cui più grandi virtù sono la dignità e lo spirito di sacrificio; ci sono la fragilità e la transitorietà dell’esistenza, ma c’è anche l’elemento disturbante per spiattellarci tutta la drammaticità della vita, senza fronzoli, senza ricami, senza buonismo o finta pietà. 

Tra le malinconiche note di Eric Satie che escono dai carillon, l’inquadratura artistica che rimanda al Cristo Morto del Mantegna, le colombe libere nel cielo che ricordano quell’immagine astratta di una Venezia in bianco e nero di Gianni Berengo Gardin del 1960, Emma Dante ci riporta ancora in terra con “Sognare sognare” di Gerardina Trovato, la cantautrice siciliana esplosa nei ’90.

“Le sorelle Macaluso” di Emma Dante

” MISS MARX” di Susanna Nicchiarelli


Essere figlia è un difficile mestiere, essere figlia di un grande uomo politico ha l’aggravio della responsabilità d’esserne all’altezza, soprattutto quando questo padre si chiama Karl Marx. 
Se tutti conoscono le sue filosofie politiche, pochi sanno delle sue filosofie private, quelle della sfera sentimentale e familiare che, nel film di Susanna Nicchiarelli “Miss Marx”vengono alla luce attraverso la straordinaria interpretazione di Romola Garai. La Garai interpreta Eleanor Marx, quartogenita di Karl e Jenny von Westphalen, una donna che ha dedicato la sua esistenza agli altri, seguendo la scia del capofamiglia che per lei aveva una evidente predilezione “Tussy sono io”, diceva. 

Ho dedicato la mia vita agli altri”, dirà in una scena “ora è il momento che mi goda anche la mia”; un innato senso di giustizia ed empatia che l’hanno spinta, fino alla fine dei suoi giorni, a lottare per la classe operaia, per il suffragio universale, per l’abolizione del lavoro minorile nelle fabbriche.

Miss Marx” parla a tutte le donne che hanno subìto ingiustizie, nel lavoro, nella vita privata, in ambito familiare; a quelle donne che hanno dovuto accettare, per amore, la degradazione e la mancanza di rispetto E’ dedicato a chi ha lottato e chi ha creduto che qualcosa sarebbe cambiato, a quelle donne che, nell’unione, si sono fatte forza per migliorare non solo la propria posizione, ma quella di tutte noi presenti, oggi. 

“Miss Marx” di Susanna Nicchiarelli

Bellezza al naturale

Siamo sempre più consapevoli che ogni gesto che compiamo per il nostro benessere ha un impatto sull’ambiente. Anche la scelta di un prodotto cosmetico, che sia un trattamento viso o un semplice detergente, deve avere una patente di ecosostenibilità e al tempo stesso prendersi cura della bellezza della nostra pelle in modo naturale senza rinunciare all’efficacia. Ecco di seguito la nostra selezione con alcune delle novità del momento.


Davines

Pasta & Love è la prima linea di Davines dedicata all’uomo per prendersi cura della barba in tre gesti. Realizzata utilizzando flaconi in vetro riciclato per un minore impatto ambientale e contraddistinta da un packaging 100% compensato attraverso un progetto di riforestazione e tutela del suolo in Etiopia. Tutti i prodotti della linea sono arricchiti con estratto biologico certificato di alchechengi, una pianta di origine brasiliana il cui frutto è particolarmente apprezzato nel mondo orientale per le sue qualità estetiche e nutritive ed è estratto con il metodo della green technology, che, rispetto alle procedure tradizionali, consente di ottenere un concentrato ancora più puro e di ridurre l’impatto ambientale.

FLORENA Fermented Skincare

Frutto di un progetto 100% italiano, FLORENA Fermented Skincare unisce naturalità ed efficacia grazie alla fermentazione, processo di trasformazione degli oli che li rende più efficaci e potenti. In particolare, questi prodotti contengono almeno 10 volte più acidi grassi essenziali, tra cui omega 6 e omega 9 a catena corta. Nella scelta delle materie prime, nello sviluppo delle formule e nella creazione dei prodotti è stato deciso di rispettare i principi della green chemistry, focalizzandosi sulla produzione di prodotti eco-friendly, che non danneggino l’ambiente. Le formule, così come le fragranze, sono vegan e composte minimo al 99% da ingredienti naturali.

Love Beauty and Planet

La nuova linea haircare & bodycare “Oceans Edition” di Love Beauty and Planet è realizzata con il 92% o più di ingredienti naturali. Le sue bottiglie sono composte al 100% da plastica riciclata “Ocean Bound” raccolta, prima raggiunga il mare, a 15km dalla costa taiwanese, una delle aree del pianeta più colpite dal problema del riversamento della plastica negli oceani. Sono tutti a base di alga marina ed eucalipto, provenienti da fonti etiche e sostenibili. Le texture garantiscono alla pelle un’intensa idratazione e una sensazione di benessere. Tutte le formule sono vegane, prive di siliconi e coloranti.

Dr. Hauschka

Composta da 4 diversi prodotti, questa linea è stata pensata per soddisfare quattro diverse esigenze: detersione, idratazione, cura e rinforzo. Il nuovo shampoo della linea, a base di neem, rosmarino e cotogna, è molto delicato e si prende cura dei nostri capelli, dalla cute fino alle punte. Dona una sensazione generale di freschezza, grazie alla presenza di diversi oli essenziali, quali limone, bergamotto e menta, mentre l’estratto di ceci rende i capelli morbidi e setosi. La sua formula è composta da 100% ingredienti naturali ed è priva di siliconi.

BareMinerals

La prima collezione skincare vegana di BareMinerals è realizzata con erba di lunga vita potenziata, rafforza la pelle e riduce visibilmente i segni dell’invecchiamento. Formulata con ingredienti di origine naturale, senza parabeni, fragranze sintetiche o altri additivi, SkinLongevity Collection si compone di un siero, un trattamento notte e un trattamento occhi e include anche una maschera occhi al the verde in edizione limitata. La maschera occhi hydra gel rinfrescante al the verde ed estratto di epilobio è perfetta per nutrire la pelle, ridurre la comparsa di gonfiore e rinfrescare l’area delicata del contorno occhi.